Clara Scropetta
Accanto alla madre La nuova figura della doula come accompagnamento al parto e alla maternitĂ .
Clara Scropetta
ACCANTO ALLA MADRE La nuova figura della doula come accompagnamento al parto e alla maternitĂ .
Terra Nuova Edizioni
Direzione editoriale: Mimmo Tringale e Cristina Michieli Curatore editoriale: Enrica Capussotti Autrice: Clara Scropetta Titolo: Accanto alla madre Editing: Lucia Castellucci Impaginazione: Daniela Annetta Copertina: Andrea Calvetti ©2012, Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo, 1 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@aamterranuova.it - www.terranuovaedizioni.it I edizione marzo 2012 Collana: Genitori e figli ISBN 978-88-888-19-99-0 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)
Alla mamma
A Letizia, che cinque giorni dopo aver partorito, sola e sopraffatta dal pianto di suo figlio, lo ha lasciato a casa con la madre anziana, si è seduta sulle rotaie e ha atteso che il treno la portasse via.
A nonno Eliseo, anziano e di scarsa cultura, che a detta della famiglia era “rincitrullito”, eppure, di fronte al pronipote Niccolò di due mesi, ne capiva abbastanza da affermare: “Per carità, piccini così nelle braccia della mamma debbono stare”.
AVVERTENZA
Non accettare alcuno dei miei principi, prima di poterlo comprendere dal tuo proprio punto di vista, disse il Buddha. Questo libro ha unicamente scopo informativo. L’autrice e l’editore non sono responsabili di un’applicazione impropria né di eventuali danni morali o materiali e invitano ognuno ad assumersi la piena responsabilità della propria vita. A tutela della privacy, nelle testimonianze i nomi sono stati cambiati, eccetto quando i diretti interessati hanno espressamente desiderato comparire. In tutto il testo, quando parliamo di madre, si intende anche la cosiddetta futura madre, ovvero si parte dal concepimento. Quando facciamo riferimento alla coppia, l’espressione compagno comprende le varianti di marito, convivente e altre forme di unione. Ringrazio tutti gli autori e gli editori delle opere che ho ampiamente citato, in particolare: Beatrice Benfenati (2010), Dall’epidurale alla meditazione, Eugea Edizioni. Deepak Chopra (2005), Magical beginnings, enchanted lives, Three Rivers Press. Concita De Gregorio (2008), Una madre lo sa, Oscar Mondadori. Liliana Lammers (2008), in Intimes naissances (a cura di J. e C. Collogne), La Plage Editeur. Jean Liedloff (1994), Il concetto del continuum, La Meridiana Editore. Manitonquat (2006), Ritorno alla creazione, Apogeo Urrà. Willi Maurer, (2008), La prima ferita, Terra Nuova Edizioni. Willi Maurer (2009), Il senso di appartenenza, Terra Nuova Edizioni. Alexander S. Neill (2004), I ragazzi felici di Summerhill, Red Edizioni. Jean-Pierre Relier (1998), Amarlo prima che nasca, Le Lettere. Marshall Rosenberg (2003), Le parole sono finestre [oppure muri], Edizioni Esserci. Marina Terragni (2007), La scomparsa delle donne, Mondadori. Paola Venuti e Francesca Giusti (1996), Madre e padre, Giunti. Carrie Kenner, www.bigbellyservices.com. Vandana Shiva (2010), in E. Olmi, Terra Madre [DVD], Feltrinelli.
SECONDA PARTE
RENDERE SERVIZIO ALLA MADRE. COME AGIRE
CAPITOLO 4 ACCANTO ALLA MADRE La prima domanda è davvero sempre questa: “quanto pesa?”. La cosa che mi colpisce, soprattutto se ripenso gli inizi, è che nessuno chiede mai subito come sta la madre. Nessuno tranne la madre della madre, che sempre – sempre – chiede per prima cosa come sta sua figlia. Concita De Gregorio Chiedere a una donna come si sente, come vanno le cose, quali sono le sue preoccupazioni e i suoi timori, quali problemi si trova ad affrontare, può aiutarla a lasciar venire fuori le sue paure e i suoi sentimenti interiorizzati, proprio perché le consente di parlarne. Marshall H. Klaus, John H. Kennell, Phyllis H. Klaus
Ricapitolando, gli eventi della vita riproduttiva sono regolati da meccanismi fisiologici innati, essenzialmente ormonali, ma da millenni l’essere umano interferisce con essi, principalmente immischiandosi fin dall’inizio nella relazione tra madre e bambino. Questo sembra avere conseguenze sul bambino, sulla madre e su tutta la società. Ne è risultato un aumento dell’aggressività che, entro certi limiti, può essere stato vantaggioso ai fini della sopravvivenza di un gruppo umano per un lungo periodo di tempo. Oggi questa maggiore aggressività è forse diventata ridondante, dato che il progresso raggiunto permetterebbe una condivisione pacifica delle risorse, se non addirittura svantaggiosa, dato che sembra andare di pari passo con una diminuzione della capacità di amare. Inoltre, mentre in passato si interferiva soprattutto con rituali di separazione, oggi invece un bambino può nascere senza attivare gli ormoni dell’amore, una situazione di cui per adesso si conoscono solo parzialmente le conseguenze, e comunque quel che è noto non è rassicurante. Dopo aver partorito, in particolare se ha avuto modo di produrre da sé tutti gli ormoni necessari, la madre umana manifesta il tipico comportamento aggressivo e protettivo dei mammiferi: non permette a nessuno di portarle via il bambino, né tantomeno di fargli del male. In pratica, un comportamento che la società occidentale moderna chiama isterico,
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o perlomeno irragionevole. Sono poche le donne che osano esprimerlo, forse anche perché sono poche le donne che partoriscono con i propri ormoni. La maggior parte accetta, più o meno di buon grado, che il bambino appena nato sia preso in braccio da qualcun altro e anche che venga allontanato da lei. Secondo me una donna, quando diventa madre, incarna un po’ questa dicotomia, tra l’impulso innato e viscerale ad amare incondizionatamente da un lato, e dall’altro una ridotta capacità a farlo, acquisita dolorosamente all’inizio della vita e rafforzata al momento del parto. È facile che si senta lacerata tra l’impulso istintivo, quasi animale, di occuparsi del figlio in modo esclusivo, solerte e amorevole, e i condizionamenti, dentro e fuori di lei, sia emozionali che culturali, che la spingono in direzione opposta. Io stessa, che ho partorito più volte con le mie forze, ho notato come, per ogni figlio avuto, sia aumentata la voglia di tenerlo vicino, come se fosse migliorata la mia capacità di amare. Ma cosa rivendicano le madri? Almeno apparentemente, le differenze sono marcate. Alcune insistono sul diritto a stare con il bambino il più a lungo possibile, altre chiedono un posto al nido il prima possibile; c’è chi sceglie a priori di partorire con l’epidurale o con il cesareo, e chi combatte per non ricevere la flebo di ossitocina; alcune considerano l’allattamento un diritto sacrosanto, non solo del bambino ma di loro stesse, e altre ne fanno il simbolo della schiavitù della donna. A giudicare dal tenore di certi interventi nei forum in rete, si direbbe che c’è una guerra in corso tra diverse fazioni di donne, ma a mio avviso, così si corre il rischio di perdere di vista l’essenziale: le posizioni in apparenza antitetiche potrebbero essere soltanto strategie diverse per cercare di soddisfare gli stessi bisogni universali, come l’appartenenza, la considerazione, la stima, la gratificazione. Non dovrebbe accadere, infatti, che una donna, quando si dedica ai figli, corra il rischio di rimetterci la posizione sociale, nella vita professionale e privata. Personalmente ritengo che molte donne esprimano un senso di disagio e reclamino, legittimamente, un’esperienza di parto diversa da quella convenzionale e un trattamento diverso di madre e bambino. Non tutte però sono informate allo stesso modo: la fisiologia non è una questione di opinioni, ma di fisiologia della maternità purtroppo si sa poco, e tutti dovrebbero invece essere informati fin dall’infanzia su
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come funzionano il parto e l’allattamento. I testi scolastici dovrebbero trasmettere le conoscenze di base, come il fatto che “la madre durante il parto ha bisogno di intimità e di sentirsi al sicuro” e che “il neonato umano ha bisogno di sua madre”, con immagini appropriate: la madre che allatta, il bambino portato in braccio. Più avanti dovrebbe essere spiegato che “il picco di ossitocina – l’ormone dell’amore – più elevato di tutta la vita di una donna, viene osservato qualche minuto dopo la nascita del bambino, se non viene distratta in alcun modo e non le sono stati somministrati farmaci sostitutivi”. In effetti, nella situazione attuale, diffondere conoscenze sulla fisiologia è uno degli aspetti fondamentali di come stare accanto alla madre. Il corpo della donna, a dire il vero, è predisposto a partorire e ad allattare senza bisogno di alcuna preparazione, ma i condizionamenti sono così forti che non guasta affatto saperne qualcosa degli ormoni dell’amore, delle condizioni ambientali propizie al travaglio e del significato biologico del primo contatto con il bambino. Si potrà obiettare che, se questi dati fossero davvero così importanti, l’assistenza ostetrica dovrebbe tenerne conto: è vero, la situazione è del tutto anomala. Una possibile spiegazione sta nei condizionamenti culturali ed emozionali, che possono portare a ignorare i dati scientifici che mettono in discussione le fondamenta stesse della nostra civiltà, o quantomeno a renderne difficile l’applicazione nella pratica: non è facile accettare di punto in bianco che bisognerebbe rivoluzionare tutto! La prima parte di questo libro è stata dedicata a questi aspetti, ma come trasmettere simili informazioni? Ho imparato con il tempo che la modalità ha la sua importanza, se si desidera essere ascoltati. Nel mio caso, si è rivelato costruttivo parlarne solo dopo esplicita richiesta, che può arrivare da sé o essere stimolata da domande. Quando parliamo con una donna incinta, uno dei principi di base è preservare e nutrire la sua serenità, e ciò non avviene se lei si sente criticata per le sue scelte. L’ideale è mantenere spontaneamente un atteggiamento rispettoso e comprensivo, unito a una genuina curiosità verso l’altro. È l’ascolto che permette il dialogo. Dal mio tipo di esperienze e di approccio, è possibile concludere che io preferisca che abbia la meglio un certo modo di vivere la maternità, piuttosto che un altro, ed è verissimo. Ma non mi interessa che venga imposto: ha senso solo se nasce spontaneo. La consapevolezza scaturisce, a un certo
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punto, come evoluzione di una comprensione intellettuale e/o intuitiva. Che questa consapevolezza ci sia o meno, non cambia affatto i bisogni di ogni essere umano, neppure quando diventa madre e si tratta di accudire un figlio. Stare accanto a una madre significa riconoscere questi bisogni e fare il possibile per soddisfarli. Secondo me, si tratta principalmente di: accogliere; prendersi cura; non giudicare; non forzare. È inevitabile, a volte, mancare di sensibilità, a causa sia dei condizionamenti culturali, sia di quelli emozionali. Si può fare tesoro di ogni esperienza, quando accettiamo di imparare dagli “errori”. Quel che ci vuole è coltivare un senso di solidarietà e di com-passione (sentire assieme), non solo verso gli altri, ma anche verso se stessi. È inevitabile, a volte, mancare di ascolto. Ascoltare significa, per esempio, evitare di controbattere e convincere, lasciare spazio ai silenzi eloquenti, osservare, pazientare e cercare di non attaccarsi a un’idea. Quando ascoltiamo, restiamo aperti all’incontro con l’altro, curiosi della sua diversità, consapevoli che non esiste molteplicità che non sia contenuta in quell’unità di cui ognuno custodisce il segreto: la vita. Molto utile per evitare il rischio dell’operatore di porsi su un piedistallo è lo strumento del co-counseling, dove ci si alterna all’ascolto per un tempo di uguale durata, e non si fanno commenti su quanto detto né vengono offerti consigli. Le riflessioni o le decisioni emergono da un processo autonomo della persona coinvolta, grazie alla possibilità di esprimersi e di guardarsi dentro. Inoltre, dopo aver ricevuto un ascolto empatico, è più facile ascoltare con attenzione informazioni che l’operatore reputa importanti per quella situazione. Uno strumento molto utile è incoraggiare l’espressione diretta di sentimenti e bisogni, e contemporaneamente saper leggere sentimenti e bisogni in qualunque modo essi vengano espressi, così come si usa nella Comunicazione Nonviolenta: cosa provi? Un altro strumento è offrire un ambiente protetto e accompagnare il rilascio emozionale, così come avviene nel Lavoro Emotivo e Corporeo: fidati di quello che senti!
INDICE Avvertenza Ringraziamenti Prefazione Introduzione Presentazione e fonti
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Prima parte Oltre i condizionamenti. Cosa serve sapere Capitolo 1 - Le informazioni. La mente Il concepimento La gravidanza Parto e nascita Puerperio Allattamento Cura del neonato La sessualità Riferimenti bibliografici e approfondimenti Capitolo 2 - L’equilibrio emotivo. La psiche Il senso di privazione e di mancanza vissuti nel periodo primale Il Lavoro Emotivo e Corporeo I condizionamenti emozionali in azione Ricapitolando Riferimenti bibliografici e approfondimenti Capitolo 3 - Oltre la mente e la psiche. Il cervello arcaico e la memoria cellulare La gravidanza: una finestra aperta Il momento privilegiato del parto e della nascita
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Intermezzo - Tra programmazione biologica e bisogno indotto culturalmente PerchĂŠ agire
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Seconda parte Rendere servizio alla madre. Come agire Capitolo 4 - Accanto alla madre La gravidanza Parto e nascita Puerperio, allattamento e cura del neonato Testimonianze Le ostetriche e il post partum Capitolo 5 - Accanto al padre Con il righello in testa Capitolo 6 - Accanto al bambino Un’alternativa concreta il rilascio emozionale Riferimenti bibliografici e approfondimenti Capitolo 7 - Attivarsi come doula Le testimonianze di alcune doule in Italia Soltanto una presenza Pronto soccorso in ostetricia L’onorario di una doula
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Conclusioni Indirizzario
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Clara Scropetta (a destra nella foto), custode della nascita, è nata nel 1966 a Trieste e vive sulle colline toscane, all’interno di una eco-comunità intenzionale. Laureata in Chimica e Tecnologia farmaceutiche, madre di tre figli, da alcuni anni è un’attivista nel campo della maternità, dove mette a frutto la propria esperienza personale e lo studio da autodidatta. Oltre a offrire il suo servizio di doula alle madri e alle coppie prima, durante e dopo l’arrivo di un figlio, è autrice di libri, traduttrice e animatrice di incontri sulla nascita.
www.terranuovaedizioni.it Questo libro è un inno alla vita e all’amore e ha uno scopo ambizioso: smuovere le coscienze. Oggi una madre si confronta con problematiche sempre più stringenti. Senza un tessuto sociale che la protegge, senza un concreto riconoscimento del valore del suo ruolo, sommersa fino al collo, dentro e fuori di lei, da condizionamenti culturali e emozionali che la allontanano dal proprio sentire, crescere un figlio è quasi una sfida. La coppia, abbandonata a se stessa, rischia di perdersi di fronte alle emozioni che riaffiorano a contatto con il bambino e alla crisi del maschile e del femminile. In gioco sono il benessere e la salute dei nostri figli, e dunque in definitiva il futuro dell’umanità. Questo libro racconta, soprattutto attraverso le testimonianze di madri e di doule – la nuova figura di accompagnamento alla nascita che si mette al servizio della neomamma e della coppia – come lo stare accanto a una donna durante la gravidanza, al momento del parto, nel puerperio e anche in seguito, è innanzitutto un atto d’amore, che richiede qualità umane e conoscenze che non sono affatto scontate. Le informazioni e le riflessioni contenute in questo manuale, unico nel suo genere, sono rivolte a tutti: uomini e donne, genitori e non, ed è raccomandato anche agli operatori sanitari e alle doule, il cui prezioso lavoro colma un vuoto che non è più accettabile. ISBN 88-88819-99-0
€ 13,00