Ascorbato di potassio

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UNA VISIONE DIVERSA DEI TUMORI CON IL METODO PANTELLINI

ASCORBATO di POTASSIO di Guido Paoli

La molecola intelligente per regolare le difese dell’organismo



Guido Paoli

Ascorbato di potassio La molecola intelligente per regolare le difese dell’organismo

Terra Nuova Edizioni


QUESTO NON È UN LIBRO QUALUNQUE Anche un libro ha la sua filiera. Proprio come una zucchina. Per portarti un «cibo per la mente» genuino, ecologico e giusto, Terra Nuova applica severi principi di sostenibilità ambientale e sociale: ecco quali.

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A Gianfrancesco, vero uomo di scienza, la cui intuizione, carica umana e rigore scientifico hanno permesso che un’apparente “casualità” diventasse un progetto.

A Eliseo, che questo progetto sta portando avanti con passione e tenacia.

A tutte le persone, vero patrimonio dell’umanità, e in particolare ai malati di cancro che, consapevolmente o inconsapevolmente, lottano giornalmente per il riconoscimento della loro dignità e dei loro diritti.

Ai miei genitori Mario e Adriana, per il loro amore e il loro esempio.

Ai miei figli Francesco e Chiara, perché conservino semplicità di cuore e freschezza intellettuale per affrontare la vita senza accontentarsi di risposte banali e cercando di guardare sempre “oltre”.

A Sonia, capace con lo sguardo di aprire mente e cuore su orizzonti sconfinati oltre lo spazio e il tempo, nei quali ballare insieme.


Indice Consigli per il lettore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

Capitolo 1. Considerazioni a ruota libera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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1.2 Due paroline per cominciare… 1.3 Suoni frequenze e musica 1.4 Sistemi attivi e passivi 1.5 Coerenza e complessità 1.6 Cambiare il paradigma 1.7 Mettere insieme competenze diverse 1.8 Curare l’effetto, la causa o entrambi? 1.9 Le terapie oncologiche

Capitolo 2. Intuizione, scienza e metodo scientifico

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2.1 Gallina vecchia fa buon brodo 2.2 L’esperimento e la curiosità 2.3 Una “strana” limonata e l’intuizione di Pantellini 2.4 L’onere della prova

Capitolo 3. Un po’ di fisiologia cellulare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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3.1 La cellula 3.2 La membrana cellulare 3.3 Il citoplasma 3.4 Il nucleo 3.5 I mitocondri 3.6 Le molecole biologiche 3.7 Funzioni cellulari fondamentali 3.8 Gli scambi per diffusione 3.9 I meccanismi di trasporto attivo 3.10 Il gel intercellulare e i glicosamminoglicani

Capitolo 4. Bio-informazione e processi di comunicazione, ovvero: può una molecola essere “intelligente”? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.1 Uno sguardo diverso 4.2 Questione di piani 4.3 Due parole su sistemi e modelli

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4.4 Indeterminazione e caos deterministico 4.5 Il modello “chiave-serratura”: domande 4.6 Sapere dove andare? 4.7 La risonanza: codici e mappe per sapere dove andare! 4.8 Il modello “chiave-serratura”: risposte 4.9 La logica dello sciame 4.10 Il mistero dell’acqua 4.11 Campi elettromagnetici e DNA antenna

Capitolo 5. Cancro e dintorni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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5.1 Cos’è il cancro: cellule impazzite o cellule individualistiche? 5.2 Origini 5.3 Il rebus delle cause: un problema multifattoriale 5.4 Lo stress ossidativo: il denominatore comune 5.5 Le linee di difesa principali 5.6 Gli indicatori di stress ossidativo

Capitolo 6. La molecola intelligente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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6.0 Il capitolo zero 6.1 La molecola 6.2 Gli elettroliti e la loro funzione metabolica 6.3 Il potassio 6.4 Il sodio 6.5 La pompa sodio/potassio 6.6 L’acido ascorbico 6.7 Il ribosio 6.8 Il modello interpretativo 6.9 I dati sulla sopravvivenza (di orientamento) 6.10 I dati oggi 6.11 Considerazioni a margine 6.12 I dati di laboratorio Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192 Bibliografia (citata e proposta) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193


Consigli per il lettore

Mi rendo perfettamente conto che questo testo può essere ostico per il “non addetto ai lavori”, anche se ho cercato di utilizzare un linguaggio quanto più divulgativo possibile, ricorrendo solo al formalismo strettamente necessario. In realtà, a ben guardare, tutto il contenuto del libro potrebbe essere racchiuso nell’introduzione e nell’ultimo capitolo (il sesto). Coloro che fossero interessati solo a inquadrare il meccanismo d’azione dell’ascorbato di potassio con ribosio possono tranquillamente saltare tutti i capitoli dal primo fino al quinto, senza perdere in comprensione del testo. Perché allora inserire queste parti che rischiano di appesantire la lettura? Perché sono profondamente convinto che per guardare un problema da una prospettiva diversa è necessario portare “l’osservatore” a guardare con occhi nuovi, uscendo da ciò che crediamo essere una serie di fatti certi e indiscutibili (che si scoprirà che non sono poi così certi né indiscutibili…), per addentrarsi in una visione più ampia che, però, necessita di una preparazione adeguata. Sì, essere preparati allo spettacolo che piano piano si svela è l’aspetto più importante che ci permette di cogliere appieno la “bellezza collaterale” della molecola intelligente. Per questo, Albert Einstein diceva: «L’immaginazione è più importante della conoscenza». Quindi, l’introduzione ha il compito di accompagnare il lettore all’inizio di questo percorso, per dargli un senso e indicare una possibile chiave di lettura di tutto il cammino. Da lì si dipanano le varie strade, alcune più complicate da seguire, altre più lineari, ma tutte funzionali a cogliere, almeno in modo som-

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Consigli per il lettore

mario ma quanto più possibile rigoroso, le varie sfaccettature del “problema cancro” e di come funzionano le nostre cellule. Ciascun capitolo definisce un pezzetto del percorso necessario ad avere la visione più completa possibile di ciò che si “svelerà” alla fine; pur essendo legato a tutti gli altri, ha comunque una “vita propria” e può essere letto indipendentemente dagli altri, per esempio saltandolo e riprendendolo in un secondo momento per approfondire aspetti peculiari. L’obiettivo è quello di far pensare, di creare domande via via che il lettore si addentra nel testo, più che cercare di dare risposte o soluzioni. Non ci sono ricette preconfezionate ma opportunità da cogliere. Il Capitolo 1 pone l’attenzione su cosa sia un sistema vivente e quali sfide si aprano per chi voglia davvero studiare “come siamo fatti”, soprattutto alla luce della biofisica quantistica. Il Capitolo 2 cerca di spiegare al lettore cosa sia il metodo scientifico, comprensione oggi sempre più necessaria perché si parla di scienza come se fosse una nuova religione ma, a mio modo di vedere, spesso senza aver minimamente chiaro che cosa sia davvero. Il Capitolo 3 presenta alcuni rudimenti di fisiologia cellulare, per sapere almeno di cosa stiamo parlando. Il Capitolo 4 porta il lettore sul terreno affascinante, ma anche assai complesso, della comunicazione cellulare e sulla possibile esistenza di “mappe di riconoscimento” che portino le molecole a interagire fra loro in modo preciso, rapido e senza errori. In sostanza, perché una molecola A (per esempio un determinato farmaco o un prodotto erboristico) dovrebbe interagire velocemente e senza fare errori solo con quel particolare recettore o con quella particolare molecola B, indipendentemente dal numero di altre molecole vicine, se chimicamente queste “si sentono” solo quando sono così vicine da potersi quasi toccare? Il Capitolo 5 cerca di porre le basi su cosa sia davvero il cancro nella sua natura ontologica e se ci sia un meccanismo di innesco fisiologico

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Ascorbato di potassio

comune in ogni sua manifestazione clinica, così come catalogata in senso anatomopatologico. Infine, il Capitolo 6 parla esclusivamente dei singoli componenti della molecola e delle proprietà dell’ascorbato di potassio con ribosio, dei modelli interpretativi in merito al suo meccanismo d’azione e riporta gli studi scientifici attualmente disponibili sia in laboratorio che “sul campo”.

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Introduzione

«Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardare da un’altra prospettiva». – da L’attimo fuggente, dialogo fra Robin Williams, alias Prof. Keating, e i suoi studenti

Scrivere sembra una moda che contagia sempre più persone. Gli scaffali delle librerie sono costantemente aggiornati per novità editoriali in tutti i campi, dalla narrativa alla saggistica, dalla divulgazione scientifica alla poesia. Scrivere è soprattutto un’arte, per comunicare idee, esperienze, riflessioni, speranze, la propria visione della realtà, la possibilità di vedere le cose con occhi diversi. Ci sono autori che con poche straordinarie frasi riescono a catturare la nostra attenzione, la nostra fantasia, il nostro cuore. Perché allora uno che non possiede alcuna delle prerogative minime di uno scrittore decide di cimentarsi in un lavoro faticoso e complesso dal punto di vista dei contenuti come questo? Innanzitutto, perché questo libro vuole essere un piccolo tributo a un grande ma assai poco conosciuto scienziato del XX secolo: il biochimico Gianfrancesco Valsé Pantellini, venuto alla ribalta per aver scoperto le incredibili “virtù” contro il cancro di un semplice sale derivato

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Ascorbato di potassio

dalla vitamina C, noto come ascorbato di potassio, che poi è l’elemento che catalizza tutte le considerazioni contenute nel testo. Da arguto fiorentino quale era, aveva uno spiccato senso della battuta volta a sdrammatizzare anche le situazioni umanamente più devastate, e una carica umana straordinaria capace di rimotivare e restituire dignità anche laddove non sembrava possibile. Chi arrivava da lui in lacrime spesso usciva dal suo studio con il sorriso sulle labbra e non perché avesse ricevuto una “falsa” speranza, ma perché aveva trovato in lui una persona che sapeva ascoltare e che era disposta a combattere la dura battaglia con i malati e i loro familiari, come fossero compagni di viaggio nel cammino della vita. Ho ancora viva la forte emozione provata durante l’ultima conferenza tenuta da lui a Pratolino, vicino a Firenze, alla fine del 1997, all’inizio della quale si commosse e pianse nel tributare un saluto (un minuto di silenzio) a tutte le vittime del cancro in Italia e nel mondo. Proprio ai malati Pantellini ha dedicato tutta la sua vita come anche, instancabilmente e in egual misura, alla ricerca contro il cancro (amava definirsi “il biochimico dei tumori”), pur non facendo parte del mondo accademico ma avendo conosciuto e in parte collaborato con persone del calibro di Ettore Majorana, Bruno Pontecorvo, James Watson, Francis Crick, Giorgio Piccardi, Louis Kervran, Linus Pauling. Era membro dell’Accademia delle Scienze di New York e dall’Accademia delle Scienze di Mosca ricevette la “stella rossa”, onorificenza a lui consegnata per aver contribuito, proprio attraverso idonei schemi a base di ascorbato di potassio, ad alleviare la sofferenza della popolazione di Chernobyl in seguito all’incidente alla centrale nucleare del 1986. Ci ha lasciati pochi giorni prima di entrare nel “nuovo millennio” (19 dicembre 1999), come lui stesso aveva “predetto”, circondato dall’affetto dei suoi cari nella “sua” casa di Vicchio del Mugello. Inoltre, questo scritto vorrebbe in qualche modo colmare una lacuna. Ovvero la quasi totale mancanza di pubblicazioni divulgative, cioè rivolte al grande pubblico, relative all’ascorbato di potassio e al ribosio,

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Introduzione

che con una straordinaria intuizione Pantellini ha inserito nel composto proprio negli ultimi anni della sua vita e che il figlio Eliseo, con coraggio e tenacia, ha reso l’elemento base della ricerca che la Fondazione che porta il suo nome sta sviluppando dal momento della propria costituzione (1999). Il mondo accademico ha sempre teso a snobbare, almeno ufficialmente, questo sale di potassio, ritenendo un’assurdità la sua pretesa azione contro le cellule tumorali e giustificando tale presa di posizione con la “banalità” del composto di fronte alla complessità del problema che vorrebbe affrontare. Rispetto ad alcuni anni fa noto con piacere una maggiore attenzione, anche se continua un po’ a essere l’eccezione e non la regola. Purtroppo ci sono tanti luoghi comuni da sfatare; per esempio c’è chi si è spinto a dichiarare che, se questa strada avesse avuto un senso, certamente nei laboratori sarebbe prima o poi emerso (affermazione che, peraltro, con la scienza non ha nulla a che vedere), mentre non c’è evidenza scientifica su tale molecola (cosa comunque non corrispondente alla verità, come dimostrano le pubblicazioni scientifiche sull’argomento evidenziate sul sito della Fondazione Pantellini1 e riportate nel Capitolo 6, dove viene dato risalto a queste ricerche). È tuttavia vero che parte dei lavori scientifici accettati sulle riviste internazionali o come atti di convegni sono rivolti più a una nicchia di ricercatori in campo chimico e fisico che al grande pubblico. Altri confondono l’azione di questo composto con quello della “semplice” vitamina C, altri ancora ritengono che questa sostanza possa avere tossicità (!) a causa della presenza del potassio o che possa addirittura far crescere meglio le cellule tumorali. Pur nel rispetto di ogni opinione (giusta o sbagliata che sia), quando queste posizioni rappresentano solo un arroccarsi su una difesa d’ufficio di un certo modo di procedere (inclusa la paura del nuovo), senza alcun 1.  Il sito della Fondazione è consultabile qui: www.valsepantellini.org.

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Ascorbato di potassio

senso critico né disponibilità al confronto su idee diverse, mi permetto di ritenerle l’antitesi del metodo scientifico di galileiana memoria e la negazione del presupposto della curiosità scientifica. Dote, questa, sempre più rara nelle nostre università, dove sembra che sia più importante seguire pedissequamente linee già tracciate senza uscire dai binari, per non mettere in discussione certezze, interessi e istituzioni acquisite, che esprimere passione per il libero pensiero, la ricerca e l’accertamento della verità (che su base scientifica può essere fatta solo attraverso la misura). Secondo questa visione, potrebbe sembrare che il mondo accademico si consideri depositario di verità. La scienza, tuttavia, non è una religione e non si basa su verità rivelate, bensì sull’acquisizione successiva di fatti, informazioni, dati, esperimenti attraverso i quali verificare o contestare teorie, presupposti e ipotesi, che possono essere così confermate o modificate per tener conto dei nuovi dati, magari aprendo la strada a un nuovo paradigma. Il fisico Freeman Dyson ha scritto (2006): «Non esiste una visione scientifica unica come non esiste una visione poetica unica. La scienza è un mosaico di visioni parziali e conflittuali. In tutte queste visioni c’è però un elemento comune: la ribellione contro le restrizioni imposte dalla cultura localmente dominante, occidentale o orientale che sia. La visione della scienza non è specificamente occidentale. […] La scienza appartiene a tutti coloro che si sforzano di impararla2».

Non si tratta di completare un percorso o di chiudere un cerchio, ma di aprire una strada verso una visione diversa del “problema cancro”. Questo non esaurisce il discorso, ma semmai inizia a svelarlo perché, per quanto l’ascorbato di potassio sia una molecola semplice, i suoi effetti sono complessi e tuttora solo ipotizzabili, e vanno dalla regolazione dell’attività delle membrane cellulari e del metabolismo alla stabilizzazione del DNA (cosa sconosciuta ai più). 2.  Dyson, F., (2009), Lo scienziato come ribelle, Longanesi, Milano.

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Introduzione

So bene che finché si rimane in uno schema accademicamente corretto, ripetendo pedissequamente ciò che sappiamo, non ci sono problemi, ma neppure passi avanti. Questi iniziano nel momento in cui le idee e le nuove ipotesi ci possono portare fuori dai terreni sicuri e già battuti e consacrati. Ho avuto la fortuna, ma vorrei dire ancor più la grazia, di lavorare con il dottor Pantellini negli ultimi anni della sua vita terrena e adesso ho la possibilità di portare avanti le sue ricerche e i suoi studi nella Fondazione che porta il suo nome. Probabilmente “lavorare” non è il termine giusto perché evoca l’idea di una costante condivisione di idee, progetti, ricerche. In realtà a Pantellini piaceva lavorare da solo, elaborare i progetti (come ripeteva spesso) nel laboratorio più straordinario che potesse avere a disposizione, cioè la sua testa, per poi effettuare le misure in laboratori “di fortuna” o presso amici; d’altra parte, non è stato l’unico a seguire questa linea di lavoro, dato che sono ben noti i cosiddetti gedanken experiment, cioè gli esperimenti pensati, elaborati a livello teorico per avallare o affossare alcune teorie (famosissimi quelli di Albert Einstein e Niels Bohr sulla relatività e sulla meccanica quantistica). Lo stesso Stephen Hawking, considerato uno dei più grandi fisici teorici, ha “visto” i buchi neri nella sua mente prima che venissero osservati sperimentalmente. Si è trattato, più che di un lavoro condiviso, di un ascolto di quanto Pantellini voleva comunicare, attraverso la partecipazione silenziosa alle consulenze che faceva ai malati o ai loro familiari, oppure attraverso la breve discussione su alcuni argomenti particolari. Lasciava che facessi la mia strada senza che fosse lui a darmi tutte le dritte perché, come dicono gli orientali, «quando l’allievo è pronto, il maestro si manifesta». Il testo non contiene originalità; è il tentativo di trasmettere ciò che a mia volta ho ricevuto, tanto da Pantellini quanto da altri autori e ricercatori, che mi hanno aperto gli occhi sulla possibilità di guardare la natura intima delle cose con uno sguardo diverso, senza paraocchi o preclusioni di sorta, e i cui lavori fanno da sottofondo importante per

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questo libro. Chiedo scusa a tutti, e in particolare agli addetti ai lavori, per eventuali imprecisioni, poca chiarezza o quant’altro, da attribuire solo al sottoscritto. Certamente non ho una preparazione tale da poter padroneggiare con naturalezza argomenti apparentemente (e solo apparentemente) così distanti come la medicina, la biologia molecolare, la biochimica, la genetica, ma mi sia permesso ribadire che non si tratta di sconfinare “a buon mercato” dalle proprie competenze. Ho precedenti illustri come Erwin Schrödinger, Herbert Fhrölich, Albert Szent Györgyi, Ilya Prigogine, Albert Popp, Enzo Tiezzi, Giuliano Preparata, Emilio Del Giudice, e poi ancora, nella mia esperienza diretta, Maria Rosa Voegelin, la compianta Ida Ortalli, Simonetta Croci (che ringrazio per la loro costante disponibilità a discutere dei contenuti qui espressi e raccolti) che sono stati e sono tuttora i miei punti di riferimento in ambito scientifico. Ed è opportuno ricordare che la fisica davvero adempie alle sue funzioni quando cerca di svelare l’intima natura delle cose a tutti i livelli, dal sistema inerte al vivente, senza vincoli e restrizioni, senza ottusità e paraocchi, senza presunzione e arroganza, ed è probabilmente la sola in grado di spiegare come, nei sistemi biologici, le molecole possano interagire (e non muoversi casualmente) a distanze per le quali l’azione chimica è totalmente trascurabile. D’altra parte, la fisica può dare input che poi devono trovare corrispondenza anche nei lavori di chimica, medicina, biologia. Non c’è quindi una pretesa di onniscienza ma solo il desiderio di indicare che le discipline scientifiche non sono, né devono essere, a compartimenti stagni ma devono aprirsi sempre più all’idea della complementarietà e della piena integrazione come in una specie di raccordo transdisciplinare che possiamo indicare con il nome di open network, tanto caro a Paolo Manzelli (allievo di Piccardi e genio incompreso della chimica italiana, fondatore dell’associazione Egocreanet e del Laboratorio di Ricerca Educativa)3. Credo che sia di primaria importanza correre il rischio di uscire dal vicolo cieco imposto da una 3.  A questo proposito si possono vedere i siti www.egocrea.net, www.bioquantica.org/il-cluster e i lavori più recenti di Manzelli, ospitati su www.gsjournal.net.

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Introduzione

certa logica accademica (pur rispettabilissima), per cercare di capire se il nostro cammino non si sia indirizzato verso la direzione sbagliata. L’altissimo numero di vite umane che il cancro sta mietendo impone di uscire dalla supponenza e dall’arroganza di pretese o presunte verità per aprire la mente e il cuore a una visione diversa, proprio come nella citazione riportata nell’aforisma dell’introduzione, ricordando un passo del film L’attimo fuggente: è quando si crede di sapere qualcosa che dobbiamo guardare il problema da una prospettiva diversa. La verità sul cancro al momento non la possiede nessuno, cioè non c’è nessuno che al momento possa dire: “Fai questo e vedrai che il tuo problema sparisce e non si ripresenterà più”, anche se ciascuno degli innumerevoli soggetti impegnati nella ricerca (convenzionale o non convenzionale) presumibilmente possiede un pizzico di verità, chi più chi meno, chi più vicino alla “soluzione finale” e chi più lontano. La difficoltà è riuscire a capire l’entità di tale pizzico. Ciascuno ha però il dovere e l’obbligo morale, secondo scienza e coscienza, di battere tutte le strade possibili togliendosi l’abito della presunzione e mettendosi con molta umiltà davanti al mistero della vita e della morte senza precludersi alcuna strada. Ha detto il Premio Nobel Francis Crick: «La vera risorsa nella scienza sono le idee e le nuove ipotesi, a prescindere dal fatto che queste si rivelino giuste o sbagliate».

Non ho quindi ricette da proporre, verità da rivelare né prodotti da vendere, ma solo l’offerta di una chiave di lettura diversa e di una opportunità in più a disposizione della ricerca, dei professionisti impegnati sul campo, dei malati, cercando di suffragare questo modo diverso di guardare il problema con dati, considerazioni, riferimenti ai lavori di coloro che sono stati e sono tuttora impegnati nella ricerca stessa. Questo lavoro parte dalla convinzione (non solo personale) che i meccanismi che provocano il cancro siano legati a difetti di comunicazione cellulare. Certamente è necessario chiarire bene cosa significhi il termine comunicazione nell’ambito dei sistemi biologici, che cosa le cellule

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Ascorbato di potassio

comunichino e dove si inserisca il difetto di comunicazione (ed è quello che tenterò di fare in questo lavoro), ma vorrei intanto anticipare che, a mio modo di vedere, guardare le cose da questo punto di vista significa inquadrare il cancro in modo diverso dalla logica della classica malattia o patologia e avere chiaro che tali difetti, una volta manifestatisi in un ben preciso punto del network funzionale dell’organismo e avendo dato vita a un vero e proprio reset metabolico, si possono successivamente ripresentare anche nello stesso punto e anche a distanza di oltre 15 anni nonostante il problema di partenza sembri essere stato apparentemente eliminato. Per capirsi, è un po’ come avere una radio portatile la cui antenna deve essere orientata correttamente, a seconda della posizione rispetto al segnale da ricevere (impostando, naturalmente, la frequenza cercata), per fare sì che risuoni nel modo giusto amplificando il segnale captato e che possa così sintonizzarsi sulla stazione voluta. Oppure ancora, è come avere un’antenna satellitare per la televisione posizionata in un punto esposto a venti così forti che ne cambiano l’orientamento non permettendo la piena e corretta ricezione del segnale, e che quindi deve essere costantemente riorientata. È per questo motivo che nel testo, ma anche alla Fondazione Pantellini e in tutte le occasioni di incontro con le persone, evito accuratamente la parola “guarigione” nel caso del cancro, mentre sarebbe decisivo impostare corretti programmi di prevenzione. Ho fatto davvero molta fatica a stendere questo lavoro. Spero solo che tale fatica possa aiutarci a formulare più domande delle possibili risposte, perché nella ricerca continua e appassionata che non dà nulla per scontato, nei dubbi più che nelle certezze, è nascosto il senso profondo delle cose. Coloro che si occupano di scienza hanno l’obbligo di rispettare e presentare la verità nel modo in cui la vedono. Sono convinto che se davvero potessimo metterci intorno a un tavolo a discutere del bene e della salute delle persone, al di fuori di conflitti di interesse e al di là di voler dimostrare chi abbia ragione e chi torto, sarebbe un vantaggio per tutti, soprattutto per i malati e i loro familiari. A questo

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Introduzione

proposito vorrei fare mie le parole del nostro caro Gianfrancesco Valsé Pantellini nel suo libro: Il cofattore K+: «Scopo di questo libro […] è il desiderio di portare a chi soffre una voce di speranza attraverso le prove evidenti delle possibilità offerte dall’applicazione del mio metodo. Sono convinto che conoscenze come queste non possano essere patrimonio soltanto scientifico, ma debbano essere poste a disposizione di tutti come un bene essenziale, al di fuori e al di sopra di speculazioni dottrinali, d’impicci burocratici e di pastoie formali. La vita e la salute sono beni troppo preziosi e insostituibili per concederli a qualunque tipo di strumentalizzazione: scientifica o politica o d’altro genere!»4.

Vorrei infine sottolineare che il continuo confronto con dati, ipotesi, lavori scientifici, mi ha permesso di mettermi una volta di più di fronte al grande mistero della vita e della intelligente complessità dei sistemi biologici, del corpo umano in particolare, con sempre maggiore stupore, silenzio e contemplazione; sono convinto che davvero l’uomo e l’universo siano un tutt’uno interdipendente e, come ha intuito la cultura orientale, «nulla esiste nell’universo che non sia nel corpo umano e nulla esiste nel corpo umano che non sia nell’universo»5.

4.  Valsé Pantellini, G., op. cit., p.35. 5.  Citato da Franco Fraschini, prof. ordinario di Farmacologia alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Milano, in Medicina Quantistica, Spaggiari, Tribbia, 2005. Prefazione alla prima edizione, p. XIX.

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Conclusioni

Sono convinto che l’ascorbato di potassio con ribosio, la nostra molecola intelligente, sia una straordinaria risorsa per tutte le persone, per la sua semplicità, per la mancanza di effetti avversi (si tratta di una molecola fisiologica, che l’organismo riconosce come parte di sé), per i costi contenuti. Credo che sarebbe stato un grave peccato contro l’umanità lasciare che tutto questo andasse a sparire con la morte del dottor Pantellini. Così, grazie al figlio Eliseo e alla sua tenacia, questa intuizione può adesso essere verificata, analizzata, messa alla prova delle evidenze scientifiche, grazie alla Fondazione che ha costituito e che porta il nome del padre, e grazie alle persone che ci lavorano con impegno, abnegazione, rispetto, spirito di collaborazione. E grazie a tutti gli amici, sani e malati, che sono un sostegno insostituibile. I risultati che stanno emergendo mi confortano nel percorso che anch’io ho deciso di seguire, pur con le difficoltà che inevitabilmente mi trovo (e ci troviamo) ad affrontare. Cerchiamo di divulgare il metodo Pantellini ma senza enfatizzare o metterci “contro”; semplicemente proponiamo un punto di vista diverso del problema e lo facciamo attraverso la partecipazione a convegni e seminari, giornate di informazione per la popolazione, incontri, pubblicazioni, presenza sui social network. Cerchiamo, in tutto ciò che facciamo, di mantenere sempre vivo in noi lo spirito e le motivazioni che hanno guidato il lavoro del dottor Pantellini: coerenza, amore, umiltà.

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Direzione editoriale: Mimmo Tringale e Nicholas Bawtree Curatore editoriale: Enrica Capussotti Autore: Guido Paoli Editing: Claudia Benatti Progetto grafico, copertina e impaginazione: Andrea Calvetti ©2020, Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo 1 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@terranuova.it - www.terranuova.it I edizione: marzo 2020 Ristampa IV III II I 2024 2023 2022 2021 2020 Collana: Salute naturale ISBN: 9788866815259 Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, inclusi fotocopie, registrazione o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)


L’ascorbato di potassio è un composto di grande interesse biologico, derivato dell’acido ascorbico (comunemente noto come vitamina C). Oltre a esplicare un’importante azione antiossidante, è indispensabile per la sintesi del collagene e dei tessuti connettivi, aumenta l’assorbimento del ferro, contribuisce all’accrescimento delle ossa, migliora la resistenza alle infezioni e potenzia il sistema immunitario. Qualità che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di “molecola intelligente”. A portare alla ribalta l’ascorbato di potassio sono stati gli studi e le ricerche del biochimico Gianfrancesco Valsé Pantellini, scomparso nel 1999, il cui principale contributo è stato quello di offrire una visione diversa dei tumori. In questo libro l’autore, collaboratore ed “erede” del Pantellini, fa il punto sulle applicazioni terapeutiche dell’ascorbato di potassio in tante condizioni patologiche del nostro tempo, spiegandone il meccanismo d’azione, i processi che innesca nel nostro organismo e le modalità di assunzione in caso di necessità.

Guido Paoli vive e lavora a Firenze. Fisico, PhD in fisiopatologia e terapia del dolore, ha collaborato a lungo con il dottor Gianfrancesco Valsé Pantellini. Dal 2000 lavora presso la Fondazione Pantellini, di cui è responsabile scientifico e vicepresidente.

www.terranuovalibri.it ISBN  88  6681  525  9

€ 14,00

riciclata 100% • carta in Italia •  stampa  inchiostri naturali • rilegatura di qualità • circuito solidale •

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