Perchè i figli della playstation hanno i denti storti

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Renzo Ovidi

PerchÊ i figli della playstation hanno i denti storti Osservando la conformazione e la condizione dei denti è possibile comprendere il nostro stato di salute e intervenire per migliorarlo


Renzo Ovidi

PERCHÉ I FIGLI DELLA PLAY STATION HANNO I DENTI STORTI Osservando la conformazione e la condizione dei denti è possibile comprendere il nostro stato di salute e intervenire per migliorarlo

TERRA NUOVA EDIZIONI


Perché i figli della play station hanno i denti storti Autore: Renzo Ovidi Direzione editoriale: Mimmo Tringale Editing: Enrica Capussotti Impaginazione: Daniela Annetta Copertina: Andrea Calvetti ©2011, Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo, 1 50127 Firenze tel 055 3215729 – fax 055 3215793 libri@aamterranuova.it - www.terranuovaedizioni.it I edizione, settembre 2011 ISBN 978-88-88819-83-9 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)


RINGRAZIAMENTI

Innanzitutto desidero ringraziare mia moglie Letizia, insostituibile sostegno, e i nostri figli Serena, Simona e Stefano, gioie e speranze della mia vita. Un sentito grazie ai miei maestri Michel Montaud e Rodrigue Mathieu per aver dato inizio al mio viaggio nella dentosofia. Sono grato a Cristina Michieli ed Enrica Capussotti per il sapiente e paziente lavoro sul mio manoscritto. Ringrazio inoltre Ilaria Michelini, Serena Ovidi e Simona Ovidi per la collaborazione scientifica.


INTRODUZIONE

La malattia è un problema musicale, una disarmonia, che non deve ricadere nel precedente stato di armonia, bensì risolversi in un’armonia nuova e superiore. Novalis

Come può dimostrare un iridologo che dall’osservazione di alcune aree dell’iride si possono evincere stati patologici? La stessa domanda può riguardare un auricolo-terapeuta, un riflessologo plantare e chi riesce a fare diagnosi con la semplice auscultazione dei polsi. Anche un dentista può essere sollecitato con un interrogativo simile: come dimostrare che una relazione psico-morfologica passa attraverso l’osservazione della forma, della posizione nel cavo orale e dello stato energetico di un dente? Secondo il concetto di archetipo elaborato da Carl Gustav Jung, poiché ogni individuo ha origine da una cellula primordiale, ciascuno di noi dovrebbe avere memoria del Tutto. Questo avviene perché nell’inconscio collettivo sedimenta tutta la storia dell’umanità. A partire da questo concetto possiamo sostenere che ogni nostra parte (piede, occhio, dente ecc.) è la rappresentazione del nostro insieme, praticamente di noi stessi. Ogni organo può essere interpretato come “la scatola nera” dell’intero organismo. Una qualsiasi perturbazione, malattia o trauma è registrata dagli organi, denti compresi. Ad esempio le dismorfosi del cavo orale sono delle perturbazioni che possono trovare una spiegazione sia somatica che psichica. Secondo questo approccio una bocca squilibrata è sintomo di un individuo non in armonia e la posizione dei denti, vista sia singolarmente che nell’insieme, può rivelare una determinata situazione psicoaffettiva. Questo approccio alla bocca e all’armonia dell’individuo può essere racchiuso nella definizione di dentosofia. “La dentosofia è una terapia


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caratterizzata da un approccio umanistico all’arte dentistica, che si basa su tecniche funzionali e evidenzia il legame tra l’equilibrio della bocca, l’equilibrio dell’essere umano e, in senso lato, quello del mondo intero”. Il termine dentosofia è stato coniato da due dentisti francesi, Michel Montaud e Rodrigue Mathieu sulla scia delle loro conoscenze antroposofiche e si sta affermando anche grazie all’uso di un attivatore chiamato ‘plurifunzionale’ proprio in virtù delle sue molteplici funzioni, in particolare quella psicoaffettiva. Nel primo e nel secondo capitolo affronteremo con dovizia di particolari le origini e gli sviluppi di questa nuova filosofia. La bocca sin dalle prime fasi di vita è quell’organo che permette al bambino di trasformare in conscio l’oggetto che prima di essere portato alla bocca era sconosciuto. L’apparato stomatognatico può essere considerato uno star gate, come nell’omonimo film dove una porta stellare metteva in comunicazione due dimensioni diverse; nel nostro caso la bocca permette di rendere conosciuto lo sconosciuto. Secondo la dentosofia e sulla scia delle teorie di C. G. Jung, ogni dente è la rappresentazione di un archetipo (maschile e femminile; il padre e la madre) e la malposizione di uno o più denti è la rappresentazione di una perturbazione psicoaffettiva somatizzata proprio attraverso i denti. Le disarmonie sono quindi interpretate come uno stato patologico che non riguarda più il solo dente ma l’individuo nel suo complesso. Molte volte il paziente non ha coscienza di questa perturbazione e solo il conclamarsi della malattia lo porta a conoscerla. Il dolore è un allarme che comunica qualcosa che non va. Secondo un geniale aforisma di Novalis, in esergo a questa stessa introduzione, la malattia “è un problema musicale, una disarmonia, che non deve ricadere nel precedente stato di armonia, bensì risolversi in una armonia nuova e superiore”. Quindi la malattia vissuta nel giusto modo può condurre ad un superiore stato di salute. Il dentista dentosofo si chiederà: perché proprio quel dente si caria? Perché si frattura solo quel dente e non i vicini, magari dopo una caduta disastrosa? Perché si accavallano quei due denti e non gli altri come sarebbe più logico? Nel cercare di rispondere a queste domande il dentista potrà ricostruire quei segnali che indicano qualcosa che non va come dovrebbe.


Introduzione

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Spesso i giovani pazienti non soltanto non hanno spazio nelle loro arcate per i loro denti, ma non sanno respirare, non sanno deglutire, non sanno masticare, non sanno camminare. La loro disarmonia a volte è totale. Il libro cerca di raccontare le possibili origini della disarmonia e come intervenire su di essa andando alla radice del problema, cioè la condizione psico-affettiva di ciascuno di noi. Un individuo equilibrato dal punto di vista emotivo e psichico avrà una bocca equilibrata. Ma una bocca in equilibrio non è assolutamente legata a un buon trattamento ortodontico o protesico. Il volume vi racconta come l’equilibrio si ottenga con una buona posizione della lingua, con una perfetta respirazione nasale, attraverso l’allattamento materno amorevole e tante altre cose, ma soprattutto grazie ad un buon equilibrio psicoaffettivo.


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I ragazzi che ritornavano sempre più timidi nel mio studio non avevano l’opportunità di elaborare i propri conflitti ed è proprio per questo che i denti tendevano a riprendere la posizione primitiva. Sono quindi giunto alla conclusione che la scorretta posizione di un dente è sintomo di uno stato di conflitto e ogni recidiva segnala una tensione non elaborata.

L’attivatore multifunzionale di Soulet-Besombes Psicoaffettività, posizione del dente e postura sono tra loro dipendenti. Abbiamo già visto che la posizione che un dente assume è determinata da un conflitto e che la postura ne viene influenzata. Se lo stato conflittuale non è risolto non possiamo ambire ad alcun positivo risultato ortodontico e posturale senza il pericolo di una recidiva. L’attivatore (APF) è costituito da una doppia doccia unita, in cui si adattano l’arcata superiore e quella inferiore; a prima vista assomiglia al paradenti usato dai pugili.

Attivatore non modificato

Fino a poco tempo fa l’APF era costruito soltanto in caucciù, mentre oggi lo possiamo trovare anche in silicone. Dalla mia esperienza ho dedotto che ogni paziente risponde in modo diverso ai due componenti. Alcuni, sul piano psicoaffettivo, rispondono in modo più intenso all’APF di caucciù. È il terapeuta che, durante il percorso, deve capire qual è


l’attivatore migliore per ogni suo paziente; personalmente ottengo riscontri migliori con quelli in caucciù. Per avere un buon risultato bisogna usare l’attivatore il più possibile: ad esempio indossarlo sempre durante la notte e possibilmente anche qualche ora durante il giorno, mordicchiandolo passivamente mentre si svolgono le attività domestiche, si studia, si guarda un film, si legge un libro o si sta al computer. L’APF è molto indicato per coloro che passano molte ore al computer perché limita o addirittura elimina le cervicobrachialgie. Insieme a questa attività passiva è necessario eseguire, almeno una volta al giorno, per circa 15-20 minuti, degli esercizi indispensabili per ottenere una risposta positiva al trattamento. Questi tre momenti di utilizzo, la notte, il giorno e gli esercizi, sono molto importanti. Per coinvolgere maggiormente i miei pazienti spiego loro che la notte corrisponde alla fase inconscia, il giorno a quella subconscia e gli esercizi a quella conscia, faccio loro un esempio. Chiedo di immaginarsi di andare in una grande libreria con un carrello, simile a quelli che si usano nei supermercati, e di acquistare dei libri riponendoli dentro di esso. Nella fase inconscia, quella notturna, sappiamo solo che la sera mettiamo l’attivatore ma non abbiamo coscienza di come lo utilizziamo. Questo stadio lo possiamo paragonare a prendere i libri dagli scaffali senza nemmeno leggere il titolo o conoscere l’argomento, e poi riporli inconsapevolmente nel carrello. Nella fase subconscia, quella diurna, utilizziamo l’APF mentre ci dedichiamo ad altre attività. In questo caso abbiamo una consapevolezza relativa del suo uso; sappiamo di utilizzarlo ma la nostra concentrazione è rivolta altrove. È come prendere romanzi o saggi senza curarsi del titolo o dell’autore; l’unica cosa di cui abbiamo coscienza è che si tratta di un saggio o di un romanzo. La fase conscia, quella degli esercizi, è la più breve, durando 15-20 minuti, ma anche la più intensa poiché abbiamo piena coscienza dell’utilizzo dell’attivatore e dobbiamo quindi “archiviare” a livello cerebrale il lavoro fatto durante le fasi precedenti. Questo stadio corrisponde a quando, arrivati a casa, tiriamo fuori dal nostro carrello i libri e li sistemiamo nella nostra libreria facendo ben attenzione a collocarli nel posto giusto: i saggi nel ripiano dedicato loro, i gialli con i gialli e così via. Perciò in questa breve ma importantissima fase diamo un ordine a


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livello cerebrale e rendiamo usufruibile tutto il lavoro svolto, sia conscio che subconscio, accelerando così il processo di guarigione rispetto a chi non esegue gli esercizi. Con l’APF in bocca non è facile parlare e quindi non è semplice usarlo sul posto di lavoro. Quando è impossibile indossarlo durante tutto il giorno, può essere sostituito con delle piccole apparecchiature chiamate taquets, che permettono di parlare correttamente. I taquets sono delle piccole protesine rimovibili costruite in resina trasparente, con sopra uno strato di caucciù, e si incastrano inferiormente, di solito tra il primo molare e il primo premolare, coinvolgendo tre denti in tutto. Nella parte superiore, a cappello di questi, viene applicato uno strato di caucciù in contatto con l’arcata superiore. Questa piccola attrezzatura impedisce il contatto diretto tra le due arcate dentali evitando, quindi, che i precontatti causati dalla malocclusione si manifestino con una sindrome posturale, come verrà esposto nel capitolo 4 dedicato alla postura. Il risultato che di solito si ottiene con i taquets non è di certo comparabile a quello ottenuto con l’attivatore, ma per chi passa molte ore al computer e non può usare l’attivatore, forniscono un aiuto certo. Si tratta quindi di un’attrezzatura complementare che va utilizzata esclusivamente quando non si può impiegare l’APF. Ho constatato che questo piccolo strumento si può usare soltanto 3-6 mesi dopo aver iniziato ad adoperare l’APF; ai taquets bisogna arrivare gradualmente.

Taquets


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In prima battuta si usano semplici attivatori senza nessuna modifica; trascorsi un paio di mesi si applicano, se necessarie, delle aggiunte di caucciÚ a livello dei denti posteriori. In questo modo si evitano effetti indesiderati quali vertigini o cervico-brachialgie, che potrebbero comparire usando direttamente i taquets, mentre con l’attivatore i muscoli sono sollecitati e attivati piÚ dolcemente.

Attivatori modificati con rialzi posteriori

Attivatori modificati


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Attivatore inserito

La riattivazione dei muscoli non impiegati correttamente prima dell’utilizzo dell’attivatore va fatta gradualmente. Di solito gli atleti, quando permetto loro di usare l’APF durante gli allenamenti, migliorano immediatamente le loro prestazioni e vorrebbero dei taquets da usare durante le competizioni, ma non è possibile. Quando i muscoli vengono sollecitati troppo violentemente e senza un’adeguata preparazione possono manifestarsi conseguenze negative, come è accaduto ad un noto giocatore di calcio inglese. Durante una partita, in un momento di pausa, ha tirato fuori dalla bocca un apparecchio simile all’APF, scatenando l’entusiasmo dei miei giovani pazienti, anche di quelli poco collaborativi. Ma dopo l’esaltazione solitamente arriva la delusione. È infatti giunta la notizia che il calciatore, durante una partita, si è rotto il tendine di Achille. Personalmente ho ottenuto ottimi risultati con un giovane tennista, inviatomi dall’osteopata perché si infortunava troppo spesso. Iniziai il trattamento utilizzando l’attivatore di notte e passivamente durante il giorno; in seguito gli suggerii di inserire l’APF gradualmente durante gli allenamenti e infine di usare i taquets durante la partita. Si trovava così bene a giocare con questi piccoli apparecchi che ha cominciato a vincere ovunque. Ricordo ancora il terrore del padre che mi chiedeva telefonicamente come si poteva far avere rapidamente al figlio, che si trovava in Svezia per un torneo, dei nuovi taquets, perché i suoi erano andati perduti in aeroporto insieme alla valigia. Questo giovane tennista oggi ha migliorato notevolmente il ‘servizio’, non si è più infortunato ed è entrato nella classifica mondiale.


INDICE Prefazione

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Introduzione

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Capitolo 1 Dentosofia: il cammino verso l’armonia Storia dell’attivatore I significati delle recidive Alla ricerca dell’armonia Il cardiopatico nevrotico e le patatine fritte Che cos’è la malattia? I due fratelli non biologici Denti e conflitti non elaborati L’attivatore multifunzionale di Soulet-Besombes Relazione tra occlusione e postura Per concludere

13 13 18 19 20 21 22 25 27 29 34 40

Capitolo 2 Archetipi e linguaggio dei denti L’archetipo L’attivatore e gli archetipi La bocca: visione d’insieme L’armonia tra il lato destro e il lato sinistro della bocca L’evento patologico è un segnale d’allarme Schemi riassuntivi Analisi psicoaffettiva nel bambino Analisi psicoaffettiva nell’adulto Come valutare l’estrazione di uno o più denti?

45 45 45 48 49 52 55 59 61 63 65

Capitolo 3 La rappresentazione del valore energetico dei denti Il contenuto archetipico dei denti Incisivo centrale superiore di destra (11)

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Incisivo centrale superiore di sinistra (21) Incisivi laterali superiori (12 e 22) Incisivi centrali inferiori (31 e 41) Incisivi laterali inferiori (32 e 42) Canini superiori (13 e 23) Canini inferiori (33 e 43) Primi premolari (14, 24, 34 e 44) I secondi premolari (15, 25, 35 e 45) I primi molari (16, 26, 36, e 46) I secondi molari (17, 27, 37, e 47) I terzi molari o denti del giudizio (18, 28, 38 e 48)

75 79 83 86 87 90 90 956 97 103 107

Capitolo 4 Denti e postura Differenze tra postura e posturologia La bocca è una interferenza posturale Sindrome posturale Funzioni del sistema stomatognatico Cause di interferenza stomatognatica Compensi occlusali Riflessi posturali Sviluppo del bambino e neuroplasticità Il bambino in punta dei piedi Patologie ascendenti: non sempre è colpa della bocca Kinesiologia applicata (K.A.)

113 113 114 115 113 118 126 129 130 132 135 136 137

Appendice Schema della bocca Colonna vertebrale Glossario Bibliografia Indirizzi utili

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Renzo Ovidi

Perché i figli della playstation hanno i denti storti Osservando la conformazione e la condizione dei denti è possibile comprendere il nostro stato di salute e intervenire per migliorarlo

Renzo Ovidi lavora a Manziana e Roma. Dopo aver esercitato per anni la medicina e l’odontoiatria tradizionale, ha cambiato il proprio approccio medico grazie all’incontro con l’omeopatia unicista e l’antroposofia. Sulla scia degli insegnamenti di Michel Montaud e Rodrigue Mathieu si è avvicinato alla dentosofia e ormai da anni cura i pazienti esclusivamente con questa disciplina. È co-fondatore e presidente dell’Associazione Italiana Dentosofia (AID) e docente al corso di perfezionamento in dentosofia presso l’Università di Roma Tor Vergata.

www.terranuovaedizioni.it Perché un numero sempre maggiore di adolescenti ha i denti storti, nonostante i progressi ottenuti in campo alimentare, igienico e ortodontico, e deve ricorrere ad apparecchi metallici o altre cure dentistiche? Il libro risponde a questi interrogativi illustrando al grande pubblico e agli specialisti del settore i principi della dentosofia, la disciplina che affronta le disarmonie della bocca lavorando sul legame tra denti, postura e psiche. La dentosofia non è solo una valida alternativa alla pratica ortodontica di estrarre denti e di modificare in modo meccanico gli assetti della bocca, ma una rivoluzione delle cure dentistiche in cui l’accento è posto sulle cause e sulle conseguenze di una bocca disequilibrata, e non semplicemente sui sintomi. Nel volume l’autore intreccia il proprio percorso personale con quello dei pazienti e dimostra come sia possibile ristabilire l’equilibrio dei denti e il benessere individuale a partire dall’elaborazione dei propri conflitti emotivi. Il dottor Ovidi descrive con chiarezza sia i presupposti teorici della dentosofia che le applicazioni pratiche del suo principale strumento terapeutico, l’attivatore plurifunzionale, un semplice apparecchio in caucciù, ora disponibile anche in silicone, in grado di riequilibrare bocca e postura. Adatta a tutte le età, la dentosofia è particolarmente utile nel caso di bambini e adolescenti, che possono risolvere i problemi ortodontici, posturali e funzionali, come la corretta posizione della lingua e l’adeguata respirazione nasale, senza dover ricorrere ai trattamenti tradizionali, spesso invasivi e non sempre risolutivi.

ISBN 88-88819-83-9

€ 13,00


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