Alfredo Meschi e Ilaria Farulli
100 modi
cambiare vita ed essere felici
per
Proposte, esperienze, riflessioni, link e contatti per un’esistenza piÚ felice e a impatto zero
Ilaria Farulli e Alfredo Meschi
100 modi per cambiare vita ed essere felici
Terra Nuova Edizioni
Direzione editoriale: Mimmo Tringale e Cristina Michieli Curatore editoriale: Enrica Capussotti Autori: Ilaria Farulli e Alfredo Meschi Editing: Alessandra Denaro Impaginazione: Daniela Annetta Copertina: Andrea Calvetti Illustrazioni di copertina: Paul IJsendoorn ©2012 Editrice Aam Terra Nuova via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@aamterranuova.it - www.terranuovaedizioni.it I edizione, maggio 2013 ISBN: 987-88-6681-0285 Quest’opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons “Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate” 3.0 Unported.
Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)
Dedico questo libro a te e anche a me. E a voi, a lei, a lui, a loro… insomma a noi.
Per ogni libro, compreso questo fantastico e imperdibile libricino che avete fra le mani, vengono abbattuti alberi, quelle inutili cose che sporcano i parabrezza delle nostre auto. E anche l’inchiostro, l’energia usata dalle stampanti, il carburante per le spedizioni… tutto ha un impatto sul nostro (nostro?) pianeta. Per cercare di ridurre l’impatto ambientale causato dalla pubblicazione di questo libro, abbiamo compensato le emissioni di CO2 con “I plant a tree”, organizzazione ambientalista che per ogni 1000 copie stampate ha provveduto a piantare 20 nuovi alberi. Potete saperne di più sul sito: www.iplantatree.org. Inoltre, come per tutte le pubblicazioni di Terra Nuova, è stata utilizzata carta interamente ecologica e riciclata certificata dal marchio Der Blaue Engel (Angelo Azzurro) rilasciato dal Ministero dell’ambiente tedesco. Tale marchio attesta che la carta è ottenuta con fibre provenienti al 100% da carta straccia, di cui almeno il 65% dalla raccolta differenziata.
100 modi per cambiare vita ed essere felici!
Non c’era una volta, ma adesso c’è: la storia più bella che nasce dalla crisi più brutta Yes they can… e anche noi! Non è per anglofilia se abbiamo pescato la maggior parte delle esperienze e delle storie che raccontiamo in queste pagine oltremanica. Certo, molte di queste sono presenti anche in Italia, ma oltre i nostri confini non sono più solo possibilità, rare eccezioni, sono esperienze collaudate, vissute e godute ormai da molti anni. Questo, al contrario di un’invidia campanilistica, dovrebbe suscitare in noi la certezza che quel che sta nascendo anche nella nostra repubblica delle banane (o meglio del cemento) va nella direzione giusta: vivere una vita più felice! Eccovi allora i 100 modi per farlo. Molti di questi, purtroppo, sono ignorati dai più. Non se ne parla abbastanza: non nelle scuole, non alla Tv, non al cinema, non sui quotidiani. Ecco perché, in queste pagine, troverete, oltre a una schietta descrizione di ogni possibilità, una serie di link per approfondirle. Nel pieno della grande crisi, nutriamoci di fiducia, la fiducia che un nuovo modo di vivere e godere della nostra esistenza su questo pianeta verde e blu esiste già, qui e ora. Al di là e al di qua della Manica. Yes they can… e anche noi! 4
Nota bene: approfondendo su internet gli argomenti qui trattati, vedrete spesso splendide fotografie e perfino video delle 100 e più possibilità descritte in questo libricino. Per rendere la vostra navigazione più facile e immediata, abbiamo riunito tutti i link segnalati in un’unica pagina web, ospitata sul sito di Terra Nuova: www.aamterranuova.it. Per ora però, mentre leggete i 100 modi, fate un utile esercizio: immaginateli! Sognate a occhi aperti, lasciandovi trasportare dalle nostre descrizioni, come in una favola che diventa realtà. Non c’era una volta, ma adesso c’è...
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B&B&B Bed & Breakfast & Baratto
Sarebbe davvero bello, in quest’anno di crisi nera, offrire a qualcuno la possibilità di dormire non su un divano, che va bene per i giovani, ma in una bella camera arredata con amore, con il suo bagno e la prima colazione, senza fargli spendere un euro! Davvero: permettere anche a coppie più anziane, a famiglie, a tutti di fare una vacanza stile B&B, dando la possibilità di barattare con noi qualcosa che per loro è importante: qualche loro passione, qualche autoproduzione, qualche sogno. Potremmo chiamarlo B&B e… baratto! Sì, il primo B&B&B! Così, nel 2008, è nato Villavillacolle, il primo B&B&B. Mia moglie Ilaria, mio figlio Elia, io, Alfredo, la nostra casa a torre, nel centro storico di Bosa, e la voglia di vivere un sogno. Nel giro di pochi mesi, spontaneamente, grazie al passaparola, il nostro sogno è diventato quello di tanti e tante. Abbiamo ospitato persone bellissime, condiviso, ricevuto doni stupendi e la nostra idea ha contagiato il mondo dei B&B veri e propri: oggi sono migliaia quelli che aderiscono alla Settimana del baratto, svariate centinaia quelli che prevedono questa modalità di scambio anche nel resto dell’anno. L’e6
vento conta già oltre 70.000 fan su Facebook. Prima di qualsiasi altra cosa, abbiamo deciso di parlare del progetto Villavillacolle, non certo perché si tratta di un’iniziativa più importante di altre. Lo abbiamo fatto per presentarci, per raccontarvi un pezzo della nostra storia, della nostra vita, una vita che ci ha permesso di sperimentare molte delle possibilità che vi presenteremo, di renderci conto delle tantissime occasioni che esistono per ciascuno di noi, dei tantissimi sogni da immaginare e realizzare. Come diceva Walt Disney: «Se puoi sognarlo, puoi farlo». Allora, adesso, sognatelo insieme a noi!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.settimanadelbaratto.it/blog.cfm?id=360 Intervista dedicata alla Settimana del baratto. • www.facebook.com/settimanadelbaratto Pagina Facebook dedicata alla Settimana del baratto. • www.barattobb.it Il primo sito che riunisce tutti i B&B disponibili a barattare un soggiorno durante tutto l’anno.
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2 Wwoof Ospitalità in cambio di lavoro nelle aziende bio del mondo Non è possibile, ci sono riuscito! Dopo neanche due settimane e centinaia di tentativi, ho imparato a mungere queste incredibili caprette. E sto imparando anche a fare il formaggio, come stagionarlo, come accudire il branco delle simpatiche canaglie. Non pensavo che quest’esperienza da wwoofer potesse darmi così tanto. Sono entrato nel mondo dell’agricoltura biologica e biodinamica, ho incontrato persone stupende, capaci e disponibili, sto imparando due lingue nuove: sì, due! E poi mi sono venute un sacco di idee, che vorrei provare a realizzare anche nel mio addormentato Paese. E pensare che sarei potuto rimanere anche quest’anno a far niente, con le mani in mano a sprecar tempo, magari spendendo pure più soldi di quelli che ho speso in queste due settimane. A parte il biglietto aereo, che ho pagato una sciocchezza con le tariffe low-cost, qua ho vitto e alloggio pagati! Evviva i wwoofer di tutto il mondo!! La sigla Wwoof sta per World wide opportunity on organic farms. Si tratta di un’organizzazione internazionale che offre, letteralmente, un mondo di opportunità! Mette in contatto le aziende biologi8
che di tutti i Paesi, con quanti desiderano offrire lavoro barattandolo con vitto e alloggio. Dal Galles al Portogallo, dalla Svezia al Sud Africa, dalla Toscana alla California: sono migliaia le aziende, le fattorie, le realtà biologiche disposte a ospitarvi in cambio del vostro aiuto. Produrrete vino, formaggi, salumi, miele, frutti di bosco, agrumi: aiuterete lavorando, “sporcandovi” le mani. Ma la vostra presenza servirà anche a testimoniare un movimento di riscoperta del naturale, che sta sempre più emergendo a livello mondiale. Infatti, le aziende che vi danno ospitalità, non ci tengono a farvi lavorare e basta, a loro preme insegnarvi quello che sanno, perché ci credono! Così, una volta terminato il vostro viaggio, grazie al wwoofing tornerete a casa vostra (o magari ripartirete per qualche altra fattoria all’altro capo del mondo) arricchiti di nuove esperienze, stimoli, mestieri, sogni. Preparate gli stivaloni allora! Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.wwoof.it Per accedere al Wwoof italiano. • www.wwoof.org Sito internazionale del Wwoof. • www.guardian.co.uk/travel/2009/may/08/green-ethical-wwoofing-holidays-europe Per sognare da subito!
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3 Scambio casa Dalla finestra della camera del piccolo cottage potevo osservare l’intera baia: i colori dei tramonti, ogni sera diversi, i movimenti delle maree, i cigni selvatici che ammaravano nelle acque riparate, e le foche, con le loro testine lucide e splendenti. Accendere il caminetto, portarsi a casa un ‘fish and chips’ e rilassarsi con un buon bicchiere: un’altra giornata di vacanza in questa splendida Scozia! E mentre voi ve la godete nella verde Scozia, i vostri ospiti se la godranno a casa vostra, nel Bel Paese! Lo scambio casa è una possibilità di vacanza a basso costo diffusa in tutto il mondo: semplice, conveniente, sicura. Ci sono diverse associazioni che la promuovono. Entrare a far parte del network è facilissimo, basta andare su internet e scegliere uno dei tanti siti di scambio nel quale potrete inserire una descrizione della vostra abitazione, corredata da foto, e indicare alcune informazioni utili, come la durata dello scambio o le vostre mete preferite. Gli scambi possono essere Italia-mondo, ma anche Italia-Italia e avvenire simultaneamente (noi veniamo in Scozia e voi in Sardegna) o differiti nel tempo (noi veniamo a sciare in inverno e voi al mare in estate). 10
Oltre alla casa, è possibile scambiare anche i camper, le auto, oppure ospitare qualcuno a casa propria quando si è presenti, per poi essere ospitati a nostra volta. Un modo per vivere autenticamente un Paese e una cultura diversi dalla vostra, e un modo per farlo anche in tempi di crisi.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su Alcuni tra i siti più famosi sullo scambio di case: • www.scambiocasa.it • it.homeforhome.com • www.homelink.it • www.home-exchange-holidays.com • www.scambiocasa.it • www.youtube.com/user/scambiocasa Il canale ufficiale del sito Homelink con tanti video da cui trarre spunto e informazioni utili. • www.youtube.com/user/homeforhome1 Il canale ufficiale del sito Homeforhome con testimonianze sullo scambio di casa.
Da leggere • Andrea Villarini, Vanessa Strizzi, Scambio casa, istruzioni per l’uso, Quodlibet.
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4 Couch surfing Ospitalità gratuita Chi trova un divano trova un amico. E io l’ho trovato davvero un amico, anzi, tanti amici e tante amiche. E ho trovato anche il vecchio continente: l’Europa. Sono italiana, toscana. Tranne una piccola vacanza in Corsica e un veloce viaggio a Nizza, non conoscevo molto la realtà oltre confine. Grazie al couch surfing ho invece scoperto, vissuto, amato la nostra Europa. In questo anno sabbatico, che mi sono regalata dopo l’università, zaino in spalla e scarpe comode, ho visitato tantissime nazioni. Grazie a incontri profondi, autentici, disinteressati, come quelli che puoi fare con il couch surfing, torno a casa con un senso di appartenenza a questo grande continente, a questa grande famiglia. I miei ospiti sono stati fantastici, la loro accoglienza e generosità incredibili. Mi hanno fatto scoprire tanti piccoli segreti e tesori. Dalla Francia alla Germania, dalla Danimarca alla Norvegia, alla Lituania. E poi: Polonia, Slovacchia, Ungheria, Croazia! Sento davvero che siamo tutti interconnessi, ci sono tante possibilità. Sì, ce la possiamo fare! Il couch surfing, letteralmente “saltare da un divano all’altro”, è una rete di ospitalità messa a punto dallo statunitense Casey Fenton nel 2003, quando era uno studente di 25 anni con la passione per i viaggi. Mette in contatto, a livello mondiale, persone che desiderano viaggiare con quanti hanno piacere a ospitarle e
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a offrire loro un posto letto sul divano (ma anche una stanza o un angolo di giardino dove piazzare la tenda). Nel giro di pochissimo tempo, questo modo di viaggiare e incontrare nuove persone e culture è esploso in tutto il mondo. Ad oggi, è possibile trovare ospitalità gratuita nell’Africa più selvaggia, sulle vette dell’Himalaya, nelle metropoli famose o nei paesini più sperduti. Insieme al couch surfing, esistono molte altre realtà, organizzazioni e associazioni che favoriscono questo tipo di esperienze, e il numero di chi sceglie questa diversa modalità di vedere e conoscere il mondo ha ormai raggiunto cifre a sei zeri! Negli anni della grande crisi economica, è bello sapere che possiamo ancora viaggiare, trovare ispirazioni, amicizie, senza dover possedere gonfi portafogli, ma soltanto un po’ di fiducia! Cominciare è facile, basta iscriversi gratuitamente sul sito, mettersi in contatto con chi ospita e… partire! Smettere potrebbe essere molto più difficile.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.couchsurfing.org/news Sito web ricco di esperienze e consigli utili sul couch surfing. • www.hospitalityclub.org Sito internazionale dove poter trovare le persone disposte ad ospitarvi gratuitamente nella loro casa. • www.bewelcome.org Network interculturale che consente di condividere un posto dove dormire, di incontrare persone nuove e aiutarle nel loro viaggio.
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5 Ecovillaggi Appena usciti al mattino, l’aria è fresca, pulita, frizzante. Inizi a passeggiare per stradine sterrate bordate di fiori e piante di tutti i tipi. E alberi, tanti alberi, tantissima frutta che è lì a disposizione di chiunque voglia coglierla. Inizi a incontrare altre persone che passeggiano, fanno jogging, giocano con i bambini e con dei piccoli cagnolini. Ti salutano sorridendo, qualcuno ti abbraccia e ti dice: «È davvero una splendida mattina!». Le abitazioni che incontri camminando sono realizzate con materiali naturali e locali. Sono case ad energia zero: ne consumano meno di quella che producono grazie al sole e al vento e sono caratterizzate da un elevato isolamento termico. Vedi qualcuno che va a lavorare nel vicino paese, altri che iniziano ad aprire le attività dell’ecovillaggio: la caffetteria, lo spaccio di prodotti biologici, la biblioteca, il centro per le arti, le grandi sale comuni. Altri ancora si accingono a lavorare negli orti, alcuni danno da mangiare alle anatre. I bambini stanno andando a piedi o in variopinte biciclette alla scuola nel bosco: anche oggi sarà più il tempo passato all’aperto, che quello trascorso in classe. Ognuno si avvia verso una nuova giornata. 14
E che bello sarà stasera... è stata organizzata una cena tutti insieme e dopo ci sarà l’appuntamento settimanale con la musica dal vivo e le danze per tutti! È davvero fantastico vivere in questo ecovillaggio. Il Gen (Global ecovillage network) riunisce centinaia di ecovillaggi in tutto il mondo. Ad esso è affiliata la Rive (Rete italiana villaggi ecologici), cui fanno capo gran parte delle realtà italiane. L’ecovillaggio non è un sogno. È una possibilità concreta e praticabile, tanto al Nord quanto al Sud. Alcuni ecovillaggi, come quello di Findhorn in Scozia, sono stati costruiti più di cinquant’anni fa, e ogni anno ne nascono di nuovi, come il recente The village a Cloughjordan, in Irlanda. Tutti, al di là delle ovvie differenze, si fondano sull’idea che si possa vivere in una sorta di società ideale, dove le persone sono accomunate da una forte sensibilità ecologica, dove la cooperazione e la solidarietà sono prassi comuni, dove le case non sono “mostri consuma energia”, dove si crede nella condivisione di alcuni utensili, attrezzi ed elettrodomestici (per esempio le lavatrici) come espediente per risparmiare tempo, denaro, energia. Una società dove il cibo può essere coltivato in modo sano, dove chiunque può vivere a un ritmo più rilassato, più umano. 15
A differenza delle antiche comuni o delle tante comunità, l’ecovillaggio riesce a garantire tutti questi impagabili vantaggi, garantendo la privacy del singolo, senza forzature comunitarie. Ciascuno è libero di vivere nelle proprie case, di curare il proprio giardino, di passare le serate a leggere davanti al proprio caminetto. Allo stesso tempo, però, si è consapevoli di essere inseriti in un contesto sociale attivo e solidale, affine nel pensiero e nel cuore, dove poter creare, condividere e interagire con gli altri, ogni volta lo si desidera. Ovviamente, poiché nulla è perfetto, gli ecovillaggi non sono realtà idilliache. Tuttavia, si propongono come configurazioni sociali alternative, nelle quali, per esempio, si sperimentano forme di democrazia raramente applicate nelle società classiche, come il metodo del consenso, grazie al quale si affrontano le questioni più spinose senza creare le violente fratture tra minoranza e maggioranza, che avvengono in tutti i gruppi quando sono in ballo decisioni importanti. Per questo, sono sempre più numerosi gli scienziati, i sociologi, gli economisti, gli ecologisti che li incentivano, riconoscendone la validità.
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Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • gen.ecovillage.org Concedetevi il piacere di visitare, almeno virtualmente, gli ecovillaggi di tutto il mondo. Questo sito vi offre l’opportunità per conoscere gli eventi, i festival, i convegni, i corsi che hanno luogo vicino a voi o dall’altra parte del globo. • www.ecovillaggi.it Sito di riferimento sulla realtà degli ecovillaggi in Italia. • www.aamterranuova.it/MappaEcovillaggi Per esplorare il fenomeno degli ecovillaggi di casa nostra e diventarne parte attiva! Partecipando alle tante iniziative promosse dalla Rive, Rete italiana degli ecovillaggi, potrete vivere in prima persona il sogno possibile di un mondo a misura di essere umano e di Pianeta. • www.newwe.info Un docu-film su alcune tipologie di ecovillaggi nel mondo. Fatevi suggestionare dalle immagini del trailer di questo film. In questo modo, questo capitolo si riempirà di volti di persone pronte a testimoniare la loro esperienza e ad accogliervi, letteralmente, nei loro ecovillaggi. • www.youtube.com/watch?v=NMmERDmQKNo Un video in cui si spiega che cos’è un ecovillaggio.
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6 Cohousing Stasera andiamo al concerto dei Radiohead! Abbiamo figli, cani e capelli brizzolati, ma non si è mai troppo vecchi per un bel concerto sul prato! Se non vivessimo in questo bel cohousing, sarebbe stato impossibile: le baby-sitter fidate sono sempre più rare e più care, nelle città i vicini quasi non si salutano più, i nonni abitano lontano, gli amici sono troppo incasinati per tenere a bada la nostra truppa a due e quattro zampe. Invece qui, nel cohousing, tutti gli inquilini hanno condiviso fin dall’inizio l’idea del mutuo aiuto, del darsi una mano quando serve. Stasera noi andiamo al concerto, domenica Sandra e Raul, i nostri dirimpettai, andranno a vedere la finale di calcio e noi porteremo Buck, il loro cagnone, a giocare con noi al parco. Non siamo solo coinquilini, siamo dei vicini, vicini davvero. È stata proprio una buona idea quella di dar vita e trasferirsi in un cohousing. Abbiamo un appartamento a nostra misura, possiamo usufruire delle lavanderie, dell’officina, dei barbecue e degli spazi verdi comuni. Abbiamo anche una palestra! Il nostro giardino non è più il luogo desolato tipico di tanti condomini, è un piccolo parco curato, dove riposarsi, dove i bambini possono giocare e dove, forse presto, ci sarà spazio 18
per una piscina naturale per l’estate! Il riscaldamento solare e i pannelli fotovoltaici, realizzati per servire l’intero condominio, sono facilmente gestibili e ci fanno risparmiare un bel po’. Sì, perché il cohousing è amico della gente e dell’ambiente! Nella sala multimedia comunitaria abbiamo delle postazioni internet, una fotocopiatrice e altre attrezzature utili, che sarebbe assurdo possedere individualmente. E quando abbiamo voglia di organizzare qualcosa tutti insieme, che so: una cena, la visione di un film, una serata danzante, c’è una grande sala col pavimento in legno, davvero bella! Be’, viviamo sempre in città, andiamo a lavoro, abbiamo le nostre abitudini, continuiamo a fare la nostra vita, ma sappiamo che questo piccolo grande condominio non è solo un’abitazione, è veramente una casa, con un cuore, anzi con tanti cuori. Il cohousing inizia la propria storia negli anni ‘60 in Danimarca, per poi espandersi negli Stati Uniti e in molte nazioni europee. L’idea è semplice, quasi ovvia: perché continuare a vivere come rifugiati, reclusi nel proprio mono-bi-trilocale, ignorando i vicini ed essendo da loro ignorati? Con lo spettro della solitudine dietro la porta e tutte le difficoltà che comporta il vivere da soli o soltanto con la propria isolata famiglia? Perché non decidere di vivere, sì, in un condominio, sì, nella nostra città, sì, nel nostro appartamento privato, ma vicini a persone amiche? 19
I vantaggi che offre il cohousing sono diversi, tra questi: il poter fare affidamento su vicini solidali con cui si condivide il modo di vedere il mondo; la possibilità di risparmiare su spese generali, come elettricità e riscaldamento; poter condividere molti servizi e attrezzature, come lavatrici, asciugatrici, computer, stampanti, scanner, fotocopiatrici, proiettori, attrezzature per il giardino, per lo sport e così via, che sarebbe oltremodo dispendioso, per noi e per il Pianeta, possedere individualmente. I servizi comunitari relativi a cura e intrattenimento per grandi e piccini, attività sportive, acquisti collettivi possono essere facilmente organizzati e gestiti dai residenti. Spesso, nei cohousing sono presenti anche spazi per ospitare visitatori esterni, che ogni inquilino può utilizzare quando ne ha necessità. In questo modo non c’è più bisogno di sovradimensionare i nostri appartamenti privati, con camere e locali in più, che poi restano inutilizzati. Il cohousing offre inoltre una maggior facilità di incontro, confronto, progettazione e condivisione con gli altri, consentendo il recupero di quella capacità di comunicare con gli altri, che sembra ormai un bene in via di estinzione. Il tutto, è importante sottolinearlo, senza dover affrontare i cambiamenti più impegnativi, che sono invece necessari quando si decide di vivere in una comunità o in un ecovillaggio. Quando un gruppo di persone, di amici, di cono20
scenti o semplicemente di individui con affinità di vedute, decide di intraprendere la strada del cohousing, le possibilità sono varie: si può acquistare e ristrutturare edifici esistenti, progettare e costruire da zero, oppure trasferirsi in piccoli condomini godendo dei vantaggi economici derivanti dall’acquisto collettivo.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.cohousingitalia.it Sito italiano di riferimento sul cohousing. • www.cohousingitalia.it/article8713.htm Un articolo sul cohousing danese vincitore del premio per il miglior insediamento sostenibile del XXI secolo. • www.cohousingnumerozero.org Sito del primo cohousing sorto a Torino. • www.thresholdcentre.org.uk Sito in inglese di uno dei più antichi cohousing nati nel Regno Unito. • www.youtube.com/watch?v=BlyVJMappL8 Un video su come si realizza un cohousing.
Da leggere • Matthieu Lietaert, Cohousing e condomini solidali, Terra Nuova Edizioni.
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7 Vagabonding Non sono un figlio di papà, decisamente no. Non spaccio droghe. Non ho un lavoro da manager o rendite accumulate. Come ho fatto allora a starmene in giro per l’America del Sud per due anni? Vedi, in Italia, prima di partire, per due anni ho lavorato durante la stagione estiva in un campeggio e in inverno in un albergo in montagna. Nei periodi liberi, facevo qualche lavoretto qua e là… Qui, in Sud America, invece di alberghi di lusso ho preferito ostelli puliti, invece di spostarmi in aereo ho usato i mezzi pubblici, invece di cenare in ristoranti alla moda mangiavo ai chioschi o nelle caffetterie locali, invece di escursioni “mordi e fuggi” a pagamento ho conosciuto le persone, le loro storie, il loro Paese. Vagabonding, secondo lo scrittore giramondo Rolf Potts, è l’azione di lasciarsi alle spalle il mondo normale e viaggiare in modo indipendente per un lungo periodo, ponendo l’enfasi sulla creatività, l’avventura, la consapevolezza, la semplicità, l’autonomia. Un nuovo modo di affrontare l’idea del lungo viaggio, non tanto come semplice valvola di sfogo, quanto come progetto di vita capace di permeare anche i periodi di routine lavorativa in città. 22
Secondo Rolf Potts è soltanto questione di privilegiare, nella scala dei propri valori, la libertà, la fantasia, la curiosità, il piacere. Non occorrono grandi somme di denaro, il punto semmai è alleggerire il fardello dei vincoli e degli impegni, per iniziare a viaggiare leggeri nella vita di tutti i giorni, anche prima di partire. Rolf Potts, con il suo libro (edito anche in italiano col titolo Vagabonding), con le sue testimonianze e la sua vita ha dimostrato che possiamo vivere lunghi, lunghissimi periodi viaggiando, alternando ad essi momenti di lavoro intenso (qualsiasi lavoro!) finalizzati a mettere da parte un po’ di soldi per i viaggi successivi. Per farlo, non c’è bisogno di essere ricchi, se non di voglia e fantasia. Il mondo è una meraviglia che aspetta ciascuno di noi (singoli, coppie e famiglie; sì, anche le famiglie, basta navigare un po’ sul web per rendersene conto). Siete pronti per qualche anno di vagabonding? Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • rolfpotts.com/index.html Il blog di Rolf Potts, con i suoi costanti aggiornamenti.
Da leggere • Rolf Potts, Vagabonding, Ponte alle Grazie. • Andrea Bizzocchi, Pura vida, Terra Nuova Edizioni.
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8 Volontariato ambientale nel mondo La spiaggia è immensa, deserta, piena di luce riflessa da miriadi di ciottoli bianchi. Il fiume Spey, dopo il lungo viaggio dalle Highlands, incontra qui, finalmente, il mare. Il freddo sarà nostro compagno anche oggi, ma con tuta termica, cappello e guanti non ho paura di niente. E poi so già che appena li vedrò il cuore mi si riscalderà. Sì, sto parlando di loro, dei Tursiops truncatus, i tursiopi, meglio conosciuti come delfini! Il mio compito come volontario, per adesso, è quello di pattugliare la baia con il binocolo e registrare avvistamenti, osservazioni, comportamenti. Ma presto, potrei addirittura fare delle uscite con i gommoni e incontrarli nel loro ambiente, in questo magnifico golfo del Moray Firth. La vita al centro scorre tranquilla e allegra, lo staff è amichevole, il mio inglese migliora giorno dopo giorno e i paesini nei dintorni sembrano usciti da un romanzo affascinante sul mare del nord. Se penso che per tutto ciò non spendo niente, mi sento davvero fortunata! È bello poter fare qualcosa di utile per il mare e i suoi più amati ambasciatori ed è bello anche aver finalmente varcato i confini di casa mia. Sì, il mondo è proprio stupendo! Quella del green volunteering, letteralmente “volontariato ambientale”, è senz’altro una possibilità da sperimentare. Giovani, ma anche meno giovani, hanno centinaia di occasioni per trascorrere periodi 24
di volontariato verde in tutto il mondo. Sono molte, infatti, le realtà impegnate in campo ecologico, che necessitano di aiuti esterni per portare avanti al meglio i propri progetti, per farli crescere e conoscere. Grazie al green volunteering, tutti hanno la possibilità di visitare paradisi naturali, trascorrervi periodi che vanno dalla settimana a più mesi, conoscere nuove culture, persone e professionisti impegnati in ambito naturalistico, imparare nuove lingue, acquisire esperienze e professionalità utili per il proprio cammino. È possibile addirittura, che un’esperienza di questo tipo porti anche buone occasioni lavorative. Senza contare che questa scelta dà l’opportunità di fare dei viaggi il cui costo è molto più limitato rispetto a una vacanza esotica o un soggiorno di studio all’estero. Di frequente, infatti, le spese di vitto e alloggio sono a carico delle associazioni ospitanti, e capita perfino che, per alcuni progetti, venga riconosciuto un piccolo stipendio. Meglio che aspettare un lavoro che non c’è seduti al bar del paese, no? Pronti a partire allora? Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • greenvolunteers.com
Una guida al volontariato verde ricca di informazioni da cui trarre ispirazione. Un buon punto dal quale partire. • www.workingabroad.com
Per il volontariato in campo sociale. • europa.eu/youth/volunteering_-_exchanges/index_eu_it.html
Link al portale europeo per i giovani dedicato al volontariato, tra cui quello ambientale.
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9 Downshifting Scalare marcia Per diciannove anni ho fatto il manager, di giorno (e spesso di sera). La mattina presto scrivevo romanzi, più o meno dalle 6.00 alle 9.00. Durante la pausa del pranzo, nelle feste, in ogni altro momento utile, organizzavo corsi di vela, uscite in barca. Per anni è andata così. Poi ho deciso di cambiare. L’ordine è stato: sovvertire i pesi. Poco tempo per il lavoro, molto per la vita. Ho lasciato soldi, carriera e quel piccolo potere conquistato. Ora scrivo, il motivo per cui sono nato. E navigo, per vivere, ma anche per non perdermi. Scrivere è la mia vita. Navigare il mio sostentamento. A chi sta pensando: «È facile, se sei ricco, altrimenti come campi?» vorrei spiegare tante cose, ma non è facile. So che desidererebbero che io fossi ricco. Se così fosse, tanta gente sarebbe salva, non dovrebbe sperare e fare fatica tentando. Ma il punto non è quello. Bisogna consumare poco, vivere con poco, accontentarsi, cercare l’equilibrio. I soldi non sono un buon motivo per fare, non sono un buon motivo per non fare. Io non sono ricco. Non avrò neppure la pensione. Vivo in una casetta di pietra che ho ristrutturato da me. La riscaldo con la legna che taglio e spacco da solo. I mobili, invece che comprarli, li ho costruiti con vecchio legno trovato nel bosco. Ho l’orto. Potete non crederci, ma è così. Vivo con 800 euro al mese. Per campare mi basta poco o niente. Per guadagnare i soldi che mi servono faccio il lavabarche,
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faccio manutenzione, aiuto al porto, dico sì a qualunque cosa mi si chieda (e che mi va di fare…). È andata così. Poi sono arrivati i libri, quel po’ di successo. Soldi inattesi, ben vengano. Ma il successo passa, e io non cambio di un millimetro il mio stile di vita. Vivo così per la libertà, perché non sono sicuro di campare così tanto da poter sprecare il mio tempo, e non volevo aspettare di essere libero, ma vecchio*. Poco da aggiungere alle parole di Simone Perotti. Diventato il riferimento italiano per il downshifting, ha avuto il merito, fra l’altro, di ispirare, con il proprio esempio, manager e persone con professioni ambite e ben retribuite. A cosa serve uno stipendio con uno zero in più se il tempo brucia la vita come paglia secca? Downshifting, letteralmente “scalare marcia”, significa rallentare, scegliere di essere meno ricchi e oberati, per vivere meglio. Non è una possibilità riservata solo all’alta borghesia: cambiare vita è una scelta per tutti, nessuno escluso. Ci sono molti libri, siti web ed esperienze che aiutano quanti desiderano intraprendere questo percorso. Pronti a scalare marcia? * estratto dal blog di Simone Perotti Piccolo cabotaggio II (Parole in navigazione).
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.simoneperotti.com Il sito web di Simone Perotti, costantemente aggiornato con informazioni relative alle sue esperienze e ai suoi progetti.
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10 Vivere in modo creativo Un mondo di persone, cose, attività, progetti, idee, sogni! Guarda, te lo dico, se inizi a navigare su quel sito sei perduta, perduta! E chi ci ferma più adesso? Già, l’effetto che possono fare siti come Faircompanies, Terra Nuova, Il Cambiamento o Yes! è imprevedibile! In genere, succede che ti ritrovi davanti lo schermo del computer, magari con una bella tazza di tè, a concederti un buon tempo per guardare le centinaia di video, fotografie, articoli, testimonianze di persone che vivono una vita creativa, socialmente ed ecologicamente sostenibile, lontana anni luce dal modello “nasci, produci, consuma, crepa!”, oggi imperante. Allora, cliccate in base ai vostri interessi, oppure a caso, passando da un link all’altro, in una sorta di volo a vista sopra quest’altro mondo, che poi è l’unico realmente possibile. Pronti a perdervi in questo dolce mare?
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Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • faircompanies.com Nicolás Boullosa e Kirsten Dirksen hanno dato vita a questo sito di informazione sulla cultura sostenibile dove è possibile visionare una collezione di video accomunati dall’idea che, già adesso, possiamo fare qualcosa per vivere meglio, con meno soldi e meno rifiuti. • www.aamterranuova.it Sito web della casa editrice Terra Nuova, che pubblica l’omonimo mensile, libri e news su tematiche relative alla decrescita, alla salute naturale, all’ecologia. Per risvegliare, mantenere viva e far crescere la nostra voglia di una vita creativa in pace con il Pianeta. • www.yesmagazine.org Un sito sui temi dell’ecologia, della sostenibilità e soprattutto sul vivere comunitario. • www.ilcambiamento.it Rivista on line che si occupa delle reali opportunità che abbiamo per trasformare il nostro mondo in meglio. • www.livinginthefuture.org Una raccolta di 46 episodi di vite vissute all’insegna della creatività più verde che c’è. Immagini e testimonianze affascinanti, commoventi, motivazionali.
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11 Vivere in camper Abbiamo i capelli bianchi tutti e due, ma ci sembra di essere ancora una coppietta di fidanzati. Sono vent’anni ormai che abitiamo nel nostro camper, nella nostra casa su ruote. In certi periodi abbiamo macinato chilometri su chilometri, in altri siamo stati più stanziali, in campeggi o in sosta libera, sempre comunque in posti splendidi. Forse la cosa che più ci ha affascinato del vivere in camper è proprio la possibilità di godere, in ogni momento, dello splendore della Natura, dei tramonti, delle albe, dell’aria sempre diversa… e la semplificazione dell’esistenza: meno costi, meno bollette, meno tempo per pulire le scale, i vetri, le stanze inutili di una casa, meno caos e inquinamento, meno dispersione, più vita! E pensate che soddisfazione, il camper celeste parcheggiato qui a fianco è quello dei nostri nipoti! In inglese, la parola “fulltimer” indica quanti decidono di vendere casa, mobili e affini, per trasferirsi in camper! Dietro questa scelta, c’è una galassia di persone, un movimento internazionale, una splendida filosofia di vita. Un sapore di libertà ritrovata, di essersi, almeno in parte, liberati di uno stile di vita che ci vuole 30
automi omologati, rinchiusi in scatole di cemento, senza alberi da ammirare, senza prati dove camminare scalzi, senza aria pulita da respirare. Una scelta possibile per chiunque la desideri, per chi non ha paura di sperimentarla: giovani precari, che mai potranno comprarsela una cas;, pensionati che non ne possono più di vivere in un condominio; professionisti di varia natura che scelgono il camper perché più in linea con il loro modo di vivere il mondo e famiglie, che decidono di partire per un viaggio lungo una vita…
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • fulltimerspercaso.blogspot.it Blog in italiano per aspiranti fulltimer. Al suo interno troverete molte informazioni utili: dai consigli su quale modello di camper scegliere alle soluzioni low-cost e fai da te, dalle testimonianze dei fulltimer nazionali e internazionali, ai consigli più utili per una vita a quattro ruote. Vi proponiamo di iniziare la vostra esplorazione virtuale dal post dedicato all’esperienza di Emil e Liliana Schmid: una coppia da record!
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12 Anno sabbatico Perderai tempo, soldi, possibilità di fare carriera, forse il lavoro stesso. Perderai le tue frequentazioni abituali, ti sentirai sola e spaurita, non saprai cavartela. Un anno lontana da casa, dai tuoi cari, è troppo lungo. Ma sei impazzita? Procuratevi dei tappi per le orecchie e limitatevi a ringraziare, a dire: «Sì, lo so, hai ragione, ma…» e ad allargare le braccia. Poi allontanatevi in fretta e iniziate il vostro gap year, quello che in italiano chiamiamo “anno sabbatico”. All’estero è ormai una realtà diffusissima, quasi obbligatoria per essere al passo coi tempi. Da noi è un fenomeno in continua crescita, per fortuna! Prendersi un intero anno, o meglio 11 mesi (secondo la legge italiana), 340 giorni, 8000 ore tutte per voi, per la vostra crescita, per vivere la vita in un altro modo, per fare esperienze impagabili, per… vivere più felici! La possibilità dell’anno sabbatico è prevista e tutelata dalla legge 53/2000, che dà la possibilità a tutti i «dipendenti pubblici e privati, con almeno 5 anni di anzianità, nella stessa azienda o amministrazione» di prendersi un lungo periodo di pausa dal lavoro, 32
senza il rischio di perderlo. E chi non lavora o non rientra nei termini, può serenamente concederselo dall’alto della propria insindacabile sovranità di essere umano! La cosa più importante per iniziare una simile esperienza è il coraggio: di pensarla, di prenderla in considerazione, di metterla in atto. Ma il ritorno che potreste avere in cambio di un po’ di coraggio sarà rivoluzionario. Per un anno potrete vivere un’altra vita e, magari, scoprire che è proprio quella che vi piace!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.annosabbatico.it Sito italiano di riferimento. • d.repubblica.it/argomenti/2011/11/21/news/anno_sabbatico-675802 Alcune interessanti testimonianze.
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13 Ricetta antistress E ricordo mia madre che diceva: «Andrà tutto bene, ce la faremo. Abbiamo un orto. Posso preparare tutte le sere quel magnifico sformato». «Yuk! Cavoli, pane e acqua. E riempie!» rispondevamo tutti noi. E aggiungevamo: «Si espande nello stomaco, e non senti mai fame». Mia madre, che era davvero un po’ matta, trovava sempre qualcosa da vendere, e allora noi tornavamo a casa aspettandoci di vedere in tavola pane e cavoli, e invece trovavamo un banchetto meraviglioso. Mio padre diceva: «Cosa succede, sei ammattita?». E lei rispondeva: «No! Il momento in cui abbiamo bisogno di allegria è adesso». Allora ci mettevamo a tavola e ci abbuffavamo*. Ecco che arriva il grande Leo Buscaglia a meravigliarci. In una situazione di crisi economica, di disagio quotidiano, di famiglia in ristrettezze finanziarie, ecco la sua ricetta: premiatevi, e fatelo adesso, perché lo meritate! Al diavolo la crisi! Siamo dei magnifici esseri umani, anche se con “le toppe al sedere”. La nostra magnificenza deve essere onorata a prescindere da qualsivoglia crisi e recessione. 34
È un nostro diritto! Scacciamo la paura con la gioia, facciamo un banchetto sontuoso al posto del menù da austerity, una vacanza di sei mesi durante la cassa integrazione. Spiazziamo le nostre ragionevoli preoccupazioni con i nostri matti sogni, funziona!
*tratto da Vivere, amare, capirsi, Leo Buscaglia, Mondadori.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su Felice Leonardo Buscaglia, detto Leo, conosciuto anche come Dr. Love: una fonte inesauribile di saggezza, di voglia di vivere, di compassione, di naturale e disarmante semplicità. Se non vi piace leggere, iniziate a sfogliare uno dei suoi libri e vi verrà l’amore per la lettura. Se invece vi piace leggere, preparatevi a svuotare intere biblioteche. Leo Buscaglia ha scritto molti libri, tenuto moltissime lezioni, influenzato positivamente tante e tante persone, compresi i sottoscritti. Il libro che abbiamo citato fu scritto nel 1982, ma sembra scritto oggi, tanto è attuale il suo messaggio. Insomma, come avete capito, siamo innamorati di Leo! Quindi, più che consigliarvi un link per approfondire, vi suggeriamo di digitare il suo nome e cognome su internet, dove potrete accedere a molte fonti per saperne di più sulla sua vita e sulle sue attività, o di conoscerlo personalmente!
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14 Le pagine gialle delle comunità intenzionali E continui a chiedermi perché sono fissato con gli States? Lo sai che l’ideale comunitario per me è un chiodo fisso. Credo veramente che l’essere umano sia, prima di tutto, un essere comunitario. Credo che le comunità possano essere una risposta alla disgregazione del tessuto sociale, delle famiglie, all’isolamento dell’individuo. Comunità intenzionali, libere da dogmi, trasparenti e democratiche. Certo, so cosa pensi. Che ho tentato quattro volte di vivere in comunità e non è mai andata bene, per un motivo o per un altro. Ma il punto è proprio qui! In Italia, le comunità laiche esistenti si contano sulle dita di una mano e spesso son vecchie di anni, e per formarne di nuove bisogna essere preparati. Ecco perché vado a imparare! Dove? Hai presente quelli di community directories? E voi avete presente community directories? Difficile. Perché effettivamente la cultura comunitaria nel nostro Paese (tanto per cambiare) è ferma al medioevo, con qualche rara incursione nell’era moderna. 36
Mentre, se vi capiterà di sfogliare le “pagine gialle” (directories in inglese) del vivere comunitario, consultabili o ordinabili al link indicato nel box, vi si aprirà un mondo. Un mondo composto da migliaia, sì, migliaia di comunità intenzionali sparse per il mondo. Allora, forse, sarà più facile trovare nuove ispirazioni, correggere i soliti errori, trovare la comunità che fa per voi o al limite, cambiare idea.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.aamterranuova.it/MappaEcovillaggi Per sapere tutto sulle comunità in Italia. • www.ecovillaggi.it Il sito italiano di riferimento per la rete degli ecovillaggi. • www.ic.org Il sito, in inglese, delle comunità intenzionali internazionali che ospita anche la rivista Communities, pubblicata dal 1972. Interessantissima anche la sezione dedicata ai video. Vi occorrerà un po’ di tempo per esplorarlo, ma ne varrà la pena.
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15 Comunità olistiche per persone con disabilità Persona con disabilità. Ecco, finalmente pare che abbiamo trovato il termine giusto. Presto nessuno li chiamerà più handicappati. Mi sento più rassicurata? Bah! La verità è che sono vecchia, troppo vecchia. Che il tuo babbo, la mia dolce metà, non c’è più, che gli amici son vecchi anche loro e che tu, figlia mia, sei ancora troppo indifesa… Il pensiero di doverti lasciare senza sapere come, con chi, mi strazia. Perché? Perché non funziona nulla in questo mondo? «Sì? Mamma arriva subito amore!». Questo è un dramma troppo ricorrente. Quando la famiglia di una persona con disabilità arriva al capolinea, le incertezze, i dubbi, le paure sul futuro dei figli sono enormi. Le cosiddette “case famiglia”, “comunità terapeutiche” e simili sembrano non acquietare queste paure, anzi. Scandali vari sulla gestione di queste strutture emergono troppo spesso, ufficialmente o ufficiosamente, riflettendo il malcostume e la degenerazione sociale, che ormai dilaga nello stivale italico. Allora, se non conoscete ancora Jean Vanier e il suo splendido li38
bro, La comunità, luogo del perdono e della festa, è il momento di darci un’occhiata e trarne ispirazione. Nelle comunità intenzionali, le persone con disabilità possono vivere insieme ai loro parenti, ad altre famiglie e ad altre persone, con disabilità e senza. In questo modo, la famiglia di origine si fonde in una famiglia allargata, in una comunità appunto, che garantisce la cura e la vicinanza ai disabili, anche quando un loro congiunto non c’è più. Comunità vere, scelte, costruite insieme. Non pseudo famiglie, famiglie vere. Una via da sostenere, insegnare, rendere possibile.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.famigliabuonanovella.it/portale/wp-content/uploads/ 2012/06/Appunti.pdf Un piccolo estratto dal libro di Vanier, ordinabile su internet. • www.camphill.org.uk Per delle comunità che guardano alla persona con disabilità in modo olistico.
Da leggere • Jan Vanier, La comunità, luogo del perdono e della festa, Jaca Book.
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16 Cohousing per anziani Con Ilenia e Rachele siamo amiche da una vita, quasi da sempre. Francesca e Paola erano mie compagne nel volontariato. Diana e Simona erano amiche loro, sono le “ragazze” che ho conosciuto per ultime e devo dire che mi trovo molto bene insieme a entrambe. Siamo sempre state tutte interessate ai grandi e piccoli temi sociali, ma ci piace anche un sacco passeggiare in mezzo al verde, andare al cinema, assaggiare le cucine di tutto il mondo. È strano come nella nostra terza età ci siamo tutte riscoperte ragazze. Sì, con i capelli bianchissimi, ma pur sempre ragazze! Vivere nel nostro senior cohousing ci ha portato una nuova ondata di vitalità, di energia. Non ci sentiamo più sole, abbandonate e isolate dai casi della vita. Ci sentiamo belle persone, con gli inevitabili acciacchi dell’età, ma ancora in grado di godercela! Marlen, la “Mary Poppins” delle infermiere (sa fare splendidi massaggi, ci insegna segreti posturali, ci porta sempre qualche sorpresina) riesce a prendersi delicatamente cura di ognuna di noi quando serve e sappiamo già di poter veramente contare su di lei, fino all’ultimo. 40
Nel mini appartamento per gli ospiti, c’è sempre qualche nipote che viene a trovarci (è bello farsi viziare dalle nonne anche a vent’anni, no?) e anche questo contribuisce a colorare di arcobaleno il nostro senior cohousing. Un ospizio, una corsia di ospedale, una casa vuota con una badante, un impegno estenuante per i parenti? Ah! Che belle alternative sarebbero state! Il senior cohousing, come avrete capito, non è altro che un cohousing riservato a inquilini piuttosto in là con l’età. Ci piace dedicargli un capitoletto, perché crediamo che le possibilità offerte da questo tipo di convivenza possano essere delle valide e percorribili alternative allo spettro della vecchiaia passata in solitudine. Sono realtà capaci di dare tutto un altro senso e colore a quella che qualcuno definisce la migliore delle nostre tante età, ma che invece viene vissuta e attesa con timore. Mettere insieme privacy e condivisione. Mantenere le nostre abitudini e continuare a “crescere”. Risparmiare sulle tante spese fisse e trovarsi più ricchi in tanti sensi. Sentirsi individui degni e potersi affidare serenamente agli altri. Questi sono alcuni dei grandi vantaggi di cui è possibile godere se si opta per una scelta di questo tipo. Oggi, che la famiglia classica è tramontata e l’an41
ziano si ritrova sempre più solo, la possibilità del senior cohousing deve essere conosciuta, sperimentata, adottata anche da noi. Già, è bene iniziare col giusto anticipo e, anche se oggi vogliamo tutti fare i giovani ad ogni costo, a cinquant’anni potrebbe essere il momento adatto per iniziare a prendere informazioni.
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Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.sandriver.org Sito internazionale sui cohousing per gli over 55. Questo senior cohousing è animato dalla consapevolezza del tempo che passa, e dalla voglia di passarlo insieme, con partecipazione, cooperazione, solidarietà, rispetto gli uni per gli altri e per il Pianeta. • www.egebakken.dk/english.aspx Cliccate su “pictures from Egebakken” e provate a sognare ospizi senza sbarre ai letti. • atcasa.corriere.it/Eco/La-cosa-giusta/2010/02/23/cohousingitalia.shtml Qualche informazione dall’Italia.
Da leggere • Marie De Hennezel, Il calore del cuore impedisce al corpo di invecchiare, Rizzoli. Se dovessimo consigliare questo libro sulla terza età, lo proporremmo come libro di testo per le scuole dei nostri figli. È così pieno di bellezza che sarebbe infatti un peccato riservarne la lettura al solo pubblico adulto. Grandi e piccini possono trarre da queste pagine la fiducia che la vita può essere meravigliosa, da zero a cento anni, e anche di più. Un libro da regalare ai vostri nonni o... ai vostri nipoti.
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17 Insediamenti a basso impatto ambientale Rivoluzionario, semplicemente rivoluzionario. Il nuovo approccio dell’amministrazione sul tema degli insediamenti a basso impatto è destinato a diventare un faro per l’intera nazione, forse per tutta l’Europa! Da oggi, grazie ad anni di battaglie, di riunioni, di perseveranza, è possibile costruire, in mezzo al verde delle nostre campagne, degli insediamenti abitativi a basso impatto. Possiamo finalmente iniziare a realizzare le nostre case da elfi! I low impact settlements (insediamenti a basso impatto ambientale) sono qualcosa di più che semplici case da elfi. Sono una vera rivoluzione in campo urbanistico, che sta interessando il Pembrokeshire, una contea nel sud-ovest del Galles. Un vasto numero di persone, insieme a molti attivisti e numerose associazioni, è riuscito a veder riconosciuta la propria aspirazione al poter costruirsi una casa sostenibile. Sembra pazzesco che per far questo sia necessario un riconoscimento legale, ma tant’è: è noto ai più che tentare di costruire anche una semplice casetta di tronchi per attrezzi o per bambini sul proprio terreno in campagna significa ritrovarsi in casa i vigili 44
urbani, la forestale e chi più ne ha più ne metta. Sui nostri terreni non siamo neanche più liberi di abitare in una roulotte, senza nessun tipo di allaccio elettrico, perché è necessario richiedere prima la concessione edilizia, che poi viene puntualmente negata. In questo senso, sì, quel che succede in Galles è pura rivoluzione verde. Perché adesso, lì è possibile progettare un intero insediamento, sostenibile per l’uomo e l’ambiente, rispettando questi cinque parametri: una modalità di realizzazione che garantisca una ricaduta sociale; autonomia e indipendenza a livello energetico; assicurazione che rimanga a basso impatto ambientale nel corso degli anni; assicurazione che il progetto sia interamente di proprietà e gestito dalla comunità dei residenti e che gli stessi lavorino la terra in un’ottica di quasi completa autosufficienza. Queste le regole per essere finalmente liberi di costruirci la nostra casa, il nostro mondo! Io ci starei, e voi?
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.lammas.org Sito di riferimento dell’ecovillaggio Lammas. • www.youtube.com/watch?v=V2L_THm9SQw Un video esplicativo sul progetto Lammas.
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18 Una casa su misura Per piccina che tu sia, tu sei sempre casa mia! Anzi, sei ancora più mia proprio perché per me “piccolo è bello”! Perché ti ho costruita con le mie mani, perché puoi seguirmi nei miei spostamenti, perché mi fai sentire adulto, perché sei un nido sicuro dal quale partire per scoprire il mondo e dove tornare quando voglio riposarmi… Perché mi fai sentire parte di un movimento di persone davvero innovativo! Forse, se foste un ragazzo o una ragazza e aveste anche voi la possibilità di costruirvi la vostra casa su misura, quella che in inglese viene chiamata tiny house, condividereste questo stesso entusiasmo e questa felicità. Le tiny house sono delle casine “piccine picciò” dove non manca niente per essere felici. Nate da un’idea di Jay Shafer, della Tumbleweed houses, hanno dato il via a un vero e proprio movimento di persone, che le hanno scelte come abitazione. Perché? Per risparmiare sulle varie spese, per potersele costruire in proprio, per fregarsene di banche e mutui, per la facilità di spostamento, per il minore impatto ambientale, per una filosofia del vivere e 46
dell’abitare che mette insieme la praticità con la sobrietà, il buon gusto con la semplicità, l’ecologia con le atmosfere romantiche e la moda. Nei link che seguono troverete, oltre a quella delle tiny house, la storia di un ragazzo di 16 anni che si è autocostruito la propria casa, e un link su case ecologiche, efficienti ed economiche costruibili in kit. Giovani di tutto il mondo, munitevi di martello e cacciavite e godetevi il diritto alla vostra piccola grande casa!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.tumbleweedhouses.com Il sito di Jay Shafer, pioniere del movimento. • goo.gl/phW38 La storia del nostro eroe sedicenne, che si è autocostruito la sua piccola casa. • goo.gl/rNBwq Uno dei tanti fornitori di case ecologiche in kit fai da te.
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19 Case di paglia Scherzate, bravi, scherzate… Prendeteci pure in giro. Ma io e i miei amici, su in collina, ci costruiremo proprio le case così. Io, una strawbale house, la casa di paglia; Marco, una earthship, la casa di terra; Simona, una log house, la casa di legno realizzata con i tronchi di alberi grezzi. Ah! E per chi di voi pensasse che verranno fuori delle schifezze, sappiate che saranno tutte e tre case ‘zero energy’, in pratica autonome per tutto quello che riguarda elettricità, riscaldamento, consumi! Poi vedremo se riderete ancora… Possiamo anche pensare alle case dei tre porcellini, ma sono certo che le abitazioni del futuro saranno costruite con i materiali del passato, anche se prevedono accorgimenti tecnologici moderni (grande isolamento, sfruttamento dell’energia solare passiva, utilizzo di tripli infissi ecc.). E, cosa importantissima, come abbiamo appena visto nel capitolo precedente, sono abitazioni che possono essere facilmente autocostruite. Case, nidi, sogni alla portata di tutti, realizzabili dai sedici anni in su, meglio se con il prezioso aiuto di qualche amico.
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Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • goo.gl/pTHd2 Un video sugli edifici autonomi a basso impatto ambientale realizzati con materiali naturali e riciclati. • vimeo.com/32847402 Due interessanti video sulle case di terra. • www.aamterranuova.it/Bioedilizia-ed-energie-rinnovabili/Lacasa-di-paglia-a-regola-d-arte Un articolo sui punti di forza di una casa di paglia. • www.aamterranuova.it/Bioedilizia-ed-energie-rinnovabili/ Una-casa-di-paglia Due articoli sulle case di paglia in Italia. • www.youtube.com/watch?v=o_CWAHHicLI Un video sulle case di paglia. • www.aamterranuova.it/Ambiente-e-decrescita-felice/Case-dilegno-in-Italia Un articolo sulle case di legno. • www.aamterranuova.it/Ambiente-e-decrescita-felice/Meglio-una-casa-di-legno Interessanti articoli sulle case di legno in Italia. • www.youtube.com/watch?v=SG0vBR5D6V0 Una video-intervista a Paolo Crivellaro, autore di Guida alle case di legno.
Da leggere • Paolo Crivellaro, Guida alle case di legno, Terra Nuova Edizioni. • Barbara Jones, Costruire con le balle di paglia, Terra Nuova Edizioni.
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20 Centro per le tecnologie alternative Ci sono stato alle elementari. Ci sono tornato alle superiori. Ho preparato lì la mia tesi. Ho educato, ispirato, fatto toccare con mano, insegnato a desiderare e realizzare un altro mondo ai miei figli, e adesso ai miei nipoti. Quella del Cat per me è stata davvero un’educazione permanente! In Galles, il Cat (Center for alternative tecnology) è la scuola, il museo, il centro educativo di cui abbiamo un disperato bisogno. Dalle energie rinnovabili agli edifici sostenibili, dal design verde al cambiamento climatico, dall’agricoltura biologica ai sistemi di trattamento delle acque, dalla riduzione della nostra impronta ecologica a un futuro senza inquinamento: tutti questi temi, di incredibile urgenza, vengono qui illustrati teoricamente e praticamente, adattandoli di volta in volta a qualsiasi tipo di pubblico. Una sorta di Luna park del vivere sostenibile, un posto da visitare per uscirne… cambiati! Di nuovo, purtroppo, in Italia simili realtà sono inconcepibilmente assenti, almeno finché qualcuno di voi non aprirà anche qui il primo Cat.
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Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • learning.cat.org.uk Il Cat in Galles. Un sito che vi consigliamo vivamente di consultare se desiderate organizzare una visita al centro e sfruttarla al massimo. Molto utili anche le indicazioni su dove pernottare nei dintorni, immersi nella meravigliosa campagna gallese. • www.per.umbria.it Il sito italiano del parco delle energie rinnovabili, un Cat “in potenza” che offre numerosi corsi nella splendida Umbria. • www.e-u-z.eu Il sito web Energie und Umvelt Zentrum, consultabile anche in italiano. Un centro dedicato ai professionisti, che da 30 anni offre seminari e convegni per diffondere nuove conoscenze nel campo dell’efficienza energetica e dell’impiego delle energie, utili per la propria professione.
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21 Lakabe Ri-abitare paesi e borghi abbandonati Disabitato, abbandonato. L’ultimo vecchio che ci abitava l’ho conosciuto io. Aveva deciso di restare nella sua casa fino alla fine. Alcune pie donne del paese, al di là del monte, gli portavano ogni tanto quel poco che gli occorreva. A guardalo adesso, non è solo un paese vivo e curato, è un modello di futuro! Sì, siamo tutti orgogliosi di esserci trasferiti in quello che fino a qualche anno fa era un paese fantasma, siamo orgogliosi di aver creduto che insieme ce l’avremmo fatta. In città non avevamo quasi niente, soprattutto avevamo poca speranza. Oggi abbiamo tutti una casa, spazi sociali condivisi, orti comuni, abbiamo tanti tipi di lavori, di mestieri, di modi di vivere. Abbiamo un luogo dove crescere i nostri figli in un altro modo. Sì, in questo paesino, tutto un altro mondo è possibile! Lakabe è un simbolo. Una guida, come sempre migliorabile, per chi voglia ri-abitare paesi, borghi, frazioni dimenticate, abbandonate, condannate a un lento dissolvimento. Torri Superiore, nei pressi di Ventimiglia, è un’esperienza simile, anche se su dimensioni ridotte. 52
Quante Lakabe e quante Torri Superiore ci sono nel nostro Bel Paese? Quanti sono i luoghi che vedono esaurirsi o che hanno già esaurito i propri abitanti? Ci sono amministrazioni in Italia che offrono incentivi, sovvenzioni e facilitazioni per ripopolare i loro territori, le loro case disabitate. Ci sono paesi dove acquistare una casa e un terreno costa meno che comprare un’auto. Sono realtà che hanno finito la loro storia perché travolte dal modello di sviluppo e crescita attuale, ma che potrebbero risorgere se il modello da seguire fosse un altro: non un ritorno al passato, ma un salto nel futuro, quello vero e sostenibile, tutto da sognare e da vivere, insieme!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.youtube.com/watch?v=2ggJK4ZdtQA Un video, con sottotitoli, su Lakabe. • www.youtube.com/watch?v=TlBrWATh6Rw Un video su Torri Superiore. • www.aamterranuova.it/Ecovillaggi-e-cohousing/ECOVILLAGGIO-TORRI-SUPERIORE Un lungo articolo che racconta la storia e l’organizzazione di Torri Superiore.
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22 Permacultura Chi concima la foresta amazzonica? Eppure è ricca, rigogliosa, produttiva… Be’, in effetti questa domanda mi aveva spiazzato. I miei studi alla Facoltà di agraria non mi avevano preparato a pensare all’agricoltura in questi termini. Mi sembrava ovvio dover usare concimi chimici, anticrittogamici e pesticidi, se volevo garantire una produzione. Ma qui mi stavano presentando un approccio completamente diverso. E non erano solo chiacchiere fricchettone. No, qui c’era in ballo una conoscenza vasta e antica, abbinata a una progettazione moderna ed efficace. Porca miseria, mi tocca ricominciare a studiare e rimboccarmi le maniche! Sono davvero molti gli agronomi, gli scienziati, i contadini, che in questi anni hanno cambiato prospettiva sul modo di fare agricoltura. La permacultura si definisce come “un’agricoltura permanente per una cultura permanente”. In fondo, dice qualcosa di ovvio e comprensibile per tutti, ovvero che la cultura umana non può sopravvivere a lungo senza la base di un’agricoltura sostenibile e una gestione etica della terra. 54
E purtroppo, l’agricoltura e l’allevamento industriali, insieme a un’insensata programmazione urbanistica e a una devastante cementificazione hanno ormai ampiamente dimostrato la loro insostenibilità. Allora, amiche e amici, è l’ora di scoprire che i metodi di agricoltura naturale sono più efficaci, efficienti, produttivi ed economicamente razionali rispetto a quelli dell’agricoltura industriale e che, nel silenzio dei media dell’informazione, sono decine di milioni gli ettari coltivati con tali metodi. Non si tratta dunque di qualche giardinetto in qua e là, non vi pare? Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.permacultura.it Sito italiano di riferimento sulla permacultura. • www.aamterranuova.it/Agricoltura-bio/Per-una-permaculturailluminata Un interessante articolo sulla permacultura. • www.aamterranuova.it/Agricoltura-bio/Le-galline-e-la-permacultura Un articolo sui fondamenti della permacultura. • www.permaculture.org/nm/index.php/site/index Il sito, in inglese, dell’Istituto di permacultura in Nuovo Messico.
Da leggere • Bill Mollison, Reny Mia Slay, Introduzione alla permacultura, Terra Nuova Edizioni. • Patrick Whitefield, Permacultura per tutti, Terra Nuova Edizioni.
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23 Io mi informo per... Babbo, mamma, vi prego leggetelo! Non sono malato, non sono depresso, non mi drogo, non seguo nessuna religione strana, nessuna setta, nessun guru. Ho solo deciso di vivere in un altro modo. È vero, è molto diverso dal vostro, e allora? Voi siete nati e cresciuti in città, vi piace, ci state bene. Per me è insopportabile, non siamo tutti uguali, no? Vivere in mezzo alla natura è tutto quello che voglio e viverci nel modo più semplice, rispettoso, leggero possibile. Così sono contento e, se mi fate il piacere di leggere questo libro, capirete che non sono il solo. Selvatico e coltivato è un altro piccolo grande libro. Una raccolta di fiabe possibili, vissute ogni giorno da donne e uomini, giovani e non, nelle campagne, nelle colline, nei boschi del nostro Paese. Storie di persone che vivono veramente un’ecologia profonda, un contatto radicale e diretto con la natura, le sue leggi, i suoi ritmi. Un libro da far leggere ad amici, compagni, genitori, per tranquillizzarli sulle nostre scelte, ma soprattutto un libro per vedere e respirare una felicità alla portata di tutti, o almeno di tutti quelli che vedono in una casetta di pietra, magari senza elettricità e con 56
un pozzo per l’acqua, un piccolo orto, qualche animale e tanto, tanto, tanto verde, una piccola oasi gioiosa. E non sono pochi...
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • retebioregionale.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=845194 • www.sentierobioregionale.org Due siti di riferimento per conoscere il movimento del bioregionalismo in Italia. • www.aamterranuova.it/Ecovillaggi-e-cohousing/Gary-Snyderil-poeta-della-natura Intervista a Gary Snyder, autore de L’isola della Tartaruga, Premio Pulitzer per la poesia e fondatore del bioregionalismo.
Da leggere • Rete bioregionale italiana (a cura di), Selvatico e coltivato. Storie di vita bioregionale, Stampa Alternativa. E se dopo Selvatico e coltivato volete leggere un libro che offra simili suggestioni, scritto però due secoli prima, allora cercate Walden, ovvero vita nei boschi, di Henry David Thoreau. Considerato da molti uno dei primi romanzi ecologici, Walden racconta l’esperienza di vita del suo autore, che visse per ben due anni in una capanna di legno, costruita in gran parte da solo, sulle sponde del lago Walden, in Massachusetts. Laggiù Thoreau sperimentò un rapporto intimo e profondo con la natura e con se stesso. Il resoconto delle sue esperienze influenzò il pensiero ecologico contemporaneo, la controcultura statunitense e la stessa ecologia profonda e bioregionalista che ritroviamo in Selvatico e coltivato.
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24 Helpex Aiutanti per tutti i gusti Grazie ragazzi! Non so come avrei potuto realizzare questa recinzione senza il vostro aiuto. Grazie a te Carlo, è stato bello aiutarti e ci hai offerto la possibilità di conoscere uno spicchio di Sardegna davvero stupendo, e anche la tua cucina. Wow! Tutto qui, molto semplice. Gli helpex sono gli “aiutanti”: persone di tutto il mondo e di tutte le età che, in cambio di vitto e alloggio, si prestano a darvi una mano per qualche ora al giorno. Per loro, è un modo fantastico ed economico di girare il mondo, connettersi con nuove persone, culture, professioni. Per chi li ospita, un’occasione di sollievo dalle fatiche di tutti i giorni, un paio di mani in più per un progetto particolare, nuove energie umane da esplorare. A differenza dei wwoofer, di cui abbiamo già parlato, gli helpex sono interessati anche a lavori generici in aziende agricole che non si occupino di biologico, come nel caso della staccionata di Carlo per intenderci. Ma non solo, gli helpex possono aiutarvi nel ripristinare sentieri per progetti turistico-ambientali, possono lavorare con voi alla ristrutturazione o alla gestione di un ostello, possono darvi una mano nelle 58
incombenze domestiche, nella cura dei bambini, degli animali di casa… insomma possono essere d’aiuto dove c’è necessità! Vi sembra poco? Oggi che molte e molti di noi soffocano strangolati da impegni e assenza di tempo, sapere che c’è un movimento di persone ben disposte ad aiutarci può essere davvero una felice opportunità.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.helpx.net L’inglese Rob Prince ha viaggiato per anni in lungo e largo attraverso l’Australia e la Nuova Zelanda, offrendo il suo aiuto in cambio di vitto e alloggio presso ostelli e aziende agricole. È da queste esperienze personali che Rob ideò nel 2001 il primo sistema on line per favorire l’incontro fra chi ospita (host) e chi si offre come aiutante (helper). Dopo due anni dal lancio di Helpx, Rob subì un terribile incidente che lo costrinse a una ridottissima mobilità per ben 4 anni, durante i quali decise di dedicarsi a tempo pieno allo sviluppo e alla diffusione del proprio progetto. Helpx è oggi uno strumento diffuso in tutto il mondo. Dunque, adesso decidete se ospitare o essere ospitati o... entrambe le cose!
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25 L’autoproduzione in città Una famiglia come noi, in un sobborgo di una megalopoli! Possiamo farcela, coraggio crediamoci! Di chi e di cosa stiamo parlando? Della famiglia Dervaes, di Pasadena, Los Angeles, diventata un punto di riferimento internazionale per il movimento dell’homesteading: coltivare, allevare e produrre, trasformando la propria casa in una fattoria! I Dervaes, in circa 400 metri quadri di giardino e cortile, sono riusciti a mettere in atto una super produzione agroalimentare in grado di provvedere ai bisogni alimentari ed economici dell’intera famiglia, sfruttando ogni più piccolo spazio, organizzando il tutto nei minimi particolari e lavorandoci tutti insieme! Una casa tipo dei sobborghi californiani, altrimenti piuttosto anonima, è diventata un piccolo paradiso verde, un microcosmo capace di fornire cibo sano in abbondanza, più professioni a giovani e meno giovani, capace di ispirare migliaia di grandi e piccini, capace di futuro! Sono moltissime le esperienze che si muovono in questa direzione anche nel nostro vecchio continente: dai giardini ai cortili, dai terrazzi ai balconi, 60
le nostre case e le nostre città possono offrirci nuove entusiasmanti possibilità. Siete pronti a seminare?
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • urbanhomestead.org Il sito della famiglia Dervaes. • www.yesmagazine.org/happiness/quesada-gardens-initiative Un articolo su come l’agricoltura comunitaria può trasformare le vie delle nostre città. • www.yesmagazine.org/issues/its-your-body/the-good-foodcure Un interessante articolo su come l’autoproduzione può essere fatta anche in città. • www.yesmagazine.org/happiness/a-tale-of-two-cities-beijingand-detroit Orti che curano quartieri e città americane. • www.tuttogreen.it/orti-urbani-a-bologna-un’esperienza-trentennale L’esperienza degli orti urbani a Bologna.
Da leggere • Francesco Beldì, Biobalcone, Terra Nuova Edizioni. • Enrico Accorsi, Francesco Beldì, Il mio orto biologico, Terra Nuova Edizioni.
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26 L’orto senza zappare E adesso chi lo dice al nonno? Davvero mi intimorisce e insieme rattrista pensare di dover sostenere davanti al nonno, e ai tanti contadini e agricoltori che si sono spezzati la schiena per generazioni, quello che ho scoperto, vissuto, sperimentato: l’agricoltura senza zappa! Ma del resto, tutto dipende sempre da due cattive abitudini: poca osservazione della natura e fare quello che fan tutti… Infatti, adesso che questi pionieri spagnoli, giapponesi, inglesi me lo hanno fatto notare, tutto mi sembra ovvio e, appunto, naturale. Nessuno zappa il bosco, la foresta, le praterie, eppure quante specie vegetali vi crescono rigogliose! Bastava provare e crederci, invece di uniformarsi al modo comune di coltivare (violentare?) la terra. Io adesso lo so, e lo voglio gridare: posate la zappa gente, andiamo a coltivare! Il no dig gardening, letteralmente “l’orto senza zappare”, è un metodo di coltivazione adottato da decine di anni, con ottimi risultati, dall’inglese Charles Dowding. In realtà, molti anni prima, Masanobu Fukuoka e in seguito Emilia Hazelip avevano ottenuto gli stessi brillanti successi adottando questo metodo di agricoltura non invasiva. 62
Dal Giappone alla Spagna, fino al Regno Unito, sono moltissime le esperienze che dimostrano come non sia necessario, ma anzi risulti dannoso, zappare e rivoltare la terra. Le ragioni scientifiche (e non le leggende new-age) che sono alla base di questa rivoluzione sono complesse da riassumere qui. Ciò che ci preme mettere in evidenza è che sempre più si stanno diffondendo, e con successo, modi di vivere (e in questo caso di coltivare) in armonia con il Pianeta. È bello sapere che funzionano, che fanno bene alla Terra, che ci fanno durare meno fatica e che per intraprenderli servono solo due cose: conoscerli e non aver paura di dirlo al nonno!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • goo.gl/Dn5Z8 Per conoscere l’agricoltura sinergica e le esperienze in Italia. • www.charlesdowding.co.uk Un’esperienza inglese da conoscere. • www.aamterranuova.it/Ecovillaggi-e-cohousing/L-abbondanza-dell-orto-sinergico Video racconto sull’agricoltura sinergica e le sue applicazioni.
Da leggere • Jacky Dupety, L’orto senz’acqua, Terra Nuova Edizioni.
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27 Io mi informo per… Per dirvi di smetterla, non potete più sostenere questa tesi. Non con il pretesto che abbiamo bisogno di grandi produzioni per sfamare una popolazione sempre più numerosa. Non con la scusa che è impossibile controllare gli attacchi dei parassiti su vasta scala senza fare come voi. Non con la barzelletta che la vostra agricoltura è più efficiente, economica, moderna, adatta all’uomo contemporaneo. State distruggendo il nostro Pianeta, adesso basta! Informatevi e leggete per capire che non siete i soli a rigettare i miti dell’agricoltura industriale. Frances Moore Lappe e Joseph Collins, due esperti di fama mondiale, nel loro libro di qualche anno fa, ma ancora molto valido, I miti dell’agricoltura industriale, smontano scientificamente, una ad una, le leggende, le false verità, i miti appunto, riguardo l’attuale modello di agricoltura. Un modello che si è rivelato perdente sotto tutti i punti di vista. Nel nostro libricino, alcuni dei 100 modi riguardano l’agricoltura, l’allevamento, l’autoproduzione; abbiamo affrontato queste tematiche a partire da esperienze pratiche e teoriche che si rifanno spesso anche alle idee di Lappe e Collins. 64
Da leggere • Frances Moore Lappe, Joseph Collins, I miti dell’agricoltura industriale. L’industrializzazione dell’agricoltura come causa della fame nel mondo, Libreria editrice fiorentina. Oltre al testo di Lappe e Collins, la Libreria editrice fiorentina ha pubblicato negli anni libri altrettanto fondamentali per una critica all’industrializzazione, all’agricoltura e all’allevamento. Tra questi vi consigliamo senz’altro La rivoluzione del filo di paglia di Masanobu Fukuoka, l’autore e agricoltore più citato da chi sostiene un’agricoltura a misura di uomo e di Pianeta. Un libro tecnico e filosofico, pratico e poetico: un ottimo modo per avvicinarvi, in tutti i sensi, alla Terra.
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28 La scuola dell’autosufficienza Progettare un orto, organizzare un piccolo appezzamento di terreno per una vita più autosufficiente, allevare polli, maiali, api, fare il formaggio, il vino, la birra, il pane, costruire una recinzione, una zona per il compost, una serra per l’inverno. Io, l’ho fatto io! Un cittadino senza arti né mestieri, che ha deciso di ritornare verso la campagna, l’autoproduzione, l’autosufficienza. Non pensavo di potermi riappropriare di tutte queste conoscenze in un corso di una settimana. Certo, il mio pane e il mio formaggio non saranno perfetti, ma son già felice così, sento di essere sulla strada giusta! La scuola per l’autosufficienza è tenuta durante l’estate in Francia da Will Sutherland, allievo e collaboratore di John Seymour, autore del famoso Guida all’autosufficienza (The complete book of self sufficiency), che ha dedicato la sua lunga vita a dimostrare come si possa essere autosufficienti anche con piccoli appezzamenti di terreno. Se pensate che in tempi di crisi globale il ritorno a una vita più semplice, naturale e autosufficiente possa essere una soluzione, ma credete di essere 66
troppo “cittadini” per farlo, allora una scuola come quella di Will potrebbe proprio fare al caso vostro!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.self-sufficiency.net La scuola ispirata agli insegnamenti di John Seymour. • goo.gl/kpNxP Non perdete l’occasione di leggere gratis il famoso libro di John Seymour. • www.unisf.it Il sito web della libera Università del saper fare.
Da leggere • John Seymour, Guida all’autosufficienza, Mondadori.
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29 Hotel e ristoranti itineranti Dei principi, né più, né meno. Ecco come ci sentiamo. Abbiamo cenato a lume di candela sotto un cielo scandalosamente stellato. Abbiamo bevuto, riso, cantato e ballato. Poi la musica della campagna ci ha accompagnati nella nostra tenda; ma da quanto tempo non ascoltavamo più il frinire dei grilli? Abbiamo fatto l’amore, con un’eccitazione sconosciuta e… dormito il sonno dei giusti. Un solo giorno ancora e poi tutto questo scomparirà, il pop-up hotel continuerà a spostarsi, ma non scomparirà la nostra rinnovata voglia di vivere! Pop-up: come i libri dei bambini che quando apri la pagina si alza un castello. In questo caso, dal libro della realtà escono hotel e ristoranti. Durano poche notti, si richiudono e si spostano in altre località. I servizi offerti vanno dalle 5 stelle ai 5 cuori, ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche. In comune hanno il fatto di essere realizzati con tende (mongole, come la yurta, o stile Hemingway, in robusta tela), in modo da non lasciare segni indelebili sull’ambiente, di essere insomma leggeri nella forma, nella sostanza, nell’idea. Un’idea alla portata di molti, che si presta a un Pa68
ese come il nostro, colmo di risorse paesaggistiche e di eventi culturali, dove un pop-up hotel ci starebbe proprio bene! E che dire del pop-up restaurant? Un ristorante gestito dalle stesse persone che producono il cibo servito in tavola, biologico, genuino e tradizionale, e che portano la loro sapienza culinaria in tournée. Sì, in tournée, spostando e portando il ristorante in giro su altre piazze, località, città, campagne, per far conoscere un’agricoltura che è rinata, le tradizioni che non muoiono, e condividere una voglia di incontro e condivisione che, forse, ci salverà. Le yurte si trovano anche in Italia. Quindi, pastori, contadini, allevatori: pop-up!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.riverford.co.uk/restaurant/riverfords_travelling_field_ kitchen Ristorante pop-up biologico itinerante. • www.aamterranuova.it/Foto-Video-inchieste-dei-lettori/Lanostra-battaglia-per-vivere-in-una-yurta Una testimonianza di come in Italia non sia così facile scegliere di vivere in una yurta. • yurta-silentbreeze.com Dove acquistare yurte in Italia. • goo.gl/woun6 L’albergo pop-up più famoso del Regno Unito.
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30 Un teatro di paglia Vorrei un teatro diverso, un teatro per la gente comune. Un teatro fatto di grano, un teatro come pane quotidiano. E dopo i ristoranti e gli hotel pop-up inglesi, ecco un teatro pop-up, tutto italiano e realizzato utilizzando solo balle di paglia; un’altra dimostrazione di come sia possibile unire socialità, creatività, espressioni artistiche senza bisogno di tirare in ballo “grandi opere” a favore dei soliti noti. Il teatro di paglia è un’idea che viene dalla Toscana e che da qualche anno si sta diffondendo in tutta Italia. Dal 2003 a Rendola, un piccolo paese sui colli aretini, ogni estate viene messa in piedi una struttura che ricorda nella forma i teatri dell’antichità, ma porta con sé l’impermanenza delle cose naturali, poiché nasce e muore nello spazio di una sera o di pochi giorni. Attorno al teatro di paglia ognuno è costruttore, spettatore, attore. Tutto inizia incastrando le balle come mattoncini di lego per creare gli spalti e definire lo spazio della scena. Non esiste regia, né scaletta, ma si parte con un benvenuto e si finisce con un saluto: tutto quello che avviene in mezzo a queste due quinte virtuali è lasciato all’autogestione del 70
pubblico. Una piccola utopia di libertà espressiva che ha il sapore delle cene conviviali, dove ognuno porta un cibo o una bevanda da condividere con gli altri. La “coincidenza scenica” magicamente avviene sempre, e tra qualche imbarazzo e titubanza scende dal pubblico chi canta una canzone o recita una poesia. Alcuni contribuiscono con un pezzo teatrale, altri con giochi di prestigio, balletti e barzellette, ma possono capitare anche interventi del tutto insoliti come una lezione di statistica, un appello contro l’ennesimo ecomostro, un’installazione artistica interattiva... addirittura un’entrata a cavallo! Dopo il saluto finale l’emozione del mettersi in gioco si trasforma in festa e la serata prosegue fino a notte inoltrata. Alcuni dormono sulla paglia, sotto il cielo stellato. Il teatro poi viene smontato, scomparendo rapidamente così com’è venuto, ospite rispettoso che lascia traccia soltanto nei cuori. Le balle, al riparo dalla pioggia, tornano al loro tradizionale utilizzo. E gli spettatori? Ognuno prosegue il suo viaggio, ma con qualche liberatorio filo di paglia in tasca e tra i capelli! Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.teatrodipaglia.it Sito con tutte le indicazioni per costruire il proprio teatro di paglia locale e un calendario aggiornato degli appuntamenti in corso.
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31 Glamping Ti ricordi l’anno scorso? L’agenzia di viaggi ci aveva fatto vedere quel depliant pieno di fotografie di spiagge mozzafiato, tutte «raggiungibili a piedi dal vostro albergo tipico e confortevole». E noi ci siamo fidati e ci siamo ritrovati nel tipico albergo isolano, tipico nel senso che i cubi di cemento armato sembrano proprio tipici su quest’isola. Tanto più tipici se costruiti in riva al mare. Come il nostro, che il solo vederlo mentre facevamo il bagno ci faceva venir voglia di affogare! E invece, quest’anno, che siamo partiti con meno fiducia e più perplessità, eccoci qua: in paradiso! Chissà se gli amici ci crederanno che un albergo fatto di tende su palafitte sia il più bell’albergo di tutta l’isola. Be’, aspetta che vedano le nostre fotografie e poi sì che ci crederanno, caspita! Il glamping, neologismo che mette insieme le parole “glamour” e “camping”, sta diventando il non plus ultra del turismo verde. Che utilizzi tende in stile coloniale o carrozze gitane, tende mongole o strutture geodetiche, questo nuovo modo di fare turismo in mezzo alla natura è davvero rivoluzionario. Garantisce tutti i comfort di una vacanza, a scelta 72
rilassante o avventurosa, senza lasciarsi dietro nessuno scempio paesaggistico. Invece di reclamare nuovi posti letto per un turismo di massa insostenibile e spesso inesistente, solo per continuare a cementificare il territorio (e riciclare un po’ di soldi sporchi?), il glamping potrebbe aprire prospettive di speranza per molti: per molti disoccupati, per molti giovani e meno giovani con la passione per l’accoglienza turistica e la natura, per molti uomini e donne innamorati della propria terra, che vorrebbero un lavoro senza doverla ancora saccheggiare.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.yurthotel.com Uno yurthotel in Spagna. • www.wrigglesbrook.co.uk/wriggles-brook.aspx Gipsy caravan nel Regno Unito. • www.safari-normandie.eu/reinhill/page1/page46/index.html Tende coloniali in Francia. • www.whitepod.com/?cbg_tz=-120 Geodetiche nella fredda Svizzera. • goglamping.net Un sito dove poter trovare yurte, tende, caravan e così via.
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32 Ecovillaggio diffuso Esci di casa e vai dal tuo vicino, che forse non conosci neppure, e chiedigli se può darti un limone o qualunque altra cosa. Ovviamente, non scordarti di dirgli che sarai felice di aiutarlo ogni qualvolta sarà lui ad avere bisogno di te. E se lui non si farà vedere perché non ha bisogno di nulla, tu non ti preoccupare di interpellarlo se hai ancora bisogno di lui! Insomma, bisogna avviarsi verso una nuova cultura delle relazioni. Le parole di Cecile Andrews, una delle promotrici del Phinney ecovillage di Seattle, ci introducono alla possibilità di un ecovillaggio urbano. La realtà da immaginare non è, in questo caso, il tipico insediamento ecologico concentrato su una porzione di territorio naturale, come abbiamo descritto qualche capitoletto fa. Qui vi chiediamo di pensare al vostro paese, al vostro quartiere, alla vostra piccola cittadina, e di immaginare che molto, se non tutto, o forse di più, di quello che caratterizza un ecovillaggio ideale possa essere realizzato anche nell’ambiente urbano in cui vivete. Molte delle possibilità che abbiamo elencato o che elencheremo in questo libricino si prestano perfetta74
mente a questo vostro gioco di immaginazione. Il car sharing o il car pooling, il cohousing, la Mag, gli orti urbani, i solar bikeport, la bycicle revolution, le street bank, gli uffici di scollocamento, le reti di economia solidale, le libere università, i guerrilla restaurant, i guerrilla shop, l’economia del dono, tutto ciò e molto altro ancora può trasformare una realtà urbana alienante e avvilente in un eco-villaggio-diffuso: “eco”, perché rispettoso dell’ambiente, delle sue risorse, e impegnato nella riduzione dell’inquinamento; “villaggio”, perché pur non essendo tutte le abitazioni riunite in un unico sito, l’atmosfera sociale, emozionale, affettiva che si viene a creare è tipica del villaggio; “diffuso”, perché si può realizzare senza bisogno di riunire le varie abitazioni, attività, servizi, che rimangono in questo modo sparsi sul territorio. Insomma, un’ottima possibilità per vivere molti dei vantaggi di un ecovillaggio senza dover cambiare casa! I link qui sotto vi forniranno ulteriori stimoli, in attesa che qualcuno di voi inauguri l’epoca degli ecovillaggi urbani in Italia. Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • enrightecovillage.org Una comunità intenzionale a Cincinnati. • www.cecileandrews.com Il sito di Cecile Andrews. • laecovillage.wordpress.com Tre interessanti esempi dai quali partire.
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33 Vivere in 5 con 5 euro al giorno Vivere in 5 persone con 5 euro al giorno: 5x5x1. Non è una formula magica, è una realtà voluta e vissuta dalla famiglia di Stefania Rossini. Se ci riescono loro, in cinque, col marito che è operaio metalmeccanico, mica un notaio, perché non dovremmo riuscirci noi, che siamo anche più giovani e senza figli? Basta aver paura, sposiamoci! L’esperienza di Stefania Rossini, che non è certamente riassumibile nel titolo matematico del suo libro, ha ispirato moltissime persone. Quel che conta non è vivere con 5, 10 o 15 euro al giorno, ma capire che si può fare con meno e vivere meglio. Stefania ha scelto la via dell’autoproduzione spinta: dal sapone alla pasta, dai detersivi alle verdure, dal pane ai germogli. Ma non solo, ha anche intrapreso la via del riciclo, del riuso, del recupero, della sobrietà, del dare importanza alla sostanza più che all’apparenza. «Basta volersi bene. L’importante è valorizzare il cuore e non la merce. Mi rattristo nel vedere i giovani che rinunciano a stare insieme perché vittime del circolo vizioso di questa economia. Una volta sperimentato questo nuovo mondo, la 76
mente si apre a un punto tale che nulla poi risulta strano». Questo sostiene Stefania, questo è il suo messaggio di incoraggiamento per una maggiore felicità! La sua filosofia-pratica di vita incarna le proposte di un movimento in continua crescita, quello della, scusate il gioco di parole, decrescita felice, che potrete approfondire attraverso i link indicati di seguito.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • natural-mente-stefy.blogspot.it Il blog di Stefania. • decrescitafelice.it Il sito italiano sulla decrescita felice. • www.cascinasantabrera.it/iniziative.html Un sito dedicato all’autoproduzione.
Da leggere • Stefania Rossini, Vivere in 5 con 5 euro al giorno, L’età dell’acquario.
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34 Io mi informo per… Per tutti quelli che parlano di calcio, della nostra politica, di chi guadagna di più, di chi ha la donna più bella, di chi vincerà il concorso Tv, dell’ultimo scandalo. Come se potesse esserci qualcosa di più importante di un Pianeta che muore… Potreste fare un esperimento e vedere quanti minuti in una settimana, in un mese, in un anno, i vari Tg di prima serata dedicano, al di là delle emergenze di cronaca, al problema più grande che l’umanità abbia mai dovuto affrontare: il cambiamento climatico. Il futuro della Terra si gioca nel giro di pochi, pochissimi anni e i media fanno a gara a chi ignora di più questa catastrofe. Al Gore, mancato presidente degli Stati Uniti per un soffio, si è impegnato in prima persona per dare l’allarme, prima che il danno fosse irreversibile. Insieme a lui, sono migliaia gli scienziati, i climatologi e gli esperti concordi nell’affermare che è questa la crisi più grande, questa la priorità da mettere in cima alle agende politiche internazionali. Tante delle esperienze di vita alternativa elencate in questo libricino vanno nella direzione di una riduzione delle nostre emissioni inquinanti, del nostro 78
impatto sul Pianeta e sul suo clima. Sono possibilità rivolte verso il futuro. Il Dvd realizzato da Al Gore vi fornirà un quadro completo del problema. Così, se incontrerete qualcuno che non vorrà parlare solo di Berlusconi saprete di cosa discorrere…
Da leggere • Al Gore, Una scomoda verità. La crisi del riscaldamento globale, Rizzoli. Una curiosità: oltre alla “verità”, ad essere scomodo è l’intero progetto di Al Gore. Basta citare le affermazioni dell’allora presidente americano G. W. Bush, che dichiarò pubblicamente di non avere intenzione di vedere il film ritenendo inutile la discussione sulle cause dei gas serra. Del resto anche il primo ministro australiano, John Howard, affermò che non avrebbe incontrato Gore o accettato il protocollo di Kyoto, dichiarando che non avrebbe mai preso consigli politici da un film. Insomma questo è un film che ha messo in difficoltà più di un capo di stato. La contromossa è stata mettere in evidenza gli inevitabili errori presenti in alcuni studi sul global warming. Di certo sappiamo che, fra tutti gli articoli scientifici sul tema del riscaldamento globale, solo lo 0,1% propone tesi discordanti, il rimanente 99,9% è concorde nell’affermare che il riscaldamento globale è una drammatica emergenza. Forse la più importante.
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35 Transition town Le città di transizione Riscaldamento globale e picco petrolifero erano espressioni sconosciute: i miei genitori, i miei compagni, la maestra, il sindaco, il parroco, nessuno ne sapeva niente! Poi hanno capito, abbiamo capito: bisognava fare qualcosa e alla svelta. Tutta la città si è messa in movimento, anzi in transizione. Transition town: adesso tutti sanno cosa vuol dire. Vengono chiamate transition town quelle città che guidano la transizione da una società dipendente dal petrolio e dai combustibili fossili a una società capace di farne a meno. Sembra facile, ma non lo è per niente. Eppure, le emergenze legate al riscaldamento globale (global warming) e all’esaurimento inevitabile del petrolio, che ha già raggiunto il suo picco produttivo (peak oil), sono le più urgenti. In rete, troverete molti siti e video che vi mostreranno, tecnicamente e operativamente, come si configura e si mette in atto questa transizione, sottolineando il lavoro di comunità che lo supporta e la grande opportunità di cambiamento che rappresenta per le nostre vite. 80
Smettiamola di sentirci inferiori, falliti, mancanti di qualcosa rispetto a qualcuno e apriamo gli occhi: il mondo, quello vero, sta andando in un’altra direzione, una direzione più vicina a noi, che ai magnati dell’alta finanza, ai calciatori o alle veline. Possiamo vedere la nostra condizione di vita attuale alla luce di questi movimenti internazionali e scoprire che già adesso, forse non avendolo previsto, siamo sulla strada giusta, sulla strada per una vita migliore.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.transitiontowntotnes.org Dove tutto è iniziato. • www.aamterranuova.it/Ecovillaggi-e-cohousing/Transitiontown Un articolo che spiega molto bene che cosa è una città di transizione. • transitionculture.org/2009/12/17/in-transition-1-0-now-alsoavailable-on-vimeo Un interessante video sulla transizione. • www.transitionitalia.it/download/Chi_siamo_01.pdf Un utile documento in italiano sul movimento della transizione.
Da leggere • Albert K. Bates, Manuale di sopravvivenza alla fine del petrolio, Terra Nuova Edizioni.
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36 Schumacher college Ho fatto bene, eccome se ho fatto bene! «In Inghilterra?». Mi chiedevano gli ex compagni di classe. «Ma che ci vai a fare? Tu che vuoi fare il contadino come tuo zio, che bisogno hai di studiare ancora? E in inglese per di più! Mah, per noi vai a sprecare tempo e soldi!». Certo, in parte potevo capirli, lo dicevano perché si preoccupavano per me. Ma lo dicevano anche perché erano ignoranti, nel senso che proprio ignoravano che esiste un movimento mondiale di riscoperta della terra, che educa chi la terra non la conosce affatto a partire da un nuovo modo di concepire l’agricoltura. Ed è per questo motivo che io volevo andare a formarmi, a fare un corso valido, riconosciuto a livello internazionale, nella mecca della nuova conoscenza verde: io volevo lo Schumacher College! I professori che mi hanno formato, i professionisti che ho incontrato, gli attivisti che ho conosciuto, quell’atmosfera unica che ho respirato… Ho fatto bene, eccome se ho fatto bene! James Lovelock, Fritjof Capra, Brian Goodwin, Vandana Shiva, Wolfang Sachs, Hazel Henderson: le più grandi menti (e cuori) della nuova rivoluzione verde, che sta coinvolgendo tutto il mondo, sono i professori che potreste incontrare scegliendo di 82
studiare allo Schumacher College. Si tratta di una realtà educativa ubicata in un’antica villa, con un parco e un paesaggio mozzafiato, nel cuore del Devon, alle porte della Cornovaglia. Prende il suo nome dal geniale economista Fritz Shumacher, autore di Piccolo è bello, considerato uno fra i cento libri più influenti pubblicati dopo la seconda guerra mondiale. Lo Schumacher college è la prima struttura educativa che offre master post-laurea riconosciuti a livello universitario in materie come scienza olistica, orticoltura sostenibile, economia per la transizione. Materie che nelle nostre università non vengono neanche lontanamente prese sul serio. Eppure, il cambiamento parte da lì e potersi formare in un ambiente culturale così ricco, professionale, creativo e innovativo è impagabile. Esistono corsi adatti a chiunque, per diplomati, laureati e anche per chi non possiede nessun titolo di studio, ma solo una forte, forte, forte voglia di conoscere. Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.schumachercollege.org.uk Il sito web dello Schumacher college, con tutti i corsi a cui ci si può iscrivere.
Da leggere • Ernst Schumacher, Piccolo è bello, Slow Food.
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37 Car sharing Condividere l’auto Quando abitavo con i miei, avevamo una station wagon (o auto familiare, come si diceva allora). Mia madre aveva una utilitaria da città e io e la mia gemella, dopo la maturità, avevamo recuperato una Panda fiammante. Più due scooter e un motorino… La mia non è mai stata una famiglia ricca, eravamo una famiglia come tantissime altre; le auto non erano di lusso, vivevamo in un condominio fuori dal centro e non possedevamo un garage. Le nostre tre auto occupavano una fila di almeno quindici metri di strada, quando erano parcheggiate insieme. In più ci costavano un sacco di soldi tra bolli, assicurazioni, inevitabili multe, cambi olio, gomme, manutenzioni varie e così via. Avendo tre auto eravamo portati a utilizzarle anche quando non sarebbe servito, anche quando avremmo fatto di gran lunga prima andando a piedi o in bicicletta, ma era così… un’abitudine. Adesso che abito in un’altra città non possiedo nessuna automobile, per scelta. Non sono un luddista nemico di ogni macchina o un asceta che cammina scalzo. Quando penso che mi occorra usare un’auto lo faccio e basta, senza nessun minimo senso di colpa. 84
Come faccio non possedendone una? Con il car sharing, una delle più grandi trovate della mia nuova città! Quante sono le famiglie italiane che possiedono automobili in soprannumero? Auto che magari non vengono usate così spesso, che non servirebbero se non sporadicamente e che, però, sono state acquistate. Si tratta di mezzi che, per essere costruiti, hanno comportato un elevato consumo di risorse, un forte impatto ambientale, un pesante onere economico, e dei quali avremmo benissimo potuto fare a meno, se soltanto esistesse un servizio capace di garantire un’autovettura quando effettivamente serve, senza bisogno di possederla. Questa possibilità si chiama appunto car sharing ed esiste in molti paesi europei già dai primi anni ‘80. In Italia è presente solo in alcune città. È una sorta di associazione, di club, gestita da enti pubblici o soggetti privati, che possiede un parco auto a servizio dei propri iscritti secondo regole condivise e pagando una quota che copre i vari costi d’esercizio e le spese di manutenzione. Funziona in maniera molto semplice: quando serve l’auto, se ne può trovare una al car sharing, funzionante, pulita e con il carburante, pronta a partire. E questo sia che occorra per mezz’ora o per l’intera giornata. 85
È un servizio poco dispendioso, se paragonato a quanto si spende per acquistare e mantenere un’auto personale. E ci fa anche sentire attivi nella salvaguardia del Pianeta, nel ridurre la congestione di strade e parcheggi, nel contribuire a una migliore qualità della vita nelle nostre città. Controindicazioni? Non sembrano essercene. L’unica forse è che andrebbe a sfavore dell’industria automobilistica che, con questo tipo di servizi, inizierebbe a vendere meno auto. Ma questa, è una controindicazione? E se non trovate un car sharing nella vostra zona, potete sempre metter su una community car sharing, intendendo con questo termine un gruppo di amici, parenti, vicini con i quali sia possibile avviare un simile progetto in maniera più snella, informale, leggera, rispetto a un car sharing pubblico. In ogni caso, ci guadagnerete anche in socialità: più contatti, più scambi, più condivisione, più vita!
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Vedere, conoscere, capire, ispirasi su • www.car2go.com Il car sharing in Olanda. • www.gocar.ie/for-you/rates Le esperienze in Irlanda. • www.e-vai.com/web/home Gli esperimenti italiani. • www.aamterranuova.it/Ambiente-e-decrescita-felice/Ioguido-Car-Sharing Un’interessante intervista su un progetto di car sharing. Questi link sono tutti interessanti. Esplorate anche quelli in inglese, troverete molti video su YouTube, capaci di ispirarvi e superare qualsiasi eventuale barriera linguistica. Vorremmo riportare alcuni dati tratti proprio da uno di questi video, quello riferito al car sharing italiano, solo per confermare, se ce ne fosse bisogno, che la possibilità del car sharing può realmente aprire degli spazi di piccola grande felicità anche nel nostro paese. Grazie a questo servizio è possibile avere: - accesso nelle zone a traffico limitato; - accesso libero alle corsie preferenziali; - parcheggio consentito sulle varie strisce gialle, blu ecc.; - circolazione garantita tutti i giorni, senza blocchi del traffico programmati. Magia? No car sharing alla lombarda!
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38 Condividiamo la nostra casa! Cresci, sposati, fai figli, compra casa e… indebitati! Oppure: cresci, resta single, compra casa e… indebitati! Ma chi l’ha detto che questi modelli siano più ‘adulti’, che condividere una stessa casa con altre persone? Ho quarant’anni, sì, ho finito gli studi da un pezzo, ma continuo ad avere compagni di casa come all’università e non mi sento affatto meno realizzato o ‘arrivato’ per questa mia scelta. Chiaro? L’idea che avere dei roomate (dei compagni di stanza o, meglio, di casa), quando non si hanno più vent’anni, sia immatura, ingenua, irreale o da falliti è molto diffusa e… irrita! Molte delle possibilità elencate in questo libricino si basano su un “disassamento” mentale e mettono in luce come frequentemente siano le nostre abitudini, i nostri stereotipi, i nostri pregiudizi a impedirci di cogliere le opportunità che abbiamo per vivere più felicemente. Quella di condividere la stessa casa con altre persone, da adulti maturi e non solo da giovani studenti che si arrangiano, è una di queste possibilità. Un’idea alternativa anche al tipicissimo italico restare in casa con i genitori perfino dopo i trenta, o al ritor88
nare sotto il loro tetto non appena il nostro matrimonio naufraga. Oltre agli ovvi risparmi su affitto, bollette e spese varie, la convivenza con una o più persone porta molti altri vantaggi, tra questi: il condividere passioni comuni, rendere meno gravosi certi impegni (come prendersi cura dei cani e del giardino), migliorare le nostre capacità comunicative e organizzative. Ci insegna soprattutto a mettere insieme le esigenze individuali con la dimensione collettiva della condivisione, a sentirci parte di un qualcosa di più grande senza per forza annullarci, a restare in contatto con altri esseri umani per scelta, per piacere, per maturità. Negli Stati Uniti, gli ultra-trentenni che hanno deciso di condividere un’abitazione con altre persone non appartenenti alla propria famiglia è aumentata, dal 2009 al 2010, di un milione e quattrocentomila individui. Segnali di nuovi paradigmi conviviali e sociali in arrivo, segnali di una vera roomate revolution! Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.yesmagazine.org/happiness/the-roommate-revolutionwhy-living-alone-is-overrated Un articolo sulla roomate revolution. • www.sharinghousing.com Un sito sulla condivisione delle abitazioni.
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39 Au-pair Alla pari Un anno insieme. Sei parte della nostra famiglia adesso. Poterti ospitare è andato al di là di ogni aspettativa. I bambini hanno imparato la tua lingua, scoperto una cultura antica e un altro modo di vivere. Abbiamo trovato un amico, un figlio, un fratello, ci siamo divertiti da matti. E adesso che sai così bene l’italiano, potremo tutti rimanere in contatto, via email o per posta, con il telefono o con tante cartoline, in attesa di rincontraci presto… il più presto possibile! Che scegliate la formula “ospita uno studente straniero” o quella au-pair (alla pari), la possibilità di accogliere nelle vostre case un giovane proveniente da un altro paese, ma anche quella di essere accolti, se sarete voi ad andare presso una famiglia all’estero, vi fornirà opportunità formidabili! Potrete offrire alla vostra famiglia l’occasione per vivere realmente, al di là di tante parole, l’intercultura, l’integrazione, la conoscenza reciproca. Sviluppare un senso di appartenenza alla grande famiglia umana, imparare nuove lingue, usi, costumi, passioni, sogni. 90
E offrirete a dei giovani provenienti da ogni angolo del mondo l’occasione di studiare la nostra lingua, di farsi un’idea del mondo occidentale, di arricchirsi di conoscenze, contatti, amicizie, che potrebbero influenzare positivamente il loro futuro. Perché a vivere una vita più felice, più siamo e meglio è!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.nadiaonlus.it Per ospitare uno studente straniero. • www.servas.it Sito della più antica rete internazionale di ospitalità reciproca. • www.aupair-world.it Il sito internazionale di riferimento per chi desidera vivere un’esperienza au-pair. • bancadati.informagiovanipiemonte.it/schede-orientative/ schede/1648/lavoro-alla-pari-italia-stranieri La sezione Informagiovani della Regione Piemonte dove è possibile prendere informazioni utili su come diventare au-pair.
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40 Le Mag Vuoi continuare a tenere i tuoi soldi nelle banche? In queste belle banche oneste, che non ci pensano su due volte a venderti titoli spazzatura, sapendo di farlo. Che non ci pensano su due volte a finanziare con i tuoi soldi attività dannose e devastanti per tutti e per il Pianeta. Che non ci pensano su due volte a strozzarti se hai bisogno, buone a prestare soldi solo a chi ne ha già tanti. Vuoi continuare a tenere i tuoi soldi in banche capaci di fallire da un giorno all’altro senza che poi ti venga garantito l’aiuto dello Stato e quindi con più tasse da pagare per te, in queste banche a delinquere? Io no, io scelgo la comunità, io scelgo le persone come noi, i cittadini, il nostro territorio, io voglio fare la differenza, io scelgo la Mag. Mag, un acronimo strano, ma almeno italiano questa volta, indica la Mutua per l’autogestione, una società che offre una modalità diversa di raccogliere e investire il risparmio, operando realmente per lo sviluppo e il progresso del territorio e dei suoi cittadini. La Mag raccoglie denaro dai propri soci sotto forma di capitale sociale; il denaro viene poi investito in progetti nel campo della promozione sociale e ambientale, idealmente locali o comunque collegati con la 92
realtà locale, applicando un tasso d’interesse uguale per tutti i soggetti finanziati. Il tasso viene definito annualmente dall’assemblea dei soci, in modo che copra i costi della struttura ed eventualmente remuneri il capitale sociale non oltre il tasso di inflazione. Ribaltando la logica del profitto a ogni costo, le Mag creano vera ricchezza per tutta la comunità. Se volete che i vostri risparmi stiano in mani sicure e, soprattutto, che servano a qualcosa di buono (magari anche a finanziare quella stupenda folle idea che avete in mente) adesso sapete come fare. Se poi avete bisogno di una banca vera e propria, dove avere un conto corrente, bancomat e tutto il resto, potete sempre rivolgervi a una delle numerose filiali di Banca Etica, l’unica banca italiana gestita con criteri più trasparenti ed etici.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.mag6.it La Mag di Reggio Emilia, attiva da oltre vent’anni. Sul loro sito potrete scoprire le altre Mag attive in Italia. • www.bancaetica.it Il sito di Banca Etica, dove è possibile conoscere le filiali presenti su tutto il territorio nazionale.
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41 Vauban! A Milano avete 550 automobili ogni 1000 abitanti, qui solo 70! Già, perché qui ci sono scuole, asili, supermercati, uffici, negozi, parchi, tutti raggiungibili a piedi o in bicicletta. Raccolta differenziata integrale, ritirata una volta al giorno. Strade senza auto! E chi deve effettuare carico-scarico non può superare i 5 km l’ora, per poi parcheggiare nell’unico parcheggio possibile, quello comune posto al limite del quartiere. E poi: recupero dell’acqua piovana, riscaldamento distribuito in rete, case al top del risparmio energetico e una comunità attiva e partecipe che crea opportunità di lavoro e di cultura! Che dite, ci trasferiamo anche noi a Vauban? Vauban è un quartiere della città tedesca di Friburgo, un esempio di quartiere a misura d’essere umano reso possibile da una progettazione portata avanti, fin dall’inizio, insieme ai futuri abitanti. Il risultato è uno dei più importanti esempi di sostenibilità urbana, realizzato per di più su un’area ex militare. Cosa serve per dare vita anche qui da noi a una realtà come questa? Semplice: un’associazione di cittadini disposti ad acquistare o comunque a trasferirsi in un simile quartiere, e disponibili a percorrere la 94
strada progettuale insieme a tecnici, architetti e altri rappresentanti di un’amministrazione italiana non troppo corrotta. Impossibile? Speriamo possiate dimostrarci di no.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.aamterranuova.it/Ambiente-e-decrescita-felice/Quartiere-Vauban-una-citta-diversa-e-possibile Un articolo in italiano sul quartiere Vauban. • www.vauban.de/rundgang/index.html Il sito del quartiere, in tedesco. • www.youtube.com/watch?v=juzg66OTVXo&feature=related Alcuni video in inglese. • www.youtube.com/watch?v=99o_LP_YFOo Un video in italiano.
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42 Bici e auto elettriche Con il sole il pieno è gratis Oggi mi sento libero! Ho settant’anni e mi sento di nuovo giovane con la mia bicicletta, una bicicletta elettrica: una e-bike. Sì, sono vecchio, ma mi piace essere al passo coi tempi; con la pedalata assistita, perché settanta son sempre settanta! Prendo la ciclabile e, senza sforzo e in sicurezza, vado a trovare i nipoti, faccio la spesa, saluto i vecchi amici. Prima di rincasare lascio la mia e-bike in carica alla stazione di ricarica comunale, alimentata dai pannelli fotovoltaici, così faccio anche il pieno gratis! Questa sì che è vita! Un nome inglese per un progetto italiano. Be’, insomma, più che italiano Alto Atesino, che rispetto alle altre 19 regioni d’Italia è proprio un altro mondo, infatti siamo nel Sud Tirolo. Il pieno gratis esiste, il solar bikeport è una realtà a Brunico, in Val Pusteria, insieme alle sue lunghe piste ciclabili. Ma esistono progetti per il pieno gratis anche per le auto elettriche, che possono essere alimentate sia grazie al sole che al vento. E se presto fossero gratis anche elettricità e riscaldamento? Dopotutto, il sole e il vento sono gratuiti e di tutti, no? E la tecnologia 96
a che serve se non al benessere comune? Ad arricchire le multinazionali? Be’, per il momento pensiamo ai solar bikeport e alle carport, e se nella vostra città ancora non ce ne sono, basta scrivere al sindaco (!?!) o farsene uno insieme ad amici e vicini.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.leitnersolar.com/it/il-nostro-percorso/news/a-brunicoil-pieno-e-gratuito Il solar bikeport a Brunico. • www3.varesenews.it/busto/articolo.php?id=216649 Un esperimento con le auto elettriche. • goo.gl/tK7vi Un articolo su un’auto elettrica che fa il pieno con il vento.
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43 Cittadini, pescatori e agricoltori: insieme! Sai cosa mi piacerebbe? Un mio orto, non troppo grande, coltivato con metodi naturali, biologici, sinergici. Con tutte le insalatine che ci piacciono tanto, con le carote, le patate, i carciofini, magari anche qualche frutto di bosco… Potersi nutrire di cibi vitali, sani, freschi, senza inquinare il mondo, senza plastica, senza prodotti chimici. Ma con il mio lavoro è già tanto se ce la faccio a tenere quelle tre piantine grasse, quindi resterà un sogno. No, non resterà un sogno. Ci sono agricoltori che lo possono fare per voi, che possono coltivarvi un orto su misura. Il movimento Csa (Community supported agricolture, in italiano “agricoltura comunitariamente supportata”), nato in Svizzera agli inizi degli anni ‘80, riallaccia finalmente i rapporti fra il produttore, il contadino, l’agricoltore e il consumatore. Quei rapporti che ormai sono stati sviliti, sviati, annientati dall’era dei mega market, delle multinazionali, degli Ogm. Oggi, i consumatori possono di nuovo diventare attori partecipi e co-produttori insieme ai coltivatori con i quali possono decidere cosa, quanto e come coltivare. In questo modo si possono sostenere e supportare le aziende agricole e i giovani che riscoprono la terra, aiutandoli economicamente, materialmente, moralmente. In cambio avremo cibo buono e sano, il nostro orto “a distanza”, il nostro cibo preferito, nuove relazioni, scambi, comunità. Una possibilità per vivere meglio
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dedicata a chi vuol tornare alla campagna, a chi già ci lavora senza tirarci fuori le gambe, a chi non vuole che venga spianata per far posto a un campo da golf. Una delle esperienze italiane più significative è il progetto Adotta un orto promosso da Cascina Santa Brera, situata poco fuori Milano, dove ogni cittadino, pagando una quota annuale, ha diritto ad accedere all’orto per raccogliere liberamente la verdura necessaria al proprio nucleo familiare. Ops! Stavamo dimenticando le Csf (Community supported fisheries), che applicano la stessa idea, oltre che all’agricoltura, alla pesca. Consumatori e pescatori, uniti insieme per salvaguardare i nostri mari, assicurare un futuro sereno alle famiglie di chi pesca il nostro cibo e garantirci dell’ottimo pesce sempre fresco al giusto costo. Allora svegliamoci! Perché chi dorme non prende pesci, né cavolfiori!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.cascinasantabrera.it/adottaorto.html Sito della Cascina Santa Brera, per conoscere nei dettagli il progetto Adotta un orto. • ortisolidali.wordpress.com Per costruire il vostro orto su misura. • www.stroudcommunityagriculture.org/principles.php Un sito inglese sull’agricoltura comunitaria. • www.reseau-amap.org Un sito sulle esperienze francesi. • www.wabi.tv/news/9887/local-co-op-helping-keep-alive-thefishing-community Un sito in inglese per la pesca comunitariamente supportata. Consiglio: cercate anche video su YouTube e Vimeo.
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44 Gruppi d’acquisto solidale Guarda che non c’è niente di alternativo, a meno di considerare l’intelligenza una cosa alternativa! Si fa un gran parlare di cibo spazzatura, di scandali alimentari, di mucche pazze e di prezzi pazzi, e allora basta parlare: organizziamoci e partiamo, a tutto Gas! I gruppi di acquisto solidale, Gas, sono un fenomeno dilagato in tutta Italia, ma ancora sconosciuto ai più, almeno a tutti quelli che ancora fanno la fila alle casse dei mini-super-iper-mercati. Il concetto è molto semplice, quasi ovvio: vi piacerebbe acquistare e consumare prodotti alimentari genuini, sani, buoni, che non abbiano percorso migliaia di chilometri per arrivare sulle vostre tavole, che non abbiano inquinato mezzo mondo, e poterlo fare pagando un prezzo ragionevole? Io direi di sì, e voi? Il Gas offre proprio questa possibilità, mettendo in contatto diretto i produttori agricoli con un gruppo di consumatori (amici, famiglie, vicini, semplici cittadini), che effettuano insieme degli ordini e degli acquisti collettivi, oltretutto, risparmiando! In questo modo, è possibile conoscere chi produce il vostro latte, chi coltiva la vostra insalata, chi trasforma il 100
vostro grano. Capirete quale sia il prezzo giusto, solidale da pagare, al di là delle leggi di mercato. Troverete altre persone che hanno a cuore la loro salute, quella dei loro cari, quella della Terra. Inoltre, nei Gas, possono essere inclusi anche produttori e prodotti non alimentari: dal vestiario agli elettrodomestici, dai detersivi ai prodotti per l’igiene personale. Potrete voi stessi produrre e vendere o, meglio ancora, scambiare alcuni prodotti, magari facendo voi il pane biologico se non c’è nessuno che lo fa, o preparando le vostre meravigliose conserve o l’amaro naturale. Infatti, i Gas stanno evolvendosi in Gassp: gruppi di acquisto solidale, scambio e produzione! Un Gas viene creato, più o meno ufficialmente, con più o meno burocrazia, da un gruppo promotore che ne organizza la gestione, normalmente condivisa e partecipata, ma che può essere anche affidata a un responsabile per snellire il tutto. Trovate ci sia un modo più intelligente per fare la spesa, per risparmiare, per condividere? Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.retegas.org La rete nazionale dei Gas, dove cercare il gruppo d’acquisto più vicino. Ci sono anche molti video interessanti su YouTube, non dimenticate di dare un’occhiata anche lì.
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45 Ristoranti invisibili «Mi passeresti la senape per favore?». «Certo, eccola». «Buonissima questa bruschetta, vero? Uhm, proprio buona». «Sai che anche il pane è stato fatto in casa, con il lievito naturale, dalla nostra ospite?». «Ha avuto un’idea formidabile, questo è molto di più di un ristorante, per me è un piccolo tempio della cucina e della socialità. Ma tu di cosa ti occupi...». Guerrilla restaurant, pop-up restaurant, home restaurant, ristoranti invisibili: una moda esplosa nei paesi anglosassoni, che ha contagiato tutto il mondo, Italia inclusa. Si tratta di ristoranti informali, realizzati a volte sul filo dell’illegalità, a volte no, sfruttando come locali le case degli chef, vecchi negozi o magazzini abbandonati, i prati delle campagne e molto altro. Quel che conta è avvicinare le persone al cibo e agli altri in un modo più libero, meno rigido, in un’atmosfera più conviviale ed emotivamente coinvolgente. In questi luoghi, i “clienti” ridiventano esseri umani, che si godono il cibo e la compagnia, e gli chef riescono a farsi apprezzare e magari a tirar su qualche palanca senza bisogno di farsi strozzare dalle banche. 102
E quando parliamo di chef, parliamo di te! Perché aprire un guerrilla restaurant è un po’ come aprire un club di appassionati di cucina (solo che è molto più intrigante), occorrono soltanto la voglia di cucinare per gli altri, di esprimersi creativamente ai fornelli e un posto che può essere casa vostra o qualsiasi altro posto vi venga in mente. Meditate gente, anzi no, cucinate gente, cucinate…
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su
• goo.gl/DMOgk Un’interessante intervista sui ristoranti “illegali”. • www.foodie.it/tendenze-culinarie/2010/01/vita-e-mortedei-guerrilla-restaurant Un articolo sui guerrilla restaurant. • www.homefood.it/?p=home Il sito dell’associazione Home Food.
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46 Car pooling Auto di gruppo Ti giuro mamma, tutti li conoscevano, tutti! E pensare che tra i soliti amici non c’è mai nessuno che conosce, apprezza, ha voglia di chiacchierare sui film che piacciono a me. E il viaggio è passato in un lampo! Da quando ho iniziato a usare la mia auto per il car pooling ho risparmiato tanti soldi per poter andare in vacanza, ho conosciuto persone interessanti e nuovi amici e mi sento meglio perché so di inquinare di meno! Allora dillo anche alle tue amiche, ok? Il car pooling, che noi chiameremmo “auto di gruppo”, si sta finalmente diffondendo a macchia d’olio anche in Italia, anche se ciò è dovuto più alla crisi che alla coscienza ecologica. Esistono molte associazioni che mettono in contatto quelli che decidono di offrire dei passaggi in auto durante itinerari, tratte, viaggi, che normalmente avrebbero compiuto da soli. I vantaggi sono notevoli: riduzione dei costi del carburante, dei pedaggi autostradali, di alcuni costi di gestione e manutenzione, dei costi di parcheggio, che vengono ripartiti fra tutti i passeggeri; riduzione dell’inquinamento e del congestionamento delle strade; riduzione della 104
necessità di nuove infrastrutture stradali e aumento, sì, aumento della socializzazione. Non più singoli individui inscatolati e rivali sulle strade, ma di nuovo gruppi di persone che viaggiano, parlano, condividono insieme. Oltre ai car pooling “ufficiali”, promossi e gestiti da istituzioni pubbliche, associazioni o soggetti privati, esistono anche quelli informali, ma comunque organizzati ed efficienti, realizzati e realizzabili anche da voi, all’interno della cerchia di conoscenti, del paese, dei colleghi di lavoro. Una forma particolare di car pooling è Jungo, un sistema che incoraggia e incentiva gli automobilisti in movimento ad accostare ai lati delle strade per imbarcare persone che vanno nella stessa direzione, garantendo la massima sicurezza e una condivisione dei costi. Insomma: carpulliamoci!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.blablacar.it Il sito sul car pooling. • www.roadsharing.com/it Un sito dove poter trovare auto di gruppo. • www.jungo.it Altro sito di car pooling, con un interessante video da guardare.
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47 Ricetta antistress
Il nostro caro Leo Buscaglia riporta nel già citato Vivere, amare, capirsi un aneddoto relativo alla sua permanenza nel sud-est asiatico e, in particolare, a una sua visita al grande lago Tonle Sap in Cambogia. Se cercate sul web foto di questo lago, vedrete immagini incredibili di interi villaggi costruiti sull’acqua e palafitte di antichissima memoria. Molte di queste precarie abitazioni, con l’arrivo dei monsoni, vengono regolarmente spazzate via. Preoccupato e con spirito collaborativo, Buscaglia si offrì alla comunità locale per aiutare gli abitanti a traslocare i loro averi prima dell’arrivo del monsone. Si rese ben presto conto però che la sua offerta d’aiuto non era necessaria: i cambogiani del lago non avevano altro da traslocare se non loro stessi. Avevano imparato dalla natura che era inutile possedere e accumulare cose, perché ciò che realmente conta non ha niente a che fare con i beni materiali. Pensate ora alle rare, ma purtroppo in aumento, inondazioni che colpiscono le opulente città del nostro occidente, e al caos, al panico e all’incredula disperazione che provocano. Solo qualche decennio fa, nei villaggi dei nativi americani Navajo, ogni famiglia aveva nella propria abi106
tazione circa duecento oggetti. Oggi, una famiglia europea ne possiede almeno 10.000... quante cose da traslocare! E noi, cosa faremmo se i monsoni spazzassero via le nostre case? Cosa porteremmo via? Riusciremmo a portare via solo noi stessi? Siamo ancora in grado di sentire l’importanza della nostra persona, dalla quale tutto il resto deriva: cose, case, ambienti, relazioni? Riusciamo a riconoscerci come esseri unici e meravigliosi, così incredibilmente più preziosi ed essenziali di qualsiasi possedimento materiale? Davanti al monsone del lago Tonle Sap o ai tanti disastri ambientali, ma anche politici, economici, emotivi, che ci capita di affrontare nella nostra vita, riflettiamo su queste parole dell’inimitabile Leo: “Come nella tragedia greca, quando di fronte all’oracolo che le dice: «Medea, che resta? Tutto è finito, tutto è distrutto». Medea risponde: «Che resta? Resto io!»”. Restiamo noi!!! E in fondo è tutto ciò che conta davvero. A questo punto, diamo un’occhiata al prossimo capitoletto e all’esperienza, all’esempio e alla creatività di un’altra Medea contemporanea...
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48 Vivere senza soldi Non ce la potrei mai fare. Ti rendi conto? È pazzesco! E poi di sicuro c’è qualcosa sotto. È impossibile che una persona viva così, son sicuro che… Spesso sono questi i commenti, i pensieri, le critiche, le maldicenze che suscita una persona e una storia come quella di Heidemarie Schwermer, una signora sulla settantina, che da oltre 15 anni ha lasciato tutto, lavoro, casa, mobili e molto altro, per sperimentare una vita senza denaro, basata sulla condivisione, sulla reciprocità, sull’ospitalità. Se queste poche righe vi incuriosiscono, nei link in fondo alla pagina troverete il modo di conoscere nel dettaglio la vita di Heidemarie. Il suo messaggio non è: “Fate tutti come me!”, ma semplicemente un invito a relativizzare i dogmi legati alla società del consumo, all’importanza del denaro, al fidarsi e al non fidarsi. Quindi non si tratta tanto di fare come lei o meno, si tratta solo di riflettere, di capire, di aprirsi a un nuovo modo di vedere le cose. La signora Schwermer è fondatrice della Gib und nimm, letteralmente “dai e prendi”, la prima centrale dello scambio fondata in Germania. Un luogo dove ognuno offre qualcosa e dove può prendere qualcosa seguendo le regole dello scambio e del baratto, ma anche del dono, grazie alle quali si promuove, tra le altre cose, l’incontro fra le persone. 108
Certo, esistono anche in Italia molte occasioni di baratto e di scambio, ma questa centrale inizia a realizzare sul piano pratico un’idea, grazie a un centro vero e proprio, fisico, localizzabile. Una sorta di magico emporio, di negozio-di-ogni-cosa, di centro commerciale senza il commercio! Un luogo dove poter trovare tutto ciò che ci occorre nella nostra vita quotidiana (abiti, cibo, prodotti per le varie pulizie, trasporti e mezzi di trasporto, servizi culturali e per la persona, insomma: tutto!) senza bisogno di acquistarlo, ma semplicemente scambiandolo, condividendolo, donandolo. Fra tre capitoletti parleremo di swapping, per darvi un ulteriore spunto in questa direzione e per comprendere che non è un sogno irrealizzabile, basta solo… organizzarsi! Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.youtube.com/watch?v=L1pb2QEJTrM Video intervista a Heidemarie nella redazione di Terra Nuova. • www.aamterranuova.it/Ambiente-e-decrescita-felice/Unlibro-per-la-PACE Una sua intervista scritta. • livingwithoutmoney.org/?lang=it Per vedere il bellissimo docu-film che parla della storia di Heidemarie Schwermer.
Da leggere • Heidemarie Schwermer, Vivere senza soldi, Terra Nuova Edizioni.
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49 Mangio, baratto e splendo! A Firenze: «Allora, qui ci sono delle melanzane biologiche sotto olio e dei cestini vegetali tradizionali, fatti a mano dalla mia nonna». «Bene, accomodatevi, siete in due ma pagherete solo per uno!». In Oregon, a Eugene: «Dunque, vorrei uno dei vostri deliziosi waffles, sono troppo buoni! A dir la verità, che ne direste se facessimo una specie di abbonamento: i vostri waffles per le mie consulenze legali. Sapete, sono un avvocato goloso!». «Finalmente! Benvenuto avvocato, affare fatto!». A Mestre: «Certo, che nome avete scelto per il vostro bar: Il BarAtto!. Ma davvero se vi porto questo libro di Philippe Delerm, La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita (giusto per rimanere in tema!), mi offrite la cioccolata calda?. Ma certo, altrimenti che BarAtto saremmo?». Non siamo matti, ormai lo avrete capito. Queste scenette accadono realmente. Compro, baratto e vendo? Meglio: mangio, baratto e splendo! Splendo di felicità, perché qualcosa si sta muovendo in questo mondo dove l’economia sta cambiando. Certo, il baratto non è una soluzione nuova, ma un segno di una nuova disponibilità a ripensare il peso del denaro, del profitto sopra tutto e tutti. Allora è 110
possibile andare a cena fuori a Firenze, a far colazione a Mestre o concedersi delle dolci ghiottonerie a Eugene, senza bisogno del portafoglio, portando invece qualcosa di interessante da barattare. Prima di tutto la nostra voglia di felicità! Inoltre, in ognuno di questi posti si svolgono molte iniziative che, prendendo spunto dal barattare, aprono al confronto sulle relazioni, sul dono, sulla condivisione.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • it.finance.yahoo.com/notizie/le-maiala-firenze-osteria-dovesi-paga-con-il-baratto.html Un articolo sull’osteria a baratto L’è maiala a Firenze. • www.yesmagazine.org/happiness/how-to-share-a-waffle Per i golosoni d’oltre oceano. • www.mercatopoli.it/index.php?id=380 Per quelli di casa nostra! • www.bioars.it/PuntoBaratto/tabid/156/language/it-IT/Default. aspx La pagina dell’associazione Bioars dedicata al baratto, attraverso cui poter dar vita a pratiche di economia solidale partecipata.
Da leggere
• Philippe Delerm, La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita, Frassinelli.
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50 La rivoluzione in bicicletta Oltre una velocità critica, nessuno può risparmiare tempo senza costringere altri a perderlo. Colui che pretende un posto su un veicolo più rapido sostiene di fatto che il proprio tempo vale più di quello del passeggero di un veicolo più lento. Oltre una certa velocità, questi passeggeri diventano consumatori del tempo altrui. Siete depressi perché non potete permettervi un’auto di lusso, un’auto da corsa, un Suv? Guardate il bicchiere da un’altra angolazione e lo troverete mezzo pieno, se attraverso il suo vetro vedrete la vostra bicicletta! E non solo la vostra, ma anche tutte quelle che stanno segnando le strade della bicycle revolution, una rivoluzione che non riguarda solo le modalità di trasporto delle persone, ma anche il loro modo di vivere la vita. Un modo più in linea con i ritmi dell’essere umano, un modo più conviviale, un modo più felice. Esplorate i link qui sotto per entrare nel mondo dei bike train, del bike sharing, dei bike taxi, delle critical mass, scoprirete che la vostra sottovalutata bicicletta nasconde possibilità lavorative, sociali, relazionali, capaci di rendere la vostra vita più felice! 112
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.yesmagazine.org/planet/how-to-build-a-bike-train Un articolo su come realizzare un bike train. • www.youtube.com/watch?v=eW3sAaGs6Gc Un video per creare da voi un bike train nella vostra città, a scuola, in salute e in sicurezza. • www.youtube.com/watch?v=JTgaddjJON0&feature=related Per aprire un bar o un pub a pedali: divertimento in movimento. • www.youtube.com/watch?v=ymDzzJt1XzM&feature=related Come realizzare una conference bike, per pedalare visitando una città, conversando con gli amici o con dei perfetti sconosciuti. • www.youtube.com/watch?v=EQz1Y6yvfug Per metter su un servizio di consegne su due ruote. • www.youtube.com/watch?v=P7uJ5njsaU0&feature=related Informazioni su come fare un bici taxi. • www.youtube.com/watch?v=iaAxA0HcqFM Un video di pochi secondi per vedere le bici del futuro. • www.youtube.com/watch?v=1DgBEF9zbvc&feature=related Per fare tutti come i danesi! • www.greenews.info/progetti/da-torino-parte-vento-la-pistaciclabile-piu-lunga-ditalia-20120903 Le esperienze di Torino e Milano. bicycletv.it/videos/live-bicycle-la-bicicletta-come-stile-di-vita Critical mass, a Roma e in tutto il mondo!
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51 Una famiglia a impatto zero Forse possiamo prendere le distanze da qualsiasi cosa si butti via. Forse il cuore dell’esperienza di Colin Beavan è tutto qui. Ma cosa vuol dire buttare via? Via dove? La Terra è una sola e, a meno di non spedire in orbita le discariche (non molto economico, eh?), “buttare via” è un concetto irreale. Ogni nostro gesto, azione, consumo quotidiano ha un impatto e un peso ben preciso sul Pianeta e il peso è diventato insostenibile. Colin Beavan è il No impact man. Insieme alla sua famiglia, nel cuore della bestia, a New York, per un anno ha cercato di vivere a impatto zero. Niente macchina, niente taxi, niente aereo, nessuna immondizia, nessuna emissione di anidride carbonica, niente televisione, plastica, cibo impacchettato, il tutto vivendo al nono piano di un grattacielo newyorchese! Sui risultati, sui successi e sulle difficoltà di questo esperimento, sulle sue implicazioni ecologiche, potrete riflettere esplorando il link che vi indichiamo di seguito. Quello che ci preme evidenziare adesso è che questa famiglia, pur vivendo in condizioni che molti di noi considererebbero disastrose, ha trovato la felicità. 114
Una felicità fondata sull’essere e non sull’avere, sulle relazioni con altre persone e non con televisioni, computer, robot; la felicità di poter vivere a un ritmo più naturale e umano. Sono riusciti a sperimentarla non in una capannetta di legno in mezzo al bosco, ma nella più famosa delle metropoli. Lo hanno fatto per un intero anno, per provare a se stessi e agli altri che è possibile vivere in un altro modo, vivere meglio, per offrire a noi tutti una strada di riflessione e di pratica. Noi crediamo che ne sia valsa davvero la pena.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • noimpactproject.org/experiment Il progetto educativo per singoli, famiglie, studenti derivato dall’esperienza di Colin Beavan.
Da leggere • Colin Beavan, Laura Gabbert, Justin Schein, No impact man (con Dvd), Mt0 - Macroticonzero.
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52 Evviva lo scambio «Aspetta, parla più forte che c’è poco campo». «No, non era un party». «No, non era un negozio». «No, certo che non era una fiera parrocchiale!». «Era Score!, il più famoso pop-up swap! Che ci posso fare se si chiama così, dopo tutto sono a New York, o no?». «Certo che te lo spiego: allora, immagina un party con musica fighissima, dj super, un casino di gente…». «Ok, e poi immagina un sacco di stand, banchi, angoli con cartelli che ti indicano dove trovare borsette, scarpe, gonne, maglioni, libri, vinili… e ti incoraggiano a portare via tutto quello che vuoi, gratis!». «Naturale, anch’io avevo portato la mia roba, sai che mi stavo trasferendo e di roba da dar via ne avevo una borsata… e ho pagato una specie di biglietto». «No, non caro, pochissimo, una piccolezza». «Davvero, ti giuro, un posto incredibile, quando vieni a trovarmi vedrai!». Visto? Quello che sognavamo nel capitolo “Mangio, baratto, splendo”, un super emporio gratis, non è poi tanto lontano dal poter essere realizzato. Lo swapping, lo scambio (forma più libera e modaiola per fare qualcosa di simile al baratto), è in voga anche in Italia. Quello di Score! però è un pop-up swap, un evento che viene organizzato una tantum, che attrae migliaia di partecipanti. Ognuno porta cose che vuole donare, scambiare, lasciare a qualcun altro; paga un ingresso simbolico e si porta a casa quello che vuole. Il tutto
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condito da musica, performance artistiche e tanta, tanta socializzazione. Normalmente, in occasione di questi eventi, gli oggetti avanzati e gli introiti vengono donati ad associazioni caritatevoli. Certo, Score! è più focalizzato su abiti e affini, ma il passo verso un magico emporio non è poi così lontano. Molto, molto più in piccolo, ma con un’atmosfera altrettanto fantastica, la swap-boutique per bambini di Findhorn, un negozio nel nord della fredda Scozia, dove non c’è nessun addetto e dove la porta è sempre aperta. Lì, si sperimenta un nuovo modo di vedere le persone e il mondo, in un gesto estremo di fiducia nel prossimo. In questo negozio-non negozio è possibile entrare liberamente e lasciare nello scaffale le scarpette che non stanno più al tuo piccino, per prenderne un paio più grande, insieme a quel buffissimo cappello di lana rossa… In questo modo, nessun abito per l’infanzia viene buttato, tutto passa di mano in mano, in un ciclo di colori e condivisione in una boutique in mezzo a una foresta incantata.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.yesmagazine.org/new-economy/score-pop-up-swap Un video dedicato allo swap sul sito del magazine Yes!. • www.heyscoreswap.com Per conoscere Score!. • www.infiltrato.it/lifestyle/moda-tendenze/moda-eco-chic-ilove-swapping Per una panoramica sullo swapping in Italia.
Da leggere • Marina Martorana, I love shopping, Avallardi.
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53 Solo per il piacere di farlo «You won’t make money, but you will make friends!»: non farai soldi, ma farai un sacco di nuove amicizie! Vogliamo misurare cosa vale di più? Ha abbandonato la sua professione nel mondo del biologico, venduto la sua casa e deciso di “essere il cambiamento che vuole vedere avvenire nel mondo”, per usare quella citazione di Gandhi a cui frequentemente fa riferimento. Come? Trasferendosi per due anni in una roulotte, eliminando completamente il denaro e vivendo più felicemente, pubblicando un libro, con editori che si sono prestati a farlo gratuitamente e senza copyright, e un film, sempre realizzato gratuitamente da alcuni filmaker. Ma soprattutto, creando una rete virtuale e reale di scambi gratuiti, la Freeconomy community, che oggi conta più di 40.000 iscritti, in 168 paesi, che si scambiano oltre 500.000 competenze, oltre 100.000 attrezzature e condividono oltre 600 spazi. Secondo le parole dell’ideatore «si tratta semplicemente di aiutarsi l’un l’altro, senza profitto e solo per il piacere di farlo: just for the love of it». Lui si chiama Mark Boyle, ed è noto come il No money man. Il suo modo di vivere e la sua freeconomy, 118
economia libera, rappresentano due modelli e due possibilità di cambiamento da studiare, imitare, divulgare. Anche in Italia non mancano esperienze di questo tipo. Nel centro di Bolzano c’è Passamano, un negozio sui generis, dove è possibile prendere quello che serve senza pagare nulla. Iniziativa analoga è la Bottega del nulla, negozio virtuale promosso dalla Mag 6 di Reggio Emilia.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.comune.bolzano.it/ambiente_context02.jsp?ID_LINK= 3686&page=3&area=68 La scheda di presentazione del negozio Passamano di Bolzano. • www.mag6.it Per conoscere come funziona La bottega del nulla. • www.justfortheloveofit.org/home Il sito della freeconomy. • www.greenme.it/approfondire/buone-pratiche-a-case-history/ 2612-freeconomy-community-mark-boyle-vivere-qal-verdeqsi-puo Un resoconto in italiano dell’esperienza di Mark Boyle. • umsonstladen.lnxnt.org/innsbruck/italiano/index.php?page=start Il primo negozio gratis è nato a Innsbruck!
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54 La banca delle risorse Allora: lui, che fino a quel momento conoscevo solo di vista, mi chiede un paio di sedie da giardino perché aveva una cena in corso e mancavano dei posti a sedere. Ovviamente gli ho prestato le sedie. Poi, l’altra settimana dovevo salire sul mio tetto per pulire le grondaie e non ci arrivavo, così mi sono sentito più libero nel chiedergli la sua scala estensibile, e abbiamo iniziato a conoscerci meglio. Ieri stavamo passeggiando insieme quando abbiamo visto il signore che ha la casa dietro l’isolato, che usava un tagliasiepi che sarebbe servito anche a noi. Ed è lì che abbiamo avuto l’idea! L’idea è la street bank, che qualcuno ha tradotto in “banca delle risorse”, nata con l’obiettivo di mettere in contatto le persone che possiedono attrezzature varie, dal decespugliatore al trapano, dalla motosega al compressore, dall’idropulitrice ai tavoli di legno da giardino, con quelli che vorrebbero poterle usare senza doverne acquistare di proprie. Cosa succede? Succede che si risparmiano tonnellate di materiali, imballaggi, risorse naturali, che le persone non devono indebitarsi fino al collo per acquistare attrezzi costosi, che poi utilizzano solo poche volte, e che a una mentalità individualista e consu120
mista ne subentra una più cooperativa e conviviale. Un sito dedicato al censire le varie risorse, a far conoscere, inizialmente in modo virtuale, i vari partecipanti, a facilitare l’incontro fra chi presta e chi riceve, insomma a far funzionare la street bank, è tutto ciò che occorre, insieme alla voglia di realizzarla. Nella street bank, oltre alle risorse materiali, trovano posto anche i vari know-how, ovvero le risorse immateriali da condividere, come le esperienze di chi sa fare, fa e può insegnartelo o farlo insieme a te! Finalmente una banca della quale non vergognarsi!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • goo.gl/zCrSR Il sito aggiornato, in inglese, dove è possibile scambiare con più di 18 mila persone, oltre 21 mila cose e 11 mila abilità.
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55 Le grand don Proprio lì, in piazza, sì. Ti dico che c’erano centinaia di persone. E sì, ognuna ha ricevuto qualcosa in dono. Nooo, senza pagare niente, non c’era nessuno che vendesse, tutti regalavano, donavano qualcosa solo per il piacere di farlo. Per il piacere di incontrare un’altra persona e fargli un regalo perché… se lo merita! Ma davvero ti sembra così strano? In effetti Le grand don può sembrare strano. Può sembrarci strano che nella nostra città, spesso sospettosa e poco aperta, ci sia un evento come questo, dove le persone ricevono dei doni senza dover far niente per ricambiare, forse solo un sorriso. Ci sembra strano perché da cittadini adulti non ci sentiamo degni di ricevere gesti gentili, disinteressati, gratuiti. Ma non siamo forse tutti parte dell’unica immensa famiglia umana? Le grand don nasce a Parigi nel 2003 e si diffonde presto nel resto d’Europa, perché forse abbiamo davvero bisogno di un’economia del dono, e iniziare ad accettare regali dagli sconosciuti può essere un primo passo per realizzarla. Organizzatene uno anche nella vostra città e non dimenticatevi di regalare anche doni immateriali, piccoli spicchi della vostra persona, della vostra creatività, delle vostre storie e passioni. In questo caso, lo spirito che animerà il vostro “grand don” sarà legato 122
alla felicità che proviamo nel condividere una parte preziosa di noi stessi. Il dono allora non sarà costituito solo da merci e oggetti, il dono sarà anche rivolto alla gioiosa espressione di sé. Se mi esprimo attraverso la pittura, potrò donare i miei dipinti; se sono appassionato di passeggiate in campagna e di erbe selvatiche, potrò donare dei mazzetti appena colti; se amo la poesia, il mio dono potrà essere declamare la poesia più adatta a chi si fermerà al mio banchetto; se amo cucinare dolci, potrò donare i miei biscotti preferiti ancora caldi; se amo uscire in barca posso donare un invito scritto a chiunque faccia piacere, per un’uscita successiva alla festa. Le possibilità sono infinite. La ricchezza che possiamo portare all’interno di una comunità sarà difficilmente misurabile in termini economici, ma non per questo sarà meno preziosa. Pensiamo che oggi, in una società mercificata, schiava degli scambi economici, del lucro ad ogni costo, riappropriarsi del nostro immenso valore e della gioia di condividerlo con gli altri sia un’ottima occasione per fare festa!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • it.wikipedia.org/wiki/Le_Grand_Don Pagina wikipedia nella quale viene spiegato cosa è Le grand don.
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56 In sintonia e a offerta libera Non credevo che fosse possibile. Stavo per partecipare a un corso di specializzazione in psicologia sociale con uno dei più affermati professionisti europei, e fino a stamani pensavo di non poterlo frequentare per il costo, che temevo proibitivo. E invece mi dicono: «guarda che in questo centro di formazione usiamo il metodo del by attunement; la quota che hai visto pubblicata sui manifesti è solo indicativa, non ti preoccupare». E così, scopro che il senso dell’espressione inglese è che ognuno stabilisce quanto e come pagare insieme al docente, in base alla propria storia personale, alle proprie motivazioni, all’uso che farà in seguito del corso, alle proprie disponibilità economiche. Insomma, in base a molto, molto di più che un semplice valore di mercato. E la cosa incredibile è che nessuno si approfitta di questo approccio e nessuno protesta se, per lo stesso corso, io pago 10, tu paghi 50 e lei non paga niente! E adesso mi sembra così naturale. By attunement, che potremmo tradurre con “in sintonia”, e by donation, che potremmo tradurre con “a offerta libera”, sono comunemente applicati da anni in molti paesi anglosassoni. L’idea è che ogni individuo abbia una diversa storia personale e che questa possa influire e modificare il prezzo, che è giusto pagare per una prestazione di beni
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o servizi. Dal corso di formazione alla seduta di yoga, dal massaggio fisioterapico alla visita oculistica, dal curarsi una carie ad acquistare una scultura! Se vediamo l’essere umano come degno di fiducia, in buona fede, il risultato sarà giusto, equo, conveniente per tutte e due, per chi vende e per chi acquista. Non solo, con il by attunement andiamo oltre il mero aspetto economico, abbiamo infatti un incontro fra due persone, non più venditore e acquirente, ma due esseri umani che si confrontano, si conoscono, si raccontano. Il by donation forse è meno conosciuto. Molti di noi magari lo hanno già sperimentato, ma è importante sottolineare che ricorrervi in maniera continuata e ripetuta nel tempo, nelle varie occasioni, dà modo alle persone di entrare in una dimensione economica diversa da quella dominata e spesso strangolata dai mercati: la dimensione dell’economia del dono, o gift economy, come è chiamata oltre confine. Sì, perché io posso pagare 10 sapendo che c’è chi non potrà pagare più di 5 e chi non potrà pagare affatto. Il dono supera, sostituisce il prezzo e… funziona! Nessuno resta penalizzato, se ci considerano persone e non consumatori “allevati in batteria”.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • content.yudu.com/Library/A1xxgc/FindhornFoundationBr/resources/14.htm Giusto a titolo di esempio, ecco una pagina dei corsi dell’ecovillaggio di Findhorn, in Scozia, dove i due metodi sono da molto tempo adottati.
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57 Xariseto Una risposta greca alla crisi Non sei povero quando non hai soldi, ma quando non hai più nulla da offrire, quando perdi la tua dignità di essere umano. E io sento che ho tanto da dare e da ricevere. «Xariseto»: ho dato. «Eyharisties»: grazie, ho ricevuto. Non vi sembra così semplice e naturale? Euro sì, euro no, tornerà la dracma? Ma chi se ne frega! È l’essere umano che deve tornare. Le banche, i politici, gli speculatori se ne vadano tutti a… La crisi in Grecia sta smuovendo tante cose: vengono a galla inedite riserve creative, in molti decidono di rimettersi in piedi senza attendere il nulla osta delle agenzie di rating. La Grecia è in movimento. In tutto il Paese sono ormai più di una trentina i circuiti di economia locale, piccoli isolotti di fortuna nel gran mare putrido della globalizzazione. Questi network stanno sfruttando un vuoto legislativo e d’altronde non si può obbligare la gente a utilizzare euro, se di euro in Grecia ce ne sono sempre meno. Attualmente, il circuito di maggior successo si chiama appunto Xariseto (“ho dato”). Ha più di 36 126
mila iscritti e un negozio nel centro di Salonicco dove in un anno sono passate di mano oltre 300 tonnellate di vestiti. Dal vivo o online, tramite Xariseto migliaia di greci si donano e si scambiano di tutto: vestiti, computer, complementi d’arredo, consigli legali e molto altro. A differenza di altri network, il circuito che fa base a Salonicco non ha una moneta ad hoc, ma riesce comunque a tenere i conti del dare e dell’avere: quando inserisci nel circuito qualcosa clicchi sul tuo account Xariseto, che vuol dire appunto “ho dato”. Una volta ricevuto quello che volevi, clicchi “eyharisties” sull’account di chi te l’ha donato, il che vuol dire semplicemente “grazie”. Essere in credito di 1, 10, 100 “grazie”: dalla crisi nera, ecco che nascono i miracoli!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.xariseto.gr Il sito è proprio in greco! Ma per lasciarsi suggestionare dal video di presentazione, le parole non servono.
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58 Cooking co-ops Cucinare a turno Il sogno di ogni donna che lavora! Cara mia, abbiamo trovato l’uovo di Colombo e ora… ce lo cuciniamo! Allora, ti spiego, è molto semplice: siamo in cinque colleghe, giusto? Ognuna di noi cucina una buona cenetta per sé, per le altre quattro e relativi maritini e affini. Cucinando una sola volta alla settimana ci siamo risolte l’assillo del pensare, organizzare, preparare cene tutte le sere. Ci pensi cara? Possiamo cucinare soltanto una volta la settimana, scambiarci quel che abbiamo cucinato e mangiar bene tutte le sere, che sogno! Pensa a quanto tempo libero in più, a quante rincorse in meno per far la spesa all’uscita dal lavoro, a quante pulizie in meno in cucina, pentole e padelle da lavare, pensa anche al risparmio economico. No, non l’ho inventato io, sono decenni che funziona negli Stati Uniti. Oh yeah! I cooking co-ops sono gruppi di persone, amici, colleghi di lavoro, vicini che hanno deciso di cucinare a turno per il resto dei membri, liberando le donne lavoratrici-casalinghe, ma anche i single lavoratoricasalinghi e chiunque altro, dall’impegno di dover 128
organizzare pranzi e cene ogni giorno. Semplicemente incontrandosi (chi una volta la settimana, chi una ogni quindici giorni, chi più spesso) e scambiandosi le pietanze, usando di solito contenitori riutilizzabili. Queste iniziative non risolvono solo l’assillo pratico del dover cucinare senza averne tempo o voglia, ma alimentano anche una possibilità in più di socializzazione con altre persone, famiglie e spesso culture straniere. In questo modo ci si allena a sperimentare il nuovo paradigma: quello della condivisione!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.southernliving.com/food/whats-for-supper/supper-swap00400000009506 Un articolo sullo scambio di cibo. • www.nytimes.com/2010/06/23/dining/23coop.html? pagewanted =all&_r=0 Un altro articolo sullo scambio di cibo a firma del New York Times.
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59 Reti di economia locale e solidale Inutile prendersi in giro, abitiamo in un Paese dimenticato: dai politici, dalle industrie, dall’economia, dal denaro. Non circola un euro, i negozi son quasi tutti chiusi, le prospettive… tragiche. Eppure siamo donne e uomini volenterosi, possediamo conoscenze, mestieri, saperi. Ci sarebbero un sacco di possibilità per mantenere viva la nostra comunità, ci mancano solo i soldi. Paesi, cittadine, comunità di persone relegate ai margini da qualche crisi economica, chiusura di industrie, competizione globalizzata? Di sicuro vi verranno in mente molti nomi… È stato in situazioni analoghe che, oltre trent’anni fa, nei paesi anglossassoni sono nati i Lets (Local exchange trade system: reti di scambio non monetario locale), gruppi di cittadini che organizzano scambi di servizi (io dipingo la casa per Mario, Mario ripara le scarpe di Lina, Lina cura il mio giardino) e di beni (io porto una cassa di pomodori al ristorante di Pietro, Pietro offre una cena a Francesca, Francesca mi porta un maglione di lana fatto da lei) senza che avvenga fra loro un passaggio di moneta, soltanto tenendo una contabilità di debiti e crediti in termini di tempo dedicato, che viene accumulato dai partecipanti. 130
Al limite, può avvenire un passaggio di monete locali, valide solo all’interno di queste reti, come nel caso degli olivers del Lets di Bath, in Inghilterra. Insomma, una sorta di banca del tempo che non si limita però solo al tempo, ma che allarga all’intera vita comunitaria l’idea dello scambio non monetario. Una risorsa preziosissima in questi tempi di crisi, una possibilità di vita felice per interi Paesi, un’occasione per riscoprire il tempo, i saperi, gli individui, e per continuare a far vivere comunità di persone che hanno l’unica sfortuna di non vedere circolare il vil denaro. Iniziative analoghe attive in diverse città italiane sono i Des, i distretti di economia solidale, legati a livello nazionale alla Rete di economia solidale, nata per realizzare un’economia “altra”, a partire dalle mille esperienze di economia solidale attive in Italia. Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.aamterranuova.it/Consumo-critico/Fare-a-meno-deldenaro-Con-la-REL-si-puo Un esempio di rete di economia locale italiana. • www.retecosol.org Il sito della rete italiana di economia solidale. • cogitoergo.it/?p=812 Qualche informazione sulle monete complementari locali. • www.bathlets.org.uk/index.htm Un approfondimento sugli olivers inglesi.
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60 Chez-moi Ristoranti a girare Le candele rendevano il piccolo salotto un nido romantico. I piatti, i bicchieri, le posate, i tovaglioli, le sedie erano tutti diversi gli uni dagli altri, colorati, riciclati, allegri. Diego e Zoe, i padroni di casa, hanno preso un aperitivo buonissimo con noi, ci siamo conosciuti, abbiamo scambiato qualche idea, poi ci hanno lasciato alla nostra intimità e a una cena davvero unica. Pensate a un tavolo apparecchiato in casa vostra, nel vostro salotto, nella vostra sala, terrazza, cucina. Pensate a un menù composto dalle vostre ricette preferite, dalle preparazioni che vi riescono meglio. Pensate a un’atmosfera accogliente, intima, positiva. Pensate di offrire tutto ciò a due sconosciuti che, alla fine della serata, vi lasceranno un bigliettino di carta per dare anche a voi la possibilità di cenare in un altro ristorante unico come il vostro, senza spendere un euro. Avere l’opportunità di cenare fuori, addirittura in un modo esclusivo e di qualità, senza spendere niente, ai tempi della crisi... basterebbe impegnarsi a ospitare ed essere ospitati all’interno di questa rete di ristoranti a girare. 132
Con i soli costi delle materie prime avremmo la possibilità di usufruire di cene fantastiche, di ambienti sempre diversi e originali, di conoscere nuove persone, nuovi amici. Serve solo una contabilità semplice, sullo stile dei Lets, delle banche del tempo o di altre iniziative di scambio e baratto, e la volontà di, è proprio il caso di dirlo, uscire di casa! Ci siamo riusciti con il couch surfing, con i B&B&B, con l’home exchange, con le dinner co-ops... perché non provare con i ristoranti chez-moi?
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su Attualmente non ci sono link da segnalare, ma attendiamo fiduciosi che ci raccontiate i vostri esperimenti di scambio.
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61 Information guerrilla È inutile, ti citano il parere di qualche opinionista prezzolato, ti riportano l’ultimo articolo dello pseudoquotidiano, ti dicono che l’hanno detto in Tv. Sembra che quello che penso io sia solo frutto di fantasie romantiche e utopiche. No, non sono fantasie. I 100 e più modi per essere felici riportati in questo libricino sono sostenuti da esperienze e fonti molto, molto più scientifiche di quanto il vostro interlocutore medio possa immaginare. Ma di fronte a un incessante attacco mediatico, davanti a giornali, televisioni, radio, commentatori e finti esperti, che non fanno altro che tentare di sostenere l’insostenibile e avallare l’assurdità dell’attuale modello di sviluppo, dobbiamo difenderci! Information guerrilla è un simbolo per un movimento di controinformazione che resiste, cresce, informa davvero, alimenta lo sdegno dei cittadini, ma anche la loro fiducia. Tuttavia, non pensiamo sia utile mettersi anche noi nel pollaio degli opinionisti da bar e giocare a chi ha ragione, crediamo che ricercare un’informazione altra, corretta e trasparente, sia d’aiuto principalmente per noi stessi. Per nutrire la nostra speranza, diciamo 134
anche da un punto di vista accademico. Attenzione però a non cadere nei tranelli che anche la marea montante della controinformazione può tirare, primo fra tutti quello rappresentato dalle teorie complottiste, che vedono dietro a ogni avvenimento un complotto internazionale ordito dai poteri occulti. Insomma, non fermatevi alle apparenze, informarsi è un mestiere impegnativo. Alcuni dei link, dei libri, dei riferimenti che vi proponiamo in queste pagine, si rifanno a esperienze, personaggi e realtà riconosciute a livello internazionale. Già questi sono esempi di controinformazione: letture, visioni, approfondimenti, che possono davvero rafforzare le vostre convinzioni, il vostro sentire, la vostra consapevolezza di non essere “fuori dal mondo reale”, anzi...
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.ariannaeditrice.it In particolare, consultate la loro rassegna stampa. • www.comedonchisciotte.org Uno stimolante sito di controinformazione. • www.beppegrillo.it Sito utile da conoscere, senza però prendere le informazioni in esso contenute per oro colato.
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62 Io mi informo per… Mi dite che sono chiusa, che non parlo mai con voi, che siete preoccupati, che vi piacerebbe capire qualcosa del mio mondo. Poi se mi faccio coraggio e inizio a confrontarmi con voi, inevitabilmente mi scontro con i vostri assiomi invalicabili, con le vostre verità rivelate, con i vostri tabù: «Questa cosa è così, punto e basta, non parliamone più!». E allora bravi, non parliamone più, tanto non sono la sola a vedere la realtà da un’altra prospettiva e i vostri tabù non mi fermeranno. Dispiace, ma troppo spesso, invece di una disponibilità al confronto, alla reciproca informazione e crescita, ci troviamo davanti le muraglie di troppi tabù ideologici. E allora verrebbe da rinchiudersi nell’incomunicabilità. Fortunatamente, possiamo smontare queste muraglie, pezzo dopo pezzo, utilizzando l’unico strumento possibile: la nostra intelligenza di esseri umani del ventunesimo secolo. Oggi, grazie ai molteplici canali di informazione alternativi a cui possiamo accedere, possiamo vedere tanti mostri sacri nella loro nudità: la medicina, la religione, l’economia, la scuola, la politica… Eccovi allora una serie di libri che, siete avvisati, vi 136
scioccheranno! Ma dopo lo shock e l’inevitabile indignazione, tirerete una boccata di aria pulita, fresca, e sperimenterete un ritrovato sapore di libertà e leggerezza, e un’euforica ed esaltante voglia di vivere!
Da leggere • Peter Duesberg, Aids il virus inventato, Dalai editore. Sulle menzogne della medicina ufficiale. • Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), Longanesi. Sulle menzogne della religione. • Paolo Barnard, Il più grande crimine. Gratuitamente consultabile su internet in formato pdf. Sui crimini dell’economia. • Ivan Illich, Descolarizzare la società. Una società senza scuola è possibile, Mimesis. Sulla dannosità della scuola. • Massimo Fini, Sudditi. Manifesto contro la democrazia, Marsilio. Sulla falsità della democrazia. • James Lovelock, La rivolta di Gaia, Rizzoli. Sull’isolamento degli ambientalisti pro nucleare.
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63 What? Imparare l’inglese gratuitamente Parlare con te mi fa venire in mente quel film di Benigni, Il mostro, quando davanti alla commissione esaminatrice cinese, alla semplicissima domanda: «come si chiama?», lui se ne esce con un clamoroso: «eh???!». E tu vuoi fare lo stesso con l’inglese: «what?!». Ma dai sto scherzando, non ti preoccupare, ci sono un sacco di possibilità per imparare l’inglese o una qualsiasi lingua oggi. Ti basta solo un po’ di impegno. Molti dei 100 modi per essere felici raccolti in questo libricino sono stati pensati e ideati nei Paesi anglosassoni. Così, se vi venisse voglia di andare di persona a sperimentarli, impararli e viverli, parlare l’inglese potrebbe esservi utile. L’inglese insegnato nella scuola dell’obbligo italiana è, generally speaking, penoso. Quel poco che avete imparato in 5, 8, 13, 18 anni di studio (sì, perché anche molti di quelli che hanno fatto l’università restano al “what?!”) potrà essere facilmente migliorato per andarvene in giro, capendo, facendovi capire e potendo approfondire quel che vorrete. 138
Come? Senza necessariamente frequentare costose scuole di lingue. Magari consultando i link riportati qui sotto, oppure sfruttando alcune delle seguenti possibilità: ospitare una ragazza alla pari o uno straniero, fare green volounteering o wwoofing, accogliere in casa vostra couch surfer e altri viaggiatori. So, are you ready? Siete pronti?
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.mindcheats.net/2011/04/come-imparare-inglese-gratis. html Ottimi consigli per imparare l’inglese. • adrianleeds.com/parler-parlor Una bella possibilità all’estero. • www.rosettastone.it Uno strumento per imparare una lingua online a pagamento. • www.busuu.com Un supporto per imparare velocemente una lingua, gratis!
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64 Tamera global campus
Grazie, grazie, grazie per avermi permesso di studiare a Tamera. In due semestri ho imparato più che in anni e anni di studi, ho conosciuto tutto un altro mondo. Abbiamo parlato, discusso, sperimentato come costruire un futuro senza guerre. A partire dalla guerra tra i sessi, ricercando nuove forme di rapporti e relazioni fra i generi, per passare alla guerra contro l’ambiente, sperimentando i bacini di ritenzione idrica e la permacultura, fino alla guerra fra i popoli, progettando villaggi solari, pellegrinaggi di pace, modelli di vita sostenibili, equi, condivisi. Vedrete che non vi pentirete affatto di avermi concesso di andare in Portogallo! Che siate genitori di giovani adolescenti in cerca di orientamento, che siate giovani adulti, meno giovani, attempati con ancora voglia di imparare, che siate interessati all’agricoltura naturale, alla cooperazione con il Sud del mondo, alla giustizia sociale, alle energie alternative. Il Global campus di Tamera, ecovillaggio all’avanguardia nell’entroterra portoghese, è il posto che fa per voi. Vi troverete di fronte a modelli ecologici140
sociali-economici anni luce avanti rispetto a tutto ciò che vi circonda. E anche voi, dopo aver deciso di partire, non ve ne pentirete affatto.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.tamera.org Sito ufficiale di Tamera, in inglese, dove è possibile reperire materiale informativo per iscriversi e partecipare al campus. • www.aamterranuova.it/Ecovillaggi-e-cohousing/Tamera-ecovillaggio-in-salsa-portoghese Articolo sulla storia e la vita a Tamera. • www.grace-media.org/files/global_campus_brochure_ENG_ web.pdf Brochure, in inglese, sulle attività educative che si svolgono a Tamera.
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65 The Idler academy Tom Hodgkinson, classe ‘68, è direttore di The Idler, un libro-rivista semestrale ormai cult in Inghilterra, e promotore dell’omonima The Idler Academy, un books&coffe shop, che ospita numerosi esperti, corsi, eventi e molto altro. Si tratta di due realtà dove si esaltano i piaceri dell’ozio e si combatte l’idolatria del lavoro. Ecco il suo manifesto: • La religione dell’industria ha trasformato gli esseri umani in robot del lavoro. • Gioia e saggezza sono stati rimpiazzati da lavoro e preoccupazione. • Dobbiamo difendere il nostro diritto a essere pigri. • Il lavoro ci ruba il tempo. • Produttività e progresso hanno generato ansia e disagio. • La carriera è un fantasma. • Il denaro è una costruzione mentale. • Non c’è nulla che deve essere fatto per forza. • Sii buono con te stesso. • Resta a letto. • L’inazione è la fonte della creazione. • Arte, persone, vita. • Pane, pancetta, birra. • Non legarti a niente. 142
• Prima vivere, poi lavorare. • Non sapere niente. • Il tempo non è denaro. • Smetti di spendere. • Lascia il lavoro. • Studia l’arte di vivere. • Chi vive piano muore vecchio. • Non fare niente. • Possiamo crearci il paradiso. Vi consigliamo vivamente i suoi libri poiché, riuscendo a leggere fra le righe della sua ironia, è possibile farsi ispirare, grazie anche ai tanti esempi e alle molte citazioni, dal suo approccio al quotidiano, caratterizzato da libertà e vocazione alla felicità. Non è una visione riservata a fannulloni ed emarginati, è invece un modo per riformulare le nostre priorità, prendere in esame tutto quello che diamo per scontato, iniziando appunto dall’idolatria del lavoro, fino a riconquistare sempre più spazi liberi dall’ansia. Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • idler.co.uk Il sito, in inglese, per conoscere l’Idler-pensiero.
Da leggere • Tom Hodgkinson, L’ozio come stile di vita, Bur. • Tom Hodgkinson, La libertà come stile di vita, Rizzoli.
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66 Il discorso tipico dello schiavo Mentre fino a ieri credevo che mi avessero fatto un piacere a darmi un lavoro, da oggi penso: «pensa questi bastardi che mi stanno rubando l’unica vita che ho, perché non ne avrò un’altra, ho solo questa, e loro mi fanno andare a lavorare 6 giorni alla settimana e mi lasciano un miserabile giorno… per fare cosa?». Come si fa in un giorno a costruire la vita?! Avremmo potuto trascrivere integralmente il testo di questo famoso discorso di Silvano Agosti. Ma abbiamo preferito indicarvi il link reperibile su YouTube, così potrete ascoltarlo dalla sua voce. Preparatevi: può essere scioccante, se vi lasciate la possibilità di farlo penetrare nella vostra testa, nel vostro cuore, nel vostro DNA. Perché è lì che si annida il dogma del lavoro. Anche in quelli fra noi apparentemente più “alternativi”, più “libertari”. La fede nel dio lavoro riemerge dalle cellule.
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Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.youtube.com/watch?v=xzspcVQ_pMA Il discorso di Silvano Agosti in video. Del geniale Silvano Agosti avremo modo di parlare meglio più avanti. Qui vorremmo riportare almeno la sua disarmante richiesta (spedita all’Unesco e alla Nazioni Unite) di proclamare ufficialmente l’essere umano “Patrimonio dell’umanità”. Eccola: «Ho trascorso la mia vita attratto e affascinato dall’idea di esaminare la condizione umana e sono giunto alla conclusione che l’essere umano, pur presentandosi all’origine e alla nascita come il massimo capolavoro della natura, è di fatto ancora oggi la realtà più sottovalutata, più negata e più sottomessa e oppressa da qualsiasi forma di potere e di reggenza presente sul Pianeta. Nel corso degli anni ho maturato la convinzione che sarebbe di straordinario valore umanitario proclamare ufficialmente l’essere umano “Patrimonio dell’umanità”, come è giusto che sia per i massimi capolavori dell’arte e della natura. Chiediamo ufficialmente che tale richiesta venga presa in esame dagli organi competenti di questa organizzazione». Dopo quasi quattro anni dall’invio della richiesta, durante i quali la pizza, il tango e perfino la torre pendente di Pisa hanno ottenuto la qualifica richiesta da Agosti per l’essere umano, Silvano ha ricevuto soltanto una triste e stizzita lettera di rifiuto da parte del competente ministero italiano.
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67 Io mi informo per… Eh! Se tutti facessimo come dici tu... le tasse chi le pagherebbe? E le pensioni? E la crescita? Si morirebbe di fame, ecco cosa succederebbe. Dobbiamo accettare di fare dei sacrifici, lo dice anche l’Europa. Del resto se al governo ci fosse stato il partito che voto io e non… Perché c’è così tanta gente che sembra voler sostenere una tesi, una posizione, una ragione, senza averla minimamente approfondita? Quando dico approfondire, non penso certo a guardare un Tg o a leggere un quotidiano (che poi è la stessa identica cosa). Penso invece a un lavoro di documentazione, di ricerca, di “navigazione” virtuale. Faticoso? A volte sì, ma non è obbligatorio. Almeno non fino a quando decidiamo di confrontarci con le altre persone, altrimenti come facciamo a esprimere il nostro reale punto di vista? Purtroppo, quando l’argomento sul quale confrontarsi è l’economia, sembra che il faticoso, ma indispensabile, mestiere dell’informarsi non trovi molti adepti: dal vicino al cronista, dal ministro al conduttore, dal sindacalista all’attivista, tutti a ripetere le ricette propinate dei media principali. Certo, la materia è complessa: spread, derivati, spending review, ma il concetto chiave è molto semplice: ci stanno distruggendo!
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Nessuno, in Italia, ha sviscerato meglio questo piano intenzionale di distruzione di massa, che si sta attuando attraverso le varie politiche economiche, del giornalista Paolo Barnard. Personaggio scomodo, come scomodi sono sempre stati quelli che non hanno paura di esporre una tesi e dimostrarla (ricordate Galilei?). Non molto educato nei modi, con le sue contraddizioni, certo, ma con una base teorica e una conoscenza della materia tale da poter sfidare chiunque a un onesto confronto. Barnard non si limita ad analizzare quello che definisce “il più grande crimine”, propone infatti anche una possibile soluzione: l’economia per la funzione pubblica, altrimenti conosciuta come Mmt (Modern money theory), dell’economista Warren Mosler. Ne avete mai sentito parlare? Probabilmente no, anche se ha contribuito a portare fuori dal baratro l’Argentina. Tanto per fare un esempio, se volete capire perché il debito pubblico, in un paese sovrano (quale non è più l’Italia, tenuta per il collo dagli organismi europei), non è affatto qualcosa di negativo, o se volete capire perché la cosiddetta sinistra sia più responsabile di questo stato di cose dell’infausto Berlusconi: be’, allora andate sul sito di Paolo Barnard e leggetelo, studiatelo, se volete sfidatelo, sempre che vogliate parlare di economia.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.paolobarnard.info Il sito web di Paolo Barnard, aggiornato con i suoi articoli.
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68 Scuola familiare e scuole democratiche Certo, certo, tutte cose belle: gli ecovillaggi, le comunità, il rispetto per il Pianeta, viaggiare per aprire la mente, per scoprire che un altro mondo è possibile, bla, bla, bla… E i tuoi figli intanto? Cosa fate, li portate in giro con voi? E come? Lo sai che devono andare a scuola, lo sai che la scuola è obbligatoria, lo sai che ti mandano i carabinieri a casa eh? Lo sai? Eh? Eh? Se capitasse anche a voi una simpatica mammina, suocera, amica, vicina di casa come quella appena descritta (ovviamente vale anche al maschile), i casi sono due: fingete un malore, cambiate indirizzo, gettate il cellulare, oppure tentate di far comprendere che: • la scuola non è obbligatoria, l’istruzione sì; • è possibile e legale istruire da soli i propri figli, se lo desideriamo o ne abbiamo la necessità. In Italia questa pratica si chiama “educazione parentale”; • esistono sociologi, insegnanti, filosofi, personalità famose e migliaia di cittadini in tutto il mondo, che sostengono e si avvalgono di queste forme di istruzione alternative alla scuola. Tra queste, la home 148
schooling e la unschooling. La prima ripropone il modello scolastico a casa propria, la seconda opta invece per una de-scolarizzazione a favore di un’istruzione più conviviale. Quindi, se per vivere una vita più felice avete bisogno di prendere famiglia e bagagli per sperimentare stili di vita alternativi, non preoccupatevi per ciò che riguarda la scuola. Se invece non dovete partire, be’, sarà il caso di preoccuparsi della scuola italiana, viste le condizioni disperate in cui versa! Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su Per una panoramica completa sull’educazione parentale e democratica in Italia: • educazionelibertaria.it • www.controscuola.it • www.educareallaliberta.org/a-scuola-senza-scuola-apprendimento-libero-per-imparare-sempre-tutto-dappertutto educazioneparentale.org Per conoscere le esperienze più avanzate oltre Manica: • thegreenparent.co.uk/ascuolale.orgrticles/read/unschoolingconference
Da leggere • Francesco Codello, Irene Stella, Liberi di imparare, Terra Nuova Edizioni.
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69 Bunker Barefoot Nonne! Nonne analfabete, che non hanno mai frequentato un giorno di scuola e che sono diventate punti di riferimento per tutta la comunità facendo le dentiste, le installatrici di pannelli solari, le architette. Sono le barefoot professional e hanno rivoluzionato il concetto di cooperazione: ho deciso vado a imparare da loro! Quella del Barefoot college, fondato in India da Bunker Roy, è la storia di un nuovo modo di sognare, pensare e realizzare il vero progresso nei tanti paesi a Sud del mondo. Si basa sullo sviluppo delle potenzialità umane locali, sull’uso di tecnologie appropriate, sulla gestione dal basso, e ci sbatte in faccia i limiti dei nostri usuali approcci di “cooperanti” allo sviluppo. Perché ne parliamo in questo libricino? Perché la London school of economics, nella propria classifica delle nazioni più “capaci di felicità”, piazza ai primi posti paesi come il Bangladesh e il Ghana, mentre i favolosi Stati Uniti sono staccati intorno alla cinquantesima posizione. E allora, una possibilità per una vita migliore potrebbe essere anche quella di andare in quei Paesi che abbiamo superficialmente etichettato come po150
veri e scoprire che la felicità non si compra a suon di euro. E, già che ci siamo, renderci utili nel modo giusto: a piedi nudi!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.barefootcollege.org Sito, in inglese, del Barefoot college, con la storia e le iniziative. • www.ilcambiamento.it/video/india_bunker_roy_barefoot_ college.html Video della conferenza di Bunker Roy, davvero commovente!
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70 Ricetta antistress Un giorno, in un Puerto Escondido qualsiasi, in un certo punto della costa del Messico, sbarca dal suo yacht un giovane americano. Viene accolto dalla piccola comunità di pescatori e impiega poche ore per entrare in confidenza con uno di questi; così comincia a fare qualche domanda. «Oh pescatore» chiede l’americano, «quanto hai pescato stamattina?». «Mah… poco» gli risponde il messicano, «giusto quello che serviva alla mia famiglia, più quello che hai mangiato tu, ma il tuo è praticamente saltato sulla barca da sé». «E perché non hai pescato di più?» insiste il giovane. «Ehm… non mi serviva di più» risponde un po’ stupito il pescatore. «E quando non peschi, nel tempo libero, che fai?». «Be’, faccio la siesta, gioco coi bambini, sto con mia moglie, poi la sera noi pescatori ci troviamo tutti là, al bar sulla spiaggia, l’unico che c’è; sai, per qualche birra». «Senti pescatore, io sono laureato ad Harvard e ho il master in Business administration. Questo vuol dire che ho delle ottime idee per te e per il tuo futuro!». «Ah…» risponde il pescatore un pelo insospettito. «E che idee sarebbero?». 152
«Niente, guarda: ti devi occupare un po’ del tuo tempo libero per pescare un po’ di più. Poi il pesce che ti rimane lo vendi ai ristoranti, oppure a un’azienda che lo lavora». «Eh…» dice il messicano con sguardo stranito. «Poi?». «Poi, coi soldi che guadagni dal pesce venduto ti compri altre barche per pescare ancora più pesce da rivendere e fare ancora più soldi» prosegue il giovane businessman. «Con ancora più soldi, magari ti apri un tuo stabilimento per trattare ed esportare il pesce che peschi e lo fai arrivare sulle tavole di tutto il mondo, bello no?». «Come no» risponde il pescatore. «Ma tutta una roba così grande, quei soldi, qui nel paesino, che me ne faccio?». «Ma no, pescatore» lo incalza il dollarista. «Ovviamente ti devi trasferire a Città del Messico o a New York, creare una società, assumere amministratori, mantenere le relazioni coi clienti. Poi, quando ti sarai espanso abbastanza, potrai quotare l’azienda in borsa, vendere le azioni e raggranellare milioni di dollari». «Pensa...» continua il manager ormai in estasi finanziaria, «tra venticinque o trent’anni potresti essere il presidente di una grande holding, vendere pesce in tutto il mondo, comprarti ville, auto, terreni». «Eh… bello, poi?» chiede il pescatore divertito da tal delirio. 153
«Poi arriverai alla pensione talmente ricco che potrai acquistarti una casa in riva al mare e finalmente passare il tempo con tua moglie o a giocare coi tuoi nipoti, riposarti, dormire ed uscire con gli amici». Troviamo questa storia, di autore ignoto, divertente, semplice e illuminante! Eppure, non è quello che molti di noi fanno tutti i giorni? Rimandare alla pensione quello che è già a nostra disposizione, qui e ora. La critica più diffusa è: «Oggi non far niente possono permetterselo solo i figli di papà», dimenticando che il pescatore messicano non è che non faccia niente, anzi, lui pesca per sé e per la propria famiglia e pure per qualche strampalato turista. Semplicemente non fa più del necessario, non mette il lavoro in quanto tale su un piedistallo, a un posto più alto rispetto al giocare con i propri figli, al passare il tempo con la moglie, a rilassarsi, a intessere relazioni sociali. Non vive per il lavoro e, d’altra parte, il lavorare poco non gli impedisce di vivere, di vivere da essere umano. E, cambiando prospettiva, quante persone benestanti o ricche conoscete, che pur avendo una tranquillità economica infinitamente superiore a quella del nostro pescatore latinoamericano adottano il modo di pensare del turista americano? 154
Noi ne conosciamo molte. Troppe. Ecco perché anche l’invidia e la lotta di classe, così come la rabbia per non poter essere come i tanti personaggi “al top” che i media ci propongono, hanno forse fatto il loro tempo. Sotto la patina di cerone televisivo, sotto lo splendore apparente, si celano comunque persone schiave di ritmi lavorativi da incubo, corpi sfiniti dallo stress, famiglie disgregate. Questa storiella è illuminante anche da un altro punto di vista. La crescita infinita che propone il turista laureato ad Harvard ha svuotato di pesci i nostri oceani, ha ridotto il Pianeta ad una grande discarica, ha aumentato incredibilmente la differenza di reddito, lasciando i poveri sempre più poveri.
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71 Mollo tutto! Le tasse aumentano, le bollette aumentano, la spesa quotidiana aumenta, la delinquenza aumenta, l’ignoranza aumenta, il traffico e l’inquinamento aumentano, la nevrosi aumenta… «Ma i pazzi siete voi e io non ci sto più» cantava De Gregori. E da oggi lo canto anch’io. Non ci sto più a vivere una vita che ha sempre meno senso, me ne vado, mollo tutto. Non voglio più vivere in una finta democrazia che ci tratta da sudditi, non credo proprio che sia la migliore. Comunque vi farò sapere, dall’altra parte dell’oceano vi arriveranno mie notizie e un indirizzo, casomai vi venisse voglia di raggiungermi! Sono sempre di più gli italiani che decidono di mollare tutto e ricominciare una nuova vita all’estero. Molti parlano di fuga, come se fossimo alberi radicati a una terra e destinati a non spostarsi di un metro per tutta la vita. In realtà, ciascuno di noi ha il diritto di cercare il luogo più adatto alla propria unicità, alle proprie passioni, ai propri sogni, che sia a dieci chilometri da dove abito ora o a diecimila. Avete mai visto un filmato di surf da onda? O all’e156
stremo opposto, una discesa sulla neve fresca con lo snowboard? C’è da rimanerne affascinati, ammaliati, folgorati. Si può capire che per qualcuno possa diventare la passione della vita, no? E c’è qualcosa di male a scegliere di partire per vivere tutta una vita così? E soprattutto, c’è qualcosa di male a farlo adesso?
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su I due portali più ricchi di stimoli, testimonianze, strumenti e consigli per… mollare tutto! • nuke.mollotutto.com • www.voglioviverecosi.com
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72 Festival per aprire la mente Stavo per andare in pensione. Una giovane pensionata direte voi, sì, ma con trentacinque anni di insegnamento sulle spalle e con una voglia esagerata di ricominciare a vivere. Volevo cambiare, cambiare tutto, respirare un’aria completamente diversa da quella grigia e stantia della mia città provinciale. Volevo lasciarmi stupire ancora dalla vita, sorprendermi con nuove realtà, persone, modi di vivere. E ho chiesto un consiglio a Paul, il mio collega americano, un vero visionario. Gli ho chiesto dove avrebbe iniziato questo viaggio di totale rinnovamento. Non ha avuto dubbi: Nevada, Burning man. E son partita. A quattro ore da Reno, nel Nevada, in pieno deserto, ogni anno 60.000 persone, provenienti dagli Stati Uniti e da altre 22 nazioni, si riuniscono per dar vita a un festival di arte, musica, libera espressione di sé. Una città creata dal nulla e che nel nulla scompare dopo una settimana all’insegna di una socializzazione unica, un festival dove è bandita qualsiasi forma di vendita, dove tutto si regge sul dono, sull’organizzazione dal basso, sulla libertà individuale e sulla collaborazione. Una vera tribù di persone di tutte le età, che dopo 158
quest’esperienza incredibile non lasciano la minima traccia sul posto, conquistandosi il record di più grande evento “leave no trace” nel mondo. Meglio dare un’occhiata al link sotto e ai video che si trovano su YouTube, perché è impossibile descrivere questa futuristica euforica follia. Il Burning man festival è per noi solo un pretesto per introdurvi alle possibilità di tanti altri festival (certo meno estremi), che ogni anno si tengono in tutto il mondo e che possono davvero aprire la mente, farci affacciare su tanti altri mondi, su tanti altri modi di vivere, di esprimersi creativamente, di socializzare, di consumare, di convivere con il Pianeta e chi lo abita. Se avete bisogno di cambiare aria, mettere sotto scacco vecchi modi di pensare, vedere le nuove tendenze e avanguardie, allora queste sono senz’altro interessanti opportunità da vivere e scoprire. Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • goo.gl/PSdEx Un articolo sul magazine Yes! dedicato al festival del Nevada. • www.francescocatalano.it/burning-man-2012 Un articolo di un blog sul Burning man festival. • www.bigtentfestival.co.uk Il Big tent in Scozia. • sunrise-offgrid.co.uk L’Off greed nel Somerset. • goo.gl/m7qAm Glastonbury, Shambala, il Green gathering.
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73 Raccontare storie Vedi babbo? avevo ragione io. Lo sai che non sto facendo una gara a chi ha ragione e a chi ha torto. Ti ricordi tutti i tuoi dubbi, le tue perplessità, le tue paure per il mio futuro. Ti giuro che le ho sempre comprese e mi fa piacere sapere che ti preoccupi per me. Io però non potevo far finta di credere che i bei voti alla maturità e poi una bella laurea avrebbero risolto tutto, che mi sarei sistemata come dicevi tu. Funzionava ai tuoi tempi, oggi non più. Non in questo mondo fatto di precariato, di lavori saltuari, di continui cambiamenti, di scelte fatte sulle spalle dei più e a favore di pochi. No, babbo, oggi il lavoro bisogna inventarselo, la propria carriera sceglierla in base ai propri talenti, qualità, desideri, sogni. Oggi dobbiamo avere il coraggio di guardare più in là delle solite ricette all’italiana… Sì, babbo, oggi sono i sogni che possono ‘sistemarti’, non una o due lauree conseguite in una scuola che fa l’esatto opposto: uccide la nostra voglia di sognare. Mi dicevi sempre che ero brava a raccontare storie, a sognare ad occhi aperti, a chiacchierare anche con gli alberi. Forse allora avevi già predetto il mio futuro: sono una storyteller, una raccontastorie. E sono felice! Quella di raccontare storie, fiabe, racconti utili per educare bambini, ragazzi, adulti è un’arte. Un’arte che può curare l’anima: basta la storia giusta al momento giusto. Abbiamo scelto il raccontastorie, in in-
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glese storyteller, perché è una possibilità lavorativa che a molti sembrerà assurda. Eppure è proprio così: oggi i percorsi scolastici classici finalizzati all’occupazione, al trovare un lavoro, hanno fatto il loro tempo. «Vai all’istituto tecnico così finisci prima e puoi subito lavorare» oppure «vai al liceo, sì, poi dovrai fare l’università, ma dopo trovare un buon lavoro sarà più facile». Queste sono frasi che continuiamo a ripetere, frasi che non hanno più un senso (se mai ce l’hanno avuto, perché che senso ha ridurre la scuola a una fabbrica di diplomi?), ma che ancora oggi rischiano di segnare lo sviluppo di una vita. Rischiamo di buttare anni, soldi, di perdere fantasia e voglia di sognare, per ritrovarci spersi e… disoccupati! Mentre seguire la propria natura, anche se chiacchierona e sognatrice, come nel caso della nostra raccontastorie, può condurci a una professione, a un reddito e soprattutto a una crescita personale, a una vera espressione di noi stessi, per niente garantite dal percorso scolastico ventennale all’italiana! Le strade e le possibilità alternative sono numerosissime, alcune incluse nel nostro libricino. I link che seguono parlano di storytelling, non per una sua qualche superiorità rispetto ad altre, ma solo perché ci ricorda che raccontare storie non è da meno, in tutti i sensi, che studiare Legge. Anzi.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.schoolofstorytelling.com La più grande scuola di raccontastorie del Regno Unito. • www.raccontamiunastoria.com La prova che è possibile praticare quest’arte anche in Italia.
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74 Ufficio di scollocamento Marco, siamo amici da tanto tempo, fin dal liceo. Ti ho visto eccellere all’università, laurearti, diventare avvocato. Un grande avvocato. E lo sai che dico la verità. Hai fatto carriera nelle aule dei tribunali, guadagnato tanto rispetto e tantissimi soldi. Eppure, dopo tanti anni e tanti successi, lavori ancora come un ossesso, torni dai tuoi sempre tardi la sera, non ti rilassi neanche il sabato, ti lamenti che il mondo degli avvocati è diventato un mondo di… Allora, per questo Natale ti ho regalato un corso e, in nome della nostra amicizia, mi devi promettere che ci andrai. Di quale corso si sta parlando? Dei corsi di formazione del primo Ufficio di scollocamento italiano. Sì, italiano: alè! Una realtà in crescita che offrirà a tutti i workaholic (i lavorodipendenti) come Marco un percorso di disintossicazione dalla religione del lavoro, dal denaro, dalla competizione, dal dover dimostrare per forza qualcosa. Un percorso di “scollocamento” appunto, per ripensare la propria vita, le proprie motivazioni, i propri sogni, per progettare concretamente un nuovo modo di vivere. Testimonianze di chi si è già “scollocato”, di chi è 162
riuscito a invertire la direzione, consulenze di professionisti nei settori psicologico, legale, ambientale e nei lavori alternativi faciliteranno questo cammino rivolto, sì, ai maniaci del lavoro, ma anche a tutti quelli che dal lavoro classico son rimasti esclusi e vogliono ribaltare la negatività di questa crisi, cogliendo tutte le possibilità alternative che ne scaturiscono.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • scollocamento.ilcambiamento.it Tutte le informazioni e gli aggiornamenti per iniziare a... scollocarsi!
Da leggere • Simone Perotti, Paolo Ermanni, Ufficio di scollocamento, Chiare Lettere.
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75 Dis-occupazione creativa Verbi che una volta segnalavano azioni intese a procurare una soddisfazione vengono sostituiti da sostantivi che indicano prodotti di serie destinati a un consumo passivo: ‘imparare’ diventa ‘acquisto di un titolo di studio’. Tutto assume una forma istituzionale, e la titolarità di ogni azione passa dal singolo all’ente: ‘io apprendo’ diventa ‘l’istruzione’, ‘io guarisco’ diventa ‘l’assistenza sanitaria’, ‘io mi muovo’ diventa ‘i trasporti’, ‘io mi diverto’ diventa ‘la televisione’. L’idea sottesa a questa impostazione è che l’uomo non sia nient’altro che un fascio di bisogni, che è possibile soddisfare tramite il consumo di beni e servizi acquistabili sul mercato. Anche ogni attività umana diventa una merce, quantificabile in base a un valore di scambio che ne oscura il valore d’uso ‘qualificabile’: non avere un impiego significa passare il tempo in triste ozio, e non essere liberi di fare cose utili a sé o al proprio vicino. La donna attiva che manda avanti la casa, alleva i propri figli ed eventualmente ha cura di quelli degli altri è distinta dalla donna che lavora, ancorché il prodotto di tale lavoro possa essere inutile o dannoso. Dopo trent’anni, queste parole di Ivan Illich sono sempre più attuali, il suo monito sempre più pressante: quando ogni attività umana diventa merce quantificabile con un prezzo, non avere un lavoro salariato ti rende, semplicemente, inutile. E invece Illich reclamava,
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e noi con lui, il valore e la libertà del vivere facendo per sé e per gli altri cose e attività belle e utili allo stesso tempo. È questo l’incredibile potenziale della dis-occupazione creativa. Quando l’essere umano riesce (o è costretto come in questi tempi di mega crisi) a liberarsi dalla schiavitù dell’impiego stipendiato, si apre in lui una dirompente, rivoluzionaria sorgente di creatività. Provate a pensarci: quante sono le attività utili per il vostro Paese, per la vostra città, comunità, le cose belle e ispiratrici che potreste realizzare insieme ad altri per vivere meglio, per una vita più felice? Parchi per piccini e grandi, attività sportive ed eventi artistici per tutti, cura dei bambini, cura degli anziani, cura della Terra, cibo buono e sano, mezzi di trasporto sostenibili, architettura bella, sana e utile, cultura con la C maiuscola, accoglienza, incontro, integrazione. Sono tantissime! A partire dalla nostra unicità, dai nostri talenti, passioni, sogni, potremmo realizzare un vero paradiso. Trovarsi finalmente ricchi di soddisfazione, di amicizia, di senso. E per farlo non abbiamo bisogno necessariamente di denaro. Certo qualcosa andrà acquistata, ma in percentuale sarà qualcosa di trascurabile se paragonata a ciò che serve davvero e che non si può comprare: tempo, buona volontà, vita e… una sana dis-occupazione creativa!
Da leggere • Ivan Illich, Disoccupazione creativa, Boroli.
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76 Liberazione fai da te Perché aspettare ancora, perché illudersi che cambierà qualcosa, perché sperare che questa volta ci sarà anche qualche persona onesta, qualcuno che abbia a cuore la gente? Non ci crediamo più, nessuno di noi ci crede più, siamo abbandonati, insignificanti esuberi nel grande, ricco, potente Nord. Sudditi in una finta democrazia. Perché allora dovremmo chiedere loro il permesso, il permesso di liberarci da soli? Sondaggi, statistiche, percentuali e, soprattutto, il senso comune della popolazione lo dicono chiaramente: la politica dei partiti è morta. Non solo, è questo tipo di governo e di democrazia rappresentativa che ha fatto il suo tempo. Ora che nessuno più ci rappresenta, che nessuno governa per il bene comune, ora che noi tutti siamo considerati inutili ingranaggi di una macchina infernale, soggetti a regole, leggi, burocrazie ammazza vita, è da tutti noi che può risorgere la fiducia, a partire dalla diy liberation, la liberazione fai da te. Senza chieder loro il permesso, senza chiedergli proprio niente, rimboccandoci le maniche, aprendo le porte alle nostre risorse creative, cooperative, solidali. 166
È un movimento mondiale che sposa l’idea del “do it yourself” sociale, politico, di un autogoverno dei cittadini, del popolo, di persone che insieme realizzano i cambiamenti che desiderano da anni. Stiamo parlando di un vero governo parallelo capace di sognare, pensare e attuare tutte quelle politiche che il governo ufficiale non riesce (con dolo o senza) a realizzare: dall’istruzione ai trasporti, dall’urbanistica alla cultura, dalla sanità all’economia. Gli esperti siamo noi, il governo tecnico è quello della gente che fa, insieme! È così che una comunità di persone manderà in pensione un antiquato, inutile e dannoso sistema di governo. I 100 modi sono anche piccoli gesti simbolici di questa nuova politica, dal basso, parallela ed efficace.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • goo.gl/DU0sB Un sito per trarre ispirazione sulle azioni concrete che possiamo fare per iniziare a liberarci.
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77 Nation builder «God is what happens when humanity is connected». Ha un potere incredibile questa frase: «Dio è quel che accade quando l’umanità è connessa». Non sto esagerando, né sta esagerando Jim Gilliam quando lo sostiene. Le opportunità offerte dal web, da questa incredibile connessione planetaria, sono dirompenti e ti assicuro che Nation builder è quello che mancava per coglierle appieno. Potreste trovarvi anche voi a sostenere questa sorta di nuova fede, la fede in internet. Probabilmente avete già sperimentato a qualche livello il mondo del web, le infinite occasioni di esplorazione, ricerca, commercio e socializzazione che offre. Quello che ancora pochissimi hanno potuto sperimentare, almeno nel vecchio continente, è questo nuovo portentoso strumento: Nation builder. Si tratta di uno strumento che ci permette di “creare nazioni”, dove per nazioni si intende comunità di persone riunite intorno a interessi specifici. Che siate impegnati nel mondo della politica, del volontariato, dell’ecologia, che siate artisti, film-maker, scrittori, musicisti, che stiate cercando fondi per aiutare persone malate, per salvare una foresta o per diventare presidente della vostra nazione (con la “n” 168
maiuscola o minuscola), allora Nation builder potrebbe farvi fare il salto quantico di qualità. Il prodotto di Gilliam riesce infatti a riunire tutte le opportunità del web in un unico programma, dandovi l’impressione di poter davvero pilotare il mondo della rete a vostro piacimento. Purtroppo il sito di riferimento è tutto in inglese, ma andate a dare un’occhiata al link sotto e al video sul free-tour, per capire di quali potenzialità stiamo parlando e sognare di metterle al servizio della felicità!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • nationbuilder.com/political_website Il sito, in inglese, che spiega gli intenti e le modalità d’azione di Nation builder. • www.yesmagazine.org/happiness/jim-gilliam-the-internet-ismy-religion Intervista, in inglese, a Jim Gilliam.
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78 Cerchio del dono Siamo una ventina di persone, di tutte le età. Ci ritroviamo una volta alla settimana e sediamo in cerchio. Facciamo tre turni di parola, durante i quali tutti si esprimono. Nel primo giro ognuna e ognuno di noi esprime una o due cose delle quali ha bisogno questa settimana: un passaggio all’aeroporto, una mano per dipingere casa, un trapano per dei lavori di falegnameria, una bicicletta… Chiunque può inserirsi per dire che può soddisfare questi bisogni o che conosce chi potrebbe farlo. Nel secondo giro si esprime invece cosa vorremmo donare questa settimana: ripetizioni di inglese, cucinare una cena, due ore di baby-sitting, l’uso del tagliaerba e così via. Anche in questo caso, chiunque può interrompere per dire che sarebbe contento di poter usufruire dell’offerta o che conosce chi potrebbe averne bisogno. Nel terzo giro, quello finale, le persone esprimono gratitudine per ciò che hanno ricevuto dall’incontro della settimana precedente. È il momento più bello, perché comprendiamo la potenza del donare, vediamo crescere un senso di comunità basata sul dono, sentiamo che i nostri doni sono apprezzati e ricambiati e avvertiamo la generosità che circola. 170
È così semplice: bisogni, doni, gratitudine! Sì, è così semplice, è un gift-circle, un cerchio del dono. Per realizzarne uno basta trovare da dieci a venti persone che abbiano voglia di sedersi in cerchio e condividere. Che aspettate? Nati da un’idea dello statunitense Alpha Lo, i cerchi del dono hanno l’incredibile pregio di restituirci un esempio vivente di come può funzionare la gift economy, ovvero l’economia del dono, il nuovo paradigma economico in cui l’essere umano si comporta finalmente come tale. È un movimento di portata planetaria che si sta sviluppando proprio ora, scopriamolo insieme nel prossimo capitolo.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.yesmagazine.org/happiness/to-build-community-aneconomy-of-gifts Un interessante articolo, in inglese, per approfondire i gift-circle. • www.shareable.net/blog/no-money-no-worries-vivan-losgifts Un sito, in inglese, dedicato all’economia del dono. • goo.gl/F462C Video di Alpha Lo sulle potenzialità dei cerchi di dono.
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79 Generazione G Il 61% delle persone nella fascia di età dai 13 ai 25 anni si sente personalmente responsabile di fare la differenza nel mondo; l’83% ripone più fiducia in società ambientalmente e socialmente responsabili; l’83% dei ragazzi dei college hanno svolto attività di volontariato nel 2005. Sono stati caricati più video su YouTube negli ultimi 6 mesi di quanti ne abbiano mai prodotti i tre maggiori network televisivi negli ultimi 60 anni. Con 400 milioni di utenti, Facebook sarebbe la quarta nazione più popolata del mondo, con un milione e mezzo di contenuti condivisi ogni giorno. Su Wikipedia si possono leggere oltre 13 milioni di articoli, tutti scritti da volontari. Creative commons, che offre nuove forme di copyright più aperte e condivisibili, ha rilasciato in meno di dieci anni oltre 130 milioni di licenze. Nel 2008, una coppia sposata su 8 si è conosciuta su internet. Il 96% della generazione Y ha aderito a social network dove la condivisione è il nuovo stile di vita. Stiamo dando i numeri, sì. Ma questa volta sono numeri che incoraggiano, numeri che fanno vedere la luce in fondo al tunnel cupo, nel quale ci siamo tutti infilati da decenni. Sono i numeri della generazione Y, o meglio della generazione G, come l’hanno recentemente ribattezzata, dove G sta per “generosa”: quella che renderà possibile la transizione da un’economia e uno stile di vita basati su sfruttamento, accaparramento, egoismo a una gift economy, un’economia del
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dono, e a uno stile di vita basato sulla condivisione. Care lettrici, cari lettori, se cercate sul web “economia del dono” rischiate di trovare solo articoli e riferimenti datati. Se cercate invece le parole “gift economy”, “sharing”, “generation G”, resterete a bocca aperta! La rivoluzione della condivisione è una realtà in crescita esponenziale, i dati riportati sopra sono solo alcuni dei segni di questo epocale cambiamento di paradigma. Un cambiamento enorme, purtroppo sconosciuto per noi italiani, capace di rivoluzionare tutto il nostro modo di vivere e relazionarci. Tutti ne facciamo parte e stiamo contribuendo all’emergere del nuovo paradigma, anche senza rendercene conto. Questo avviene ogni volta che mettiamo in atto dei comportamenti, delle azioni, dei gesti gratuiti, altruisti, solidali, cooperativi e collaborativi. Nei nostri 100 modi per essere felici abbiamo elencato molte di queste proposte, ma quante altre centinaia e migliaia ve ne vengono in mente? Da oggi possiamo finalmente rendere onore all’essere umano, un essere nato per condividere, per donare, per amare.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.yesmagazine.org/happiness/10-ways-our-world-is-becomingmore-shareable Un articolo sui 10 modi per praticare l’arte dello scambio. • sharingsolution.com/book Il link alla presentazione del libro The sharing solution di Janelle Orsi e Emily Doskow. • www.shareable.net/blog/share-spray-a-new-way-to-do-everything-video Un bel video sul paradigma dell’economia del dono e della condivisione. • trendwatching.com/trends/generationg Qualche informazione sulla generazione G.
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80 Io mi informo per Basta saper immaginare un’isola, perché quest’isola incominci realmente a esistere. E quest’isola, o meglio questa terra, si chiama Kirghisia. Una terra dove le persone lavorano 3 ore al giorno e il resto del tempo lo dedicano alla vita. Una terra dove ogni bambino parla almeno quattro lingue perché nessuno gliele ha insegnate, dove quando compi 18 anni ti viene regalata una casa, dove la televisione trasmette ogni giorno in diretta centinaia di tramonti. E dove chi ha voglia di fare l’amore si mette all’occhiello della camicia un fiore azzurro. Stiamo parlando di Lettere dalla Kirghisia di Silvano Agosti, la persona e il libro, questa volta italiani, che più ci hanno ispirato nello scrivere, nel pensare e nel proporre il nostro libricino. Un libro da leggere e rileggere, dall’infanzia alla terza età, capace di riaprire gli occhi a una fantasia che nasce dal cuore. In questo caso, io mi informo e leggo semplicemente per vivere.
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Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • silvanoagosti.it Il sito di Silvano Agosti, dove potrete ordinare Lettere dalla Kirghisia e tanti altri fantastici libri e film, e dove potrete leggere il suo sconvolgente diario. • www.youtube.com/watch?v=1Usl0iaTr4Q Uno dei tanti video di Silvano Agosti che potete vedere su YouTube. Ci piace scrivere due parole in più su Silvano Agosti, vista l’importanza che ha avuto nella nostra opera. Silvano è uno dei pochi autori indipendenti italiani. Dopo aver viaggiato giovanissimo per l’Europa in autostop, e in seguito in tutto il medio oriente e l’Africa del Nord, si diploma precocemente al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, nel 1962, dove vince il Ciak d’oro che gli permettere di accedere a una borsa di studio per l’estero. Agosti scelse di andare a Mosca per approfondire il mondo del montaggio nella scuola dove insegnò S. M. Ejzenstejn. Rientrato in Italia, iniziò a lavorare con Marco Bellocchio (Leone d’oro alla carriera 2011) con cui firmò lo storico I pugni in tasca (1965). Continuò la sua collaborazione con Bellocchio con Matti da slegare (1975), documentario denuncia che contribuì all’approvazione della legge Basaglia. Silvano Agosti è oggi considerato il miglior montatore italiano e, nonostante la scarsa diffusione del suo lavoro in patria, all’estero è considerato un maestro e diversi Paesi, fra cui la Francia e il Giappone, hanno organizzato numerose rassegne a lui dedicate. Silvano Agosti ha realizzato oltre 20 pellicole, fra film e documentari e ha scritto altrettanti libri.
Da leggere • Silvano Agosti, Lettere dalla Kirghisia, Rizzoli.
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81 Case aperte Tutto iniziò, qui in Italia, prendendo spunto dalle Case aperte di Bologna. Sai, c’era un gruppo di artisti che decise di esibire le proprie opere all’interno di case abitate, aprendole ai visitatori e trasformandole in gallerie informali. Poi, a qualcuno venne l’idea geniale: «Perché non utilizziamo queste case anche per altre iniziative? Potremmo trasformarle in un mondo di cose, per diversi servizi e attività». Ed è così che casa di Paola diventò la più apprezzata videoteca della città, piena di ogni genere di film, documentari, cortometraggi. La casa di Sandro è conosciuta come la casa della musica. Ad ogni piano, una stanza è dedicata ora alla sperimentazione o all’officina musicale, ora all’ascolto. Quella di Francesca è la casa dei saponi naturali, dove trovi gente che prepara insieme i saponi, dove ci sono tutte le materie prime o i prodotti finiti. E che dire della casa di Leo, trasformata in un nido per piccini, in una “tata familiare”, tutta piena di farfalle e coniglietti dipinti sulle pareti. Una delle mie preferite è la Casa del tè di Pier e Lucia. Adoro il profumo che puoi percepire fin dal portone 176
di ingresso, i comodi divani e i tappeti. Sono realtà che vivono senza la necessità di possedere i fondi commerciali che le marche della moda si contendono a suon di migliaia di euro di affitto al mese, senza invischiarsi nella burocrazia che ammazza, nelle tasse che seppelliscono, senza aspettare spazi sociali da amministratori pubblici interessati più al ponte sullo stretto di Messina, che a creare luoghi di incontro creativi per i cittadini. Lasciatevi trasportare dalle suggestioni appena descritte e vi ritroverete in città trasformate, in città sprizzanti di creatività, socialità, solidarietà. In case non più tristi e disabitate, ma aperte per qualche ora al giorno all’incontro creativo con altri esseri umani. Esiste tutto ciò? Se ne siete a conoscenza, fatecelo sapere. Di certo sono esistite, nel 2007, le Case aperte di Bologna e, come dice Agosti, basta saper immaginare un’isola (e una casa aperta), perché questa incominci realmente a esistere.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.bolognawelcome.com/da-vedere/storia-arte/params/ CategorieLuoghi_6/Luoghi_663/ref/CaseAperte%20Gallery La pagina web dedicata alle Case aperte di Bologna.
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82 La lista della felicità Che ganzata ragazzi! Soltanto poche ore fa mi sentivo uno straccio, un rottame, davanti a me solo nuvole nere e corvi in volo. Poi l’ho vista. Sì, perché me l’aveva detto Riccardo di non tenerla troppo nascosta. L’ho vista sul davanzale della finestra, nella sua cornicetta colorata. L’ho scorsa e ho iniziato dalla numero 3. Ho ricominciato anch’io da 3, come il caro Troisi, e anche la mia giornata è ricominciata, alla grande! La lista della felicità è una sorta di pronto soccorso da mettere in atto quando tutto, ma veramente tutto, vi sembra cupissimo e senza speranza. Da usare quando la vostra vitalità sembra scomparsa per sempre. L’idea di Veerle Bloemen, una collaboratrice di Fair companies, è semplice ed efficace. Basta iniziare ponendosi una domanda: che cosa mi rende felice, allegro, soddisfatto, cosa mi procura piacere? Non stiamo parlando di cose a lungo termine o particolarmente impegnative, stiamo suggerendo proposte abbastanza immediate: fare una doccia calda, uscire a passeggio in bicicletta, regalarsi un mazzo di fiori, bere una cioccolata in tazza, farsi massaggiare, telefonare ai propri migliori amici. 178
Siamo tutti certamente in grado di scrivere una lunga lista e, secondo l’ideatrice, farlo è fondamentale. Non basta sapere le cose, è importante scriverle e averle pronte da leggere in “caso di emergenza”. Leggerle e attuarle! Spesso basta metterne in pratica una per cambiare in meglio il nostro umore, le nostre energie, la nostra giornata. Insomma, costa poco e funziona! Perché non provate?
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • faircompanies.com/videos/view/why-we-all-need-a-happiness-list Un sito web parzialmente in italiano, che propone interessanti video dedicati alla sostenibilità.
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83 La medicina corpo-mente Cos’è che ti piace fare? Bene, inizia a farlo da subito. Cos’è che ti piacerebbe fare di più, ma che non hai ancora avuto tempo di fare? Bene, inizia a programmare il tempo da dedicargli, aumentandolo gradualmente. Cosa ti permetti di dire, di non fare, di rifiutare, di esprimere, di evitare, che prima della tua malattia non ti potevi concedere? Bene, questi sono i vantaggi della malattia, il suo messaggio d’amore. Sì, d’amore, perché ti permette di evitare quelle cose che non ti fanno bene, che non sono adatte a te. Adesso si tratta soltanto di evitare queste situazioni, senza bisogno della malattia, salutandola, ringraziandola e lasciandola sparire. Tutto qua. Puoi tornare a star bene da subito, anzi, a star meglio! Non sono parole strampalate dette dal santone o dal guru di turno. Sono indicazioni terapeutiche, ovviamente semplificate da noi in queste poche righe, che si rivolgono ai malati di cancro, ma anche a chi lotta contro le malattie cosiddette incurabili. Il dottor Carl Simonton, oncologo statunitense molto stimato e riconosciuto dai suoi colleghi, fondatore del Simonton cancer center, è considerato uno fra i 180
più importanti esponenti della mind-body medicine: la medicina corpo-mente, una medicina che ha ispirato non poco questo nostro libricino. Si tratta di un approccio che rivoluziona, senza contrastarla o negarla, l’ufficiale medicina allopatica. Un nuovo, ma al tempo stesso antico, approccio medico che vede nella malattia un campanello d’allarme utile per avvisarci che la vita che conduciamo non è sana per noi, non risponde soprattutto ai nostri bisogni, alla nostra unicità, ai nostri sogni. La medicina corpo-mente è un metodo per cambiare vita e ritrovare così un benessere maggiore, più autentico. I due libri riportati nei link qui sotto sostengono il lavoro scientifico del dottor Simonton con dati, statistiche, testimonianze. Fra le tante possibilità per una vita più felice, chi si sarebbe aspettato di trovarci anche la malattia? Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.simontoncenter.com Il sito dedicato al centro di oncologia di Simonton.
Da leggere • Carl Simonton, Reid Henson, L’avventura della guarigione, Amrita Edizioni. • Stephanie Matthews, Carl Simonton et al, Ritorno alla salute, Amrita Edizioni.
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84 Parto naturale Partorire con dolore? No grazie, preferisco… godere! Ragazze, ma ci pensate? Se non avessi per caso incontrato quell’ostetrica dal parrucchiere avremmo tutte continuato questa tradizione biblica del parto-calvario, come le nostre mamme, come le nostre amiche. E invece, adesso che ci siamo informate, non vi sembra tutto così ovvio, naturale? Non vedo l’ora di vivere questa meravigliosa esperienza! Le solite, trite e ritrite immagini dei film ci propongono il parto come un incubo di stress e dolore: «Spinga, spinga più forte, di più!». «Ahhhgh! Oh, nooo, mi sento spaccare dottore! Infermiera voglio l’epidurale, non ne posso più!». Nell’immaginario collettivo, il momento del parto si consuma in un’atmosfera e un ambiente ospedalizzati. È percepito come un’esperienza permeata da sforzi sovrumani, torture fisiche e farmaceutiche per mamme e neonati, e dall’ansia di terminare il prima possibile. Con queste aspettative, qualsiasi risultato meno tragico è solo l’eccezione che conferma la regola. In realtà, ci sono decine di migliaia di esperienze e testimonianze che raccontano un altro parto, un altro modo di nascere: il cosiddetto parto naturale. Scegliendo di partorire in maniera naturale, i momenti prima, durante e dopo la nascita diventano ricchi di intimità, di serenità, di condivisione fra mamma, papà
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e bambino. Addirittura, come dimostra il video di cui vi indichiamo il link sotto, questa scelta comporta momenti di vera e propria soddisfazione estatica, di piacere orgasmico (si parla appunto di orgasmic birth). Da oltre mezzo secolo, studiosi, medici e ostetrici hanno scoperto, o meglio riscoperto, quest’altra modalità di far nascere i bambini e c’è da rimanere stupiti a vedere come invece continuino a partorire le donne di quest’Occidente tanto evoluto. Ma le case maternità stanno arrivando anche in Italia, così come il parto naturale a domicilio, e con loro si apre una possibilità per una vita più felice, fin dai primi giorni!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • orgasmicbirth.com Sito in inglese dedicato interamente al parto senza dolore. • www.ilnido.bo.it/ilparto Il piacere del parto, una realtà italiana da imitare. • www.aamterranuova.it/MappaSalute-Naturale/Ricerca-Mappa/ %28categoria%29/37825 Indirizzario on line del parto naturale in Italia.
Da leggere • Michel Odent, L’agricoltore e il ginecologo, Leone Verde Edizioni. • Michel Odent, Le funzioni degli orgasmi, Terra Nuova Edizioni. • Frédérick Leboye, Per una nascita senza violenza, Bompiani.
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85 One billion rising Il movimento contro la violenza sulle donne Il nostro non è il V-day degli eserciti, non è la V di vendetta degli insurrezionalisti, non è neanche il Vday del comico più famoso d’Italia. No, il nostro Vday si celebra il 14 Febbraio e la lettera V sta per: Vittoria, Valentino, Vagina! Per Eve Ensler, l’autrice di I monologhi della vagina, la libertà e la felicità iniziano con una V. Un libro e un’opera teatrale rappresentata in tutto il mondo (un incontro aperto tra il pubblico e le donne, con le storie delle loro vagine, storie spesso colorate di violenza, sopraffazione, umiliazione) che hanno ispirato un movimento internazionale che ha organizzato un evento, il V-day, per dare forza alla lotta mondiale contro la violenza sulle donne. Evento che ogni anno catalizza l’attenzione e il coinvolgimento di migliaia e migliaia di persone. Una scommessa, quella del One billion rising del 14 febbraio 2013, che ha visto la partecipazione di un miliardo di persone, che si sono riunite per ricordare al mondo che non esiste nessun futuro senza guerre (fra le nazioni, fra i popoli, con l’ambiente), se prima non vinciamo la guerra contro la violenza sulle donne. 184
Nella ricerca di una vita più felice, spesso ci scontriamo contro le resistenze di vecchi modi di pensare, di vedere il mondo, gli stereotipi dominanti, che costituiscono barriere al cambiamento. Le donne, in quanto tali, hanno da sempre dovuto e devono tuttora lottare contro una discriminazione che reprime la loro emancipazione, parità e libertà. Eppure, i danni incalcolabili prodotti da una religione, un’economia, un sistema sociale patriarcali e maschilisti, dovrebbero averci fatto comprendere che il nuovo sarà colorato di rosa. Ci piace allora inserire il One billion rising nelle nostre possibilità per una vita più felice, un simbolo di potere tutto femminile, un incoraggiamento globale, un’occasione per danzare insieme a tutte voi!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.yesmagazine.org/issues/its-your-body/eve-ensler-freedom-starts-with-a-v I video relativi al V-day del 14 febbraio 2013, festeggiato in tutta Italia.
Da leggere • Eve Ensler, I monologhi della vagina, Il Saggiatore.
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86 Io mi informo per… Forse questo non lo sapete, ma a Los Angeles è in vigore un’ordinanza municipale che vieta a due uomini di abbracciarsi. Ecco a che cosa siamo arrivati. Forse nei prossimi giorni leggerete sui giornali che mi hanno arrestato perché ho abbracciato qualcuno. Abbraccio sempre il nostro preside: ci resterà secco. Nessuno riesce mai neppure a dargli la mano attraverso la sua scrivania, che è troppo larga. Io lo incontro in ascensore, gli dico: «Salve, preside» e lo abbraccio. Si può capire come da questa generazione, da questo nostro tempo, si sia sviluppata una filosofia come l’esistenzialismo. E questa è la nostra tremenda alienazione. Io sono reale? Esisto? Nessuno mi guarda. Nessuno mi tocca. Parlo agli altri e loro non mi ascoltano. Guardano oltre la mia spalla per vedere chi altro c’è. Nessuno mi guarda più negli occhi. Sono solo e sto morendo di solitudine. Come dice Schweitzer: «Stiamo tanto insieme eppure stiamo tutti morendo di solitudine». Questo è uno dei tanti preziosi spunti di cui potrete fare tesoro leggendo i libri di Buscaglia. Leo Buscaglia è stato l’unico scrittore che abbia mai 186
avuto cinque dei suoi libri ai primi posti nella classifica americana dei best-seller. E contemporaneamente! È stato il primo professore universitario a tenere, nell’università californiana dove insegnava, un corso sull’amore. L’autore straniero che più ci ha ispirato è proprio lui. La maggior parte di questi 100 modi porta con sé l’energia di questo personaggio incredibile. Ed è così bello sapere che queste possibilità avrebbero potuto godere perfino di un “sostegno” universitario! Il suo libro Vivere, amare, capirsi è una miniera d’oro. La foto in copertina della vecchia edizione, che abbiamo in casa, dice tutto: ritrae Leo che abbraccia calorosamente una persona. Un libro che è in sé una possibilità di felicità, da leggere, da mangiare, da bere, da vivere.
Da leggere • Leo Buscaglia, Vivere, amare, capirsi, Mondadori.
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87 Abbracci liberi! Eppure è proprio vero, è così semplice: per una vita più felice può bastare un abbraccio autentico! Tutto qua? Sì, tutto qua. La Free hugs campaign, la campagna per gli abbracci gratis, è riuscita a diventare uno dei movimenti più conosciuti, seguiti e replicati in tutto il mondo, comunicando soltanto questo: dai, fatti abbracciare, abbracciami, abbracciamoci! L’iniziativa è nata in Australia, a Sidney, per poi diffondersi rapidamente in tutto il mondo. E così, perfetti sconosciuti si sono abbracciati fra loro e hanno rinnovato lo stupore di una felicità che sta lì, a portata di braccia. Può sembrare strano, ridicolo, insensato, che ci debba essere una campagna, un movimento internazionale per compiere un gesto così innato. Ma, pensateci bene: quand’è l’ultima volta che avete realmente, anima e corpo, abbracciato un altro essere umano, solamente e proprio perché era un altro essere come voi su questa Terra? Quand’è l’ultima volta che avete abbracciato il vostro capo ufficio, il postino, la preside, quelli del piano di sotto o quelli del piano di sopra? A volte neanche i padri abbracciano più i figli: «Adesso sei diventato grande, sei un 188
uomo anche tu, basta starmi abbracciato, su!». Allora, gustatevi le possibilità aperte da Juan Mann e dalla sua impagabile iniziativa con il video che vi abbiamo indicato qui sotto, e poi date un’occhiata al prossimo capitolo.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.freehugscampaign.org Sito, in inglese, della campagna per l’abbraccio libero. • www.abbracciliberi.it Il sito web italiano dedicato agli abbracci liberi. Ricco di foto, testimonianze e articoli. • abbraccigratis.it Il sito web che si impegna a diffondere l’abbraccio libero nel mondo. • www.youtube.com/watch?v=vr3x_RRJdd4 Il video che racconta l’evento organizzato da Juan Mann dedicato all’abbraccio libero. • www.youtube.com/watch?v=BRVzXcybd2c Un video di Juan Mann, ideatore della campagna.
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88 Laboratori di coccole «Trovatevi tutti quanti un paio di chiappe!». Questa non è una frase che senti pronunciare spesso. Magari sul set di un film scollacciato o a una festa macabra sul tema dello smembramento. Ma in generale non è la tipica frase che una persona si prepara a sentire. Sciocco io a non averlo fatto. Il giorno in cui ho sentito una persona dire «trovatevi tutti quanti un paio di chiappe», ho finito per rispondere come avrei fatto se mi avessero detto «tiratevi tutti quanti un pugno in faccia». E nemmeno mi sono potuto tirare indietro. Ho dovuto davvero trovare uno sconosciuto e appoggiargli addosso il sedere. E a malapena avevo fatto in tempo a togliermi le scarpe. Accettare l’invito a quel seminario di coccole era stato un errore terribile. Così inizia un racconto che vi consigliamo vivamente di leggere, per continuare a parlare di abbracci e a riderci su. Scritto da Stuart Heritage per Guardian News & Media Ltd, è stato tradotto da Matteo Colombo ed è a vostra disposizione nel link che vi abbiamo indicato. È un articolo che parla appunto dei cuddle workshop, i laboratori di coccole, un’esperienza che tutti dovremmo sperimentare per vivere più felice190
mente, perché il contatto fisico e appropriato ha un’influenza incredibile sulla nostra salute fisica, psichica ed emotiva. Una possibilità da cogliere anche per evitare di improvvisarci tutti tifosi di calcio. Infatti, secondo il geniale Silvano Agosti, l’uomo italiano ricorre al tifo calcistico, più che per reale passione sportiva, per avere un’occasione di incontro con altri virili uomini latini, tanto forti e sicuri di sé da non poter permettersi di incontrare altri esponenti dello stesso sesso in altro modo. Parlare “de ‘a Roma” offre loro la possibilità di esprimere vicinanza, amicizia, simpatia, affetto e, quando viene segnato il goal, addirittura di abbracciarsi. Per liberarci quindi da questa tristezza cosmica e per permetterci di incontrare, fisicamente, altri esseri umani, tutti ai cuddle workshop: coccoliamoci!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • goo.gl/ftdvz Il divertente racconto di Stuart Heritage. • goo.gl/nfVaj Video della Bbc su un laboratorio di coccole. • cuddlenation.co.uk/pages/Home Per conoscere i cuddle workshop inglesi. • www.youtube.com/watch?v=6GGlVGYaUFU&feature=related Silvano Agosti e le sue considerazioni sul calcio.
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89 Love revolution Allora, cerchiamo di capirci. Io mi trovo a uscire con giovani mamme che non vanno al mare quando hanno il ciclo. Perché? Perché altrimenti, non facendo il bagno, dovrebbero spiegarne il motivo ai figli e si imbarazzano! Capisci, siamo nel terzo millennio e ci sono ancora giovani, giovanissime donne, che si vergognano del proprio corpo, di qualcosa di assolutamente naturale. Allora come faccio a parlare di love revolution in questa città, come posso confrontarmi, approfondire, condividere? Il dubbio ce lo siamo posto anche noi. Nel mondo sta nascendo l’ultima e più importante delle rivoluzioni, la rivoluzione dell’amore. Sono tantissime le persone, le iniziative, i nuovi modelli che finalmente cercano di saldare le fratture fra sessualità e amore, fra corpo e piacere, offrendoci la possibilità di godere, in ogni senso, di questa magnifica esistenza. Ma spesso ci scontriamo con mentalità schiave di modi di pensare ormai superati. Allora, abbiamo pensato bene di scrivere… un altro libro: 50 sfumature di amore. Parole, idee ed immagini della love revolution, dove sono riunite le più interessanti 192
esperienze internazionali, con video, fotografie, approfondimenti. Preferiamo rimandarvi alle pagine dedicate al libro piuttosto che inserire qui link che potrebbero non essere adatti (legalmente) ai minori! Triste però dover censurare l’amore, no?
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • amoreanudo.blogspot.it Il blog di 50 sfumature di amore. Il riferimento alla famosa trilogia delle “50 sfumature” declinate in tre colori è evidente. E forse inevitabile, visto il clamore e il successo mondiale ottenuti dai libri della scrittrice inglese E. L. James (pseudonimo di Erika Leonard). Ma il collegamento si ferma lì, al titolo appunto. Il nostro modo di esplorare il grande mondo della sessualità pende decisamente sul versante dell’Amore, della love revolution, di una spontanea, trasparente, allegra naturalezza. Il blog amoreanudo.blogspot.it prende invece il titolo dal nome dei laboratori di Teatro immagine centrati sui temi del libro che stiamo proponendo in tutta Italia. Sul blog avrete la possibilità di saperne di più e potrete scaricare gratuitamente una copia del libro. Buona lettura!
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90 Celebrare una vita! Abbiamo pianto tanto, abbiamo riso tanto, ci siamo abbracciati. È stata una serata fantastica. Sulla spiaggia, con tantissime fiaccole e un grande fuoco sempre vivo, il mio cibo e la mia musica preferiti e loro: tutte le persone che contano nella mia vita. Ognuna di loro, durante la cerimonia, ha detto parole magnifiche, ha ricordato cose belle alle quali non pensavo da tempo, mi ha fatto sentire amato, apprezzato, presente nei loro cuori. Pensa che peccato se lo avessero fatto quando io fossi stato… in una bara! L’idea fondamentale del living funeral, letteralmente “funerale in vita”, è tutta qui: incontrare profondamente e intimamente tutte le persone che contano nella nostra vita, per renderci conto di quanto anche noi abbiamo contato nella loro, di quanto ci vogliano bene, ci stimino, apprezzino. E fare tutto ciò in una cornice rituale, in una cerimonia, che ricalchi quella di un funerale, dove i partecipanti possono dire qualcosa di bello sul “protagonista”, ma con un’energia e un’atmosfera di festa, vitale, e soprattutto con il diretto interessato ancora vivo e vegeto! Perché farlo? Perché abbiamo tutti un enorme biso194
gno di amore, di apprezzamento, di amicizia, di vicinanza e ne abbiamo bisogno ora! Perché il contesto, il setting di un pre-funerale, amplifica, facilita e favorisce lo scaturire di queste emozioni e sentimenti. Perché può essere un’occasione per rivedere amici e persone con le quali abbiamo perso il contatto, per dire quello che non abbiamo ancora detto a qualcuno… Come al solito, nasce nei paesi anglosassoni. Lo vediamo anche inserito nel film The weather man con Nicolas Cage, e speriamo possa presto arrivare anche nella nostra penisola. Alcuni hanno iniziato a usare un’altra denominazione al posto di living funeral: a life celebration, che in italiano sarebbe “celebrare una vita”. Detto così, ci piace molto di più!
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.ocregister.com/video/?videoId=579550340001&lineu pId=1125901233 A questo link un bellissimo video dedicato a un living funeral. Per visualizzarlo è necessario registrarsi, ma ne vale davvero la pena. • The weather man. L’uomo delle previsioni del tempo, con Nicolas Cage e Michael Caine (disponibile anche in Dvd), Eagle Pictures (2006).
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91 Vivere felici, morire felici Miei cari, quella che sta per concludersi è stata una vita bellissima e per questo voglio ringraziarvi dal profondo del mio cuore. È stato magnifico condividere con voi tutto il bello di questi anni. Mi basta chiudere gli occhi per far affiorare un grande sorriso nei miei ricordi. E adesso, in questo giardino pieno di colori, i vostri volti sono la cosa più bella che mi poteva capitare. Ormai lo sapete, questa non è più vita per me, ma anche se fra pochi minuti sarò finalmente morto, so che resteremo insieme per sempre. Grazie per esserci, fino all’ultimo, vi voglio bene! In Olanda, vivere felici e morire felici è possibile. Le levenseinde kliniek sono equipe di medici e infermieri dello Stato, che permettono una “dolce morte” a domicilio. L’eutanasia attiva, richiesta, ponderata, condivisa è un segno di civiltà che ogni Stato veramente laico dovrebbe offrire ai propri cittadini. Ciò garantirebbe sia la possibilità di potersene andare via da questo mondo senza doversi dare la morte nell’illegalità, soli come cani in un momento tanto importante, senza nessuno che ci aiuti a metter fine a sofferenze per noi ormai inaccettabili, sia il sollievo di sapere che non ci saranno ripercussioni legali sui propri cari. 196
In un libricino sui tanti modi per vivere felici, non poteva mancare anche la possibilità di morire felici. Nei link che seguono troverete molti indirizzi e informazioni, per scoprire come questa possibilità esista in molte nazioni civili del mondo.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • goo.gl/oNq2R Articolo, in italiano, sull’eutanasia a domicilio in Olanda. • goo.gl/p0OzS Altro articolo informativo sull’eutanasia in lingua italiana. • www.nvve.nl/nvve-english/pagina.asp?pagkey=105273 Articolo scientifico, in inglese, sull’eutanasia. • www.nvve.nl/nve-english/pagina.asp?pagnaam=homepage Per le avanguardie olandesi. • www.compassionandchoices.org/what-we-do/end-of-lifecounseling E per quelle americane.
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92 Guarire con l’arte Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato Storie vissute della natura, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale. C’era scritto: «I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede». Meditai a lungo sulle avventure della giungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: «Spaventare? Perché mai uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?». Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica. Fu così che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore. 198
Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disarmato. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. Moltissimi di noi si riconosceranno in queste parole tratte da Il piccolo principe, di Antoine de SaintExupéry. Riconosceranno questo ingiusto sentirsi artisti falliti, questa mancata espressione di sé attraverso le arti creative. Può darsi che il mio elefante inghiottito da un boa sembri un cappello, e allora? L’importante e che io sia convinto che sia bello! Se prendiamo come modelli Michelangelo o qualche altro maestro dell’arte dei tempi passati, difficilmente potremo avvicinarci a tali talenti, e i nostri disegni a carboncino, le sculture di creta, i dipinti a olio probabilmente ci lasceranno un forte senso di frustrazione. Ma quelle tecniche e quei modelli artistici sono passati! Sì, saranno degni di ammirazione, ma sono passati. Il mondo nel frattempo è cambiato e oggi ci sono molte tecnologie, soprattutto informatiche, che ci permettono di trarre il massimo dalle nostre idee e grazie alle quali oggi possiamo finalmente riscoprirci tutti creativi! Allora, non preoccupiamoci più se non sappiamo dipingere con i pennelli di setola, possiamo farlo con un pennello digitale e ottenere delle opere assolutamente splendide, non meno degne di ammirazione! 199
Soprattutto, potremo sperimentare la felicità di riuscire a esprimerci creativamente, con soddisfazione, e questa è veramente una bella possibilità per vivere felici. Talmente potente da guarire le persone! In inglese si definisce healing trough art, e indica il guarire attraverso una propria espressione artistica, libera, creativa. Nei link qui sotto troverete esempi di espressioni artistiche che guariscono individui, pazienti e intere città!
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Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.squidoo.com/justcreate Sito, in inglese, sulla libera creatività. • www.befunky.com Un programma di foto-editing online per liberare la propria creatività. • www.htta.org/my-story Testimonianza, in inglese, del potere terapeutico dell’arte. • www.findhorn.com/nfa/Members/KarinWerner Il profilo, in inglese, di un’artista e arte-terapeuta che lavora nella comunità scozzese di Findhorn. Questi link sono in qualche modo “garantiti” anche dalla nostra esperienza professionale. Dopo l’incontro con Karin Werner nell’ecovillaggio di Findhorn, Ilaria si è infatti dedicata sempre di più a favorire l’emergere della creatività individuale, propria di ognuno di noi. Attraverso i suoi laboratori Sono un’artista anch’io!, fa sperimentare il potere intimamente curativo dell’espressione artistica e creativa. È meraviglioso vedere l’arcobaleno di colori di un’autostima che cresce. Io, dal mio canto, ho utilizzato per anni le nuove tecnologie digitali, affiancandole a tecniche tradizionali quali la scultura con argilla, legno e ferro. Il servizio gratuito di foto-editing che offre Be funky ha contribuito alla realizzazione di alcune delle mie opere più belle. • barefootartists.org/home Questo sito è ispirato al lavoro dell’artista cinese Lily Yeh. Attraverso l’arte Lily Yeh e gli altri artisti del Barefootsartist sono riusciti a piantare semi di guarigione nelle aree più povere e disperate del Pianeta. Lasciatevi suggestionare dalle immagini di questo sito e dallo stupefacente video The legend of Lily Yeh.
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93 Roberta e Simone Siamo a disposizione di tutte quelle persone interessate a cambiare vita, che per farlo magari vogliono iniziare con un lungo viaggio avventuroso, per incontrare, alla fine di esso, un posto cui poter chiamare casa. Per queste loro parole e per aver viaggiato dalle loro case in Italia alle coste del Portogallo, senza bisogno di spendere denaro, li abbiamo scelti come simbolo della possibilità di compiere il primo passo, quello più importante. Ma chi sono mai questi due? Probabilmente non ne avrete mai sentito parlare, difficilmente troverete loro tracce sul web, tanto meno su radio, Tv o quotidiani. Non sottolineeremo mai abbastanza quanto sia importante, per uscire da una situazione stagnante, dalla crisi, dal lento spegnersi della nostra fantasia, vedere oltre i propri confini, mentali e nazionali, e capire quanto possa essere utile sperimentare nuove opportunità di lavoro, di studio, di vita, nuovi modelli, nuove storie. A volte basta solo allontanarsi un po’, da soli, in coppia, in comitiva. Che sia per un viaggio nel senso proprio del termine, per un viaggio di auto-scoperta o per iniziare una qualsiasi di tutte queste possibilità 202
(e cento altre ancora). Roberta e Simone ci dimostrano che per farlo non servono soldi, serve solo una positiva voglia di aprirsi al mondo. Sono per noi un esempio, questa volta tutto italiano in mezzo a tante storie straniere! Godetevi il loro video, che con semplicitĂ trasmette la fiducia necessaria a partire.
Vedere, conoscere, capire, ispirarsi su • www.viaggiareconlentezza.com Il sito web di Roberta e Simone dedicato al viaggiare lento. Al suo interno anche un video su come viaggiare senza soldi.
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94 Il vecchio che mangiava i gelati C’era una volta un vecchio e il mare, un altro vecchio che leggeva romanzi d’amore e un vecchio che mangiava i gelati. O, per essere più precisi, che avrebbe voluto mangiarne di più. Il vecchio in questione è quello che ci presenta il nostro Leo Buscaglia, nel citato libro Vivere, amare, capirsi, quando riporta la testimonianza di un uomo di ottantacinque anni che aveva saputo di essere prossimo alla morte. L’uomo disse: «Se potessi vivere la mia vita, la prossima volta cercherei di commettere più errori. Non cercherei di essere perfetto. Mi rilasserei di più. Mi lascerei più andare. Sarei più sciocco di quanto lo sono stato in questo viaggio. Conosco pochissime cose che prenderei sul serio. Sarei più matto. Sarei meno devoto all’igiene. Correrei più rischi, farei più viaggi, scalerei più montagne, nuoterei in più fiumi, guarderei più tramonti, andrei in posti dove non sono mai stato. Mangerei più gelati e meno fagioli. Avrei più problemi veri e meno problemi immaginari. Vedete, io ero uno di quelli che vivono in modo profilattico e sensato e ragionevole, ora per ora e giorno per giorno. 204
Oh, ho avuto i miei momenti, e se dovessi ricominciare daccapo ne avrei di più, di quei momenti. Anzi, cercherei di non avere altro che bei momenti... momento per momento. Ero uno di quelli che non vanno mai da nessuna parte senza il termometro, la borsa dell’acqua calda, l’impermeabile e il paracadute. Se dovessi ricominciare daccapo, viaggerei con un bagaglio più leggero. Se dovessi ricominciare daccapo, comincerei ad andare scalzo all’inizio della primavera e continuerei fino ad autunno inoltrato. Farei tanti giri in giostra in più. Guarderei di più i tramonti e giocherei di più con i bambini, se avessi la mia vita da rivivere. Ma non ce l’ho». Né io né voi sappiamo cosa c’è di là, ma sappiamo cosa c’è qui... Qualcuno ha detto: «Ieri è un assegno annullato, e domani è soltanto una cambiale. Soltanto oggi è denaro contante. Spendetelo come pazzi! Non vi capiterà più. E c’è tutto un mondo per spenderlo». Siamo verso la fine del nostro libricino e con questo spirito buscagliano, passiamo all’azione!
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95 La lista delle 10 cose: sognare e vivere i sogni Voglio lanciarmi col paracadute, voglio fare l’amore con te in una foresta, voglio dipingere un grande quadro ed esporlo al pubblico, voglio vedere le balene, voglio annusare il profumo dei manghi maturi ancora sulla pianta, voglio imparare a cantare una canzone in francese, sì, in francese, una canzone per te… voglio fare tutte queste cose prima di morire, prima che sia troppo tardi, voglio farle adesso! Nel capitolo precedente abbiamo detto che è il momento di passare all’azione… A che serve, infatti, avere un imperdibile libricino come questo fra le mani, se poi il nostro desiderio di una vita più felice, di cambiare e sperimentare, rimane paralizzato? Spesso, tra il desiderio di cambiare e il mettere in pratica il cambiamento, sorgono in noi la paura, le perplessità, il dubbio affossante, che il più delle volte si esplicitano nella solita frase: «Mah, io dopotutto non è che sogni qualcosa in particolare». Se questo avviene perché vivete già una vita felice, piena, piacevole, così densa di significati, che sinceramente non vi passa davvero per la testa di mettervi a sognare… be’, allora godetevela e regalate questo libricino a qualcun altro! 206
Se invece è la vostra paura di cambiare, o il pensare che non sia una cosa fattibile per voi, allora la lista delle 10 cose può esservi utile. Con le tante possibilità elencate in questo libro, infatti, forse avete iniziato a sognare una vita più felice: è un vostro inalienabile diritto! Forse qualcuna di esse vi sarà d’aiuto nel realizzarla. Forse avrete bisogno di altri strumenti, di immaginare altre alternative ancora. Di certo, per mettervi in moto, avrete bisogno di cominciare a raccontare, prima di tutto a voi stessi, qual è la vita più felice che sognate. Vi proponiamo di farlo concretamente con una serie di esercizi di visualizzazione e scrittura, per arrivare a scrivere una lista di desideri da realizzare concretamente. Si tratta di una traccia dalla quale partire, molte direzioni di cambiamento da esplorare, almeno 10 concrete azioni da intraprendere per seguire e vivere i vostri sogni più felici. Piano piano, però, prima di arrivare a una lista di questo tipo (un po’ come quella all’inizio del capitolo), potrebbe essere d’aiuto partire dalla prossima visualizzazione.
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96 rinfrescare i nostri sogni Visualizzazione Ma si potrebbe anche dire: riscaldare i nostri sogni. Rinfrescare o riscaldare, come ci rinfreschiamo o riscaldiamo bevendo qualcosa. Prima di iniziare questa visualizzazione, infatti, vi consigliamo di sedervi sulla vostra poltrona preferita e di gustarvi una buona bevanda, fresca o calda, secondo le vostre preferenze. L’essenza di questo breve esercizio è tutta qui, nel gustarsi con calma, rilassatamente, a occhi chiusi, i bei momenti della vostra vita. Con ancora il gusto e la piacevole sensazione della bevanda appena gustata, iniziate a chiudere gli occhi e a seguire tranquillamente il vostro respiro, con lo stesso piacere con cui avete bevuto la vostra bibita. Cercate quindi di farvi guidare da questo stato di piacevole benessere, alla ricerca di tutti i piccoli e grandi momenti felici, pieni, divertenti, significativi, piacevoli della vostra vita. Cercate di non giudicarli, semplicemente lasciate che affiorino, passateli in rassegna, col sorriso sulle labbra. Possono essere momenti comuni o straordinari, l’importante è che ne ricordiate il maggior numero possibile: dal fare una bella doccia al concedervi un bagno sotto una cascata, dal piacere del 208
sole di settembre alla vacanza su spiagge tropicali... Dopo qualche minuto, quando sentite di aver terminato questa rilassante attivitĂ di ricerca, tornate per qualche secondo al vostro respiro, aprite gentilmente gli occhi e, con calma, appuntate su una pagina, o su questo libricino, una breve descrizione dei momenti che avete ricordato.
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97 le tre settimane di Georgia Visualizzazione La prima visualizzazione ci ha aiutato a entrare mentalmente in contatto con i momenti belli e significativi della nostra vita. Consideriamola una sorta di allenamento per questa e per le successive visualizzazioni. Adesso, infatti, si tratta di esplorare situazioni simili, non nel passato, bensì nel futuro. Ci faremo ispirare dalla storia di Georgia, la protagonista di L’ultima vacanza, una commedia con Gerard Depardieu e Queen Latifha, che vi raccomandiamo di vedere. In questo film, uno strano medico indiano comunica a Georgia, la protagonista, che le restano soltanto 3 settimane da vivere. Ecco, partiamo da qui e andiamo per gradi. Comodi, rilassati, magari piacevolmente introdotti in questo vostro spazio prezioso da un buon drink. Chiudete gli occhi e godete per un po’ del vostro respiro, come se continuaste a bere qualcosa di altrettanto gradevole. A ogni inspiro gustate l’aria che entra, a ogni espiro l’aria che esce dai vostri polmoni. Mentre restate in questo stato di benessere, immaginate di essere seduti in uno studio medico. È uno studio accogliente, colorato, pieno di fiori profumati. Il medico è estremamente gentile, amichevole, delicato. Vi conferma la diagnosi: avete una malattia incurabile. Sorprendentemente però, vi dice: «Sembra paradossale, ma sapere che ci restano solo 3 settimane da vivere può essere un’occasione molto bella. Nessuno di noi sa quanto tempo avrà a disposizione, se un’ora, un giorno o altri
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cinquant’anni. Tu adesso lo sai. Tre settimane, cioè 21 giorni, ovvero più di 500 ore. Potrebbe essere il tempo più bello, piacevole e denso di significato di tutta la tua vita, fino all’ultimo secondo. Dipende solo da te. Fra poco uscirai dal mio studio e inizierai a vivere questo tempo. Cosa farai? Ti prego, se puoi, fammi un favore. Mi piacerebbe conoscere almeno tre cose che sai già che vorresti fare. Possono essere situazioni che vivi abitualmente o cose che non hai mai vissuto. Io non ho più nulla da dirti ora, ti lascio nel mio studio. Prenditi tutto il tempo che ti occorre e, quando vorrai, scrivile su questo foglio bianco che sta sulla mia scrivania. Ti ringrazio comunque per provarci. Allora, buona vita». Quindi il medico esce dal suo studio e voi vi accingete a scrivere le tre cose sul foglio. Quando sentite di aver scritto abbastanza o avvertite che è comunque il momento di uscire dallo studio, fatelo. Uscendo vi ritrovate su uno splendido viale alberato. Il cielo è azzurro, c’è un bel tepore nell’aria e una brezza leggera che vi rinfresca, accarezzando il vostro volto. Sentite questa brezza che penetra gentilmente dentro di voi, fondendosi con il vostro respiro. Inspirando, vi rinfrescate, espirando provate un senso di benessere. Seguite per un po’ questa piacevole sensazione e, quando volete, riprendete contatto con il vostro corpo, facendo dei piccoli movimenti. Gentilmente, riaprite gli occhi. Bene, se avete scritto qualcosa sul foglio del medico, allora scrivetelo anche su una pagina di questo libricino adesso. Se non avevate scritto niente, magari più tardi vi verrà voglia di scrivere qualcosa.
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98 wow! Visualizzazione Bene bene, ora che siete diventati esperti nel visualizzare, provate anche questa. Una raccomandazione però, non provate più di una visualizzazione al giorno. Ritagliatevi il vostro momento prezioso e indisturbato, dopotutto vi occorrono pochi minuti per questi esercizi, no? Allora: poltrona comoda, drink, via i cellulari. Quando vi sentite pronti, chiudete gli occhi e godete per un po’ del vostro respiro, come se continuaste a bere il vostro drink. A ogni inspiro gustate l’aria che entra, a ogni espiro l’aria che esce dai vostri polmoni. Piano piano iniziate a visualizzare un colore davanti a voi, il vostro colore preferito. Potrà variare in un continuo gioco di sfumature e intensità. Divertitevi a osservare come cambia. Ed ecco che nei suoi cambiamenti il vostro colore diventa simile a fumo, simile a un pennacchio in movimento. Sembra assumere una forma precisa: è stretto in una punta in basso e si allarga verso l’alto, come un triangolo rovesciato. In cima al triangolo, ecco che spunta una sfera e… magia: la sfera inizia a guardarvi e a sorridervi amichevolmente. Wow, ma certo! Ora lo riconoscete, è un genio, un genio magico, pronto a esaudire i vostri desideri. Il genio, però, vi pone tre condizioni. La prima, la più ovvia: non più di tre desideri. La seconda: esaudirà soltanto desideri possibili, non vi porterà su Marte,
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non vi farà diventare un supereroe. Potrete esprimere desideri che voi stessi, con un po’ di tempo o un po’ di soldi in più a vostra disposizione, o con qualche amico o amica un po’ più disponibili, avrete la possibilità di realizzare. Insomma, esprimete i vostri desideri al genio, usate tutta la vostra fantasia, ripescate i vostri sogni nel cassetto, quello che avete sempre desiderato fare, vivere, sperimentare e che non avete ancora fatto, o che magari avete già fatto ma vorreste rifare ancora. La terza e ultima condizione: dovete farlo prima che il genio svanisca davanti a voi, e questo accadrà fra cinque minuti. Quindi, forza, esprimetevi! E mi raccomando: pronunciate, per ogni desiderio, una bella frase che sia chiara e comprensibile per il genio. Iniziate ad accorgervi che il genio sta di nuovo trasformandosi in un grande triangolo, il vostro tempo sta per scadere. Adesso il triangolo torna ad essere solo un colore in movimento. Se ancora non avete espresso tutti e tre i desideri avete ancora pochi secondi per farlo. Adesso il colore svanisce sempre più, si dissolve, lascia questa stanza. Salutate il genio e tornate al vostro respiro. Se non avete fatto in tempo ad esprimere tutti i desideri, non vi preoccupate, perché il genio, prima di svanire, ha detto che tornerà. Quando volete, stiracchiatevi piano piano e gentilmente riaprite gli occhi. Ah! Dimenticavamo: il genio è un po’ distratto e vi sarebbe grato se scriveste per lui i tre desideri su un foglio di carta.
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99 Scrittura creativa: l’anno sabbatico Questa volta non si tratta di una visualizzazione, ma di un esercizio di scrittura creativa. Non c’è bisogno di essere dei grandi scrittori, anzi. Possiamo scrivere nel modo che preferiamo, senza censure e riguardi di alcun tipo. Iniziate la vostra lettera decidendo chi è il destinatario. Sarà il vostro datore di lavoro? Il vostro partner? La vostra numerosa, chiassosa e pretenziosa famiglia? I vostri soci o colleghi? Bene, una volta deciso, iniziate comunicando loro, per un motivo che può essere tanto reale quanto strampalato e inverosimile, che avete deciso di prendervi un anno sabbatico. Avete riscoperto questa istituzione antica come l’uomo e, condividendone appieno il senso e l’utilità, sentite di non poter aspettare oltre. Elencherete quindi, cercando di farle apparire come cose di importanza estrema, tutte le esperienze che vorrete fare e vivere in questo anno che avete deciso di dedicare a voi stessi. Cercate di fornire il maggior numero di dettagli e spiegazioni sull’importanza delle intenzioni che avete in programma perché, sebbene le farete comunque, con questa lettera avete il compito di convincere il 214
più possibile il vostro o i vostri interlocutori. Quindi, anche qualora per un anno intero voleste soltanto dedicarvi a guardare la Tv, vi spingerete in grandi spiegazioni, con dotte parole, parolacce o paroloni, sul perché questa scelta sia per voi di assoluta importanza. Ricordate, però, che un anno sabbatico, in passato, poteva essere preso soltanto una volta ogni sette anni, quanto ai giorni nostri. Quindi, sfruttatelo bene! Che ci dite, adesso siete riusciti a individuare le vostre 10 intenzioni, vero? Le tre visualizzazioni e l’ultimo esercizio servivano solo a questo. Differenti parole per uno stesso obiettivo: vedere, sentire, gustare, scrivere e… vivere i vostri sogni, la vostra vita, all’insegna di una felicità sempre maggiore! Siamo ormai giunti al termine del nostro libricino, abbiamo elencato, raccontato, proposto tante possibilità, tanti strumenti, tante occasioni per una vita più felice. Ovviamente, la lista delle 10 cose non deve per forza rifarsi o contenere tutte le possibilità presentate. Per realizzare le vostre potreste non averne assolutamente bisogno. Questa lettera vuole essere solo un ulteriore stimolo per consolidare la vostra fiducia: vi meritate tutto il meglio e… ci sono un sacco di modi per ottenerlo! Sapete cosa volete, sapete come farlo.
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100 Motivi per non cambiare
Già, 100 modi per trasformare la propria vita, ma anche 100 motivi per non cambiare. Può capitare di sentirsi in colpa, perché scegliere di cambiare forse ci porterà lontano da casa, dagli amici, ci farà forse spendere un po’ di soldi, proprio in questi tempi di crisi economica. Sentirci in colpa perché a noi, già adesso, non manca proprio niente, mentre c’è chi sta molto peggio. Oppure, si può pensare di star facendo la cosa sbagliata, perché abbiamo paura che il nuovo che ci aspetta possa non essere come lo immaginavamo. E, anche se tutto andasse bene, quando torniamo a casa, cosa faremmo? È facile cadere nella trappola di pensare che l’importante è vivere la bellezza del momento presente e che cose belle, importanti e significative possono accadere anche nella nostra vita ordinaria, senza bisogno di imbarcarci in grandi stravolgimenti o fughe esotiche. Anche noi, ovviamente, siamo passati attraverso questo calvario di “ma”, “se” e “sì, però”. Ma dobbiamo ammetterlo: è durato l’arco di un pranzo, fino al momento in cui l’immancabile Elia, nostro figlio, ha puntualmente sentenziato: «Ma 216
qui, ma là, insomma, quando sei morto sei morto, facciamolo!». Denaro, impegni, legami, situazioni particolari; ci sono molti aspetti che potrebbero farci desistere e rinunciare al cambiamento, ma sono tutti eventuali problemi risolvibili. È sempre possibile scegliere. È sempre possibile sognare. E vale veramente la pena di andare incontro ai nostri sogni! O davvero pensate che ci sia qualcosa che non va nel voler vivere in un mondo migliore, nel cercare un rapporto diverso con la natura, con le altre persone, con il denaro, con il ritmo della vita? Davvero ritenete che tentare una o 100 di queste possibilità per vivere una vita più felice sia qualcosa che può non riguardarvi personalmente? Voi avete il diritto a una vita felice! Per la prima volta nella storia dell’umanità, ci siete solo voi! Nessuno spirito del tuono dietro le tempeste, nessun Dio-padre sopra le nostre teste, nessuna falce e nessun martello, nessun capitale da nascondere nel cappello. Non è sopravvissuta nessuna ideologia, filosofia, religione, fede… Oggi, finalmente, è giunto il momento di manifestarci per quello che siamo: persone libere e meravigliose, nate per cooperare fra di loro, per essere solidali, per amarsi, per vivere una vita felice.
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101 Il vostro modo per cambiare vita ed essere felici!
Adesso tocca a voi! Qual è la vostra idea, sogno, possibilità per una vita più felice? Scrivetela nello spazio qui sotto e, se volete, fatela sapere anche a noi, così la pubblicheremo sul nostro sito, la proporremo nel nostro Ufficio mobile e la inseriremo nella prossima edizione del libro. Ma soprattutto: la sogneremo anche noi e, magari, la metteremo in pratica! La mia idea per una vita più felice è
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Appuntamento con un libro... a quattro ruote! Con un furgone camperizzato, in giro per quest’Italia da ricominciare, presenteremo così questa agile guida che avete appena letto, dal primo Ufficio mobile del cambiamento, dello scollocamento e della disoccupazione creativa. L’idea è quella di andare nelle scuole, nelle librerie, nelle università della terza età, nelle biblioteche, nelle piazze, nelle case, sì, proprio nelle case, di chi vorrà ascoltare le storie di 100 modi, condividere con noi le proprie esperienze, i propri dubbi, paure, resistenze al cambiamento. Ed esplorare insieme, caso per caso, paese per paese, nei diversi contesti, tutte le opportunità per uno scollocamento, per una dis-occupazione creativa, per vivere meglio, nonostante la crisi. Un modo per cambiare che porta con sé tutti gli altri e molti altri ancora, in tour! Allora, contattateci, seguite le date e le tappe del nostro Ufficio mobile e… a presto! • www.aamterranuova.it Sulla home page di Terra Nuova troverete il nostro blog con le date del tour e tutte le informazioni utili per contattarci. 221
Indice delle possibilità 1. B&B&B. 6 2. Wwoof 8 3. Scambio casa 10 4. Couch surfing 12 5. Ecovillaggi 14 6. Cohousing 18 7. Vagabonding 22 8. Volontariato ambientale nel mondo 24 9. Downshifting 26 10. Vivere in modo creativo 28 11. Vivere in camper 30 12. Anno sabbatico 32 13. Ricetta antistress 34 14. Le pagine gialle delle comunità intenzionali 36 15. Comunità olistiche per persone con disabilità 38 16. Cohousing per anziani 40 17. Insediamenti a basso impatto ambientale 44 18. Una casa su misura 46 19. Case di paglia 48 20. Centro per le tecnologie alternative 50 21. Lakabe 52 22. Permacultura 54 23. Io mi informo per... 56 24. Helpex 58 25. L’autoproduzione in città 60 26. L’orto senza zappare 62 64 27. Io mi informo per… 222
28. La scuola dell’autosufficienza 29. Hotel e ristoranti itineranti 30. Un teatro di paglia 31. Glamping 32. Ecovillaggio diffuso 33. Vivere in 5 con 5 euro al giorno 34. Io mi informo per‌ 35. Transition town 36. Schumacher college 37. Car sharing 38. Condividiamo la nostra casa! 39. Au-pair 40. Le Mag 41. Vauban! 42. Bici e auto elettriche 43. Cittadini, pescatori e agricoltori: insieme! 44. Gruppi d’acquisto solidale 45. Ristoranti invisibili 46. Car pooling 47. Ricetta antistress 48. Vivere senza soldi 49. Mangio, baratto e splendo! 50. La rivoluzione in bicicletta 51. Una famiglia a impatto zero 52. Evviva lo scambio 53. Solo per il piacere di farlo 54. La banca delle risorse 55. Le grand don 56. In sintonia e a offerta libera
66 68 70 72 74 76 78 80 82 84 88 90 92 94 96 98 100 102 104 106 108 110 112 114 116 118 120 122 124 223
57. Xariseto 58. Cooking co-ops 59. Reti di economia locale e solidale 60. Chez-moi 61. Information guerrilla 62. Io mi informo per… 63. What? 64. Tamera global campus 65. The Idler academy 66. Il discorso tipico dello schiavo 67. Io mi informo per… 68. Scuola familiare e scuole democratiche 69. Bunker Barefoot 70. Ricetta antistress 71. Mollo tutto! 72. Festival per aprire la mente 73. Raccontare storie 74. Ufficio di scollocamento 75. Dis-occupazione creativa 76. Liberazione fai da te 77. Nation builder 78. Cerchio del dono 79. Generazione G 80. Io mi informo per 81. Case aperte 82. La lista della felicità 83. La medicina corpo-mente 84. Parto naturale 85. One billion rising 224
126 128 130 132 134 136 138 140 142 144 146 148 150 152 156 158 160 162 164 166 168 170 172 174 176 178 180 182 184
86. Io mi informo per‌ 186 87. Abbracci liberi! 188 88. Laboratori di coccole 190 89. Love revolution 192 90. Celebrare una vita! 194 91. Vivere felici, morire felici 196 92. Guarire con l’arte 198 93. Roberta e Simone 202 94. Il vecchio che mangiava i gelati 204 95. La lista delle 10 cose: sognare e vivere i sogni 206 96. Rinfrescare i nostri sogni. 208 97. Le tre settimane di Georgia. 210 98. Wow! 212 99. Scrittura creativa: l’anno sabbatico 214 100. Motivi per non cambiare 216 101. Cambiare vita ed essere felici! 218 Appuntamento con un libro... a quattro ruote! 221
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La profonda crisi che stiamo attraversando, se affrontata con ottimismo può essere ribaltata positivamente e vissuta come una formidabile occasione di cambiamento: è questa la sfida lanciata dagli autori di 100 modi per cambiare vita ed essere felici. Se siete insoddisfatti del vostro quotidiano, se siete in mobilità, se il vostro posto di lavoro è in forse, se siete ancora alla ricerca di un’occupazione o se più semplicemente desiderate prendervi una lunga pausa dal tran tran di ogni giorno, questo è libro che fa per voi. In questo agile compendio troverete suggerimenti, indirizzi, link a siti web e letture di approfondimento per cambiare vita e trasformare, da subito, questo momento di difficoltà in un’opportunità.Tra le pagine di questo volume troverete tutte le informazioni per prendervi un anno sabbatico, girare il mondo con pochi spiccioli grazie al couch surfing, andare a vivere in un ecovillaggio in Italia o all’estero, fare volontariato ambientale in qualche ong, lavorare in cambio di ospitalità nelle aziende biologiche e biodinamiche d’Europa, sperimentare l’economia del dono, imparare una nuova professione o una nuova lingua. Sono davvero tante le cose che si possono fare da soli o insieme ad altri per vivere meglio e più felicemente a partire dai propri talenti, passioni e sogni per ritrovarsi finalmente più ricchi dentro e dare senso, gioia e utilità alla nostra esistenza.
www.terranuovaedizioni.it
ISBN 88-66810-28-5
€ 10,00