Fiabe per i Custodi del Pianeta

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Fiabe per i

Custodi del Pianeta Franco Berrino

e altri medici raccontano come guarire la Terra e i suoi abitanti

Illustrazioni di

Daniela Costa



Fi a be p e r i Custodi de l Pia ne t a

La Grande Via e Terra Nuova Edizioni


Un progetto editoriale de La Grande Via in coedizione con Terra Nuova Edizioni Illustrazioni: Daniela Costa Curatore editoriale: Antonella Malaguti Direzione grafica e copertina: Andrea Calvetti Impaginazione: Daniela Annetta ©2019 La Grande Via e Editrice Aam Terra Nuova La Grande Via Via Gerole, 21 25080 Prevalle – Brescia info@lagrandevia.it www.lagrandevia.it Editrice Aam Terra Nuova Via del Ponte di Mezzo, 1 50127 Firenze info@terranuova.it www.terranuovalibri.it I edizione: novembre 2019 Ristampa VI V IV III II I

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Pre fazi one Ho sempre raccontato favole. I colleghi malevoli non pensino ai miei articoli scientifici: intendo favole per bambini. Ai bambini non si parla con il linguaggio della ragione, il loro linguaggio è quello dell’emozione, dell’amore, della commozione. Occorrono metafore, immagini che colpiscano il cervello limbico prima che la corteccia razionale. Gli gnomi con gli stessi difetti dei bambini, gli elfi sognanti, i draghi per vincere la paura, le principesse con le sorellastre invidiose, i mostri che diventano principi, il vento di tramontana, il terribile vecchio di ghiaccio che poi si rivela generoso e giusto. I grandi scrittori hanno imparato dalle favole. Un giorno ho sorpreso mio figlio dodicenne piangente nella sua cameretta mentre rileggeva i passi più struggenti del Conte di Montecristo, il romanzo di cui leggevamo un capitolo tutte le sere. Ho raccontato favole per quasi quindici anni ai miei bambini, poi ad altri, in mille occasioni. Facevo partecipare i bambini alle fiabe, facevo in modo che si riconoscessero nei personaggi. I bambini sono generosi, quando ero stanco e a corto di fantasia andavano bene le fiabe già raccontate molte volte, anche la stessa fiaba due volte la stessa sera, con le stesse parole. Ai bambini non interessa tanto la storia, che può essere del tutto inverosimile, quanto rivivere l’emozione. Facevo corsi di dolci per bambini, e ai corsi raccontavo un adattamento della favola dei Tre Porcellini: Gimmi, gran lavoratore, Timmi, che voleva solo giocare, e Tommi, a metà fra i due. Ciascuno aveva la sua casa e ai primi freddi autunnali si trattava di attrezzarsi per avere fuoco nel camino. Timmi, per fare in fretta e non faticare, raccoglieva erba secca e ne faceva un gran covone nella legnaia, Tommi raccoglieva rametti secchi nel bosco, Gimmi si metteva al lavoro con sega e accetta per fare una bella scorta di legna. Quando veniva il gran freddo la scorta di Timmi si esauriva in un giorno, quella di Tommi in una settimana e tutti si rifugiavano a casa di Gimmi, che nel frattempo aveva preparato due lettini per i fratellini. Un’amica nutrizionista

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ha inventato questa storia come metafora dell’indice glicemico: l’erba secca è come lo zucchero e la farina 00, brucia velocemente e ti provoca subito fame di zucchero, i rametti sono come le farine meno raffinate, la legna come il pane “vero”, integrale, le cecine, i cereali integrali, i biscotti fatti con i fiocchi di avena e con le nocciole e le mandorle. Era per me una gioia raccontare Il libro della giungla, il capolavoro di Rudyard Kipling, il libro che salverei se dovessi naufragare su un’isola deserta. Ai più piccoli lo narravo aggiungendo dettagli divertenti, ululati e ruggiti, ai più grandi lo leggevo. Che tristezza la scelta di Walt Disney di ridicolizzare personaggi grandiosi come Kaa e Baloo; non ho più potuto raccontarne la storia. I bambini non impareranno più la legge della giungla: rispettare i vecchi, prendere distanza dagli sciacalli, uccidere solo per mangiare, diffidare dei Bandar Log, gli amichetti superficiali e fannulloni. Quanto è vivificante raccontare una fiaba. Lascia libera la fantasia di immaginare personaggi e paesaggi. Un video non può fare altrettanto. Delle favole classiche, ho amato particolarmente quella del Vento di Tramontana, che insegna la dignità della povertà, il premio del coraggio e della costanza, il pericolo della credulità, il dramma dell’arroganza delle autorità, il pregio della sobrietà. Un contadino che aveva ogni anno il campo devastato dalle intemperie, e non riusciva a produrre abbastanza per sfamare la sua famiglia, decise di avviarsi e camminò sette giorni e sette notti fino al palazzo di ghiaccio del vento di tramontana. La serva che aprì la porta gli disse di andar via, ché quando sarebbe tornato il vento lo avrebbe congelato. Il contadino resistette e riuscì a spiegare le sofferenze della sua famiglia al grande vecchio di ghiaccio. Il vento di tramontana gli consegnò una scatola di legno che avrebbe dovuto aprire solo una volta giunto a casa e gli disse di non osare mai più ritornare. Il contadino non seppe resistere e nel cammino di ritorno aprì la scatola: conteneva pane e noci. Ne mangiò metà e, giunto a casa, quando riaprì la scatola scoprì che era ancora piena e fece festa con la sua moglie e i suoi bambini. La moglie però era molto devota e ne parlò con il priore, che le disse che erano magie del diavolo e le ingiunse di consegnargli la scatola. Tornò la fame e il contadino prese il coraggio di recarsi nuovamente dal terribile vento di tramontana. Questa volta il vento gli consegnò una scatola d’argento che, quando aperta, liberava due camerieri che apparecchiavano la tavola e servivano piatti eccel-

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lenti. Fu di nuovo festa per un giorno, ma anche questa volta la scatola finì nelle mani del priore. Il contadino tornò una terza volta al palazzo di ghiaccio e il vento di tramontana gli consegnò una scatola d’oro. Curioso, il contadino, sulla strada del ritorno, la aprì, e ne uscirono due energumeni che lo bastonarono ben bene. Richiusa la scatola tornò zoppicando a casa, la consegnò alla moglie e portò fuori i bambini. Dopo che la moglie si fu presa la sua dose di bastonate le disse di andare a dire al priore che solo se le avesse restituito le vecchie scatole gli avrebbe consegnato la scatola d’oro. Il priore accettò e aprì la scatola in occasione di un pranzo con gli altri priori suoi amici... A casa del contadino regnò la prosperità e vissero tutti felici e contenti. Quale ricchezza ci porta il mondo delle fiabe! Grazie a chi le ha scritte e a chi le leggerà. Franco Berrino

NOTA: ove non diversamente specificato, le fiabe in questo libro sono rivolte a bambini e ragazzi di ogni età.

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Gioca re p e r g ioc a re di

Sergio Signori

VINCERE, VINCERE, VINCERE...

è proprio questo che può renderti infelice, sai perché? Perché, finché vuoi vincere, un rischio corri… eh già… di arrivare secondo: lo sai cosa accadrà? Che quel che arriva primo di certo sarà fiero, quel che arriva secondo invece sarà “in nero”. Tu gioca per giocare, gioca per divertirti, il gioco, sta’ sicuro, non potrà mai tradirti. Il nonno la sa lunga, oggi ti dice che: giocare per giocare ti farà certo un re. Ascolta dunque il nonno che è già vissuto assai: se giochi per giocare sì che ti divertirai!

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U na gra nd e domanda di

Sabine Eck

C’ERA UNA VOLTA una bambina molto curiosa, che faceva sem-

pre tante domande. Una mattina, appena alzata, chiese alla sua mamma: “Mamma, perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono?”. La mamma, come tutte le mamme sempre indaffarata e impegnata, sgranò gli occhi, spalancò la bocca, ma non riuscì a proferire parola. La bambina curiosa comprese subito che la mamma non aveva tempo per queste cose, ma non volendo rinunciare a una domanda così importante, se la mise in tasca, ops, nel cuore, ehm… nello zaino, beh, insomma, la ripose in un posto sicuro, per averla pronta non appena avesse incontrato qualcuno che potesse accoglierla. Era domenica, e la mamma doveva andare insieme al papà in uno di quei posti dove i bambini si annoiano tantissimo, e così la bambina curiosa venne mandata dalla nonna. La nonna era una donna un po’ strana, piuttosto taciturna, con grandi occhi vispi e una profonda ruga fra le sopracciglia, ma quando lavorava cantava sempre e quando rideva faceva ballare i vetri e tutto ciò che le stava attorno. La nonna viveva in una minuscola casa, con un grande giardino che costeggiava un bosco selvaggio e profondo: il posto perfetto per poter giocare con

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Una grande domanda

l’acqua, rincorrere le farfalle, osservare i lombrichi, le api e le rane, soprattutto dopo un acquazzone estivo. Quando la bambina curiosa arrivò, la nonna era già in giardino a strappare le erbacce. “Ciao, nonna! Eccomi!” urlò la piccina. “Aiutami a togliere queste erbacce”, rispose la nonna, che non amava perdere tempo in questioni che non riguardavano il suo giardino o i sogni dei suoi animali o le chiacchiere degli insetti. Mentre la bambina curiosa strappava le erbacce fra i pomodori, ritrovò la sua domanda nel taschino, e così chiese alla nonna: “Nonna, perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono?”. “Oibò!” rispose la nonna “Che bella domanda! Ha il sapore di campi verdi e profumati. Entriamo in casa”, continuò asciugandosi il sudore dalla fronte, “e prepariamo una buona tisana”. Quando la nonna voleva riflettere, preparava sempre una tazza di tisana fumante. Si trattava di una tisana particolare, dal sapore di magia, una tisana da favola, con innumerevoli erbe dai nomi strani: insieme alla Calendula officinalis, c’era il Thymus vulgaris (timo) e non mancavano mai il Rosmarinus officinalis (rosmarino), il misterioso Crataegus oxyacantha (biancospino), la dolce Matricaria chamomilla (camomilla) e l’elegante Tilia tomentosa (tiglio argentato), l’allegra Verbena officinalis (verbena), la bella Malva silvestris (malva) e la splendida Rosa canina. Ogni stagione regalava i suoi profumi e la nonna raccoglieva e metteva a essiccare le varie erbe insieme ai suoi ingredienti segreti: poteva accadere che la tisana avesse il profumo delle nuvole, della terra, degli alberi e perfino delle siepi. Alla fine la bambina curiosa non dimenticava mai di aggiungere un cucchiaino di miele millefiori sperando di imparare, un giorno, i mille nomi delle erbe di quella magica bevanda. La nonna, sorseggiando la tisana dalla sua mastodontica tazza blu, all’improvviso disse: “Mettiti il mio cappello di paglia e sdraiati nell’amaca sotto il mio albero preferito, la Signora Olmo, chiudi gli occhi e sussurra al vento, che proviene dal mare, la tua domanda”. La Signora Olmo non era un albero qualsiasi: era gigantesca e antichissima e, per quanto avesse qua e là rami secchi e spogli, nella sua parte viva era verdissima e spettinatissima e formava un labirinto di foglie e di luce, impre-

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Una grande domanda

ziosito da nidi di uccelli e pervaso dal ronzio delle api. La nonna lo chiamava l’Albero dei Sogni perché chi si addormentava sotto la sua ombra poteva viaggiare oltre lo spazio e il tempo. Le idee della nonna erano sempre un po’ strane, ma la bambina curiosa amava queste soluzioni fantasiose. Così prese il cappello di paglia della nonna, si sdraiò nell’amaca sotto la Signora Olmo, chiuse gli occhi e domandò: “Perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono?”. Aspettando che la risposta arrivasse con il vento che giungeva dal mare, dondolando dolcemente, la piccola si addormentò. Nel sogno la bambina curiosa si ritrovò in un bosco così fitto e così oscuro da sembrare privo di sentiero, ma poiché i piedi sono fatti per muoversi e il naso per fiutare, iniziò a camminare e ben presto sentì un profumo simile a quello di una crostata appena cucinata, proprio uguale a quella della nonna. Lasciandosi guidare da questo aroma, cercò con gli occhi la fonte di quella dolcezza. Ma chi bada troppo agli occhi e poco ai propri piedi finisce per cadere a terra, e così la bambina curiosa inciampò sulle radici di un albero gigantesco. “Sei la Signora Olmo?” chiese la piccola all’enorme tronco. “Forse sì, forse no” rispose lentamente l’enorme chioma. “Se non me lo vuoi dire, conserva il tuo segreto, ma forse sai rispondere a questa domanda: perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono?” chiese la bambina, sedendosi sulle radici rugose. “Io sono un albero”, rispose la maestosa creatura, “ho la schiena dritta come la tua, i piedi per terra e la testa sulle nuvole. Proprio come te. Amo le formiche, le api, le farfalle e l’acqua della pioggia. Amo le chiacchiere bisbigliate con i miei amici alberi, amo il vento che mi piglia e mi scompiglia. Io dono l’ombra fresca agli animali, concedo loro un riparo e, qualche volta, permetto che vivano anche dentro di me. Prova a fare come me e forse troverai la risposta”. Prima che la bambina curiosa potesse ribattere, si trovò i piedi bagnati da un’acqua cristallina. “Bella sorgente”, iniziò a dire la piccola, divertita da quella frescura che le accarezzava le caviglie, “tu che hai visto il mondo sottoterra, dimmi: perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono?”.

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Una grande domanda

“Bella bambina”, rispose la sorgente con una lingua limpida come certi cristalli e soffice come il muschio, “il mio corpo è fatto di acqua come il tuo. Mi piace saltare e infilarmi fra le rocce, come piace a te. Assimilo tutto quello che trovo e lo porto con me, esattamente come fai tu e, a volte, proprio come te, cambio punto di vista: evaporo e divento una soffice nuvola, poi mi butto giù sugli alberi e sui campi e sulle bocche dei fiori che hanno sete. Amo donarmi alla vita e voglio bene alla formica quanto al vermicello, allo scarafaggio e al lupo. Tutto vive grazie a me! Io vivo per gli altri e gli altri vivono per me. Muoviti, come me. Non restare ferma come un’antica statua, e vedrai che troverai da sola la risposta”. Prima di avere il tempo di aprire bocca, la bambina curiosa si trovò sulla cima di un monte. “Bel monte”, iniziò a dire con la sua consueta gentilezza, “tu che sei alto e vedi tutto, dimmi: perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono?”. “Passa tra mille anni e forse ti potrò dare una risposta”, rispose il monte, borbottando come una caverna profonda. “Non ho tempo da perdere con tali sciocchezze, io sono fatto di solidi elementi eterni. Prima di me non ci furono cose create, se non eterne. E io eterno duro. Lascia ogni impazienza, piccola ragazzina, e troverai la risposta”. La bambina curiosa stava per ribattere che non aveva la pazienza di aspettare mille anni, quando si ritrovò seduta su un’altalena appesa a due stelle con una catenella d’oro, proprio al cospetto del Sole, abbastanza vicino da udire la sua voce, ma abbastanza lontano per non bruciarsi i piedi. “Caro Sole”, intonò con la sua innata allegria, “tu che mi scaldi il viso, dimmi: perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono?”. “Bella bambina mia”, rispose il Sole con raggianti parole di luce, “mi fa piacere che viaggi fin qui con una domanda così importante. I miei raggi portano luce e calore agli animali, alle persone e a tutti gli esseri viventi. E giù, sulla Terra, la mia luce si trasforma nel sangue verde delle piante. Quando mangi l’insalata o la frutta, gusti la mia luce e la mia energia. E quando bacio il mare nasce il sale: quei cristalli bianchi e scintillanti che donano sapore al sugo dei tuoi spaghetti. Io non so la risposta alla tua domanda, ma conosco qualcuno che può aiutarti. Ti do un passaggio: scivola giù dai miei raggi e fai la tua domanda al mare”.

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Una grande domanda

In men che non si dica, la bambina curiosa si trovò seduta su una barchetta, in mezzo al mare. “Mare”, disse la piccina assaporando a pieni polmoni la fresca brezza marina, “mi manda il Sole. Posso farti una domanda? Perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono?”. “Ah ah”, rispose con una lunga lingua salata e bagnata la prima onda che lambì dolcemente la barchetta della bambina, “chiedilo alla tua mamma, lei dovrebbe saperlo! Non ti ricordi, forse, il piccolo mare in cui galleggiavi nella sua pancia? Io vivo dentro di te come in tanti altri esseri: nei ragni come nelle farfalle, negli uccelli come nei gatti. Amo chiacchierare con mia sorella, Acqua Dolce, che vive nelle sorgenti e nei fiumi: insieme viviamo nel coniglio, nel cervo, nella tartaruga, nella colomba, nella balena, nella gallina, nel serpentello...”. La piccola onda non smetteva più di elencare nomi e la bambina, ormai annoiata perché nemmeno il mare voleva darle una risposta, diresse la barchetta verso la riva per riposare le proprie orecchie. Dopo questo lungo viaggio in cui aveva parlato con alberi, sorgenti, montagne e perfino con il Sole e con il mare, la bambina curiosa, ancora senza una risposta alla sua domanda, fu presa da una grande fame e da una grande sete. Così, come d’incanto, sentì di nuovo il profumo della crostata della nonna… e si ritrovò nell’amaca sotto la Signora Olmo. Svelta come una gattina, corse verso la casetta vicino al bosco, dove la nonna già l’aspettava di fronte a un grande piatto di porcellana bianca, su cui si raffreddava una crostata appena sfornata. “Nonna!”, urlò la bambina curiosa con il cuore che batteva forte dalla gioia, “ti devo raccontare una storia! Voglio raccontarti del mare, del Sole, del monte, della sorgente, di un albero e...”. “E la tua domanda?” la interruppe con un benevolo sorriso la nonna. “Hai trovato la risposta?”. “Sì, nonna” farfugliò la bambina. “Adesso capisco perché ogni mattina, quando mi sveglio, sono quella che sono! Sono quella che sono grazie al Sole, al mare, agli alberi, alle sorgenti e a tutti gli esseri viventi sulla Terra. Ma ora ho così tanta sete e così tanta fame! Voglio insalata, frutta, miele, acqua di sorgente, sale del mare, il tuo buon pane, la tua marmellata, la tua crostata e... voglio tutto condito dai raggi del Sole”. La nonna rise di cuore. E il Sole, il mare, gli alberi, le montagne e le sorgenti si misero a ballare.

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La stor i a di Te p , i l c oni glie t t o cora gg ioso di

Franco Berrino

TEP ERA UN CUCCIOLO di coniglio selvatico. Abitava in una

tana scavata da papà coniglio, dove viveva con mamma coniglia, tre fratellini (Tip, il fratellino piccolo, Top il fratello grande, e Tup, il fratello grasso) e una sorellina, la bella Tap, una coniglietta tutta bianca. Mamma e papà coniglio insegnavano ai cuccioli che fuori dalla tana ci sono erbe buone da mangiare, ma anche tanti pericoli: il falco, l’aquila, la volpe, il lupo, la donnola, la faina, tutti animali carnivori che mangiano i conigli. L’unica difesa dei conigli è la paura: se hai paura – dicevano mamma e papà – non ti allontani mai dalla tana e hai tempo di tornarvi e di nasconderti se si avvicina un carnivoro. Ma Tep era un cucciolo disobbediente e birichino e spesso, quando tutti dormivano, usciva dalla tana di nascosto e si allontanava per cercare l’erba più buona da mangiare. Quell’anno c’era una grande siccità e l’erba vicina a casa era bruciata dal sole, mentre nel bosco si trovava ancora erba fresca e succosa. Tep pensava che di notte nessuno lo potesse vedere. Una notte, però, papà co-

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La storia di Tep, il coniglietto coraggioso

niglio si accorse che era uscito e lo sgridò forte, davanti a tutti, perché anche i suoi fratelli imparassero: “Di notte” gli disse “ci sono i gufi e i barbagianni, che ci vedono benissimo e mangiano i conigli disobbedienti: dovete avere paura di notte ancor più che di giorno!”. A Tep non piaceva questa storia di avere paura e ancora disubbidì, allontanandosi, questa volta di giorno. Mentre brucava un’erba squisita vide una spirale tutta colorata e lucente che si muoveva lentamente, ondeggiando. Rimase incantato, quasi ipnotizzato, a guardarla. Fortunatamente papà coniglio era uscito a cercarlo e con un balzo lo raggiunse e lo portò via, prima che il serpente scattasse per catturarlo. “Quello è un serpente” gli disse “e ti avrebbe mangiato in un boccone. Come devo ripetertelo che devi avere paura?! Paura di tutto. Paura, paura, paura!”. Ormai Tep era grandicello e sapeva scavare la terra morbida, quindi uscì dalla tana e ne scavò una nuova accanto a quella principale, poi uscì di nuovo per un breve tratto e scavò un’altra tana, poi una terza, una quarta e una quinta, che era vicina al campo di carote. Aveva trovato il sistema per allontanarsi da casa senza pericolo, e senza paura. Quando tornò a casa invitò i suoi fratelli a uscire con lui fino al campo di carote. Tup, che aveva sempre fame, accettò e si fece una scorpacciata di carote. Poi i due fratellini si accorsero del falco e scapparono velocemente fino alla tana più vicina, ma il buco scavato da Tep era stretto e Tup, che era troppo grasso, si incastrò all’entrata, così il falco se lo portò via. Tutti piansero per il povero Tup e mamma e papà coniglio proibirono a Tep di allontanarsi da casa in ogni modo. Tep era molto triste. Oltre al dolore per la perdita di Tup, non gli sembrava giusto che i carnivori potessero correre e volare dove desideravano, mentre gli erbivori dovevano sempre vivere nella paura. Si confidò con la sorellina Tap e insieme decisero che sarebbero usciti di nascosto. Scavando nuovi rifugi si allontanarono molto, fino a giungere vicino alla casa degli uomini, dove c’era una cassa di carote appena raccolte. Cominciarono a mangiarle, ma un bambino si accorse dei ladruncoli e li catturò prendendoli per le orecchie: “Mamma, papà!” gridò. “Guardate, due coniglietti!”. “Mettili nel pollaio” rispose la mamma. “Presto prepareremo arrosto di coniglio. Ma prima di mangiarli li faremo ingrassare”.

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La storia di Tep, il coniglietto coraggioso

Nel pollaio Tep e Tap seppero dai galletti che anche loro erano lì a ingrassare e che presto o tardi sarebbero finiti in pentola. Solo le galline venivano rispettate, perché facevano le uova. “Ma non vi ribellate?” chiese Tep. “Non cercate di scappare?”. “Anche se scappassimo” risposero i galletti “saremmo preda del falco o della volpe. Tanto vale rimanere qui, dove ci danno da mangiare”. A Tep questa storia non piaceva. Non riteneva giusto che un animale venisse allevato per essere ucciso e mangiato, e decise di fuggire. Scavò una buca sotto la rete e invitò la sorellina Tap a scappare con lui. “Ma è già notte” commentò Tap preoccupata. “C’è il gufo, ho paura”. “Va bene” rispose Tep. “Io vado, tornerò domattina all’alba per aiutare anche te a scappare”. All’alba, quando tornò, trovò un disastro. Tutte le galline e i galletti erano morti e anche Tap era in fin di vita. “È arrivata la faina” disse con un filo di voce. “È entrata dal buco che hai scavato e ha ucciso tutti”. E spirò. Tep abbracciò la sorellina e pianse. È giusto che un carnivoro uccida per mangiare – pensò – ma perché uccidere tutti? Ormai era rimasto con un solo fratellino, Tip, perché anche Top era morto, aggredito da una zampata dalla tigre, che poi non lo aveva neanche assaggiato. Tornando sconsolato verso casa per dare la triste notizia a mamma e papà coniglio, udì un pianto. Era un cucciolo di lupo finito in una trappola. Aveva una zampetta imprigionata in una tagliola di legno durissimo. “Chi sei?” chiese Tep. “Mi chiamo Tino. Sono un lupo” rispose il cucciolo. A Tep non sembrava che il lupetto fosse pericoloso. “Tu mangi i conigli?” chiese per fugare ogni dubbio. “Sì, quando papà ne cattura uno”, rispose il lupo. “Ma voi lupi uccidete tutti quando andate a caccia? Come fanno le donnole e le faine?” chiese Tep. “No” rispose il cucciolo “noi uccidiamo solo per mangiare. Mio papà Akira, che è il capo del branco dei lupi, non permette che si uccida senza ragione”. “Se ti libero” disse Tep “mi faresti conoscere tuo papà? Non mi mangerà?”. “Non ti mangerà, se glielo chiedo io” rispose il piccolo lupo. Allora Tep, da bravo roditore, si mise a rosicchiare la tagliola di legno e liberò il lupetto. Corsero insieme al branco dei lupi, dove alcuni guardarono il

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La storia di Tep, il coniglietto coraggioso

coniglio con occhi di fuoco, ma Akira, un grande lupo bianco, disse: “Fermi tutti! Chi è quel coniglio che ha il coraggio di entrare nel branco?”. Tino gli raccontò della tagliola e Tep gli raccontò della faina e del pollaio. Il grande lupo si indignò: “C’è un altro animale che si comporta così” sentenziò “è Rajon, la tigre, che uccide per il piacere di uccidere. Lascia i cadaveri per gli sciacalli e toglie il cibo a chi caccia con dignità”. “Tu non puoi andare a parlare con la tigre” chiese Tep “per dirle che non uccida per divertimento?”. “Io sono il custode della legge della giungla” rispose Akira “ma la tigre è più forte di me e certamente non mi ascolterebbe”. “Chi è più forte della tigre?” chiese Tep. “Tu sei più forte della tigre!” rispose Akira “Tu che non hai avuto paura di affrontare un branco di lupi”. “Io?” chiese stupito Tep. “Ma cosa posso fare io, piccolo e indifeso come sono?”. “Tu insegui un ideale, hai una missione da compiere. E chi ha un ideale è sempre più forte di chi pensa solo a mangiare, uccidere e dormire. Vai dalla mandria dei bufali, sono più di mille, sono erbivori come te e ti aiuteranno”. Tep si recò dai bufali ed espose il suo obiettivo al capo mandria, che lo consigliò così: “Vai a provocare la tigre, che è molto vanitosa e arrogante. Dille che è più brutta di un gatto rognoso, fai in modo che ti insegua e corri veloce fino alla valle stretta, dove io ti attenderò con la mandria dietro la curva del fiume. Appena arrivi saltami in groppa e resta a osservare ciò che accadrà”. Quando Tep giunse alla curva del fiume inseguito da Rajon, la mandria si mosse e circondò la tigre, che si vide subito spacciata. Non poteva fuggire, le pareti rocciose erano troppo ripide e scivolose. Aveva già ucciso dei bufali, ma nulla poteva contro mille di loro, che l’avrebbero schiacciata con i duri zoccoli. Il capo mandria le si avvicinò e disse: “Ti lasciamo in vita solo se prometti che d’ora in poi ucciderai esclusivamente per mangiare. Acconsenti?”. La tigre, costretta alla promessa, si allontanò con la coda fra le zampe. Giunse la stagione secca, tutti i ruscelli erano asciutti e gli animali, per bere, erano costretti a scendere al fiume, dove raramente gli erbivori si spingevano perché avrebbero corso un grave pericolo. Ma il gigante Hati, il grande elefante bianco che tutti gli animali rispettano per la sua saggezza, quel giorno proclamò una tregua: nessun carnivoro avrebbe ucciso un erbivoro nei pressi del

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La storia di Tep, il coniglietto coraggioso

fiume fino alle prossime piogge. Fu un giorno solenne e bellissimo: cerbiatti, daini, zebre, giraffe e conigli selvatici si abbeveravano accanto a lupi, pantere, ghepardi e leoni. Gli erbivori avevano il batticuore, i carnivori l’acquolina in bocca, ma tutti rispettarono la tregua. Tep si avvicinò ad Akira, il loro sguardo si incrociò a lungo e il capobranco, che era rispettato da tutti, parlò così: “Grande Hati, da oggi tutti noi carnivori uccideremo solo per mangiare, e non per il piacere di uccidere. Chi non rispetterà questa legge dovrà vedersela con noi lupi”. “E con noi elefanti” aggiunse Hati, che con questo patto suggellò la nuova legge. Seguirono sospiri di sollievo da parte degli erbivori e mormorii di disapprovazione da parte di alcuni carnivori, ma nessuno si oppose. La legge era approvata. Solo il coccodrillo, emergendo da una pozza di fango, commentò: “Io non ho paura dei lupi e continuerò a uccidere quanto voglio”. Non appena ebbe pronunciato queste parole un enorme ippopotamo uscì dall’acqua e si sedette sulla testa del coccodrillo ricacciandolo nel fango, dichiarando: “Non mi alzerò di qua fino a quando non ti rimangerai quello che hai detto”. Tutti, erbivori e carnivori, scoppiarono in una fragorosa risata. Poi caddero le prime gocce di pioggia e Tep prudentemente si avviò verso casa con mamma, papà e il fratellino Tip. Un giovane lupo lo salutò e Tep gli sorrise, come sanno sorridere i conigli.

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I medici (si) raccontano…

Ale ssandra

Baruffato

Mi dedico al mondo dell’alimentazione, in particolare del cibo naturale che ci aiuta a essere sani e forti. Il nostro corpo è formato da tanti piccoli mattoncini che si chiamano cellule. Queste cellule si rinnovano continuamente e per poterlo fare hanno bisogno dei nutrienti e dell’energia che noi forniamo loro con il cibo. Per questo, noi siamo quello che mangiamo! Nel mio lavoro aiuto le persone che vogliono ritrovare il benessere nella propria vita: mangiare sano, essere felici e liberarsi dallo stress, così che possano vivere a lungo in salute. Anna

Cesa-Bianchi

Faccio il mestiere più bello del mondo: sono un dottore e lavoro con voi bambini per aiutarvi a stare bene e curarvi quando siete malati. Mi piace raccontare le esperienze vere attraverso personaggi inventati, perché una fiaba racconta e insegna più di qualunque altra cosa. Voi bambini usate spesso la parola “perché”, e io cerco di rispondervi sempre con parole ed esempi semplici, presi in prestito dal mondo fantastico delle favole. Dopo aver studiato tanto ho anche acquisito due super poteri – l’Alimentazione Sana e l’Omeopatia – per rendervi più forti. Cinz ia

Di Meglio

Sono una dottoressa e curo grandi e piccini, ma mi piace in particolare stare con i bambini, ecco perché lavoro anche in una scuola, dove li vedo crescere e imparare tante cose. Inoltre insegno con altre persone come si possono curare tanti mali anche imparando a dipingere con bei colori. Ho due figlie che sono già diventate grandi e un compagno che fa l’artista.

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I medici (si) raccontano

Sabine

Eck

Sono una dottoressa curiosa, un po’ ostinata, che si è messa in testa di seminare visioni piene di salute. Combino e ricombino tutto quello che ho imparato nella mia vita e lo impasto con quello che imparo ogni giorno. Sono nata in Germania, su al Nord. Le mie vacanze preferite erano quelle che trascorrevo dalla nonna paterna su un’isola del Mar Baltico, non lontano dalle terre di Pippi Calzelunghe. Da bambina adoravo i travestimenti, il disegno, le costruzioni, giocare nei boschi, immaginare mondi con gli occhi chiusi. Oggi sono grande (ho più di sessant’anni), potrei essere tua nonna o tua zia, ma, dentro, sono giovane come te. Ange lo Antonio

Fierro

Fin da bambino mi sono immerso nella lettura delle Fiabe italiane composte da Italo Calvino, ho ascoltato qualche fiaba di origine irpina raccontata dal babbo e ho letto per quattro volte Pinocchio. Quando ero studente di Medicina, al capezzale dei malati, mi deliziavo ad ascoltare la loro storia clinica e mi sforzavo di cercare il modo di aiutarli a districare i nodi ingarbugliati delle loro difficoltà, diventate malattie. Grazie all’incontro con l’Antroposofia, ho ripreso in mano le fiabe dei fratelli Grimm per raccontarle alle mie figlie e, negli ultimi anni, ai nipoti. Ho scelto anche alcune fiabe per accompagnare i pazienti verso la trasformazione di se stessi. Robe r to

Gava

Mi è sempre piaciuto studiare, così, dopo aver preso la laurea in Medicina e Chirurgia ho lavorato per tanti anni all’Università di Padova durante il giorno, mentre di notte e nel weekend facevo le guardie mediche andando a casa delle persone che stavano male per curarle. Mi sono specializzato nella cura delle malattie del cuore (Cardiologia), nell’uso dei farmaci (Farmacologia) e nei danni che l’uso dei farmaci provoca (Tossicologia). Mentre studiavo questi argomenti, ho pensato di studiare anche altri modi di curare e così mi sono specializzato in Agopuntura cinese (una medicina che cura piantando sottili aghi che non fanno male nella pelle) e in Omeopatia (che cura le malattie usando prodotti naturali che non possono mai fare male) e infine in Bioetica (che insegna quali sono le cose buone che un medico o una qualsiasi persona devono fare e quali sono le cose cattive che invece bisogna evitare).

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I medici (si) raccontano

Anche oggi, che curo i pazienti nel mio ambulatorio e scrivo libri, continuo a studiare, perché ho capito che è una delle cose più importanti, per i medici ma anche per bambini che vanno a scuola. Pie tro

Guaraldi

Sono il nono di dieci figli. Vengo da “una famiglia di medici”. I miei genitori mi hanno insegnato l’ospitalità accogliendo nella nostra casa persone di ogni tipo e la Medicina come servizio verso i più svantaggiati. Ho avuto la fortuna di poter viaggiare, vivere e ascoltare tante storie che mi piace raccontare ai miei (quasi) quattro bambini. Anche oggi diventato neurologo amo ascoltare i miei pazienti, capire chi sono, come vivono, sentire le loro storie e quindi finisco di lavorare sempre tardi... Meno male che a casa c’è Akira, la mia consorte e indispensabile cura! Claudio

Pagliara

Fin da piccolo avevo un sogno: diventare medico per aiutare le persone a stare bene. Questo sogno è diventato realtà. Ora sono medico-oncologo e scrivo anche libri per insegnare a mantenere la salute. Ho 67 anni e vivo in un piccolo paese chiamato San Vito dei Normanni (Brindisi), che si trova vicino al mare. Sono fortunato perché amo il mare. Sono sposato e ho due figli, Giorgio e Fausto. Anche loro sono diventati papà da poco, per cui sono diventato nonno di tre bellissimi nipoti: Leo, Rebecca e Mattia... tre nuovi Custodi del Pianeta! Be niamino

Palmieri

Sono un chirurgo che ama interpretare le idee e i progetti in difesa della salute con la lente di ingrandimento della fantasia, affinché anche i bambini e i ragazzi possano comprendere il modo migliore per vivere in pieno benessere accanto alla natura e a ciò che dona energia e salute. Ste fania

Piloni

Da piccola volevo aiutare le donne a diventare mamme, e i bambini a crescere nel loro ventre. Per questo ho studiato Medicina e poi Ostetricia e

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I medici (si) raccontano

Ginecologia, le specializzazioni che servono per lavorare in sala parto. Ma avevo anche un’altra passione, quella dedicata alle piante medicinali. Così, oltre alla Medicina tradizionale, ho studiato l’utilizzo delle piante curative. Oggi sono anche la mamma fortunata di Sofia, Sara e Giacomo a cui dedico il racconto che è in questo libro. Ho rispettato i nomi con cui loro si chiamavano da piccoli (la Sofi, Rara e Momo) perché il modo in cui sentiamo le cose da piccoli è importante e va conservato nel cuore. Auguro a tutti voi di percorrere una strada di grande realizzazione, trovarla è facile perché già vive nei vostri sogni. Euge nio

Serravalle

Per quanto sia accaduto tanto tempo fa, sono stato un bambino anch’io. Come tutti i bimbi ho fatto i capricci, inventato qualche bugia e avevo paura del dottore. Lo ricordo benissimo e per questo motivo, ora che sono pediatra e voi bambini venite da me per essere visitati, vi capisco quando avete paura o piangete e strillate o vi immusonite. Per questo sto volentieri con voi: perché mi ricordate di quando ero bambino e perché continuo a divertirmi e a imparare al vostro fianco. Sergio

Signori

Sono un dottore, ora in pensione, che ha curato persone per più di quarant’anni; ho due figli e due nipotini gemelli di dodici anni. Ho curato migliaia di persone, per tanti anni, prima in ospedale poi in un ambulatorio, usando prodotti naturali, erbe, omeopatia e altro. Sono convinto che possiamo guarire da qualsiasi malattia e che possiamo vivere bene con disturbi anche ritenuti gravi o inguaribili. Per questo ho raccolto in un altro libro le storie di decine di guarigioni. Buona vita, di cuore! Giulia

Somaini

Da piccola adoravo cucinare, fare capanne nella natura, disegnare e ascoltare gli altri. Oggi sono un’apprendista psichiatra che cerca di prendersi cura degli altri e di sé soprattutto con le parole, l’arte e il cibo. Più divento grande e più scopro cose belle del mondo, da custodire.

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I medici (si) raccontano

Cristiana

Ricciulli

Ho 52 anni, sono sposata con Benni da tanto tempo e ho due bellissimi figli, ormai grandi (Eleonora e Alberto), un cane di nome Charlie e una gatta che si chiama Tatou. Sono un dottore e mi piace curare le persone con il cibo e con le erbe. Amo la natura e, anche se sono orami molto, molto grande, mi piace leggere e ascoltare fiabe e giocare con i bambini. Amo ballare, cantare, viaggiare per conoscere posti e persone nuove. Nel tempo libero aiuto la mia mamma a curare il suo orto biodinamico.

Franco

Berrino

Sono un dottore che non indossa il camice, ma un grembiule da cucina, perché invece di dare pillole e iniezioni, prescrivo cose buone da mangiare. Lavoro volentieri con i bambini per cucinare focacce, biscotti, torte e budini che non fanno male. Uomini senza scrupoli hanno inventato cibi per bambini che fanno male alla salute, come le bevande dolci, di cui non c’era bisogno perché c’erano le spremute e i succhi di frutta freschi; come molte merendine e salatini, preparati con ingredienti che valgono poco, ma che sembrano buoni solo perché molto dolci e insaporiti da aromi artificiali; come il prosciutto cotto e le sottilette e le patatine nei sacchetti, cibi elaborati perché piacciano a grandi e bambini, ma che fanno ingrassare e causano malattie. Nella mia vita ho studiato proprio questo: i cibi che fanno bene e i cibi che fanno male. I cibi che fanno bene sono frutta, verdure, noci, nocciole, mandorle, legumi, riso, orzo, farro, miglio, pane integrale, pastasciutta, pesce, dolci fatti con frutta e mandorle e anche il cioccolato (ma poco e con poco zucchero). Meglio evitare i salumi e le carni dei grandi allevamenti, dove gli animali non sono amati e rispettati. Fanno male i veleni che molti contadini utilizzano per uccidere le erbe selvatiche e gli insetti, che aiutano a produrre più cibi, ma meno buoni. Ho scritto articoli e libri per spiegare di non ascoltare la pubblicità che ci vuole far mangiare cibo “spazzatura”.

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I medici (si) raccontano

Danie la

Costa

Disegnatrice e sognatrice incallita, fin da piccola la matita è stata la mia fedele compagna di viaggio: quando ancora non sapevo leggere, ciò che osservavo mi suggeriva personaggi e storie da inventare, e ancora oggi mi perdo per ore tra le figure dei libri. Crescendo ho scelto di seguire studi artistici e mi sono specializzata in illustrazione editoriale. Per un po’ di anni, però, ho perso di vista ciò che volevo fare, fino a quando le matite sono tornate a bussare alla mia porta e mi hanno ricordato quale era la mia missione. Per fare il mio lavoro ho imparato a “pescare”: ogni giorno, quando leggo un testo, chiudo gli occhi e sento, getto l’amo e prendo… è davvero bello, perché ogni esperienza vissuta nella mia vita mi è utile per creare. Quando le idee sono annebbiate mi lascio ispirare dalla bellezza delle straordinarie opere d’arte che ci circondano: la natura, i quadri dei grandi pittori, le riviste e poi ancora le fotografie, i mercatini, senza mai tralasciare le parole, che già segretamente contengono le immagini. Disegnare è un linguaggio parallelo! Con il trascorrere del tempo, ho compreso che le ispirazioni migliori sono quelle della vita quotidiana: apro gli occhi per osservare e mi sintonizzo per ascoltare con le orecchie del cuore, quelle acerbe, quelle bambine… le vostre, per intenderci.

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Indic e

Prefazione di Franco Berrino

3

Il magico Lux 7 di Alessandra Baruffato 13 Giocare per giocare di Sergio Signori Una grande domanda 14 di Sabine Eck 21 La storia di Tep, il coniglietto coraggioso di Franco Berrino Girogirotondo 26 di Cinzia Di Meglio 29 L’amica acqua di Beniamino Palmieri 31 La bambina e le caprette di Cinzia Di Meglio Faraone Cecio e la gara di mosaico 35 di Giulia Somaini La Musica di Adelaim 37 di Anna Cesa-Bianchi Tito, l’orsetto scontroso 43 di Eugenio Serravalle La sfida del furbo contro il forte 47 di Roberto Gava 51 Il tesoro dei mari del Sud di Angelo Antonio Fierro La casa del cuore 55 di Stefania Piloni

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Antonio e il Vigile 61 di Roberto Gava Re Orzo e i regni dei cereali 68 di Giulia Somaini La scoperta di Emma 71 di Cristiana Ricciulli Martina 75 di Pietro Guaraldi La grotta magica di Sophie 79 di Claudio Pagliara I bambini: custodi del Pianeta 85 di Anna Cesa-Bianchi Uno strano sogno 93 Poesia pazzerella semiseria 97 Guarigione 99 di Sergio Signori I medici (si) raccontano‌

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I Custodi del Pianeta un progetto de

La Grande Via dei Piccoli L’associazione La Grande Via, fondata nel 2015 dall’epidemiologo Franco Berrino, già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva dell’Istituto Tumori di Milano, e dalla giornalista Enrica Bortolazzi, annovera attualmente uno staff di medici, cuochi e professionisti del movimento. Da questa “madre” nasce nel 2019 La Grande Via dei Piccoli, promotrice del progetto nazionale I Custodi del Pianeta, dedicato ai bambini: una serie di attività gratuite rivolte alle famiglie, che includono conferenze, esperienze pratiche e corsi, organizzate nelle principali città italiane. Scopo del progetto? Portare a coscienza e prevenire le nuove patologie digitali, che si riscontrano soprattutto nei più giovani e sono spesso compresenti a problemi di obesità, restituire ai bambini il contatto ormai desueto con la natura, la capacità di rimanere in ascolto di se stessi e della propria ricchezza interiore e il diritto a un cibo e a un corpo sano. La Grande Via dei Piccoli crede che per rivolgere uno sguardo sano ed equilibrato al domani sia indispensabile provare devozione verso ciò che ci è stato tramandato: dalle generazioni precedenti a livello familiare, dalla storia a livello sociale, dalla Madre Terra a livello di sostentamento.

Scopri i prossimi appuntamenti dei Custodi del Pianeta: lagrandeviadeipiccoli@lagrandevia.it 324 7929144 - www.lagrandevia.it


Terra Nuova: leggere fa bene al Pianeta Questo libro, ideato da La Grande Via, è stato pubblicato in coedizione con Terra Nuova, che ha collaborato alla realizzazione e alla sua diffusione nel proprio ampio circuito: le migliori librerie a livello nazionale, i negozi di www.negoziobio.info, oltre un centinaio di fiere ed eventi di settore, e la propria “eco-libreria” online www.terranuovalibri.it. Terra Nuova è nata nel 1977 come bollettino di coordinamento dei negozi biologici, per poi diventare in pochi anni la rivista di riferimento a livello nazionale per le scelte sostenibili: non solo alimentazione e agricoltura, ma anche medicina naturale, maternità e infanzia, bioedilizia, ecovillaggi, ecoturismo, consumo critico, energie rinnovabili, ricerca interiore e così via. Terra Nuova pubblica anche un ricco e variegato catalogo di libri che oggi conta oltre 300 titoli, per approfondire le tematiche della rivista. Tra di essi si distingue la collana Terra Nuova dei Piccoli, dedicata agli albi illustrati per bambini e alle letture per gli adolescenti. Anche in questo caso le tematiche riguardano l’ecologia, il rispetto della natura, oppure la rivisitazione di personaggi impegnati in prima persona nella difesa dell’ambiente, come accade in Julia e la sequoia, ispirato alla battaglia ecologista di Julia Butterfly Hill, e Insieme per salvare il mondo, che ha anticipato la storia di Greta Thunberg. Altri titoli propongono un approccio consapevole alle emozioni, come Sono arrabbiato, o al consumo come Voglio tutto, tutto voglio, mentre Troppo rumore è un invito a cercare dentro di sé una maggiore pace e tranquillità.

Catalogo e libreria online: www.terranuovalibri.it Richiedi una copia omaggio della rivista: www.terranuova.it/copiaomaggio


•  Franco

Berrino  •

Questo libro nasce nell’ambito del progetto I Custodi del Pianeta, ideato nel 2019 da La Grande Via, l’associazione fondata dal dottor Franco Berrino e dalla giornalista Enrica Bortolazzi, che vuole aiutare i bambini a riconnettersi a Madre Terra, affinché possano volare verso il futuro senza sradicarsi. Per rivolgere lo sguardo sereno al domani è indispensabile provare devozione verso ciò che ci è stato tramandato. Quindici medici si mettono a disposizione del progetto I Custodi del Pianeta trasformandosi in narratori d’eccezione per portare salute ai bambini e alla Terra. Ventuno fiabe e filastrocche illustrate trasmettono ai bambini da 3 a 12 anni i valori indispensabili per una vita sana e felice: l’amore per il Pianeta, il piacere di un’alimentazione naturale e varia, l’ importanza dell’amicizia e del rispetto reciproco, il messaggio pieno di senso della malattia. Epidemiologi, oncologi, neurologi, pediatri, ginecologi, medici esperti in nutrizione, medici di famiglia, omeopati, medici antroposofi, per la prima volta insieme, parlano ai bambini attraverso la fiaba, uno dei più antichi strumenti di guarigione e di crescita interiore.

Daniela Costa

Illustrazioni di

Si ringrazia Paola Bertagnin Benetton per avere creduto ai Custodi del Pianeta, quando erano ancora molto piccoli.

€ 16,00

Scopri di più su: www.nonunlibroqualunque.it

e altri medici

ecologica 100% • carta in Italia •  stampa  inchiostri naturali • rilegatura di qualità • circuito solidale •

Franco Berrino

• www.terranuovalibri.it •     • www.lagrandevia.it •

ISBN 88 6681 501 3

Fiabe per i

Custodi del Pianeta Fiabe per i Custodi del Pianeta

Vogliamo restituire ai bambini il tempo per poter rimanere soli con se stessi, nel contatto ormai desueto con la natura. Oggi, fin dalla più tenera età, i bambini sono incoraggiati a essere piccoli adulti, logici, ambiziosi, competitivi, desiderosi di vincere, di apparire, quando invece la loro natura più autentica è quella di abitanti del mondo delle fiabe, della fantasia, della meraviglia, senza ansia da prestazione, con attenzione pura e disinteressata al momento presente.

Franco Berrino

e altri medici raccontano come guarire la Terra e i suoi abitanti

Illustrazioni di

Daniela Costa


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