NARRARE il VERO Le FAVOLE COSMICHE nella pedagogia MONTESSORI
narrate e commentate da
Micaela Mecocci
COME ACCOGLIERE E SUPPORTARE L’IMMAGINAZIONE CREATRICE DEL BAMBINO
Narrare il vero Le favole cosmiche nella pedagogia Montessori narrate e commentate da Micaela Mecocci fotografie di Courtney Kolar
Terra Nuova Edizioni
Direzione editoriale: Mimmo Tringale e Nicholas Bawtree Curatrice editoriale: Enrica Capussotti Autrice: Micaela Mecocci Progetto grafico, copertina e impaginazione: Andrea Calvetti Fotografie: Courtney Kolar © 2019, Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo 1 50127 Firenze - tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@terranuova.it - www.terranuova.it I edizione: ottobre 2019 Ristampa VI V IV III II I 2024 2023 2022 2021 2020 2019 Collana: Tutta un’altra scuola ISBN: 978 88 6681 521 1 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, inclusi fotocopie, registrazione o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)
Il volume presenta alcune tra le principali narrazioni che sono utilizzate dagli insegnanti Montessori nella pratica educativa. La versione qui proposta ne è una possibile variante che fa riferimento all’esperienza diretta dell’autrice e si attiene ai principi teorici trasmessi in ambito formativo internazionale. Si rimanda tuttavia il lettore all’Association Montessori Internationale (AMI) in quanto ente ufficiale di formazione e ricerca. I materiali didattici a cui si fa riferimento nel volume sono anch’essi quelli autorizzati dall’AMI.
A Maria Clotilde Pini, raggio di prima luce
Maria Clotilde Pini, allieva diretta di Maria Montessori, è la Presidente della Sezione Romana dell’Opera Nazionale Montessori. Grazie al suo impegno nella scuola pubblica italiana, ieri come oggi, moltissimi bambini, tra cui l’autrice del volume, hanno avuto accesso alla pedagogia montessoriana.
PREFAZIONE Più che mai nell’epoca in cui viviamo, quando la globalizzazione da una parte ma soprattutto la consapevolezza dell’inestricabile interdipendenza del tutto in un sistema unitario vulnerabile e delicatissimo sono questioni assolutamente decisive, il messaggio che Maria Montessori ci offre con la sua proposta di un’educazione cosmica appare salvifico e ineludibile. Nel volume che ha sapientemente curato, Micaela Mecocci attira la nostra attenzione proprio su questo aspetto, peraltro cruciale, della proposta montessoriana, e cioè sull’idea che l’educazione del bambino, durante tutto l’arco della sua stagione evolutiva ma con particolare rilievo negli anni della cosiddetta “fanciullezza” (dai sei ai dodici anni), corrispondenti pressappoco a quelli della scuola primaria, debba essere orientata da una comprensione “cosmica” della vita umana. Parlare di educazione cosmica significa porre a fuoco la complessità sistemica della vita umana, che non deve essere mai scissa dal reticolare intreccio con la vita degli animali, delle piante, della terra, del cielo e dell’universo nel loro insieme. A tessere la consapevolezza di questo insieme, che oggi sappiamo essere così esposto alla fallacia di comportamenti umani che paiono ignorare questa fondamentale comprensione, si cimentano le “favole cosmiche”, oggetto specifico del volume, che, nel solco dell’idea montessoriana, contribuì a creare il figlio della celebre pedagogista, Mario. Le favole cosmiche procurano il telaio di una conoscenza olistica, potremmo dire oggi, della vita della natura, inquadrando le forme della materia in un ordine che procede dall’universale per approdare al particolare, raccontando l’origine del mondo e poi degli animali e delle piante fino alla comparsa dell’uomo e alle figure del linguaggio. Aiutare i bambini a sviluppare attraverso queste storie la loro attenzione spontanea, lo stimolo magico della curiosità, è proprio il compito che queste narrazioni si assumono, accompagnandoli nella scoperta del grande teatro analogico del mondo, così come lo avrebbe concepito la visione ermetica del rinascimento simbolico. Queste favole, come l’educazione cosmica nel suo insieme, restituiscono un carattere fondamentale dell’educazione montessoriana, che Micaela Mecocci sottolinea giustamente, e cioè appunto l’idea, purtroppo così disattesa nell’insegnamento tradizionale frammentato e gerarchizzato, che il sapere, che altro non è poi che la conoscenza del mondo e la sua rappresentazione, non può che essere profondamente unitario come lo è la vita. Si tratta di una questione pedagogicamente capitale, poiché obbliga a ripensare la struttura dei processi di apprendimento nella loro necessaria integrazione con la vita autentica delle cose e non con la loro caricatura scissa e disanimata che i curricoli scolastici tradizionali continuano tristemente a esibire. Si impara immergendosi nella narrazione del “tessuto unitario del mondo”, come lo chiamava Gaston Bachelard, filosofo così attento alle felici solitudini d’infanzia, arrivando poi certo a cogliere il particolare e il singolare ma sempre
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a partire dalla consapevolezza che il sapere riguarda un tutto vivente e che per essere adeguato non può che essere vivente esso stesso. Così Micaela Mecocci ci rende avvertiti di quanto la Montessori avesse compreso come ogni apprendimento, che possa dirsi tale, debba incarnarsi nell’esperienza viva, che occorra una continua osmosi tra il dentro dell’esperienza protetta e il fuori dell’esperienza sociale, che si impara ingaggiandosi in compiti complessi, reali, che conducono a realizzare qualcosa di effettivo e che il sapere, quello disciplinare, diventa appetibile solo se si invera in un’attività motivante e preziosa come quella di offrire il proprio contributo al mondo ma anche semplicemente di costruire giorno dopo giorno la propria identità umana. Da questo volume, così scrupoloso nel restituirci un aspetto davvero centrale della filosofia montessoriana dell’educazione, traiamo una lezione preziosissima, che dovrebbe essere patrimonio di ogni proposta educativa degna di questo nome. E cioè che si impara nella vita e con la vita, implicandosi profondamente nelle maglie del grande organismo cosmico di cui siamo parte e che non può darsi un’esperienza desiderabile di conoscenza che sia scissa da quell’organismo e dal sentirsene parte attiva. Un aspetto del pensiero montessoriano che sento molto in sintonia con la mia idea di educazione diffusa, con l’idea cioè che i ragazzi e i bambini possano e debbano fin dall’inizio essere messi in contatto con la vita vera, integra, globale e non con la inerte rappresentazione astratta e inanimata che i sarcofagi delle discipline curricolari troppo spesso restituiscono loro. Come è ovvio, un tale percorso di conoscenza non può che indurre a un senso di responsabilità e di cura nei confronti del mondo che ci circonda che, oggi come oggi, credo sia una delle preoccupazioni fondamentali per chiunque abbia a cuore il futuro di un universo in cui la presenza umana continui a esistere in una forma armonica, pacifica e amorevole nei confronti del tutto. Con le parole di Micaela Mecocci: «Grazie all’Educazione Cosmica il bambino dunque non solo allarga l’orizzonte delle proprie conoscenze, ma lo fa in un modo pregno di senso e valore, non esclusivamente grazie ad attività prettamente scolastiche, ma anche in tutti i momenti della sua giornata; lo fa utilizzando la propria capacità di ragionare, interrogare, trattare in modo rispettoso il mondo circostante, perché ha la consapevolezza che tutto ciò che facciamo debba essere animato da un senso di responsabilità verso noi stessi e verso quanto ci circonda. Solo questo può permetterci di afferrare il significato della nostra esperienza. L’Educazione Cosmica è un percorso che guarda al significato dei fenomeni e delle esperienze, che pondera sul valore di azioni consapevoli e responsabili». Paolo Mottana professore di filosofia ed ermeneutica dell’educazione, Università Milano Bicocca
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INTRODUZIONE
Il piano cosmico I temi delle principali “favole cosmiche”, note anche come “grandi lezioni”, inaugurano la cosiddetta Educazione Cosmica nella pedagogia Montessori. Educazione Cosmica è il nome scelto da Maria Montessori per designare quell’ampio e complesso progetto educativo che accompagna il bambino durante tutto il secondo piano dello sviluppo (6-12 anni)1 e che risponde ai bisogni specifici e alle caratteristiche psicologiche di questo periodo evolutivo. L’Educazione Cosmica è infatti la globalità dello studio del patrimonio culturale e scientifico che viene affrontato nella scuola primaria Montessori; non è un aspetto specifico del programma educativo né si riferisce a quelle materie in particolare che esulano dall’ambito linguistico-matematico. Al contrario, nella scuola Montessori non può esserci insegnamento della matematica o della grammatica se non all’interno del quadro più generale delle tematiche cosmiche evolutive. Capisaldi e punti d’arrivo sono una visione unitaria del mondo e del cosmo; la comprensione delle interrelazioni e interdipendenze che regolano la nostra esistenza e dell’universo in quanto insieme organizzato e regolato da leggi essenziali al suo funzionamento; una visione evolutiva valoriale e scopistica della funzione di tutti gli elementi del Tutto accompagnata dalla consapevolezza della responsabilità insita nel potenziale creativo della mente umana e del suo conseguente impatto sull’ambiente; una modalità di studio globale che successivamente declina il Tutto nei più minuti dettagli e conduce il bambino verso un apprendimento interdisciplinare e approfondito di diverse aree del sapere; un quadro concettuale ed etico nel quale si incastona tutto il percorso di lungo respiro degli anni della scuola primaria. In questo volume guardiamo a quelle che sono considerate come le cinque principali favole cosmiche: esse inaugurano, nelle primissime settimane di scuola, il grande viaggio del bambino attraverso l’Educazione Cosmica. Queste narrazioni non nascono come un insieme predefinito di lezioni, sono piuttosto il risultato dell’elaborazione pedagogica intorno alle tematiche più centrali dell’Educazione Cosmica che Maria Montessori affronta in svariate sedi, in particolare nel volume Come educare il potenziale umano. Certamente esse non sono le sole narrazioni “cosmiche” che condivideremo con i bambini, bensì i punti di partenza da cui, a raggiera, potremo dipanare una serie di fili preziosi che andranno a tessere il policromo e prezioso tessuto educativo cosmico. Fu Mario Montessori2 in particolare a sviluppare il concetto di favole cosmiche durante una serie di seminari che tenne a Perugia nel 1956 e fu lui a definir1 Maria Montessori individua quattro grandi periodi o piani dello sviluppo dell’essere umano: infanzia (0-6), fanciullezza (6-12), adolescenza (12-18), età adulta (18-24). Ogni piano ha caratteristiche e sensibilità specifiche. 2 Mario Montessori, figlio di Maria Montessori, fu diretto collaboratore della madre e ne portò innanzi attivamente la ricerca pedagogica.
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Introduzione Il piano cosmico
ne i contenuti, talvolta con l’aiuto di esimi pedagogisti tra cui Camillo Grazzini e Margareth Stephenson. Esistono altre storie, altri esempi di narrazioni interessanti e piene di fascino. Molte di queste storie sono la naturale declinazione delle cosiddette “lezioni chiave” che i tanti insegnanti Montessori presentano quotidianamente ai loro allievi, motivandoli e incoraggiandoli a continuare l’esplorazione autodiretta e l’eccitante percorso attraverso l’Educazione Cosmica. Le nostre storie sono la porta che si apre sullo studio della cultura e della scienza, sono parole che parlano all’immaginazione del bambino, che lo coinvolgono emotivamente, che attivano ragionamenti complessi. Compito dell’insegnante infatti non è in primis quello di insegnare contenuti attraverso queste narrazioni, quanto piuttosto di introdurre il bambino a una nuova area di studio, presentare nuovi concetti e lasciare che questi ne approfondisca lo studio utilizzando le risorse interne ed esterne alla classe. In ogni classe Montessori sono presenti materiali che guideranno gli allievi verso ulteriori ricerche ed è compito dell’insegnante presentare l’uso di tali materiali. Se l’insegnante assume un’attitudine nozionistica e cede alla tentazione di fornire direttamente le risposte ai bambini per assicurarsi che essi ne siano in possesso, quello che succederà sarà una ricaduta in un sistema tradizionale di apprendimento nel quale essi non faranno altro che memorizzare e restituire pedissequamente le porzioni di sapere preconfezionate; non valicheranno i confini delle informazioni ricevute, non le interrogheranno, non le metteranno alla prova estendendole o approfondendole. Tutto ciò con un risultato assai negativo sulla memoria a lungo termine e soprattutto senza l’entusiasmo e la soddisfazione che derivano dallo studio autodiretto e motivato, elemento vitale e centrale in ogni ambiente Montessori. Per noi insegnanti Montessori, le storie sono piuttosto un “materiale impressionistico”, sono fonti di ispirazione e curiosità che sostengono, nell’arco di tutto il percorso della scuola primaria, il viaggio del bambino alla scoperta del cosmo e del proprio posto in esso. Lo sguardo volto all’indietro alle origini del cosmo, del nostro pianeta, della vita animale e vegetale è al contempo uno sguardo rivolto a noi stessi, al nostro presente e futuro. La comprensione di chi siamo e da dove veniamo è essenziale alla riflessione sul futuro, sulle mete esistenziali e sulla presa in carico del proprio influsso, positivo e negativo, sul mondo circostante. Conoscere la nostra storia è strumento essenziale alla comprensione del nostro compito cosmico. Il nostro universo ospita la nostra galassia; la nostra galassia ospita il sistema solare; il pianeta Terra è una parte di questo sistema; la Terra ha una lunga storia di formazione; la vita sulla Terra è nata tantissimo tempo fa; la vita umana ne è una parte breve in proporzione; la nostra civiltà è a sua volta parte della storia dell’umanità; la storia della nostra società è parte della civiltà; ogni singolo individuo è parte di tutto ciò e ha una storia unica e preziosa che risale a ritroso tutta la stratificazione di storie che ci caratterizza e appartiene. Montessori ribalta così l’approccio scolastico tradizionale e procede dallo studio del Tutto verso il dettaglio, per meglio comprendere le parti che compongono l’insieme di elementi, leggi, equilibri delicati e preziosi. 7
NARRARE IL VERO
Questo strumento di lavoro permette il riconoscimento di imperativi universali, al di là di interessi particolari o desideri individuali, senza che ciò diminuisca il valore delle esigenze dell’individuo; al contrario, la visione cosmica dà a esse riconoscimento più ampio e profondo poiché le colloca in una cornice di senso in cui i bisogni fondamentali dell’individuo non appaiono più disconnessi dal funzionamento complessivo del cosmo del quale questi fa inesorabilmente (e meravigliosamente) parte. Ecco, è la via lungo la quale la mente del bambino si volge alla visione di se stesso come agente cosmico positivo.
La costruzione di sé: educazione come aiuto alla vita Maria Montessori congedò i propri allievi con parole di grande ispirazione, implorandoli letteralmente di non andare in giro per il mondo a diffondere la semplice novità di un nuovo, attraente metodo educativo. Li esortò piuttosto a parlare a tutti del bambino e del suo segreto, a rivelare il potere positivo dell’individuo e dell’animo umano. Il bambino, diceva, è ancora uno sconosciuto e negletta è la sua energia creativa e foriera di pace. È al bambino, cittadino dimenticato, che bisogna guardare, perché solo da lui dipende la futura speranza di pace. Il lavoro del bambino è quello di costruire se stesso. La grande rivoluzione messa in atto da Maria Montessori fu quella di sradicare l’alto di una cattedra dalla quale parla un adulto onnisciente e porre invece al centro della riflessione il bambino e i suoi bisogni. Bisogni che corrispondono a quelli dell’umanità tutta e il cui soddisfacimento è l’unica reale possibilità di costruire un futuro di pace. Montessori non significa dunque semplicemente la possibilità di insegnare le consuete materie in un modo diverso, bensì è un luogo psicofisico in cui si guarda a tutto tondo alla funzione dell’educazione e della scuola e che permette all’individuo di trovare una dimensione adatta al suo naturale e specifico sviluppo. Montessori è innanzitutto aiuto alla vita. Aiuto all’essere umano sulla strada della propria evoluzione personale, mai disgiunta dall’evoluzione universale. Aiuto affinché ogni individuo trovi la strada che lo porterà a sviluppare e godere appieno del proprio potenziale. Aiuto perché ogni bambino possa trovare le condizioni ideali per svolgere il proprio lavoro di costruzione di sé. Nessuno di noi, genitori o insegnanti, può sostituirsi al bambino che abbiamo di fronte; nessuno di noi può dire in anticipo in che direzione sboccerà il potenziale unico e prezioso di ogni individuo. Nostro compito tuttavia è quello di sostenere questo sviluppo e di rispettarne la possente e sensibile fioritura. Il modo in cui ogni bambino lavora alla costruzione di sé passa per uno sforzo di adattamento all’ambiente. All’ambiente inteso sia in senso spazio-temporale, che culturale e relazionale. Noi adulti siamo parte integrante di questo ambiente e la consapevolezza di ciò deve guidarci nelle nostre azioni. Il bambino, scrive Maria Montessori, è insieme speranza e promessa per l’umanità. Ogni bambino, individuo unico e irripetibile, farà il suo cammino e troverà il suo posto nel mondo. Se sapremo guardare al bambino come al più prezioso dei tesori, sapremo che il nostro lavoro è al servizio della grandezza dell’umanità. 8
Introduzione Il piano cosmico
Si legge in Educazione e pace: «L’educazione deve mirare allo sviluppo dell’individualità, e far sì che questa possa conservare la propria indipendenza non solo nel primo periodo infantile, ma in tutti i gradi che essa attraversa durante l’epoca del suo sviluppo. Sono dunque necessarie due cose: lo sviluppo dell’individualità e l’applicazione dell’attività dell’individuo ad una vita sociale; sviluppo ed applicazione che prendono forme varie secondo i vari periodi della vita infantile. Ma sempre, attraverso queste successive variazioni, rimane inalterato il medesimo principio: bisogna fornire al bambino i mezzi necessari perché egli possa agire e fare delle esperienze. La vita sociale verrà allora realizzata in ogni periodo della giovinezza, divenendo sempre più complessa nel succedersi delle diverse età». Questa attenzione alla natura sociale dell’individuo assume un’importanza precipua durante gli anni dello sviluppo di cui ci occupiamo in questa sede; come ripete sovente Maria Montessori, lo scopo ultimo dell’educazione è la costruzione della pace nel mondo. Nonostante le due guerre mondiali che ebbe in sorte di attraversare, Maria Montessori era infatti sospinta da un profondo rispetto per l’animo umano e dall’incrollabile convinzione che, se protetto da deviazioni, il naturale sviluppo dell’essere umano sarebbe stato foriero di pace. Negli anni che corrispondono alla scuola primaria, la crescita sociale dell’individuo conosce un grande incremento ed è accompagnata da una spinta cognitiva vivace che si interroga sulle leggi e sulle interrelazioni che sottostanno a ogni tessuto sociale, a ogni organizzazione organica dell’esistenza. Noi adulti abbiamo il dovere e il privilegio di assistere questa delicata e possente crescita, di rimuovere gli ostacoli inutili, di non essere, noi stessi, di intralcio al suo naturale dispiegarsi. Non a caso “aiutami a fare da solo” è la frase chiave del pensiero montessoriano. Noi educatori non siamo tenuti a dire al bambino cosa fare, cosa pensare, cosa diventare. È il bambino stesso che scoprirà la sua identità e troverà il suo posto nel mondo, crescendo. È solo il bambino che potrà compiere il lavoro necessario a far sì che questo accada. Si legge in La formazione dell’uomo: «Si vorrebbe sapere in poche chiare parole che cosa è questo metodo Montessori. Se si abolisse non solo il nome ma anche il concetto comune di metodo per sostituirvi un’altra indicazione, se parlassimo di “un aiuto affinché la personalità umana possa conquistare la sua indipendenza, di un mezzo per liberarla dall’oppressione dei pregiudizi antichi sull‘educazione” allora tutto si farebbe chiaro. È la personalità umana e non un metodo di educazione che bisogna considerare: è la difesa del bambino il riconoscimento scientifico della sua natura, la proclamazione sociale dei suoi diritti che deve sostituire gli spezzettati modi di concepire l’educazione». Grazie allo studio scientifico del bambino, Maria Montessori fu in grado di portare avanti una vera e propria rivoluzione educativa. Nella prima Casa dei Bambini, che venne aperta nel 1907 a Roma3 l’ambiente venne adattato alle esigenze dei bambini, le cui attività erano reali e rispondenti ai bisogni evolutivi4; 3 La prima Casa dei Bambini (Via dei Marsi a San Lorenzo, Roma) venne riaperta nel 1966 da Maria Clotilde Pini ed è tuttora attiva. 4 Nelle scuole Montessori i bambini, anche se molto piccoli, non fanno finta di svolgere dei compiti di vita pratica e non utilizzano oggetti fittizi o appositamente infrangibili. Opportunamente accompagnati sulla strada dell’autonomia, i bambini tagliano la frutta o la verdura con veri coltelli, apparecchiano la tavola con piatti e bicchieri non in plastica, sanno come spostare una sedia o muovere un oggetto con cura, utilizzano lettere e numeri per scopi reali.
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NARRARE IL VERO
in gruppi di età mista i giovani alunni avevano finalmente la libertà di scegliere e portare avanti il proprio lavoro tanto a lungo quanto necessario5. L’autoregolazione e la libertà di movimento favorirono la concentrazione e con essa la normalizzazione, ovvero l’apprendimento e l’autodisciplina. L’osservazione diretta del bambino rivelò a Maria Montessori che, nonostante nella scuola tradizionale il modello educativo rimanesse, allora come oggi, per lo più invariato durante tutti gli anni della crescita, questa non avviene in modo uniforme e lineare e alle sue diverse fasi corrispondono caratteristiche e bisogni differenti. Maria Montessori parla del ritmo costruttivo della vita che procede approssimativamente di sei anni in sei anni. A un primo seennio, quello dell’infanzia, corrisponde quella che definiamo la mente assorbente del bambino, che per l’appunto assorbe le impressioni provenienti dal mondo circostante in modo totale e immediato. È la fase della vita che predispone l’individuo all’adattamento all’ambiente e particolarmente sensibili sono i centri relativi al linguaggio, al movimento e alla costruzione dell’ordine della mente. Il seennio successivo, dai 6 ai 12 anni, è il periodo della fanciullezza, quella che possiamo definire come la costruzione dell’intelligenza dell’individuo: il bambino ha ora acquisito gli strumenti mentali per andare oltre la conoscenza derivante dalla mera esplorazione sensoriale e apprende grazie all’utilizzo del ragionamento guidato dalla logica e dall’immaginazione. La precedente conquista dell’indipendenza motoria permette ora la costruzione dell’indipendenza intellettuale. Successivamente l’individuo entra nel seennio dell’adolescenza (12-18), quello della costruzione del sé sociale, ove, com’era successo nell’infanzia, a grandi cambiamenti fisici corrispondono stati emotivi intensi. Nel contempo l’adolescente lavora alla costruzione di un pensiero critico e al consolidamento di una propria posizione sociale ed etica, che è ormai pronto a trasformare in esperienza concreta. Infine, l’individuo di circa 18 anni si affaccia negli anni dell’età adulta, fa il suo ingresso nel mondo dell’istruzione universitaria e del lavoro: al termine di questo ultimo seennio costruttivo questi è a tutti gli effetti cittadino del mondo, sé consapevole.
Il secondo piano dello sviluppo Il secondo piano dello sviluppo è un periodo che possiamo identificare come il periodo precipuo per l’acquisizione della cultura, così come il precedente, quello dell’infanzia, era destinato all’assimilazione dell’ambiente. L’intelligenza si fa estroversa e il bambino chiede ora più che mai di sapere il perché delle cose. 5 Maria Montessori parla di un Maestro Interiore che guida il bambino nel proprio lavoro. Poter portare avanti un lavoro a lungo significa rispondere al bisogno di acquisire una competenza grazie alla ripetizione e alla concentrazione. Interrompere questo processo è distruttivo ed è uno degli ostacoli maggiori allo sviluppo del bambino identificati da Maria Montessori nell’approccio tradizionale, che prevede infatti che siano gli adulti a indicare ai piccoli le attività da svolgere e i tempi nei quali svolgerle, impedendo che tali scelte derivino dal bisogno profondo dell’individuo.
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Introduzione Il piano cosmico
Scrive Maria Montessori nel suo libro Educare il potenziale umano: «Poiché le cognizioni possono essere impartite nel modo migliore quando esiste un desiderio ardente di imparare, questo è proprio il periodo nel quale possono essere gettati i semi di ogni cosa, perché la mente del bambino è come un campo fertile, pronto a ricevere quello che germinerà poi in forma di cultura. Ma se la mente del bambino durante questo periodo viene trascurata, o frustrata nelle sue esigenze, essa diventa artificialmente ottusa e si opporrà in seguito all’insegnamento di qualsiasi nozione. Se il seme verrà gettato troppo tardi l’interesse non sarà più presente; invece all’età di sei anni ogni genere di cultura viene accolto con entusiasmo e più tardi questi semi si gonfieranno e germoglieranno. Se mi chiedete quanta semente può essere seminata, la mia risposta è: “il più possibile!”. Se ci guardiamo attorno, se consideriamo lo sviluppo della civiltà di questo periodo dell’evoluzione non vediamo limiti a quello che si deve offrire al bambino: egli si troverà davanti un campo immenso in cui scegliere la propria attività, che non dovrà trovare ostacoli nell’ignoranza. Ma dare in modo completo la cultura moderna è diventata una cosa impossibile: sorge così la necessità di un metodo speciale, grazie al quale tutti i fattori della cultura possano essere presentati a un bambino di sei anni; non in un programma che gli venga imposto, con esattezza di particolari, ma diffondendo il massimo numero di germi di interesse. Essi saranno appena recepiti dalla mente, ma potranno germogliare più tardi man mano che la volontà si precisa, e così egli potrà divenire un individuo adatto a questa nostra epoca in espansione. (…) La fame di sapere va assieme a un bisogno di indipendenza mentale, un desiderio di distinguere il bene dal male con le proprie forze. Il bambino esplora il mondo morale, desidera giudicare da sé, vuole capire, non accetta un’autorità che sente come arbitraria». «Nel campo morale», scrive ancora Maria Montessori, «il bambino sente ora la necessità della propria luce interiore». Dopo le ingenti trasformazioni fisiche e l’enorme acquisizione di competenze sensoriali e motorie che caratterizzano la prima infanzia, quando un bambino fa il suo ingresso nella scuola primaria, questi si affaccia su un periodo della vita caratterizzato da una crescita fisica piuttosto regolare, una capacità emergente di ragionare intorno alle conoscenze finora acquisite e di interrogarle e interrogarsi alla ricerca di una più profonda comprensione. Il bambino di circa 6 anni si è ormai appropriato di categorie culturali e concettuali ben precise, ha interiorizzato una propria vita spirituale fatta di credenze, rituali, una visione del mondo in nuce che origina nel patrimonio culturale del nucleo sociale di appartenenza. Le scienze neurocognitive oggi confermano le tappe dell’evoluzione cerebrale che Maria Montessori aveva definito già attraverso l’osservazione empirica del bambino. Dopo un primo periodo caratterizzato da una estrema plasticità e qualità “assorbente” del cervello, la mente del bambino inizia ora ad avere la capacità di far reagire le esperienze e le conoscenze acquisite in modo creativo e immaginifico. Questo porta a un incremento massimo della capacità intellettuale del bambino che, pur restando sempre legato alla necessità di compiere esperienze dirette nell’ambiente, ha però ora modo di utilizzare le risorse a sua disposizione in modo diverso, facendo uso di un emergente pensiero logico-astratto. 11
CAPITOLO 1
LA PRIMA FAVOLA COSMICA
La nascita dell’universo Questa è l’unica delle favole cosmiche a esistere in una versione scritta ufficiale. Venne infatti pubblicata nel 1958 da Mario Montessori con il titolo Story of the universe – God who has no hands (AMI Communications, n. 4, 1958). Si tratta di una narrazione dal linguaggio ricco e affascinante, che riproduciamo qui in traduzione leggermente ridotta e adattata. Gli insegnanti che narrano questa favola talvolta preferiscono riformularne l’incipit e sostituire la figura di Dio con quella, ad esempio, di “Madre Natura”, o “Forza Vitale” o “Grande Spirito” o “Intelligenza Universale”. Questa sostituzione non inficia l’essenza della favola e può essere adottata nei casi in cui il linguaggio di matrice giudaico-cristiano non sia opportuno per motivi personali o riferiti all’ambito nel quale viene narrata la storia. Si rimanda all’appendice del volume per una variante personalizzata e spoglia di linguaggio religioso della favola.
La nascita dell’universo
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in dal principio gli esseri umani furono consapevoli della presenza di Dio. Lo percepivano anche se non lo potevano vedere, e si chiedevano sempre, ognuno nella propria lingua, chi Egli fosse e dove si trovasse. “Chi è Dio?” chiedevano ai loro sapienti. “È il più perfetto degli esseri”, essi rispondevano. “Ma come è fatto? Ha un corpo come noi?”. “No, Egli non ha corpo, non ha occhi per vedere, né mani per lavorare, né piedi per camminare; ma vede tutto e sa tutto, anche i nostri pensieri più segreti”. “E dov’è?”. “È in cielo, in terra e in ogni dove”. “Che cosa sa fare?”. “Tutto ciò che vuole”. “Ma che cosa ha fatto in realtà?”. “Ciò che egli ha fatto è tutto ciò che esiste. Egli ne è il Creatore e il Signore e tutte le cose obbediscono alla sua volontà. Egli ne ha cura e le protegge tutte e mantiene l’intera sua creazione nel più perfetto ordine e nella più meravigliosa armonia”. In principio vi era Dio solo. E poiché Egli era del tutto perfetto e assolutamente felice, non vi era nulla di cui avesse bisogno. Tuttavia,
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LA PRIMA FAVOLA COSMICA
per la sua immensa bontà, Egli decise di creare, e tutte le cose volute da Lui esistettero: il cielo e la Terra, tutto ciò che è visibile e invisibile. Uno dopo l’altro Egli creò la luce, le stelle il firmamento e la Terra con le piante e gli animali. Infine, Egli creò l’essere umano. L’essere umano, come gli animali, era fatto di particelle della terra; ma Dio lo rese diverso dagli animali e simile a Lui, perché nel suo corpo che muore alitò un’anima che non morirà mai”. Molti pensarono che questa non fosse che una favola. Come può un essere senza mani e senza occhi fare delle cose? Se Dio è uno spirito che non si può vedere, né toccare né udire, come può Egli aver fatto le stelle che scintillano sopra di noi, il mare che è sempre in moto, gli alberi, i fiori e il loro profumo? Saprà pur fare cose invisibili, ma come può aver creato il mondo visibile? Va bene, essi pensavano, dire che Dio è dappertutto, ma chi lo ha mai visto? Come possiamo esser certi che sia da qualche parte? Ci dicono che Egli è il Signore al quale ognuno e ogni cosa obbedisce, ma perché mai dovremmo credervi? E veramente sembra impossibile. Noi che abbiamo le mani, non sapremmo fare queste cose, dunque come può farle chi non ha mani? Immaginarsi, poi, animali, piante e rocce che obbediscono a Dio! Se gli animali non capiscono quando parliamo loro, è possibile che obbediscano? O i venti, i mari, le montagne? Si può urlare e strepitare e gesticolare ma essi non ci sentono, perché non sono neppure vivi, e di sicuro non ci ubbidiranno. Già, così pare a noi. Ma vedrete come ogni cosa che esiste, che sia viva o no, in tutto ciò che fa e per il solo fatto che esiste, di fatto obbedisce alla volontà di Dio. Le creature di Dio non sanno che stanno obbedendo. Quelle che sono inanimate continuano a esistere, quelle che vivono si muovono e continuano a vivere. Eppure, ogni volta che un vento fresco vi accarezza le guance, la sua voce, se potessimo udirla, sta dicendo: Signore, obbedisco. Quando il Sole sorge al mattino e colora il mare che luccica, anche le acque, il Sole e i suoi raggi stanno sussurrando: Signore, obbedisco. E quando vedete gli uccelli volare, o i frutti cadere da un albero, o una farfalla volteggiare sopra un fiore, gli uccelli e il loro volo, l’albero, il frutto e la sua caduta al suolo, la farfalla, il fiore e il suo profumo, stanno tutti ripetendo le stesse parole: Ascolto, Signore, e obbedisco. In principio vi erano caos e tenebre. Dio disse: “Sia la luce!” e la luce fu. Prima d’allora vi era soltanto il nulla: un’immensità di spazio senza principio e senza fine, indescrivibilmente buio e freddo. Chi può immaginare quella immensità, quella oscurità, quel gelo? Se pensiamo al buio, ci viene in mente la notte: ma la nostra notte sembrerebbe un raggio di sole sfolgorante a confronto di quell’oscurità. Se pensiamo al freddo, ci viene in mente il ghiaccio: ma il ghiaccio è di un calore ardente paragonato al gelo dello spazio, lo spazio che separa le stelle. In questo vuoto smisurato di freddo e di buio, la luce fu creata. Apparve un’immensa nube di fuoco che racchiudeva tutte le stelle che
1 La nascita dell’universo
NARRARE IL VERO
NARRARE IL VERO
Tavola impressionistica che esemplifica il rapporto di grandezza tra la Terra e il Sole. si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
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sono nel cielo: vi era l’universo intero in quella nube e fra le stelle più piccole c’era il nostro mondo. Ma non erano ancora stelle e astri, non c’erano che luce e calore. Così intenso era il calore che tutte le sostanze che noi conosciamo – ferro, oro, terra, rocce, acqua – erano gas, inconsistenti come l’aria. Tutte queste sostanze, tutte le materie di cui sono composte la Terra e le stelle, erano fuse insieme in una immensa, fiammeggiante intensità di luce e di calore; un calore che oggi farebbe sembrare il nostro Sole simile a un pezzo di ghiaccio. Questa impetuosa nube ardente fatta di nulla, troppo maestosa per poterla immaginare, si muoveva nell’immensità dello spazio gelido, fatto di nulla anch’esso, ma infinitamente più vasto. La massa ardente non era più grande di una goccia d’acqua in quell’oceano di spazio. Mentre si muoveva nel vuoto dello spazio, questa nube di calore e luce lasciava cadere piccole gocce. Come quando facciamo accidentalmente cadere dell’acqua da un bicchiere: un po’ d’acqua cade tutta da una parte e il resto si sparge in gocce separate. Gli innumerevoli eserciti di stelle sono come quelle gocce. Solo, invece di cadere, esse si muovono roteando nello spazio senza scontrarsi mai. Sono distanti milioni di chilometri l’una dall’altra. Alcune di loro sono così lontane da noi che passano milioni di anni prima che la loro luce ci raggiunga. Sapete a che velocità viaggia la luce? 300.000 chilometri, non all’ora, ma al secondo! Immaginate quanto è veloce! Questo significa che in un solo secondo la luce può viaggiare circa sette volte attorno alla Terra. E sapete quanto è grande la Terra? Essa misura 40.000 chilometri di circonferenza. Se guidassimo alla velocità di 160 chilometri all’ora senza mai fermarci né di giorno né di notte, ci occorrerebbero più di dieci giorni per percorrere quella distanza. Tuttavia, la luce copre quella stessa distanza per ben sette volte in un solo secondo! Fate schioccare così le dita una volta e la luce ha già viaggiato attorno alla terra per ben sette volte! Riuscite a immaginare quanto siano lontane alcune di queste stelle, la cui luce impiega un milione di anni per raggiungerci? Inoltre, le stelle sono così tante che gli scienziati hanno calcolato che se ciascuna di esse fosse grande quanto un granello di sabbia, tutte le stelle insieme coprirebbero l’intera Inghilterra per un’altezza di 200 metri. Una di queste stelle, uno di questi granelli di sabbia fra quelle migliaia di miliardi di granelli di sabbia, è il nostro Sole, e la milionesima parte di questo granello è la nostra Terra. Un invisibile puntino insignificante. Non lo si crederebbe, il Sole non sembra così grande. Ma è perché esso è tanto lontano. La sua luce impiega otto minuti circa per raggiungerci, e se noi dovessimo percorrere quella distanza alla velocità di 160 chilometri all’ora, ci occorrerebbero un po’ più di 106 anni per arrivare al Sole. Il Sole infatti è un milione di volte più grande della Terra; esso è così grande che una delle sue fiamme potrebbe contenere ventidue delle nostre Terre. Quando Dio chiamò le stelle a esistere, non c’era nessun dettaglio che non avesse già previsto. A ogni frammento dell’universo, a ogni
Dimostrazione numero 2: si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
Dimostrazione numero 3: si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
Dimostrazione numero 4: si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
Tavola impressionistica che esemplifica la danza degli elementi. si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
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LA PRIMA FAVOLA COSMICA
Dimostrazione numero 1: si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
particella, anche a quelle che potrebbero sembrarci troppo piccole per essere considerate, vennero date leggi da seguire. Alle particelle che erano fumo, vapore, fatte di luce e calore, e che si muovevano a una velocità fantastica, Dio disse: quando vi raffredderete vi riavvicinerete e diverrete più piccole. E così raffreddandosi esse si muovevano sempre più lentamente, si andavano stringendo le une alle altre e occupavano meno spazio. Le particelle assunsero differenti stati che chiameremo lo stato solido, liquido e gassoso. Ogni cosa che conosciamo o è un gas, o un liquido, o un solido, e cambia stato se esposto al caldo o al freddo. Poi Dio diede altre istruzioni. A ognuna di queste piccole particelle venne conferita una particolare simpatia per certe particelle e una particolare antipatia per certe altre. Alcune erano attratte l’una dall’altra e altre no. Proprio come succede a noi esseri umani, alcuni ci piacciono più di altri. In tal modo le particelle si combinarono e raggrupparono assieme in forme diverse. Allo stato solido Dio fece in modo che le particelle aderissero così strettamente le une alle altre che è quasi impossibile separarle. Costituiscono un corpo che non cambia di forma a meno che non vi si applichi una forza. E anche se se ne stacca un pezzo, le particelle rimangono unite le une alle altre. Se per esempio incominciate a scheggiare una pietra, sia la pietra che le schegge rimarranno pezzi di roccia solida. Quando fu la volta dei liquidi, Dio disse alle particelle: resterete unite, ma non aderirete le une alle altre così strettamente, non avrete una forma vostra e rotolerete l’una sull’altra. Scorrerete e vi spargerete, infilandovi in ogni cavità e fenditura che troverete sul vostro cammino. Premerete in basso e sui lati, ma mai in alto. Per questo motivo possiamo mettere le mani nell’acqua e non possiamo immergerle in una roccia. E ai gas Dio disse: le vostre particelle non aderiranno affatto le une alle altre. Esse potranno muoversi liberamente in tutte le direzioni. Ma poiché le particelle erano tutte diverse, esse non divennero solide, liquide o gassose tutte nello stesso momento. A una certa temperatura alcune rimasero solide, altre divennero liquide e altre gassose. E così, obbedendo a queste leggi, la piccola goccia fatta di nulla che stava per diventare il mondo in cui viviamo, questa massa fiammeggiante, continuò a ruotare e ruotare su se stessa e a girare intorno al Sole, nell’immenso freddo dello spazio. E col passare del tempo la parte superficiale di questa massa cominciò a danzare la danza degli elementi. Le particelle più esterne si raffreddarono e si restrinsero, ammassandosi precipitosamente verso la Terra; ma, non appena si avvicinavano alla parte più calda, ridiventavano calde e risalivano nuovamente. Simili a piccoli angeli, esse portavano su nello spazio un secchio di calore ardente e vi ritornavano con uno di ghiaccio.
1 La nascita dell’universo
NARRARE IL VERO
NARRARE IL VERO
Dimostrazione numero 5: si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
Dimostrazione numero 6: si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo. Tavola impressionistica che esemplifica il fenomeno del vulcanismo. si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
Tavola impressionistica che esemplifica la stabilizzazione delle eruzioni vulcaniche e la formazione degli oceani. si veda il paragrafo I materiali al termine di questo capitolo.
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Com’è meraviglioso tutto questo! E com’è semplice! Se diventi caldo, ti espandi e, espandendoti, diventi più leggero e voli verso l’alto, proprio come fa una bolla d’aria nell’acqua. Se, invece, diventi freddo, ti contrai e precipiti, come un granello di sabbia che cade sul fondo di uno stagno. Per opera di questa legge, la Terra gradualmente si trasformò da sfera di fuoco in quella che noi oggi conosciamo. Questa fu la legge a cui obbedirono le piccole particelle splendenti, mentre danzavano la loro danza; particelle troppo minute per essere viste o perfino immaginate, ma abbastanza numerose da aver prodotto il mondo. Per centinaia, migliaia, milioni di anni questa danza continuò. Infine, le particelle si posarono simili a danzatrici ormai stanche; e, una dopo l’altra, divennero dapprima liquide e poi solide. Nel momento però in cui divennero solide o liquide, alcune di esse si unirono con altre da cui vennero attratte, formando così sostanze nuove. Le più pesanti si disposero più vicino al cuore della Terra, mentre quelle più leggere rimasero al di sopra fluttuando come olio che galleggia sull’acqua. Si formò una schiuma sottile, simile alla pellicola che si forma sul latte quando, dopo averlo bollito, lo si lascia raffreddare. Sembrava la Terra avesse ormai preso forma. Ma gli elementi rinchiusi da quella pellicola erano ancora molto caldi e si sentivano intrappolati. Volevano uscire fuori. Come poteva essere altrimenti? Essi dovevano seguire la legge: se sei caldo, ti espandi. Ma non c’era posto per espandersi e, allora, essi esplosero. Ruppero la pellicola e ciò che avvenne fu una lotta terribile. L’acqua che si era formata sulla superficie si trasformò immediatamente in vapore, che si sollevò non appena la materia incandescente fuoriuscì da dentro la Terra. Tra le ceneri venne tirata su una cortina di nubi per coprire e nascondere la Terra, in modo che non si vedesse ciò che vi stava succedendo, giacché il Sole ne provava vergogna. Alla fine, la lotta cessò. Poiché ogni cosa si raffreddava, un numero sempre maggiore di gas divenne liquido e un numero sempre maggiore di liquidi divenne solido. La Terra stessa si raggrinzì e divenne rugosa come una vecchia mela dimenticata in una credenza: le rughe sono le montagne e gli avvallamenti sono gli oceani. Perciò, non appena le rocce si furono raffreddate, l’acqua poté ritornare sulla Terra e piovve, piovve, piovve. E l’acqua, essendo liquida, riempì ogni cavità e fenditura che incontrò sul suo cammino. Ecco come si formarono gli oceani. Al di sopra di essi c’era l’aria, l’aria che noi respiriamo. La grande nuvola era sparita, il velo scuro rimosso. Allora il Sole poté sorridere ancora una volta alla sua piccola e bella figliuola: la Terra. Rocce, acqua, aria, solidi, liquidi, gas. Oggi, come ieri e come milioni di anni fa, essi obbediscono alle leggi di Dio nello stesso modo. Il mondo ruota su se stesso e gira intorno al Sole. E oggi, come milioni di anni fa, la Terra e tutti i suoi elementi e i composti di cui è fatta, nell’adempiere al loro lavoro, sussurrano con una sola voce: Signore sia fatta la tua volontà, obbediamo.
Poiché l’Educazione Cosmica è il quadro concettuale e valoriale all’interno del quale Maria Montessori incastona tutta l’esplorazione e l’apprendimento del bambino del secondo piano dello sviluppo, in essa l’idea evolutiva risulta centrale. Passato, presente e futuro divengono parte del Tutto, che solo può sostenere la domanda esistenziale dell’essere umano che si interroga sulla propria esistenza e sul valore delle proprie azioni. La prima volta che Maria Montessori narrò di “Dio che non ha mani” fu proprio per rispondere a una domanda di simile portata posta da un bambino alla sua mamma. Fu Mario Montessori poi a dare in seguito forma scritta a quella che ora consideriamo come la prima favola cosmica. Il bambino si interrogava sulla presenza di Dio e questo diede a Maria Montessori lo spunto per narrare dell’origine dell’universo: pur vicina al pensiero di matrice cattolica, Maria Montessori ne parlò in un’ottica evoluzionistica, non creazionista, malgrado l’incipit della favola possa far pensare il contrario. La grande lezione sulla nascita dell’universo non va intesa come espressione dell’orientamento religioso filosofico di Maria Montessori, ma piuttosto (e ciò vale per tutta l’Educazione Cosmica che la favola stessa inaugura e introduce) come la risposta a un bisogno specifico dello sviluppo. Negli anni della scuola primaria, il bambino inizia a interrogarsi sul funzionamento dei fenomeni naturali e si pone domande più esplicite di natura metafisica sull’essere umano, la vita e il mondo. Ebbene, tutta l’Educazione Cosmica ruota intorno a una visione scientifica evoluzionistica, quasi finalistica, che è lo strumento di pensiero offerto al bambino per cercare risposta a interrogativi profondi quali la nostra origine, lo scopo e il compito della nostra esistenza. Obiettivo ultimo dell’Educazione Cosmica, come abbiamo visto, è quello di sostenere lo sviluppo di una solida identità, nonché di consapevolezza e responsabilità delle proprie azioni. C’è chi sostiene che ognuno di noi venga realmente al mondo la prima volta che qualcuno ci pensa e ci dà un nome. È come dire che si entra a pieno titolo nel mondo quando si inizia a far parte di una relazione, quando la nostra identità esiste soprattutto nel riverbero relazionale con altre creature in un ambiente preparato ad accoglierci. L’esperienza indiana aveva nutrito l’inesausta ricerca di Maria Montessori del fascino per la religiosità orientale, caratterizzata da una grande sensibilità per l’unità e l’armonia dell’universo e gli anni passati a Kodaikanal avevano sicuramente corroborato la riflessione pedagogica con nuovi spunti di natura spirituale. La prima favola cosmica racchiude dunque spunti di natura diversa. Il linguaggio cristiano si contamina di elementi olistici non creazionisti e, pur ricorrendo a dati scientifici oggettivi, la narrazione si rivolge alla facoltà immaginifica del bambino e si assicura di lasciare spazio ulteriore alla sua fantasia e curiosità. A storia conclusa annunciamo infatti ai bambini che serbiamo molte altre storie che racconteremo loro in seguito. La narrazione non esaurisce affatto le informazioni sull’origine del nostro cosmo, non è una lezione da impartire, è un’esperienza che vuole ispirare e aprire un varco, segnare una via all’indagine che inizierà da lì in poi. Per questo la 29
LA PRIMA FAVOLA COSMICA
Commento alla prima favola cosmica
1 La nascita dell’universo
NARRARE IL VERO
NARRARE IL VERO
raccontiamo nei primissimi giorni di scuola e per questo non è opportuno assegnare compiti intorno alla favola a narrazione conclusa. Essa stessa è il lavoro, il seme che gettiamo e che, se ben nutrito, germoglierà poi poco a poco. Quando raccontiamo la storia faremo attenzione a che il nostro linguaggio sia coinvolgente. I concetti sono espressi in modo poetico, il linguaggio contiene metafore, analogie e similitudini che lo rendono comprensibile ma non banale, la bellezza dell’espressione va di pari passo con la meraviglia del contenuto. Narriamo con entusiasmo, senza perdere il contatto visivo con i nostri giovani ascoltatori, trasmettiamo loro il fascino del racconto. E mentre raccontiamo la storia, le tavole impressionistiche e le dimostrazioni pratiche che la accompagnano susciteranno in loro tutta una serie di impressioni che ne stimolerà l’immaginazione. Il primo o secondo giorno di scuola annunceremo dunque ai bambini che abbiamo in serbo per loro una grande storia e il nostro invito avrà il tono di una gioiosa anticipazione, poiché si tratta della prima preziosa occasione in cui compiremo insieme un viaggio dell’immaginazione. I bambini siederanno comodamente su un grande tappeto o su cuscini, lo spazio sarà calmo e confortevole. E l’avventura avrà inizio. Questa storia è particolarmente lunga e ricca di elementi, dunque sarà nostra la scelta, in base al gruppo di bambini a cui raccontarla e al nostro stesso agio nel farlo, se condensare alcuni passaggi e attualizzare un poco il linguaggio. Sarà bene fare in modo che tutta la favola possa essere narrata in una sola seduta ai bambini, i quali, anche se agli albori della loro esperienza scolastica, sono in genere capaci di ascoltarla per intero, perché attratti dagli esperimenti, dalle immagini e naturalmente dalla voce narrante dell’insegnante. Qualora si decida di rivedere la storia, ci sono alcuni elementi che sarà bene non dimenticare perché particolarmente significativi. Un’idea importante è quella dell’immensità dell’universo: dire che l’universo è grande, grandissimo non basta a dare l’impressione che desideriamo. Dovremo dunque includere analogie, come per esempio parlare del tempo che impiega la luce a raggiungerci. L’idea che ci sia luce che arriva da noi solo dopo aver viaggiato velocissima per un milione di anni esemplifica l’esistenza di un universo molto più ampio del nostro mondo. La terminologia scientifica che usiamo rimane per ora ancora generica. Per questo parliamo di “particelle” e non ci addentriamo oltre usando terminologie più specifiche, come atomi o molecole. Quando raccontiamo la storia a bambini di 6 anni appena arrivati nella scuola primaria, l’idea che vogliamo trasmettere è quella dell’esistenza di particelle minuscole che agiscono secondo un insieme di leggi, che sono attratte da alcune e non da altre e reagiscono ai cambiamenti di temperatura. Sarà poi la ricerca successiva a far scoprire ai bambini le caratteristiche e composizione di queste particelle. Naturalmente, quando raccontiamo nuovamente la storia a bambini più grandi potremo adattare il nostro linguaggio e renderlo più scientifico. La riflessione attorno alle leggi che regolano l’ecosistema naturale rappresenta la parte cruciale della storia. Queste leggi sono universali e tutte le creature 30
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LA PRIMA FAVOLA COSMICA
animate e inanimate sono chiamate a seguirle perché solo così può esistere l’armonia del cosmo. È importante veicolare l’idea che a tutto ciò che è stato creato è stata data una propria natura che ne determina il comportamento, per esempio l’acqua bolle a una certa temperatura, le piante crescono tendendo verso la luce e così via. Le leggi sono il fondamento dell’ordine cosmico, sono il fondamento dell’armonia, del cosmo come dimensione opposta al caos, è questo che narriamo con la prima favola: presentiamo al bambino l’idea dell’ordine cosmico. Si tratta del momento simbolico in cui nella classe inauguriamo lo studio di tutte le scienze umane e naturali, che implicano anche l’utilizzo del pensiero logico-matematico e del linguaggio. Ecco perché diciamo che nella scuola Montessori le materie non sono conchiuse e separate le une dalle altre: non esiste materia che esuli dal contatto e dall’interscambio con tutti gli altri ambiti, il sapere è il patrimonio culturale dell’umanità, punto di partenza per la formazione dell’individuo. La narrazione di tutte le favole cosmiche, e della prima in particolare, è infatti una sorta di celebrazione del viaggio conoscitivo che comincia e che lascia pregustare innumerevoli scoperte. È il viaggio che porta il bambino verso la definizione del proprio compito cosmico, ovvero della propria identità in relazione con il Tutto. Maria Montessori utilizza la metafora dell’obbedienza della materia a un ordine precostituito. I bambini sono affascinati dalla logica interna ai fenomeni naturali, sono attratti dall’idea dei molti “esperimenti” che l’universo ha messo in atto fino ad arrivare al nostro pianeta così come è oggi, perché la vita potesse in esso svilupparsi e perfezionarsi. La visione cosmica risponde a un bisogno evolutivo del bambino, offre la visione positiva del Tutto che lo guida nella ricerca responsabile della propria identità. In tal modo, il rispetto e la gratitudine che dobbiamo al mondo che abitiamo e a coloro che ci hanno preceduto e che con le loro invenzioni e scoperte hanno reso il mondo più abitabile per noi, non sono valori morali impartiti astrattamente. Ognuno di noi, parte unica e irripetibile di questo Tutto, ha una missione cosmica da assolvere, così come ogni particella ha un lavoro essenziale e importantissimo da compiere. Il bambino che entra nel secondo piano dello sviluppo nasce a una fase importante e delicata del suo sviluppo sociale: il suo agire non è più in prevalenza introvertito, in quanto mirato alla costruzione delle proprie capacità e competenze, la sua relazione con l’esterno diviene più esplicita e mentalizzata e con essa la necessità di trovarvi una collocazione rassicurante, nutrita di fiducia e autonoma responsabilità. La risposta che Maria Montessori diede al bambino che si poneva questioni di natura spirituale non fu semplicemente l’esemplificazione di un credo religioso, né tantomeno il tentativo di surrogare una lezione di scienza in una bella storia, bensì quello di cogliere un bisogno evolutivo e rispondere a un interrogativo fondamentale dell’essere umano: chi sono, da dove vengo, dove vado e perché. Naturalmente il bambino incontrerà, già nei propri anni di scuola, ulteriori teorie che leggono il cosmo e la vita in ottiche diverse: ciò potrà essere occasione di riflessione e stimolo ulteriore alla ricerca, non interferirà con il suo lavoro intorno all’Educazione Cosmica. Non vogliamo indottrinare il bambino, voglia-
1 La nascita dell’universo
NARRARE IL VERO
NARRARE IL VERO
mo nutrire il suo spirito della bellezza dell’universo e instillare fiducia nelle sue possibilità e senso di responsabilità delle proprie azioni che hanno inevitabilmente una ricaduta sul mondo circostante. Naturalmente questo importante obiettivo dell’Educazione Cosmica si raggiunge in una scuola Montessori attraverso una serie di lavori ed esperienze, le favole cosmiche non ne sono che la grande overture, una finestra aperta sul senso dell’esistenza. Vale la pena soffermarsi sull’incipit della storia. Questo, come il titolo stesso, ci immerge infatti da subito nella dimensione spirituale del racconto, parla di una forza straordinaria priva di mani, ovvero non personificata e non antropomorfizzata. Dio qui è il nome dato alla forza che governa i fenomeni naturali, è lo spirito che anima la vita, è la legge che assicura l’armonia del Tutto. La mano, organo dell’umana intelligenza, ritorna come tema centrale nelle successive narrazioni e in diversi materiali presenti nella classe. Essa è elemento distintivo dell’umanità, è ciò che, insieme alle capacità di pensare e amare, ha permesso agli umani di adattarsi all’ambiente e di trasformarlo al fine di soddisfare i propri bisogni materiali e spirituali. Dio – forza vitale, spirito della natura, energia del cosmo – invece non ha mani, non ha volto, non è personificazione allegorica di un sovrano che governa a proprio piacimento. E tuttavia è in ogni dove, pervade la materia animata e inanimata in ogni sua singola particella. Per questo possiamo parafrasare l’incipit della storia e sostituire Dio con, ad esempio, “Madre Natura”, o “Grande Spirito” o “Forza Vitale” o “Intelligenza Universale”. L’idea centrale è quella della positività e necessità delle leggi che regolano l’ordine cosmico, il fatto che la legge non sia cosa astratta ma funzionale all’armonia del Tutto. Questo spiega il finale della storia, che sottolinea, in tono quasi teatrale, l’obbedienza degli elementi alla legge cosmica. Esistono proposte di versioni attualizzate o rivisitate di questa favola. Senza nulla togliere al fascino della ricerca e al dovere di noi adulti di avere una conoscenza aggiornata degli argomenti che affrontiamo con i bambini, la mia esperienza dimostra che la storia è, oggi come ieri, un ottimo punto di partenza per l’esplorazione e la ricerca dei bambini. Possiamo incoraggiare i più grandi a consultare fonti recenti, a esplorare lo stato delle conoscenze attuali e l’entusiasmo è palpabile ogni volta che essi scoprono nuovi elementi. La storia viene raccontata in apertura di anno scolastico e a essa vengono invitati tutti i bambini più giovani, coloro che iniziano la scuola primaria. In una classe Montessori idealmente esistono gruppi di età mista, dunque ci saranno anche bambini più grandi che hanno già ascoltato la storia in precedenza. Anch’essi, se vorranno, potranno partecipare alla narrazione e solitamente accolgono l’invito e si uniscono al gruppo. Tuttavia, avremo occasioni di rivedere la prima grande lezione con tutti gli allievi in gruppi più piccoli nel corso dell’anno e di rimodularla in base ai loro interessi, alle loro necessità e alle diverse età. La prima grande condivisione della favola che inaugura l’anno scolastico sarà piuttosto corrispondente ai bisogni e alla comprensione dei bambini di circa 6 32
La chiave che diamo al bambino con questa narrazione apre lo studio della geografia, della storia e della biologia. Parliamo delle origini del nostro pianeta, del modo in cui gli elementi si sono organizzati. Ciò inciterà i bambini allo studio di oceani e flussi d’acqua; dell’aria, dei venti e delle correnti; della tettonica a placche e della formazione delle montagne; di vallate e ghiacciai; dei pianeti, delle galassie o dei movimenti terrestri che danno luogo al giorno e la notte e all’alternanza delle stagioni e di tanto altro ancora. Racconteremo in seguito altre storie ai bambini, offriremo loro suggestioni usando diverse tavole impressionistiche, esperimenti e dimostrazioni. Trasmetteremo loro il fascino per lo studio del nostro pianeta, l’etimologia stessa della parola geografia e le sue origini sono sempre motivo di grande curiosità. Come sempre procederemo narrando in un linguaggio interessante e ricco ma baderemo a fornire con chiarezza le informazioni chiave, lasceremo ai bambini la possibilità di esplorare oltre e arricchire le conoscenze dopo che li avremo motivati a scoprire di più. Parte del nostro lavoro è quello di creare un collegamento tra il bambino e l’ambiente in cui questi vive e le storie sono un modo ideale per farlo. Per questo è utile fare riferimenti, quando se ne ha l’occasione, all’esperienza concreta del bambino, alla sua vita quotidiana. Ci accorgeremo presto, dalle reazioni dei bambini, di quali siano i fili che essi, in gruppi più ristretti, potranno seguire per approfondire le tematiche trattate. I bambini poi si scambieranno le loro esperienze, si racconteranno, presenteranno l’un l’altro i loro progetti, le conoscenze e le scoperte e non esiste modo migliore per sentir vibrare l’entusiasmo e la curiosità nella classe. I bambini imparano tantissimo l’uno dall’altro e questa reciprocità è una forma eccellente di apprendimento, ecco perché Maria Montessori mette in guardia dall’avere un numero eccessivo di adulti nell’ambiente classe: il rischio è quello di essere di impedimento allo sviluppo spontaneo dell’indipendenza che passa molto per l’aiuto reciproco tra bambini. La nostra classe è l’ambiente preparato dal quale prendono le mosse le prime esplorazioni. Oltre ai materiali Montessori specificamente sviluppati per le diverse presentazioni tematiche, avremo per esempio uno scaffale dedicato a ciò che serve per condurre gli esperimenti, un altro con informazioni e risorse cartacee come libri, atlanti, nomenclature, istruzioni per alcuni esperimenti. Avremo un certo numero (non eccessivo e senza pretese di esaustività) di immagini, manufatti, modelli tridimensionali come un modello di vulcano in creta o cartapesta, o quello del letto di un fiume, che ci torneranno utili quando studieremo la composizione della Terra e il lavoro dell’acqua. Un’area sarà dedicata alle tavole impressionistiche; quelle utilizzate per condividere una specifica presentazione saranno lasciate esposte per qualche giorno e poi riposte e rimarranno a disposizione per ulteriori consultazioni. I bambini sono liberi di utilizzare tutto il materiale a disposizione dopo averne ricevuto la presentazione corrispondente. Utilizzeranno con cura il materiale, 33
LA PRIMA FAVOLA COSMICA
anni, non andremo dunque ad arricchirla di dettagli tecnici o scientifici e ci concentreremo sull’impressione da trasmettere alla loro mente e alle loro emozioni a fondamento di ciò che seguirà.
1 La nascita dell’universo
NARRARE IL VERO
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lo puliranno al termine dell’uso (per esempio se utilizzano provette dovranno poi lavarle utilizzando l’apposita spazzolina) e lo riporranno nello stesso posto da cui l’avranno prelevato, affinché altri possano farne uso. Tutto ciò richiede attenzione, responsabilità e autonomia e allena la memoria e l’organizzazione mentale necessaria alla pianificazione e conclusione di un’attività. Saremo noi stessi modelli di un uso scientifico appropriato dei materiali a disposizione e di una mente indagatrice che non cessa di porre nuovi eccitanti interrogativi. I bambini avranno molte opportunità di lavorare in modo autonomo e indipendente e di trarre ispirazione dall’ambiente classe. Li incoraggeremo a leggere, scrivere, narrare e, una volta definito un percorso di ricerca, a uscire fuori dalla scuola e ad approfittare delle risorse esterne naturali e culturali circostanti. «Grazie ai suoi piedi» scrive Maria Montessori, «il bambino può chiedere all’esterno risposte certe alle sue domande segrete, giacché nulla meglio della scienza sollecita la sua immaginazione. In essa il bambino trova il fascino della magia».
I materiali Quando raccontiamo la storia facciamo uso di alcuni materiali impressionistici. Abbiamo quattro grandi tavole: una che esemplifica il rapporto di grandezza tra la Terra e il Sole, in cui la Terra è un piccolo puntino disegnato su un raggio del Sole. La danza degli elementi di cui parla la storia è rappresentata da un’altra tavola ove alcuni angeli rappresentano la materia calda che ascende e altri quella raffreddata che ridiscende sulla Terra. Si tratta di una rappresentazione allegorica di grande effetto per i bambini.
Offrendo al bambino la storia dell’universo noi gli diamo da ricostruire con la fantasia qualche cosa che è mille volte più stimolante e misterioso di qualsiasi fiaba. (M. Montessori)
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Stati di aggregazione della materia: un vassoio con tre bicchieri contenenti aria, acqua e ghiaccio ttrazione delle particelle: si spargono in una ciotola piena d’acqua alcuni A piccoli pezzetti di carta e se ne osserva il movimento (alcune si raggruppano, altre no)
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Esemplificazione delle particelle di un liquido che rotolano le une sulle altre: piccole sfere in un barattolo trasparente
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I liquidi si depositano secondo il loro peso: si versa acqua in una provetta, poi miele e infine olio
olidi che reagiscono al cambiamento di temperatura: su un fornelletto S si pongono tre contenitori con tre diversi solidi e se ne osserva la reazione al calore (un pezzetto di cera e due diversi metalli)
Vulcano: si può realizzare l’“eruzione” preparando all’interno del modello del vulcano del bicarbonato, qualche goccia di colorante alimentare e di sapone per piatti su cui spruzzare aceto usando una siringa.
Questi sono gli esperimenti pratici che accompagnano in particolare la narrazione della prima favola cosmica, ma ne seguiranno poi altri come approfondimenti successivi.
Il nostro scopo è colpire l’immaginazione [del bambino] in modo da suscitare l’entusiasmo più acceso. (M. Montessori)
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LA PRIMA FAVOLA COSMICA
Infine, due altre tavole rappresentano il fenomeno del vulcanismo e la successiva stabilizzazione e formazione degli oceani. Inoltre, mentre narriamo la storia proponiamo diverse dimostrazioni pratiche.
1 La nascita dell’universo
NARRARE IL VERO
INDICE PREFAZIONE 4 INTRODUZIONE Il piano cosmico
6
CAPITOLO 1 • LA PRIMA FAVOLA COSMICA La nascita dell’universo
24
CAPITOLO 2 • LA SECONDA FAVOLA COSMICA L’avvento della vita sulla Terra
36
CAPITOLO 3 • LA TERZA FAVOLA COSMICA La venuta degli umani
49
CAPITOLO 4 • LA QUARTA FAVOLA COSMICA L’invenzione delle lettere
58
CAPITOLO 5 • LA QUINTA FAVOLA COSMICA L’Invenzione dei numeri
65
CAPITOLO 6 • Montessori e oralità
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POSTFAZIONE 85 NOTE SU MARIA MONTESSORI
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APPENDICE La nascita dell’universo
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Non un libro qualunque ACQUISTANDO IL MENSILE E I LIBRI DI TERRA NUOVA EDIZIONI Proteggi le foreste
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Bambina montessoriana, insegnante Montessori e ricercatrice a livello internazionale, Micaela Mecocci ci guida in questo libro alla scoperta delle cinque principali favole cosmiche, esposte e sapientemente commentate una a una nella loro specificità. Note anche come “grandi lezioni” tematiche (la nascita dell’universo, l’apparizione della vita sulla Terra, la venuta degli umani, l’invenzione di lettere e numeri), le fiabe cosmiche inaugurano il grande viaggio dell’Educazione Cosmica, nome scelto da Maria Montessori per designare quell’ampio e complesso progetto educativo che accompagna il bambino durante tutto il secondo piano dello sviluppo (6-12 anni) in accordo con i bisogni specifici e le caratteristiche psicologiche di questo periodo evolutivo.
Micaela Mecocci abita il mondo Montessori dall’età di 3 anni, quando entrò per la prima volta nella Casa dei Bambini. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche, svolge attività di ricerca in ambito universitario e possiede la formazione Montessori internazionale (AMI) per le fasce d’età 3-6, 6-12 e 12-18 anni. Dopo aver a lungo diretto una scuola Montessori in Svizzera, oggi è a capo del coordinamento didattico della Bilingual Montessori School of Paris senza peraltro rinunciare all’insegnamento in classe. Presidente dell’Associazione Montessori Net Ticino e membro del gruppo fondatore di Tutta un’Altra Scuola, collabora con riviste di settore e insegna in corsi di formazione in Italia e all’estero.
www.terranuovalibri.it ISBN 88 6681 521 1
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