MICHEL ODENT
NASCERE nell’era della PLASTICA Traduzione di Clara Scropetta
Per vivere gravidanza e parto con consapevolezza, evitando inutili paure ed eccessiva medicalizzazione
Michel Odent
Nascere nell’era della plastica Per vivere gravidanza e parto con consapevolezza, evitando inutili paure ed eccessiva medicalizzazione
Terra Nuova Edizioni
Direzione editoriale: Mimmo Tringale e Cristina Michieli Curatore editoriale: Enrica Capussotti Titolo originale: Childbirth in the age of plastic Pubblicato in Gran Bretagna da Pinter & Martin Ltd. 2011 Copyright © Michel Odent 2011 Traduzione: Clara Scropetta Editing: Lucia Castellucci Impaginazione: Daniela Annetta Copertina: Andrea Calvetti ©2012, Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo, 1 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@aamterranuova.it - www.terranuovaedizioni.it I edizione: giugno 2012 Collana: Genitori e figli ISBN: 978-88-6681-006-3 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)
Prefazione Michel Odent ci prova ancora. La sosta forzata a Philadelphia, sotto la cappa polverosa della nube del vulcano islandese, lo ha spinto a rimettersi a scrivere. In poche, pochissime pagine si ripete, riassumendo in modo mirabile tutto ciò che è importante sapere. Sulla nascita? Sì, ma anche sulla natura dell’essere umano, sulla storia dell’umanità, sull’inquinamento, sull’ecologia, sulla fonte dell’amore e molto altro. Spero che in molti ascoltino, finalmente, prima che sia troppo tardi. Si ripete, ma lo fa con un taglio inedito e oltremodo stuzzicante, ovvero dalla prospettiva della rivoluzione della plastica. Si ripete, ma aggiunge parecchie novità e osservazioni che ancora non erano mai comparse tutte assieme. Spero che da ora in poi non vi siano più malintesi su parto in acqua, parto in casa, partecipazione del padre, significato del fenomeno “doula”. Una sintesi sublime e attuale del pensiero di un medico filosofo che dovremmo comprendere meglio. La traduttrice Clara Scropetta
Capitolo 1
La storia della medicina alla luce della storia delle materie plastiche Era martedì 1 novembre 1949. Fin dal primo giorno dei miei studi di medicina mi sono ritrovato nel reparto di chirurgia dell’ospedale Cochin di Parigi, in qualità di tirocinante. Medici più giovani possono essere sorpresi dal fatto che, allora, si entrasse direttamente in contatto con la pratica medica, prima ancora di studiare i trattati di anatomia, fisiologia e patologia. Uno degli effetti di un simile avvio alla carriera è che conservo un ricordo molto preciso di com’era l’enorme camerata di un ospedale della metà del XX secolo. Ricordo in modo particolarmente vivido che, durante i sei mesi trascorsi in quel reparto di chirurgia, non ho mai visto un malato con il braccio collegato a una flebo. Ho preso confidenza con le infusioni endovenose all’inizio del 1952, nel reparto specializzato nel trattamento della tubercolosi dell’ospedale Laennec. A quel tempo, venivano perlopiù somministrati due farmaci appena scoperti: la streptomicina e l’acido para-amino-salicilico (PAS). Il
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PAS era contenuto in un flacone di vetro ed era somministrato per via endovenosa, grazie a un tubo in caucciù e a un ago di acciaio riutilizzabile. In seguito, nel corso dell’inverno 1953-1954, durante i sei mesi che ho trascorso in qualità di esterno al reparto maternità dell’ospedale Boucicaut, non ho mai visto una donna in travaglio ricevere un’infusione endovenosa. La principale, evidente, ragione era che l’ossitocina sintetica non era ancora disponibile: è stato proprio nel 1953 che Vincent de Vigneaud ne ha individuato la formula chimica, aprendo la strada alla sua sintesi. L’altro motivo è che, a quel tempo, la nascita non era ancora così medicalizzata, pertanto un reparto di maternità – perfino un reparto all’avanguardia di Parigi – non era il luogo ideale per riconoscere i primi segnali della rivoluzione delle materie plastiche. Eppure, in quel periodo, chimici specializzati scoprivano ogni settimana nuovi polimeri, ingegneri miglioravano costantemente le apparecchiature mediche e veniva dimostrata l’efficacia della sterilizzazione con ossido di etilene, senza alterazioni della qualità delle materie plastiche. È stato soltanto nel corso della seconda metà degli anni Cinquanta, quando ero interno di chirurgia, che ho cominciato
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a rendermi conto dell’importanza della plastica per la medicina moderna. Io stesso ho partecipato a una nuova fase della rivoluzione della plastica quando, tra il 1958 e il 1959, ho prestato servizio militare in occasione della guerra d’indipendenza d’Algeria. La storia della chirurgia d’emergenza ha sempre fatto passi in avanti spettacolari durante le guerre. A quel tempo tutti i tubi erano di plastica, e frequentemente si usavano tubi di polietilene. Avevo familiarizzato con la tecnica del venous cutdown, un piccolo intervento di emergenza che permetteva una trasfusione sanguigna massiccia e rapida: grazie a un’incisione di circa un centimetro a livello della caviglia, la vena grande safena (o safena interna) veniva esposta chirurgicamente e un tubo di polietilene poteva esservi inserito sotto diretto controllo visivo. L’intera storia della medicina degli ultimi cinquant’anni non può essere dissociata dalla storia delle materie plastiche. A partire dagli anni Sessanta sono stati via via sviluppati gli strumenti medici monouso. Attorno al 1970, i sacchetti di plastica hanno preso il posto dei flaconi di vetro, annullando quasi del tutto il rischio di embolia gassosa. Nuovi materiali di sintesi, sempre meno aggressivi per i vasi sanguigni, hanno sostituito
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il polivinilcloruro (PVC). La rivoluzione del Teflon degli anni Settanta è stata seguita dalla rivoluzione del poliuretano degli anni Ottanta. Negli ospedali moderni le infusioni endovenose sono ormai talmente abituali che, a poco a poco, la posa dei cateteri intravenosi è diventato un compito degli infermieri e delle ostetriche, mentre all’inizio era di competenza medica. L’evoluzione nell’uso delle materie plastiche ha aperto una nuova fase nella relazione tra medici, infermieri e ostetriche, e si è profilato un nuovo campo d’intervento per i medici specialistici: mi riferisco all’introduzione di tubi di plastica in tutti i vasi, in tutti gli organi e in parti del corpo che, fino a poco tempo fa, non erano accessibili se non grazie alla chirurgia diretta. L’era della chirurgia endoscopica comprende la natural orifice endoscopic surgery [chirurgia endoscopica attraverso gli orifizi naturali]. Chi avrebbe mai immaginato, solo alcuni decenni fa, che si potesse togliere la cistifellea per via vaginale, senza incidere la pelle? Nell’epoca della materie plastiche il bisturi non è più il simbolo della chirurgia. La maggior parte delle discipline mediche è stata trasformata dalle materie plastiche e i progressi della chirurgia non possono essere separati da quelli dell’anestesiologia. L’anestesista, tradi-
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zionalmente, era un esperto nella somministrazione di farmaci per via inalatoria. Dopo questa svolta nella storia della medicina, è diventato un esperto nell’uso della via endovenosa e di quella peridurale: che razza di cambiamento! Si potrebbe stilare una lista delle numerose discipline mediche che sono state radicalmente trasformate grazie all’evoluzione delle materie plastiche. Lo sviluppo delle materie plastiche ha inoltre reso possibile la nascita di nuove specializzazioni, come la neonatologia. A metà del XX secolo, solo occasionalmente veniva chiesto al pediatra di occuparsi di un neonato: oggi i neonatologi fanno parte dell’equipe medica del reparto di ostetricia e si sono moltiplicate le unità di terapia intensiva neonatale, dove la maggior parte dei neonati si trova in una culla termica di plastica, con cateteri di plastica infilati nei grandi vasi sanguigni e negli orifizi naturali. In generale, il concetto stesso di terapia intensiva è una conseguenza dell’utilizzo delle materie plastiche. La rivoluzione della plastica ha avuto effetti spettacolari nei reparti di maternità, ed è stata il presupposto indispensabile per l’attuale medicalizzazione standardizzata della nascita. Oggi una certa immagine della ‘tipica’ donna in travaglio è diventata un luogo comune: una donna con un
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braccio collegato a un sacco di plastica grazie a un tubicino di plastica, mentre un catetere le è stato introdotto nello spazio peridurale. I medici della mia generazione si rendono facilmente conto di quanto invece sia inedita questa situazione ed è una priorità formulare domande nuove e appropriate rispetto a un quadro generale che non ha precedenti.
Indice Prefazione
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Capitolo 1 La storia della medicina alla luce della storia delle materie plastiche 5 Capitolo 2 L’intervento medico più diffuso durante il parto: tante domande senza risposta 11 Capitolo 3 Statistiche della nascita inadeguate alla nostra epoca 22 Capitolo 4 Uno strumento per il futuro 36 Capitolo 5 L’ossitocina delle nostre pronipoti 46 Capitolo 6 Cosa rende una sostanza tossica? 56 Capitolo 7 Se fossi il bambino 71 Capitolo 8 Una nota d’ottimismo 81 Capitolo 9 Promettenti vie di ricerca 92 Capitolo 10 L’ossitocina, un ormone timido 104 Capitolo 11 Cosa ci insegna il parto a domicilio 120
Capitolo 12 Strategie futuristiche Capitolo 13 Come interpretare il dolore del parto Capitolo 14 Il futuro dell’assistenza farmacologica durante il parto Capitolo 15 L’industrializzazione della gravidanza nell’era della plastica a buon mercato Capitolo 16 Chiarire gli obiettivi Capitolo 17 Il costo della nascita nell’era delle materie plastiche Epilogo
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In questo libro Michel Odent riassume in modo mirabile tutto ciò che è importante sapere non solo sulla nascita, ma anche sulla natura dell’essere umano, sulla storia dell’umanità, sull’ecologia e sull’amore. Utilizzando la prospettiva della rivoluzione della plastica, Odent rivisita temi a lui cari, come ad esempio l’impatto che un’eccessiva medicalizzazione ha sulla salute e sul carattere del bambino e del futuro adulto. Il volume si interroga su aspetti centrali del parto oggi, dall’utilizzo degli anestetici allo sviluppo delle cure neonatali, e dimostra come una rivoluzione tecnologica, la scoperta della plastica, ha profondamente cambiato le relazioni tra gli individui (mamma, bambino e medico) e i sentimenti. Un volume che è anche un appello a recuperare l’antico sapere femminile sulla nascita. www.terranuovaedizioni.it
ISBN 88-66810-06-3
€ 12,00