Pedagogia del bosco

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SELIMA NEGRO

PEDAGOGIA del BOSCO Educare nella natura per crescere bambini liberi e sani



Selima Negro

Pedagogia del bosco Educare nella natura per crescere bambini liberi e sani

Terra Nuova Edizioni


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Ringraziamenti A tutte le famiglie nel bosco, che mettendosi in gioco in questi anni ci hanno permesso di fare un percorso che supera in intensità e risultati ogni nostra speranza, e in particolare alle bambine e ai bambini pionieri. A Marco "Tombo" Ghilardi che mi ha permesso di utilizzare la sua splendida foto per la copertina del libro. A Stefania Donzelli, che mi ha aiutata non poco ad arricchire molti dei contenuti di questo libro, soprattutto quelli riguardanti il genere. Ad Alessandra Fossati, che è stata sempre al mio fianco nelle avventure dei nuovi progetti educativi di Fuori dalla scuola e nelle formazioni di Pedagogia del bosco-Ricerca e formazione. E a Matteo, che mi aiutato come nessun altro.

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capitolo 1

La pedagogia del bosco

L’intera foresta la accolse come una di loro. Nessuno ricordava come fosse arrivata nel bosco, ma tutti sapevano che era la cosa giusta. Hughes (2015)

Radici In Danimarca agli inizi degli anni Cinquanta una mamma e pedagogista di nome Ella Flatau ideò un progetto chiamato vandrebørnehave (letteralmente “asilo a piedi”), in cui i bambini e adulti passavano la mattina a passeggio nei campi e nei boschi (Williams-Siegfredsen 2010). La loro esperienza viene considerata il momento fondativo della pedagogia del bosco, un approccio che nasce dall’unione tra una lunga tradizione di pensiero pedagogico sul rapporto tra bambini e natura e i fondamenti delle teorie socio-costruttiviste, le più recenti scoperte della neuro-psicologia e una nuova sensibilità al problema del rapporto tra educazione, cittadinanza e sfide ambientali. Molto prima degli anni Cinquanta del Novecento, infatti, importanti pensatori come Jean-Jaques Rousseau (2006), Johann Heinrich Pestalozzi (1965), Friedrich Froebel

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(1993), Rudolph Steiner (2013), Robert Baden-Powell (1989) hanno portato avanti profonde riflessioni sull’importanza della relazione bambini e natura in educazione. John Dewey (1990) e Maria Montessori (2013) hanno contributo a diffondere consapevolezza sull’importanza dell’interazione dei bambini con l’ambiente, fisico e sociale, per il loro sviluppo, sottolineando aspetti fondamentali come l’esperienza diretta e l’individualità dei percorsi di sviluppo (Coluccelli 2018). Tuttavia, la pedagogia del bosco affonda le sue più solide radici nel socio-costruttivismo, che a partire dagli studi classici di Jean Piaget (2011) e Lev Vygotskij (2008) concepisce l’apprendimento come l’interazione tra una mente attiva e il contesto socioculturale, in opposizione ad un approccio comportamentista che pone l’accento sul comportamento osservabile, e non sui processi di interiorizzazione e significazione simbolica ed emotiva delle esperienze. Ecco perché l’attenzione alle relazioni e al linguaggio e la rinuncia a ogni strumento di manipolazione del comportamento dei bambini, a partire dai classici premi e punizioni. Altri autori contemporanei, come Barbara Rogoff (2004), Peter Gray (2015), Alfie Kohn (2010) e Alison Gopnik (2017), gli studi della psicologia evolutiva e le neuroscienze hanno contribuito in modo significativo alla comprensione dei processi di apprendimento che la nostra specie ha messo a punto dalla sua origine ad oggi per far fronte alle sfide dell’evoluzione. Infine, meritano una menzione specifica autori come Richard Louv (2008), Robin C. Moore (1997), Angela Hanscom (2017), che sono tornati al tema del rapporto tra

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Pedagogia del bosco

bambini e natura con la consapevolezza della crisi ambientale che caratterizza la nostra epoca, e dei profondi cambiamenti sociali che hanno ridotto drasticamente il tempo libero e il tempo all’aperto dei bambini. A Louv in particolare va il merito dell’identificazione del “deficit di natura” come fonte di una moltitudine di malesseri e criticità dell’infanzia contemporanea. Grazie al suo libro L’ultimo bambino dei boschi molti educatori, insegnanti e genitori hanno messo a fuoco una carenza fondamentale nella vita dei loro bambini: il tempo non strutturato in natura.

Friluftsliv Oltre a riconoscere le radici profonde di questo approccio nella storia del pensiero sull’educazione, e allo stesso tempo il suo crescere ed affermarsi in dialogo con le più attuali riflessioni psico-pedagogiche, è importante capire anche perché l’origine di questo modello si fa risalire a proprio a quella prima sperimentale esperienza danese di vandrebørnehave: l’identità della pedagogia del bosco è innegabilmente legata alla sua origine scandinava e alla visione del rapporto natura che prende forma nel concetto norvegese di friluftsliv, che significa letteralmente “vita all’aria aperta”, ma si riferisce a un’esperienza di profonda connessione con l’ambiente, grazie alla quale una persona si sente a casa quando è in mezzo alla natura selvatica, anche in luoghi in cui non è mai stata (Kubala 2005, Gelter 2000). Non è una singola esperienza, ma uno stile di vita in cui pratica, valori e identità si uniscono in una visione del mondo non antropocentrica. Nasce dall’incontro in-

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La pedagogia del bosco

condizionato con la natura: richiede tempo, immersione in tutte le sue dimensioni, anche meno scontate e accoglienti, in modo disinteressato e partecipe. È il ritorno al legame biologico originario tra uomo e ambiente tramite la sintonizzazione con i ritmi naturali, l’armonia ritrovata di esperienza sensoriale/motoria/del pensiero in una dimensione ricca di stimoli. Grazie alla friluftsliv si genera un modo diverso di vedere il mondo, basato sulla consapevolezza profonda dell’unità uomo-ambiente-altri esseri viventi. E si rafforza il senso di comunità e di sicurezza, perché la persona ha fiducia nelle risorse proprie, dell’ambiente e degli altri per affrontare ogni difficoltà. Le esperienze di friluftsliv non possono avere degli obiettivi di controllo e dominio sulla natura, né obiettivi egoistici di ottenere o imparare qualcosa di specifico per sé. Non coincidono con attività particolari, tantomeno se utilitaristiche o competitive, ma con uno stile di vita e un modo di sentire, difficile da spiegare a parole e legato intimamente alla storia evolutiva della nostra specie: ogni popolo l’ha vissuto quando è riuscito a vivere in armonia con l’ambiente circostante. È la dimensione naturale per lo sviluppo e l’apprendimento dei bambini, perché le energie di mente e corpo lavorano in sintonia al massimo delle loro possibilità. Questa è la chiave per comprendere la pedagogia del bosco, in quanto cornice di senso specifica e orizzonte che orienta le riflessioni e le buone pratiche di chi vuole accompagnare i bambini nei loro percorsi di apprendimento con intenzionalità, a partire da una visione specifica dell’infanzia, dell’apprendimento e della relazione fra adulti, bambini e ambiente.

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Pedagogia del bosco

È importante ripeterlo: in Italia talvolta si stenta ancora a riconoscere questo approccio come un pensiero pedagogico specifico, ma la pedagogia del bosco non è un metodo da applicare passivamente, non è un set di strumenti e buone pratiche da prendere e rimettere via come fa più comodo: è una visione completa (sfaccettata, e aperta al dialogo con altri approcci) dell’infanzia e dell’apprendimento, è una cornice di riferimento in cui l’adulto continua a rimettersi in discussione e a riflettere sui bambini e sulla sua relazione con loro; è un orizzonte e una direzione di ricerca, in cui tenere viva l’autoriflessione sulle proprie pratiche educative. È necessario avere chiara l’identità e il senso profondo della pedagogia del bosco perché si possa utilizzare con consapevolezza come orizzonte di senso per chi cerca di riflettere sulle esperienze educative in ambienti non antropizzati. Come è noto, il dialogo tra pratica educativa e riflessione pedagogica è alla base dell’intenzionalità di chi prende consapevolezza del proprio ruolo educativo, che sia professionale o legato alla propria vita personale. Le domande di autoriflessione che scaturiscono dalla visione dell’infanzia e dell’apprendimento della pedagogia del bosco sostengono il pensiero e le buone pratiche di chi pensa che l’apprendimento sia un percorso complesso, personale, non lineare, basato su motivazione intrinseca, ricchezza di possibilità, esperienza diretta, responsabilità. Sono utili per chi considera i bambini come protagonisti attivi del loro percorso di crescita, e gli adulti come accompagnatori. Infine, sostengono l’agire di chi pensa che gli elementi dell’ambiente e gli altri esseri viventi con cui condividiamo

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Conclusioni

La pedagogia del bosco è un approccio in cui le occasioni di crescita e apprendimento nascono spontaneamente dalla libera interazione tra ambiente e bambini stessi. Il ruolo dell’adulto è quello dell’osservatore, e quando serve interviene come mediatore e accompagnatore mettendo a disposizione dei bambini le informazioni e le esperienze che possiede. La sua funzione principale è quella di “base sicura”, un riferimento a cui tornare e a cui rivolgersi quando i bambini ne hanno bisogno. Il suo modo di interagire con i bambini non può essere direttivo, ma deve instaurare un dialogo continuo in cui ogni parte impara dall’altra. Per questo l’atteggiamento deve essere sempre di accoglienza e non giudizio, e la sua serenità è importante perché i bambini si sentano veramente liberi di dedicarsi alle loro attività. La comunicazione deve essere sempre improntata all’empatia e deve essere consapevole di come comunicare in modo efficace, costruttivo e non violento, anche nei momenti di tensione e conflitto. La vera maestra è la natura: l’insieme di elementi atmosferici e materici, la presenza degli altri esseri viventi, l’infinita gamma di stimoli sensoriali, possibilità di trasformazione e interazione.

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Conclusioni

La pedagogia del bosco pone attenzione ad alcuni elementi “primordiali” dell’esperienza di apprendimento dell’essere umano: il gruppo di bambini di età diverse e la partecipazione alle attività degli adulti sono due pilastri dell’educazione in tutte le società “tradizionali”. Stare insieme con bambini più grandi e più piccoli è un’occasione di crescita fondamentale, tra di loro imparano il rispetto e le strategie per interagire con chi è diverso, i più grandi imparano ad aspettare chi ha bisogno di una spiegazione o di un’attenzione in più, i più piccoli guardano a dei modelli di competenza a cui tendere. Si creano anche meno stereotipi e confronti negativi tra bambini, non essendo identificati chiaramente i gruppi di “grandi” e “piccoli” ciascuno è semplicemente se stesso, senza pressioni a raggiungere uno standard presunto di capacità e competenze relativo all’età. L’apprendimento partecipato è invece l’esperienza che avviene tutte le volte che un bambino affianca e partecipa a un’attività degli adulti, senza distinzione tra teoria e pratica, partendo da un reale interesse e da un legame concreto con finalità tangibili. Anche qui il mondo della scuola, se da una parte dovrebbe essere (almeno in teoria) più a misura di bambino di molti contesti della società contemporanea, d’altra parte ha perso quasi completamente il legame con i ritmi, le esigenze, le dinamiche della quotidianità. Gli elementi che caratterizzano l’organizzazione scolastica sono di nuovo funzionali al controllo degli adulti e non alle esigenze dei bambini: la campanella, il banco, la classe, gli elementi anche decorativi (i poster, i cartelloni…). Per non parlare

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Pedagogia del bosco

dei voti, dei libri fatti apposta per la scuola… tutti elementi che poi nelle nostre vite fuori dalla scuola non useremo mai più! Perché infatti si parla di pedagogia “del bosco”? Perché nonostante tutto il nostro mondo e la nostra vita si basano ancora (più che mai!) sulle risorse naturali, da cui dipendiamo per bere, mangiare, respirare (e spostarsi, costruire…). Anzi questo aspetto è quello che rende più attuale e urgente la diffusione di questa pedagogia: prima che sia troppo tardi, dobbiamo permettere ai nostri bambini di ritrovare quel contatto e quella comprensione delle dinamiche da cui dipende la nostra sopravvivenza e che gli esseri umani sembrano così impegnati a dimenticare.

Allegato 1 “Non esiste buono o cattivo tempo…” Consigli utili per vivere bene fuori con qualsiasi tempo atmosferico: • avere sempre dietro un cambio completo; • vestirsi a strati: quando fa freddo lo strato in tessuto tecnico o in lana merino va a contatto con la pelle; • scegliere un buon equipaggiamento impermeabile, leggero e comodo. In particolare: • il cappuccio della giacca deve potersi adattare alla testa dei bambini perché non scivoli sempre; • i polsini meglio con elastico e cerniera coperta; • i pantaloni devono avere elastico sotto i piedi e in caso di pioggia vanno fissati sopra agli stivali;

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Conclusioni

• tuta con bretelle o completa è comoda soprattutto per i piccolini, la maggior parte dei bambini più grandi preferisce pantaloni e giacca separati; • scegliere dei buoni stivali: per i bambini e le bambine che li indossano a lungo e su terreni diversi è importante che siano comodi, con la suola antiscivolo; d’inverno meglio un poco grandi in modo da poter mettere calze pesanti; oppure scegliere quelli invernali imbottiti che purtroppo se si bagnano ci mettono molto ad asciugare ma garantiscono il piede caldo; • non sempre cappelli e guanti sono comodi per i bambini e le bambine: provare alternative come fasce per le orecchie o scaldamani da tenere appesi al collo. Ogni bambino o bambina potrà avere preferenze diverse rispetto all’abbigliamento che considera più comodo, caldo e piacevole da indossare. La termoregolazione è individuale: ognuno è in grado di sapere se ha freddo o caldo, e può valutare anche se e quanto valga la pena di prendere freddo o caldo a seconda di ciò che sta facendo.

Allegato 2 Classificazione dei giochi spontanei Partendo dalla tassonomia dei giochi spontanei di Hughes (2002 e 2006), e completandolo con alcune indicazioni di Baumgartner (2010) e Braga e Morgandi (2012), abbiamo individuato undici tipologie di giochi spontanei che possono servire da punto di partenza per osservare, documentare

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e interpretare gli apprendimenti autodiretti dei bambini e delle bambine durante il gioco libero nel selvatico. Chiaramente non c’è sempre distinzione netta tra i vari giochi nella realtà, la tassonomia deve servire come strumento osservativo per gli adulti e va completata con un’attenta contestualizzazione delle dinamiche. tipologia di gioco e descrizione

esempi di competenze esercitate

Gioco di esplorazione Scoperta di informazioni su proprietà degli oggetti e del mondo fisico, permette di acquisire famigliarità, può essere semplice o con scopi specifici, avvenire con un oggetto alla volta o con più oggetti combinati.

Pensiero pre-logico (collezioni, differenziazioni, corrispondenze) e logico (classificazione e seriazione), autoefficacia, coordinamento occhio-mano, creatività, osservazione, descrizione, connessione ecc.

Gioco senso-motorio Esperienze incentrate sul piacere sensoriale e motorio, scoperta delle potenzialità del proprio corpo nella relazione con il mondo esterno.

Sviluppo e integrazione sensoriale, motricità di posizione e spostamento, concentrazione, propriocezione, senso vestibolare, senso d’identità, autodeterminazione ecc.

Gioco simbolico Incentrato su comportamenti non letterali, sulla simulazione (“fare finta di…”) grazie all’attribuzione di significati simbolici a oggetti e azioni. È un’azione trasformativa della realtà, che libera da vincoli oggettivi.

Pensiero simbolico, acquisizione schemi comportamentali, pianificazione sequenze temporali e/o causali, metariflessione, linguaggio, gestione della frustrazione ecc.

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Conclusioni

tipologia di gioco e descrizione

esempi di competenze esercitate

Gioco socio-drammatico Gioco di ruolo (con dichiarazione esplicita o solo tramite mimica); drammatico perché prevede azioni e personaggi inseriti in una trama; sociale sia per la sua natura collettiva che per la presenza di ruoli socialmente codificati. Si svolge grazie al controllo di un piano mentale, le regole si negoziano man mano, ed è necessario sapere condividere la rappresentazione mentale di una situazione.

Pianificazione condivisa, negoziazione, metacomunicazione, empatia, linguaggio, gestione delle emozioni, collaborazione, ecc.

Gioco di regole Si basa sulla comprensione e la condivisione di regole stabilite in precedenza, spesso in base a un codice prestabilito. Spesso prevede competizione.

Codici sociali, linguaggio, comunicazione verbale e non verbale, seguire istruzioni, gestione della frustrazione ecc.

Gioco della lotta Sperimentazione del contatto fisico reciproco con l’obiettivo di non farsi male.

Autocontrollo, coordinamento, empatia, linguaggio non verbale, codici sociali (es. spazio personale), senso del limite, gestione delle emozioni, ecc.

Gioco creativo Trasformazione della materia ed elementi dell’ambiente, grazie alla sperimentazione di nuove combinazioni, connessioni, accostamenti.

Pensiero scientifico, creatività, espressione di sé, individualità, concentrazione, pensiero complesso ecc.

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Pedagogia del bosco

tipologia di gioco e descrizione

esempi di competenze esercitate

Gioco di comunicazione Sperimentazione con le parole, il ritmo, le storie, i suoni, la voce.

Espressione verbale, competenze linguistiche (es. sillabazione), comunicazione, narrazione, musicalità, ecc.

Gioco profondo Esperienze che presentano un alto livello di rischio, anche di vero e proprio pericolo, in cui si sperimentano i propri limiti e quelli del mondo circostante e si confrontano le proprie paure.

Principio di realtà, gestione delle emozioni, concentrazione, valutazione gestione dei rischi, senso del limite, senso di responsabilità, autostima, trascendenza, autoregolazione ecc.

Gioco di immaginazione/ fantasia Costruzione di un mondo inventato (in cui le regole della fisica sono diverse) o improbabile (molto lontano dell’esperienza quotidiana).

Pensiero astratto, creatività, narrazione, linguaggio, negoziazione ecc.

Gioco di padronanza Sperimentazione del controllo sugli elementi concreti e le regole fisiche dell’ambiente, con o senza l’uso di attrezzi.

Pensiero scientifico, manualità, progettazione sequenze di azioni, concentrazione, autoefficacia, autostima, senso di responsabilità, gestione della frustrazione, collaborazione ecc.

Allegato 3 Segni di benessere e coinvolgimento Ferre Laevers (1994) dell’Università di Leuven ha identificato il benessere e il coinvolgimento come due caratteristiche cruciali delle esperienze che supportano appren-

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Conclusioni

dimenti significativi nei bambini. Per definire i livelli di benessere e coinvolgimento ha individuato alcuni aspetti osservabili nei bambini. Le osservazioni fatte a partire da questi aspetti devono basarsi su un’accurata conoscenza di ogni singolo bambino e del suo carattere, e dall’accettazione della sua personalità. I vari aspetti dell’esperienza esplicitati non devono diventare criteri di giudizio, ma dovrebbero servire per fare domande di ricerca significative e farci vedere aspetti dell’esperienza dei bambini che fino a quel momento avevamo trascurato.

Segni di coinvolgimento • Concentrazione: i bambini si concentrano su un’esperienza in particolare e non si distraggono facilmente. • Energia: mettono molto impegno ed entusiasmo in ciò che stanno facendo, fisicamente e mentalmente. • Complessità e creatività: lavorano al massimo delle loro capacità e attenzione (non mettono in atto semplici routine). • Espressione facciale e postura: dimostrano che i bambini ascoltano e osservano con attenzione, completamente assorbiti da ciò che stanno facendo. • Persistenza: non rinunciano facilmente e vanno avanti anche quando hanno fallito. • Precisione: lavorano meticolosamente, dimostrando una grande attenzione a quello che stanno facendo. • Tempo di reazione: sono allerta e pronti a rispondere a nuovi stimoli in relazione a ciò che stanno facendo, accolgono velocemente nuove idee.

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• Espressione verbale: esprimono il loro divertimento ed entusiasmo e descrivono le loro scoperte. • Soddisfazione: provano piacere nel vivere le esperienze e lo mostrano con il linguaggio non verbale e il loro comportamento.

Segni di benessere • Apertura e ricettività: i bambini sono ricettivi nei confronti dell’ambiente e aperti a nuove situazioni e interessi esterni. • Flessibilità: si adattano facilmente, anche in situazioni nuove o differenti. Riescono ad andare oltre ai problemi considerando diverse soluzioni possibili. • Fiducia in se stessi e autostima: dimostrano sicurezza e riescono ad esprimersi in modo efficace. Affrontano nuove sfide e rischiano il fallimento, senza lasciare che intacchi il valore di sé. • Auto-difesa e assertività: non si fanno calpestare e riescono a sostenere se stessi e i propri desideri. Riescono a chiedere ciò di cui hanno bisogno e protestano davanti a un’esperienza che percepiscono come ingiusta. • Vitalità: dimostrano gusto per la vita, nelle espressioni facciali così come nel portamento: gli occhi brillano, stanno raramente ingobbiti e si muovono in modo energico e veloce. • Rilassamento e pace interiore: si muovono con naturalezza e senza intoppi, parlano ad un ritmo né troppo veloce né troppo lento e sembrano rilassati; non

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Conclusioni

accumulano tensione e riescono a rilassarsi in fretta dopo un gioco eccitante. • Divertimento senza limiti: dimostrano la capacità di divertirsi e sembrano generalmente felici. Comprendono le regole e esprimono la loro felicità sorridendo o canticchiando sotto voce. • Sono in contatto con loro stessi: sono in grado di capire ed esprimere i propri bisogni e desideri; non nascondono i loro pensieri e sono in pace con loro stessi.

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Pedagogia del bosco

Indice

1. La pedagogia del bosco.................................4. Radici........................................................................4 Friluftsliv...................................................................6 In Danimarca...........................................................10 In Germania............................................................15 In Gran Bretagna.....................................................18 Negli Stati Uniti.......................................................23 In Italia....................................................................27 Sostenere la diffusione della pedagogia del bosco.......31 Domande di riflessione............................................32

2. Immersione nel selvatico..........................33

Tempo e tempi dell’immersione...............................33 Immersione e confini...............................................37 Modello integrale e integrato....................................41 La cultura della selvatichezza....................................44 Selvatico come ambiente di apprendimento.............49 Alla ricerca del selvatico............................................55 Approfondimento. A piedi nudi..............................56 Domande di riflessione............................................58

3. Apprendimento come ricerca....................60 Visione dell’apprendimento.....................................60

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Indice

Cosa significa apprendimento auto-diretto?.............74 La teoria del gioco spontaneo...................................78 Scegliere e formare gli adulti accompagnatori...........85 Approfondimento. Essere pronti per la scuola..........90 Domande di riflessione............................................92

4. Comunità educante..................................94

Ci vuole un villaggio................................................94 I tre elementi costitutivi della comunità educante.................................................................101 Le famiglie come risorsa.........................................109 Percorsi di conoscenza............................................112 L’amore incondizionato..........................................116 La fiducia...............................................................120 La vera autonomia, tra autodeterminazione e interdipendenza......................................................122 La libertà................................................................127 Le regole e i limiti..................................................132 La mediazione nel conflitto....................................134 Approfondimento. Il saluto....................................144 Domande di riflessione..........................................147

5. Programma emergente...........................149. Programmazione capovolta....................................149 L’atteggiamento del buon osservatore.....................152 La documentazione................................................162 Riflessione, tra interpretazioni e valutazione...........189 Rilanci progettuali, tra inviti e provocazioni...........194 Approfondimento. Una giornata tipo?...................197 Domande di riflessione..........................................201

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Pedagogia del bosco

6. Educazione al e con il rischio..................203

Rischi inevitabili....................................................203 Cos’è il rischio.......................................................205 Bambini iperprotetti..............................................208 Percezione del rischio e culture della sicurezza........210 Fiducia, libertà e sicurezza......................................224 Giochi rischiosi......................................................227 Benefici dell’educazione al e con il rischio..............230 Progettare il rischio................................................232 Stai attento al linguaggio!.......................................235 Approfondimento. Bambine del bosco...................240 Domande di riflessione..........................................243

7. Vita al campo base..................................245. Casa via da casa.......................................................245 Scegliere il campo base............................................253 Sostenibilità ecologica............................................258 Sicurezza................................................................260 Progettare il campo base...........................................262 Partecipazione........................................................267 Giocare con il fuoco...............................................269 Attrezzi...................................................................271 Corde.....................................................................273 Approfondimento. Cura e ordine di spazi e materiali.................................................................275 Domande di riflessione..........................................276

Conclusioni................................................278 Bibliografia e sitografia...............................288.

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Direzione editoriale: Mimmo Tringale, Nicholas Bawtree Curatore editoriale: Enrica Capussotti Autore: Selima Negro Direzione grafica e copertina: Andrea Calvetti Impaginazione: Alessia Maglione e Arianna Comunelli Per la foto di copertina © Marco "Tombo" Ghilardi © 2019 Editrice Aam Terra Nuova, Via del Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@terranuova.it - www.terranuovalibri.it I edizione: ottobre 2019 Ristampa VI V IV III II I 2023 2022 2021 2020 2019 Collana: Tutta un’altra scuola ISBN: 978886681 5174 Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, inclusi fotocopie, registrazione o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. STAMPATO IN ITALIA Lineagrafica, Città di Castello (Pg)


Grazie alla grande ricchezza di stimoli e sensazioni, essere educati nella natura è fonte di innumerevoli benefici per i bambini, sia dal punto di vista fisico che dello sviluppo cognitivo e psicologico. L’autrice, tra le fondatrici di uno dei primi asili nel bosco in Italia, illustra in modo semplice i principi della pedagogia del bosco e gli aspetti pratici della vita in natura: l’educazione “con” e “al rischio”; l’abbigliamento più idoneo per il caldo e per il freddo; i suggerimenti per allestire un campo base; il gioco spontaneo; il ruolo degli adulti e le interazioni tra bambini. Ogni capitolo si conclude con alcune domande che aiutano chi legge a riflettere sull’esperienza e a raggiungere una maggiore consapevolezza. Il volume fornisce anche un prezioso inquadramento storico delle esperienze di educazione in natura e un confronto con le realtà di altri paesi per meglio comprendere le caratteristiche peculiari della pedagogia nel bosco, approfondirne il senso e riflettere sulla sua messa in pratica. In queste pagine, il lettore trova gli elementi pratici e teorici per realizzare con successo un progetto di libera immersione nel selvatico sul modello dell’asilo nel bosco o, più semplicemente, per godere in modo più consapevole dei vantaggi che si possono ottenere trascorrendo del tempo in natura con i propri bambini. Selima Negro vive in provincia di Lecco, dove ha fondato, insieme ad Alessandra Fossati, l’associazione Fuori dalla scuola, che ha avviato numerose attività: un “asilo nel bosco” per i bambini di 2-6 anni, un progetto di libero apprendimento per i bambini dai 6 anni e un percorso di avvicinamento al selvatico per genitori e i loro bambini tra 0 e 2 anni. Laureata in Scienze dell’educazione con una tesi sulla dimensione pedagogica del rischio, ha lavorato come educatrice ed educatrice ambientale fino al 2015, quando è diventata accompagnatrice di scuola nel bosco e formatrice di pedagogia del bosco, spinta anche dal desiderio che i suoi due figli potessero crescere in sintonia con la natura. Da allora non ha mai smesso di studiare e riflettere su questo approccio, grazie anche al confronto continuo con la rete nazionale e internazionale di progetti e professionisti del settore.

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