Un nido per due gemelli

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Un nido per due gemelli SONIA COLUCCELLI e ALESSIA LAURA BONI

Esperienze e consigli per genitori felici e amici del Pianeta

Dal concepimento ai 3 anni


ďżź Sonia Coluccelli e Alessia Laura Boni

Un nido per due gemelli Esperienze e consigli per genitori felici e amici del Pianeta

Terra Nuova Edizioni


Direzione editoriale: Mimmo Tringale e Nicholas Bawtree Curatore editoriale: Enrica Capussotti Autrici: Sonia Coluccelli e Alessia Laura Boni Editing: Marina Taffettani Direzione grafica e copertina: Andrea Calvetti Impaginazione: Daniela Annetta ©2017, Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo 1 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@aamterranuova.it - www.terranuova.it I edizione: marzo 2017 Ristampa IV V VI III II I 2022 2021 2020 2019 2018 2017 Collana: Genitori e figli ISBN: 978886681 209 8 Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, inclusi fotocopie, registrazione o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)


Alle anime che hanno scelto di venire su questa terra e nelle nostre vite tenendosi per mano in due. Vi amiamo.



Un racconto plurale Nella primavera del 2014, in una telefonata confusa e senza domande, iniziava tra me e Alessia un dialogo che più di due anni dopo continua fitto fitto, allargandosi in queste pagine ad accogliere le voci, le paure, le gioie di altre mamme che hanno avuto in dono dalla vita due o più bambini da portare in pancia contemporaneamente e poi crescere insieme. Le voci di mamme che hanno scelto una genitorialità naturale e ad alto contatto, andando contro tanti pregiudizi che pretendono di tracciare percorsi obbligati di ipermedicalizzazione o di gestione distaccata dei cuccioli gemelli. Insieme alle nostre parole ci sono quelle di medici, psicologi, pedagogisti, educatori che sostengono le scelte più fisiologiche anche per “gemellitori” in ansia per l’evento eccezionale di cui stanno diventando protagonisti. Cesareo, biberon, sdraiette, recinti e redinelle, lettini e passeggini, vestiti abbinati e classi separate: una fotografia di scelte e attrezzature necessarie per chi deve “sopravvivere” a due o più bambini della stessa età. L’immaginario collettivo porta infatti una narrazione diffusa per cui una gravidanza gemellare e tutto quello che segue dopo il parto sono una sorta di esperienza per donne e uomini dalla scorza dura, capaci di superare difficilissime prove di sopravvivenza. In queste pagine vorremmo invece cambiare prospettiva: questo non è un manuale per genitori disperati, niente istruzioni per l’uso, niente kit di sopravvivenza; vorremmo cambiare il linguaggio e soprattutto il senso che le parole veicolano quando si parla di una doppia gravidanza. Vorremmo qui raccontare il ·5·


UN NIDO PER DUE GEMELLI

calore di un nido che fa spazio a due o più vite arrivate insieme e che riesce a scaldarle con il respiro e la pelle della mamma, l’aiuto paziente del papà e l’affetto, magari altalenante, di fratelli e sorelle, se ci sono. Non sono sempre queste le condizioni di partenza, né sono fotografabili in un quadro omogeneo e solido nella sua permanenza, ma sono lo sguardo che vorremmo indicare come possibile. Questo libro nasce dal racconto e dalla riflessione sulla nostra esperienza, ma è un testo corale: abbiamo chiesto a professionisti ed esperti di portare il loro contributo e la loro competenza, ad altre mamme e papà di aprirci qualche finestra sulla loro quotidianità di genitori gemellari. Siamo convinte, e con noi tutte le persone che hanno condiviso questo progetto editoriale, che due figli in contemporanea non siano una prova da supereroi, né una sfida a cui far fronte con strategie speciali. Sono un viaggio, imprevisto sì, ma che richiede più fiducia e accoglienza che attrezzature o ricette salvavita. Fiducia, accoglienza ed empatia, per iniziare...

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Un racconto plurale

IL CONTRIBUTO DEI PROFESSIONISTI L’empatia si fa in due, in tre, in quattro… Elisa Benzi (mediatrice familiare)

La parola “empatia”, associata all’educazione e alle relazioni familiari, ricorre sempre più spesso nel linguaggio comune, in particolare da quando ha cominciato a diffondersi anche in Italia quello che altrove è stato nominato “attachment parenting”: uno stile di accudimento dei propri bambini basato sull’appagamento dei loro bisogni di contatto e connessione. “Empatia” è un termine proveniente dal lessico filosofico estetico in uso fra Otto e Novecento, ed è entrato nel linguaggio della psicanalisi e della psicologia per indicare la capacità degli esseri umani di immedesimarsi con gli stati d’animo di un’altra persona. Tra educatori e genitori se ne parla riferendosi tanto alla condotta comprensiva di madri e padri nei confronti dei figli, quanto alla capacità dei bambini di accogliere le emozioni e i bisogni di coloro con cui entrano in contatto. Spesso si individua nell’empatia un requisito indispensabile per dimostrare di essere, da un lato, dei buoni genitori e, dall’altro, dei bravi bambini. Ecco dunque che ci si preoccupa di non essere sufficientemente empatici verso gli stati d’animo dei figli o ci si tormenta se i piccoli non mostrano considerazione attenta e sensibile per i sentimenti altrui, che si tratti dell’amichetto in difficoltà o del genitore affannato. Ma può l’empatia corrispondere a un dovere, a un impegno da adempiere? Come si fa a praticarla e ad alimentarla? Che strategie può offrire uno stile educativo empatico e di quali risorse personali beneficia? ·7·


UN NIDO PER DUE GEMELLI

Diciamolo subito: non si può essere empatici per compito o per imposizione; ricevere empatia non è un diritto. Ciò di cui stiamo parlando è una condizione psichica ed emotiva che trae origine da un’inclinazione spontanea e disinteressata all’attenzione e all’ascolto dell’altro, di cui si osservano e si comprendono in sé i moti interiori. Essere empatici non corrisponde a un’assimilazione dei propri sentimenti a quelli che si percepiscono in chi ci è di fronte e di cui accogliamo le emozioni, come in una sorta di fusione che confonda e identifichi chi accoglie con chi viene accolto. Essere empatici, piuttosto, rappresenta la competenza di ricevere in sé e contenere le emozioni dell’altro, oltre che di intuirle e comprenderle, elaborandole grazie a ciò che di quelle emozioni risuona in noi. È un’attitudine che si impara, si esercita, ma che non può essere insegnata, se non con l’esempio di un’autentica disposizione all’ascolto e al rispetto dell’altrui sentire. L’empatia si può chiedere, non pretendere: se forzata risulta inautentica, non appaga il bisogno di comprensione e riconoscimento di chi la riceve, non produce sintonia e connessione. Presuppone uno spazio emotivo disponibile e fiducioso, in cui sia possibile comprendere i sentimenti che si percepiscono per offrire a chi li prova – quasi in un’immagine che ne ricomponga il quadro d’insieme – la loro interpretazione e il senso di una comunione affettiva. Questo vale non solo nel caso in cui ci si dedichi a un’altra persona, ma anche quando si accolga introspettivamente la propria emotività. Possono una mamma stanca, un papà preoccupato, un bambino agitato offrire empatia? Lo ritengo poco proba·8·


Un racconto plurale

bile. Nei casi in cui lo spazio mentale e quello emotivo di un individuo siano gravati da tensione o fatica, da dispiacere o inquietudine, il margine in cui accogliere i sentimenti di un’altra persona risulterà troppo angusto, alterata la capacità di comprendervi un diverso sentire. Per questo motivo è opportuno tenere a mente il carattere di libera volontarietà che l’empatia richiede. Di più: quando è come genitori che ci impegniamo a offrirla, questa consapevolezza rappresenta il miglior viatico per valersi utilmente della propria capacità empatica. Esiste una sorta di trucco, che credo universalmente valido, per creare le migliori condizioni possibili affinché le proprie capacità empatiche si attivino: consiste nel ricordarsi di prendere sempre le mosse da come noi stessi ci sentiamo quando ci accingiamo ad ascoltare un altro. È nel nostro spazio interiore che desideriamo accoglierlo e sarà difficile riuscirci se ci sentiamo intralciati da sentimenti che pesano e vincolano, se siamo angustiati o rabbiosi, frustrati, delusi, affaticati. Quei sentimenti ingombranti non consentono al nostro pensiero e alla nostra umanità di aprirsi liberamente all’ascolto, condizionano il nostro giudizio e pregiudicano la nostra capacità di metterci nei panni dell’altro, troppo inviluppati come siamo nei nostri. Può accadere allora di sminuire il disagio che si incontra o di dimostrarsi non tanto empatici, quanto consolatori, di cercare delle soluzioni che risolvano rapidamente lo stato di difficoltà del nostro interlocutore, adulto o bambino che sia. In questo modo, però, ciò che rischiamo di comunicare non è la nostra disponibilità a essere presenti e solidali, ·9·


UN NIDO PER DUE GEMELLI

ma il nostro imbarazzo di stare accanto a qualcuno che soffre o è in difficoltà. Il pericolo è dunque che la persona soccorsa abbia l’impressione che stiamo respingendo o svalutando il suo malessere e con esso il suo modo di sentire. I bambini sono particolarmente sensibili a queste incongruenze. Hanno bisogno della nostra presenza e del nostro sguardo, della nostra capacità di testimoniare e promettere loro che le difficoltà si superano, che il disorientamento, la frustrazione passano. Inoltre la nostra competenza nel comprenderli li aiuta a definire ciò che provano, a trovare dove e come collocarsi nel contesto familiare e sociale. Spesso può essere sufficiente che si sentano sostenuti e non mal giudicati affinché trovino autonomamente le energie necessarie a superare l’impasse. Anche le più accese crisi di rabbia di un figlio a volte sfumano più rapidamente se a contenerle c’è un’occhiata che coglie con attenzione e rispetto le ragioni del momento, per quanto queste possano essere in contraddizione con quelle pur ragionevolissime dei genitori che, responsabilmente, si assumono il ruolo di porre un limite necessario, di stabilire i termini del compromesso possibile. I genitori che accudiscono bimbi gemelli, ed eventualmente anche altri fratelli o sorelle, si trovano a dover gestire richieste moltiplicate per il numero dei propri figli, accresciute dalle diverse combinazioni possibili di sentimenti e bisogni che le interazioni familiari comportano. Sono chiamati a offrire, anche simultaneamente, accoglienza e interpretazione a stati d’animo disparati. Aumenta l’impegno necessario, crescono le responsabilità da dedicare a un bambino e a un · 10 ·


Un racconto plurale

altro (a volte persino ad altri). Ma i genitori restano due. Tanto più allora è opportuno che collaborino per sostenersi con comprensione, individualmente e tra loro, anche solo per attribuire il giusto riconoscimento all’impegno sostenuto da ciascuno in famiglia. Una genitorialità empatica e attenta non può che fondarsi sul rispetto e l’ascolto di sé e del partner, cui sarebbe conveniente imparare a dedicare uno spazio quotidiano di cura e, per così dire, di manutenzione. Nei fatti l’empatia ricevuta, anche quella che ci si concede personalmente, alimenta quella che si è poi in grado di offrire: quanto più si sente compreso ciò che si prova e si vedono riconosciuti i propri sentimenti e bisogni, tanto più ci si ritrova disposti e preparati a offrire disponibilità e riconoscimento agli altri. Perché una delle caratteristiche dell’empatia è quella di saper essere contagiosa (come l’amore, quando trova terreno fertile), di trasmettersi, duplicarsi, moltiplicarsi.

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Capitolo 1

Uno spazio per più cuori Tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finché non li si scopre. Paolo Giordano

Più di un battito! Inizia l’avventura SONIA. Non ricordo bene se quella mattina ci fosse il sole, se la primavera già riscaldasse l’aria o se l’inverno insistesse ancora prima di lasciare spazio a temperature più miti. Era il 13 marzo, un giovedì mattina, appena tre giorni prima avevo scoperto di essere incinta. Una terza gravidanza a 43 anni suonati, con due bimbe piccole ancora da accudire, una gravidanza non cercata che avevo accolto con le mani tremanti e con qualche buon proposito per compensare il batticuore: questa volta partorirò in casa con · 12 ·


Uno spazio per più cuori

la mia ostetrica di fiducia, musiche concilianti, la vasca piena di acqua calda, incenso e riti magici. E poi farò ancora un po’ meglio con questo bambino: imparerò finalmente le migliori legature per fasce rigide, elastiche, semirigide, ad anelli, userò i pannolini lavabili, gli comprerò un bellissimo lettino montessoriano e avrò una pazienza infinita… Tre giorni di progetti sul terzo giro di giostra, offerto in dono dalla vita che questa volta non aveva accettato di stare sotto il controllo dei miei progetti. La mattina del 13 marzo mi sveglio con una strana sensazione, mi alzo e in bagno trovo qualche perdita di sangue; è ancora l’alba, mi vesto in fretta per arrivare velocemente all’ospedale più vicino, guido piangendo e accarezzandomi la pancia, ripetendo sottovoce: “Dai, piccolino, resisti, non andare via…”. Tre giorni e sei già mamma. Mi accoglie una giovane dottoressa con i capelli corti di un rosso acceso, sta per tornare a casa dopo il turno di notte e, anziché passare la mano al collega appena arrivato, mi guida verso la stanza delle ecografie: la gravidanza è appena all’inizio, mi dice, sarà difficile darmi risposte certe, però vediamo… Mi sdraio, pregando di non dover ascoltare parole catastrofiche, la dottoressa è silenziosa, credo anche molto stanca… poi esclama: “Porca vacca! Per fortuna è sdraiata, signora!”. Un’intuizione: “Sono due, dottoressa?”. “Sì, due camere gestazionali, il battito ancora non si vede, non è ancora ora di comprare il passeggino gemellare, ma questo nido ha due stanze”. Esco nel parcheggio dell’ospedale, non ricordo molto di quei minuti: la telefonata a casa al mio compagno e poco dopo, passeggiando nervosa di fronte alla scuola dove lavoro, un’altra telefonata, questa volta ad Alessia, mamma conosciuta virtual· 13 ·


UN NIDO PER DUE GEMELLI

 Sonia (segue)

mente su un forum per genitori empatici (o aspiranti tali). Da due anni è mamma di due gemelle arrivate a sorpresa a far compagnia al primogenito. Alessia, che non avevo mai incontrato e di cui avevo sempre letto con piacere commenti e contributi, mi era da subito sembrata un’anima affine al mio modo di stare al mondo, con un misto di domande e scelte importanti. Una donna viva. “Alessia, sono Sonia, ci siamo sentite forse un paio di volte al telefono tempo fa, ho bisogno di te, non so con chi parlare… Sono incinta e pare siano due bimbi! Due!! Ho quasi 44 anni, due bimbe di quattro anni e mezzo e un anno e mezzo, nessun aiuto familiare e mille impegni di lavoro, progetti da seguire e una vita già complicatissima… non ce la posso fare! E poi volevo partorire a casa e portarlo in fascia e allattarlo a termine come ho fatto con le due bimbe e… e invece con due gemelli non potrò fare nulla di tutto questo, sarà solo una grande fatica!”. Alessia ride, le trema la voce per l’emozione, posso sentire il suo cuore battere più veloce: mi fa festa, mi accoglie a braccia aperte nella famiglia un po’ speciale delle mamme di gemelli, di cui non so nulla e che, adesso, mi fa solo una gran paura. Mi parla subito del suo parto Lotus, dell’allattamento che va avanti da due anni, delle sue bimbe portate in fascia… “Crescere due bimbi in modo naturale e tenendoli stretti stretti è possibile”mi dice - “se ti fidi di loro e di te stessa”. Non ho alternative, a dire il vero: mi devo fidare. Fidarmi di queste due anime che mi hanno scelto come mamma e che hanno voluto arrivare qui da me, da noi, insieme. Loro lo sapranno, mi ripeto per tutti i giorni di questa gravidanza imprevista, se posso essere capace di accompagnarle nel loro viaggio. · 14 ·


Indice Un racconto plurale 5 L’empatia si fa in due, in tre, in quattro… 7 Capitolo 1 - Uno spazio per più cuori 12 Più di un battito! Inizia l’avventura 12 Pance gemellari: limiti e scoperte 19 Un imprevisto ereditario… o un imprevisto e basta?! 22 Cure per la fertilità e destino gemellare 25 Gemellarità e procreazione medicalmente assistita 26 Uno su mille: gravidanze plurigemellari spontanee 36 Capitolo 2 - Gemellarità tra scienza e narrazione 51 Gravidanze gemellari: conoscenze fondamentali 51 Gemelli e culture 58 Mitologia 58 Gemelli: genetica o ambiente? 61 Capitolo 3 - Il tempo dell’incontro: nascere al plurale 65 Lasciarsi attraversare: il parto gemellare naturale 65 Lotus birth: una nascita gemellare per vie naturali 75 Cesareo per forza? 83 Il rischio della prematurità: avvertenze reali e medicalizzazione forzata 85 Gravidanza gemellare, quindi patologica? 88 La tin (Terapia Intensiva Neonatale): il tempo dell’attesa e del silenzio 91 Gemelli in neonatologia: prematurità e alto contatto 92 Capitolo 4 - Una casa gemellare: i primi 1000 giorni per due (o più) 111 L’arte del cedere 111 Genitori ad alto contatto: braccia come nido gemellare 116 · 259 ·


“Portare”: la costruzione di un legame 124 Facciamo la nanna vicini vicini 129 I risvegli notturni dei bambini: tutto quello che i genitori devono sapere sul sonno dei loro figli nei primi anni di vita 136 Latte di mamma per tutti! 141 Allattare i gemelli 148 Pannolini lavabili ed ec per gemelli: una scelta estrema? 153 Crescere senza pannolino… si può! 154 Aggiungi un posto (o due...) a tavola 159 Come una favola 164 Capitolo 5 - La nostra famiglia 181 Due fratelli (o sorelle) in un colpo solo! 181 Sguardi paterni 186 Gemelli: cosa succede ai papà? 190 Capitolo 6 - Nel mondo, insieme ma non troppo 197 “Ecco i gemelli...” chiamateci per nome! 198 Chiamateci per nome 200 L’abbigliamento: uguali o diversi? 208 La mamma ritorna al lavoro: i primi voli fuori dal nido 210 La scuola: insieme o divisi? 214 La mia esperienza quotidiana 219 Gemelli: a scuola insieme o separati? 221 Complimenti, commenti e domande curiose 225 Epilogo… molti anni dopo 236 Le voci di gemelli adulti 236 Leggere e navigare in rete 245 Bibliografia 245 Siti web 246 Approfondimenti relativi agli interventi dei professionisti 247 Hanno scritto con noi e per noi 251 · 260 ·


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Sonia Coluccelli è mamma di quattro bimbi, due dei quali gemelli. Insegna,scriveepromuovelespinteversoilcambiamentoelariflessione pedagogica dentro e fuori la scuola. Vive a Omegna (Vb), dove lavora come insegnante e formatrice in scuole a indirizzo montessoriano. Alessia Laura Boni è laureata in Sociologia e servizio sociale, vive a Reggio Emilia. È mamma di tre bambini, di cui due gemelle. Nel 2014 fonda, con altre mamme e ostetriche, l’associazione La Cova, impegnata su temi quali il benessere femminile e di coppia, e lo sviluppo dei bambini.

www.terranuovalibri.it ISBN  88  6681  209  8

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Un nido per due gemelli SONIA COLUCCELLI e ALESSIA LAURA BONI

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Un nido per due gemelli

Siete genitori, nonni, zii, amici di gemelli? Questo libro è dedicato a voi, per raccontarvi le emozioni, le scelte e le sfide di genitori che hanno vissuto in prima persona l’esperienza di mettere al mondo e crescere due o più gemelli. Le voci delle due autrici si intrecciano con quelle di ostetriche, ginecologhe, pediatri, educatrici per affrontare questioni importanti come la gravidanza e il parto (cesareo per forza?), il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, l’allattamento e il sonno condiviso, il rapporto con altri fratelli e sorelle, i primi passi nei nidi d’infanzia. Naturalità, ascolto e prossimità sono le tre parole chiave del libro, per vivere una genitorialità consapevole e attenta al benessere non solo individuale ma anche del pianeta che ci ospita.

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