Il primo mensile italiano di ecologia e del vivere naturale • dal 1977
N° 395 LUGLIO AGOSTO 2023
Crea la tua
mini foresta
MENSILE- N. 395- € 5,00
Alla scoperta del metodo che trasforma l’asfalto in ecosistemi e abbassa le temperature Come Come portare portare in vacanza vacanza nostri amici amici a quattro iinostri quattrozampe zampe Ricetteper per l’estate: l’estate Ricette spazio alle alle antiche antiche varietà spazio varietà
Dossier Le 5 rivoluzioni del cibo sano per tutti
Daniel Daniel Lumera Lumera 28respiri respiri per cambiare 28 cambiarevita vita Agricoltura: la Agricoltura: la Sicilia Sicilia apre ai ai frutti frutti tropicali apre tropicali
Editoriale
Nicholas Bawtree direttore responsabile
La via del bosco
T
ra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ma ci sono anche laghi, montagne, colline, e soprattutto foreste, da attraversare e conoscere. Il nostro paese ci offre ancora generose porzioni di aree boschive, che abbiamo la fortuna di poter esplorare e incontrare per le vacanze estive, ma che abbiamo anche l’obbligo di tutelare e incentivare. Questo già lo sappiamo, direte voi. Già, quando si enunciano i buoni propositi rispetto alla natura e gli esseri viventi rischiamo di rimanere vaghi e persino elusivi. Ecco che è venuto il momento di andare alla radice, attraversare il bosco. Quanti di noi conoscono davvero il valore delle nostre foreste? Quanti ne conoscono le meraviglie e le difficoltà? Le foreste ci regalano ossigeno, acqua, humus e fertilità, legna, frutti. Purtroppo le foreste italiane sono in gran parte degradate, vuoi per il progressivo abbandono, vuoi per le scelte avventate del passato, con l’immissione di poche specie arboree o monocolture, diventate oggi troppo suscettibili alle patologie o troppo fragili di fronte a quegli incendi che ogni estate, regolarmente, divampano con ferocia distruttiva, mandando in fumo tonnellate di carbonio. In questo numero vi parliamo della possibilità di creare mini foreste, oasi di biodiversità e resilienza, frutto di scelte botaniche accurate, secondo l’approccio del botanico giapponese Miyawaki.
È una piccola grande rivoluzione, applicabile in ogni contesto, anche il più deteriorato, nelle aree industriali o in mezzo ai palazzi. Un modo per cambiare prospettiva, per passare dal dire al fare. Il metodo sta prendendo piede anche in Italia e ci offre la possibilità di combattere la siccità, migliorare la qualità dell’aria e del suolo, dare riparo alla fauna selvatica, frenare le ondate di calore in città. Ma c’è un altro valore aggiunto che non possiamo trascurare: una foresta in salute non è un insieme di alberi messi in fila; è prima di tutto una comunità, basata su sinergie nascoste, fitte interrelazioni tra funghi e batteri, scambi mutualistici, che possiamo solo prendere come esempio, per costruire un altro modo di convivere e relazionarci tra esseri umani. Non è un caso che le mini foreste in Italia abbiano preso piede proprio attorno a istituti scolastici, cooperative sociali, orti di quartiere: le piante non solo crescono, ma ci insegnano che la vita anzitutto è collaborazione. Buone vacanze e buone letture... magari all’ombra di un albero!
Conte 10
In primo piano
8 Tanto per cominciare
Letti viaggianti per essere più buoni
22
Agricoltura
22 Agricoltura
Arianna Porcelli Safonov
Esotico siciliano: l’isola si apre a inaspettate coltivazioni
9 L’Eco del mese
30 Ricette
Notizie, idee, eventi per vivere l’ecologia tutto l’anno
10 In primo piano
Crea la tua mini foresta a cura della redazione
www.terranuova.it
Ricette
42 Ecoturismo
In vacanza con Fido a cura della redazione
Salvatore Di Mauro
Le verdure dell’estate: spazio alle varietà antiche! Francesca Luise
38 Salute
Bioreconnecting, il respiro consapevole che cambia la vita a cura della redazione
2
30
53 Dossier
Da industriale a naturale. Le 5 rivoluzioni del cibo sano per tutti a cura del Centro Nuovo Modello di Sviluppo
68 Bioedilizia
Ceramica industriale: una produzione impattante Linda Maggiori
enuti 38
Salute
42
Ecoturismo
68
Ambiente
74 Giornalismo a fumetti
94 Segnalibro
Rubriche
Franco Sacchetti
Alessandra Denaro
13 Mondo bio
Caretta caretta
Libri, teatro, video
Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio
16 Il punto biodinamico
78 Spiritualità
Il Cammino Aperto: la via per riconoscere la non-dualità
96 Terra Nuova Libri
Il catalogo dell’estate di Terra Nuova
Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica
21 Slow Food
Raoul Tiraboschi, vice-presidente Slow Food Italia
4 8 ecovillaggi.it
Alexis Myriel
Rete italiana villaggi ecologici
50 L’Almanacco di Terra Nuova
Il rimedio del mese di luglio: l’alloro Il rimedio del mese di agosto: l’altea
90 Ecocircuito di Terra Nuova
Negozibio, econovità e librerie amiche di Terra Nuova
100 Spunti di vista
Ogni cosa (non) è illuminata Gabriele Bindi
Distribuisci Terra Nuova! Lavori in un centro di alimentazione naturale? Una bottega del mondo? Hai un punto vendita o un’attività in sintonia con i nostri valori? Potrai usufruire di interessanti vantaggi di visibilità e promozione info: 055 3215729 int. 2 distribuzione@terranuova.it
Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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Terra Nuova n. 395 (184) luglio -agosto 2023 Reg. Tribunale di Firenze n. 4937 del 14/02/2000 ISSN: 1121-178X Proprietà della testata: Editrice Aam Terra Nuova Srl, Via del Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze P. iva 05373080489 tel 055 3215729 - fax 055 5390109
Contributi speciali
Chiusura del numero: 12 giugno 2023 REDAZIONE (info@terranuova.it) Direttore responsabile: Nicholas Bawtree Consiglio di redazione: Nicholas Bawtree, Mimmo Tringale, Claudia Benatti, Gabriele Bindi, Alessandra Denaro Hanno collaborato a questo numero: Nicholas Bawtree, Gabriele Bindi, Claudia Benatti, Rachele Bernardini, Alessandra Denaro, Salvatore Di Mauro, Rosario Floriddia, Francesco Gesualdi, Maurizio Gioli, Francesca Luise, Linda Maggiori, Maria Grazia Mammuccini, Simone Puggelli, Franco Sacchetti, Arianna Porcelli Safonov, Cristiano Terreni, Raoul Tiraboschi, Carlo Triarico, Teresa Rosato, Ada Rossi Editing: Alessandra Denaro (segreteria@terranuova.it) Progetto grafico: Loris Reginato Impaginazione: Loris Reginato, Sabrina Scrobogna, Yoge comunicazione sensibile Stampa: Arti Grafiche Boccia S.p.A. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Salerno UFF. STAMPA: ufficiostampa@terranuova.it PUBBLICITÀ e piccoli annunci (055 3215729 int. 5) Sergio Tonon pr@terranuova.it (pubblicità) annunci@terranuova.it (piccoli annunci) Maria Pia Tinaglia (347 3648161) promozione@terranuova.it skype: mariapia.tinaglia Ignazio Presti (347 1365754) igpresti@gmail.com Francesca Maggi (349 4510434) francescamaggi@terranuova.it Francesco Dardis (330 321405) francesco.dardis@alice.it skype: francesco.dardis
Daniel Lumera
Elias Amidon
Biologo naturalista, docente, scrittore e riferimento internazionale nelle scienze del benessere e nella meditazione.
Direttore spirituale dell’ordine mistico iniziatico e comunità di servizio The SufiWay, è guida spirituale e scrittore.
Alessandra Ferrari
Francesco Gesualdi
Responsabile della Lega anti vivisezione (Lav) per l’area «Animali Familiari».
Attivista e saggista italiano, coordina il Centro Nuovo Modello di Sviluppo (www.cnms.it) e ha curato il dossier «Da industriale a naturale - le 5 rivoluzioni del cibo sano per tutti».
FIERE ED EVENTI Sabrina Burrelli Scotti 055 3215729 int. 2 fiere@terranuova.it ORDINI RIVISTA E LIBRI Privati: (055 3215729 int. 1) Valentina Claudi - libri@terranuova.it Punti vendita: (055 3215729 int. 2) Sabrina Scotti - distribuzione@terranuova.it AMMINISTRAZIONE (tel 055 3215729 int. 5) Caterina Salamone caterinasalamone@terranuova.it Olga Bossa - olgabossa@terranuova.it La rivista è disponibile nei punti vendita del circuito www.negoziobio.info, nelle fiere di settore, in edicola e per abbonamento. Esercente dell’impresa editoriale esclusivamente per l’edicola: Sprea S.p.A. Via Torino 51, 20063 Cernusco sul Naviglio (Milano) tel 02924321 P. iva 12770820152 Iscrizione camera commercio 00746350149 CdA: Luca Sprea (Presidente), Alessandro Agnoli (AD), Maverick Greissing (Consigliere Delegato) Distribuzione in edicola: Press-Di Distribuzione stampa e multimedia s.r.l. 20090 Segrate
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Certificato PEFC Questo prodotto è realizzato con materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate
Questa rivista è stampata su carta PRIMA SILK certificata PEFC™. Terra Nuova si trova nel primo gruppo dei 14 «Editori amici delle foreste» di Greenpeace e contribuisce a un’economia solidale promuovendo circuiti alternativi come i negozi bio (www.negoziobio.info) e le librerie indipendenti.
Pubbliredazionale
Fiero di essere casalingo Quando mi ritirai dal lavoro e iniziai a svolgere mansioni casalinghe a tempo pieno, ebbi modo di incontrare molti uomini che condividevano la mia stessa esperienza. Così iniziai a contattarli e nel riunire insieme le nostre forze scoprimmo che non ci sentivamo più soli, perdendo quell’alone di «mosche bianche» che ci sentivamo addosso. Inoltre, rimanendo uniti, capimmo che avremmo potuto avere un peso sociale e un’influenza sul modo di pensare che nel nostro paese ancora fa fatica a decollare nel senso della vera parità. Nel 2003 è nata l’Associazione Uomini Casalinghi Chi è l’uomo casalingo? La scelta di intraprendere le attività casalinghe nasce da una sensibilità culturale che appartiene ad entrambi i sessi. Testimonia una crescita, un aumento di consapevolezza. L’uomo casalingo è semplicemente cittadino del suo tempo: quello che sostiene la donna nell’espletamento dei suoi impegni sociali favorendo il cambiamento e la trasformazione sociale stessi. Per l’uomo moderno, l’essere inserito in un’ottica di accudimento domestico non fa che sviluppare maggiormente l’attributo umano essenziale: quello di prendersi cura della propria vita, della propria famiglia, sviluppando progressivamente una sensibilità tale per cui si arriva a sviluppare la consapevolezza che le relazioni affettive sane ed equilibrate siano alla base di qualunque sistema sociale vincente.
L’uomo casalingo infatti proprio per questo non sente minacciata la sua identità maschile poiché sa che lo scopo che si prefigge ha un alto valore umano e sociale. Svolgere lavori considerati tradizionalmente femminili non può che renderlo più attento e sensibile ai bisogni che la vita quotidiana impone ad ogni essere umano. In definitiva, la condivisione è uno dei gesti d’amore più alti. E cosa potrebbe valere di più di far sentire la persona amata alleggerita dagli oneri quotidiani permettendole di dedicarsi con maggior tranquillità alle proprie attitudini e necessità? La casa, come luogo e come simbolo, racchiude molti significati, psicologici ed emotivi. Dovrebbe essere il cuore della coppia, della famiglia, dell’armonia. Intesa in questo senso la collaborazione domestica è un gesto d’amore in cui non ci sono limiti, compiti predefiniti e costrizioni reciproche. La reciprocità è sempre indice di relazione sana, la cooperazione per un obbiettivo condiviso e la costruzione di qualcosa per il bene comune sono modalità di funzionamento di una famiglia in equilibrio. Fiorenzo Bresciani presidente e fondatore dell’AsUC Associazione Uomini Casalinghi www.uominicasalinghi.it Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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Tanto per cominciare
Arianna Porcelli Safonov
Letti viaggianti per essere più buoni
A
lla domanda: «Come vorresti che ci si muovesse tra cinquant’anni?!», non avrei dubbi e chiederei subito un fottuto, gigantesco letto a baldacchino volante. Il prototipo dei miei sogni potrebbe sollevarsi da terra e raggiungere velocità oltre i duecento chilometri orari, senza spettinarci. Dotato di pilota automatico, ci porterebbe ovunque attraverso energia solare, come vuole la moda contemporanea; si potrebbe parcheggiare sui tetti o atterrare in spiaggia senza affittare ombrelloni e lettini sudati da altre persone. Con il letto viaggiante si andrebbe a fare la spesa, a portare il cane al parco senza bisogno di mettersi scarpe e giacca, ma seguendo il nostro amico a quattro zampe da sotto le coperte, comodamente in pigiama, con la sola mano che regge il guinzaglio, fuori dal piumone. Il sogno è così reale che ho in mente vari modelli: l’invernale, imbottito e soffice, dotato di un comodino in ebano con bollitore, infusi e la selezione di Reader’s digest; il futon per la stagione estiva, con vele di lino bianco per filtrare i raggi solari e l’ologramma del giamaicano della pubblicità di quei succhi anni ottanta, Oasis, che arriva a chiamata per gestire le richieste più futili; disponibile anche in versione gonfiabile, per umiliare quelli col materassino, amereste anche il modello 4x4 per il picnic della domenica o per un concetto diverso di camporella, più elegante, più glamping; insonorizzato, coi vetri oscuranti e lo scafo smontabile per chi vive a Venezia o ama andare in ufficio via fiume. 8
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Muniti di passaporto, ce ne andremmo a Marrakech passando sull’Etna, perché tanto le coperte sono ignifughe; i bagagli andrebbero nell’apposito vano sotto al materasso, ideale anche per trasportare materiali illegali, per i più birbanti. Ci si andrebbe alle terme per rimettersi, ancora sudati, sotto alle coperte, invece di scappare a casa con la nuca bagnata. Oppure, dopo una serata tosta, si potrebbe dormire già nel parcheggio del club, senza rischiare la patente. Che poi, col letto viaggiante, cosa ce ne faremmo della patente? L’impianto caldo/freddo delle lenzuola renderebbe il prototipo del letto viaggiante la ragione stessa per non scendervi mai e il modello erotico, con uno specchio montabile sul tetto rinforzato, il dispenser di biscotti per quando arriva quel tipo di fame lì e la possibilità di scaricarlo dalle tasse come prima casa, farebbero il resto. Il letto viaggiante risolverebbe i nostri problemi sociali perché a letto siamo tutti più buoni, soprattutto se il letto ha un motore. Arianna Porcelli Safonov, nata a Roma e laureata in Storia del costume, ha scritto due libri umoristici, Fottuta Campagna e Storie di matti (Fazi Editore), ed è performer di monologhi di satira e critica al costume sociale. Dal 2018, collabora con l’Università di Pavia, con una docenza legata alle tecniche di improvvisazione applicate agli ambiti manageriali. » www.ariannaporcellisafonov.com
N° 79 - Lug-Ago 2023
il mensile del naturale
NOTIZIE, IDEE, EVENTI PER VIVERE L’ECOLOGIA TUTTO L’ANNO Tignano Festival, cultura e spettacolo Dal 22 giugno al 16 luglio ci sarà una kermesse di spettacolo e cultura al Castello di Tignano, frazione di Barberino Tavarnelle (Firenze). Tra gli ospiti anche Daniel Lumera (25 giugno) e Helena Norberg Hodge (30 giugno, le verrà anche conferito il Premio per l’ambiente 2023), che per Terra Nuova hanno scritto Il sentiero dei 7 valori e L’economia della felicità. Terra Nuova è mediapartner dell’evento. Lumera parlerà del suo nuovo libro, mentre verrà proiettato alla presenza della Norberg Hodge il documentario dal titolo omonimo al suo libro. Tra gli altri ospiti ci saranno anche l’attrice Tiziana Giuliani, Uto Ughi e Bruno Canino, Federico Sirianni; il 14 luglio è previsto un dibattito sul caso di Julian Assange. Programma completo: www.tignano.it
Eco-fiere del mese
l’alimentazione macrobiotica
Vieni a trovarci allo stand di Terra Nuova 1 - 2 luglio Festival nazionale dello Sciamanesimo (Bosco Eremo Locatelli - Corbetta, Mi) Espositori e operatori di tutto il mondo, in un magico bosco 2 - 9 luglio Vacanza associazione stile macrobiotico (Vallio Terme – Bs) Periodo di relax seguendo
15 - 16 luglio Fanano Gaia Festival (Fanano – Mo) Evento su moda, esperienze, benessere e sostenibilità 15 - 16 luglio Festival alla Fattoria Cento Fiori (Polo ambientale di Marzaglia, Mo) Musica, spettacoli, cultura ed ecologia per adulti e bambini 22 - 23 luglio Festival del letame
(Serramazzoni, Mo) Dedicato al fertilizzante naturale per eccellenza: lo sterco 12 - 13 agosto Festa della luna (Salaiola di Arcidosso - Gr) Laboratori, conferenze, spettacoli, meditazioni e giochi per bimbi 29 - 31 agosto La notte verde (Castiglione d’Otranto – Le) Manifestazione dedicata ad agricolture, utopie e comunità
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Incontra gli autori di Terra Nuova
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1 e 2 luglio, Frattuccia di Guardea (Terni) Paolo Ermani e Alessandro Ronca, autori del libro L’orto autoirrigante, terranno un corso di due giorni per insegnare il funzionamento e la realizzazione degli orto autoirriganti. Info: tel 0744 988050 - www.per.umbria. it - scrivi@per.umbria.it 1-2 e 15-16 luglio, Tarzo (Treviso) e Pagno (Cuneo) Andrea Magnolini, autore di Forni in terra cruda, terrà due corsi di due giorni ciascuno per insegnare l’autocostruzione di un forno in terra cruda. Info e iscrizioni: www.passileggerisullaterra.it
4, 11, 18 e 25 luglio, in radio La storica emittente radiofonica torinese, ospita le voci di Terra Nuova nella trasmissione «Alziamo le vibrazioni», condotta da Claudia Vittone e Carla Canapè.
Seguite la diretta alle 19.10 - frequenze FM 104.7 e 104.6 o in streaming www. antennaunoradio.com. Gli ospiti di questo mese sono: martedì 4 luglio Gabriele Bindi, che parlerà delle mini-foreste con il metodo Miyawaki; martedì 11, Michael Wenger, che approfondirà il percorso spirituale «Il Cammino Aperto»; martedì 18, Paolo Ermani, co-autore di L’orto autoirrigante, che spiegherà come funziona e si realizza la tecnica descritta nel libro; martedì 25, Verena Schmid, autrice di Mamma da grande, ostetrica di grande esperienza parlerà di come affrontare la maternità che dopo i 35 anni. 5, 12, 19 e 26 luglio, online Martin Halsey, autore di Cucina che cura, Dimagrire con la Italian Rice Diet e Come difendersi dai virus, terrà alcuni webinar su alimentazione e salute. Il 5 luglio il tema è «Digitopressione per
trattare: tosse e altri disturbi respiratori» insieme a Michael Rossof; il 12 luglio «Difendersi a tavola: come non soccombere durante le vacanze estive» (evento gratuito); il 19 luglio «Scegliere i migliori utensili in cucina: coltelli, pentole, manutenzione e rischi di prodotti tossici» insieme ad Angela Prange; il 26 luglio «Le 5 trasformazioni ci insegnano gli alimenti più dannosi quando insorgono problemi di salute». Ore 20.30 su Zoom. Info e iscrizioni: www.lasanagola.com 16 luglio, Monzambano (Mantova) Stefano Cattinelli, veterinario omeopata, autore di Amici fino in fondo e Vite connesse, terrà il seminario «Costellazioni Anima-li» presso l’agriturismo olistico Atman. Orario: 9.30-18.30. Info e iscrizioni: 353 4164251- segreteria@ armonieanimali.com
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In primo piano
In primo piano / mini-forest
a cura della redazione
Crea la tua
mini foresta
Si sta diffondendo anche in Italia il metodo delle «mini-forest», o «Tiny Forest», ideato dal botanico giapponese Miyawaki. Si tratta di un approccio semplice e alla portata di tutti, utile per rigenerare gli ambienti naturali e mitigare i cambiamenti climatici. Una piccola rivoluzione, replicabile in ogni luogo. Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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L
a storia dell’uomo che piantava alberi, descritta da Jean Giono, era quella
proteggere le proprie vite e quelle dei loro cari, e per preservare la rigogliosa vegetazione del Giappone. Desidero diffondere le tecniche e i risultati di questa riforestazione ecologica in tutto il mondo» scriveva nel 2014, qualche anno prima di concludere la sua vita terrena, all’età di 93 anni.
Il metodo Miyawaki
La mini-forest di Bulu, in Camerun, subito dopo la messa a dimora a marzo del 2020. In poco più di un anno è diventata una foresta rigogliosa.
di un pastore che reagì alla sofferenza e alla solitudine. Con grande umiltà seminò ogni giorno centinaia di ghiande, regalando nuova vegetazione a un brullo paesaggio del Sud della Francia. La storia di Akira Miyawaki, botanico giapponese ed esperto di ecologia vegetale, forse è un po’ più prosaica, ma di certo non meno ambiziosa. Con il suo metodo innovativo, che prevede di piantare non singoli alberi, ma foreste, si è fatto conoscere in tutto il mondo come specialista nel ripristino della vegetazione naturale di terreni degradati, lanciando progetti di riforestazione con governi, città, scuole e università. Nel corso della sua vita, Miyawaki ha collaborato con istituzioni e grandi industrie piantando attorno alle fabbriche, alle acciaierie, agli impianti di depurazione delle acque, ai centri commerciali e alle centrali elettriche ciò che chiamava «foreste di protezione ambientale». «La mia speranza è che tutti i giapponesi piantino piccoli alberelli con le proprie mani per 12
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Miyawaki sviluppò il metodo di rigenerazione forestale che porta il suo nome negli anni ’70, in un’epoca in cui il rapido sviluppo postbellico del Giappone stava mostrando i suoi lati negativi, sotto forma di inquinamento e deforestazione. Il giovane scienziato comprese qualcosa che non è necessariamente ovvio: gli esseri umani dipendono da ecosistemi funzionanti per il proprio benessere e per la propria sopravvivenza. «È la vegetazione, in particolar modo le foreste composte da livelli multipli e complessi di alberi di specie diverse, a controllare un’ampia gamma di processi e condizioni ambientali» scrisse nel suo libro del 2006, The healing power of forests, assieme all’ecologo americano Elgene Owen Box. Il metodo elaborato dal botanico giapponese consiste nella messa a dimora di diverse specie autoctone, non solo arboree, ma anche arbustive, per andare a imitare le dinamiche naturali di una vera foresta, dove ogni spazio disponibile viene colonizzato da una specie adatta. Questa tecnica, sperimentata con successo in più di tremila mini-forest in tutto il mondo, garantisce una maggiore velocità di accrescimento delle piante, biodiversità, stabilità, resilienza, tutte caratteristiche necessarie per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, della siccità e il degrado dei suoli, che condizionano ne-
Akira Miyawaki (1928-2021) è il botanico giapponese che ha ideato il metodo delle mini-forest.
Le foreste di oggi son deboli
Piantare alberi, a qualsiasi latitudine, va sempre bene. Anzi, è un’attività encomiabile. Ma pian-
In primo piano / mini-forest
cessariamente il nostro presente e il nostro futuro. Ce ne spiega il funzionamento il dottor Vito Emanuele Cambria, ricercatore del dipartimento di Biologica ambientale della Sapienza di Roma, e referente scientifico del progetto «Tiny Forest» per la Società botanica italiana. «In natura» spiega Cambria «un suolo nudo può impiegare dei secoli per diventare bosco maturo, attraverso tutti gli stadi successionali ecologici, dalle piante pioniere alle specie successive, agli arbusti e infine agli alberi. Il metodo Miyawaki va ad accelerare questi processi, utilizzando le specie dell’ultimo stadio che, nel nostro caso, a Roma e dintorni, sono le essenze tipiche della fascia costiera e dell’appennino centrale».
tare una foresta è un qualcosa di molto più complesso e richiede un diverso grado di attenzione e professionalità. I nostri territori, purtroppo, sono costellati di boschi fragili, che sul piano ecosistemico hanno ben poco da offrire. Si è trattato in larga misura di veri e propri errori nell’attività di forestazione, avvenuta, soprattutto nel Dopoguerra, in modo spesso frettoloso e poco accorto. Gli alberi si piantano per molte ragioni: per produrre dei beni come legno, frutta, olio o gomma; per decorare e ombreggiare i giardini, le strade e i parchi; per ostacolare il vento, fermare l’erosione o sequestrare carbonio. Ciascun impiego determina le specie che vengono scelte e il modo in cui vengono piantate.
Mondo bio
Siccità e tutela delle acque Mariagrazia Mammuccini, presidente Federbio. La siccità è un fenomeno che si aggrava di anno in anno, a causa dell’impatto della crisi climatica, e che sta toccando il record negativo con devastanti conseguenze ambientali ed economiche. Il 30% di pioggia in meno tra gennaio e febbraio, in particolare nel Centro Nord, e temperature di 1,44 gradi sopra la media storica (dati Cnr) hanno ridotto al minimo il livello di laghi e fiumi creando non poche criticità alle aziende agricole per le quali le disponibilità idriche sono essenziali. L’acqua è una risorsa limitata e il futuro dell’agricoltura dell’Ue dipende da quanto gli agricoltori la usino in maniera efficiente e sostenibile. Ma l’agricoltura, basata su un modello intensivo di produzione, è sia vittima che causa della scarsità d’acqua considerato che è il principale consumatore delle risorse idriche destinate all’irrigazione. Per favorire l’uso sostenibile dell’acqua la Commissione europea ha riconosciuto il ruolo dell’agricoltura biologica che tende ad avere un minor impatto ambientale utilizzando varietà locali adatte alle specificità del clima e del terreno, riducendo il fabbisogno idrico e tutelando la qualità delle acque visto che non fa uso di concimi e pesticidi di sintesi chimica. Ma il punto chiave resta anche in questo caso la cura della fertilità del suolo che nei terreni coltivati in bio riduce il fabbisogno di acqua. I suoli coltivati in biologico e biodinamico, secondo un’elaborazione dei dati dell’Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica (Fibl), sono in grado di trattenere fino a 55% in più di acqua rispetto a quelli coltivati in convenzionale, grazie alla maggiore percentuale di humus presente. Se a questi aspetti propri del bio si uniscono appropriate sistemazioni idrauliche, pratiche di riutilizzo e le innovazioni tecnologiche dell’agricoltura digitale si possono sicuramente fare enormi passi in avanti per tutelare una risorsa sempre più preziosa.
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Per approfondire ∙ terranuovalibri.it
Mini-forest revolution Come creare piccole foreste con il metodo Miyawaki dentro e fuori le città. di Hannah Lewis
Una foresta naturale è da intendersi come una vera e propria comunità di organismi che convivono e interagiscono fra loro: comprende alberi, arbusti, muschi, funghi, batteri, insetti, animali e gli stessi esseri umani che agiscono come membri alla pari della comunità.
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Ad esempio, una piantagione di alberi da legname ricorda una foresta naturale a distanza ma, se ci si avvicina, si può scorgere un monotono schema di piantagione a griglia. Il suo obiettivo è quello di produrre alberi con tronchi diritti, uniformi e a rapido accrescimento che siano facilmente accessibili alle grandi macchine usate per abbatterli. Allo stesso modo, se si considera il sequestro del carbonio come obiettivo singolo, si potrebbe preferire la messa a dimora soltanto di specie a rapido accrescimento, così da ottenere in fretta il risultato. Una foresta, però, non può essere solo un insieme di alberi, deve essere un ecosistema. Le foreste ricoprono circa un quarto della superficie terrestre, tuttavia si stima che l’82% di esse sia degradato in vario modo come risultato delle azioni dell’industria del legname e di altre attività antropiche o di errori di forestazione. Tutte queste foreste, infatti, hanno perso almeno parzialmente la loro capacità vitale e protettiva. «Negli anni del Dopoguerra, a causa dello spopolamento, c’è stato l’abbandono delle pratiche agricole di alta montagna e delle pratiche silvicolturali» spiega Vito Cambria. «Spesso si sente dire che le foreste in Italia stanno aumentando. Ma non sono le essenze arboree ad avanzare, quanto piuttosto le specie arbustive. Durante il ventennio fascista, con le bonifiche, furono abbattute le foreste di pianura. Un esempio su tutti è quello dell’Agro Pontino nel Lazio. Se è vero che ai tempi del Piano Marshall sono stati fatti investimenti strutturali che oggi ci possiamo solo sognare, in molte aree furono realizzati interventi di riforestazione con l’immissione di poche specie arboree. In questo modo si è rotto l’equilibrio tra foreste e uomo, e i boschi sono diventati meno ca-
paci di fornire servizi o di adattarsi ai contesti climatici». Ancora una volta è bene chiarirsi: i rimboschimenti sono sempre preferibili al suolo nudo, ma la maggior parte della vegetazione presente nelle città e nelle periferie è composta da una combinazione di piante da fiore considerate alla moda, alberi isolati e prati all’inglese. Questi ultimi sono ormai pervasivi e necessitano di falciature e irrigazioni per mantenere l’effetto di un morbido tappeto. D’altra parte, il paesaggio rurale è invece dominato dalle monocolture. Fanno eccezione le piante che noi chiamiamo erbacce, che crescono in tutti gli interstizi, ma che raramente hanno la possibilità di costituire comunità più complesse. Diversamente dalla vegetazione composta da un solo livello come le macchie di erbacce o i prati molto curati, le foreste sono dotate di una superficie verde da cinque a trenta volte maggiore e sono pertanto ben più efficaci nel fornire servizi ecologici.
Il valore dell’insieme Spesso ci concentriamo sul ruolo delle singole piante o dei singoli esseri viventi. Ma sono le interazioni che non siamo in grado di vedere che guidano i processi ecologici di cui abbiamo bisogno. Negli ultimi decenni la ricerca scientifica si è concentrata su alcune di queste interazioni nascoste. Oggi sappiamo che una foresta è molto di più di ciò che si può osservare: le reti fungine presenti nel sottosuolo, ad esempio, connettono gli alberi gli uni agli altri, consentendo loro di comunicare e di condividere nutrienti. Queste reti di scambio permettono a una foresta di comportarsi come se fosse un singolo organismo, con una sorta di intelligenza propria. Una foresta naturale è da intendersi come una vera e propria
Il punto biodinamico
Il bosco: un tesoro da custodire Carlo Triarico presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica
L’importanza del bosco è estranea ai nostri tempi. Al bosco si riconosce un valore funzionale per la coltivazione del legno. I più sensibili gli riconoscono la funzione di equilibrio climatico. Tuttavia, esso è misconosciuto. In agricoltura è classificato tra le tare aziendali, escluso persino dalla superficie utile. Occorre entrare nella selva per percepirne l’essenza con tutti i sensi e poi percepire se stessi in quell’esperienza, osservare cosa avviene interiormente. Allora la selva manifesterà la sua natura. Selva viene da iule, il termine greco antico per «materia originaria», ma anche per «legno» (che in spagnolo è madeira). Iule è la sostanza che plasma il mondo. Per gli alchimisti è la pietra filosofale. È il carbonio lo «scultore» di tutti i processi organici che percepiamo in azione mentre attraversiamo un bosco. Lì, il carbonio morto, ossidato come anidride carbonica, è inspirato dal mondo vegetale e diviene vivente, costruisce tessuti, alcoli, zuccheri, amidi, cellulose, lignine e poi humus nel terreno, infine carbone e persino diamante. Può di nuovo ossidarsi e tornare nell’atmosfera. È il bosco il principio dei processi originari del vivente. Tiene in vita il carbonio limitando l’anidride carbonica. Scambia ossigeno. Gestisce il ciclo dell’acqua che pesca nelle profondità coi minerali e riporta su per i vasi delle piante, fino a traspirarla in vapore dalle foglie. In una realtà agricola biodinamica il bosco è essenziale, è il luogo dove l’agricoltore recupera gli equilibri, sostiene la biodiversità e alimenta la fertilità. Dopo la caduta dell’Impero Romano, l’abbandono dei campi permise la riforestazione spontanea d’Europa, che riportò l’humus nei suoli esausti. Da quella fertilità sorse la rinascita medievale del Xº secolo. Dai boschi rinacquero l’agricoltura e l’Europa. Non aspettiamo che sia un’altra caduta a restituirceli.
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comunità di organismi che convivono e interagiscono fra loro: alberi, arbusti, muschi, funghi, batteri, insetti, animali e gli stessi esseri umani che agiscono come membri alla pari della comunità. Tutti questi elementi contano l’uno sull’altro per procurarsi cibo, riparo e gli altri «ingredienti» necessari alla vita. Le interazioni interspecifiche fortificano l’ecosistema nel suo complesso. Ad esempio, i funghi micorrizici consentono alle piante di trasferire il carbonio nel suolo, dove può infine essere stoccato per centinaia o migliaia di anni. Questi funghi migliorano anche la struttura del suolo, rendendolo poroso e in grado di assorbire abbondante acqua piovana, parte della quale si infiltra in profondità riempiendo le falde acquifere. Un suolo vivo, ricco di materia organica, è di capitale importanza per consentire a una foresta di mitigare i periodi di inondazione e di siccità. Ma queste relazioni vitali si manifestano soltanto quando alle piante è permesso di crescere e prosperare in una comunità naturale. Quando si piantano alberi singoli o monocolture arboree si perde la maggior parte dei benefici che provengono da questa rete di interdipendenza. Il metodo Miyawaki richiede un’attenta ricerca di ciò che viene definito «vegetazione naturale potenziale», che indica il potenziale ecologico di un terreno. Per dirla in altre parole, la vegetazione naturale potenziale è «il tipo di vegetazione naturale che potrebbe prendere piede se nel sito in questione non si attestasse presenza umana per un lungo periodo di tempo». In quasi tutti i paesaggi sviluppati, molte delle piante presenti non sono autoctone e pertanto potrebbero aver bisogno di una certa cura per riuscire a sopravvivere o a riprodursi. Appurato che la maggior parte della superficie
terrestre è fortemente alterata da urbanizzazione, agricoltura, rete stradale, attività mineraria e simili, scoprire la vegetazione autoctona è una ricerca non così scontata. Infatti, la vegetazione presente su un terreno e la vegetazione naturale potenziale non sono necessariamente identiche, anche se sono molto affini. Svelare questo mistero richiede curiosità, pazienza e perseveranza. Tuttavia, pensare a un terreno in termini di vegetazione naturale potenziale consente di avere un ottimo punto di vista per approcciarsi alla rigenerazione di ecosistemi perché svela quali specie e quali gruppi di specie si adattano meglio a un particolare ambiente e pertanto hanno più possibilità di prosperare e di sostenere una più ampia rete di vita selvatica. Comprendere quale sia la vegetazione naturale potenziale di un determinato sito aiuta a capire la successione ecologica in cui si sviluppano le comunità vegetali.
Densità di coltivazione e pacciamatura Un’altra caratteristica distintiva del metodo Miyawaki è la densità di impianto. Le teorie prevalenti sostengono che le piante competono per la luce, l’acqua e i nutrienti presenti nel suolo e che pertanto debba essere lasciato molto spazio tra l’una e l’altra così da ridurre tale competizione. Ma non è così che funzionano le foreste di Miyawaki. In esse, la densità standard di impianto è di tre piante al metro quadro. Tale densità è funzionale alla rigenerazione ecosistemica. Dopotutto, in una foresta naturale, le piante non sono distanziate uniformemente, né ampiamente. Un impianto fitto stimola le interazioni mutualistiche e competitive tra le piante e promuove le connessioni con i microrganismi del
In primo piano / mini-forest
suolo. Favorisce anche una sana competizione per la luce solare, velocizzando la crescita verticale delle piante. Anche la pacciamatura è una pratica chiave del metodo Miyawaki. Dopo la messa a dimora, il suolo viene coperto con una spessa pacciamatura che imita le foglie cadute sulla lettiera della foresta. Poi, una volta che i giovani alberi avranno avuto il tempo di maturare, contribuiranno naturalmente a pacciamare il suolo con le proprie foglie. La pacciamatura protegge il suolo ostacolando la perdita d’acqua per evaporazione, impedendo l’erosione e tamponando le temperature estreme. La pacciamatura, inoltre, limita la crescita delle erbacce, che vengono infine decomposte all’interno del suolo stesso, arricchendolo. Per poter comprendere appieno il potenziale impatto a livello globale delle mini-forest di Miyawaki sulla crisi climatica possiamo fare due calcoli sul carbonio. Negli ecosistemi terrestri si stima che siano trattenuti 3300 miliardi di tonnellate di carbonio, ovvero quattro volte di più di quello presente in atmosfera sotto forma di CO2. Se nei prossimi trent’anni saremo in grado di aumentare la quantità di carbonio trattenuto nel suolo del 9%, vi avremo reim-
Messa a dimora delle piantine con il coinvolgimento delle scuole, a cura di Tiny Forest Italia. Foto di Elisabetta Zeccara.
Nella composizione botanica figurano non solo gli alberi, ma anche gli arbusti, con una densità di coltivazione elevata. Foto di Elisabetta Zeccara.
messo tutto il diossido di carbonio emesso dalla combustione di carbone, gas e petrolio, dalla deforestazione e dall’agricoltura estrattiva dal 1800 in avanti. I mezzi per farlo già li conosciamo: agricoltura rigenerativa, ripristino delle zone umide, corretta gestione del pascolo, riforestazione. Sono tutte pratiche a portata di mano ma non sempre applicabili a livello individuale, familiare o di vicinato. Le mini-forest, invece, possono essere piantate da chiunque in qualsiasi luogo. Si tratta di un tipo di forestazione ancora poco conosciuto nel nostro paese, mentre nel Regno Unito sono almeno 150 le Tiny
Forest attualmente realizzate e l’Olanda ha già superato i 100 impianti.
Le mini foreste in Italia Bartolomeo Schirone, professore di selvicoltura e assestamento forestale all’Università della Tuscia, ha sperimentato il metodo con ottimi risultati in Sardegna e in Abruzzo. Ma questo metodo di riforestazione può essere replicato anche in altri punti del nostro paese, con particolare attenzione a luoghi bisognosi di maggiore copertura arborea, come la Pianura Padana. Il progetto Tiny Forest Italia è
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un’associazione con sede a Vigevano (Pv) che, grazie anche alla consulenza tecnico scientifica di Schirone, ha realizzato interventi di riforestazione urbana che fanno un passo oltre la semplice messa a dimora di alberi. Si è così creata una nuova comunità, all’interno della quale molte specie differenti concorrono e collaborano tra loro: un insieme di relazioni che diventa più complesso e intricato con il passare degli anni, sino a portare la foresta a uno stato di stabilità. Di queste relazioni non fanno parte solo gli alberi, ma anche gli arbusti e le specie erbacee, i funghi e i microrganismi, oltre ovviamente agli animali. Un sistema dove si scambiano informazioni, si creano relazioni simbiotiche e mutualiste, si condividono i nutrienti, dove le scorie prodotte da una specie diventano il nutrimento di un’altra: una vera società che costituisce il modello a cui ispirarsi quando parliamo di economia circolare. Il progetto Tiny Forest Italia ha preso il via alla fine del 2020, con la messa a dimora di una Tiny Forest da 300 piante nel comune di Mortara (Pv), con la collaborazione di una grande rete di associazioni e realtà del territorio e nazionali: Istituto Ciro Pollini di Mortara, Scuola primaria De Amicis di Vigevano, Cascina Bosco Fornasara di Robbio, Gruppo Scout Agesci Mortara I, Gruppo Scout d’Europa Mortara I, Asd Stella di Parona, Articolo 3 vale anche per me, Gufi - Gruppo unitario per le foreste italiane, Oasi Lipu Bosco del Vignolo e Stai - Stop al taglio degli alberi Italia. Coordinate da Elisa Manzino, insegnante dell’istituto Ciro Pollini e ideatrice del progetto, oltre 150 persone, soprattutto bambini e ragazzi, hanno partecipato alla creazione e alla manutenzione nelle prime fasi di crescita dell’impianto. «La realizzazione di questa prima 18
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piccola foresta» testimonia Elisa Manzino «è stata un successo, sia dal punto di vista educativo, con decine di bambini e ragazzi che hanno messo a dimora una pianta, e sono stati sensibilizzati e informati sul ruolo delle foreste e del verde per la tutela dell’ambiente e della salute umana, sia dal punto di vista scientifico, con un eccellente tasso di sopravvivenza delle piante e una crescita molto rapida nei due anni successivi, nonostante la lunga e prolungata siccità dell’anno passato. La piccola foresta viene costantemente monitorata per raccogliere i dati relativi alla sua crescita, a scopo di studio scientifico». Le venti diverse specie messe a dimora sono tutte autoctone e sono state acquistate nei vivai forestali regionali, per garantire che le piante fossero quelle più adatte al contesto. All’interno della composizione botanica si
tuto Bramante di Vigevano (Pv). La piccola foresta è stata piantata in forma circolare, lasciando al centro uno spazio erboso dove bambini e ragazzi dell’istituto possono fare lezione all’aperto, circondati da una fitta e fiorita muraglia verde. Anche questo impianto è stato messo a dimora da un gruppo di bambini e ragazzi delle scuole locali, che potranno, frequentando l’istituto, veder crescere la «loro» pianta di anno in anno. Allo stadio attuale sono in fase di progettazione altri interventi in più punti della Città Metropolitana di Milano e sono stati avviati altri contatti e collaborazioni con realtà italiane, tra le quali merita di essere citato il progetto «Bosco degli alchimisti» promosso da Anna Sorgente di Alchimia interiore, realizzato nella primavera del 2022 all’interno dell’azienda agricola biologica La ferraretta bianca a Tavagnago (Vr).
Progetto di micro-forestazione presso la fattoria sociale Tenuta della Mistica, nella campagna romana. I terreni sono gestiti dalla cooperativa sociale Agricoltura Capocarco, che integra persone con disagio mentale.
annovera quindi la presenza di numerose specie tipiche del territorio, tra cui la farnia, il carpino, l’acero campestre, il pado, il biancospino e il nocciolo. All’inizio di questa primavera, Tiny Forest Italia ha realizzato, sempre con il metodo Miyawaki, un’aula verde nel cortile dell’Isti-
Le Tiny Forest da Roma in giù La Società botanica italiana, con la collaborazione di Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, ha realizzato tre Tiny Forest, comunità vegetali piccole, ma molto efficienti, in quanto ripro-
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ducono associazioni forestali naturali secondo il metodo Miyawaki. Queste micro-foreste, localizzate nei territori comunali di Roma e Caserta, serviranno ad aumentare la biodiversità, a mitigare l’impatto della crisi climatica e, contemporaneamente, a studiare l’impatto di questo sistema di forestazione sulla riduzione degli inquinamenti. Anche qui il modello è quello del mutualismo della biodiversità, che ben si inserisce nei contesti sociali della cooperazione. Il progetto coinvolge tre cooperative sociali dove sono stati realizzati gli interventi: Nuova arca Società agricola (Roma) che sviluppa progetti di inclusione lavorativa per giovani mamme,
Ognuna di queste Tiny Forest misura circa 200 metri quadri e ospita 400 piantine. Il team di botanici della Società botanica italiana ha studiato le comunità vegetali locali e identificato le specie più idonee alla piantumazione: in to-
Gli altri progetti italiani
Le relazioni ecologiche che si instaurano tra le piante si riflettono nelle relazioni sociali che si creano nel mondo della cooperazione.
Per il progetto di impianto nella campagna romana sono state utilizzate essenze autoctone dell’area litoranea mediterranea riprodotte nei vivai locali.
rifugiati, ragazzi in condizione di difficoltà e persone con disabilità; fattoria sociale Tenuta della mistica (Roma), orientata all’accoglienza, alla solidarietà e all’integrazione lavorativa di soggetti con disabilità meno gravi e di persone a rischio di esclusione sociale; fattoria sociale Fuori di zucca (Ce) che, attraverso il riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, promuove l’inclusione e il lavoro dignitoso per persone in difficoltà psicologica. 20
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meglio si adattano sono quelli che resistono e rendono più forte l’ecosistema. Tra gli alberi spiccano ben quattro tipi di querce, due sempreverdi (leccio e sughera) e due latifoglie (roverella e cerro). Ma ci sono anche il frassino, il sorbo ciavardello e l’acero campestre».
tale sono state utilizzate 7 specie arboree e 11 specie arbustive, per un totale di 18 specie diverse, in linea con le caratteristiche dei territori e della regione bioclimatica mediterranea. I risultati della sperimentazione serviranno a definire delle linee guida per l’identificazione delle migliori specie e delle migliori associazioni vegetali al fine di realizzare altre Tiny Forest sul territorio italiano. Il referente scientifico del progetto è il dottor Vito Emanuele Cambria che parla di un intervento sperimentale interessante. «Le diverse specie tendono a creare relazioni tra loro» argomenta. «E questo crea un tipo di relazione ecologica che porta benefici per i servizi ecosistemici, come filtraggio dell’acqua, purificazione dell’aria, stoccaggio del carbonio. Siamo partiti dalla vegetazione naturale potenziale, riprendendo il rapporto di dominanza del 75% specie arboree e con un 25% di specie arbustive. La natura fa da sé, le specie e gli individui che
Altri progetti nel frattempo stanno maturando anche in Toscana. Ce lo raccontano Francesca Della Giovampaola e Filippo Bellantoni che con il Bosco di Ogigia gestiscono un progetto di comunicazione su permacultura, orto, food forest e buone pratiche ambientali. Per una rara combinazione degli eventi si sono imbattuti nelle mini-forest quasi per caso. «Abbiamo sentito parlare per la prima volta del metodo di riforestazione Miyawaki quando l’associazione no-profit Tree Time ha deciso di mettere in pratica il metodo proprio a pochi metri di distanza dal Bosco di Ogigia» commenta Francesca. «Il nostro progetto di bosco commestibile prevede di riforestare con alberi da frutto e altre varietà utili per i consumi dell’uomo, mentre la mini foresta Miyawaki mette al
Nel progetto di Tiny Forest della Società Botanica Italiana, in collaborazione con Terna, sono state sistemate 400 piantine in 200 m².
Slow Food
Speciale / mini-forest
Mercati della Terra: un cuore pulsante Raoul Tiraboschi vice-presidente di Slow Food Italia
Il monitoraggio di Società Botanica Italiana serve per definire delle linee guida per identificare le specie e le migliori associazioni vegetali per futuri progetti in Italia.
centro la natura per ricreare, in pochi anni, un ambiente selvag-
ripristinare il ciclo dell’acqua e contrastare l’inquinamento. Questa incredibile concentrazione di alberi e arbusti in poco spazio può portare tutti i benefici di cui abbiamo tanta necessità. La forza di queste piccole foreste potrebbe essere quella di coinvolgere realtà lontane dai contesti naturali, arrivando a comprendere, come già avvenuto in altri Paesi, complessi industriali o commerciali privati. «Questi agglomerati di cemento potrebbero circondarsi di isole o cinture verdi, capaci di compensare in parte i problemi da essi provocati» spiegano Filippo e Francesca. «La scellerata urbanizzazione di molti centri ha creato residui di verde, non più campagna, ma ancora non città. Queste sacche residuali di terra
Una Tiny Forest presso la Nuova Arca Società Agricola (Roma) che sviluppa progetti di inclusione lavorativa per giovani mamme, rifugiati, disabili e ragazzi in difficoltà.
gio e ricchissimo di biodiversità. La piccola foresta che è stata piantata a Montepulciano Stazione è una delle prime in Italia realizzate con questo metodo. La guardiamo crescere ed evolvere, sperando che possa ispirare una lunga serie di progetti simili. Piantare alberi e permettere loro di svilupparsi in libertà è la tecnologia più efficace che abbiamo a disposizione per catturare carbonio, abbassare localmente le temperature, rigenerare il suolo,
potrebbero diventare miniere di ossigeno, umidità e biodiversità. Ci immaginiamo campi abbandonati, incastrati tra tangenziali, bretelle e autostrade, esplodere di vegetazione e mitigare gli effetti negativi del traffico. E complessi logistici nascosti dalle fronde. Ma anche giardini privati, ormai impoveriti dai continui tagli del prato, popolarsi di alberi di ogni misura che rendono non più necessari gli impianti di condizionamento in estate».
Le città sono un caleidoscopio dell’umanità. Tra i loro diversi cuori pulsanti vi sono i mercati: luoghi di incontro tra domanda e offerta, di scambio, di relazione. Negli ultimi anni, un ruolo speciale lo hanno assunto i mercati agricoli che Slow Food traduce nei Mercati della Terra. La pandemia ha estremizzato il ruolo di questi mercati, palesandone le diverse fondamentali funzioni: non più legati al solo scambio economico ma luoghi dove il confronto, l’apprendimento e la conoscenza del valore assumono un ruolo sociale e civico. In alcuni Mercati della Terra, sono presenti anche produttori della cosiddetta economia carceraria. Il rapporto Antigone 2023 (www.rapportoantigone.it) appena pubblicato è impietoso e descrive una situazione delle carceri italiane drammatica. È evidente come il lavoro esterno al carcere riduca in maniera sensibile la recidiva, soprattutto nei minori. Così come, allo stesso modo, il lavoro professionalizzante dentro al carcere offre la possibilità di apprendere competenze ben spendibili una volta scontata la pena. Purtroppo, a fine 2022, nelle carceri italiane erano attivi «solo» 212 corsi ai quali risultavano iscritti 2.222 detenuti (il 4% del totale). Un po’ poco. In molti casi, esistono laboratori interni alle carceri, che producono anche prodotti alimentari di grande qualità e che sono venduti all’esterno del carcere. È il caso del progetto Dolci Sogni Liberi che partecipa al Mercato della Terra di Bergamo con pane (anche nella refezione scolastica della città) e lievitati di grande qualità, che hanno riscosso successo tra i cittadini. Potersi specchiare in un cibo è un grande regalo che facciamo a noi stessi. Poterlo fare con il cibo dei produttori dei Mercati della Terra, compresi quelli dell’economia carceraria, significa partecipare attivamente alla vita della comunità locale, fondata su un cibo buono, pulito e giusto davvero per tutti.
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Esotico siciliano
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Agricoltura
Agricoltura
Salvatore Di Mauro
l’isola si apre a inaspettate coltivazioni
Avocado, mango, frutto della passione, maracuja, caffè... in un momento di crisi della filiera agrumicola, l’intraprendenza di alcuni agricoltori siciliani ha offerto al panorama agricolo dell’isola la possibilità di arricchirsi con frutti tropicali a filiera corta. Ma si tratta di un esotico che profuma di Mediterraneo e che rispetta stagionalità e regionalità. Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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Diminuzione in percentuale dei terreni coltivati ad agrumi in Sicilia in cinque anni (Fonte: Ocse/Fao)
repentini cambiamenti climatici e le nuove tendenze di consumo hanno reso l’agricoltura mondiale sempre più «eroica». Nella sua storia la Sicilia ha sempre dato prova di sapersi adattare alle nuove colture, dalla cerealicoltura ai gelsi per la seta, passando agli agrumeti. E così, oggi, invece di subire le conseguenze degli stravolgimenti climatici, gli agricoltori siciliani hanno deciso di rischiare con alcune insolite varietà tropicali al posto dei tradizionali prodotti frutticoli, in primo luogo al posto degli agrumi, fiore all’occhiello dell’isola fin dall’epoca della dominazione araba. Nel rispetto del proprio territorio, è stato però doveroso adattare il nuovo profilo agricolo alle caratteristiche regionali, ottenendo in questo modo dei frutti dal carattere
tropico-mediterraneo, un mix di fragranze esotiche, ma anche tradizionalmente nostrane. Come affermano i dati aggiornati della Coldiretti, sono sempre di più gli ettari di terreni siciliani dedicati a questo tipo di coltivazioni nate dal recupero e dalla rivitalizzazione di zone già abbandonate a causa dei mutamenti climatici e che in precedenza erano destinate ad accogliere gli aranceti. «Il clima è dinamico e si sta modificando molto rapida24
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mente a causa dell’eccessiva impronta umana sul Pianeta» spiega il professore Christian Mulder, docente di Ecologia e cambiamenti climatici presso l’Università di Catania. «Il settore agricolo siciliano si va quindi lentamente a “tropicizzare” e nel lungo periodo è come se dovessimo tracciare una linea tra San Vito Lo Capo e Siracusa: tutto quello che sta a Sud sta diventando come la Tunisia». L’esotico siciliano è quindi una scommessa in corso d’opera, un nuovo mercato in cui ci si incammina con grande entusiasmo per combattere la crisi imminente del settore agrumicolo, che si teme condurrà al tracollo non solo della raccolta di arance e limoni, ma dell’intera filiera ed economia siciliana.
Stagionale e locale Esotico sì, ma senza strafare, poiché il core business da perseguire riguarda innanzitutto il rispetto di profumi, colori e sapori di un’isola mediterranea e soprattutto del suo ritmo stagionale: così, per gli avocado la commercializzazione non si discosta dai mesi di ottobre e maggio, mentre a giugno inizia quella del passion fruit, raggiungendo il top con la papaya di settembre, per poi chiudere in bellezza con il mango, che arriva al perfetto grado di maturazione tra novembre e dicembre. Frutta tropicale per tutto l’anno, ma locale ed ecosostenibile e che, di fatto, non ha nulla da invidiare agli originali asiatici o sudamericani, arrivando a costare anche il 75% in meno. Ma se il surriscaldamento globale ha già quasi soppiantato le dolcissime arance tarocco o la piacevolezza del limone femminello, di sicuro l’esotico Made in Sicily inizia ad appassionare un po’ tutti: i produttori intraprendenti al primo posto e a quanto pare anche i consumatori più curiosi, che
La scommessa del caffè Il problema non riguarda soltanto gli agrumi, poiché anche la gestione dei mandorleti sta diventando economicamente non conveniente. Per questo si stanno facendo largo piccole piantagioni di caffè, soprattutto nelle aree costiere che si affacciano sul Tirreno, mentre le serre ricche di fragole vengono sostituite da tappeti viola di maracuja che
La famiglia Morettino coltiva la varietà arabica. Il territorio siciliano conferisce a questo caffè aromi agrumati e di pomelia bianca. Nella foto, un particolare delle drupe della piantagione palermitana.
ricoprono le zone aride dell’entroterra. I coltivatori sono pronti a sperimentare tutte le possibili novità esotiche, con l’unico obiettivo però di mantenere in vita le proprie tradizioni agricole. In questo modo il tropicale siciliano ha acquisito delle importanti caratteristiche organolettiche locali, come si nota dalla buccia del mango siculo, più «abbronzata», per via delle intense radiazioni solari; del kiwi e del llitchi, il cui sapore richiama quello del vino moscato. Una caratterizzazione che si evidenzia anche nelle bacche di caffè arabica prodotte
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hanno compreso l’importanza di acquistare sempre più prodotti a filiera corta.
Arturo Morettino guida un’azienda di coltivazione e torrefazione di caffè a Palermo, insieme al figlio Andrea e al fratello Alberto. Qui lo vediamo presso il suo museo del caffè.
Particolare della macchina totalmente ecologica, ad azione meccanica con aria calda, per la tostatura dei chicchi di caffè palermitano.
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potenzialità della nostra regione, come dimostra il successo di tante altre coltivazioni tropicali in Sicilia. D’altra parte, la natura deve essere sempre ascoltata e valorizzata».
Le variabili ambientali «Negli ultimi anni le temperature sempre più alte e l’elevata redditività degli impianti hanno invogliato i produttori a lanciarPietro Cuccio, produttore di litchi nell’azienda Cupitur di Caronia, nel messinese, dove produce anche carambole e ciliegie brasiliane.
In Sicilia, le aree maggiormente vocate alla frutticoltura tropicale sono quelle della costa Tirrenica, ad esempio in provincia di Messina, dove alle spalle degli impianti insistono i monti Nebrodi, o la costa ionica con l’Etna, ovvero zone ricche di acqua, non certamente aride. sull’isola, contrassegnate da un gusto più agrumato. A credere nella coltivazione del caffè è stata proprio una famiglia siciliana di torrefattori, guidata da Arturo Morettino, che già da qualche anno ha iniziato a seminare bacche di caffè a 350 metri sul livello del mare nella borgata di San Lorenzo ai Colli, a Palermo. «Le nostre piantagioni si trovano più a nord rispetto alle aree della coffee belt, la cintura tra i due Tropici che comprende America latina, Africa Orientale e Sud-Est Asiatico» spiega Morettino. «Il risultato è una bevanda ambrata con sentori tipicamente siciliani, quali note di uva zibibbo, carruba e pomelia bianca. Abbiamo colto nel segno i cambiamenti agricoli, mettendo in risalto le nuove e inaspettate 26
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Litchi siciliani prodotti presso l’azienda Cupitur di Pietro Cuccio.
si su colture non autoctone che crescono in luoghi dal clima tropicale, ma coltivarle nel Mediterraneo non è così semplice come sembra, dato che questi frutti hanno esigenze particolari, che sono indispensabili per non compromettere rese e qualità». Sono le parole del professor Vittorio Farina, docente di Frutticoltura tropicale dell’Università di Palermo. In poche parole, l’esotico deve pur sempre adattarsi al nuovo territorio, risultando sicuramente più sensibile alle condizioni estreme del nostro clima, caratterizzato da intensi sbalzi e freddi invernali. «Si tratta infatti di frutti che necessitano di inverni miti con temperature minime non inferiori ai 4 gradi e soprattutto di irrigazione nei me-
Agricoltura Pietro Cuccio coltiva anche i mango, che qui vengono cresciuti a temperature maggiori con limitazione di uso di pesticidi e concimi.
si caldi» sottolinea ancora Farina. «In Sicilia, le aree maggiormente vocate alla frutticoltura tropicale sono quelle della costa Tirrenica, ad esempio in provincia di Messina, dove alle spalle degli impianti insistono i monti Nebrodi, o la costa ionica con l’Etna, ovvero zone ricche di acqua, non certamente aride. In più, gli impianti vengono gestiti con tecniche di irrigazione a goccia e agricoltura di precisione, con l’acqua che viene centellinata in base alle esigenze effettive della pianta». Le particolari caratteristiche pedoclimatiche, ovvero tutte le proprietà di clima e sottosuolo, hanno permesso di dar luogo alle intense fioriture di litchi nel messinese. Il primo a puntare su queste produzioni è stato Pietro Cuccio, responsabile dell’azienda Cupitur di Caronia (Me). «I litchi siciliani sono molto più grossi e con semi più piccoli di quelli di importazione» spiega Cuccio. Laureato in architettura, ma agricoltore da generazioni, Pietro ha realizzato da solo le reti ombreggianti per proteggere dal gelo otto varietà di piante, curate anche sotto l’aspetto della lotta biologica. «L’aumento delle temperature ha limitato già l’effetto dei parassiti, permettendo un utilizzo
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minimo di pesticidi e conservanti, usati in genere per mantenere la frutta più fresca e appetibile» prosegue Cuccio. Longan asiatico, carambola indiana, chicozapote dello Yucatan e ciliegia brasiliana rappresentano altre sperimentazioni, scelte analizzando tutte le potenzialità dell’isola e grazie ad una stretta collaborazione con l’Università di Palermo.
Gli avocado prodotti nell’azienda Passanisi sono prodotti a filiera corta e controllata, senza concimi e pesticidi chimici.
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Una filiera controllata e naturale «Molte variabili ambientali, prima tra tutte la temperatura, influiscono sulla risposta vegeto-produttiva e sulla qualità dei frutti» continua Vittorio Farina. «Il mango siciliano beneficia di una filiera più corta e viene raccolto a uno stadio avanzato di maturazione che ne determina una migliore qualità gustativa e nutrizionale». Anche sulle pendici dell’Etna fanno la loro prima apparizione i succulenti avocado, la cui produzione nei paesi di origine è causa di intensi disboscamenti e la cui filiera è difficile da rintracciare. In Sicilia, invece, un giovane agricoltore, Andrea Passanisi, ha fondato Sicilia avocado, un’azienda della frazione di San Leonardello, nel catanese. Già alla fine degli anni Cinquanta, il nonno di Andrea fece una scelta rischiosa per quei tempi, sostituendo le sue vigne con un limoneto: per l’irrigazione scavò allora nel terreno lavico un pozzo romano profondo 128 metri. In seguito alla discesa del prezzo dei limoni, la famiglia Passanisi fu obbligata a un’ennesima svolta e, oggi, proprio il giovane Andrea, intraprendente come il nonno, ha deciso di impiantare sul quello stesso terreno vulcanico una coltivazione biologica di avocado, che effettivamente si sono bene adattati al clima mediterraneo. «Si tratta di frutti che hanno bisogno di terra
sciolta, acqua pura e temperatura mite, tutte caratteristiche presenti ai piedi dell’Etna» conferma Andrea Passanisi. Si tratta di una filiera ben controllata e che cammina al ritmo delle stagioni, così da ottenere dei frutti che maturano naturalmente e di alta qualità: le varietà Bacon, Hass Fuerte, Orotava e Reed sono accomunate da ottime proprietà nutritive, che hanno dato all’avocado siciliano la fama di un «superfood» dotato di grassi «buoni», antiossidanti e vitamine. E adesso, ai piedi del vulcano, l’azienda Passanisi ha iniziato a coltivare anche il mango, una produzione che ha contribuito a rinnovare l’economia locale delle aree rurali più interne. È la nuova faccia di questa Sicilia agricola che si mostra entusiasta anche al pubblico locale o ai turisti di passaggio. Le colture «siculo-equatoriali» diventano così anche una nuova meta per gli appassionati, accolti da produttori orgogliosi di aprire i propri giardini a visite guidate e golose degustazioni.
Contatti Torrefazione Morettino di San Lorenzo ai Colli, Via Enzo Biagi 3/5, Palermo www.morettino.com Azienda agricola Cupitur S.r.l, C.da Furiano, Caronia (Me) www.cupitur.it Sicilia avocado, via Pio XII 7 San Leonardello, Giarre (Ct) www.siciliaavocado.it
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Agricoltura
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o m a i s Ci i t t a f i r K
Ricette
testo e foto di Francesca Luise
Le verdure dell’estate: spazio alle varietà antiche!
Cinque ricette per portare in tavola alcuni tra gli ortaggi simbolo della stagione calda, ma con un occhio alle varietà poco conosciute, che sanno regalare sapori, consistenze e colori vivaci, ricchi e, per molti di noi, decisamente nuovi. 30
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Ricette
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elanzane, zucchine, pomodori, peperoni, lattughe e cetrioli: eccoci giunti, finalmente, alla stagione per antonomasia in cui l’orto è un tripudio di colori e le nostre tavole si riempiono dei classici profumi della bella stagione. Quando ho iniziato a riflettere sui vegetali estivi da usare per le ricette che vi proporrò, mi sono però resa conto che, per una forma di diseducazione a cui ci siamo abituati, le verdure di cui vi volevo raccontare sono spesso presenti tutto l’anno. Abituati a vederle sempre sui banchi del mercato o in bar e ristoranti, ho pensato che non è mai abbastanza superfluo ricordare che ogni frutto ha il suo momento. Sì, stiamo parlando ancora una volta di scegliere la stagionalità; un tema ormai conosciuto e diffuso, una pratica forse ancora non abbastanza sostenuta eppure fondamentale per salvaguardare sia il territorio che la salute. Le verdure dell’estate andrebbero mangiate proprio quando l’asticella del termometro si alza e il sole è abbastanza forte da permetterne una piena maturazione. Dopo mesi di attesa tra succulenti cavolfiori, zucche, radicchi e ottime verze, possiamo ora lasciare da parte il verde che spesso impera nei mesi invernali, per colorare i nostri piatti dei sapori tipici della mediterraneità.
Spazio alla antiche varietà Negli ultimi anni si stanno sempre di più diffondendo ricerche in merito a semi antichi e a varietà regionali meno diffuse, ed è per questo che possiamo attingere a un paniere sempre più vasto di prodotti ormai quasi
sconosciuti. Purtroppo, però, il mercato ci ha da decenni abituati all’uniformità alimentare, per cui quando oggi immaginiamo una melanzana o un pomodoro, la nostra mente va a pescare poche varianti di questi vegetali e ci muoviamo attraverso delle specie di idealizzazioni, che poco ci raccontano dei cicli naturali e delle specificità geografiche. Se spendessimo qualche attimo in più e facessimo qualche ricerca (spesso basta anche solo dare un’occhiata alle banche di semi disponibili su internet), scopriremmo che esistono tantissime varietà di melanzana, di pomodoro o di altri vegetali comuni, che ci permettono di mappare il mondo e di arricchire non poco le pietanze che portiamo in tavola. Sì, esatto: non esiste la zucchina, ma ci sono tantissime varietà di zucchina tra cui possiamo sbizzarrirci. Dalla romanesca a quella di Faenza, dalla triestina a quella di Nizza, dalla fiorentina a quella di Albenga, fino alla gialla. E lo stesso dicasi per le melanzane, dalla casper totalmente bianca alle piccole dita, dalla thai verde alla tigrata a strisce verdi, fino alla melanzana mini di origini turche e dal color arancione. E per pomodori e peperoni? Forse per la duttilità e l’onnipresenza in cucina, per la «scienza della passata» e la natura soleggiata del nostro paese, di pomodori ora se ne vedono di tanti tipi: gialli, verdi, zebrati, neri, ciliegino, camone, pachino, cuore di bue, San Marzano, cirio, piennolo del Vesuvio e tanti, tanti altri. E lo stesso vale per i peperoni! Dal pontecorvo alla carmagnola, dal senise al capriglio, fino al friggitello torricello e al cappello del vescovo. Ecco che, con un balzo di qual-
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Francesca Luise Francesca Luise è cuoca e filosofa. La sua cucina è naturale, etica, inclusiva e prevalentemente vegetale. Organizza corsi e laboratori, offre consulenze per privati e professionisti. Dal 2022 ha aperto un laboratorio di cucina domestica a Venezia centro storico » www.francescaluise.it
che nome, abbiamo attraversato la Penisola a suon di ortaggi. Le nostre ricette estive possono cambiare volto se iniziamo ad adoperare proprio delle varianti meno frequenti, ma ricchissime di gusto e di storia.
Mettiamoci il grembiule!
La prima ricetta che vi propongo oggi è un piatto unico a base di miglio, tofu, pomodori secchi e zucchina trombetta. La zucchina trombetta, dalla polpa soda e dal sapore dolce, è un vegetale tipico delle zone liguri che si sta diffondendo sempre più in tutto il resto del territorio nazionale. Il secondo piatto è un mix di verdure al forno con protagoniste le melanzane piccole dita, lunghe e sottili, compatte e piccanti sono un contorno stuzzicante, ma possono essere un interessante antipasto, servite su fette di pane abbrustolino e arricchito con dell’hummus o con uno spalmabile vegetale. Il terzo piatto è un gazpacho insolito, che vede l’anguria affiancare il pomodoro (in questo caso piccadilly) per un risultato molto più dolce e dissetante rispetto all’originale. La quarta proposta è un mix di pietanze, più che un piatto unico. Ho rivisitato il cous cous in chiave estiva, arricchendolo con tante verdure croccanti tra cui zucchine romanesche, olive taggiasche e fichi freschi. Il tutto accompagnato da una salsa di cicerchie e shiso, il basilico rosso giapponese che conferisce il tipico colore all’acidulato di prugne umeboshi. Infine, per chiudere la carrellata di piatti estivi non poteva mancare una rivisitazione 100% vegetale della classica parmigiana di melanzane, fatta con la 32
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varietà violetta, ma ripensata in una chiave più leggera, non fritta. Un piatto sicuramente meno laborioso dell’originale, che vi permetterà di utilizzare al meglio la ricetta delle mozzarelle vegan pubblicata su Terra Nuova di giugno 2023.
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Ricette Zucchina trombetta con miglio e tofu Ingredienti: · 2 zucchine trombetta · 320 g miglio · una cipolla · un panetto di tofu al naturale · 8-10 pomodori secchi · 2 limoni biologici · un cucchiaio di origano secco · 2 foglie di alloro · olio extravergine di oliva · sale integrale
Grattugiate la scorza di un limone e tenetela da parte. Poi spremete il succo di entrambi i limoni. Tagliate il tofu a dadini di dimensione regolare, asciugateli leggermente con della carta assorbente, riponeteli in un contenitore di vetro e bagnatelo con il succo di limone. Lasciate marinare fino a che il pesto non sarà pronto. Sciacquate il miglio sotto acqua corrente, mettetelo in una pentola dai bordi alti e copritelo di acqua fretta in proporzione 1:2,5, aggiungete un pizzico di sale grosso integrale e le foglie di alloro. Mettete sul fuoco al minimo, coperto con un coperchio, e portate a ebollizione. Cuocetelo per assorbimento per circa 40 minuti. Nel frattempo, lavate e tagliate a fettine le zucchine, sbucciate e affettate sottilmente la cipolla, tagliate a listarelle i pomodori secchi e saltate gli ingredienti in padella con un cucchiaio di olio extravergine di oliva. Fate cuocere a fuoco vivo in modo tale che le zucchine rimangano leggermente croccanti. A parte scolate il tofu dal limone, che terrete da parte, e asciugatelo con una carta assorbente. In una pentola versate un cucchiaio di olio, portatelo a temperatura e rosolatele il tofu da tutti i lati. Quando è diventato croccante, sfumate con il limone messo da parte e lasciate evaporare, poi incorporatelo alle zucchine e condite il tutto con l’origano. Quando è pronto il miglio, spegnete il fuoco, mescolatelo con una forchetta e trasferitelo in un piatto. Conditelo con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e lasciate raffreddare. Servite il miglio con il condimento a temperatura ambiente.
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Melanzane «piccole dita» e carote al forno
Gazpacho di anguria e piccadilly
Ingredienti:
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· 12 melanzane · 2 carote · 2 cipolle di Tropea · 4 cucchiai di capperi sotto sale · 2 cucchiai di origano secco · 5 cucchiai di acidulato di umeboshi · olio extravergine di oliva · sale fino integrale · basilico
· 250 g anguria · 10 pomodori piccadilly · una cipolla di Tropea · 3 coste di sedano · 4 cucchiai di acidulato di umeboshi · olio extravergine di oliva · sale fino integrale · pepe · basilico fresco
Lavate e mondate e le verdure, tagliatele a spicchi e mettetele in un recipiente di vetro. Sciacquate i capperi in abbondante acqua fino a eliminare tutto il sale in eccesso. Condite le verdure con 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, l’origano e i capperi. Disponetele su una teglia da forno e cuocetele per 20 minuti a 180° C ( forno ventilato preriscaldato), mescolandole di tanto in tanto. Trascorso il tempo conditele con l’umeboshi, proseguite con la cottura per altri 10 minuti e poi lasciatele raffreddare. Servite a temperatura ambiente con abbondante basilico o altra aromatica a piacere (è molto buono anche con la menta fresca)
Private la polpa dell’anguria dei semi, lavate e mondate di pomodori, la cipolla e il sedano, tagliatela a tocchetti e frullate insieme a tutti gli altri ingredienti. Salate, riponete il composto in frigorifero e lasciatelo riposare. Servite freddo con un po’ di pepe nero, foglie di basilico e un filo di olio extravergine di oliva.
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Cous cous estivo con salsa di cicerchie allo shiso
Parmigiana vegetale
Ingredienti:
Ingredienti:
· 320 g di cous cous integrale · 2 carote · 2 zucchine romanesche · 50 g di ceci (quantità da cotti) · 2 cipolle di Tropea · 10-12 pomodori ciliegino · 2 coste di sedano · 5 cucchiai di olive taggiasche denocciolate · 4 fichi freschi · 2 cucchiai di aceto di mele · una manciata di foglie di menta fresca · 15 g mix di polvere di cardamomo e coriandolo
· 2 melanzane violetta · 10 pomodori San Marzano · una cipolla bianca · 2 spicchi di aglio · 10-12 foglie di basilico fresco · 3 mozzarelle vegetali · 20 mandorle spelate · 4 cucchiai di lievito alimentare inattivo in scaglie · olio extravergine di oliva · sale integrale fino e grosso
Per la salsa: · 150 g di cicerchie (peso da cotte) · 2 cucchai di tahina · 20 g succo di limone · uno spicchio di aglio · olio extravergine di oliva · 10 foglie di shiso (potete sostituirlo con un cucchiaino di semi di aneto)
Portate a ebollizione 650 g di acqua. Disponete il cous cous in un contenitore di vetro con tappo ermetico, conditelo con 3 g di sale, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva e le spezie in polvere. Versate sopra l’acqua bollente, mescolate e coprite con il coperchio. Lasciate riposare. Lavate e mondate le verdure, tagliate tutto a piccoli pezzi. In una teglia fate appassire le carote, le zucchine e le cipolle con un cucchiaio di olio e l’umeboshi. Tenete da parte sedano e pomodorini che condirete con 3 grammi di sale e lascerete scolare per eliminare l’acqua di vegetazione. Una volta raffreddate le verdure cotte, unitele al cous cous, ai ceci e alle verdure crude, condendo con le foglie di menta e le olive. Per la salsa, una volta cotte le cicerchie (a seguito di un ammollo di 48 ore), scolatele dall’acqua di cottura tenendone da parte una tazza se dovesse servire ulteriore liquido. Frullatele insieme a tutti gli altri ingredienti, aiutandovi con l’acqua tenuta da parte se la salsa dovesse risultare troppo densa. Servite il cous cous con i fichi a fette e la salsa di accompagnamento.
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Lavate le melanzane, tagliatele a fette regolari di spessore 0,5 cm, disponetele su una teglia e cospargetele con un cucchiaio di sale grosso integrale. Lasciategli eliminare l’acqua di vegetazione per un paio d’ore, poi sciacquatele, strizzale e asciugatele con della carta alimentare assorbente. Durante le due ore di attesa, lavate e mondate i pomodori, la cipolla e l’aglio, tagliate tutto a tocchetti, versateli in una casseruola, salate leggermente e cuocete a fuoco medio per circa mezzora. Aggiungete il basilico e frullate il tutto. Proseguite la cottura finché la salsa si sarà addensata. Pronte le melanzane, cuocetele su ambo i lati su una pentola antiaderente, aiutandovi con un filo di olio extravergine di oliva per evitare che si asciughino troppo. Via via che sono pronte adagiatele su della carta assorbente. Assaggiatene una e sentite se serve aggiustare di sale. Frullate a secco le mandorle con il lievito alimentare, fino a ottenere una polvere grumosa. Con le mani rompete le mozzarelle vegane a tocchi. Su una teglia da forno alternate le melanzane, la salsa di pomodoro, il granulato di mandorle e lievito e le mozzarelle vegan fino ad aver esaurito tutti gli ingredienti. Completate l’ultimo strato con il granulato e a piacere del formaggio vegetale in scaglie per fare la crosticina finale. Servite caldo o a temperatura ambiente.
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Bioreconnecting il respiro consapevole che cambia la vita
Daniel Lumera ha messo a punto una pratica di respirazione che, stimolando alcuni neuromodulatori, ci riconnette ai ritmi naturali, rivitalizza corpo e mente e ci riporta in contatto profondo con noi stessi. Nella foto, Daniel Lumera. Credits: Andrea Passerini
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Salute
Salute
a cura della redazione
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na tecnica di respirazione consapevole che aiuta a ristabilire il contatto con la natura e a ritrovare la propria armonia interiore: a idearla e a proporla è Daniel Lumera, biologo naturalista, docente e riferimento internazionale nelle scienze del benessere e nella meditazione. Nel suo libro 28 respiri per cambiare vita (Mondadori), Lumera ha definito questa pratica bioreconnecting. Ce ne parla lui stesso in questa intervista.
Respirare è come nutrirsi, ogni singolo
respiro alimenta la combustione di ossigeno e glucosio e produce l’energia necessaria a tutti i processi vitali.
Daniel, in cosa consiste più precisamente il bioreconnecting? Si tratta di qualcosa alla portata di tutti, anche di chi non è abituato a meditare? Possiamo definirlo come un processo innovativo e unico di riconnessione con i cicli naturali della vita, a partire da un elemento tanto semplice quanto potente e fondamentale: il nostro respiro. Nel corso degli anni ci siamo autosabotati, disconnessi e allontanati dai nostri ritmi naturali,
dall’ambiente e dalla vita; questo è il tempo di tornare a noi stessi. Attraverso il bioreconnecting possiamo ritrovare il profondo ascolto e la riconnessione, fonte di benessere, salute, armonia e gioia. È alla portata di tutti. È qualcosa che ci appartiene da sempre, si tratta di fare ritorno alla nostra vera natura e di riconnetterci a ciò che siamo, attraverso strategie preventive e di promozione della salute ad alto impatto sulla qualità della nostra vita. L’importanza della respirazione emerge come fondamentale. Cosa sbagliamo nel nostro «respiro quotidiano» e come si arriva a un «respiro consapevole»? Respirare è come nutrirsi, ogni singolo respiro alimenta la combustione di ossigeno e glucosio e produce l’energia necessaria a tutti i processi vitali. Questo semplice atto può essere fatto in modo consapevole o inconsapevole, con una mente ruminante piena di preoccupazioni o attraverso la calma, il silenzio, la pace, la lucida presenza. Respiriamo circa 21.600 volte al giorno (una media di 15-30 volte al minuto), eppure sono ancora pochissime le persone che hanno integrato come abitudine quella di fermarsi più volte durante il giorno e prendersi del tempo per stare col
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Per approfondire
Fotografa il codice con il tuo telefono e accedi subito ai contenuti video di questo articolo! In collaborazione con
28 respiri per cambiare vita Come raggiungere una mente illuminata Daniel Lumera Mondadori
proprio respiro, ascoltare in profondità l’aria che entra dalle narici e porta ossigeno ai polmoni. Concedersi il tempo di assaporare quell’aria è un punto di partenza importante per entrare in contatto con il primo segreto del processo di riconnessione con i ritmi naturali della vita: trasformare il respiro in un atto consapevole. Ciò permette di rigenerare, rivitalizzare e purificare il corpo, la mente, le emozioni e la coscienza, risvegliandosi in uno stato di piena consapevolezza di sé. Come si procede lungo il percorso dei «ventotto respiri per cambiare vita»? E quali risultati si possono ottenere con la pratica? Abbiamo elaborato quella che abbiamo definito «la sequenza perfetta»: cinque passaggi capaci di riconnetterci con i ritmi naturali della vita e stimolare il bilanciamento di quattro neuromodulatori responsabili del nostro equilibrio psico-emotivo: dopamina, noradrenalina, serotonina e ossitocina. La giusta interazione tra questi neurotrasmettitori riconduce il nostro organismo a uno stato di salute e benessere. La pratica consiste in minimo tre e massimo sette cicli da ventotto respiri naso-bocca, seguiti da 15/30 secondi di apnea a polmoni vuoti, per terminare con sette minuti di fase contemplativa, in stato di silenzio e presenza, e un pensiero di gratitudine; una sequenza ritmica perfetta per rigenerare mente e corpo e regolare la chimica del nostro cervello. Ha lo scopo di ritrarre l’attenzione dalla percezione del mondo e dall’azione, per concentrarla nella consapevolezza interiore di essere, portandoci in uno stato meditativo; se praticata regolarmente, 40
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Oggi le neuroscienze stanno dimostrando ciò che millenni fa le tradizioni sapienziali applicavano mediante pratiche che
permettono di regolare e potenziare a
comando le risorse energetiche e gli stati
di lucidità, motivazione e pace interiore con l’ausilio della mente.
ha il potere di farci iniziare ogni giornata pieni di energia, gioia e armonia, ribilanciando l’intero organismo, dalla mente al funzionamento delle cellule, con un impatto positivo sulla salute del corpo, l’energia vitale, la qualità delle emozioni, l’equilibrio della mente, l’integrazione del proprio passato e la sfera esistenziale collegata al proposito della propria vita. Ci sono evidenze scientifiche a supporto di questa tecnica di respirazione consapevole? Oggi le neuroscienze stanno dimostrando ciò che millenni fa le tradizioni sapienziali applicavano mediante pratiche che permettono di regolare e potenziare a comando le risorse energetiche e gli stati di lucidità, motivazione e pace interiore con l’ausilio della mente. Nel libro, anche grazie al contributo di Diletta Marabini (psicologa clinica), Fiorina Bartiromo (dell’Istituto di scienze neurologiche dell’ospedale Bellaria di Bologna) e Giorgio Monti (dirigente medico di pronto soccorso del Sant’Orsola Malpighi di Bologna), abbiamo inserito un’ampia letteratura scientifica. Come la ricerca condotta dal neuroscienziato americano Andrew D. Huber-
man, docente di neurobiologia alla Stanford University School, che ha testato come un particolare ciclo di respirazioni stimolasse vitalità, motivazione e rigenerazione del cervello, favorendone la neuroplasticità, ovvero la capacità di modificare la propria struttura e apprendere nuove cose, a prescindere dall’età.
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Ecoturismo
Ecoturismo
a cura della redazione
In vacanza con Fido Sono sempre di più le strutture ricettive che accolgono anche i nostri amici a quattro zampe nei luoghi di villeggiatura. Ecco come trovarle e i consigli per partire preparati e senza stress, per noi e i nostri animali. Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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Se la meta prescelta è un paese estero, è necessario conoscere tutte le disposizioni precise sugli obblighi sanitari richiesti, rivolgendosi con largo anticipo alle Ambasciate della nazione in cui si intende andare.
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ono ormai tantissime le persone che portano in vacanza i propri animali domestici, soprattutto cani, ma anche gatti. E, fortunatamente, questa abitudine va nella direzione esattamente contraria a quella degli abbandoni estivi, fenomeno che negli anni aveva finito per costituire una vera e propria emergenza e che ora pare stia rientrando. L’orientamento degli italiani vira infatti sempre più nettamente verso l’identificazione del cane e del gatto come membri della famiglia. Il 44,7% degli italiani accoglie un animale nella propria casa. Dal 2015 al 2022 il numero è raddoppiato: a vivere con un animale in casa sono quasi 4 italiani su 10 (fonte Eurispes 2022). A fronte di questo trend, anche le strutture ricettive e gli stabilimenti balneari hanno iniziato ad attrezzarsi per accogliere i
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clienti con i loro amici a quattro zampe. Ne parliamo con Alessandra Ferrari, responsabile Lav (Lega antivivisezione) per l’area «Animali familiari».
Alessandra, cosa consiglia la Lav quando si tratta di partire con i propri animali? Accogliamo positivamente il fatto che aumentino le strutture ricettive che si attrezzano per accogliere gli animali familiari e ci sono delle buone prassi che noi di Lav consigliamo di attuare prima della partenza, tra cui: sottoporre l’animale a una visita veterinaria; ricordare che i cani devono essere sempre identificati con il microchip (può essere utile far mettere il microchip anche al gatto, nonostante non sia obbligatorio se non in Lombardia e Puglia, perché potreb-
Ci sono piattaforme di libera consultazione attraverso le quali si possono individuare strutture ricettive che accolgono gli animali e offrono un servizio adeguato?
Ecoturismo
be rivelarsi utile in caso di allontanamento o smarrimento); munire l’animale di una medaglietta di riconoscimento recante il suo nome e un recapito telefonico del proprietario; portare con sé il libretto sanitario e una foto recente dell'animale da utilizzare in caso di smarrimento.
In risposta alla crescente domanda per mete, itinerari e strutture ricettive adatte a un viaggio con i nostri amici quattro zampe, negli ultimi anni sono nati diversi motori di ricerca specializzati. È sufficiente inserire le parole chiave su Google per avere l’imbarazzo della scelta: troviamo Dogwelcome.it, Tripfordog. com e altri ancora. Consigliamo di prediligere le piattaforme che permettono agli utenti di inserire le loro recensioni o che prevedano una community per avere pareri e opinioni altrui su cui fare affidamento.
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News e appuntamenti dalle Rive
Rete italiana villaggi ecologici
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Al via il raduno estivo della Rive! Un’occasione per conoscere da vicino i protagonisti di un mondo sempre più in espansione
Anche quest’anno la Rive, Rete italiana villaggi ecologici, torna a incontrarsi e l’occasione sarà il XXV° raduno estivo. Dal 27 al 30 luglio l’appuntamento è presso l’ecovillaggio Progetto Meraki, situato nella cornice verde dell’appennino emiliano lungo la «Via degli Dei». Si tratta di un’occasione per conoscere un mondo differente e coloro che stanno sperimentando modi nuovi di rapportarsi alla natura, all’economia e alle relazioni. Sono previste attività con i protagonisti degli ecovillaggi e workshop comunitari in una cornice di festa. Il raduno estivo è «una grande opportunità per immergersi nel mondo comunitario e nei modi di pensare la vita nelle sue mille sfumature» sottolinea Francesca Guidotti, ex presidente Rive, che aggiunge: «È stupefacente come, dopo 25 edizioni, ci sia la stessa passione dell’inizio nell’aprirsi al nuovo». Questo evento è «un’occasione di coesione e armonia con la natura che ci ospita» gli fa eco Matteo Virone, membro del gruppo tecnico Rive e residente a Meraki.
Per partecipare: www.ecovillaggi.it
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Gli altri incontri estivi e internazionali
• Germania: presso la comunità tedesca di Nature
Community la Rete internazionale Gen si riunirà dal 12 al 17 luglio. www.ecovillagegathering.org
• Spagna: l’incontro estivo della rete spagnola Rie è previsto presso l’ecovillaggio Oasis Al-Hamam nel mese di agosto. www.ecoaldeas.org
• Francia: il festival degli ecovillaggi francesi si tiene dal 23 al 27 agosto presso l’ecovillaggio di Sainte-Camelle. www.cooperative-oasis.org/festival-oasis-2023
La situazione è migliorata in Italia negli ultimi anni? Quali sono le regole per non sbagliare, anche in caso di viaggio all’estero? L’offerta è indubbiamente aumentata, in risposta alla domanda sempre crescente. Quindi al momento le soluzioni per poter portare con sé proprio cane o gatti non mancano. Ogni scelta naturalmente deve tener conto dei bisogni, delle particolari fasi della vita dell’animale e delle sue abitudini. Per una vacanza piacevole è importante organizzarsi bene e seguire alcune semplici regole, come ad esempio: scegliere una meta adatta al cane o al gatto tenendo conto dell’età, del temperamento, delle abitudini, di eventuali patologie che potrebbero acutizzarsi e degli ambienti che meglio si prestano a soddisfare le sue esigenze; informarsi sugli obblighi sanitari richiesti nel luogo; programmare il viaggio con largo anticipo, almeno due mesi, per adempiere agli eventuali obblighi previsti dalla regolamenta46
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zione sanitaria; informarsi sui regolamenti delle varie compagnie aeree, marittime e ferroviarie. Se la meta prescelta è un paese estero, per avere tutte le informazioni utili consigliamo di rivolgersi con largo anticipo alle ambasciate della nazione in cui si intende andare (www.esteri.it). Soprattutto se la destinazione è un Paese terzo, è consigliabile contattare l’ambasciata per sapere se in quella nazione vigono particolari norme per l’ingresso di animali domestici. Gli Enti nazionali per il turismo possono fornire informazioni utili sull’accettazione degli animali in locali pubblici, mezzi di trasporto, accesso alle spiagge e possibilità di ingresso per cani appartenenti a razze ritenute «pericolose». È bene ricordare che cani, gatti, ma anche furetti, devono essere identificati con microchip o tatuaggio, devono essere vaccinati contro la rabbia (la vaccinazione deve essere eseguita da almeno 21 giorni e deve essere in corso di validità) e muniti del passaporto europeo per animali da compagnia. Il passa-
porto è indispensabile: altrimenti, in mancanza di questo documento, da richiedere al Servizio veterinario pubblico con largo anticipo rispetto alla data di partenza, gli animali non potranno lasciare l’Italia.
Riguardo alle spiagge, qual è l'attuale normativa in Italia per la presenza degli animali domestici? Nessuna legge statale o regionale vieta di portare sulle spiagge libere i propri animali di famiglia. Anzi, alcune Regioni (al momento Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Molise, Toscana, Puglia e Veneto) lo consentono espressamente. Nel 2019 il Tar del Lazio ha evidenziato che la scelta di vietare l’ingresso agli animali sulle spiagge destinate alla libera balneazione risulta irragionevole e illogica, oltre che irrazionale e sproporzionata, anche alla luce delle indicazioni regionali che attribuiscono ai Comuni il potere di individuare, in sede di predisposizione del Piano
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di utilizzazione aziendale, tratti di arenile da destinare all’accoglienza degli animali «da compagnia». In generale è sempre consigliato verificare con il Comune in questione prima di prenotare, onde evitare brutte sorprese.
Alessandra Ferrari, responsabile Lav per l’area «Animali familiari».
Ci sono spiagge particolarmente attrezzate nel nostro paese per ospitare anche gli animali? Sul litorale italiano sono molte le «Bau Beach». Alcune regioni sono maggiormente virtuose, altre meno, ma è facile individuarle attraverso i siti specializzati o i siti dei Comuni. Per quanto riguarda
il resto d’Europa, la situazione e la normativa variano da Paese a Paese, è quindi consigliato informarsi bene prima di prenotare.
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Preambolo Ci troviamo in un momento di svolta. Dopo aver saccheggiato il Pianeta in preda all’ubriacatura del «sempre di più», stiamo lentamente capendo che, se vogliamo garantirci un futuro, dobbiamo cambiare regime. Fondamentalmente dobbiamo accettare di consumare di meno e produrre in maniera più rispettosa dei cicli naturali. Due regole che valgono ancor di più in ambito agricolo, considerato che in questo settore gran parte del lavoro è svolto dalla natura. Ma sarebbe un errore pensare che il passaggio dall’agricoltura industriale a quella naturale richieda solo un cambiamento di tecniche produttive. Le ricadute sui livelli produttivi e sui prezzi richiedono anche cambiamenti di tipo sociale, in modo da evitare contraccolpi ai consumatori con meno soldi e ai produttori più fragili. Questo è il tema di cui ci occupiamo.
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1 L’agricoltura industriale da abbandonare L’agricoltura industriale va fermata perché uccide. Attraverso l’uso sconsiderato di fertilizzanti, antiparassitari, diserbanti e mezzi pesanti, l’agricoltura industriale distrugge i suoli fertili, compromette la biodiversità, inquina le falde acquifere, minaccia la nostra salute. Si stima che il suolo ospiti il 25% di tutta la biodiversità esistente sul Pianeta: da insetti a funghi, da lombrichi a batteri, da molluschi a virus. Varietà estremamente diverse fra loro per dimensione e forma di vita, ma tutte fondamentali per arricchire il terreno di nutrienti, regolare la presenza di acqua e svolgere molte altre funzioni utili allo sviluppo delle piante. Il loro sterminio degrada la terra a polvere che viene spazzata via dai venti o dilavata dalle piogge, trasformando i terreni in substrati sterili. A causa dell’erosione, nella sola Europa si perdono ogni anno 970 milioni di tonnellate di suolo fertile, 24 miliardi a livello mondiale.
I veleni sparsi dall’agricoltura industriale distruggono anche gli insetti. Basti dire che le varietà di api viventi oggi sono il 25% in meno di quelle esistenti prima del 1990. Con grave danno per l’agricoltura stessa, perché gli insetti sono di fondamentale importanza per l’impollinazione. Fertilizzanti e veleni cosparsi sui terreni finiscono per penetrare in profondità inquinando le falde acquifere. In Italia i dati più preoccupanti riguardano il Centro Nord dove risultano inquinati fra il 70% e il 90% dei punti monitorati. Ma non scherzano neanche Sicilia, Puglia, Campania. L’industria alimentare si sforza di convincerci che sulla nostra tavola arrivano solo prodotti incontaminati, ma numerose ricerche hanno appurato che nella frutta, nella verdura e nelle farine rimangono importanti tracce di pesticidi, che nel tempo possono provocare problemi seri alla nostra salute.
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2 Sulle spalle dei contadini L’agricoltura industriale guidata dal profitto non produce cibo per la vita di tutti, ma merci per l’arricchimento di pochi. E non certo dei contadini a diretto contatto con la terra, ma di chi occupa ben altre posizioni. Se esaminiamo la filiera agricola scopriamo che il settore è strutturato a sandwich. Sopra ci sono le imprese che forniscono i fattori produttivi: sementi, fertilizzanti, pesticidi. Sotto le imprese che fanno incetta di prodotti agricoli da rivendere alle industrie alimentari e ai supermercati. Nel mezzo ci sono gli agricoltori che finalmente seminano e raccolgono. È l’economia dell’estrazione, dove le imprese di sopra e di sotto sono quelle che fanno i soldi con strategie contrapposte: le prime imponendo alti prezzi sui prodotti che vendono, le seconde imponendo bassi prezzi sui prodotti che acquistano. È la tirannia di chi sa di poter agire indisturbato in settori dominati da pochi colossi. Lo prova il fatto che una manciata di multinazionali, fra cui Bayer, Monsanto, Syngenta e DuPont, controlla il mercato degli ingredienti, mentre un’altra manciata, fra cui Cargill, Bunge, ADM e Dreyfus, controlla i mercati di sbocco di cereali, soia, cacao e altre derrate alimentari.
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3 Mala-produzione tra fame e obesità Nella logica del profitto a ogni costo, cosa produrre, come e per chi, conta poco. L’importante è vendere sempre di più creando un divario sempre più ampio fra spese e ricavi. In fondo il nocciolo del capitalismo è tutto qui. Così l’agricoltura è stata trasformata in un gigantesco tritacarne dentro il quale la terra è un semplice substrato da inondare di chimica per ottenere la crescita forzata delle piante; le sementi un’accozzaglia di molecole da modificare in base ai calcoli di migliore resa finanziaria; i lavoratori braccia da sfruttare; i consumatori anatre da ingozzare in base alla loro capacità di acquisto: a digiuno chi non ha soldi da spendere, all’ingrasso tutti gli altri. Nella logica ossessiva della crescita, l’agricoltura industriale ha prodotto cereali e leguminose in quantità più elevata di quanto i ricchi possano assorbirne mangiandoli direttamente. La soluzione trovata per smaltirli è stata l’espansione del consumo di carne che permette di dirottare verso l’allevamento animale il 40% di tutti i cereali prodotti. Aggiungendo così problema a problema, perché l’allevamento animale contribuisce al 14% di tutti i gas serra responsabili dei cambiamenti climatici. In questo modo l’agricoltura industriale distrugge la natura per condannare 850 milioni di persone alla fame e un altro miliardo all’obesità.
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4 Tornare alla natura L’agricoltura industriale è figlia della nostra superbia, del mito della nostra superiorità, che ha cominciato a strutturarsi attorno al XVIº secolo, quando abbiamo esaltato la nostra intelligenza e il nostro saper fare.
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Scoprendoci capaci di inventare macchine, pro-
L’unico modo per garantirci un futuro è tornare a pra-
durre manufatti, comporre nuovi materiali, ci sia-
tiche agricole rispettose della natura, dei suoi ritmi e
mo montati la testa fino a sentirci padroni del
dei suoi meccanismi biologici. Pratiche ampiamente
mondo. A un tratto abbiamo pensato di poter
note, come quelle di arricchire i terreni con letame,
dominare la natura, di poterla violentare per
avvicendamenti e sovesci anziché fertilizzanti chi-
adattarla alla nostra idea di progresso che rin-
mici, di combattere le malattie con consociazioni e
corre il mito della tecnologia, della velocità, della
altre pratiche di lotta biologica anziché l’uso di pesti-
crescita. Ma la natura ha le sue regole e se pre-
cidi, di usare tecniche di lavorazione leggere anzi-
tendiamo di ignorarle finiamo per farci del male.
ché attrezzature pesanti e modalità impattanti.
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5 Le 5 rivoluzioni necessarie
nel modo di procurarci il cibo
Sarebbe comunque un errore pensare che il passaggio dall’agricoltura industriale a quella naturale richieda solo un cambiamento di tecniche produttive. Le ricadute sui livelli produttivi e sui prezzi richiedono anche cambiamenti di tipo sociale in modo da evitare contraccolpi per i consumatori più poveri e per i produttori meno forti.
nel modo di alimentarci
In particolare, per coniugare sostenibilità con equità, si rendono necessarie almeno cinque rivoluzioni che rappresentiamo per immagini.
nei rapporti fra produttori e consumatori
nei rapporti fra produttori stessi
nel ruolo giocato dallo Stato Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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6 Mangiare diverso, mangiare tutti Il ritorno alle pratiche naturali può avere come esito una riduzione della produzione e tutti si chiedono come si possa nutrire una popolazione mondiale che oggi ha già raggiunto gli otto miliardi.
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Premesso che nel mondo di oggi la fame non è un
proteine, possono sostituire la carne. Con sommo
problema di produzione ma di distribuzione,
vantaggio per clima e suoli agricoli, considerato
una strada da battere è la riduzione degli
che a livello mondiale l’allevamento animale
allevamenti animali e quindi il consumo di
utilizza quasi l’80% delle terre agricole (pascoli
carne, in modo da recuperare cereali e legu-
e terre coltivabili), mentre fornisce solo il 20%
minose per l’alimentazione umana diretta.
delle calorie consumate dall’intera umanità.
A seconda del tipo di animale,
Più sobrietà, ma anche più territorialità e
servono da 7 a 25 calorie vege-
varietà sono le parole d’ordine per un’alimen-
tali per produrre una sola calo-
tazione sana e sostenibi-
ria animale. Per questo la carne,
le. Ad oggi si conoscono
se proprio non se ne vuole fare
oltre 6.000 varietà di
a meno, va limitata alle strette
vegetali coltivabili, ma
necessità di carattere protei-
solo 200 di esse domina-
co. Tutta quella consumata in
no la produzione alimen-
eccesso, il nostro organismo
tare globale. Addirittura solo nove
la utilizza a fini energetici. E
prodotti (canna da zucchero, mais,
gliene siamo grati. Ma man-
riso, frumento, patate, soia, palma
giare carne per ricavarne
da olio, barbabietola da zucchero,
calorie è come bruciare pez-
manioca) contribuiscono da soli al
zi d’antiquariato per scaldarsi.
66% dell’intera produzione agricola
Per ragioni di efficienza, le
mondiale. Una pericolosa concentra-
calorie vanno ricercate nei
zione indotta dall’agricoltura industria-
prodotti che la terra ci offre
le che bisogna invertire riscoprendo
direttamente. Non solo cereali,
le varietà locali che, oltre a garanti-
tuberi, frutta secca, ma anche
re più sicurezza alimentare, sono le
legumi che, essendo ricchi in
più indicate per ogni singolo habitat.
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7 Il paradosso economico della coltivazione naturale In termini monetari, l’agricoltura naturale costa meno di quella industriale perché non c’è da comprare né sementi (che si autoproducono), né fertilizzanti e veleni. Ma a causa dei raccolti più bassi per ettaro e per ore dedicate, i produttori sono costretti ad applicare prezzi di vendita più alti per garantirsi remunerazioni dignitose in linea con gli altri comparti economici. Ecco perché il consumo di prodotti ottenuti con metodi naturali viene ritenuto insostenibile da parte dei consumatori a basso reddito. Ma non è un destino inevitabile. Esistono modi per abbattere il prezzo finale dei prodotti alimentari, ma serve un cambio di mentalità rispetto al modo di procurarci il cibo, ai rapporti da intrattenere fra produttori e consumatori, ai rapporti che i produttori debbono instaurare fra loro stessi e anche al ruolo del soggetto pubblico. Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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8 Il valore della
prosumazione
Un primo modo per abbattere i prezzi è sbarazzarsi di loro tramite l’autoproduzione, ossia producendo da soli ciò che ci serve.
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In altre parole dobbiamo smettere di concepirci solo
La FAO indica negli orti urbani una via importante di
come consumatori e vederci piuttosto come prosu-
produzione di cibo a livello mondiale.
matori, al tempo stesso produttori e consumato-
Molti sindaci lo hanno capito e sono essi stessi a met-
ri. Succede in ambito energetico quando dotiamo
tere a bando i terreni urbani inutilizzati. Secondo varie
le nostre case di pannelli solari e può succedere in
stime, sono ormai centinaia i comuni che hanno atti-
molti altri ambiti, compreso quello alimentare. Cer-
vato orti urbani da far gestire ai cittadini. La proposta
to non si può pretendere che ciascuno di noi coltivi
è rivolta non solo a chi intende lavorarli in forma pri-
il proprio campo di grano o di mais, questi prodotti
vata, ma anche in maniera collettiva, perché insieme
rimangono di competenza di chi fa l’agricoltore di
i problemi si risolvono meglio. E se ci aggiungiamo
professione. Ma molti di noi possono coltivare un
che alcuni sindaci hanno anche preteso una ricaduta
fazzoletto di terra per ottenere verdure di stagione
sociale, capiamo perché possiamo trovare orti urbani
destinate all’autoconsumo. I più facilitati sono coloro
gestiti da un numero consistente di persone che oltre
che abitano nei piccoli paesi circondati da terra agri-
a lavorare assieme, a condividere le spese, a spartirsi
cola. Ma anche nelle città esistono terreni inutilizzati
i raccolti, devolvono parte della produzione alle strut-
da destinare a orti urbani.
ture assistenziali della città.
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9 Produttori e consumatori
oltre il rapporto monetario Un altro modo per ottenere prodotti a minor prezzo è pagare parte di ciò che si acquista fornendo lavoro anziché denaro. Potrebbe essere l’aiuto per preparare il terreno, per
dalla volontà di assicurarsi vantaggi reciproci, tra-
trapiantare, per raccogliere. Ma anche per tenere
mite la produzione di frutta, verdure e altri prodot-
la contabilità, curare gli acquisti di materiale, pre-
ti destinati ai membri della comunità, ottenuti nel
parare i pacchi da consegnare.
rispetto di ritmi e cicli naturali.
Ovviamente questa forma di interazione con i pro-
Ogni comunità ha la propria forma giuridica e i pro-
duttori richiede due condizioni. Prima di tutto rap-
pri accordi interni. Certune sono organizzate sotto
porti stabili sull’esempio dei Gruppi di acquisto
forma di cooperative, altre come semplici associa-
solidale (Gas). Inoltre ci vuole un grado di coin-
zioni, o addirittura come gruppi informali. Inoltre ci
volgimento che va ben oltre il semplice rappor-
sono quelle che caricano la responsabilità finan-
to commerciale. Quando si compra contano solo
ziaria solo sui produttori, mentre i consumatori si
il denaro e la merce; quando si collabora ci vuole
impegnano a fornire ore di lavoro e ad acquista-
conoscenza, fiducia, attenzione reciproca. In altre
re i prodotti a prezzi predeterminati. Altre, invece,
parole, ci vogliono accordi di collaborazione che a
prevedono un coinvolgimento finanziario anche da
volte si esauriscono in rapporti bilaterali fra produt-
parte dei consumatori, fino a ottenere attività pro-
tori e singoli consumatori. Altre volte invece pos-
duttive possedute e gestite in forma collettiva in
sono diventare processi collettivi che sfociano in
tutte le fasi compresa quella decisionale. Ma al di
vere e proprie comunità di produzione e di consu-
là dell’organizzazione, tutte le Csa hanno un fonda-
mo. Esperienze che vanno in questa direzione sono
mento in comune: fra i membri si creano rapporti
le cosiddette Comunità di sostegno all’agricoltu-
non solo di tipo economico, ma anche umano, cul-
ra (Csa): patti di solidarietà di cui fanno parte consumatori e produttori, uniti
turale e sociale. Se ne può sapere di più visitando il sito www.reteitalianacsa.it
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10 Patti di
economia solidale
ad ampio raggio Mentre la solidarietà dei consumatori può contribuire a ridurre i prezzi di vendita tramite la fornitura di lavoro non pagato, quella fra produttori può contribuire ad abbattere i costi di produzione.
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Per esperienza, i piccoli agricoltori sanno che
risultato l’abbattimento dei costi, precondizione
la collaborazione fra loro è il modo migliore per
per prezzi più bassi al consumo.
affrontare le difficoltà, siano esse di carattere
Alcune realtà hanno anche sperimentato filiere
finanziario, tecnico o lavorativo. Lo testimoniano
produttive con forme di specializzazione al loro
tutte le forme di aiuto reciproco che si sono svilup-
interno: ogni produttore si concentra su una pro-
pate lungo la storia: da quelle più informali basa-
duzione specifica da mettere al servizio di tutti gli
te sullo scambio di vicinato di attrezzi e lavoro, a
altri operatori. E può succedere che la rete di col-
quelle più organizzate sotto forma di cooperative
laborazione sia integrata dalla presenza di grup-
per l’acquisto in comune di attrezzature costose o
pi di acquisto solidale o di comunità di sostegno
per la costruzione condivisa di magazzini, canti-
all’agricoltura, tutti stretti fra loro da un patto di
ne, mulini, laboratori. Tutte scelte che hanno come
economia solidale.
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11 Servizi gratuiti forniti dallo Stato Un altro soggetto che può aiutare a ridurre i costi di produzione, e quindi i prezzi finali, è lo Stato, nelle sue varie espressioni di governo centrale, regionale o comunale. Uno Stato deciso a svolgere un ruolo guida in
Inoltre, dovrebbero essere garantiti gratuitamente i
ambito economico, ambientale e sociale, intervie-
servizi di sostegno alla produzione, come assisten-
ne non solo tramite fisco, sovvenzioni e regole, ma
za e formazione veterinaria, consulenza e forma-
anche tramite servizi gratuiti garantiti alla cittadi-
zione agraria, esami di laboratorio e quant’altro
nanza e ai piccoli produttori. Ad esempio, per faci-
serva per la gestione di piccole attività di coltiva-
litare il ripopolamento delle campagne dovrebbe
zione e di allevamento. Ciò stimolerebbe non solo
essere offerta assistenza finanziaria ai giovani desi-
il ritorno alle attività agricole, ma consentirebbe di
derosi di avviare un’attività agricola, mentre ogni
ottenere buoni risultati a costi contenuti con rica-
frazione dovrebbe essere dotata dei servizi essen-
dute positive anche per i consumatori.
ziali in ambito sanitario, educativo, dei trasporti,
Allo stesso modo, il soggetto pubblico potrebbe
delle telecomunicazioni.
abbattere i costi di distribuzione fornendo spazi urbani gratuiti per i mercati contadini o facendosi carico della gestione di spazi stabilmente dedicati ai mercati rionali e contadini.
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12 Integrazione al reddito
per servizi di custodia ambientale Un tempo i contadini non si prendevano cura solo delle coltivazioni, ma anche del territorio. Pulivano i boschi, costruivano muretti a secco, gover-
penso per tale servizio. Con beneficio anche per i
navano i corsi d’acqua. Oggi che tutto questo non
consumatori, perché i contadini che godono di più
si fa più, dilagano frane, incendi e alluvioni. Dunque
fonti di reddito hanno meno difficoltà a ridurre i prezzi
sarebbe interesse di tutti che questa funzione venis-
dei propri prodotti.
se recuperata immaginando dei contratti di custodia
Un paese che va in questa direzione è la Svizzera,
ambientale stipulati fra enti pubblici e piccoli produt-
dove sono previsti contributi non solo per i produt-
tori. Ognuno di loro potrebbe farsi carico della tutela
tori che rinunciano all’uso di pesticidi e altre pratiche
di porzioni di territorio e ricevere in cambio un com-
agricole nocive per l’ambiente, ma anche per chi coltiva includendo fra i propri obiettivi la bellezza del paesaggio. Un esempio da cui prendere spunto per un nuovo ruolo del pubblico e della politica al servizio dell'ambiente e della società.
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Grazie a: Ada Rossi, Rosario Floriddia, Maurizio Gioli, per il contributo di idee. Simone Puggelli, Gabriele Bindi, per la revisione dei testi. dossier a cura del Centro Nuovo Modello di Sviluppo progetto grafico Yoge Comunicazione Sensibile illustrazioni Rachele Bernardini tartitarta coord@cnms.it www.cnms.it Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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Ambiente
Ambiente
Linda Maggiori
Ceramica industriale: una produzione impattante
I cittadini che vivono vicino alle grandi industrie di piastrelle e alcuni medici stanno denunciando i rischi per la salute umana e ambientale di queste produzioni. Una voce forte che vuole abbattere il muro dell’indifferenza istituzionale.
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Q
uella della ceramica è una delle produzioni umane più antiche, diffusa in tutto il mondo e tramandata nei millenni, per la fabbricazione di utensili, anfore e vasi, oggetti di culto e artistici. Parallelamente alla produzione arti-
Oltre ai metalli pesanti normalmente presenti nei pigmenti, la smaltatura digitale di queste grandi lastre provoca, durante la cottura, la formazione di formaldeide, acroleina e solventi come il benzene, tutte sostanze note per i loro effetti cancerogeni.
d’asma: sono alcuni dei fastidi più frequenti (e a breve termine) che spesso avverte chi vive vicino alle industrie di ceramica. Nei poli industriali di Scandiano, Casalgrande Sassuolo, Fiorano, Castelvetro, Finale Emilia, Borgotaro, Mordano e anche a Faenza viene usata una tecnologia innovativa per la produzione di piastrelle con formati sempre più grandi, con uno spessore di pochi millimetri, con superfici altamente resistenti ad azioni meccaniche e corrosive. Questa tecnologia, se da una parte porta un vantaggio competitivo e maggiori introiti economici, dall’altra ha anche delle ripercussioni ambientali e sanitarie.
I fumi tossici emessi dall’azienda Laminam, che è stata causa di uno dei più gravi casi italiani di inquinamento da industria della ceramica, accaduto a Borgo Val di Taro (Pr), nell’Appennino tosco-emiliano.
gianale, portata avanti dai piccoli produttori o dalle botteghe, alla fine dell’Ottocento mosse i suoi primi passi l’industria della ceramica; iniziò così una produzione seriale, soprattutto di piastrelle. Ma solo a partire dagli anni ’60 e ’70 si automatizzò del tutto, aumentando enormemente i volumi. Nonostante il progresso tecnologico, persistono gravi problemi per la salute e l’ambiente. Cattivi odori, gola secca, bruciore, fatica a respirare, reazioni cutanee, riacutizzazioni di attacchi 70
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Edoardo Bai è medico, fa parte di Isde Italia (Associazione medici per l’ambiente) e da tempo si occupa delle industrie ceramiche. Recentemente ha anche scritto un libro a riguardo. «Oltre ai metalli pesanti normalmente presenti nei pigmenti, la smaltatura digitale di queste grandi lastre provoca, durante la cottura, la formazione di formaldeide, acroleina, solventi come il benzene, tutte sostanze note per i loro effetti cancerogeni. Gli stessi industriali ne sono a conoscenza,
Ambiente come si evince dal convegno di Assoceramica nel 2018» continua il dottor Edoardo Bai. «I danni provocati alla salute dei residenti sono immediati, dagli effetti a breve termine, come irritazioni e/o allergie provocate dai fumi emessi dal forno cottura, agli effetti cronici, che si manifestano a causa di esposizioni decennali».
Il mercato interno ed estero Classificati come «insalubri di prima classe» (DM.5/9/94), questi impianti sono dislocati dal Nord al Sud per un totale di 131 grandi aziende, con un totale di 18.528 addetti. L’Italia è il sesto produttore nel mondo, con un totale di 430 milioni di metri quadrati di lastre di ceramica prodotti nel 2021. L’80% della produzione nazionale si concentra nel distretto di Modena e Reggio Emilia, le altre province dell’Emilia-Romagna contribuiscono con circa il 10% del totale e nel resto d’Italia si concentra poco meno del 9% della produzione nazionale. Il fatturato totale delle aziende italiane supera i 6,16 miliardi di euro, derivanti per 5,2 miliardi dalle esportazioni e per 967 milioni di euro dalle vendite in Italia (dati Confindustria Ceramica). In pratica: le ceramiche escono, l’inquinamento resta.
Effetti sulla salute non indagati Uno dei casi più gravi di inquimento da industria della ceramica è accaduto a Borgo Val di Taro (Pr), un piccolo paese adagiato nell’Appennino tosco-emiliano. Da quando si è insediata Laminam, a fine 2016, i cittadini non hanno avuto pace. Continue segnalazioni di problemi respiratori, esalazioni maleodoranti... la stessa Arpae (Agenzia regionale per la protezione ambientale) tro-
vò emissioni di sostanze pericolose fuori dai limiti, in particolare benzene, formaldeide, acido solforico (irritante e corrosivo), nonché silice libera cristallina, Ipa, benzopirene. «I medici hanno denunciato un aumento di dermatite irritativa, reazioni orticarioidi e ulcere nasali in centinaia di cittadini di Borgotaro, soprattutto nei bambini delle scuole elementari e medie, che erano i più esposti» spiega Edoardo Bai «ma quello che più preoccupa sono gli effetti a medio e lungo termine». La ditta fu denunciata e numerose persone si costituirono parte civile. «Purtroppo, il processo è stato archiviato» spiegano dal comitato L’aria del borgo «ma la mobilitazione di migliaia di cittadini ha portato quantomeno all’introduzione di nuovi sistemi di filtraggio e i disturbi immediati sono diminuiti». Da tempo Isde chiede di fare una valutazione dei danni sanitari sulla popolazione che risiede vicino a questi grandi impianti inquinanti. «Abbiamo anche messo a disposizione la nostra rete di medici sentinelle» afferma Edoardo Bai «ma ancora non ci sono studi epidemiologici né di medio o lungo termine». A Mordano (Bo), nella Borgata Chiavica, i cittadini distano circa 300 metri dall’azienda Florim che tra il 2016-2017 si è insediata su una vecchia azienda di ceramica, ampliandosi e avviando le produzioni delle grandi lastre. «In questa borgata siamo circa 220 residenti» raccontano Rita Giovannini e Gabriele Marani. «Le polveri continuano incessantemente a cadere su di noi e sulle nostre case, i limiti di rumore notturno vengono frequentemente superati. In questi anni ci sono stati molti sforamenti, accertati da Arpae, tra cui un’emissione abbondantemente fuori dai limiti di acido fluoridrico.
A Mordano (Bo), nella Borgata Chiavica, le abitazioni dei cittadini distano circa 300 metri dall’azienda Florim, e su di loro ricadono i rischi più pericolosi derivanti dall’inquinamento dell’aria.
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Federico Squassabia è ex assessore all’ambiente di Mordano ed è stato allontanato dalla giunta nel gennaio 2023 per i contrasti insorti proprio sulla Florim.
Dopo l’installazione dei postcombustori, gli odori nauseabondi e irritanti si sono ridimensionati, ma sono ancora presenti. A causa di queste esalazioni spesso siamo obbligati a chiuderci in casa, anche d’estate. Viviamo con l’ansia di non sapere cosa stiamo respirando, nessuno studio è mai stato condotto sull’effetto sinergico di queste sostanze. Le Migliori tecniche disponibili (Bat) imposte a questo settore, cioè le migliori soluzioni in grado di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e bassi livelli di emissioni di inquinanti, risalgono solo al 2007!». Nonostante la grave situazione, nonostante una petizione e una diffida inviate al Sindaco da parte dei cittadini, la Florim ha chiesto il permesso di espandersi e incrementare la produzione. Un ampliamento approvato dal consiglio comunale di Mordano a ottobre dello scorso anno. «Oltre 40.000 metri quadrati di campagna saranno cementificati e si aggraverà la già pesante situazione di inquinamento» denuncia il circolo Legambiente Medicina. Il Comitato Borgata Chiavica, indignato da questa decisione, a marzo 2023 ha presentato ricorso al Presidente della Repubblica e sta aspettando la sentenza. Ma i problemi non riguardano solo l’inquinamento dell’aria.
Sversamenti e metalli pesanti «Abbiamo segnalato e denunciato diversi sversamenti di liquidi biancastri dalla Florim nel canale Mezzale, l’ultimo a dicembre 2022. Dopo le prime minimizzazioni da parte delle autorità, le analisi Arpae hanno appurato livelli elevati di metalli come cromo, rame, piombo, nichel e zinco, tutte sostanze pericolose» spiega Federico Squassabia, musicista ed ex assessore all’ambiente di 72
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Mordano, allontanato nel gennaio 2023 dalla giunta per i contrasti insorti proprio sulla Florim. «Ci si ritroverà quindi con un aumento di inquinanti (anche diossina) a causa delle due linee produttive e del traffico pesante in più. Le mitigazioni individuate (bosco urbano sui terreni adiacenti al piazzale) sono state ridotte di molto (due ettari) dalla regione Emilia Romagna nel giorno finale della conferenza dei servizi. Altro fattore negativo sono i consumi altissimi di metano, che aumenteranno ulteriormente, arrivando a circa 47 milioni di metri cubi l’anno» precisa Squassabia.
Un’industria ad alta intensità energetica Anche a livello ambientale la ceramica industriale pone molti dilemmi. I processi di produzione sono ad alta intensità energetica, i forni non possono ridurre la loro temperatura e convertirli ad energia rinnovabile, ad oggi, è molto difficile. Ci sono alcuni progetti, per ora non ancora attivi, come quello della Iris di Modena, il cui «forno a idrogeno green» dovrebbe essere alimentato per metà con idrogeno e metà con metano. Ma anche se si riuscisse a realizzare, non affrancherebbe dal fossile l’industria ceramica. «La transizione energetica nel comparto ceramico non sarà possibile con i volumi attuali. Produciamo molto di più di quello che abbiamo bisogno in Italia, la produzione per lo più è orientata all’export. È un’industria che è oggettivamente troppo impattante per stare, con questi volumi, nel bacino padano, che è considerato tra le aree più inquinate d’Europa» conclude amaramente Squassabia. «In un mondo finito, non c’è spazio per una crescita infinita»: questo è un principio che vale anche per l’industria ceramica
Quando un’azienda può dirsi sostenibile? Massimiliano Marchesini Due Emme Pack
che non può più ampliarsi a scapito della salute umana e ambientale, alimentando tra l’altro l’estrattivismo. Anche noi cittadini possiamo orientarci a favore di alternative più ecologiche (come
il cotto artigianale, il cocciopesto, o il parquet certificato Fsc), fermo restando che è sempre meglio riusare e recuperare l’esistente piuttosto che comprare il nuovo.
Rilascio accidentale di barbottina nel canale Mezzale provocato dall’attività produttiva di Florim. Si tratta di uno scarico definito da Arpae pericoloso per il contenuto di metalli pesanti.
pubbliredazionale
Volta la carta
Misurare i valori legati ai principi Esg (Environmental, social and governance) offre la possibilità di certificare i valori non economici nelle aziende, per supportare la crescita sostenibile. L'applicazione dei principi Esg può essere vissuta in due modi: o come un obbligo di legge a redigere il bilancio di sostenibilità oppure come una preziosa opportunità per promuovere la propria azienda e riposizionare il brand. Il dibattito sul bilancio di sostenibilità diventa ogni giorno più attuale: cresce il numero delle organizzazioni che, in modo volontario, lo redigono e lo presentano ai propri stakeholder per promuoversi e raccontarsi. Se rendicontare la sostenibilità non è oggi obbligatorio per tutte le aziende, nel prossimo futuro le imprese in Europa tenute a pubblicare il proprio report passeranno da 11 mila a quasi 50 mila. La vera sfida è quella di rendere la sostenibilità parte integrante di ogni processo operativo aziendale, cogliendo anche una preziosa opportunità per promuovere e riposizionare il brand della propria azienda. In questo senso il bilancio sociale può essere definito come il documento di carattere informativo con cui l’azienda comunica il proprio impegno (assunzione di responsabilità), gli obiettivi che intende raggiungere e i traguardi già ottenuti in tre aree chiave: ambito ecologico (l’azienda comunica come vengono utilizzate le risorse naturali e qual è il suo impatto ambientale); ambito economico (l’azienda rappresenta le modalità con cui genera e ridistribuisce ricchezza, aiuta a far progredire il Paese e a ridurre la disoccupazione); ambito sociale (l’azienda illustra come tutela i diritti dei lavoratori, come si impegna a ridurre i divari di genere e a favorire la crescita del territorio in cui opera). Per approfondire: www.naturalmenteioamolacarta.it
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Giornalismo a fumetti Potrebbe interessarti terranuovalibri.it
Link di approfondimento agli enti citati Caretta Calabria Conservation
www.carettacalabriaconservation.org
Sea Turtle Clinic www.uniba.it/it/ricerca/ dipartimenti/dipmedveterinaria/ Dipartimento/sezioni/chiru_e_ med_int Crtm - Centro di recupero tartarughe marine WWF di Molfetta www.facebook.com/ crtmolfetta/?locale=it_IT Fratini d'Italia Reportage a fumetti sul Fratino, minuscolo uccello a rischio di estinzione che vive sulle nostre spiagge. di Franco Sacchetti
Per conoscere i centri di recupero nazionali delle tartarughe, visita «Tartapedia»: www.tartapedia.it/elenco-centrirecupero-tartarughe-marine
Caretta icaretta: partecipa al crowdfunding Caretta icaretta è un libro illustrato dedicato alle tartarughe marine della specie Caretta caretta e agli attivisti impegnati nella sua tutela. Per sostenere la sua pubblicazione, puoi partecipare al crowdfunding su: www.produzionidalbasso.com/ project/caretta-icaretta Franco Sacchetti è un fumettista, scrittore e attivista ambientale. È autore del blog di denuncia «A chi Jova Beach Tour – Cronache di ordinario delirio dalle nostre spiagge» contro i grandi eventi in spiaggia e nei siti naturali. Per saperne di più: www.francosacchetti.it
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Nella foto, Elias Amidon
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Il Cammino Aperto:
la via per riconoscere la non-dualità www.terranuova.it
Spiritualità
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Alexis Myriel
Elias Amidon, guida spirituale da molti anni, ci accompagna in un percorso di risveglio della coscienza e di piena consapevolezza, traendo insegnamenti dalle più antiche religioni e filosofie.
Riconoscere che la nostra natura fondamentale è la consapevolezza, piuttosto che tutte le storie con le quali ci siamo identificati, è liberatorio. Per questo si chiama “risveglio”: ci risvegliamo al nostro stato naturale, uno stato conosciuto come “pura consapevolezza”, “assenza da sé”, “non-dualità”, “unità”, “spirito originale” e molti altri termini»: sono le parole con cui Elias Amidon, direttore spirituale di The Sufi Way1 e guida spirituale, ci rimanda con semplicità ciò che nei suoi lunghi anni di studio e pratica ha appreso e insegna nel mondo. Nel suo libro, profondo e delicato, Il Cammino Aperto (Terra Nuova Edizioni), Amidon parla proprio di un percorso di «risveglio alla presenza spontanea della consapevolezza» ed è su questo percorso che accompagna il lettore. «La consapevolezza è la nostra natura più intima ed essenziale» spiega l’autore. «È la base del nostro essere. Se mi chiedo “Io cosa sono?”, potrei descrivere il mio carattere, la mia storia e il lavoro che svolgo: ad esempio, sono un falegname, un musicista jazz, una madre, un figlio, qualcuno a cui piace cucinare, sono timido o sicuro di me o qualcuno che non si sente all’altezza degli altri, ma queste sono tutte percezioni con cui mi sono identificato e che so-
no cambiate nel corso della mia vita. Cosa non è cambiato? Qual è l’essenza del mio essere, l’essenza senza la quale non sarei più? La consapevolezza. L’essenza del mio essere, del suo e di quello di tutti, è la consapevolezza».
Il nostro stato naturale Amidon sviluppa qui la sua riflessione partendo dalla domanda: che cos’è questa consapevolezza che siamo? «Quando cerchiamo di trovarla, non vediamo niente» spiega. «Qualunque cosa sia, la consapevolezza è trasparente. Non appare come un oggetto che possiamo descrivere. Sembra essere totalmente aperta, senza limiti. Non ha colore né si può sentire o percepire. La consapevolezza resiste a qualsiasi definizione, eppure sappiamo di essere consapevoli: è un’evidenza. È spontaneamente presente. Il paradosso di dire che c’è un cammino verso il risveglio, verso il nostro stato naturale, è che siamo già svegli, che non c’è nessun posto in cui andare. Il nostro stato naturale è quello e non dobbiamo fare nulla per renderlo tale. Nella misura in cui c’è un cammino, questo consiste nel lasciar andare, nel rilassarsi nell’apertura consapevole della nostra natura originaria, libera da supposizioni su chi siamo o da conclusioni su
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Per approfondire ∙ terranuovalibri.it Il Cammino Aperto Una guida pratica per risvegliare la presenza spontanea della consapevolezza Elias Amidon
ciò che è reale. Spesso dico che l’indicazione essenziale data dal Cammino Aperto è semplice: rilassarsi dal fare compulsivo e dal lavorio mentale, riconoscendo l’immanenza del qui-e-ora per ciò che è in modo naturale. Con questo semplice riconoscimento sperimentiamo la liberazione dalle nostre insicurezze, dai dubbi su noi stessi e dai giudizi degli altri, e di conseguenza siamo in grado di rispondere spontaneamente a qualsiasi cosa si presenti a noi con equanimità, creatività e un cuore gentile».
La comunanza di ideali Amidon ha conosciuto e approfondito nel tempo diversi approcci e filosofie, dal sufismo al buddismo e molto altro, e ne ha tratto una sorta di «sintesi» personale. «Quando ero un giovane alla ricerca della “verità”, mi sono imbattuto negli insegnamenti dello straordinario Sufi Inayat Khan, che portò il sufismo in Occidente all’inizio del Novecento» spiega Elias. «Il cuore del messaggio di Inayat era quello che lui chiamava “l’unità degli ideali religiosi”. Per me questa frase indica ciò che tutti noi esseri umani abbiamo in comune, indipendentemente da chi siamo o dalla cultura in cui 80
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siamo nati. È un modo per dare un nome al nostro comune desiderio di realizzazione, felicità, amore, significato, gioia, bellezza, appartenenza e comunione. Dopotutto, la radice della parola “religione” significa “ri-legare” e ci rimanda al nostro desiderio universale di ri-connettere le nostre individualità con il cuore di ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Riconoscere questa universalità mi ha ispirato e spinto a studiare e pregare con sufi, buddisti, ebrei, nativi americani, musulmani, cattolici e altri in tutto il mondo. In realtà penso che la mia esperienza non sia così unica: dopotutto, oggi i buddisti leggono Rumi, i musulmani onorano Gesù e gli ebrei leggono San Giovanni della Croce. Inoltre, questa comunanza di ideali non riguarda solo la religione: include anche il momento in cui teniamo in braccio un bambino, quando due persone si innamorano, quando ascoltiamo un violoncellista suonare una sonata di Bach. Siamo una specie meravigliosa, unita dall’amore per la comunione».
Riconoscere la non-dualità Un aspetto importantissimo e peculiare del cammino di evoluzione personale che Amidon
suggerisce è quello di arrivare a riconoscere la “non-dualità” di noi stessi, della vita e di ciò che ci circonda, mentre oggi le spinte vanno invece verso l’esasperazione della dualità, della divisione. «Tutta questa apparente differenza tra interno ed esterno, tra soggettivo e oggettivo, tra qui e là, è solo questo, un’apparenza. I nostri corpi sono fatti meravigliosamente per interpretare la realtà in questo modo, ma, come si dice, Tutto è Uno» prosegue Amidon. «Il riconoscimento non-duale non è veramente una “posizione” o una concezione mentale, non è collocato in quel modo. È piuttosto una comprensione fluida della molteplicità e dell’unicità, e della loro simultaneità. Nella misura in cui sperimentiamo questo senso di libera fluidità, ci affranchiamo dall’illusione di essere situati in un “io” distinto dal mondo “là fuori”. Tutto accade contemporaneamente. Questa realtà del “tutto in una volta” rivela la nostra identità essenziale con tutto ciò che appare, ed è questa rivelazione la fonte dell’amore, della comunione o di ciò che i buddisti chiamano la “Grande Compassione”». «Quando siamo bloccati nell’interpretazione della realtà come soggetto-oggetto, io-tu, noi-loro, ciò causa il nostro senso di alienazione, separazione e ansia» spiega ancora l’autore. «Riconoscere la nostra unità con tutto ciò che appare non significa che non riconosciamo anche le distinzioni. Continuiamo a fare attenzione quando attraversiamo la strada. Non è che abbandoniamo la percezione della dualità, come potremmo? Semplicemente non siamo bloccati in quell’interpretazione di ciò che è reale».
Il Cammino Aperto in Italia
Il cammino di risveglio Sono tanti coloro che si avvicinano per la prima volta a queste riflessioni, ma secondo Amidon non è difficile comprendere fino in fondo in cosa consista il cammino di risveglio alla consapevolezza della non-dualità. «Noi lo chiamiamo “Cammino Aperto” ed è semplicemente un cammino che svela l’esperienza diretta della pura consapevolezza, libera da interpretazioni e obblighi religiosi. Di solito questa esperienza inizia con bagliori di lucida chiarezza. Man mano che questi bagliori vengono messi in evidenza, impariamo ad aprirci ad essi sempre di più. La naturalezza che rivelano diventa sempre più familiare. Questa familiarità ci permette gradualmente di sostenere e integrare la realizzazione dello stato naturale nella nostra vita quotidiana. Un aspetto centrale consiste nel notare il flusso di supposizioni che accompagnano passo dopo passo la nostra esperienza di vita e ostacolano il riconoscimento dello stato naturale. La maggior parte di queste supposizioni implica la sensazione di essere un’entità identificabile, un sé, che è l’agente della scelta e dell’azione e il cui benessere dipende dal fatto che il mondo fenomenico si allinei in un certo modo. Ci interroghiamo sulla verità di tali supposizioni, cercando le prove su cui si basano. Questa indagine decostruttiva, o “disimparare”, come la chiamano i Sufi, diventa una parte naturale della nostra esperienza quotidiana man mano che procediamo su questo cammino di apertura». «Non c’è nulla di aggressivo in questo processo» prosegue l’autore. «Anche se esploriamo molti
esercizi e pratiche, e condividiamo molte conversazioni e materiale scritto che ci danno indicazioni, il cuore di questo percorso non è didattico. Le nostre esplorazioni sono dedicate principalmente a evocare l’esperienza diretta che ognuno fa dello stato naturale, la consapevolezza senza tempo, senza fare affidamento su credenze o su una comprensione cognitiva per convincersi della sua presenza».
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In Italia opera una delle guide senior del percorso ideato da Amidon, Michael Wenger, che ogni anno offre corsi di formazione sul Cammino Aperto in italiano. Per informazioni sui suoi programmi consultare il sito: https://camminoaperto.tumblr.com
E in questo percorso «le pratiche di meditazione possono aiutarci a rallentare e calmare le distrazioni della nostra vita e della nostra mente. Possono aiutarci a stabilirci nel silenzio, che è la natura della consapevolezza priva di contenuti. In questo modo possono essere un utile precursore al risveglio. Tuttavia, nella misura in cui stiamo ancora “facendo” meditazione, forzando noi stessi a essere consapevoli o cercando una sorta di epifania,
L’indicazione essenziale data dal
Cammino Aperto è semplice: rilassarsi
dal fare compulsivo e dal lavorio mentale, riconoscendo l’immanenza del qui-e-ora per ciò che è in modo naturale. Cambia la visione di sé e del mondo Avanzando nella consapevolezza cambia la visione di sé e del mondo, lo sottolinea bene Amidon. «Cambia in modo straordinario! Siamo avvolti dalla meraviglia e dallo stupore per la bellezza e il mistero di essere qui. Viviamo intimamente, non in modo virtuale o per interposta persona. L’intimità è amore. Siamo dentro questo amore e siamo fatti di esso. In sostanza, la consapevolezza della non-dualità è amore, il grande gioco dell’universo che scopre e celebra se stesso. Tutto questo può sembrare entusiasmante e straordinario, e lo è, ma è anche comune e quotidiano nel modo più gentile. Diventiamo semplicemente vivi, veramente vivi, desti e amorevoli».
tali pratiche rimangono fini a se stesse. La vera meditazione, a volte chiamata non meditazione, avviene quando non facciamo più nulla, quando ci rilassiamo semplicemente nel nostro stato naturale, liberi dall’illusione di essere un’entità separata, un agente, un decisore, colui che dispone le azioni».
Note 1. Ordine mistico iniziatico e comunità di servizio: www.sufiway.org
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NOTTE VERDE A CASTIGLIONE D’OTRANTO (LE): 29/31 agosto. Manifestazione dedicata ad agricolture, utopie e comunità per dare vita ad un crocevia di esperienze legate al rispetto della terra e della biodiversità naturale e sociale, per tornare a coltivare senza chimica terreni abbandonati da decenni e rifondare le relazioni, ribaltare i linguaggi, riappropriarsi dei beni comuni, ridando loro nuovo vigore. Per informazioni: FB casadelleagriculturecastiglione NATURA BIO 16-17 SETTEMBRE A CORREGGIO (RE). Aperte le iscrizioni per la XV edizione della mostra mercato: produttori agricoli biologici, prodotti naturali per l'igiene e la cosmesi, abbigliamento naturale, giochi eco, abbigliamento e prodotti naturali per il bambino, arredamento naturale, prodotti ecologici per la cura e l'igiene della casa, prodotti eco-sostenibili, bioedilizia e energie rinnovabili risparmio energetico, finanza etica, turismo responsabile, commercio equosolidale, artigianato creativo-di riciclo, scuole di naturopatia e operatori olistici. Street Food Bio. Prenotazioni spazi espositivi e informazioni: tel 338 8772984 - ecoversilia@gmail.com 2ª FESTA DELLA LAVANDA IN SABINA l'8 e 15 luglio, a Rocca Sinibalda (Ri), per assistere e partecipare alla raccolta e all’estrazione. Aperitivo e omaggio, dalle 16.00 alle 20.00. Ingresso € 15. Per informazioni: info@lavandainsabina.it
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Nel cuore delle Foreste Casentinesi
Tel.: 0575 556021 - 0575 556044
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AQUILONI, PERISCOPI, LANTERNE, NOTTURLABI, TROTTOLE, OROLOGI SOLARI, BURATTINI: Associazione Voltalacarta propone questi e altri atelier di giochi creativoscientifici, racconti, osservazioni naturalistiche, creando momenti suggestivi e coinvolgenti all’interno di eventi e manifestazioni. Per contatti: voltalacarta@ voltalacarta.org - www.voltalacarta.org Telegram: @germogliodortica
Vivere insieme SONO ROMANO, VIVO IN CAMPAGNA NEL VITERBESE; viaggio spesso in camper in ambienti naturali selvaggi per ricerche botaniche. Se hai un animo nomade e sei innamorata della natura, potremmo conoscerci. Per contatti: tel 340 7248271 sverin@libero.it SESSANTENNE PIACENTE, COLTA, AMANTE DEI VIAGGI e della natura, cerca un compagno per vivere in modo leggero e amorevole godendo della bellezza e piaceri della vita. Magari all estero. Interessata a Portogallo e Grecia. Telefonare o lasciare messaggio whatsapp. Per contatti: tel 329 3520435
Pagine Verdi
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Terra Nuova Luglio/Agosto 2023
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negoziobio.info Eco Circuito
Dalla parte di chi dà spazio a prodotti biologici e naturali
Una bottega con l’anima
Ayurveda e yoga sul mare
Le botteghe sono la vera anima di una città, perché sono fatte di persone, consigli, suggerimenti, amicizie. Sono l’espressione di una forma di economia solidale e fanno un’accurata selezione per garantire i migliori prodotti biologici certificati. Lo sa bene Manuela Galluzzi, che da dieci anni gestisce una vera e propria bottega del biologico a Lodi, I germogli, con il supporto prezioso di Rosy e Roberta. Le relazioni prima di tutto: è la convinzione che continua ad essere il fulcro della sua attività. «Puntiamo molto sul rapporto umano, con i clienti si instaura un rapporto di fiducia e amicizia» ci spiega. «Il fatto stesso di essere riconosciuti ci dà lo stimolo a fare sempre meglio, continuando a privilegiare i produttori biologici italiani che fanno vera qualità e custodiscono i nostri territori».
Yoga in spiaggia, trattamenti, pranzi salutari e soggiorno a dieci minuti dal mare. Maicol Urbinati, insegnante di yoga e terapista ayurveda, l’ha pensata proprio giusta, trasformando il suo appartamento vicino al mare a Igea Marina in un centro benessere, dotato di posti letto e home restaurant. «Siamo in una zona tranquilla della costa romagnola e proponiamo soggiorni di cura a 360° con lo yoga e l’ayurveda. Ci sono tre camere in servizio b&b e si offre cucina ayurvedica, seguendo la stagione e utilizzando i prodotti dell’orto di famiglia» spiega Maicol. «Offriamo soggiorni stanziali di cura, ma anche semplici giornate di attività e percorsi continuativi, grazie alla collaborazione di ottime terapiste che fanno trattamenti e cucinano secondo le stagioni e i principi energetici dei cinque elementi».
Contatti I germogli - La bottega del biologico, via Guido Rossa 14, Lodi (Lo), tel 0371 34199 info@igermogli.it Pagine Fb e Ig: I Germogli_lodi
Contatti AyurvedAmare, via Garibaldi 65b, Igea Marina (Rn), tel 351 6270222 - info@ayurvedamare.com Pagine Fb e Telegram: ayurvedamare
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Terra Nuova Giugno 2023
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econovità
Eco Circuito
Le aziende del naturale presentano i loro nuovi prodotti
L’aperitivo home made ha nuovi alleati
Il depuratore d’acqua a gravità
Probios, marchio leader nel biologico certificato, amplia l’offerta dedicata agli snack salati con tre new entry ricche di gusto, senza glutine e a base di olio extra vergine d’oliva: le nuove patatine ondulate extra crunchy, le chips mini-stick e i popcorn con il 40% di sale in meno: tra le referenze più amate dai consumatori attenti a gusto e benessere, non possono mancare le chips di ceci, gluten free e con olio di semi di girasole, e le chips al tartufo nero, una vera delizia gourmet.
È possibile depurare l’acqua senza essere collegati con l’impianto idrico. Costruito in acciaio inox, questo depuratore contiene due filtri a base di ceramica e carbone vegetale in granuli con i quali è possibile rimuovere dall’acqua batteri, sedimenti e impurità, micro plastiche, pesticidi, erbicidi, metalli pesanti e cloro. Praticità, alta efficacia di filtrazione e bassi costi gestione sono i suoi punti di forza.
Probios Spa - Società Benefit, Calenzano (Fi) tel 055 886931, info@probios.it www.probios.it - shop.probios.it
Eivavie® è un marchio di La Casa di Terra Srl Saint-Vincent (Ao) tel 0166 510137, www.eivavie.com
Dallo scarto tessile al glamping: Vacanze vegane? Gli alimenti che amano viaggiare… nasce l’eco-tenda Tipì Tipì, la startup glamping ideata da Riccardo Arletti, continua a supportare il turismo sostenibile. Vincitrice del Premio Innovazione Amica dell’Ambiente 2021 di Legambiente per la categoria Ecodesign, del primo premio di startup dell’edizione 2021 del Campus ReStartApp, Tipì ha creato tende smontabili in legno e tessuto Raytent per aiutare le strutture ricettive a creare nuove travel experience. Tipì Glamping - Carpi (Mo) tel 344 2759070, info@glamping.it - www.tipiglamping.it - IG: tipi_glamping_experience
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I prodotti Tutt’Altro sono sostituti proteici della carne e degli affettati, 100% vegetali biologici. Pratici e versatili, possono essere consumati come sono o preparati in pochissimi minuti in tutte le ricette. Si conservano 18 mesi, non necessitano del frigorifero, sono sterilizzati, senza conservanti e molto digeribili. Perfetti per gli acquisti online e/o nei viaggi in genere.
Nathan Srl – Ancona tel 351 8888407, info@tuttaltro.net - www.tuttaltro.net FB: Tutt’Altro Alimenti 100% Vegetali da agricoltura biologica
23 & 24 Settembre 2023 · Dal vivo alla Fiera di Cesena
Il Primo Festival del Benessere di Corpo, Mente e Spirito 2 giorni interi per imparare dai massimi esperti in Italia, conoscere nuove persone che la pensano come te in un’atmosfera di festa • Fiera al coperto
(pioggia non ti temiamo!)
• Grande sala conferenze con 400 posti a sedere
• Street Food: bio, etnico, veg, piadine, gelati, focacce e pizze, birra
• 200 stand di alimenti bio, libri, cosmesi
naturale, artigianato e tutto ciò che ti aspetti
• 10 conferenze a ingresso gratuito con i tuoi autori più amati (+ firma copie)
• 10 showcooking con chef e influencer di cucina veg, macrobiotica, biologica, naturale
Gratuito Alla Fiera di Cesena
Settembre Sabato 23 10:00 - 22:00 Domenica 24 10:00 - 18:00
Voglio partecipare!
• Spettacolo di Arianna Porcelli
Safonov a ingresso gratuito (da non perdere, è sabato sera alle 21)
• 8 Workshop di mezza giornata per approfondire temi quali salute, alimentazione naturale, meditazione (ingresso con biglietto)
• Musica dal vivo e artisti di strada in ogni angolo della Fiera
• Area bimbi con giochi didattici, libri,
giochi di una volta, angolo allattamento
• Area benessere animale con stand ed esperti di cura e relazione
Conferenze Informazione indipendente
Showcooking Cucina bio e naturale dal vivo
Terra Nuova Giugno 2023
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Libri
A cura di Alessandra Denaro Segna Libro
Se la nascita diventa un problema medico
L’eccessiva medicalizzazione di ogni aspetto della vita è sotto gli occhi di tutti, così come sono evidenti le conseguenze negative di un atteggiamento che tende a privilegiare una visione tecnocratica della società. Michel Odent, autore di questo saggio in cui propone una riflessione preziosa sul futuro che vogliamo costruire a partire dalla nascita dei nostri figli, è medico chirurgo ed è noto per essere stato uno dei pionieri del parto naturale, introducendo fin dagli anni ’70 nei reparti maternità ospedalieri le «stanze selvagge» (la sala parto come stanza di un’abitazione) e il parto in acqua. In questo libro, Odent riflette sulle forze che hanno trasformato la nascita in un problema medico e sulle conseguenze per il nostro futuro collettivo. Qual è il futuro della nostra capacità di generare? Cosa succederà a quelle funzioni fisiologiche che tralasciamo di impiegare? Poiché sta cambiando il modo di fare nascere i bambini, dobbiamo, di conseguenza, attenderci un qualche mutamento della nostra specie? Sopravviveremo alla medicina? Michel Odent Terra Nuova Edizioni pp. 154 - € 13,00
Questo libro, scritto da Paolo Faccioli, apicoltore da oltre trent’anni, propone al lettore una riflessione sul rapporto tra esseri umani e api, per indagare i confini tra sfruttamento ed etica. Un contributo originale al movimento per i diritti degli animali, ancora più prezioso perché si basa su un’esperienza diretta e reale. Con tratti rapidi e chiarissimi, illustrazioni illuminanti, l’autore riconsidera il suo e il nostro rapporto con questo minuscolo insetto soffermandosi sui nodi fondamentali della relazione tra uomo-apicoltore, in un articolato florilegio di riflessioni sorte dalla pratica quotidiana e approfondite poi nel confronto con i pensatori che negli ultimi decenni hanno dato vita a uno dei dibattiti più vivi ed essenziali della filosofia contemporanea, quello che va sotto l’etichetta assai riduttiva di «animalismo».
Dall’altra parte dell’affumicatore Paolo Faccioli Terra Nuova Edizioni pp. 144 - € 14,00
Yoga secondo natura Sonia Pippinato € 16,00 Red! Edizioni
Una giornata Montessori Audrey Zucchi € 16,50 Red! Edizioni
Un testo illustratissimo che, dopo aver spiegato i principi fondamentali dello yoga, presenta numerose asana divise in macro categorie. L’assoluta novità del volume è che per ogni asana è presente una ruota infografica che ne indica la sua interazione con gli elementi della natura. Spiega cioè in quale stagione è meglio praticarla, in quale fase lunare, su quali chakra agisce, per quali dosha è raccomandata, se è una posizione yin o yang.
Secondo Maria Montessori, l’apprendimento avviene soprattutto attraverso attività pratiche che aiutano il bambino a stimolare il senso del tatto, della vista, dell’udito, ad imparare l’ordine, la concentrazione e l’indipendenza. Uno dei modi più semplici per svolgere queste attività è quello di racchiuderle in dei riti che scandiscano la giornata dei piccoli. Nel libro si spiega come fare, a partire dal risveglio per finire alla nanna.
La cura integrata del cancro Greg Anderson € 16,00 Red! Edizioni
I fiori di Bach Sergio Abram € 28,00 Stella Mattutina Edizioni
Nell’84 a Greg Anderson viene diagnosticato un cancro ai polmoni di quarto grado. Gli vengono dati solo trenta giorni di vita. Ma Anderson decide di non darsi per vinto e inizia a intervistare coloro che, nella sua stessa situazione, sono sopravvissuti. Questo libro offre informazioni utili, basate sull’esperienza di oltre 16 mila persone sopravvissute al cancro. Con un programma pratico e olistico per aiutare chi lotta contro questa malattia.
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Mettiamoci per un attimo nei panni delle api
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Un manuale completo e ben organizzato, con precise e dettagliate indicazioni botaniche e oltre 200 foto a colori, per imparare a riconoscere, autoprodurre e utilizzare i rimedi del dottor Edward Bach. Con 38 bellissime carte illustrate da usare per la scelta intuitiva dei singoli rimedi floreali.
Documentario
Donne che si scoprono madri
Un giardiniere contro la Monsanto
Dicono che il giorno più bello della vita di una donna sia quello in cui scopre di essere incinta. Ma c’è un altro lato del diventare madre. Scoprirsi madri può trasformarsi in una gogna, quando le scelte individuali si scontrano con il giudizio degli altri, con le aspettative, con le idee preconcette su un’esperienza che, per forza di cose, non può che essere sempre soggettiva e quindi unica. Acerbe è un podcast che narra storie diverse connesse al tema della maternità, quelle che si discostano di più da ciò che abbiamo sempre pensato fosse il percorso «normale», che si rivela spesso profondamente distante dalla realtà vera delle cose. Attraverso le voci stesse delle donne protagoniste, Acerbe racconta delle molte scelte possibili, alcune più vicine, altre più lontane allo stereotipo del diventare madre, e del coraggio di seguire, nell’intimità della propria persona, quella che più ci si sente addosso. Un podcast di Agnese Mosconi, ideatrice, autrice e speaker, in collaborazione con Valentina Barzago.
Questo documentario racconta la storia del giardiniere Dewayne Lee Johnson e della sua lotta per ottenere giustizia contro la Monsanto (ora Bayer). Il caso di Johnson è stato il primo ad andare in giudizio in una serie di cause che hanno coinvolto decine di migliaia di querelanti che sostengono che il diserbante Roundup della Monsanto, o la sua controparte industriale Ranger Pro, abbia contribuito a farli ammalare di cancro. Il film segue questo processo rivoluzionario, ma fa anche un passo indietro per considerare gli effetti sistemici dell’erbicida più usato al mondo. Mentre il documentario si muove tra i dettagli e le dimensioni dell’impatto di questo prodotto onnipresente, diventa chiaro che il verdetto di Johnson avrà ripercussioni globali. Il punto di riferimento è sempre Lee: la sua filosofia, la sua lotta e la sua battaglia per la giustizia di fronte a una malattia debilitante e terminale. Dai carteggi digitali interni all’azienda farmaceutica, la lunga indagine ha dimostrato la malafede dei suoi dirigenti che, benché al corrente dei rischi legati all’uso del glifosato, ne hanno sempre minimizzato l’impatto. Into the weeds, raccontando la storia di Johnson, si chiede se questo tipo di lotta tra Davide e Golia sia in grado di provocare un cambiamento duraturo e sostanziale con ricadute a livello globale. Il documentario è disponibile in lingua inglese con sottotitoli in italiano
Acerbe di Agnese Mosconi, con Valentina Barzago Disponibile su: www.open.spotify.com
Segna Libro
Podcast
Into the weeds di Jennifer Baichwal Disponibile su: www.mymovies.it/ondemand/popoli/movie/12878-into-the-weeds
La nuova dieta del dottor Mozzi Pietro Mozzi € 24,00 Editrice Mogliazze
In questo libro, rinnovato e aggiornato nei contenuti, il dottor Mozzi offre una panoramica precisa e schematica di come coniugare gruppo sanguigno e giusta alimentazione per prevenire, curare e guarire le malattie più comuni. Con schede riassuntive, schemi alimentari settimanali e un focus sui rimedi naturali più utili da praticare in caso di necessità.
I libri di Terra Nuova si trovano in libreria, nei punti vendita del circuito negoziobio.info, oppure utilizzando il coupon a pag. 99 e online su www.terranuovalibri.it , dove troverete anche i titoli di altri editori contrassegnati qui da una stella Tutti gli altri volumi possono essere acquistati in libreria o direttamente presso le case editrici indicate.
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I libri di Terra Nuova - estate 2023
i libri di
i nostri best seller
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L’orto autoirrigante
Vivere senza bollette
Vuoi continuare a coltivare le tue verdure nonostante la siccità? Questo manuale spiega come fare, sul balcone o nell’orto, adottando alcune semplici tecniche alla portata di tutti.
Frutto di anni di lavoro sul campo, questo libro racconta 80 piante selvatiche commestibili. Con ritratti fotografici e 40 ricette illustrate che si ispirano alla tradizione.
di P. Ermani e A. Ronca pp. 156 - € 16,50
di Dafne Chanaz pp. 280 - € 28,00
Food Forest
Fare pace con se stessi
Vitamina D
Guarire il bambino interiore, trasformando le ferite e il dolore dell’infanzia in forza e consapevolezza.
Un aiuto per contrastare e prevenire malattie autoimmuni, cardiovascolari, infiammatorie e anche una semplice influenza.
di Thich Nhat Hanh pp. 192 - € 16,00
di Paolo Giordo pp. 128 - € 12,50
Sesso è una parola buffa
Camminare in consapevolezza
di Cory Silverberg pp. 160 - € 16,00
di Thich Nhat Hanh pp. 128 - € 12,00
La food forest è la nuova frontiera del biologico. Questo libro è un’utilissima guida pratica che insegna come adattarla al nostro clima. di Saviana Parodi Delfino pp. 200 - € 16,00
Oltre il denaro
Cambiare sistema mettendo al centro le economie locali e del dono, i beni comuni e le valute a tasso negativo. Una rivoluzione senza armi, originale e radicale nel nome di una Nuova Economia. di Charles Eisenstein pp. 432 - € 21,00
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Il prato è in tavola
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Un fumetto che affronta in modo delicato il tema del sesso, delle trasformazioni del corpo, delle emozioni e dei desideri. Un invito a conoscere e al rispetto
Guida pratica per trasformare la propria casa in una risorsa, migliorando l’efficienza energetica e idrica. di Alessandro Ronca pp. 256 - € 16,00
Nel quarto volume della collana, il grande maestro zen ci insegna a camminare con lentezza e consapevolezza ed esprimere gratitudine alla vita
I libri di Terra Nuova - estate 2023
Nuove uscite
Risparmiare acqua nell’orto
Il Metodo Miyawaki è un approccio alla riforestazione ideato dal botanico giapponese Akira Miyawaki. Il libro spiega i benefici del metodo, tra cui il raffreddamento delle isole di calore urbane, la creazione di corridoi per la fauna selvatica, la salute del suolo, la creazione di habitat per gli impollinatori e altro ancora.
10 soluzioni per evitare gli sprechi e utilizzare al meglio una risorsa sempre più preziosa
di Hannah Lewis
Preparare ammendanti, estratti e fermentati minerali e microbici con materiali disponibili localmente. Per nutrire il suolo senza fertilizzanti chimici. di Nigel Palmer
di Jean-Yves Meignen
pp. 224 - € 16,50
Guida ai preparati e ai fermentati microbici per la bioagricoltura
pp. 256 - € 24,00
Semplici e fondamentali consigli per affrontare le estati sempre più calde che mettono a dura prova la coltivazione del nostro orto. Un libro rivolto al coltivatore hobbista e anche al professionista in cerca di idee e suggerimenti per trattenere l’acqua nel terreno.
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Mini-Forest Revolution
pp. 100 - € 14,50
Viticoltura biodinamica La prima guida pratica per applicare il metodo agricolo biodinamico al vigneto
La ventennale esperienza dell’autore nei vigneti di tutto il mondo è qui raccolta per aiutare i viticoltori ad ottenere un prodotto di alta qualità, redditizio e sostenibile. di Adriano Zago
pp. 292 - € 31,50
Terra Nuova Luglio-Agosto 2023
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Le testate Sprea dedicate all’alimentazione salutare e naturale anche in versione digitale su www.sprea.it/veg o Il periodic a tt che tra a la filosofi a n vegetaria o attravers i tanti piatt sfiziosi originali e
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I libri di Terra Nuova - estate 2023
TUTTI I MESI CERCA IN EDICOLA
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Il mensile di lifestyle dedicato all’alimentazione salutare
La prima rivista dedicata alla cucina vegana, in ogni numero oltre 50 ricette facili e originali
Sprea Editori, periodici di qualità dal 1993
I libri di Terra Nuova - estate 2023
Dall’altra parte dell’affumicatore
Il cammino aperto
Sopravviveremo alla medicina?
Una riflessione sul rapporto tra apicoltore, api e ambiente, nel segno della sostenibilità e dell’eticità.
Risvegliare la presenza spontanea della consapevolezza non duale. Un approccio originale al risveglio interiore che intreccia sufismo, buddhismo, psicologia e diverse tradizioni orientali.
Il grande chirurgo e pensatore francese Michel Odent riflette sulle forze che hanno trasformato la nascita in un problema medico e sulle conseguenze per il nostro futuro.
di Paolo Faccioli
pp. 144 - € 14,00
di Elias Amidon
di Michel Odent
Consulta il catalogo completo e ordina online su www.terranuovalibri.it
Nuove uscite
pp. 154 - € 13,00
pp. 256 - € 16,50
La rivista e i libri di Terra Nuova si trovano anche in libreria e nei negozi del circuito negoziobio.info Se hai difficoltà a reperirli, contattaci: 055 3215729 int. 1 - libri@terranuova.it
Mamma da grande Un approccio alla maternità che mette al centro le donne e la loro capacità di partorire, anche in età matura, con serenità. Nuova edizione rivista dall’autrice. di Verena Schmid
pp. 300- € 18,00
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Spunti di vista
Gabriele Bindi
Ogni cosa (non) è illuminata
I
primi guru della rivoluzione digitale furono dei sognatori. All’inizio degli anni ’90, prima che fossero spodestati dai giganti del web e dai governi centrali, credettero di trovarsi di fronte a una svolta epocale dell’umanità. Internet era quel mondo utopico dove tutto diventava accessibile, trasparente e persino gratuito, senza intrusioni del potere. Un mondo che avrebbe spazzato via la burocrazia, semplificato il lavoro, accorciato le distanze tra le persone, regalando nuovi spazi di libertà agli esseri umani. A distanza di trent’anni ci confrontiamo con le macerie di quel sogno. I rapporti di potere non sono cambiati, mentre la digitalizzazione prosegue inarrestabile, come un treno in corsa, senza un vero conducente. Sarà anche un mondo più veloce, efficiente e illuminato, ma i nostri spazi di libertà sembrano ridursi. Molti di noi si sentono già sorvegliati, temono il controllo e future restrizioni. Personalmente credo che il più grande rischio sia la mutilazione dell’anima. In un mondo governato dagli algoritmi, dove tutto funziona perfettamente, rischiamo di perdere ogni giorno un po’ della nostra natura umana. Anche il nostro modo di pensare e rapportarci agli altri ormai emula quello dei computer: la velocità lascia poco tempo per riflettere e le nostre opinioni sono sempre più polarizzate. Ma cosa c’entrano gli opposti 0 e 1, ossatura del sistema binario, con le sottili sfumature del nostro mondo interiore?
Il prossimo numero sarà nei negozi bio e in edicola dal 25 agosto
Quella del digitale è una delle ennesime utopie che rischiano di finire male. Liberare gli esseri umani dall’oppressione, dal pregiudizio e dalla schiavitù: era questo il principio che guidò l’Illuminismo, sfociato nei moti della Rivoluzione Francese del 1789. Dopo appena cinque anni quel «fare luce» si rovesciò nel buio totale, con la politica autoritaria del Terrore e il refrain della ghigliottina. La digitalizzazione oggi porta con sé la stessa illusione del «tutto e subito»; come se con pochi click si potesse cancellare l’errore, trovare l’intruso, capire chi ha ragione e chi ha torto, sostituire il vecchio con il nuovo, il buio con la luce. Molti di noi ormai l’hanno imparato: il mondo virtuale non è un luogo tanto sicuro. Meglio stare all’aria aperta, quest’estate, sotto le fronde di un tiglio per ripararsi dal sole. Coltivare i propri dubbi e le proprie certezze. Rimanere nell’ombra. E, nel buio della notte, immaginarsi un’utopia migliore.
Gabriele Bindi è giornalista, musicista e camminatore. Per Terra Nuova ha scritto Grani antichi (2016), Il cibo ribelle (2020), Blackout: come affrontare la crisi energetica (2022). Fa parte del consiglio di redazione della rivista.
Parleremo di: • Bio per tutti: il cibo sano deve essere anche giusto • Ricette per un basso indice glicemico • Dermatite atopica: cura e prevenzione naturali
• I contaminanti organici persistenti in agricoltura ... e tanto altro!
Se non trovi la rivista, scrivici a distribuzione@terranuova.it. Ogni giorno lavoriamo perché Terra Nuova sia vicino a chi la legge!
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