Terra Nuova Edizioni

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Alimentazione · Ambiente · Medicina

gennaio 2010 · n° 246 ·  3,80

il mensile per l’ecologia della mente e la decrescita felice · dal 1977

tirannia delle mode inchiesta

La plastica vegetale è sostenibile? consumi

Ecco le cure naturali

• CASA BIO

Isolanti naturali

• INFLUENZA A

• Thich Nhat Hanh

• RICETTE

• NUOVE PROFESSIONI

Prime vittime dei vaccini Biscotti al naturale

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Nutrire la mente I lavori verdi

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Supplemento al periodico Terra Nuova n° 246, gennaio 2010

INCHIESTA

Vaccino antinfluenzale A: le prime vittime RIMEDI NATURALI

Tea tree oil: un rimedio «essenziale»

supplemento mensile di medicina naturale

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COMPILA E INVIA CON COPIA DEL VERSAMENTO: posta, fax 055 3215793 oppure abbonamenti@aamterranuova.it Supplemento al per periodico riodico Aam Terra Te erra Nuova Nuov n° 224, gennaio genn ennaio 2008 2008

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L’arte di vivere con lentezza

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di cui allego ricevuta specificando come causale del versamento: Abbonamento Ž tramite assegno non trasferibile intestato a Editrice Aam Terra Nuova srl Ž in contrassegno (pagamento al postino). In questo caso mi saranno addebitati anche ₏ 2,50 per le spese postali Ž tramite carta di credito (in questo caso il presente coupon dev’essere inviato via fax al n. 055 3215793):

IL MENSILE PER L’ECOLOGIA DELLA MENTE E LA DECRESCITA FELICE ¡ DAL 1977

A L L ’ I N T E R N O

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(11 numeri di Aam Terra Nuova + Salute è)


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Abbonamenti (11 numeri)

ordinario per l’Italia: € 35 Versamento sul c/c postale n. 69343903 intestato a: Editrice Aam Terra Nuova srl via Ponte di Mezzo 1 - 50127 Firenze Specificare sulla causale se si tratta di rinnovo o abbonamento Abbonamenti cumulativi: Terra Nuova + Ellin Selae: € 60,00 Terra Nuova + Re Nudo: € 57,00 Terra Nuova + Lato Selvatico: € 42,00 Terra Nuova + Tepee: € 50,00 Svizzera: singola copia Chf 6,60 Abbonamento in posta prioritaria Chf 105,00 sul c/c postale 91-111946-0 intestato a: Editrice Aam Terra Nuova srl, via Ponte di Mezzo 1 - 50127 Firenze Altri paesi (posta prioritaria): Europa € 65,00 - Extra-Europa € 85,00 Arretrati: dal numero 1 al 50 € 7,00 dal 51 in poi € 5,00 abbonamenti@aamterranuova.it

Questo numero è stato chiuso il 7 dicembre 2009 Direttore responsabile: Mimmo Tringale Vicedirettore: Cristina Michieli Redazione (055 3215729 int. 4) Mimmo Tringale redazione@aamterranuova.it kype: mimmo.tringale Cristina Michieli cristina@aamterranuova.it Nicholas Bawtree nicholas@aamterranuova.it kype: nicholas.bawtree Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Massimo Angelini, Nicholas Bawtree, Claudia Benatti, Gabriele Bindi, Gabriella Bossi, Pasquale Boscarello, Federica Del Guerra, Charty Durrant, Giuliana Lomazzi, Diletta Lombardo, Paola Mazzetti, Elena Moro, Silvia Moro, Tich Nhath Hanh, Elisa Nicoli, Maria Pagnini, Maria Ferdinanda Piva, Silvia Ricci, Giada Saint Amour di Chanaz, Alice Savorelli, Michela Trevisan, Luisa Valeria Sapia, Alessandro Vergari. Pubblicità Francesca Messinese (055 3215729 int. 3) distribuzione@aamterranuova.it Maria Pia Tinaglia (347 3648161) promozione@aamterranuova.it kype: mariapia.tinaglia Sergio Tonon (055 3215729) pr@aamterranuova.it kype: sergio.aam Piccoli annunci (055 3215729) Federica Del Guerra - annunci@aamterranuova.it Mercati e fiere (055 3215729) Marcello Panchetti - fiere@aamterranuova.it Ufficio stampa Maria Patrelli Campagnano (366 4437458) ufficiostampa@aamterranuova.it Ordini rivista e libri Silvia Farina (055 3215729) ufficiodistribuzione@aamterranuova.it Francesca Messinese (055 3215729 int. 3) distribuzione@aamterranuova.it Abbonamenti (tel 055 3215729 int. 1) Valentina Claudi - abbonamenti@aamterranuova.it Amministrazione (tel 055 3215729 int. 5) Cristina Michieli - cristina@aamterranuova.it Massimo Bragagni amministrazione@aamterranuova.it Olga Bossa ufficioamministrazione@aamterranuova.it Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg) Grafica e impaginazione: Andrea Calvetti

attualità BIONEWS a cura di Gabriele Bindi

4 L’olio di palma

inquina anche l’aria DALLA PARTE DEI CONSUMATORI

6 Saldi invernali

ecologia del corpo e della mente 8 Laè davvero plastica vegetale sostenibile? INCHIESTA

Alexis Myriel

CONSIGLI PER I NON ACQUISTI:

Silvia Ricci DALLA PARTE DEI BAMBINI

ai bambini 7 Insegniamo ad amarsi Diletta Lombardo

alimentazione ALIMENTAZIONE E SALUTE

18 Insonnia: ecco le cure naturali 12 La tirannia delle mode NUOVI PARADIGMI

Giuliana Lomazzi

Charty Durrant BIOEDILIZIA

casa ha bisogno 30 Ogni di un buon cappotto

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Gabriele Bindi

ALIMENTAZIONE NATURALE

22 Pappe a confronto Michela Trevisan

57 RICERCA

36 Nutrire la mente Thich Nhat Hanh

59 CUCINA NATURALE

26 Menu del dopo feste Alice Savorelli

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PASTICCERIA NATURALE

29 Biscotti al naturale

Pasquale Boscarello

92 La carta utilizzata per questo numero è riciclata al 100%, prodotta senza uso di cloro dalle Cartiere Cariolaro e certificata dal marchio Der Blaue Engel (Angelo Azzurro) rilasciato dal Ministero federale tedesco dell’ambiente per i prodotti cartacei realizzati con fibre provenienti al 100% da carta straccia, di cui almeno il 65% proveniente dalla raccolta differenziata.

NUOVE PROFESSIONI

40 Lavori verdi: un’opportunità concreta Maria Ferdinanda Piva ECOTURISMO

44 Lungo la valle del Draa Alessandro Vergari

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IIL L M MENSILE ENSILE P PER ER L L’ECOLOGIA ’ E C O LO G I A D DELLA ELLA M MENTE ENTE E L LA A D DECRESCITA E C R E S C I TA F FELICE ELICE ¡ D DAL AL 1 1977 977

Gli arnesi giusti Maria Pagnini ECO FARE

Spugne con materiali di recupero Elisa Nicoli AVANZI PREZIOSI

La

tirannia delle mode ).#()%34!

Crocchette di lenticchie, zucca e curry

La plastica vegetale è sostenibile?

Elena Moro MINIMA RURALIA

Pappe per bimbi a confronto

Massimo Angelini LA CAREZZA DEGLI ASTRI

Acquario Paola Mazzetti

m e s e q u e s t o

Semi di casa

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I lavori verdi

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INCHIESTA

Vaccino antinfluenzale A: le prime vittime RIMEDI NATURALI

Tea tree oil: un rimedio ÂŤessenzialeÂť

Copertina: foto di James Brey – istockphoto.com

altromondo POPOLI NATIVI

53 In difesa di Madre Terra Giada Saint Amour di Chanaz

INCHIESTA

antinfluenzale A: 62 Vaccino le prime vittime Beatrice Salvemini

EQUO E SOLIDALE

del mondo 57 Leoltrebotteghe la crisi Gabriele Bindi

RIMEDI NATURALI

tree oil: 66 Tea un rimedio ÂŤessenzialeÂť Silvia Moro

59 Acqua: i rischi della privatizzazione Alexis Myriel SEGNALIBRO

90 Amore liquido

supplemento mensile di medicina naturale

a cura di Nicholas Bawtree NELL’ORTO A GENNAIO

I ladroni dell’acqua )-%.4!:)/.% q !-")%.4% q -%$)#).! !,)-%.4!:)/.% q !-")%.4% q -%$)#).!

A L L ’ I N T E R N O

l’almanacco di terra nuova

In questi giorni mi è tornato in mente un vec-

chissimo film di Kurosawa ambientato in Siberia. Dersu Uzala, il protagonista della storia, vissuto fino ad etĂ matura nella Taiga, una volta approdato in cittĂ rimane stupito dalle numerose stranezze della vita urbana, e di una in particolare: il fatto che l’acqua, cosĂŹ abbondante in natura, si debba acquistare. In altre parole che ci sia un padrone dell’acqua. Questo film del ‘75 è diventato improvvisamente attuale con la conversione in legge del decreto Ronchi, che in qualche modo obbliga i comuni ad affidare a privati o a societĂ miste la gestione di servizi pubblici, tra cui l’acqua. Con questo semplice atto legislativo dunque, l’acqua da bene comune diventa ufficialmente merce, oggetto di speculazione. Una speculazione che ovviamente non si ferma ai confini nazionali, ma ha assunto da tempo dimensioni mondiali. PerchĂŠ tanto interesse? La risposta è molto semplice: l’acqua non solo è una risorsa essenziale, ma sta diventando sempre piĂš rara. GiĂ oggi, un miliardo di persone non hanno accesso diretto a fonti idriche e secondo un recente rapporto della McKinsey & Co. nel 2030 la domanda globale d’acqua supererĂ del 40% la disponibilitĂ effettiva. PiĂš domanda e meno offerta significa automaticamente prezzi piĂš alti: grandi affari per chi come le grandi multinazionali Suez-Lyonnaise, Vivendi-Generale, Saur-Bouygues, Danone e NestlĂŠ si stanno accaparrando in tutto il mondo sorgenti, reti idriche pubbliche e societĂ private. Per l’economista Riccardo Petrella, la privatizzazione dell’acqua non è una soluzione efficace nĂŠ dal punto di vista politico, nĂŠ da quello sociale, economico ed ambientale. ÂŤNon è giustificabileÂť afferma Petrella ÂŤconsiderare l’acqua come una fonte di profitto. In quanto fonte di vita, l’acqua è un bene patrimoniale che appartiene agli abitanti del Pianeta. La privatizzazione del petrolio è stata e resta un errore storico fondamentale, che non può essere ripetuto: bisogna impedire la petrolizzazione dell’acquaÂť. La buona notizia è che nonostante l’approvazione della legge qualcosa si può ancora fare: la Valle d’Aosta ha detto no alla privatizzazione dell’acqua e la Regione Puglia ha ripubblicizzato l’acquedotto pugliese; mentre il Forum dei movimenti per l’acqua ha lanciato una petizione popolare per ÂŤl’acqua bene comuneÂť. Informazioni piĂš dettagliate sul vasto movimento sorto contro la privatizzazione dell’acqua sono riportate nell’articolo a pag. 59. L’invito è che ognuno faccia del suo meglio per evitare l’ennesimo scippo di un bene comune, cosĂŹ prezioso e fondamentale per la vita.

a cura di Federica Del Guerra

libri di 92 ITerra Nuova Edizioni commenti

69 PagineVerdi NATURALE 70 SALUTE La lunga strada

delle Medicine Non Convenzionali Luisa Valeria Sapia

94 LA PENNA AI LETTORI DI VISTA 100 SPUNTI La nuova pandemia A. Nonimo

NATURALE 74 ALIMENTAZIONE Segale: un cereale ritrovato Giuliana Lomazzi

n. 246 (44) gennaio 2010 Editrice Aam Terra Nuova via Ponte di Mezzo 1 – 50127 Firenze tel 055 3215729 – fax 055 3215793 info@aamterranuova.it www.terranuovaedizioni.it


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bionews L’olio di palma inquina anche l’aria Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, le piantagioni di palma da olio non solo sono responsabili della deforestazione, ma emettono ossidi di azoto, che generano ozono, in quantità molto maggiori della foresta che hanno sostituito. La produzione di olio di palma è cresciuta in maniera esponenziale, raggiungendo i 35 milioni di tonnellate. Nella sola Malesia le piantagioni di palme rappresentano il 13% del territorio mentre nel 1974 ricoprivano solo l’1%. Le osservazioni dimostrano come le palme da olio emettano fino a quattro volte più composti volatili organici (VOC) della foresta e più ossidi di azoto. Queste sostanze, le stesse che vengono sprigionate da pitture e vernici sintetiche, sono gli elementi che formano l’ozono, il principale inquinante della bassa atmosfera sia per gli effetti sulle vie respiratorie che per quelli sulla vegetazione. Da tempo Greenpeace svolge azioni di sensibilizzazione per denunciare il pericolo della deforestazione in Indonesia. Il problema è che l’olio di palma continua ad essere largamente

13 anni di trasgenico negli Usa La coltivazione di soia, mais e cotone transgenici negli Stati Uniti ha fatto aumentare in modo considerevole il consumo di pesticidi e la diffusione di piante infestanti resistenti agli erbicidi. Secondo la ricerca capitanata dall’agronomo Charles Benbrook, in 13 anni di diffusione degli ogm per gli erbicidi si sono spesi 383 milioni di dollari in più, per la quantità di

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richiesto dall’industria alimentare per il basso costo di mercato. L’Italia è uno dei principali importatori di questa materia prima, proveniente soprattutto da Papua Nuova Guinea e Indonesia. Di recente Coop Italia ha chiesto a tutti i fornitori per i prodotti a marchio di «sospendere l’approvvigionamento di olio di palma di provenienza indonesiana, fino a quando non saranno disponibili garanzie concrete sulla gestione sostenibile delle coltivazioni». n Fonte: www.genitronsviluppo.com

172.000 tonnellate. Per combattere le piante infestanti, che hanno invaso soprattutto gli stati del sud, i coltivatori sono costretti ad usare quantità più elevate di glifosato o sono passati ad erbicidi ancora più tossici come il Paraquat o l’acido diclorofenossiacetico (2,4 D).

Cibo sprecato Mentre il vertice della Fao si chiudeva con un ennesimo buco nell’acqua, dagli Stati Uniti è arrivata notizia che il cibo gettato nella spazzatura negli Usa è pari a 150 milioni di miliardi di calorie l’anno. Pubblicato sulla rivista PLoS ONE lo studio in questione rivela un’atroce verità: il cibo gettato nella spazzatura nei paesi sviluppati sarebbe sufficiente da solo a nutrire quelle persone che nei paesi in via di sviluppo muoiono di fame.

Crollo dei prezzi agricoli I prezzi dei prodotti pagati agli agricoltori italiani nel 2009 sono diminuiti in media del 13 per cento. D’altra parte però i consumi in quantità sono aumentati dello 0,4 per cento e i prezzi di vendita al dettaglio degli alimentari sono cresciuti ad un tasso superiore di quasi tre volte a quello dell’inflazione media. A pagare gli effetti della crisi c’è in primo luogo chi lavora la terra. Il prezzo del grano riconosciuto agli agricoltori, secondo la Coldiretti, è oggi molto più basso di quello di 25 anni fa con le quotazioni che sono quest’anno al di sotto dei costi di produzione, su un valore di poco superiore ai 14 centesimi al chilo. Stesso problema per il latte, che oggi viene pagato agli allevatori italiani il 24 per cento in meno rispetto a 15 anni fa. n Fonte: Coldiretti


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bionews Rotazioni minime L’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab) commenta positivamente la specifica relativa alle rotazioni colturali, contenuta nel decreto ministeriale approvato dalla Conferenza Stato Regioni. Una regola minima sugli avvicendamenti, secondo l’associazione, può solo avere risvolti positivi, per gestire al meglio la fertilità del terreno, prevenire parassiti ed infestanti ed evitare fenomeni di erosione. Anche nel biologico purtroppo, lamenta l’Aiab, si è diffusa la prassi di evitare le rotazioni, utilizzando quantità elevate di fertilizzanti di natura organica, ricorrendo a frequenti trattamenti e lavorazioni.

Coltiva l’aglio e mettilo da parte In Cina le quotazioni dell’aglio sono salite alle stelle. La medicina tradizionale lo considera il rimedio principe contro l’influenza grazie alle proprietà antibatteriche e al contenuto in sali minerali e vitamine antiossidanti. Gli italiani, con una produzione nazionale di circa 30 milioni di chili, possono

sentirsi tranquilli. In Italia, ha sottolineato la Coldiretti, il prezzo è praticamente stabile con una media di 5,2 euro al chilo, anche se al produttore viene pagato solo 1,5 euro al chilo.

con un costo di 1,1 milioni di dollari. Una misura che fa risparmiare rispetto alla costruzione di dighe e muri di protezione, valutati di un costo di circa 7,3 milioni di dollari.

Proteggere l’ambiente per spendere meno

Stretta Fao sulla pesca illegale

La protezione dell’ambiente e la corretta preservazione dei territori arrecano benefici economici enormi. È la conclusione inequivocabile a cui è giunto il recentissimo studio «The Economics of Ecosystems and Biodiversity», finanziato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’equipe scientifica ha valutato oltre 1100 studi di diversi ecosistemi presenti in svariati paesi. In Costa Rica, ad esempio, le foreste vergini hanno un ruolo fondamentale ai fini produttivi delle piantagioni di caffè, che vantano una resa superiore al 20% rispetto alla media, per via della protezione degli insetti impollinatori. Un ulteriore esempio positivo è quello delle mangrovie sulla costa vietnamita. Il governo del paese ha investito per una riforestazione di circa 12.000 ettari

È stato approvato dalla Fao un trattato internazionale vincolante contro la pesca di frodo. I controlli in mare aperto in effetti sono sempre stati difficili e costosi. Per questo le misure a livello di porto d’approdo sono ritenute uno dei modi migliori e più efficaci di combattere il depredamento dei mari. Gli stati firmatari si impegnano a chiudere i porti alle imbarcazioni coinvolte nella pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (Inn). I pescherecci stranieri che vogliono attraccare dovranno chiederne l’autorizzazione in anticipo, fornendo tutte le informazioni sulle attività che svolgono e sul pescato che hanno a bordo. Gli Stati d’approdo dovranno ispezionare con regolarità le imbarcazioni, secondo stabilite normative standard.

Ogm: ancora un sì dalla Commissione europea La Commissione europea ha autorizzato la trasformazione per alimenti e mangimi del mais geneticamente modificato Syngenta MIR 604. Quest’ultima approvazione segue quella di altre tre varietà di mais geneticamente modificato: MON MON 88.017 e MON 89.034 della Monsanto, 59122x della Pioneer. Andrea Ferrante, presidente dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica, commenta: «Come al solito la Commissione va contro gli interessi dei cittadini autorizzando un altro ogm che nessuno vuole. Oltretutto è gravissimo che l’autorizzazione provenga da una Commissione che tra l’altro, di fatto, ha finito il suo mandato». Solo lo scorso giugno, l’importazione di soia dagli Stati Uniti era stata interrotta, dopo che trac-

ce di mais geneticamente modificato non autorizzato erano state trovate in diverse partite di soia. Oltre 200 mila tonnellate di soia statunitense erano state bloccate all’ingresso in Ue, scatenando serie preoccupazioni per il settore delle carni. L’approvazione più recente, quella del mais MIR 604 della Syngenta è arrivata dopo un percorso tortuoso: durante il comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali, lo scorso ottobre, la Commissione non era riuscita a raggiungere un accordo sulla sua autorizzazione. «Adesso» aggiunge Ferrante di Aiab «oltre le parole vogliamo i fatti. C’è bisogno da subito di una politica attiva per promuovere i mangimi ogm free. Visto che soia e mais ogm sono sul mercato, dobbiamo orientare l’industria mangimistica verso una filiera libera da ogm. E su questo punto aspettiamo segnali chiari dal ministro Zaia». (Aiab)

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CONSIGLI PER I NON ACQUISTI

di Silvia Ricci

dalla parte dei consumatori Saldi invernali Finalmente gennaio. Macché nuovo anno! Il vero evento del mese sono i saldi invernali. La vigilia dei saldi invernali è un giorno quasi religioso. C’è chi lo passa a casa ripassando a mente i negozi che ha scrutato con la frenesia di un indiavolato, nei lunghi pomeriggi invernali, uscendo dal lavoro e sognando l’apparizione di quei mitici cartelli a grande scritte: 25%, 50%, 70%, SALDI!!! C’è chi perlustra nervosamente gli armadi, i guardaroba, le scarpiere, i cassetti e stila l’elenco di ciò che manca e che a «modico prezzo» riuscirà a possedere per allietare di nuovo la sua vita: l’ennesimo maglioncino di lana, ma di sfumatura diversa che si abbini alla gonna regalata a Natale, una nuova sciarpa che faccia pandan con i guanti arrivati nella calza della Befana, quei pantaloni di moda tanto carini, stivali nuovi con un tacco un po’ più alto, più classici per gli eventi più mondani. Le liste sono lunghissime, come se si aprissero bauli vuoti. C’è anche chi alla vigilia cerca di sgombrarsi la mente con pratiche di meditazione rigorose per arrivare all’agognato giorno dei saldi senza preconcetti e creativamente farsi trascinare in un vortice di shopping dissanguante ed este-

Il bollo «a consumo» Il Governo olandese si appresta ad approvare una legge per la tassazione dei veicoli commisurata esclusivamente ai chilometri che percorrono e alle emissioni. Ogni veicolo sarà equipaggiato con un sistema gps in grado di rilevare gli spostamenti e di inviare i dati all’ufficio che si occuperà di calcolare l’imposta dovuta. Il sistema spazzerà via la tassa sul possesso e sulla vendita dei veicoli, che ora ammontano a circa un quarto del costo di una nuova auto. Il ministro dei trasporti sostiene che il nuovo sistema farà abbassare del 10% le emissioni legate al traffico veico-

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nuante. Come ci si sente furbi e avanti ad aver «risparmiato» tutti quei soldi comprando a saldo. Capi firmati che non avremmo mai potuto nemmeno avvicinare a metà prezzo, indumenti all’ultima moda che ci vengono quasi «regalati», occasioni imperdibili e imbattibili con sconti da capogiro. Le buste, le scatole, le borse aumentano e ci si ritrova carichi come muli e decisamente storditi e svuotati. Niente in confronto a quando riceveremo l’estratto conto, dovremo comprare un nuovo armadio e ci proveremo quelle dieci cose morbosamente volute che proprio non ci vogliono entrare, non importa quanto tratteniamo il fiato o rattrappiamo i piedi.

lare, dimezzerà gli ingorghi e gioverà all’ambiente. Ci pare una buona idea, tranne per il fatto che l’ufficio delle tasse sarà informato su ogni spostamento… (Blogeko)

La libera Università del Web Siete studenti che hanno bisogno di ripetizioni ma non potete permettervi un insegnante privato? Siete studenti-lavoratori o pensionati che hanno voglia di riprendere gli studi? Su Youtube, grazie all’iniziativa di un gruppo di utenti è nata la LUW, Libera Università del Web, una serie di video lezioni, gratuite e archiviate per materia, tenute da insegnanti e studenti che mettono a disposizione del pubblico il loro sapere. La LUW finora ha attivato 13 corsi classificati in sei diverse facoltà, con un’utenza che varia dai 13 ai 65 anni. n www.liberauniversitadelweb.it

Il vuoto che rende Ufficialmente si chiama «Ecobank» ed è un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti basata sul vuoto a rendere: per ogni bottiglia in plastica, lattina in alluminio o imballaggio in cartone che si ricicla, il raccoglitore Ecobank regala 2 centesimi di euro in buoni sconto da spendere nei negozi e supermercati convenzionati. Durante i 5 mesi del progetto pilota della Regione Lombardia, grazie ai due Ecobank installati ad Alessandria e a Valenza, sono stati raccolti oltre 500.000 imballaggi. (Yeslife) n www.eco-bank.it


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dalla parte dei consumatori Come difendersi dalle cyber-truffe Secondo i dati Istat il 22,7% dei navigatori utilizza internet per acquistare beni. Ma le cyber-truffe, commenta Codici (Centro per i diritti del cittadino), sono sempre possibili. Come difendersi? Intanto l’associazione ricorda che password e nome utente andrebbero variati perché «usare la stessa password per la posta elettronica, gli account dell’ufficio, i database per i servizi postali e bancari aumenta la possibilità che questa possa essere identificata ed utilizzata per scopi illeciti». L’associazione stila un elenco di consigli utili: • usare un browser sicuro e aggiornare regolarmente antivirus, firewall e software di sicurezza; • controllare sempre la presenza del lucchetto sui siti web sicuri; • dubitare di siti sconosciuti che promuovono sconti troppo allettanti;

• prediligere il pc di casa perché quello dell’ufficio potrebbe essere meno sicuro nel proteggere i dati delle carte di credito; • controllare che il venditore oltre all’indirizzo di posta elettronica abbia anche una sede con un indirizzo reale e un numero di telefono a cui rivolgersi in caso di problemi legati all’acquisto del prodotto; • prediligere l’uso di carte prepagate; • verificare che sulla proposta di contratto siano presenti le informazioni sul diritto di recesso e sulle modalità per esercitarlo; • ricordare che anche comprando on line da venditori italiani, per acquisti superiori alle 25 euro (Iva inclusa), vale il diritto di recesso da esercitare entro sette giorni, a decorrere dalla data di consegna della merce o di sottoscrizione all’ordine per beni immateriali; • tenere ogni ricevuta ed esaminare ciascun pagamento.

Dalla parte dei bambini

Biglietto ecologico Si chiamerà biglietto ecologico ed entrerà in commercio questa primavera: si tratterà del classico biglietto di Trenitalia solo che oltre a tutte le normali annotazioni su numero del posto ed orario di partenza, avrà segnata anche la quantità di anidride carbonica (CO2) risparmiata viaggiando in treno. In questo modo si accumuleranno una serie di punti che permetteranno di avere dei biglietti gratuiti, degli sconti o di usufruire di cambi di classe. Speriamo solo che da ora all’arrivo della primavera il tutto non venga vanificato dall’ennesimo aumento dei costi dei biglietti…

di Diletta Lombardo

Piccoli suggerimenti e idee per rendere i nostri figli protagonisti consapevoli di una Terra Nuova

Insegniamo ai bambini ad amarsi Le moderne malattie in cui rischiano di incorrere i nostri figli sono tante e si riferiscono all’ambito fisiologico, mentale e spirituale: disordini alimentari, comportamenti autolesionisti, disturbi di attenzione e sociali, dipendenza da sostanze tossiche stupefacenti, bullismo… Le malattie di questa nostra società si possono prevenire coltivando nel bambino il senso del rispetto verso se stesso e verso gli altri e questo avviene in modo spontaneo quando i genitori insegnano ai figli (rispondendo ad una loro curiosità naturale) le diverse funzioni fisiologiche ed emotive del corpo: conoscere la storia del cuore con la sua pulsazione primitiva, la funzione dei polmoni, l’anatomia dei diversi organi interni non può che spingere il bambino a difendere il proprio corpo dalla corruzione e dall’aggressione dei suddetti «morbi moderni». Con il bambino si può fare un gioco affiancando la conoscenza delle nozioni fisiche a quella delle altre creature terrestri, con paragoni semplici e diretti: polmoni

come ciuffi verdi di carote e finocchi, che respirano pur stando sotto terra attraverso le verdi protuberanze; il cuore come un temporale che muove energie e spinge i cieli facendo circolare l’ossigeno; il tronco d’albero come lo scheletro, che deve crescere diritto e forte per sostenere la chioma-testa… Si può gareggiare nella ricerca di immagini naturali e paragoni inerenti la fisiologia umana direttamente nella realtà di un orto, oppure attingendo da libri e giornali naturalistici. I bambini, poi, si nutrono delle approvazioni ricevute: un bambino è sempre bello quando ha occhi attenti e vigili, mani che sanno fare, sorrisi che sanno aprirsi anche agli sconosciuti. Un bambino che ha imparato l’importanza del proprio corpo e la bellezza intrinseca di ognuno, difficilmente diventerà un adulto aggressivo, compulsivo, asociale, autolesionista. Riconoscendo in sé l’importanza di mantenersi sano, potrà vedere l’importanza della salute per i suoi simili e per l’intero ambiente con le sue creature. Il bimbo sposterà l’attenzione da se stesso al mondo, maturando con gradualità una mente ecologica. Terra Nuova · gennaio 2010

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La plastica

vegetale

è davvero

sostenibile? di Alexis Myriel

Sacchetti, piatti e posate in Mater-Bi e di altri materiali plastici di origine vegetale sono sempre più diffusi, ma possono essere giudicati realmente sostenibili? 8

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Q

uando si parla di alternativa «ecologica» alla plastica tradizionale, il riferimento va subito alle plastiche biodegradabili, chiamate ormai nel gergo comune «bioplastiche», che vengono prodotte per lo più utilizzando amido di mais, patate, barbabietole o altre sostanze di natura vegetale. Nel 2003 in Europa il mercato delle plastiche derivate dal petrolio (incentrato principalmente sul consumo di imballaggi) superava i 40 milioni di tonnellate annue; impensabile continuare così, sia perché le fonti fossili necessarie per produrle si stanno esaurendo, sia perché il processo produttivo è inquinante così come lo è il loro smaltimento.

Più plastica, meno cibo Ma è veramente pensabile, sostenibile ed ecologico sostituire anche solo parte di questa plastica con altrettanta bioplastica? Le plastiche biodegradabili possono essere giudicate realmente sostenibili? I costi delle materie prime alimentari sono sempre più alti, resta irrisolto il problema del mancato accesso a tali materie prime per fette molto ampie di popolazione in paesi del Terzo Mondo, siamo di fronte ad una inesorabile erosione delle terre coltivabili a causa della cementificazione, del disboscamento e della desertificazione, nonché ad un impoverimento dei terreni coltivati sottoposti troppo spesso a coltivazione intensiva. È dunque sostenibile pensare di utilizzare terreni per coltivare potenziale cibo che sarà poi destinato a tutt’altro utilizzo? Alcuni produttori sostengono che questa contraddizione sarebbe risolta coltivando, per utilizzo industriale, materie prime vegetali non destinate all’alimentazione. Ma può essere sostenibile ed etico sottrarre, dunque, quei terreni alle coltivazioni per usi alimentari? Sempre più terreni per produrre plastica o energia e sempre meno per coltivare il cibo: è giusto? La stessa contraddizione sta emergendo ormai sempre più vistosamente anche per la produzione di energia da biomasse: ha senso utilizzare energia e acqua per ottenere dalla terra qualcosa che poi non di-


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al momento insormontabile, per l’Europa), circa un quarto delnon parlare dei costi relativi al tra- l’energia alimentare contenuta nel sporto delle materie prime e del mais viene da fonti fossili o inquiprodotto finito, e dei costi economici nanti in forma di carburanti, mace ambientali legati al processo pro- chinari, insetticidi, erbicidi, elettriduttivo. Come potete ben vedere cità eccetera. Senza energia di origine Dai sacchetti agli pneumatici dalla tabella qua sotto, che mostra la fossile, non sarebbe nemmeno lonMa vediamo cosa sta già propo- quantità di energia e materiali ne- tanamente possibile coltivare il mais nendo oggi il mercato con una cer- cessari per la coltivazione del mais così come lo si coltiva oggi. ta intraprendenza. Parlando di pla- negli Stati Uniti (questi dati sono «In generale» spiega il professor stiche biodegradabili di origine quasi certamente validi anche per Ugo Bardi, docente presso il diparvegetale, si trovano prodotti che utilizzano amido di mais (come Consumo di energia nella produzione di mais negli Stati Uniti l’ormai famoso Mater-Bi della NoFonte: Energia, Cibo e società, di Marcia e David Pimentel (2007). vamont) o di patate, grano o altri cereali, acido polilattico (PLA) derivato Quantità/ettaro Kcal/ettaro da fermentazione di zuccheri (come ENERGIA ASSORBITA la Bion-On, azienda di Bologna che Lavoro 11,4 ore 4650 utilizza le barbabietole), i poli-idrosMacchinari 55 Kg 1.018.000 sialcanolati (PIA), cioè macromolecole sintetizzate da batteri gram+ e Diesel 88 l 1.003.000 gram-, la cellulosa e i suoi polimeri1. Benzina 40 l 405.000 Ormai le applicazioni delle bioplaAzoto 153 Kg 2.448.000 stiche riguardano diversi settori: Fosforo 65 Kg 270.000 imballaggi e sacchetti, stoviglie e Potassio 77 Kg 251.000 posate usa e getta, prodotti per l’igiene personale, accessori per aniCalcare 1120 Kg 315.000 mali, pneumatici, componenti per Semi 21 Kg 520.000 l’interno delle automobili, protesi Irrigazione 8,1 cm 320.000 biomedicali; nel settore agricolo si Insetticidi 2,8 Kg 280.000 trovano vasi, supporti per il lento riErbicidi 6,2 Kg 620.000 lascio di fertilizzanti, teli per la pacciamatura. Sarebbe utile chiedersi di Elettricità 13,2 kWh 34.000 quali di queste cose si possa fare a Trasporti 204 Kg 169.000 meno. Ossia: ha senso utilizzare Totale 8.115.000 borsine, piatti e set di posate «usa e PRODUZIONE getta» in bioplastica anziché in plaMais raccolto 8655 Kg 31.158.000 stica tradizionale o avrebbe più senso utilizzare borse di stoffa, piatti di Kcal produzione/Kcal energia assorbita 3,84:1 ceramica e posate di metallo che durano una vita intera senza bisogno di essere coltivate, prodotte e gettate ogni volta? Ed è proprio questo il punto: l’utilizzo di plastiche meno inquinanti può avere un senso e un’utilità laddove si vanno a sostituire prodotti di lunga durata e dei quali non si può fare a meno, ma non se si va a sostituire un prodotto monouso con un altro, continuando ad alimentare la cultura consumista dell’usa e getta.

Energia, fertilizzanti, acqua Peraltro, sempre riguardo la sostenibilità, l’energia, i fertilizzanti e l’acqua necessari per coltivare le materie prime vegetali che diventano poi plastica rappresentano un problema Terra Nuova · gennaio 2010

Foto: Tomas Bercic – istockphoto.com

venterà cibo? E con quale paurosa velocità e voracità il mercato delle plastiche o dell’energia consumerà ciò che la terra produce nel giro di stagioni intere?

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inchiesta

timento di chimica dell’università di Firenze2, «un prodotto si può considerare sostenibile a due condizioni: a) che nella produzione vengano utilizzati esclusivamente materiali sostenibili, ovvero riciclabili e b) che l’energia utilizzata per la produzione sia esclusivamente di origine rinnovabile. Per verificare quali prodotti si possono definire sostenibili, ci sono molteplici certificazioni. Quella probabilmente più seria e più stringente è detta «C2C» sviluppata dalla società MBDC (McDonough Braungart Design Chemistry). Nella lista dei prodotti certificati dalla MBDC non ho trovato nessuna bioplastica. Non è impossibile trovare dei contenitori per alimenti sostenibili; ce ne sono due: Be Green Packaging LLC e Earth Buddy Ltd, che non sono però bioplastiche, ma sostanze a base di fibre vegetali. Ci sono buone ragioni per l’assenza delle bioplastiche nella lista; principalmente il fatto che derivano da prodotti di un’agricoltura che non è sostenibile. Questo lo vediamo bene, per esempio, nel caso del Mater-Bi. Possiamo quantificare approssimativamente l’uso di fossili confrontando il Mater-Bi e il polietilene che è interamente di origine fossile. Il mais richiede circa il 25% di energia fossile per la sua produzione; consideriamo poi che un sacchetto di Mater-Bi pesa circa il 50% di più di uno di polietilene. Teniamo conto, infine, che il Mater-Bi non è tutto di origine naturale ma contiene una frazione di materiali di origine fossile3. Il risultato finale è che usando un sacchetto di Mater-Bi si risparmia energia fossile, certamente, ma probabilmente non molto di più del 50% rispetto ad un equivalente sacchetto in polietilene. È senz’altro un miglioramento, ma siamo lontani dalla possibilità di chiudere il ciclo utilizzando sostanze completamente naturali. Tutto questo non vuole demolire l’idea di usare le bioplastiche come contenitori: è sempre bene evitare l’errore di rinunciare al buono in attesa del meglio. Ma, certamente, al momento attuale, le bioplastiche sono materiali lontani dall’essere completamente soddisfacenti: nel futuro dovremo

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fare di meglio. L’imballaggio perfetto potrebbe essere la buona vecchia borsa della spesa in fibre naturali». C’è chi ha fatto anche qualche conto, come Veramente, il portale di informazione dell’ambiente veronese4. «Mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole sono sufficienti per creare circa 100 buste di bioplastica» spiegano da Verona. «Secondo i calcoli della Coldiretti, per sostituire le 300 mila tonnellate di plastica necessarie a produrre i sacchetti usati in un anno in Italia basterebbe coltivare circa 200 mila ettari, un quinto delle terre agricole non utilizzate. Rapportiamo le cifre alla provincia di Verona, che ha un’estensione di 3121 Km2 (compresi laghi e fiumi), ovvero 312.100 ettari. Riferendoci al censimento del 2001, la provincia di Verona presenta 826.582 abitanti contro una popolazione italiana di 56.995.744 abitanti. Il rapporto fornisce il valore 0,0145 contro il valore 0,0097, che è l’inverso del numero totale delle provincie italiane (103). Moltiplicando il numero totale di ettari di Mater-Bi (200.000) per il coefficiente 0,0145, si ottiene la quantità di ettari necessari per produrre il Mater-Bi in provincia di Verona, cioè circa 2900. Dato che la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) nella provincia di Verona era nel 2000, secondo la regione Veneto, di 219.000 ettari (così ripartiti: 44% montagna, 41% collina e 135% pianura), risulta che la percentuale di spazio per il Mater-Bi a Verona dovrebbe essere dell’ 1,32% rispetto alla SAU. Per far capire le cose a tutti, possiamo dire che per fare tutte le buste di plastica usate a Verona in un anno occorrono 2900 campi di calcio. Si vede bene come, per produrre in maniera sostenibile una parte così insignificante dell’economia del modello occidentale come le sportine si debba invece riservare un’area agricola così significativa. Figurarsi se dovessimo produrre in loco anche i carburanti! O le automobili, o gli indumenti, eccetera».

ambientale, sostiene che l’analisi del professor Bardi è in gran parte condivisibile: «l’approccio più corretto nell’affrontare l’eccessivo utilizzo delle borse è quello di incentivarne il minor uso proponendo sacchi a lunga vita (le vecchie sporte in cotone o simili) e solo per una frazione ridotta si possono utilizzare shopper biodegradabili e compostabili che possono svolgere un ruolo positivo se riutilizzati nella raccolta differenziata della frazione organica. La priorità è, e rimane, quella di ridurre i consumi di imballaggi superflui e proporre prodotti biodegradabili e compostabili solo laddove non sia possibile adottare soluzioni diverse». Sul rischio di conflitto con le coltivazioni alimentari, secondo l’azienda novarese la questione è invece molto più complessa: «utilizzare un dato parziale, come quello della coltivazione del mais nella provincia di Verona, è estremamente fuorviante perché qualsiasi produzione, anche quella del cotone per le sporte, può risultare in conflitto con eventuali destinazioni alimentari. Da questo punto di vista l’approccio che riteniamo corretto è quello di valutare i sistemi in modo completo: non ha senso sostituire tutti i sacchetti non biodegradabili con altrettanti che invece lo sono, ma sostituirli con le sporte di cotone e solo laddove necessario con sacchi biodegradabili e compostabili. Lo stesso dicasi per le stoviglie monouso e tutti gli altri prodotti usa e getta: non deve essere promosso l’utilizzo di materiali biodegradabili e compostabili, ma occorre incentivarne la riduzione e mantenerne l’utilizzo solo ed esclusivamente laddove è possibile avviare poi il tutto al compostaggio. Comunque per produrre un chilo di Mater-Bi sono necessari un kg di mais e 1,5 kg di oli vegetali: ad oggi gli ingredienti di origine vegetale della bioplastica Novamont raggiungono il 59% garantendo oltre il 50% di carbonio vegetale attraverso l’analisi basata sulla determinaLa replica dei produttori zione del C14. Per completezza di La Novamont, che ha brevettato il informazione vorremmo sottoliMater-Bi e da anni lavora sulla ri- neare che il solo dato sull’origine vecerca di soluzioni a ridotto impatto getale di un materiale non garantisce


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un minor impatto ed è per questo che stiamo adottando un modello di multi etichetta che fotografi le prestazioni comprendendo anche il fine vita».

E nel compostaggio? Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello dello smaltimento. Le bioplastiche sono per lo più compostabili e, quindi, una volta utilizzate vanno gettate o negli impianti di compostaggio domestici o negli appositi contenitori, il cui contenuto arriva poi nell’impianto di compostaggio industriale. Non vanno invece gettate nei cassonetti per la raccolta delle plastiche tradizionali, poiché sono difficilmente riciclabili e corrono il rischio di inquinare il materiale rigenerato. Ma come si comportano nel compostaggio? A proporre un’esperienza personale è il professor Bardi, che ha fatto una prova con i sacchetti in Mater-Bi utilizzando il compostatore elettrico della Naturemill. «Questo attrezzo» spiega Bardi «composta a 40 gradi e ottiene velocità molto superiori rispetto a quelle che si possono ottenere in un compostatore tradizionale. La frutta sparisce in una notte; materiali fibrosi spariscono al massimo in 48 ore. Ho messo il sacchetto in Mater-Bi tagliuzzato dentro la camera di compostaggio. Dopo una settimana di compostaggio accelerato ho trovato compost «buono» derivato dai resti di cucina, cioè una massa bruna; ma dalla massa spuntavano pezzettini di sacchetto non compostato. Ai bordi si era formata della muffa; non l’avevo mai vista formarsi in quel compostatore, ma se ne è formata in grande quantità dopo averci messo i pezzetti di sacchetto di Mater-Bi. Inoltre, questo compost puzza, cosa per nulla normale, evidentemente qualcosa ne ha impedito la corretta aerazione. Dopo una settimana, il materiale del sacchetto è rimasto più o meno intatto, anche se ha cambiato colore diventando nettamente più scuro. È perfettamente possibile che se ce lo avessi tenuto tre mesi avrei finito per compostarlo almeno al 90%, ma è chiaro che non è

equiparabile ai residui organici domestici». In proposito Novamont replica che «sottopone da sempre le proprie bioplastiche a tutti gli standard per la certificazione e proprio recentemente i sacchi in Mater-Bi per la raccolta differenziata hanno ottenuto tutti la certificazione Ok Compost Home. Ovviamente il compostaggio domestico si può fare anche senza l’utilizzo di sacchi: si tratta di una scelta di funzionalità (se le caratteristiche dei residui alimentari sono per esempio molto liquide o con alta propensione alla putrescenza come avviene con i residui di melone) e di equilibrio ambientale (necessità di maggiori lavaggi del bidone con conseguente utilizzo di detersivi)». E arriviamo alla compostabilità. Anche su questo fronte Novamont spiega che «tutti i sacchi per la raccolta differenziata in Mater-Bi sono idonei al compostaggio domestico. Ovviamente i tempi sono più lunghi di quelli che si realizzano in qualsiasi impianto «industriale». Il compostaggio è, e rimane, un processo naturale e richiede quindi tempi non immediati (sino a 180 giorni). Nel compostaggio domestico l’utente può fare a meno del sacco ma l’obiettivo deve essere sempre quello di ridurre l’impatto ambientale e l’utilizzo di risorse: come per i bidoni da 120 litri, crediamo che sia meno impattante l’utilizzo di fodere in Mater-Bi piuttosto che ricorrere a frequenti lavaggi del contenitore». l Note 1. Per maggiori informazioni si può leggere l’intervento di Massimo Cementero, agronomo e coordinatore del comitato tecnico del Consorzio Italiano Compostatori, su www.fareverde.it/informati/articoli.php? azione=dettaglio&id=143 2. Per leggere l’articolo completo, scritto dal docente presso il dipartimento di chimica dell’università di Firenze, prof. Ugo Bardi, si veda www.aspoitalia.it/blog/nte/2009/06/21/ sacchetti-ecologici-considerazioni-sullasostenibilita/ 3. Molto interessante la lettura dell’articolo scientifico di Cementero e Zanardi, si veda http://documenti.chimicitoscana.it/ documenti/BIOPLASTICHE/Massimo%20 Centemero/Metodica.pdf 4. www.veramente.org/sito/vedi_articolo. php?id=380/ Terra Nuova · gennaio 2010

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La

tirannia delle mode di Charty Durrant

L’esorbitante prezzo sociale e ambientale della attuale passione per le griffe.

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D

a sempre l’uomo ha una passione per ornamenti e bardature. Fin dalle epoche più antiche ha usato pigmenti per decorare il proprio corpo e indumenti, gioielli e acconciature per distinguere un gruppo tribale dall’altro. È un istinto innato. L’estro artistico e la ritualità associati a ornamenti e orpelli sono tratti connaturati nel genere umano, una testimonianza della sua capacità creativa.

Siamo ossessionati dal nostro aspetto esteriore. E oggi che l’intero pianeta sembra aver perso il proprio equilibrio, niente come la moda sembra avere un ruolo importante nei confronti dell’attuale crisi ambientale e finanziaria. La smodata propensione all’acquisto e la fissazione per le sofisticherie ci hanno trascinato in un campo minato. Stiamo procedendo sul filo del rasoio. Oggi, la nostra identità è definita più da quello che indossiamo che da quello che siamo. Il nostro aspetto esteriore non è mai stato così importante. L’ossessione per la celebrità e il nostro egocentrismo sono i sintomi di una nuova nevrosi culturale. Così la stragrande maggioranza dell’umanità passa il tempo libero facendo acquisti, ovvero acquistando articoli alla moda che considera essenziali per la propria esistenza. Ma qual è il prezzo di questo comportamento?

«Modanoressici» Avendo alle spalle vent’anni di esperienza quale redattore per riviste di moda, per me non è stato facile ammettere che questo settore apparentemente innocuo è in realtà uno dei principali responsabili dell’attuale corsa verso il baratro. Ed è alla base di molti dei mali che affliggono la nostra società. Qualsiasi problematica sociale o ambientale prendiate in considerazione, scoprirete che le sue cause rimandano sempre in qualche modo all’industria della moda. La moda è sempre stata una sorta di barometro della cultura dominante, una cartina tornasole dello spirito e degli umori del tempo.

L’esempio più scontato è quello delle minigonne e delle magliette psichedeliche che, negli anni ’60, sono diventate chiari simboli della liberazione dei costumi e della voglia di vivere di quel periodo. Fedele al suo ruolo di specchio della società, oggi la moda riflette le aberrazioni culturali dei nostri tempi. Molte sfilate ci rimandano l’immagine di alcune storture sociali, per esempio, quando mettono in passerella capi d’abbigliamento minuscoli e succinti o al contrario grottescamente gonfiati e sovradimensionati. È interessante notare come quasi tutti gli stilisti oggi volgano lo sguardo al passato in cerca di ispirazione. Ciò dimostra che viviamo in un’epoca che guarda al futuro con profonda apprensione. Come mai prima d’ora, gran parte del mondo occidentale è stretto nella morsa di un illusorio miraggio, di una vacua «bolla» in cui vive profondamente immerso. Le icone del mondo moderno non sono più i poeti, gli statisti, né le rock star: sono le modelle e i modelli.

Qualsiasi problematica sociale o ambientale prendiate in considerazione, scoprirete che le sue cause rimandano sempre in qualche modo all’industria della moda. Questa aberrazione non riguarda solo l’abbigliamento. Arriva a intaccare perfino il nostro corpo. Disturbi alimentari, autolesionismo, dismorfia sono diventati malattie endemiche - e sintomi - dell’era moderna. Da quando gli effetti della crisi economica hanno iniziato a farsi sentire, certi accaniti consumatori sono arrivati perfino a digiunare, pur di potersi permettere quel certo capo di abbigliamento che tanto desiderano. Gli psicologi hanno coniato un nuovo termine per definire questi patologici consumatori: «fashionrexic» (letteralmente: modanoressici, ossia «anoressici per via della moda»). Siamo ossessionati dal nostro aspet-

to esteriore. Con la complicità di tecnologie sempre più sofisticate, oggi è sempre più difficile dire se denti, seno o labbra siano «originali» e autentici; se l’abito che indosso sia un vero Prada o un capo acquistato in un centro commerciale; se ho 24 o 40 anni. La spiccata dedizione al nostro ego è il tratto peculiare di questa fase della storia umana.

Il no im

Basta dare uno sguardo alle vetrine in una città qualsiasi, per capire quanto conformista, conformato e praticamente identico è il nostro look. Non importa se uno stile effettivamente ci piace o meno. Siamo spinti ad adeguarci, ad allinearci con le tendenze del momento per non apparire fuori moda. Il mercato è saturo e quindi cercano di allettarci, affascinarci, abbagliarci e disorientarci con la scusa della «scelta».

La monocultura del consumo L’ironia sta nel fatto che, in effetti, come consumatori non abbiamo una grande libertà di scelta. Eccezion fatta per qualche minimo dettaglio nel design o nelle tonalità dei colori, gran parte dei negozi, dei caffè, così come di abiti, soprabiti, autoveicoli, e giornali alla moda hanno tutti lo stesso aspetto: c’è una sorta di monocultura del consumo. Viviamo in una delle epoche più conformiste di tutti i tempi. Basta dare uno sguardo alle vetrine in una città qualsiasi, per capire quanto conformista, conformato e praticamente identico è il nostro look in ogni parte del mondo. La combinazione tra globalizzazione, internet, e l’ormai predominante «fast fashion» ha fatto sì che, escluse poche rare eccezioni, ormai sembriamo tutti uguali, qualsiasi sia il nostro paese d’appartenenza. Quello della fast fashion è un fenomeno relativamente nuovo. È solo dagli anni ’90, infatti, che Primark, Zara e simili si sono imposti sul mercato e che le riviste femminili hanno iniziato a spingere per un rinnovo setTerra Nuova · gennaio 2010

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nuovi paradigmi

timanale del guardaroba, supportate da produzioni realizzate e distribuite in tempi record, a volte nell’arco di pochi giorni. Il fenomeno ha preso piede e il settore ora va fiero di essere riuscito a «democratizzare» la moda, rendendo i capi d’abbigliamento alla portata di tutti. Produzioni di massa e sfruttamento della manodopera esistono da molto prima degli anni ’60, ma la crescente domanda di capi di vestiario e di un design sempre più sofisticato, sta sottoponendo ora gli operatori del settore a nuove forme di pressione. Un tempo, la produzione di un capo richiedeva almeno un giorno di lavoro, ora si pretende che siano realizzati di tutto punto in una sola ora.

E poiché i soldi arrivano a palate, nessuno è in vena di interrogarsi sull’eticità di pratiche simili.

Foto: Jessica Liu – istockphoto.com

Via via che le vendite aumentano, i marchi e i produttori di questa nuova moda fanno fronte comune per costringere gli operatori del settore a lavorare a ritmi sempre più serrati. Arruolano crescenti schiere di manovalanza a basso costo, costringendola a lavorare in condizioni e per salari sempre peggiori, e con sempre meno diritti basilari. Il lavoro minorile è diventato una so-

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luzione molto efficace per soddisfare l’inarrestabile brama di prodotti dei consumatori. E poiché i soldi arrivano a palate, nessuno è in vena di interrogarsi sull’eticità di pratiche simili.

Avremo anche un bell’aspetto esteriore, ma dentro non stiamo affatto bene. La moda attuale è un miscuglio di ingredienti apparentemente incompatibili, associati a fattori quali una rapida obsolescenza congenita, il timore di non essere all’altezza e il desiderio di sedurre. Comodità, tepore e gusti personali sono passati in secondo piano. Via via che questa «smania per l’ultima moda» si fa più pervasiva, la moda in generale appare sempre più distante da discriminanti come stile, eleganza ed espressione della propria personalità. Ormai è diventata innanzitutto una questione di «giudizio» su se stessi e sugli altri. È un venefico mezzo di comunicazione che mostra come le donne dovrebbero vestire e apparire. Ed il culto per le celebrità, cioè la tendenza a imitare il modo di vestire di personaggi famosi, non fa che dare ulteriore forza a questo nuovo singolare paradigma. L’immagine che abbiamo di noi

stessi ne esce distorta, ed è innegabile che la nostra psiche collettiva ne sta soffrendo profondamente. Fino a trent’anni fa, divorzi, pornografia, pedofilia, sesso tra minorenni, tossicodipendenze, così come i casi di suicidio tra gli adolescenti erano fenomeni rari. Oggi sono diventati la norma. I risultati emersi da Good Childhood, un’inchiesta sull’infanzia patrocinata dall’ong britannica The Children’s Society, confermano questo stato di malessere diffuso: i bambini di oggi sono più «ansiosi e irrequieti» e la loro vita è «più difficile» di quella dei bambini di un tempo. Tutto ciò, conclude il rapporto, è dovuto all’ossessionante ricerca di un successo materiale da parte degli adulti.

Festino mordi e fuggi Non siamo cattivi genitori: ci siamo solo fatti incantare dal fascino del glamour. Continuando a credere in questa illusione, in pratica ci stiamo lentamente facendo fuori con le nostre stesse mani. Avremo anche un bell’aspetto esteriore, ma dentro non stiamo affatto bene. Alla base di gran parte dell’attuale malessere del mondo occidentale c’è l’interminabile «festino mordi e fuggi» della società consumistica. I siti di shopping online aperti 24 ore su 24 e le nuove ultrasofisticate forme di marketing, hanno fatto dell’abbigliamento alla moda un passatempo


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internazionale. Nessuno è immune alle tecniche manipolatorie dell’industria pubblicitaria. La pubblicità riesce a instillare in ognuno di noi bisogni artificiali e questo potere affiora con particolare evidenza proprio nelle formule promozionali usate per vendere, in grado di intimidirci e ammaliarci allo stesso tempo. Lo psicologo inglese Oliver James, nel suo libro Affluenza: il virus che minaccia la classe media, sostiene che esiste una stretta correlazione tra la tendenza a crescere dell’opulenza e il conseguente incremento della sperequazione materiale. Più una società è ricca e iniqua, tanto più insoddisfatti sono i suoi cittadini. Ne siamo stati testimoni proprio negli ultimi anni, con il boom del «mercato del lusso». Abbiamo visto crescere la «febbre» per l’acquisto di prodotti di lusso, e marchi come Louis Vuitton, Prada e Versace lanciare articoli ancora più sbalorditivamente costosi.

La grave contaminazione delle risorse idriche e del suolo che attanaglia la città messicana di Tehuacán è stata provocata dal massiccio uso di permanganato di potassio, un candeggiante usato per invecchiare artificiosamente la tela dei blue-jeans. L’anno scorso, a Natale, David Beckham ha regalato alla moglie una borsetta di Hermès da 84.000 euro, tutta incastonata di diamanti. Il gesto ha subito scatenato una corsa alle imitazioni (molto più abbordabili) che hanno invaso le vetrine dei negozi. Grazie ai «progressi» della tecnologia, i produttori oggi sono in grado di replicare un articolo griffato praticamente in tempo reale. Le collezioni di fast fashion cambiano ogni sei settimane e non più ogni stagione. Lo scopo è di attirare più spesso gli acquirenti nei negozi. Chi lavora per il settore ha una grande abilità ed esperienza, prova ne è che ormai non riusciamo a distinguere l’originale dal contraffatto. L’unica differenza, spes-

so, sta in un minimo dettaglio orna- ambiente e sulla nostra economia. mentale, nell’etichetta e ovviamente Gran parte del cotone impregnato di nel prezzo. pesticidi prodotto negli Usa viene esportato in Cina (o in altri paesi con L’impatto sull’ambiente una manodopera a basso costo), doÈ impossibile sfuggire al reale im- ve viene filato, tessuto, tagliato e ripatto esercitato dalla moda sul nostro cucito secondo i dettami della moda. Dopodiché viene spedito per via aerea nel resto del mondo. La Cina è diventata il principale esportatore di fast fashion, con una quota del 30% delle esportazioni mondiali (dati: UN Commodity Trade Statistics Database). Nel suo libro I viaggi di una T-shirt nell’economia globale (Apogeo, Milano, 2006), Pietra Rivoli, docente alla Georgetown University di affari internazionali e questioni sociali, scrive che ogni anno gli statunitensi acquistano circa un miliardo di indumenti importati dalla Cina. L’inquinamento prodotto dall’industria della moda in Africa, India e Brasile è da tempo documentato e continua a destare forti preoccupazioni. Una serie di studi hanno rivelato che la grave contaminazione delle risorse idriche e del suolo che attanaglia la città messicana di Tehuacán è stata provocata dal massiccio uso di permanganato di potassio, un candeggiante usato per invecchiare artificiosamente la tela dei blue-jeans. Una cosa è certa: la nostra ossessione per la moda sta letteralmente distruggendo il Pianeta. I processi di lavorazione e tintura di filati e stoffe richiedono enormi quantità di acqua e hanno un impatto devastante sull’ecosistema. A «Be the Change», una conferenza tenutasi a Londra nel 2008, la scrittrice Maude Barlow - attivamente impegnata sul fronte ecologista - ha confermato che la Cina ha contaminato l’80% dei suoi bacini idrici a causa delle sostanze chimiche e delle tinture altamente tossiche e dissipato le sue risorse idriche per produrre capi d’abbigliamento destinati all’esportazione in occidente. La fast fashion ha una cospicua impronta ambientale e sociale. In ogni fase del suo ciclo di vita, un qualsiasi indumento produce un impatto sull’ambiente e sull’occupazione. In media, ha una vita «commerciale» di Terra Nuova · gennaio 2010

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nuovi paradigmi

appena tre mesi, per via della subdola pressione esercitata dalle mode e dell’obsolescenza programmata dei capi d’abbigliamento. Ma il risvolto più sconvolgente di questa situazione è che ogni anno gettiamo nei cassonetti oltre un milione di tonnellate di vestiti. Per la gran parte finiscono in discarica, dove, insieme a tinture e candeggianti industriali, concorrono alla formazione di un percolato tossico che si infiltra nel terreno e nei bacini idrici, nonché del metano che si libera in atmosfera.

Grazie ai «progressi» della tecnologia, i produttori oggi sono in grado di replicare un articolo griffato praticamente in tempo reale. L’inquinamento generato dal comparto della moda si ripercuote a vari livelli sul contesto sociale e ambientale. Le fonti sono molteplici: dalle insostenibili tecniche di coltivazione, all’uso incontrollato di pesticidi e tinture tossiche, all’esorbitante consumo e inquinamento delle riserve idriche. Ciò concorre a rendere il dibattito su quest’industria ancora più complesso. È stato stimato, per esempio, che la coltivazione del cotone necessario per produrre un solo paio di jeans richiede 800 litri d’acqua.

La crisi come opportunità La grave «batosta» globale della contrazione del credito e della crisi finanziaria, ha portato tutti i nodi al pettine. Dopo l’ubriacatura consumistica degli ultimi anni, adesso, seppur lentamente, si registra un ritorno all’autenticità anche nel campo dell’abbigliamento. Sono sempre più numerosi non solo i negozi di abbigliamento biologico ed equosolidale, ma anche le botteghe di vestiti usati. L’acuirsi della crisi economica sta facendo emergere risposte molto creative, grazie alla rinata capacità di riesaminare, rivedere e rivalutare i nostri assiomi. Finalmente, stiamo assistendo a un’inversione di rotta - per quanto involontaria – e a una correzione delle consuete pratiche insostenibili.

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Tutti i nostri sistemi si sono frantumati in un sol colpo. Il capitalismo globale ha fallito su tutti i fronti. Invece di sposare le tristi e apocalittiche visioni proposte da gran parte della stampa mondiale, molti, saggiamente, salutano il crollo dell’economia mondiale come una grande opportunità per rivedere a fondo tutti gli aspetti del nostro modo di vivere, compresi quelli produttivi, commerciali, progettuali, estetici, e quelli legati alle nostre abitudini quotidiane. È come se l’umanità si fosse appena risvegliata dall’incubo di cinquant’anni di frenetici e smodati eccessi. Mortificati e storditi dai postumi della sbornia, dobbiamo ora guardare in faccia la realtà e renderci conto di quanto ci è costato tutto questo forsennato gozzovigliare. La contrazione del credito è arrivata appena in tempo. La critica situazione globale ci impone ora di fare appello a tutta la nostra creatività e a tutto il nostro buonsenso. L’industria della moda - o meglio, il suo zoccolo duro - è ancora molto malata, ma al suo interno lavorano molte menti illuminate che stanno prendendo le giuste misure per riequilibrare il sistema. Molto però dipende anche da noi consumatori. Dobbiamo pretendere che tutti i nostri indumenti siano ottenuti con pratiche sostenibili e che l’adozione di pratiche eco-etiche diventi una priorità per tutti i produttori. Dobbiamo rivalutare tutte quelle soluzioni che puntano su principi quali: il rispetto dei diritti, l’equità, la giustizia universale, la realizzazione di prodotti di buona fattura e «fatti per resistere», come quelli di un tempo. In India e Africa, molte ong hanno deciso di collaborare direttamente con cooperative di donne nate per sostenere in loco le famiglie e le attività tradizionali, per produrre manufatti di buona qualità da vendere a prezzi ragionevoli.

Nasce la slow fashion Nei paesi di lingua anglosassone si sta facendo strada un nuovo paradigma, quello della «slow fashion», grazie a marchi come Some Like it, Holy, Ciel, Ray Harris e Katherine Ham-

nett che propongono abiti eleganti e molto curati, tutti realizzati a mano, capaci di durare una vita. Il sito più all’avanguardia nel campo dello shopping online di «slow fashion» è Adili. Vende prodotti «trans-stagionali» nati per durare a lungo ed essere indossati in ogni stagione. Sono realizzati con fibre naturali riciclate, equosolidali oppure provenienti da coltivazioni biologiche. In termini di tendenza, ora a contare di più è la semplicità: puntare sull’essenzialità significa veramente puntare sul valore. La sfida sta nel riuscire a trovare un modo per riconciliare le polarità estreme della nostra epoca, ossia: la globalizzazione, con tutte le sue negative ramificazioni finanziare ed etiche, e la nuova presa di coscienza collettiva che vede il mondo come un’unica entità, un Mondo Unico. La globalizzazione ha storpiato questo concetto di universalità bistrattandolo e abusandone per i propri fini. Abbiamo male interpretato le potenzialità della nostra capacità di connetterci con il resto del mondo, con il risultato che oggi siamo più slegati e sconnessi che mai. Per questo, dobbiamo imparare a esprimere la nostra personalità e ad interagire con il mondo circostante con integrità e autenticità.

Nei paesi di lingua anglosassone si sta facendo strada un nuovo paradigma, quello della «slow fashion». Il vero antidoto consiste nell’adottare comportamenti deliberatamente votati all’essenzialità. Un modo di vivere ed essere più semplice fuori e ricco dentro. Un modo di essere in cui il nostro spirito più autentico e vitale sia strettamente connesso e coerente con ogni aspetto della nostra esistenza. l Charty Durrant ha lavorato come redattore di rubriche di moda per The Sunday Times, The Observer e British Vogue. Attualmente insegna Contemporary Communication presso il London College of Fashion. Per gentile concessione di Resurgence www.resurgence.org, traduzione di Gabriella Bossi.

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Illustrazione: Cruz Puga – istockphoto.com

alimentazione e salute

Insonnia:

ecco le cure naturali di Giuliana Lomazzi

Come affrontare la mancanza di sonno, un problema oggi molto diffuso, con una dieta e uno stile di vita più equilibrati.

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iduzione della qualità e della quantità del sonno, incapacità di addormentarsi, risvegli frequenti durante la notte, riposo insufficiente per i propri bisogni: questa, in sintesi, è l’insonnia. Secondo le statistiche, ne soffrono 12

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milioni di italiani: un dato che di- re le batterie, ripristinare le normamostra come il problema dell’in- li funzioni. Quando dormiamo, l’organismo funziona al minimo: si absonnia sia diffuso. bassano la pressione, la frequenza Un problema sfaccettato cardiaca e respiratoria, la temperatura Abbiamo bisogno del sonno per ri- corporea; la muscolatura si rilassa. posare il corpo e la mente, ricarica- Dopo un buon sonno, ci alziamo ca-


Illustrazione: Cruz Puga – istockphoto.com

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richi di energie e ben riposati, con il viso rilassato e gli occhi luminosi; dopo più notti trascorse male, la giornata parte male, le energie sono scarse, le occhiaie segnate. Le ripercussioni influenzano tutte le attività quotidiane: il lavoro (l’insonnia è ritenuta responsabile di una parte degli incidenti sul lavoro), i rapporti sociali, l’umore, il benessere in genere. Premesso che non basta dormire male un paio di notti per ritenersi afflitti da questo disturbo, è importante sapere che esistono vari tipi di insonnia, da quella lieve e transitoria, di breve durata, a quella cronica. Le cause sono molto diversificate: cambiamento di fuso orario; stress per un evento ben preciso, come un esame; visione di film violenti o lettura di libri dai contenuti forti; ritmi di vita frenetici e irregolari; assunzione di certi farmaci, sostanze eccitanti, droghe; l’alterazione del ritmo sonno-veglia (frequente per esempio nei turnisti, ma spesso provocata anche da comportamenti scorretti). In alcuni casi, l’insonnia è conseguenza di un’apnea notturna o di malattie di origine neurologica o psichiatrica, quindi è necessario rivolgersi al medico per le cure necessarie. Ma ci sono altri tipi di insonnia le cui cause non sono ben individuabili, a volte dovute a una serie di fattori psicologici irrisolti, che si stratificano finché non se ne perde coscienza. Comunque sia, tolte le insonnie imputabili a malattie, ci sono vari provvedimenti che si possono adottare per risolvere il problema, tenuto conto però del fatto che la soluzione non è immediata e che bisogna avere un po’ di pazienza. È bene sapere, poi, che i sonniferi sono psicofarmaci capaci di dare dipendenza.

Curry sì o curry no? Molti sconsigliano di usare le spezie, il curry in particolare, perché ricco di sodio e quindi eccitante al pari di patatine fritte, salatini o dadi da brodo. A parte il fatto che questi alimenti non sono assolutamente accomunabili, il curry non è affatto ricco di sodio; vanta inoltre proprietà digestive, importanti soprattutto quando si cena tardi, e contiene principalmente curcuma, le cui proprietà antiossidanti e antitumorali sono ben note.

amminoacido capace di alzare i livelli di serotonina e melatonina – la prima dotata di proprietà calmanti e stimolanti del buonumore, la seconda capace di favorire il sonno agendo sul meccanismo sonno-veglia. I cibi contenenti magnesio (tra questi fagioli, soia, verdure a foglia, noci e mandorle) facilitano l’assimilazione del triptofano. Importante, poi, l’apporto di vitamine, di cui i vegetali sono prodighi; consideriamo in particolare la B1 e l’acido folico, entrambi fondamentali per il sistema nervoso e il benessere psicofisico. La prima si trova in cereali integrali, legumi e semi di girasole, il secondo in verdure a foglia, broccoli, cavolfiori, agrumi, legumi e semi oleosi. Non trascuriamo gli acidi grassi essenziali, che sono tra le altre cose dei regolatori dell’umore. Spazio quindi ai semi di lino (1,5 cucchiai al giorno) e a una manciatina di mandorle, noci, nocciole, semi di zucca o di girasole. Facilitano il sonno anche le mele, la lattuga, i cavoli, le zucche e i mandarini, mentre i formaggi stagionati causano l’effetto opposto a causa del contenuto di Stili di vita tiramina. Dieta scorretta, alcol, fumo, abuso di sostanze stimo- Altrettanto importante è non consumare pasti abbonlanti, orari irregolari: questi i principali errori dello sti- danti la sera, soprattutto a tarda ora. Per evitare di arrivare a cena troppo affamati, è bene fare uno spuntile di vita moderno. Passiamoli sotto la lente. Dieta. Scelte alimentari sbagliate possono influire ne- no nel tardo pomeriggio. Andare a letto senza aver finito la digestione non aiuta di sicuro, mentre posgativamente sul nostro sonno. Prendiamo per sono servire due passi, fatti in tutta calesempio i carboidrati: se non li mangiama dopo aver cenato. mo mettiamo a rischio il buonumoBevande. Da evitare sicuramenre, ed è risaputo che le forme dete i superalcolici, mentre caffè pressive possono ostacolare il e tè hanno una tolleranza sonno; se ne mangiamo tropsoggettiva, benché l’abuso pi senza associarli alle prodi bevande a base di cafteine, potremmo ottenere feina (comprese cola e l’effetto opposto. Quinbibite energetiche) non di un giusto equilibrio è sia certo da stimolare. indispensabile. Durante il giorno, posCi sono cibi più indicasiamo sostituire il tè ti di altri: tra questi, gli con infusi di rooibos e alimenti non raffinati e honeybush, due piante i vegetali. Per esempio prive di caffeina, dal sal’avena integrale, le bapore molto gradevole e nane e i datteri, ma anche dalle proprietà antiossile alghe, i cereali integrali danti. La carruba rimpiazin genere, lo yogurt (che è za benissimo il cacao, il quapreferibile però consumare la le contiene teobromina (somattina), i legumi e i semi oleostanza affine alla caffeina), le besi sono fonti di triptofano, un Terra Nuova · gennaio 2010

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vande a base di orzo o di cereali prendono il posto del caffè. Da evitare il decaffeinato, che di solito viene prodotto con l’impiego di un solvente. La sera, si può anche propendere per un infuso. Orari regolari. Il nostro organismo ama la regolarità e si abitua a compiere certe funzioni più o meno nelle stesse ore. Il sonno fa parte di questo tran-tran. Per prima cosa, si deve evitare di ricorrere ai pisolini nel pomeriggio come forma di recupero: la sera, poi, rischiamo di avere meno sonno e di ricominciare tutto da capo. Secondariamente, bisogna cercare di andare a letto più o meno alla stessa ora, per «allenare» l’organismo e rendere più facile l’addormentamento. È importante anche staccare la spina un paio d’ore prima di andare a letto: può essere difficile dormire se si è lavorato fino a mezz’ora prima o se si è fatto un esercizio fisico intenso. L’attività sportiva serve indubbiamente, meglio però se fatta nel pomeriggio, tanto più che aiuta a ridurre lo stress.

Foto: Liv Friis-Larsen – istockphoto.com

alimentazione e salute

verso di essi l’inconscio ci manda messaggi importanti per il nostro equilibrio. Spesso sono gli incubi a tenerci svegli: ecco perché è importante non sottovalutare i fenomeni onirici. Infine, cerchiamo di allentare lo stress. Ecco come.

Aromaterapia

Lavanda, rosa, neroli, sandalo, mandarino e gelsomino sono essenze che facilitano il rilassamento e il sonno. L’ideale è scegliere quelli di proprio gradimento e impiegarli come meglio si preferisce. Per esempio nell’acqua calda della vasca, oppure mescolati a olio di mandorle dolci per massaggi rilassanti su tempie, viso, collo e spalle. Si può anche mettere l’essenza nella ciotola di un fornelletto bruciaprofumi, o versarne una goccia sul guanciale. In linea di massima, questi oli non hanno controindicazioni; attenzione però in gravidanza e durante l’allattamento. Dosaggi • Massaggi: 4 gocce in 1 cucchiaio di olio di mandorle. • Bagni: 8-10 gocce nella vasca (metterle direttamente nell’acqua Dolce dormire calda, evitando di versarle prima Tutto questo non basta necessariadi riempire la vasca). mente per combattere l’insonnia se • Fornelletto: 10 gocce circa. non adottiamo altri accorgimenti. Di grande aiuto, la sera, un bel bagno Fitoterapia caldo o anche semplicemente un Lavanda, melissa, tiglio, valeriana e pediluvio, con aggiunta di erbe o es- fiori di arancio sono le droghe più insenze. La camera da letto deve esse- dicate per favorire il rilassamento. re silenziosa e buia, non troppo cal- L’applicazione di 3-4 strati di cavoda: meglio spegnere il riscaldamento lo sulla nuca, prima di mettersi a lete mettere una coperta in più. Le let- to, può essere di aiuto. ture prima del sonno devono essere rilassanti; volendo, si può ascol- I fiori di Bach tare un po’ di musica, dando la I rimedi floreali del dottor Bach non preferenza a quella classica, al jazz o hanno controindicazioni, ma la loro alle melodie new age. efficacia si ha su un lungo periodo. È importante anche cercare di ana- Meglio quindi usarli come integralizzare i propri sogni, perché attra- zioni alla fitoterapia o all’aromate-

rapia. Diamo qui alcuni suggerimenti di rimedi, ognuno può scegliere quello che più gli si addice. • Agrimony: forte tormento interiore, falsa allegria, abuso di cibo, alcol, droghe o tabacco. • Cherry Plum: timore di perdere il controllo, improvvisi eccessi di rabbia, pensieri ossessionanti. • Elm: passeggero senso di inadeguatezza davanti alle responsabilità. • Heather: ipocondria, incapacità di ascoltare gli altri, pretesa di essere ascoltati. • Honeysuckle: idealizzazione del passato, difficoltà a vivere nel presente. • Mustard: forte malinconia, apatia. • Vine: volontà di dominio e inflessibilità, arroganza e prepotenza. • White Chestnut: pensieri continui e ossessivi, distacco dalla realtà, forte tensione mentale, sonno leggero in particolare di prima mattina.

Yoga e altre discipline

La melatonina Questa sostanza viene prodotta dell’epifisi (ghiandola pineale) ed è secreta in maggior misura nelle ore notturne, con il buio. Spesso viene assunta sotto forma di integratore per combattere l’insonnia. Di fatto, se presa per periodi limitati e in dosaggi ben specifici, si rivela un valido aiuto. La maggiore efficacia si ha nel caso del cambiamento di fuso orario, quando diventa necessario regolare il nostro orologio interno e recuperare i ritmi naturali.

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Lo yoga è sicuramente un metodo efficace per ottenere il rilassamento; le tecniche di respirazione, poi, aiutano moltissimo. L’importante è non prendere questa disciplina come una pillola, ma praticarla costantemente. Lo stesso vale per altri metodi come il training autogeno o il reiki. l

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Foto: Liv Friis-Larsen – istockphoto.com

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alimentazione naturale

Pappe a confronto di Michela Trevisan

Per la maggior parte dei bambini, le pappe precotte rappresentano il primo passo verso l’alimentazione solida, ma quanto sono sane? E come fare a scegliere quelle più idonee per la loro crescita?

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er tutti i bambini, ma soprattutto per tutti i genitori, prima o poi si arriva al momento di passaggio dall’alimentazione lattea a quella solida. Quale mamma moderna non si è posta, almeno una volta, una domanda su quali alimenti scegliere per il proprio bambino, quale marca preferire, quali siano le pappe più affidabili oppure se... alla fine sono tutte uguali. Alle nostre nonne queste domande non sorgevano, i bambini venivano svez-

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zati con alimenti della dispensa, resi adatti alle bocche sdentate e agli stomaci ancora delicati dei piccolissimi. Allora andavano per la maggiore «pancotto» e «panadea», cremine a base di pane raffermo o polenta, cotti in acqua o, se era disponibile, un po’ di latte. Un po’ alla volta, con il crescere della curiosità e dei denti, venivano proposti assaggi dal piatto materno, fino ad arrivare a inserire il bambino alla tavola degli adulti.

Dagli anni ’50 in poi, l’ondata dell’industria alimentare ha travolto anche la tavola dei più piccini con la comparsa di pappe precotte, omogeneizzati e biscottini per la prima infanzia. Molti di questi alimenti, come i famosissimi biscottini Plasmon, furono ideati nel periodo del secondo dopoguerra per assicurare ai bambini e agli anziani un apporto adeguato di nutrienti, soprattutto proteine. L’idea di «alimenti adatti per l’infanzia» si è poi mantenuta nel tempo, anche quando l’emergenza denutrizione è diventata solo un ricordo, lasciando il posto all’emergenza ipernutrizione. Nel corso degli ultimi decenni, questi alimenti precotti, liofilizzati e


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o omogeneizzati sono diventati quasi gli unici utilizzati per l’alimentazione dei bambini dal sesto al dodicesimo mese di vita. La scelta deriva probabilmente sia dall’effetto rassicurante dell’alimento «studiato ad hoc» per i bambini, sia dalla progressiva mancanza di tempo delle mamme; a tutto ciò si aggiunge l’assottigliarsi delle famiglie, con la conseguente perdita delle conoscenze tramandate di madre in figlia, e forse anche il peggioramento dell’alimentazione in generale, per cui il cibo dei genitori si rivela spesso inadatto ai più piccoli.

La legislazione in merito La prima normativa risale al 1951, la legge n. 327 del 29 marzo, seguita dal

regolamento di esecuzione D.P.R. del 30 maggio 1953, n. 578. Con questa legge viene introdotta una Commissione Scientifica selezionata dal Ministero della sanità incaricata di controllare i prodotti dietetici – tra cui gli alimenti per la prima infanzia – sia dal punto di vista igienico-sanitario che da quello dell’idoneità della composizione del prodotto e degli ingredienti. Questa legge è stata poi abrogata nel ’92 per essere sostituita dal D.Lgs. n. 111/92 in recepimento della relativa direttiva europea. Già dagli anni ’60 infatti, dapprima con l’istituzione del Codex Alimentarius1, organo sussidiario della Fao e dell’Oms, dell’Espgan (organismo europeo) e successivamente negli anni ’70 con la comunità europea, si è sentita la necessità di armonizzare le leggi in materia alimentare quanto meno a livello europeo. Solo però con il D. M. n. 371 del 2001 viene regolamentato il livello massimo di fitofarmaci tollerato, 0,01 ppm (mg/kg) come somma complessiva delle diverse tipologie eventualmente presenti, e viene messo il divieto di utilizzare ingredienti ogm, eccezion fatta per il latte di soia in cui viene tollerata la presenza di una contaminazione non superiore all’1% calcolata sulla quota proteica presente. Solamente nel 2003 è stata definita una lista negativa di fitofarmaci che non devono essere utilizzati nella coltivazione di alimenti per la prima infanzia, e viene inoltre ridotto il limite di tolleranza per altri antiparassitari e per altri contaminanti come le micotossine e i metalli pesanti. Dal 22 luglio di quest’anno, è entrata in vigore la nuova normativa D. M. 82/092 in attuazione della direttiva 2006/141/CE, che sostituisce le precedenti. Le novità salienti sono soprattutto relative alle norme sull’etichettatura, la pubblicità (ingannevole) ed il monitoraggio dei prezzi. L’intenzione è di sostenere sempre più l’allattamento al seno. Un’altra novità è nei criteri di composizione che dovranno sempre rifarsi a «studi adeguati, effettuati sulla base di orientamenti universalmente riconosciuti».

Antiparassitari vietati nella produzione di alimenti per lattanti e per la prima infanzia Disulfoton Fensulfothion • Fentin • Alossifop • Eptacloro e trans-eptacloro eposside • Esaclorobenzene • Nitrofen • Ometoato • Terbufos • Aldrin e dieldrin • Endrin • •

Nessuna legge prevede ancora che gli alimenti per la prima infanzia debbano derivare da agricoltura biologica; anche se ciò garantirebbe al bambino l’assenza di sostanze chimiche3 di sintesi in tutta la filiera produttiva, il rispetto per l’ambiente in cui dovrà crescere ed alimenti più ricchi di fattori nutrizionali, soprattutto minerali, flavonoidi e vitamine ad azione antiossidante.

Creme di cereali Per preparare le prime pappe del bambino solitamente vengono utilizzate le creme di cereali precotte stemperate in brodo di verdura. Queste creme presentano numerosi vantaggi: rapida preparazione, elevata digeribilità e consistenza vellutata, adatta anche ai bambini più piccoli, dal palato più delicato. Per la preparazione delle creme dopo la molitura, la farina dei cereali viene solitamente destrinizzata, ovvero, attraverso appositi accorgimenti tecnologici, viene effettuata una predigestione dell’amido fino a trasformarlo in destrine (corte catene di glucosio), allo scopo di aumentarne la digeribilità. Questo trattamento sostituisce l’azione effettuata dalla saliva durante la masticazione, assente nei bambini più piccoli. La stessa farina può subire un trattamento di biscottatura per migliorare il sapore del prodotto finale. L’alternativa alle creme precotte è l’uso di cereali semintegrali in chicco, tostati in una padella di acciaio, cotti nel brodo vegetale e passati con Terra Nuova · gennaio 2010

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alimentazione naturale

il passaverdure. Questa seconda opzione richiede più tempo per la preparazione e porta a un risultato finale leggermente più granuloso che non sempre è gradito ai bambini al di sotto del settimo mese di vita, ma garantisce una migliore conservazione delle vitamine e la protezione dei preziosi oli, contenuti nel germe, dall’ossidazione che avviene a contatto con l’aria e con la luce dopo la trasformazione del chicco in farina. Inoltre le pappe elaborate dai cereali in chicchi, a differenza di quelle prodotte con le creme precotte, si possono conservare in frigorifero e riscaldare senza nessun problema.

Creme a confronto Sul mercato si possono trovare numerose creme per la prima infanzia e spesso non è facile districarsi nella scelta di prodotti che sono, almeno in apparenza, molto simili. In realtà le differenze ci sono, a parte alcune caratteristiche obbligate come, nel caso delle pappe a base di crema di riso, l’aggiunta di vitamina B1 come condizione necessaria per poter rientrare nella categoria di alimenti speciali per la prima infanzia. A discrezione dell’azienda produttrice è invece l’addizione di minerali (calcio, ferro, zinco e fosforo), di vitamine (C, E, PP, A, B6, D, acido folico) e di fermenti lattici. Leggendo le etichette delle varie pappe, si è portati a pensare che maggiore è la quantità di nutrienti aggiunti, migliore è la pappa. Purtroppo così non è, perché non possiamo avere la certezza che i minerali e le vitamine aggiunte vengano utilizzate dal nostro organismo alla stessa stregua di quelle presenti naturalmente nella frutta, nella verdura e nei cereali integrali. Anzi: la stessa Organizzazione mondiale della sanità sottolinea come sia importante assumere quotidianamente i livelli raccomandati di vitamine e minerali nelle forme naturalmente presenti negli alimenti, che non sono sostituibili con gli analoghi prodotti di sintesi. Quindi meglio preferire le pappe, come quelle biologiche, dove minerali e vitamine provengono dalla crusca dei cereali (eliminata nelle pappe convenzionali) e da altri alimenti (ca-

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rote, formaggi freschi, verdure a foglia verde ecc.) che arricchiscono la pappa sia dal punto nutrizionale che da quello organolettico. Inoltre, in alcuni prodotti si trova anche la lecitina di soia, impiegata per rendere la pappa più cremosa e omogenea nel tempo, poiché le pappe precotte raffreddando tendono a separare la farina dall’acqua. Per legge, nei prodotti per l’infanzia, la lecitina non può derivare da organismi geneticamente modificati (Ogm), anche se è accettata una soglia di inquinamento accidentale fino allo 0,9%. Alcuni preparati contengono anche aromi. Ricordiamo che, secondo la legge italiana, quando troviamo la parola aroma dobbiamo intendere una sostanza chimica sintetizzata di fantasia dall’industria. Nulla che corrisponda a sostanze presenti in natura. La domanda sorge spontanea: perché è necessario aggiungere aromi alle pappe destinate a bambini così piccoli? Sopratutto quando la ricerca segnala sempre più che le molecole di sintesi (aromi, coloranti e conservanti) possono essere causa o concausa di disturbi al sistema nervoso dei bambini?4 La ricerca dice anche che l’odore, parte integrante del sapore, è il senso che più ci lega ai ricordi, che li fa riemergere più velocemente. E quindi è possibile che il bambino, crescendo, collegherà aromi simili presenti in biscotti e merendine della

grande distribuzione, con l’aroma e quindi l’atmosfera accogliente delle prime pappe traendone... un’attrazione fatale! Nella pappa della Nestlè troviamo aggiunti anche fermenti lattici: Bifidobacterium lactis. Come da tempo ormai risaputo, i fermenti lattici che formano la flora batterica del nostro intestino sono il primo stimolo per la corretta (o scorretta) maturazione del sistema immunitario. Ed i bifidobatteri sono proprio i batteri che aiutano il sistema immunitario, nelle prime fasi di sviluppo, a prendere la strada giusta, quella della difesa e non quella dell’allergia, dell’iper-reattività. Ma anche in questo caso si tratta di un’aggiunta inutile se il bambino è stato allattato al seno perché già presenti.

Più digeribili Il riso, come tutti i cereali, ha un elevato contenuto di amido, che per i bambini in fase di svezzamento risulta poco digeribile perché la saliva dei bambini non contiene ancora concentrazioni sufficienti di ptialina, l’enzima che effettua la prima digestione e frammentazione dell’amido durante la masticazione. L’amido si spezza anche durante la tostatura e durante la germinazione. Culture diverse hanno escogitato modi diversi per favorire la digestione dell’amido nei bambini: le mamme africane masticano il riso predigerendolo con la loro saliva, altre popolazioni lasciano


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fermentare la pappa prima di offrirla ai bambini, le nostre nonne tostavano le farine. Nella maggior parte delle creme di cereali presenti sul mercato la predigestione dell’amido viene effettuata industrialmente, con l’utilizzo di amilasi, un enzima che viene aggiunto durante la preparazione. Solo la marca Holle effettua la predigestione naturalmente, facendo germogliare brevemente il chicco prima di produrre la crema. Questo è possibile chiaramente solo perché viene utilizzato il chicco integrale.

Fibre sì, fibre no L’introduzione di alimenti ricchi di fibre, come i cereali integrali e i legumi, è uno degli argomenti più controversi dell’alimentazione della prima infanzia. Questo dibattito poggia le basi sul ridotto assorbimento di minerali (soprattutto di ferro, calcio e zinco) conseguente all’assunzione di quantità eccessive di fitati e ossalati (sostanze chelanti, che intrappolano i minerali) spesso associati alle fibre insolubili (lignina della crusca ad esempio). Dall’altra parte però le fibre insolubili (come le pectine della frutta o la mucillagine di orzo ed avena) vengono fermentate nell’intestino dalla flora batterica creando un ambiente acido che favorisce l’assorbimento del calcio e dello zinco5. Secondo i LARN (Livelli di Assunzione Raccomandati di Energia e Nutrienti per la Popolazione Italiana – 1996)6, in età pediatrica i quantitativi di fibra raccomandati si possono calcolare sommando l’età anagrafica del bambino maggiorata di 5. Quindi durante lo svezzamento non è consigliato superare i 5 g al giorno di fibre. Non viene però fatta ancora distinzione tra fibra solubile e insolubile. Va anche detto che alcuni trattamenti sui cereali integrali, come la pregerminazione effettuata da Holle, ma che può anche essere praticata in casa, o la lievitazione con lievito acido (pasta madre), riducono drasticamente il contenuto di acido fitico della crusca liberando e rendendo i minerali disponibili per l’assorbimento intestinale.

da a base di mela grattugiata 100 g contengono circa 1,5 di fibra. Tiriamo ora le somme: se un bimbo mangia 2 pappe al giorno (pranzo e cena) con crema riso integrale e passato di verdura e 100 g di mela grattugiata avrà totalizzato 3,15 g di fibre contro le 2,58 del bimbo che avrà consumato la crema di riso bianco. In ogni caso siamo ben al di sotto dei 5 g di fibre... abbiamo spazio per aggiungere anche 2 cucchiai di lenticchie rosse decorticate (1,4 g di fibre). Le fibre in ogni caso vanno introdotte gradualmente nell’alimentazione del bambino perché l’improvvisa introduzione di fibre, in un intestino abituato ad un’alimentazione di solo latte potrebbe procurare infiammazione ed eccessiva produzione di gas da parte della flora batterica intestinale.

Dovendo scegliere In definitiva, avendo la necessità di scegliere una pappa precotta meglio orientarsi verso le pappe più semplici con il minor numero di ingredienti possibili. Meglio ancora se sono biologiche e senza aromi, almeno finché non saranno state effettuate adeguate ricerche sull’impatto di questi additivi chimici sull’organismo di bambini così piccoli. Se poi riusciamo a preparare i pasti dei più piccoli con alimenti presi dalla nostra dispensa, questi ne beneficeranno per la maggior freschezza degli ingredienti ed anche noi avremo la possibilità di nutrire i nostri figli con un gesto semplice, spendendo meno e senza ricorrere ad «alimenti speciali» che rischiano di medicalizzare anche questo momento della vita. l

Note 1. Il Codex Alimentarius è l’unico organo intergovernativo deputato ad elaborare norme su scala mondiale in materia di alimenti e nutrizione 2. G.U. 7/7/2009 3. National Research Council, Pesticides in the Diets of Infants and Children, National Academy Press, Washington D.C. 1993 4. Mc Cann et al., «Food additives and hyperactive behaviour in 3-year-old and 8/9-year-old children in the community: a randomised, double-blinded, placebo-controlled trial», The Lancet novembre 2007 Facciamo due conti 5. www.inran.it/servizi_cittadino/per_saperne_di_piu/approfonSe comunque vogliamo scegliere una pappa che apporti dimenti/fibra 6. Livelli di assunzione giornalieri raccomandati di nutrienti per una quantità di fibre che rientrino nei parametri la popolazione italiana (L.A.R.N.), Società Italiana di consigliati dai LARN possiamo cimentarNutrizione Umana, revisione 1996 (ultima ci nel fare il famoso «conto della serva». revisione) 3; 370(9598):1524-5.

Foto: Elena Schweitzer istockphoto.com

Durante le prime fasi di svezzamento, un bambino assume mediamente 30 g di cereale con aggiunta facoltativa (da alcuni sconsigliata) di 20-30 g di purea di verdure cotte (carota, zucchina o zucca). Una crema di riso integrale (Holle) contiene 3,3 g di fibra contro le 1,4 (Hipp) di una crema di riso non integrale. Nella pappa avremo 0,99 g di fibra nel primo caso contro 0,42 g nel secondo. Con l’aggiunta di tre cucchiai (30 g) di passato di carota e zucchina avremo altri 0,66 g. Poniamo poi una «classica» meren-

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Menu del dopo feste

cucina naturale

di Alice Savorelli

Piatti semplici e gustosi per riprendersi dagli eccessi del Capodanno senza rinunciare al piacere della buona tavola.

P

er incominciare l’anno nuovo in leggerezza e per affrontare con gusto il mese di gennaio, vi propongo un menu composto da piatti semplici, sfiziosi e colorati, pensato per un periodo che vede più o meno tutti a dover fare i conti con gli eccessi luculliani delle recenti festività.

Alternando sapori e consistenze invernali (vellutata di porri con castagne, stufato di verdure con seitan e crema di semolino) con preparazioni più fresche e croccanti (un’insalata di orzo e daikon e un’altra di sedano e mela), questo menu vi aiuterà a disintossicarvi senza però sacrificare il piacere di condividere bei momenti a tavola. l

Ricette

Insalata di orzo con germogli di daikon Per l’insalata: una tazza di orzo mondo, 3 tazze di acqua filtrata, 2 cm di alga kombu, un pizzico di sale marino integrale, una tazza (250 ml) di germogli di daikon, un’abbondante manciata di semi di zucca leggermente tostati. Per il condimento: 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva, 2 cucchiai di olio di sesamo, 2 cucchiai di aceto di riso, il succo di un limone, un pizzico di sale marino integrale, un cucchiaino di malto d’orzo.

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Dosi per 2-4 persone

■ Lavate bene l’orzo e lasciatelo in ammollo in 3 tazze di acqua (meglio se filtrata, dato che sarà la stessa acqua da usare per la cottura) per circa 8 ore. Mettete l’orzo con l’acqua di ammollo in una pentola dal fondo pesante. Aggiungete l’alga kombu e il pizzico di sale, coprite e portate a bollore a fiamma vivace. Riducete la fiamma e lasciate cuocere senza mescolare, fino a quando l’acqua sarà stata completamente assorbita. L’orzo dovrebbe essere pronto in circa 50-60 minuti. Se usate una pentola a pressione, il tempo di cottura si

ridurrà notevolmente e saranno sufficienti circa 30-35 minuti. Sgranate l’orzo e lasciate raffreddare, meglio se in un recipiente largo e basso, tipo una teglia da forno in acciaio, ceramica o terracotta. Versate in una tazza tutti gli ingredienti del condimento e mescolate bene in modo che il malto risulti ben amalgamato. Trasferite l’orzo in una insalatiera capiente, aggiungete i germogli e i semi di zucca leggermente tostati e versatevi il condimento preparato precedentemente. Mescolate e servite.


Vellutata di porri con castagne 2 manciate di castagne secche, acqua filtrata q.b., un pizzico di sale marino integrale per cuocere le castagne, 4-5 porri, 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva, un pizzico di sale marino integrale, un litro di latte d’avena. ■ Mettete a cuocere le castagne in acqua

bollente e salata per circa 20-25 minuti, fino a quando saranno tenere. Scolatele e mettetele da parte. Pulite bene i porri e tagliateli a rondelle più o meno regolari.

Insalata di sedano e mela con mirtilli rossi e noci Per l’insalata: 4 gambi di sedano, 2 mele verdi (Granny Smith), 3 manciate di noci tritate finemente, 2 cucchiaini di menta secca sminuzzata, 2-3 manciate di mirtilli rossi essiccati, il succo di un limone. Per il condimento: 4 cucchiai di olio extravergine di oliva, 5 cucchiai di panna vegetale, 2 cucchiai di aceto di mele, mezzo cucchiaino di semi di senape in polvere, un pizzico di sale marino

Riscaldate l’olio in una pentola capiente, aggiungete i porri e il sale e fate saltare per circa 5 minuti. Aggiungete il latte di avena, coprite e cuocete per 20-25 minuti, o fino a quando i porri saranno teneri. Togliete poi dal fuoco, trasferite in un robot e frullate fino ad ottenere una consistenza cremosa. Se preferite una zuppa più liquida, aggiungete più latte. Riscaldate la crema, se necessario, e servite con le castagne sbriciolate sopra e un filo di olio d’oliva.

VERDESA VERDESATIVA AT I VA

®

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integrale, un pizzico di pepe nero macinato. ■ Pulite bene il sedano, eliminando i filamenti fibrosi, tagliatelo a pezzetti e mettetelo in una insalatiera capiente. Aggiungete la mela tagliata a pezzi irregolari, le noci tritate, la menta secca e i mirtilli. Irrorate con il succo di limone e mescolate. Versate l’olio, la panna, l’aceto, la senape, il sale e il pepe in un barattolo, chiudete con il coperchio e agitate energicamente fino a quando il condimento si sarà ben amalgamato. Condite l’insalata, mescolate e servite.

Le ricette continuano a pag. 28 Ë Terra Nuova · gennaio 2010

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cucina naturale

Stufato di verdure con seitan 4 cucchiai di olio extravergine di oliva, una cipolla bianca tagliata a dadini, un cucchiaino di lemongrass essiccata, un cucchiaino di zenzero fresco tritato finemente, mezzo cucchiaino di zenzero essiccato in polvere, una tazza di acqua filtrata tiepida, 6-8 carote pelate e tagliate a rondelle, un piccolo sedano rapa pelato e tagliato a pezzetti, 300 g di seitan al naturale tagliato a bocconcini, mezzo cavolo cappuccio bianco tagliato a listarelle, 2 cucchiai di erba cipollina preferibilmente fresca, sale marino integrale q.b. ■ Riscaldate l’olio in una pentola capiente. Aggiungete la cipolla, la lemongrass e lo zenzero e saltate fino a quando la cipolla sarà morbida e trasparente. Versate nella pentola mezza tazza di acqua tiepida e le carote. Cuocete per 5 minuti e unite il sedano rapa. Fate cuocere per altri 5 minuti prima di aggiungere anche il seitan e il cavolo. Allungate con l’altra mezza tazza di acqua tiepida, aggiungete un pizzico di sale e cuocete a fiamma lenta per circa 15-20 minuti fino a quando le verdure risulteranno tenere ma ancora sode e il liquido si sarà ritirato. Durante la cottura potrebbe essere necessario versare altra acqua poco alla volta per evitare che lo stufato si attacchi al fondo. A cottura ultimata, cospargete con l’erba cipollina spezzettata e aggiungete un pizzico in più di sale se vi piace più saporito. Mescolate e servite.

Crema di semolino alle spezie e frutta secca 120 g di semolino, mezzo cucchiaino di caraway (cumino dei prati) in polvere, mezzo cucchiaino di vaniglia in polvere, un pizzico di chiodi di garofano in polvere, un pizzico di cannella in polvere, un pizzico di zenzero in polvere, un pizzico di sale marino integrale, 450 ml di latte di riso al naturale e senza zucchero aggiunto, il succo e la scorza grattugiata di un’arancia, 6 cucchiai di malto di riso, 2 manciate di prugne secche denocciolate tritate finemente, 2-3 manciate di uvetta sultanina lasciata in ammollo per circa 15 minuti poi scolata e asciugata, 2 manciate di pistacchi sgusciati e pelati, sciroppo d’acero di grado B o C. ■ Versate il semolino in una pentola dal fondo pesante, aggiungete tutte le spezie e il sale e lasciate dorare a fiamma vivace per 2 minuti. Abbassate la fiamma, poi versate il latte di riso, il succo d’arancia e il malto e mescolate costantemente fino a quando il semolino avrà assorbito quasi tutto il liquido e risulterà bello cremoso. Durante la cottura aggiungete se necessario altro latte. Unite al semolino la scorza d’arancia, le prugne e l’uvetta e fate cuocere per ancora 2-3 minuti. Togliete dal fuoco e trasferite il semolino in coppette o bicchierini da portata. Decorate con i pistacchi e lo sciroppo d’acero. Servite caldo o a temperatura ambiente.

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pasticceria naturale

Pasquale Boscarello

Biscotti al naturale F igli della tradizione contadina, i biscotti venivano preparati arricchendo con miele, uvetta e frutta secca l’impasto del pane casalingo. Ma quei semplici e gustosi dolci sono ormai solo un ricordo soffocato da prodotti a base di grassi, farine e zuccheri raffinati. Non resta che farseli in casa, questi dolcetti; guida di eccezione è l’esperto pasticcere Pasquale Boscarello con il suo nuovo e pratico manuale Biscotti al naturale. l

SegnaLibro

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a colori

BISCOTTI AL NATURALE di Pasquale Boscarello, Terra Nuova Edizioni, pp. 120, euro 12,00 per gli abbonati euro 10,80

X al sesamo integrali 500 g di farina manitoba, 200 g di malto di mais, 150 g di semi di sesamo, 100 ml d’olio di mais, 2 cucchiai di burro di sesamo (tahin), 150 ml d’acqua tiepida, 25 g di lievito di birra, 1 cucchiaino di vaniglia, 5 g di sale. Serve: teglia con carta da forno

Oltre 90 ricette per preparare in casa biscotti semplici e gustosi, sostituendo latte, uova, burro e zuchero bianco con dolcificanti naturali e oli vegetali.

â– Tostate il sesamo in forno a Il libro si può ordinare 180° per 15'. Diluite in acqua presso la redazione di Terra Nuova: tiepida il lievito di birra sbriciotel 055 3215729 – libri@aamterranuova.it oppure online su terranuovalibri.it lato e fate formare una leggera schiuma. Radunate in un contenitore gli ingredienti asciutti: la farina, il sesamo tostato, la vaniglia e il sale; miscelate per bene. A parte, mescolate il malto, l’olio, il tahin e versateli sugli ingredienti asciutti, poi aggiungete il lievito diluito e amalgamate per bene il tutto. Infarinate il piano di lavoro, rovesciatevi l’impasto e continuate a lavorarlo fino a ottenere un panetto omogeneo, morbido e liscio. Dividete l’impasto in pezzetti e formate dei lunghi rotolini di 1 cm di spessore; tagliateli a tronchetti della lunghezza di 8-10 cm, su ognuno con una lama fate un'incisione di 2 cm alle estremitĂ e allargateli tipo braccia e gambe aperte, poi disponeteli sulla teglia da forno. Coprite con un panno e lasciate lievitare ½ ora o fino a quando i biscotti non raddoppiano di volume. Cuocete in forno giĂ caldo a 190° per 20' circa; quando i dolcetti diventano dorati sopra, toglieteli dal forno, lasciateli intiepidire e serviteli.

Comete di mais e pinoli 350 g di farina di mais fioretto, 70 g di pinoli, 150 g di malto di mais (100% mais per celiaci), 75 ml d’olio di mais, 200 ml di latte di mandorla, la buccia grattugiata di 1 limone, 15 g di lievito in polvere per dolci, 3 g di sale. Servono: teglia con carta da forno, tasca da pasticcere con bocchetta dentellata ■Mettete in un contenitore gli ingredienti asciutti: la farina di mais, i pi-

noli, il lievito, la buccia del limone e il sale; amalgamate per bene. Miscelate in un boccale il malto, l’olio e 100 ml di latte di mandorle e versate il misto sugli ingredienti asciutti. Lavorate e amalgamate il composto con una mano in senso circolare, e piano piano incorporate il resto del latte di mandorle fino a ottenere un impasto morbido. Versate un po' dell’impasto nella tasca da pasticcere e spremete con un movimento che riproduca la forma delle comete, (distanziate i biscotti perchĂŠ abbiano lo spazio sufficiente per lievitare). Infornateli nel forno caldo a 195° per 15' circa o finchĂŠ non sono dorati, lasciateli intiepidire e serviteli.

Biscotti ciokamut 250 g di farina di kamut, 150 g di sciroppo d’acero, 50 g di mandorle tritate e tostate, 70 g di margarina vegetale o 70 ml d’olio di mais, 50 g d’uvetta lavata e scolata, 40 g di cacao amaro in polvere, 18 g di lievito in polvere per dolci, 200 ml d’acqua tiepida, un pizzico di sale, 1 cucchiaino di vaniglia, la buccia grattugiata di 1/2 arancia. Servono: teglia con carta da forno, tasca da pasticcere con bocchetta a stella ■Sciogliete in una terrina, in forno caldo ma spento, la margarina uni-

ta alla buccia grattugiata dell’arancia; aggiungete lo sciroppo d’acero. Radunate in una ciotola farina, mandorle tritate, cacao amaro, lievito, sale e vaniglia, amalgamateli bene e unite l’uvetta, l’acqua e la miscela con lo sciroppo d’acero. Lavorate con le mani fino a ottenere un impasto morbido e liscio. Mettetene un po’ nella tasca da pasticcere e formate sulla teglia dei dischetti ondulati (distanziateli perchĂŠ abbiano lo spazio per lievitare). Cuoceteli nel forno caldo a 190° per 18-20’. Lasciateli intiepidire e serviteli. Vogliosi! Terra Nuova ¡ gennaio 2010

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bioedilizia

Ognicasahabisogno diunbuoncappotto di Gabriele Bindi

Per risparmiare energia e contenere i costi, tetto, pareti e pavimento della nostra abitazione devono essere isolati termicamente. Sul mercato dominano gli isolanti sintetici, eppure quelli naturali sono decisamente migliori. Vi spieghiamo perch茅. 30

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Foto: Valeriy Minin – istockphoto.com

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I

l signor Mario Rossi pensava di starsene tranquillo, in brache corte e con le pantofole ai piedi, in quel beato tepore domestico fatto di serate televisive, con pennichella e gatto sul divano. Finché l’energia era a basso costo il problema degli sprechi non gli era mai passato per la testa. Quando faceva più freddo bastava girare il termostato a manetta, in estate ci pensava il condizionatore. Poi sono arrivati quei guastafeste degli ambientalisti a ricordargli che le case italiane consumano e inquinano troppo. Troppo fredde d’inver-

no e troppo calde d’estate, il buco nero del sistema energetico nazionale. Risvegliato dall’italico torpore, il signor Mario comincia a capire il perché di tutti quei soldi spesi per le bollette. L’eroico personaggio scende giù dal divano e decide di darci un taglio. Nell’immediato scende in ferramenta ed acquista delle guaine per coprire gli spifferi a porte e finestre. Potrebbe usufruire degli ultimi incentivi rimasti per montare doppi vetri o una caldaia più efficiente. Ma ad un certo punto si accorge che tutti questi interventi non bastano. Se vuole abbassare drasticamente i costi di gestione infatti ci vogliono interventi più strutturali per isolare tetti, pareti e solai. Il signor Rossi forse potrebbe riqualificare la sua casa dal punto di vista energetico. Metterle il cappotto. Ma prima di scalare la solita montagna di varianti fiscali o burocratiche, il ragionier Rossi, che è uno preciso, vuole vederci chiaro. Quali sono i materiali giusti? Il geometra di turno non ha l’aria di intendersene. Ogni ditta ha la sua soluzione, altri ragionano per partito preso. Di chi potrà mai fidarsi?

Cappotti sintetici e altre amenità È opinione comune che se si esclude l’Alto Adige ed altre aree limitrofe del nord, in Italia manchi ancora una cultura del costruire case efficienti ed ecologiche. All’acquisizione di nuovi criteri costruttivi spesso non segue una professionalità competente e una prassi altrettanto cristallina. Pur di risparmiare due soldi si cercano le soluzioni più comode. Succede così che nei cantieri edili di oggi a far da padrone sono le grosse aziende che forniscono i materiali isolanti, generalmente di origine sintetica. Ne abbiamo parlato con Alberto Sasso, architetto esperto di edilizia in alta efficienza energetica e costruzione in standard passivo. «Sono loro a dettar legge, fornendo le maestranze necessarie, insieme a tutte le informazioni utili. Alla fine accade che il progettista si fa fare il progetto da chi ti vende il materiale. Un passo che dovrebbe far ri-

flettere le categorie professionali prima che i cittadini». Ma il punto focale su cui ci porta a riflettere l’architetto Sasso è che in materia di isolamento termico non si ammettono improvvisazioni. «Il fai da te senza conoscenza tecnica è deleterio con rischi di fare dei danni all’edificio. Prima di intervenire a pezzi e bocconi è necessario fare una diagnosi energetica precisa dell’edificio e cercare di risolvere tutte le criticità». Il ragionamento è molto semplice e ci porta dritti al cuore di questo articolo: non ci si può limitare a parlare di materiali. Una visione d’insieme che il nostro esperto difende a spada tratta, nella convinzione che la professionalità e l’attenzione al dettaglio siano addirittura più importanti della quantità o degli spessori di materiale usato. «Puoi anche mettere 20 cm di isolante nelle pareti, ma se lasci aperte le giunzioni rischi di creare dei punti termici pericolosi, che saranno zone di condensa e muffe, in grado di pregiudicare la qualità della vita degli abitanti, ma anche quella dello stesso edificio. Da questo punto di vista gli isolanti naturali sono sicuramente migliori, ma non si può prescindere dalla posa o dal progetto architettonico». Questo tipo di avvertenze potrebbe subito scoraggiare il nostro benintenzionato signor Rossi, che magari per suo sfortuna si trova di fronte ad un progettista che di qualità dell’involucro ne ha solo sentito parlare. In più si aggiunge l’aggravante che laddove il progettista ha le carte in regola, spesso viene a mancare un controllo effettivo sui cantieri per la posa dei materiali. Finisce così che le grosse industrie produttrici di isolanti sintetici fanno il buono e il cattivo tempo anche sui cantieri e le maestranze e la capacità di scelta da parte del committente si riducono al minimo. Un contesto in cui i materiali naturali rimangono alla porta, perché hanno più difficoltà a stare sul mercato e a salire sui ponteggi degli artigiani. E così il signor Rossi con molta probabilità verrà quasi costretto a farsi un cappotto di polistirolo. Terra Nuova · gennaio 2010

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bioedilizia

Perché scegliere gli isolanti naturali? Come ci ricordano gli esperti dell’Associazione Paea, che della casa ecologica ha fatto una mostra itinerante, è sbagliato illudersi che lo spessore di una parete sia l’unico metro per valutare le sue proprietà isolanti. Ad incidere maggiormente è invece la presenza, e soprattutto la corretta collocazione, di un buon materiale isolante. E qui entrano in gioco i numeri della conducibilità termica, espressa con un’unità di misura denominata «Lambda» e calcolata in W/mK (Watt al metro per gradi Kelvin). Di fronte alle tabelle di confronto o alle brochure patinate dei maggiori produttori di materiali per l’edilizia, sembra più favorevole il rapporto prezzo-prestazioni per polistirolo, polistirene o lana di roccia rispetto ai materiali di derivazione naturale. Ma il nostro signor Rossi, che è un uomo di paese, sa che non si può chiedere all’oste se il vino è buono. Ad un esame più attento si rende conto che in realtà i dati da confrontare sono più di uno.

Materiali isolanti a confronto ORIGINE

VEGETALE

ANIMALE

MINERALE

SINTETICA

Ci viene in soccorso Paolo Bardi, un artigiano esperto in isolamento termico. «Se guardiamo solo alla prestazione termica globale, il prodotto chimico ci può dare il 10% di risultato in inverno, ma in estate quello naturale la spunta con un risultato anche del 300% superiore. In realtà quanto a conducibilità termica siamo più o meno agli stessi livelli. Ma il fatto innegabile è che gli isolanti naturali vantano una capacità termica maggiore, superiore a 2.000 J/kgK (valore della quantità calorica in Joule, che 1 kg di materia assorbe o emana, quando la sua temperatura viene alzata o abbassata di un grado Kelvin). In parole semplici, più questo valore è elevato, tanto meno cambiano le temperature. Un dato che i produttori di pannelli sintetici non scrivono mai, perché con i loro materiali difficilmente superano i 1600 J/kgK. Mentre il sughero arriva addirittura a 2.600 J/kgK». La differenza più sostanziale tuttavia si gioca in termini di traspirazione e permeabilità al vapore. Per spiegare

Dati elaborati dall'Associazione Paea, «Mostra della casa ecologica» – www.paea.it

materiale isolante

Conduttività termica λ in W/mK

Spessore materiale isolante di confronto1 in cm

Disponibilità materie prime

Fabbisogno di energia durante la produzione

Inquinamento ambientale durante la produzione

Riciclabilità

Fibra di legno

0,038 - 0,040

9,5 - 10

rinnovabile, abbondante

elevato

basso

rimontabile

Sughero

0,038 - 0,050

9,5 - 12,5

rinnovabile, limitata

elevato

basso

raramente possibile

Fibra di cellulosa

0,038 - 0,042

9,5 - 10,5

prodotto da riciclaggio

basso

basso

raramente possibile

Fibra di kenaf, canapa, lino

0,038 - 0,042

9,5 - 10,5

rinnovabile, abbondante

basso

basso

rimontabile

Fibra di mais

0,04

10

rinnovabile, abbondante

basso

basso

rimontabile

Fibra di cocco

0,044 - 0,049

11 - 12,2

rinnovabile, abbondante

basso

basso

rimontabile

Lana di pecora

0,040 - 0,043

10 - 10,7

rinnovabile, abbondante

basso

basso

rimontabile

Lana di vetro, lana di roccia

0,04

10

non rinnovabile, abbondante

molto elevato

molto elevato

rimontabile

Vetro cellulare

0,040 - 0,050

10 - 12,5

non rinnovabile, abbondante

molto elevato

medio

no

Fibra di poliestere

0,035 - 0,045

8,7 - 11,2

prodotto da riciclaggio

basso

basso

possibile

Polistirolo espanso (EPS) bianco o con grafite

0,031 - 0,038

7,7 - 9,5

non rinnovabile, limitata

elevato

molto elevato

raramente possibile

Polistirolo estruso (XPS)

0,035 - 0,038

8,7 - 9,5

non rinnovabile, limitata

elevato

molto elevato

raramente possibile

Poliuretano (PUR)

0,025 - 0,032

6,2 - 8

non rinnovabile, limitata

elevato

molto elevato

raramente possibile

1. Spessore materiale isolante in cm che a livello di calcolo presenta le stesse proprietà isolanti di 10 cm di materiale isolante con conduttività termica λ=0,040 W/mK

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Isolamento a parete con fibra di legno (foto: www.paea.it)

che cosa significhi in termini pratici, entra in gioco l’esperienza diretta dell’autore di questo articolo. Da meno di due anni abito in un nuovo quartiere a risparmio energetico, con tanto di cappotto e certificazione Casa Clima. Dopo appena sei mesi sulle pareti interne del sottotetto è comparsa della condensa, trasformatasi poi rapidamente in muffa. La risposta dell’ingegnere responsabile una volta interpellato, suonava più o meno così: «avete voluto la casa coibentata? Allora tenetevi anche la muffa». I costruttori hanno parlato di un fenomeno accidentale. Ma sappiamo che il problema ha una sua valenza «scientifica». «Dove non c’è una ventilazione controllata, l’involucro edilizio si permea dell’umidità generata all’interno» chiosa l’architetto Sasso. «Se si isola il sottotetto con materiale sin-

Costo di trasporto

Costo materiale pannelli: €/mq per 1 cm di isolante

basso

1,8 - 3,5

elevato

2,2 - 4,8

medio

1,5 - 2,6

basso

1,3 - 2,1

elevato

2,1 - 2,4

elevato

1,7 - 2,9

medio

1,4 - 2,3

basso

0,9- 3

medio

3,5 - 4,4

medio

1,8 - 3,2

elevato

1,3 - 2,8

elevato

2,3 - 3,9

elevato

2,4 - 3,3

tetico, oppure se le giunture non sono continuative, si avranno sempre dei problemi. Il fattore di permeabilità al vapore deve permettere la trasmigrazione del vapore dall’interno all’esterno. Il buon materiale si inumidisce e si asciuga. I risultati migliori sono ottenuti dai materiali di origine naturale come fibra di legno, kenaf, sughero o fibra di cellulosa, che sono maggiormente traspiranti e igroscopici. Per il resto, se si vogliono evitare le muffe sarà meglio usare intonaci o pitture antibatteriche a base di calce».

Al signor Rossi potremmo anche dire che a fronte di un costo un po’ più elevato, i materiali naturali hanno un ulteriore vantaggio: la massa sufficiente per lo sfasamento termico. «Un buon isolante oltre che smorzare la differenza di temperatura con l’esterno» ci spiega ancora Alberto Sasso «ha anche il compito di ritardarne il più possibile, in termini di tempo, l’ingresso nell’edificio. Nel sottotetto è dunque preferibile un materiale pesante come la fibra di legno, in maniera che l’onda di calore impieghi più tempo per arrivare

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le aziende informano

bioedilizia

all’interno. In estate il calore ti deve arrivare di notte quando c’è l’inversione termica. Se usiamo sughero, fibra di legno o cellulosa abbiamo uno sfasamento 3 volte superiore rispetto a lana di roccia, poliuretano o altri materiali specifici».

L’ecologia è un’arte complessa Fino ad ora il confronto si è giocato sulle prestazioni. Se poi si parla di performance ambientali, per i derivati della petrolchimica non c’è più partita. Certo, si fa presto a dire ecologico. Ma se vogliamo dare un senso a questa parola si deve ragionare su salubrità, emissioni, ciclo produttivo e smaltimento. I naturali sono migliori non senza qualche distinguo (vedi scheda tecnica). I vegetali ad esempio si smarcano nettamente dai materiali minerali, che necessitano di lunghe e laboriose trasformazioni, additivi chimici, e con problemi in fase di applicazione e smaltimento. Tra gli esempi più virtuosi citiamo la fibra di legno, che si ottiene da scarti di lavorazione dei legnami. I trucioli vengono sottoposti ad un processo di sfibratura ottenendo una sorta di lana che una successiva bollitura permette di infeltrire. Il pannello, trattato unicamente con sali di boro, risulta ignifugo, inattaccabile da parassiti, non rilascia alcuna sostanza inquinante ed è facilmente smaltibile e recuperabile. Tra i materiali più conosciuti in bioedilizia c’è anche il sughero, reperibile sia in forma granulare che sotto forma di pannelli rigidi e rotoli. Oltre alle buone prestazioni termoisolanti e fonoassorbenti, vanta un’elevata capacità termica e una buona resistenza. D’altra parte ha un costo piuttosto elevato e consumi energetici un po’ alti per la produzione. La lana di pecora, dai costi più contenuti, è conosciuta da millenni per le sue proprietà termoisolante e viene a volte utilizzata come isolante termico per l’isolamento di intercapedini, tra le travi portanti del Ill ust razi tetto o come cappotto esterno. one

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A sinistra: isolamento in kenaf (foto: Alberto Sasso) A destra: tetto in fibra legno (foto: Alberto Sasso)

Anche il kenaf o la fibra di canapa sono materie molto interessanti dal punto di vista ecologico con filiere produttive a corto raggio, costi contenuti e ottime prestazioni. Di particolare interesse la fibra di cellulosa, che in assoluto è quello che ha il costo energetico inferiore. Trattandosi di un prodotto di riciclo contribuisce ad un recupero di un rifiuto largamente disponibile come la carta da macero. Il processo di lavorazione è molto semplice: la carta viene selezionata e fatta passare attraverso una trinciatrice, dopodiché viene sminuzzata e miscelata con sali di boro. Generalmente non viene assemblata in pannelli ma si presenta in fiocchi e viene «insufflata» attraverso un apposito compressore all’interno delle pareti o dei solai chiusi. Un’operazione che ovviamente richiede una manodopera specializzata, ma può essere impiegata per ribaltare l’inefficienza energetica dei tipici edifici anni ’70, con pareti ad intercapedine o solai non calpestabili, con dei costi contenuti. Insomma il signor Rossi con un investimento più che ragionevole potrebbe anche decidere di ristrutturare il suo appartamento. Ma giunti a questo punto gli rimane solo da saltare l’ultimo steccato: quello della reperibilità dei materiali. Se si opta per dei materiali isolanti naturali il rischio è quello di rimanere un po’… isolati! «In linea di principio il mercato si è risvegliato ma nell’orizzonte comune rimangono sempre prioritari gli isolanti di origine sintetica» commenta Alberto Sasso. «Una prevalenza che sui cantieri sfiora l’80%. Fanno eccezione le case in legno, che per una sorta di cultura propria, adottano di per sé, inclusi nel pacchetto costruttivo, materiali bioedili di qualità». Ma a questo punto anche il ragioner Rossi diventa l’eccezione e sarà in grado di far valere le sue ragioni. Che sono poi anche le nostre e quelle del Pianeta. l

: Ju raj Mih alik – is toc kph oto .com


le aziende informano

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20 ANNI di esperienza nella BIO-EDILIZIA

Seminario di FORMAZIONE PROFESSIONALE

L’impiego di isolanti naturali Valutazioni prestazionali dei materiali ecologici per l’isolamento e le performance acustiche nella riqualificazione e nelle nuove costruzioni. Il seminario vuol essere un momento di approfondimento per attuare la corretta scelta di materiali isolanti di tipo ecologico. Attraverso un’analisi dei requisiti termofisici e di possibili applicazioni, si confronteranno i parametri raggiunti e la rispondenza ai requisiti minimi sanciti dalle norme nazionali in materia di risparmio energetico ed acustica. Il seminario ha l’obiettivo di trattare l’isolamento in tutti i suoi aspetti, scendendo nel dettaglio fino alla realizzazione di esempi pratici-costruttivi. Orario: sabato 6 febbraio 2010, dalle 9.30 alle 13.30 Sede del corso: Elicona, Via Meucci 37, Le Fornaci – Scandicci (Fi) Per informazioni: tel 055 7221402 - info@eliconasas.com – www.eliconasas.com

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ricerca

Nutrire la mente di Thich Nhat Hanh*

Cos矛 come il corpo necessita di una dieta sana ed equilibrata per godere di buona salute, anche la mente ha bisogno di essere nutrita con letture, conversazioni, informazioni e relazioni in grado di arricchire e portare gioia. 36

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S

ono sempre più numerose le persone che oggi praticano la meditazione limitandosi alla postura o al respiro. In realtà, meditare significa anche prenderci cura delle nostre sensazioni e dei nostri sentimenti. Prendersi cura di ciò che si prova è simile al prendersi cura del proprio corpo. Innanzitutto dovremmo essere consapevoli della sensazione che nasce in noi. La pratica di essere consapevoli consiste in questo: riconoscere se la sensazione che proviamo sia nutriente, risanante oppure no. In entrambi i casi noi non cerchiamo né di aggrapparci a essa né di respingerla: la pratica consiste solo nel riconoscere ciò che è senza attaccarvisi e senza respingerla. Potrebbe essere una sensazione di natura positiva o negativa: quando ha la funzione di nutrire e guarire, ne riconosciamo la funzione nutriente e risanatrice; quando la natura della sensazione non è apportatrice di nutrimento e di guarigione dovremmo riconoscere che quella sensazione non è nutriente, non è portatrice di guarigione. Si tratta di non cercare di «possedere» la sensazione, di non afferrarla né di combatterla. Dunque, la prossima volta che proverete una sensazione piacevole non cercate di attaccarvi a essa; la prossima volta che avrete una sensazione dolorosa non cercate di combatterla: tornate all’inspirazione e all’espirazione e generate l’energia della consapevolezza che vi permette di riconoscere la sensazione e osservarla. Il Buddha ha proposto di praticare così, quando avete una sensazione dolorosa, piena di tensione: «Inspirando sono consapevole della sensazione dolorosa che provo, espirando calmo la mia sensazione, rilascio la tensione che porta la sensazione che provo». In questo modo, invece di cercare di combattere la sensazione, di sbarazzartene, la riconosci e la abbracci con tenerezza, con l’energia della consapevolezza, della presenza mentale. Puoi farlo perché tu sei l’energia della consapevolezza, ma sei anche l’energia della sofferenza: l’energia della consapevolezza si prende cura dell’energia della sofferenza proprio

come una sorella maggiore si prende cura della sorellina minore. La nostra preoccupazione, la nostra paura, la nostra rabbia non dovrebbero essere considerate come nemiche, dunque, ma come un fratello minore, una sorella minore, di cui prendersi cura.

La pratica di essere consapevoli consiste in questo: riconoscere se la sensazione che proviamo sia nutriente, risanante oppure no. La prossima volta che l’energia della sofferenza si manifesterà in te, quindi, non cercare di scappare, non cercare di combattere; di’ a te stesso che in quel momento ti si presenta l’opportunità di riconoscere l’energia della sofferenza, di osservarne a fondo la natura e di prendertene cura. Immaginiamo una giovane mamma affaccendata in cucina che sente piangere il suo bimbo: smetterà di fare quello che sta facendo, andrà nella stanza dove si trova il bambino e lo prenderà fra le braccia con grande tenerezza. Un buon praticante fa esattamente la stessa cosa ogni volta che la sofferenza emerge: considera la sofferenza come il proprio bambino di cui prendersi cura.

In una relazione, la pratica di ascoltare a fondo la sofferenza dell’altro è essenziale per comprenderne le radici. All’inizio la giovane mamma non sa che cosa abbia il bimbo che piange, ma comunque lo prende su e lo tiene in braccio con tenerezza. Ugualmente, all’inizio il praticante non sa quale sia la causa, la natura della sua sofferenza, ma pratica comunque la consapevolezza di tenere fra le braccia il proprio dolore, il proprio dispiacere. Facendo così ottiene già un certo sollievo. Dunque la pratica stessa di inspirare ed espirare e tenere in brac-

cio il proprio dolore, la propria sofferenza, può dare già di per sé un certo sollievo. Quando vedi star male la persona che ami puoi ricordargli di praticare, di inspirare ed espirare con delicatezza, per riconoscere e abbracciare la propria sofferenza. Puoi dirle: «Caro, cara, sediamoci e respiriamo insieme, riconosciamo la nostra sofferenza. Mi siederò anch’io a respirare con te, per darti sostegno». Dopo cinque, sei, sette minuti di pratica di consapevolezza del respiro, conducendo il respiro ad attraversare il dolore, la sofferenza, proviamo già un certo sollievo. Durante il tempo in cui teniamo in braccio la sofferenza, respirando a fondo, possiamo praticare l’osservazione profonda della natura della nostra sofferenza e scoprire la radice della sensazione dolorosa che è dentro di noi. Quella sensazione dolorosa può avere radici nel corpo oppure nelle percezioni. Il tuo medico può aiutarti a scoprire e localizzare le radici fisiche della tua sensazione; il tuo maestro spirituale o il tuo psicoterapeuta può aiutarti a osservare la radice delle sensazioni dolorose quando queste appartengono alla sfera delle percezioni. In effetti le nostre sensazioni di paura, rabbia, disperazione, confusione, spesso affondano le radici nelle percezioni erronee. Così, tenendo in braccio una sensazione dolorosa possiamo avere l’opportunità di vederne le radici e di scoprire se si trovino nel corpo o nelle percezioni. Imparare a sostenere la nostra sofferenza e osservarne a fondo la natura per scoprirne le radici è un compito molto nobile e importante. In una relazione, la pratica di ascoltare a fondo la sofferenza dell’altro è essenziale per comprenderne le radici. Dobbiamo imparare ad ascoltare noi stessi; dobbiamo imparare ad ascoltare a fondo l’altra persona. In una buona relazione abbiamo l’opportunità di aiutarci a vicenda a scoprire le radici delle nostre afflizioni e quelle dell’altro. «Meditazione» è l’atto di guardare in profondità allo scopo di vedere la vera natura di ciò che è. Ciò che c’è in quel momento è la nostra felicità o la nostra sofferenza. Terra Nuova · gennaio 2010

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ricerca

Il Buddha ci mostra il modo di cercare le radici del nostro malessere, della nostra sofferenza. Ha parlato delle Quattro Nobili Verità, la prima delle quali è proprio il malessere, la sofferenza1. La seconda Nobile Verità è la comprensione delle radici o delle cause della sofferenza, in termini di «nutrimenti»; oggi potremmo parlare della seconda Nobile Verità in termini di «consumi». Noi soffriamo perché consumiamo. Il Buddha ha citato quattro tipi di nutrimenti che possono portarci un bel po’ di sofferenza. La prima fonte di nutrimento è il cibo che mangiamo; lui ci ha consigliato di mangiare in un modo che porti nel corpo e nella mente soltanto elementi salutari, che portano guarigione e nutrimento. Molti di noi si ammalano o stanno male perché non mangiano in consapevolezza, non osservano a fondo i propri consumi alimentari. Il cibo che introduciamo nel corpo attraverso la bocca è all’origine di svariate malattie; per questo sarebbe utile che prima di mangiare osservassimo il cibo anche a livello collettivo, come comunità, come famiglia, per verificare se è un tipo di cibo che può generare sofferenza e malattia. La seconda fonte di nutrimento di cui ha parlato il Buddha sono le impressioni sensoriali, cioè di quello che consumiamo non attraverso la bocca, ma attraverso gli occhi, le orecchie, il naso, il corpo e la mente. Noi «consumiamo» qualcosa quando leggiamo una rivista, quando guardiamo un film, quando ascoltiamo un brano di musica. I nostri oggetti di consumo possono anche contenere molti veleni come violenza, paura, rabbia, avidità; se ogni giorno consumiamo una gran quantità di stimoli o prodotti tossici – velenosi - sotto forma di impressioni sensoriali, finiremo per ammalarci. Il Buddha ha definito «veleni» le afflizioni. Il primo veleno è la brama; il secondo è la rabbia, la violenza; il terzo sono le percezioni erronee, l’ignoranza. Quando guardiamo la tv, quando leggiamo una rivista o abbiamo una conversazione possiamo introdurre nella mente molti veleni in termini di paura, rabbia, dispera-

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zione, avidità. Un bravo praticante, dunque, pratica la consapevolezza dei consumi e fa attenzione quando legge riviste, guarda la tv, legge un libro e così via.

La nostra coscienza individuale è fatta di coscienza collettiva, ed è sempre molto attiva nel consumare oggetti e stimoli. A volte anche una conversazione può essere molto «tossica»: la storia che l’altro ci racconta, che sia la propria o quella di altri, può anche contenere una quantità di rabbia, di violenza, di paura, di disperazione e noi ingeriamo una quantità di veleni, ascoltandola. Al giorno d’oggi i giovani «consumano» una gran quantità di violenza, avidità, rabbia, guardando la tv o un videogioco. Dovremmo rendere la seconda fonte di nutrimento, le impressioni sensoriali, un oggetto della nostra osservazione profonda, così da saper proteggere noi stessi, i nostri figli e la società dai consumi che finiscono per generare una gran quantità di sofferenza. È utile, certo, andare da uno psicoterapeuta o da un medico, alla ricerca di fattori di guarigione come farmaci o terapie; ma se non pratichiamo la consapevolezza dei consumi, in termini di cibo commestibile come di impressioni sensoriali, l’effetto delle terapie non durerà a lungo. Nel campo delle impressioni sensoriali si produce una quantità di oggetti di consumo tossici: se non pratichiamo la consapevolezza dei consumi cadiamo vittime di questo genere di business. Dobbiamo organizzarci a livello di famiglia, comunità, città, nazione per riuscire a proteggerci dai consumi che possono generare ulteriore violenza, odio e disperazione. Il Buddha ha parlato anche della terza fonte di nutrimento, la volizione o intenzione (l’esercizio della volontà). Con «volizione», qui, si intende il più profondo desiderio della propria vita. Se il desiderio più profondo della propria vita è di aiutare le persone, alleviare la sofferenza, proteggere l’ambiente, quel tipo di in-

tenzione è una sorta di nutrimento che può dare salute e gioia; se invece il nostro più profondo desiderio è di rincorrere la fama, le cose materiali, la vendetta o la ritorsione, quel desiderio profondo porterà una quantità di sofferenza. Coltivare la comprensione e la compassione come pratica è il miglior tipo di volizione, di intenzione, è la miglior fonte di nutrimento che possiamo portare in noi per poter essere felici e per aiutare la gente a soffrire di meno. Il Buddha ha parlato anche della quarta fonte di nutrimento, la coscienza. La nostra coscienza individuale è fatta di coscienza collettiva, ed è sempre molto attiva nel consumare oggetti e stimoli. Se siete circondati da persone piene di compassione, di gentilezza, di gioia e avete l’opportunità di vivere con loro a lungo, un giorno anche voi sarete più compassionevoli, più gioiosi, più felici. Se siete circondati da persone che sono violente, irascibili, impaurite, anche voi diventerete più violenti, più irascibili, più paurosi. Lo stesso vale per la moda: all’inizio forse una certa moda non vi piace molto ma poi, dato che tutti intorno a voi la seguono, finite anche voi per accettarla e apprezzarla. Il valore del dollaro sale e scende non sulla base di una realtà oggettiva ma sulla base della paura, della rabbia e così via: è la coscienza collettiva a far salire e scendere il dollaro. La tua coscienza individuale è sotto l’influenzata della coscienza collettiva; è per questo che il Buddha ha detto che la nostra coscienza «consuma», che noi «consumiamo» anche con la coscienza. Così, è importantissimo trovare un ambiente che sia salutare, per noi; dovremmo circondarci di persone piene di compassione e di pace, perché così diventeremo anche noi più compassionevoli e più pacifici. È meglio avere uno stipendio contenuto, vivere in una casa più piccola, guidare un’auto meno costosa ma poter coltivare ogni giorno più compassione e più comprensione, avere una vita più bella e più felice, piuttosto che consumare molto e insieme soffrire molto.


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re, e sai identificare la fonte di nutrimento che l’ha alimentato, sei già sul sentiero della guarigione e della trasformazione». Vediamo che nel mondo c’è molto dolore, molta sofferenza; se sappiamo guardare con gli occhi del Buddha riusciamo a renderci conto che ciò dipende dal fatto che non abbiamo praticato la consapevolezza dei consumi e della produzione.

SegnaLibro

Il Buddha ha parlato più volte di sofferenza e felicità che nascono dalle scelte riguardo ai consumi. Chi soffre di depressione dovrebbe dedicare un po’ di tempo a osservare la propria depressione per vederne le radici in termini di consumi, ossia quali consumi hanno favorito il suo insorgere. I nostri consumi degli ultimi tre mesi o sei mesi possono aver generato o alimentato in noi una depressione? L’osservazione profonda può farci identificare il genere di nutrimento che ci ha fatto venire la depressione - questo significa che siamo riusciti a cogliere la seconda Nobile Verità. A questo punto decidiamo di tagliar quella fonte di consumo; alcuni mesi più tardi la depressione non potrà che passare perché non riceve più il nutrimento che la alimentava. Nulla può sopravvivere senza nutrimento. Se non alimenti il tuo amore, il tuo amore morirà; anche la tua depressione, forse, è in te da molto tempo perché hai continuato ad alimentarla. Se sei in grado di interrompere la fonte di nutrimento che la alimenta, praticando il consumo consapevole, in poche settimane o in un mese la tua depressione si estinguerà. Il Buddha ha detto: «Se sai osservare a fondo tutto ciò che è venuto in essere, in particolare il tuo malesse-

Se non alimenti il tuo amore, il tuo amore morirà Secondo il Buddha, la via d’uscita da questa situazione è il consumo consapevole, la produzione consapevole; tutti noi dovremmo conoscere questo insegnamento, per mettere fine alla sofferenza. Ognuno di noi praticanti, dunque, dovrebbe trovare il tempo di sedersi a decidere i propri consumi, se vuole davvero estirpare alle radici la sofferenza. Il medico e lo psicoterapeuta possono aiutarci ad avere un po’ di sollievo, ma gli effetti della cura non dureranno a lungo se non siamo in grado di ripensare il nostro stile di vita e praticare il consumo consapevole. l Note * Discorso tenuto a Castelfusano nel corso del ritiro svoltosi nel marzo del 2008 e

QUANDO BEVI IL TÈ, STAI BEVENDO NUVOLE I discorsi di uno dei massimi insegnanti del Buddhismo impegnato di Thich Nhat Hanh pp. 224, euro 13,00 (per gli abbonati €11,70) Il libro si può ordinare presso la redazione di Terra Nuova: tel 055 3215729 – libri@aamterranuova.it oppure online su terranuovalibri.it

raccolto nel volume Quando bevi il tè, stai bevendo nuvole di Thich Nhat Hanh, Terra Nuova Edizioni. 1. Le Quattro Nobili Verità, fondamento di tutto l’insegnamento del Buddha, sono: la presa d’atto che c’è sofferenza, malessere (dukkha, disagio esistenziale); la comprensione delle radici o cause della sofferenza; la possibilità di liberazione dalla sofferenza; i mezzi e i metodi per raggiungere la liberazione dalla sofferenza. (NdT) Ogni passo è gioia 37

Thich Nhat Hanh in Italia Roma (19-24 marzo) – Napoli (26-28 marzo) Monaco zen vietnamita, poeta e costruttore di pace, Thich Nhat Hanh è oggi una delle figure più rappresentative del buddhismo nel mondo, apprezzata e amata da persone di ogni cammino spirituale. Il prossimo marzo, Thich Nhat Hanh sarà nuovamente in Italia accompagnato da una nutrita rappresentanza di monaci e monache di Plum Village. Anche questa volta, oltre al ritiro che offrirà a Roma, ha voluto che il suo messaggio di pace e rinnovamento fosse portato là dove con maggiore sofferenza si manifestano le contraddizioni e le ferite dell’intera società italiana, scegliendo Napoli per testimoniare, con la sua piena presenza e con la sua parola risanatrice, le potenzialità di guarigione, comprensione e amore che sono in ognuno di noi (per informazioni sugli eventi a Napoli www.thayinitalia.it). Durante i cinque giorni del ritiro romano Thich Nhat Hanh darà insegnamenti sia ai bambini sia agli adulti e offrirà strumenti concreti per nutrire la nostra stabilità interiore e rinnovare la gioia.

La pratica di consapevolezza insegnata da Thich Nhat Hanh ha la capacità di aiutare a vivere insieme con più pace, calma e felicità. Questa pratica consiste nel guardare in profondità in noi stessi e nei temi più pressanti di questi tempi, insieme ai nostri amici, colleghi, alla nostra famiglia e con la nostra comunità. Per iscrizioni e programma: www.esserepace.org

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Lavori verdi: Energie rinnovabili, bioedilizia, agricoltura biologica, ristorazione vegetariana, ecoturismo, medicine non convenzionali... i settori del naturale creano nuove professioni e opportunità di lavoro in tempo di crisi. Vediamo quali.

di Maria Ferdinanda Piva

I

sole verdi si allargano e prosperano nonostante la crisi economica. E coltivarle può essere la soluzione per costruire un futuro meno incerto rispetto al presente. Il Pil planetario sembra in cura dimagrante, gli stabilimenti chiudono o mettono in cassa integrazione, redditi e consumi si riducono, ma i settori che operano nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente hanno continuato a prosperare anche nel 2008 e nel 2009. Hanno il vento in poppa le energie rinnovabili e l’alimentazione biologica, che tira la volata a cosmesi naturale, tessuti biologici, medicina naturale.

Finanza etica Non è dunque un’impresa impossibile cercare (o inventarsi) un lavoro che assecondi l’onda verde: è anzi probabilmente più facile che procurarsi un’occupazione in ambiti tradizionali e già saturi. Se per iniziare è necessario ricorrere a un prestito, si

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la parte del leone l’energia idroelettrica, ma i settori maggiormente in crescita sono l’eolico e il fotovoltaico, che rappresentano rispettivamente l’1,1% e lo 0,01% della produzione, ma che grazie agli incentivi statali hanno conosciuto nel 2008 crescite, rispettivamente, del 30% e addirittura del 400%. Il fotovoltaico, poi, è in nettissima crescita occupazionale: nel 2008 aveva oltre 2000 addetti, che si stima siano triplicati durante il 2009. Addirittura si parla di quasi 90.000 addetti entro il 2020. Dunque dedicarsi ai pannelli fotovoltaici può essere un’ottima idea: al contrario delle centrali eoliche, sono perlopiù piccoli impianti diffusi sul territorio, la cui costruzione è alla portata di moltissimi privati. Servono rappresentanti e installatori (i corEnergie rinnovabili si di formazione sono numerosi e Il settore delle energie pulite rappre- pubblicizzati anche via web), mensenta una miniera di promesse per chi tre gli ingegneri sono indispensabicerca un lavoro verde. Da fonti rin- li per progettare gli impianti di enernovabili viene circa il 13% del- gie rinnovabili medi e medio-granl’energia elettrica prodotta in Italia: fa di richiesti dalle aziende.

può chiederlo alla Banca Etica, che li eroga in pochi settori ben specifici fra cui l’ambiente e che, proprio mentre le bolle finanziarie esplodevano lasciando un pugno di carta straccia in mano a tanti piccoli risparmiatori, ha chiuso il 2008 con un utile netto di 1 milione e 629 mila euro, una clientela più vasta, una raccolta in netta controtendenza positiva e rendimenti sopra la media dei propri fondi. Anche cooperative che si occupano di finanza etica come la Mag6 - bilancio 2008 in ottima salute, con ricavi per 212 mila euro - possono erogare ai soci prestiti per progetti con valenze sociali. Oltretutto le garanzie richieste non sono necessariamente di tipo patrimoniale ed ipotecario.

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Foto: Rich Legg – istockphoto.com

Foto: Peter-John Freeman – istockphoto.com

nuove professioni


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un’opportunità concreta Anche il risparmio di energia offre opportunità di lavoro, dal momento che il riscaldamento di un’abitazione di solito assorbe oltre il doppio dell’energia impiegata a questo scopo in Germania, dove oltretutto fa più freddo. Un salasso per gli inquilini, un pessimo trattamento per l’ambiente: le energie impiegate sono perlopiù di origine fossile, e comportano l’emissione di gas serra. Con la crisi economica langue l’apertura di nuovi cantieri, ma architetti, ingegneri e geometri possono trovare sbocchi professionali proponendo una migliore coibentazione degli edifici già esistenti, la razionalizzazione degli impianti e l’adozione di tutti quegli accorgimenti che fanno diventare più leggere le bollette del metano e dell’energia elettrica. Ne derivano a cascata opportunità di impiego anche per muratori, carpentieri, tecnici. Una figura professionale relativamente nuova nel settore del risparmio di energia è quella del certificatore energetico: dal 2005 ogni edificio comprato e venduto deve essere valutato da un tecnico in grado di quantificare consumi e dispersioni energetiche e inserito in una classe

energetica. Il panorama nazionale è decisamente composito: solo alcune Regioni hanno adottato disposizioni in materia di certificazione energetica, che stabiliscono anche i requisiti del certificatore; nelle altre si applicano linee guida nazionali. Orientativamente comunque il certificatore deve possedere una laurea in discipline tecnico-scientifiche o un diploma tecnico. Deve inoltre frequentare corsi di abilitazione, anch’essi diffusi sul territorio e pubblicizzati via web. Ciò che vale per le case, vale anche per le imprese. Un ingegnere o un laureato in discipline tecniche può superare le secche della crisi vestendo i panni dell’ecoauditor o verificatore ambientale: è l’esperto che coordina procedure e impianti rispetto all’impatto ambientale e alla legislazione sull’ambiente. Oppure può aprirsi una nuova strada guidando le aziende a risparmiare energia durante i processi produttivi: esistono corsi di specializzazione organizzati perlopiù dalle Camere di Commercio. L’Italia dell’abusivismo edilizio, delle frane e delle alluvioni, poi, ha assolutamente bisogno di qualcuno che

si prenda cura del territorio: è un campo di attività ideale per chi possiede una laurea in geologia, e un geologo può anche dedicarsi alla tutela e all’uso sostenibile delle risorse idriche, un bene sempre più raro e prezioso. A questo proposito si aprono spazi anche per gli idraulici. Possono proporre ai padroni di casa di alleggerire le bollette dell’acqua convogliando la pioggia che cade sul tetto in una cisterna da cui attingere per innaffiare il giardino. Il passo successivo è dotare le abitazioni del cosiddetto doppio impianto: uno per la potabile e uno, ben distinto, grazie al quale l’acqua piovana opportunamente raccolta e filtrata può essere impiegata per gli scopi meno nobili, tipo pulizie e sciacquone.

Agricoltura biologica Esistono lavori ecologici adatti anche a chi non possiede una cultura tecnica. Le occasioni derivano soprattutto dall’agricoltura biologica, che negli ultimi due anni ha mostrato una performance migliore rispetto agli altri prodotti alimentari. Nel 2008 la spesa italiana per gli alimenti biologici è aumentata del 5,4%, Terra Nuova · gennaio 2010

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mentre la spesa complessiva per i consumi alimentari, inclusi quelli convenzionali, è cresciuta solo del 4,4%. Nei primi sei mesi del 2009 l’ammontare della spesa per alimenti biologici confezionati è cresciuto del 7,4%, a fronte di uno striminzito 0,2% di aumento nel settore convenzionale; gli acquisti di verdure biologiche e di frutta biologica sono aumentati rispettivamente del 2,8%e del 7%, mentre gli acquisti domestici di ortaggi convenzionali sono rimasti invariati e quelli di frutta sono aumentati, sì, ma solo del 4,8%. Ovviamente le occasioni si aprono innanzitutto a chi possiede terreni ed è in grado di coltivarli col metodo biologico. Ma non solo. L’e-commerce dei prodotti biologici è passato da 39 a 100 siti nel 2006-08. E anche mettersi ai fornelli potrebbe essere una buona soluzione, dal momento che nel 2008 c’è stato spazio per un’ulteriore sessantina di ristoranti e agriturismi biologici: un aumento del 20% in un anno.

Ristorazione vegetariana Un settore meritevole di attenzione è quello della ristorazione vegetariana o vegana. Un italiano su 10 non mangia carne: eppure al ristorante è difficile dribblarla, e se si vogliono evitare anche latticini e uova l’impresa diventa quasi disperata. Per non parlare degli autogrill o delle gastronomie. È poi possibile cavalcare l’onda del biologico effettuando i controlli sulle aziende per conto degli enti di certificazione: ci vuole la laurea o il diploma in discipline che riguardano chimica, agricoltura e alimentazione. C’è posto anche per agronomi che vogliano occuparsi di assistenza o gestione delle aziende. Insieme al biologico è cresciuta anche la cosmesi naturale: l’Italia è il terzo Paese europeo per gli acquisti, che sono aumentati del 9,1% nel 2008 per un valore complessivo di 234 milioni di euro. Nel 2009 la crescita dovrebbe attestarsi sul 4,5% circa. Alle aziende possono servire laureati in tecniche erboristiche, in chimica e tecnologie farmaceutiche, farmacisti, biologi. Esistono corsi di

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nuove professioni

specializzazione organizzati dalla Siste (Società italiana delle scienze e delle tecniche erboristiche), e per chi non è specializzato non è certo da buttar via la possibilità di diventare agente di commercio in questo che è uno dei rari settori in espansione. È nelle stessa situazione anche il tessile ecologico (nel 2008 il fatturato mondiale delle fibre tessili vegetali da agricoltura biologica è aumentato del 63%) , con la differenza che qui possono essere utili nel settore della moda una laurea Dams (Discipline di arte, musica e spettacolo) o il diploma di una scuola di sartoria.

nostante la crisi ha mantenuto le vendite a quota 46 milioni di euro. Con le organizzazioni non governative possono esserci occasioni di lavoro retribuito all’estero per esperti in diritto e organizzazione del lavoro, utilizzo e risorse del territorio, edilizia. Anche qui ci vuole una sorta di vocazione unita ad una laurea nel settore specifico di intervento e alla conoscenza delle lingue straniere. Chi non possiede gli ultimi due requisiti, può provare a cercare lavoro in una delle Botteghe del commercio equo e solidale: magari i posti non saranno numerosissimi, ma – fatto ormai sempre più raro – Medicine non convenzionali sono in larghissima parte a tempo inÈ in buona salute nonostante la cri- determinato. l si anche il settore delle medicine non convenzionali, scelte ormai dal 23% degli italiani. In particolare si curano con l’omeopatia circa 9 milioni di italiani; le aziende che producono rimedi omeopatici, una trentina, sviluppano annualmente un fatturato pari a 300 milioni di euro, in crescita nell’ultimo decennio del 6-7% l’anno; nel 2009 si è stimata un’ulteriore crescita pari al 3% circa. Opportunità professionali? Non basta la preparazione, ci vuole anche una sorta di vocazione: comunque gli esperti del settore intravedono soprattutto uno sviluppo della medicina tradizionale cinese e della medicina ayurvedica. Merita un cenno infine il commercio equo e solidale che, seppure senza crescere, nell’ultimo anno no-


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IL LAVORO VERDE DEL MESE

Negozio di prodotti sfusi I

nventarsi un lavoro che faccia risparmiare inquinamento all’ambiente e soldi ai consumatori. Qualcuno c’è riuscito: cominciano a diffondersi, e soprattutto cercano affiliati, i negozi che vendono esclusivamente merce sfusa, alla spina e senza imballaggi. Non solo i detersivi o il latte, ma una gamma paragonabile a quella di un minimarket: dalla farina al tè, dalla pasta all’aceto passando attraverso la miscela per torte, i legumi e le saponette al taglio. Si spende un 20-30% in meno: infatti è possibile acquistare esattamente la quantità che serve, evitando gli sprechi connessi alle pezzature predeterminate, e soprattutto non si paga per portarsi a casa anche un un assortimento di imballaggi destinati a passare direttamente dalle borse della spesa alla pattumiera. Esperienze pioniere sono quelle di Effecorta a Capannori (Lucca) e del Negozio Leggero di Torino, tutti e due nati – come sottolineano i fondatori – senza aiuti o incentivi da parte degli enti pubblici. Effecorta sta per «filiera corta», e tratta esclusivamente merce non solo sfusa ma anche prodotta o lavorata in zona da piccole aziende. È in viale Europa 224, località Malia, e l’hanno aperto all’inizio dell’autunno scorso sei persone provenienti dal mondo del volontariato attivo; una di esse è in negozio a tempo pieno, gli altri si danno il turno. Il Negozio Leggero di via Napione 37 a Torino è nato in aprile da Ecologos, un ente di ricerca sull’ambiente. Ci lavorano due persone. La presidente, Cinzia Vaccaneo, sottolinea che il negozio non produce rifiuti neanche sotto forma degli imballaggi con cui riceve le merci dai grossisti: «Tutto riutilizzabile, e cerchiamo reimpieghi diversi dal cassonetto della raccolta differenziata per quel poco che sarebbe da buttare».

Sia Effecorta sia il Negozio Leggero cercano affiliati. Ma sottolineano che un lavoro del genere non si può improvvisare: prima di aprire ci hanno studiato su per un anno. La vendita delle merci sfuse è disciplinata da molteplici norme igieniche, diverse a seconda dei prodotti. «Ad esempio, per vendere l’olio abbiamo dovuto procurarci una licenza da imbottigliatori», dice Pietro Angelini, socio di Effecorta incaricato delle relazioni esterne. «Oltre alle norme igieniche fissate dalle leggi, abbiamo stabilito anche una procedura pignola per la gestione delle merci arrivate in negozio» aggiunge Cinzia Vaccaneo dal Negozio Leggero. «Per garantire al meglio i clienti ogni prodotto va trattato in un modo ben preciso e bisogna effettuare l’igienizzazione continua dei contenitori». «Il know-how è il nostro bene più prezioso», riassume Pietro Angelini. E a quale prezzo è in vendita? Preferisce non dirlo: «Abbiamo già una cinquantina di contatti avviati, ma non miriamo ad aperture in franchising. Piuttosto pensiamo di creare una rete. Aprire Effecorta a noi è costato circa 100.000 euro, anche se col senno del poi avremmo potuto risparmiare. Però attenzione: un negozio a filiera corta non ha senso nel centro di Roma. Ci vuole dietro un tessuto produttivo ampio e diversificato». Previste invece altre aperture in franchising per il Negozio Leggero, «ma non accettiamo chiunque indiscriminatamente. Rifiutiamo coloro che secondo noi non hanno la filosofia adatta. Ci vogliono volontà di imparare e desiderio di entrare in empatia col consumatore», spiega Cinzia Vaccaneo. D’accordo, ma quanto costa? «Diamo informazioni dettagliate su richiesta. Diciamo che tante coppie giovani, con stipendi da impiegati, ritengono che si tratti di una cifra accettabile».

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ecoturismo

Lungo la valle del Draa Una vacanza diversa per due ragazzi e il papà nel Sud del Marocco, a stretto contatto con la gente che vive nelle kasbeh. testo e foto di Alessandro Vergari

N

ella grande stanza il pavimento è quasi tutto occupato quando entriamo noi, dispensando salam alekoum a destra e a manca, alla ricerca di un posto libero. Ci mettiamo a sedere e con pazienza aspettiamo lo svolgersi della cerimonia. Siamo stati invitati ad un matrimonio che si tiene nella kasbha1 di Beni M’Hamed e siamo stati divisi, io e mio figlio Niccolò, nella parte maschile della festa, mia figlia Gaia con le donne in un altra parte della grande costruzione di pisè dall’intonaco di un caldo color ocra.

Matrimonio nella kasbha Sono un po’ invidioso perché le donne con i loro abiti tradizionali neri, ma abbelliti da mantelli con coloratissimi ricami di lana, con le loro mani e piedi tatuati di henna, con i loro argenti addosso e con le loro grida di yu-yu, mi sembrano più interessanti, ma la promiscuità dei sessi qui sembra assolutamente proibita. Addirittura il futuro marito non

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ha ancora visto la sposa visto che viene da un villaggio diverso. Lei ha 15 anni e lui poco più di venti. Il caldo è opprimente, perché il grande stanzone ha solo delle finestre piccole, ci sono quasi un centinaio di uomini e la jellaba che mi hanno donato, benché di cotone leggero, ho dovuto metterla sopra il

pantaloncini e la maglietta che già indossavo. Passa una mezz’ora e poi arriva il tè, con l’immancabile aggiunta della menta che, sebbene bollente e zuccheratissimo, lo rende più fresco. Ancora mezz’ora di caldo asfissiante e poi passano con una brocca e un recipiente di acciaio a lavarci le mani per il successivo banchetto, dove il cibo è portato su piccoli vassoi attorno al quale, sempre a sedere, si mettono 6-8 uomini. Tajine di manzo con prugne, una sorta di spaghetti conditi con zucchero a velo e una spruzzata di mandorle tostate e poi un rinfrescante vassoio di melone e anguria. Chiedo ad Abdou come mai si fanno i matrimoni in un periodo così caldo – mi immagino soprattutto il disagio delle donne, infatti poi vengo a sapere che mia figlia ha sofferTatuaggio con l’henna In alto: accampamento vicino alle tombe dei Marabutti


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to moltissimo il caldo – ma mi risponde che è il periodo migliore, perché i tanti parenti invitati non hanno bisogno di coperte per dormire, dal momento che poi il matrimonio si protrae per più giorni. Una soluzione senz’altro pratica! Poco prima del tramonto donne e uomini escono nello spiazzo davanti all’abitazione dello sposo, dove una piccola banda suona tamburi e flauti. I ragazzi e gli uomini, tra cui il futuro marito, mio figlio ed io tirati un po’ a forza, danno sfoggio della loro abilità danzante, mentre tutte intorno e a debita distanza le donne in nero, ma dagli occhi attenti, incitano con i loro gridi. È questa divisione che forse ci sorprende di più a noi occidentali. Niente coppie a giro, solo uomini o donne, quest’ultime quasi mai da sole, nessuna effusione in pubblico, anche i pranzi separati... Facciamo amicizia per strada con una giovane che, stranamente, non è velata e si permette persino di rivolgerci parola. Scopriamo, davanti ad un tè offerto a casa sua, che è una giovane separata, ma suo marito non le dà nulla per la figlia e probabilmente non è ben vista dai vicini. È appena tornata da tre mesi di lavoro in Spagna a raccogliere fragole ed è sicuramente tornata con un’altra ottica di vita.

Le tombe dei santi Siamo arrivati a Tagounite, a pochi chilomentri dalla frontiera con l’Algeria, dove il confine non separa che sassi calcinati dal sole di una hamada infinita, solo perché qui ci abita una guida escursionistica mia amica, Abdou, che da anni ormai porta, camminando, turisti alla scoperta del suo paese e del Sud del Marocco. Ci racconta del suo viaggio tra le tombe dei marabutti, uomini santi o sante le cui tombe, ben riconoscibili per la piccola cupola, sono ancora meta di frequenti pellegrinaggi. Dall’alto al basso: Un’escursione a dorso di dromedario verso l’oasi di M’hamid Dune di sabbia attorno al villaggio di Tagounite Uno ksar vicino a Tagounite Terra Nuova · gennaio 2010

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Vista dalla finestra di una kasbha

La tradizione vuole che prendere un oggetto, un sasso o un legno presso la tomba per poi dormirci insieme, aiuta a ricordare il sogno fatto e ad avere un messaggio propiziatorio per la propria vita. An-

che un altro viaggio fatto con una carovana di dromedari verso un’oasi santa sembra affascinante, anche perché la notte si dorme in tenda e gli altri componenti marocchini della carovana animano con i loro

Varie fasi della lavorazione di ceramiche tradizionali

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canti e la loro musica la notte tra le dune. I villaggi sorti ai margini dei palmeti sono l’altra grande attrazione della zona ed ecco le kasbeh, le fortezze, gli ksar, i villaggi fortificati e gli agadir, i granai, costruiti solo di pisè, un impasto di sassi, argilla e paglia essiccata, ma con una grande abilità che consente di innalzare anche case a più piani, utilizzando per i solai tronchi di legno di palma o di tamerice. Nei labirintici corridoi che si snodano al suo interno c’è davvero sapore di medioevo. Nei lunghi passaggi illuminati solo da aperture dal soffitto, ci sono porte di legno consumate che danno su antri flebilmente illuminati da lampadine di pochi watt, odore di legna e di stalla, sguardi fugaci di donne in costume che si ritirano subito alla vista di un turista... non è facile farci l’abitudine. Il paese moderno è invece costituito da una sola fila di abitazioni lungo la strada principale, il mercato che si tiene due volte la settimana, qualche ristorante, il parcheggio dei taxi e dei furgoni per i villaggi delle vicine oasi, due hamam e le solite stazioni di gendarmeria e dell’esercito vista la vicinanza dell’Algeria con cui il Marocco non ha vissuto momenti molto sereni, soprattutto una ventina di anni fa, dopo la famosa Marcia Verde che portò all’occupazione del Sahara Spagnolo e alla guerra con


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Particolare del museo della mellah di M’Hamid

i Saharawi, che ancora oggi non ha trovato una risposta soddisfacente per entrambe le parti.

Una linfa preziosa Ma è la vicina oasi formata dal fiume Draa che è la vera attrattiva di questo lembo di Marocco. Nato alle pendici delle montagne dell’Alto Atlante, in questi giorni di giugno stranamente coperte da imponenti cumoli temporaleschi, il fiume percorre tutte le fasce climatiche del mediterraneo partendo dai boschi di cedro a quelli di leccio, per poi passare alla macchia mediterranea sempre più scarsa fino ad arrivare alla steppa vera e propria. Nel suo corso però arricchisce ogni singola valle, ogni pianura nei suoi pressi, di una preziosa linfa vitale che fa crescere una striscia di palme da dattero lunga centinaia di chilometri, all’ombra delle quali popolazioni berbere e arabe hanno per secoli tratto il loro sostentamento con un’agricoltura semplice ma molto produttiva, grazie anche all’aiuto di una profonda e sistematica opera di canalizzazione, abilità che fu portata anche sui desertici contrafforti della Sierra Nevada, in Spagna e che ancora oggi è usata nei paesi dell’Alpujarra (Andalusia). In alcune kasbeh di questa vallata è possibile ancora vedere la mellah, il quartiere che fino agli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale

era abitato dagli ebrei, una colonia numerosa e miracolosamente risparmiata dalle deportazioni grazie all’appoggio dell’allora re del Marocco. Questa colonia si oppose fermamente alle richieste del gover-

no collaborazionista di Vichy, ma che preferì, appena possibile, ritornare nella neonata nazione di Israele. Di questa fiorente comunità non è rimasto che il retaggio dell’artigianato trasmesso agli arabi, soprattutto

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di argenteria, e qualche muro annerito e spoglio di una vecchia sinagoga, anche se ogni tanto qualche ebreo marocchino ritorna a vedere la kasbah dei propri padri.

La forza dell’acqua È il tramonto. Anche oggi, verso i monti dell’Atlante, torreggianti cumuli nembi tuonano e lampeggiano. Il Draa, gonfio dalle piogge dei giorni scorsi che avevamo incontrato attraversando le montagne, è arrivato anche qua, a centinaia di chilometri di distanza, riempiendo i canali che sembravano secchi da secoli. La gente è in fermento; si rattoppano gli argini, si aprono le varie chiuse per regolare l’afflusso dell’acqua nei vari campi dalle zolle spaccate, i bambini giocano con l’acqua fangosa. Niccolò, ribattezzato Said dai ragazzi della kasbah, approfitta dell’ultima luce per continuare una partita a calcio, uno sport che per fortuna accomuna tutti i ragazzi del mondo. Gaia, chiamata Sena, si fa rifinire, da una paziente ragazza, i tatuaggi alle mani e ai piedi con l’henna per un ricordo della Valle del Draa che potrà portare anche in Italia e durerà ancora

per due settimane, mentre spero che tutto quello che abbiano visto gli rimanga per sempre. E io? Da una duna di sabbia che guarda verso il Sahara profondo, verso Tombouctou, che un cartello indica a 50 giorni di marcia, mi ricordo di una storia letta tempo fa dove si racconta l’incontro di un turista con un tuareg, dove il primo, pavoneggiandosi per la sua impresa, dice al tuareg che ci ha messo solo 7 giorni di

viaggio ad attraversare tutto il deserto, e il tuareg gli risponde: “e gli altri 43 giorni cosa hai fatto?”, e aspetto il sole che scompaia, che compia un altro giro, mentre la mia vita in questo viaggio, ne ha fatto un altro. l 1. Dall’arabo qas ̣ aba, «cittadella», «rocca». È una costruzione, in genere fortezza o cittadella, di una città araba. Frequentemente cinta da mura difensive, è talvolta solcata da stradine e ospita abitazioni private.

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F

A

G E N N A I O

si portavano attaccati alla ruota di scorta delle loro jeep. Chissà come, alla fine della guerra gran parte dei contadini del Chianti avevano una di queste pale degli americani e ce l’aveva anche Tizzola, mio nonno. Mi è arrivata in eredità. Come dicevamo, quando un arnese è costruito bene è per sempre, e invece anche il mondo del biologico ha il suo business e le sue contraddizioni, come lo è il criterio di costruzione di questa forca. Nella coltivazione biologica, la zappa è sostituta dal coltivatore a dente di porco o SZ, dove il dente di porco è un dente ben affilato e robusto che serve per aerare la terra. È sostitu-

di Maria Pagnini

ta anche dalla zappa a pendolo, che serve per sarchiare senza spostare la pacciamatura. Devo confessare che ho diviso il mio orto a metà: dalla parte del fiume lo coltivo con il metodo che mi ha insegnato Tizzola, mio nonno, che è quello che arriva direttamente dal medioevo con qualche ritocco durante il periodo di Leopoldo dei Lorena (1700). L’altra metà, dalla parte della strada, lo coltivo con il sistema proposto da Howard, che a Cora (Svizzera) si costruì la casa e impiantò uno dei primi orti biologici. Non so se si è costruito la casa con i criteri della bioedilizia, quello che so è che non è facile scrollarsi di dosso mille anni di storia con i suoi sistemi di coltivazione tramandati da generazione in generazione. Quello che so è che una cosa è cominciare un’esperienza senza aver mai avuto né legami né insegnamenti dalla cultura contadina, una cosa è partire comprandosi per la prima volta un arnese, come potrebbe essere la forca foraterra senza che mai nessuno ti abbia insegnato nulla, nulla sulle stagioni, sui sistemi di coltivazione, sulla storia della mezzadria: nulla di nulla. Altra cosa, invece, è aver ricevuto in eredità una quantità innumerevole di concetti e di attrezzi: vanghe, zappe, forconi, setacci, carri, carretti, pennati, roncole, falce, falcetti e badile degli alleati e poi le raccomandazioni sui rapporti in cui c’è da fidarsi (fra contadini), quelli in cui non c’è da fidarsi (con il padrone) e quelli da vivere senza aspettarsi troppo (con Iddio). E andare con tutto questo peso di ferraglia, di affetti e di credenze in un garden center a chiedere una forca foraterra con i denti dorati, per ricominciare da capo.

Gli arnesi giusti

N E L L ’ O R T O

acciamo mente locale: quali arnesi ci servono per impiantare un orto? Sono: zappa, vanga, badile, rastrello, paletta, zappettino. E mettiamo subito dei punti fermi: gli arnesi, qualunque essi siano, devono essere di buona qualità. Niente cineserie a basso costo. A volte si ha la fortuna di ereditarli, perché da che mondo è mondo gli arnesi si sono sempre tramandati di generazione in generazione fino a quando la parte in ferro non era completamente finita dall’uso. Per chi fa agricoltura biologica, la vanga sarà sostituita dalla forca foraterra a quattro denti e con il manico a T. Lo svizzero Mario Howard, ben 25 anni fa, scrisse uno dei primi manuali sulla necessità del biologico. Si parlava di un diverso approccio alla terra, più rispettoso e meno cruento della vangatura, proponendo la forca foraterra per aerarla e non rivoltarla. A quei tempi questa forca era introvabile: bisognava farsela spedire dalle ditte specializzate della Svizzera oppure dalla Germania, e costava un occhio della testa. Oggi non è più così. La si trova in tutti i grandi magazzini di giardinaggio, la produce una fabbrica austriaca e costa quanto una buona vanga. Però ha il manico verniciato, e questo non va bene perché con il tempo la vernice si staccherà e se la ciuccerà la pelle delle nostre mani. Ha anche la forca verniciata di nero con i denti verniciati d’oro, e anche questo non va bene perché con l’uso la vernice si staccherà e se la ciuccerà la terra. E infine il manico a T è fermato da un puntaccio sparato con una pistola, niente a che vedere con il sistema di costruzione a incastri come avevano i manici dei tozzi badili dei soldati americani, che

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Gennaio

1 0 ª LU NA Z I O N E

IN CHE ANNO SIAMO ? 1430 islamico persiano 1388 5110 induista Kali Yuga cinese 4707 2010 gregoriano berbero 2959 ebraico 5770 2259 runico

L’ALMANACCO DI

50.009 dallacomparsadell’Homo Sapiens

( 1 6 d i c e m b re – 1 5 ge n n a i o )

o d e l l ’ a l ch i m i a Luna fasi e transiti

Sole sorge/ Ricorrenze tramonta 45° religiose e civili

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Mercatini bio (m), fiere (f) e convegni (c)

ven

07:08 Capodanno - si festeggia l’inizio dell’anno 16:59 per le popolazioni che seguono il calendario gregoriano.

sab

07:08 17:00

Agricoltura Legname e giardinaggio

E C O Pane e Conserve

Imbiancare Verniciare Denti

Digiuno

Capelli

[1° e 3° sab] tel 0124/617093

dom lun

07:08 17:02

mar

07:09 17:02

mer

07:09 Epifania - si ricorda la visita dei Re Magi 17:03 a Gesù Bambino (cattolica)

gio

07:09 17:04

Biomarché (m), Lugo (Ra), logge del Paviglione

ven

07:09 17:05 07:09 17:06

Mangiapano e tradimento (m), Nettuno (Rm)

sab

dom

07:08 17:07

lun

07:08 17:08

Bio Marché (m), Budrio, p.zza Antonio [ogni lun] tel 338 4009572

mar

07:08 17:09

CampiAperti, Bologna, via Fabbri 110 [ogni mar dalle 18 alle 21] info@campiaperti.org

mer

07:08 17:10

gio

07:08 Pongal-Makara Samkranti, 17:10 festa agreste del primo raccolto (induista)

ven

07:08 17:11

CampiAperti, Bologna, via Udine [ogni ven dalle 17.30 alle 20]

sab

07:07 17:12

Farmer’s market (m), Misterbianco (Ct) [ogni sab dalle 9 alle 13]

dom

07:07 17:13

lun

07:07 17:14

mar

07:06 Battesimo di Gesù (ortodossa) 17:15

mer

07:06 Vasanta-Pancami (induista), festa dedicata alla Dea Madre 17:16

gio

07:06 17:17

ven

07:05 17:18

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dom

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lun

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mer

07:02 17:23

gio

07:02 17:24

ven

07:01 17:25

sab

07:00 Tu-Bi-Sh’vat, capodanno degli alberi (ebraica) 17:26

dom

07:00 Nascita del guru Har Rai Sahib (sikh) 17:28

di Elisa Nicoli · elinic@gmail.com

Q

uando ci si fa la doccia o il bagno spesso si sente il bisogno di utilizzare una spugna. È una buona norma per risparmiare sapone e può essere utile per asportare le cellule morte della pelle (il cosiddetto effetto «peeling» o «scrub»). Senza pensarci si acquistano spugne di mare, esseri una volta viventi, di cui è difficile scoprire la provenienza e l’eticità della pesca, oppure le diffusissime spugne in materiali plastici non rinnovabili. In alternativa, si possono inventare molti modi per recuperare oggetti e trasformarli in spugne. Un vecchio asciugamano alla fine della sua vita, può essere ritagliato in pezzi più piccoli per farne delle manopole o dei sacchettini. Occorre ritagliare due rettangoli con una larghezza sufficiente per far entrare la propria mano una volta cucito. Si arrotola due volte su se stesso verso il rovescio il bordo del lato corto di entrambi i pezzi e lo si fissa con una cucitura. Si sovrappongono poi i due rettangoli con i lati rovesci all’esterno e li si cuce assieme lungo i tre lati privi del bordo realizzato precedentemente. Si capovolge e la manopola è fatta. Se si chiude con un nastro si otterrà un sacchetto. Dentro di esso si può mettere della crusca, ottima per lavare il corpo, ma bisogna fare attenzione ad asciugarla bene dopo l’uso. Molto utile è chiuderci dentro tutti i piccoli pezzi di saponetta rimasti, in modo che si sciolgano man mano che si utilizza la spugna, senza che sguscino via mentre li si tenta di utilizzare fino all’ultimo. Per chi non la conoscesse, esiste una spugna vegetale che può essere usata anche per lavare piatti e superfici, ma che è ottima per l’effetto peeling se usata sul corpo. È la luffa (nella foto), appartenente alla famiglia delle zucche, originaria del Sud America, ma coltivabile anche in Italia. Materia prima perfettamente rinnovabile!

Mercatino a Genova, Circolo Arci Luigi Riva [ogni lun e gio mattina] Nascita del guru Gobind Singh Sahib (sikh)

Bio Pomposa (m), Modena, p.zza Pomposa [tutti i mar mattina e sab tutto il dì] tel 059/2032542

Commemorazione dei defunti (armena apostolica) CampiAperti, Bologna, via Fioravanti 24, [ogni gio dalle 17.30 alle 21] info@campiaperti.org [ogni ven dalle 17 alle 20] tel 347 3230485 [ogni 2° sab] tel 06 9807477

Campagna amica (m), Aosta, p.zza Chanoux [ogni 2ª dom] Bioquartiere (m), Firenze, p.zza Alberti / Mercatino a Ferrara, p.zza Trieste, Trento [ogni 2ª dom] e Roma (p.zza Teofrasto - terra/Terra)

3° Mandillo dei semi,Torriglia (Ge) - vedi sul retro Mercatino a Pisciotta (Sa) [ogni 3ª dom dalle 9 alle 22] e a Bubbio (At), p.zza della Chiesa [ogni 3ª dom mattina]

Frutta e verdura di stagione Verdura: broccoli, cardi, cavolfiori, cavolo cappuccio, cavolini di Bruxelles, cicoria, dolcetta, erbette, finocchio, funghi, patate dolci, porri, scalogni, sedano rapa, spinaci, topinambur, tartufi neri, verze. Frutta: alchechengi, arance, mandarini, mele, pere, pompelmo. Erbe aromatiche: alloro, aneto, salvia, rosmarino, timo, prezzemolo.

LEGENDA

Klimahouse (f), Bolzano fiere - fino al 24

Giorni favorevoli per eseguire lavori su piante da foglia, ovvero tutte le piante di cui si utilizzano le foglie, come cavoli, insalate, spinaci, valerianella, indivia, prezzemolo, erbe aromatiche, asparagi. Giorni favorevoli per eseguire lavori su piante da frutto, ovvero tutte le piante che fruttificano nella regione del seme come fagioli, piselli, lenticchie, soia, mais, pomodori, cetrioli, zucche, zucchine e simili. NELL’ORTO. Giorni favorevoli per seminare ortaggi da frutto, fiore, foglia e radice. Agli ortaggi da foglia fanno eccezione quelli come le lattughe e lo spinacio che rischiano di andare prematuramente in seme e gli ortaggi che attecchiscono come cavoli, sedano, bietola da coste. In certe regioni fagioli, fagiolini, fave e mais, e le piante da radice, si seminano in luna calante per evitare un eccessivo rigoglio di fogliame. Trapiantare tutti gli ortaggi. Raccogliere erbe aromatiche e medicinali. NEL FRUTTETO. Piantare e trapiantare gli alberi e gli arbusti da frutto a debole vigoria. NEL GIARDINO. Seminare i fiori. Piantare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Mettere a dimora e trapiantare le piante da fiore annuali, biennali, vivaci, le bulbose e le rizomatose. Riprodurre le piante da fiore per talea o per divisione dei cespi.

Ideecasa (f),Trento fiere - fino al 31

Per comunicare la presenza di mercatini biologici, fiere, ricorrenze e per altre segnalazioni, contattare Nicholas: nicholas@aamterranuova.it tel 055 3215729 interno 4. I mercatini del biologico sono soggetti a cambiamenti: si consiglia pertanto di verificarne direttamente la presenza.

Quando la Luna transita nel segno, sono sconsigliati interventi a: Ariete

Toro

Gemelli

Spugne con materiali di recupero

Sem Terra, Pinerolo, via Buniva (portici blu)

Mercatino a Reggio Emilia [ogni mer e sab mattina] tel 0522/456443 07:08 Biomercato (m),p.zzaMercatoVecchio,LameziaTerme(Cz)-tel0818072872335 terra/Terra (m), Roma, via Bertero 13 17:01 Umbria Terra Viva (m), p.zza Piccinino (Pg) [ogni 1ª dom] tel 075 8352067

F A R E

Cancro

Leone

Vergine

Bilancia

Scorpione Sagittario Capricorno Acquario

encefalo, orecchie, sistema nervoso, cuore, utero, stomaco, apparato reni, uretra, ovaie, pene, coscia, anca, occhi, testa naso, gola arti superiori, vertebre dorsali, fegato, digerente, milza, vescica, prostata, femore, fegato, diaframma, arterie, occhi cistifellea, sistema nervoso vertebre lombari intestino crasso, nervi, arterie polmoni pancreas, parasimpatico, ano, naso seni, occhi vene, fegato

ginocchia, ossa, articolazioni, pelle, denti

caviglie, gambe, arterie, cervello

Pesci

piedi, sangue venoso, sistema linfatico

NELL’ORTO. Seminare gli ortaggi che accestiscono, cioè mettono fronde dal basso del fusto (cavoli, sedano, bietole da coste) o non devono andare prematuramente in semenza (insalate, lattughe, indivia, finocchio, aglio, cipolle, scalogno, porro, spinacio). Piantare e trapiantare i bulbi di cipolle, aglio, porro ecc. Lavorare il terreno e concimare. NEL FRUTTETO. Potare gli alberi e gli arbusti da frutto vigorosi. Sfrondare e fare le potature estive degli alberi e arbusti da frutto. Innestare a gemma e a marza. Lavorare e concimare il terreno. NEL GIARDINO. Potare e sfrondare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Spuntare e cimare tutte le piante da fiore e gli arbusti. Lavorare e concimare il terreno.

disegni di Massimo Astore

Giorni favorevoli per eseguire lavori su piante da radice, ovvero tutte le piante di cui si utilizza la radice o il fusto ingrossato, come ravanelli, rafani, cavoli navone, barbabietole, rape da foraggio, bietole rosse, sedano, carote, scorzonere e simili, patate e cipolle. Giorni favorevoli per eseguire lavori su piante da fiore, ovvero tutte le piante di cui si utilizza il fiore come carciofi, erbe aromatiche e medicinali; qualsiasi fiore. Giorni favorevoli per tagliare legname da costruzione. Giorni favorevoli per tagliare legname da ardere. Giorni favorevoli/sfavorevoli per la preparazione dell’impasto e la cottura del pane. Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione di conserve. Giorni consigliati/sconsigliati per imbiancare e verniciare. Giorni consigliati/sconsigliati per cure dentistiche. Giorni consigliati per praticare un digiuno. Giorni consigliati/sconsigliati per tagliare i capelli.

캸 Nodo Lunare Nord (o ascendente) 첦 Nodo Lunare Sud (o discendente)



Cuocere la zucca e le patate a pezzettini con un trito di cipolla e un po’ di rosmarino, 2 cucchiai di olio e circa 2 bicchieri di acqua. A fine cottura aggiungere il curry e amalgamare bene, lasciare raffreddare e poi aggiungere le lenticchie stufate, la crema di fiocchi, le erbe aromatiche secche e il rosmarino tritato, sale, pepe. Se l’impasto risulta troppo molle, aggiungere altri fiocchi d’avena e del pangrattato e farlo riposare per circa 15 minuti. Formare poi delle palline di medie dimensioni, schiacciarle, rigirarle nella farina e pangrattato e cuocerle in una padella con circa 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva per alcuni minuti in ambo i lati. Servire accompagnate da una salsa di zucca un po’ piccante. Buon appetito!

Ingredienti per circa 30 crocchette (4-6 persone): • 500 g di lenticchie stufate • 300 g di zucca • 2 patate di medie dimensioni • 200 g di crema di fiocchi d’avena (100 g di fiocchi e 100 ml di acqua) • 1 cipolla • 2 spicchi d’aglio • 2 cucchiai di prezzemolo secco e 1 di erba cipollina secca • un rametto di rosmarino fresco • 2 cucchiaini di curry • 3 o 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva • sale, pepe, pangrattato q.b.

P

er questa ricetta degli avanzi ho pensato di utilizzare lo stufato di lenticchie perché dopo il Capodanno a casa mia ne avanza sempre, zucca e fiocchi d’avena per scaldarsi nelle fredde giornate di gennaio e il curry, comune miscela di spezie da quel gusto un po’ esotico e leggermente piccante; ho deciso, contro il parere della mia mamma, di non aggiungere uova e formaggio grattugiato all’impasto perché durante le feste natalizie tanti di noi hanno un po’ abusato di questi due alimenti.

Crocchette di lenticchie, zucca e curry

A V A N Z I P R E Z I O S I a cura di Elena Moro Da questo mese troverete in questo spazio alcune semplici ricette che utilizzano, rielaborandoli, ingredienti gustosi lasciati in sospeso nel frigo... con fantasia e con attenzione al risparmio di energia, denaro e tempo!

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3° MANDILLO DEI SEMI Per incoraggiare l’autoproduzione di sementi e l’incontro fra i coltivatori – per mestiere o per passione – il Consorzio della Quarantina di Genova, con il patrocinio del Parco Antola e della Rete nazionale Semi Rurali, domenica 17 gennaio 2010 (ore 10-17) organizza a Torriglia (nella Sede del Parco, a 30 km da Genova sulla strada Ge/Pc) il 3° Mandillo dei Semi, giornata dedicata allo scambio di sementi autoprodotte di ortaggi e cereali, di marze di varietà da frutta locali, di lieviti per l’autonomia familiare (le madri dell’aceto, del pane, dello yogurt). La giornata è aperta a tutti quelli che vogliono partecipare portando con sé qualche seme, marza o lievito autoprodotto da scambiare. Sono attesi scambiatori di semi da tutte le regioni italiane.

S

Non c’è bisogno di tagliarsi un’ala per vivere felicemente in due. Non c’è bisogno di promettere cose che non possiamo mantenere, né di diventare inafferrabili per non essere limitati. Possiamo renderci disponibili per chi non vuole afferrarci. Non abbiate paura della libertà e potete tranquillamente viverla senza trascurare i piccoli doveri quotidiani. Anche noi abbiamo bisogno di un nido dove insieme ad altri uccellini possiamo depositarci al tramonto chiacchierando allegramente prima di dormire. Appartengono al nostro segno Robespierre, Mozart e Verne.

Consigli

I

n questo periodo i semi mettono radici dentro la terra, ma tendono i loro rami verso il cielo. Il cielo è il nostro spazio, l’aria è la nostra dimensione e ci spinge verso una fraternità universale. La nostra energia non è al servizio dell’Io, ma partecipa al mondo e cerca affinità elettive. Il desiderio di darsi non è un dovere ma una gioia ed un adempimento: il dono di Saturno. Noi dell’Acquario tendiamo alla libertà e a liberarci di qualsiasi istinto o emozione che contrasta la nostra natura aerea e spirituale: l’odio è bandito dai nostri cuori. Siamo uccelli del paradiso ma spesso qualcuno vuole tagliarci le ali e noi stessi arriviamo a tagliarcele o per costrizione o per adattamento finendo in una gabbia. Così perdiamo il senso della nostra vera natura, finché con l’aiuto del cielo riusciamo a riconquistare la libertà (Saturno e Urano sono i nostri aiutanti magici). Possiamo anche procedere in un’avventura prometeica portavoci di un’ideale, di una necessità sociale progressista, combattenti contro qualsiasi forma di tirannia. Non vogliamo essere come gli altri, rifiutiamo i ruoli sociali, rischiando di essere braccati ma nessuno potrà fermarci o renderci prigionieri di una vita abitudinaria senza fantasia. Siamo fedeli in amore e sensibili ai sentimenti. È difficile tuttavia volare con noi.

(21 gennaio – 21 febbraio)

aper fare da sé le sementi dei propri ortaggi e cereali prima degli anni Cinquanta era ancora pratica comune e diffusa; poi, a partire da quegli anni, i semi di casa sono stati poco a poco e, infine, definitivamente sostituiti da quelli venduti nei consorzi agrari, selezionati dalle ditte sementiere del Nord Europa per produrre varietà standardizzate, adatte all’agricoltura industrializzata, più redditizie ma anche più vulnerabili. Quel saper fare e, con esso, il potere dei contadini sulla riproduzione del proprio cibo e dei propri prodotti è venuto meno nel giro di trent’anni, ché davvero basta il silenzio di una generazione perché la memoria sociale s’interrompa e la trama della cultura cominci a sfilacciarsi, e poche cose sono così fragili e continuamente a rischio come la memoria. Ora, lentamente, il sapere che non ci è stato consegnato lo stiamo ricostruendo e di nuovo impariamo a riprodurre le varietà dell’orto e del campo. E non è così importante che siano proprio quelle tramandate nei nostri luoghi: riseminata per anni con continuità, qualunque varietà per quanto può si adatta a una terra e al suo clima, diventando nel tempo «nativa» di quel luogo. Anche noi siamo così.

C A R E Z Z A D E G L I A S T R I testo e illustrazioni di Paola Mazzetti

Acquario

L A

Semi di casa

M I N I M A R U R A L I A di Massimo Angelini • massimo.angelini@quarantina.it


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altromondo

In difesa di Madre Terra di Giada Saint Amour di Chanaz

Mentre gli organismi internazionali come la Fao affrontano la fame nel mondo solo in termini numerici, proponendo improbabili soluzioni tecnologiche, le comunità rurali del Pianeta si sono incontrate a Roma per creare una piattaforma comune in fatto di accesso alla terra e cibo locale.

A

volte possiamo pensare che ci sia qualcosa di molto soggettivo nelle nostre convinzioni. A volte possiamo immaginare che il mondo della globalizzazione abbia ormai raggiunto un grado di complessità che costringe l’individuo ad un ripiego sulla sua tessera di mosaico. Oppure possiamo pensare, come qualcuno ha scritto, che il treno impazzito della crescita sia una forza colossale che ci tocca contrastare a mani nude se intendiamo ancora difendere il Pianeta. A mani nude, operando su scala globale e locale al contempo, con rinnovata dolcezza e senza perdere la speranza. Più o meno ciò per cui si sono al-

lenati 642 donne e uomini che rappresentavano 450 associazioni e comunità rurali di ben 93 paesi diversi, nelle quattro giornate svoltesi a Roma lo scorso novembre, in parallelo ed in contrappunto al vertice Fao sulla sicurezza alimentare.

Il legame con la terra Quello di novembre è stato il secondo Forum Mondiale per la Sovranità Alimentare. La differenza tra sicurezza e sovranità alimentare la sottolinea Neto, un delegato del gruppo giovani del movimento Sem Terra. La fame nel mondo, che colpisce oggi oltre un miliardo di persone, è lo sfondo dell’intero evento:

mentre gli organismi internazionali trattano il tema in termini quantitativi, incoraggiando improbabili sistemi tecnologici che garantiscano maggiori raccolti, le comunità rurali si trovano ad affrontare problemi quali l’accesso alla terra, la disponibilità di cibo locale, la modalità di approvvigionamento delle città, e soprattutto si trovano da soli a difendere un sistema di produzione ecologico, che rispetta Madre Terra. Non a caso, come gli incontri di Via Campesina, il Forum viene inaugurato dalla Mistica, una cerimonia simbolica di ringraziamento a Madre Terra di sentore sciamanico. Sulla piazza del Campidoglio, ci sono Maori, indiani d’America e indiani dell’Asia che si rivolgono al pubblico con parole di fratellanza, ed intonano un canto tradizionale. Il presidente della Giunta Comunale di Roma sembra far confusione tra il loro legame ancestrale con il territorio e i valori di patria e famiglia cari al sindaco, perché si dice conTerra Nuova · gennaio 2010

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altromondo vinto che loro siano il nostro futuro. Ma poco importa se questi capi tribali appaiono ingenui in questa sede, perché hanno l’umiltà di riconoscere la loro subordinazione ai cicli naturali. Sono altresì determinati e maestosi durante il lavoro dei successivi 4 giorni, sotto la bandiera comune «Sovranità alimentare ora!», che porta il sottotitolo in lingua «Uno no vende la tierra por la cual camina su pueblo». È sconvolgente ascoltare con quale chiarezza, concretezza e semplicità esprimono le priorità che li accomunano. Un team internazionale ha provveduto ad organizzare questo incontro, sulla modalità dei Forum Sociali. Ci sono popoli indigeni, pescatori, agricoltori e pastori che provengono da zone diverse del pianeta: Islanda, Canada, Sahara, Indonesia, Cina… Vivono problemi quali l’invasione della gambericoltura industriale, la mancanza d’acqua, l’accaparramento delle terre o dei beni comuni, la costruzione di complessi turistici sui tracciati di transumanza. Si dividono in quattro gruppi tematici («Chi decide ed in quali istanze i destini del cibo e dell’agricoltura?»; «Chi controlla le risorse per la produzione di cibo?»; «Come viene prodotto il cibo?»; «Chi necessita o ha accesso al cibo?») e tre gruppi sociali (donne, giovani, indigeni) con l’assistenza di una quarantina di interpreti simultanei professionali volontari.

Si parla come si mangia Nella loro infinita diversità culturale, discutono tutti sistematicamente, con passione, dolcezza, allegria e pazienza ed ogni gruppo vede formarsi sotto i suoi occhi una dichiarazione

Iranilde Barbosa dos Santos della Coordinaçao das Organizaçoes da Amazonia Brazileira.

Anaru Fraser, dell’organizzazione Te Rau Aroha (Nuova Zelanda), in difesa dei diritti delle popolazioni indigene.

finale che è condivisa nei minimi particolari, pur essendo densa di contenuti, attuale, incisiva. È la prima volta che vedo la metodologia del consenso all’opera su scala… globale! Inoltre, regna nel Forum un’atmosfera di serietà per nulla burocratica, con ampi spazi di dialogo trasversale e di convivialità. Una donna africana, dopo aver concesso un’intervista lapidaria e rigorosa quanto sorridente, ha piacere a spiegarmi come produce il latte fermentato, lasciandolo riposare fino a 6 mesi in delle zucche chiamate «gourd», e trattate con piante medicinali, che permettono al latte di conservarsi e di fermentare fino a diventare denso e dolce come uno yogurt, nonostante il caldo. Contrariamente alle grandi messe mediatiche, si parla come si mangia, guardandosi negli occhi in una dimensione umana e diretta. E diver-

samente dalle grandi fiere, la complessa trama organizzativa funziona, ma sfuma per lasciare spazio alla fluidità della partecipazione.

Tutte le foto in basso delle pagine 54, 55 e 56 sono di Giada Saint Amour di Chanaz

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Terra Nuova · gennaio 2010

La dichiarazione finale Il mondo della terra esprime così le sue priorità per il futuro dell’alimentazione1: La Sovranità Alimentare richiede la trasformazione del sistema alimentare attuale per garantire ai produttori di alimenti un accesso equo ed un controllo della terra, delle acque, delle sementi, della pesca e della biodiversità agricola. Ciascuno ha il diritto e la responsabilità di partecipare alle decisioni che riguardano le modalità di produzione e distribuzione del cibo. Gli stati devono rispettare, proteggere e soddisfare il diritto al cibo, come diritto a disporre di alimenti adeguati, disponibili, accessibili, culturalmente accettabili e nutrienti. Le misure di


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altromondo I 3 ritratti a sinistra sono di Luca Tommasini e fanno parte del progetto 1 minuto di Sovranità Alimentare, sviluppato durante il People’s Food Sovreignity Forum 2009 e promosso dall’Ong Centro Internazionale Crocevia. Il materiale prodotto sarà presentato durante il Festival Internazionale Audiovisivo della Biodiversità, organizzato da Crocevia, che si terrà presso L’Auditorium di Roma dal 18 al 23 maggio. Contatti: Crocevia, via Tuscolana 1111, 00173 Roma tel 06 72902263 www.croceviaterra.it

Hellen Yego, dell’Associazione Ngoma, che riunisce le piccole allevatrici ed allevatori di bestiame di origine Swahili del Kenya.

emergenza devono mobilitare risorse al livello più locale possibile e non devono servire a costringere i paesi ad accettare gli Ogm. Istanze decisionali e governance: Insistiamo sull’importanza fondamentale del nuovo Comitato di Sicurezza Alimentare mondiale2 in quanto è l’istanza politica internazionale più aperta tra tutte quelle delle Nazioni Unite che si occupano di cibo ed agricoltura, ma rimarremo vigili nel verificare il suo lavoro. Siamo estremamente preoccupati dal programma agricolo globale e di sicurezza alimentare della Banca Mondiale, i cui meccanismi di governance non appaiono democratici né trasparenti e condurranno a riprodurre gli errori del passato. Approvvigionamento alimentare ecologico: Riaffermiamo che il nostro sistema di approvvigionamento ecologico nutre la maggioranza

degli abitanti del Pianeta (oltre 75%), sia nelle aree rurali che in quelle urbane. Le nostre pratiche sono finalizzate all’alimentazione dei popoli e non all’arricchimento dell’industria. Sono di natura sana, diversificata e localizzata, e possono ridurre il cambiamento climatico. Insistiamo sulla necessità di escludere l’alimentazione e l’agricoltura dal mercato dei diritti di emissione del carbonio. Rivendichiamo una moratoria mondiale sugli organismi geneticamente modificati. I governi devono proteggere i mercati interni. Le nostre pratiche richiedono delle politiche di gestione dell’offerta che garantiscano la disponibilità di cibo, dei redditi dignitosi e dei prezzi giusti. Siamo disposti a discutere nuove disposizioni giuridiche che inquadrino le nostre pratiche. Riabilitiamo le sementi, le razze e le specie acquatiche locali più adatte al cli-

ma. Chiediamo che la ricerca scientifica venga riposizionata secondo obiettivi condivisi. Intanto promuoveremo le nostre innovazioni con mezzi di comunicazione propri attraverso programmi formativi, di educazione e divulgazione. Rifiuteremo di partecipare alle riunioni scientifiche dominate dalle lobby industriali. Rafforzeremo le reti alimentari che collegano le città con le campagne. Forgeremo delle alleanze nell’ambito di un Complex Alimentarius, che riunisca i piccoli produttori, i trasformatori, i ricercatori, le istituzioni ed i consumatori, e sostituisca l’approccio riduttivo del Codex Alimentarius. Ci impegniamo a ridurre le distanze tra produttori e cittadini. Sosterremo i movimenti di attori urbani interessati al cibo, l’agricoltura urbana e periurbana. Ci riapproprieremo del concetto di «cibo» ponendo l’accento sulla nutrizione e sulla diversità delle diete che permettono di escludere la carne proveniente dal regime alimentare industriale. Il controllo delle risorse: Stati ed aziende sono complici nelle pratiche allarmanti di accaparramento. In meno di un anno, oltre 40 milioni di ettari di terre fertili in Africa, Asia,

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altromondo America Latina ed Europa dell’Est sono state usurpate da questi patteggiamenti, sostituendo la produzione alimentare locale con gli interessi di esportazione. Gli stati devono garantire alle comunità il controllo delle risorse naturali. Le riforme devono garantire ai giovani e alle donne pari opportunità in merito, correggendo le ingiustizie storiche ed attuali. L’acqua deve rimanere un bene comune e non deve essere subordinata a meccanismi di mercato che regolino il suo uso e la sua gestione. Le riforme acquatiche devono riconoscere, proteggere e mettere in atto, legalmente, i diritti collettivi di accesso e di uso delle acque di pesca e delle risorse marittime alle comunità di piccoli pescatori. La chiusura dei corridoi di passaggio pastorali, l’espropriazione delle terre, delle ricchezze naturali e dei territori a discapito delle comunità locali per concessioni economiche, coltivazioni estensive, agricoltura ed acquacultura industriali, infrastrutture turistiche e grandi opere devono cessare. Gli alimenti derivanti dalla raccolta selvatica sono un’altra fonte di cibo importante per molte comunità e richiedono una specifica tutela. I diritti al territorio dei popoli indigeni comprendono la natura come organismo vivente essenziale per la loro identità e cultura. Chiediamo alla Fao di sviluppare una politica in merito riconoscendo i Diritti Territoriali delle Popolazioni Indigene, garantendogli l’accesso ai processi decisionali che riguardano le loro risorse, come lo prevedono gli articoli 41 e 42 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Po-

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Terra Nuova · gennaio 2010

Il Brasile invece, nonostante rappresenti il Sud del mondo, è stato l’unico Paese a contribuire finanziariamente all’organizzazione di questo incontro della società civile, che si chiude dunque con l’intervento del ministro brasiliano dello sviluppo rurale Guilherme Cassel, che fa notare l’influenza culturale che esercitano comunque queste riflessioni. «La difesa dell’agricoltura familiare è entrata a far parte dell’agenda di priorità della Fao»: di fronte alla gravità della crisi ecologica essa diventa l’unica alternativa organica, la sua cultura rimane l’unica fonte d’ispirazione alternativa all’attuale modello di sviluppo. «L’avversario non è la Fao, ma la burocrazia degli organismi internazionali in genere». Che le indicazioni del Forum risalgano ai vertici o meno, intanto noi possiamo fare tesoro del patrimonio politico collettivo che ha avuto l’occasione unica di costituirsi ed esprimersi in questa sede. Voglio meditare sulle parole della dichiarazione finale e portarle con me, poiché essa rappresenta un filo sottile che collega oggi una moltitudine di comunità e di persone dedite alla cura e alla difesa della terra e dei suoi frutti. l

polazioni Indigene. Rifiutiamo i diritti di proprietà intellettuale sugli organismi viventi. Dobbiamo mantenere il controllo delle sementi. Manterremo le nostre pratiche di scambio libero e di salvaguardia delle sementi e delle razze. Continueremo a sviluppare i nostri saperi per nutrire le nostre comunità in modo sostenibile. I nostri canti e le nostre favole esprimono la nostra visione cosmica e so- Note no importanti per veicolare la rela- 1. Cito solo alcuni dei passi più significazione spirituale con le nostre terre. tivi della dichiarazione finale, ricompo-

Difendere l’agricoltura familiare Possiamo opportunamente dubitare che queste istanze vengano prese in considerazione nelle sedi decisionali, dove il nostro presidente del consiglio snocciola battute e si richiama al G8, negando di fatto che la società civile possa avere voce in capitolo.

nendo liberamente una sintesi. Il testo completo, ulteriori documenti e contati sono reperibili assieme ad un video sul sito internet http://peoplesforum2009.foodsovereignty.org/ 2. Il gruppo dei giovani ha inoltre richiesto di trasformare il Comitato di Sicurezza Alimentare in Comitato di Sovranità Alimentare, per le motivazioni di cui sopra, e suggerito di aggiungere al documento finale la richiesta di una moratoria internazionale sugli agrocarburanti.


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equo & solidale

Le botteghe del mondo oltre la crisi Il commercio equo e solidale subisce inevitabilmente gli effetti della contrazione dei consumi. Una battuta di arresto che è anche un’ottima occasione per riflettere. Anche se la grande distribuzione continua a crescere, questo non vuol dire che le botteghe siano destinate a morire. Vi spieghiamo perché. di Gabriele Bindi

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ome sta il commercio equo e solidale? A leggere le comunicazioni di Trans Fair Italia si direbbe che gode di ottima salute. Nel 2009 ha avuto un aumento di vendite stimate del 15% globale, con prodotti di punta quali il riso e lo zucchero che registreranno un aumento del 30%. Se ci si inoltra nell’universo delle botteghe del commercio equo e solidale – sono oggi 450 – l’umore però è un po’ diverso. Alcuni esercizi sono stati costretti a chiudere i battenti. Abbiamo voluto fare il punto della situazione intervistando Andrea Reina, per 6 anni consecutivi fino a novembre 2009 presidente di Assobotteghe, l’associazione italiana che fa da coordina-

mento per le cooperative, le botteghe Se girano meno soldi i commercianti ci rimettono… e le associazioni del settore. Nel 2009 abbiamo registrato un auQual’è lo stato di salute del Com- mento del numero delle vendite, ma mercio Equo e Solidale oggi? È tut- una diminuzione del venduto medio. to oro quello che luccica? A spingere insomma sono gli articoli Il commercio equo e solidale ha vis- di prezzo inferiore. Ciò significa suto una fase di grande crescita che che l’utente medio ha dovuto dimiprima o poi doveva un po’ assestar- nuire il suo investimento. Le bottesi. Dal punto di vista di fatturato glo- ghe devono essere capaci di offrire bale la crescita continua. Un risulta- qualcosa che costi effettivamente to su cui incide l’apporto della gran- poco. Ma in generale questo rallende distribuzione che sta aumentan- tamento, o decrescita che dir si vodo i propri volumi di vendita, so- glia, può essere molto importante. prattutto nel settore alimentare. È inutile nascondere che le Botteghe del È arrivato il tempo di cambiare Mondo in questo momento stanno qualcosa? vivendo una fase di decrescita. Nel È un momento di riflessione in cui 2009 dieci sono state chiuse. Molte al- pensare e capire se siamo pronti ad tre hanno ridotto il loro fatturato. un salto di qualità. Nella crisi i sinTerra Nuova · gennaio 2010

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Crescita della grande distribuzione Il commercio equo per il 2009 ha avuto un aumento di vendite stimate del 15% globale, con prodotti di punta quali il riso e lo zucchero che registreranno un aumento stimato del 30%. Il dato si riferisce alla commercializzazione globale dei prodotti, inclusa la grande distribuzione.

goli gruppi sono obbligati a guardarsi all’interno per dotarsi di una struttura più efficiente. Significa guardare oltre e investire in progetti di sviluppo della stessa bottega. Ci sono tante piccole realtà che hanno trovato altre strade al di là della semplice vendita del prodotto. Un esempio su tutti è la gestione dell’evento nozze inteso nella sua globalità. Un filone in cui molte botteghe hanno trovato possibilità di crescita e di fatturato. Altre botteghe hanno deciso di essere importatori diretti, con un rapporto privilegiato con il piccolo produttore. In questo modo si sono fatte conoscere anche fuori dal loro territorio.

Ma veniamo al nodo della grande distribuzione. Lo ritieni un rapporto problematico o addirittura conflittuale con la realtà delle botteghe? Se ci fermiamo ancora ad una critica alla grande distribuzione organizzata (GDO) perdiamo tempo e non capiamo qual è la nostra realtà. Bisogna che le botteghe capiscano che dove c’è concorrenza ci sono stimoli, c’è aumento della conoscenza del commercio equo e solidale. Credo che sia possibile una sana competizione e che comunque serva una certa capacità per essere gestita. La crescita del fair trade nella grande distribuzione in realtà è un aspetto incoraggiante anche per le singole botteghe. Segno che la sfida può essere vinta insieme. Il confronto con la GDO può essere costruttivo. Certo a livello di scaffale e di prezzo nel breve la bottega potrebbe soccombere. Ma una bottega ha un valore aggiunto non trascurabile.

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Parliamo dunque di etica, rapporto diretto con il cliente, mutualismo. Ma tutto questo è sufficiente per rimanere in piedi, non servono altre strategie di mercato? Sicuramente sì. A me sembra di vedere botteghe che l’hanno capito e vanno in questa direzione senza grossi stravolgimenti. Ad esempio scelgono di trasferirsi in luoghi più frequentati e visibili. Oppure approfittano della crisi per cercare altre strategie di vendita per differenziarsi. La specializzazione è perseguibile, ma ovviamente dipende dove sei localizzato. Per adesso ci sono riusciti in pochi, ma è una strada sicuramente percorribile e vincente. È il caso di una bottega di Bologna, che si è specializzata in abbigliamento. Perché non farlo con i prodotti di artigianato o gli strumenti musicali?

Sempre più bio Il connubio tra equo e solidale e biologico si fa sempre più stretto: circa la metà delle referenze Fairtrade oggi hanno la certificazione bio.

rogativa maggiormente italiana, o comunque latina. Noi abbiamo sempre privilegiato un discorso di educazione del consumatore, il contatto diretto o le campagne informative.

Alcuni punti vendita di piccole dimensioni hanno però ancora dei bilanci in perdita… Bisogna valutare caso per caso e dimensione per dimensione. Un bilancio in perdita è sostenibile nel momento in cui ti sforzi per pagare tutti i lavoratori, o dove c’è un grosso numero di potenziali clienti o una grossa attività da parte della bottega per cui si affrontano delle spese importanti. Certo, c’è una radice volontaristica importante, che fatica a diventare impresa. Ma le botteghe di vecchia data o quelle di città hanno fatto un salto di qualità come costo del lavoro e investimenti. Per assicurarsi un po’ di futuro bisogna anche investire bene.

ll dato italiano sulla spesa pro-capite per prodotti fair trade è il più basso d’Europa. Eppure ha il più alto numero di negozi specializzati. Questo come si spiega? Ci sono sicuramente differenze culturali che si impongono a seconda delle latitudini. Nell’impostazione anglosassone prevale l’aspetto puramente commerciale del prodotto: un sistema molto efficiente che spinge nella grande distribuzione o addirittura l’e-commerce. Le botteghe qua sono quasi inesistenti. In un È quello che fanno le multinazionali certo senso rappresentano una pre- che certificano fair trade. Come vedi il loro ingresso nel mercato cosiddetto etico? Il discorso è molto delicato. Se l’intenzione è quella di creare una propria nicchia di mercato o quella di rifarsi solo un’immagine dal volto umano, si rischia di snaturare la natura autentica del commercio equo e solidale. Ma c’è anche un’altra riflessione da fare. Tutto sommato se troviamo questi prodotti sugli scaffali dei supermercati è perché i consumatori hanno fatto sentire la loro voce. Insomma anche qua non bisogna fare ragionamenti troppo ideologici. Ma il fair trade non è un marchio da svendere, è un patrimonio di tutti che va preservato, soprattutto da parte dei produttori e dei consumatori che ci credono davvero. l


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Illustrazione: Zlatko Guzmic – istockphoto.com

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Acqua: i rischi della privatizzazione di Alexis Myriel

I Comuni e le Regioni possono fare moltissimo per mettere un freno alla privatizzazione, ma sono tanti gli enti locali che preferiscono continuare con una gestione speculativa del bene acqua. Non mancano Regioni e Comuni virtuosi, ma è tempo di agire anche per i singoli cittadini.

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l 19 novembre scorso, con il voto di fiducia, il Parlamento ha dato il via libera alla conversione in legge del cosiddetto decreto Ronchi che, all’articolo 15, definisce i criteri per l’affidamento totale ai privati o a società miste pubblico-private dei servizi pubblici di rilevanza

economica, quindi anche l’acqua e i rifiuti. Un vero business che viene sancito definitivamente con l’ultima di una serie di norme che hanno tutte portato nella stessa direzione. L’attenzione e la mobilitazione si sono concentrate sull’acqua, bene indispensabile alla vita che, se trasfor-

mato in oggetto di speculazione, non è più un diritto. E si preannunciano scadimento notevole della qualità dell’acqua erogata e aumento altrettanto considerevole delle tariffe. Ma tanto ci sarà da fare anche sul fronte dei rifiuti, già prima ad altissimo rischio di speculazione anche al di fuori della legge.

Conflitti d’interesse È comunque un fatto che la privatizzazione dell’acqua fosse già iniziata molto tempo fa con la gestione affidata alle Spa quotate in borsa, che devono assicurare dividendi agli azionisti e quindi garantire marTerra Nuova · gennaio 2010

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altromondo gini di ricavo. Laddove queste Spa vedono come soci anche i Comuni, l’ente locale si pone di fatto in un terribile conflitto d’interesse, poiché da una parte deve garantire un servizio pubblico e tutelare i cittadini, mentre dall’altra gode di dividendi tanto più alti quanto più su quel servizio idrico la speculazione è forte e le bollette salate. «Già con la legge numero 36 del gennaio 1994» spiega Paolo Carsetti, segretario del Forum italiano dei movimenti per l’acqua «era stato sancito il principio del completo recupero dei costi, sulla base del quale tutto il costo del servizio idrico deve essere caricato sulla bolletta e ogni utente rifonde nella percentuale del 7%, sempre in bolletta, ciò che il gestore ha investito. Nel 2000, poi, il Testo unico degli enti locali ha previsto tre modalità di affidamento per il servizio idrico: alle Società per azioni private scelte con gara, alle Spa miste pubblico-privato e alle Spa pubbliche tramite affidamento diretto. Con un decreto del giugno 2008 è stato sancito che solo in via derogatoria l’affidamento può essere fatto senza gara e verso società a totale capitale pubblico, le cosiddette in house». A causa di queste norme, già nel 1999 il servizio idrico di Arezzo, primo Comune in Italia, è finito in mano a una multinazionale francese e gli utenti hanno potuto toccare con mano gli aumenti delle tariffe. Ne sono poi seguiti molti altri. Anche nel decreto Ronchi è stata comunque inserita la possibilità, benché solo in casi eccezionali, di procedere con la gestione in house.

ge votata a novembre perché il servizio idrico integrato è stato classificato dalla normativa regionale come privo di rilevanza economica e il Forum dei movimenti per l’acqua sta lanciando proprio questa campagna di sensibilizzazione nei confronti dei Comuni. Il Forum, infatti, mette a disposizione il testo di una petizione popolare da sottoporre al voto dei Consigli comunali1, che chiede di riconoscere l’acqua come diritto umano e il servizio idrico integrato come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica; in questo modo si sottrarrebbe la gestione dell’acqua al decreto Ronchi. Un passo avanti in questa direzione lo ha fatto anche la Regione Puglia, che con una delibera del 20 ottobre scorso ha sancito la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese. Contro il decreto Ronchi si sono già mobilitate diverse realtà e si parla già di referendum abrogativo. Le associazioni di utenti Adusbef, Federconsumatori e Movimento Consumatori hanno costituito un comitato per la raccolta di firme utile a proporre proprio il referendum2 e anche Italia dei Valori e Sinistra e Libertà hanno annunciato un’iniziativa analoga. Intanto le regioni Puglia, Piemonte e Marche hanno intenzione di fare ricorso alla Corte Costituzionale. Anche l’Emilia Romagna lo ha annunciato, benché da anni il servizio idrico sia saldamente in mano ad una delle maggiori Spa italiane, che paga corposi dividendi ai Comuni

Malgrado la situazione non sia rosea, è vero però che i Comuni e le Regioni possono fare moltissimo per mettere un freno a questa deriva privatistica, anche se sono tanti gli enti locali che preferiscono continuare con una gestione speculativa del bene acqua, che porta dividendi anche nelle sofferenti casse dei Comuni, dando tutte le colpe a decisioni adottate in altre sedi. Esempio virtuoso è la Valle d’Aosta, dove non troverà applicazione la leg-

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Foto: sabrina dei nobili – istockphoto.com

Ci si può difendere

che posseggono quote azionarie. A qualcuno è anche sorto un dubbio e si è chiesto se in certe Regioni la battaglia contro il decreto Ronchi sia tutt’altro che votata all’ideale dell’acqua pubblica. Infatti, le società miste pubblico-private già esistenti potranno proseguire l’attività fino alla scadenza naturale del contratto di servizio solo a patto che il pubblico scenda a quote non superiori al 30%; gli enti locali quindi che oggi posseggono quote maggiori si troveranno di fronte ad un calo notevole degli introiti dovuti al pagamento dei dividendi.

Se si privatizzano anche le sorgenti C’è poi qualcun altro che intravede in un futuro forse non lontanissimo il rischio che i privati possano mettere le mani anche sulle concessioni delle sorgenti, trovando il modo per diventarne i titolari. E allora la faccenda potrebbe complicarsi davvero. Con il rinsaldarsi della presenza privata nella gestione del servizio idrico, ci si domanda poi chi mai li farà tutti gli investimenti che occorrerebbero per sistemare le malmesse reti idriche italiane. Nella sua relazione del 2009, il Coviri (Comitato per la vigilanza sull’uso delle risorse idriche) ha sancito che in 21 anni di concessione sarebbero necessarie opere per 45,3 miliardi di euro; chi li pagherà tutti questi soldi? Oggi ogni investimento che il gestore fa viene caricato sulla bolletta degli utenti, non viene più coperto dalla fiscalità generale. Quindi, se e quando i privati decidessero di impegnare tali cifre, lo faranno sempre a spese dei cittadini. Ma, naturalmente, l’auspicio è che tutti, cittadini ed enti pubblici, si rendano conto dell’importanza che una gestione pubblica dell’acqua può e deve rivestire. La mobilitazione è iniziata, ora le voci di chi paga devono farsi sentire. l Note 1. La petizione popolare si può scaricare a questa url: www.acquabenecomune.org/ spip.php?article6609 2. La sede del comitato è stata fissata presso Federconsumatori nazionale, via Palestro 11, Roma – tel 06 42020755/59/63 federconsumatori@federconsumatori.it


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Supplemento al periodico Terra Nuova n° 246, gennaio 2010

INCHIESTA

Vaccino antinfluenzale A: le prime vittime RIMEDI NATURALI

Tea tree oil: un rimedio «essenziale»

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Illustra zione: Mark E vans – istockp hoto.co m

Inchiesta

Vaccino antinfluenza A: le prime vittime Mentre il rischio pandemia si sgonfia, crescono le preoccupazioni per le prime vittime del vaccino e i dubbi sulla correttezza delle procedure d’acquisto.

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a protagonista delle cronache di questo autunno e inverno è senza dubbio l’influenza A H1N1, con pagine e pagine dedicate agli allarmi sanitari, ai casi che giungono in ospedale, al panico diffuso, ma soprattutto ai vaccini immessi in commercio alla velocità della luce e che stanno fruttando alle case farmaceutiche, insieme ai farmaci antivirali, miliardi di euro. I cinque vaccini autorizzati in Europa sono il Focetria della Novartis, il Pandemrix della GlaxoSmithKline, il vaccino monovalente di Sanofi Aventis, il Celvapan della Baxter International e il Fluval P. della Omnivest (quest’ultimo approvato e autorizzato solo in Ungheria). In Italia il governo ha stipulato un criticatissimo contratto con la svizzera Novartis per l’acquisto di 24 milioni di dosi di vaccino per un costo, secondo le indiscrezioni, di circa 200 milioni di euro.

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I dubbi della Corte dei Conti La Corte dei Conti ha sollevato numerosi dubbi in sede di controllo e verifiche dei termini contrattuali, pur non riuscendo a fare luce sulla questione1 in quanto si è vista costretta ad evitare ogni ulteriore approfondimento e disamina sui punti criticati. Il motivo addotto (riportato nella delibera stessa della Corte a firma del presidente Fabrizio Topi)2 è stato quello della «eccezionalità e somma urgenza dell’in-

di Beatrice Salvemini

tervento» che hanno trasformato l’accordo per i vaccini in un «provvedimento al di fuori degli ordinari schemi contrattuali» e quindi da mantenere segreto. Infatti, il punto 10.2, sempre stando alla delibera della Corte dei Conti, considera informazioni riservate l’esistenza stessa del contratto e le disposizioni in esso contenute. Occorre sottolineare che al momento della stipula dell’accordo commerciale, l’agosto 2009, il vaccino in oggetto (il Focetria della Novartis) ancora non esisteva, poiché autorizzato solo in ottobre; la Corte scrive in settembre: «precisando che l’esito delle ricerche, la capacità di sviluppare con successo il vaccino, i tempi di produzione, la qualità dell’inoculo virale e la capacità produttiva sono ancora in corso di definizione, la premessa sembra vanificare a favore di Novartis tutti i successivi vincoli contrattuali».

Un accordo al buio Ben due articoli del contratto, notano inoltre i magistrati contabili, prevedoTerra Nuova • gennaio

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Foto: Steve Jacobs – istockphoto.com

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no «la possibilità di mancato rispetto delle date di consegna del prodotto senza l’applicazione di alcuna penalità». Il ministero, in più, è obbligato ad accettare il vaccino «anche in assenza dell’autorizzazione all’immissione in commercio in Italia», basandosi su un semplice «quality agreement». In caso di mancata autorizzazione, dice la Corte, le garanzie in favore del ministero non sarebbero «correlate all’esborso sopportato». E il contratto, sempre nel caso in cui la Novartis non ottenesse l’autorizzazione, obbligherebbe il governo a versarle comunque 24 milioni di euro «come partecipazione ai costi» senza che siano stati stabiliti i criteri per la quantificaziogennaio 2010 • Terra Nuova

ne di questa cifra. Il Ministero della salute, altro motivo di censura nella delibera della Corte, sarebbe rimborsato dalla società per danni causati a terzi solo a causa di difetti di fabbricazione, mentre in tutti gli altri casi a essere rimborsata sarebbe la Novartis e a sborsare dovrà essere il governo con i soldi dei contribuenti. Si profila dunque una situazione in cui, nel caso pazienti danneggiati facessero causa alla ditta produttrice, questa potrà rivalersi sul Ministero della salute. Inoltre, senza un accordo con la stessa Novartis, come previsto dall’articolo 4.2 del contratto, non sarebbe comunque possibile stabilire l’esistenza degli eventuali «difetti di fabbricazione» che darebbero corso al rimborso a favore del ministero. Secondo l’Ufficio controllo della Corte, infine, il contratto sarebbe «carente del parere di un organo tecnico in grado di attestare la congruità dei prezzi». Inoltre, si legge nella delibera, «qualora il contratto venga risolto per violazione di disposizioni essenziali da parte di Novartis, il pagamento dovrà essere ugualmente effettuato per il prodotto fabbricato e consegnato».

Le prime vittime del vaccino Con la somministrazione di massa dei vaccini sono poi arrivati i guai. Otto persone sono morte nel novembre scorso in Germania subito dopo avere ricevuto la vaccinazione, come ha raccontato il giornale tedesco Bild3; tra le vittime figura anche un bambino di 21 mesi morto il giorno dopo essere stato vaccinato. Sempre in novembre due persone sono morte in Cina dopo avere ri-

cevuto il vaccino4, mentre la Associated Content svedese ha riportato quattro morti5, cui se ne è aggiunto un quinto pochi giorni dopo6, oltre a 350 casi di effetti collaterali. Sempre nel mese di novembre una 15enne in Irlanda del Nord ha rischiato di morire a causa della vaccinazione, mentre una donna di 64 anni è morta in Ungheria e un’altra è spirata in Inghilterra7. Sempre nel Regno Unito sono stati nove i casi di eventi avversi registrati in donne incinte. Il tragico bollettino ha registrato un morto anche in Israele8 e uno in Italia, a Bari9: un dipendente dell’ospedale di Acquaviva di 39 anni morto dieci ore dopo la somministrazione del vaccino.

Cellule cancerose nel vaccino È pressoché scontato che questi numeri siano ampiamente sottostimati dal momento che la vaccino-vigilanza lascia talmente a desiderare da avere indotto uno dei commissari della Food and Drug Administration, David Kessler, ad ammettere che, per esempio, alla Fda negli Usa viene segnalato circa l’1% degli eventi avversi gravi dovuti a farmaci e vaccini. Mentre infuria la campagna di vaccinazione di massa arriva anche il parere sconcertante di un medico tedesco, il dottor Wolfgang Wodarg, specialista in medicina ambientale e igiene che, intervistato dal giornale Bild10, ha criticato in particolare il vaccino di Novartis utilizzato in Germania affermando che «la soluzione utilizzata per il vaccino consiste in cellule cancerose di animali e non sappiamo se possano dare reazioni allergiche», senza contare il timore diffuso che possano anche favorire l’insorgenza del cancro.

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Per la Polonia è una truffa Oltre trent’anni fa la campagna di vaccinazione di massa, sempre contro un’epidemia di influenza suina, causò numerosissimi casi di una sindrome neurologica mortale chiamata di Guillain-Barrè e tale sindrome è inserita nei foglietti illustrativi prodotti oggi alla voce dedicata alle reazioni avverse. Proprio sulla base dei tanti dati contraddittori, la Polonia, per bocca del ministro della salute Ewa Kopacz14, ha fatto scalpore con una dichiarazione pubblica dicendosi convinta che il vaccino contro l’influenza A sia una «truffa» ai danni dei cittadini da parte delle case farmaceutiche. In un intervento in Parlamento la Kopacz ha espresso «seri dubbi» rispetto alla gestione dell’influenza A da parte dei «Paesi ricchi». In Italia, come in molti altri paesi europei, la diffidenza maggiore nei confronti della vaccinazione è stata dimostrata proprio dai medici che, a fronte di percentuali bassissime di immunizzazione, sono stati anche strigliati a dovere dal presidente della Società Italiana di Medicina Generale, Claudio Cricelli, che, un tantino minacciosamente, ha dichiarato come «il mancato successo della vaccinazione può avere conseguenze gravi di cui i medici possono es-

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sere chiamati a rispondere. Vaccinarsi è per i medici un atto di responsabilità giuridica»15.

Influenza A: la meno aggressiva degli ultimi 100 anni Intanto, ironia della sorte, il quotidiano britannico The Independent scrive che questa pandemia di influenza A «potrebbe rivelarsi la meno aggressiva degli ultimi 100 anni»16. Ma più chiara di ogni altra è risuonata in questi mesi la voce dell’epidemiologo Tom Jefferson, autore di numerosi studi e volumi e da una quindicina d’anni in forze alla Cochrane Collaboration, un’organizzazione internazionale di ricercatori che analizza l’efficacia degli interventi sanitari17. «Una delle caratteristiche straordinarie di questa influenza, e di tutta la saga dell’influenza, è che ci

sono persone che, anno dopo anno, fanno previsioni sempre peggiori» dice Jefferson. «Finora nessuna di queste si è realizzata, e queste persone continuano a farlo. A volte si ha la sensazione che ci sia un’intera industria in attesa dell’arrivo di una pandemia e mi riferisco proprio all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ai funzionari della Sanità pubblica, ai virologi e alle case farmaceutiche. Hanno costruito questa macchina intorno all’imminente pandemia; ciò implica il coinvolgimento di un sacco di denaro, pressioni, carriere, e intere istituzioni! E per mettere in moto la macchina c’è solo bisogno della mutazione di uno dei virus influenzali. Per ora, almeno, non vedo alcuna differenza fondamentale, o proprio nessuna differenza, fra questa e una normale epidemia di influenza. L’influenza suina sarebbe persino passata inosservata se fosse stata

Foto: Helder Almeida – istockphoto.com

Johannes Lower, presidente del Paul Enrich Institute, ha anche aggiunto che «il vaccino può causare reazioni avverse peggiori rispetto al virus stesso». E proprio qualche giorno dopo la pubblicazione dell’intervista di Wodarg su Bild, è arrivata la notizia che in Canada la GlaxoSmithKline è stata indotta a bloccare l’utilizzo di 172mila dosi di vaccino a causa di un notevole aumento delle reazioni allergiche gravi11; peccato che la maggior parte di quelle dosi fossero già state utilizzate. Tra i rischi del vaccino segnalati ci sarebbe anche l’asma, secondo uno studio condotto dall’ospedale Sick Children di Toronto12, benché i bimbi asmatici siano stati inseriti tra le categorie a rischio da vaccinare. Intanto le autorità sanitarie britanniche hanno inviato ai neurologi una lettera confidenziale mettendoli in guardia poiché i nuovi vaccini contro l’influenza A possono essere simili a quelli iniettati ai cittadini americani nel 1976; a rivelare la notizia è stato il Sunday Times13.

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causata da qualche virus ignoto anziché da un virus influenzale. Non credete che sia degno di nota il fatto che l’Oms abbia modificato la definizione di pandemia?».

Le pressioni dell’industria farmaceutica

spiegazione più probabile, e molto sgradevole, di questo dato è che le riviste scientifiche più prestigiose pubblicano con maggior probabilità studi sponsorizzati dall’industria probabilmente a causa dei soldi che guadagnano dalla vendita delle ristampe degli studi e degli spazi pubblicitari». n

Note 1. http://archiviostorico.corriere.it/2009/ottobre/15/contratto_segreto_per_vaccino_del_co_9_ 091015020.shtml 2. www.corteconti.it/Ricerca-e-1/Gli-Atti-d/Controllo-/Documenti/Sezione-ce/Anno-2009/ Delibera-n.-16-adunanza-del-10-settembre-2009—-Giuseppone.doc_cvt.htm 3. Fonte: agenzia di stampa Agi: http://www.agi.it/news/notizie/200911171425-cro-rt11140-influenza_ a_bild_7_morti_in_germania_dopo_vaccinazione 4. http://cnews.canoe.ca/CNEWS/World/2009/11/14/11746331-ap.html 5. www.digitaljournal.com/article/281228 6. www.theflucase.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1416%3Afifth-qswinefluq-vaccine-death-in-sweden-vaccinations-still-go-ahead-as-planned&catid=41%3Ahighlightednews&Itemid=105&lang=enJohan Niklasson 7. www.telegraph.co.uk/health/healthnews/6615053/Swine-flu-first-death-reported-followingvaccine.html 8. www.jpost.com/servlet/Satellite?pagename=JPost/JPArticle/ShowFull&cid=1257455214580 9. Agenzia di stampa Ansa, 5 novembre 2009 10. www.bild.de/BILD/news/bild-english/world-news/2009/08/07/swine-flu-health-expert-warning/ does-virus-vaccine-increase-risk-of-cancer.html 11. Agenzia di stampa Ansa, 24 novembre 2009 12. Agenzia di stampa Agi, 18 novembre 2009 13. www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/health/Swine_flu/article6797993.ece 14. Agenzia di stampa Agi, 18 novembre 2009 15. Agenzia di stampa Ansa, 12 novembre 2009 16. Agenzia di stampa Ansa, 10 novembre 2009 17. www.nograziepagoio.it/Intervista%20Jefferson%20M&B.pdf

Foto: Helder Almeida – istockphoto.com

Grazie al fatto che è sparita parte della vecchia definizione, «l’influenza suina è stata definita una pandemia» aggiunge Jefferson. «Ciò che mi è chiaro è che la vera influenza viene regolarmente valutata in modo esagerato e ricercatori, aziende ed enti in generale se ne interessano perché ci guadagnano. Per l’influenza esistono i vaccini e ci sono farmaci che si possono vendere. Ed ecco dove vanno le grandi somme di denaro investite dall’industria farmaceutica, che fa in modo che le ricerche sull’influenza vengano pubblicate sulle riviste “giuste”. Ed ecco perché si attira maggiore attenzione a essere pagati per questo tipo di ricerca, e perché l’intero settore è interessante per i ricercatori ambiziosi. L’attenzione totale posta sull’influenza non è solo distorta, è anche pericolosa. Dalle nostre review emerge la chiara evidenza che gli

studi di vaccini anti influenzali sponsorizzati dall’industria farmaceutica sono aumentati di importanza e visibilità molto più rispetto agli studi non sponsorizzati dall’industria farmaceutica. Tuttavia, questo non è spiegato dalle dimensioni o dalla qualità degli studi, che risulta essere la medesima. La

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Rimedi naturali

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Tea tree oil: un rimedio «essenziale» di Silvia Moro

Dermatiti, mal di gola, acne, micosi, infiammazioni alle gengive… sono solo alcune delle applicazioni dell’olio essenziale di Melaleuca alternifolia. Ecco come utilizzarlo al meglio. 66

a pianta di Melaleuca alternifolia, da cui viene distillato il Tea tree oil (olio dell’albero del tè), è originaria dell’Australia e cresce nella regione del Nuovo Galles del Sud. Il nome Melaleuca deriva dalla lingua greca: ovvero da melas (nero) e leukòs (bianco), ad evidenziare il contrasto evidente tra le foglie di colore verde scuro e la corteccia chiara1. Pianta ben conosciuta dalle popolazioni aborigene locali per le sue straordinarie proprietà medicinali, veniva usata per tenere lontani gli insetti, per la pelle, per guarire dalla tosse e dal mal di testa. I primi colonizzatori britannici impararono ben presto ad apprezzare i rimedi usati dalle tribù del luogo e cominciarono a copiare gli aborigeni curandosi ferite e infezioni cutanee con le foglie dell’albero. Pare che proprio il nome volgare «albero del tè» lo dobbiamo all’ufficiale James Cook e ai suoi marinai, che furono i primi ad arrivare in Australia e che utilizzarono le foglie della Melaleuca per Terra Nuova • gennaio

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Costituenti principali Gli studi clinici attuali confermano e dimostrano la grande attività antibatterica e micotica della Melaleuca alternifolia e negli anni si sono scoperte frazioni sempre più interessanti dell’olio. I componenti più importanti, a detta dei moderni ricercatori, sono il terpinen-4-olo e il ρ-cimene. In realtà nel 1996 la composizione del tea tree oil è stata regolata da uno standard internazionale per ben 14 componenti. Uno dei motivi fondamentali è stato proprio quello di garantire un prodotto efficace: infatti le numerose osservazioni hanno rilevato all’interno delle stesse specie botaniche diverse composizioni chimiche. Ad esempio in Australia fra tutti gli esemplari di Tea tree presenti, ce ne sono alcuni partigennaio 2010 • Terra Nuova

scontrato che la Melaleuca alternifolia agisce come antivirale.

Indicazioni Il tea tre oil è risultato molto attivo su vari batteri: Saccharomyces cerevisiae, Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus e Streptococcus pyrogens. Per quanto riguarda i funghi invece ricordiamo la Candida glabrata e albicans. È utile in svariati disturbi dermatologici come la tinea pedis che provoca il cosiddetto «piede d’atleta». Molti studi hanno dimostrato l’efficacia del tea tree in caso di acne e ascessi4. È un ottimo rimedio per i piccoli incidenti domestici come tagli e scottature. Valido in caso di cistite cronica e infezioni vaginali. Applicato puro sull’Herpes simplex ne avvia la guarigione e come antibiotico nelle affezioni delle vie respiratorie diventa un SOS immancabile. Foto: Georgina Palmer – istockphoto.com

farsi degli infusi in sostituzione del tè. Successivamente vennero portati dei campioni di pianta in Inghilterra per essere analizzati ed è così che iniziarono i primi rudimentali studi. Solo nei primi anni venti del XX secolo si cominciarono ad ottenere dei risultati degni di rilievo, grazie allo scienziato australiano Arthur Penfold il quale, nel 1925, annunciò che l’essenza di Melaleuca alternifolia vantava proprietà antisettiche ben tredici volte superiori a quelle dell’acido carbolico, conosciuto come il principale agente antibatterico esistente2. Nel 1930 apparve un articolo di Morris Humphery sul Medical Journal of Australia, che descriveva il Tea tree oil come «il nuovo germicida australiano»: si evidenziava come l’olio fosse riuscito a dissolvere il pus lasciando pulite le ferite infette, dimostrando un’efficace azione germicida senza provocare danni ai tessuti. Se ne esaltavano inoltre le doti nella cura delle infiammazioni della gola ai primi stadi. L’interesse risvegliato dall’olio non rimase affatto confinato in Australia ed altre pubblicazioni comparvero ben presto anche negli Stati Uniti (sul Journal of the National Medical Association) e nel Regno Unito (sul British Medical Journal). Il successo crebbe a dismisura tanto che la richiesta divenne più alta dell’offerta e ancor oggi, la sua fama non accenna a diminuire.

colarmente ricchi di 1,8-cineolo, un composto che inizialmente si è dimostrato interessante per la sua azione sulle vie respiratorie, ma che alla fine risulta molto irritante per le mucose. Altri esemplari molto ricchi di terpinen-4-olo invece si sono rivelati estremamente efficaci in presenza di varie patologie. È proprio a questa sostanza, in sinergia con le altre, che dobbiamo la potente azione antibiotica naturale e antifunginea. Sembra che queste sostanze penetrino nello strato lipidico delle cellule funginee procurando dei danni strutturali, mentre nelle cellule batteriche pare che il meccanismo sia quello di inibire la respirazione in modo da portare l’antigene alla morte3. Tra i numerosi studi clinici ce n’è uno in particolare che dimostra l’efficacia della Melaleuca contro la Candida albicans. Sono state prese in considerazione 28 giovani donne con un’infezione vaginale dovuta a questo fungo e per 30 giorni sono state trattate con una capsula vaginale contenente tea tree oil. Alla fine della sperimentazione 23 pazienti erano guarite e non avevano più i comuni sintomi quali perdita di muco e bruciore. Altri recenti studi hanno valutato l’azione del rimedio su patologie dermatologiche e del cavo orale. In ultima analisi, ma non di importanza, si è ri-

Cosa si trova in commercio A base di questo olio troviamo svariati prodotti: dentifrici, shampoo, saponi, gel, colluttori, detergenti intimi e per il viso, creme e unguenti per il corpo. Non sempre, però, è consigliabile usarli per lungo tempo. Ad esempio a seconda delle percentuale di olio di Melaleuca avremo un detergente intimo più o meno aggressivo rispetto alla carica batterica delle mucose. Nel caso di un’efficace quantità sarà bene usare il detergente solo in caso di manifestazioni sintomatiche e non quotidianamente. Bisogna invece ricordare, soprattutto per l’olio puro, che la Melaleuca è un antibiotico naturale a tutti gli effetti e che quindi elimina batteri sia buoni che cattivi, indistintamente; ciò vuol dire, nel caso di un detergente intimo usato per molto tempo senza un motivo preciso, che ci sarà il rischio di scombinare la flora batterica delle mucose. Questo vale anche con i saponi per la pelle acneica. Se questo è vero per i prodotti con minima percentuale di Tea tree, lo è assolutamente di più per l’olio puro preso oralmente. Premesso che gli oli essenziali in generale devono essere presi oralmente solo sotto stretto controllo di un pro-

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fessionista, è bene sapere alcune piccole ma fondamentali regole per scegliere un olio di qualità. Prima di tutto deve essere puro al 100% e ci deve essere scritto sulla confezione; come pure dovete trovare la dicitura «distillato in corrente di vapore». Infine bisogna accertarsi della qualità della pianta di provenienza e ciò risulta un po’ più difficile. Secondo gli standard internazionali pare che uno dei migliori oli di Melaleuca sia quello della Thursday Plantation e delle foreste limitrofe, in Australia. Questa piantagione di Melaleuca è stata la prima ad essere creata ed è diventata la più famosa. Test di laboratorio esterni all’azienda hanno dimostrato che l’olio estratto contiene oltre il 40% di terpinen-4-olo e meno del 4% di cineolo.

Controindicazioni L’ingestione accidentale di una notevole quantità (1.9 g per kg di peso corporeo) di olio risulta tossica. Possono esservi casi di allergia o dermatite da contatto subito reversibili con la sospensione del rimedio. Da non usare in gravidanza e in allattamento.

Posologia (Posologia indicativa che deve essere confermata dal parere del professionista al quale ci si rivolge) Olio essenziale puro 100% , terpinen-4-olo 30-60%, 1,8- cineolo 5-15%, ρ-cimene 3%: • uso interno: 2-5 gocce per 2-3 volte al dì (5); • uso esterno: puro su piccole superfici oppure diluito al 10% in olio vegetale; • inalazioni: 2-4 goccie in una tazza di acqua bollente; • Gel al 5%: da applicare più volte al dì in caso di acne. • Crema al 10%: come sopra per infezioni funginee. • Ovuli vaginali al 2%: 1 la sera. Note 1. M. T. Lucheroni, F. Padrini, Aromaterapia, Fabbri Editori, 2001 2. S. Drury, L’olio di tea tree. Le proprietà terapeutiche di Melaleuca alternifolia, Tecniche Nuove, 2005 3. F. Capasso, G. Grandolini, A. Izzo, Fitoterapia. Impiego razionale delle droghe vegetali, Sprinter, 2006 4. www.infoerbe.it 5. Erboristeria domani. Oli essenziali, schede tecniche a cura di M. Rossi, giugno 1994

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Pagine Verdi Scadenze per l’invio di annunci e inserzioni pubblicitarie per il numero di febbraio 2010: 21 DICEMBRE • per il numero di marzo 2010: 27 GENNAIO Si prega di contattare la redazione per assicurarsi della pubblicazione degli annunci inviati oltre tale data. La redazione declina ogni responsabilità in merito al contenuto e all’attendibilità degli annunci e si riserva il diritto di non pubblicare le inserzioni non coerenti con la linea editoriale del giornale e contenenti richieste di denaro.

Salute naturale

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La lunga strada delle Medicine Non Convenzionali

Alimentazione naturale

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Ecotessuti

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La moda è biologica

Ecocosmetici e detergenti . . 82 Tatuaggi e tinture sotto accusa

Segale: un cereale ritrovato

Ecoturismo Agricoltura

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Bioedilizia . . . . . . . . . . . . . . 80 La palazzina più ecologica d’Italia

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A Verona il primo master sul turismo locale sostenibile Metti la testa in valigia e parti

bacheca . . . . . . . . . . . . . . . . 85 Spazio aperto per gli annunci dei lettori

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F www.mappasalute.it

Salute naturale

Le pratiche, i rimedi, le esperienze, la formazione e gli indirizzi delle discipline bio-naturali e le medicine non convenzionali

N

Illustrazione: Song Speckels – istockphoto.com

el 2005 circa 8 milioni di italiani si sono rivolti alle Medicine Non Convenzionali (indagine ISTAT del 2007), e nel 2007 il 23,4% ne ha fatto uso (ricerca CENSIS). In Europa la diffusione è ancora maggiore: il 65% della popolazione afferma di essersi rivolto alle MNC, e sono 150.000 i medici che operano in questo settore. Questi dati testimoniano come le MNC siano una realtà sempre più diffusa e rilevante nell’ambito delle cure scelte dai cittadini europei. «Tutto questo è dimostrato dal grande interesse teorico e pratico, che si manifesta sempre più, in ambito universitario, ospedaliero e di assistenza sanitaria territoriale» afferma Paolo Roberti di Sarsina, esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio superiore di sanità, presidente dell’Associazione per la medicina centrata sulla persona e fondatore del Comitato permanente di consenso e coordinamento per le Medicine Non Convenzionali in Italia. «Esistono numerose esperienze accademiche in questo senso, che corrispondono ai primi segni concreti della fase di maturità e di consolidamento che oggi in Italia le MNC devono compiere, in nome di un contributo dialettico e democratico alla salute individuale e collettiva, anche in termini di emancipazione culturale, libertà di scelta, salutogenesi e sostenibilità». Le nove MNC riconosciute dalla FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) sono ormai note a tutti: Agopuntura, di Luisa Valeria Sapia Medicina Tradizionale Cinese, Medicina Ayurvedica, Medicina Mentre in Italia il bisogno di una legge Omeopatica, Medicina Antroposofica, Omotossicologia, Fitoterapia, nazionale si fa sempre più forte, l’Unione Chiropratica e Osteopatia, e sono Europea decide di sostenere le MNC con un individuate come esclusiva competenza del medico, ad eccezione di finanziamento di 1,5 milioni di euro al primo Chiropratica ed Osteopatia, che sono professioni sanitarie primarie consorzio europeo costituito per svolgere e quindi non di esclusivo esercizio ricerche nell’ambito delle varie discipline. del medico.

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La lunga strada delle Medicine Non Convenzionali


Due conti in tasca

scelta delle cure non convenzionali rappresenta un peso importante per le famiglie, e questo è un fattore che subordina la possibilità di libera scelta delle cure alla disponibilità economica. Tutto ciò va a vantaggio, però, dello Stato italiano: «Attraverso l’IVA, l’IRES e l’IRAP, il gettito dello Stato nel 2007 è stato di 40 milioni di euro», spiega Roberti di Sarsina, «e poiché sia le cure, sia le visite presso medici esperti in MNC non gravano sul bilancio, il comparto omeopatico fornisce un attivo netto a favore dello Stato, escluso il risparmio sulle visite mediche, di 40 milioni di euro». Nonostante le difficoltà per gli utenti, l’Italia è il terzo mercato europeo per i medicinali omeopatici ed antroposofici, con una spesa che, nel 2007, è stata di circa 300 milioni di euro. L’assenza di regolamentazioni che agevolino la fruizione delle MNC sembra proprio dettata dalla mancanza di riconoscimento di un dato di fatto, che è difficilmente ignorabile. «Dovrebbe essere veramente riconosciuta la “doppia libertà” di scelta terapeutica del paziente e di cura da parte del medico, adempiendo allo spirito dell’art. 32 della Costituzione» afferma Roberti di Sarsina. «È quindi urgente ed indifferibile l’intervento legislativo del Parlamento, al fine dell’approvazione, dopo vent’anni di attesa, della legge quadro nazionale sulle

Foto: Jozsef Szasz-Fabian – istockphoto.com

Le MNC (Complementary and Alternative Medicine nella definizione internazionale) promuovono un concetto di salute innovativo, basato sulla centralità della persona e sulla considerazione dell’essere umano nella sua globalità, in quanto sono «Sistemi di Salute». «Le MNC offrono al Sistema Sanitario Nazionale contributi di grande rilevanza sociale ed economica» afferma Roberti di Sarsina. «Le cure con farmaci omeopatici ed antroposofici hanno un costo genericamente inferiore rispetto al medicinale convenzionale di riferimento della medesima patologia; inoltre non hanno effetti collaterali, a differenza dei farmaci allopatici, che hanno un’alta percentuale di morbidità e mortalità. L’innocuità del rimedio limita la necessità di apparati costosi di controllo e sorveglianza, e la semplicità di produzione non crea alcun tipo di impatto ambientale». Attualmente le cure non convenzionali sono interamente a carico del paziente: non è previsto nessun tipo di rimborso per i medicinali omeopatici ed antroposofici, e la maggior parte dei medici operano come liberi professionisti, eccezion fatta per chi lavora negli ambulatori presenti in alcune strutture sanitarie di alcune regioni, che permettono una riduzione delle spese a carico dell’utente. Questo significa che la

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Salute naturale

Medicine Non Convenzionali, i cui assi portanti siano rigorosi criteri di accreditamento, alti livelli formativi e competenziali dei medici a tutela del paziente, verifiche statali sui conflitti di interesse, riconoscimento di tutte le Medicine Non Convenzionali riconosciute dalla FNOMCeO, l’Osteopatia e la Chiropratica»

Usufruirà di questi fondi il Consorzio «FP7 – CAMbrella – A panEuropean research network for Complementary and Alternative Medicine», costituito dalle istituzioni che nelle nazioni europee si

occupano di MNC (il Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le MNC è la componente italiana che fa parte del Consorzio fino dalla sua costituzione) con un progetto di ricerca triennale,

L’Europa sostiene le MNC

Foto: Sven Hoppe – istockphoto.com

Un riconoscimento ed un sostegno concreto sono finalmente arrivati dall’Europa, con la decisione, da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, di istituire l’attuale Programma d’Azione Comunitaria in materia di salute (7th Framework Programme of the European Community for research, technological development and demonstration acrivities 2008-2013, in sigla FP7), nel quale, per la prima volta, compare una voce che riguarda le MNC. Vengono stanziati circa 1.5 milioni di euro per finanziare progetti di ricerca in questo campo, ed è la prima volta che una somma del genere viene assegnata alle MNC, segnando un passo molto importante nel loro riconoscimento.

MNC, le medicine del futuro? Negli ultimi anni sempre più studi vengono pubblicati circa l’utilizzo delle MNC in vari ambiti, sostenendo il valore e l’efficacia dei trattamenti non convenzionali. Due studi recenti meritano particolare attenzione in questo momento. Nel maggio 2009 è stato pubblicato su Pulmonary Pharmacology & Therapeutics1 un importante studio dal gruppo iMIL (Italian Mucosal Immuity Laboratory), dell’Università di Milano, nel quale si dimostra, in un modello animale (topi), come l’utilizzo di interleuchine a basso dosaggio sia altamente efficace nella drastica riduzione delle condizioni di iper-reattività bronchiale e della sintomatologia clinica dell’asma, senza però causare gli stessi effetti collaterali di un dosaggio elevato. Inoltre, i ricercatori hanno osservato una maggiore efficacia terapeutica ed una elevata riduzione del rischio di effetti collaterali, nelle soluzioni diluite ed attivate, ovvero agitate vigorosamente dopo ogni diluizione. Questa ricerca apre la strada all’utilizzo di importanti molecole, scarsamente utilizzabili ad alto dosaggio, e ratifica la valenza delle preparazioni «low dose», aprendo nuove prospettive per l’utilizzo di soluzioni diluite e dinamizzate. Il virologo professor Luc Montagnier, vincitore del premio

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Nobel nel 2008, ha recentemente pubblicato uno studio2 nel quale riporta le proprietà elettromagnetiche di frammenti di DNA batterico diluito ad alte potenze. Le soluzioni sono state preparate tramite diluizioni seriali e agitate ad ogni passaggio, in maniera quindi comparabile alla preparazione dei medicinali omeopatici, ed è stato osservato un segnale elettromagnetico nelle soluzioni diluite fra 10–5 e 10–12. Secondo i ricercatori, durante il processo di diluizione, si creano nell’acqua specifiche nanostrutture, e sarebbero quindi le modificazioni della struttura fisica dell’acqua, responsabili del segnale elettromagnetico rilevato. Secondo Montagnier, che ha misurato questi stessi fenomeni anche nel sangue di pazienti umani, questi studi potrebbero ribaltare l’idea che «tanto più alto è il dosaggio del farmaco, quanto più è efficace la terapia, ed aprire nuove prospettive terapeutiche basate su paradigmi differenti da quelli indagati fino ad oggi. 1. S. Gariboldi et al, «Low dose oral admnistration of cytokines for treatment of allergic asthma», Pulmonary Pharmacology & Therapeutics, 22 (2009) 497-510 2. L. Montagnier et al, «Electromagnetic signals are produced by aqueous nanostructures derived from bacterial DNA sequences», Interdiscip Sci Comput Life Sci, (2009) 1:81-90


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coordinato dal centro per la ricerca nelle medicine complementari della Technische Universitaet Muenchen, che vedrà la collaborazione di 16 partecipanti provenienti da 12 paesi europei. Scopo delle ricerche sarà valutare lo stato dell’arte delle MNC in Europa ed emanare direttive e raccomandazioni per lo sviluppo futuro della ricerca.

Foto: Sven Hoppe – istockphoto.com

Questioni aperte per i farmaci Quando si parla di cure, non bisogna dimenticare i farmaci, e la situazione italiana non è molto positiva al riguardo. «Nel 2006 l’Italia ha recepito la Direttiva Europea sui Farmaci 2004/27/CE, che contiene articoli specifici dedicati ai medicinali omeopatici ed antroposofici, che tengono conto delle loro peculiarità di produzione e controllo», spiega Roberti di Sarsina. «Con questo recepimento i farmaci esistenti sul mercato italiano sono legittimati almeno fino al 2015. Rimangono, però, ancora non emanate una serie di norme attua-

tive: non possono essere autorizzati nuovi farmaci omeopatici, poiché dal 1995 manca l’attivazione della procedura amministrativa per registrarli. Inoltre è vietato riportare sulle confezioni indicazioni e posologia, ed anche la pubblicità dei rimedi omeopatici è proibita, a conferma ulteriore della discriminazione in atto». Anche Omeoimprese, associazione nazionale che riunisce 17 aziende produttrici di medicinali omeopatici ed antroposofici, esprime la propria preoccupazione circa vari aspetti legislativi attuali che impediscono un adeguato sviluppo della produzione di rimedi e potrebbero addirittura costituire un impedimento, per i pazienti, al reperimento dei medicinali prescritti. In particolare, Omeoimprese sottolinea l’importanza di completare la procedura di registrazione semplificata per i farmaci omeopatici ed antroposofici, e di assicurare la presenza di esperti del farmaco omeopatico nelle commissioni che ne analizzano i dossier. l

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Una pianta rustica Resistente alle malattie, poco esigente quanto a concimazioni e pesticidi, la segale ha però il difetto di allettarsi facilmente, di non essere semplice da raccogliere né particolarmente produttiva. Così in Italia la sua coltivazione si è progressivamente ridotta fin quasi a scomparire, benché il suo uso tradizionale non si sia interrotto, grazie alle importazioni da Polonia, Russia e Germania. Per fortuna il rinato interesse per i cereali minori e l’attenzione per gli acquisti a km zero hanno stimolato una non semplice reintroduzione. Già nel 2003 la regione Foto: Aarre Rinne istockphoto.com Val d’Aosta ha avviato un progetto di recupero con coltivazioni sperimentali e l’individuazione di dodici varietà locali, di cui sette fornite dagli agricoltori locali e cinque ottenute dalla vicina Svizzera. La Lombardia non è stata a guardare. Alla fine del 2008 è partito un progetto pilota in Val Camonica, iniziative simili in Valtellina e nel confinante cantone svizzero dei Grigioni. Coltivazioni anche in Emilia di Giuliana Lomazzi Romagna, Abruzzo, Friuli, Trentino Alto Adige e PieIl grano delle zone montane, monte. Proprio nel Cuneese, ed esattamente a Sant’Anna di Valdieri, si trova un ecomuseo della segale, dopo il lungo declino iniziato nel che nel 2009 è stato affiancato da un museo dedicato dopoguerra, oggi è finalmente oggetto allo stesso cereale. Localmente si produce anche una birra, la Blangèr (dal nome antico del paese). di una diffusa rivalutazione grazie alle

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eccellenti proprietà nutrizionali.

Buona e benefica segale

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robabilmente originaria dell’Asia nordoccidentale, la segale cominciò a essere addomesticata nel 1000 a. C. Le ragioni del suo successo? Prima di tutto, la sua rusticità. Questo cereale cresce perfino al circolo polare e arriva fino a 4000 m di altitudine. Fino al secolo scorso, la segale veniva ampiamente coltivata in Scandinavia, Francia, Svizzera, in tutto l’arco alpino e perfino sull’Aspromonte, dove veniva utilizzata per preparare il pane con grano e «iermano» (come era chiamata localmente la segale).

Il recupero di questo cereale non è interessante solo dal punto di vista della biodiversità, ma anche da quello della salute. Infatti la segale è ben provvista di fibre, ed è quindi utile per regolarizzare l’intestino. Fornisce buone quantità di fosforo, selenio, manganese, calcio, ferro e potassio. Buono anche il contenuto di isaflovoni, sostanze con proprietà antitumorali. L’indice glicemico è basso, la qualità delle proteine discreta, la presenza di sodio scarsa. Cereale energetico, la segale fluidifica il sangue e previene l’arteriosclerosi.

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Bere la segale Il decotto preparato bollendo 1 cucchiaio di chicchi in 500 ml di acqua ha proprietà rinfrescanti, lassative ed emollienti.

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La segale ha anche dei limiti. È infatti molto ricca di fitati, quindi il chicco non può essere consumato crudo e va ammollato in acqua prima di essere cucinato sotto forma di zuppa o «segalotto». L’altro limite (abbastanza relativo) è la scarsa lievitazione. Probabilmente è dovuto al fatto che le molecole di glutanina non riescono a formare catene lunghe e si spezzano più facilmente. Perciò spesso, per fare il pane, la farina di segale viene mescolata con quella di grano. Oltre alla panificazione, la segale può essere utilizzata sotto forma di pasta, che si trova facilmente in comsegue a pag. 78 Ë

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Rassegna di pani neri Ur-paarl, Val Venosta: a forma di 8 schiacciato, è aromatizzato da semi di finocchio, cumino o trigonella. Pane di Coimo (VB): tipico della Val Vigezzo, è una pagnotta tonda e scura di 800-900 g; conosce anche una versione dolce con noci e uvetta. Pan ed biava: tipico dell’Ossolano, è lucidato a metà cottura con acqua e olio. Pan barbarià: pane misto di segale e grano, del Cuneese. La versione natalizia, con cipolle, patate e barbabietole, si chiama chalendàl. Brazadèj o brazadèl, Valtellina. A forma di ciambella, del peso di circa 100 g, esiste in versione morbida, per il consumo quotidiano, o biscottata, per una maggiore conservazione. Nell’alta Val Chiavenna si aggiungono semi di finocchio o anice. La forma a ciambella è dovuta alla passata tradizione di appenderlo su apposite rastrelliere per la conservazione. Pane del Friuli-Venezia Giulia: viene profumato da semi di cumino. Trentino: è un filone con incisioni romboidali in superficie; l’aroma è dato dal cumino. Schuttelbrot (Alto Adige): tondo, basso e croccante, viene aromatizzato come l’ur-paarl. Pindl (Alto Adige): sono tre pagnotte basse congiunte. Canolo (RC): si presenta in forme basse, circolari, del peso di 500-1500 g. Vallese (Svizzera): contiene al massimo il 10% di farina bianca ed è preparato con pasta acida. Pan ner (Val d’Aosta): ottenuto da un impasto di segale e frumento, dal 2007 è compreso nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Esiste anche una versione addolcita da castagne, fichi secchi e noci.

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L’ergotismo1 La segale odierna è resistente alle malattie, ma le vecchie varietà erano facilmente attaccate da un fungo carico di alcaloidi, Claviceps purpurea. Tra l’XI e il XVI secolo, questo organismo causò moltissimi casi di una patologia diventata nota come fuoco di Sant’Antonio o male degli antenati, nei casi estremi mortale, caratterizzata da necrosi progressiva delle estremità e disturbi mentali accompagnati da allucinazioni. Ci furono vittime, anche se in minor misura, ancora nel XX secolo, quando finalmente si scoprirono le molte applicazioni in medicina di quegli alcaloidi, che vengono infatti usati per stimolare la muscolatura uterina e come vasocostrittori. A metà del ’900 si scoprì che tra questi alcaloidi c’era l’acido lisergico, con proprietà allucinogene; da questo nacque l’LSD. Le varietà odierne sono molto controllate e il rischio di ergotismo è raro per l’uomo. 1. Dal francese ergot, sperone di gallo: il fungo infatti ha forma arcuata; da noi si parla di segale cornuta per riferirsi al cereale intaccato.


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mente alle fasi di preparazione del campionario, attraverso una supervisione dei capi di abbigliamento. La manifestazione finale del progetto Mille Giovani è prevista per il mese di maggio; durante la giornata conclusiva si assisterà ad una presentazione del progetto da parte degli studenti, in particolare quelli degli istituti agrari, che dovranno presentare le materie prime e i vari procedimenti di selezione, coltivazione e lavo-

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razione (dalla coltivazione alla colorazione attraverso piante tintorie), mentre gli studenti degli istituti ad indirizzo moda presenteranno una relazione sulla materia prima usata, un’analisi delle fasi di preparazione del campionario e una sfilata finale dei capi presentati. (Greenplanet.net) l

tersivi Officina Naturae. Cosmetici Montalto. Per informazioni: piazza Bianconcini 11 (Imola), tel 0542 26709 www.arredobio.it MONDONATURA a Mantova. Negozio eco-bio propone scarpe, abbigliamento, borse, intimo, pannolini bebè lavabili, calze. Sistema letto: Husler Nest, futon e tatami, materassi, guanciali, doghe, lenzuola, trapunte. Per informazioni: tel 0376 244912 mondonatura.mn@gmail.com

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Tatuaggi e tinture sotto accusa Sempre più frequenti le reazioni allergiche e di sensibilizzazione. La Commissione europea ha sottoposto a un’accurata revisione le sostanze ammesse e i limiti di concentrazione.

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associazione di consumatori Altroconsumo ha registrato un aumento costante di reazioni al-

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lergiche e di sensibilizzazione causate dalle tinture per capelli e tatuaggi temporanei. Tra le possibili reazioni si passa da sintomi leggeri come rossore, pizzicore, irritazione, bruciore fino a difficoltà respiratorie e shock anafilattico. A peggiorare la situazione l’uso frequente (in media 8 volte l’anno) e una certa precocità di utilizzo, intorno ai 15 anni. La sostanza responsabile sarebbe la parafenilendiamina, utilizzato sia nelle tinture per capelli che nei ta-


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sumo, al momento sono sarebbero insostituibili nelle colorazioni di tipo permanente o ossidativo (per intenderci quelle che durano più di 24 shampoo o 6 settimane). Per limitare i rischi di allergia, la Commissione europea ha deciso di sottoporre a un’accurata revisione le sostanze ammesse e i loro limiti di concentrazione. Inoltre, per informare i consumatori dei possibili effetti indesiderati e ridurne il rischio, ha deciso di modificare l’etichettatura delle tinture per capelli. Altroconsumo sconsiglia l’uso di tinture a chi ha già avuto reazioni e a chi ha il cuoio capelluto non integro. Per chi ha fatto tatuaggi all’hennè nero si consiglia di fare sempre il test di sensibilità, che in ogni caso pertuaggi temporanei, ma anche altri ingredienti, come re- mette di limitare notevolmente il rischio di allergia e sorcina, diaminobenzeni, diaminotolueni. dovrebbe essere fatto sempre in caso di nuovo utiQuesto tipo di sostanze chimiche, secondo Altrocon- lizzo di un prodotto. (Altroconsumo) l

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In queste pagine trovate occasioni, iniziative e spunti per viaggiare a piede leggero e mente aperta, tra bioagriturismi, agricampeggi e proposte di turismo responsabile.

A Verona il primo master sul turismo locale sostenibile Università, Slow Food e Planet insieme per formare operatori «responsabili».

L

a facoltà di scienze della formazione dell’Università degli studi di Verona propone, in collaborazione con Slow Food Veneto e Planet Viaggi, un master di primo livello per «operatori di turismo responsabile nei sistemi locali sostenibili». Il piano formativo, durante un anno, a partire da febbraio, permetterà agli studenti di imparare a coniugare i principi del turismo responsabile con le esigenze di sviluppo sostenibile locale. Oltre alle canoniche lezioni in aula sono previsti stage e visite a musei e parchi del territorio. Per maggiori informazioni e iscrizioni, fino al 19 gennaio è possibile contattare la segreteria organizzativa allo 045 8309946. (www.planetviaggi.it ) l

o e l a ù o . .

Metti la testa in valigia e parti Video concorso sul web per viaggiare consapevole.

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rom cool to good»: è questo il titolo del video concorso on-line organizzato per promuovere i valori del turismo responsabile. Nel pieno spirito del web 2.0 l’iniziativa stimola la creatività degli internauti, invitati a presentare clip e corti (durata massima 3 minuti) capaci di comunicare la voglia di viaggi più autentici. Organizza l’agenzia Ermes, con il sostegno di Mondial Assistance e di molti partner, tra cui AITR. In premio 3 mila euro in buoni vacanze. I video devono pervenire alla giuria entro il 18 gennaio. (www.ermes.net/fromcooltogood) Fonte: aitr.org l

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bacheca CONFERENZA E PRESENTAZIONE LIBRO DISTURBO BIPOLARE. Conferenza del Dr. Grecco su“La prescrizione con le Essenze Floreali” e presentazione del suo nuovo libro “Risvegliando il dono bipolare”. Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria tramite il sito Cediflor, www.cediflor.it. Per informazioni: tel 06 8074385 – 333 4243663

Lavoro

ECOCASA & ECOIMPRESA EXPÒ IV edizione 25-28 febbraio, Ente Fiera di Reggio Emilia: edilizia sostenibile, risparmio energetico e tutela dell’ambiente. Riconosciuta e patrocinata dalle principali istituzioni relative alla sostenibilità ambientale, con oltre 140 espositori nel 2009. Da segnalare un’area dedicata agli edifici sostenibili del mondo del lavoro ed alle aree produttive ecologicamente attrezzate e un ampio programma di convegni e seminari. Per informazioni: Segreteria Organizzativa KeyMedia Group, tel 0522 521033 – fax 0522 520696 www.ecocasa.re.it IDEECASA si svolgerà a Trento dal 29 al 31 gennaio. Giunta alla sua X edizione, la fiera dell’innovazione e della qualità: ristrutturazione, riuso, riatto, ripristino, e che riguarda la casa a 360°, riapre i battenti presso il quartiere fieristico in via Briamasco 2. Per informazioni: Expo Idea srl, via Magazol 32, 38068 Rovereto, tel 0464 461919 – fax 0464 499693 expoidea@virgilio.it www.keeptopfiere.it CONFERENZA L’EMERGENZA DI MAITREYA e i Maestri di Saggezza, evento straordinario che segna la svolta decisiva per un mondo migliore basato su: condivisione, cooperazione, giustizia economica e sociale. 24 febbraio, ore 19.00, Centro Natura, via degli Albari 6 (Bo). Per informazioni: www.share-italiano.org

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GIORGIO 44 ANNI, nato e residente a Firenze. Diploma di Geometra. 4 anni disegnatore tecnico, esperienza ventennale in qualità di magazziniere e utilizzo di gestionali per magazzino. Buona conoscenza inglese, pacchetto Office e Corel Draw, sviluppo di promozioni, novità editoriali. Patente cat B. Passione musica. Per contatti: tel 347 1351544 PER LABORATORI ARTISTICO-CREATIVI cerco spazi sociali, eventi, scuole, feste o gruppi di simpatizzanti dai 3 ai 111 anni con cui collaborare attivamente. Progetto e organizzo laboratori per un singolo incontro o più: dall’arte, la storia, la

percezione, la materia, alla creatività. Per informazioni: Claudia, tel 348 3926420 casticlaudi@hotmail.com INTORNO ALLE FIABE: anche direttamente a casa tua o dove vuoi tu, un regalo per un gruppo di amici, o per i tuoi bambini e i loro amici. Affascinanti fiabe tradizionali toscane per grandi e piccini, a scelta. Lettura-spettacolo con voce e chitarra, un attore e un musicista. Per informazioni: Piero Cherici, compagnia teatrale Diesis Teatrango, Bucine (Ar), tel 338 1539632 pierocherici@tiscali.it LA BIOTRANSENERGETICA è una disciplina psicospirituale in grado di integrare agli strumenti della «classica» psicologia conoscenze e pratiche della Filosofia Perenne e dello sciamanesimo attraverso il contatto diretto con le forze naturali. Per consulti gratuiti: Matteo Hu, tel 339 6237076 matteohu@inwind.it DALLA GRAVIDANZA ALLA PRIMA INFANZIA in modo naturale! Percorsi preparto, sostegno domiciliare dopoparto, supporto allattamento, incontri mammabimbo, massaggio infantile, trattamenti osteopatici e naturopatici, e tanto altro! Per un “percorso-nascita” ed un “maternage” naturale, consapevole e informato. Per informazioni: La Stanza dei Bimbi e delle Mamme, v.le Colombo (res. Tigli 3) Milano 3-Basiglio (Mi), tel 338 8486697 stanza.bimbi.mamme@fastwebnet.it www.stanzabimbimamme.beepworld.it

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Spazi per Gruppi

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Vivere Insieme

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Ecovillaggi e Cohousing

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Indirizzario riservato a Operatori, Scuole, Centri Benessere, Associazioni, Ambulatori e Aziende operanti nell’ambito delle medicine naturali e discipline olistiche, suddiviso per settori di attività. . Pubblicato all’interno di

Salute è

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IL LIBRO DEL MESE

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AMORE LIQUIDO

Veronika Sophia Robinson

fero, ad essere madre e allattare. Ho ritrovato la strada da seguire per riappropriarmi della mia consapevolezza primordiale riconoscendo il mio corpo e i doni che la Natura mi ha fatto. E uno di questi è proprio il latte materno. Questo libro è nato infatTutto quello che ti per mostrare che ogni non vi hanno mai detto sull’allattamento al seno donna può allattare, come Natura intende. Sono 280 pagine nelle quali viene affrontata ogni tematica relativa all’allattamento al seno in maniera completa, con tanti consigli pratici e risposte utili alle molte domande, ma soprattutto con la diretta esperienza dell’autrice di madre secondo natura, che ha deciso di allattare al seno le sue due figlie fino

Allattare

secondo natura

Il latte che fluisce dal seno è espressione fisica dell’amore incondizionato: è amore liquido.

N

on sono una madre. E raramente la mia giovane curiosità mi porta ad interessarmi del tema mamma e bambino. Ma nonostante ciò, quando si parla di allattamento, sento dentro di me emozioni contrastanti e dubbi da colmare. Leggendo questo libro mi ha colpito la fluidità (come il latte che fuoriesce dai seni), con la quale l’autrice mi ha accompagnata nei vari capitoli mostrandomi la mia naturale predisposizione, in quanto mammiALLATTARE SECONDO NATURA ´ di Veronika Sophia Robinson, Terra Nuova Edizioni cod. EA047, pp. 280, € 13,00 (per gli abbonati € 11,70)

CALENDARIO DELLE SEMINE 2010

IL CLUB BILDERBERG

ASCOLTA I CAMPI DI GRANO

di Maria Thun Editrice Antroposofica cod. EV305, pp. 64, € 11,00

di Daniel Estulin Arianna Editrice pp. 375, € 18,50

di Bertapelle Fabio Emi Edizioni pp 144, € 10,00

Dal 1954, una volta all’anno, un gruppo ristretto di persone si ritrova per decidere segretamente il futuro politico ed economico dell’umanità. Nessun giornalista ha mai avuto accesso alle riunioni. Il testo è il risultato di un’indagine durata oltre 15 anni per dimostrare come il Club Bilderberg sia stato coinvolto nei maggiori misteri della storia recente; come da qui emergano le figure internazionali chiave e come da questi incontri nascano le linee guida della globalizzazione. Tradotto in 50 lingue, è diventato in poco tempo un bestseller internazionale, di cui è prevista a breve la versione cinematografica. Edizione ampliata e aggiornata che include l’incontro del 2009.

Gran parte del cibo che consumiamo fa un lungo percorso per venire dal grembo della terra alle nostre tavole imbandite. Un saggio e al contempo un manuale pratico sull’alimentazione, che mostra distorsioni e assurdità dell’attuale modello di sviluppo indicando che è possibile percorrere un’altra strada, sviluppare nuovi stili di vita in armonia con l’ambiente e con una qualità alimentare che l’industria agroalimentare ha sempre più difficoltà a garantire.

ERBE ANTISTRESS

di Duccio Demetrio Ponte alle Grazie pp. 155, € 13,50

Dal 1981, l’unico e originale calendario biodinamico elaborato sulla base delle ricerche sulle costellazioni, con indicazioni dei giorni favorevoli per la semina, il trapianto, la lavorazione e la raccolta, e per il lavoro degli apicoltori. L’agricoltura biodinamica è una moderna presa di coscienza sull’agricoltura che propone di creare un sistema bilanciato il cui scopo principale è la vivificazione del terreno con sovesci e letame; il rispetto per la fauna e gli esseri viventi; il mantenimento dell’humus del terreno per le future generazioni.

CALENDARIO INTERCULTURALE 2010 di Anna Colarossi illustrazioni di AA.VV. Sinnos Editrice, € 9,00

Il Calendario Interculturale 2010 è dedicato alle «ricette d’acqua» provenienti dalle diverse tradizioni del mondo. Tisane, tè, infusi e bevande per scoprire il valore dell’acqua, soprattutto per quei paesi dove la sua scarsità la rende un bene raro e prezioso. Contiene inoltre le indicazioni e spiegazioni delle festività e ricorrenze delle religioni e delle culture di tante comunità: bahà’i, buddista, cinese, cristiana (di diverse confessioni), ebraica, induista, islamica, sick, zen.

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a cura di Federica Del Guerra

Terra Nuova · gennaio 2010

di Rosemary Gladstar Red Edizioni cod. EV303, pp 93, € 7,50

Conoscere le proprietà delle piante e saperle sfruttare per rafforzare il sistema nervoso significa vivere in salute e in armonia con l’ambiente circostante, ed entrare in una comunicazione profonda con se stessi. Una guida pratica per prevenire e curare i più comuni disturbi nervosi di origine psicosomatica, come una lieve depressione, una crisi d’ansia, insonnia, nevralgie, emicranie ecc., con il semplice aiuto delle erbe in forma di tinture madri, capsule, tisane o bagni calmanti.

ASCETISMO METROPOLITANO Si può essere atei e profondamente religiosi? Si può essere agitati da un genuino bisogno di rapporto con la trascendenza senza che questo implichi la fede in un dio, o in principi impersonali come nei culti orientali? La città è proprio il luogo ideale per esercitare e approfondire questa religiosità mossa dal dubbio e dal bisogno. Nel dibattito fra atei e credenti questo libro fa un passo in avanti, rivendicando il carattere specificatamente religioso del modo in cui molti atei affrontano i problemi profondi del senso dell’esistenza e dell’universo.


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a quando non si sono svezzate da sole. Ecco alcune parti del testo per presentarvi questo meraviglioso libro.

[…] Viviamo in una cultura dove è insolito vedere una donna allattare. Poiché questa immagine non è abituale nella nostra vita quotidiana, dobbiamo imparare ad allattare quando diventiamo madri. È un abilità che richiede pratica e impegno. Sebbene il bambino nasca con il riflesso di suzione, anche lui deve apprendere una nuova abilità. Mamma e bambino devono avere pazienza. Un atteggiamento mentale positivo è il contributo più importante che possiamo offrire alla relazione di allattamento. Sapere che quando Madre Natura ha creato i seni sapeva cosa stava facendo, ci dà la fiducia che il nostro corpo ha tutto ciò che serve per nutrire i nostri piccoli. Quando sentiamo una donna dire che «non può allattare», questo ci insinua nella mente l’idea che il nostro corpo possa tradirci. Se perpetuiamo il mito che alcune donne possano non essere in grado di produrre latte, ci stiamo facendo un torto. Verso la fine della gravidanza noterai

DIARIO SPIRITUALE di Paramahansa Yogananda Edizioni Astrolabio pp. 392, € 13,00

365 pensieri di Yogananda e dei suoi principali discepoli su temi quali l’amore divino, la preghiera, la pace, la felicità, la compassione, il coraggio. Nella convinzione che le circostanze della vita, gli stati d’animo e le abitudini, il successo e il fallimento siano soprattutto il prodotto dei nostri pensieri, questo libro consente di vivere sostenuti da pensieri illuminanti.

IL GUSTO DELLA GIOIA di Zoé Matthews Ananda Edizioni pp. 440, € 29,00

Un manuale di cucina sana e naturale per la mente, il corpo e l’anima basato sugli insegnamenti del Maestro indiano Paramhansa Yogananda. Il testo contiene informazioni e consigli utili sull’energia vitale del cibo; indicazioni pratiche per una dieta equilibrata; diete yogiche per la purificazione e 150 ricette vegetariane e vegane, appetitose e facili da preparare. Un importante aiuto in ogni cucina per imparare a cucinare in modo sano, naturale e gustoso.

GLI ADDITIVI ALIMENTARI di M. Mariani e S. Testa Macro Edizioni pp. 180, € 10,80

Nuova edizione, aggiornata e ampliata, per offrire una panoramica completa ed approfondita dal punto di vista scientifico, de-

che i seni stanno aumentando di volume; potrai anche notare delle tracce secche di colostro sui capezzoli o del gocciolamento. È una cosa normale. Dopo la nascita del bambino e il secondamento della placenta, gli ormoni nel tuo corpo cambiano. Estrogeno e progesterone, che in gravidanza erano abbondanti, ora cedono il posto alla prolattina, l’ormone responsabile della produzione del latte. La suzione di tuo figlio induce nel capezzolo l’invio di un messaggio al cervello, informandolo del fatto che il seno ha bisogno di più latte. In risposta, produrrai più latte per la poppata successiva […] […] Il latte finto disconnette la mamma dal bambino. Il latte materno è prodotto dal suo corpo, che saggia l’ambiente rilevando gli agenti patogeni, e quindi fornisce un’immunizzazione naturale al bambino. La formula artificiale non è capace di farlo: si tratta di un prodotto statico, fabbricato in laboratorio. Non è in grado di riconoscere i germi e le malattie, e non distingue un bambino da un altro. Non c’è scienziato o laboratorio in grado di fornire ai nostri bambini amore liquido […]

dicata a tutti coloro che ogni giorno hanno la responsabilità di scegliere cosa portare in tavola. Con tabelle riassuntive per imparare con facilità a distinguere i cibi «buoni» da quelli «cattivi», i naturali dai sintetici, i dannosi dagli innocui, il testo analizza anche gli alimenti che contengono enzimi geneticamente modificati, solfiti, acrilamide, diossina, pesticidi ecc.

NUOVA INFLUENZA. COME DIFENDERSI di Progetto Watchdog Terre di Mezzo Editore pp. 240, € 12,00

Nonostante il perenne martellamento mediatico, sono in molti a domandarsi se l’influenza H1N1 rappresenti un reale rischio e soprattutto se una vaccinazione di massa sia veramente utile. Ma che cos’è questa pandemia, la prima dichiarata dopo quarant’anni nonostante i precedenti allarmismi lanciati con la Sars e l’Aviaria? Quali sono i pericoli per l’umanità? I bambini devono vaccinarsi? Quali gli interessi in gioco? Il libro, scritto da giornalisti ed esperti, fornisce un quadro approfondito circa il pericolo pandemia e affronta, sulla base di dati, studi e ricerche scientifiche, ogni singolo tassello chiamato in causa in questa vicenda: dallo sviluppo di un virus agli accordi politici ed economici che si nascondono dietro un allarmismo diffuso, fino alla raccomandazione di una vaccinazione di massa.

GABBIE VUOTE di Tom Regan Sonda Edizioni pp. 341, € 19,00

Una bruciante accusa circa il modo in cui gli animali vengono trattati nella nostra società. Il libro demolisce l’immagine negativa che i media danno dei difensori dei diritti animali, smaschera la retorica disonesta del «trattamento umano» sostenuta da chi sfrutta gli animali nei più svariati contesti e spiega come la legislazione attualmente vigente sia disegnata al fine di favorire la crudeltà istituzionalizzata.

IL PICCOLO LIBRO DEGLI SPIRITI DELLA NATURA di Fabiola Marchet, Galaad Edizioni pp. 76, € 8,00

Il progresso, la tecnologia e l’industrializzazione del mondo hanno affievolito il contatto con la natura, offuscando la capacità dell’uomo di sentire e vedere il minuscolo regno degli esseri fatati. Un piccolo libro, dedicato agli amanti di questo magico e misterioso mondo e a chi vuole tornare bambino. Con citazioni, pensieri e curiosità sul mondo fatato tratti dalla tradizione popolare, dalla letteratura e dal cinema.

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N O V I TĂ€

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Oltre 90 ricette per preparare in casa semplici e golosi biscotti senza latte, uova, burro e zucchero bianco

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Un’indagine rivoluzionaria sugli ormoni dell’amore che regolano accoppiamento, parto e allattamento, e che possono rappresentare un’esperienza di profonda trasformazione di Michel Odent cod. EA054 - pp. 120 - ₏ 13,00

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la enna ai lettori Acqua privatizzata Non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell’acqua che quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei ricchi: «Maledetti voi ricchi….!» Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua. Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano. È la più clamorosa sconfitta della politica. È la stravittoria dei potentati economicofinanziari, delle lobby internazionali. È la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business. A farne le spese è «sorella acqua», oggi il bene più prezioso dell’umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’aumento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese (bollette del 30-40% in più, come minimo), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni di persone all’anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno potrà pagarsi l’acqua? Noi siamo per la vita, per l’acqua che è vita, fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a tutti di trasformare questa «sconfitta» in un rinnovato impegno per l’acqua, per la vita, per la democrazia. Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà un «boomerang» per chi l’ha votato.

Il nostro è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà. Dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente comune, dai Comuni. Per questo chiediamo: AI CITTADINI di: • protestare contro il decreto Ronchi, inviando email ai propri parlamentari; • creare gruppi in difesa dell’acqua localmente come a livello regionale; • costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua. AI COMUNI di: • indire consigli comunali monotematici in difesa dell’acqua; • dichiarare l’acqua bene comune, «privo di rilevanza economica»; • fare la scelta dell’azienda pubblica speciale. La nuova legge non impedisce che i comuni scelgano la via del totalmente pubblico, dell’azienda speciale, delle cosidette municipalizzate. AGLI ATO: • Ai 64 ATO (Ambiti territoriali ottimali), oggi affidati a Spa a totale capitale pubblico, di trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini. ALLE REGIONI di: • impugnare la costituzionalità della nuova legge come ha fatto la Regione Puglia; • varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell’acqua. AI SINDACATI di: • pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua; • mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua. AI VESCOVI ITALIANI di: • proclamare l’acqua un diritto

Usare il cellulare in auto fa più male? Salve, leggo da circa un anno la vostra rivista e la trovo molto interessante, in particolare l’articolo dello scorso mese che riguarda le onde elettromagnetiche. Io ne sono terrorizzata. Il cellulare lo uso soprattutto in macchina, quando sono in transito da casa all’asilo dei bambini

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Terra Nuova · gennaio 2010

e viceversa poiché è l’unico spazio libero per concedermi una chiacchierata (peraltro breve) «in relax». Tengo sempre i finestrini aperti perché penso che in questa maniera le onde elettromagnetiche non si accumulino nell’abitacolo e uso questo accorgimento anche quando uso

fondamentale umano sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, dove si parla dell’«accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni»; • protestare come CEI (Conferenza Episcopale Italiana) contro il decreto Ronchi. ALLE COMUNITÀ CRISTIANE di: • informare i propri fedeli sulla questione acqua; • organizzarsi in difesa dell’acqua. AI PARTITI di: • esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell’acqua; • farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell’acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini. L’acqua è l’oro blu del XXI secolo. Insieme all’aria, l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese: «L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali ed indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili»: sono parole dell’arcivescovo emerito di Messina, G. Marra. «L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto, e pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile». Alex Zanotelli

internet con il wi-fi a casa, tengo un po’ aperto lo scorrevole del terrazzo. La mia domanda è: serve? L’auricolare senza fili è pericoloso? Spero di poter ricevere una risposta perché non saprei a chi altri fare questa domanda. Cordiali saluti Allegra


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inchiesta

Foto: Mamopictures M.G. Mooij – istockphoto.com

Cellulari e wi-fi:

bambini a rischio di Alexis Myriel

La capacità di assorbimento di radiazioni elettromagnetiche nei bambini è molto più alta rispetto agli adulti. Mentre in Francia e in altri paesi si adottano misure preventive, in Italia accade tutto il contrario. È il momento di agire per tutelare la salute dei nostri figli.

I

telefoni cellulari danneggiano la salute, aumentano il rischio di tumori cerebrali e di infertilità e nei bambini possono avere effetti devastanti. La letteratura scientifica ormai ha prodotto numerosissime evidenze, moltissimi esperti non hanno più dubbi, sempre più associazioni chiedono ai governi di prendere provvedimenti, di informare gli utenti, di regolamentare l’utilizzo di cellulari e cordless almeno nei bam-

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bini, di non installare nuove antenne e di rinunciare al wi-fi, insomma: di fare qualcosa di concreto per prevenire possibili e probabilissimi problemi gravi per gran parte della popolazione. Ma i governi non ci sentono, gli enti locali non hanno alcuna intenzione di frenare la diffusione di questi strumenti e i bambini sono quelli che più ci rimettono, poiché la capacità di assorbimento delle radiazioni elettromagnetiche

del loro cervello è molto maggiore rispetto a quella degli adulti.

Francia: niente cellulari a scuola Queste conclusioni hanno indotto il governo francese a vietare l’utilizzo dei cellulari nelle scuole medie ed elementari non solo da parte dei bambini ma anche da parte del personale dipendente; il provvedimento fa parte di un pacchetto di

Terra Nuova · dicembre 2009

• Risponde Anna Schgraffer del Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano – www.centroconsumatori.it Usare il cellulare in macchina mentre si è in transito, e quindi alla guida del veicolo, è pericolossimo, e non per niente è vietato (si veda anche una recente sentenza di Cassazione). È dimostrato che utilizzare un telefonino comporta una serie di distrazioni visive, uditive, mentali e fisiche incompatibili con una guida sicura. Ma anche sotto il profilo dell’irradiazione non è molto consigliabile come forma di «relax».

Significa infatti assorbire una dose molto più elevata di radiazioni rispetto all’esterno. All’interno di un automobile, così come su un autobus o su un treno, l’intensità delle radiazioni si moltiplica per effetto del «contenitore» o «gabbia» metallica che le concentra, ma anche perché il cellulare acceso – con o senza auricolare o viva voce, e anche se non si parla! – deve mantenere costantemente la connessione con un ripetitore, quindi cerca ogni momento quello più vicino, mentre il veicolo continua a spostarsi. Aprire il finestrino non è una gran soluzione. Se poi in macchina ci sono bambini, l’unico consiglio possibile è quello di tenere i cellulari spenti. In autobus e in treno vale la stessa cosa, con l’aggiunta che oltre a se stessi, si inondano di radiazioni anche gli altri viaggiatori. Quanto al wi-fi in casa, è un’immersione in un campo di onde elettromagnetiche per tutti, che va a sommarsi alle altre: con le finestre aperte o chiuse la situazione cambia di poco. Si consideri inoltre che il wi-fi raggiunge anche gli appartamenti dei vicini, che spesso hanno dei bambini

i sondaggi dei lettori

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v d p u ef ri op sa (i l’a G d at d co si q is ad su d

Secondo il World Influenza Centre, il virus dell’influenza A/H1N1 è dello stesso tipo di quella stagionale che ogni anno uccide circa lo 0,1% degli infettati. Nonostante questo, impazza l’allarme pandemia e la corsa alle vaccinazioni. Che pensi di fare? Ritengo necessario vaccinarmi Non ritengo necessario vaccinarmi Non so cosa fare

5,24% 89,97% 4,79%

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anche loro. Il migliore consiglio che si può dare è quello di tornare all’uso dell’impianto con i cavi. Altrimenti, usare la connessione senza fili solo per il tempo strettamente necessario (di giorno) e poi disattivarla.

Illustrazione: Brendon De Suza – istockphoto.com

Ci possiamo fidare dell’energia verde? Ciao, sono un vostro abbonato. Un paio di anni fa pubblicizzavate largamente e con entusiasmo un nuovo gestore per l’energia elettrica chiamato La 220 dicendo che l’energia proveniva solo da fonti rinnovabili. Io ci ho creduto, perché solitamente mi fido di quello che dite nella vostro rivista, che apprezzo molto, e ho lasciato l’ENEL per fornirmi dal nuovo gestore. Ho avuto però un’esperienza poco piacevole. Prima lunghe attese per ricevere le bollette, poi un cambio inspiegato ad altra società chiamata Green Network. Le bollette invece andavano pagate ad altra società chiamata Modula. La richiesta di pagamento RID fatta lo scorso marzo ancora non è stata messa in atto. Poi facendo io il contadino biologico e avendo una bella famiglia ho richiesto al mio comune l’ammissione al regime di compensazione per la fornitura di energia elettrica secondo il decreto interministeriale 28-10-2007 e decreto legge n. 185/08 che permette di avere una tariffa agevolata. Mi è stata regolarmente accettata a decorrere dal Terra Nuova · gennaio 2010

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la enna ai lettori

• Risponde il nostro collaboratore Roy Virgilio. Purtroppo la questione di «La 220» ha toccato molte persone sensibili al tema che come pionieri si erano buttate a capofitto (me incluso!). Brevemente si può dire che la

società, che all’inizio stava lavorando in modo serio, è incappata in diverse questioni che l’anno portata ad essere acquisita dalla società «Green Network». Il problema non è tanto che quest’ultima società faccia affari sia nel «mondo fossile» che in quello rinnovabile, ma piuttosto che le informazioni e dichiarazioni effettuate sul sito e nei documenti ufficiali sembrano non dare garanzie sul ricorso concreto alle fonti rinnovabili. Da un lato c’è da comprendere che oggi viviamo un periodo di conversione dove la pressoché totalità dei fornitori elettrici non gestisce esclusivamente contratti da fonte rinnovabile per svariate ragioni di tipo economico. Ma è necessario capire dove queste aziende effettuano i nuovi investimenti, così che l’utente finale possa supportare chi si butta nelle rinnovabili e sostenere quindi l’espansione di quest’ultime utilizzando nel contempo energia pulita, che deve essere garantita da una produzione reale. Si toglie a chi

ancora investe nel fossile e si foraggia la nascita di nuovi impianti rinnovabili. Concretamente le migliori realtà odierne, per quanto sono riuscito a sapere, sono quella di Lifegate tramite Edison energia e AGSM Verona, entrambe certificate RECS e con impianti di proprietà. Anche Enel propone un contratto totalmente da rinnovabili. Personalmente passerò presto al contratto con Lifegate che aggiunge, alla certificazione da provenienza rinnovabile, la piantumazione e conservazione boschiva di zone italiane ed estere. La soluzione migliore in assoluto rimane, comunque, quella di autoprodursi l’energia, creandosi un proprio impianto o partecipando alle sempre più numerose iniziative di impianti collettivi che abbassano l’investimento del singolo e ottengono prezzi per kW minori con impianti professionali e duraturi. E migliorano anche la nostra vita sociale! Roy Virgilio – energeticambiente.it

La parodia del non acquisto Leggere l’articolo «L’arte del non acquisto» del numero di settembre è stato per me e mio marito come assistere a una parodia: le persone che erano protagoniste di quelle storie personali non hanno proprio idea di cosa significhi davvero vivere in ristrettezze economiche…. Io e mio marito ci consideriamo una famiglia comune a tante altre: io ho un contratto di lavoro part-time a tempo determinato, e lui fortunatamente lavora nel settore pubblico, ma nonostante ciò arrivare alla fine del mese […] comporta la necessaria rinuncia ad uscite con gli amici che comprendano cene o aperitivi al bar, come capitava alle protagoniste delle storie sopraccitate. È vero che la cultura è importante così come i contatti sociali, ma […] i modi per risparmiare economicamente in

a 300 presenta

se di obile. Le elefonia del tutto e per i se è e di un ere che, l ocivo a essione. moti, più he il la

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Terra Nuova · gennaio 2010

questo settore si trovano eccome: biblioteche pubbliche, libri di seconda mano o in prestito ecc. […] Nell’ambito sociale credo che il problema economico sia evidentemente sormontabile. Poi la problematica delle pulizie di casa: la sconfitta della protagonista che ha dovuto chiamare un’impresa di pulizie dopo due mesi per rimettere in sesto la casa ci ha letteralmente scioccato e da lì è stato lampante che quella scelta di vita era semplicemente un frivolo gioco di persone benestanti che provavano ad essere povere per puro desiderio di immedesimazione. Noi, purtroppo, non possiamo permetterci per davvero di sperimentare e, personalmente, mi pesa molto il fatto non poter chiedere aiuto a nessuno, nemmeno a una madre o a una suocera che lavorano a

nuovi paradigmi

L’arte del non acquisto

Foto: Jane norton – istockphoto.com

maggio 2009, ma Green Network non sente ragioni dicendomi che è competenza di ENEL Distribuzione. Enel mi dice che devo vedermela con Green Network. So di altri che stanno con ENEL che hanno avuto regolarmente lo sconto. Visto tutto ciò ho cercato di informarmi un po’ su internet e ho trovato che c’è di mezzo una mezza truffa e per di più non è vero che l’energia arriva da fonti rinnovabili, anzi sembra che arrivi anche dal nucleare francese. Penso che a questo punto tornerò con ENEL. Scrivo a voi perché non ho più letto niente di La 220 su Terra Nuova e penso sia il caso di dare chiarimenti. Grazie, Guna da Camporotondo

a cura di Nicholas Bawtree

Si è conclusa l’esperienza di Camilla Lattanzi e Sabrina Sganga, le due conduttrici del programma «Questione di stili» dell’emittente fiorentina Controradio: cinque mesi di trasmissione in cui hanno raccontato la loro scelta di non acquisto. SABRINA – Gli ostacoli più duri da superare sono gli sguardi imbarazzati di amici e parenti di fronte all’annuncio: «ho deciso di non comprare niente per 5 mesi, voglio consumare il meno possibile, acquisterò solo quello che di cui non

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posso proprio fare a meno». C’è chi ti guarda impietosito pensando: «eccone un’altra delle sue, e così pensa di cambiar quacosa, ma che vuole dimostrare?». Altri che istintivamente chiedono: «e come fai con il cibo?», confondendo la scelta

del non acquisto con il digiuno ghandiano, altri ancora che ti accusano di contribuire alla crisi che ha colpito migliaia di persone rimaste senza lavoro. Oppure, molto più semplicemente, ti danno della scroccona!

Terra Nuova · settembre 2009

tempo pieno, perché non riesco più a ritagliarmi tempo né per la cura di me stessa, né per la mia cultura personale, ma non ho altra scelta. Sia ben chiaro: prendermi cura della mia casa e di mia figlia mi gratifica, ma certo non posso permettermi di ritagliarmi un’ora ogni


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lettere@aamterranuova.it tanto per andare in palestra anche fosse per motivi salutistici, come faceva la protagonista della storia, perché mi troverei a dover pagare sia l’abbonamento in palestra che la baby sitter […] È ammirevole che anche una persona benestante ci provi, ma poi di fronte alla cernita dei beni o dei servizi che vengono ritenuti superflui, o al contrario irrinunciabili, emerge lampante il grande divario tra chi può e chi non può permettersi una «condizione da povero». Nel caso delle storie in questione Loro non potevano permettersi di fare i poveri fino a un punto che per la maggior parte della gente è la normale quotidianità. Anch’io ho sempre adorato la cultura, io e mio marito siamo entrambi laureati, ma poi si cresce e soprattutto crescono le esigenze su tutti i fronti esistenziali ed economicamente, specialmente con la crisi contemporanea, si è costretti a rivedere un po’ tutte le priorità. Si rinuncia o si limitano i viaggi e per quanto riguarda l’esigenza di mantenersi in salute si potrebbe – e si dovrebbe – rimediare con il «fai da te». […] In parte si soffre di questa condizione, ma semplicemente perché viene meno una libertà di scelta sulla propria vita che da giovani si ha sempre (e che continuano ad avere le persone benestanti); nel mio caso, almeno, la sobrietà e la frugalità con cui sono stata cresciuta ed educata mi stanno tornando davvero utili, considerate le attuali difficoltà economiche. Per il resto direi che io e mio marito ne andiamo davvero fieri soprattutto quando ci guardiamo attorno e notiamo che, a differenza di molte famiglie che ci circondano, tutto quello che ha nostra figlia, sempre sorridente e allegra – tutti ne rimangono meravigliati – ci è stato donato e per la maggior parte si tratta di beni di seconda mano. […] Ma quello che mi stupisce ulteriormente è che noi partiamo da una situazione lavorativa e finanziaria piuttosto nella norma […], mentre nella nostra società contemporanea ci sono

molte persone disoccupate che non riescono a trovare lavoro o l’hanno appena perso e di conseguenza molti che non riescono ad acquistare un’abitazione o a continuare a pagare le rate del mutuo per la prima casa. Per cui vorrei chiedere a Terra Nuova una maggiore attenzione nella scelta dei protagonisti delle proprie storie, poiché quello che può risultare da certi vissuti finisce per essere uno spaccato poco veritiero della realtà quotidiana della maggior parte di noi. […] Emanuela • Rispondono Sabrina Sganga e Camilla Lattanzi. Cara Emanuela, grazie per la tua lettera, per le tue riflessioni e per averci confidato tante scelte e situazioni importanti della tua vita. Forse l’articolo non ha saputo mettere sufficientemente in luce un aspetto fondamentale della nostra esperienza, ovvero l’intenzione genuina di vivere per un periodo limitato «senza soldi», cercando di porsi il problema del limite e della rinuncia, per capire quale spazio riserva questa società a relazioni e stili di vita alternativi e per investigare sulla nostra interiore disponibilità al cambiamento e alla sobrietà. Conducendo una serie di trasmissioni radiofoniche sull’argomento, con l’obiettivo di valorizzare e indagare sulle esperienze di decrescita e sobrietà che già esistono, abbiamo scelto di «metterci alla prova» direttamente. Niente a che vedere con il «frivolo gioco di persone benestanti che provano ad essere povere per puro desiderio di immedesimazione» che tu ci rimproveri. La scelta doveva farci riflettere su molti aspetti della nostra società, delle nostre relazioni e del nostro stesso stile di vita, e in qualche modo lo ha fatto, forse in modo più compiuto e sensato nel programma radiofonico che nell’articolo, ma, ci teniamo a ripeterlo, non abbiamo mai tentato di sostenere la volontà di un

Le lettere di Terra Nuova online Visti i limiti di spazio sul giornale, le lettere inviate a Terra Nuova sono presenti sul sito www.terranuovaedizioni.it, dove potrete trovare anche la versione integrale di quelle che superano le 1700 battute.

cambiamento radicale e definitivo… Era, per noi, un esperimento, e come tale ha comportato successi e difficoltà, forse dal tuo punto di vista è stato un completo fallimento, ma siamo sempre state oneste nella socializzazione dei nostri limiti e non ci siamo mai vergognate di riportare la realtà. Capiamo che questo genere di esperimenti possano non venire capiti o che siano fraintesi, di questo ci dispiacciamo e ci scusiamo se il nostro esperimento ha urtato la tua sensibilità. In nessun modo volevamo minimizzare le difficoltà materiali di chi è costretto dagli eventi a dover fare delle rinunce. Ci mancherebbe. La nostra sperimentazione tende proprio a mettere in campo delle possibili soluzioni rispetto alle difficoltà che domani possono aumentare in modo esorbitante e colpire anche chi oggi non ha grosse preoccupazioni economiche. Al traguardo le nostre vite non si sono per la verità trasformate in modo eclatante, anche se qualcosa ci ha spinte a cercare una casa fuori città nel verde con la possibilità di coltivare un orto, e una di noi sta cercando di ridurre il suo orario di lavoro (e di conseguenza le sue entrate). Ci sono insomma luci ed ombre: la rinuncia fa apparire delle opportunità ma c’è ancora una forte difficoltà a coglierle, difficoltà che non abbiamo mai taciuto: il cambiamento è difficile per chiunque, specie nello stile di vita e ancor più quando c’è un’uscita di sicurezza di cui poter approfittare nel momento del bisogno…. Saluti, Sabrina Sganga e Camilla Lattanzi Questo spazio è a disposizione dei lettori per la libera espressione di opinioni, riflessioni, suggerimenti. Per dare spazio a tutti, ci riserviamo il diritto di tagliare i testi che superano le 1.700 battute; il simbolo […] indicherà le parti tagliate. È indispensabile allegare nome, cognome e luogo di provenienza. Se non volete che questi dati siano pubblicati, basta specificarlo. Inoltrare lettere, e-mail e fax a: La penna ai lettori Terra Nuova via Ponte di Mezzo 1 50127 Firenze - fax 055 3215793 lettere@aamterranuova.it


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CAMPOBASSO SECONDO NATURA via Gazzani 10 MARTINSICURO (Te) IL VERDE MELOGRANO

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CALABRIA

LAMEZIA TERME (Cz) Ass. Algomas LA BOTTEGA

DEL MONDO p.zza San Giovanni 9 LAMEZIA TERME (Cz) Ass. FRATELLO SOLE via G. da Fiore 41

CAMPANIA

AVELLINO Erb. LA GRAMIGNA via Due Principati 41 AVELLINO BIO 2000 via Circumvallazione 161-167 CAVA DEI TIRRENI (Sa) L’ORTO BIOLOGICO via C. Tafuri 314 NAPOLI AMICO BIO vico S. Pietro a Majella 6 NAPOLI NATURAMICA via Nuova Agnano 55-61 SALERNO L’ORTO BIOLOGICO via L. Settembrini 32 SORRENTO (Na) MONDO BIO via degli Aranci 146

EMILIA ROMAGNA

BOLOGNA BOTTEGA DELLA CANAPA via Mascarella 81/d BOLOGNA Libr. NATURISTA NEW AGE via degli Albari 2 BORGONOVO VAL TIDONE (Pc) Edicola Tabaccheria

RIGONI PAOLO frazione Castelnovo Val Tidone CARPANETO PIACENTINO (Pc) PAPPAMONDO via Scotti da Vigoleno 50 CASTELBOLOGNESE (Ra) IL QUADRIFOGLIO via Emilia 78 CESENA (Fc) BOTTEGA DELLA CANAPA via Cervese 1303 CESENA (Fc) TERRA E PANE DUE via F. lli Rosselli 19-21 COMACCHIO (Fe) Erb. IL FIORDALISO via Sanbertolo 17 FERRARA BOTTEGA DELLA CANAPA via Garibaldi 125 FORLÌ Erb. OLOS VITA Corso Repubblica 95 IMOLA (Bo) ARMONIA piazza Bianconcini 11 MODENA Arredamenti NERI ARTE NATURA via Berengario 84 OZZANO EMILIA (Bo) Coop. DULCAMARA via Tolara di Sopra 78 PIACENZA L’ALBERO DEL PANE via X Giugno 80 PIACENZA Libr. FAHRENHEIT 451 piazza Duomo 26 PORTILE (Mo) LE DELIZIE DI SUSY via Cavedole 12d RAVENNA BOTTEGA DELLA CANAPA via di Roma 82 REGGIO EMILIA INFOSHOP MAG 6 via Vincenzi 10a REGGIO EMILIA Libr.DEL TEATRO via Crispi 6-8 RIMINI NEW ENERGY via Coletti 105 RIVERGARO (Pc) BIO LOGICAMENTE via Genova 12 VIGNOLA (Mo) BAR ACQUARELLO corso Italia 69 VIGNOLA (Mo) LIBR. BAMALE-NATURA SCRITTA via Bonesi 5 VIGNOLA (Mo) NATURIDEA via Bonesi 5

FRIULI VENEZIA GIULIA

CASSACCO (Ud) L’ALBERO MAGICO S.S. Pontebbana Km 143 GRADO (Go) ECO NUT Campiello della Torre 7 PORDENONE Coop. Soc. IL PUNTO v.le Martelli 27 PORDENONE GAIA via Mestre 7 RIVE D’ARCANO (Ud) FORNO ARCANO via del Cristo 8 SACILE (Pn) L’EMPORIO NATURALE Viale della Repubblica 23/b SAN VITO AL TAGLIAMENTO (Pn) COMPRO BIO LILA

via Altan 44 TRIESTE ANIMAL’S CLUB via Udine 57/d TRIESTE NATURALIA località S.Croce 204 TRIESTE NEW AGE CENTER via Nordio 4/c

TRIESTE L’OASI NATURALE via Boccaccio 6 TRIESTE Parafarmacia L’ANGOLO via Crispi 2

LAZIO

BOLSENA (Vt) Caffè Libreria LE SORGENTI porta Fiorentina 1 BRACCIANO (Rm) Ass. Cult. PUNTO BIO via Ettore Latini 10 LADISPOLI (Rm) BEN DI BIO via Ancona 170 MONTEROTONDO (Rm) NATURALMENTE BIO-BAR

via Vincenzo Federici 35 NEMI (Rm) IL LIBRAIO DELLE STELLE via Colle dell’Acero 20 OSTIA LIDO (Rm) Erb. LO STRAMONIO via A. Piola Caselli 162 ROMA L’ALBERO DEL PANE via Santa Maria del Pianto 19/20 ROMA BIO E IL MONDO via G. Cardano 105 ROMA DI NATURA via Cerveteri 10 ROMA DIMENSIONE NATURA Mercato spinaceto Box 23 ROMA ECOLANDIA via A. Tamburini 21c ROMA ECOSMORZO via Emanuele Filiberto 110 ROMA Erb. BIONATURA via Pietro Maffi 97 ROMA Erb. MAJA via degli Equi 35 ROMA G.ECO piazza Bortolo Belotti 32 ROMA NATURIST CLUB via della Vite 14 ROMA IL SALICE via Reggio Emilia 61/a ROMA PIACERI UNICI via Orvieto 30 ROMA VESTI NATURA via Prisciano 39/b ROMA VIVIBENE via dei Gelsi 24d-e

LIGURIA

ALASSIO (Sv) LA VECCHIA FATTORIA via Dante 62 BORDIGHERA (Im) CALICANTUS via Libertà 8 CHIAVARI CENTRO ALIMENTAZIONE NATURALE via Entella 85 CHIAVARI (Ge) L’ERBORISTERIA DEL GIRASOLE

via delle Vecchie Mura 7 GENOVA BOTTEGA DEGLI AROMI p.zza delle Erbe 16r GENOVA MESCHOULAM via Fiasella 20r IMPERIA VITALBA via Antica dell’Ospizio 19 SANREMO (Im) IL FILO DI PAGLIA via De Benedetti 24 SANREMO (Im) LA BOTTEGA DI RACHELE via Pietro Agosti 10 SAVONA BIOS via Montenotte 93r SAVONA LO SPECCHIO via Larusca 35r VADO LIGURE (Sv) LA DISPENSA via Gramsci 53 VENTIMIGLIA (Im) Ecovillaggio TORRI SUPERIORE Torri Superiore 5 VENTIMIGLIA (Im) LA BIO-BOTTEGA via Chiappori 22

LOMBARDIA

ABBIATE GRASSO (Mi) L’ACACIA viale Sforza 36 BRESCIA BOTTEGA DEL LEGNO via L. Fiorentini 29a CANTÙ (Co) IL MANGIANATURA via G. Fossano 14-16 CAPIAGO INTIMIANO (Co) OJAS corso Ariberto 12 CERMENATE (Co) LA MARGHERITA via Statale dei Giovi 5 CERNUSCO LOMBARDONE (Lc) NATURALE via Lecco 11 CHIARI (Bs) Erb. IL GERMOGLIO via Cortezzano 6 CISERANO (Bg) LA COCCINELLA Coop. via Francesca 45 CITTIGLIO (Va) BIOCAP via Marconi 6 COLICO (Lc) IL GIRASOLE via Villatico 15 COMO Erb. BETULLA via Leoni 10 COMO MIRTILLA via Borsieri 21a CONCOREZZO (Mi) SOLO NATURA via Manzoni 19 CREMONA Libr. ANSELMI via Capitano del Popolo 10/A ERMANNO D’ARFO BOARIO (Bs) BOTTEGA DELLA NATURA

via Polline 4

LECCO TERRA D’INCANTO via M. D’Oggiono 11/a LISSONE (Mi) IL GIARDINO SEGRETO via Maggiolini 7/a MILANO DROGHERIA CASA DEL MIELE viale zara 132 MILANO L’ORDINE DELL’UNIVERSO Ass. Macrobiotica Italiana

via Ressi 16 MILANO MENSA SANA Gastronomia via Crema 12 MILANO MERCATO VERDE via Beruto 13 MONTICHIARI (Bs) Erb. NATURA VIVA via Trieste 54 MORBEGNO (So) AIRONE VERDE via G. Garibaldi 23 PAVIA IL MERCATO DEI FOLLETTI via Olevano Umberto 24 SALÒ (Bs) IL RAGGIO VERDE via G. da Salò 16 SENAGO (Mi) Erb. NATURA AMICA via Volta 1/b TRIBIANO (Mi) YTECK via della Liberazione 84 VIADANA (Mn) L’ALBERO DELLA NATURA via Baghella 2

MARCHE

FALCONARA (An) PUNTO BIO via Marsala 4 ISOLA DEL PIANO (Pu) ALCE NERO via Montebello 1 OSIMO (An) Erb. NATURALMENTE via M. Polo PESARO (Pu) BIO CENTER via degli Abeti 4 RECANATI PACHA MAMA BIO via Falleroni 94 SAN BENEDETTO DEL TRONTO (Ap) ASS. GERMOGLI

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via Romagna 30 SENIGALLIA (An) EMPORIO ALCATRAZ via Testaferrata 9

(p.zza Duomo)

PIEMONTE

ALBA (Cn) GAIA TERRA NUTRICE via San Teobaldo 5/7 ALESSANDRIA LA MANDRAGORA via Legnano 25 ARMENO (No) BIOELEMENTI LA RETE ARONA (No) BIOELEMENTI via Trieste 23 ASTI DELLA RAVA E DELLA FAVA p.zza Porta Torinino 14/15 BORGOMANERO (No) COMIPER via Vallanzasca 11 BOVES (Cn) ARTIMESTIERI via S. Mauro 12 CALUSO (To) ALIMENTI BIO via Bettoia 54 CASTELLAZZO BORMIDO (Al) FLORICOLTURA CERMELLI

Strada Casalcermelli 15 CASTELNUOVO DON BOSCO (At) Erb. CAPRIFOGLIO

piazzetta Dante 50 CAVALLIRIO (No) Aps. AMICI DEL VILLAGGIO VERDE località San Germano CHIERI (To) DONNACANAPA via Conte R. di Montelera 51 Collegno (To) BIONEGOZIO corso Francia 82/c CRESCENTINO (Vc) L’ERBORISTERIA PRODOTTI NATURALI via Mazzini 110 DOGLIANI (Cn) ALCHEMILLA piazza Confraternita 4 GATTINARA (Vc) LA FONTE DEL BENESSERE C.so Garibaldi 99 GIAVENO (To) Coop. IL PONTE via Pacchiotti 35 GUARENE (Cn) IL MELOGRANO via Castelrotto 1 IVREA (To) L’ARCA DI NOÈ p.zza Gioberti 15 MONBARUZZO (At) LO SPAVENTAPASSERI via Parancone 2 MONCALIERI (To) SANE ABITUDINI via S. Croce 30 PAESANA (Cn) Erb. ACHILLEA via Crissolo 11 PINEROLO (To) IL CILIEGIO FIORITO via Monviso 1 RIVOLI (To) BIONATURA Corso Susa 17 SALUZZO (Cn) EFFETTO FARFALLA via Circonvallazione 6 S. MAURO TORINESE (To) SAPORI NEL SACCO via Roma 44/e TORINO FOGLIE E TEIERA via Borgidora 29 TORINO IL MONDO DELLE ERBE via Fidia 7/a TORINO JAMBUDVIPA-AYURVEDIC SHOP via Massena 82a

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TORINO NATURARMONIA via Berthollet 30/h TORINO OH MIO BIO via Cesare Balbo 22/a TORINO SUPERCIBARIUS via Domodossola 9 TORRE PELLICE (To) COMPAGNIA ALIMENTI PULITI

via G. Piemontese 24

a/o uiirer si 3

te 9.

PUGLIA

BISCEGLIE (Ba) NATURALMENTE via De Gasperi 40 CONVERSANO (Ba) RADICI EMIRANDIRA via S. Mauro 14,

scalinata S. Benedetto LECCE LA BOTTEGA DEL NONNO via Taranto 34 MODUGNO (Ba) NATURABIO via X marzo 3 OTRANTO (Le) ANIMA MUNDI Centro storico PALAGIANO (Ta) Erb. Artemide corso Vittorio Emanuele 1 PUTIGNANO (Ba) LA BIOTTEGA Una Terra Coop. via Cavalieri di Malta 94 RUVO DI PUGLIA (Ba) BOTTEGA DEL MONDO via Vanini 4 TARANTO IL GIARDINO DEI RE corso Italia 304/g TREPUZZI (Le) Erb. NATURALMENTE largo Cairoli 5 TRICASE (Le) CASASANA via G. Presta 4

SARDEGNA

OLBIA (Ot) Erb. L’EFEDRA via Nanni 29 OLBIA (Ot) ALCATRAZ BAZAR via Roma 12a ORISTANO TERRA D’INCANTO Loba, via Mariano IV 28

SICILIA

ana

24

ACIREALE (Ct) Capomulini IN UN ANGOLO DI MONDO

via Nazionale per Catania 180 AGRIGENTO Erboristeria HERBOSAN viale della Vittoria 315 CATANIA Erb. SECONDO NATURA via Musumeci 153 CATANIA HAIKU via Quintino Sella 28 MESSINA BIOLIS viale Regina Margherita 67 S.GIOVANNI LA PUNTA (Ct) MEDITERRANEO

c/o C.Comm. i Portali via Catira S. Lucia snc

TOSCANA

AREZZO IL GRANELLO DI SENAPE via G. Monaco 42 ABBADIA S. SALVATORE (Si) SURYA CHANDRA via Roma 43 CALENZANO (Fi) NATURA È piazza Del Ghirlandaio 4/a CAMPO NELL’ELBA (Li) Erb. ALCHEMILLA via Puccini 37 CASTAGNO DI PITECCIO (Pt) LOCANDA PANDIVIA

via del Castagno 34 CASTIGLION DELLA PESCAIA (Gr) Erb. DELLA MAREMMA

via Porto Canale 9

via Montanara 14 CERBAIA VAL D’ELSA (Fi) BIO…LOGICO via Empolese 220 EMPOLI (Fi) IL POZZO DEL BENESSERE

via Leonardo da Vinci 61/63 FIRENZE ALTA ROSA via San Gallo 84/r FIRENZE CAMPO DI CANAPA via dei plastri 4/r FIRENZE Erb. ARCOBALENO VERDE via dell’Albero 15/r FIRENZE L’ALBERO DELLA VITA via D. M. Manni 43-45r FIRENZE ANANDA SAMGHAM Borgo Pinti 91/r FIRENZE GIUDITTA BLANDINI STILE BIOLOGICO p.zza Pitti 6r FIRENZE NATURA BIMBI via dell’Argingrosso 65l/67 FIRENZE NATURA D’ORO via Scarlatti 21/r FIRENZE PROGETTO VERDE bioedilizia e arredo naturale, p.zza Torquato Tasso 11a FIRENZE SOLARIA via del Cronaca 8 FIRENZE SUGAR BLUES via dei Serragli 57r FIRENZE TROPPONAIS PASTICCERIA NATURALE via S. Gallo 92r FIRENZE LA TUA ERBORISTERIA via C. Franceschi Ferrucci 12/r FUCECCHIO (Fi) Erb. ALMA NATURA via Trieste 16-18 GROSSETO IL CIELO STELLATO via Solferino 10 GROSSETO IL MELOGRANO via C. Battisti 23 LE BAGNESE (Fi) UN SACCO DI RISO largo dei Macchiaioli 15 LUCCA BOTTEGA ECOLANDIA via Pisana 38 LUCCA L’ALBERO DEL SOLE borgo Giannotti 310 MASSA MARITTIMA (Gr) Erb. GAIA via Martiri della Niccioleta 48 MASSA MARITTIMA (Gr) TERRA MADRE via della Libertà 20 MONTELUPO FIORENTINO ESSERE BIO piazza dell’Unione Europea 35 MONTEPULCIANO (Si) BIO BAZAR via per Chianciano 36 MONTESPERTOLI (Fi) Rist. VEGETARIANO LA FONTE via di Lucignano 17 PISA Ass. IL DRAGONCELLO via San Lorenzo 42 PISA MYOSOTIS via Andrea Pisano 123 PONTASSIEVE (Fi) PUNTO VERDE IL MELOGRANO via Tanzini 57 PONTEDERA (Pi) ACCONCIATURE TADDEI via Roma 171 PONTEDERA (Pi) IL FIORDALISO via Guerrazzi 24-26 PRATO IL TEMPIO DI VENERE Piazza San Francesco 26 SESTO FIORENTINO (Fi) Ass. Cult. ARZACH via del Casato 18 VALLINA BAGNO A RIPOLI (Fi) DEL NERO SRENA via di Rosano 88

VIAREGGIO (Lu) ECOBIO via Marco Polo 180/c VIAREGGIO (Lu) Erb. LA MANNA via Fratti 226 VIAREGGIO (Lu) LA MELA DI NEWTON via Regia 68

TRENTINO ALTO ADIGE

BORGO VALSUGANA (Tn) BUONI SAPORI via Fratelli 24 BOLZANO MANDALA piazza Domenicani 22 BRUNICO (Bz) BIOBAZAR via Ragen di Sopra 18a FONDO (Tn) Erb. LA SORGENTE via C. Battisti 35 MERANO (Bz) TUTTIFRUTTI via delle Corse 149

UMBRIA

FOLIGNO EQUO E BIO via Vasari snc PERUGIA EQUO E BIO via M. Angeloni 42 c/d TERNI LE ORIGINI NATURALI via Pietro Gori 1/c

VENETO

BRESSEO (Pd) ANTICA FATTORIA via Montemerlo 6 FIESSO D’ARTICO (Ve) IL GIARDINO INTERIORE via Piove 26/1 FELTRE (Bl) BOTTEGA AL BORGO via F. Merilli 2 GOLOSINE (Vr) Coop. LA BUONA TERRA via Carlo Alberto 5d ISOLA DELLA SCALA (Vr) EDILCASA COLORI via Emili 28 MEJANIGA DI CADONEGHE (Pd) Coop. ELIOS via Marconi 51 MEJANIGA DI CADONEGHE (Pd) IL SOLE CHE SORGE via Pio X 1b MIRANO (Ve) ORTO NATURALE piazza A. Moro 13 MONTECCHIO M. (Vi) LA MADRE TERRA via Tecchio 93 PADOVA Az. Agr. ALTAURA E MONTE CEVA via Roma 30 PADOVA BIOEMPORIO via F. Cavallotti 63 PADOVA IL RICCIO via B. Pellegrino 109 PADOVA NATURALENS via Stichello 6 PADOVA PESCANTINA (Vr) L’ALBERO corso S. Lorenzo 1a PIEVE DI SACCO (Pd) LA MACINA via Cò del Panico 1 PREGANZIOL (Tv) Ass. ARMEN via Sambughè 239 SAN DONA’DI PIAVE (Ve) L’ORTICA via Garibaldi 101 SAN VITO DI CADORE (Bl) IL SENTIERO BO via A. De Lotto 13 SANTORSO (Vi) L’ALLEGRA NATURA via Ognibeni

dei Bonisolo 9 SARMEOLA DI RUBANO (Pd) IL GUFO viale Po 21 SELVAZZANO DENTRO (Pd) LA VITA È BELLA via Padova 26 SPINEA (Ve) BIO VITA via Roma 154/d TREGNAGO (Vr) BIO BAR BOTTEGA LA VECCHIA STAZIONE

via C. Cipolla 3 TRICHIANA (Bl) Farmacia Erb. ZERBIO via Roma 4 VENEZIA LE SPIGHE via Sestriere Castello 1341 VERONA LA FATA ZUCCHINA via Don Carlo Steeb 25 VILLAFRANCA (Vr) Coop. LA BUONA TERRA sconto solo ai

soci, via Marsala 1

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s unti di vista

di A. Nonimo

La nuova pandemia

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Capacità di vivere da solo, in coppia, in famiglia na nuova pandemia mondiale si sta diffone in comunità nella fluidità e nell’uguaglianza, dendo a velocità vertiginosa. L’OMB (Organizzazione Mondiale del Benessere) prevede senza essere dominati, voler dominare o essere salvache ci saranno milioni di casi nei prossimi anni. Ecco tori di nessuno. gli agghiaccianti sintomi di questa devastante malattia: Sentimento di responsabilità e di felicità nel poter offrire al mondo i propri sogni di un futuro Tendenza a lasciarsi guidare dalla propria intuizione anziché dalle paure, le idee ricevute e i con- abbondante, armonioso e pacifico. dizionamenti del passato. Accettazione assoluta della propria presenza sulla terra e della volontà di scegliere, ad ogni Mancanza totale d’interesse a giudicare gli altri e/o se stessi e a interessarsi a tutto ciò che genera conflitti. istante, il bello, il buono, il vero e il vivo. Perdita completa della capacità di «stare in ansia» (questo rappresenta uno dei sintomi più preoccupanti). Piacere costante nell’apprezzare le cose e gli esseri viventi così come sono. Scomparsa dell’abitudine di voler cambiare le persone.

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Desiderio intenso di trasformare se stessi per gestire positivamente i propri pensieri, le emozioni, il corpo fisico, la vita materiale e il proprio ambiente in modo da sviluppare incessantemente il proprio potenziale di salute, di creatività e di amore.

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Attacchi continui di voglia di sorridere e di dire grazie. Questi attacchi provocano una sensazione di unità e di armonia con tutto ciò che vive.

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Apertura progressiva ed inarrestabile verso lo spirito dell’infanzia, la semplicità, il ridere e l’allegria.

Episodi sempre più frequenti di comunicazione con l’Anima o lo Spirito, la non dualità e l’Essere, con effetti collaterali di sentimenti di plenitudine e di felicità.

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Piacere a far la parte del «guaritore portatore di gioia e di luce» piuttosto che quella del «critico» o dell’«indifferente».

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Terra Nuova · gennaio 2010

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Se volete poter continuare a vivere nella paura, la dipendenza, i conflitti, la malattia e il conformismo, evitate ogni contatto con persone che presentano questi sintomi! Questa malattia è estremamente contagiosa. Se presentate alcuni di questi sintomi sappiate che la prognosi è molto pessimista giacché il processo del male è quasi sempre irreversibile. I diversi trattamenti medici possono far sparire temporaneamente alcuni dei sintomi ma non possono opporsi alla progressione ineluttabile del male. Non esiste a quest’ora nessun vaccino anti-felicità. Visto che questa terribile malattia provoca anche una sostanziale diminuzione della paura di morire, che è una delle credenze fondamentali sulle quali poggia la società materialista moderna, sono previsti i seguenti seri disturbi sociali: • sciopero dello spirito bellicoso e del bisogno di aver ragione; • raggruppamenti di persone felici che cantano e ballano e celebrano la vita; • cerchi di condivisione e di guarigione; • attacchi di riso incontenibile; • sedute di sfogo emotivo collettivo. l


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