Terra Nuova Edizioni - Copia omaggio

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Alimentazione · Ambiente · Medicina pag

settembre 2012 · n° 275 ·  3,80

il mensile per l’ecologia della mente e la decrescita felice · dal 1977

Bioeccellenze

Il meglio del biologico in Italia

Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 – Contiene I.R.

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dossier fertilità

Quando il bebè non viene

ALIMENTAZIONE E SALUTE

La dieta anti-Alzheimer

ECOBRICOLAGE

Cosmetici fai da te

• DIBATTITO

• MICHEL ODENT

• CLAUDIO NARANJO

• linux

La trazione animale è una scelta etica?

La civiltà? Un male curabile

speciale

Nascere nell’era della plastica

E il Pc dura il doppio

Stufa a legna o a pellet?


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EDITORIALE

Non con i miei soldi

Mimmo Tringale direttore Terra Nuova

L

a gravità e la durata della pesante crisi economica attuale sta lentamente cambiando il nostro modo di vedere e vivere il quotidiano, ma paradossalmente rischia di lasciare inalterato il nostro modo di rapportarci con il sistema bancario-finanziario, principale responsabile del disastro. Nonostante questa chiara evidenza, continuiamo a servici degli stessi istituti di credito, come se lo sportello della banca sotto casa non avesse niente a che fare con la crisi. Così non è: chiunque abbia un conto presso una banca rischia di contribuire, suo malgrado, all’inquinamento dell’economia e quindi al perpetuarsi di questa situazione. La lezione che dobbiamo trarre da questa crisi è che la scelta di una banca non è mai neutrale. È una scelta importante, che però quasi sempre si fa con superficialità: per caso, comodità o pigrizia. Il principio del consumo critico «andiamo a votare ogni volta che facciamo la spesa» vale per ogni nostro acquisto, ma vale ancora di più per le banche, e non solo per il loro ruolo nella crisi finanziaria, ma anche per quello che riguarda l’appoggio al commercio internazionale di armi. Se si va a leggere l’ultima relazione del Governo in materia (www.banchearmate.it), si può scoprire il ruolo svolto da ogni istituto di credito nell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento, dal colosso BNL-BNP Paribas (al primo posto con 491 milioni di euro) alla «piccola» Cassa di Risparmio della Spezia (52 milioni). L’invito è dunque di aprire gli occhi e decidere in modo consapevole la banca di cui servirsi. Come spiega molto bene Ugo Biggeri nell’articolo «Non con i miei soldi!» a pag. 20: «Se un pacifista convinto sottoscrive un fondo pensione che a sua insaputa investe anche in armi, è come se un celiaco consumasse tutti i giorni pane di frumento». Come «clienti» abbiamo un grande potere: la piovra del sistema finanziario si nutre attraverso gli oltre 40.000 sportelli bancari che alimentiamo con i nostri risparmi, le richieste di mutuo o la riscossione dei nostri stipendi. La soluzione è molto semplice: togliere i nostri soldi dalle banche che puzzano di armi, speculazione e illeciti. Certo, non c’è molta scelta, ma possiamo fare nostro l’appello di Alex Zanotelli di collocare i nostri risparmi in cooperative locali o nelle banche di credito cooperativo, privilegiando Banca Etica, le MAG e le cooperative di microcredito.


Questo numero è stato chiuso il 20 luglio 2012 Tiratura: 23.500 copie

PUBBLICITÀ (055 3215729 int. 5) Sergio Tonon - pr@aamterranuova.it skype: sergio.aam Francesca Messinese (055 3215729 int. 3) distribuzione@aamterranuova.it Maria Pia Tinaglia (347 3648161) promozione@aamterranuova.it skype: mariapia.tinaglia Piccoli annunci (055 3215729) Federica Del Guerra - annunci@aamterranuova.it Ufficio stampa (055 3215729 int. 4) Maria Patrelli Campagnano ufficiostampa@aamterranuova.it ORDINI RIVISTA E LIBRI Per negozi, librerie e altri punti vendita Francesca Messinese (055 3215729 int. 3) distribuzione@aamterranuova.it Silvia Farina (055 3215729 int. 2) ufficiodistribuzione@aamterranuova.it Per privati (055 3215729 int. 1) Valentina Claudi, Eva Di Giovanni distribuzionelibri@aamterranuova.it

SETTEMBRE 2012 · n° 275 · € 3,80

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Arriva

CERTIFICAZIONI BIO Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 – Contiene I.R.

REDAZIONE (055 3215729 int. 4) info@aamterranuova.it Direttore responsabile: Mimmo Tringale redazione@aamterranuova.it skype: mimmo.tringale Vicedirettore: Cristina Michieli cristina@aamterranuova.it Caporedattore: Nicholas Bawtree nicholas@aamterranuova.it - 340 5708387 skype: nicholas.bawtree Grafica e impaginazione: Andrea Calvetti andreacalvetti@gmail.com Editing: Nicholas Bawtree, Patrizia Ghilardi, Giulia Raineri Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Enrico Accorsi, Francesco Beldì, Claudia Benatti, Ugo Biggeri, Gabriele Bindi, Silvia Carri, Dafne Chanaz, Elsa Gatti, Gloria Germani, Federica Del Guerra, Paolo Giordo, Francesca Guidotti, Giuliana Lomazzi, Michel Odent, Giuditta Pellegrini, Pietro Pinti, Silvia Ricci, Alice Savorelli, Roberto Schellino, Nadia Tadioli, Sergio Tonon, Troglodita Tribe. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)

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IMENT TA AZIONE ZIONE · AMBIENTE · MEDICINA ALIMENTAZIONE PAG P AGIN

Ci possiamo fidare?

L’ECOROSCOPO di Terra Nuova! 

SPECIALE stufe 21 Stufa a legna

DOSSIER FERTILITÀ Quando il bebè non viene

o a pellet? Gabriele Bindi

ALIMENTAZIONE ALIMENT TAZ A IONE E SALUTE

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I DIBATTITI DI TERRA NUOVA

Stufa a legna S o a pellet?

I crediti relativi alle immagini utilizzate in Terra Nuova sono consultabili su: http://credits.terranuovaedizioni.it

animale 28 Laè unatrazione scelta etica?

a cura di Nicholas Bawtree EQUO E SOLIDALE

CONSIGLI E NOTIZIE DEL MESE

32 Diario di un caffè Gabriele Bindi PAROLE CONTADINE

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ORTO E FRUTTETO A SETTEMBRE Enrico Accorsi e Francesco Beldì LA ZAPPATA

L’agricoltore attivo Roberto Schellino

Il nostro padrone Pietro Pinti ESPERIENZE

35 Linux: e il tuo PC dura il doppio Giuditta Pellegrini

6 BIONEWS 8 DALLA PARTE DEI CONSUMATORI CONSIGLI PER I NON ACQUISTI

Lo zucchero Silvia Ricci OPINIONI DI UN VEGAN

Amici vegan... non esageriamo! Troglodita Tribe NUOVI PARADIGMI

AMMINISTRAZIONE (tel 055 3215729 int. 6) Cristina Michieli cristina@aamterranuova.it Massimo Bragagni amministrazione@aamterranuova.it Olga Bossa ufficioamministrazione@aamterranuova.it Responsabile magazzino: Antonella Ambrosi magazzino@aamterranuova.it

38 La civiltà? Un male curabile INTERVISTA A CLAUDIO NARANJO

Mimmo Tringale

IN PRIMO PIANO

La carta utilizzata per questa pubblicazione è prodotta dalle cartiere Cariolaro e certificata dal marchio Der Blaue Engel (Angelo Azzurro) rilasciato dal Ministero dell’ambiente tedesco per i prodotti cartacei realizzati con fibre provenienti al 100% da carta straccia, di cui almeno il 65% proveniente dalla raccolta differenziata. La cartiera certifica che la cellulosa non è sbianchita con prodotti contenenti cloro o sbiancanti ottici, ma con ossigeno e acqua ossigenata.

bio: 10 Certificazioni ci possiamo fidare? Domanda e risposta: tutti i dubbi sul bio Enrico Accorsi e Francesco Beldì DECRESCITA

18 L’economia della felicità Gloria Germani

GENITORI E BAMBINI

attenzione 44 Parto: all’ormone timido! Michel Odent L’ESPERIENZA

Non con i miei soldi!

Canta che ti sento: il progetto Ninna Nanne

Ugo Biggeri

Silvia Turrin

ECOLOGIA DEL PORTAFOGLIO


61 DOSSIER Quando il bebè non arriva ECOBRICOLAGE

48 I cosmetici me li faccio da sola!

Claudia Benatti

ALIMENTAZIONE E SALUTE

ECOCOSMESI

ai 68 Attenzione lucidanti per capelli

Giuliana Lomazzi

Nadia Tadioli Linda Busato

Oltre 100 ricette per

mangiare fuori casa

Abbonamento Europa: € 65,00 Abbonamento extra-Europa: € 85,00

Silvia Carri

ARRETRATI dal numero 1 al 50 € 7,00 dal 51 in poi € 5,00

73 PAGINE VERDI

i ricettari

a colori

CUCINA NATURALE

55 Mangio fuori ma mangio sano

74 BIOECCELLENZE L’eccellenza è sostenibile Gabriele Bindi

Elsa Gatti

L’ALMANACCO DI TERRA NUOVA

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LE DOMANDE DEL MESE

sapori dal mondo: Medio Oriente e Nord Africa

Marocco

Cous cous con peperoni e uvetta Ingredienti per 2 porzioni: 140 g di cous cous • 3-4 cucchiai di olio extravergine d’oliva • mezza cipolla bianca pelata e tagliata a pezzetti o tritata • 1 cucchiaino e ½ di ras el hanout • 2 cucchiai di passata di pomodoro • 1 carota pulita e tagliata a rondelle • 1 peperone giallo pulito e tagliato a pezzetti • 1 peperone rosso pulito e tagliato a pezzetti • sale marino integrale q.b. • mezzo bicchiere di brodo vegetale caldo • 1 manciata abbondante di uvetta • pepe nero macinato fresco ■ Mettete il cous cous in una ciotola e versateci sopra acqua bollente leggermente salata, fino a coprire appena la semola. Incoperchiate e lasciate che il cous cous si gonfi. Per una consistenza più morbida, aumentate leggermente le quantità d’acqua o aggiungetene successivamente, poca per volta e coprendo nuovamente per far gonfiare ancora il cous cous. Una volta cotto, trasferitelo in un recipiente largo e basso e sgranatelo con una forchetta, condendolo eventualmente con un filo d’olio. In una padella dal fondo pesante scaldate l’olio a fiamma vivace e fate appassire la cipolla. Unite il ras el hanout, la passata di pomodoro e mescolate. Aggiungete anche le verdure, salate e fate insaporire per un paio di minuti. Abbassate la fiamma, versate il brodo, coprite e fate cuocere fino a quando le verdure saranno abbastanza tenere. A questo punto completate con l’uvetta e il pepe, cuocete ancora per un minuto circa, togliete dal fuoco e servite le verdure accompagnate dal cous cous.

Alice Savorelli

LIBRI I libri di Terra Nuova Edizioni si possono acquistare: • online su www.terranuovalibri.it • compilando l'apposito coupon a pag 115

Elga Pasquini

Le ricette da ritagliare e conservare

Sesta sezione: Medio Oriente e Nord Africa

MODALITÀ DI PAGAMENTO c/c postale assegno bancario contrassegno carta di credito online su www.terranuovaedizioni.it Per i dettagli vedi il modulo a pag. 100

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Materna senza lacrime

IL RICETTARIO DI TERRA NUOVA

2ª serie: sapori dal mondo

- ENERGIE RINNOVABILI 88 BIOEDILIZIA Parte il Quinto Conto Energia

NUOVA DEI LETTORI 101 TERRA Internet: rete o ragnatela?

L’ECOROSCOPO Sergio Tonon

Il ricettario di

Abbonamenti cumulativi Terra Nuova + Ellin Selae: € 60,00 Terra Nuova + Re Nudo: € 57,00 Terra Nuova + Lato Selvatico: € 42,00 Terra Nuova + Tepee: € 50,00

SALUTE

complementari 70 Medicine e sistema sanitario nazionale

Introduzione di Giuliana Lomazzi

Menu vegetariani per salutari spuntini al lavoro e prelibati picnic all’aperto.

ABBONAMENTI (055 3215729 int. 1) Valentina Claudi, Eva Di Giovanni abbonamenti@aamterranuova.it Abbonamento Italia (11 numeri): € 35,00 Abbonamento biennale (22 numeri): € 59,00 (anziché 70,00) Abbonato regala abbonamento: € 30,00 (anziché 35,00) Rinnovo + abbonamento in regalo: € 60,00 (anziché 70,00)

Dafne Chanaz

l’Alzheimer: 52 Prevenire ricordiamoci della dieta

n. 275 (73) settembre 2012 Editrice Aam Terra Nuova Srl via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 5390109 P. iva 05373080489 info@aamterranuova.it www.terranuovaedizioni.it

Settembre 2012

Le bottiglie in Tritan sono ecologiche? Cosa pensano i vegani dell’aborto? Devo stare attenta al biossido di titanio? MEDICO RISPONDE 107 ILPaolo Giordo – VIDEO – TEATRO 108 LIBRI a cura di Federica Del Guerra 110 I libri di Terra Nuova Edizioni DI VISTA 116 SPUNTI Basta con l’autoflagellazione

ambientalista Gabriele Bindi

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Per saperne di più: Enrico Accorsi e Francesco Beldì, Il mio orto biologico e Il mio frutteto biologico (Terra Nuova Edizioni)

orto e frutteto

Enrico Accorsi e Francesco Beldì

SETTEMBRE NELL’ORTO In settembre l’orto è ricco dei frutti del nostro lavoro: continua la raccolta delle colture estive (pomodori, melanzane, zucchine ecc.) e inizia quella delle autunnali (radicchi ed alcuni cavoli). Proseguono anche le semine e i trapianti in pieno campo, mentre per il semenzaio è arrivato il tempo del meritato riposo.

Iniziamo a risparmiare acqua Le temperature rinfrescano e iniziano le prime piogge, così l’irrigazione diventa meno necessaria. In questo periodo possiamo realizzare degli importanti risparmi di acqua limitandoci a irrigare solo quando non piove per almeno una settimana. Anche la pacciamatura 1 ci consente di risparmiare acqua, perché riduce l’evaporazione dal suolo. Preferiamo l’impiego della pacciamatura organica (paglia, sfalcio del prato essiccato, cippato ecc.): è più ecologica, può essere utilizzata dopo il trapianto e si trasforma in sostanza organica utile per rendere più fertile il nostro orto.

Bianchi e buoni L’imbianchimento migliora il sapore di sedano, porro, scarola, indivia riccia e radicchio trevigiano. Eseguiamo questa operazione 2-4 settimane prima della raccolta. Possiamo farlo in due modi: rimuovendo il terreno dall’interfila con la zappa e addossandolo sul piede delle piante per tre volte, aggiungendo ogni volta 10-15

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LA ZAPPATA

L’agricoltore attivo Il termine «agricoltore attivo» fa pensare a chi lavora nei campi. Il che è vero, ma nell’ambito della politica agricola dell’Unione europea questo termine sta assumendo un significato più complesso, che è bene conoscere meglio. Sono questi i mesi, infatti, in cui vengono definite le regole della Politica agricola comunitaria (PAC) relative ai prossimi sette anni, il cui obiettivo principale è finanziare lo sviluppo agricolo. Sicuramente verrà destinata alla PAC un’entità di fondi inferiore a quella dei cicli precedenti e in questi mesi assistiamo a continue dispute tese a orientare il denaro verso gli interessi più forti. Tra le novità della Commissione europea vi è quella di definire un aspetto fondamentale e solo apparentemente ovvio: chi può essere definito agricoltore? E una volta stabilito questo, l’agricoltore ha diritto oppure no a essere sostenuto? Si tratta di domande per nulla peregrine, visto che fino a oggi hanno ricevuto sussidi agricoli niente di meno che aeroporti e campi da golf solo perché le stesse aziende disponevano anche di qualche terreno agricolo. Nel pieno di una crisi economica questo non è più tollerabile, e per questo motivo la Ue ha introdotto il concetto di agricoltore at-

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cm di terra oppure legando le piante, avvolgendole con paglia o carta e lasciando alla luce solo le foglie apicali. 2

NEL FRUTTETO Anche nel frutteto durante questo mese possiamo raccogliere molti frutti: fichi, lamponi, mandorle, mele, nocciole, noci, pere, pesche, susine, uva da tavola e da vino.

La raccolta di noci e nocciole Le noci e le nocciole cadono a terra quando sono mature. Per rendere più agevole e veloce la raccolta possiamo porre delle reti sotto la chioma delle piante quando inizia la caduta.

Semine e trapianti Ortaggio Finocchio Cicoria catalogna, radicchi Insalata e radicchio da taglio, ravanello, spinacio, valerianella Prezzemolo

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trapianto trapianto semina semina di Roberto Schellino

tivo. Si tratta di un atto sicuramente positivo, ma attenzione: ora la parte politicamente più forte del mondo agricolo tenta di manipolare questo concetto per tirare a sé la coperta, sempre più corta, dei fondi europei. L’intento è di tagliare fuori le piccole realtà agricole, le persone che, come scrisse Jean Jono, «occupano pacificamente la distesa del suolo avendo adattato i loro insediamenti ai costumi della pioggia, del vento, del sole, e delle diverse fecondità del terreno, dediti a un lavoro che in generale possiamo chiamare contadino». Il grimaldello è il concetto di impresa. Chi lavora nei campi deve essere «un’impresa con proiezione sul mercato, assumere il rischio di investimento con capitale proprio e di credito; mirare all’efficienza economica, risparmiando l’impiego di fattori di produzione a parità di prodotto. Un progetto d’impresa a lungo termine e di una certa dimensione economica». Decine di migliaia di micro-aziende agricole sparse in ogni angolo del nostro territorio in base a questa definizione verrebbero spazzate via, essendo di fatto delegittimato il loro ruolo. E quel che è più grave è che questo miope e autoritario concetto di impresa, adatto forse a produrre bulloni e microchip, quando viene applicato alla terra e al cibo non potrà che rendere più difficile per tutti noi raggiungere gli obiettivi di sovranità alimentare e l’aspirazione a un cibo sano.


orto e frutteto

illustrazioni di Vittorio Belli

Avversità

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Alle noci togliamo il mallo e le laviamo subito dopo la raccolta per evitare che il guscio annerisca. Noci e nocciole devono poi essere essiccate lasciandole all’aria, meglio se su graticci oppure in cassette, facendo attenzione a non creare strati troppo spessi, ed eventualmente rivoltandole ogni 3-4 giorni. Portiamo poi i frutti in un locale areato e asciutto per evitare che assorbano umidità durante la conservazione. 3

Il pergolato

Quando il periodo di raccolta si presenta umido e piovoso, è facile che compaia sui frutti di diverse specie (soprattutto uva e fragole, ma anche pesche, alcuni ortaggi ecc.) un fungo: la muffa grigia (Botritis cinerea). La difesa da questa avversità è soprattutto preventiva: infatti si devono evitare lesioni ai frutti e si deve favorire l’arieggiamento della chioma per impedire i ristagni di umidità. Sulle varietà particolarmente vulnerabili (ad esempio l’uva con gli acini molto serrati fra di loro) dobbiamo intervenire in modo preventivo, impiegando prodotti a base di zolfo. Miglioriamo l’efficacia se utilizziamo prodotti in polvere miscelati con bentonite, perché questi favoriscono l’asciugatura delle parti vegetali con cui entrano in contatto. Sull’uva gli interventi devono essere eseguiti prima che gli acini si appressino l’uno con l’altro. Tratto da Introduzione alla permacultura (Terra Nuova Edizioni).

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I pergolati rappresentano un’ottima soluzione per raffrescare gli edifici nel periodo estivo e per ampliare gli spazi abitativi. Se sono ottenuti con piante da frutto uniscono una funzione produttiva a quella architettonica. In Italia spesso i pergolati sono ottenuti impiegando la vite che dà ombra d’estate e lascia passare la luce durante l’inverno. Le piante della vite, però, sono soggette a due malattie fungine (oidio e peronospora) che, in assenza di trattamenti, possono determinare la perdita del raccolto. Per questo motivo è meglio utilizzare varietà resistenti o molto tolleranti a questi patogeni: non c’è solo la famosa uva fragola. 5 In Italia, a differenza del Nord Europa, queste nuove varietà non hanno ancora trovato grande riscontro, anche se si adattano bene ai frutteti familiari, perché non richiedono l’uso di pesticidi di nessun tipo. Tuttavia non è difficile trovarle perché sono disponibili presso alcuni vivai, soprattutto in Trentino Alto Adige.

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5 Una rassegna di viti resistenti alla peronospera e all’oidio: a. Arcadia; b. Eva; c. Fanny; d. Lifi; e. Muskat; f. Nero; g. Palatina; h. Poloskei Muskotaly (per gentile concessione Vivai Tutzer - Bolzano).

Terra Nuova · settembre 2012

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bionews

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Nello stesso articolo sono contenute precise prescrizioni anche per l’apicoltura: a conclusione della raccolta del miele, le api dovranno avere una sufficiente riserva di miele e di polline per poter sopravvivere all’inverno e a condizioni climatiche avverse.

Il biologico contro il fascismo

Paraguay: colpo di stato transgenico Gli interessi delle multinazionali del cibo biotecnologico potrebbero essere alla base di quello che è stato definito per il Paraguay un colpo di stato istituzionale e che ha destituito il presidente Fernando Lugo, ex vescovo cattolico alla guida del primo governo progressista del piccolo Paese sudamericano. Secondo Alianza Biodiversidad, che raccoglie le diverse associazioni a difesa dell’ambiente e dell’agricoltura contadina, migliaia di campesinos senza terra sono minacciati dall’incursione di grandi produttori brasiliani, interessati a seminare soia transgenica in Paraguay. Quella delle corporation è una complessa trama parallela a quella imbastita contro il governo, che vorrebbe introdurre definitivamente gli ogm in tutto il Paese.

Il biologico negli allevamenti È stato approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale Europea lo scorso 15 giugno il nuovo Regolamento Comunitario sulla produzione di mangimi biologici. Almeno il 60% del mangime destinato alle specie erbivore dovrà essere prodotto presso lo stesso allevamento, mentre per le specie suine e il pollame la soglia è fissata al 20%. In caso di difficoltà da parte dell’azienda zootecnica ad autoprodurre la quota di mangime prevista, il mangime deve essere prodotto in cooperazione con altre aziende agricole biologiche situate nella medesima regione dell’allevamento.

Il bio è per la biodiversità, non solo in mezzo ai campi, ma anche in seno all’organizzazione sociale. È molto perentoria la presa di posizione politica della Federazione tedesca degli operatori economici del settore ecologico alimentare, il Bund Ökologische Lebensmittelwirtschaft (BÖLW), che è anche il principale punto di riferimento del settore bio e l’ente promotore dell’importante fiera Biofach.

L’olio falso che fa male all’Italia

In un documento ufficiale viene condannato ogni radicalismo di destra come fraintendimento dell’agricoltura biologica, a cui sottendono principi di equità, convivenza culturale, rispetto della natura, degli animali e della dignità umana. Gli imprenditori che manifestano convinzioni di stampo fascista verranno esclusi dalla Federazione.

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È la quota di energia che entro il 2020 verrà prodotta nei campi in modo sostenibile. Già oggi le biomasse sono la principale fonte di energia rinnovabile in Europa, e solo in Italia hanno fatto risparmiare all’ambiente 24 milioni di tonnellate di CO2. Anche i dati sul biogas sono incoraggianti: fra il 2010 e

Bioèbello Nella pagina a fianco trovate il vincitore del mese di Bio è bello, il concorso fotografico di Terra Nuova per far conoscere i volti e i luoghi del biologico. Possono partecipare al concorso tutti i distributori di Terra Nuova. Basta inviare all’indirizzo info@aamterranuova.it cinque foto ad alta definizione (con taglio verticale e risoluzione minima di 2500x3500 pixel) relative all’attività, agli addetti e ai clienti (previa loro autorizzazione). Ogni mese, una o più foto selezionate verranno pubblicate su Terra Nuova nella pagina Bio è bello insieme ai contatti del punto vendita ritratto. Per chiarimenti chiamare in redazione al numero 055 3215729 e chiedere di Mimmo o Nicholas.

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il 2011, secondo la Confederazione italiana agricoltori, gli impianti in Italia sono quasi raddoppiati. La sfida del presente è quella di trovare nuove sinergie con la produzione di cibo, che dovrebbe rimanere sempre prioritaria. La chiave di volta potrebbe essere la generazione distribuita, con dei piccoli e medi impianti diffusi nel territorio e orientati allo sviluppo locale.

Chi uccide l’olio extravergine uccide anche la sana economia italiana, fatta di lavoro agricolo, produzioni di qualità e territori da conservare. Una recente inchiesta dell’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione frodi (Icqrf) ha portato al sequestro di 8000 tonnellate di olio d’oliva falso extravergine, ottenuto da illecita miscelazione con materie prime di categoria inferiore o con altra provenienza geografica. Secondo la Coldiretti il prezzo pagato agli agricoltori per il vero olio d’oliva è crollato del 30% anche per effetto di queste frodi, che danneggiano il settore e colpiscono produttori e consumatori. Bisogna sempre diffidare da quegli oli venduti a prezzi stracciati, che non riescono a coprire neanche i costi di raccolta delle olive.

Il bio offre più lavoro La produzione di cibo da agricoltura biologica crea più occupazione rispetto all’agricoltura convenzionale. Lo conferma un report statunitense presentato in occasione della Organic Trade Association’s Policy Conference alla fine di aprile. Nello scorso anno l’industria del cibo bio negli Stati Uniti ha infatti generato la cifra ragguardevole di 500 mila nuovi posti di lavoro. La capacità di creare lavoro nel settore «organic» sarebbe del 21% superiore rispetto alla catena di produzione che non usa prodotti biologici.


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Giamaica e Fiorenza del negozio Biofiore, distributore di Terra Nuova da maggio 2010. Viale Matteotti 94, Milano Marittima (Ra) tel 0544 993402

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Dettagli a pag. 6 in basso.


dalla parte dei consumatori

Non mangiare il petrolio! Secondo l’Efsa, l’ente europeo sulla sicurezza alimentare, esiste un rischio concreto che dolci, pane, pasta, riso, carne e formaggi acquistati nei negozi finiscano per essere contaminati con idrocarburi di origine petrolifera, in particolare quelli aromatici, che sono considerati cancerogeni e genotossici. La colpa è in primo luogo delle confezioni, come la carta cerata con cui si avvolgono gli alimenti freschi, ma le sostanze tossiche si trovano anche nelle croste dei formaggi o nei trattamenti superficiali sugli alimenti, come i prodotti di pasticceria. Gli oli minerali sono presenti nelle confezioni in carta e cartoni riciclati impiegate per pizza, o in quelle per la pasta e il riso. Le analisi hanno dimostrato la presenza di idrocarburi anche in pane, panini e cereali, dove si usano queste sostanze come agenti di distacco e come spray per rendere lucidi i cibi.

Vino senza latte e senza uova L’uso di chiarificanti come caseina e albumina nel vino crea dei problemi

agli allergici, agli intolleranti e anche a chi sceglie, come i vegan, di escludere dall’alimentazione i prodotti animali. Grazie a una nuova normativa sugli allergeni però tutti i vini etichettati dopo il 30 giugno 2012 dovranno riportare in etichetta l’eventuale presenza di uova, latte e derivati. Alla salute!

Secondo la normativa potranno essere immesse sul mercato solo apparecchiature che assicurano per tutto il loro ciclo di vita le prestazioni dichiarate. Limiti anche alla pubblicità: è fatto divieto di esaltare depurazioni inesistenti o improbabili miglioramenti della qualità dell’acqua.

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In tema di sesso l’ecologia è spesso un tabù, ma metterci un po’ di testa in più può aiutare anche l’ambiente. Secondo alcune stime nel Regno Unito verrebbero smaltiti in modo improprio circa 100 milioni di preservativi all’anno, senza dimenticare che spesso sono realizzati in lattice sintetico prodotto nei paesi in via di sviluppo con sfruttamento del lavoro. Sul mercato esistono marchi che sbandierano materie prime di qualità, in confezioni magari di carta riciclata. Da evitare sarebbero anche i profilattici troppo «intrugliati», che contengono coloranti o sostanze speciali. Il sesso ha mille sfumature diverse, con qualche pericolo in agguato. Uno studio compiuto da Greenpeace nei Paesi Bassi ha rilevato che quasi l’8% dei giocattoli erotici testati contengono ftalati in alte concentrazioni, sostanze inquinanti e pericolosi per la salute. Difficile dare consigli: anche l’amore al naturale ha i suoi rischi.

È il numero di ore mediamente necessarie per un sano riposo. Uno studio americano presentato a Sleep 2012, il più grande congresso mondiale di medicina del sonno, ha dimostrato che un buon sonno aiuta a prevenire il rischio di ictus. I risultati dell’indagine su oltre 5000 persone dai 45 anni in su ha infatti rivelato che chi dorme meno di 6 ore per notte rischia l’ictus (anche noto come infarto cerebrale) 4 volte più di chi invece di ore di sonno ne fa 7-9 o più per notte.

Acqua di rubinetto o filtrata? Gli italiani stanno riscoprendo l’acqua del rubinetto: a scegliere l’acqua a km zero, secondo una ricerca indipendente, sarebbe addirittura il 75,5% della popolazione. Ma sono sempre di più coloro che scelgono sistemi di trattamento domestico come addolcitori o filtri di vario genere. Il recente decreto 25/2012 del Ministero della salute ha imposto il rispetto di alcune regole, come l’obbligo di rilasciare la dichiarazione di conformità da parte dei tecnici abilitati all’installazione.

CONSIGLI PER I NON-ACQUISTI

Lo zucchero Cosa c’è di più dolce dello zucchero? Forse niente. Per questo lo abbiamo eletto come alimento principe per allietare le nostre vite. Non solo lo aggiungiamo al caffè, al latte, al tè, alle torte, ma lo abbiamo introdotto in gran parte dei cibi e bevande industriali sotto varie forme: sciroppo di glucosio, sciroppo di mais, maltosio e suoi derivati. La nostra civiltà ne è ormai dipendente, avendo triplicato il suo consumo negli ultimi 50 anni. Non vi è persona che durante il giorno non ingerisca più o meno consapevolmente questa polvere bianca cristallina, magica e potente, che crea assuefazione. Zucchero grezzo, fino e sopraffino, così buono, così indispensabile da non mancare in nessuna delle nostre case. Zucchero, dolce-amaro. Come la verità, che si nasconde dietro una zolletta

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Il sesso è ecologico?

di Silvia Ricci

immacolata, dentro una bustina di granella bianca, in un pacchetto di fine sostanza grezza. Una verità nascosta che lentamente emerge in superficie, grazie ad audaci scienziati e medici: questo alimento così comune e popolare in realtà altro non è che un’arma di distruzione di massa. Pericoloso quanto alcol e tabacco, tossico per l’uomo come un veleno, impattante sull’ambiente per la sua coltivazione, produzione e raffinazione, prodotto da grandi compagnie con sistemi molto poco sensibili ai diritti umani, il solo termine «zucchero», non dovrebbe farvi aumentare la salivazione e sognare leccornie da Luna Park, ma indurre in voi sudori freddi e attacchi di panico. Obesità, diabete, cancro, Alzheimer, malattie cardiovascolari, danni al fegato e agli occhi, per non parlare di carie dentarie, aggressività, nervosismo, ansia, immuno-soppressione, invecchiamento precoce, artrite e moltissimo altro ancora. Se non bastasse tutto questo, sappiate che le piantagioni di canna da zucchero inquinano suolo e acqua, sottraggono terreni all’agricoltura locale e creano forme più o meno eclatanti di schiavismo fra chi ci lavora. Perciò la prossima volta che vi viene da dire: «ho bisogno di zuccheri», pensate a tutto ciò e addentate una bella frutta o aprite un barattolo di malto di cereali: eviterete una morte «dolce».


dalla parte dei consumatori

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Incentiviamo il telelavoro!

Soldi sprecati

Abbiamo il maggior numero di autoveicoli privati per abitante, mentre le merci girano soprattutto su gomma. Usiamo poco la bici e non andiamo quasi mai a piedi nel percorso casa-lavoro o casa-scuola. I passi da fare sono molti, ma per decongestionare il traffico e ridurre le emissioni inquinanti nelle nostre città c’è anche un’altra strategia da incentivare: il telelavoro. Anche su questo fronte figuriamo tra gli ultimi in Europa. Abbiamo il 3,9% degli occupati che lavorano da postazione remota contro una media europea dell’8,4%. Svetta la Danimarca al 16%, seguono il Regno Unito al 9,6%, la Germania all’8,5% e la Francia al 7%.

30 miliardi di euro spesi per le armi e le Forze Armate. Il bilancio delle spese militari per il 2012 è un vero schiaffo alla crisi e al clima di terrore fiscale imposto agli italiani. Il Dossier 2012 della Campagna Sbilanciamoci lancia l’allarme: ai 30 miliardi complessivi di spesa per il 2012, seguiranno altri 10 miliardi nei prossimi anni per 90 cacciabombardieri F35 e ben 1,4 miliardi di euro per le missioni militari all’estero. Tutto questo, quando si tagliano le risorse per il welfare, la scuola, la sanità, gli enti locali. Il rigore viene applicato ai cittadini, ma non alla casta militare.

Il cancro del diesel

L’isolamento termico applicato all’industria in Europa farebbe risparmiare quasi 50 milioni di tonnellate di CO2. Oltre a ristrutturare e ammodernare le nostre abitazioni dovremmo dunque pensare anche alla coibentazione di edifici e capannoni, che richiedono molta energia per scaldare e raffrescare gli ambienti. I calcoli effettuati dall’azienda olandese di consulenza energetica Ecofys dimostrano che se tutte le industrie del continente fossero ben coibentate, l’Europa eviterebbe ogni anno di consumare una quantità di combustibili fossili pari a quella necessaria per riscaldare 10 milioni di abitazioni. Le emissioni di CO2 verrebbero così ridotte di 49 milioni di tonnellate, una cifra corrispondente all’utilizzo di 18 milioni di autovetture.

Ogni cautela è venuta meno. L’International agency for research on cancer (Iarc), l’ente sulla ricerca del cancro che fa capo all’ONU ha riclassificato i fumi dei motori diesel definendoli sicuramente «cancerogeni per gli esseri umani». La conclusione del team è stata unanime: gli scarichi dei motori diesel provocano il cancro ai polmoni e altre malattie negli esseri umani. La comunità internazionale ha dunque l’obbligo di ridurre l’esposizione a questa miscela di sostanze chimiche nocive. Un contributo rilevante e spesso dimenticato all’inquinamento proviene dai mezzi impiegati nei cantieri di lavoro, come ruspe e camion, che sono molto più inquinanti degli autoveicoli comuni, perché non dotati di filtri antiparticolato.

Mettiamo il cappotto alle fabbriche

La vecchia lavatrice

Terra Nuova sui social network: viaggiamo ad alta quota! Terra Nuova contamina anche il web con amici e simpatizzanti che seguono il nostro profilo e i nostri post sui social network. Abbiamo superato la quota di 10.000 + 5000 su Facebook (pagina + profilo) e siamo a oltre 1000 follower su Twitter. Rimanete connessi: www.facebook.com/terranuova www.twitter.com/TerraNuovaEd

Il Consorzio italiano per il recupero e riciclaggio degli elettrodomestici ha pubblicato nel Rapporto di sostenibilità 2011 i dati relativi alla raccolta e al trattamento dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici (detti RAEE). Montagne di frigoriferi, condizionatori, congelatori, lavatrici, lavastoviglie, forni, che una volta recuperati hanno permesso di ricavare 56.250 tonnellate di ferro, 6992 tonnellate di materie plastiche, 2065 tonnellate di alluminio e 1596 tonnellate di rame, per un totale di 74.272 tonnellate di materie prime riciclate, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente. Ma con una corretta informazione si può fare ancora di più: pochi infatti sanno che la normativa «uno contro uno» obbliga il ritiro gratuito da parte del rivenditore al momento dell’acquisto di una nuova apparecchiatura. In alternativa è possibile contattare l’isola ecologica del proprio Comune di residenza.

opinioni di un vegan

Amici vegan… non esageriamo! di Troglodita Tribe - troglovegan.wordpress.com

Se si desidera un mondo di pace e di libertà, è sempre più evidente a tutti che occorre abbandonare l’uso e il consumo di prodotti animali perché, come è ormai risaputo, contengono prigionia, sofferenza, morte, insostenibili sprechi di acqua e di terra, una produzione di gas serra molto più elevata rispetto ai prodotti vegetali. È una questione etica ed ecologica, ma anche, più semplicemente, di buon senso. Proprio per questo i vegan aumentano giorno dopo giorno a livello esponenziale e, con loro, aumenta anche l’offerta di prodotti e cibi 100% vegetali. Prodotti che però il più delle volte sono confezionati, già pronti per l’uso, sofisticati, molto speziati, caratterizzati da ingredienti costosi e spesso esotici. Prodotti con involucri plastificati e packaging lussuosi e accattivanti, ricette che simulano sempre di più i piatti di origine animale. C’è chi ha inventato il fritto misto di pesce vegan, il goulash ungherese vegan, le costolette vegan, il tacchino di tofu, i gamberetti vegan e un’infinità di altri alimenti da boutique del naturale. Cari amici vegan, a tutti piace concedersi ogni tanto qualche piatto di questo tipo, ma non esageriamo, non dimentichiamo che queste pietanze vengono spesso da lontano e non sono certo indispensabili per la nostra alimentazione. Riempiamo, piuttosto, il piatto con semplici e freschi cibi fatti in casa. Riappropriamoci della nostra cucina e non dimentichiamo che anche senza seitan, tofu, salumi vegan, formaggi vegan, salse e tubetti vari è possibile nutrirsi in modo completo e naturale. Non dimentichiamo che l’alimentazione vegan non ha alcun bisogno di sostitutivi o succedanei, e può essere seguita in modo semplice e frugale. Proprio come consiglia il crudismo e, ancora di più, il fruttarismo. Farsi un orto e cercare di vivere il più possibile di ciò che si coltiva e di ciò che si raccoglie (erbe e frutti spontanei), su questo pianeta, è ancora possibile. Anzi è l’unica opzione sana e realistica verso cui dovremmo tendere. Il passo vegan, che racchiude in sé una forte impronta di cambiamento verso una società etica ed ecologica, non può prescindere da una drastica diminuzione di ogni forma di consumismo, fornendo così un’alternativa reale e facilmente praticabile da tutti e da tutte. È giunto ormai il momento di sostituire la vecchia decrescita felice (per niente felice per le sue connessioni con lo sfruttamento animale) con un veganismo frugale per una libera convivenza pacifica tra i terrestri di tutte le specie. Terra Nuova · settembre 2012

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Certificazioni bio: ci possiamo fidare? Quali garanzie offre la certificazione biologica? Il sistema dei controlli funziona? I produttori possono permetterselo? Il punto della situazione a più di vent’anni dalla legge sul bio. Tra note positive e qualche proposta di miglioramento... di Enrico Accorsi e Francesco Beldì

O

gni tanto succede che anche il biologico sia tempestato da uno scandalo. Le cronache ci parlano di contraffazioni e qualche ombra si addensa sul settore, anche tra i suoi più tenaci sostenitori. Lo scorso dicembre l’operazione Gatto con gli stivali aveva gettato discredito sul biologico, mentre lo scorso giugno un’operazione con-

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dotta dalla Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 1700 tonnellate di soia falsamente bio. Le domande nascono spontanee: il sistema di controllo è davvero affidabile? La certificazione nel bio è davvero indispensabile? E poi, è vero che a causa dei costi ad essere penalizzate sono soprattutto le piccole aziende?

Procediamo con ordine. Sono ormai passati più di vent’anni da quando l’agricoltura biologica è stata riconosciuta ufficialmente da una legge: il Regolamento CE n. 2092/91. Da quel momento certificazione e controllo sono diventati obbligatori, ma, come dimostrano molte ricerche di mercato, sono pochi i consumatori a conoscerne il funzionamento.


Cosa ne pensate? Mandate impressioni, idee, commenti a lettere@aamterranuova.it

Vediamo dunque di fare un po’ di chiarezza sull’argomento, per permettere a tutti di capire meglio pregi e difetti del sistema di controllo. L’Unione europea ha stabilito che controllo e certificazione del bio possono essere condotti direttamente dall’autorità pubblica oppure da organismi privati autorizzati. La maggior parte dei paesi, tra cui Francia, Germania e Italia, ha scelto questa seconda opzione. Nel nostro paese operano infatti degli Organismi di Controllo (OdC) privati, che sono

autorizzati e controllati dal Ministero e dalle Regioni e Provincie Autonome. Attualmente sono 11 gli OdC che possono operare su tutto il territorio nazionale e 3 quelli autorizzati ad operare nella sola Provincia di Bolzano. Questo sistema misto pubblico/privato di controllo e certificazione non riguarda solo la produzione, ma tutta la filiera fino alla commercializzazione: anche i negozi che vendono prodotto bio sfuso sono infatti tenuti a farsi controllare.

La «rete» della certificazione BIO

Regione (o Provincia autonoma)

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−−−−−−−−−−−−−− >

ALIMENTI

−−−−− >

Nuclei Antifrodi Carabinieri Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (Carabinieri)

ORGANISMO DI CONTROLLO

−−−−−−−−−−−−−− >

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−−− −−− −−− −−− −−− −−− −−−>

−−−−− > −−− − − −−− −− − − −−− −−− − − −−− −−−>

OPERATORE

ACCREDIA (Ente naz. accreditamento organismi di controllo)

ICQRF

(Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari)

L’operatore che intende operare nel settore deve notificare la sua intenzione all’OdC prescelto e all’autorità di controllo, attivando in questo modo la complessa rete di verifiche documentali ed analitiche, sintetizzata nello schema riprodotto qui a fianco. La garanzia della certificazione è sottoposta alla fitta rete di verifiche incrociate riportate dal diagramma e identifica con chiarezza anche chi controlla i controllori. Un aspetto quest’ultimo che per il biologico è particolarmente stringente, visto che questo sistema, tra tutte le certificazioni esistenti, è l’unico a dover rispondere a norme di legge e non a norme volontarie, come nel caso dei consorzi di produzione.

Controlli di ogni tipo Ogni anno il Ministero fornisce i dati relativi all’attività di controllo svolta dagli OdC. Quelli più recenti disponibili riguardano il 2010 e riferiscono di quasi 60 mila operatori controllati e di oltre 5300 analisi residui, il 7,8% dei quali è risultato irregolare. Al di là della percezione mediatica, tuttavia, i numeri sono rassicuranti. «La percentuale di campioni irregolari relativamente alta non

I soggetti della certificazione biologica Produttori bio Produttore bio

Organismi di Controllo (OdC)

OdC

Regioni e Provincie autonome

Comunica inizio attività bio, assumendosi la responsabilità e l’obbligo di rispettare le norme e di documentare tutte le proprie operazioni «sensibili», per mezzo di appositi registri. Assicura libero accesso agli incaricati dei controlli. Comunica tutti gli anni il piano di produzione.

Comunica inizio attività bio, assumendosi la responsabilità e l’obbligo di rispettare le norme e di documentare tutte le proprie operazioni «sensibili», per mezzo di appositi registri.

Controlla il rispetto dei requisiti previsti dalle norme Ue e nazionali e lo inserisce nel sistema (se tutto è regolare). Controlla ogni anno, tramite ispezioni di tecnici appositamente formati, tutti gli operatori. Preleva campioni da sottoporre ad analisi. Attraverso un comitato indipendente valuta i risultati dei controlli e rilascia le certificazioni. Emana sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme.

Tutti gli anni comunica il piano dei controlli (frequenza e numero di ispezioni presso gli operatori garantendo almeno un’ispezione all'anno). Il piano valuta i possibili rischi di non conformità degli operatori e i punti critici per minimizzare i rischi di non rispetto delle norme.

Accredia

Controlla gli OdC per garantire il rispetto della Norma Europea 45011 o delle linee guida ISO 65.

Regioni e Provincie autonome

Controlla l'attività degli OdC situati nel proprio territorio, anche con sopralluoghi presso gli operatori per verificare che operino secondo quanto stabilito dalle leggi in materia. Autorizza l'attività degli OdC (prerogativa utilizzata solo dalla Provincia di Bolzano). Le altre autorizzazioni sono state rilasciate direttamente dal MiPAAF.

Corpi speciali Controlla gli operatori e i prodotti (ad esempio l'opeCarabinieri razione «Gatto con gli stivali») nell'ambito delle at(Nac, Nas) tività svolte per tutti i prodotti agro-alimentari. ICQRF

Controlla i prodotti in commercio, anche con ana- Controlla gli OdC con sopralluoghi presso gli opelisi di laboratorio. ratori. Emana sanzioni amministrative pecuniarie.

Terra Nuova · settembre 2012

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deve allarmare, perché i campionamenti vengono condotti prevalentemente nelle aziende classificate a rischio» spiega Alessandro Pulga di Icea, l’OdC che controlla il maggior numero di operatori in Italia (12.734 nel 2011). «Nel corso del 2011 Icea ha realizzato oltre 17.000 visite ispettive, il 9% delle quali non annunciate, con una media di 1,48 visite ad azienda prelevando 1750 campioni da avviare all’analisi. Di questi, l’8,8% è risultato positivo. Una quota rilevante di questi riguarda aziende apistiche che stanno iniziando la produzione biologica e che sono tenute ad analizzare la cera utilizzata per i telaini». I controlli però non finiscono qui. Le analisi, in effetti, rappresentano solo un tassello del sistema di controllo. Il produttore non deve assicurare solo l’assenza di residui, ma anche l’applicazione di un sistema di produzione che regola l’impiego delle tecniche colturali, dei mezzi tecnici per l’agricoltura, degli ingredienti e degli additivi per la trasformazione e di una serie di altre regole. Questi accertamenti vengono condotti con metodi che prevedono la verifica della documentazione dell’azienda, i sopralluoghi nei luoghi di produzione, la stima delle produzioni e i bilanci di massa sulla trasformazione, attività queste che richiedono personale qualificato. «Per questo motivo Icea ha un proprio settore formazione che aggiorna continuamente i propri ispettori sulle novità legislative e sugli aspetti sostanziali dei controlli» conferma Alessandro Pulga.

Produttori col fiato sul collo

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I dati presentati a un recente convegno di Federbio mostrano come, fra il 2006 e il 2009, sia progressivamente aumentato il numero medio di ispezioni per azienda (+10%), così come le analisi eseguite (+18%) e il numero di infrazioni accertate (+41%). L’attività di controllo e certificazione nel 2009 ha rilevato quasi 14.000 infrazioni e ha fatto applicare penalità come l’esclusione dell’operatore (558 casi) o la sospensione della certificazione (505 casi). Tuttavia bisogna precisare che irregolarità e infrazioni riguardano principalmente ritardi e omissioni nella presentazione


di atti amministrativi, ad esempio il ritardo nella spedizione del Piano annuale di produzione, e possono essere descritti come inadempienze burocratiche che non incidono sulla «biologicità» dei prodotti. L’impressione che se ne ricava è quella di un meccanismo che funziona e che cerca di migliorarsi sotto la spinta delle aziende controllate, che desiderano operare in condizioni di concorrenza leale con gli altri produttori bio, salvaguardando la credibilità del settore. Ma un impulso

a una maggiore efficienza proviene anche dal sistema di controllo e accreditamento degli OdC, cioè dell’attività di chi vigila sull’operato dei controllori. È stata proprio questa precauzione a determinare la revoca dell’autorizzazione a esercitare le attività di controllo in cui sono incappate recentemente un’azienda di Grosseto e una di Cagliari.

2001 i risultati dei controlli dei NAS, il Nucleo Antifalsificazioni dei Carabinieri, quando i produttori bio subirono un numero di controlli 85 volte superiore rispetto ai produttori convenzionali. Ciò nonostante i fuorilegge risultarono 20 volte inferiori rispetto ai prodotti convenzionali analizzati. Oggi il confronto dei dati relativi alla sorveglianza dei prodotti a denominazione Un sistema efficiente protetta condotta dall’Ispettorato Una prima conferma dell’efficienza Centrale (Icqrf) ci permette di condel sistema la misero in luce già nel frontare l’efficienza del controllo nel

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Terra Nuova · settembre 2012

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Gli Organismi di Controllo (Odc) accreditati Nome e Sede

Codice Identificativo

ABCERT srl – Terlano (Bz)

IT BIO 013

Bioagricert srl - Casalecchio di Reno (Bo)

IT BIO 007

Bios srl - Marostica (Vi)

IT BIO 005

Ccpb srl - Bologna

IT BIO 009

Codex srl - Scordia (Ct)

IT BIO 002

EcoGruppo Italia srl - Catania

IT BIO 008

Icea - Bologna

IT BIO 006

Imc srl - Senigallia (An)

IT BIO 003

QC srl - Monteriggioni (Si)

IT BIO 014

Sidel spa - Bologna

IT BIO 012

Suolo e Salute - Fano (Pu)

IT BIO 004

Autorizzati ad operare nella sola Provincia di Bolzano: IMO

IT - BIO - 002 - BZ

Q.C. & I

IT - BIO - 003 - BZ

BIKO Kontrollservice Tirol

IT BIO 001 - BZ

Fonte: www.sinab.it

Controllo sui marchi di qualità Categorie di prodotto

2007

2008

2009

2010

2011

Campioni analizzati

1540

1039

801

1133

1053

Campioni irregolari

6,8%

9,4%

6,9%

6,3%

10,90%

Vini DOCG, DOC, IGT

Prodotti DOP, IGP Campioni analizzati

889

806

731

765

655

Campioni irregolari

5,6%

3,8%

5,1%

6,7%

3,20%

Prodotti biologici Campioni analizzati

395

308

544

424

583

Campioni irregolari

5,60%

8,8%

4%

3,8%

4,50%

Fonte: relazione annuale attività ICQRF anni 2007-2008-2009-2010-2011.

Prodotti biologici controllati e analizzati dall’Icqrf nel corso del 2011 Tipologia

Num. prodotti controllati

Campioni analizzati

Percentuale irregolare

Cereali e derivati

584

100

2

Ortofrutta

931

138

0,79

Oli e grassi

513

79

5,1

Conserve vegetali

313

47

4,2

Vitivinicolo

258

58

8,6

Lattiero-caseario

278

42

4,8

Miele

170

46

4,3

Mezzi tecnici TOTALE

205

9,8

3220

4

Fonte: ICQRF

I pesticidi nel piatto - anno 2011 Tipologia

Campioni analizzati

Senza residui

Con residui 22,5%

Verdura

2916

77,5%

Frutta

2962

42,8%

57,2%

Prodotti derivati

1958

69,2%

30,8%

TOTALE

8078

62,9%

37,1%

Fonte: elaborazione di Legambiente su dati Arpa e Dipartimenti regionali per le attività sanitarie.

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settore bio rispetto a quello di altri settori. L’incidenza delle irregolarità risulta allineata a quella riscontrabile nel controllo dei prodotti a marchio DOC e IGP, che però devono rispondere a criteri più blandi, soprattutto per quanto riguarda la presenza di residui chimici. Bisogna infatti precisare che le infrazioni registrate non riguardano esclusivamente la presenza di residui di pesticidi, che devono essere assenti solo nel caso dei prodotti bio, ma anche la rispondenza alle norme che disciplinano il settore, ad esempio l’etichettatura e la tracciabilità dei prodotti. Se ne potrebbe dedurre che, nonostante una normativa più stringente, i prodotti con certificazione bio rispettano le norme almeno quanto quelli con altri marchi di garanzia. Un indice della preparazione e della «buona condotta» degli operatori, ma anche dell’efficienza del sistema di controllo. Restando all’interno del biologico, osservando i dati dell’attività dell’Icqrf nel corso del 2011, fra i prodotti controllati, quelli risultati irregolari più frequentemente sono quelli viti-vinicoli. In questo caso incide sicuramente l’assenza di una normativa sui vini biologici, il cui regolamento è stato emanato solo nel marzo 2012: nessuna bottiglia prima di questa data si poteva fregiare del titolo «biologico» e quelle che riportavano questa dicitura erano considerate irregolari. La percentuale relativamente alta di analisi risultate irregolari nel comparto oli e grassi è invece da addebitare alla liposolubilità di molti antiparassitari. Un ulteriore quadro sull’efficienza del sistema di controllo biologico può essere ricavato dal confronto con i dati presentati annualmente da Legambiente nel suo rapporto I pesticidi nel piatto. La relazione raccoglie tutte le analisi dei residui su prodotti alimentari condotte in Italia da Arpa e Dipartimenti regionali per le attività sanitarie. Il numero di campioni analizzati (8078) nell’intero settore alimentare italiano, compreso il biologico, è molto vicino al numero di analisi condotte an-


nualmente dagli Organismi di Controllo sul bio, che ha una produzione almeno 10 volte inferiore. Se si considera che il bio assorbe circa il 4% del consumo italiano di prodotti alimentari, si evince che le analisi condotte dai soli OdC risultano essere almeno 20 volte più numerose di quelle effettuate dalle autorità sanitarie regionali. A questi controlli inoltre dobbiamo aggiungere le analisi che produttori, grossisti di prodotti biologici e grande distribuzione conducono autonomamente a propria garanzia come attività di autocontrollo interno. I risultati del resto parlano chiaro: oltre la metà della frutta convenzionale contiene almeno un residuo, contro lo 0,6% del biologico.

Quanto costa la certificazione? La giungla tariffaria domina nel settore della certificazione biologica come nella telefonia. Per il settore agricolo gli OdC applicano tariffe che tengono conto del tipo di colti-

vazioni e delle loro dimensioni, fissando un importo minimo. A complicare le cose interviene la presenza di quote fisse e variabili di controllo e, per gli OdC che hanno sedi in diverse regioni, anche una certa regionalizzazione dei prezzi. Ma non finisce qui! Alcuni offrono dei pacchetti all inclusive che comprendono l’intera attività di controllo e certificazione, altri prevedono costi aggiuntivi per alcuni servizi e attività. Nella pratica le piccole aziende, indicativamente fino a 3-4 ettari coltivati a frutta e ortaggi, spendono per il controllo e la certificazione delle produzioni tra i 200 e i 600 euro l’anno. Questa variabilità è determinata dalle differenze fra gli enti di controllo, dal regime fiscale dell’attività o dalla richiesta di certificazioni aggiuntive, come quella per la trasformazione in azienda o il rilascio di alcuni marchi. Gli importi per la certificazione aumentano passando agli altri operatori della filiera (trasformatori, distributori, rivenditori). In questo

caso le tariffe applicate prevedono, solitamente, un importo base a cui si deve aggiungere una percentuale sul fatturato bio. La spesa per il controllo e la certificazione di una piccola azienda artigianale può variare complessivamente fra i 600 e i 1000 euro l’anno. Al tariffario bisognerà poi aggiungere i costi indiretti legati alla tenuta dei registri e alla gestione della documentazione. Gli importi indicati sono simili a quelli applicati per il controllo delle produzioni agroalimentari, come ad esempio i prodotti Dop e Igp, anche se il confronto appare difficile a causa dei diversi meccanismi del sistema di certificazione e dei sistemi tariffari applicati. Ottenere la certificazione bio, invece, costa molto meno rispetto all’accreditamento per sistemi di qualità fissati da standard internazionali, come l’ISO 9001, l’ISO 14001 o l’Emas. In questo caso si parte da tariffe minime che superano i 2.000 euro l’anno. l

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in primo piano

Tutti i dubbi sul bio Una risposta a tutte le principali obiezioni e critiche al sistema della certificazione. Ci si può fidare di un sistema in cui il produttore per farsi certificare paga il controllore? La principale obiezione al sistema delle certificazioni non tiene conto del fatto che in questo settore l’affidabilità è una componente fondamentale. Ogni Organismo di Controllo (OdC) ha molti clienti, e ognuno di essi si aspetta che le verifiche siano compiute su tutti gli attori della filiera con la medesima serietà. Gli stessi OdC vengono controllati e sono sottoposti a un complesso sistema di accreditamento. Eventuali scandali rilevati da altri nuocciono alla credibilità e alla posizione sul mercato. Per i produttori c’è troppa burocrazia? I controlli devono essere svolti su dati oggettivi e devono offrire la possibilità di verificare in modo inequivocabile che cosa accade nell’azienda quando il controllore non è presente. Per questo motivo è indispensabile descrivere le operazioni fatte, indicare gli acquisti o gli impieghi dei mezzi tecnici e così via. Chi partecipa a un sistema di qualità controllata deve offrire al controllore la possibilità di svolgere il suo compito. Bisogna ammettere però che questa eccessiva burocratizzazione mette in difficoltà i piccoli produttori, soprattutto se coltivano una grande varietà di colture come gli orticoltori, che praticano la vendita diretta e che faticano ad eseguire richieste di deroghe, piani di avvicendamento, piani di alimentazione e così via. Effettivamente c’è il rischio che diventi più importante avere le carte in ordine piuttosto che pensare di produrre correttamente. I produttori agricoli si trovano di fronte anche ad altre difficoltà! L’applicazione pedissequa e restrittiva delle norme sulle rotazioni sta causando grossi problemi ai piccoli produttori orticoli che fanno vendita diretta. Un decreto ministeriale ha fissato criteri, limitativi rispetto al resto dell’Unione Europea, che obbligano ad avvicendamenti colturali difficili da applicare nelle piccole aziende orticole a ordinamento misto. A dire il vero una circolare ministeriale auspica un’applicazione meno restrittiva della norma, ma molti OdC non la applicano, perché una circolare non ha lo stesso valore di legge di un decreto. Esiste poi un problema di fondo: la certificazione è un sistema pensato per le grandi aziende e per il mercato, ed è difficile adeguarlo alle piccole realtà. Sarebbe necessario fissare criteri specifici e stabilire deroghe per le piccole aziende. Il sistema di certificazione mi potrà mai garantire al 100% che il prodotto è biologico? Non esiste al mondo un sistema in grado di garantire al 100%. La legge proibisce il furto, esistono polizia e carabinieri, ma i ladri non mancano mai. E neppure i biofurbi! Anche per questo la GDO e i grandi distributori nazionali mettono in atto una serie di iniziative per garantire ulteriormente il consumatore e se stessi, attraverso sopralluoghi presso i produttori e analisi sui residui di pesticidi. I dati delle analisi condotte dall’Ispettorato comunque dimostrano che il rischio di trovare residui sui prodotti bio è molto basso. Più concreto è il rischio della cosiddetta produzione «a residuo zero». Qualche sconsiderato potrebbe pensare di produrre in modo convenzionale, ponendo attenzione che nel prodotto finale non si trovino residui di pesticidi. Naturalmente questa non è agricoltura biologica. Per questo chi esegue i controlli deve poter utilizzare strategie diverse da quella dell’analisi sul prodotto pronto al consumo, controllando la contabilità aziendale o l’impiego delle macchine per il diserbo meccanico, verificando la presenza in campo di alcune piante indicatrici o eseguendo analisi sulle foglie e non sui frutti.

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Quindi non vengono analizzati tutti i prodotti? È impossibile analizzare tutti i prodotti, perché le analisi residui sono prove distruttive, cioè bisogna distruggere il prodotto per verificare la presenza o l’assenza di contaminanti chimici. Esistono poi problemi di costi che andrebbero a incidere anche sul prezzo finale. Il metodo biologico non prevede solo l’assenza di pesticidi, ma impone anche altri obblighi al produttore. Così chi controlla deve verificare anche che non siano state utilizzate dosi eccessive di fertilizzanti e di rame, oppure che siano assolte le prescrizioni relative al benessere animale. Allora il sistema non va cambiato? I dati dicono che il sistema riesce ad offrire le garanzie richieste a una certificazione. Naturalmente può essere migliorato e, in particolare, adattato alla realtà delle piccole aziende con vendita diretta, ma sarebbe bene evitare di stravolgerlo. I costi, poi, sono piuttosto contenuti e possono essere sopportati anche dalle piccole aziende. Inoltre attualmente in molte Regioni una quota di questi costi è rimborsata da finanziamenti pubblici. La garanzia partecipata esclude gli enti di controllo e propone un nuovo patto di fiducia tra consumatori e produttori. Un sistema praticabile? Sicuramente è un percorso da affrontare. Ma la strada da fare è tanta prima che diventi percorribile senza rischi, soprattutto in Italia. Anche frequentando il mondo dei Gas si percepisce che la cultura della diffidenza è ben radicata. C’è sempre il dubbio di «essere fregati» dal proprio venditore, quando il rapporto dovrebbe essere di buone relazioni. Serviranno diversi lustri per mettere a punto un sistema funzionante. E in ogni caso è utopico pensare che sarà a costo zero! Quali rischi presenta questo nuovo approccio? Quello di buttare via il bimbo con l’acqua sporca, cioè squalificare il sistema attualmente operante, gettando fango sul mondo bio. Serve molta professionalità per capire se un agricoltore rispetta i disciplinari di produzione e, se non li rispetta, se questo avviene per una frode deliberata o per errore. Crediamo che l’approccio giusto sia quello di differenziare. La garanzia partecipata mi sembra adatta soprattutto all’agricoltura di prossimità e potrà rappresentare un primo passo verso forme di «produzione partecipata». Cosa pensano gli operatori di settore? La garanzia partecipata suscita interesse, soprattutto per la speranza di alleggerirsi dagli impegni burocratici della certificazione attuale. È gradita anche a qualche furbetto che vede così diminuire il rischio di essere scoperto, sanzionato o escluso dal sistema. Che cosa si sta muovendo nel settore della certificazione? Innanzi tutto si nota una maggiore trasparenza nei rapporti tra gli enti. L’operazione Gatto con gli stivali ha indotto gli OdC a migliorare lo scambio di informazioni tra una struttura e l’altra. Oggi i loro siti presentano l’elenco aggiornato degli operatori controllati e consentono agli operatori stessi di ricevere in tempo reale informazioni sulle certificazioni rilasciate per i singoli lotti di produzione. In secondo luogo si presta comunque attenzione ai nuovi sistemi di certificazione, tanto che alcuni OdC provano ad applicare per le piccole aziende forme di certificazione di gruppo, entro i limiti imposti dalla legge. Infine c’è da segnalare la ricerca di nuovi sistemi di verifica dei prodotti. L’Istituto di San Michele all’Adige sta cercando di mettere a punto analisi isotopiche in grado di dire se il prodotto è stato coltivato in modo biologico o convenzionale. Si tratta di analisi innovative che non si basano solo sull’assenza di residui, perché un prodotto «a residuo zero» non è necessariamente bio. Attenzione però a non trasformare i prodotti biologici in prodotti che devono rispondere solo a requisiti analitici. Le analisi sui residui rappresentano solo una parte del sistema di controllo.


le aziende informano

In un periodo particolare, dove tutto sembra difficile, dove la quotidianità diventa pesante, l’ottimismo ci può aiutare ad affrontare questo percorso nel modo migliore. Il nostro vivere quotidiano, in ambienti arredati con mobili naturali, ci ricorda la semplicità, evocando con la profumazione del legno momenti da noi vissuti a contatto con la natura, la quale ci aiuta ad essere ricettivi, sereni, sensibili e ad apprezzare le cose semplici, per trovare la nostra felicità.

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Terra Nuova · settembre 2012

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decrescita

L’economia della felicità Una risposta locale alla crisi globale: intervista a Helena Norberg Hodge. di Gloria Germani

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ome il medico spesso cura il singolo sintomo senza prestare attenzione al paziente nella sua totalità, così i governi attuali, di qualsiasi colore siano, tentano di salvare l’economia senza tener presente che essa è parte di qualcosa di più vasto e complesso. È il pensiero che sorge spontaneo dopo aver visto L’economia della felicità (vedi box), prodotto e diretto da Helena Norberg-Hodge. Questo bellissimo documentario fornisce un’acuta analisi della crisi economica, ambientale ed esistenziale, indicando soluzioni concrete e lungimiranti. L’economia della felicità ha vinto numerosi premi e gli è stato attribuito il terzo posto nella classifica internazionale dei «100 documentari che cambiano il mondo». Helena Norberg Hodge è un’attivista ambientale e analista economica di fama internazionale, già vincitrice del Premio Nobel Alternativo nel 1986. Dopo aver partecipato lo scorso aprile alla riunione plenaria delle Nazioni Unite dal titolo «Felicità e benessere: per definire un nuovo paradigma economico», Helena aprirà i lavori della terza Conferenza internazionale sulla decrescita che si terrà a Venezia dal 19 al 23 settembre (vedi box). Insie-

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me al teorico della decrescita Serge Latouche, al fondatore delle transition town Rob Hopkins e all’autore del libro Prosperità senza crescita Tim Jackson, Helena è considerata uno dei quattro leader della «grande transizione» ossia della decrescita come passaggio di civiltà. Helena, il tuo film L’economia della felicità parla non di una sola «scomoda verità,» come fece Al Gore nel 2007, ma addirittura di otto scomode verità sulla globalizzazio-

ne. In Italia tendiamo a confondere la globalizzazione con il capitalismo, ma la tua analisi è più acuta. Puoi spiegarcela? Talvolta globalizzazione e capitalismo sono sinonimi. Credo però che sia meglio parlare di globalizzazione dell’attività economica, perché così ci distanziamo dalla critica convenzionale al capitalismo espressa dalla sinistra. Le critiche di sinistra al capitalismo, infatti, spesso non riescono ad afferrare le basi ecologiche e psicologiche del problema. L’ottava scomoda verità descritta nel tuo film rivela che la globalizzazione è basata su una falsa spiegazione, ovvero la crescita. È lo stesso concetto che Latouche chiama «colonizzazione dell’immaginario»? La falsa spiegazione è iniziata ignorando la realtà dell’economia di sussistenza, come quella del Ladakh o del Bhutan. Popolazioni che hanno abitazioni confortevoli, cibo e vestiario e che accumulano ricchezza nella forma di gioielli, dipinti e altri manufatti religiosi, sono considerate più povere dei poveri: questo perché non sono ancora dipendenti dal mercato globale. Per quelle invece che lo sono già, la ricchezza diviene essenzialmente transazione commerciale. La


cosa più assurda è che molte attività distruttive sul piano sociale ed ecologico, come guerra, crimini, deforestazione, sono calcolate come produttive. Anche l’aumento dell’inquinamento, dei rifiuti, delle malattie o dei crimini fanno alzare il PIL.

ti sentire arretrati e inferiori. Le loro menti sono state colonizzate e spinte ad aspirare alla moderna cultura urbana consumistica. Quello che rischiano di perdere però – la famiglia allargata, la connessione con la terra, anche la semplice felicità – non appare mai nel foglio di bilancio...

La seconda parte del tuo film è tesa a dimostrare come la soluzione alla I poveri del Sud crisi causata dalla globalizzazione non può che essere il movimento delglobalizzato sono stati la «localizzazione», cioè il riportafatti sentire arretrati e re al centro i bisogni locali. Localizzazione e decrescita sono la stesinferiori. Le loro menti sa cosa? Puoi parlarci della grande del movimento della losono state colonizzate e diffusione calizzazione e della Conferenza sull’economia della felicità che si è tespinte ad aspirare alla nuta a Berkeley? moderna cultura Credo che localizzazione e decrescita in gran parte coincidano. Conosco urbana consumistica. Latouche da molto tempo e abbiamo le stesse idee su tantissimi problemi. Lui considera il movimento per il cibo locale e le transiton town Con il concetto di colonizzazione come esempi di decrescita. Io credo dell’immaginario penso che Latouche che rafforzare o ricostruire le ecosi riferisca alla maniera in cui i pove- nomie locali possa ispirare e mobiri del Sud globalizzato siano stati fat- litare ancora più persone.

Alla conferenza in California hanno partecipato oltre quindici nazioni. È stato molto incoraggiante vedere il moltiplicarsi di iniziative per il cibo locale e alleanze per il commercio e la finanza. Ristabilire l’interdipendenza tra produttore e consumatore è essenziale per costruire filiere più affidabili ed etiche. La tua analisi ci dimostra che la crisi economica, ecologica ed esistenziale sono aspetti diversi della stessa crisi. Ci puoi spiegare meglio questo concetto? Fino al 1975 il Ladakh era rimasto fuori dal sistema capitalistico globale; poi lo sviluppo è arrivato tutto insieme, creando mutamenti strutturali devastanti e destabilizzando il benessere interiore, la salute fisica e le interazioni sociali. Nell’economia locale tradizionale la cultura e l’ambiente non erano modellati dall’economia, ma al contrario era l’economia a essere modellata su valori spirituali, sociali ed ecologici. Sono stata testimone di come il sistema economico globale, iniettando l’idea di competizione e quella ar-

DECRESCITA FELICE

Conferenza internazionale sulla decrescita La 3ª Conferenza internazionale su decrescita, sostenibilità ecologia ed equità sociale si svolgerà dal 19 al 23 settembre a Venezia, nella splendida sede dell’Università IUAV. La conferenza, il cui titolo quest’anno è «La grande transizione: la decrescita come passaggio di civiltà», sarà un’occasione unica e imperdibile per partecipare a incontri, dibattiti e workshop presenziati da studiosi provenienti da tutto il mondo, che si confronteranno con analisi, prospettive e approcci molto diversi. Le giornate dell’evento sono strutturate attorno a tre temi fondamentali: beni comuni, lavoro e democrazia. A ciascun tema verrà dedicata una intera giornata. Tra i relatori internazionali che hanno accettato di partecipare al grande evento veneziano segnaliamo, oltre a Helena Norberg-Hodge e a Serge Latouche, Tim Jackson (professore dell’Università del Surrey e autore di Prosperità senza crescita), Rob Hopkins (cofondatore del movimento delle transition town), Gudrún Pétursdóttir (presidente dell’Assemblea costituente islandese), Marcelo Barros (teologo della liberazione brasiliano) e molti altri. Alcuni dei relatori italiani presenti sono: Ugo Bardi, Alberto Lucarelli, Maurizio Pallante, Marco Revelli. Gli obiettivi che la conferenza si pone sono molteplici. Quello principale è proporre un approccio multidisciplinare ai temi della decrescita, che non può essere affrontata solo dal punto di vista economico, ma merita una riflessione di tipo filosofico, antropologico e giuridico, avvalendosi inoltre di apporti dalle scienze ambientali, agronomiche, dall’urbanistica e anche dalla medicina.

Questo evento si propone di creare una circolarità tra ricerca scientifica, movimenti, comunità e attori politici attraverso momenti di incontro e di confronto del mondo accademico con il mondo delle buone pratiche. Per questo sono stati coinvolti vari ambiti dell’economia solidale, i movimenti per i beni comuni, il transition network, bilanci di giustizia e così via. La conferenza non si chiuderà con una dichiarazione finale, ma con proposte e idee per continuare concretamente i lavori. Saranno lanciati alcuni forum per nuove conferenze e meeting, per sensibilizzare i media ad affrontare il tema della decrescita, per lanciare campagne internazionali contro il mito della crescita, per la creazione di network universitari, per coinvolgere le istituzioni locali nella transizione e per la rilocalizzazione delle imprese. È possibile consultare il programma dettagliato con i relatori e le modalità di iscrizione sul sito www.venezia2012.it Terra Nuova · settembre 2012

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decrescita

segnaliIBro

tificiale di scarsità, abbia trasforma- Tragicamente, tra i molti milioni di to le relazioni della gente con se stes- gruppi che stanno cercando di proteggere l’ambiente o che provano a sa, con gli altri e con la natura. proteggere i poveri e gli svantaggiaQual è la differenza sostanziale tra la ti, c’è ancora poca attenzione alla specializzazione-frammentazione vera causa di tutto questo: il sistema della cultura moderna e l’inestricabile economico. interconnessione della cultura orientale? Il simbolo della vostra International society for ecology and culture (Isec) non allude proprio a questo? Il simbolo di Isec è l’antico nodo in- Il sistema economico finito del Buddismo tibetano, che rappresenta l’inestricabile intercon- globale, iniettando nessione di tutti i fenomeni e il pe- l’idea di competizione e renne fluire. Al contrario, la connessione tra una quella artificiale di visione del mondo specializzata e frammentata e la dipendenza da scarsità, ha trasformato grandi istituzioni è fondamentale per creare quella cecità che alimenta la le relazioni della gente nostra cultura globale suicida. Oggi, con se stessa, con gli nelle aziende e nei governi, i leader sono guidati da concetti astratti e da altri e con la natura. numeri, e sono spinti unicamente dal «dovere» della crescita. È assolutamente essenziale mostrare che queste assunzioni non sono né giustificate né sane. I governi usano Se vogliamo davvero rifiutare il sii soldi delle nostre tasse per sovven- stema globale, abbiamo bisogno di zionare banche e corporazioni. Con- una visione globale. A partire da centrano la ricchezza nella mani di un Gandhi in poi, molte delle voci più sistema invisibile, non tracciabile, significative hanno avuto delle espementre impoveriscono la maggio- rienze globali e interculturali. Vanranza della popolazione globale e de- dana Shiva ha ricevuto un’educazione occidentale, Serge Latouche ha predano il mondo naturale. passato molto tempo in Africa, e così via. Isec cerca di promuovere una visione «ribaltata» del sistema economico globale. Per sviluppare modi di vita sani abbiamo bisogno di riscoprire sistemi di conoscenza che rispettino l’infinita diversità, la complessità e la ricchezza del mondo vivente. Allo stesso modo bisogna raggiungere una conoscenza profonda e intima delle persone intorno a noi, il tutto sulla base dell’esperienza e della coesistenza pacifica. L’ECONOMIA DELLA FELICITÀ L’influenza delle grandi multinadi H. Norbert Hodge, S. Gorelick e J. Page zionali sul nostro pensiero è talmente Editore Satya.doc e CGHV cod. EV448 - Dvd 65’ - € 9,90 forte che sono loro a guidare le sta(per gli abbonati € 8,41) tistiche sul fabbisogno energetico del Guarda il trailer: pianeta. Per questo abbiamo urgenwww.terranuovaedizioni.it/article6259.htm te e assoluto bisogno di creare dei Ordini su www.terranuovalibri.it oppure: tel 055 3215729 – libri@aamterranuova.it think tank e gruppi di ricerca indio utilizzando l’apposito coupon a pag. 115 pendenti e autonomi. l

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ecologia del portafoglio

Non con i miei soldi! di Ugo Biggeri – presidente Banca Etica

La maggior parte delle persone, pur essendo fruitrici di servizi finanziari (conto corrente, mutuo, fondo pensione, carta di credito e così via) non conosce la finanza, o pensa che sia una materia troppo complicata, e finisce per disinteressarsi del modo in cui vengono utilizzati i propri risparmi. Anche questo atteggiamento collettivo ha contribuito a creare la crisi di cui tutti stiamo pagando le conseguenze. La finanza è come ogni altro prodotto: quando compro un panino controllo cosa c’è dentro, verifico che non ci siano ingredienti tossici per me e per l’ambiente in cui vivo e, se sono allergico alle arachidi, mi assicuro che non le contenga. La stessa cosa dovrebbe accadere quando compriamo un prodotto finanziario. Se in un momento in cui l’economia cresce a stento dell’1%, una banca mi propone un conto deposito che rende il 5% di interessi, è ragionevole pensare che quella banca non investa il denaro dei risparmiatori in economia reale. Alti rendimenti sui prodotti di raccolta di risparmio in fase di crisi sono un indizio del fatto che l’intermediario finanziario investe con tutta probabilità in attività speculative. Avendo bisogno di liquidità cerca risparmio ed è disposta a pagarlo molto. Contribuiamo quasi tutti a inquinare l’economia, senza saperlo, per mancanza di informazioni e di conoscenza. Se un pacifista convinto sottoscrive un fondo pensione che a sua insaputa investe anche in armi, è come se un celiaco consumasse tutti i giorni pane di frumento. Risulta fondamentale quindi porsi e porre alcune domande alla propria banca. Per esempio: in che percentuale la banca investe in finanziamenti all’economia reale e in che percentuale in attività speculative? In quali titoli investe fondi pensione e fondi comuni di investimento? Nelle azioni di aziende attente a non inquinare e rispettose dei diritti umani, o in aziende con una scarsa responsabilità sociale che contribuiscono a inquinare il mondo e l’economia? Stanno nascendo ovunque movimenti che invitano i cittadini a un consumo critico anche in campo finanziario: da Occupy Wall Street negli Usa agli indignados spagnoli, passando per Move Your Money in Gran Bretagna. In Italia chi vuole saperne di più può andare sul sito www.nonconimieisoldi.org o seguire la campagna su Twitter @ncims!


SPECIALE stufe

Stufa a legna o a pellet? di Gabriele Bindi

Le alternative ai combustibili fossili ci sono e hanno anche un’alta resa. Ma come destreggiarsi nella scelta dell’impianto da utilizzare che risponda meglio alle nostre esigenze?

M

entre i dinosauri dell’economia si lanciano alla conquista delle ultime gocce di petrolio, molti cittadini hanno intelligentemente capito che i combustibili fossili sono ormai obsoleti. E non solo perché inquinano o

sono sporchi e cattivi, ma soprattutto perché, ed è questo il dato che convince sempre di più, hanno dei prezzi che continuano ad aumentare. Così siamo tornati a valutare i sistemi di riscaldamento antichi quanto il mondo. Proprio la legna, così

polverosa e pesante da trasportare, che ha bisogno di taglio e stagionatura, ha riacquistato l’antica funzione di scaldare, non solo per il richiamo romantico della fiamma viva, ma anche per la sua facile reperibilità e i prezzi tutto sommato contenuti. Terra Nuova · settembre 2012

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SPECIALE stufe Se oggi possiamo continuare a bruciare materia legnosa, però, non lo facciamo allo stesso modo dei nostri antenati che abitavano nelle caverne. Con sette miliardi di individui sulla Terra, il consumo di biomasse deve essere effettuato in modo più razionale. Troppo spesso ci dimentichiamo che la combustione di legna e ramaglie può essere nociva. La cattiva combustione della legna in vecchi caminetti, nelle cucine economiche, come nella grigliata in giardino, può produrre idrocarburi, monossido di carbonio e polveri sottili. Per questa ragione la parola chiave oggi, anche in questo campo, è quella dell’efficienza.

La legna inquina? Gli sprechi energetici sono sempre in agguato in ogni settore, ma bisognerebbe avere il coraggio di guardare in faccia la realtà oltre alle solite raccomandazioni. Il problema principale è che il 48% dell’energia

utilizzata in Italia serve per generare calore: è da questo dato infatti che nasce l’obiettivo di raggiungere il 17% di calore da fonti rinnovabili entro il 2020. Con tutto il pessimismo del caso possiamo tranquillamente affermare che di freddo non moriremo, perché di legna da ardere ce n’è a sufficienza. Oltre un terzo (35%) del territorio italiano è ricoperto da boschi, che hanno una naturale capacità di rigenerazione. È anche vero però che le foreste andrebbero curate e gestite in modo corretto, con coltivazioni e tagli appropriati, in modo da garantire un serbatoio di energie rinnovabili per le future generazioni e prevenire dissesti idrogeologici. Nei paesi del Centro-Nord Europa, soprattutto in Austria e Paesi Scandinavi, da tempo sono stati adottati corretti sistemi di gestione dei boschi per lo sfruttamento energetico delle biomasse, che contribuiscono a rafforzare l’economia locale e a

Pellet o legna? Pellet

Legna

Potere calorifero

l Molto elevato

l Variabile e più limitato

Emissioni

l Più ridotte e controllate

l Più elevate e poco controllabili

Praticità e facilità d’uso

l Accensione e spegnimento automatici, l Richiede una mano più esperta controllo elettronico

Altri criteri ecologici

l Costi energetici per il trasporto

della materia prima (in 2 casi su 3 di provenienza estera)

l Disponibile localmente

Reperibilità

l Buona

l Migliore e autonoma

Altri costi

l Richiede un consumo elettrico

l Sistema manuale, con possibili

l = dato migliore

ventole elettriche

l = dato peggiore

Tipologie di stufa a confronto

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Stufe ad aria

Stufe a irraggiamento

Stufe ad acqua (caldaie)

Materiali

Ghisa, acciaio, refrattario, alluminio

Maiolica, ceramica, pietra ollare

Ghisa, acciaio, refrattario, alluminio

Calore prevalente

Convezione

Irraggiamento

Convezione

Comfort termico

Sufficiente

Ottimo

Buono

Velocità di riscaldamento

Ottima

Scarsa

Normale

Ingombro

Limitato

Elevato

Elevato

Costo

Contenuto

Elevato

Alto

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creare l’indipendenza energetica da altri Paesi. Le soluzioni univoche però, come al solito, non esistono e bisogna chiedersi se dal punto di vista energetico la legna sia sempre la materia prima migliore, soprattutto laddove non esistono boschi vicini. Lasciamo stare il problema del reperimento e trasporto di combustibili e teniamo a mente questo principio: anche bruciare legna inquina. Anche se ci hanno insegnato che le emissioni di CO2 sono neutrali, perché quando si brucia la legna avviene una compensazione con l’anidride carbonica immagazzinata durante il processo di crescita delle piante, rimane comunque il fatto che durante la combustione vengono liberate sostanze inquinanti. Come ambientalisti facciamo un po’ fatica ad accettarlo, ma ci siamo già addentrati in un’epoca in cui anche le pizzerie e i tradizionali forni a legna vengono obbligati a usare dei filtri anti-particolato. Nelle Marche, come in Lombardia, i caminetti e le stufe vengono addirittura vietati, laddove possano essere sostituiti da altri sistemi di riscaldamento. Il problema principale rimane infatti quello delle polveri sottili liberate da comignoli e camini. Forse potremmo ricordare agli amministratori che le polveri sottili non sono tutte uguali e che quelle di origine vegetale non sono così dannose, ma la coscienza non ci esime dal mostrare maggiore impegno anche su questo fronte. Abbiamo firmato con il comitato contro la centrale a biomasse nel quartiere? Bene, a questo punto chiediamoci però se i nostri comportamenti sono altrettanto virtuosi. Al di là di tutto il possibile romanticismo del caso, l’odore della legna tagliata e il crepitio dei rami nel camino di casa, rimane il fatto che la legna utilizzata per il riscaldamento ha un’umidità troppo elevata e presenta impurità che impediscono la corretta combustione, con problemi di efficienza e fumi residui pericolosi. Il tasso di umidità residua della legna da ardere non dovrebbe mai superare il 20%, richiedendo una stagionatura di almeno due anni in un


visita il sito www.mappabioedilizia.it luogo asciutto ed esposto all’aria. Sicuramente i nostri nonni ne erano giĂ al corrente e lo facevano, ma c’è un problema aggiuntivo che riguarda l’efficienza degli impianti. Le vecchie cucine economiche, il focolare aperto dove si raccontavano le storie e si cuocevano caldarroste, oggi diventano un tabĂš. La regione Lombardia ad esempio ha imposto soglie minime di rendimento energetico, che deve essere superiore al 63%, e che è praticamente impossibile da raggiungere col vecchio camino, dove la maggior parte del calore prodotto (fino al 70%) finisce nella canna fumaria e viene sparato nel cielo. Alla tecnologia spetta il compito di far sopravvivere queste sane usanze. Oggi esistono caldaie a legna, a biomasse, cippato, ad alto rendimento, che garantiscono l’automatizzazione e la regolazione della temperatura. Quasi tutte hanno sistemi di carico del combustibile, alimentazione variabile dell’aria e controllo dei fumi, a cui si aggiungono delle condutture per ridistribuire il calore in maniera piĂš uniforme. Da alcuni anni però il combustibile stesso è diventato piĂš efficiente, sia come percentuale di umiditĂ , sia come potere riscaldante. Parliamo del pellet, attorno al quale sta nascendo un vero e proprio mito.

Pellet: solo un terzo è locale

La febbre del pellet nel frattempo dilaga. Le previsioni dicono che nel 2012 il consumo di pellet in Italia possa raggiungere 1,9 milioni di tonnellate, con un trend di crescita che viaggia a un ritmo di 400 mila tonnellate all’anno. Peccato che nemmeno un terzo di quello consumato sia di produzione nazionale, a causa di un inspiegabile inceppamento della filiera. Nel 2007 producevamo circa 750 mila tonnellate di pellet, i dati del 2011 parlano invece di 550 mila. Ne risulta l’aumento dell’importazione estera, che ammonta a piÚ di 1 mi-

lione e 200 mila tonnellate, con una prevalenza di derivazione austriaca (32%) e dall’Europa dell’Est (26%). Se il combustibile prodotto su scala locale sembra insufficiente a coprire il fabbisogno nazionale, nella produzione di stufe a pellet siamo però diventati i primi al mondo, con un mercato interno assai florido e importanti sbocchi all’estero. Nel 2011 in Italia sono state vendute circa 188 mila stufe e 20 mila caldaie alimentate con questi minuscoli pezzetti di legno sminuzzato e pressato. La forza di suggestione di questa tecnologia, al di lĂ delle varie conside-

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Grazie alla pressatura, il potere calorifico del pellet, a paritĂ di volume, è circa doppio rispetto a quello del legno. Il valore energetico di un chilogrammo di pellet equivale all’incirca a mezzo litro di gasolio da riscaldamento o a mezzo metro cubo di metano. Con un potere calorifico vicino ai 5 kWh/kg questi piccoli cilindri di 6-8 millimetri, prodotti con gli scarti della lavorazione del legno, stanno conquistando la fiducia di sempre piĂš cittadini che vengono attratti dalla praticitĂ e dal costo contenuto. Grazie a delle apposite macchine, siamo oggi in grado di assemblare dei piccoli pezzi di trucioli e segatura senza l’utilizzo di colle e agglomeranti chimici, potendoli poi stoccare e trasportare in autocisterne. Terra Nuova ¡ settembre 2012

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SPECIALE stufe razioni estetiche o ecologiche, rimane il prezzo, che mostra di essere stabile: non è soggetto alle speculazioni di borsa o alle oscillazioni del petrolio e del gas, che hanno una disponibilità limitata e subiscono l’inevitabile contrazione dell’offerta a fronte di un crescente aumento della domanda mondiale. Il prezzo del pellet certificato rimane inferiore ai 230 euro per tonnellata, che per il consumatore si traduce in un vantaggio rilevante nel confronto con gli altri combustibili. Secondo il Deutsche Pelletsinstitut, il calore prodotto con il pellet è di 4,34 centesimi di euro per kW/h più conveniente di gpl, gasolio e metano, con un risparmio sui costi che va dal 20 al 40%. Indubbiamente però il costo finale dipende molto dall’efficienza degli impianti di riscaldamento, e la convenienza rimane vincolata anche all’installazione e all’iniziale investimento. Il pellet è un prodotto altamente stagionale e quindi potremmo approfittare del momento giusto per l’acquisto, quando l’offerta supera la domanda e i magazzini sono pieni. In estate si trovano prezzi migliori, mentre man mano che ci si inoltra nel periodo autunnale tendono ad aumentare.

bone. Le emissioni di monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici o addirittura diossine, sono infatti imputabili alla combustione incompleta della legna o alle temperature troppo basse. In una moderna caldaia o stufa a pellet, si raggiunge un’elevata qualità della combustione e, di conseguenza, un basso livello di incombusti carboniosi e di fuliggine, pericolosi per la salute. Si calcola che gli impianti di oggi riescano a ridurre le emissioni di quasi 50 volte rispetto alle vecchie stufe a legna, e di 2-5 volte rispetto a quelle più efficienti.

Irraggiamento e convezione

Una buona stufa non ha solo la funzione di scaldare, ma anche quella di fornire un buon calore. Secondo il primo principio della termodinamica, il calore si diffonde tramite conduzione, convezione o irraggiamento. Lasciamo stare la conduzione che incide poco nel riscaldamento domestico, e concentriamoci sulle altre due forme, con cui invece è bene prendere confidenza. Il riscaldamento a convezione si basa sulla circolazione dell’aria calda. La spinta del calore è più veloce, ma favorisce il trasporto di polvere e una percezione del calore meno gradevole. A livello più sottiIl riscaldamento più ecologico le si altera il bilanciamento degli ioni Tagliare la legna, ridurla in segatu- contenuti nell’aria, con conseguenra e poi riassemblarla, sembra un ze dirette sulla percezione di benesprocesso poco sensato. Eppure il pel- sere psicofisico. La trasmissione di let, che nasce, ribadiamo, con l’intento di utilizzare segature vergini degli scarti di lavorazione, mantie- Vista in sezione di una stufa a pellet. ne sempre la sua ragione d’essere, anche quando è ricavato da legname vergine tagliato appositamente per lo scopo. Oltre alle caratteristiche fisiche e al potere calorifero di cui abbiamo parlato, il pellet risulta infatti particolarmente funzionale proprio per le sue caratteristiche standardizzate. Al contrario della legna può essere impiegato con gran facilità come combustibile, anche da mani poco esperte, in apparecchi ad alimentazione automatica. Per intenderci il rischio di emissioni pericolose derivate da cattiva gestione del focolare è molto meno rilevante rispetto alla legna o al car-

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calore tramite irraggiamento, a differenza della convezione, è diretta, poiché viene meno ogni elemento intermedio: il calore viene ceduto in primo luogo agli oggetti e in secondo luogo all’aria circostante. Si tratta della forma di riscaldamento più salutare, tipica delle grosse stufe in maiolica o pietra ollare, ma che in discreta parte è ottenibile anche da stufe e camini più convenzionali in misura del 30% o superiore. Tutte le stufe, malgrado le profonde differenze e gradazioni, utilizzano entrambe le forme di calore, ma si possono comunque fare alcune distinzioni di massima. Le stufe più pesanti e realizzate con materiali più pregiati, come maiolica o pietra ollare, generalmente hanno una prevalenza di irraggiamento, mentre le stufe più piccole o leggere fanno ricorso principalmente alla circolazione dell’aria per riscaldare gli ambienti, attraverso apposite bocchette a parete. D’altra parte oggi è vero che per migliorare l’efficienza, anche nei sistemi più complessi e pesanti, il riscaldamento per convezione viene spesso incrementato attraverso le ventole e per mezzo di canalizzazioni, con l’aria calda che viene soffiata anche negli altri ambienti. Indubbiamente il riscaldamento per irraggiamento richiede tempi più lunghi per riscaldare ambienti freddi, ma dopo qualche ora dall’accensione della stufa se ne avvertono i benefici, perché esercita lo stesso tipo di raggi della radiazione solare. Per il corpo umano l’irraggiamento si traduce in una sensazione di benessere a pelle, che ha piena risonanza anche negli strati più profondi. La circolazione sanguigna viene infatti stimolata dall’aumento di temperatura dell’epidermide e il calore, grazie a questo meccanismo «di trasporto», penetra in maniera ottimale dalla pelle all’interno dell’organismo. Grazie a condizioni dell’aria più omogenee, nel rapporto tra flussi d’aria e tassi d’umidità, trarranno giovamento immediato anche le persone che soffrono di reumatismi o quelle che hanno problemi alle vie respiratorie. L’aria infatti, in assenza di moti convettivi, si mantiene più


visita il sito www.mappabioedilizia.it pulita, con umidità uniforme e costante. Se la stufa che sfrutta più l’irraggiamento viene collocata in mezzo alla stanza, l’ambiente si riscalda in maniera più omogenea e si evita di surriscaldare e seccare l’aria, guadagnando una piacevole sensazione di calore anche a temperature più basse, con un conseguente risparmio energetico.

Scegliere il tipo di stufa Prima di poter confrontare modelli e tipologie di stufe è indispensabile comprendere le nostre esigenze abitative, cominciando dal calcolo dello spazio e delle stanze che dobbiamo riscaldare. Il dimensionamento dell’impianto è un passaggio molto delicato, che generalmente richiede la presenza di un tecnico. La potenza termica necessaria infatti varia a seconda di diversi fattori, che possono essere determinati attraverso dei calcoli. Oltre alla cubatura degli ambienti da scaldare, bisogna considerare il grado di dispersione o efficienza della

casa, come la presenza di materiali isolanti, i serramenti, la copertura o l’esposizione. Il volume della cubatura deve quindi essere moltiplicato per un coefficiente che dipende da una stima delle variabili di tipo energetico-ambientale dell’abitazione. Una volta che si è ricavato il fabbisogno energetico potremo orientarci consultando i dati tecnici della stufa, guardando la potenza nominale misurata in kW termici. Nei criteri di scelta, una prima distinzione va fatta tra un sistema di stufa tradizionale e un sistema tipo caldaia che scalda anche l’acqua e può quindi sfruttare la diffusione attraverso i tradizionali termosifoni. Le stufe più convenzionali sono però quelle ad «aria», posizionate generalmente in soggiorno o in cucina. Queste, oltre a regalare ai nostri ambienti la poesia della fiamma viva e il tepore emanato per irraggiamento, possono permettere di diffondere calore in più ambienti, tramite un opportuno sistema di canalizzazione dell’aria calda. Esistono

BIOPRÒ dal 1992 propone oggetti per la casa progettati e costruiti pensando al rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Legname di provenienza da coltivazioni europee, stoffe, vernici e imbottiture esclusivamente di origine vegetale, questi i materiali impiegati al fine di proporre uno stile di vita ecologicamente sostenibile e in sintonia con la natura.

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stufe di diversa potenza, dai 6 fino ai 15 kW, che possono adattarsi a piccoli appartamenti bilocali, come a superfici più estese per abitazioni di medie dimensioni. Quelle più moderne cercano di sfruttare al massimo la convezione termica, attraverso l’uso di tubi in cui viene sospinta l’aria calda. Hanno il vantaggio di impiegare poco tempo per riscaldare gli ambienti e si prestano benissimo anche a seconde case, riscaldate solo all’occorrenza. Come contropartita possono asciugare troppo l’aria, consumano energia elettrica e accompagnano le nostre serate con l’inevitabile rumore della ventola. L’efficienza di questi impianti va dall’80 a oltre il 90% per i prodotti migliori, mentre l’emissione di monossido deve essere inferiore allo 0,04% al massimo regime e 0,06% al minimo regime di funzionamento. Le caldaie, o stufe ad «acqua», si basano invece su un altro principio; consentono la produzione di acqua calda per i radiatori e l’uso sanitario, richiedendo generalmente spazi più

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SPECIALE stufe ingombranti per l’accumulo e l’installazione di termosifoni. Queste caldaie si integrano perfettamente con i sistemi di riscaldamento tradizionali oppure possono operare in sinergia con altri sistemi di riscaldamento alternativo come il solare termico. Rispetto alla versione aria, il range di potenza nominale delle stufe ad acqua varia generalmente da 12 a 25 kW, e la potenza ceduta all’acqua, normalmente, varia tra il 70 e l’80% della nominale. Per intenderci, una stufa da 15 kW globali fornisce 11 kW all’acqua e 4 all’ambiente in cui è installata. Insieme alle caldaie a pellet si vedono sul mercato sempre più spesso caldaie «onnivore», in grado di bruciare anche svariati materiali derivati da biomasse: residui di segatura e residui legnosi in scaglie, cippati, gusci legnosi, noccioli, oli combustibili, o paglie di cereali. Un’ulteriore soluzione di arredamento sono le stufe in maiolica, o altri materiali come la terracotta, che hanno un’elevata capacità di accumulo e sono quindi in grado di assorbire il calore per poi diffonderlo nell’ambiente a temperatura costante. Poi ci sono i classici caminetti, o i termocamini, che possono venire alimentati sia con pellet che con ciocchi di legna, privilegiati per l’effetto scenico e ambientale della fiamma viva, ma che possono essere dotati di circuiti sia per la circolazione

di aria calda che per scaldare l’acqua. Tutte le stufe a pellet in commercio oggi condividono alcuni requisiti di base. Sono in grado di caricare automaticamente il combustibile e di avere comode automazioni come l’accensione e lo spegnimento programmabile o la regolazione elettronica della temperatura. I modelli più sofisticati sono forniti anche di un microprocessore, e possono essere addirittura comandati in remoto con una semplice chiamata di telefono o un’applicazione sullo smartphone. L’innovazione tecnologica negli ultimi tempi è andata avanti, concentrandosi oltre che sul controllo elettronico, su ulteriori migliorie che riguardano l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni. Sono già in commercio caldaie a condensazione alimentate a pellet, che al pari di quelle a metano utilizzano anche il calore latente contenuto nei gas di scarico. In questo modo si ottiene il miglioramento della resa dell’impianto e l’abbassamento della temperatura di scarico con un beneficio per l’ambiente. Alcune stufe e caminetti sfruttano poi la post-combustione dei fumi: i fumi iniziali sono infatti molto ricchi di monossido di carbonio (CO), un gas incolore, inodore, molto pericoloso per la salute che viene fatto riconfluire all’interno della camera di combustione. Il monossido infatti,

Pellet certificato Non esiste un unico marchio di certificazione internazionale per il pellet di qualità, anche se dal 2010 c’è un riferimento normativo europeo (EN 14961). Tra i principali marchi ricordiamo Enplus 1 che certifica l’intera filiera e Pellet Gold 2 , il primo sistema di attestazione della qualità del pellet per il mercato italiano, ideato nel 2006 da AielIEL (Associazione italiana energie agroforestali), che prevede il controllo su formaldeide e radioattività. Da diversi anni in Germania esiste invece il DIN Plus 3 e il meno rigoroso DIN 51731, entrambi del gruppo TÜV. Il marchio di qualità austriaco Ö-NORM M7135 4 prescrive invece l’utilizzo obbligatorio di legno vergine: con una minima percentuale di ceneri, di minerali e nessun tipo di additivo.

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se messo a contatto con aria riscaldata, può ancora bruciare e diventare anidride carbonica, producendo ulteriore calore. In questo modo si riducono i gas tossici immessi nell’ambiente e si aumenta il rendimento termico di circa il 10%. Anche i costi sono molto variabili a seconda della tipologia di stufa, della potenza e della tecnologia impiegata. Secondo una stima realizzata da Qualenergia, il portale promosso da Legambiente e KyotoClub che analizza gli scenari energetici, il costo delle stufe ad aria si aggira tra i 1600 e i 3000 euro, mentre le stufe ad acqua variano da 2500 a 4000 euro. Oltre al costo della stufa si deve aggiungere poi anche l’installazione dell’impianto e degli eventuali lavori da eseguire, come l’installazione di una canna fumaria o la predisposizione dei termosifoni.

Siete sicuri? Le scelte sono ovviamente sempre soggettive e rispondono a criteri estetici, oltre che a convincimenti personali. Non bisogna però dimenticare l’oggettività e gli opportuni calcoli energetici da calibrare su ogni singola abitazione. Non è detto che la stufa a legna o a pellet sia sempre il sistema migliore. Bisogna pensare a tutti gli aspetti, anche al fatto magari di dover trasportare i sacchi dalla cantina al terzo piano senza ascensore. Nel bene o nel male, al di là di tutta l’evoluzione tecnologica, il riscaldamento a biomasse richiede sempre un minimo di impegno e manutenzione in più, come togliere la cenere, pulire la polvere, se non addirittura tagliare e sistemare la legna in cantina. Nel caso si voglia installare un impianto di riscaldamento a pellet o passare dal metano al pellet, prima dell’acquisto si consiglia di valutare la collocazione della canna fumaria. Anche il posizionamento della stufa, che sia a legna o alimentata da qualsiasi altro combustibile, va valutato attentamente, cercando di ottimizzare la distribuzione del calore, che avviene parzialmente per irraggiamento e che eventualmente potrà poi essere canalizzata con bocchette di aria nelle varie stanze. l


le aziende informano

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Benzina verde… arriva dalle foglie d’orzo! Green Magma è un estratto biologico di erba d’orzo, un cibo verde che è stato parte della dieta umana sin dai tempi biblici... e per molte buone ragioni! L’erba d’orzo contiene uno sbalorditivo numero di 70 vitamine, minerali, aminoacidi, ed enzimi—tutti a un altissimo livello di assorbibilità. Il tipo d’orzo utilizzato per il Green Magma si chiama akashinriki, una varietà originaria con foglie larghe, spesse e tenere, ideale per i succhi verdi. Viene coltivata seguendo i principi dell’agricoltura biologica in particolari regioni collinari della California, i cui terreni risultano tra i più fertili e ricchi di minerali al mondo. La delicata estrazione del succo e il metodo spraydry, utilizzato per catturare le sostanze nutrienti delle piante verdi, è stato originariamente messo a punto e brevettato dal dottor Yoshihide Hagiwara, ed è poi stato perfezionato durante decine d’anni d’intense ricerche. Si tratta di un procedimento molto complesso, che richiede l’uso di costosi macchinari per l’estrazione di qualità farmaceutica, per l’essiccazione a spruzzo d’aria, e per il processo di granulazione. Dopo decine d’anni di osservazioni, il dottor Yoshihide Hagiwara scoprì che il succo di erba d’orzo offre un valido aiuto contro diverse tipologie di malattia e problemi di salute, compresi i disturbi che non rispondono ai trattamenti convenzionali. L’erba d’orzo ha un campo d’indicazione così esteso che rafforza e fortifica le capacità di guarigione proprie del sistema immunitario. Inoltre, attiva e armonizza tutti i meccanismi regolatori dell’organismo. È per questo che l’assunzione del Green Mag-

ma dovrebbe essere vista soprattutto dal punto di vista della prevenzione delle malattie. Un bicchiere di Green Magma ogni mattina è un modo rapido ed efficace per garantire al nostro corpo le quantità ottimali dei nutrienti contenuti nei cibi verdi, tra i quali potassio, calcio, magnesio, ferro, fosforo, zinco, beta-carotene, vitamina C, E, vitamine B (inclusa la B12) e 19 aminoacidi. Inoltre, con il suo pH 7, Green Magma attiva una depurazione delicata ed è il miglior cibo per ristabilire il bilanciamento acido-alcalino, avendo una percentuale elevata di alcalinità costituita dalla clorofilla. La clorofilla esercita un’attività antinfiammatoria e germicida, impedendo l’accumulo di tossine distruttive, quali i metalli pesanti, e di sostanze inquinanti che ingeriamo ogni giorno. Dopo aver assunto regolarmente il Green Magma ogni giorno per almeno una settimana, molte persone hanno riscontrato un notevole incremento di energia, un migliore aspetto dei capelli, della pelle e delle unghie, e una maggiore regolarità delle funzioni intestinali - tutti sintomi di una corretta nutrizione. Il succo di erba d’orzo può migliorare l’umore, aumentare la concentrazione, calmare l’iperattività dei bambini e mantenere la memoria in buona forma. Green Magma è usato negli Stati Uniti come steroide naturale e può migliorare la vita sessuale. Green Magma è disponibile sia in tavolette che in polvere, da sciogliere in acqua fresca, ed è indicato per tutti: adulti, bambini, anziani, donne in gravidanza, sportivi. In farmacie, erboristerie e negozi bio.

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i dibattiti di Terra Nuova

La trazione animale è una scelta etica? a cura di Nicholas Bawtree

NO

Fabio e Lella vivono nelle Marche dedicandosi all’eco-editoria autoprodotta. Da tempo coltivano il loro cibo vegetale senza l’uso di concimi e prodotti animali.

Roberto Libralato, agricoltore e appassionato divulgatore della trazione animale, vive e lavora in Toscana addestrando animali al lavoro e nella formazione degli addetti nel settore.

D

opo l’acceso confronto sul li- timità dell’uso del cavallo da parte bro elettronico «L’ebook dell’uomo, in agricoltura e non solo. sarà il libro del futuro?» • • • pubblicato sul numero di giugno a pag 42, il dibattito di questo mese Gentile Roberto, tocca un tema più delicato: la legit- ciò che più sconforta, sulla questio-

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ne della trazione animale, è l’utilizzo del termine collaborazione. In realtà un cavallo legato, stretto con un morso, comprato, venduto, rinchiuso in un box, utilizzato per soddisfare le esigenze o il divertimento di un


Le regole del dibattito umano e infine ucciso non appena perde le sue forze e non serve più, non sta collaborando, ma è sempre e soltanto uno schiavo, né più né meno che un attrezzo da lavoro. Esiste infatti una differenza basilare tra schiavitù e libera collaborazione. Chi collabora lo fa volontariamente, lo fa perché sceglie di lavorare a un progetto condiviso, un progetto che risponde anche ai suoi interessi. Se la collaborazione è forzata, se costringo qualcuno a ristrutturare la mia casa, se per farlo devo vincere il suo istinto a farsi una vita propria e una casa propria, dovrò cambiare termine e parlare di schiavitù. Anche se nutro il mio schiavo, anche se non lo frusto o non lo torturo, anche se si rassegna a lavorare senza lamentarsi. Usare un essere umano come uno strumento di lavoro e ridurlo in schiavitù viene considerata da tutti un’azione abominevole, incivile, violenta e inaccettabile. Nei confronti di cavalli, asini, mucche invece, può essere vista come un’usanza nobile e sostenibile. Chiediamoci il perché. Si tratta di una domanda che a molti suona quasi ridicola perché il pregiudizio specista è così radicato nel nostro immaginario che viene spontaneo rispondere che quelli, tanto, sono solo animali. Ma se per un attimo provassimo a superare questo pregiudizio. Se magari facendo uno sforzo considerassimo questi animali come una popolazione di persone non umane che vive in branco, che si prende cura dei piccoli, che prova sensazioni ed emozioni come il piacere, il dolore, il terrore, che non ha alcuna necessità di essere costretto da morsi, redini, lacci, selle che costringono il libero movimento, ecco che allora riusciremmo a inquadrare la questione da una diversa angolazione. Sarebbe lecito prelevare individui di queste popolazioni, ridurli in schiavitù e costringerli a soddisfare i nostri interessi? Resta quindi quel «perché?» che ha sempre la stessa arrogante risposta: perché gli umani continuano a considerarsi il centro del mondo, la specie eletta che può sottomettere e dominare tutte le altre.

Massimo 2500 battute spazi inclusi per ciascun intervento; • 4 interventi (2 a testa) di «botta e risposta» più 2 conclusioni scritte «in contemporanea», per evitare che una delle due parti abbia l’ultima parola. Proponete i temi per i prossimi dibattiti scrivendo all’indirizzo postale della redazione o inviando un’email a lettere@aamterranuova.it. •

Sta, però, nascendo e diffondendosi una nuova consapevolezza che spinge sempre più persone a scendere da quel piedistallo, da quella supposta superiorità. Questa consapevolezza si chiama antispecismo. • • •

✎ Gentili Fabio e Lella,

la consapevolezza dell’essere uomo inserito in un processo evolutivo unitario del mondo e delle sue leggi di natura, non può prescindere da un appropriato comportamento morale anche verso il regno animale. Una sana relazione dell’uomo con l’animale da lavoro, ben lungi dall’essere specista, coercitiva e schiavista, ha senso solo se avviene su un piano di fiducioso rispetto reciproco. Scopo dell’addestramento al lavoro non è lo sfruttamento, ma l’esercizio dei talenti, per l’emancipazione dagli istinti verso esperienze liberanti e utili all’evoluzione di entrambe le specie. L’animale, offrendo la sua energia muscolare e motoria, partecipa, accanto all’uomo, a una serie di esperienze utili che non farebbe mai allo stato brado. L’uomo, rispettando l’etologia e il linguaggio del branco, addestra, guida e coordina il lavoro e gli strumenti per il benessere dell’animale. È un sodalizio che ha origini antiche, frutto di un destino comune per la realizzazione di importanti e significative imprese: battaglie decisive sono avvenute a dor-

so di cavallo; prima del motore a scoppio, molta economia si è realizzata grazie alla trazione animale per la produzione e il trasporto delle merci; tuttora questa permette la sopravvivenza alimentare di molti villaggi del Sud del mondo. Da una stima approssimativa delle Nazioni Unite (2003), gli animali che a diverso titolo vengono impiegati nel lavoro sono circa 300 milioni e comprendono buoi, vacche, bufale, yack, cavalli, asini, muli, cammelli, lama, elefanti, cani da slitta e altri. Oggigiorno l’Europa conta circa 10.000 cavalli da lavoro nei paesi del Nord-Ovest, ma 100 volte tanto nei paesi dell’Est. La loro forza motrice viene utilizzata nel trasporto di prodotti e persone, nella coltivazione della terra per la sicurezza alimentare, nel pompaggio di acqua e macinazione di granaglie, nel lavoro forestale, nella sorveglianza e manutenzione di aree protette e, come ho visto a Levier (Francia), per la produzione dell’energia elettrica di un intero villaggio. Il 50% della popolazione mondiale utilizza la trazione animale in diverse operazioni di sostentamento, trasporto e produzione, altrimenti affidate a sforzi e fatiche umane. È del 1990 la stima che circa il 50% degli alimenti sono prodotti grazie alla trazione animale, con un risparmio di energia fossile pari a 6 miliardi, quando il barile di petrolio costava 10 dollari. • • •

✎ Gentile Roberto,

l’uso dell’espressione «animale da lavoro», che impieghi per definire i cavalli che gli umani trasformano in schiavi, dimostra l’atteggiamento specista della tua posizione. Nessuna persona, umana o non umana, può essere considerata «da lavoro». Solo

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i dibattiti di Terra Nuova

gli schiavi vengono definiti in tal modo perché li si considera atti esclusivamente a lavorare per i loro padroni. Ma quando aggiungi che usare i cavalli sia utile all’evoluzione di entrambe le specie, lo dimostri in modo ancor più chiaro. Legare un cavallo, condizionarlo a trasportare pesi, tenerlo chiuso in un box, non è per nulla liberante o utile per il cavallo, ma lo è solo per l’essere umano che lo sfrutta e lo usa in relazione ai suoi bisogni. Nel corso dei millenni nessun cavallo ha mai offerto la sua energia muscolare (come tu sostieni); è sempre stato necessario catturarli, legarli, costringerli, rinchiuderli. È sempre stato indispensabile domare e violentare il loro naturale atteggiamento: andarsene il più lontano possibile, con il proprio branco. Lo specismo vede l’umano come colui che decide ciò che è bene, che rintraccia nei suoi interessi (autosufficienza, velocità, divertimento, sport...) un motivo sufficiente per defraudare la libertà e l’autonomia di tutti gli altri animali - che al massimo devono evolversi per avvicinarsi all’umano. Lo specismo non è solo sinonimo di aperta violenza fisica nei confronti di un’altra specie, ma si gioca anche e soprattutto in quella dichiarata supremazia umana (tanto evidente nelle tue parole) che diventa dominio delle altre specie. I sodalizi, come tu definisci lo sfruttamento dei cavalli, presuppongono una libera decisione. Quando ci sono recinti e corde, quando occorre domare, non è più accettabile parlare di sodalizio, soprattutto se c’è qualcuno che finisce al mattatoio quando non ha più sufficiente energia. Sappiamo bene che lo sfruttamento animale risale a tempi antichi; li abbiamo costretti a subire le nostre guerre, i nostri trasporti, i nostri bisogni. Ma questa non è una buona ragione per sostenerlo. Anche lo stupro, la pena di morte, le deportazioni risalgono alla notte dei tempi... Gli esempi che porti sul «retto» uso della trazione animale restano decisamente specisti, sono utili soltanto agli esseri umani e mai ai cavalli. E anche il fatto che la trazione animale inquini meno, non basta per dimenti-

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care l’etica. L’abbandono della cultura del dominio e dello sfruttamento di chi è diverso restano, infatti, la base per ogni società ecologica. • • •

✎ Gentili Fabio e Lella,

i pericoli e le tentazioni dello specismo antropocentrico sono evidenti: coercizione, violenza, sfruttamento, schiavitù. Educare e addomesticare l’animale, in noi e nelle specie animali di affezione, richiede impegno e responsabilità morale, per permettere l’espressione di talenti e dimensioni superiori. Ci sono animali, come quelli domestici d’affezione e di collaborazione al lavoro, che hanno quasi scelto di evolvere accanto all’uomo; altrimenti lo avrebbero evitato, sfuggito o attaccato, come altre specie selvatiche in cattività. Monty Roberts, famoso per la sua «doma dolce», racconta come dei cavalli allo stato brado, dopo alcuni giorni di fuga dall’inseguimento a distanza da parte di un gruppo di indiani Cherookee, alla fine li seguissero spontaneamente fino all’accampamento una volta presa la via del ritorno. Per esperienza posso assicurare che da un bovino o equino col bastone non si ottiene nulla di affidabile che porti a una sana relazione; vi garantisco che un animale bardato non si muove al nostro comando se non decide liberamente di farlo. Quando i miei cavalli dal paddock mi sentono rientrare in auto, mi salutano con un nitrito e al pascolo, al richiamo della mia voce, vengono verso di me. Gli attuali metodi di addestramento cercano di usare il linguaggio del branco e l’indole animale al lavoro; i finimenti e le attrezzature, inoltre, si fanno sempre più attente al benessere animale. Di fronte alla diffusa pratica agricola meccanizzata verso grandi estensioni con la minor manodopera possibile, basata sul consumo di energia fossile per niente rinnovabile ed ecocompatibile, l’uso del cavallo (vapore naturale) è una valida alternativa, specie nelle aziende biologiche medio-piccole a ciclo chiuso. L’animale dà la possibilità di utilizzare come «carburante» materie prime rinno-

vabili (erba, fieno, cereali) prodotte in azienda utilizzando l’11-18% della superficie totale (Pinney 2003). La loro trasformazione non produce gas nocivo ma prezioso letame a beneficio della fertilità. Un cavallo ha il 30% di efficienza energetica al lavoro di trazione (Person&Lawrence 1997), contro il 12% del trattore (Boxberger e al. 1997). Se un trattore abbisogna di 5 ettari per produrre il biocarburante necessario a lavorare 1 ora al giorno tutto l’anno, a un cavallo bastano 1,5 ettari per lavorare 5 ore (Dangeard 2005). Infine Jansen (2000) ha dimostrato che l’agricoltura con i cavalli da tiro si basa al 60% su risorse energetiche durabili e locali, contro il 9% se fatta col trattore. • • •

✎ Gentile Roberto,

La tua distinzione tra l’animale che deve evolversi dal suo stato selvatico (e quindi per te inferiore) e l’umano che lo «aiuta» educandolo e addomesticandolo per poi, in realtà, usarlo per le sue necessità, è puro specismo. Secondo questo ragionamento, sarebbe lecito deportare i nativi mai contattati dalla nostra civiltà per educarli e addestrarli al lavoro che noi consideriamo più evoluto; sarebbe lecito quindi usarli per le nostre esigenze. L’unico motivo per cui potresti reputare ignobile una tale possibilità resta evidente: quei nativi sono esseri umani, quindi considerati superiori agli altri animali e non possiamo costringerli a produrre merci e lavoro. Con i cavalli invece possiamo farlo perché sono di una specie diversa dalla nostra, e dunque inferiori. Il fatto che alcuni animali si siano avvicinati spontaneamente è un’aggravante perché, oltre alla prigionia e al dominio, si aggiunge il tradimento. Immagina se fosse accaduto il contrario. Umani che si avvicinano a un branco di cavalli per ammirarne bellezza e agilità, per azzardare dei contatti. Umani che, però, vengono catturati, legati con corde intorno al collo, costretti a lavorare per gli interessi di quel branco; umani che non potranno sviluppare in libertà e autonomia la loro esistenza perché il


tempo e l’energia saranno dedicati a lavorare per quel branco. Lo specismo non è usare o non usare il bastone. Lo specismo è dominio di una specie su un’altra. Posso anche usare metodi «dolci», ma se li compro e li vendo, se li trasformo in utensili, in cavalli-vapore che consumano poco, se li valuto in relazione a percentuali di convenienza economica, io resto il padrone e loro gli schiavi. A volte, è vero, chi è soggiogato obbedisce spontaneamente, ma questo determina soltanto la sua rassegnazione, la sua inevitabile resa a un condizionamento più o meno violento. Avviene così anche per gli umani deportati e imprigionati. Se ci fosse bisogno di altre dimostrazioni, resta il punto essenziale: quei cavalli, insieme a tutti gli animali usati dagli umani, quando non ce la fanno più, vengono ammazzati perché ritenuti merci o utensili ormai logorati. Non è così che si fa con gli amici, con i collaboratori, con i compagni di questa avventura che è la vita sulla terra. Non è così che si fa con chi è diverso da noi. Rispettare le differenze non può essere sinonimo di dominio, non può più essere una giustificazione per usare qualcun altro, paragonandolo a un trattore, e farlo lavorare al posto nostro. • • •

✎ Da ultimo, cordiali amici Fabio

e Lella, va considerato il vantaggio socio-economico derivante dall’uso dell’energia sostenibile animale e delle moderne tecnologie. L’attuale crisi, frutto di una malsana economia, ha radici anche in una immorale agricoltura industriale di rapina, con trattori sempre più grossi e sofisticati su estensioni sempre maggiori. La logica dell’impresa agricola sostenuta dai contributi Ue ha drasticamente ridotto le piccole e medie aziende e reso l’economia famigliare obsoleta, perché tanto costa meno comprare che produrre per l’autosostentamento. Al contrario l’uso della trazione animale salvaguardia l’economia famigliare delle medie-piccole aziende. Lo dimostra negli Usa la prosperità delle aziende agricole Amish che lavo-

rano esclusivamente con muli e cavalli anche per motivi etici, per creare forza lavoro tra i giovani e come mezzo di coesione e collaborazione fra membri di una comunità. Uno studio Usa comparativo di redditività cavallo-trattore dimostra più vantaggiosa la trazione del cavallo per aziende fino a 30 ha (Kendell 200305). Il numero di aziende bio che utilizzano di nuovo il cavallo è in lento ma costante aumento. Se in Italia il loro computo è in fase di rilevamento, nel mondo una lista incompleta elenca oltre 200.000 aziende Usa (Kendell 2003) e 89 tedesche (IGZ 2007) che, specie in bioagricoltura, utilizzano l’azione animale. E di azione animale, più che trazione animale, è corretto parlare, poiché l’azione amplia gli orizzonti e stimola a considerare metodi innovativi. Dio solo sa quanto bisogno c’è di innovazione per ridare agli animali da lavoro tutta la dignità che natura e uomini gli hanno attribuito per millenni. Chiudo, cordiali Lella e Fabio, rendendovi partecipi della bella esperienza vissuta con la fattrice Fema, dal carattere forte e dominante, che dallo stato brado, con pazienza ed esercizio è stata educata in modo affidabile ad aiutarmi nei quotidiani lavori agricoli. La volonterosa collaborazione e la sintonia raggiunta tra noi due ci permetteva di lavorare con grande intesa anche senza l’uso del comando a voce. La reciproca fiducia permetteva che Fema fosse libera di muoversi in tutta l’azienda, di entrare e uscire dalla sua stalla ma di presentarsi al richiamo della mia voce. Qual è il possibile senso di tale collaborazione e sintonia? Non certo una visione dualistica di separazione fra specie, ma, anzi, una concezione unitaria del Mondo e della Creazione, la ricerca di una comune origine spirituale in cui l’uomo, grazie al lavoro col cavallo da tiro, può diventare consapevole e governare le forze istintive animali che muovono il suo animo, mentre il cavallo, con la sua collaborazione, può partecipare alle più elevate dimensioni di Libertà e Amore proprie dell’Io umano autocosciente (Lettera ai Romani 8:19-23). l Terra Nuova · settembre 2012

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equo e solidale

Diario di un caffè La testimonianza diretta dei soci di Tatawelo, un’associazione che importa il caffè delle Giunte di Buon Governo Zapatiste dal Chiapas. di Giuditta Pellegrini foto di Lorenzo Bonosi e Francesca Minerva

I

l progetto Tatawelo1 è nato nel 2003 con l’obiettivo di sostenere la lotta delle comunità indigene zapatiste del Chiapas, per l’affermazione del diritto a vivere dignitosamente sulle proprie terre nel rispetto dell’ambiente e della propria cultura. L’importazione in Italia del caffè coltivato e lavorato nei villaggi gestiti dalle Giunte di Buon Governo Zapatiste2, permette a quest’ultime di costruire forme alternative di economia. L’Associazione Tatawelo segue tutta la filiera e la commercializzazione in Italia del caffè. Il Tatawelo Café Excelente, con la sua miscela prodotta in parte dalla Cooperativa Ssit Liquil Lum3 degli indigeni zapatisti di etnia Chol e Tzeltal, e in parte da El Bosque, un piccolo villaggio situato a sud-est di Città del Guatemala, ben simboleggia lo spirito di trasversalità di questo progetto. Grazie a una rete costituita da gruppi d’acquisto, botteghe del commercio equo e singoli acquirenti, il progetto è sostenuto tramite il pre-

finanziamento. Pagando il caffè in anticipo, si permette all’Associazione Tatawelo di versare ai produttori una somma che gli consente di acquistare gli strumenti necessari alla raccolta e alla lavorazione del caffè e di affrancarsi da condizioni lavorative prive di ogni dignità. Di seguito riportiamo alcuni stralci del diario che racconta l’esperienza di Francesca, Valentina e Lorenzo, soci dell’Associazione Tatawelo inviati in Chiapas per il progetto. — ••• — San Cristobal de Las Casas, Chiapas, maggio 2012 di Lorenzo Bonosi e Valentina Chirici

Partiamo di buon’ora da San Cristobal per incontrare il direttivo della cooperativa Ssit Lequil Lum. Sono momenti concitati ed emozionanti, la giornata è splendida e il caldo comincia già a farsi sentire. Iniziamo così il nostro viaggio in direzione nord, alla volta di Roberto Barrios, un caracol4 dedicato al capo del dipartimento dell’agricoltura alla fine degli anni ’50. La destinazione di per sé non è Dall’alto in basso: molto lontana, ma le strade in Chia- sede della Giunta del Buon Governo del pas sono un susseguirsi di curve e Caracol di Morelia; - le richieste del movimento zapatista su un tornanti, sali e scendi attraverso paesaggi mozzafiato che cambiano a murales; - un angolo del caracol zapatista. seconda dell’altitudine, quindi fa-

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cendo una previsione ottimistica ci vorranno quasi sei ore. Il nostro «piloto», come lo chiamano qua, guida rapido ma con la sicurezza di chi è abituato a queste strade. Rallentiamo solo in presenza dei centinaia di topes5 in cemento disseminati lungo il cammino, per evitare di rompere gli assi e gli ammortizzatori della macchina. Sono una delle cose che rimangono impresse nella mente e nel «fondoschiena» di ogni viaggiatore in Messico. […] Dopo quasi tre ore e mezzo ci concediamo una sosta in un piccolo pueblo6 per mangiare qualcosa e per sgranchirci le gambe. Il caldo è soffocante – ci saranno almeno 40 gradi – e nonostante gli indumenti appiccicati siamo contenti. […] Dopo aver superato delle cave di pietra, giungiamo lungo una strada che costeggia un fiume e lì, al lato di un cartello su cui campeggia la scritta «Esta Usted en Territorio Zapatista – Aqui manda el pueblo y el gobierno obedece»7, scendiamo e aspettiamo l’ok per poter entrare. Il viaggio è stato lungo, ma ne è valsa la pena. […] Il caracol è coloratissimo di murales fatti da vari collettivi da tutto il mondo, casette di legno e cemento sparse qua e là, una piccola tiendita8 su cui campeggia la faccia di Che Guevara e al centro un campo da basket dove giocano alcuni bambini. Tutto intorno è pura selva tropicale, con alberi altissimi e un sottobosco da dove arrivano migliaia di rumori. Si ha la netta sensazione di essere fuori dal mondo, ma comunque di far parte di una visione più grande della realtà in cui viviamo quotidianamente. Questo però non è un sogno. È passata solo un’ora dal nostro arrivo. Qualcuno apre la porta davanti a noi e ci fa cenno di entrare: è giunto il momento di essere ricevuti dalla Junta de Buen Gobierno9. L’emozione è tanta e con passo sereno entriamo dentro l’ufficio. Davanti a noi troviamo una scrivania di legno, alcune sedie e cinque persone con il passamontagna, simbolo degli zapatisti. Ci sediamo e dopo i saluti di rito comincia la riunione. Fa ancora più caldo che fuori, e vederli così incappucciati ci fa sudare ancora di più.

La descrizione del progetto, gli intenti della nostra visita e la volontà di parlare con i soci della cooperativa: questi sono principalmente i nostri obiettivi, che vengono esposti minuziosamente. Sappiamo che in ogni caso l’ultima parola spetta alla Junta de Buen Gobierno, e dopo appena mezz’ora ci congediamo con la speranza di ricevere in seguito una risposta positiva. Ci dirigiamo verso il cuarto10 che ci è stato assegnato per la notte, una ca-

I soci della cooperativa lavorano alla pulizia del terreno in cui saranno costruiti un ufficio e un magazzino per l’immagazzinamento e la lavorazione del caffè (progetto finanziato dall’associazione Tatawelo).

setta di cemento e lamiera nel bel mezzo della giungla. Posiamo gli zaini e aspettiamo a montare le amache. L’ambiente è spartano, per non dire vuoto: una sedia e un tavolino dove poter cucinare e poco altro, ma questo non ci turba, anzi ci fa vivere a

Fuori dalla crisi Le coscienze si mettono in rete per una nuova economia Un’economia nuova esiste già, orizzontale, aperta, connessa direttamente alle coscienze che vogliono un mondo migliore. È l’economia della green economy, dei creativi culturali, del risveglio delle coscienze. La crisi nasce dalle manovre predatorie di grandi poteri di manipolazione finanziaria. La via d’uscita è nell’economia consapevole che già esiste e che propone e costruisce modelli di sviluppo diversi, orizzontali, solidali, profondamente umani, e destinati a costruire un futuro veramente migliore. Per questa nuova economia della coscienza la crisi è una grande occasione di crescita. Da cogliere con coraggio. In occasione di Sana, 24° salone internazionale del biologico e del naturale, che si terrà a Bologna 8-11 settembre, Probios in collaborazione con Coscienze in rete, organizza il convegno «Fuori dalla crisi». L’appuntamento è per domenica 9 settembre alle ore 15.00 presso la sala Notturno. Interverranno al convegno: • Lorenzo Diana, fra i massimi esponenti italiani dei movimenti anti-racket ed anticorruzione. • Alfondo Pecoraro Scanio, presidente Fondazione Univerde, già ministro dell’agricoltura, ministro dell’ambiente e presidente dei Verdi. • Lisa Bortolotti, presidente di Arcipelago Scec per l’Emilia Romagna. • Fausto Carotenuto, presidente Coscienzeinrete, politologo, autore di testi politici e spirituali. • Fernando Favilli, presidente Probios srl. Al termine della conferenza sarà offerto un buffet biologico presso lo stand Probios (pad. 33, stand D31-E32). Per informazioni: Probios, tel 055 8985932, e.favilli@probios.it - www.probios.it Terra Nuova · settembre 2012

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pieno questo nostro viaggio. Abbiamo riso, fagioli in scatola, patate e frutta… cosa si può volere di più? Nel Caracol nessuno può entrare o uscire a suo piacimento, tutto deve essere monitorato e deciso dal comitè di vigilanza, e si capisce il motivo. Però il fiume vicino è una tentazione troppo forte, soprattutto con il caldo che fa, quindi chiediamo il permesso per rinfrescarci dopo il viaggio. Dopo un rapido controllo della zona, ci danno l’autorizzazione per poterci bagnare. L’acqua è fresca, accanto a noi ci sono dei bambini che si tuffano allegramente da una pietra, tutto intorno è selva, è proprio una goduria infinita! Al nostro ritorno abbiamo una sorpresa: incontriamo dentro al Caracol i soci della cooperativa Ssit lequil lum con i quali, dopo saluti e presentazioni, finiamo a mangiare tamales y tortillas11 dentro a una cabaña12. Tutto è avvolto da un’allegria contagiosa, ci raccontano del Dia de la madre13 appena trascorso, che qui è una festa molto sentita, del matrimonio della figlia quindicenne di Belisario (contento del fatto che adesso tocca al marito mantenerla) e naturalmente del caffè, che è la loro vita. Raccontiamo loro la nostra esperienza con i soci della cooperativa Nueva Esperanza del Bosque, anche loro con una grande passione per il caffè, le cui miscele formano il pacchetto giallo Tatawelo. Passa poco ed è già ora, l’incaricata del comitè de vigilancia14 viene a chiamarci per dirci che tra pochi mi-

nuti saremo ricevuti dalla Junta, Spolpatura dei frutti del caffè per la riunione che ci accorderà o maniera volontaria la gestione della meno il visto bueno15 di poter visicosa pubblica. 16 tare la Cooperativa e la bodega . […] Finiamo con il buio; la riunione è an- 3. Dal Tzeltal «I frutti della Madre Terra». «chiocciola», sono i luodata bene, ci salutiamo e torniamo 4. Letteralmente ghi in cui hanno sede le Giunte di nel nostro cuarto. La sveglia per l’inbuon governo zapatista. domani è prevista alle tre e mezzo. 5. Dossi. […] Dalla selva arrivano le grida di- 6. Villaggio, paesino. sumane del Saraguato, una scimmia 7. «Siete arrivati in territorio zapatista. Qui comanda il popolo e il governo urlatrice che vive in questa zona. Si ubbidisce». monta l’amaca tra milioni di picco8. Piccolo negozio. li insetti e andiamo a dormire. «Hasta mañana, seguiremos con- 9. Giunta di buon governo. tando, caminaremos preguntan- 10. Stanza. 11. Stufato di carne avvolto in foglie di do!».17 l banana e piadine di mais. Per tutte le informazioni e per leggere il diario completo: www.tatawelo.it 1. In idioma Tzeltal significa «antenato». 2. Unità autorganizzate che non ricono-

scono l’autorità statale e sono composte da rappresentanti della comunità che assumono a rotazione e in

12. Capanna. 13. Il giorno della madre. 14. Comitato di vigilanza. 15. Il «nulla osta». 16. Laboratorio. 17. «A domani, continueremo a racconta-

re, cammineremo facendo domande!».

Parole contadine

di Pietro Pinti

Il nostro padrone

F

ra di noi lo chiamavamo Groppa Secca, ma il suo vero nome era sor Giuseppe Bigoli. Era alto e magro con una faccia da spaventapasseri. Viaggiava sempre con le toppe nei pantaloni e portava un soprabito tutto mangiato dalla tignola, per far vedere che era povero. Invece era il più ricco di Mercatale. Negli anni Trenta aveva quindici milioni di lire al Monte de’ Paschi di Siena - l’hanno scoperto quando era morto. La banca dei suoi soldi non ne volevano più perché, dicevano, «se no diventa padrone lui». Quindici milioni di lire erano tanti soldi, come

10 milioni di euro oggi. Pensate che all’epoca un operaio guadagnava 5 o 6 lire al giorno. Con tutti quei soldi Groppa Secca poteva aver messo a posto le case di tutti i suoi contadini e gli sarebbe rimasta sempre una bella somma. Invece preferiva farci vivere come bestie, così pensavamo solo a sbarcare il lunario. E come lui erano anche gli altri piccoli padroni, li chiamavamo «i padronelli». Stavano attenti a tenere i contadini in uno stato di sottomissione, forse perché vivevamo in stretto contatto e socialmente non c’era tanta distanza fra loro e noi. I grandi signori, invece, come i padroni delle grandi fattorie di Petrolo e di Rendola, avevano invece poco da fare con i loro contadini, perché venivano solo saltuariamente in campagna e lasciavano tutto nelle mani del loro fattore.

Tratto dalle testimonianze orali di Pietro Pinti (1927-2011), registrate da Jenny Bawtree e poi raccolte nel volume Il libro di Pietro, edito da Terra Nuova Edizioni. Al seguente link, Pietro presenta il libro alla Biblioteca Marucelliana di Firenze, raccontando la condizione della mezzadria con le sue luci e le sue ombre: www.terranuovaedizioni.it/Agricoltura-bio/La-civilta-contadina-raccontata-da-Pietro

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esperienze

Linux: e il tuo PC dura il doppio Il software libero permette di allungare la vita dei personal computer, riducendo l’impatto ambientale e il divario digitale: ce lo raccontano tre realtà italiane. di Giuditta Pellegrini

T

ra le vetrine dei negozi che costeggiano l’elegante complesso abitativo romano di via del Forte Tiburtino, il Trashop spicca come spazio a sé, in cui convivono carcasse di computer, tastiere e suppellettili di varie generazioni. È qui che la cooperativa Binario Etico recupera circa 1000 computer dismessi all’anno, installandovi il software libero Linux, e riportandoli così a nuova vita. Una volta «resuscitati», associazioni, scuole e singoli utenti sottraggono i pc alla precoce fine in discarica. Questo processo viene chiamato trashware, da trash (spazzatura) e hardware (la parte fisica di un pc). bero ancora funzionare, di cui solo biente e il loro riciclo richiede un il 10% viene smaltito in maniera op- procedimento molto complesso. portuna2. Quelli elettronici sono Il riutilizzo si presenta quindi come In un mercato dinamico come quel- infatti classificati come «rifiuti spe- una soluzione efficace, e il software lo dell’informatica, il concetto di ob- ciali» poiché sono composti da ma- libero su sistema operativo GNU/Lisolescenza1, dato dalla continua evo- terie molto pericolose per l’am- nux in questi casi diventa impreluzione di software che necessitano di sistemi operativi più efficienti, sollecita l’acquisto di macchine sempre nuove, se non si vuole essere tagliaSecondo uno studio delle Nazioni Unite1, realizzare un pc con monitor, con un ti fuori dal mondo del lavoro. peso complessivo di 24 kg, significa consumare dieci volte quel peso in sostanze Per avere un’idea della nostra pro- chimiche e combustibili fossili. La realizzazione di un computer tradizionale riduzione annuale di e-waste (cioè dei chiede l’utilizzo di 1,5 t di acqua, 22 kg di sostanze chimiche e 250 kg di comrifiuti composti da apparecchiature bustibili fossili. elettriche ed elettroniche, dette an- Ogni anno vengono venduti nel mondo 130 milioni di computer. Il numero di apche RAEE) basta qualche dato. A li- parecchiature elettriche ed elettroniche, comprensive di computer, cellulari, tevello globale si parla di circa 50 mi- levisori, frigoriferi, stampanti e periferiche che finisce nelle discariche ammonta lioni di tonnellate di rifiuti delle qua- a circa 3 miliardi di unità. Come se non bastasse, una scarsa comunicazione o ricezione delle informazioni relative a questi rifiuti speciali, fa sì che essi siano li il nostro paese da solo ne produ- spesso abbandonati accanto ai cassonetti, non raggiungendo mai le isole ecoce 850.000. La cosa più grave è che logiche preposte al loro corretto smaltimento. il 50% della cifra totale è costituito 1. Ruediger Kuehr, Eric Williams, Computers and the environment understanding and managing da computer dismessi che potreb- their impacts, Ruediger Kuehr & Eric Williams editori, Dordrecht (2003)

Quanti computer nella spazzatura?

L’impatto ambientale del PC

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esperienze

scindibile. Nicolas Denis, socio di Binario Etico, ci spiega che «a parità di hardware il software libero ha migliori prestazioni, richiede meno memoria e si accontenta di un processore più lento rispetto ai sistemi operativi proprietari, permettendo al computer di funzionare meglio e più a lungo negli anni. Pensate che il ciclo di vita di un computer è di appena 3 anni nelle aziende e di 5 nel privato, mentre con Linux un computer può durare almeno 10 anni, diminuendo significativamente l’impatto ambientale della singola macchina».

Passare a Linux? Un gioco da ragazzi Sin dalla sua nascita, il software libero è portatore di valori etici molto forti. Tutelato dalla licenza GNU/GPL (General Public License), si basa sulla possibilità di accesso al codice sorgente, che permette a chiunque in tutto il mondo di partecipare all’ottimizzazione dei programmi e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti in modo che tutta la comunità ne tragga beneficio. Per rendere l’idea, è come se fosse contenuto in una scatola completamente trasparente, piuttosto che in una scatola chiusa e sigillata. Anche l’upgrade dei sistemi operativi (peraltro totalmente gratuito) può essere fatto senza dover ricorrere all’acquisto di un nuovo computer. Tutto questo ovviamente permette l’accesso agli strumenti informatici anche alle fasce di popolazione caratterizzate da un reddito basso, come studenti, disoccupati, migranti.

Devo essere un «esperto»? Una delle domande più frequenti che spesso ci si pone è se la cosiddetta «migrazione», cioè il passaggio a Linux, non comporti una fase di apprendimento troppo difficile e che imponga di ricominciare da zero la nostra alfabetizzazione informatica. Una risposta concreta a questo dilemma ce la fornisce Marco Masucci, vicepresidente e consulente informatico dell’associazione fiorentina Libera Informatica, che da anni si occupa dell’installazione di software liberi nelle aule informatiche

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delle scuole, da quelle per l’infanzia alle superiori. «L’esperienza ha rivelato che i più giovani non hanno nessuna difficoltà a passare a Linux» ci dice Marco «proprio per la verginità delle loro menti, non ancora assuefatte da anni di utilizzo di software proprietari. Negli adulti invece l’abitudine a determinati sistemi operativi si traduce spesso in una reticenza basata più che altro sull’abitudine. Ma basta un po’ di buona volontà, e il gioco è fatto!». «Come associazione» continua Marco «abbiamo due obiettivi: la promozione del software libero e l’aspetto ecologico dell’informatica. Per questo cerchiamo di convincere i referenti scolastici a migrare al software libero elencandone i numerosi vantaggi, non ultimo quello economico». Una delle caratteristiche di Linux, oltre alla sua economicità, è la grande versatilità in base all’utenza a cui si rivolge. La distribuzione di Linux usata da Libera Informatica, per esempio, offre numerosi software didattici, come la suite Gcompris, che contiene numerosi programmi di supporto alle materie scolastiche, quali Klatin, per lo studio del latino negli istituti superiori, o Ktouch, per insegnare ai più piccoli a utilizzare la tastiera.

Condivisione di conoscenza Anche l’associazione Raccatta RAEE, nata nel 2005 all’ombra dei portici bolognesi, crede che si debba intervenire prima che il computer arrivi alla fine del suo ciclo vitale. È con questo obiettivo che, insieme all’associazione Visual Zoo, ha avuto inizio il progetto dell’ofPCina. Nell’accogliente locale situato nei pressi di Piazza Maggiore a Bologna e arredato con materiale totalmente riciclato, ogni primo martedì del mese i ragazzi forniscono assistenza e strumenti a chiunque voglia aggiustare o migliorare l’efficienza del proprio pc. Con un’offerta o anche uno scambio, non necessariamente in denaro, l’ofPCina offre l’opportunità di comprendere bene il funzionamento del proprio computer e di poterci interagire, per superare il cosid-

Marco Masucci dell’associazione Libera Informatica di Firenze.

detto «divario digitale». Quest’ultimo, ci spiega ancora Denis «è una conseguenza del passaggio alla società dell’informazione, che creando nuove opportunità crea anche nuove forme di esclusione sociale tra chi non può accedere alle tecnologie per motivi economici o per mancanza di alfabetizzazione». È così che Linux, attraverso momenti di socialità, promuove il fluire delle conoscenze tra realtà differenti: dagli esperti informatici alle scuole e dalle associazioni del terzo settore ai singoli cittadini. Inoltre ci ricorda che anche l’informatica è frutto di un processo di creazione umana che può essere condiviso e di cui si può essere partecipi, affinché il consumo non sia un gesto privato ma qualcosa che riguarda la collettività. l 1. Vedi l’articolo «Fatti per non durare», di

Claudia Benatti e Oliver Haag, TN di settembre 2011, pag 10. 2. Giovanna Sissa, Il computer sostenibile, Edizioni Franco Angeli, (2008).

Per saperne di più Siti di riferimento: www.binarioetico.org • www.liberainformatica.it • www.raccattaraee.net • www.visualzoo.net Per sapere qual è il punto di raccolta RAEE più vicino si può consultare il sito www.cdcraee.it •


&1 FH<" PP< 1 <7L<Hc&< L F H 1ø LL& TH c&<7 TP< DEI GAS. UN INVITO CHE VALE UN INCONTRO <Lø P& Hù Eticar è la polizza per la responsabilità civile della propria auto studiata dal Caes per i Gas. Ha due obiettivi: influenzare il mercato italiano delle assicurazioni obbligatorie sulle auto e fornire a chi lo sceJOLH XQģRSSRUWXQLW¥ LQ SLº

CHI Ăˆ CAES? Il consorzio Caes Italia (consorzio assicurativo etico e solidale) è una cooperativa che applica il metodo dell'economia solidale - quel modo di fare impresa partendo dal rispetto per l'umanitĂ e per l'ambiente - al mercato assicurativo. In sintesi progetta prodotti affidabili e trasparenti, cercando la soluzione migliore ai biVRJQL GHOO DVVLFXUDWR H QRQ GHOOD FRPSDJQLD , VXRL SURGRWWL VRQR SRL ÄĽFRSHUWLÄŚ GDOOD FRPSDJQLD $VVLPRFR GL proprietĂ di R+V (compagnia delle casse cooperative tedesche) e del sistema delle Banche di Credito Cooperativo. Assimoco è una piccola compagnia che si limita a fare il suo mestiere (fa assicurazioni) e che OÄŁD]LRQLVWD WHGHVFR VWD GHFLVDPHQWH RULHQWDQGR YHUVR LO WHU]R VHWWRUH H OÄŁHFRQRPLD VROLGDOH

<Lø LA MUTUALITĂ€? &DHV VWXGLD SROL]]H FKH UHFXSHUDQGR OÄŁLGHD GL PXWXDOLWÂĄ WUD OH SHUVRQH H WUD O DVVLFXUDWRUH H O DVVLFXUDWR VLD no strumenti sociali per la sicurezza e la previdenza delle persone e delle aziende. Crea quindi un circuito che tutela le persone che scelgono di parteciparlo. Con Eticar punta a ridurre e omogeneizzare sul territorio i prezzi delle polizze RC Auto attraverso la vendita diretta e il metodo della mutualitĂ .

PERCHÉ CON I GAS? , *UXSSL GÄŁ$FTXLVWR 6ROLGDOH H D PDJJLRU UDJLRQH L 'LVWUHWWL QDVFRQR VHJXHQGR VWLPROL PROWR VLPLOL D TXHOOL FKH SRUWDURQR DOOD FUHD]LRQH GHO SULPR JUXSSR GÄŁDFTXLVWR DVVLFXUDWLYR QHO /D VLQWRQLD Š TXLQGL QDWXUD le.

PERCHÉ ETICAR HA VALORE POLITICO? Eticar è una polizza Rc Auto, ma non solo. Il progetto prevede un tavolo di confronto paritario tra compagnia H PRQGR *DV VRVWHQXWR GDOOD FRPSDJQLD FKH DYUÂĄ LO FRPSLWR GL VWXGLDUH OÄŁDQGDPHQWR WHFQLFR GHOOH SROL]]H H portare avanti le modifiche. Se gli automobilisti Eticar saranno corretti si genereranno utili che il progetto reinYHVWLUÂĄ SHU OD SURPR]LRQH GHOOÄŁHFRQRPLD VROLGDOH VXL WHUULWRUL

Consorzio Assicurativo Etico Solidale via | Gavirate, 14 - 20148 Milano tel | 02.87166257

web | www.consorziocaes.org/eticar e-mail | direzione@consorziocaes.org www.facebook.com/consorziocaes


nuovi paradigmi

La civiltà ? Un male curabile Intervista a Claudio Naranjo, psichiatra eclettico e instancabile ricercatore, che ha fatto della demolizione del modello patriarcale l’obiettivo del proprio metodo educativo. 38

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di Mimmo Tringale

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astano pochi minuti per rompere il ghiaccio con Claudio Naranjo, metà sciamano, metà accademico, lo sguardo profondo e antico e una lunga barba bianca da vecchio saggio. La sua voce calma, resa appena cantilenante dal lieve accento sudamericano, narra di una vita affascinante, interamente dedicata a una ricerca trasversale tra psichiatria, antropologia, educazione e spiritualità. Nato in Cile a Valparaiso nel 1932, dove si è laureato in psichiatria, Naranjo ha insegnato psicologia dell’arte, psichiatria sociale e diretto il Centro studi cileno di antropologia medica. Ha contribuito allo sviluppo della psicologia transpersonale, integrando la psicoterapia con le tradizioni spirituali di varie culture ed è ritenuto uno dei più rappresentativi successori di Fritz Perls, padre della Gestalt. L’originalità del suo lungo percorso di ricerca risiede nella capacità di affiancare gli studi accademici con la Gestalt, il pensiero di Gurdjieff con i movimenti contemporanei della «nuova coscienza». Il nucleo centrale del suo pensiero si può sintetizzare in poche parole: «Siamo malati di civiltà, e per guari-

re noi stessi e il Pianeta abbiamo bisogno di liberarci del pensiero patriarcale che permea profondamente la nostra mente e le nostre società». L’unico modo per cambiare le cose, per Naranjo, è quello di pensare a un nuovo paradigma educativo. Non è dunque un caso che negli ultimi anni la sua attenzione si sia rivolta quasi esclusivamente alla formazione, a tutti i livelli, sia con psicoterapeuti che insegnanti. Un impegno riconosciuto anche in Italia con l’assegnazione da parte dell’Università di Udine della laurea honoris causa in scienze della formazione. L’abbiamo incontrato a Firenze per un’intervista esclusiva per i lettori di Terra Nuova. Claudio, ci puoi dire innanzitutto cos’è che ti ha spinto oltre i confini della carriera accademica, per esplorare strade sconosciute in quegli anni? Ho terminato i miei studi di medicina nel ’59 e sono subito partito per gli Stati Uniti alla ricerca di un orizzonte più vasto. A guidarmi era una grande sete di sapere, ma anche la speranza che la psicanalisi potesse darmi le risposte che cercavo. Ben presto tuttavia mi dovetti ricredere.

Ero molto introverso, molto chiuso in me stesso, quasi impermeabile, e cercavo qualcosa di molto potente, in grado di scuotermi. A un certo punto decisi di cercare un maestro sul modello di Gurdjieff, e debbo dire che dopo tanto cercare ho trovato in Fritz Perls qualcosa di simile. Era un uomo molto aperto e dalle grandi intuizioni, a cui devo moltissimo. Un’altra esperienza fondamentale è stata il lungo soggiorno in California, che già allora era una sorta di laboratorio a cielo aperto sulle esperienze più avanzate in tutti i campi. C’era un gran fermento e una grande apertura mentale. In California ho iniziato a meditare, e più tardi ho fatto le prime esperienze con l’Lsd, quando ancora questa sostanza veniva studiata per le sue applicazioni a scopo terapeutico. L’esperienza con l’Lsd è stata molto importante, ha agito come una sorta di catalizzatore. È in quegli anni che hai conosciuto Castaneda? Ho incontrato per la prima volta Carlos Castaneda nella primavera del ’65, quando ancora non aveva scritto A scuola dallo stregone. Entrambi eravamo stati chiamati per un workshop a Esalen. A invitarci era stato un antropologo poi divenuto molto famoso: Michael Harner, autore di La via dello sciamano. È stato lui a mettermi in contatto con Castaneda per farmi accompagnare in auto fino a Esalen. Io allora ero un giovane povero ricercatore cileno che viveva con i 300 dollari al mese della borsa di studio che mi passava la Fondazione Guggenheim, e non mi potevo permettere un’auto. Dopo quel viaggio siamo diventati molto amici. Anzi, per molto tempo sono stato una delle persone a lui più vicine. Mi diceva spesso che ero quello che lo capiva meglio. Molti hanno chiesto il mio parere circa l’autenticità di ciò che Castaneda racconta nei suoi libri. Non ho mai messo in dubbio la veridicità della sua esperienza e degli insegnamenti ricevuti da Don Matus Juan, anche se è probabile che vi abbia aggiunto del materiale di fantasia per renTerra Nuova · settembre 2012

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nuovi paradigmi

dere più affascinante la sua esperienza. Molte volte ho comunicato con Don Juan attraverso Castaneda, e lui stesso ha insistito molto perché incontrassi il suo maestro. Un giorno mi propose di fare insieme un lungo viaggio in macchina per andare a trovare Don Juan, ma in quegli anni il mio permesso di soggiorno negli Usa era legato a motivi di studio e non mi permetteva di entrare e uscire a piacimento dai confini federali. Se andavo in Messico, rischiavo di non poter rientrare più negli Stati Uniti e quindi di perdere il contratto con l’università. È stato l’incontro con Castaneda a far nascere in te l’interesse sull’uso terapeutico di alcune sostanze psicotrope utilizzate nei rituali degli indigeni, come la Ayahuasca ad esempio… In quegli anni nell’ambiente accademico, almeno dove io lavoravo, non c’era ancora un tabù sulle sostanze psicotrope. Avevo quindi la massima libertà nella scelta delle ricerche, purché il tema fosse ritenu-

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to corrispondente agli interessi del dipartimento di antropologia medica. Così, dopo le ricerche sull’Lsd, nel ’66 condussi alcuni studi in Colombia alla ricerca della dzaje, il nome con cui gli indios locali chiamano l’ayahuasca. Ci sono arrivato grazie a Surtees, il grande botanico di Harvard, che mi mise a disposizione i suoi raccoglitori indigeni.

Ho incontrato per la prima volta Carlos Castaneda nel ’65, quando ancora non aveva scritto A scuola dallo stregone.

Fu una spedizione assai avventurosa, io stesso rischiai di essere morso da un serpente corallo. Debbo la mia vita all’eccezionale mira di un india-

no Cofan, che riuscì a centrare il velenoso rettile mentre stava per mordermi la caviglia. Con le piante raccolte in Colombia feci una trentina di esperimenti, vere e proprie sedute, per comparare gli effetti della dzaje con la mescalina. Il mio studio fu poi pubblicato dal dipartimento del Servizio medico degli Stati Uniti. Come sei arrivato dalle ricerche sulle sostanze psicotrope al lavoro sull’educazione? Con gli anni mi sono sempre più reso conto dello stretto legame tra il disagio esistenziale diffuso e il modello patriarcale. Mi sono convinto che il malessere di quella che definiamo «civiltà» affonda le sue radici nella civiltà stessa, che si identifica con l’organizzazione patriarcale della società e della mente, le cui origini si ritrovano già nel tardo neolitico. Quella che noi chiamiamo «civiltà» è una sorta di reazione patologica degli esseri umani a una condizione traumatica di un lontano passato che oggi non risulta essere più funzionale.


Cosa ne pensate? Mandate impressioni, idee, commenti a lettere@aamterranuova.it

ti che devono trovare il modo di confluire tra loro se vogliamo formare un mondo di pace e di solidarietà. È evidente il ruolo centrale che può avere l’educazione in questo processo di «riparazione sociale»; educazione intesa non in senso convenzionale, ma come «percorso di crescita», indirizzato agli operatori dell’educazione, in primis a psicoterapeuti e insegnanti. E oggi questo tuo programma di nuova educazione come procede? Dopo più di un decennio di lavoro in vari programmi educativi, oggi credo che l’unico modo di cambiare le cose sia quello di rivolgersi direttamente agli educatori senza passare dai ministeri. Non credo sia possibile cambiare l’educazione istituzionalizzata, presenta troppe resistenze nei confronti dei cambiamenti. Per questo motivo, a partire dagli anni ’70 ho concentrato la mia ricerca e gran parte del mio lavoro nel programma SAT, acronimo di Seekers After Truth, «cercatori di verità», oramai diffuso in diversi paesi.

le aziende informano

Per capovolgere il corso della storia e operare una reale trasformazione, per giungere a un modello sociale alternativo a quello attuale, l’unica strada è dunque l’educazione. È necessario proporre un modello educativo alternativo in grado di promuovere lo sviluppo psico-spirituale e di rendere gli individui capaci di cooperare a una trasformazione della società più a misura d’uomo. Il percorso che propongo è frutto dell’esperienza di oltre trentacinque anni di lavoro con gruppi di diversi paesi del mondo, applicando la psicologia degli enneatipi. In ogni caso, cercare un’alternativa al patriarcato non vuol dire tornare a un mondo matriarcale o ginecocratico, né tantomeno limitarsi a rivendicare la parità dei generi. Quello che sostengo è la riparazione della «famiglia interiore», quella che ognuno di noi si porta dentro e che, come tale, è trina: composta cioè da una parte «madre», una parte «padre» e una parte «figlio». Sono tre «io» che oggi sono scissi e che spesso si fanno la guerra tra loro. Tre par-

Se è vero che il sistema patriarcale sta rovinando la società, come ci si può rapportare ai bambini per non trasmettere loro questo nostro modello? È molto difficile dare delle indicazioni intellettuali. Anche i genitori con le migliori intenzioni, infatti, rimangono poi bloccati dalla necessità di proteggere i bambini da se stessi. L’impazienza, l’irritazione per il fatto di non essere perfetti, sono sufficienti perché i genitori passino ai figli i propri «difetti». Sono rimasto molto impressionato nello scoprire l’esistenza di una ricerca psicanalitica che arriva alla conclusione che ciò che può aiutare di più il rapporto tra genitori e figli è lo stare in un cammino di conoscenza interiore. Gurdjieff era solito affermare: «Vuoi aiutare i tuoi figli? Lavora su te stesso». Qualcosa di analogo lo dice anche Jodorowsky quando suggerisce: «Vuoi aiutare il mondo? Lavora su te stesso, comincia da casa tua». Cominciare da casa propria, per chi ha a che fare con i bambini signifi-

«Siamo giunti alle soglie di una nuova era, dovremmo avere una nuova speranza, un nuovo entusiasmo, per accogliere la nuova coscienza che si sta risvegliando sul piano umano e sulla Terra.» «L’Uomo è la più nobile delle creature. Viene al mondo con un grande potenziale, ma finché il suo modo di vivere rimane inappropriato, questo potenziale non si realizza.» «Quando Madre Natura distrugge è sempre per ricostruire meglio, ma spetta all’uomo usare la propria intelligenza per comprendere tutto questo e salvare l’umanità, salvare il mondo: seguendo la via insegnata dai Rishi potrà farlo, e sarà in grado di lavorare per il bene di tutte le creature. Ogni essere umano dovrebbe essere pronto a farlo.» «Siate capaci di amare tutti, di amare il mondo intero: è di questo che vi è urgenza, ora!» – Sri Tathata

Sri Tathata in Italia Sri Tathata è un grande Maestro della tradizione Vedica indiana. Ancora giovanissimo si ritirò in solitudine per dedicarsi a intense pratiche spirituali e austerità. Quando uscì dall’isolamento era pronto ad iniziare la sua missione. Da allora non ha mai smesso di operare per diffondere il Dharma nel mondo, per istruire ed aprire la via alle anime mature verso uno stato più elevato di coscienza.

Sri Tathata tornerà in Occidente in questo 2012, terrà conferenze e programmi di insegnamento, porterà con sé un messaggio di Pace per il mondo e guiderà momenti di meditazione e preghiera collettiva. In Italia sarà possibile incontrarlo il 20 settembre a Milano, dal 22 al 24 settembre a Ozzano dell’Emilia (Bo) e dal 28 settembre al 1 ottobre a Roma.

Per informazioni: Associazione Tathata Dharma Vrindham Italia, tel 340 9255188 - info@sritathata.it - www.sritathata.it

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nuovi paradigmi

ca partire da se stessi, solo in questo modo possiamo aiutarli. Il rapporto genitore-figlio cambia profondamente e in meglio quando i bambini percepiscono un sincero interesse nei loro confronti. Quando questo accade è più facile che i bambini si aprano e allora nasce fiducia e sincerità. Questa è la prima cosa da fare. Poi si deve lavorare per proteggere i bambini dal patriarcato inteso come «cattiva autorità». L’autorità arbitraria è molto difficile da controllare per una persona che cova un desiderio di potere. Sono rimasto molto impressionato dalla ricerca di uno studioso di semantica americano, Lakoff. Secondo questo studioso esistono due modelli educativi di base. Il primo corrisponde a un modello ideologico, tipico della destra politica, che lui chiama il «modello del padre forte». Secondo questo modello, l’atteggiamento migliore da tenere nei confronti dei bambini è quello di far valere in modo severo l’autorità paterna: chi non si comporta bene, chi non rispetta le regole, va minacciato e se il caso punito. Il secondo modello, tipico delle famiglie progressiste, si basa più su un atteggiamento compassionevole, fondato sulla comprensione dei bisogni del bambino. Quest’ultimo tipo di comportamento è tipico delle mamme, il senso materno è tendenzialmente portato più alla comprensione e al perdono, piuttosto che alla severità. Purtroppo, in un mondo patriarcale come il nostro, spesso anche la donna è influenzata dalle modalità educative assorbite dal proprio padre, o dal modello culturale imperante. Il padre politico è la voce sistemica, attraverso cui la scuola e le convenzioni sociali impongono cosa è giusto e cosa sbagliato, cosa fare o non fare. Io credo che il futuro del Pianeta dipenda molto dall’affermazione di una buona educazione etica, non nel senso di un’educazione moralistica imposta dal Super-io o di una morale kantiana del dovere, quanto piuttosto una morale non normativa. I greci avevano un senso della morale quasi estetico: un cit-

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tadino era apprezzato non solo se rispettava le leggi, ma soprattutto se dimostrava capacità di controllo e cura di sé. L’attuale crisi del modello sociale ed economico spaventa molti, ma altri invece la considerano come un’opportunità di cambiamento... O il genere umano cambia il suo modo di abitare il Pianeta o ci si estingue. Così come è avvenuto per i dinosauri e per le altre specie che non sono state in grado di cambiare per adattarsi ai mutamenti planetari. Ormai sono in molti ad affermare che il nostro stile di vita non è sostenibile, ma si continua lo stesso a parlare di sviluppo sostenibile, come se il Pianeta fosse ancora in grado di accogliere un ulteriore incremento della produzione, dei consumi e dei rifiuti.

L’impazienza, l’irritazione per il fatto di non essere perfetti, sono sufficienti perché i genitori passino ai figli i propri «difetti». Vuoi aiutare i tuoi figli? Lavora su te stesso.

Io penso che l’unica cosa sostenibile sia la vita, non certo lo sviluppo. La decrescita è la soluzione, ma questa dev’essere governata, non subita come purtroppo sta accadendo. La crescita è una sorta di gioco d’azzardo; a crescere è il capitale speculativo, non certo il capitale produttivo. Se si guarda alla nostra situazione come a una nave che affonda, si capisce che è la nave patriarcale che sta andando a picco. Può darsi che alla fine i passeggeri si salvino dalla gabbia di questa nave, rappresentata dallo stile di vita attuale. Se i passeggeri riusciranno ad arrivare alle scialuppe di salvataggio, forse potranno approdare a una nuova isola. Magari senza petrolio, senza tecnologie sofisticate, po-

tranno avere una vita felice. Attraverso l’esperienza degli errori commessi in passato potranno iniziare una nuova vita che non sia imprigionata nella gabbia di un’ideologia. Dunque credo che questo momento storico rappresenti una grande opportunità di cambiamento. C’è una barzelletta che riassume la nostra condizione: un uomo, a cui è stato diagnosticato un cancro al pene, si reca da un medico cinese che lo cura con erbe e agopuntura. L’uomo disperato chiede al medico «È necessario tagliare?», l’altro sorride e risponde tranquillo: «No, non ti preoccupare, non ci sarà bisogno di tagliare. Cadrà da solo». Questa barzelletta è una metafora dell’attuale situazione sociale e politica. Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale, quasi rivoluzionario, ma di un tipo molto diverso rispetto alle rivoluzioni che hanno caratterizzato i secoli scorsi. Oggi il «nemico» cadrà da solo. Ciò che egli ha costruito si sgretolerà autonomamente. Questo non vuol dire che la transizione sarà facile e indolore. È difficile sapere cosa accadrà a causa del riscaldamento globale, della crisi idrica incombente, dell’esaurimento delle materie prime, della crisi finanziaria globale. Sono tanti i fattori che contribuiscono a creare una situazione molto critica, ma sicuramente un grande aiuto potrà venire da un mondo più equo, amorevole, solidale e da una crescita della consapevolezza collettiva. Mi ha molto colpito la metafora delle scialuppe di salvataggio. Possiamo dare un suggerimento su quale scialuppa scegliere per mettersi in salvo? Se la nave su cui oggi siamo tutti imbarcati è la metafora dell’attuale sistema, frutto della mente patriarcale, l’unica scialuppa di salvataggio sicura non può che essere quella di un mondo non patriarcale, inteso come un mondo che si regge sull’equilibrio tra la parte maschile, quella femminile e quella «bambina», o meglio quella parte che esprime i bisogni dei bambini, di cui nessuno tiene mai conto. l


ESPLORARE L’UNIVERSO D’ORIENTE Immergersi nelle culture e nelle tradizioni di un Continente sconfinato. Dal 1 al 4 Novembre 2012 in Toscana al com-plesso fieristico “CarraraFiere” prenderà vita la terza edizione di un evento senza precedenti. Dopo lo straordinario successo dell’anno passato, quarantamila metri quadrati di spazio coperto saranno completamente a tua disposizione per imparare a conoscere l’Oriente. Mostre fotografiche, bazar, stand commerciali, gastronomia tipica, cerimonie tradizionali, spettacoli folklorisitici, medicine naturali, concerti, danze e arti marziali si alterneranno sui 3 palchi e nelle numerose aree tematiche dedicate ai vari paesi in un continuo ed avvincente susseguirsi di show, incontri, seminari ed esibizioni. Interagisci e sperimenta gratuitamente decine di terapie tradizionali, visita il settore dedicato alla salute e al benessere con i suoi padiglioni dedicati alle terapie olistiche le discipline bionaturali,lo yoga, ayurvedica, fiori di bach, theta healing, meditazione, spazio vegano, reiki, massaggi, ci kung, tai chi chuan, shiatsu, tuina, bio musica,rebirthing, integrazione posturale, e molte altre ancora. Lasciati trasportare nella magia dell’oriente: India, Cina, Giappone, Thailandia, Indonesia, Marocco, Filippine, Vietnam, Tibet, Egitto, Uzbekistan, Mongolia, Nepal, Birmania, Corea e le affascinanti novita di questa edizione... Oman, Laos, Butan, Malesia, Corea del Nord, Bali e Cambogia.


genitori e bambini

Parto: attenzione

all’ormone timido! Michel Odent, celebre pioniere del parto naturale, ci parla di come la mascolinizzazione della nascita nell’ultimo secolo e mezzo abbia portato a ignorare una caratteristica fondamentale dell’ossitocina: la timidezza! Vediamo in che modo. di Michel Odent

I

n un’epoca in cui la fisiologia offre concetti così utili, dobbiamo sviluppare l’arte di spiegare l’essenziale in un linguaggio semplice e quotidiano. Liliana Lammers, madre di quattro figli e doula di grande

esperienza a Londra, ha bisogno soltanto di due parole per trasmettere ciò che ogni donna incinta dovrebbe comprendere: lei parla sem-

plicemente di «ormone timido». È facile spiegare a una donna incinta, indipendentemente dalla sua estrazione, che il principale ormone del parto si comporta come una persona timida, che si nasconde di fronte a sconosciuti o a osservatori.

Utili analogie Senza fare esplicito riferimento a concetti fisiologici, il ricorso all’analogia è un modo rapido ed efficace per spiegare fino a che punto la liberazione di ossitocina sia influenzata dai fattori ambientali. Oltre al parto, anche altre situazioni implicano la liberazione di ossitocina: il migliore esempio è l’accoppiamento, dato che senza liberazione di ossitocina non vi è erezione e neppure lubrificazione vaginale. Anche l’allattamento può essere utilizzato come analogia, dato che non vi è riflesso di eiezione del latte senza liberazione di ossitocina. Per superare eventuali difficoltà nell’allattamento, uno dei consigli più utili si basa sulla timidezza dell’ossitocina. Il riflesso di eiezione del latte, in particolare nelle prime settimane dopo il primo parto, viene facilitato quando madre e bambino si trovano in una stanza piccola e in penombra, con la porta chiusa e la garanzia che nessuno entri. […]

Cosa ci siamo dimenticati Da quando il parto è stato socializzato, è emersa la tendenza a dimenticarsi gradualmente della timidez-

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pressoché totale dell’ambiente, giungendo a ignorare del tutto ogni aspetto della timidezza dell’ossitocina.

za dell’ossitocina. L’alterazione del ruolo dell’ostetrica è stata una tappa importante in questo processo di socializzazione. Mentre, in origine, l’ostetrica era la madre della partoriente – o una zia, o la nonna – che proteggeva lo spazio, nel tempo si è sempre più trasformata nella persona che controlla l’evento, nell’esperto che guida la futura madre e anche nell’agente dell’ambiente culturale che trasmette credenze e rituali specifici. Le ostetriche tradizionali utilizzano metodi trasmessi di generazione in generazione, alcuni dei quali possono essere invasivi, come la dilatazione manuale del collo dell’utero o la compressione dell’addome per facilitare la discesa del bambino. In numerose società le ostetriche cercano di influenzare la velocità del parto con metodi tradizionali e con l’uso di erbe. Un’importante tappa nella socializzazione del parto è avvenuta il giorno in cui le donne hanno iniziato a partorire là dove trascorrevano la loro vita quotidiana, ma il parto in casa è relativamente recente nella storia dell’umanità.

Queste considerazioni generali riguardanti l’ormone timido devono essere completate con un quesito su quello che probabilmente è il picco più elevato di ossitocina che una donna può liberare in tutta la sua vita. Il gruppo di ricerca di Kerstin Uvnäs-Moberg ha dimostrato che, immediatamente dopo aver partorito, la madre ha la capacità di raggiungere un tasso di ossitocina ancora più elevato di quello raggiunto al momento della nascita1. Questo picco ormonale è vitale, poiché necessario per un facile secondamento (espulsione, ndr) della placenta con una perdita minima di sangue, e anche perché l’ossitocina è il principale ormone dell’amore. Sapendo che la liberazione di ossitocina è fortemente influenzata da fattori ambientali, dobbiamo chiederci quale tipo di ambiente possa influenzare questo speciale picco ormonale subito dopo la nascita del bambino.

Mascolinizzazione dell’ambiente

Michel Odent

[…] È stato poco dopo la metà del XX secolo che l’ambiente del parto ha cominciato a «mascolinizzarsi». Il numero di medici specializzati in ostetricia è aumentato velocemente, e quasi tutti erano uomini. In seguito, nella seconda metà del secolo, sono apparsi sul luogo della nascita anche altri medici specializzati, come i neonatologi e gli anestesisti ostetrici. Verso il 1970, qualche donna ha iniziato a chiedere di tenere il marito accanto a sé in sala parto, una sorta di adattamento all’industrializzazione della nascita. Dall’oggi al domani, questa richiesta nuova e occasionale è diventata una dottrina supportata da teorie, al punto che in pochi anni la partecipazione del padre del bambino si è affermata come regola indiscussa. Nel medesimo periodo, sofisticati macchinari elettronici hanno invaso la sala parto: l’alta tecnologia è un simbolo maschile. […] È stata raggiunta una mascolinizzazione

Il picco più elevato

La prima condizione è che la madre non abbia freddo. Regina Lederman ha dimostrato che il tasso di adrenalina può tornare alla normalità tre minuti dopo la nascita2, evidenziando così fino a che punto questo breve periodo sia cruciale e confermando ciò che insegna l’osservazione clinica. Quando mi viene chiesto cosa bisogna preparare per un parto a domicilio, rispondo: soltanto una stufetta elettrica e una prolunga, in modo che coperte e asciugamani caldi possano essere continuamente disponibili. Se una donna ha i brividi subito dopo la nascita del bambino, significa molto semplicemente che non ha abbastanza caldo. La seconda condizione è che la madre non venga distratta mentre scopre il bambino. La madre ha bisogno di sentire il contatto con la pelle del bambino, di guardarlo negli occhi e di sentirne l’odore, e qualsiasi tipo di distrazione può riportarla su questo pianeta, inibendo la liberazione di ossitocina. Ecco come possono essere interpretati gli astronomici tassi di morti materne dovuti a emorragia nei

Nato in Francia nel 1930, Michel Odent è medico chirurgo. È stato uno dei pionieri del parto naturale, introducendo fin dagli anni Settanta nei reparti di maternità ospedalieri le «stanze selvagge» (la sala parto come stanza di un’abitazione) e il parto in acqua. Ha fondato a Londra il Primal health research centre, che si occupa del periodo compreso tra il concepimento e il primo anno di età, e ha creato la banca dati della ricerca in salute primale (primalhealthresearch.com) e il sito wombecology.com. Conosciuto a livello internazionale, ha scritto 14 libri, tradotti in varie lingue. Oltre che Nascere nell’era della plastica (2012) di cui riportiamo un passo in queste pagine, per Terra Nuova Edizioni ha pubblicato anche Le funzioni degli orgasmi (2009).

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MICHEL ODENT

NASCERE nell’era della PLASTICA Traduzione di Clara Scropetta

segnaliIBro

genitori e bambini

Per vivere gravidanza e parto con consapevolezza, evitando inutili paure ed eccessiva medicalizzazione

testo tratto da:

NASCERE NELL’ERA DELLA PLASTICA Per vivere gravidanza e parto con consapevolezza, evitando inutili paure ed eccessiva medicalizzazione di Michel Odent cm 11,5 x 16,5 - cod. EA111 - pp. 224 - € 12,00 (per gli abbonati € 10,20)

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gruppi etnici con rituali particolarmente invasivi. Ci vorrebbero libri interi per citare tutti i possibili modi di distrarre la madre subito dopo la nascita del bambino: affrettarsi a tagliare il cordone è il tipico esempio di un’interferenza molto diffusa e causa evidente di distrazione. Richiederà molto tempo digerire la disobbedienza a questa regola assai semplice e a lungo ignorata, ma in at-

tesa di quel giorno è preferibile ricorrere a un sostituto farmacologico dell’ossitocina naturale per facilitare il secondamento della placenta. Questo resta attualmente il modo migliore per salvare vite, ed è particolarmente importante nei paesi in via di sviluppo, dove uno specifico farmaco, il misoprostolo, oltre a essere economico, può essere conservato a temperatura ambiente, non ha bisogno di essere iniettato e bastano dieci minuti per imparare a usarlo. Ci vorranno invece decenni per neutralizzare millenni di condizionamento culturale e assimilare il concetto di ormone dell’amore.

Un nuovo paradigma E se riuscissimo ad assimilare i preziosi insegnamenti che vengono dalle ricerche più promettenti, espressi con il linguaggio della fisiologia? E se ci rendessimo conto dell’importanza del concetto di ormone timido? In questo caso saremmo giunti a una comprensione radicalmente nuova del parto. La prima fase del travaglio può essere presentata come quella che precede il riflesso di eiezione del feto, che consiste in una breve serie di contrazioni potenti e irresistibili, che si concludono con la nascita del bambino, e durante le quali non vi è

L’ESPERIENZA

Canta che ti sento: il progetto Ninna Nanne Nel ventre della mamma il bimbo è immerso in un ambiente protetto e pieno di calore. È qui che l’essere umano percepisce le prime espressioni sonore e inizia a sviluppare il profondo attaccamento verso la madre: ascolta la sua voce, il pulsare del cuore, il ritmo del respiro di lei. Dopo la nascita, il timbro materno rappresenta il principale elemento di continuità tra il rifugio intrauterino e il mondo esterno, ed è per questo che il neonato interrompe il pianto e ritrova più facilmente la tranquillità sentendo le vibrazioni vocali della mamma. Considerando l’importanza del suono della voce materna per il benessere e per lo sviluppo del bambino, nel reparto di neonatologia dell’Ospedale Manzoni di Lecco è stato avviato un progetto di musicoterapia. L’iniziativa è stata realizzata da Mauro Galluccio, musicista e musicoterapeuta, in collaborazione con il dottor Rinaldo Zanini, direttore del dipartimento materno infantile dell’Ospedale di Lecco. Il loro incontro ha gettato le basi per un approccio terapeutico innovativo: le mamme che hanno vissuto un parto pretermine vengono educate al canto delle ninna nanne e, attraverso il linguaggio della musica, il legame madre-figlio si rafforza.

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spazio per movimenti volontari. Questa espressione è stata usata per la prima volta da Niles Newton quando studiava il parto nei topi3, e mi è parso rilevante usarla a proposito del parto nell’essere umano, che ha maggiori somiglianze con gli altri mammiferi quando la neocorteccia è a riposo4. Il riflesso di eiezione del feto non viene facilmente compreso dopo millenni di interferenza culturale, poiché nella nostra società le condizioni che lo rendono possibile si riscontrano molto raramente. Uno dei modi abituali di interrompere il processo che porta al riflesso di eiezione del feto è quello di ricorrere al linguaggio, quando il controllo della neocorteccia è evidentemente nullo: per esempio quando la donna in travaglio inizia improvvisamente a dire frasi come «uccidetemi», «sparatemi», «lasciatemi morire», «perdo le budella», «fatemi un cesareo» e così via. Poiché alcune regole molto semplici ma fondamentali non sono state assimilate, il riflesso di eiezione del feto è nella maggior parte dei casi trasformato in una seconda fase del parto, in cui c’è bisogno di movimenti volontari. Un autentico riflesso di eiezione del feto è compatibile con uno stato

di Silvia Turrin

«Il parto prenatale può causare ripercussioni sul legame madreneonato» racconta il dottor Zanini. «L’attaccamento in molti casi si manifesta con grandi difficoltà dovute all’interruzione di gravidanza e alle gravi malformazioni del bambino, come le cardiopatie. Noi curiamo il neonato nella sua totalità, quindi consideriamo centrale la relazione che ha con l’ambiente circostante. Adottiamo meccanismi che facilitino il contatto fisico tra madre e figlio e che contemporaneamente vadano oltre la stessa fisicità. La musicoterapia ci è parsa uno strumento utile». Il reparto neonatale di terapia intensiva accoglie ogni anno quasi 400 bambini e i loro genitori. Le mamme possono stare vicine ai propri figli 24 ore su 24, grazie alla filosofia adottata da Zanini e dai suoi collaboratori. Da questa esperienza sono stati realizzati dei cd, Impronte di vita, e Canta che ti sento (volumi 1 e 2), con le ninna nanne scritte dalle mamme e musicate da Mauro Galluccio e Ivan Azzetti. «Questo progetto illustra come il canto della ninna nanna risulti essere una delle più antiche ed universali forme di musicoterapia» spiega il co-ideatore Mauro Galluccio. «Le neo mamme hanno così riscoperto, grazie alla musicoterapia, l’arte ancestrale del comporre e cantare ninna nanne al proprio bambino».


estatico-orgasmico, spesso descritto retrospettivamente come uno stato emozionale trascendente, il cui climax può essere raggiunto subito dopo la nascita, quando la madre guarda per la prima volta negli occhi il bambino. È interessante notare che tutte le culture hanno reso impossibile questa via di accesso alla trascendenza5.

frequenti, come per esempio la distocìa delle spalle, la fuoriuscita della testa in caso di posizione podalica, le difficoltà di rotazione, le lacerazioni gravi al perineo e così via. Comprendere che l’arte dell’ostetricia è creare le condizioni per il riflesso di eiezione del feto aprirà la strada a un vero cambio di paradigma. Da migliaia di anni le varie culture hanno più o meno controllato i processi fisiologici nel periodo attorno alla nascita in molte maniere, Quando mi viene in particolare trasmettendo la crechiesto cosa bisogna denza, profondamente radicata, che la donna non sia in grado di partopreparare per un parto rire senza essere assistita da qualcuno che la aiuta: ma aiutare è un modo a domicilio, rispondo: subdolo di controllare. Questo condizionamento persiste una stufetta elettrica ancora, fondamentalmente immue una prolunga. tato, sia in ambiente medico che tra le ostetriche, e anche nei movimenti a favore del parto «naturale». Il principale insegnamento della fiQuando c’è un autentico riflesso di siologia moderna è che il processo eiezione del feto, l’ostetrica può di- del parto è un processo involontario, menticare le sue preoccupazioni più legato all’attività di strutture cerebrali

arcaiche: non è possibile aiutare un processo involontario, anzi, certe situazioni possono disturbarlo. Questo per capire che la donna in travaglio non ha, di solito, bisogno di un aiuto attivo diretto, ma prima di tutto di essere protetta da qualsiasi fattore che possa aumentare il tasso di adrenalina o stimolare la neocorteccia. Siamo forse all’alba di un simile, nuovo e quanto mai necessario paradigma? l 1. Nissen E., Lilja G., Wildstrom Am., Uv-

näs-Mberg K., «Elevation of oxytocin levels early post partum in women», Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica», n. 7, 1995, pp. 530-3. 2. Lederman R. P., Lederman E., Work B.A., McCann D. S., «Anxiety and epinephrine in multiparous women in labor: relationship to duration of labor and fetal hearth rate pattern», American Journal of Obstetrics & Gynecology, n. 153, 1985. 3. Newton N., «The fetus ejection reflex revisited», Birth, n. 2, 1987, pp. 106-8. 4. Odent M., «The fetus ejection reflex», Birth, n. 2, 1987, pp. 104-5. 5. Odent M., Le funzioni degli orgasmi, Terra Nuova Edizioni, Firenze, 2009.

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ecobricolage

I cosmetici me li faccio da sola! Preparare in casa creme, balsami, oli e unguenti con ingredienti naturali al 100% non è difficile come sembra. Ecco come iniziare. di Dafne Chanaz

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reparare cosmetici in casa non richiede conoscenze specifiche ed è molto più facile di quello che si crede. Con poche ore di lavoro, si possono ottenere creme utilizzando esclusivamente ingredienti naturali, talmente naturali da poter essere quasi commestibili... anche se ovviamente non è il caso di farci degli spuntini! Le creme fatte in casa idratano, nutrono e mantengono elastica la pelle. Anche le labbra possono essere ammorbidite e protette con degli unguenti leggermente più lucidi e più emollienti del burro di cacao, aromatizzati secondo il gusto personale. La qualità delle preparazioni sarà tale che risulteranno appropriate sia per il viso che per il corpo. Le creme fatte in casa diffondono un delicato e sottile profumo, che rende gradevole o misteriosa la propria presenza. Tutt’altra cosa rispetto a quell’alone stucchevole che spesso accompagna le profumazioni a base alcolica. Come un trucco talmente leggero da passare inosservato, l’aroma giunge alle narici di chi ci sta vicino senza che se ne accorga. In questo modo sostituiamo il profumo e una parte del trucco rivestendoci di un’invisibile pellicola di bellezza e armonia. Non si tratta solo di prenderci cura del viso e della pelle: con i nostri preparati possiamo ovviare al paracetamolo (contro il mal di testa basta spalmare sulle tempie un po’ di unguento alla menta e canfora) e agli antidolorifici in caso di contratture e dolori muscolari leggeri (portate

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sempre con voi un po’ di arnica e chiodi di garofano). Le creme a base di aloe vera e rosa, inoltre, sono lozioni doposole che ammorbidiscono anche la pelle. L’olio doposole a base di aloe, citronella, geranio, eucalipto e lavanda aiuta anche ad allontanare le zanzare. Le preparazioni con la betulla e il pompelmo contrastano le varici e sono ottimi trattamenti anticellulite. La menta combatte l’aerofagia e la melissa i dolori mestruali. Con le nostre creme equilibriamo, temperiamo o risvegliamo l’umore, esaltando ciò che è sopito, anche a seconda della giornata che ci aspetta. Se ho bisogno di concentrazione ed efficienza userò la menta; se sono triste, la rosa e la lavanda mi porteranno serenità; se ho voglia di allegria mi rivolgerò all’arancio o ad altri agrumi; se mi aspetta una serata romantica, mi lascerò tentare dall’arma ambigua dell’ylang ylang; se ho freddo o sono apatica riscalderò l’animo con la cannella e così via. Insomma, queste creazioni ci aiutano a sostituire la mamma o lo psicologo (madre natura sa fare anche questo), e possono sostituire efficacemente bevande toniche e sonniferi, antidepressivi e calmanti, risvegliando con delicatezza la gioia di vivere. Con le creme fatte in casa evitiamo di inquinare il nostro corpo con prodotti di sintesi potenzialmente dannosi o addirittura cancerogeni. Non facciamoci prendere in giro dalle belle confezioni, facciamo maggiore attenzione agli ingredienti e

leggiamo con cura le etichette di tutto ciò che acquistiamo – e non solo al supermercato! Meglio ancora, riappropriamoci di tutta la filiera di produzione di ciò che consumiamo, iniziando dalle origini, e utilizziamo per i nostri cosmetici solo ingredienti naturali e prodotti che si potrebbero «quasi mangiare». — ••• —

Come preparare la crema base Innanzitutto procuratevi gli strumenti adatti e seguite con attenzione le indicazioni per renderli utili al vostro scopo. In seconda battuta fate attenzione alle dosi e ai gesti, che lentamente entreranno a far parte del vostro bagaglio di conoscenze.

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• Alcol buongusto e cotone idrofilo. È l’alcol che si impiega per fare i liquori: lo trovate in qualunque negozio alimentare o supermercato. Imbevete con l’alcol un po’ di cotone e usatelo per sterilizzare tutta l’attrezzatura, compresi cucchiai, cucchiaini e forchette. Versatene un poco anche nei recipienti puliti dove volete riporre le creme, chiudeteli e agitateli; lo stesso alcol potrà essere riversato nel recipiente successivo e via di seguito. • Bilancia da cucina pesa-grammi. Anche il piatto della bilancia va sterilizzato con alcol, dopodiché potrete usarlo per dosare le cere. • Recipiente graduato in vetro con beccuccio. Dopo averlo sterilizzato, impiegatelo per misurare l’acqua; asciugatelo con uno straccio pulito e riutilizzatelo per dosare gli oli. • Pentola di media grandezza e uno straccio. La pentola serve per il bagnomaria e non è necessario sterilizzarla. Lo straccio andrà posto sul fondo della pentola con 3 o 4 dita d’acqua, per evitare che la ciotola che vi riponiamo sbatta sui bordi quando l’acqua bolle. • Pentolino dotato di beccuccio. Va sterilizzato e impiegato per scaldare l’acqua. • Ciotola da caffellatte di circa 20 cm di diametro. Ci andranno messi la lecitina, le cere e il burro,

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da sciogliere a bagnomaria dopo dinazione in barattoli da 1 kg; in averle dosate. Se volete evitare di questo caso sarà raffinato e bianacquistare la lecitina in capsule co. Per reperirlo «al naturale» dopoiché è complicato bucarle per livrete cercarlo nei mercati africani berare il liquido, potete como presso le comunità migranti. prarla direttamente in forma liIl Karité è un burro di eccellente quida rivolgendovi al sito francequalità soprattutto per i balsami da se www.aroma-zone.com. labbra. Può essere sostituito con • Una forchetta, un cucchiaio, due il burro di cacao. cucchiaini. Anche questi vanno • 3 g di cera d’api 3 sterilizzati e poggiati su un piattiSi può trovare nei mercati contano disinfettato, per essere utilizzati dini o richiedere a un apicoltore. via via durante la preparazione. La cera d’api è importante perché • Recipienti riciclati e ben puliti o contribuisce parzialmente alboccette nuove, un imbuto. È l’emulsione, specialmente se si importante che siano in plastica o tratta di una cera non raffinata che vetro scuro, poiché la luce pocontiene ancora tracce di miele. In trebbe danneggiare le creme. Se aggiunta si può comunque mettere volete che le vostre preparazioni un cucchiaino di miele. durino più a lungo, usate delle • 40 ml di olio di mandorle 4 bottigliette dalle quali spremere il • 20 ml di olio di jojoba contenuto senza toccarle direttaSia l’olio di mandorle che quello mente con le mani. In questo di jojoba sono reperibili nei negozi modo eviterete di contaminarle di prodotti naturali o in farmacia con batteri che potrebbero acsu ordinazione. Se ne richiedete corciarne la durata. Anche questi quantitativi maggiori il prezzo recipienti e l’imbuto devono essere sarà più conveniente. sterilizzati con l’alcol. L’olio di jojoba è più caro di quello di mandorla e non è un Ingredienti e dosi prodotto nostrano, ma ha il vantaggio di lasciare la pelle meno luLa ricetta che forniamo è per una cida rispetto all’olio di mandorle. crema di media densità. Se si desidera Comunque niente paura: è queuna crema corpo più fluida, basterà stione di pochi minuti, la nostra aumentare leggermente la dose di acpelle assorbe molto in fretta quequa, se si vuole invece una crema viso ste creme di qualità alimentare! Si più densa, basta diminuire leggerpossono sperimentare anche tutmente la dose degli oli. ti gli altri oli: oliva, aloe, cocco, • 5 g di burro di karité puro 2 avocado o argan. Si può reperire in farmacia su or-

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ecobricolage

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rare la lecitina. Una volta disfatta • 30 ml d’acqua distillata (quella la capsula, il guscio gelatinoso che si usa per il ferro da stiro) deve essere rimosso dal composto. Si trova in qualunque supermercato, negozio di casalinghi o far- • 9 gocce di estratto di semi di pompelmo 6 macia. Può essere sostituita con Scegliere l’estratto glicerico (liquiacqua floreale a scelta: rosa, lado): si tratta di un integratore alivanda, hamamelis o fiore d’aranmentare reperibile in erboristeria. cio, a seconda delle proprietà e Ha proprietà antimicotiche che della profumazione desiderata. nel nostro caso servono specifica• 2 g di lecitina di soia 5 tamente a contrastare il sorgere di La lecitina di soia si trova nei sumuffe nelle creme autoprodotte. permercati, nei negozi di prodotti naturali e in farmacia. 2 grammi • 30 gocce di oli essenziali Sono numerosi gli oli essenziali di corrispondono a circa 5-6 capsubuona qualità disponibili in farle degli integratori alimentari che macia e in molti negozi naturali. si trovano in commercio. Si agIl consiglio è di preferire quelli giungono alle cere mentre si sciolprovenienti da coltivazioni biogono a bagnomaria, in modo che logiche e di fare attenzione ai il calore aiuti a indebolire il rivemetodi di estrazione. Alcuni arostimento gelatinoso esterno così da mi sono di sintesi, quindi leggete bucarlo con una forchetta e libe-

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altro pentolino disinfettato e dosempre le indicazioni riportate tato di beccuccio dove avrete sulla confezione. messo 30 ml d’acqua distillata. AtLa maggior parte degli oli essentendete che l’acqua si scaldi eviziali hanno proprietà antisettiche tando di farla bollire. o antimicotiche, così la loro presenza, oltre a profumare la crema, 4. Portate 30 ml d’acqua distillata alla stessa temperatura degli oli. 10 la conserva! È esattamente il ruoQuesta è la fase più delicata, perlo che svolgono le spezie nei cibi. ché richiede che l’acqua e gli oli abFasi di preparazione biano una temperatura simile. Versate con lentezza e realmente a filo 1. Dosate 5 g di burro di karité, 3 l’acqua dentro agli oli, continuang di cera d’api e 2 g di lecitina. 7 do con calma a sbattere con la forPesate su una bilancia pesa-gramchetta sempre nello stesso verso, mi sterilizzata 5 g di burro di kaesattamente come per la maionese. rité e 3 g di cera d’api. Riponete Via via che aggiungete l’acqua, il questi ingredienti, con un cuccolore trasparente e ambrato degli chiaio a sua volta sterilizzato, in oli si opacizzerà. Quando avete fiuna ciotola sterilizzata di circa 20 nito l’acqua, continuate a mescocm di diametro, insieme a 5-6 lare senza cambiare senso o velocapsule di lecitina. Gli ingrediencità. Togliete con delicatezza la cioti base delle vostre future creme tola dall’acqua calda e proseguite sono pronti per essere utilizzati. il lavoro rallentando il ritmo, per 2. Fate sciogliere la cera, il burro di accompagnare la crema nella fase karité e liberate la lecitina. 8 di raffreddamento, durante la quaRiponete la ciotola in un pentolile diventerà sempre più bianca e no con due dita d’acqua e uno straccremosa. Questo è un passaggio cio sul fondo. Portate l’acqua a bolmolto importante per la sua stabilore per sciogliere le cere a bagnolità e lasciarla raffreddare senza gimaria; quando iniziano a liquefarrare potrebbe farla «impazzire». si, mescolatele con la forchetta e bucate le capsule di lecitina, conti- 5. Emulsionate con cautela, amore e attenzione. 11 nuando a girare in modo da amalQuando la crema è quasi fredda, ingamare bene gli ingredienti. Fate atserite 9 gocce di estratto di semi di tenzione al rivestimento delle cappompelmo e infine gli oli essenziali sule, che rimuoverete dalla ciotola che avrete scelto, nella misura comcon la forchetta aiutandovi con plessiva di 30 gocce al massimo per un batuffolo di cotone. la quantità di prodotto indicato in 3. Unite 40 ml di olio di mandorle questa ricetta base. Riempirete cire 20 ml di olio di jojoba. 9 ca due di quei barattoli solitamenA parte, appoggiate sul fornello un

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te utilizzati per la crema viso, oppure una boccetta di crema corpo. Se avete preparato più di 100 ml di crema e volete realizzare diverse boccette variandone le profumazioni, non aggiungete subito gli oli essenziali. Versate piuttosto il composto nelle relative boccette, lasciando una o due dita di spazio prima del tappo. Poi inserite gli oli essenziali di vostra scelta, che amalgamerete chiudendo la boccetta e agitandola forte. Se state impiegando dei barattoli di crema viso, usate il manico del cucchiaino già disinfettato con cotone e alcol per mescolarvi dentro gli oli essenziali prescelti. l

La ricetta Crema corpo

Rumore di rugiada Essenze: Rosa, Legno Ricetta per 100 ml di crema corpo: 5 g di burro di karité puro • 3 g di cera d’api • 40 ml di olio di mandorle • 20 ml di olio di jojoba • 30 ml di acqua floreale di rosa • 2 g di lecitina di soia • 9 gocce di estratto di semi di pompelmo • 15 gocce di olio essenziale di rosa • 10 gocce di o.e. di legno di rosa • 5 gocce di o.e. di cipresso

Attenetevi alle istruzioni della preparazione di base per produrre una crema di media densità, quindi aggiungete gli oli essenziali nelle proporzioni indicate nella lista degli ingredienti. ■ Con questa crema entriamo nel linguaggio assoluto della rosa, cosmetico per eccellenza, fiore di Venere e dell’amore, alleata delle donne. Ecco la crema con la C maiuscola, quella che vorremmo sempre. Basti dire che contemporaneamente idrata, cura le rughe, le smagliature, le varici e la cellulite. Ha un profumo candido, odora di neonato e vagamente di borotalco, ha tutta la

gentilezza delicata e rilassante del fiore. Combatte le rughe e le venuzze sul viso, rende la pelle setosa mantenendone l’idratazione e lenisce ogni infiammazione. Si posa su di noi come rugiada, dissolve le emozioni violente e ci conforta, esaltando la bellezza interiore e l’amorevolezza. Il legno di rosa la àncora, impedendole di disperdersi nei primi cinque minuti in un’euforia di romanticismo che subito si affanna. Fornisce una base salda al nostro cuore che la rosa ha aperto. Nelle creme corpo combatte le smagliature, ringiovanisce e rassoda i tessuti e cicatrizza le irritazioni. Come il tralcio di una pianta rampicante, ci aiuta a diramarci in modo sinuoso e gradevole fiorendo qua e là, e sostiene la fiducia in noi stessi. Il cipresso infine è una rivelazione: dona alla crema una profondità ispirata, collegando il cielo con la terra in un senso di equilibrio e di perennità della vita. È come un grappino a fine pasto, lava l’anima e libera lo spirito. Inoltre, aiuta la circolazione del sangue (vene varicose e gambe pesanti), regolarizza il ciclo mestruale contrastando i disequilibri della menopausa, è drenante per la cellulite, pulisce le pelli grasse, fluidifica il respiro degli asmatici e lenisce i reumatismi. Trasmette serenità.

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alimentazione e salute

Prevenire l’Alzheimer: ricordiamoci della dieta A Milano ha preso il via un progetto pilota per prevenire l’Alzheimer con uno stile di vita adeguato e una dieta mirata. di Giuliana Lomazzi

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econdo dati EuroCode e statistiche ONU del 2009, nella sola Europa sono 7,3 milioni le persone che soffrono di Alzheimer, di cui oltre 1 milione in Italia. Si tratta di un’emergenza globale, anche perché si stima che queste cifre potrebbero raddoppiare nei prossimi 20 anni. Non esiste una cura capace di guarire questa patologia dai costi sociali elevatissimi. Per questo il progetto lanciato dall’istituto neurologico Besta, in collaborazione con altri ospedali milanesi (Policlinico, San Raffaele e Istituto nazionale dei tumori) è innovativo e di grande interesse perché intende tentare la carta preventiva della dieta, dell’esercizio fisico e dello stile di vita. «Il progetto riguarda soggetti con declino cognitivo lieve» spiega il coordinatore scientifico, Fabrizio

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Tagliavini. Soggetti cioè tra i 50 e gli 80 anni che cominciano a memorizzare con difficoltà fatti recenti. Non necessariamente si ammaleranno, perciò vengono eseguiti dei test per valutare la presenza di marker specifici dell’Alzheimer. La fattibilità della ricerca viene attualmente valutata su 20 soggetti che saranno seguiti per 6 mesi; poi si cercheranno 350-400 volontari residenti vicino a Milano. Saranno quindi divisi in due gruppi e, come spiega Tagliavini, «il primo gruppo riceverà consigli sulla dieta e lo stile di vita; il secondo riceverà una dieta specifica, elaborata dal professor Franco Berrino, e dovrà recarsi a Milano, a Cascina Rosa, due volte alla settimana». Qui i volontari mangeranno i piatti consigliati e impareranno a cucinarli. Entrambi i grup-

pi saranno seguiti per almeno tre anni, trascorsi i quali si verificherà se i marker sono diminuiti. Come sottolinea Patrizia Pasanisi dell’Unità di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto dei tumori: «Finora abbiamo solo dati osservazionali sui possibili fattori di rischio della patologia. Con questo trial verificheremo per la prima volta la veridicità di questi dati».

Cucina fusion per il cervello «La dieta che proponiamo mescola la tradizione mediterranea povera con la tradizione macrobiotica» specifica la Pasanisi. «Prevalentemente vegetariana, comprende cereali integrali in chicco, legumi, pesce due volte alla settimana per la presenza di omega 3, verdura e frutta di stagione. Per esempio, ora che è esta-


te1 proponiamo riso integrale a chicco lungo con legumi e verdure, o cuscus con il pesce». Particolare attenzione è dedicata proprio al riso integrale: come sottolinea Patrizia Pasanisi, è un buon antinfiammatorio, indicato quindi per prevenire le patologie come l’Alzheimer. Lo scopo è cercare di ridurre i fattori ritenuti predisponenti della malattia, tra cui appunto l’infiammazione e la sindrome metabolica. Entrambi sono favoriti da una dieta ricca di grassi e di alimenti raffinati, povera di antiossidanti e di micronutrienti in genere. In particolare si è osservato che le fluttuazioni glicemiche, tra le cause della sindrome metabolica, tengono per così dire occupato l’enzima addetto al controllo del peptide betaamiloide, che forma placche tra i neuroni causandone con il tempo l’atrofizzazione.

Mangiare per prevenire Secondo alcuni studi2, bastano tre piatti di vegetali al giorno per ridurre del 40% il rischio di Alzheimer nei successivi sei anni. Un ottimo nutrimento per il cervello sono le insalate e le verdure crude, ma anche spinaci, mandorle e semi di girasole, grazie alla ricchezza di vitamina E. Ovviamente servono anche altre vitamine: in prima linea troviamo l’acido folico, che in certi studi ha mostrato un’azione positiva sulla capacità cognitiva degli anziani. Tra i minerali di grande aiuto ci sono il cromo (cereali integrali) e il magnesio (verdure a foglia, banane ecc.). Contro l’infiammazione c’è la curcuma, da usare con il pepe nero per una maggiore efficacia. Ma tutti gli antiossidanti sono fondamentali contro l’invecchiamento precoce: spazio dunque a verdura e frutta, in particolare frutti di bosco, uva e agrumi, senza dimenticare tè verde e cacao. Meritano attenzione i cibi ricchi di lecitina (soia, tuorlo, semi oleosi), sostanza che contiene colina: questa viene sintetizzata dall’organismo in acetilcolina, un importante neurotrasmettitore che nei malati di Alzheimer diminuisce sempre più, impedendo la trasmissione dei segnali nervosi e contribuendo all’atrofia Terra Nuova · settembre 2012

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alimentazione e salute

neuronale. Infine un occhio di riguardo va riservato agli omega 3, la cui principale fonte vegetale sono i semi di lino. Da evitare invece i cibi ricchi di sale: l’ipertensione aggrava il rischio di Alzheimer del 40%. Attenzione anche all’equilibrio tra carboidrati e proteine perché, se i primi sono carenti, le seconde possono risultare in eccesso e influire sulle fluttuazioni glicemiche, predisponendo al diabete, al sovrappeso e alla sindrome metabolica. Per lo stesso motivo non bisogna esagerare con lo zucchero, soprattutto se raffinato.

Oltre la tavola Benché gli studi relativi ai benefici dell’esercizio fisico contro l’Alzheimer non siano conclusivi3, è ragionevole pensare che migliorare la circolazione tramite lo sport porti benefici anche al cervello. L’attività sportiva contribuisce inoltre a tenere sotto controllo la pressione alta e il sovrappeso, due possibili fattori predisponenti. In ogni caso alcuni studi mostrano nei sofferenti di Alzheimer miglioramenti

a livello cognitivo e a livello fisico, per adottare lo stile di vita suggerisulle capacità motorie compromes- to dagli esperti: prima si comincia e se dalla malattia. meglio è! l Altrettanto importante è mostrarsi che questo numero di TN è positivi e ottimisti nei confronti 1. Ricordiamo andato in stampa il 18 luglio 2012. della vita, lasciare sfogo alla propria 2. Per citarne solo alcuni: Morris M. C., creatività, mantenere desto il cervello Evans D. A. et al, «Associations of vegetable and fruit consumption with agecon interessi culturali diversi. related cognitive change» Neurology OcAnche le terapie rilassanti possono tober 24, 2006 vol. 67 no. 8 1370-1376; essere di aiuto: la musicoterapia, Joseph J. A., Shukitt-Hale B., Willis L. M., per esempio, rasserena e attiva l’emo«Grape juice, berries, and walnuts affect zione. Si è riscontrato che sui soffebrain aging and behavior», The Journal of Nutrition, July 29, 2009. renti di Alzheimer può avere effet3. Laurin D., Verreault R., Lindsay J. et al., ti positivi perché favorisce l’atten«Physical activity and risk of cognitive zione, influisce sul coordinamento impairment and dementia in elderly perdei movimenti e sull’uso della parola. sons», American Medical Association, Non aspettiamo i risultati del trial 2001.

Capire l’Alzheimer Il primo a descrivere la malattia fu il neuropatologo tedesco Alois Alzheimer, nel 1906. La patologia che porta il suo nome è la causa più comune di demenza progressiva. Può iniziare intorno ai 50 anni, poi la degenerazione cerebrale progredisce lentamente per manifestarsi circa all’età di 70 anni. Tra i 65 e gli 85 anni le possibilità di ammalarsi aumentano del doppio ogni 5 anni. I sintomi sono inizialmente sfumati e leggeri. Si inizia con una perdita della memoria a breve termine, poi con il tempo si cominciano a perdere i parametri spazio-temporali: ci si può smarrire sotto casa, si dimenticano giorno e anno. I gesti e le espressioni si fanno ripetitivi fino all’ossessione. Man mano che la malattia progredisce e il cervello si atrofizza la confusione aumenta, le capacità motorie diminuiscono e diventa impossibile svolgere i normali compiti quotidiani.

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cucina naturale

Mangio fuori ma mangio sano Tante persone, per motivi di studio, viaggio o lavoro, devono consumare il pranzo fuori casa. Come combinare le proprie scelte alimentari con l’esigenza di un pasto lontano dai propri fornelli?

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urtroppo non è sempre facile riuscire a mangiare fuori casa come si vorrebbe. Difficilmente si riesce a sfuggire a grassi di scarsa qualità, e spesso è un problema trovare cereali integrali, abbondanti contorni di verdura di stagione e tutto quanto riteniamo indispensabile per una dieta sana. Probabilmente la cosa migliore è portare con sé dei cibi adatti al trasporto, soluzione pratica (ed economica) che ci offre il piacere di creare con le nostre mani e ci regala la soddisfazione di riuscire in modo comodo e sano a dare da mangiare a tutta la famiglia. Mangiare fuori casa, il nuovo libro edito da Terra Nuova Edizioni e scritto dalla bio-cuoca Linda Busato, si propone proprio di fornirci tanti spunti per i pasti da consumare fuori dalle mura domestiche. Il sottotitolo, «ricette vegetariane per salutari spuntini al lavoro e prelibati picnic all’aperto», oltre alla pausa pranzo, mantiene un occhio di riguardo anche per il divertimento che non guasta mai! Dalle pagine del libro emerge una cucina buona, sana e appetitosa, con proposte versatili: le salse possono

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mangiare fuori casa Introduzione di Giuliana Lomazzi

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completare un panino rendendolo «diverso» e irresistibile, ma anche condire un piatto di pasta o di riso, mentre le farce per tramezzini possono anche essere gustate da sole. Le buonissime ricette sono poi introdotte dalle parole di Giuliana Lomazzi, giornalista di Terra Nuova, che arricchisce la sua introduzione con una spiegazione su come combinare in modo corretto i cibi per comporre una dieta equilibrata anche fuori casa. l

c: cucchiaino C: cucchiaio p: pizzico

Girelle al pesto aromatico 1 tazza colma di erbe aromatiche miste: melissa, timo, origano, salvia, rosmarino • 1 C di pinoli • 1 C di noci sgusciate • 1 piccolo spicchio d’aglio • 1 C di gomasio • 3 C di olio extravergine d’oliva • 500 g di pasta per pizza ■ Accendete il forno a 230° C. Mettete in un piccolo tritatutto le erbe aromatiche, i pinoli, i gherigli di noce e l’aglio. Unite 3 cucchiai di olio e tritate il tutto per 1 minuto circa. Aggiungete il gomasio e miscelate di nuovo, unendo ancora un po’ di olio fino ad avere una salsina densa. Stendete l’impasto per la pizza formando un rettangolo che spalmerete con il pesto. Arrotolate su se stesso il rettangolo formando un grosso cilindro. Tagliatelo a fette spesse circa 1 cm e disponetele in una teglia coperta con carta da forno. Infornate per 10-15 minuti. Ë le ricette continuano a pag. 56 Terra Nuova · settembre 2012

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cucina naturale

Ë segue da pag. 55

Tofu con zucchina e melissa 100 g di tofu • 1 cipollotto • 2 zucchine piccole o 1 grande • 1 c di curcuma • 1 manciata di foglie di melissa e di menta • 1 p di sale integrale • 1 C di olio extravergine d’oliva • 2 C d’acqua • ½ C di maionese di soia ■ Preparate le verdure alla cottura: lavate le zucchine e spuntatele, mondate il cipollotto. Grattugiate la prima con l’apposito attrezzo a fori larghi e tritate finemente il secondo. Fateli saltare entrambi in padella per 6 minuti con l’olio e l’acqua. Nel frattempo sminuzzate le erbe aromatiche e mescolatele al contenuto della padella. Aggiungete anche il tofu sbriciolato, il sale e la curcuma, e continuate la cottura per altri 5 minuti. Fate raffreddare e servite sul pane spalmato con la maionese di soia.

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Salsa allo zenzero e avocado 2 avocadi maturi • il succo di 1 limone • 1 spicchio d’aglio • 2 C di noci tritate • 1 C di zenzero fresco grattugiato • 1 p di sale integrale • 125 g di yogurt di soia ■ Sbucciate gli avocadi e snocciolateli. Schiacciate la polpa con una forchetta e bagnatela subito con il succo filtrato del limone per evitare che annerisca. Aggiungete l’aglio pestato e lo zenzero grattugiato. Infine incorporate delicatamente lo yogurt e salate. Per accelerare i tempi potete mettere tutto nel mixer.


sapori dal mondo: Medio Oriente e Nord Africa

Libano

Hummus di ceci Ingredienti per 2 porzioni: 240 g di ceci già cotti • 1 spicchio d’aglio pelato • 1 cucchiaio abbondante di tahin • il succo di un limone • 2 cucchiai di olio extravergine di oliva • mezzo cucchiaino di sale marino integrale • acqua filtrata q.b. • paprika e/o cumino in polvere a piacere ■ Mettete i ceci nel recipiente di un mixer, aggiungete l’aglio e frullate brevemente. Unite poi anche il tahin, il succo di limone, l’olio, il sale, un paio di cucchiai di acqua e mixate ancora fino a ottenere una crema abbastanza omogenea. Per avere una consistenza ancora più morbida, mentre frullate potete aggiungere più acqua (o se vi piace, altro succo di limone). Trasferite l’hummus in una ciotola, completate con una spolverata di paprika e/o cumino insieme a un filo d’olio e servite. Ottimo a temperatura ambiente ma anche freddo, accompagnato da pane arabo, crostini, cracker, verdure crude.

Il ricettario di

Settembre 2012

Il ricettario di

Settembre 2012

sapori dal mondo: Medio Oriente e Nord Africa

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Libano

Tabbouleh Ingredienti per 2 porzioni: 50-60 g di bulgur • 1 cipolla bianca pelata e tritata • 3 manciate di prezzemolo pulito e tritato • 1 manciata di menta pulita e tritata • il succo di 1 limone • 1 cucchiaio di aceto di mele • sale marino integrale q.b. • 2 pomodori puliti e tagliati a dadini • olio extravergine d’oliva a piacere • pepe nero macinato fresco a piacere ■ Mettete il bulgur in una pentola e aggiungete 2 parti (o 2 par-

ti e mezzo) di acqua per una di bulgur. Portate a bollore, fate cuocere qualche minuto a pentola coperta, poi spegnete il fuoco e lasciate che il bulgur finisca di gonfiarsi. Trasferitelo in un recipiente largo e sgranatelo bene, poi lasciatelo raffreddare. In un’insalatiera capiente, riunite la cipolla, il prezzemolo, la menta, il succo di limone, l’aceto di mele, il sale e mescolate. Quando si sarà raffreddato, aggiungete anche il bulgur, i pomodori e mescolate delicatamente. Condite con l’olio, aggiustate eventualmente di sale, completate con il pepe e mescolate ancora. Lasciate riposare in frigorifero per almeno mezz’ora prima di servire.


Sole sorge/ Ricorrenze tramonta 45° religiose e civili

Mercatini bio (m), fiere (f) e convegni (c)

sab

05:22 Adria-Bio (m), Adria (Ro), piazza Groto e Bocchi - tel 349 6338608 - www.legambientedeltapo.it Fierucola del pane (m), Firenze, p.zza SS. Annunziata - tel 055 697747 - www.lafierucola.org 18:37 Festa della pera angelica (m), Serrungarina (Pu), centro storico - tel 0721 896129 [1 e 2 sett]

dom

05:23 18:35

Mercato del gusto (m), Conzano (Al), piazza Australia - tel 0142 925132 Bio Naturae (m), Agordo (Bl), centro storico - tel 0434 799581 - www.bionatura.org Bio Marché (m), Budrio (Bo), piazza Antonio da Budrio

lun

05:25 18:33

mar

05:26 Mercatino dei produttori biologici (m), Bologna, c/o Vag61, via P. Fabbri 110 [ogni mar sera] 18:31

1 첚 2 첚 3 첛 4 첛 5 천 6 천 7 킉천 8 쐡 첝 9 첝 10 첞 11 첞 12 첟 13 첟 14 첟 15 첆 철 16 철 17 철 18 첡 19  20  21 킈첣 킌 22 첣 23 첤 24 첤 25 첤 26 캸척 첦 27 첚 28 첚 29 첇 첚 30

05:27 18:29

A’ fera bio (m), Caltanissetta, c/o Mercato Coperto, via L. Rizzo, via Malta

gio

05:28 18:27

I mercatini del biologico (m), Caserta, p.zza G. Marconi tel 0823 326755 [1° e 3° gio e ultima dom di ogni mese esclusi lug e ago] Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o cortile della Scuola di Pace,

ven

05:29 18:25

via Udine, Quartiere Savena - tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i ven sera]

sab

05:31 18:24

Shabat par. Ki Tavò, festa solenne (ebraica) Biofera, Canzo (Co), c/o Palazzo di Villa Meda, ex Stelline

dom

05:32 18:22

Mercatino bio (m), Ponte nelle Alpi (Bl), tel 049 8687176 Mercatino del prodotto tipico e biologico (m), Suvereto (Li), centro storico

lun

05:33 Festa degli insegnamenti (cinese) 18:20

mar

05:34 18:18

mer

05:35 18:16

gio

05:37 18:14 05:38 18:12

sab

05:39 18:10

dom

05:40 18:08

lun

05:41 18:07

mar

05:43 18:05

mer

05:44 18:03

gio

05:45 18:01

ven

05:46 17:59

sab

‫ ﵱ‬Leone

‫ﵪ‬

‫ ﵩ‬Sagittario ‫ﵨ‬

[21 e 22 sett - vedi pag 70 di questo numero]

Bio & tipico in piazza (m), Massignano (Ap), centro storico

05:47 tel 0735 72112 - www.comune.massignano.provincia.ap.it [22 e 23 sett] 17:57 L'isola che c'è (m), Villa Guardia (Co), Parco Comunale - tel 331 6336995 - www.lisolachece.org

05:55 17:46

sab

05:56 17:44

dom

05:57 17:42

‫ ﵮ‬Acquario ‫ ﵲ‬Pesci

Verdura: barbabietole, cavolfiori, cavoli, cetrioli, cipolline, funghi selvatici, lattuga a cappuccio, lattuga riccia, fagiolini, fagioli, melanzane, patate, peperoni, pomodori, rucola, scalogni, zucchine. Frutta: angurie, fichi, kiwi, melagrane, meloni, noci, pere, pesche, prugne, uva. Erbe aromatiche: acetosa, alloro, basilico, origano, peperoncino, prezzemolo, rosmarino, salvia, timo.

L E G E N DA « o r t o e g i a r d i n o »

Per comunicare la presenza di mercatini biologici, fiere, ricorrenze e per altre segnalazioni, scriveteci a info@aamterranuova.it tel 055 3215729 interno 4. I mercatini del biologico sono soggetti a cambiamenti: si consiglia pertanto di verificarne direttamente la presenza.

Giorni favorevoli/sfavorevoli per la preparazione dell’impasto e la cottura del pane.

Giorni consigliati/sconsigliati per cure dentistiche. Giorni consigliati per praticare un digiuno.

19 febbraio – 20 marzo

Frutta e verdura di stagione

[2° e 4° dom da ott a mag, 2° e 4° gio sera da giu a sett] 3ª edizione della fiera del benessere (f), Brescia (Bs), Museo delle Mille Miglia [fino al 30 sett] Biologica (m), Arcevia (An), c/o Festa dell'Uva, centro storico tel 0731 984561 - www.arceviaweb.it [28-30 sett] Fiori frutta qualità (m), Celle Ligure (Sv), centro storico - tel 019 990021 [29 e 30 sett] Piante e animali perduti (m), Guastalla (Re), centro storico tel 0522 922111 - www.pianteeanimaliperduti.it [29-30 sett] Pitri Paksha, celebrazione popolare in onore dei defunti (induista) Capra e cavoli (m), Bassano del Grappa (Vi), centro storico - tel 339 4173657 Sagra del savor (m), Sogliano al Rubicone (Fc), fraz. Montegelli - tel 0541 940150 [29 e 30 sett]

Giorni consigliati/sconsigliati per imbiancare e verniciare.

20 gennaio – 18 febbraio

Stai nuotando controcorrente? Concentrati su tutte le tue letture passate, potrebbero provocare degli effetti desiderati. La tua vera natura sfocia in un mare limpido e brillante, vedi di non trasformarla in un comodo e caldo acquario dove il cibo piove dall’alto e gli occhi dei bambini si trasformano in enormi Polifemo. Sei un pesce fuor d’acqua? Battiti come un pescespada perché l’acqua non manchi mai a nessuno.

Esaltazione della Croce (ortodossa) Mercatino bio (m), Nuoro, c/o giardini in via Trieste tel 348 3905186 - www.biosardinia.it

Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione di conserve.

22 dicembre – 19 gennaio

L’immaginazione può essere sconfinata solo se non ti aspetti nulla di preciso dal futuro, tanto vale pigiare su un telecomando e crogiolarsi di fronte al solito programma preconfezionato. Se ti capita di percorrere a passi lenti un cerchio nel grano appena creato da creature inafferrabili, metti in conto che anche davanti al mistero più inesplicabile, una piccola dose di disincanto non guasta mai.

tel 338 8772984 - www.fieranaturabio.it [22 e 23 sett]

LEGENDA altri simboli

Capricorno

La proverbiale fiducia nelle tue capacità potrebbe vacillare a causa di un periodo di incertezza in avvicinamento. Rimettiti in discussione e imposta le relazioni più importanti come in uno studio di registrazione; potresti incidere delle nuove tracce nelle dinamiche personali. L’ascolto di Autumn Leaves eseguita da Miles Davis provoca benefici scossoni a scapito di molti rami ormai secchi.

Natività di Maria (ortodossa) Congresso internazionale ECIM 2012 (f), Firenze (Fi), Palazzo dei Congressi

ven

22 novembre – 21 dicembre

Il sapore è una porta di comunicazione con i segreti della materia, il linguaggio ammaliante ed istrionico dell’energia. Previeni i bocconi avvelenati offrendo ai tuoi interlocutori un assaggio delle tue ricette diplomatiche, potrebbero emergere delle doti nascoste che cambiano il corso di una serata o sbloccano una situazione piccante. Si consigliano degli ingredienti a chilometro zero... o zero virgola... de gustibus.

3ª Conferenza internazionale sulla decrescita per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale (f), Venezia (Ve) [fino al 23 sett - vedi pagina 20 di questo numero]

gio

23 ottobre – 21 novembre

Lo spirito di adattamento è sottoposto ad una dura prova per gli scorpioni poco inclini all’ottimismo. «Nessuno può essere felice finché tutti non sono felici», disse Swami Vivekananda, quindi procuratevi una Guida per un Mondo Nuovo e cominciate ad adattarvi ad ogni circostanza. La dimensione del viaggio è l’unico antidoto alla calma piatta, purché la rotondità della Terra non sia sagomata da un oblò.

tel 328 3847235 - www.pomarium.net [14 - 23 sett] Ganesha Chaturti, giorno di Ganesha, divinità del superamento degli ostacoli (induista)

05:53 17:47

23 settembre – 22 ottobre

‫ ﵬ‬Scorpione

Rosh-ha-sanà, festa solenne (ebraica) Pomarium (m) , Lastra a Signa (Fi), Parco Vivai Belfiore, Loc. Sant'Ilario

05:52 Yom Kippur, espiazione. Giorno dedicato al digiuno e alla preghiera (ebraica) 17:49

23 agosto – 22 settembre

Soppesare la realtà è una tua prerogativa, ma ultimamente ti riesce difficile quantificarne il peso e comunicare in modo plausibile i risultati delle tue ricerche. Le sfumature prendono il sopravvento, come all’alba e al tramonto, quando la Luna danza tra le scenografie create dal Sole e dalla Terra. È solo una pausa tra il giorno e la notte, ma pare che nelle pause lo scambio di informazioni sia più proficuo.

tel 0464 802922 [tutti i giorni da metà settembre a metà ottobre]

mer

Vergine

‫ ﵯ‬Bilancia

Mostra mercato della Val di Gresta Ronzo (m), Chienis (Tn), centro storico

mar

23 luglio – 22 agosto

Sapresti ancora muoverti in un mondo senza specchi? Padroneggiare le tue sembianze senza urtare la sensibilità estetica del prossimo? Se invece dello specchio avessero inventato il proiettore dei sogni, organizza un cineforum: i tuoi cult movies richiamerebbero delle atmosfere felliniane che rappresentano in pieno il presente surreale. Prova a specchiarti nel mondo e magari se ne riparla.

Esaltazione della Santa Croce (cattolica) Persecuzione di Tatsunokuchi (buddista) Fiera della sostenibilità (f), Fano (Pu), piazza Amiani - guididav@livecom.it [fino al 16 sett] Fierucolina di S. Michele (f), Firenze (Fi), Piazza di S. Spirito Bimbi&Natura (f), Firenze (Fi), Giardino Corsini Festa biologica (m), Bolzano (Bz), P.zza del Municipio - tel 0471 2569779 Naturolistica (f), San Pietro In Cerro (Pc) [15 e 16 sett] Cecina in festa... naturalmente (m), Cecina (Li), centro storico - tel 0587 647408 - www.ctpb.it Co i pié descalsi (m), Vascon di Carbonera (Tv), c/o Parrocchia di Santa Lucia, via Diaz 3

05:51 Vigilia Yom Kippur, inizio festa solenne (ebraica) 17:51

21 giugno – 22 luglio

Reduce dai caldi tramonti agostani, tronfio e ustionato sia dagli UVA che dall’uva DOCG, ti avvii verso una tranquilla transizione crepuscolare. I leoni dovranno solo fronteggiare un branco di rimproveri, consigli, precauzioni e contravvenzioni che potrebbe piombar loro addosso. Filtrare la stizza con il setaccio della pazienza e intrecciarla con l’abilità di un sarto procurerà delle ispirazioni creative sensazionali.

Mercatino bio (m), Verona (Vr), piazza Isolo, tel 045 8078574 [tutti i gio]

Bio Marché (m), Faenza (Ra), le Cappuccine - www.poderidiromagna.it [tutti i lun sera]

21 maggio – 20 giugno

Il libero arbitrio che raggiunge il suo apice nella bella stagione ti ha concesso di aprire molti orizzonti e di amplificare le possibilità di esprimerti al meglio. Un arbitro severo però potrebbe coglierti in fuorigioco durante un passaggio preso sottogamba e potresti scontare un periodo di rigorosa riconsiderazione dei tuoi obiettivi. Presta attenzione a non restare in standby.

tel 339 4473220 - www.cisei.info [tutti i mar e i sab mattina]

05:50 17:53

20 aprile – 20 maggio

‫ ﵭ‬Cancro

Mercato del contadino (m), Tolentino (Mc), c/o Ass. CiSei, via Gramsci 1

lun

Toro

A volte non basta cambiare canale all’autoradio, bisogna per forza cambiare strada. Soprattutto quando il motore è a scoppio… ritardato. Cerca pure una stazione con della buona musica, ma scegli la direzione con maggiori occasioni d’incontro prestando ascolto alla radio interiore che trasmette per te delle sensazionali note armoniche che ti sintonizzano con la tua rete di amicizie.

tel 0565 829923

Natura Bio (f), Correggio (Re), c/o Salone delle Feste, via Fazzano

21 marzo – 19 aprile

Stai tra un’incudine e un martello? Tra l’inquietudine e qualche fardello? La tua dualità viene a galla: insomma, vuoi essere un agnello o una testa d’ariete? Come capro espiatorio cerchi di sfondare a suon di testate le porte di emergenza, ecco, ci sei ricascato. Prova ogni tanto a indossare i panni della moderazione, in cotone bio ed equo-solidale, naturalmente!

‫ ﵫ‬Gemelli

tel 031 684138 - biofera.altervista.org [8 e 9 sett]

05:49 17:55

‫ ﵧ‬Ariete

‫ﵰ‬

tel 347 4355933 - www.aferabio.it [tutti i mer pomeriggio]

dom

a cura di Sergio Tonon

Il colmo per un sovversivo? Venire inquadrato... da una telecamera, e firmare la liberatoria. Dietro al bello della diretta si cela un mostro che s’insinua nel tuo giardino di riflessione, nell’orto biologico che coltivi con dedizione assoluta. Evita i colpi di testa e fai buon viso a chi ti sta inquadrando, chissà che non ne guadagni la tua immagine taurina.

tel 338 4009572 - www.associazione-eco.it [tutti i lun pomeriggio]

mer

ven

Ca pe lli

Luna fasi e transiti

50.012 dallacomparsadell’Homo Sapiens De nti

LUNAZIONE o del sole (17 agosto - 16 settembre) LUNAZIONE o degli aromi (16 settembre - 15 ottobre)

Co nse rve

Or t e go iar din o Im bia e v nc ern ar icia e re Pa ne

Settembre

IN CHE ANNO SIAMO ? 1433 islamico persiano 1391 5113 induista Kali Yuga cinese 4708 2012 gregoriano berbero 2962 ebraico 5772 2556 buddista

Giorni consigliati/sconsigliati per tagliare i capelli.

캸 Nodo Lunare Nord (o ascendente) 첦 Nodo Lunare Sud (o discendente)

ORTO. Giorni favorevoli per raccogliere erbe aromatiche e medicinali, trapiantare e seminare ortaggi da frutto, fiore, foglia e radice. Con l’eccezione, tra gli ortaggi da foglia di lattuga, spinacio, cavoli, sedano, bietola da coste. In certe regioni fagioli, fagiolini, fave, mais e piante da radice si seminano in luna calante. FRUTTETO. Piantumare e trapiantare alberi e arbusti da frutto a debole vigoria. GIARDINO. Seminare fiori, piantumare alberi, arbusti e siepi. Mettere a dimora e trapiantare le piante da fiore annuali, biennali, vivaci, le bulbose e le rizomatose. Riprodurre le piante da fiore per talea o per divisione dei cespi.

ORTO. Seminare gli ortaggi che accestiscono (cavoli, sedano, bietole da coste) o che non devono andare prematuramente a seme (insalate, lattughe, indivia, finocchio, aglio, cipolle, scalogno, porro, spinacio). Piantare e trapiantare cipolle, aglio e porro. Lavorare e concimare il terreno. FRUTTETO. Potare gli alberi e gli arbusti da frutto vigorosi. Lavorare e concimare il terreno. GIARDINO. Potare e sfrondare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Spuntare e cimare le piante da fiore e gli arbusti. Lavorare e concimare il terreno. Disegni di Massimo Astore



sapori dal mondo: Medio Oriente e Nord Africa

Siria

Melanzane allo yogurt Ingredienti per 2 porzioni: 300 g di yogurt vegetale al naturale senza zucchero aggiunto • 2 spicchi d’aglio • il succo di un limone • sale marino integrale q.b. • 1 melanzana pulita e tagliata a fette • olio extravergine di oliva q.b. • paprika a piacere ■ Preparate la salsa allo yogurt frullando quest’ultimo con l’aglio,

il succo di limone e qualche pizzico di sale. Mettete poi a raffreddare in frigorifero. Nel frattempo fate cuocere le fette di melanzana in una padella ampia dove avrete riscaldato un po’ di olio d’oliva. Controllate spesso la cottura, girando le melanzane in modo che non si attacchino e che risultino ben cotte. Trasferitele mano a mano su un piatto e tamponatele con carta da cucina. Quando avrete cotto tutte le fette, salatele leggermente e disponetele su un piatto da portata. Aggiungete lo yogurt, distribuendolo sulle melanzane. Completate con la paprika, un filo d’olio, il prezzemolo e servite. Il ricettario di

Settembre 2012

Il ricettario di

Settembre 2012

sapori dal mondo: Medio Oriente e Nord Africa

%

Marocco

Cous cous con peperoni e uvetta Ingredienti per 2 porzioni: 140 g di cous cous • 3-4 cucchiai di olio extravergine d’oliva • mezza cipolla bianca pelata e tagliata a pezzetti o tritata • 1 cucchiaino e ½ di ras el hanout • 2 cucchiai di passata di pomodoro • 1 carota pulita e tagliata a rondelle • 1 peperone giallo pulito e tagliato a pezzetti • 1 peperone rosso pulito e tagliato a pezzetti • sale marino integrale q.b. • mezzo bicchiere di brodo vegetale caldo • 1 manciata abbondante di uvetta • pepe nero macinato fresco ■ Mettete il cous cous in una ciotola e versateci sopra acqua bollente leggermente salata, fino a coprire appena la semola. Incoperchiate e lasciate che il cous cous si gonfi. Per una consistenza più morbida, aumentate leggermente le quantità d’acqua o aggiungetene successivamente, poca per volta e coprendo nuovamente per far gonfiare ancora il cous cous. Una volta cotto, trasferitelo in un recipiente largo e basso e sgranatelo con una forchetta, condendolo eventualmente con un filo d’olio. In una padella dal fondo pesante scaldate l’olio a fiamma vivace e fate appassire la cipolla. Unite il ras el hanout, la passata di pomodoro e mescolate. Aggiungete anche le verdure, salate e fate insaporire per un paio di minuti. Abbassate la fiamma, versate il brodo, coprite e fate cuocere fino a quando le verdure saranno abbastanza tenere. A questo punto completate con l’uvetta e il pepe, cuocete ancora per un minuto circa, togliete dal fuoco e servite le verdure accompagnate dal cous cous.


DOSSIER

Quando il bebè non arriva di Claud ia Benat ti

U

dato, allarmanna coppia su sei in Italia non riesce ad avere figli: è il tro nazionale Regis dal e sizion te, che si evince dai dati messi a dispo stituto supedall’I o volut ta, assisti per la procreazione medicalmente ni e donne uomi di ia miglia anno ogni riore di sanità nel 2005 e che segue o tenultim come care imboc di e scegli si volte a in quel difficile percorso che tativo possibile. cautela, si può dire Sebbene le stime siano sempre difficili e da valutare con è andata aumentà con ragionevole certezza che l’incidenza dell’infertili umento deldall’a vanno tando nel tempo, per una serie di concause che nze esterinflue a fino anza l’età in cui la coppia decide di cercare una gravid

Terra Nuova · settembre 2012

61


DOSSIER

L’infertilità è una condizione che riguarda circa il 15% delle coppie in età per procreare

ne come l’inquinamento ambientale, che ha un impatto sempre più devastante. Più grave, ma anche più circoscritta (4%), è la condizione che si definisce invece vera e propria sterilità, che affligge le coppie portatrici di patologie irreversibili o che restano infertili anche dopo lunghi iter diagnostici e terapeutici. Ciò che differenzia le due condizioni è che sull’infertilità si può agire sia in maniera naturale che medicalizzata, mentre le coppie sterili si trovano a fronteggiare una situazione permanente che spesso non ha sbocchi nemmeno con le tecniche di fecondazione artificiale più sofisticate.

Le cause «L’infertilità è una condizione che riguarda circa il 15% delle coppie in età per procreare; la si registra quando, dopo almeno due anni di rap-

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www.terranuovaedizioni.it

porti regolari e non protetti, non avviene comunque il concepimento» spiega la dottoressa Giulia Scaravelli, direttrice del Registro nazionale per la procreazione medicalmente assistita. «Un fattore molto importante che influisce sulla diminuzione della fertilità è l’età della donna: più l’età avanza, minore è la capacità di concepire. Poi ci sono i fattori ambientali, come l’esposizione ad agenti inquinanti anche e soprattutto sui luoghi di lavoro, che oltre a determinare una diminuzione della fertilità possono provocare anche un aumento degli aborti e influire sulla qualità dello sperma maschile. Non ultimi, certamente, sono da considerare gli stili e le abitudini di vita; basti pensare al fumo, all’eccessivo consumo di alcol, alla mancanza di esercizio fisico e alla cattiva alimentazione che può anche essere causa di obesità o, all’altro opposto,

di anoressia. Anche questi sono elementi che incidono pesantemente sull’equilibrio dell’organismo, mettendo a rischio la possibilità e la probabilità di avere un bambino».

L’età della coppia Le donne italiane fanno figli in età (biologica) non più giovanissima, partoriscono infatti il primo figlio a 30 anni, un anno più tardi rispetto alla media europea, e hanno meno figli, 1,22 contro una media di 1,44. Spesso si tratta di una scelta pressoché obbligata, indotta dalla necessità di trovare prima una sicurezza economica, una sufficiente organizzazione famigliare e, non ultima, la maturità emotiva necessaria ad affrontare quell’impegno per la vita che è e deve essere la maternità o la paternità. Quindi spesso si arriva a cercare la gravidanza quando gli anni migliori sono passati.


Cosa ne pensate? Mandate impressioni, idee, commenti a lettere@aamterranuova.it

«Dal punto di vista strettamente biologico, i gameti e gli ovociti, patrimonio che la donna ha già interamente in sé fin dalla nascita, invecchiano con l’avanzare dell’età» spiega la dottoressa Scaravelli. «Il periodo più fertile per la donna va dai 20 ai 25 anni, resta sufficientemente alto fino ai 35, subisce un considerevole calo tra i 35 e i 40 anni e diventa bassissimo oltre i 40 anni. Gli ovociti di donne non più giovani hanno più spesso anomalie genetiche e, se fecondati, possono dare luogo a feti malformati, spesso abortiti spontaneamente. La selezione naturale infatti elimina gran parte degli embrioni con malformazioni e questo spiega l’alto tasso di abortività spontanea nelle donne non più giovanissime: si parla di un 18% tra i 30 e i 39 anni e del 34% intorno ai 40 anni, contro il 10% sotto i 30 anni. L’età influisce anche sulla qualità dello sperma maschile, sebbene in misura minore. Gli spermatozoi sono meno, hanno una minore motilità e sono più frequenti anomalie cromosomiche». Ma cosa accade più precisamente al «patrimonio fertile» della donna con il passare degli anni? Nel feto femminile sono già presenti circa 67 milioni di ovociti1 intorno alla ventesima settimana di gestazione2. Già alla nascita però la bambina ha una

quantità di ovociti nettamente inferiore, da 1 a 2 milioni, quantità che diventerà di 300-500 mila alla pubertà, di 25 mila all’età di 37 anni e di soli mille ovociti all’età di 51 anni, quando in media si ha l’esordio della menopausa.

L’inquinamento Anche l’esposizione a inquinanti ambientali può incidere in maniera significativa sulla diminuzione della fertilità, in particolare nell’uomo, come dimostrato da diversi studi. Si va dal particolato immesso in atmosfera dal traffico veicolare3, come riportato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, fino ai cosiddetti interferenti endocrini4 che si riversano nell’ambiente, nel suolo, nell’aria e nell’acqua, a seguito soprattutto di determinati procedimenti industriali o attraverso le emissioni degli impianti di incenerimento. L’allarme ha assunto ormai dimensioni globali. Lo smog è infatti stato correlato a danni al Dna, anomalie morfologiche e scarsa qualità dello sperma5, e gli interferenti endocrini sono sorvegliati speciali. «Il sistema riproduttivo è il bersaglio principale della maggior parte degli interferenti endocrini, i cosiddetti IE. Molti studi mettono in relazione elevati livelli di esposizione a IE persi-

L’approccio naturale al problema Prima di cercare la gravidanza con le tecniche di fecondazione artificiale, si possono percorrere strade alternative. Ad esempio si possono consultare medici esperti in agopuntura, omeopatia, omotossicologia, fitoterapia, fiori di Bach, kinesiologia e psicoterapia energetica, a patto che non si tratti dell’alterazione di un organo che necessita di intervento chirurgico o di una sterilità irreversibile. Le tecniche naturali, o meglio olistiche, prendono in considerazione l’organismo e l’individuo nel suo complesso e la relazione di coppia. Poi ci sono le ostetriche che possono aiutare. «Quello che facciamo è ascoltare la donna, non solo con le orecchie, e affrontare l’eventuale problema dell’infertilità cercando di agire sul sottile, quelle energie impalpabili sulle quali l’equilibrio femminile si basa» spiegano alla Scuola elementale di arte ostetrica che fa capo a Verena Schmid. «Consigliamo di osservare innanzitutto come gli umori femminili si modificano con il ciclo mestruale, si esamina la qualità del sangue mestruale, eventuali congestioni pelviche, perdite di secrezioni, fastidio mammario, il ritmo di crescita della peluria, il rialzo termico, come l’appetito si modifica durante il mese. Bisogna capire se la donna è padrona di questi

stenti come Pcb, diossine e pesticidi organoclorurati, con l’aumento del rischio di infertilità maschile» spiega il dottor Alberto Mantovani, responsabile scientifico del gruppo di studio sull’argomento costituito dall’Istituto superiore di sanità.«Ci sono anche studi più recenti che puntano l’attenzione verso composti meno persistenti, ma largamente utilizzati nelle filiere produttive di alimenti e prodotti di consumo. Si tratta quindi non di un problema di bioaccumulo, ma di un’esposizione costante, ripetuta e prolungata». Per esempio, alti livelli urinari di bisfenolo A, un additivo delle plastiche, sono associati a significativi effetti avversi sulla qualità del seme maschile6. Tra i parabeni (conservanti utilizzati in cosmetici, farmaci, alimenti e bevande), il butilparabene è risultato positivamente associato con il danno al Dna spermatico7, mentre alcuni ftalati riducono la motilità e i livelli dello sperma8. Sempre tra gli interferenti endocrini rientrano anche i pesticidi, «che destano particolare preoccupazione per la salute riproduttiva dell’uomo e della donna» spiega sempre il dottor Mantovani, che ha coordinato un progetto pilota proprio sulla questione specifica. È emerso che le coppie in cui l’uomo lavorava in

aspetti e, se non lo è, si lavora perché lo diventi. Si prendono anche in considerazione la ritmicità dell’attività sessuale e i segni fisici maschili. Quando, intorno ai 35-40 anni, la fertilità cala, occorre trovare i giorni giusti e osservare qualche accorgimento. Per esempio, un’astinenza di 6-7 giorni prima dell’ovulazione permette agli spermatozoi di essere molto più mobili; l’astinenza non deve superare però i dieci giorni, perché in quel caso gli spermatozoi perdono di motilità. Poi ci sono posizioni sessuali che agevolano il concepimento, come quella carponi. C’è anche un modo per stimolare l’epifisi: è consigliabile dormire in una stanza oscurata dal primo fino all’undicesimo giorno dalla mestruazione; dal dodicesimo al sedicesimo è bene tenere accesa una piccola luce e dal diciassettesimo alla nuova mestruazione di nuovo buio. Facendo in questo modo, per alcuni mesi anche il ciclo mestruale si regolarizza». E poi ancora: dieta disintossicante, acida per una femmina, alcalina per un maschio; eliminazione di fumo, alcol, caffè, droghe, farmaci; iniziative antistress come il training autogeno o il massaggio polarity; eventuale integrazione di vitamine C, E, selenio, acidi grassi polinsaturi, antiradicali, acido folico; esercizio fisico, respirazione, cura del corpo; tecniche di visualizzazione. Terra Nuova · settembre 2012

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DOSSIER Tasso fecondità totale (TFT) in Italia (numero medio di figli per donna) Trend dal 1989 al 2008 1,40

1,40 1,36

1,35

1,36

1,35

1,34

1,32 1,31

1,30

1,30

1,29 1,28

1,25

1,25

1,24

1,24

1,24

1,23

1,20

1,20

1,20

1,20

1,19

1,18

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

1990

1,10

1989

1,15

Fonte: ISTAT HFA (Health for All)

Tasso fecondità totale (TFT). L’Italia a confronto con altri paesi europei Trend dal 1989 al 2009 2,5 2,25

— — — — —

Solitamente si sostiene che con un TFT=2 si assicura un livello di nascite che permette a una popolazione di riprodursi mantenendo costante la propria struttura demografica.

Italia Spagna Francia Germania Regno Unito

— — — —

Svezia Norvegia Danimarca Finlandia

2,0

Gli stili di vita

1,75 1,5

1,41 1,24

1,30

2009

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

1990

1989

1,18

1,0

1,34

1,33 1,23

2002

1,35

2001

1,25

Fonte: EUROSTAT

Le cause dell’infertilità

n Infertilità maschile 35,4% n Infertilità femminile 35,5% n Infertilità maschile e femminile 15%

n Infertilità idiopatica

(a causa sconosciuta) 13,2%

n Altro 1% Fonte: Istituto superiore di sanità

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serra e che desideravano figli avevano bisogno di un tempo doppio per concepire rispetto a persone non esposte. Inoltre, le compagne dei disinfestatori alla prima gravidanza hanno riportato una frequenza molto maggiore di aborto spontaneo. In particolare, l’incremento di rischio è stato osservato nelle coppie in cui i lavoratori avevano usato certi pesticidi, quali l’atrazina e il benomil/carbendazim, i cui effetti sull’equilibrio endocrino sono già stati dimostrati9. Di recente poi l’Istituto Marques di Barcellona ha individuato un legame tra l’inquinamento ambientale e l’infertilità delle donne sotto i 40 anni. Lo studio è stato effettuato sulle donne che si sono rivolte alla sezione di riproduzione assistita dell’istituto, coordinato dalla dottoressa Marisa Lopez-Teijon, e i primi risultati sono sconcertanti: nell’80% dei casi le pazienti, benché con ciclo regolare, non sono riuscite a concepire un figlio a causa della riduzione della propria riserva ovarica provocata da tossine e sostanze inquinanti.

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Fumo, alcol, alimentazione inadeguata, mancanza di attività fisica, stress eccessivo: sono tutti fattori che influiscono sulla salute riproduttiva e sull’equilibrio dell’organismo. Per esempio, ci sono studi che attestano come negli ultimi cinquant’anni la quantità di spermatozoi presenti nel liquido seminale si sarebbe addirittura dimezzata anche a causa di condizioni di stress e fattori ambientali negativi. Per quanto riguarda il fumo, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, le fumatrici hanno tassi di infertilità più alti, una fecondità ridotta e impiegano più tempo a concepire. Ciò sembra essere dovuto all’interferenza delle sostanze tossiche contenute nel fumo con la maturazione degli ovociti. La nicotina e il benzopirene, un noto cancerogeno, vengono assorbiti attraverso il fumo e finiscono infatti nel liquido follicolare e nell’ovaio. Il fumo incide anche sulla fertilità maschile: diversi studi hanno riscontrato effetti negativi sulla produzione di spermatozoi, sulla loro concentrazione nel liqui-


do seminale, sulla loro motilità, vitalità e morfologia. Anche l’alcol, se consumato in eccesso, può ridurre la possibilità di avere un bambino in quanto interferisce con il funzionamento delle ghiandole che regolano la produzione di ormoni sessuali10. Un co-fattore di diminuita fertilità è inoltre il peso corporeo, sia l’obesità che l’eccessiva magrezza. «Una spiegazione sta nel fatto che l’alterazione nella produzione degli ormoni steroidei interferisce con la regolazione centrale del ciclo e questo può determinare una riduzione numerica delle mestruazioni fino all’amenorrea» spiegano dall’Iss. «Nelle riserve di grasso del corpo è presente un ormone, l’androstenedione, che può dare origine all’estrone in modo continuativo. La presenza continuativa e non ciclica, come nella norma, di estrone, determina un’alterazione della regolazione centrale delle mestruazioni. Più si ingrassa e più aumenta la quantità di androstenedione, fino a scompensare la funzione ri-

produttiva. Le donne obese hanno hanno un deficit di estrogeno, ma enquindi un eccesso di estrogeno, men- trambe le condizioni portano a cicli tre, al contrario, le donne sottopeso riproduttivi irregolari».

La fecondazione artificiale Le coppie che scelgono la strada delle tecniche di riproduzione medicalmente assistita è bene che chiedano di essere informate in maniera esauriente anche sui rischi che questi tipi di interventi comportano e sulle percentuali di successo, in modo da poter valutare correttamente il rapporto rischio-beneficio. Anche in questo caso l’età della donna influisce molto sulle possibilità di ottenere una gravidanza. Su cento cicli di stimolazione ovarica iniziati in pazienti con meno di 29 anni, sono state ottenute (dati 2007 del Registro nazionale procreazione medicalmente assistita dell’Istituto superiore di sanità) 30-33 gravidanze, mentre su 100 cicli in pazienti con 45 o più anni sono state ottenute 2-4 gravidanze. Inoltre non è sempre detto che le gravidanze vengano portate a termine con successo e senza problemi. Secondo i dati forniti dalla Scuola elementale di arte ostetrica, su 100 cicli di stimolazione ovarica la percentuale dei bambini nati va dal 5 al 18% delle gravidanze iniziate, il 12% è vivo a un mese dalla nascita. I rischi dell’induzione dell’ovulazione possono essere trombosi, tromboembolie, cisti ovariche. Tale pratica di stimolazione può ridurre il tasso di fecondazione degli ovociti, il tasso di annidamento per embrione trapiantato e il tasso di bambini nati vivi per gravidanza ottenuta. Inoltre la donna può andare incontro a gravidanza extrauterina, ipertensione, prematurità, aumento della morte endouterina e della mortalità perinatale e neonatale.

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DOSSIER Le energie sottili Le conoscenze mediche, gli studi epidemiologici e l’osservazione clinica permettono oggi, dunque, di avere un quadro ampio sui co-fattori che possono influire sulla fertilità e sulla salute riproduttiva della coppia, ma per avere una chiave di lettura esaustiva del fenomeno spesso occorre qualcosa di più. Cosa sia questo qualcosa di più lo spiega bene Verena Schmid, ostetrica di lungo corso e fondatrice della Scuola elementale di arte ostetrica11.

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Un bambino non arriva quando si decide che arrivi, ma quando si è pronti per riceverlo. «La prima cosa di cui acquisire consapevolezza quando si cerca una gravidanza? Cambiare il modo di pensare: non facciamo un bambino, ma riceviamo un bambino, perché il significato di concepire è ricevere in sé il germe di una nuova vita. L’atto creativo del dare la vita dalla parte maschile è attivo, rapido. L’atto del ricevere il bambino in sé per la donna è un atto passivo, nel senso della ricettività, un atto di abbandono, apertura, accoglienza, nutrimento e attesa». Per Verena, dunque, un bambino non arriva quando si decide che arrivi, ma quando si è pronti per riceverlo. «Oggi siamo nell’epoca dell’efficienza, in cui tutto si programma, anche un figlio» dice Verena. «E quando si decide che è il momento, deve arrivare subito, spesso non ci si dà abbastanza tempo e non si lavora per creare lo spazio che quel bambino avrà nella nostra vita. Un bambino è un soggetto che esiste già in sé prima del concepimento, che va interpellato, non è un prodotto che si può volere e ottenere. Il nostro stile di vita ci porta a vivere in velocità utilizzando la parte razionale del cervello, ma non è su quel piano che può avvenire il concepimento. Usciamo


dunque da questa corsa, creiamo uno spazio per la vita di coppia e per il figlio che siamo pronti ad accogliere, esprimiamo fiducia vera nella vita». «Innanzitutto» spiega Verena «la fertilità necessita di essere riconosciuta non solo nelle proprie ovaie, mucose, testicoli, ma anche nella propria personalità e nel proprio stile di vita. Ricevere un bambino dentro di sé è indubbiamente un’attività che si svolge nella polarità femminile della donna. Le qualità a valenza femminile sono la fluidità nel tempo, la ritmicità, la ciclicità, l’adattabilità, la saggezza, l’accudimento, il ricevere, accogliere e contenere dentro di sé, l’espressione emozio-

nale, la creatività che trasforma. Introdurre queste valenze nel proprio stile di vita, alimentarle, può essere un primo passo verso la fertilità. Conoscere i segni del nostro essere fertili è un secondo passo. Il corpo ci parla attraverso le sue mucose che diventano umide, la bocca dell’utero che si apre morbidamente, il muco cervicale che diventa filante, la temperatura che si alza, la pancia che si tende e a volte richiama l’attenzione con un lieve dolorino al momento culmine del ciclo ovulatorio. Ci parla attraverso il desiderio particolare della vicinanza di lui, tramite le acque, i sogni, la gioia, l’energia vitale, la creatività. Ci parla attraver-

Note 1. Cellule germinali femminili 2. Su questo argomento: - Firmbach Pasqualotto F., Borges E. Jr, Bedin Pasqualotto E., «The male biological clock is ticking: a review of the literature», Sao Paulo Medical Journal, 1 maggio 2008, 126(3):197-201; - Belloc S. et al., «Effect of maternal and paternal age on pregnancy and miscarriages rates after intrauterine insemination», Reprod. Biomed. Online, settembre 2008, 17(3):392-7; - Jansen Rp., «Fertility in older women» PPF Med. Bull., aprile 1984, 18(2):4-6; - Frank O., Bianchi Pg., Campana A., «The end of fertility: age, fecundity and fecundability in women» J. Biosoc. Sci., luglio 1994, 26(3):349-368; - Ford W. C. L. et al, «Increasing paternal age is associated with delayed conception in a large population of infertile couples: evidence for declining fecundity in older men», Human Reproduction, 2000, 15(8):1703-1708; - Schwartz D., M. J. Mayaux Federation Cecos, «Female fecundity as a function of age: results of artificial insemination in 2193 nullipauros women with azoospermic husbands», New England Journal of Medicine, 1982, 306:404-406 3. www.euro.who.int/en/what-we-do/data-and-evidence/health-evidence-networkhen/publications/hen-summaries-of-network-members-reports/what-are-the-effectson-health-of-transport-related-air-pollution 4. Un interferente endocrino è una sostanza esterna all’organismo, o una miscela di sostanze, che altera la funzionalità del sistema endocrino causando effetti avversi sulla salute anche riproduttiva: da European workshop on the impact of endocrine disrupters on human health and wildlife, Weybridge 2-4 dicembre 1996 5. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21208146 6. Su questo si vedano: - Li D. K., Yuan W et al, «Urine bisphenol-A (BPA) level in relation to semen quality», Fertil. Steril., 2011, 95(2):625-30; - Meeker J. D., Hauser R. et al, «Semen quality and sperm DNA damage in relation to urinary bisphenol A among men from an infertility clinic», Reprod. Toxicol., 2010, 30(4):532-9. 7. Meeker J. D., Hauser R. et al, «Urinary concentrations of parabens and serum hormone levels, semen quality parameters, and sperm DNA damage», Environ. Health Perspect, 2011, 119(2):252-7. 8. Pant N., Saxena D. et al, «Environmental and experimental exposure of phthalate esters: the toxicological consequence on human sperm», Hum. Exp. Toxicol., 15 giugno 2010. 9. www.iss.it/binary/pres/cont/ferti.pdf 10. Su questo si vedano: - Emanuele M. A., Wezeman F., Emanuele N. V., «Alcohol’s effects on female reproductive function»: pubs.niaaa.nih.gov/publications/arh26-4/274-281.pdf - Gabriel K., Candace Hofmann M. A., Glavas M. A. M., Weinberg B.Sc. e J., «The hormonal effects of alcohol use on the mother and fetus»: pubs.niaaa.nih.gov/publications/arh22-3/170.pdf 11. La sede è in via Pier Capponi 17, 50132 Firenze, tel 055 576043, fax 055 576266, info@marsupioscuola.it, www.marsupioscuola.it

so il movimento nella nostra vita, i cambiamenti, i momenti di caos. Sapere cosa rende difficile ricevere un bambino è il terzo passo: il primo nemico del concepimento è il distress. Non è dato solo dal troppo lavoro o da condizioni esterne, ma anche da un conflitto costante tra istinto individuale e istinto sociale o regole sociali. Non poter seguire le proprie intuizioni e necessità inibisce la nostra fertilità in senso globale. E a volte è l’anima a dire no». Allora, un figlio non è solo un’età giovane, un corpo e una mente vitali, uno stile di vita sano; è tutto questo e anche la libertà di essere se stessi in quel figlio. l

Per saperne di più Verena Schmid, Venire al mondo e dare alla luce, percorsi di vita attraverso la nascita, Apogeo, 2005

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ecocosmesi

Attenzione ai lucidanti per capelli Nella maggior parte dei casi sono solo miscele di siliconi. I rimedi fai da te in questo caso sono decisamente più efficaci. di Nadia Tadioli

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l desiderio di avere capelli splendenti e dall’aspetto sano può portare a numerose follie. La più comune è quella di entrare in una profumeria o di far scivolare in un carrello del supermercato un lucidante per capelli. Non lo fate. Nel 90% dei casi il liquido che vi sarete portati a casa è solo un brodo di siliconi. E lo stesso discorso vale per i prodotti che il parrucchiere subdolamente propone. Tutti questi prodotti strilleranno sulla confezione i loro principi attivi: il tradizionale olio di lino o il più fashion olio di Argan, la più scientifica cheratina o pigmenti che rendono più intenso il colore dei capelli. Uno sguardo all’etichetta lascerà però ben poco spazio all’immaginazione: il primo ingrediente, e spesso anche il secondo e il terzo, è un silicone.

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Uno dei più gettonati è il Cyclomethicone, ma è soprattutto il Dimethiconol a impazzare. Quest’ultimo peraltro può trarre in inganno. In genere i siliconi si riconoscono dal suffisso -thicone o -siloxane: in questo caso, anche se il suono della parola può portare fuori strada, si tratta comunque di una gomma siliconica, un polidimetilsilossano ad alto peso molecolare molto utilizzato proprio per le sue capacità lucidanti. Si usa sempre in abbinamento a ciclosiliconi o dimeticoni, in cui viene disperso. Intendiamoci, l’effetto estetico c’è, e i capelli appaiono davvero più lucidi e sani. Ma è solo apparenza: sotto questa guaina il capello soffre e diventa sempre meno lucido. Come se non bastasse, l’estrema stabilità del legame fra silicio e ossigeno rende i siliconi anche ben poco

biodegradabili. Essendo per lo più preparati senz’acqua, i lucidanti non hanno grandi problematiche di conservanti, ma tra gli antiossidanti è meglio verificare che non ci siano né BHA né BHT, visto che si tratta di composti fenolici che possono interferire con il sistema ormonale.

L’alternativa bio La cosmesi ecobio non ha ancora preso seriamente in considerazione i lucidanti per capelli, ma in questo caso il fai da te permette di raggiungere risultati davvero soddisfacenti. Il primo nemico da combattere è il calcare, o meglio gli ioni calcio e magnesio disciolti nell’acqua del rubinetto, che impediscono alle squame che rivestono il capello di aderire al fusto con il ben noto effetto crespo. Il primo trucco consiste quindi nel-


lo sciogliere un cucchiaio di aceto in un litro d’acqua per l’ultimo risciacquo o una soluzione al 15% di acido citrico (cioè 150 grammi di acido citrico in 850 grammi di acqua). Funziona. Anche la maionese è una mano santa: spalmata sui capelli e lasciata in posa prima dello shampoo per 15-20 minuti dà un risultato sicuro. Infatti l’olio usato è molto spesso quello di girasole, ricchissimo di vitamina E, che idrata e protegge dall’ossidazione, mentre la lecitina contenuta nel rosso d’uovo è ricca di fosfolipidi che aiutano l’idratazione del capello. Il migliore alleato è però l’olio di lino: contiene ceramidi e vitamine E ed F, che aiutano le ceramidi stesse a prosperare. Sono proprio queste ultime a tenere naturalmente le squame aderenti al fusto del capello. Aggiungere un po’ di olio di lino alla maionese, o meglio ancora fare in casa una sorta di maionese a base di olio di lino sbattendo un rosso d’uovo, 5 cucchiai di olio di lino e qualche goccia di limone, è decisamente un’ottima idea.

Non è certo a chilometri zero, ma è molto indicato per i capelli anche l’olio di cocco: si può aggiungere alla nostra maionese, ma uno degli impieghi migliori è scioglierne una minuscola quantità sul palmo delle mani e passarlo sulla chioma

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salute

Medicine complementari nel sistema sanitario nazionale Un’integrazione possibile e auspicabile per guardare con fiducia al futuro dell’uomo, della società e dell’economia. di Silvia Carri

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n tutto il mondo industrializzato le medicine complementari o CAM (Complementary and Alternative Medicine) rivestono un ruolo sempre più importante nei programmi di salute della popolazione. L’Oms ne ha definito le linee guida e ogni paese europeo ha una sua specifica normativa, anche se purtroppo siamo lontani da un’armonizzazione legislativa. Molte sono le persone che, anche in Italia, ricorrono alle medicine complementari e incoraggia il fatto che queste si stiano integrando con i servizi sanitari nazionali, dando così ai cittadini la scelta di avvalersi, anche tramite ticket, di trattamenti non convenzionali. Parliamo di questa nuova e interessante prospettiva con la dottoressa Sonia Baccetti, responsabile del centro fiorentino Fior di Prugna, primo ambulatorio pubblico Asl di medicina tradizionale cinese e responsabile della Rete toscana di medicina integrata, organismo di coordinamento di tutti gli ambulatori pubblici, creato dalla Regione Toscana

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presso l’Assessorato per il diritto alla salute. Dottoressa Baccetti, può spiegarci qual è esattamente la situazione attuale delle medicine complementari in Italia? Al momento la Toscana è l’unica Regione ad avere una legge che regoli le discipline complementari inserendole all’interno del sistema sanitario pubblico. Grazie a questa legge, con il pagamento del solo ticket, o gratuitamente per gli esenti totali, sarà possibile usufruire di trattamenti di medicina non convenzionale. In tutta la Toscana si registrano attualmente 106 ambulatori1 in cui, a fianco della tradizionale medicina occidentale, è possibile ricorrere a trattamenti omeopatici, fitoterapici, di agopuntura, medicina tradizionale cinese e medicina manuale. Spiragli di apertura si registrano anche in Emilia Romagna, dove sono stati erogati fondi a strutture pubbliche e private che svolgono ricerca nel campo della medicina complementare, e in Piemonte, dove sono attivi circa 50 ambulatori.

Scegliere di curarsi con medicine non convenzionali sembra avere riscontri positivi non solo sul piano della salute umana, ma anche su quello socio-economico. In che modo le medicine complementari possono incidere positivamente sul bilancio della spesa sanitaria nazionale? Le medicine complementari racchiudono tre caratteristiche importanti: prevenzione, cura e riabilitazione. In un certo senso esse realizzano la riforma sanitaria del 1978, che ruotava proprio attorno a questi tre principi, purtroppo ampiamente disattesi dalla medicina ufficiale. Si tratta in pratica di medicine che pongono in grande considerazione l’alimentazione e lo stile di vita del paziente, fattori fondamentali nella prevenzione di molte patologie. Tutto ciò ha un considerevole valore sociale e un importante impatto a livello economico. Da una recente indagine è risultato che i pazienti di medici di base con conoscenze nel campo delle medicine complementari ricorrono in misura minore ai farmaci, agli esami strumentali e ai ricoveri ospedalieri, con evidente risparmio da parte del servizio sanitario nazionale. Allo stesso modo i maggiori ospedali internazionali offrono trattamenti di MNC in campo oncologico contro gli effetti collaterali delle terapie. Questa scelta è dettata sia dall’intento di offrire interventi di qualità con scarsi effetti collaterali, sia da motivazioni di ordine economico: il costo medio di un trattamento di omeopatia si aggira attorno ai 25-30 euro, quello convenzionale, sempre mirato al contenimento degli effetti collaterali, può arrivare anche a 500 euro mensili. Può ricordarci quali sono i campi di applicazione di maggior successo delle medicine integrate e gli eventuali limiti o rischi? La fitoterapia è la forma di medicina integrata più vicina a quella convenzionale, tanto che i principi fitoterapici sono gli stessi che troviamo nel prontuario farmacologico nazionale. La differenza sostanziale consiste nel fatto che essa utilizza principi attivi naturali e non di sintesi. Permette inoltre di utilizzare il


visita il sito www.mappasalute.it fitocomplesso, ovvero l’insieme dei principi attivi contenuti nei vari componenti della pianta, che secondo alcuni ricercatori sarebbe ancora più efficace e sistematico del singolo principio attivo. I fitofarmaci tuttavia possono creare interazioni con i medicinali ufficiali, per cui spetta al medico chiedere al paziente quali farmaci sta assumendo onde evitare effetti indesiderati nocivi. Diverso è il caso della medicina tradizionale cinese (agopuntura, tuina, moxibustione, auricoloterapia, coppettazione, fitoterapia cinese, fior di prugna e quicong) riconosciuta patrimonio per l’umanità dall’Oms. Essa si basa sul comune concetto di riequilibrio energetico e sanguigno e ha minimi effetti collaterali e interazioni. L’agopuntura in occidente è applicata nelle patologie osteomuscoloscheletriche2 e in molti casi di cefalea, ma ha ottime risposte anche nel trattamento di patologie genitali maschili e femminili, nella riduzione degli effetti collaterali dei trattamenti oncologici e nel trattamento del dolore; lo dimostrano gli esperimenti in atto presso gli ospedali di Careggi e Pitigliano. Invece molti disturbi di età pediatrica e neonatale come vomito, scarso accrescimento staturo-ponderale, enuresi notturna, insonnia e iperattività sono felicemente trattate con la pratica del massaggio tuina. C’è poi l’omeopatia, che presenta ottimi risultati nel campo delle pato-

logie allergologiche, dermatologiche, respiratorie, ginecologiche e andrologiche. Anch’essa fa parte dei livelli essenziali di assistenza e, in quanto medicina integrata, è stata scelta come medicina da affiancare al trattamento oncologico tradizionale, sia per limitare gli effetti collaterali delle terapie che per rafforzare le naturali potenzialità dell’organismo. Ne è dimostrazione l’esperienza realizzata presso l’ambulatorio di omeopatia di Lucca, dove cooperano esperti omeopati e oncologi. Infine c’è la medicina manuale, una particolare tecnica manipolativa esercitata da medici specialisti, utilizzata soprattutto per patologie ortopediche acute o croniche, che porta a un miglioramento talora immediato della sintomatologia. È doveroso aggiungere che qualunque medicina, ma soprattutto quella integrata, dinanzi a patologie pesanti non può promettere miracoli se non associata a tecniche di autotrattamento che combinino insieme specifiche pratiche fisiche, particolari regimi alimentari e cambiamenti anche radicali del proprio stile di vita. l 1. Censimento delle attività di medicina

complementare del servizio sanitario della Regione Toscana, aprile 2012. 2. In Inghilterra le linee guida del National institute for health and clinical excellence (Nice) considerano i trattamenti di agopuntura, i massaggi e la chiropratica più efficaci rispetto ai farmaci nella cura della lombalgia non specifica.

5° Congresso europeo di medicina integrata (Ecim) Il 21 e 22 settembre si svolgerà al Palazzo dei Congressi di Firenze il 5° Congresso internazionale di medicine complementari. È un appuntamento internazionale che riunisce medici, ricercatori, operatori del benessere e aziende del settore per trattare l’efficacia delle medicine e le pratiche non convenzionali, e il modo in cui queste possono integrarsi con i Servizi sanitari nazionali. Sono promotori dell’evento la Regione Toscana, la Rete toscana di medicina integrata, l’Università degli studi e l’Ordine dei medici di Firenze assieme alla prestigiosa università Charité di Berlino. L’integrazione sarà il tema dominante: si parlerà di oncologia integrata, esperienze di integrazione nel Ssn, medicina di genere, biomedicina e mtc in veterinaria, discipline del benessere, meditazione e stili di vita. Il congresso terminerà con una sessione di cucina del benessere, aperta a tutti, curata da oncologi esperti chef che illustreranno come cucinare in modo salutare senza rinunciare al gusto. Contatti: fiordiprugna@asf.toscana.it ecim2012@regionetoscana.it - www.ecim-congress.org Terra Nuova · settembre 2012

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L’eccellenza è sostenibile Alimentazione bio, eco-cosmesi, bio-detergenza, eco-arredo, energie rinnovabili: non c’è campo dell’alternativa ecologica in cui l’Italia non faccia da modello per l’Europa e il mondo intero. In queste pagine, vi presentiamo l’eccellenza made in Italy che è capace di investire nel futuro. di Gabriele Bindi

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li italiani sono un popolo di santi, poeti, navigatori, amanti dello stile e della buona tavola. Una nazione appesantita dalle difficoltà, ma in cui le eccellenze spesso brillano di luce propria e l’innovazione vive di grandi slanci ideali, arrivando a coniugarsi con il meglio della nostra tradizione. Il made in Italy di qualità continua ad essere l’asso nella manica da giocare, soprattutto in tempo di crisi. L’eccellenza della produzione nostrana, secondo i dati Istat, ha pagato nel 2011 ben 30 miliardi di euro. Ma in cosa consiste l’eccellenza? Quanto può continuare ad essere sostenibile la produzione di automobili da corsa o di abiti che di italiano hanno solo l’etichetta? Diversi fattori di analisi ci spingono a considerare che

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le vere eccellenze sono quelle capaci di investire nel futuro, e alcune storie di successo dimostrano che gli investimenti davvero sostenibili possono ripagare con tempi di ritorno sempre più corti.

Primati alimentari Il banco di prova, come sempre, è la tavola, dove l’eccellenza si confronta con le esigenze del buon gusto e il rispetto delle tradizioni. Nel campo agroalimentare, l’Italia può vantare il più alto numero di prodotti tipici certificati dop e igp. Ma ancor meglio fa nel biologico, che vede il nostro paese al primo posto al mondo nelle esportazioni di prodotti certificati, per un valore di circa un miliardo di euro. Il primato si consolida soprattutto nel-



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la produzione di materie prime certificate, come cereali, ortaggi e agrumi. Non per nulla in Italia si trova un terzo delle imprese biologiche europee, quasi 50 mila aziende sparse sul territorio, che garantiscono al Belpaese la quarta piazza nella classifica mondiale dei produttori bio, e l’ottava per superficie coltivata. A livello nazionale il consumo di prodotti bio sul totale degli acquisti alimentari si attesta ancora attorno al 3-4% e i produttori guardano necessariamente al mercato estero, dove il prodotto italiano è sinonimo di qualità e continua a godere di buona salute. In quello che con buone ragioni potremmo definire il paese di Pulcinella, la gastronomia è una cosa molto seria e il nostro sistema agroalimentare, fatto di controlli severi, continua ad essere percepito come affidabile. Nonostante il crollo del potere d’acquisto e a dispetto del calo verticale dei consumi alimentari convenzionali (-2%), nel 2011 il segmento del bio ha messo a segno una crescita dell’8,9%. Il trend più positivo è quello delle uova (+21,4%) e del settore lattiero-caseario, con un +16,2%. Non mancano poi i paradossi: il mercato della pasta italiana ad esempio da noi si riduce del 3,2%, mentre è sempre più apprezzata all’estero e fa ben sperare la crescente attenzione, da parte di aziende e consorzi, alla produzione del principale alimento nazionale della filiera italiana. Osserviamo anche che le aziende leader del settore credono nella qualità anche al di là della certificazione bio, garantendo la piena tracciabilità del prodotto e attuando un serio controllo di tutta la filiera, dalle materie prime alla trasformazione. Gli studi di marketing del resto confermano che il prodotto italiano ha ancora più charme se porta con sé i valori della terra d’origine, della salvaguardia dei nostri paesaggi agricoli e dei saperi artigianali.

Tecnologie verdi... bianche e rosse Il settore del biologico certificato non è l’unico a mostrarsi in buona salute. Sono infatti sempre più numerose le imprese nazionali che fanno del fattore ambiente una delle leve essenziali per essere competitive. Una grande spinta deriva sicuramente dallo sviluppo delle energie rinnovabili, che in Italia hanno finalmente preso piede mostrando molta vivacità sia nel mercato interno che nella produzione di tecnologie innovative. Non bisogna dimenticare che l’Italia nel 2011 ha guadagnato il primato mondiale del fotovoltaico, riuscendo anche a superare la Germania sulla potenza installata. Il mercato italiano del fotovoltaico è diventato il primo al mondo su base annua e la nuova potenza fotovoltaica installata in Italia ricopre più di un terzo di tutto il mercato mondiale del 2011. Se è vero che la maggioranza dei moduli fotovoltaici provengono dalla Cina, gli italiani si sono specializzati nella produzione di componentistica come gli inverter, la cui realizzazione copre una potenza energetica di ben 5 GW. In questo clima favorevole, la creatività italiana ha dato il meglio di sé con lo sviluppo della tecnologia a film sottile, l’arredo fotovoltaico e non solo.

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L’ultimo rapporto Irex di Althesys, la società indipendente di consulenza strategica, ha evidenziato come l’Italia sia all’avanguardia anche in altre tecnologie quali il solare termodinamico, il teleriscaldamento, la geotermia e le biomasse. Il Rapporto Green Italy del 2011, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, testimonia invece che gli investimenti nelle tecnologie pulite possono influire positivamente anche sul mercato del lavoro. Tra il 2008 e il 2011 il 23,9% delle imprese italiane ha investito o ha programmato di investire in tecnologie e in prodotti verdi e il 38% delle assunzioni programmate nel 2011 ha riguardato figure professionali legate alla sostenibilità.

Belli dentro e fuori Un altro ambito che resiste alla crisi è quello della produzione di cosmetica di qualità. Un’indagine del Centro Studi di Unipro, associazione italiana delle imprese cosmetiche, sull’andamento delle vendite nel 2011 con proiezioni sul primo semestre 2012, ha evidenziato una sostanziale tenuta del mercato della cosmesi. I segnali più incoraggianti arrivano proprio dai canali di vendita in cui primeggia l’attenzione alla qualità e alla vocazione naturale dei prodotti: le erboristerie, nei primi sei mesi dell’anno, hanno fatto registrare un +4%, seguite dalle farmacie con il +2,8%. Bisogna ammettere che nel settore domina ancora un po’ di confusione, condizionata dalla proliferazione di diversi sistemi di certificazione. In questo contesto i colossi dell’industria cosmetica, interessati a cavalcare l’onda dell’interesse per la cosmetica verde, mettono sul mercato sempre più prodotti dal volto naturale ed ecologico, la cui qualità è però spesso discutibile. I consumatori dal canto loro si mostrano sempre più informati e desiderosi, non solo di testare l’efficacia del prodotto, ma anche di valutarne la trasparenza nell’uso delle materie prime e nel rispetto delle promesse dei claim pubblicitari. Nello studio sui trend di settore presentato all’ultima edizione di Biofach-Vivaness a Norimberga, a cui ha partecipato anche Terra Nuova, il 72% delle persone intervistate ha dichiarato che, nella scelta d’acquisto, diventano sempre più rilevanti criteri etici come il rispetto delle condizioni di lavoro, la responsabilità sociale, la produzione ecologica o il commercio equo. A proposito delle materie prime, segnaliamo che l’equosolidale fa registrare ottimi risultati anche nei suoi canali più tradizionali. Il nuovo rapporto Agices, riferito al 2010, certifica una crescita del 3% di fatturato per il settore, che torna a crescere dopo la flessione del 2009. Interessante rilevare anche l’aumento di occupazione con tendenza al contratto fisso, di quella che possiamo considerare un’eccellenza sotto il profilo etico. Nel 2010 le organizzazioni equosolidali hanno garantito uno spazio di lavoro a oltre mille persone in tutta Italia e investimenti a livello aggregato nazionale di circa 13 milioni e 300 mila euro, in cui il lavoro dipendente riveste la mirabile quota dell’86% del costo totale. l


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Alimentazione naturale

BAOBAB Polpa del frutto di Baobab bio La polpa del Baobab è ricchissima di sostanze quali vitamina C, calcio, ferro, fibre solubili e insolubili, sali minerali, che lo rendono un ottimo alleato per contrastare i disturbi intestinali come gonfiori e irregolarità. La polpa di Baobab arriva a maturazione naturalmente disidratata, condizione che consente di non dover aggiungere al frutto nessun tipo di conservante. Aessere pone inoltre particolare attenzione all’etica della raccolta dei frutti, svolta dalla popolazione locale senza alcun intervento sulla naturale crescita di questo meraviglioso albero e la sua spontanea produzione di frutti. Tutti questi fattori ci hanno permesso di garantire al consumatore un prodotto certificato biologico. Aessere propone una linea di prodotti che comprende integratori alimentari disponibili in vari formati (barattoli, bustine monodose e ricariche) e cosmetici (fra cui un olio purissimo ottenuto dalla spremitura a freddo sei semi di Baobab). Contatti • Per scoprire tante idee su come assumere il Baobab e conoscere le sue virtù, collegati al sito www.aessere.it e iscriviti alla nostra newsletter.

PASTA FRESCA SENZA GLUTINE: una nuova innovazione da Probios! Probios presenta il nuovo progetto Bio in Tavola: una linea di prodotti freschi che comprende pasta fresca e ripiena, tofu e seitan, crocchette, wurstel e affettati vegetali.

Produzioni 100% biologiche italiane Rispettiamo la terra attraverso le produzioni biologiche, produciamo rispettando tutti gli attori della filiera: agricoltori e lavoratori, per avere prodotti buoni ed etici. La filiera italiana e biologica che abbiamo costruito insieme a tanti agricoltori garantisce prezzi equi alla produzione agricola e al prodotto IRIS Coltiviamo grani antichi e grani di qualità, grano saraceno e farro tritticum dicoccum scambiando le sementi fra agricoltori; ci assicuriamo continuità e qualità. Dalle produzioni agricole creiamo le polpe di pomodoro, le farine, i biscotti, le gallette e la pasta.

Nei prodotti Bio in Tavola sono molte le materie prime italiane impiegate. All’interno di questa linea spicca la pasta fresca senza glutine, una novità assoluta nel mercato del biologico italiano! Tante soluzioni anche per i più esigenti gourmet: lasagne e tagliatelle, gnocchi di patate e tante paste ripiene dalle ricette gustose e creative! Molte di queste paste possono essere cucinate direttamente in padella assieme al condimento: una vera rivoluzione nel modo di cucinare! Probios si conferma ancora una volta un’azienda innovativa, attenta alla qualità degli ingredienti e all’apporto nutrizionale dei prodotti che propone. Vasto è l’assortimento senza glutine, che ha reso Probios leader di settore. L’azienda da molti anni pone massima attenzione alla ricerca di materie prime italiane per offrire prodotti a km 0, per incentivare l’agricoltura biologica del nostro territorio e tutelare le biodiversità che il nostro paese ci offre. Questo è l’impegno concreto di Probios per l’ambiente. Da oltre 30 anni, Probios è leader in Italia e nel mondo per la distribuzione di prodotti biologici. Con oltre 10 marchi, accompagna la dieta biologica di milioni di italiani offrendo prodotti sani, innovativi e genuini, con progetti territoriali nel nostro paese. Contatti • Probios srl, via F.lli Rosselli snc, Campi Bisenzio (Fi), tel 055 8985932 info@probios.it - www.probios.it

Contatti • IRIS Coop agricola - A.S.T.R.A. Bio tel 0375 97115 - fax 0375 977013 commerciale@irisbio.com www.irisbio.com

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Alimentazione naturale

Cascina Trecascine Certificazione: ICEA Siamo una storica azienda biologica nel cuore del Parco Naturale Adda Sud, alle porte di Lodi. Si può dire che siamo stati biologici prima ancora che questa definizione venisse inventata! Produciamo e vendiamo direttamente ai Gas e al pubblico verdura e frutta di stagione. Da quest’anno anche grano tenero e pregiato grano duro Senatore Cappelli, avena, segale e orzo, sia in granella che macinati a pietra in piccole quantità. Dai nostri cereali facciamo inoltre preparare gallette, biscotti vegani e cracker... Qualche assaggio: avena pistacchi e cioccolato, mandorle e uvetta all’arancia, cracker con semi di sesamo e girasole. Tra i legumi troverete fagioli e ceci secchi, sia da soli che in pratiche zuppe miste con cereali e farina di ceci. Presso il nostro spaccio trovate anche lenticchie mignon, farine di mais bramata e fioretto, farro e l’antico grano monococco (entrambi in chicchi, farine, cracker e biscotti vegani), prodotti biologici del Podere Monticelli (tel 3391034057) di Cinzia Rocca a Villanova Sillaro (Lo). Crediamo nel prezzo trasparente e ragionevole, che consenta a noi un giusto guadagno e ai nostri clienti un’alimentazione sana e gustosa per tutte le tasche. Apertura spaccio: tutti i venerdì e sabato dalle 15 alle 19, consegna a domicilio gratuita a Lodi e limitrofi. Siamo fornitori di vari Gas, tra i quali Gas Lodigiano e Gaspino. Contatti • Lia Brambilla, tel 338 9255711 visita il sito www.trecascine.it con foto e mappa!

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PARLAPIANO: il kiwi secondo natura L’azienda agricola biodinamica Parlapiano Demetrio è specializzata nella produzione e commercializzazione del Kiwi. Si trova nel cuore della Pianura Pontina, nel Comune di Cisterna di Latina. Si tratta di una zona dalle condizioni pedoclimatiche uniche in Italia, ideali per la coltivazione del Kiwi, quali un terreno fertile di origine vulcanica ricco di potassio e un clima caldo d’estate e mite d’autunno. Questo consente di raccogliere il Kiwi quando ha raggiunto una maturazione ottimale, idonea alla lunga conservazione. La produzione di kiwi è totalmente biologica e biodinamica; le produzioni sono certificate da CODEX (REGC.E.E. 2092) e Biodinamica (DEMETER). Le produzioni che si ottengono sono di Qualità Elevata, caratterizzate da un gusto eccellente, gradevole e dolce al palato. Vengono esaltate le componenti organolettiche della specie. Il kiwi dopo la raccolta viene immagazzinato in celle ad atmosfera controllata. Successivamente viene condizionato e commercializzato in imballaggi con formato richiesto dal cliente. L’azienda opera in conformità del dgl 155/97 o meglio HACCP. Contatti • Azienda agricola biodinamica Parlapiano Demetrio via A. Casalini 30, Località Borgo Flora, 04012 Cisterna (Lt) tel 06 9608105 - 338 8255930 info@kiwiparlapiano.it www.kiwiparlapiano.it (sito in costruzione)

Inaugurazione del nuovo Spazio Olistico LA CUISINE La Cuisine bio équitable è: • Bottega del gusto biologico • Scuola di cucina naturale • Spazio Olistico Storia, tradizione, lavoro, passione, rispetto per le persone: sono tutti privilegi da sostenere. Sono i criteri che La Cuisine bio équitable adotta nella selezione dei produttori e dei prodotti che porta sugli scaffali del suo punto vendita, e che promuove anche attraverso corsi di cucina e di alimentazione. Non siamo il solito supermercato del biologico, ma molto altro... Siamo il primo punto di riferimento per un nuovo stile di vita sano e pieno di gusto. A La Cuisine pensiamo che per vivere in salute è necessario adottare quotidianamente buone abitudini alimentari e di vita. Dalla nutrizione alla salute: ecco in cosa possiamo aiutarti • Test delle intolleranze • Alimentazione naturopatica: dalla gravidanza all’adolescenza • Riequilibrio nutrizionale ed emozionale • Alimentazione per la bellezza • Cucina Emozionale e Terapeutica • Dimagrire con metodi naturali • Idroterapia del colon Contatti • La Cuisine Bio èquitable, di Broda Angela - via Massena 28, Torino tel0117641132-info@lacuisine.it


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Ecocosmesi 100% BIO

legumi . pesto maionesi . ketchup antipasti . sughi pronti creme di verdure www.cerealterra.it

CEREAL TERRA: dal campo alla tua tavola La Cereal Terra nasce nel 1990 dalla profonda convinzione che un’alimentazione sana e corretta sia il primo passo verso il miglioramento della vita. Abbiamo scelto di lavorare solo materie prime biologiche fresche nel loro naturale momento del raccolto, e non semilavorati, poiché è solo in questo modo che manteniamo integri i sapori e le proprietà organolettiche della frutta e della verdura e garantiamo un prodotto di alta qualità. I nostri prodotti: pesti - antipasti sughi pronti - creme di verdure spalmabili - salse per formaggi - legumi e altro, sono il frutto di una lavorazione artigianale fatta di insegnamenti e di esperienza. Il tutto privo di additivi di sintesi, viene conservato in barattoli di vetro a chiusura ermetica. La nostra forza è la natura, l’arte del conservare e l’impegno costante a migliorarci e a rispondere sempre in tempo reale alle esigenze del mercato e del cliente garantendo il massimo della genuinità e dell’igiene. Si dice che «siamo ciò che mangiamo» e allora nutriamoci di cose buone, sane e naturali, per poter essere semplicemente noi stessi nel modo migliore. Contatti • Cereal Terra srl, via Ricardesco 15/17, 10073 Ciriè (To) tel 011 9222629 - fax 011 9224193 cerealterra@cerealterra.it www.cerealterra.it

LINEA OVOPID

Contro i pidocchi, una linea dermatologicamente testata, completa e risolutiva, per bambini e adulti. Olio, shampoo e spray per una cura naturale: aiuta la rimozione e crea un ambiente sfavorevole all’insediamento. OLIO CAPELLI FASE 1 100 ml - con pettine Trattamento di primo intervento, protettivo e risolutivo. Grazie all’elevato contenuto di olio di Neem, interviene attivamente nella rimozione delle lendini. Arricchito con oli essenziali puri al 100% di Albero del tè, Lavanda, Citronella, Origano, Manuka e Timo bianco. SHAMPOO ATTIVO FASE 2 200 ml Forte azione preventiva e di mantenimento, protettiva, delicata ma efficace. Particolarmente indicato per la detersione dei capelli e del cuoio capelluto quando c’è bisogno di un’assoluta efficacia nel trattamento della pediculosi. I tensioattivi delicati assicurano un effetto efficace ma non aggressivo. Rispetta il pH. LOZIONE SPRAY FASE 3 30 ml - 150 ml Protettivo ed efficace, svolge una quotidiana azione di coadiuvante cosmetico nel trattamento della pediculosi. Facilita la rimozione di possibili lendini presenti e svolge un’efficace azione preventiva. Non unge, asciuga rapidamente.

ILIANA Iliana è una realtà nata in Sardegna, che ha fatto dell’eticità e dei criteri di produzione dei punti fermi senza compromessi.

I Bio-Ecocosmetici di HELAN

Filiera corta e km 0 La coltivazione delle piante, l’estrazione degli oli essenziali, la realizzazione della linea naturale di fitocosmesi funzionale avvengono in azienda, per garantire la genuinità e la qualità del prodotto

Helan ha aderito al protocollo ICEA per la formulazione dei Bio-Ecocosmetici. Una gamma completa che soddisfa le esigenze di viso e corpocon una texture morbida, piacevole, facilmente assorbibile e caratterizzata dalla delicata profumazione dell’Olio essenziale di Mandarino.

Materie prime selezionate Tutti gli estratti vegetali provengono, dove possibile, da agricoltura biologica. Gli ingredienti utilizzati fanno parte delle sostanze ammesse nelle certificazioni della Bio-ecocosmesi. Sostenibilità ambientale Utilizziamo materiali ecocompatibili o riciclabili per la realizzazione del packaging, del materiale informativo e degli imballaggi. 100% made in Sardinia La nostra produzione avviene in località suggestive della Sardegna, in collaborazione con produttori e artigiani locali. Contatti • Iliana, aromaterapia e cosmesi naturale tel 070 8675731 - 328 9685529 shop@iliana.it - info@iliana.it www.iliana.it

Le materie prime impiegate provengono da agricoltura biologica e durante la lavorazione i metodi produttivi prevedono un controllo costante di ogni fase. I detergenti e gli emulsionanti di origine vegetale, PEG-free, sono estratti da grano, mais, patate e mele abbinati agli acidi grassi dell’olio di cocco. Sono privi di SLS e SLES, coloranti, profumi di sintesi, petrolati, oli minerali, lanoline e naturalmente di ingredienti di origine animale. Helan è così riuscita a coniugare felicemente naturalità ed efficacia, biologicità e gradevolezza, in una linea altamente piacevole nell’uso e rispettosa delle persone e dell’ambiente. Contatti • Helan Cosmesi di Laboratorio srl Via G. Adamoli 515 16165 Genova tel 010 830711 - fax 010 8307190 www.helan.it

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Ecocosmesi

Mosqueta’s di Italchile 20 anni dalla parte del Bio Ha appena festeggiato i 10 anni di vita il pionieristico disciplinare di Cosmétique biologique, elaborato in Francia da Cosmébio e controllato da Ecocert. È stata festa anche in casa Italchile, la produttrice di cosmesi Bio che, oltre ad aver fatto conoscere le virtù dell’olio extravergine spremuto a freddo dalla Rosa Mosqueta, è anche una delle prime aziende in assoluto ad aver impostato l’intera gamma dei suoi prodotti secondo la filosofia Bio. Infatti, se risalgono al 2002 i primi cosmetici certificati secondo questo standard (l’unico in Europa sottoposto a controllo del Ministero dell’industria), è dai primi anni ‘90 che Nathalie Guéneau, la fondatrice La raccolta delle bacche dell’azienda, ha puntato sulla naturalità delle materie prime e delle formulazioni per il lancio internazionale delle prime linee cosmetiche a base di Rosa Mosqueta. Già nel 1995 l’Olio di Rosa Mosqueta di Italchile era infatti certificato Biologico da Ecocert. Oggi, a quasi 20 anni di distanza, quest’olio ancora si distingue sul mercato, dove è oggi l’unico a portare in etichetta l’Euro Foglia, il nuovo logo unico europeo del bio alimentare: una certificazione che ricorda con chiarezza l’origine del prodotto: food grade, come si usa dire. Nutrimento per la pelle, di sicuro. Attorno a quest’ingrediente Italchile ha fatto crescere nel tempo, senza forzature dettate dal marketing, una gamma di cosmetici, integratori, e ora anche prodotti di makeup in cui l’olio dei semi di Rosa Mosqueta (una fonte unica di sostanze attive riparatrici, anti-age e antinfiammatorie) è abbinato, nelle linee Mosqueta’s® ad altri oli vegetali a elevata dermoaffinità, e a una selezionata gamma di idrolati, estratti e oli essenziali tonificanti, reidratanti e rivitalizzanti. L’attenzione alla salute, sia dell’ambiente che delle consumatrici, si manifesta anche nella rinuncia a ogni ingrediente anche solo potenzialmente sospetto. Nei prodotti Mosqueta’s® (creme viso e corpo, eau de soin, ma-

La Scuola Santa Pilar

schere, gel e gommage struccanti, prodotti specifici per contorno occhi e labbra) sono quindi esclusi derivati dal petrolio, composti di origine animale, profumi di sintesi, coloranti, sostanze discusse come i parabeni o emollienti industriali (PEG-PPG). Tutti i prodotti sono rigorosamente alcohol-free: l’alcol è infatti un composto irritante per la pelle, che troppo spesso viene impropriamente usato in alternativa ad altri conservanti. Inoltre, tutti i cosmetici Mosqueta’s® sono dinamizzati, con un processo che consente di restituire al prodotto finito la carica energetica posseduta dai fitocomplessi delle piante vive allo stato naturale. A riprova che il bio a regola d’arte può superare anche per gradevolezza d’uso il cosmetico convenzionale, è arrivato nel 2011 il premio dell’Observatoire des Cosmétiques, un organismo indipendente e autorevole, che in Francia aggiorna di anno in anno la sua classifica dei migliori cosmetici sul mercato e che, su 5500 prodotti esaminati, ha dato alla gamma Mosqueta’s® due Oscar (Maschera viso superidratante e Mascara bio alla Rosa Mosqueta) e 12 nomination nella ristrettissima rosa dei finalisti.

Licia Colò, testimonial di Italchile

Per saperne di più: ITALCHILE s.r.l., via Giordani 43/B, 21100 Varese tel 0332 223894 – fax 0332 820535 - info@italchile.it - www.italchile.it

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Oltre 30 anni di Almacabio: la tua libertà di scelta Come nasce il nome di Almacabio Alla fine degli anni ‘70 ad Ulma, in Germania, per ostacolare il progetto di costruzione di una centrale atomica un gruppo di studenti dell’università occuparono l’area per sei mesi, ottenendo l’annullamento del progetto. In quel periodo tre studenti di chimica, design ed economia, in uno scantinato misero a punto i primi detergenti a basso impatto ambientale, che battezzarono «almacabio», da un acronimo dei loro nomi, Al-bert, Ma-rga e Ca-rlo. Con l’ingegno convertirono un tamburo in acciaio inox per la produzione del burro in un miscelatore per le polveri, ne produssero a tonnellate e insieme ai liquidi li vendettero ad amici e conoscenti.

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Ecodetergenza

gio sintetici, fosfati, sequestranti amminofosfonici o amminocarbossilici contenenti NTA residuo, zeoliti, ftalati, muschi sintetici, BHA, BHT. Tutti i prodotti devono superare severe prove di efficacia non comparative e accurate prove di stabilità chimico-fisica al fine di evitare separazioni di fase, stratificazioni ecc. Sono presenti solo tensioattivi da cocco, capaci di fornire performance bagnanti, detergenti, lavanti davvero ottimali per ogni tipologia di applicazione, oltre che risultare i migliori per la stabilità all’ossidazione (a differenza dei derivati di oliva, girasole ecc., validissimi nel settore alimentare ma poco idonei per l’utilizzo nel campo dei detersivi). Tutti i prodotti sono testati per valutare la presenza di nichel e metalli pesanti pericolosi. Per chi è molto sensibile o affetto da MCS (Sindrome Chimica Multipla) è stata creata la linea BIO 2, completamente priva di allergeni, profumi, essenze, enzimi, conservanti, solventi. Un team di esperti sono sempre disponibili a rispondere alle vostre domande, quesiti specifici su componenti e prodotti, dedicando una particolare attenzione a chi è afflitto da allergie o MCS (si può scrivere a info@almacabio.com).

Cosa garantisce Almacabio Sono presenti solo componenti completamente e rapidamente biodegradabili ammessi in base a precisi parametri chimici, biologici, tossicologici e ambientali indicati nel disciplinare Bio C.E.Q. Sono presenti solo tensioattivi e solventi di derivazione vegetale. Non sono presenti sostanze tossiche, mutagene, cancerogene o anche solo sospette di essere tali per l’uomo e gli animali. Non sono presenti: ingredienti di origine animale, enzimi potenzialmente affini a tessuti e mucose umane o animali, OGM, 2,4-dicloro benzil alcol, sbiancanti ottici, polimeri acrilici o vinilici, ossidanti a base di cloro, sali di boro, fenossietano- Certificazione Bio C.E.Q.: nuova collaborazione lo e glicoleteri, parabeni, TAED e altri attivatori di candeg- tra Almacabio e CCPB CCPB srl è stato creato nel 1988 per l’esigenza di alcune imprese che, ben prima dell’emanazione del primo regolamento comunitario sul biologico, avevano intravisto la necessità di una solida e credibile certificazione di parte terza. La sua attività si sviluppa su due versanti, uno dedicato alla certificazione biologica su base regolamentata (Reg CE 834/2007, NOP, JAS COR ed IFOAM) rivolto all’area alimentare e l’altro dedicato alla certificazione volontaria del prodotto inerente la eco-sostenibilità, rivolto sia all’area alimentare che non alimentare. In quest’ultimo ambito si sviluppa l’attività di certificazione per cosmesi, tessile, detergenza e la collaborazione con Almagisi e Almacabio per la certificazione dei detergenti eco-biocompatibili in conformità al disciplinare Bio C.E.Q. Il disciplinare Bio C.E.Q. si presenta accurato, chiaro, razionale in tutte le sue parti tecniche, secondo uno schema sicuramente alternativo a tutti gli altri disciplinari esistenti, ma non si può dimenticare che sono anche le discriminanti etiche a renderlo così originale rifiutando, ad esempio, ogni ingrediente di origine animale, considerando seriamente anche la MCS e i problemi legati all’utilizzo di detergenti o evitando di imporre royalty a chiunque intenda utilizzare Bio C.E.Q. Contatti: Hedera Natur srl, via G. Di Vittorio 21, 39100 Bolzano tel 0471 501138 - almacabio@hederanatur.com

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on l’inizio del mese di settembre è entrato in vigore il Quinto Conto Energia, che disciplina gli incentivi alle energie rinnovabili in Italia nei prossimi due anni. La nuova normativa segna un’inversione di tendenza rispetto al precedente Quarto Conto Energia che avrebbe dovuto essere operativo fino al 2016, con un’inevitabile incertezza nel mercato energetico. Grazie alla mediazione delle associazioni di categoria il decreto prevede l’innalzamento delle soglie di accesso ai registri, che passa così dai 12 ai 20 KW, pur con una tariffa incentivante decurtata del 20%. Vengono esentati invece dall’obbligo gli impianti a concentrazione, quelli innovativi e quelli realizzati da Amministrazioni pubbliche. La principale novità è la soppressione del contributo «scambio sul posto» per l’energia eccedente, sostituita da una tariffa omnicomprensiva per l’energia immessa in rete, che va a premiare principalmente l’autoconsumo e può bloccare la produzione su larga scala. Confermate le deroghe per gli impianti realizzati su edifi-

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ci pubblici e sulle aree delle amministrazioni pubbliche, a cui si applicheranno ancora le tariffe del Quarto Conto Energia fino al 31 dicembre 2012. Anche se si tratta di un duro colpo alle prospettive di crescita delle rinnovabili, la produzione di energia elettrica pulita continuerà ad essere un investimento sensato per tutte le famiglie italiane e i vari soggetti economici. Il dato di fatto che bisogna rilevare è che le fonti fossili in Italia vengono ancora privilegiate rispetto alle rinnovabili. E così, malgrado tutte le nostre enormi potenzialità, nella classifica europea sulla percentuale di energie pulite sull’intera energia prodotta siamo al di sotto della media. Secondo i dati resi noti a giugno da Eurostat, al vertice della classifica ci sono i Paesi Scandinavi, con la Norvegia al 61,1% e la Svezia al 47,9%. Seguono la Lettonia col 32,6%, la Finlandia (32,2%), l’Austria (30,1%) e il Portogallo (24,6%). In Italia, che ha come obiettivo per il 2020 il 17%, la quota di rinnovabili è stata nel 2010 del 10,1%, sotto la media europea del 12,4%. Evidentemente bisogna ancora rimboccarsi le maniche, anche se le leggi a volte sembrano giocare contro. l Piccoli Annunci

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oasi di raccoglimento e ambientazioni sonore studiate per l’occasione. Fiore protagonista: l’orchidea. Per informazioni: www.orticolario.it (anche su Fb e Twitter) NATUROLISTICA, FIERA DEL NATURALE e del viver sano, si terrà il 15 e 16 settembre presso la sede Lumen, Scuola di Naturopatia, a San Pietro in Cerro (Pc). La manifestazione propone numerosi stand di artigianato e alimentazione biologica, eventi culturali, area benessere, ristorazione biologica e uno spazio giochi per i più piccoli. Per informazioni: www.fieradelnaturale.it Iª EDIZIONE DI BIMBI&NATURA. Laboratori e spazi ludici, incontri con pediatri, educatori e psicologi, attività all’aria aperta, corsi, prodotti naturali per far crescere bene i propri piccoli, anche in un contesto urbano. Questo e molto altro alla fiera del bambino ecologico che si svolgerà sabato 15 settembre a Firenze, presso il Giardino Corsini, in via della Scala 115. Per informazioni: www.bimbienatura.it CONVEGNO ART-È CURA: esplorare insieme l’arte come mezzo trascendente e catartico per purificare le zone d’ombra dell’uomo ed illuminarne l’esistenza. Sabato 20 e domenica 21 ottobre presso il Palazzo dei Congressi di Firenze. È un invito a condividere un percorso fatto di arte come forza taumaturgica, e di cura, intesa in senso ampio, come disposizione d’ani-

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Terra Nuova · settembre 2012

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Venite a trovarci! Terra Nuova partecipa ogni mese a numerosi biomercatini,fiere e manifestazioni.Un’occasione per conoscerci direttamente, scambiarci pareri,sfogliare l’ultimo numero e i nuovi libri. Vi aspettiamo! Sconto del 15% per gli abbonati e tante altre agevolazioni. Vedi la sezione «Fiere e convegni» per i dettagli.

Festival Vegetariano Gorizia, 31 agosto - 2 settembre

L’appuntamento con la cultura, la gastronomia vegetariana e il mondo green.

Fierucola del pane Firenze, piazza SS.Annunziata, 1° settembre

Agricoltura biologica su piccola scala, artigianato manuale e della vita vernacolare.

Anima Nova Nova Milanese (Mb), 1-2 settembre Festival del Benessere olistico-bio-eco-green

Sana Bologna Fiere, 8-11 settembre

L’appuntamento con il mondo dei produttori del biologico certificato e del naturale.

Mangiasano Pozzolatico (Fi), 9 Settembre

Bio-mercatino a filiera corta: sano, locale e solidale

Fiera della sostenibilità Fano, piazza Amiani, 14-16 settembre Persone, Prodotti e Progetti che fanno bene al Pianeta.

Fierucolina di S.Michele Firenze, piazza S.Spirito, 16 settembre

Agricoltura biologica su piccola scala, artigianato manuale e della vita vernacolare.

Bimbi&Natura Firenze, Giardino Corsini, 15 settembre

Fiera del bambino ecologico: laboratori, spazi ludici, incontri, attività all’aria aperta, corsi.

Festival della Biodiversità Milano, Parco Nord, via Clerici 150, 15-16 sett.

Incontri con esperti, spettacoli teatrali, concerti, cinema, visite naturalistiche, eventi sportivi.

Naturolistica San Pietro in Cerro (Pc), 15-16 settembre

Percorsi e attività su agricoltura biologica, temi ambientali e metodi di cura naturali.

Venezia 2012 Istituto Universitario di Architettura (IUAV), 19-23 settembre

3ª Conferenza internazionale sulla decrescita per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale.

ECIM 2012 Firenze, Palazzo dei Congressi, 21-22 settembre 5° Congresso Europeo di Medicina Integrata.

Natura Bio Correggio (Re), 22-23 settembre

Festa, benessere e buon gusto, in nome dell’ambiente e del futuro che ci attende.

L’isola che c’è Villa Guardia (Co), 22-23 settembre Fiera delle relazioni e delle economie solidali.

Fiera del benessere Brescia, Museo della mille miglia, 28-30 settembre

Proposte per una migliore qualità della vita, il benessere dell’individuo e dell’ambiente.

Altrofest Firenze, Comunità Le piagge, 29-30 settembre

Commercio equo e solidale, artigianato locale e autoprodotto… e molto altro.

Piante e animali perduti Guastalla (Re), 29-30 settembre

Mostra mercato di varietà tradizionali di frutti, fiori, ortaggi, sementi e animali rurali.

Il futuro nelle nostre radici Villaggio Giovi - Limbiate (Mb), 30 settembre Festa dei gas e dell’economia solidale.

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FESTIVAL DELLA BIODIVERSITÀ dal 12 al 23 settembre verranno proposti oltre 100 eventi diversi, incontri con esperti e scienziati, spettacoli teatrali, concerti, proiezioni cinematografiche, visite naturalistiche, eventi sportivi, mostre fotografiche e didattiche, giochi e laboratori creativi, assaggi e degustazioni. L’occasione del Festival mostra l’importanza strategica del Parco non solo come «infrastruttura verde», ma anche come luogo della produzione culturale, dell’incontro e della multiculturalità. Per informazioni: Parco Nord Milano, via Clerici 150, Sesto San Giovanni, Milano, tel 02 241016202 EXPO RURALE TOSCANA dal 20 al 23 settembre a Firenze, al Parco delle Cascine: tre giorni in campagna pur restando in città. Dall’atmosfera al cibo, dalle storie alle esperienze, uno spaccato a 360° sul mondo rurale, che prevede: 6 ettari all’aria aperta, tra prati e «campi coltivati», animali e frutti della terra, storie e protagonisti. Una fattoria allargata fitta di attività. E ancora, 5500 mq di spazi coperti tra mostre e dibattiti, incontri, racconti ed esperienze, laboratori e aree per bambini. Per informazioni: www.exporurale.it

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A Milano, in uno spazio letteralmente e letterariamente teatrale, tra drappi, palchi, soppalchi, scale e un’atmosfera di frizzante creatività, spunta una diversa editoria decisamente innovativa fatta di autoproduzioni, di scarti cartacei, di contenuti felicemente esagerati, di gioiosi equilibrismi tra arte e antiarte. Si tratta di eco-editoria creativa, di self-publishing arricchito da preziosi ingredienti manuali, di folli microeditori che usano antichi macchinari e carta fatta a mano. Stiamo parlando di libelli creativi, di libroidi mutanti, di busta-libro, di cartoneros, di libri da appendere, di unicum, di mail-book, di segnalibri, di press-poetry, di book-let, di fanzine, di ephemera, di libri truccati, di libri da taschino, di strani elementi librari fatti con i biglietti del tram, con pezzi di legno, con le scatole degli psicofarmaci, stiamo parlando di un caotico e irresistibile patchwork composto dalle infinite variazioni sul tema del concetto di libro. Ma attenzione: non stiamo invitandovi ad una mostra da guardare e non toccare! Liber, in realtà, è una rassegna di libri veri, con minime tirature, di libri da scegliere e portare a casa, di libri che non trovate proprio da nessuna parte. Una vera e propria scorpacciata creativa dove il tatto, la vista e l’olfatto si prendono quelle soddisfazioni che il comune e superato ebook non potrebbe neppure sognarsi, se anche sapesse sognare. www.libersalone.altervista.org (anche facebook)

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Settembre 2012

dƒi letTori Materna senza lacrime di Elga Pasquini

Internet: rete o ragnatela? Una lettrice condivide i propri dubbi riguardo alla possibilità che internet possa essere un buon mezzo di partecipazione democratica. lettera firmata

L’inchiesta «Democrazia su internet? Mi piace!», pubblicata sul numero di maggio 2012, mi ha sorpresa per diverse ragioni. Ci sono infatti nell’avvento della e-democracy alcuni aspetti che costituiscono «l’altra faccia della medaglia», e che nell’articolo non compaiono. La ragion d’essere di TN è stare «dalla parte dei consumatori», infatti viene sempre evidenziata e descritta l’altra faccia della medaglia per quanto riguarda i temi del consumismo in genere, dell’alimentazione, dei trattamenti sanitari, vaccinazioni, ogm, agricoltura, edilizia, informazione, pensiero ecc., e nel suo lavoro di informazione non teme di sfidare importanti e potenti gruppi e aziende che poco volentieri vedono profilarsi critiche e proposte alternative ai

prodotti e alle pratiche su cui basano il loro profitto. In questo caso invece, si è scelta una direzione conformista, ancorché innovativa in quanto sostiene il principio della democrazia partecipata. Implicitamente tuttavia sostiene anche non solo certi prodotti, bensì interi sistemi: quello dell’informatica e della comunicazione senza fili, per i quali non c’è bisogno di conquistare le masse di consumatori, poiché si tratta nientemeno che di una rivoluzione già bella e fatta. Dal mio punto di vista, ecco alcuni aspetti che costituiscono l’altra faccia della medaglia: 1) La realtà virtuale si viene ad affiancare, e spesso a sovrapporre, segue a pag. 102

Questa mia lettera alla redazione è rivolta a tutte le mamme che accompagnano i propri bimbi all’asilo nei primi giorni di inserimento alla materna. Esiste un’alternativa a veder piangere il proprio bambino quando viene affidato alle maestre dell’asilo, specie se all’inizio del percorso scolastico? Con le dovute differenze vi sono ovvie difficoltà per un bambino in età da materna o addirittura da nido ad adattarsi a un ambiente che non è il proprio e a riconoscere come figure di riferimento persone diverse da quelle familiari. Alcuni manifestano meno resistenza al passaggio, ma la maggior parte esprime disagio attraverso il pianto o il rifiuto del cibo, difficoltà a dormire e maggiore attaccamento ai genitori, specialmente alla madre. Vi sono modalità che, a mio avviso, non solo sono antiquate, ma crudeli. Piccoli che vengono strappati dalle braccia materne e portati negli spazi gioco il più velocemente possibile, sostenendo che se il distacco è accelerato il dolore è contenuto. Altri che vengono lasciati piangere disegue a pag. 103 Queste pagine sono dedicate interamente ai contributi dei lettori. Potete mandare articoli, lettere, domande, commenti, critiche, foto, poesie, disegni, blog… e chi più ne ha più ne metta! Si raccomanda per quanto possibile la brevità, per dare spazio a un maggior numero di contributi. Ci riserviamo di tagliare, se necessario, i testi ricevuti. Il materiale va spedito a: Terra Nuova dei Lettori, via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze lettere@aamterranuova.it

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segue da pag. 101

Internet: rete o ragnatela?

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alla realtà corporea vivente, con conseguenze di cui non possiamo intravedere neanche lontanamente la portata (i nativi digitali sono una «specie» mai vista prima). Le tecnologie, i dispositivi e di conseguenza i prodotti wireless (senza fili) si stanno moltiplicando rapidamente e non esiste praticamente più la possibilità di avere gruppi di controllo per ricerche scientifiche epidemiologiche sulle esposizioni alle microonde (siamo tutti esposti volenti o nolenti, in modo incontrollato e incontrollabile). La segretezza del voto online non può essere garantita, come dimostrano le dichiarazioni degli esponenti tedeschi del partito dei Pirati, che essendo hacker conoscono bene la materia e non accettano voti e iscrizioni online, poiché manca la sicurezza. La tecnologia di questi sistemi e prodotti lavora in un modo che solo pochissimi esperti conoscono a fondo, e i milioni e milioni di utenti/consumatori non potranno mai essere sufficientemente istruiti e informati per proteggersi da eventuali abusi o «sorprese». Le tecnologie sono gestite da enti e aziende esclusivamente privati, spesso contigui anche al settore militare (ad esempio satellitare). Il cosiddetto digital divide non rappresenta un ostacolo reale all’affermarsi della democrazia, in quanto esistono tutte le premesse per risolverlo, e se ancora in Italia non è risolto, non è per motivi di poca democrazia, ma per una guerra interna fra gestori delle telecomunicazioni, e fra i gestori e lo Stato. Il calcolo dei consumi energetici causati dall’uso di milioni e milioni di apparecchi e ripetitori non viene volentieri pubblicato, infatti ammonta a cifre inquietanti, specie in tempo di crisi energetica. Le fasce di frequenza elettromagnetiche ancora libere sono un bene comune al pari dell’acqua,

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che si vuole pubblica, dell’aria, che si vuole pubblica e gratuita, della terra, delle foreste, del cielo. L’appropriazione che ne verrà fatta per diffondere ulteriormente le tecnologie wireless, sarà comunque un regalo al miglior offerente. Le frequenze che sono ancora libere rappresentano un ambiente elettromagnetico fondamentale per la regolazione degli organismi biologici, al pari di altre forze fisiche come la gravità, e caricarle di informazioni illimitate rappresenta un rischio incalcolabile, dal momento che non è mai successo nella storia umana. 9) Il sistema che si viene a creare in questo modo non permette a nessuno di sottrarsi, pena la «scomunica» sociale, mentre chi non vuole o non può utilizzare le tecnologie e possedere i prodotti resta comunque fuori dai sistemi, alla faccia della democrazia; si pensi per esempio solo alle migliaia di individui elettrosensibili ormai presenti nel nostro mondo, il cui numero va aumentando (si veda l’esempio della Svezia). 10) Il futuro prossimo ha in serbo novità wireless come la telepatia sintetica, il microchip sottocutaneo obbligatorio, il microchip a impianto cerebrale per scopi curativi, l’automobile che si guida col pensiero... Naturalmente tutte a fini terapeutici o ausiliari; ma che di fatto colonizzano il mondo interno come non mai. Qualcuno sa come funzionano? 11) Disporre di macchine di cui non possiamo più fare a meno – se non vogliamo essere fuori dal mondo sociale – può suggerire a menti filosofiche anche la seguente riflessione: e se alla fin fine fossero le macchine che dispongono di noi? Lei che ne pensa? Cordiali saluti • Risponde Oliver Haag, collaboratore di TN e autore dell’articolo in questione.

Gentile lettrice, ti ringrazio per le osservazioni e le valutazioni, che accolgo volentieri perché convinto che l’atteggiamento critico sia l’elemen-

to fondante di un’informazione che non si fermi alla superficialità o al sensazionalismo delle notizie, e questa impostazione mi pare venga riconosciuta a TN. Trovo interessanti e giustificati molti degli spunti e delle preoccupazioni che ci presenti. Occorre considerare però che questa rivista non si occupa espressamente di tecnologie dell’informazione, e per poter soltanto accennare a tutte le problematiche di cui parli probabilmente non sarebbe sufficiente un intero numero monografico. L’intento dell’articolo citato era semplicemente quello di aprire lo sguardo sulle possibilità che nel nostro presente internet ci offre in termini di «nuova agorà», laddove lo spazio e gli argomenti di discussione della «cosa pubblica» oggi non si fermano più alla piazza del nostro paese o della nostra città, ma si estendono a livello di regioni, stati, continenti, fino ad abbracciare l’umanità come una potenziale grande comunità. In quest’ottica la rete globale costituisce, a quanto so, lo strumento più efficace di interazione e di diffusione delle informazioni e del sapere, e quindi potenzialmente anche della partecipazione democratica allargata. Concordo però con te sull’evidenza che internet ha dei limiti, sul fatto che siamo poco istruiti sul suo funzionamento, che ci sono ancora troppe incognite sulla sicurezza e la segretezza dei dati, e che si rischia in qualche modo di tagliare fuori coloro che non possono o non vogliono fare uso di questa tecnologia. Ma mi domando anche: in quanti erano tagliati fuori dalla «stanza dei bottoni» nelle epoche passate? È altrettanto vero che il mondo «virtuale» dei dispositivi informatici occupa sempre più tempo e spazio nelle nostre vite, riducendo le relazioni con i nostri simili e il mondo «materiale» che ci circonda. Su questo credo che una riflessione personale e una presa di coscienza collettiva sarebbero molto opportune. A onor del vero, invece, non c’è alcuna menzione nell’articolo di un qualsiasi sostegno alla comunicazione senza fili. Terra Nuova evidenzia costantemente, e da molti anni ormai,


mitigazione; semplicemente questo non era l’argomento di cui abbiamo voluto parlare nell’articolo citato. In sostanza credo che la questione si riconduca alla ricerca di un utilizzo «saggio» degli strumenti che abbiamo a disposizione. Sentiamo dire spesso che «la tecnologia non è di per sé buona o cattiva, dipende dall’uso che se ne fa». Personalmente sono da sempre avverso agli eccessi, anche di tecnologia, mentre sono per un utilizzo di internet informato, critico e finalizzato all’accesso diffuso alle informazioni e ad una concreta discussione partecipata sulla cosa pubblica; di conseguenza anche volto a

migliorare la nostra vita sociale. Bene o male qui entra in gioco una sorta di responsabilità o maturità individuale (che forse nei paesi del Nord è più sviluppata) nel saper discernere e porre dei limiti: fino a questo punto batto i tasti su una tastiera, oltre, esco di casa e mi faccio una passeggiata nel bosco, oppure mi incontro con i miei compagni d’associazione. Fondamentalmente credo che sia per noi una questione di consapevolezza. È qui che si instaura il confine tra l’usare le macchine e l’esserne usati. Un cordiale saluto, Oliver

segue da pag. 101

tuali giustificati dal fatto che lasciar piangere il proprio bambino all’inizio dell’anno della scuola (a volte questo pianto si protrae per tutto l’anno e allora il bambino viene etichettato come mammone!) è addirittura educativo. Peccato che nessuno aggiunga che determinate esperienze minino alla base la fiducia che il bambino sviluppa verso gli adulti e, di conseguenza, nei confronti del mondo. Ferite che, invece di favorire l’autonomia, lasciano tracce profonde e ostacolano proprio la sicurezza in se stessi e nella vita. Scrivo perché credo sia necessario iniziare a denunciare delle modalità che vengono spese come corrette e che, di correttezza, hanno solo l’as-

servire alle esigenze dell’adulto e non del bambino. Scrivo perché finalmente stanno sorgendo realtà alternative dove il rispetto per la persona non ha un inizio di validità e anche un cucciolo d’uomo di meno di un anno può trovare un’accoglienza su misura. Nell’asilo nel bosco L’Albero Drago di Pomino, per esempio, mia figlia non ha avuto bisogno di piangere. E la prima volta che l’ho lasciata da sola, a poco più di due anni, l’ho ritrovata con una bandana in testa e i pantaloni sollevati sino alle ginocchia. A piedi scalzi mi ha salutato da lontano, sorridendo: «Ciao, mamma». E ha continuato a giocare. La felicità e la fiducia sono diventate visibili: un arcobaleno di gioia tra il mio sorriso e il suo. Un cordiale saluto

Materna senza lacrime sperati perché è la norma soffrire all’inizio di un passaggio così delicato come quello dalla casa all’asilo. Ma è la norma per chi? Per le maestre che sono sovraccaricate dal numero dei bambini e che, anche dove ve ne è la volontà, non riescono a compensare i bisogni del singolo dovendo accudire la maggioranza. Per la società che scorre sempre più veloce e richiede alle donne, dopo aver partorito, di affrettarsi a tornare sul posto di lavoro, senza dare il tempo ai neonati di crescere e acquisire quel minimo di autonomia che permetta loro di sviluppare «anticorpi» e competenze tali da sostenere l’assenza materna. Per i condizionamenti culturali, che descrivono la competizione e la forza come attributi da perseguire anche se si è appena arrivati su questa terra. Quante volte ho sentito dire: «Non piange, non si lamenta… è bravo». Come se il bambino che esprime un disagio fosse una pianta cattiva da correggere nella crescita. Vi sono madri che si trovano in difficoltà, dilaniate tra responsabilità economiche e l’impulso di abbracciare la fragilità dei loro piccoli. Madri che si sentono sbagliate se considerano brusche o per meglio dire barbare, modalità di allontanamento dei propri piccoli. Madri che si sottopongono, in buona fede, a ri-

Gentile Elga, grazie per il tuo accorato appello. Abbiamo parlato più volte di asili nel bosco su TN, ma forse è il momento di tornare sull’argomento per fare il punto sulle realtà attualmente presenti in Italia – abbiamo già iniziato parlando di eco-asili sul numero di luglio-agosto. Intanto riportiamo i contatti dell’asilo nel bosco di cui ci hai parlato: L’Albero Drago di Pomino, via Fontarnieri 1, località Pomino, 50068 Rufina - tel 328 0551836 (Sara Venturin), 335 7123491 (Francesca Procacci) - www.biopasquini.it (anche su Facebook). Terra Nuova · settembre 2012

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i rischi collegati all’uso della tecnologia wireless. I due piani vanno distinti: le possibilità che offre la rete in sé, che personalmente ritengo positive, dalla diffusione esponenziale della tecnologia di connessione senza fili, la quale presenta molte criticità di cui abbiamo avuto modo di dissertare ampiamente, ad esempio con il dossier «Come difendersi dall’elettrosmog» (TN di novembre 2011) e il libro Difendersi dall’elettrosmog (Terra Nuova Edizioni). A livello personale, sono attivamente impegnato nel diffondere la consapevolezza sull’inquinamento elettromagnetico e sulle strategie e le tecniche per la sua


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consumi

Le bottiglie in Tritan sono ecologiche? Sono una vostra abbonata e faccio parte di un gruppo di acquisto (Gassingrasso, quartiere 5, Firenze). Vorremmo acquistare delle bottiglie da acqua da mezzo litro e da un litro che siano in materiale non dannoso alla salute e all’ambiente come pensiamo che siano quelle delle acque minerali che normalmente riempiamo con l’acqua del rubinetto o delle fontanelle. Ci hanno consigliato bottiglie rigide in Tritan, distribuite da CommercioEtico.it e prodotte in Germania al prezzo di 4,50 e 5,50 euro rispettivamente per mezzo litro e 1 litro. Poiché non sappiamo molto su questo materiale, ci chiediamo se sia veramente sicuro e se ci sono prodotti analoghi in commercio di altro materiale. Grazie per le informazioni che potete darci in merito. Cari saluti, Dina Pasqualetti • Risponde Francesco Imbesi, del Centro Tutela Consumatori Utenti dell’Alto Adige Gentile lettrice, il nome Tritan è un marchio registrato, cioè un nome di fantasia che un’azienda produttrice di plastiche (co-polimeri) ha attribuito a un materiale da essa inventato, prodotto e commercializzato. Si tratta di una specie di «superplastica», da poco introdotta sul mercato, fabbricata in base a una formula e a un procedimento che l’azienda ovviamente tiene strettamente segreti. Resta comunque il fatto che è un tipo di plastica, anche se a quanto viene dichiarato non conterrebbe bisfenolo-A (cioè BPA; ed è per questo che viene considerata non dannosa per la salute). Non è dato sapere, al momento, se ci siano altre sostanze di sintesi che potrebbero risultare problematiche per i consumatori che si servono di bottiglie in Tritan per l’acqua. Va tenuto presente comunque che ad esempio il PVC, un altro polimero molto usato nel secolo scorso, per decenni è stato

considerato assolutamente innocuo e, solo dopo molto tempo dall’introduzione dell’uso, è risultato che le sue esalazioni fossero cancerogene, dopo che ormai molti addetti alla produzione e consumatori ne avevano già fatto le spese. Più di recente, anche il policarbonato (BPA) era stato definito sicurissimo, fino a quando le ultime indagini vi hanno connesso rischi di intossicazione ed è stato ad esempio bandito dai biberon per la prima infanzia. Ma lei naturalmente si pone anche la questione dell’impatto ambientale. Considerato che questa plastica viene propagandata come estremamente resistente e inalterabile nel tempo, si può pensare che anche il suo impatto sull’ambiente sia corrispondente: un materiale derivato dal petrolio, resistentissimo, inalterabile, non degradabile e molto sofisticato come composizione chimica potrebbe non essere così facile da smaltire in natura. In confronto al vetro, che è fatto a partire dalla materia prima silicio, cioè sabbia, e che costa poco, è senz’altro meno fragile e meno pesante, ma certamente anche meno conveniente e sostenibile.

Le foglie si essiccano all’ombra Penso che sia errato consigliare l’essiccazione al sole di «piante di cui si utilizzino le foglie». Al sole tutt’al più radici e cortecce, foglie e sommità all’ombra. Un cordiale saluto, Mauro Maule • Risponde Silvia Carri, giornalista di TN e autrice dell’articolo a cui si fa riferimento («Inno al sole», Almanacco di giugno). Gentile Mauro, in realtà la fonte da cui ho attinto alcune informazioni in merito, ovvero il Calendario lunare delle semine e dei lavori (Demetra), consiglia questo metodo di essiccazione. Chiedendo però a signore vicine a me che da anni essiccano piante, molte mi hanno invece consigliato, come lei, di evitare l’esposizione diretta del sole. A logica, mi rendo conto che effettivamente nel caso di foglie l’essiccazione solare le priva velocemente e rapidamente dell’umidità, accartocciandole, seccandole e pri-

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vandole magari anche di molte delle loro proprietà balsamiche. Pertanto la ringrazio per l’opportuna segnalazione. Un cordiale saluto, Silvia


• Risponde Francesco Beldì, agronomo di fiducia della redazione e autore dei libri «Il mio orto biologico» e «Il mio frutteto biologico», Terra Nuova Edizioni. Cara Giulia, innanzitutto grazie per il tuo sostegno e il tuo entusiasmo, che ci fa un gran bene! Per venire alla tua domanda, l’accordo di cui parli è attivo già dal 1° giugno e prevede che i prodotti venduti in Europa come biologici possano essere commercializzati come tali anche negli Usa e viceversa. Questo accordo permette a chi esporta di evitare la duplice certificazione, indispensabile fino allo scorso maggio, e rappresenta quindi un grosso vantaggio per l’Italia, visto che le nostre produzioni sono spesso destinate all’estero.

Enrico Accorsi e Francesco Beldì

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L’accordo ha comportato un esame dettagliato delle due normative, esame che ha permesso di rilevare una sostanziale eguaglianza fra le norme. Le differenze sostanziali ravvisate sono state le seguenti: negli Usa è permesso l’impiego di due antibiotici (tetraciclina e streptomicina) per il controllo del colpo di fuoco batterico che colpisce pere e mele; in Europa, invece, è consentito l’uso di antibiotici negli allevamenti a determinate condizioni e in caso di pericolo di vita per gli animali. Ma le produzioni destinate all’esportazione non potranno essere trattate con i prodotti non consentiti nell’area di destinazione. Mi sento quindi di rassicurarti riguardo ai tuoi dubbi. Un cordiale saluto, Francesco

mondo vegan

Cosa pensano i vegani dell’aborto? Buon pomeriggio a tutti voi della redazione, scrivo perché da un po’ di tempo ho una curiosità riguardo al mondo vegano: cosa pensano i vegani dell’aborto? Premetto che la domanda non è provocatoria anche se potrebbe apparire tale e che prescinde dalle mie convinzioni rispetto alle scelte alimentari e all’interruzione di gravidanza. Non è facile spiegare perché nella mia testa le due questioni sono legate, ma posso provarci. Alla base della scelta vegan c’è, credo, il rispetto per ogni forma di vita animale e l’idea che l’uomo non abbia diritto di imporsi e usare violenza sugli animali, «quali» essi siano. Le discussioni sulla legittimità dell’aborto sono invece legate alla difficoltà di stabilire un confine temporale dopo il quale il feto possa essere considerato persona. Questa volta l’attenzione è sul «quando» si diventa animali, acquisendo così il diritto di essere rispettati come tali. Forse la risposta alla mia domanda è semplicemente che i vegani non hanno una posizione specifica riguardo all’interruzione di gravidanza, ma chissà… Ciao, Penelope • Risponde Adriano Fragano, collaboratore di TN e attivista di Campagne per gli animali. Non è certamente facile fornire una risposta su questo argomento, o meglio non è facile fornirne una univoca, per il semplice fatto che il veganismo viene interpretato in molti

modi, e quindi le questioni relative alla vita sono affrontate dalle persone vegane spesso con approcci contrastanti. È tuttavia possibile analizzare la questione dell’aborto mediante la lente antispecista, che ci permette di vedere il problema non solo dal punto di vista prettamente biocentrico, ossia la tutela della vita che nasce, ma da un’angolazione più globale. Prima di cercare di analizzare quando diverrà persona chi sta nel grembo di una donna, è fondamentale pensare che il grembo dove la futura persona sta vivendo appartiene a un essere vivente che persona lo è già. Ciò ci porta inevitabilmente a sostenere prima di tutto che la donna che ha nel suo corpo un essere umano ha tutto il diritto di decidere se vuole portare a termine la gravidanza, e se intende essere madre. Non è possibile scindere le due questioni e considerare solo i diritti fondamentali dell’essere vivente che nascerà, perché esso è generato e parte integrante di un altro essere senziente che non è un semplice involucro, ma che ha assolutamente tutti i diritti di decidere autonomamente del suo corpo e della sua salute, e la cui dignità e integrità vanno considerate e rispettate. Quindi chi segue la filosofia vegana antispecista considererà sia la possibile futura madre, sia la figlia o il figlio che potrebbe nascere, ma se nascerà sarà solo chi lo ha concepito a deciderlo, una decisione importante e difficile da prendere con grande responsabilità, ma pur sempre una decisione che solo la donna ha il diritto di prendere. Un cordiale saluto, Adriano Terra Nuova · settembre 2012

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Buongiorno a tutti e complimenti per il vostro lavoro: Terra Nuova è diventata la mia Bibbia, il mio oracolo! Avrei una domanda da fare: so che dal 1° luglio è stato raggiunto un accordo per far valere il biologico europeo in America e Canada senza doversi sottoporre a ulteriori certificazioni e viceversa. Se da un lato questa cosa mi sembra un buon contributo, dall’altra mi spaventa. Non vorrei che fossimo scesi a compromessi in termini di qualità di prodotto, residui, concimi ecc. Quindi chiedo il vostro aiuto per saperne di più! Grazie mille, Giulia

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Bio d’oltreoceano


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i dibattiti di terra nuova Commento al dibattito «L’ebook sarà il libro del futuro?», TN di giugno, pag 42. Caro Franco, sei grande! Poiché sei ancora uno dei pochi a parlare l’Antica Lingua... È da tempo che volevo farti i complimenti per alcuni dei tuoi libri (Ultimo avviso prima del collasso in primis), ma solo dopo averti letto su Terra Nuova nel dibattito sull’ebùk non sono più riuscito a trattenermi! E la prima cosa che mi è venuta a mente è stata questa: io che i libri (come ogni oggetto: dall’auto agli abiti, dai dischi LP ai tegami in coccio con cui cucino) amo viverli fino in fondo, amo appartenervi nel modo più totale, mi son subito chiesto: e come farò ora con un libro virtuale, quando sottolineare, mettere orecchiucce e note al fianco è l’unico modo che da sempre coNO nosco di vivere un libro, ma è soprattutto quello che mi dona maggior gioia. È come discorrere, interagire con un amico; I amico, come dici tu, Franco, che non mi lascerà più tanto presto... Ci sono libri, come Siddharta di Hesse, ai quali ho assegnato una sorta di rituale. A ogni nuova lettura infatti sembrano parlarmi come fosse la prima volta: e ad ogni rilettura son note e sottolineature che si aggiungono. Vederli dunque lì nella libreria di casa questi libri, me li fa percepire come presenze vive, palpitanti, amici, appunto, ai quali tornare ogni volta che se ne sente il richiamo. C’è, in essi, la nostra storia, il percorso che ci ha guidati, gli esempi a cui, come vecchi Maestri, ci siamo ispirati. Come si fa con uno schermo che, perdipiù, ti lessa gli occhi?

Il punto, stringi stringi, in ogni aspetto di ciò che oggi sta lasciando il nostro mondo antico a favore di un mostro sempre più spersonalizzato e omologato, è questo: non si appartiene più a nulla, non a un libro, non a un abito usato, non al proprio cuore né alla propria vita. Lasciamo che altri lo facciano al posto nostro, lasciamo che le cose e un sempre più grigio conformismo di massa gestiscano, strutturino, soffochino la nostra bellezza innata. E questo, a mio modo di sentire, è spaventoso, oltre che penoso. Non appartenere più alla propria Terra, alla propria vita, a un proprio Centro inSÌ teriore; aver tutto e subito, solo questo mi pare conti sopra tutto il resto. E nei giovanissimi, questo crea lo scempio: crescono come molluschi, senza più apprezzare nulla già a 10 anni, crescono per andare ad affollare le fila di un mondo che sta qui come in sogno, come foglie d’autunno rigirate dal vento, così, per caso; un caso che però sta soffocando irrimediabilmente il Pianeta Casa che ci ospita, oltre che le nostre coscienze. Tutto ciò che è ancor pulito, vero, Antico e semplice a me pare sia di moda oggi continuare a distruggerlo. Solo che impera il Grande Fratello e un vuoto da paura. Non si conosce più il Canto intimo del proprio cuore. Non si conosce più ciò che è ancora vero, pulito e Antico. E ciò che l’uomo non conosce, lo teme; ciò che si teme, si distrugge... Questo è penoso, profondamente; soprattutto verso i nostri ragazzi. Avanti così, Franco. Spero di incontrarti un giorno. Ario Sciolari, guida alpina e autore di Il sogno del lupo (Corbaccio)

i dibattiti di Terra Nuova

L’ebook sarà il libro del futuro? a cura di Nicholas Bawtree

Franco Del Moro ha fondato più di vent’anni fa la casa editrice Ellin Selae, e l’omonima rivista letteraria, che da allora esce regolarmente e sulla quale scrive. Ha pubblicato una quindicina di libri con vari editori. www.ellinselae.org

nauguriamo su questo numero una nuova serie di articoli, costituiti da uno scambio epistolare tra due persone che la pensano diversamente su un determinato argomento. Ci piaceva offrire uno spazio di confronto sui temi affrontati da Terra Nuova, e per questo abbiamo scelto una pratica antica,

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che offre i tempi di riflessione necessari per un confronto costruttivo e approfondito, diversamente da quello che succede in televisione. Poche, semplici regole: per ciascuna lettera un massimo di 2500 battute, spazi inclusi. Le prime quattro lettere sono un «botta e risposta», le ultime due sono una conclusione scrit-

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Devo stare attenta al biossido di titanio? Gentile redazione, sto ristrutturando una casa in Umbria utilizzando biomateriali e, essendo un medico e non un esperto in materia, ho fatto tesoro dei vostri articoli sulla bioedilizia. Avevo annotato da un vostro articolo, che ora non ho più, che negli intonaci va evitato come pigmento il biossido di titanio. Mi sembra fosse imputato nell’emissione di nanoparticelle. Tale sostanza è presente nel bianco della Solas, ditta peraltro seria. Il responsabile della ditta mi chiede come mai io abbia problemi con questa sostanza.

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Mauro Sandrini, ingegnere e sociologo, è l’autore del libro elettronico Elogio dell’ebook, un’analisi dei mutamenti nel mondo della parola scritta dal punto di vista della relazione fra autore e lettore. www.elogioebook.com

ta «in contemporanea»; questo per evitare che una delle due parti abbia l’ultima parola. Abbiamo voluto iniziare con un argomento «leggero», ma che coinvolge tutti gli amanti della lettura. Ne seguiranno altri, anche consigliati da voi. E ora... si apra il dibattito!

Potrei chiedervi di inviarmi qualche articolo o fonte d’informazione su questo tema, oppure un contatto di chi da voi si occupa di bioedilizia? Grazie molte, Alice Liguori • Risponde Gabriele Bindi, giornalista di TN Gentile Alice, ti comunico volentieri le informazioni in mio possesso: il biossido di titanio non è particolarmente problematico ed è compatibile con la bioedilizia. Forse il dubbio riguardava l’impiego in cosmetica. Viene utilizzato infatti nelle creme solari come filtro UV minerale, a questo riguardo si discute se non possa essere assorbito attraverso la pelle. A quanto mi risulta tuttavia non esistono studi che ne attestino la pericolosità. È addirittura impiegato come additivo alimentare con la sigla E171. Le assicurazioni della Solas credo che siano pertinenti. Prova eventualmente a confrontare con altre marche del settore naturale, ma credo che avrai la stessa risposta. Un cordiale saluto, Gabriele


Epatite e uso di albumina Gentile dottor Giordo, da qualche mese sono pieno di liquidi, addome, fianchi e gambe, per un’ascite connessa a cirrosi epatica. Tutto questo nonostante 30 anni di vita senza alcol, grassi animali e fritti. Credo che ci sia stato un forte shock che ha messo in moto questo meccanismo, che io vedo come riparativo per il fegato e i reni. Nel frattempo non mi muovo quasi più e sono in una situazione di stallo, non sapendo

dƒi letTori

il medico risponde

a cura di Paolo Giordo, medico omeopata ATTENZIONE. Le informazioni contenute in questa rubrica sono intese a incoraggiare e non a sostituire il rapporto tra paziente e medico curante.

Una dieta per l’ipertensione

bene cosa fare se non lasciare che l’organismo provveda. Mi hanno ripetuto più volte di fare endovena di albumina, di cui sarei carente secondo le analisi, ma io sono restio. Cosa posso fare? Oltre al cardo mariano, tarassaco ecc. sembra che non serva prendere albumina dagli alimenti. Grazie mille per una sua risposta.

Gentile dottor Giordo, mio papà, in seguito a un aneurisma celebrale nel 1997, superato brillantemente, ha dovuto iniziare ad assumere pastiglie per la pressione e vorrebbe sapere se c’è un determinato tipo di dieta che potrebbe aiutarlo a eliminarle o perlomeno diminuirle. In attesa di una risposta, vi porgo i miei più cordiali saluti. Laura

n Gentile lettore, la sua cirrosi, se non è aln Gentile Laura, una dieta personalizzata è possibile solo se adattata al paziente in modo da seguire e compensare tutte le sue problematiche. In questa sede, molto più generalmente posso dirle che suo padre deve fare attenzione a modificare la terapia eseguita per evitare repentini sbalzi e, a livello alimentare, preferire una dieta povera di grassi e di proteine animali, con abbondanza invece di vegetali freschi e crudi. Ogni individualizzazione deve essere studiata poi sul soggetto.

colica, probabilmente dipende da un’epatite cronica evolutiva. Oltre al cardo mariano e simili sarebbe utile prendere albumina per infusione intravenosa in modo da cominciare a ridurre gli edemi periferici, dei blandi diuretici naturali e soprattutto una dieta con molti succhi freschi di frutta e verdura (tipo la dieta Gerson). Non c’è altro modo di ridurre gli edemi senza albumina in questo stadio. Altri consigli possono essere dati conoscendo la situazione più da vicino.

Mandate le vostre domande a lettere@aamterranuova.it o scrivendo a: Terra Nuova Edizioni – rubrica «Il medico risponde», via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze.

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Intonaci Inttonaci in terra terra cruda cruda

L’ebook sarà il libro del futuro?

Potrai essere visibile sulla rivista mensile (tiratura 25.000 copie), sul portale (media mensile visitatori: 190.000) e sulla newsletter «Week&Eco» (15.000 iscritti). La promozione è valida fino al 31 dicembre 2012. Per informazioni: Sergio Tonon, pr@aamterranuova.it - tel 055 3215729, interno 5 Terra Nuova · settembre 2012

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segnaliIBro

Sformati e torte salate

L

o chef Pasquale Boscarello, già autore dei bestseller Pasticceria naturale, Piccola pasticceria naturale e Biscotti al naturale, torna in cucina pronto a sorprenderci con un nuovo e pratico ricettario a colori, dedicato stavolta all’autoPasquale Boscarello Sformati produzione di squisiti sformati di cee torte salate reali, golose torte e crostate salate, fantasiose crocchete e sformatini. Le oltre 100 ricette proposte nel libro, tutte rigorosamente vegan e con un’attenzione verso i celiaci, nascono dall’esperienza e creatività di Pasquale, offrendo una valida e gustosa alternativa alle paste brisée o frolla convenzionali ricche di grassi idrogenati, farine raffinate, sali, zuccheri e conservanti. Le fantasiose e prelibate farce e salse fanno da corollario agli inediti e saporiti impasti dell’autore, come il «tofolio», un nuovo impasto base da lui inventato, molto versatile, senza lieviti e farine, da utilizzare come «similbrisée» dal sapore friabile e croccante. Ricetta dopo ricetta, vengono proposti i migliori piatti della tradizione italiana rivisitati in chiave vegan, adattati ai celiaci e preparati secondo i principi della cucina naturale, con un’unico imperativo da rispettare: abbondare pesantemente con due ingredienti: amore e passione! CONSIGLIATO DA

Oltre 100 ricette, con molte alternative senza glutine, per torte e crostate salate, sformatini e crocchette senza grassi animali e margarine

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n Sformati e torte salate ´

di Pasquale Boscarello Terra Nuova Edizioni - cod. EA091 - pp. 120 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

L’economia per tutti: istruzioni per l’uso

www.terranuovalibri.it

V

i proponiamo la lettura di questo agile e gratuito ebook frutto del lavoro di Pierluigi Paoletti, presidente nazionale di Arcipelago SCEC, che offre una chiave di lettura propositiva ai difficili momenti che molte persone stanno vivendo a causa della crisi economica, che irrimediabilmente si ripercuote nei rapporti familiari e nella comunità sociale. Conoscere le regole del sistema economico, volutamente spiegate con un linguaggio semplice e accessibile, porta a inquadrare il problema nella sua completezza, al fine di fornire soluzioni alternative al concetto di profitto e crescita per ritornare alla semplicità e al buon senso, che vede l’economia e il denaro come semplici strumenti per il ben-essere del genere umano. Ovviamente la brevità della trattazione non consente i necessari approfondimenti che ognuno può fare per conto proprio, ma offre degli interessanti spunti di riflessione ed esempi pratici di come la comunità può riscoprire se stessa e affrontare meglio questi non facili momenti attraverso la solidarietà reciproca.

n L’economia per tutti: istruzioni per l’uso

Per scaricare l’ebook: scecservice.org/site/a4/?page_id=3000 Su centofondi.it trovate semplici letture per decodificare i meccanismi economici e le ripercussioni sulla vita quotidiana, insieme a informazioni dal mondo di Arcipelago SCEC.

108 www.terranuovaedizioni.it

Donne sciamane di Morena Luciani Venexia Editrice pp. 173 - € 22,00

La tesi sostenuta da questo libro è che la spiritualità femminile, oscurata dal patriarcato, è da sempre custodita nel corpo delle donne. Nella prima parte il testo tratta del processo di non riconoscimento delle donne sciamane; nella seconda indaga le caratteristiche dello sciamanesimo femminile utilizzando per ogni funzione il potere evocativo di un colore: il rosso per il ciclo vitale, il bianco per la prima luce della vita, il verde per la sapienza vegetale, il nero in relazione alla morte, alla rigenerazione e al culto degli antenati.

Incantevoli Dolomiti di Maurizio Fernetti Valentina Trentini Editore pp. 208 - € 20,00

Un libro per conoscere e condividere una trentina di itinerari nelle Dolomiti del Trentino, dell’Alto Adige, del Veneto e del Friuli. Percorsi semplici, ognuno con una caratteristica peculiare: laghi, tradizioni, geologia, piante ed erbe, architettura rurale. Sentieri e strade di montagna adatte a tutti, bambini compresi. I percorsi sono stati interamente tracciati con gps e di ognuno vengono proposte numerose foto.

Un sentiero accanto al torrente di Marco Romoli per ordini: www.lulu.com pp. 136 - € 9,50

Il racconto, sincero e personale, dei primi 15 anni del Tempio della Pace di Firenze, luogo di incontro interculturare e dialogo. Dalla nascita del progetto alle storie delle persone incontrate, andate, perdute e rimaste, dalle alchimie nate nel percorso allo sguardo verso le nuove prospettive e progetti. Il tutto condito dalla speranza di una pace, mondiale, eterna... certa. Per informazioni: marcromoli@hotmail.it

Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua di A. Segrè e L. Falasconi Edizini Ambiente pp. 208 - € 14,00

Dietro ai pasti che consumiamo quotidianamente ci sono enormi quantità di acqua: circa 3600 litri per un’alimentazione a base di carne e 2300 litri per una dieta vegetariana. Buttare via 200 grammi di carne rossa equivale quindi a sprecare 3000 litri di


vi deo

acqua che sono stati impiegati principalmente per nutrire l’animale. Un vero spreco nello spreco. Questo libro, da un progetto curato da Last Minute Market, propone un’analisi documentata, dettagliata e aggiornata per fare chiarezza e spronarci a cambiare i nostri stili di vita e di consumo.

Il grande fratello di Gianni Lannes Draco Edizioni pp. 341 - € 15,00

Viviamo in un’epoca in cui all’eccesso di «informazione « corrisponde un difetto di sapere, ma basta scalfire le apparenze per comprendere la realtà. È il lavoro che si propone questo libro: la voglia di fare chiarezza e dare risposte. Si spazia quindi dall’attività di spionaggio Echelon sulla popolazione italiana e occidentale, alla democrazia totalitaria che ormai imperversa nel Belpaese. Consigliato ai consumatori sempre più imbalsamati, ai telespettatori lobotomizzati e agli utenti imbambolati.

´Soltanto i titoli contrassegnati da una stella si possono acquistare in re-

dazione: telefonicamente chiamando il n. 055 3215729 interno 1 (Valentina, libri@aamterranuova.it) oppure sul nostro shop online www.terranuovalibri.it; tutti gli altri si possono acquistare in libreria o direttamente presso le case editrici indicate.

Cittadini in transito

teatro

U

no spettacolo a più voci che unisce musica, testimonianze e racconti, messo in scena dagli attori Manuel Ferreira e Elena Lolli della Compagnia Alma Rosé che parla del concetto di Seconda Generazione, dei figli nati in Italia e di quelli arrivati dopo per ricongiungersi con i genitori immigrati nel nostro Paese. Riconoscere a questi ultimi la Cittadinanza è riconoscere loro il diritto di essere cittadini legittimi, di fare parte di una comunità nella quale già vivono e crescono. Ma il tema dello spettacolo è assai più ampio: le Seconde Generazioni sono anche il nostro specchio, sono cittadini in transito che vivono sul filo di una frontiera che crea un falso «noi e loro», ci richiamano a un concetto di persona che è diventato, nella nostra realtà, multiculturale, ovvero noi stessi come mosaico di idee, di approcci, di abitudini. Allora anche noi siamo cittadini in transito di fronte alle nuove necessità e opportunità che questo mondo globale ci pone. Un invito a non restare passivi e acquisire la giusta consapevolezza per riformulare un nuovo progetto di cittadini universalmente aperti e dallo sguardo ampio, capaci di dialogare, incontrare, scambiare. In scena il 12 settembre presso il Carroponte a Sesto San Giovanni (Mi), www.carroponte.org. Per conoscere le prossime date: www.almarose.it

Esegesi Scopri la tua religione

U

n documentario che ha come protagonista Igor Sibaldi, scrittore, filologo e studioso di psicologia del profondo che invita a una riflessione ampia e intima delle Antiche Scritture. Un racconto eviscerato da credenze e tabù, dove l’autore si pone non come uomo di fede che profetizza un credo, ma come persona interessata a tutte le religioni, che ritiene ognuna di queste un autentico capolavoro del pensiero, dell’intuizione, del sentimento e delle emozioni umane, affermandone al tempo stesso il loro essere soltanto religioni, cioè modi di religare, di vincolare la mente, permettendo alcune scoperte e vietandone altre. Sibaldi ci racconta quali sono per lui le promesse di evoluzione, e quali al contempo i modi di attuarle oggi, e le conseguenze che tale realizzazione può produrre sulla nostra vita. Lo fa entrando nel profondo delle Antiche Scritture ricostruendo il significato autentico di parole come «Dio», «Signore», «eternità», «mondo», «creazione», anche nelle frasi della Bibbia e dei Vangeli, dando vita a una nuova psicologia, nel senso originario di «scienza dell’anima». Scrive l’autore: «Tra le opere umane, nulla è più fragile e indifeso di un libro, di un racconto, di una serie coerente di significati: un testo e il suo senso possono sparire dalla memoria in molto meno di una generazione. Se invece le Scritture sono giunte fino a noi e le possiamo ancora comprendere, è perché avevano e hanno ancora da dirci cose estremamente importanti. E se queste cose sono tanto importanti da aver permesso tale sopravvivenza, vuol dire che non le abbiamo ancora capite, perché se così fosse le avremmo tranquillamente superate e dimenticate».

n Esegesi - Scopri la tua religione di Igor Sibaldi Anima Edizioni Dvd 130 min. - Libro pp. 40 - € 20,00

Terra Nuova · settembre 2012

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Quando bevi il tè, stai bevendo nuvole

Un percorso di trasformazione e consapevolezza attraverso i discorsi di uno dei massimi insegnanti del Buddhismo impegnato.

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Sister Chan Khong

I discorsi di uno dei massimi insegnanti del Buddhismo impegnato di Thich Nhat Hanh L’arma del vero amore cm 15 x 21 - cod. EA038 pp. 224 - € 13,00 L’appassionata autobiografia di una delle più attive collaboratrici di Thich Nhat Hanh, dagli anni della guerra in Vietnam fino alla nascita e fioritura di Plum Village.

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BiciAgenda 2013 365 BUONI MOTIVI PER SPOSTARSI SU DUE RUOTE 365 GIORNI L’ANNO

NOVITÀ

RICERCA INTERIORE

DALAI LAMA

IN EVIDENZA

Prefazione di Thich Nhat Hanh

L’ARMA DEL VERO AMORE L’appassionata autobiografia di una delle più attive collaboratrici di Thich Nhat Hanh, dalla guerra in Vietnam fino alla nascita e fioritura di Plum Village di Sister Chan Khong cm 15 x 21 - cod. EA051 pp. 310 - € 14,00

BiciAgenda 2013

Vi diamo 365 buoni motivi per spostarsi in bicicletta 365 giorni l’anno! Inizia il nuovo anno su due ruote con la BiciAgenda 2013: la nuova proposta di agenda tascabile di Terra Nuova con riflessioni e suggerimenti sulla mobilità sostenibile. Testi di Alfredo Bellini - www.bicizen.it Agenda planning settimanale - cm 10 x 15 carta riciclata 100% - copertina cartonata cod. EA123 - pp.164 - € 10,00 (per gli abbonati € 8,50) La BiciAgenda 2013 è in OMAGGIO associata a varie tipologie di abbonamento alla rivista. Per maggiori informazioni visita subito www.terranuovalibri.it alla voce «Abbonamenti».

Thich Nhat Hanh

L’unico mondo che abbiamo

La pace e l’ecologia secondo l’etica buddhista

L’UNICO MONDO CHE ABBIAMO Dalle parole del maestro zen Thich Nhat Hanh, la pace e l’ecologia secondo l’etica buddhista di Thich Nhat Hanh cm 11,5 x 16,5 - cod. EA069 pp. 200 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

Manitonquat – Medicine Story

Gli antichi insegnamenti dei nativi americani

Riflessioni di un nativo sulle istruzioni apprese dagli anziani della sua tribù.

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GLI ANTICHI INSEGNAMENTI DEI NATIVI AMERICANI Riflessioni di un nativo sulle istruzioni apprese dagli anziani della sua tribù di Manitonquat - Medicine Story cm 15 x 21 cod. EA083 pp. 224 - € 12,00 (per gli abbonati € 10,20)

PER GLI AMICI A QUAT TRO ZAMPE Aldo La Spina

Emozioni a sei zampe

Educare il cane ed educarsi con l’apprendimento emozionale.

EMOZIONI A SEI ZAMPE Educare il cane ed educarsi con l’apprendimento emotivo di Aldo La Spina cm 15 x 21 - cod. EA081 pp. 200 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

Progetto Vivere Vegan

L’animale ritrovato

Sono considerati carne da macello, ma c’è chi ha deciso di salvarli da questo destino, vivendo l’emozione di un rapporto nuovo e coinvolgente con mucche, maiali, galline... 18 storie vere di animali ritrovati.

L’ANIMALE RITROVATO Considerati carne da macello, c’è chi ha provato a salvarli dal loro destino. 18 storie vere di animali ritrovati Progetto Vivere Vegan cm 15 x 21 - cod. EA046 pp. 200 - € 11,00 (per gli abbonati € 9,35)

Stefano Cattinelli

Amici fino in fondo Riflessioni e consigli di un veterinario per accompagnare i nostri amici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita

AMICI FINO IN FONDO Riflessioni e consigli di un veterinario per accompagnare i nostri amici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita di Stefano Cattinelli cm 15 x 21 - cod. EA008 pp. 128 - € 9,00 (per gli abbonati € 7,65)


GENITORI E BAMBINI

…ANCH’IO INCINTO sono incinto SONO Guida pratica per futuri

Clara Scropetta

Mark Woods

… anch’io

Guida pratica per futuri padri: cosa sapere e cosa fare per una gravidanza felice insieme.

Laura Gutman

Maternità tra estasi e inquietudine

traduzione di Barbara Troiano

Dal parto alla crescita dei figli, l’emozionante, intenso e appassionato cammino che ogni donna percorre nel diventare mamma.

padri: cosa sapere e cosa fare per una gravidanza felice insieme di Mark Woods cm 15 x 21 - cod. EA110 pp. 250 - € 14,00

Accanto alla madre La nuova figura della doula come accompagnamento al parto e alla maternità.

ACCANTO ALLA MADRE La nuova figura della doula come accompagnamento al parto e alla maternità di Clara Scropetta cm 15 x 21 - cod. EA107 pp. 300 - € 13,00

Francesco Codello e Irene Stella

Liberi di imparare Le esperienze di scuola non autoritaria in Italia e all’estero raccontate dai protagonisti.

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BIMBI VEGAN

ALLATTARE SECONDO NATURA

Guida pratica all’alimentazione senza prodotti animali, dal concepimento alla crescita del bambino di Sandra Hood cm 15 x 21 - cod. EA092 pp. 120 - € 13,00

L’emozionante e appassionato cammino che ogni donna percorre nel diventare mamma di Laura Gutman cm 15 x 21 - cod. EA071 pp. 200 - € 15,00

Quello che non vi hanno mai detto sull’allattamento al seno: dal pre-parto alle prime poppate, fino allo svezzamento naturale guidato dal bambino

di Veronika Sophia Robinson cm 15 x 21 - cod. EA047 pp. 280 - € 13,00

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Un’indagine rivoluzionaria sugli «ormoni dell’amore» che regolano accoppiamento, parto e allattamento, e che possono rappresentare un’esperienza di profonda trasformazione

di Michel Odent - cm 15 x 21 cod. EA054 pp. 120 - € 13,00

Michela Trevisan

Carla Hannaford

Come stimolare la crescita felice del bambino attraverso il dialogo, il gioco e il contatto con la natura.

RISVEGLIARE IL CUORE BAMBINO Stimolare la crescita felice del bambino attraverso dialogo, gioco e natura e riscoprire da adulti una profonda connessione con il mondo

di Carla Hannaford cm 15 x 21 - cod. EA067 pp. 200 - € 14,00

SVEZZAMENTO

SECONDO NATURA Svezzamento secondo natura Come e quando introdurre

alimenti sani e biologici nella dieta del tuo bambino, evitando il cibo industriale e preconfezionato di Michela Trevisan cm 15 x 21 - cod. EA070 pp. 220 - € 13,00

Come e quando introdurre alimenti sani e biologici nella dieta del tuo bambino, evitando il cibo industriale e preconfezionato

Renzo Ovidi

Perché i figli della playstation hanno i denti storti Osservando la conformazione e la condizione dei denti è possibile comprendere il nostro stato di salute e intervenire per migliorarlo

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Risvegliare il cuore bambino

LA PRIMA FERITA Willi Maurer

La prima ferita prefazione di Michel Odent

L’influenza dell’imprinting sul nostro comportamento. Un percorso di guarigione.

L’influenza dell’imprinting sul nostro comportamento. Un percorso di guarigione di Willi Maurer prefazione di Michel Odent cm 15 x 21 - cod. EA030 pp. 208 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

PERCHÉ I FIGLI DELLA PLAYSTATION HANNO I DENTI STORTI Osservando la conformazione e la condizione dei denti è possibile comprendere il nostro stato di salute e intervenire per migliorarlo di Renzo Ovidi - cm 15 x 21 cod. EA088 pp. 200 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

Willi Maurer

Il senso di appartenenza

Alla ricerca delle proprie radici: un viaggio essenziale per una vita più intensa e consapevole.

IL SENSO DI APPARTENENZA Alla ricerca delle proprie radici: un viaggio essenziale per una vita più intensa e consapevole di Willi Maurer cm 15 x 21 - cod. EA044 pp. 258 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

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SENZA PANNOLINO Come educare al vasino sin dai primi mesi di vita di Laurie Boucke cm 15 x 21 - cod. EA005 pp. 200 - € 13,00

Le esperienze di scuola non autoritaria in Italia e all’estero raccontate dai protagonisti di Francesco Codello e Irene Stella cm 15 x 21 - cod. EA087 pp. 192 - € 12,00 (per gli abbonati € 10,20)

MATERNITÀ TRA ESTASI E INQUIETUDINE

LE FUNZIONI DEGLI ORGASMI

LIBERI DI IMPARARE

NATURALMENTE BIMBO Manuale pratico per la salute e il benessere del bambino da 0 a 3 anni con i menu e le ricette settimanali per lo svezzamento naturale

(per gli abbonati € 11,05)

Antonio Amodei, Michelle Bièse Piero Caneti, Milena Casadei Daniela Fornara, Enrico L. Frontini Monica C. Gallo, Barbara Grandi Olivia Greco, Simona Mezzera Catia Trevisani, Mimmo Tringale

Manuale pratico per la salute e il benessere del bambino da 0 a 3 anni, con menu e ricette settimanali per lo svezzamento a cura della redazione cm 15 x 21 - cod. EA002 pp. 176 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

Barry Durdant-Hollamby

Questa volta parliamo di uomini

Tutto ciò che gli uomini non sanno di se stessi e che le donne farebbero bene a conoscere

QUESTA VOLTA PARLIAMO DI UOMINI

Tutto ciò che gli uomini non sanno di se stessi e che le donne farebbero bene a conoscere di Barry Durdant-Hollamby cm 15 x 21 - cod. EA048 pp. 195- € 12,00 (per gli abbonati € 10,20)

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AGRICOLTURA E DECRESCITA

PERMACULTURA Permacultura PER TUTTI

IL MIO FRUTTETO BIOLOGICO

Patrick Whitefield

per tutti

I principi generali e le esperienze in Italia di Patrick Whitefield cm 11,5 x 16,5 - cod. EA108 pp. 224 - â‚Ź 10,50

Pratici ed efficaci consigli per coltivare la vite e gli alberi da frutto, con i suggerimenti dell’agricoltura biologica e dell’agroecologia di E. Accorsi e F. BeldÏ cm 14,5 x 21 cod. EA082 - pp. 296 - ₏ 20,00

(per gli abbonati ₏ 8,93) Oltre l’agricoltura biologica, per curare la Terra e guarire il Pianeta

Enrico Accorsi

e

Francesco BeldĂŹ

Il mio orto biologico Consigli pratici ed efficaci per coltivare l’orto con i suggerimenti del metodo biologico, dell’agricoltura sinergica e della permacultura evitando l’uso di pesticidi e concimi chimici.

MANUALE PRATICO DI AGRICOLTURA BIODINAMICA

Pierre Masson

agricoltura biodinamica

Conoscere, approfondire e mettere in pratica l’agricoltura biodinamica per coltivare frutta e verdura senza concimi e pesticidi chimici

Una guida facile e chiara per chi vuole iniziare a praticare o approfondire il metodo biodinamico.

di Pierre Masson - cm 15 x 21 cod. EA076 - pp. 180 - â‚Ź 14,00

Andrea Bizzocchi

Prefazione di

Maurizio Pallante

Non prendeteci per il PIL! Lavorare meno, vivere meglio e ritrovare la libertĂ perduta

NON PRENDETECI PER IL PIL! Lavorare meno, vivere meglio e ritrovare la libertà perduta. La testimonianza di chi l’ha felicemente messo in pratica di Andrea Bizzocchi cm 11,5 x 16,5 - cod. EA112 pp. 112 - ₏ 7,00

Paolo Ermani e Valerio Pignatta

Pensare come le montagne Prefazione di Simone Perotti

Manuale teorico-pratico di decrescita per salvare il Pianeta cambiando in meglio la propria vita.

(per gli abbonati â‚Ź 5,95)

(per gli abbonati â‚Ź 11,90)

Coltivare l’orto secondo il metodo biologico, l’agricoltura sinergica e la permacultura, senza uso di pesticidi e concimi chimici di E. Accorsi e F. BeldÏ cm 14,5 x 21 cod. EA062 - pp. 220 - ₏ 18,00 (per gli abbonati ₏ 15,30)

(per gli abbonati â‚Ź 17,00)

Manuale pratico di

IL MIO ORTO BIOLOGICO

PENSARE COME LE MONTAGNE Manuale teorico pratico di decrescita, per salvare il pianeta cambiando in meglio la propria vita di P. Ermani e V. Pignatta cm 15 x 21 cod. EA104 - pp. 220 - â‚Ź 12,00 (per gli abbonati â‚Ź 10,20)

CUCINA NATURALE

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MANGIA SANO E SPENDI POCO Oltre 100 ricette, tanti consigli, piccoli trucchi e preziosi suggerimenti per unire buona tavola, salute e portafoglio

Cristina Michieli

Cucina naturale in 30 minuti

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PIANTE SPONTANEE Piante spontanee IN CUCINA Cristina Michieli

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con le piante piĂš comuni

Come riconoscere, raccogliere e utilizzare a scopo alimentare le erbe selvatiche piĂš comuni.

Come riconoscere, raccogliere e utilizzare a scopo alimentare le erbe selvatiche piĂš comuni di Cristina Michieli cm 15 x 21 - cod. EA021 pp. 224 - â‚Ź 15,00

Michela Trevisan

Il manuale dei cibi fermentati

Oltre 50 ricette per sfruttare al meglio le proprietĂ nutrizionali degli alimenti fermentati e imparare a prepararli: dalle olive in salamoia al sidro, dal kefir al ÂŤformaggioÂť di mandorle.

CUCINA NATURALE IN 30 MINUTI Ricette e consigli per una cucina veloce e gustosa con 25 menu vegetariani a base di prodotti di stagione di Cristina Michieli cm 15 x 21 - cod. EA031 pp. 144 - â‚Ź 12,00 (per gli abbonati â‚Ź 10,20)

IL MANUALE DEI CIBI FERMENTATI Oltre 50 ricette per sfruttare al meglio le proprietĂ nutrizionali degli alimenti fermentati di Michela Trevisan cm 15 x 21 - cod. EA043 pp. 144 - â‚Ź 10,00

Pino Zammataro

i ricettari

a colori

BIORICETTARIO Nuova edizione con foto a colori e 250 ricette di cucina naturale suddivise per stagione per apprendere e praticare un’alimentazione sana e naturale

di Pino Zammataro cm 19 x 19 cod. EA089 - pp. 120 - â‚Ź 13,00 (per gli abbonati â‚Ź 11,05)

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CUCINARE TOFU & SEITAN Oltre 100 ricette per sostituire con gusto la carne e le altre proteine animali di Cristina Franzoni e Barbara Sambari cm 15 x 21 - cod. EA003 pp. 120 - â‚Ź 9,00 (per gli abbonati â‚Ź 7,65)

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ABC dell’alimentazione

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ABC dell’ALIMENTAZIONE NATURALE

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Pasticceria naturale senza zucchero, latte, burro e uova

Una guida indispensabile per compiere i primi passi nel mondo degli alimenti biologici e imparare a utilizzarli per il proprio benessere

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Senza latte e senza uova con piĂš di

100

ricette

Ricette, appunti e spunti per cucinare senza carne e derivati animali

SENZA LATTE SENZA UOVA Ricette, appunti e spunti per cucinare senza carne e derivati animali di Giuliana Lomazzi cm 15 x 21 - cod. EA034 pp. 128 - â‚Ź 10,00 (per gli abbonati â‚Ź 8,50)

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AUTOCOSTRUZIONE di un PANNELLO SOLARE TERMICO (alla scoperta dell’acqua calda)

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Cohousing e condomini solidali Guida pratica alle nuove forme di vicinato e vita in comune con allegato il documentario «Vivere in cohousing» a cura di Matthieu Lietaert

Manuale pratico con Dvd per realizzare un impianto fotovoltaico di tipo domestico di Lucio Sciamanna cm 15,5 x 18 - cod. EA029 pp. 64 + DVD - € 12,00

COHOUSING E CONDOMINI SOLIDALI Guida pratica alle nuove forme di vicinato e vita in comune con allegato il Dvd "Vivere in cohousing" a cura di Matthieu Lietaert cm 15 x 21 - cod. EA018 pp. 144 + DVD - € 18,00

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Manuale pratico per la progettazione e la costruzione

COSTRUIRE CON LE BALLE DI PAGLIA Manuale pratico per progettare e costruire con questa semplice ed ecologica tecnica, con foto a colori di case in paglia di Barbara Jones cm 19 x 23,5 - cod. EA006 pp. 144 - € 14,00 (per gli abbonati € 11,90)

LA TRIPLICE CINTA La geometria della bellezza nelle opere dei maestri di ogni tempo di Roberto Mosca e Alfonso Rubino cm 17 x 24 - cod. EA036 pp. 352 - € 22,00 (per gli abbonati € 18,70)

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GIOCHI

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IL GRANDE LIBRO ecogioco DELL’ECOGIOCO 200 giochi e progetti ludici, Piero Santoni

Un gioco da tavolo per adulti e bambini (da 7 anni su) per imparare, giocando, a muoversi in città senza inquinare di Sergio Tonon - cod. EA016 libro+gioco € 22,00

Il grande libro dell’

ovvero il manuale del buon sollazzo

da realizzare in casa e all’aperto di Piero Santoni cm 19 x 23,5 - cod. EA033 pp. 200 - € 15,00

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OGNI STAGIONE HA IL SUO FRUTTO … DA COLORARE Un libro da ritagliare, leggere e colorare per imparare dalla Natura testi di Silvia Ricci disegni di Giovanni Basile cm 19 x 23,5 - cod. EA041 pp. 50 - € 8,00 (per gli abbonati € 6,80)

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SALUTE NATURALE Ulrich Kurt Dierssen e Stefan BrĂśnnle

Difendersi dall’elettrosmog Antenne radio, elettrodotti, telefonini cellulari, wi-fi, forni a microonde e apparecchi elettrici ed elettronici in generale: come riconoscere e difendersi dalle principali fonti di inquinamento elettromagnetico.

DIFENDERSI DALL’ELETTROSMOG Quali sono i rischi e come difendersi dagli effetti nocivi dei numerosi apparecchi elettrici presenti nell’ambiente in cui viviamo di U. Kurt Dierssen e S. BrÜnnle cm 15 x 21 cod. EA077 - pp. 176 - ₏ 18,00

Susan Moon

Lo zen e l’arte di invecchiare bene

Traduzione di Anna Bissanti

Ovvero: suggerimenti per mantenersi diversamente giovani con ironia e dignitĂ

(per gli abbonati â‚Ź 15,30)

Silvia Moro

Guida ai rimedi naturali

Come riconoscere e utilizzare i piĂš efficaci preparati a base di argilla, propoli e piante medicinali per prendersi cura della propria salute senza ricorrere ai farmaci di sintesi.

Come riconoscere e utilizzare i piĂš efficaci preparati a base di argilla, propoli e piante medicinali per curarsi senza ricorrere ai farmaci di sintesi di Silvia Moro cm 15 x 21 - cod. EA068 pp. 195- â‚Ź 12,00

Guida alla raccolta e all'utilizzo delle 40 erbe piĂš efficaci per la cura dell'uomo, degli animali e delle piante

Liberi da allergie e intolleranze

Ricette e consigli pratici per prevenire allergie e intolleranze in adulti e bambini

LIBERI DA ALLERGIE E INTOLLERANZE

Prevenire e curare i disturbi piÚ comuni con l’alimentazione di Catia Trevisani cm 15 x 21 - cod. EA009 pp. 296 - ₏ 15,00

Curarsi con il

cibo Prevenire e curare i disturbi piÚ comuni con l’alimentazione

(per gli abbonati â‚Ź 11,90)

ERBARIO DELLA SALUTE

CURARSI CON IL CIBO

Catia Trevisani

Ovvero: suggerimenti per mantenersi diversamente giovani con ironia e dignitĂ di Susan Moon cm 15 x 21 cod. EA102 - pp. 176 - â‚Ź 14,00

GUIDA AI RIMEDI NATURALI

(per gli abbonati â‚Ź 10,20)

Michela Trevisan

LO ZEN E L’ARTE DI INVECCHIARE BENE

DENTI & SALUTE

Michel Montaud

Denti & Salute dalla salute della bocca alla salute del corpo

Un metodo rivoluzionario che mette in luce il legame tra denti, corpo e psiche

di Ferdinando Alaimo cm 19 x 19 cod. EA060 - pp. 168 - â‚Ź 14,00 (per gli abbonati â‚Ź 11,90) Paolo Bellingeri

Scegli la salute

Ricette e consigli pratici per prevenire allergie e intolleranze in adulti e bambini di Michela Trevisan cm 15 x 21 - cod. EA049 pp. 160 - â‚Ź 11,00

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settembre 12

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Spunti di vista di Gabriele Bindi - www.terranuovaedizioni.it/blog/note-selvatiche

Basta con l’autoflagellazione ambientalista

A

volte penso che il nostro mondo sia davvero meraviglioso. Penso alla tela di un ragno, ai pigmenti di certi fiori di campo, ai nidi che costruiscono le rondini sotto la grondaia. Ma penso anche agli esseri umani, e a quello che hanno costruito. Nel corso di millenni su questo pianeta abbiamo fatto e disfatto, abbiamo trovato il modo di convivere e di farci la guerra, curarci e farci del male con le nostre stesse mani. Come gli dei dell’Olimpo. In fondo quegli dei oggi proverebbero compassione. «Poveri umani, così falsamente fiduciosi in se stessi, con un’autostima così bassa». Già, non potremmo cominciare ad accettarci nella nostra imperfezione, invece di abbatterci? La perfezione in fondo è un concetto umano, che non appartiene a nessun altra specie animale. Non voglio negare gli orrori, né le nostre contraddizioni. Ogni giorno sulla Terra uccidiamo, saccheggiamo risorse e spargiamo tonnellate di veleni. E c’è chi cerca di resistere, contro la belva della violenza e della sopraffazione. Ma visti dall’alto siamo tutti degni di compassione, come eccezione nel cosmo, breve parentesi, degna di qualche appunto per le civiltà planetarie future. Torniamo a noi, alle sfere più basse dell’esistenza. Vedo i muretti a secco che proteggono dalle frane e mi consentono di dimorare arroccato su questa collina, il depuratore in fondo al paese, le strade asfaltate, la lavatrice, mettiamoci anche il telefono, il treno e la penicillina. Penso che siamo stati grandi e abbiamo tutti gli strumenti per continuare a sopravvivere. Il fatto è che noi ambientalisti abbiamo il vizio di sentirci colpevoli. Ma la colpa è un sentimento che serve a poco. Per una volta, dal profondo dei boschi in cui mi sono rintanato, voglio dire basta. Smettiamola col mito del buon selvaggio e il culto della wilderness. Se moriremo tutti trascinando giù in fondo alla palude anche le generazioni future sarà perché non ci saremo evoluti abbastanza. Non certo perché ci siamo evoluti troppo. Pensiamo un po’ a cosa ci serve. L’umanità e il Pianeta intero hanno bisogno di equilibrio, passione e lungi-

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miranza, istinti e ragione. Ci servono le opere murarie e ci serve la poesia. Ci uccideranno l’avidità, l’istinto del capobranco, l’innato parassitismo che ci spinge a segare il tronco su cui siamo seduti. In fondo, a tutto il progresso scientifico non è seguita una parallela maturazione dello spirito. È vero siamo tutti un po’ repressi, obbligati a conformarci a norme, diritti e privilegi. Ma con la propria belva ognuno deve prima o poi scendere a patti, senza permettere che ci scavalchi. Fa bene riscoprirci selvatici, camminare scalzi, dormire sui prati, accendere fuochi notturni. Ma è anche venuta l’ora di farsi sentire, ritrovarsi, «compromettersi». Non credo che la soluzione globale sia quella di rinunciare alle tentazioni del mondo. Parliamoci con un po’ più di onestà: noi non vogliamo salvare il Pianeta. Vogliamo salvare noi stessi e il mondo in cui siamo cresciuti, permettere ai nostri figli di continuare in questa affascinante storia che è l’evoluzione umana. Il resto è fantasia, o in alcuni casi autoflagellazione. Da studente pensavo che tutti i mali fossero imputabili alla civiltà, che la natura fosse immacolata. Oggi osservo con più realismo gli uomini nei campi, la loro fatica per estirpare le erbacce. E penso che l’idea romantica che mi sono costruito della natura sia stata l’illusione ipermetrica di chi passa troppi anni sui libri. Di chi vive rinchiuso negli appartamenti e non ha dimestichezza con gli scarichi fognari, la statica degli edifici, o i parassiti dell’olivo. Oggi so che la natura che voglio è fatta di equilibri tra il «selvatico» e il «coltivato», tra misticismo e conoscenza pratica. Dico basta agli ecologismi di facciata, agli esoterismi intellettuali, o alla cultura del complotto che spopola su Facebook. E anche l’idea di decrescita a volte mi sembra poco fiduciosa, poco evoluzionista, poco incisiva. Il futuro è nelle nostre mani, prima, dopo e durante il 2012. Quanto a quello del Pianeta, osservo con fiducia l’erba che cresce sull’asfalto e penso che la Terra alla fine si salverà, anche senza di noi. l


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