ALIMENTAZIONE · AMBIENTE · MEDICINA
GENNAIO 2015 · n° 301 · 4,00
IL MENSILE PER L’ECOLOGIA DELLA MENTE E LA DECRESCITA FELICE · DAL 1977
Da dove viene la tua farina?
Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 – Contiene I.R.
DOSSIER
I mulini industriali ci consegnano una farina povera e poco salutare. Un rischio che si corre anche nel bio. Viaggio alla ricerca del mulino migliore.
SPECIALE ECO-CITTÀ
L’altra faccia di Milano • TRIVELLE E INCENERITORI
Le conseguenze dello Sblocca Italia • IL DIBATTITO
Eolico sì, eolico no
MATERNITÀ
A CONFRONTO
Chi boicotta l’allattamento? • VIGNE E OLIVETI
Le difese naturali • NUOVI PARADIGMI
Ho due papà, ho due mamme
Burrocacao
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EDITORIALE
Morti di mediaticità
Mimmo Tringale direttore di Terra Nuova
D
opo l’allarme scattato in seguito ai primi decessi, l’Istituto superiore di sanità si è affrettato a tranquillizzare la popolazione: i vaccini analizzati non risultano contaminati, non c’è nessun pericolo per la popolazione. Dunque di cosa sono morti i 20 anziani sottoposti a vaccinazione? Ridicola la risposta delle autorità sanitarie: «L’incremento delle segnalazioni (di decessi, nda) è da attribuire alla maggiore sensibilità mostrata da parte degli operatori sanitari e della popolazione generale al fenomeno, a causa della mediaticità degli eventi di questi ultimi giorni». Non è della stessa idea il dottor Eugenio Serravalle, presidente di Assis, che ha accolto con preoccupazione le dichiarazioni del ministro Lorenzin. «L’apprendere che non sono state trovate tossine nelle fiale incriminate» ha dichiarato Serravalle «esclude una sola tra le cause che possono avere determinato i decessi. Ciò che va indagato è il rapporto tra stimolazione artificiale del sistema immunitario (indotta dal vaccino) e possibili avvenimenti avversi, ossia reazioni impreviste da parte dell’organismo umano». Ed è proprio la valutazione del rapporto rischi/benefici il punto critico dei vaccini. Può sembrare assurdo, ma non esistono studi seri a proposito. L’epidemiologo Tom Jefferson ha pubblicato qualche anno fa sul British Medical Journal un accurato lavoro di revisione setacciando 274 studi sul vaccino antinfluenzale e sulla sua efficacia soprattutto nei bambini e negli anziani. Risultato: delle 40 ricerche sull’efficacia del vaccino nella popolazione di età avanzata, solo 26 riportavano i dati sui ceppi virali influenzali in circolazione in quella stagione e solo 21 fornivano informazioni su quelli contenuti nel vaccino. Pochissime anche le ricerche in cui il gruppo dei vaccinati fosse messo a confronto con un gruppo di «controllo». Pochi anche gli studi che prendono in esame gli effetti collaterali importanti registrati nella settimana successiva all’iniezione. Altro punto debole è l’efficacia della vaccinazione nei bambini sotto i due anni, risultata pari a quella del placebo. I sostenitori delle campagne antinfluenzali trascurano sempre di ricordare che un vaccino immunizza unicamente dai virus per i quali è stato preparato, ma non ha azione alcuna nei confronti delle centinaia di altri agenti infettivi responsabili delle sindromi influenzali. La vera influenza, quella che si vorrebbe contrastare con i vaccini, rappresenta solo il 6-10% del totale. Ed è proprio su questo equivoco che crescono i fatturati miliardari dell’industria del farmaco, complici una ricerca scientifica sempre più inquinata da conflitti di interesse e una gestione della sanità che sembra guardare più ai vantaggi privati che alla salute pubblica.
Questo numero è stato chiuso il 4 dicembre 2014 Tiratura: 22.000 copie REDAZIONE (055 3215729 int. 4) info@aamterranuova.it Direttore responsabile: Mimmo Tringale redazione@aamterranuova.it skype: mimmo.tringale Vicedirettore: Cristina Michieli cristina@aamterranuova.it Caporedattore: Nicholas Bawtree nicholas@aamterranuova.it - 340 5708387 skype: nicholas.bawtree Consiglio di redazione: Nicholas Bawtree, Claudia Benatti, Gabriele Bindi, Paolo Giordo, Cristina Michieli, Mimmo Tringale Grafica e impaginazione: Andrea Calvetti andreacalvetti@gmail.com
ALIMENTAZIONE · AMBIENTE · MEDICINA IMENT TAZIONE A ME
GENNAIO 2015 · n° 301 · € 4,00
IL MENSILE PER L L’ECOLOGIA ’ EC OL OGIA DELL DELLA A MENTE E L LA A DECRESCIT DECRESCITA A FELICE D DAL AL 1 1977 977
DOSSIER
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Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Michela Baccini, Francesco Beldì, Pietro Benciolini, Gabriele Bindi, Federica Del Guerra, Paolo Giordo, Francesca Guidotti, Camilla Lattanzi, Alessandra Miraglia, Giuditta Pellegrini, Nicolas Raffieri, Sergio Tonon, Federico Zenoni
che rompe l’asfalto Dario Scacciavento
Editing e ricerca iconografica: Nicholas Bawtree, Pietro Benciolini, Alice Borali Ufficio stampa (366 4437458) Claudia Benatti - ufficiostampa@aamterranuova.it
Bio-Città 19 LaSPECIALE Milano
AGRICOLTURA
SPECIALE ECO-CITTÀ EC CO CITTÀ À
MATERNITÀ MA AT TERNITÀ À
LL’altra ’altr ’ a faccia di Milano • TRIVELLE E INCENERITORI
Le conseguenze dello Sblocca Italia
A CONFRONTO CONFR C ON F FR RO RONTO R ON NTO
Chi boicotta l’allattamento? • VIGNE E OLIVETI
Le difese natur naturali ali
per produrre 30 Ioliosegreti e vino senza chimica Gabriele Bindi
• NUOVI P PARADIGMI A ARADIGMI
• IL DIBA DIBATTITO ATTITO T TTI
Eolico sì, eolico no
Ho due papà, ho due mamme
Burrocacao
I crediti relativi alle immagini utilizzate in Terra Nuova sono consultabili su: credits.terranuovaedizioni.it I disegni delle rubriche fisse sono di Federico Zenoni
Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg) PUBBLICITÀ (055 3215729 int. 5) Sergio Tonon - pr@aamterranuova.it skype: sergio.aam Francesca Messinese (int. 3) distribuzione@aamterranuova.it Maria Pia Tinaglia (347 3648161) promozione@aamterranuova.it skype: mariapia.tinaglia Ignazio Presti (347 1365754) - igpresti@gmail.com Francesco Dardis (330 321405) francesco.dardis@alice.it - skype: francesco.dardis Piccoli annunci (055 3215729 int. 717) Federica Del Guerra - annunci@aamterranuova.it ORDINI RIVISTA E LIBRI Per negozi, librerie e altri punti vendita Francesca Messinese (055 3215729 int. 3) distribuzione@aamterranuova.it Silvia Farina (055 3215729 int. 2) ufficiodistribuzione@aamterranuova.it
CONSIGLI E NOTIZIE DEL MESE DI GENNAIO 4 L’AGENDA Pulizia e silenzio Silvia Carri PAROLE CONTADINE
L’anno del contadino Pietro Pinti
I lavori del mese Francesco Beldì
VIVERE INSIEME
34 La rivoluzione dolce di Lumen Francesca Guidotti DEI SOGNI 37 L’ECONOMIA Vuoi aprire una nomad base? Alfredo Meschi e Ilaria Farulli
9 BIONEWS RESTIAMO ANIMALI
Il caso Daniza non è chiuso Camilla Lattanzi
Per privati (055 3215729 int. 1) Eva Di Giovanni distribuzionelibri@aamterranuova.it AMMINISTRAZIONE (tel 055 3215729 int. 6) Cristina Michieli - cristina@aamterranuova.it Massimo Bragagni amministrazione@aamterranuova.it Olga Bossa ufficioamministrazione@aamterranuova.it
L’INTERVISTA
38 Il paradigma matriarcale Giuditta Pellegrini intervista Heide Goettner-Abendroth
Responsabile magazzino: Antonella Ambrosi magazzino@aamterranuova.it
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IN PRIMO PIANO/1
Italia: 10 Sblocca il futuro si fa più nero Beatrice Salvemini IN PRIMO PIANO/2
del cambiamento… 14 Vento o della discordia? Gabriele Bindi
GENITORI E BAMBINI
42 Boicotta chi boicotta l’allattamento Alexis Myriel
NUOVI PARADIGMI
44 2 mamme e 2 papà Beatrice Salvemini SALUTE/2
cura dolce del metodo 77 LaSnoezelen
L’ALMANACCO DI TERRA NUOVA
ﵪﵱﵭﵫﵰﵧ ﵲﵮﵨﵩﵬﵯ
Annalisa Borghese
La rivista è disponibile nei punti vendita di negoziobio.info, nelle fiere di settore o per abbonamento.
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PAGINE VERDI
L’ECOROSCOPO Sergio Tonon
TUTTI I CONTATTI E GLI EVENTI DEL MONDO ECO-BIO-SOSTENIBILE
53 DOSSIER Da dove viene la tua farina? Dafne Chanaz
TERRA NUOVA DEI LETTORI
91 Slow Life Tour:
una mamma molto speciale Come avvicinarsi agli ecovillaggi? Cosmetici sfusi: un’opzione possibile? L’OMEOPATA RISPONDE a cura di Paolo Giordo BUROCRAZIA SOSTENIBILE a cura di Nicolas Raffieri
COSMESI
ancora: trattamenti 65 Baciami labbra a confronto Alessandra Miraglia
n. 301 (99) gennaio 2015 Editrice Aam Terra Nuova Srl via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 5390109 P. iva 05373080489 Orario ufficio abbonamenti: lun-gio 9.00-13.30 - 14.30-15.30 / ven 9.00-13.00 Orario altri uffici: lun-gio 9.00-13.30 - 14.30-17.00 / ven 9.00-13.00 www.terranuovaedizioni.it
96 SEGNALIBRO Libri, video, teatro a cura di Pietro Benciolini
98 I libri di Terra Nuova Edizioni
ABBONAMENTI (055 3215729 int. 1) Valentina Claudi, Eva Di Giovanni abbonamenti@aamterranuova.it Abbonamento Italia (11 numeri): € 38,00 Abbonamento biennale (22 numeri): € 65,00 (anziché 76,00) Abbonato regala abbonamento: € 35,00 (anziché 38,00) Rinnovo + abbonamento in regalo: € 68,00 (anziché 73,00) Abbonamento Europa: € 65,00 Abbonamento extra-Europa: € 85,00 ARRETRATI dal numero 1 al 50 € 7,00 dal 51 in poi € 5,00 MODALITÀ DI PAGAMENTO c/c postale, assegno bancario, contrassegno, carta di credito, online su www.terranuovaedizioni.it Per i dettagli vedi il modulo a pag. 7 LIBRI I libri di Terra Nuova Edizioni si possono acquistare: • in libreria e nei negozi del circuito www.negoziobio.info • online su www.terranuovalibri.it • compilando l'apposito coupon a pag. 99
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73 Vitamina D: un aiuto essenziale nelle malattie autoimmuni Beatrice Salvemini
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DI VISTA 100 SPUNTI La privacy non ha età Michela Baccini
Nella speciale classifica stilata ogni anno da Greenpeace, Terra Nuova è stata inserita nel primo gruppo dei 14 Editori amici delle foreste (www.greenpeace.it/deforestazionezero/salvaforeste) a riconoscimento dell’impegno nell’uso di carta ecologica certificata. La carta utilizzata per questo numero di Terra Nuova è la Eural Premium prodotta dalla cartiera Arjowiggins di Boulogne Billancourt Cedex - Francia (www.arjowiggins.com) distribuita da Due Emme Pack di San Giovanni in Persiceto - Bo (www.dueemmepack.it) certificata Ecolabel e dal marchio Der Blaue Engel rilasciato dal Ministero dell’ambiente tedesco. Tale marchio attesta che la carta è ottenuta con fibre provenienti al 100% da carta straccia, di cui almeno il 65% da raccolta differenziata. Il marchio FSC (Forest Stewardship Council), organismo senza fini di lucro creato per iniziativa di numerose associazioni tra cui Greenpeace, assicura una gestione forestale responsabile secondo rigorosi standard sociali, ambientali ed economici.
l’agenda di gennaio
Pulizia e silenzio di Silvia Carri
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on il mese consacrato a Giano, il dio bifronte, ha inizio un nuovo anno, festeggiato con riti in onore di Madre Natura che si appresta a inaugurare il Nuovo che avanza. Nelle profondità del suolo, tra silenzio, neve e gelo, i processi di germinazione sono già attivi e il contadino ripulisce il terreno da sterpaglia e foglie secche, iniziando i lavori di concimazione. È questo il momento migliore per dedicarsi a pratiche di pulizia profonda dei nostri organi, ma anche per dialogare intensamente con noi stessi, riscoprendo il piacere del silenzio e dell’ascolto.
Depurare l’intestino Dopo gli inevitabili stravizi festivi, è arrivato il momento di disintossicare l’organismo. In questo il limone 1 si rivela un ottimo alleato, grazie al suo contenuto di acido citrico, malico, citrati di calcio, potassio e oligoelementi come ferro, fosforo, manganese, rame, vitamine A, B e C. Possiamo berne il succo al mattino aggiunto a un bicchiere di acqua tiepida, oppure mettere in infusione per 10 minuti un po’ di scorze in acqua bollente con aggiunta di miele di tarassaco. Tra i cereali è questo il momento di consumare grano saraceno, che prosciuga dall’eccesso di umidità e alcalinizza l’organismo combattendo reumatismi e artrosi. Al posto delle pa-
tate portiamo in tavola i topinambur, ricchi di proteine, potassio e vitamina C, e tutte le verdure della famiglia delle brassicacee, ricche di sali minerali, acido folico, ferro, fosforo, potassio, magnesio, vitamina C e B9. Molto indicati in inverno sono anche i crauti, da consumare crudi prima dei pasti con qualche goccia di salsa di soia. Tra le insalate optiamo per: catalogna, che facilita le secrezioni biliari oltre a vantare proprietà diuretiche e lassative, cicoria e radicchi selvatici per tonificare il fegato, e radici di barbabietola, da centrifugare e bere al mattino per agevolare il rinnovo di sangue e linfa. Tra le proteine optiamo per quelle vegetali, contenute in particolare nei ceci, i legumi più calorici e quindi più adatti a farci sopportare il freddo. Per riattivare l’intestino e abbassare il tasso di colesterolo ricorriamo al kefir (a base di latte o di acqua), un probiotico ricco di vitamine del gruppo B, calcio, potassio, magnesio, fosforo e proteine, che aiuta a rafforzare il sistema nervoso. Se possibile consumiamo anche spezie riscaldanti e corroboranti, come la noce moscata 2 , che stimola il cuore, fluidifica la bile e scioglie il muco, e la curcuma 3 , che grazie alla presenza di curcumina ha un potente effetto antiinfiammatorio, oltre a interferire con la replicazione dei virus.
Stop alla febbre Non è un caso che il picco delle influenze venga raggiunto proprio dopo le festività, sinonimo di eccessi e squilibri ali-
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di Pietro Pinti
L’anno del contadino Gennaio grandi e piccoli imbacucca Febbraio mette ai monti la parrucca Marzo libera il sol di prigionia Aprile di bei colori orna la via Maggio vive tra musiche d’uccelli Giugno ama la frutta appesa ai ramoscelli Luglio falcia le messi al solleone Agosto, avaro, ansando le ripone A settembre ci sono i bei grappoli a rubini Ottobre di buon mosto s’empe i tini Novembre ammucchia aride foglie in terra Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra www.terranuovaedizioni.it
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l’agenda di gennaio mentari. Per curarci ricorriamo a rimedi di una volta, basati sul riposo e sull’utilizzo di cibi caldi e leggeri. Molto raccomandato è il brodo caldo di cavolo e cipolla, che favorisce la sudorazione abbassando la febbre e alleviando i dolori muscolari. Per un effetto battericida possiamo aggiungere un po’
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di zenzero 4 grattugiato e uno spicchio di aglio. In caso di raffreddori e sinusiti, ricorriamo invece alle virtù del mirto, dall’azione antisettica e balsamica, che grazie alla ricchezza di canfora, geraniolo e limonene aiuta a combattere tutte le infezioni delle alte vie respiratorie; è sufficiente frizionare qualche goccia di olio essenziale diluito in un olio vettore direttamente sulla fronte e alla radice del naso. Infine, per ritrovare serenità e tranquillità dopo lo stress delle feste, può essere utile sorseggiare di sera tisane a base di passiflora e biancospino. Lavorare in questo periodo sulla salute del nostro sistema nervoso aiuterà il cervello a rinascere quando tornerà la primavera. n 4
A tu per tu con i nostri autori www.terranuovalibri.it
• 11 gennaio, Marzabotto (Bologna) Corso di cesteria tenuto da Andrea Magnolini, autore di Forni in terra cruda e Fare cesti. Presso azienda biodinamica «Al di là del fiume». Info: www.passileggerisullaterra.it
• 17 gennaio, Bologna Corso di cesteria tenuto da Andrea Magnolini, autore di Forni in terra cruda e Fare cesti. Presso Villa Ghigi. Info: www.passileggerisullaterra.it
• 24 gennaio, Firenze Rosanna Passione, autrice di Ricette per giorni speciali, terrà la prima lezione del ciclo di incontri «Cibo e medicina», laboratorio di cucina teorico-esperienziale. Si parlerà di: «alimentazione di tipo energetico». Presso Percorsi Bio Salute, via Locatelli 71, Firenze. Ore 10.00-15.30. Info: tel 055 483463, salute@percorsibiosalute.it - www.percorsibiosalute.it
• 25 gennaio, Firenze Rosanna Passione, autrice di Ricette per giorni speciali, terrà la seconda lezione del ciclo di incontri «Cibo e medicina», laboratorio di cucina teorico-esperienziale. Si parlerà di: «Non solo grano». Presso Percorsi Bio Salute, via Locatelli 71, Firenze. Ore 10.00-16.00. Info: tel 055 483463, salute@percorsibiosalute.it - www.percorsibiosalute.it
• 24 e 25 gennaio, Sibano (Bologna) Andrea Magnolini, autore di Forni in terra cruda e Fare cesti, tiene un corso di bioedilizia ruspante, finiture lavabili in calce (cocciopesto, marmorini, stucchi ecc.). Info: www.passileggerisullaterra.it
• 31 gennaio, Marcialla (Firenze) Lezione di cucina con Rosanna Passione, autrice di Ricette per giorni speciali. Ore 15.30-19.30.
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Tra sogno magia e mistero Pisa, Palazzo dei congressi, 3-6 e 10-11 gennaio Manifestazione dedicata alla cultura e alle tradizioni orientali e del benessere
Sapeur Forlì Fiere, 23-25 gennaio Fiera dedicata ai sapori, ai profumi e alle eccellenze gastronomiche regionali
Exposana Mariano Comense (Co), 23-25 gennaio Fiera del benessere e del vivere naturale
ATTENZIONE: il calendario è soggetto a variazioni. Per aggiornamenti: www.terranuovaedizioni.it/calendario Contatti: tel 055 3215729 int. 5 - fiere@aamterranuova.it
Terra Nuova · gennaio 2015
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Per saperne di più si possono consultare i nostri manuali: Biobalcone, Il mio orto biologico, Il mio frutteto biologico (Terra Nuova Edizioni)
l’agenda di gennaio
I lavori del mese di Francesco Beldì
Aspettare Fa freddo, il terreno spesso è gelato 1 e le ore di luce sono ancora poche. I tempi della natura non sono quelli frenetici delle nostre giornate lavorative: gennaio ci aiuta a coltivare l’arte di aspettare. Aspettare a iniziare la potatura, perché il gelo potrebbe ancora causare danni che diventano irreparabili dopo il taglio. Aspettare qualche giorno a seminare le prime colture dell’anno, tanto con il freddo i semi tardano a germogliare. L’attesa d’altra parte non è un periodo vuoto. Si deve concludere il lavoro dell’anno passato dedicandosi alla cura degli ortaggi e della frutta ritirati per l’inverno, e conviene prepararsi alla nuova stagione.
Chiudere con il passato I prodotti conservati in magazzino devono essere periodicamente controllati, per eliminare gli elementi guasti ed evitare che le parti marcite si propaghino.
Preparare il futuro
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Aglio e cipolle si conservano bene in locali areati a una temperatura di 3-4° C. Si possono formare delle trecce da appendere in cantina o nel sottotetto 2 oppure disporre i bulbi in cassette basse (8-10 cm) accatastate una sopra l’altra. Se le cipolle o l’aglio stanno emettendo il germoglio, è opportuno utilizzarli subito. Le cipolle più grandi e quelle delle varietà bianche e rosse germogliano più rapidamente, quindi è meglio usarle prima delle altre. Per evitare rinverdimenti le patate si conservano al buio, lasciandole in locali in cui la temperatura non scenda sotto i 3-4° C e abbastanza umidi da evitare che si asciughino. È meglio consumare prima le varietà precoci, cioè quelle raccolte prima, destinando a un consumo più tardivo le varietà che si conservano meglio (di solito quelle bianche e quelle rosse). Durante i controlli vanno eliminati i butti, che consumano le sostanze nutritive contenute nei tuberi e ne peggiorano la qualità. Le zucche si conservano in ambienti areati e asciutti in cui la temperatura non scende mai sotto i 5° C. Così si possono mantenere per tutto l’inverno. Kiwi, mele e pere raccolti al giusto grado di maturazione si conservano in locali arieggiati, a una temperatura compresa fra 4 e 10° C e un’umidità relativa di circa 80-90%. La frutta si ritira in cassette monostrato e la durata della conservazione dipende dalla varietà. In linea generale le varietà più tardive sono quelle che si conservano più a lungo.
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Il tempo di potare si avvicina. È opportuno controllare che gli attrezzi da taglio siano ben affilati e che troncarami e svettatoi siano perfettamente funzionanti. A meno di non essere dei professionisti, è bene non lasciarsi tentare dall’acquisto di forbici pneumatiche o elettromeccaniche, perché sono più pericolose di quelle manuali. Se si desidera piantare uno o più alberi da frutta, è utile dedicare un po’ di tempo alla scelta della varietà 3 : deve essere gustosa, ma anche abbastanza «rustica», ovvero produrre senza richiedere un eccessivo numero di trattamenti. È bene identificare alcune varietà interessanti e poi procedere alla ricerca. Attenzione: vecchia varietà non è sinonimo di pianta rustica, resistente ai parassiti e con frutti saporiti. Anche fra i frutti antichi bisogna compiere una scelta. Questo è anche il momento per dedicarsi alla ricerca delle sementi. Sono da preferire quelle biologiche standard, cioè non ibride, e le varietà locali. Se non sono reperibili dal fornitore abituale, è possibile (e facile) trovarle su internet. n
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Il caso Daniza non è chiuso di Camilla Lattanzi – www.restiamoanimali.it
Ogm: l’Europa lascia decidere ai singoli governi Il Parlamento europeo ha votato per dare agli Stati membri il diritto di vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati per ragioni di carattere ambientale, limitando il ruolo delle aziende biotech. Dopo che aveva spalancato le porte all’invasione transgenica, l’Europa, incalzata dalle pressioni della società civile e degli ambientalisti, ha dovuto cedere e riconoscere a ogni governo la facoltà di esprimersi liberamente. Gli Stati avranno più tempo per decidere se bandire gli ogm, potranno avvalersi di motivazioni ambientali e basarsi su necessità nazionali e considerazioni locali.
Aumentano i gas serra per produrre la carne Sale in Europa l’emissione di metano e anidride carbonica imputabile agli allevamenti per la produzione di carne. In Italia, per soddisfare gli appetiti carnivori, vengono sprigionati ogni anno un milione e mezzo di tonnellate di gas serra. La ricerca, appena pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters, tiene conto anche delle emissioni che vengono delocalizzate negli altri paesi per via delle importazioni. L’Italia figura come il primo importatore europeo di emissioni nascoste, perché importa grandi quantità di carne dalla Francia e dagli altri paesi. La gran parte delle emissioni globali deriva dal consumo di carne bovina, e in misura molto minore dal consumo di carne di maiale e pollame.
Sai usare bene la legna? Sono oltre 5 milioni i camini o le stufe a legna in Italia, che in tempi di crisi permettono di risparmiare sui costi del riscaldamento. Dal punto di vista climatico le biomasse hanno un bilancio neutrale, ma preoccupa l’emissione di
sostanze pericolose per la salute come polveri sottili, benzene e ossidi di azoto. Le emissioni si possono ridurre con stufe efficienti di ultima generazione, ma anche con modalità d’uso corrette. Durante l’accensione, ad esempio, al contrario di come viene fatto comunemente, bisogna creare un castelletto con i pezzi più grossi sotto e la legna fine da accendere sopra. In questo modo si crea un moto convettivo che fa asciugare la legna sotto, mentre la legna fine riceve l’ossigeno necessario. Durante la combustione bisogna assicurarsi che ci sia sempre un buon tiraggio. Se la temperatura di fiamma è troppo bassa aumenta la concentrazione di inquinanti, compreso il monossido di carbonio (CO).
Occhio alle allergie Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, ha aggiornato il proprio parere scientifico sugli allergeni alimentari. Secondo i dati che ha diffuso, circa il 75% delle reazioni allergiche tra i bambini sono causate da uova, arachidi, latte vaccino, pesce e noci. Il 50% delle reazioni allergiche tra gli adulti si verificano venendo a contatto con frutti che scatenano reazioni crociate al lattice, con la famiglia delle rosacee (che comprende mele, pere, ciliegie, lamponi, fragole e mandorle), con le verdure della famiglia delle apiaceae (che include il sedano, le carote e le erbe aromatiche), con varie noci e con le arachidi.
Bioèbello Nella pagina a fianco trovate i vincitori del mese di Bio è bello, il concorso fotografico di Terra Nuova sui volti e i luoghi del biologico. Possono partecipare tutti i distributori inviando 5 foto ad alta risoluzione relative all’attività e soprattutto agli addetti e ai clienti (previa loro autorizzazione) a ufficiodistribuzione@aamterranuova.it. Per chiarimenti: Silvia, tel 055 3215729 int. 724
Daniza, l’orsa dichiarata «pericolosa» dalla Provincia Autonoma di Trento e uccisa dall’anestetico durante la cattura, era arrivata in Trentino grazie al progetto Europeo Life Ursus (poi Life Arctos), che tra il 1996 e il 2000 fece incassare al Parco Adamello Brenta oltre 3 milioni e 600 mila euro. Il caso Daniza per noi è ancora aperto. Non sappiamo come stiano i suoi cuccioli: l’ultima foto di uno dei due risale a inizio ottobre e la Provincia ha ammesso che l’auricolare del monitoraggio è andato perduto. Daniza non è il primo orso ucciso da errori della Provincia Autonoma di Trento: l’orso denominato KL2G1 nel 2008 annegò nel lago fuggendo dopo un’anestesia insufficiente. JJ5 nel 2012 morì per eccesso di anestetico, come Daniza. C’è il sospetto che il mandante morale della cattura mortale di Daniza sia il progetto di collegamento degli impianti sciistici tra Pinzolo e Madonna di Campiglio. Per ovviare alla scarsità di neve, verrà costruito un bacino artificiale che sequestrerà l’acqua utile a innevare artificialmente. Poco importa il costo ambientale di questa operazione: come ha affermato un funzionario della Provincia di Trento «bisogna essere realisti e pragmatici, c’è una parte debole che è l’orso e c’è una parte forte che è l’uomo. Nella ricerca dell’equilibrio è la parte debole che deve adeguarsi alla parte forte». Fomentare il fastidio verso gli orsi e allontanarli dalla zona sembra dunque accontentare tutti: la Provincia, che potrà defilarsi da qualsiasi futuro impegno nei confronti dell’orso dopo che i finanziamenti sono stati incassati; i pastori e gli allevatori, anch’essi già generosamente indennizzati con il 100% del valore materiale dei danni subiti e il 90% delle spese di prevenzione; gli imprenditori del settore edilizio e turistico, le cui mire sono incompatibili con la tutela di un’area abitata da orsi. Anche in questa vicenda vince l’antropocentrismo: il nostro rapporto con l’animale selvatico e con la sua irriducibile libertà è un indicatore culturale della nostra società. L’arroganza con cui la Provincia Autonoma di Trento ha condotto questa fallimentare operazione denuncia il cinismo e la desolante mancanza di cura e compassione verso i nostri fratelli più deboli. Ma chiamandoci fuori dalla «famiglia cosmica» costruiamo una società crudele e venale, dove le relazioni si basano su forza, denaro e violenza. Daniza ci osserva e attraverso il suo sguardo possiamo valutare quel che siamo diventati. - youtu.be/sXGtvNqKU_0
Terra Nuova · gennaio 2015
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Illustrazione di Franco Sacchetti
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Sblocca Italia: il futuro si fa più nero Il decreto Sblocca Italia del governo di Renzi, ormai diventato legge, dà il via libera alle trivellazioni e favorisce la nascita di nuovi inceneritori in tutto il Paese. di Beatrice Salvemini
L
o Sblocca Italia, il decreto del governo Renzi, è diventato legge a colpi di fiducia e ha confermato la volontà dell’esecutivo di andare avanti con trivellazioni per la ricerca di idrocarburi e incenerimento dei rifiuti, addirittura eliminando ostacoli e norme che se non altro davano un minimo di garanzia alla popolazione. Osservando la mappa diffusa dagli uffici del Ministero per lo sviluppo economico, si vede che tutta l’Italia è coinvolta in questo processo1. Le regioni più interessate oltre a Sicilia e Basilicata saranno Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Mar-
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che, Abruzzo, Molise, Puglia, Lazio, 2 l’elenco dei titoli estrattivi agCalabria. giornato all’agosto 2014). «È un duro colpo di mano contro Via libera alle trivellazioni le amministrazioni territoriali e loCon le norme introdotte si sostitui- cali per favorire le attività delle scono le vecchie fasi di prospezione, compagnie petrolifere e comproricerca e coltivazione con una con- mettere lo sviluppo delle economie cessione unica che riveste il caratte- locali del settore agricolo e turistico, re di interesse strategico della dura- fortemente legate alla valorizzaziota di 30 anni, 10 in più rispetto alla ne e alla tutela della bellezza del ternormativa precedente, con proroghe ritorio e del paesaggio», hanno afche potrebbero arrivare fino a 50 fermato i parlamentari del Movianni. Inoltre il potere autorizzativo mento 5 stelle. Anziché il via libera farà capo al Ministero dell’ambien- alle trivellazioni, sarebbe invece nete, a cui le Regioni dovranno invia- cessario «adottare immediatamente re tutte le istruttorie dei titoli vigenti i target vincolanti al 2030 sulla rie dei procedimenti in corso (alla nota duzione delle emissioni, sul rispar-
mio energetico e la produzione delle energie rinnovabili per rilanciare la creazione di posti di lavoro e occupazione» aggiungono. Gli attivisti 5 Stelle di San Benedetto del Tronto, con l’aiuto del geologo Serafino Angelini, hanno anche realizzato una cartografia delle localizzazioni dei depositi (attivi e che potrebbero sorgere) per lo stoccaggio del gas, e delle trivelle per la ricerca di idrocarburi (vedi sotto);
mancano solo le piattaforme mari- fiuti nazionali e incrementa il carine di trivellazione per la ricerca del co termico degli inceneritori esipetrolio. stenti» e le preoccupazioni espresse da Asso Arpa, l’associazione delle Nuovi inceneritori agenzie regionali per l’ambiente, Alle dure critiche di Peacelink, che per l’aumento del rischio sanitario. ha definito il decreto «un attacco alLegambiente ha definito le nuove l’ambiente senza precedenti», si norme «un decreto sblocca incenesono aggiunte le proteste di nume- ritori»: la ragione è presto detta. I rirose Regioni del nord Italia che si fiuti viaggeranno da nord a sud e saoppongono all’articolo 35 «che fa- ranno smaltiti non solo negli incevorisce la libera circolazione dei ri- neritori già attivi, ma anche in im-
Le trivelle d’Italia* Lombardia34
Veneto 2 Friuli V.Giulia 1
Piemonte 10
Titoli Minerari a terra 229
Titoli Minerari in mare 91
istanze a terra 67
istanze in mare 45 Istanze di Prospezione 8
divieto di perforazione e di coltivazione
47 Veneto Emilia Romagna 25 Marche Abruzzo Molise
Emilia Romagna 72 Toscana 4 Marche 27
Puglia 16
Abruzzo 19
7 Molise Puglia
Lazio 7 Molise 12
Sardegna 1
Campania 2 Basilicata 30 Calabria 3
Titoli minerari a Mare Titoli minerari a Terra
6 Puglia Basilicata Calabria
Sicilia 19 Egadi
* Sono conteggiati titoli minerari per la ricerca e concessione a coltivare. Sono state indicate aree con titoli e istanze che gravitano su più regioni; le istanze compaiono solo Pantelleria come icone, non sono conteggiate.
12 Sicilia
Con lo Sblocca Italia Le Concessioni a Coltivare e i Permessi di Ricerca diventeranno un unico titolo Cartina aggiornata con dati UNMIG novembre 2014
la dimensione icona pozzo/piattaforma, sta ad indicarne la presenza più o meno rilevante Fonte: Fabrizia Arduini - responsabile energia WWF Abruzzo Terra Nuova · gennaio 2015
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in primo piano/1
pianti nuovi che saranno realizzati nei prossimi anni. La raccolta differenziata sarà meno conveniente a livello economico. I nuovi forni saranno gestiti da società partecipate con l’aiuto dello Stato e per far tornare i conti dovranno continuare a bruciare immondizia fino al massimo della capacità termica, senza più attenzione alcuna ai «tetti» posti
dalle autorizzazioni o prescrizioni precedenti. Alcune Regioni hanno fatto sentire la loro voce e hanno iniziato una guerra a suon di carte bollate. La Calabria ha dato mandato ai dipartimenti regionali per predisporre gli atti per impugnare la legge di conversione del decreto. Puglia, Marche e Lombardia si sono mosse nella
stessa direzione, vogliono arrivare davanti alla Corte Costituzionale. Altre Regioni sono in fermento contro un decreto che il nostro paese non si merita. l Note 1. unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/cartografia/tavole/titoli/titoli.pdf 2. unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/titoli/titoli.asp
Gli impianti di incenerimento in Italia* 18 17 7 12 4 6 11 1016 15 14 13 2 8 32 1
3
23 24 19 20
5 9 31 34
25 21
22 27
30
29 33
37
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TOSCANA 35. Arezzo 36. Castelnuovo (Lu) 37. Falascaia (Lu) 38. Livorno 39. Montale Agliana (Pt) 40. Ospedaletto (Pi) 41. Poggibonsi (Si) 42. Rufina (Fi)
38
28
39
40
26
42 41
35 43
44
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MARCHE
PIEMONTE
TRENTINO ALTO ADIGE
1. Mergozzo (Vb) 2. Vercelli 3. Torino
18. Bolzano
VENETO
LOMBARDIA 4. Bergamo 5. Brescia 6. Busto Arsizio (Va) 7. Como 8. Corteolona (Pv) 9. Cremona 10. Dalmine (Bg) 11. Desio (Mi) 12. Filago (Bg) 13. Milano 14. Parona (Pv) 15. Sesto San Giovanni (Mi) 16. Trezzo sull’Adda (Mi) 17. Valmadrera (Lc)
19. Ca’ del Bue (Vr) 20. Cologna veneta (Vr) 21. Fusina (Ve)22. Padova 23. Schio (Vi) 24. Verona
FRIULI VENEZIA GIULIA 25. Trieste
EMILIA ROMAGNA 26. Coriano (Rn) 27. Ferrara 28. Forlì 29. Granarolo dell’Emilia (Bo) 30. Modena 31. Parma 32. Piacenza 33. Ravenna 34. Reggio Emilia
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43. Tolentino (Mc)
UMBRIA 44. Terni
47 48
49
52 50
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LAZIO
57
45. Colleferro Mobilservice (Rm) 46. Colleferro EP Sistemi (Rm) 47. San Vittore del Lazio (Fr)
PUGLIA
MOLISE
50. Massafra (Ta) 51. Statte (Ta)
48. Pozzilli (Is)
SARDEGNA
CAMPANIA
56. Macomer (Nu) 57. Macchiareddu (Ca)
49. Acerra (Na)
BASILICATA 54 55
52. Melfi (Pz)53. Potenza
CALABRIA 54. Gioia Tauro (Rc)
SICILIA * Sono inclusi gli impianti dei quali al momento è sospesa l’attività.
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Terra Nuova · gennaio 2015
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Vento del cambiamento... ...o della discordia? Possiamo affidarci ai nuovi «mulini di acciaio» che producono energia dal vento? Diversi comitati locali si oppongono alla costruzione di pale eoliche impattanti e invasive. Il mondo ambientalista sembra diviso. Eppure il vento soffia ancora… di Gabriele Bindi
«N
on fossilizziamoci!»: recita così l’ultimo grido di Greenpeace contro le politiche del governo, che ha sdoganato nuove trivellazioni e ha messo nell’angolo le energie rinnovabili. Eppure sui fondamentali dovremmo essere tutti d’accordo: carbone, petrolio, gas e nucleare provocano guerre, inquinamento, malattie ed enormi costi sociali. Dobbiamo uscire dall’era fossile spingendo su efficientamento, riduzione dei consumi e fonti rinnovabili.
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Che bisogna aggrapparci al sole e abbracciare il vento, ce lo dice anche l’Europa. Secondo le decisioni del Consiglio europeo, le energie rinnovabili dovranno aumentare del 27% da qui al 2030. Tutto questo per rimanere nella quota del 40% di riduzione delle emissioni di CO2, un impegno che lascia poco soddisfatti gli scienziati dell’IPCC, il celebre panel sui cambiamenti climatici dell’Onu, perché ritenuto poco coraggioso e non sufficiente a garantire un buon livello di sicurezza di fronte agli
effetti del riscaldamento globale. D’altra parte il refrain della green economy ormai lo conosciamo bene, e abbiamo imparato anche a diffidarne. C’è una gran voglia di dire addio alle fonti fossili, ma ci è un po’ difficile sposare la causa delle rinnovabili, in un paese dove il rapporto di fiducia tra stato e cittadini si è da lungo tempo incrinato. Abbiamo il sentore che gli interessi forti siano sempre dietro l’angolo, e siamo abbastanza narcisisti da voler difendere i nostri paesaggi dalla deturpazione. In
pochi anni abbiamo visto tappezzare diverse aree agricole con moduli di silicio. E siamo piuttosto restii all’installazione di imponenti pale eoliche sui nostri crinali e lungo le coste. Ce n’è davvero bisogno poi? Non basterebbe che ognuno producesse l’energia di cui ha bisogno a casa propria, sul tetto o in giardino? Lo abbiamo chiesto a Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QualEnergia, e presidente del Coordinamento FREE, che raggruppa ben 30 associazioni impegnate nella produzione di fonti rinnovabili. «La generazione distributiva è senz’altro da privilegiare. Ma se vogliamo andare verso la scelta del 100% rinnovabili, non c’è alternativa: dovremo utilizzare anche impianti eolici e fotovoltaici su grande scala» ha risposto. «Perché l’industria ha un fabbisogno energetico enorme». In altre parole, secondo Silvestrini, se non vogliamo centrali a carbone o a petrolio, per non dire nucleari, dobbiamo avere più coraggio. E con qualche pala eolica in più potremmo davvero avere le pale per
I numeri dell’eolico In Italia il solo eolico crea ogni anno un flusso finanziario di circa 3,5 miliardi di euro fra investimenti diretti e indiretti e conta oggi oltre 34.000 addetti. Si parla di 6.299 aerogeneratori di varia taglia per un totale di potenza installata pari a 8.556 MW. La quota di energia prodotta nel 2013 da fonte eolica si è attestata a circa 15 TWh, pari al fabbisogno di circa 15.000.000 persone. REGIONE
raccogliere il vento del cambiamento. Il rapporto Wind Energy Outlook 2014, lavoro firmato da Greenpeace International e dal Global wind energy council, sostiene che entro la fine del 2030 l’eolico potrebbe crescere a tal punto da soddisfare quasi un quinto dei consumi elettrici, raggiungendo un totale di più di 2000 GW contro i 318 attuali. La convenienza economica ci sarebbe tutta, perché sommando le cosiddette esternalità, dagli effetti sull’ambiente a quelli sulla salute, il MW/h elettrico prodotto da fonte eolica avrebbe un costo di circa 105 euro, decisamente inferiore a quello calcolato per il gas (fino a 164 euro), il nucleare (133 euro) e il carbone (tra 162 e 233 euro).
Le ragioni del paesaggio Attaccare l’eolico significa non aver capito che il cambiamento del clima
Numero di aerogeneratori
Sicilia
1480
Puglia
1466
Campania
982
Sardegna
693
Calabria
552
Basilicata
333
Molise
307
Abruzzo
284
Toscana
79
Liguria
46
Lazio
36
Emilia Romagna
20
Piemonte
Che bisogna aggrapparci al sole e abbracciare il vento, ce lo dice anche l’Europa. Secondo le decisioni del Consiglio europeo, le energie rinnovabili dovranno aumentare del 27% da qui al 2030.
è l’emergenza ambientale del secolo: con questa motivazione di fondo associazioni come Legambiente o Greenpeace hanno sempre difeso la causa dell’eolico a spada tratta. Ma la levata di scudi non è mai mancata, soprattutto da parte di comunità locali e associazioni in difesa del paesaggio e della fauna come Italia Nostra o la Lipu. Pur riconoscendo l’assenza di scorie ed emissioni di questa fonte energetica, si pone il problema dell’impatto di questi spesso mastodontici impianti di produzione. Ogni anno sorgono nuovi comitati e si ingaggiano battaglie in difesa del patrimonio paesaggistico, con dei continui ricorsi al Tar, che sono spesso riusciti a bloccare le installazioni. Tutte queste istanze sono oggi raccolte da Via dal Vento, che si presenta come un osservatorio sull’impatto dell’energia eolica in Italia. Nei documenti di questo coordinamento si parla di almeno 3000 torri eoliche, lungo le creste degli Appennini e i profili delle colline peninsulari e insulari. Torri alte tra i cento e i centocinquanta metri, quasi quanto la piramide di Keope in Egitto. E infine il grido di allarme: «Sono già approvati progetti per altre 3500 macchine con un numero complessivo di aerogeneratori che raggiunge le 7500 unità, mentre risultano presentati, e quindi in istruttoria, ulteriori progetti per 12.000 torri eoliche». Attraverso i gestori del sito abbiamo contattato uno dei referenti
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Fonte: Anev. Terra Nuova · gennaio 2015
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principali, Maria Rita Signorini, che siede nel consiglio direttivo di Italia Nostra, e che ci parla del nostro paesaggio come di un bene primario, non negoziabile. Maria Rita ci elenca una lunga serie di ricorsi e cause processuali, alcune andate a buon fine, per fermare dei progetti di costruzione dei generatori. Uno degli ultimi successi è stato ottenuto nel Golfo di Manfredonia, dove Italia Nostra è riuscita a bloccare un impianto che prevedeva 37 torri al largo del Gargano. «Non siamo nel mare del Nord, come in Germania o in Danimarca» argomenta Maria Rita. «Da noi il paesaggio ha un valore estetico importante anche per l’economia. Abbiamo sempre sostenuto che la bellezza è il supporto di base su cui è fondata la ricchezza del territorio, dal turismo, alla
filiera agroalimentare, fino allo stesso valore delle case. Non possiamo distruggerla con manufatti industriali». Con la nuova frontiera delle energie pulite, la mano dell’uomo si è estesa fin nei luoghi più remoti, che sembravano dedicati alla contemplazione e alla quiete. Il ragionamento non fa una piega, ma alle orecchie di ingegneri e progettisti potrà sembrare incomprensibile, se non addirittura pretestuoso. Possiamo davvero rivendicare ancora la bellezza, se ne va della nostra sopravvivenza sul pianeta? «Non siamo contro le rinnovabili» puntualizza Maria Rita Signorini. «Anzi, crediamo nell’opportunità di installare pannelli sui nostri tetti di casa, e siamo convinti della necessità di aumentare il risparmio energetico. Ci
Laddove ci sono già infrastrutture, come lungo le arterie autostradali, possono starci anche i pannelli fotovoltaici, ma perché devastare le nostre campagne?»
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sono impianti di piccola taglia che possono andare anche bene, ma non si possono proporre torri che hanno bisogno di fondamenta di 20 metri di cemento. Laddove ci sono già infrastrutture, come lungo le arterie autostradali, possono starci anche i pannelli fotovoltaici, ma perché devastare le nostre campagne?».
Certi problemi si risolvono Che si tratti della battaglia di Don Chisciotte contro i mulini a vento? Abbiamo provato a sottoporre le principali obiezioni di chi si oppone alla diffusione degli impianti all’ingegner Gianni Silvestrini, presidente di Kyoto Club. Prima tra tutte la tesi secondo cui in Italia non ci sarebbe vento sufficiente per dare uno sbocco all’eolico. E poi ancora il vecchio cavallo di battaglia di molti detrattori del fotovoltaico, secondo cui gli scompensi di rete creati dalle fonti rinnovabili, per loro natura intermittenti, renderebbero necessarie le centrali termoelettriche. Silvestrini però sembra prendere sul serio solamente le considerazioni
sull’impatto estetico. «Le condizioni anemometriche (di ventilazione, ndr) in Italia sono piuttosto buone, mentre il problema dell’impatto è pienamente comprensibile. Detto tra noi, a me le torri bianche con le eliche che girano piacciono, perché so che ad ogni giro di elica c’è del petrolio che non brucia» racconta con tono pacato e cordiale. «Ma in alcune Regioni è mancata una seria programmazione regionale, con un’aggregazione eccessiva nei confini di provincia. In Italia comunque i parchi eolici sono molto piccoli rispetto all’estero, e non ci sono impianti in mare aperto (off shore), cosa che tra l’altro fatico a comprendere». «Dal punto di vista tecnico invece» continua Silvestrini «i problemi dei carichi di potenza sono risolvibili: oggi gli impianti si possono aggregare, raggruppando tutte le diverse produzioni rinnovabili attraverso i cosiddetti virtual power plant, ovvero una gestione coordinata di diverse utenze energetiche attive e passive gestite da da un’unica centrale di controllo». Sul destino dei nostri paesaggi rurali invece non vede contraddizione, quanto piuttosto un’opportunità. «In Germania gli agricoltori stanno in piedi grazie ai proventi ricavati da eolico e fotovoltaico, e ci sono diverse cooperative di cittadini che investono in parchi di produzione energetica pulita, diventando i maggiori azionisti di energia rinnovabile. L’energia, decentrata e democratica, rimane nelle mani dei cittadini. Funziona così anche in Gran Bretagna e in Danimarca, non vedo perché non dovrebbe funzionare da noi».
Ad ali spiegate? La Lipu in Italia si è fatta portavoce dei rischi effettivi sui rapaci e le cicogne, in particolare per la possibile collisione dei volatili con le pale e le torri eoliche. Una tesi che però viene minimizzata da chi opera nel settore. «L’impatto reale sull’avifauna c’è ma è molto limitato» spiega Silvestrini. «Diversi studi dimostrano che muoiono più uccelli contro i vetri dei palazzi che contro le pale eoliche. Sappiamo comunque
L’eolico in Europa Megawatt di energia eolica installata in Europa (dati fine 2013)
Italia 444 4%
Austria 308 3%
Irlanda 288 3%
Francia 631 6% Danimarca 657 6%
Germania 3,238 29%
Romania 695 6% Svezia 724 6% Polonia 894 8%
Regno Unito 1,883 17% Altri 1,395 12%
Fonte: European Wind Energy Association - www.ewea.org
che si devono evitare i corridoi migratori o le aree di nidificazione». La mortalità dovuta alla collisione con gli aerogeneratori in effetti sembra ridotta, anche se varia notevolmente nei diversi studi disponibili, che citano anche diverse tecnologie di riduzione del rischio di mortalità: come dissuasori di sosta, sagome artificiali, o vernici riflettenti. Un’inaspettata apertura ai parchi eolici in Inghilterra è arrivata dalla Royal Society for the Protection of Birds (RSPB), la principale associazione britannica per la protezione degli uccelli, che ha addirittura deciso di investire in questo settore. Non un sì a priori all’eolico, ma una valutazione caso per caso a seconda del tipo d’installazione. L’associazione tuttavia ha sollevato obiezioni in appena il 6% dei casi proposti ogni anno, a centinaia, in Gran Bretagna. Bisogna riconoscere che anche Via dal Vento, pur schierandosi contro la proliferazione incontrollata e il vizio degli incentivi, non si oppone all’eolico a priori. La richiesta, pienamente condivisibile, è che l’installazione delle centrali eoliche avvenga in un quadro di programmazione na-
zionale che definisca esattamente i luoghi dove è possibile operare. Greenpeace e Legambiente, insieme all’Anev, l’associazione di riferimento del settore, intanto hanno firmato il Protocollo per il corretto inserimento nel territorio dell’eolico, che prevede il rispetto di determinati requisiti, come l’interramento dei cavi o l’esclusione di aree incluse nei parchi naturali. Mentre l’Anev, per far fronte al rischio di infiltrazione della criminalità organizzata, che negli anni di forte incentivazione ha visto nell’eolico grosse opportunità di guadagno, ha sottoscritto un Protocollo di legalità predisposto dal Ministero dell’interno e Confindustria, rendendolo vincolante per i propri associati. Ma non bastano le certificazioni per rassicurare le popolazioni. Le posizioni tra le diverse istanze rimangono sicuramente distanti, e forse non sempre conciliabili. Quello che ci sentiamo di dire è che bisognerebbe sedersi a un tavolo, per decidere e programmare insieme il futuro che vogliamo. Così forse le cose potrebbero davvero cambiare. Intanto il vento soffia ancora. l Terra Nuova · gennaio 2015
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SPECIALE Bio-Città di Dario Scacciavento
La Milano che rompe l’asfalto
Milano è sempre Milano. La più produttiva, la più sfiancante, la più ricca delle città italiane. Ma dove esiste anche un universo sfaccettato di realtà impegnate per un altro modello di vita.
«T
utt el mond a l’è paes, a s’emm d’accòrd, ma Milan, l’è on gran Milan». La frase, estrapolata dalla canzone di Giovanni d’Anzi O mia bela Madunina, forse oggi a Milano la capiscono in pochi, o quanto meno c’è da aspettarsi qualche errore di pro-
nuncia. Milano è una città multietnica, luogo di lavoro e di incontro di culture diverse, e prima ancora una città dove metà dei cognomi sono di origine meridionale. Ma Milano è sempre Milano. La più ricca, la più caotica, la più vivace, forse anche la più cruda delle cit-
tà italiane. Un grande bazar dove si trova tutto e il contrario di tutto. E dove i progetti più innovativi, le sperimentazioni e i laboratori sociali hanno la forza dell’erba che rompe l’asfalto. All’immagine di una metropoli divorata dal cemento, presa d’assedio Terra Nuova · gennaio 2015
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SPECIALE Bio-Città: MILANO dalle automobili e dominata dal culto dell’aperitivo, possiamo sovrapporre un’altra Milano, fatta di luoghi di ritrovo semplici e conviviali, ma anche di parchi e cortili dove la vita scorre più lenta e dove la natura cerca di farsi spazio. Ogni milanese odia un po’ la propria città, e ha le sue buone ragioni. Molti sognano di darsi alla fuga, emigrare all’estero o aprire un agriturismo in Toscana, ma forse quei tempi oggi sono finiti. Vogliamo dimostrare che Milano è un posto dove si può anche vivere bene, e che oltre la patina di città veloce e da bere tutta d’un fiato c’è anche un universo sfaccettato di realtà impegnate per un altro modello di vita.
gina dei servizi. «Eppure soffre per un eccesso di autoveicoli che percorrono le sue strade e vi sostano; ogni 100 abitanti ci sono ben 55 autoveicoli, quando a Londra ce ne sono 30 e a Parigi 26. Il Comune di Milano è impegnato a invertire questo trend e a fare della bici uno strumento quotidiano per tutti, una tendenza che diventi passione». Qualcosa bisogna pur fare, perché l’aria che si respira è una delle peggiori d’Europa: a Milano si calcola che ogni anno ci siano ben 230 morti premature a causa dello smog. Bisogna però riconoscere gli sforzi che negli ultimi anni la città ha deciso di intraprendere per farsi più bike friendly. Al pari di altre grandi città europee, ha puntato sulIn bici si può! la promozione e lo sviluppo della ciclabilità, anche se le Dobbiamo sfatare un antico pregiudizio, che assomiglia piste ciclabili sono spesso discontinue e non ben segnalate. a un maleficio: a Milano si può andare anche in bicicletta! Il servizio BikeMI 1 è un vero e proprio sistema di Sembra crederci anche lo stesso Comune, che per anni trasporto pubblico da utilizzare per i brevi spostamenti ha fatto di tutto per impedirlo: «Milano è, in via teorica, la città ideale della bicicletta: pianeggiante, estesa ma non troppo, climaticamente equilibrata» si legge alla pa-
1 Le biciclette del servizio BikeMi consentono comodi spostamenti in città. 2 Bicibus è un’iniziativa spontanea di ciclisti che si muovono in gruppo per affrontare meglio il traffico. 3 4 Con la app per smartphone Bat Sharing si può utilizzare al meglio il servizio di auto condivisa in città. 2
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visita il sito www.mappaecoturismo.it 5 Il Parco Lambro nella Milano degli anni ’70 è stato il luogo simbolo della controcultura politica e musicale in Italia.
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(al massimo 2 ore) insieme ai tradizionali mezzi di trasporto ATM, che raccoglie un crescente successo tra cittadini e turisti. Si può scegliere tra diversi tipi di abbonamento, annuale, settimanale o giornaliero, dopodiché basta recarsi in una delle oltre 200 stazioni di servizio dove è possibile ritirare la bicicletta digitando il codice o utilizzando la tessera. Ma a Milano c’è chi è affezionato alla sua bicicletta e frequenta le diverse ciclofficine. In via Celoria 2, ad esempio, ce n’è una autogestita interamente dagli studenti, dove è possibile utilizzare spazi e attrezzi liberamente, reperendo vecchi telai e pezzi di ricambio, e magari ricevere la consulenza di qualche esperto che può dare una mano per montare il tutto o fare le riparazioni. I dati sulla mobilità ciclistica nel capoluogo lombardo vengono regolarmente monitorati dall’associazione Ciclobby, attraverso un censimento dei ciclisti realizzato con il contributo di volontari. Secondo le ultime rilevazioni (2012), il numero dei ciclisti milanesi era aumentato del 16,8% rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente, con punte del traffico tra le 8.30 e le 9.30, a dimostrazione del fatto che la bici viene utilizzata prevalentemente come mezzo di trasporto per recarsi al lavoro. Qualche anno fa sembrava la sfida controcorrente di pochi temerari pronti ad affrontare il freddo, la nebbia, ma soprattutto il grande nemico: il traffico. Oggi le cose sembrano cambiate. Durante la passata edizione di Fa’ la cosa giusta, la celebre fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, è stato presentato il progetto italiano di bike-to-work, che integra una piattaforma web con una flotta di biciclette aziendali. L’uso della bicicletta sui percorsi casa-lavoro è stato promosso attraverso due canali distinti, uno logistico, con la fornitura di mezzi, e uno informativo: un portale web, dove i partecipanti registrano le proprie pedalate quotidiane, vedendo così accrescere la propria confidenza nei vantaggi della mobilità ciclistica. La logica che sostiene il progetto, realizzato dall’editore Terre di Mezzo, è quella di sviluppare una diversa attitudine alla mobilità, soprattutto nei percorsi casa-lavoro, con la convinzione che possa essere alla base non solo di una maggiore efficienza lavorativa, ma anche di un maggiore benessere personale e collettivo.
Anche la sera non bisogna rassegnarsi all’automobile. Alcuni cittadini si sono organizzati per andare in bici in tutta sicurezza, raggiungendo magari i luoghi di interesse come i diversi concerti che offre la città. Non sapete la strada? La mamma non vuole? Pensate sia troppo pericoloso girare di sera in bicicletta? C’è l’iniziativa di Bicibus Milano 2 , ovvero la possibilità di unirsi a un gruppo compatto di biciclette che affronta in maniera più disinvolta il traffico cittadino per far sentire i singoli ciclisti meno esposti ai pericoli della strada. È il principio della massa critica, adottato da alcuni genitori milanesi che hanno deciso di organizzarsi e creare dei gruppi che percorrano il tragitto per raggiungere la scuola come in un corteo. Il progetto, nato dalla richiesta di una mamma, che ha voluto l’aiuto delle ragazze e dei ragazzi di Critical Mass per fare da scorta al corteo di genitori, si è poi diffuso grazie all’entusiasmo di altre mamme (e qualche papà) e alla partecipazione colorata e allegra di decine di attivisti, esperti nella gestione in sicurezza del traffico ciclistico in mezzo al traffico automobilistico. In alternativa alla bicicletta, per muoversi in città è possibile iscriversi ai vari servizi di carsharing. Chi è dotato di smartphone, potrebbe scaricarsi l’app gratuita Bat Sharing 3 che aggrega le app dei vari servizi di carsharing a cui ci si iscrive, facendoci capire subito dov’è l’auto condivisa più vicina, senza dover saltare da un sito all’altro alla ricerca di un mezzo. La app offre informazioni sui veicoli condivisi di Car2Go 4 , Enjoy, Twist, E-Vai, Eqsharing e i due servizi ATM GuidaMi e BikeMi. Inoltre segnala anche gli hotspot di open wifi, in caso si rimanga a corto di connessione internet. Ricordate che siamo a Milano: senza connessione, lo diciamo con tutta l’ironia del caso, potreste rimanere out! n www.bicibusmilano.org www.inbiciascuola.it www.batsharing.com
I parchi intorno e dentro la città I parchi di Milano hanno fatto storia. Qualche lettore si ricorderà, e qualcun altro avrà sentito parlare, dei raduni al Parco Lambro, quando la rivista Re Nudo organizzava il Festival del Proletariato Giovanile 5 , la più importante manifestazione musicale e controculturale italiana dell’epoca, una sorta di Woodstock italico con centinaia di migliaia di persone accampate alla meglio sui prati. Il parco esprimeva la ribellione e l’insofferenza verso una città e un paese intero che andava a tutti troppo stretto, per un viaggio oltre i confini della politica convenzionale, in una cultura libertaria imbevuta di rock psichedelico. Oggi il recupero e la rimessa in funzione di questi spazi assume dei contorni decisamente diversi, ben più strutturati, dove progetti di recupero costruiti dal basso si accompagnano al sostegno da parte dell’amministrazione pubblica per il recupero delle aree verdi. Perché la manTerra Nuova · gennaio 2015
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canza di alberi, prati e laghetti è diventata un’emergenza sociale oltre che ecologica. Bosco in Città 6 nasce nel 1974 grazie alla convenzione firmata da Italia Nostra insieme al Comune per l’uso di un terreno agricolo con l’obiettivo di realizzare un parco urbano. Dai 30 ettari iniziali ne sono stati creati ben 120 e a questi, dal 1997 fino al 2009, si sono aggiunti i 135 ettari del Parco delle Cave. Si tratta del primo esempio di forestazione urbana in Italia, con radure, sentieri, corsi d’acqua, orti e un’antica cascina che ne costituisce il centro operativo, dove alle vecchie attività estrattive di sabbia e ghiaia si sono affiancati prati a fienagione e zone umide, che fungono da area di servizio per aironi, gallinelle d’acqua, pavoncelle e altri uccelli durante la migrazione. Di vitale importanza per la città è il Parco Agricolo Sud Milano 7 , che lambisce il comune cittadino e interessa i territorio di altri 60 comuni dell’hinterland, vero serbatoio agricolo e alimentare con oltre più di 1400 aziende agricole, molte delle quali, come Cascina Santa Brera, a conduzione biologica. Sull’altro lato della città, in un contesto tra i più densamente urbanizzati d’Europa, dove le industrie pesanti lentamente hanno lasciato spazio a nuovi insediamenti e dormitori privi di coerenza urbanistica, sorge il Parco Nord di Milano, ospite del Festival della Biodiversità, che si tiene ogni anno a fine settembre. Negli ultimi anni però è nel centro città che si fa particolarmente interessante il recupero del verde con finalità agricole, con la realizzazione dal basso di diversi orti sociali condivisi. Uno di questi esperimenti felici è nato nel quartiere Isola, dove i cittadini hanno recuperato una porzione di terreno formato da piante aromatiche, pioppi, oleandri, 6 Bosco in Città è il primo esempio di forestazione urbana in Italia. 7 Il Parco Agricolo Sud si può raggiungere e attraversare in bicicletta lungo gli argini e i campi coltivati. 8 L’associazione Pepe Verde gestisce un orto collettivo e offre spazi di socializzazione nel quartiere Isola.
visita il sito www.mappaecoturismo.it
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un orto a disposizione di tutti, giochi per bambini. Nel maggio 2013 è stata firmata la convenzione tra il Comune e l’associazione Isola Pepe Verde 8 , per un esperimento di gestione collettiva del verde e valorizzazione degli spazi urbani pubblici abbandonati. Le regole concordate dall’accordo prevedono che le coltivazioni avvengano in cassette sopraelevate e con metodi di coltivazione bio. Sono tassativamente vietate parcelle a uso privato: gli spazi destinati a orto devono rimanere a uso della coltivazione collettiva per favorire la socializzazione. A sostenere e gestire il giardino sono circa 160 soci, con una trentina di volontari attivi nella manutenzione e per le aperture del giardino condiviso, in via Pepe 10, qualche mattina dalle ore 10,30 alle 12,30 e ogni pomeriggio con chiusura entro il tramonto. «Il nostro obiettivo» ci spiegano i portavoce dell’associazione «è che l’area venga tutelata da nuove edificazioni e che la destinazione d’uso sia convertita da edificabile a verde pubblico con una variante al piano di governo del territorio del Comune di Milano». Si tratta di una testimonianza, non l’unica a dire il vero, di vicinato capace di trovare nuovi modi per riabitare e vivacizzare di nuovo il quartiere. L’associazione ha formato diversi gruppi di lavoro, c’è chi si occupa dei lavori di manutenzione o chi organizza i corsi formativi su agricoltura e giardinaggio o incontri culturali di vario genere.
Un’oasi in mezzo ai palazzi Quella di Cascina Cuccagna 9 10 è la realizzazione di un ambizioso progetto di riappropriazione ad uso pubblico di uno spazio vitale nel quartiere di Porta Romana. Si tratta di un’antica cascina, risalente addirittu-
9 10 Gli spazi di aggregazione di Cascina Cuccagna, con la corte esterna e i vecchi edifici in mezzo ai palazzi. 11 Elio Misuriello di Cromatica a Giacimenti Urbani 2014, evento sul riciclo creativo alla Cascina Cuccagna. Foto di Pino Montisci. 12 Il progetto Rotaie Verdi prevede la realizzazione un corridoio ecologico lungo la vecchia linea ferroviaria.
ra al 1695, abbandonata per miracolo in mezzo ai palazzi della città, come un fortino di resistenza di fronte al dilagare del cemento. Recuperato e ristrutturato con cura, oggi viene adibito a iniziative di partecipazione popolare, grazie alla gestione ad opera di un consorzio di nove associazioni milanesi. Una di queste realtà è l’Associazione Cooperativa Cuccagna, che nel 2013 ha ereditato le ceneri della cooperativa creata da alcuni cittadini di Zona 4, motivati dal bisogno comune di ricreare opportunità di incontro, condivisione e solidarietà. Lo scopo fin da subito è stato quello di recuperare la cascina, ormai pericolante, per farne un laboratorio attivo di socialità urbana, un punto di riferimento di uso quotidiano, aperto all’iniziativa culturale, artistica, ricreativa e conviviale del territorio. Al suo interno sono attivi servizi come la cucina e il bar con prodotti biologici e locali, laboratori creativi di fai da te, o gli sportelli al servizio dei cittadini per consulenze in campo legale, nel sostegno della genitorialità a distanza, in ambito di amministrazione di condominio e locazione e di risparmio energetico. L’ostello della struttura offre soluzioni d’ospitalità temporanea a basso costo per famiglie, ragazzi, turisti o professionisti, con 12 posti letto, un’area comune deTerra Nuova · gennaio 2015
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SPECIALE Bio-Città: MILANO dicata al relax e alla socializzazione, postazioni internet e una reception attiva 24 ore su 24. La ciclofficina Cuccagna offre laboratori pratico manuali per familiarizzare con manubri, telai e ingranaggi, e imparare a riparare la bici in autonomia. Anche la falegnameria dal 2014 è diventata un laboratorio permanente, che consente a bambini e adulti di cimentarsi con il fai da te, il riuso creativo e la lavorazione del legno per bambini e ragazzi, dalla realizzazione di manufatti con pallet riciclati alla costruzione di giocattoli in legno. Alla Cascina Cuccagna, ogni martedì dalle tre e mezza del pomeriggio fino alle otto si può anche fare la spe-
sa nel giardino e nelle corti della cascina acquistando direttamente dai produttori. Dal 2013, in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, viene proposto l’evento Giacimenti Urbani 11 sull’universo del riutilizzo e del riciclo creativo. Una bella occasione a metà tra l’arte e l’artigianato, per capire come gli scarti possano trasformarsi in oggetti non solo utili, ma anche belli e preziosi.
Dalle rotaie verdi a San Siro Immaginate Milano attraversata non solo da arterie stradali, tram e metropolitane, ma solcata da binari di bio-
Le mappe del naturale di MILANO
13. Centro Botanico, negozio bio, via V. Monti 32, tel 02 463807 www.centrobotanico.it
26. Elicriso, spaccio popolare autogestito, via Vigevano 2, tel 340 5364958
1. Accademia Italiana Shiatsu Do,
14. Centro Culturale Anantamatra,
27. Erboteca del Naviglio,
40. Natura Sì, negozio bio, via Fara 35, tel 02 66984281
erboristeria e prodotti bio, Ripa di Porta Ticinese 27, tel 02 36754383 www.erbotecadelnaviglio.com
41. Natura Sì, negozio bio, via Melzo 15 angolo Lambro 7, tel 02 66984281
via Settembrini 52, tel 02 29404011 www.accademiashiatsudo.it
yoga e ayurveda, via Carlo Torre 22, tel 02 8375518 - www.anantamatra.it
2. Adec, centro odontoiatrico e medico
15. Centro Dharma, scuola di counseling, via Saccardo 39, tel 02 21590254 www.felicetrasformazionepersonale.it
28. Isola Pepe Verde, giardino condiviso, via Guglielmo Pepe 10 Facebook: Isola Pepe Verde
16. Centro per la forestazione
29. La Cucina Verde, cucina itinerante
estetico, via De Amicis 28, tel 02 878200 - www.adec.it
3. Alma Rosé, compagnia teatrale, via Tadino 18, tel 02 36577560 www.almarose.it 4. Ananda ashram, yoga e ayurveda, via Prandina 11, tel 02 2590972 www.yogamilano.it
5. Associazione culturale Olinda, ristorante e ostello, ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pin, via Ippocrate 45, tel 026620064 - www.olinda.org 6. Associazione La Via Lattea, casa di maternità, via Morgantini 14, tel 02 8907758 - www.casamaternita.it 7. Be Bop, ristorante, via Col di Lana 4, tel 02 8376972 www.ristorantebebop.com 8. Bici&Radici, negozio di bici e cultura del verde, via N. D’Apulia 2 ang. p.zza Morbegno, tel 02 83418589 - www.bicieradici.com 9. Caes, consorzio assicurativo etico solidale, via Gavirate 14, tel 02 87166257, www.consorziocaes.org 10. Cascina Cuccagna, cucina-bar, foresteria e punto informazioni, via Cuccagna 2, tel 02 5457785 www.unpostoamilano.it
urbana, Cascina San Romano, via Novara 340, tel 02 4522401, www.cfu.it
17. Ciclobby, via Borsieri 4/E (Isola), tel 02 69311624 - www.ciclobby.it.
18. Ciclofficina Ruota Libera, ciclofficina studentesca autogestita, via Celoria 2 ciclofficinaruotalibera.wordpress.com
19. Studio dottor Bonazzi, dentosofia, via Michele Novaro 2, tel 02 66221143 www.studiodottorbonazzi.it
macrobiotica e vegan, tel 342 5565335 www.lacucinaverde.it
30. La Luna Nuova, studio ostetriche, via Settembrini 3, tel 02 66984453 lalunanuova.it
23. Edicola Tozzi, piazza Ovidio angolo via Mecenate 2, tel 02 32960248, editozzi@libero.it
45. Natura Sì, negozio bio, viale Umbria 3, tel 02 5411802
47. Niguarda Bio, negozio bio, via Arganini 23, tel 02 43129878 info@niguardabio.it
34. Mensa Sana, gastronomia naturale
viale Omero 26, tel 02 72003992 altraedicola@gmail.com
44. Natura Sì, negozio bio, viale Cassala 61, tel 02 58100567
32. L’Orlo del mondo, abiti e articoli per matrimoni equi, Ripa di Porta Ticinese 47, tel 02 8395337 www.orlodelmondo.net
21. Ecoedile, impresa e negozio
22. Edicola Busa Andrea,
43. Natura Sì, negozio bio, Via Petitti 6, tel 02 39273077
46. Negozio Leggero, prodotti alla spina, via Anfossi 13, tel 02 99205762 www.negozioleggero.it
viale Zara 132, tel 02 6081447 www.lacasadelmiele.it bioedilizia, via Hermada 4, tel 02 36551997 - www.ecoedile.org
42. Natura Sì, negozio bio, Via Millelire 14, tel 02 40091806
31. La Sana Gola, scuola di cucina naturale e ristorante, via Farini 70, tel 02 45467659 - www.lasanagola.com
33. Mangiari di Strada, cucina tradizionale, via Lorenteggio 269, tel 02 4150556 www.mangiaridistrada.com
20. Drogheria La Casa del Miele,
39. Natura Sì, negozio bio, corso Indipendenza 7, tel 02 54118028
vegana, piazza Martelli 3/5, tel 02 58306238 - www.mensasana.it
48. Rosmarino, gastronomia naturale vegana, viale Pasubio 16, tel 02 39663211, rosmarinodiviapasubio@email.it 49. Super Polo, negozio bio, largo Foppa 1, tel 02 89405749 www.superpolo.it
35. Mio-Bio, negozio bio a filiera corta, via Thaon De Revel 9, tel 02 6884166 www.mio-bio.it
50. Super Polo, negozio bio, via Fra Pacioli 9, tel 02 89405749 www.superpolo.it
36. Misunchi, ristorante vegan bio, via Don Giuseppe Andreoli 17, tel 02 39321669
51. Super Polo, negozio bio, viale San Michele del Carso 5, tel 02 89405749, conizugna@superpolo.eu 52. Tathagata, gastronomia biologica vegana e vegetariana, via Tortona 20, tel 02 8395380 gastronomiatathagata.com 53. Zucche Ribelli, orticoltura terapeutica, via Ornato 7, tel 02 66100355 - www.ortididattici.org
11. Centro Botanico, negozio bio,
24. Effecorta Milano srl, negozio tutto
piazza S. Marco 1, tel 02 29013254 www.centrobotanico.it
sfuso e filiera corta, via Franco Faccio 11, tel 02 39430497 - www.effecorta.it
37. Mudra Natural Cafè, centro polivalente e ristorante, piazza XXIV Maggio 8 int. 16, tel 02 89282361
12. Centro Botanico, negozio bio, via Cesare Correnti 10/12, tel 02 72023525 - www.centrobotanico.it
25. Eliante, progetto Rotaie Verdi, via San Vittore 49, tel 348 87 49 889 www.eliante.it
38. Namasté, associazione yoga, via Selvanesco 75, tel 331 3109280 www.namasteyoga.eu
Pur effettuando un’ampia e accurata ricerca, è di fatto impossibile includere tutte le realtà ecosostenibili di un territorio. Saremo lieti di ricevere le vostre segnalazioni a info@terranuovaedizioni.it (oggetto «speciale bio-regioni»).
visita il sito www.mappaecoturismo.it diversità. Una natura più selvaggia, libera di crescere, morire e trasformarsi liberamente, da affiancare ai più convenzionali parchi urbani, a cui dare spazio proprio lungo le rotaie dismesse. È questo l’ambizioso obiettivo di Rotaie Verdi 12 , un progetto cofinanziato da Fondazione Cariplo e Rete Ferroviaria Italiana che vede coinvolti in partnership la Cooperativa Eliante, il Comune di Milano e Wwf Italia. L’intenzione, sulla scia delle esperienze di successo già in atto a Parigi (Promenade plantée), Londra (London Wildlife Trust) e New York (The High Line), è di creare una struttura che penetri la matrice urbanizzata, for-
nendo nello stesso tempo alla città un nuovo concetto di parco urbano, caratterizzato da un «verde selvatico». «Lo studio di fattibilità sarà ultimato a primavera» ci assicura Marina Trentin della cooperativa Eliante, che da quasi 15 anni opera nel campo della sostenibilità ambientale. «Avremo poi linee guida per un modello di natura un po’ più vario rispetto a quello del campo da golf. Sarà importante limitare o vietare i diserbanti, così come mantenere e piantumare piante autoctone. Bisognerà far capire che se ci sono delle rane è un bene, perché ci saranno meno zanzare. Dallo studio preliminare sappiamo che la zona lungo le rotaie già oggi presenta diver-
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In rosso i punti vendita di Terra Nuova!
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Per motivi di spazio questa mappa include solo realtà presenti nell’area di Milano città e che operano prevalentemente nella città stessa. Non abbiamo incluso, ad esempio, le aziende che hanno sede legale a Milano ma che operano a livello nazionale.
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Cartina di Federico Zenoni
SPECIALE Bio-Città: MILANO 13 I Navigli sono il punto di riferimento per la vita notturna di Milano. 14 Il bar ristorante Jodok gestito da Olinda presso l’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini. 15 «Da vicino nessuno è normale» è il festival di teatro sull’inclusione sociale che si tiene ogni estate all’ex ospedale psichiatrico.
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«All’interno dello stadio ad esempio non viene fatta la raccolta differenziata. Ci sono ancora i vecchi sacchi neri dove finisce di tutto, dagli avanzi di cibo ai giornali. E questo, in una città che vuole raggiungere quote di rifiuti riciclati da nord Europa, non può essere più accettato». Si capisce che quella della sostenibilità sarà la partita più difficile che le squadre in campo dovranno disputare.
Milano da mangiare
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si insetti impollinatori, coleotteri, piccoli uccelli, rapaci notturni e diurni. C’è il fagiano in zona Porta Romana, ci sono animali alloctoni come i coniglietti domestici scappati dal giardino. L’importante è che gli animali possano avere dei corridoi per muoversi tra le diverse aree fino al Parco Agricolo Sud. L’obiettivo è quello di creare un vero e proprio parco lineare tra lo scalo di San Cristoforo e quello di Porta Romana, utilizzando le fasce di rispetto dei binari ferroviari in attività come elementi di connessione delle oasi urbane a loro volta realizzabili nei due scali in dismissione». Tra gli altri progetti attivi della cooperativa segnaliamo l’azione San Siro Sostenibile, per educare alla coscienza ecologica i gestori e frequentatori del celebre stadio Giuseppe Meazza, il più capiente e importante d’Italia. «L’importanza sportiva di San Siro è inversamente proporzionale alla sua sostenibilità» ci spiega Marina.
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Anche se non sarà più la Milano da bere di qualche anno fa, Milano è ancora una città piena di vita notturna e di locali. I dati della Camera di commercio rilevano che molti locali aprono e chiudono in fretta. La contrazione dei consumi si sente, ma rimane il fatto la ristorazione è molto diversificata, anche se sempre più concentrata nelle aree votate all’intrattenimento. Nella zona dei Navigli 13 ci sono quasi 2000 ristoranti, praticamente un quinto di tutti gli esercizi dell’intera città. Il biologico, diciamolo, in città è diventato piuttosto trendy, al pari del cibo vegan o del richiamo alla filiera corta, ma non è un fatto di cui dovremmo lamentarci, dato che qui resistono anche dei riferimenti culturali solidi per l’alimentazione naturale. La Sana Gola nasce nel ’95 da un’idea di Martin Halsey, biologo americano ed esperto di terapia alimentare, uno dei più autorevoli interpreti della scuola macrobiotica di Micho Kushi, e oggi continua a offrire diversi corsi di cucina, serate a tema e una vera e propria formazione professionale per cuochi e terapisti alimentari. Il ristorante, che si definisce macro-bio-vegan, è comunque aperto tutti i giorni a pranzo dal lunedì al venerdì per proporre cibi cucinati secondo i principi di equilibrio insegnati nella scuola. Nel weekend apre invece alla sera, e al domenica mattina per il brunch. Voi fate pure, girate, correte, «Mi, sun Chi!», ovvero io sono qui, detto alla milanese. Così si presenta Ruggero, che dal 2006 prepara ottimi piatti vegan in una viuzza dietro alla stazione Bovisa delle Ferrovie Nord. Una pausa pranzo appetitosa e salutare con falafel casalinghi, verdure gustose o piatti a base di seitan. Per chi ama i sapori forti, vegetariani e non, Mangiari di Strada offre invece un’ampia gamma di manicaretti della cucina popolare italiana, accompagnata da una selezione di vini naturali. Milano è una città che lascia poco scampo all’improvvisazione e richiede continuamente di riposizionarsi sul mercato, interpretando al meglio i trend di un posto vocato alla moda e soprattutto alla velocità. Nella storica zona Navigli, c’è ad esempio il Mudra Natural Cafè, un luogo dove si fondono discipline olistiche del
visita il sito www.mappaecoturismo.it benessere, alimentazione naturale, danze dal mondo e arti. E per chi non vuol perdere il piacere e il significato del buon cibo, anche nel tran tran quotidiano imposto dai ritmi urbani, c’è Rosmarino di via Pasubio, uno degli undici punti vendita della gastronomia naturale vegana Mensasana, che propone cibi da asporto o da consumare in loco con menu completi senza l’uso di proteine animali. Per gli acquisti di prodotti biologici freschi in città non mancano certo i negozi specializzati, la sfida semmai è quella di trovare alimenti da filiera corta, servizio espletato con efficienza e rigore dal negozio Effecorta, situato appena fuori dal centro. Dobbiamo rilevare anche la nascita di spacci alimentari più informali, a metà tra il gruppo d’acquisto e la rivendita, dove il legame tra consumatore e produttore sembra farsi ancora più saldo. È il caso di Elicriso Spa, dove «Spa» non sta affatto per società per azioni, ma significa spaccio popolare autogestito. Siamo in una zona esclusiva, a qualche passo dalla storica Darsena, e ci si imbatte facilmente nelle insegne multicolore di questa casa occupata che invita a rifornirsi di prodotti cresciuti nel rispetto dell’ambiente e dei rapporti umani; per ricordarsi che il biologico non è solo un fenomeno di mercato, ma un’opportunità per il territorio e le persone che ci lavorano.
co un po’ convulso del centro città, incontriamo il bar ristorante Jodok 14 . Il menu offre specialità della cucina tradizionale, con richiami alle ricette locali, alla cucina vegetariana e al consumo critico. Ma questo non è certo un ristorante qualunque dove fermarsi a mangiare. L’area dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini ha ospitato fino al 1999 migliaia di ricoverati psichiatrici; un antico luogo di sofferenza, in cui è stata costretta alla cura anche la poetessa Alda Merini, che oggi esprime invece l’idea di libertà, gioco e integrazione. La riconversione è stata intrapresa con diversi progetti di inclusione sociale e oggi costituisce un importante polo di attrazione dove si tengono laboratori di teatro, attività sportive, spettacoli per bambini, progetti di agricoltura sociale e un festival estivo di teatro denominato «Da vicino nessuno è normale» 15 . L’associazione Olinda, che organizza l’evento e opera per il reinserimento di soggetti con problemi di salute mentale, gestisce, oltre al ristorante, anche l’ostello, un progetto di accoglienza integrata dove anche le persone che sono state parzialmente escluse dalla società trovano lavoro e opportunità di socializzare. Olinda propone anche diversi corsi e laboratori che vanno dallo yoga alla pizzica, e ancora tango e bioenergetica. L’aspetto del sociale a Milano è tradizionalmente molDal manicomio al luogo creativo to forte. Anche la Casa Maternità si presenta come un Al lato opposto della città, presso l’ex ospedale psi- posto speciale dove l’esperienza della maternità e delchiatrico Paolo Pini, in un’area più lontana dal traffi- la genitorialità può declinarsi in una dimensione socia-
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SPECIALE Bio-Città: MILANO
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le. Si tratta del progetto dell’associazione La Via Lattea 16 , che si occupa principalmente di salute della donna, della donna-madre e della sua famiglia e si presenta come la prima realtà in Italia nel suo genere. La gestione è a cura di un gruppo di ostetriche ed educatrici che si occupa delle proposte e della loro continuità, dalla gravidanza al parto e ai primi anni di vita dei bambini. Un altro punto di riferimento nell’ambito dell’ostetricia milanese è offerto dall’associazione La Nuova Luna, nata nel 2007 da un gruppo di mamme e di ostetriche che hanno avuto esperienze di lavoro nei servizi pubblici, ospedalieri e territoriali della città.
Expo o non Expo? Come nutrire il Pianeta in modo sostenibile? La risposta ce l’abbiamo già. Non dobbiamo aspettare che i giganti del biotech e dell’alimentazione industriale si riuniscano a un tavolo e si riempiano la bocca di belle parole. Dal 2012 a Milano si è attivato il comitato di Expo dei Popoli, un coordinamento molto vivace di ong, associazioni, reti della società civile italiana e internazionale che lavorano insieme per la realizzazione del Forum dei Popoli, un controevento in simultanea con la tanto chiacchierata esposizione universale Expo 2015, che ha già suscitato diversi scandali nell’opinione pubblica per le infiltrazioni criminali, il ritardo dei cantieri e l’evidente contradditorietà dei suoi intenti rispetto alla fama dei suoi principali sponsor. Le associazioni aderenti a Expo dei Popoli provengono dalla cooperazione allo sviluppo, dall’ambientalismo, dal consumo critico e dal sociale e hanno elabo-
rato un manifesto con le soluzioni da mettere in campo. Si tratta ovviamente di un’altra idea per nutrire il Pianeta, basata sui principi della sovranità alimentare e sulla giustizia ambientale, che il coordinamento proverà a far penetrare nella coscienza comune al di là dei generici richiami alla sostenibilità, che in realtà riproducono le antiche ricette espansive delle multinazionali del cibo. La domanda da porsi è: riusciranno nei loro propositi o finiranno per essere riassorbite o addirittura a scomparire sotto i riflettori abbaglianti della manifestazione ufficiale? Come rivista terremo alta la guardia. Nel mondo dell’attivismo politico e sociale si è costituito da alcuni anni anche il movimento No Expo 17 , che invece rifiuta ogni tipo di confronto con la manifestazione ufficiale, nella convinzione che la rassegna non sia un’opportunità ma «una sciagura per il territorio, i beni comuni, le casse pubbliche». La critica qui si fa più radicale ed esplicita, indirizzata verso un modello di sviluppo, di uso del territorio e dei beni comuni che ha reso questa città «invivibile, priva di coesione sociale, precaria nel lavoro e nella vita, brutta paesaggisticamente, intollerante verso tutto ciò e tutti coloro che non sono compatibili con logiche di profitto». Come si legge nel documento di presentazione del comitato organizzatore «Expo 2015 non migliora Milano, non affronta e non risolve i problemi quotidiani, non alimenta un nuovo rinascimento municipale, ma solo le tasche di chi ha contribuito a devastare la città negli ultimi decenni». Al di là delle diverse posizioni è lecito chiedersi quale lascito potrebbe consegnare Expo alla città, dove vengono investiti quasi 20 miliardi in un’area lontana, fisicamente e non solo, dal nucleo della città e dai problemi del quotidiano. Ormai è certo che il grande evento si farà, più che altro, per evitare una brutta figura a livello internazionale. E vi parteciperanno anche persone vicine al nostro orizzonte ideale, come Vandana Shiva. Staremo a vedere se la superficie tirata a lucido così in fretta riuscirà a coprire i problemi reali di questa città, emblema di un intero paese, l’Italia, che appare sempre più smarrito e senza controllo. Milano, intanto, la Milano più vera cerca di resistere. n expodeipopoli.it www.noexpo.org 16 Il parto naturale, l’allattamento al seno e la costruzione del buon nido con il supporto delle ostetriche presso la casa di maternità La Via Lattea. 17 Uno dei manifesti creativi del comitato No Expo contro le speculazioni economiche dell’Expo 2015.
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Cosmoprof Bologna 2015: le novità della prossima edizione COSMOPROF 2015 si propone obiettivi ambiziosi: la 49ª edizione si svolgerà a Bologna dal 19 al 23 Marzo e, sempre di più, si posizionerà come la manifestazione internazionale del Beauty per eccellenza, centro di tendenze e di informazioni sul mondo globale della Cosmesi. Grande attesa per le novità del settore capelli. Alla sua sesta edizione, On Hair si riconferma l’hair show più atteso e coinvolgerà i designer di culto internazionali: le riconferme dei più importanti hair designer internazionali che realizzeranno show spettacolari e proporranno tagli «cutting edge» su passerelle avanguardistiche. Non mancheranno i workshop degli Hair Forum: l’eccellenza italiana che ha avuto grande successo all’estero con le testimonianze dirette di esponenti di grandissimo spessore nel settore hair. Hair Ring, giunto alla sua quinta edizione, verrà organizzato con la proficua collaborazione di Camera Italiana dell’Acconciatura e vedrà alternarsi in pedana giovani talenti. Sarà un vero e proprio trampolino di lancio per i creativi, che potranno mostrare al pubblico internazionale di Cosmoprof e la propria arte e forte carica propositiva. Tra le iniziative per il settore estetica, un nuovissimo progetto dedicato alla «Spa Experience» che vedrà, nell’aumentata metratura espositiva dedicata a questo importante settore, l’organizzazione di un «International SPA Symposium» in partnership con le maggiori testate giornalistiche e associazioni di riferimento. Collegato a questo incontro un focus sull’Estetica in Italia, quasi un censimento delle scuole più importanti con approfondimenti svolti dalle aziende espositrici e dedicati alle estetiste e alle apprendiste estetiste.
La Moda e la Cosmesi si incontreranno per la prima volta a Cosmoprof: l’Extraordinary Gallery, che raccoglie le tendenze internazionali più avanzate, si allea con un importante player della moda, un forum con esponenti di rilievo racconterà la ricerca del settore, workshop e seminari analizzeranno i rapporti tra Fashion e Beauty. Continua intanto il Road Show di Cosmoprof, le presentazioni internazionali della Fiera, che toccherà quest’anno il Sudafrica, il Qatar-Doha, la Germania, il Marocco, gli Stati Uniti, il Perù, la Korea. Sempre più ricco sarà l’International Buyer Program che coinvolgerà 25 aree del mondo e che garantirà alle aziende espositrici un contatto diretto con gli operatori interessati agli acquisti di altrettanti Paesi. COSMOPROF WORLDWIDE BOLOGNA è l’evento B2B leader internazionale per le aziende e gli operatori professionali del settore Beauty. L’edizione 2014 ha registrato 207.238 visitatori, tra i quali 59.319 provenienti dall’estero, con oltre 250.000 prodotti esposti da 2.450 espositori provenienti da 69 paesi.
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agricoltura
I segreti per produrre olio e vino senza chimica La vendemmia e soprattutto la raccolta delle olive hanno dato risultati molto scarsi nell’anno appena trascorso. Ma c’è chi usando tecniche naturali è riuscito a ottenere ottimi prodotti in buone quantità. Ecco quali sono i segreti… di Gabriele Bindi
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er l’olio e il vino il 2014 in Italia verrà ricordato come un anno poco felice. La produzione olearia rispetto all’anno precedente ha avuto una flessione del 45%, mentre sul fronte vinicolo abbiamo perso il primato mondiale nella produzione, superati da Francia e Spagna. Secondo la Coldiretti la quantità si attesta intorno ai 40 milioni di ettolitri, con una flessione del 17% rispetto al 2013, con diverse differenze regionali. Evidentemente al di là delle condizioni meteorologiche avverse, i bruschi
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sbalzi di temperatura in primavera e la troppa pioggia in estate, c’è qualcosa, tra i filari, che non ha funzionato. Colpa della natura o anche dell’uomo? Assoenologi parla di meritocrazia: «La viticoltura è una scienza che non si può lasciare al caso» si legge nel comunicato. «Chi ha ottenuto buoni risultati lo ha fatto grazie all’impegno di enologi ed enotecnica». L’intervento dell’uomo è da ritenersi necessario, ma con quali costi per l’ambiente e la salute? E soprattutto con quali risultati concreti?
Bisogna infatti saper distinguere tra chi produce un vino naturale autoctono e chi pensa di darcela a bere con la chimica. I casi che abbiamo raccolto ci dimostrano come l’agricoltura sostenibile possa far fronte ai disagi climatici in modo ottimale, senza perdite di qualità e nemmeno di quantità. «Per noi è fondamentale prevedere e intervenire nei tempi giusti» spiega Filippo Ferrari, enologo del marchio ViniEtici. «Credo sia controproducente pensare di poter dare trattamenti per debellare la malattia, bisogna invece
«Credo sia controproducente pensare di poter dare trattamenti per debellare la malattia, bisogna invece cercare di stimolare la pianta»
cercare di stimolare la pianta. Meglio avere terreni vivi, diminuire le dosi di rame e zolfo a favore di decotti, tisane e macerati, utilizzare i preparati e gestire meglio la vegetazione in modo da portare luce e calore». Certo, alcune annate sono più difficili di altre. Il commento dei vignaioli che praticano l’agricoltura biodinamica è piuttosto ottimista: «Se fossi un allenatore di calcio e dovessi fare un discorso alla mia squadra, cioè alle le mie viti, direi: bella partita ragazzi, avevamo di fronte un avversario molto più forte di noi, ma gli abbiamo fatto vedere di che pasta siamo fatti» racconta Michele Guarino di Tenuta Lenzini, agriturismo sulle colline di Lucca affiliato al progetto ViniEtici. Entusiasta anche Francesco Cantini, dell’azienda agricola Piombaia, nella zona di Montalcino (Si): «nonostante tutte le difficoltà meteorologiche siamo riusciti a vendemmiare nelle tempistiche solite, dal 14 al 21 ottobre, con una quantità normale, una salubrità e una qualità eccezionali.
Da quattro anni ho sposato la filosofia della biodinamica e al contrario di quello che molti pensano, posso confermare che in un’annata come questa, curare il terreno per portare vitalità alle vigne è la scelta migliore. La tecnica del cornoletame, i sovesci di varie essenze, l’appoggio del cornosicilice per la formazione e maturazione del grappolo e le tisane di equiseto e ortica abbinate ai classici trattamenti rameici, hanno fatto sì che la pianta creasse in sé una forza tale da poter contrastare una meteorologia pazza come quella che c’è stata». Certo, non bastano i preparati biodinamici a fare miracoli. Servono dedizione e tempestiva e accurata manualità. «Pulitura verde e defogliazioni» prosegue Cantini «hanno portato a un risultato quasi inaspettato e cioè abbassare il quantitativo di rame rispetto al 2013 e portare in cantina uva eccezionale».
agricoltura biodinamica Una guida facile e chiara per chi vuole iniziare a praticare o approfondire il metodo biodinamico.
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nerazioni vino e olio di oliva extravergine. Antonio Giglioli ha sposato con convinzione il metodo biodinamico e, a giudicare dalle sue parole e dalla qualità delle sue uve (vedi foto), la raccolta quest’anno è andata molto bene, sia in termini qualitativi che quantitativi. I numeri parlano da soli: con il San Giovese a inizio fermentazione ha ottenuto 13,5% di gradazione, 8,5 g/l I segreti della biodinamica di acidità totale e un ph 3,4. OvviaSulle colline di Certaldo (Fi), l’azien- mente dopo l’inverno i valori camda agricola Casale produce da ge- bieranno, ma come assicura il vignaiolo, è un vino con molta spinta. «Il segreto, se così si può chiamare, è quello di migliorare il metabolismo del suolo e intervenire preventivamente per bloccare le infezioni» spiega Giglioli, che ha anche una formazione medica. «Il primo risultato si ottiene con l’uso del cornoletame, per assicurare alla pianta un nutrimento equilibrato, il secondo con sali di rame a bassi dosaggi. L’im-
L’azienda agricola Casale di Certaldo (Fi) produce da generazioni vino e olio di oliva extravergine secondo il metodo biodinamico. La raccolta quest’anno, come potete vedere, è andata molto bene, sia in termini qualitativi che quantitativi.
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agricoltura
portante per me è stato poter monitorare lo stadio di maturazione delle spore della peronospera per poter intervenire tempestivamente e con precisione. Quest’anno c’è stato anche un attacco di tignola, che è stato prevenuto con zolfo e preparato 501 (cornosilice) per rinforzare la pianta e consentire un maggior fissaggio del calcio e una raccolta oltre i tempi standard, che garantisce più zuccheri e migliore macerazione». Antonio confessa di aver raccolto poche olive quest’anno, perché non ha avuto abbastanza tempo per fare i giusti interventi. Ma ci spiega
che è possibile fronteggiare la temibile mosca dell’olivo, che quest’anno in Italia, insieme alla cascola, ha decimato la produzione. «Gli insetti vogliono trovare piante dolci e squilibrate, facili da succhiare» spiega Antonio. «Con un terreno più equilibrato troverebbero invece piante più dure, che trattengono le sostanze. Secondo la pratica steineriana bisogna anche dare un messaggio omeopatico, spargendo le ceneri della mosca, opportunamente dinamizzate. Non ho avuto tempo di mettere le trappole, il prossimo anno magari andrà meglio».
EQUO E SOLIDALE
Il Sud è ovunque Prende vita Solidale Italiano, iniziativa di Commercio Equo rivolta ai piccoli produttori agricoli e artigiani del nostro territorio. Se l’espressione «equo e solidale» vi fa venire in mente il classico artigianato etnico o i cosiddetti «prodotti coloniali» come tè, caffè, zucchero, cioccolato e spezie, da oggi avrete modo di ricredervi. Nei paesi occidentali il numero di persone che vivono in uno stato di povertà assoluta è in aumento e in Italia il tasso dei fallimenti aziendali e i livelli di disoccupazione sono ai massimi storici. Questi fatti ci dimostrano in modo chiaro che il rigido e artificioso schema che distingueva tra «primo», «secondo» e «terzo» mondo oggi non regge più. E da una parte, forse, è meglio così. «Il Sud è ovunque, non è più un riferimento geografico come quando il commercio equo e solidale iniziò a muovere i primi passi»: queste parole di Roberto Mancini, professore di Filosofia Teoretica all’Università di Macerata, restituiscono il succo del pensiero raccolto nel Manifesto di Solidale Italiano, un progetto lanciato dal Consorzio CTM Altromercato insieme a Slow Food, Aiab e Consorzio cooperative sociali Gino Mattarelli. Obiettivo dell’iniziativa è valorizzare, attraverso le reti del commercio equo, i prodotti contadini e artigianali italiani provenienti da aree problematiche, in risposta alla crisi che dilaga anche alle nostre latitudini, nei poderi, nelle aziende familiari e nelle botteghe artigiane. Sono nate così due linee di prodotti: • Agricoltura Sostenibile, volta a favorire la tutela della biodiversità e delle produzioni tipiche locali, la coltivazione di ter-
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L’agricoltura organica rigenerativa Se vogliamo combattere la mosca dell’ulivo un modo c’è, ed è quello conosciuto dai nostri nonni. Ne è convinto Ivano Gioffreda, di Spazi Popolari, un’iniziativa pugliese localizzata a Sannicola (Le), che produce ortaggi coltivati con il metodo di agricoltura organica rigenerativa, appreso direttamente da Jairo Restrepo Rivera, e che ha preso posizione contro l’allarmismo diffuso sul disseccamento degli ulivi nel Salento. «L’annata è piuttosto infelice, ma gli unici che hanno potuto raccodi Oliver Haag
re confiscate alla mafia e il riscatto dal sistema del caporalato; • Economia Carceraria, che ha lo scopo di sostenere le attività di formazione professionale e restituire dignità al lavoro svolto dai detenuti in carcere. Ad oggi sono nove le realtà produttive sparse per la penisola, da Siracusa fino a Cuneo, che hanno ottenuto il marchio. Si tratta di progetti che non solo hanno una ricaduta sociale rilevante, ma sono anche vere e proprie eccellenze agroalimentari: si va dalla coltivazione biologica dell’oliva «Bella di Cerignola», raccolta a mano dai soci della cooperativa Pietra di Scarto sui terreni confiscati a un clan foggiano, alle birre artigianali miscelate e confezionate da Pausa Caffè grazie al reinserimento lavorativo dei detenuti nel carcere di Saluzzo, passando per l’arancia «Biondo di Caulonia» del consorzio calabrese Goel e la pasta da grani antichi prodotta dalla cooperativa Gino Girolomi sulle colline marchigiane. Pur con qualche distinguo, legato alla realtà italiana, il rapporto tra Altromercato e questi produttori è improntato sui classici criteri dell’equo e solidale: «Non si tratta di un semplice scambio commerciale» spiega Pierluigi Traversa, responsabile filiere di CTM. «Con i produttori instauriamo una partnership, una cooperazione attiva che si concretizza nell’assistenza per risolvere eventuali problematiche e in un processo di dialogo per stabilire insieme un prezzo equo e trasparente. Inoltre miriamo a dare continuità al rapporto negli anni e, non da ultimo, anche qui applichiamo il prefinanziamento del 50% sul prodotto finale». Al momento i prodotti Solidale Italiano si trovano nelle botteghe del commercio equo distribuite per tutta la penisola. Quindi da domani non ci sono più scuse: dall’antipasto al caffè, dall’oriente ai campi dietro casa, ora sappiamo cosa (è giusto) acquistare.
Il segreto è quello di migliorare il metabolismo del suolo e intervenire preventivamente per bloccare le infezioni
gliere tante olive, da queste parti, hanno utilizzato le nostre tecniche spiega Ivano. Si tratta perlopiÚ di biofertilizzanti e rimedi naturali. Contro la mosca olearia si usano zolfo e calcio in polvere spolverato sulle piante di primo mattino, quando le foglie sono bagnate. E poi si prosegue con qualche irrorazione di un nostro prodotto, zolfo, calce e cenere diluita al 5-6% spruzzata sulle piante. Si tratta di una tradizione che praticavano i nostri vecchi, con ottimi risultati e a costi bassi. L’agricoltura naturale è competitiva, le nostre tecniche ci consentono di produrre quantità di ortaggi di ottima qualità . Tutti i preparati usati da
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Spazi Popolari sono autoprodotti e derivano da ingredienti naturali come lievito di birra, sterco di vacca o cenere. I prodotti che si acquistano sono pochi: il solfato di rame, a scaglie, la calce, lo zolfo e, piÚ raramente, qualche minerale come lo zinco, usato negli agrumeti. Ivano ha provato a convertire i produttori convenzionali, ma non ha avuto molto seguito. E cosÏ sono arrivati i giovani, con cui è iniziata l’esperienza dell’orto. Ho dovuto insegnargli le tecniche, ma prima di tutto devono imparare che cosa vuol dire essere agricoltori commenta. La produzione è stata avviata su terreni affidati in comodato d’uso gra-
tuito. Su due ettari invece stiamo seminando grani antichi. Vogliamo dimostrare che i nostri prodotti sono buoni e crescono bene, andando oltre i dettami del biologico convenzionale. Per questo abbiamo promosso un progetto in provincia di Lecce. E abbiamo coinvolto la facoltà di biologia. Sarà l’Università a testare i nostri prodotti. Come al solito saremo noi, con le nostre scelte quotidiane, a decidere le sorti dell’agricoltura e dei nostri paesaggi naturali. Anche se quest’anno in Italia, lo sappiamo già , si venderà tanto olio straniero. l
Riferimenti ViniEtici, comunità di vignaioli e consulenti, tel 347 1947343 www.ViniEtici.com • Azienda agrobiodinamica Casale, via S. Martino Casale 150 Certaldo (Fi), tel 0571 669262 www.casalebio.com • Associazione Spazi Popolari, agricoltura organica tel 389 0861680 spazipopolari.blogspot.it •
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vivere insieme
La rivoluzione dolce di Lumen A più di vent’anni dalla fondazione dell’ecovillaggio, è arrivato il momento di tirare le somme per capire quali sono gli ingredienti di una comunità di successo. di Francesca Guidotti
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ono passati più di vent’anni da quando Milena Simeoni e Davide Pirovano hanno preso la decisione più pazza della loro vita: lasciare casa e lavoro e accendere un mutuo per un cascinale di 6000 metri quadri nel bel mezzo della Pianura Padana. «Nei primi tempi abbiamo vissuto in solitudine, tra zanzare e nebbie» ricorda Milena. «Più che due cuori e una capanna, due giovani avventati e un cascinale diroccato!». Un cascinale diroccato che però, nonostante le difficoltà iniziali, col tempo è diventato uno degli ecovillaggi più fiorenti d’Italia. Stiamo parlando di Lumen, che oggi conta 62 residenti e svolge un’ampia serie di attività che permettono l’autosostentamento, in coerenza con il principio di fondo della comunità: limitare l’impatto sul Pianeta. Viene da chiedersi: ma come hanno fatto? Naturalmente per realizzare un ecovillaggio stabile e funzionante non esiste una ricetta, perché a determinare il risultato è soprattutto chi «mescola la zuppa». L’esperienza di Lumen può tuttavia insegnarci quali sono gli ingredienti che non
dovrebbero mai mancare e con i quali ognuno potrà realizzare il piatto che preferisce.
Ingrediente n° 1: pensare collettivo L’idea di creare una comunità come quella costituita oggi da Lumen in realtà non era, almeno in un primo momento, tra i sogni dei fondatori. Ma a poco a poco, grazie anche al grande spirito di accoglienza di Davide e Milena, al loro percorso si sono unite diverse persone. L’attività dell’ecovillaggio ha visto la sua origine nel ’92, quando è stata creata un’associazione, Club Paradiso: i vari membri di questa comunità originaria si occupavano insieme della gestione delle strutture e passavano ore e ore, a volte giorni, in cerchio per conoscersi e progettare il futuro. «Uno degli ingredienti indispensabili per costruire una comunità è la stabilità delle relazioni fra i fondatori» afferma Milena. Chi viveva a Villa Fontanazza, il nome originale della cascina, offriva il proprio tempo libero per ristrutturare gli ambienti, tenerli puliti e ordinati. La
Elena Soldi durante una presentazione in aula.
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condivisione di ogni dettaglio ha ben presto aiutato il gruppo a unirsi e a percepire un senso di fratellanza e di mutuo aiuto. Con un po’ di spirito di adattamento e inventiva, i primi abitanti hanno iniziato a ospitare attività olistiche rivolte a un numero limitato di persone, accolte in un ambiente semplice ed essenziale. Come spesso accade, questo tipo di attività ha cominciato a destare diffidenza tra gli abitanti delle zone circostanti, non avvezzi a certe scelte di vita, e in certi momenti questo è sembrato di ostacolo. Il gruppo però si è stretto intorno all’idea che «la priorità, a prescindere dall’impronta specifica che ogni gruppo assume, è nutrire le energie costruttive e aggreganti attraverso la condivisione, sia a livello materiale che emotivo e spirituale», riuscendo così a continuare il suo percorso. Una delle sfide più grandi per il gruppo in formazione è stata quella di riuscire ad armonizzare tanti vissuti e bisogni differenti che vertevano spesso più sulle aspettative personali che su quelle collettive. Inoltre gli spazi abitativi erano ristretti, perché la ristrutturazione procedeva ma non era ultimata, e questo ha scatenato piccoli e grandi problemi relazionali. La consapevolezza però è sempre stata il tema principe: fondare una nuova comunità significa prima di tutto indagare le proprie motivazioni, perché questa scelta implica un coinvolgimento totale della persona, responsabile nei confronti degli
Alcuni degli abitanti di Lumen.
obiettivi comuni e di ogni membro del gruppo. Una comunità in cui ognuno pensa per sé è una contraddizione, ed è destinata a distruggersi rapidamente. Davide e Milena paragonano la scelta di vivere in comunità al matrimonio, data la stretta convivenza che «è fatta di luci ed ombre, di gioie e di dolori, di momenti di profonda comprensione e di litigi, dove la conflittualità è una bomba a orologeria pronta ad esplodere al minimo contatto. Non essere consapevoli di questo è come incamminarsi per un lungo viaggio senza aver preparato un’adeguata valigia». Fin dall’inizio, ogni decisione è stata presa attraverso il metodo del consenso, ma quando Lumen ha raggiunto i quaranta abitanti, si è fatto impellente il bisogno di individuare quattro persone sempre a servizio del progetto: sono i «lumini», figure guida disposte a dedicare attenzione a qualunque membro della comunità. Bussando alla loro porta, un abbraccio, una tazza di tè, un suggerimento sono sempre garantiti. «È così che abbiamo scoperto che il disaccordo tra persone mature non può esistere» sorride Davide. «Quando abbandono il mio piccolo orticello in favore della comunità, il mio punto di vista passa dalla modalità “discussione”, in cui si tenta in tutti i modi di far valere la propria ragione, alla modalità “ragionamento”, in cui si scopre che il punto di vista dell’altro integrato al nostro permette una visione migliore, con buona pace di tutti». «Oggi siamo in sessantadue e i processi decisionali si svolgono all’unanimità» continua Milena. «Siamo una democrazia condivisa e cerchiamo di lasciar andare il punto di vista individuale per accogliere serenamente quello altrui e miscelarlo con saggezza per produrre la più saporita e gustosa delle zuppe».
I numeri di Lumen • • • • • •
Abitanti: 54 (di cui 18 minorenni) Famiglie: 15 Auto per famiglia: 1 (media nazionale: 1,5) Consumo energia elettrica ad uso promiscuo (casa e ufficio): quasi 2000 kWh (media nazionale: 4000). Consumo d’acqua per uso domestico: 100 litri pro capite/giorno (media nazionale: 170) Consumo territorio: 31% costruito, 69% area verde
Oltre che alla cura delle relazioni, i lumini hanno sempre posto molta attenzione al corpo. «Un abitante di Lumen sa che la prevenzione è il primo caposaldo» racconta Elena Soldi, floriterapeuta, naturopata, specialista in alimentazione naturale e abitante di Lumen di vecchia data. «La nostra dieta è basata sulla cucina mediterranea, con
una tendenza prevalentemente vegana e macrobiotica. Ma questa va integrata con un’attività fisica moderata, con il tempo all’aria aperta, con sane relazioni interpersonali e con la presa di responsabilità dei propri stati psico-emotivi». La passione per la medicina olistica, la crescita personale attraverso i principi della «Quarta Via» e il volontariato, hanno permesso alla comunità di creare gradualmente, a piccoli passi, un equilibrio che nel tempo l’ha resa stabile. Il lavoro, però, non è tra gli aspetti più complicati da gestire in un ecovillaggio. Certo, trovare sintonia e accordo in questo ambito, e quindi nel rapporto con il denaro, non è semplice, ma quando le relazioni tra i membri sono armoniose, la sintonia lavorativa è una conseguenza spontanea. L’arrivo dei figli è invece un evento che inevitabilmente trasforma tutte le dinamiche precedentemente instaurate. Quando nasce un figlio, la coppia deve mettere molte cose in discussione, e l’interazione tra il figlio e gli altri bambini può creare ansie e stress, gelosie e favoritismi, disuguaglianze e contrasti, perché ogni genitore ha il suo metodo per educare il proprio figlio. «Vivere in una comunità insegna ad affrontare i mutamenti che avvengono negli equilibri all’interno della propria famiglia» racconta Floriana, a cui è affidata da diversi anni la cura dei bambini della comunità. «La comunità può essere rappresentata come una famiglia allargata; ogni genitore impara a intervenire in egual maniera sui bambini nelle diverse dinamiche quotidiane, abbandonando il protezionismo per il proprio figlio. Il bambino così non ha più come unico riferimento i propri ge-
Oltre ai responsabili fissi della cucina, volontari e lumini offrono il loro aiuto nel preparare i pasti.
La sala comune, adebita a molteplici funzioni per la comunità.
Ingrediente n° 2: equilibrio mente-corpo
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vivere insieme
Francesca Guidotti
Ecovillaggi e cohousing
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nitori, ma riceve da tutti gli adulti della comunità un contributo alla sua educazione». Ironicamente chiedo a Floriana se, nel suo compito di educatrice, le sia capitato di doversi occupare dei genitori, oltre che dei figli. «Il figlio» mi risponde lei «essendo in qualche modo il “prodotto” della famiglia in cui vive, esprime sfumature comportamentali, esplicite o silenti, delle persone che ama. A Lumen, l’educazione condivisa passa anche attraverso la presa di responsabilità del genitore nei confronti dei disagi espressi dal proprio figlio. In questo senso è escluso l’intervento sul bambino se, preventivamente, i genitori non si sono impegnati nell’osservazione di se stessi e nelle dinamiche di proiezione dei propri disagi irrisolti». Osservando i bambini durante Naturolistica, la fiera del benessere che ogni anno si tiene nella grande corte di Lumen, ho modo di verificare di persona la bontà dell’educazione condivisa: adolescenti e bambini scorrazzano nelle sale, nel parco e tra le bancarelle in modo gioioso ma non troppo caotico, sono consapevoli di quello che sta accadendo intorno a loro e danno una mano agli adulti come possono. A cena si riempiono il piatto di verdure, parlano e festeggiano con i grandi
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l’evento appena concluso, chiedono agli adulti se sono contenti e, finito di mangiare, senza che nessuno gli dica nulla, puliscono il tavolo, ripongono le proprie stoviglie, ringraziano il cuoco e via, di nuovo a giocare, prima di andare a letto.
Ingrediente n° 3: la rivoluzione dolce
possibile visionare i dati raccolti sull’impatto positivo che l’ecovillaggio ha avuto sul territorio regionale e nazionale, sul suo limitato impatto ambientale, il minimo ricorso ai servizi sanitari e assistenziali, il contributo alla divulgazione di stili di vita sani, in particolar modo nel campo medico sulla ricerca sul tumore al seno, e molto altro ancora. Ci sono basi concrete per affermare che un ecovillaggio porta grande beneficio non solo ai suoi abitanti e alle generazioni future, ma anche a tutto il sistema con cui interagisce quotidianamente. Come ha detto Jarno Raineri, un 38enne residente da dieci anni a Lumen: «Ho capito che la rivoluzione che cercavo è qua, ma è una rivoluzione diversa da quella che avevo in mente, la definirei una rivoluzione dolce, una rivoluzione intelligente, una rivoluzione per qualcosa, non contro qualcosa». In questo laboratorio dinamico di sperimentazione sociale, la propositività è un atteggiamento del singolo che va a vantaggio del benessere di tutti. Ma per compiere azioni concrete quotidiane è importante essere consapevoli di ciò che si è e cosa si vuole, che forse è la più grande di tutte le rivoluzioni. l
Come già emerso su Terra Nuova in più occasioni, gli ecovillaggi non esistono come entità giuridiche. Come altri ecovillaggi, anche i lumini hanno dovuto cercare di darsi una forma adattandosi a quanto prevede la legge. Inizialmente hanno fondato un’associazione culturale, trasformata più tardi in un’attività di promozione sociale; poi, quando hanno cominciato a crearsi le attività economiche, hanno aperto una società a responsabilità limitata, in seguito tramutata in società cooperativa di produzione e lavoro a mutualità prevalente (Vis Naturae); dal 2013, la proprietà immobiliare è affidata alla cooperativa a proprietà indivisa Lumen Recrea. Questi passaggi hanno condotto oggi Lumen ad essere formata per il 53% da dipendenti a tempo indeterminato e per il 28% di liberi professionisti. A questi si aggiungono 2 amministra- Note tori, 2 persone con contratto a pro- 1. Lumen, XXI anni insieme. Ecovillaggio, solidarietà, salute, ecologia, Edizioni Lugetto e 2 disoccupati (rispettivamen, Piacenza (2013). mente il 6%). Niente male, se si guarda la media nazionale o regionale. Contatti Nella recente pubblicazione di • Lumen, via Polignano 5, San Pietro in Lumen XXI anni insieme1, che racCerro (Pc), tel 0523 838172, info@naturopatia.org - www.naturopatia.org conta l’esperienza della comunità, è
Lumen e San Cresci, un ecovillaggio nell’ecovillaggio Nel 2013 Lumen aderisce a San Cresci, un grande progetto di ecovillaggio alle porte di Firenze, nel Mugello. San Cresci è il nome di un un borgo storico rurale abbandonato, composto da 8 case coloniche e 657 ettari di terreno. La proprietà è stata acquistata dalla Fondazione Europea Cammino Futuro, che ha immaginato San Cresci come un complesso residenziale e lavorativo autosufficiente, in cui ogni arte, mestiere e competenza concorrono al benessere e alla realizzazione dell’individuo e del villaggio stesso. L’obbiettivo è il «ben vivere», per questo alcune strutture saranno dedicate alle arti e alla cultura, altre al benessere e alla salute, alla nascita naturale, allo sport, all’autoproduzione alimentare, alla ristorazione ed accoglienza, alla ricerca. Lumen, oltre a offrire le proprie competenze in ambito di vita comunitaria, naturopatia e discipline olistiche per il benessere, realizzerà una casa famiglia e un’attività agricola. n Per informazioni: tel 335 7832866, info@fecf.eu - www.fecf.eu - www.sancresci.eu
l’economia dei sogni
Vuoi aprire una nomad base? di Alfredo Meschi e Ilaria Farulli, autori di 100 modi per cambiare vita ed essere felici
La scelta di dare meno importanza al denaro e di favorire un’economia basata sulla condivisione sembra oggi sempre più necessaria, e molte persone decidono di percorrere questa strada a testa alta e cuore aperto. Eppure, quanta paura fa anche solo pensare di aprire il nostro portafoglio e la nostra economia! E che dire del rinunciare all’idea di considerare la nostra casa soltanto nostra? Le nomad base sono una realtà recente, ma con delle potenzialità di crescita enormi. Couchsurfing, BeWelcome, Hospitality Club, HelpX e tutti gli altri network di ospitalità gratuita hanno già permesso di aprire le nostre case a sconosciuti viaggiatori del mondo intero, facendo scoppiare una meravigliosa rivoluzione che ha coinvolto milioni di persone. Adesso le nomad base ci permettono di togliere degli illusori aggettivi possessivi e restituire al mondo tanti nidi urbani. La casa torna così ad essere un luogo dove possiamo semplicemente ripararci e dormire al sicuro, un’occasione per socializzare e condividere cibo, oggetti, storie, diritti e doveri, sogni. Ogni abitante contribuisce in tutti i modi possibili alla sana e sostenibile gestione del posto: l’economia del dono per ciò che riguarda le necessità materiali diventa la regola. Il video a fondo pagina racconta l’esperienza di Lisa e Clemens, mostrando come il loro appartamento sia diventato il luogo dove nessuno si sente ospite e tutti si sentono a casa. La loro storia potrebbe essere d’ispirazione e invogliarvi ad aprire anche voi una fantastica nomad base! Questo spirito di condivisione può essere uno spunto per trattare uno dei temi più dibattuti: l’amore. L’economia del dono affonda infatti le sue radici proprio in questo sentimento e in nuove amorevoli relazioni socio-economiche. E quando entriamo nell’ambito delle relazioni, il limite più grande all’espressione del proprio affetto non si trova nei principi legati al possesso del denaro o della casa, ma nel sacro dogma della coppia di religiosa tradizione, al quale sembriamo tutte e tutti assoggettati. A questo proposito uno dei principali esperti mondiali di gift economy, Charles Eisenstein, ha tenuto insieme a Benjamin von Mendelssohn dell’ecovillaggio Tamera, una conferenza intitolata «Denaro, acqua, sesso e comunità». Una riflessione su come ecologia, economia e nuovi modi di pensare e vivere le relazioni interpersonali siano intimamente connessi. Se l’idea di abbracciare il dono come forma di economia non monetaria inizia a piacervi, perché non inserirlo anche all’interno delle vostre relazioni? No, non c’è bisogno di partire dal letto, né di ridurre il grande oceano delle relazioni amorose alla sola espressione della sessualità, ma iniziare a prendere le distanze da un’insostenibile idea di possesso nei confronti del partner è una possibilità da non scartare o allontanare con battute da osteria. Non esistono, per fortuna, una regola o un modo di procedere giusti, ognuno farà i passi e gli esperimenti che si sente a partire dalla propria sensibilità. Concediamoci però, almeno teoricamente, la possibilità di vedere come la dimensione della condivisione possa abbracciare l’intero nostro essere, sensualità, sessualità e amore inclusi. Noi abbiamo dedicato all’argomento un intero ebook, che verrà pubblicato a breve da Terra Nuova Edizioni. Provate a leggerlo e… fateci sapere! • nomadbase.info per aprire le nostre case… e le nostre relazioni amorose. Il libro di Wendy-O Matik è caldamente consigliato: youtu.be/XF6YluIEJSk • Tenete d’occhio lo shop online di Terra Nuova per l’uscita del libro: www.terranuovalibri.it
è felice di presentarvi
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L’economia che fa cantare di gioia
L’ebook che per primo introduce in Italia il nuovo fenomeno della gift economy, l’economia del dono, attraverso storie, testimonianze e tantissimi link.
Grazie alla collaborazione con Ilaria Farulli e Alfredo Meschi, già autori del libro 100 modi per cambiare vita ed essere felici (Terra Nuova Edizioni), vi offriamo con piacere la possibilità di scaricare gratuitamente questo ebook, un esperimento comune per iniziare a camminare insieme sulla strada dell’economia del dono!
Per scaricarlo andate su ebook.terranuovalibri.it/33
BUONA LETTURA!
Terra Nuova · gennaio 2015
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l’intervista
Il paradigma matriarcale Incontriamo Heide Goettner-Abendroth, ricercatrice e filosofa tedesca, che per anni ha studiato le società matriarcali viventi come modello di un nuovo paradigma sociale. di Giuditta Pellegrini
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uando si ascolta parlare Heide Goettner-Abendroth non ci si stupisce che sia stata una delle donne nominate nell’ambito dell’iniziativa 1000 donne per il Premio Nobel per la Pace nel 2005. Il suo linguaggio conciso punta dritto a un’analisi attenta delle cose, perché come lei afferma: «Non c’è niente di più pratico di una teoria». La sua indagine pionieristica, iniziata negli anni ’70 come cofondatrice degli Women’s studies1, l’ha portata a fondare i Moderni Studi Matriarcali, che muovendo dalla ricerca sul campo e dallo studio dei matriarcati ancora esistenti, ne delineano le caratteristiche come modelli di società totalmente diverse dalle nostre ma comunque perfettamente funzionanti. Partendo da una critica radicale del patriarcato, che esclude le donne attraverso quello che la studiosa definisce colonialismo interno, rivolto cioè verso i membri stessi della società, Goettner arriva poi a una critica più allargata verso il colonialismo esterno del sistema capitalista, che opprime i popoli indigeni privandoli di autorità. È così che i matriarcati divengono importanti spunti per un nuovo modello di società, basata sulla condivisione e la cura di ogni membro che ne fa parte, come nuovo paradigma che non si rivolge solo alle donne, ma a tutti. A partire dall’analisi sul campo, Goettner sviluppa un metodo di ricerca aperto che può essere utilizzato da chiunque e che permette di identificare una società ma-
Heide Goettner-Abendroth è filosofa e ricercatrice socio-culturale con particolare interesse per la forma sociale matriarcale. Ha inseganto per 10 anni filosofia e teoria della scienza all’Università di Monaco. È cofondatrice degli Women’s studies (1976) e fondatrice dei Moderni Studi Matriarcali e di HAGIA, International Academy for Modern Matriarchal Studies and Matriarchal Spirituality in Germania. Tiene conferenze e lezioni in ogni parte del mondo e il suo ultimo libro, Le società matriarcali, è stato rencentemente tradotto anche in italiano (vedi box segnalibro).
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triarcale in base alle sue caratteristiche fondanti. Si tratta di un metodo che si differenzia da quelli del passato anche per la scelta e la rivalutazione del termine matriarcale, che viene spogliato dai pregiudizi che lo circondano e riabilitato a partire dalla più antica accezione della radice archè, intesa come inizio. Matriarcato quindi inteso non come il dominio delle madri, ma all’inizio le madri, proprio in virtù della naturale possibilità delle donne di dare la vita tramite il parto e quindi di rivestire ruoli autorevoli all’interno della comunità senza il bisogno di imporsi con la forza. Heide, gli Studi Matriarcali Moderni hanno inaugurato una nuova definizione dei matriarcati… Sì, abbiamo sviluppato una nuova definizione delle società matriarcali a partire da quelle ancora esistenti, che sono tutte organizzate intorno alla centralità della madre; le madri in realtà non hanno un ruolo di dominio: non dobbiamo pensare ad un’immagine speculare del
segnaliIBro LE SOCIETÀ MATRIARCALI: STUDI SULLE CULTURE INDIGENE NEL MONDO di Heide Goettner-Abendroth ed. Le Civette di Venexia (2013) - pag. 712 - € 28,00
patriarcato. Centralità della madre vuol dire che le madri sono al centro, ma non sopra: c’è uguaglianza di genere, cioè uomini e donne si rispettano a vicenda e condividono lo stesso margine di azione.
le, nonostante i loro tentativi di avere maggiore influenza. Nell’ambito degli Studi Matriarcali Moderni noi usiamo dire che le società matriarcali sono veramente democratiche, anche a livello di genere. Un altro punto è che noi viviamo una profonda crisi economica perché la nostra economia è basata su un modello capitalista, in cui pochi si accaparrano i beni dei molti. Questo non può avvenire in una società matriarcale, dove non ci sono ricchi o poveri, perché tutti i beni sono condivisi: sono esempi viventi di economie condivise ed egalitarie e sarebbe veramente una benedizione se potessimo riproporle nelle nostre società.
re le ricchezze specifiche che un territorio può offrire, e per comportarsi in maniera veramente ecologica. La terra ha bisogno di essere curata e il modo migliore per farlo è quello di lavorarla in modo comunitario. Le donne in particolare hanno una relazione speciale con la terra, come possiamo vedere nelle forme di società più arcaiche, quindi possiamo dire che il bioregionalismo è intrinseco alle società matriarcali esistenti ed è molto importante anche per noi che ne vogliamo creare delle nuove. In che modo possiamo prendere spunto dalle società matriarcali nelle nostre società? Io credo che le donne dovrebbero iniziare a costruire delle comunità, andando oltre l’isolamento che si crea nelle famiglie nucleari e tra le singole madri, in modo da aiutarsi a vicenda, come accade in un clan matriarcale. Dovrebbero craere un’economia condivisa, per esempio con delle terre comuni, o vivendo insieme in cohousing, perché sono le prime a soffrire del modello patriarcale moderno, che oggi corrisponde al modello capitalista. Questo non significa che debbano essere da sole: gli uomini ne possono certamemente far parte, ma le donne devono essere coloro che iniziano e portano avanti queste comunità. l
È in questo senso che possiamo parlare di un nuovo paradigma matriarcale? Quando mettiamo a confronto le società matriarcali con quelle patriarcali, vediamo che si tratta di due modelli e stili di vita completamente diversi. Le società matriarcali sono egualitarie, hanno un’economia condivisa, venerano e rispettano la madre terra e non la distruggono. Sono società bilanciate, dove ogni persona ha un suo ruolo e partecipa pienamente alla vita del clan. Ci offrono una nuova visione di come una società umana potrebbe essere, quindi un nuovo paradigma per comprendere il presente e anche il passato. Noi siamo abituati a pensare che il modello patriarcale sia sempre Note stato quello dominante, mentre in re- 1. Gli Women’s studies segnarono l’ingresso in ambito accademico, nei primi altà è relativamente recente. Numeanni ’70, degli studi interdisciplinari su rosi studi dimostrano che in tutto il politica, società, storia ecc. da un punmondo, e per un lunghissimo peto di vista femminile e femminista. riodo di tempo, prevalse la forma so- 2. Il metodo del consenso prevede che le ciale matriarcale, la quale era caratdecisioni in un gruppo non vengano preterizzata da grande stabilità e bese in base al volere della maggioranza, ma cercando di capire le motivazioni di nessere.
A parte questa, quali sono le altre caratteristiche di queste società? Una delle caratteristiche fondanti è che sono matrilineari, cioè la discendenza (del nome del clan, dei ruoli politici, dell’eredità ecc.) avviene per via materna. L’altra caratteristica è che una grande parte dell’economia, in particolare i beni di prima necessità, è gestita dalle donne. Questo non vuol dire che le donne detengono la ricchezza: essa viene distribuita dalle anziane del clan in maniera uguale a tutti i membri della comunità. Altra caratteristica importante è che le decisioni sono prese attraverso la formula del consenso2, quindi tutti partecipano allo stesso modo, comprese le matriarche, che non possono prendere decisioni a prescindere dalle altre persone. Tu parli del bioregionalismo come approccio che ci permetterebbe di riQuindi i matriarcati hanno molto da pristinare alcuni valori di queste soinsegnarci. cietà, in che modo? Infatti. In primo luogo si basano su Il movimento bioregionalista è queluna vera uguaglianza di genere, cosa lo più propizio alla creazione di che noi non abbiamo nelle nostre so- nuove comunità come quelle che ci cietà, in cui gli uomini rivestono po- auspichiamo. Infatti fare agricoltusizioni di comando mentre le don- ra locale è il modo migliore per ne hanno ancora un ruolo margina- creare coesione sociale, per sfrutta-
tutti e trovando attraverso l’ascolto e la parola, una soluzione di compromesso. Per approfondire: Guida pratica alla facilitazione e al metodo del consenso, di Beatrice Briggs (Terra Nuova Edizioni).
Per saperne di più • • •
www.goettner-abendroth.de www.hagia.de/it Guarda il video integrale dell’intervista sul Canale YouTube di Terra Nuova: youtu.be/Lujnjbi5oc8 Terra Nuova · gennaio 2015
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PUBBLICITÀ
Hans Custo e i Gong Planetari di Christof Bernhard
I Gong Planetari hanno una storia affascinante, che intreccia un’originale ricerca scientifica alla risonanza profonda con il sistema umano. Il loro suono si muove nel corpo armonizzando le parti bloccate o in tensione, per portare benessere ed equilibrio. Il nostro fisico è un idiofono che entra in risonanza con la vibrazione dei gong e durante una terapia sonora interazioni e reazioni complesse accadono dentro di noi. Le vibrazioni curative nel corso di un trattamento individuale o durante un bagno di gong creano stati di profondo rilassamento: le cellule lavorano al meglio, il cervello attiva il suo pieno potere intuitivo e ci si sente felici e interiormente in pace. È grazie ad un matematico fisico svizzero che la ditta tedesca Paiste ha iniziato a produrre Gong Planetari, che stanno vivendo un momento di grande espansione anche nel nostro paese nel campo terapeutico. Era il 1978 quando Hans Custo si trovava a Monaco e fece una scoperta che aprì strade completamente nuove per le terapie vibrazionali. Lo scienziato svizzero in un momento illuminato percepì il suono delle sfere: nello stesso istante sentì la melodia dei pianeti del sistema solare. Basandosi sugli studi di Keplero e ancor prima di Pitagora ebbe l’intuizione di come poter rendere udibile questa melodia. Il colpo di genio fu di connettersi con il ritmo naturale dei corpi celesti: sentì che le orbite dei pianeti intorno al sole erano la frequenza base da cui partire e, attraverso salti di ottava, detti ottavizzazione, un processo paragonabile al principio omeopatico della dose infinitesimale, riuscì a portare il suono di ogni pianeta ad una frequenza udibile per il nostro orecchio. Il primo calcolo lo fece sul giorno terrestre, vale a dire sul ciclo delle 24 ore. Prese la sua calcolatrice mentre era seduto in un famoso giardino botanico a Monaco e iniziò a digitare: un minuto ha 60 secondi, che moltiplicato per 60 minuti fa 3600 secondi per ogni ora, moltiplicato per 24 ore fa 86.400 secondi al giorno. Per convertire il tempo in hertz – unità di misura del suono - divise un secondo con l’unità del giorno (1/86400), e il numero che ottenne lo moltiplicò per 2 per ben 24 volte sino ad arrivare a 194,1807 hertz. Spiegandolo a parole: portò il
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ritmo del nostro giorno a una frequenza udibile che corrisponde all’incirca ad un SOL. Con la stessa logica tradusse l’orbita della terra intorno al sole in una nota musicale (DO#), e di seguito lo fece per ogni pianeta del Sistema Solare.
L’ottava creata dai 17 Gong Planetari NOTA MUSICALE
FREQUENZA (Herz)
1 LUNA PIENA SIDERALE
PIANETA
LA#
227.43
2 VENERE
LA
221.23
3 NETTUNO
SOL#+
211.44
4 LUNA NUOVA SINODICA
SOL#
210.42
5 URANO
SOL#-
207.36
6 TERRA GIORNO
SOL
194.71
7 GIOVE
FA
183.58
8 TERRA ANNO PLATONICO
FA
172.03
9 NIBURU
MI
161.26
10 CHIRON
RE#
151.27
11 SATURNO
RE+
147.85
12 MARTE
RE
144.72
13 MERCURIO
DO#+
141.27
14 PLUTONE
DO#+
140.25
15 TERRA ANNO
DO#
136.10
16 SEDNA
DO
128.10
17 SOLE
SI++
126.22
Ordine dell’ottava: dal basso SI del Sole - più grave all’alto LA# della Luna piena - più acuta.
Il matematico svizzero, che ha sviluppato da sempre una forte vena olistica, si è spinto ancora un po’ oltre attribuendo ad ogni pianeta un colore; unendo astrologia e conoscenze indiane ha creato un sistema utile per ogni terapeuta del suono per poter utilizzare la forza e le caratteristiche di ogni corpo celeste per il benessere fisico, emozionale, mentale ed astrale di ogni persona. È in questo quadro che si inseriscono i Gong Planetari, potenti strumenti che con la loro vibrazione portano messaggi precisi, potenziando le energie dei vari pianeti rendono udibile alle nostre orecchie la melodia delle sfere
nella quale siamo immersi da sempre. Questi gong sono prodotti artigianalmente, partendo da un disco di metallo che viene forgiato a martellate fino ad essere intonato con strumenti sofisticati sulla frequenza esatta, secondo i calcoli di Hans Custo. Ecco di seguito i sette pianeti del Sistema Caldaico, ovvero i pianeti visibili dalla Terra ad occhio nudo, con una breve sintesi delle loro potenzialità terapeutiche.
VENERE Chakra: Terzo occhio Segno astrologico: Toro e Bilancia Colore: Giallo - Arancione Funzioni basilari: Porta bellezza, armonia, creatività e abbondanza, ci apre alla forza e al potenziale delle relazioni. Suona Venere quando vuoi: espandere l’immaginazione e l’abilità di percepire e progettare; portare arte e compassione nelle proprie relazioni d’amore.
SOLE Chakra: Plesso solare Segno astrologico: Leone Colore: Verde/Giallo – Verde/Oro Funzioni basilari: Aiuta a definire la nostra individualità, integrità e indipendenza, a superare circostanze sfavorevoli ambientali, ad essere in contatto con il seme divino. Suona il Sole quando vuoi: rafforzare il senso dello scopo e il potere della resistenza; migliorare la vita spirituale e sviluppare una dinamica forza di volontà.
LUNA Chakra: Sacrale Segno astrologico: Cancro Colore: Arancione Funzioni basilari: La luna stimola la propria reazione automatica in modo che sia ritmica e ciclica. La luna nuova aiuta a creare un’apertura per andare avanti e la luna piena aiuta a raccogliere i frutti. Suona la Luna quando vuoi: ottenere pazienza, fiducia di sé, resistenza e benessere; stimolare i processi istintivi.
MERCURIO Chakra: Gola Segno astrologico: Gemelli - Vergine Colore: Blu/Verde - Blu Funzioni basilari: Attiva la nostra mente e le facoltà di ragionamento per promuovere conoscenza, comprensione, comunicazione, libertà di scelta e sintesi. Suona Mercurio quando vuoi: supportare la comunicazione verbale, la rapidità analitica ed obiettività nella consapevolezza di sé; vedere l’intero e le sue parti contemporaneamente.
MARTE Segno astrologico: Ariete - Scorpione Colore: Blu Funzioni basilari: Porta ad agire, provvede al coraggio necessario per rimuovere gli ostacoli sul proprio cammino e per trovare nuove forme di auto-espressione. Suona Marte quando vuoi: aumentare l’energia; incorporare un comportamento deciso, indipendenza, coraggio, passione e iniziativa nelle proprie azioni.
GIOVE Segno astrologico: Sagittario - Pesci Colore: Rosso Funzioni basilari: Stimola la crescita e l’espansione su tutti i livelli e rompe legami illusori tra spirito e materia. Suona Giove quando vuoi: evocare il potere di plasmare e di crescita costante; aggiungere espansione per ogni tipo di ricerca, sia fisica che mentale.
SATURNO Segno astrologico: Capricorno Colore: Blu Funzioni basilari: Ci aiuta a fondare legami salutari e ci forgia nel fuoco interno della disciplina per realizzare il proposito della nostra anima con forza e saggezza. Suona Saturno quando vuoi: evocare prudenza e persistenza; aggiungere più energia e concentrazione nel processo di consapevolezza. Fonti: Hans Custo, Die Kosmische Oktave – Don Conreaux, Gongs of our Solar System
Per informazioni: tel 348 7510121 info@gongplanet.com www.gongplanet.com
Vuoi imparare a suonare i Gong? Gong Master Training 2015 Formazione in tre fine settimana per imparare a suonare i gong, fare trattamenti individuali e gestire bagni di gong. • dal 30 gennaio al 1° febbraio • dal 6 all’8 marzo • dal 24 al 26 aprile PROGRAMMA - GONG: storia - tipi di gong - tecniche con mazze: gong appeso e gong a mano - manutenzione - accessori - SCIENZA DEL SUONO: il potere curativo dei suoni - fisica del suono - suono vivo - armonia funzionale
- VOCE: il potere della voce - canto libero - canto armonico - canto con shruti box e monocordo - mantra - STRUMENTI DI ACCOMPAGNAMENTO: shruti box - monocordo - koto - campane tibetane - flauti - conchiglia - sonagli - kalimba - cimbali - energy chimes - TRATTAMENTI: struttura - obiettivi - rilassamento - il suono - il silenzio - l’accoglienza - GONG YOGA: esercizi collegati ai meridiani della medicina tradizionale cinese - ETICA La formazione è condotta da Christof Bernhard coadiuvato da vari insegnanti che apporteranno esperienze e conoscenze specifiche di alto livello. Per maggiori informazioni: tel 348 7510121 info@gongplanet.com - www.gongplanet.com
Terra Nuova · gennaio 2015
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genitori e bambini
Boicotta chi boicotta l’allattamento Malgrado ci siano norme precise sulla commercializzazione dei latti artificiali, ogni anno in Italia vengono segnalate centinaia e centinaia di violazioni del Codice internazionale. Ma le mamme possono difendersi. di Alexis Myriel
C
hi direbbe che è in corso una crociata, insistente, subdola e senza vergogna, contro l’allattamento al seno? Dopo il recepimento da parte dell’Italia nel 1996 del Codice per la commercializzazione dei sostituti del latte materno1, sembrava che il marketing aggressivo e sfacciato delle aziende produttrici di latti artificiali dovesse tramontare, stroncato dal buon senso e dalle norme. Invece non è stato così e anche da parte di moltissimi operatori sanitari continua ad esserci una pervicace predisposizione a compiacere le ditte, magari in cambio di regali costosi come è stato il caso dei dodici pediatri arrestati lo scorso novembre tra Toscana e Liguria. Sta di fatto che anche nel 2014 le violazioni del Codice nel nostro paese sono state migliaia, gran parte delle quali segnalate alla sezione
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italiana di Ibfan, l’International Baby Food Action Network, che mette a disposizione la quinta edizione aggiornata del rapporto «Codice violato»2.
In ospedale Sono innumerevoli i casi di lettere di dimissioni dall’ospedale, dopo il parto, dove viene indicata ai genitori una marca di latte artificiale «in caso la madre non abbia il latte», pratica vietata dal Codice e anche dalla legge italiana. Peraltro la marca indicata cambia ogni mese per garantire guadagno a tutte le ditte produttrici. COSA PUOI FARE. Scrivi all’ospedale o al medico che ti ha consigliato il latte artificiale, cita il Codice ed esprimi il tuo disappunto. Informali che non gradisci essere oggetto di pratiche di marketing scorretto. Informa l’Ausl e l’Ordi-
ne dei Medici, poi segnala anche a Ibfan3 la violazione.
Nei negozi specializzati Può capitare che nei negozi specializzati per la prima infanzia si ricevano materiali e informazioni scorretti. Alcuni organizzano incontri destinati ai genitori con personale non sempre specializzato che tende a far passare l’allattamento come una pratica stressante per la madre, un’incombenza evitabile, promuovendo così la vendita dei latti artificiali e degli ausili connessi. Oppure possono venire forniti depliant e pseudo-manuali che inducono nell’equivoco. COSA PUOI FARE. Scrivi al responsabile del negozio e ai vertici della casa-madre se si tratta di una catena e manifesta la tua indignazione annunciando che non farai più acquisti presso di loro e consiglierai ad altre mamme di fare
(trova qui la sezione competente per la tua zona: www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/Informazioni/Tutela/Salute/03_NAS.htm).
Su siti web e riviste
Il pediatra
I siti web e le riviste dedicati alle mamme spesso sono infarciti di informazioni e link che rimandano a contenuti pubblicitari, anche se sempre di più cercano di «nobilitarsi» fornendo anche alcune informazioni corrette sull’allattamento in modo da potersene servire come bandiera. Sui siti dei produttori di latti artificiali, poi, si trova la vetrina dei latti disponibili ma anche articoli, consulenze, newsletter, forum e così via. Insomma, non attendono che la mamma si metta a cercare prodotti per l’alimentazione artificiale, bensì la catturano già fin dalla gravidanza. Spesso insistono molto anche sullo svezzamento precoce e sui latti di proseguimento, ambiti meno regolamentati. COSA PUOI FARE. Se ravvisi informazioni inadeguate o scorrette o forme subdole di pubblicità, scrivi al direttore del sito web o della rivista informandoli che ti sei indignata e che non acquisterai più quella rivista o non visiterai più quel sito e che consiglierai ad altre mamme di fare altrettanto. Segnala anche a Ibfan.
Innanzitutto è contro la legge prescrivere latte artificiale al momento delle dimissioni dall’ospedale dopo il parto5. Addirittura c’è chi riceve ancora campioni di latte artificiale sia in ospedale sia nell’ambulatorio del pediatra. Peraltro il pediatra può influire in maniera negativa anche in altri modi. Un esempio classico è quello che riguarda le informazioni sbagliate, che destabilizzano la madre e scombinano l’allattamento al seno. È fuorviante e scorretto consigliare l’aggiunta di latte artificiale perché il bambino succhia al seno «troppo spesso» (non esiste un troppo spesso) quindi «evidentemente la mamma non ha abbastanza latte»; oppure quando il bambino ha il reflusso gastroesofageo interpretato come «non digerisce il latte materno». È altresì fuorviante imporre intervalli regolari tra una poppata e l’altra o una determinata durata della poppata stessa, cosa non naturale quando si allatta al seno e che può anche causare una diminuzione nella produzione di latte. COSA PUOI FARE. Se il pediatra interferisce in maniera negativa sull’allattamento, segnala la cosa alLatte in polvere l’Ordine dei Medici e all’Azienda Spesso, sulle confezioni di latte in sanitaria di appartenenza. Segnala polvere da ricostituire per sommi- anche a Ibfan. nistrarlo al neonato, le informazioni fornite non seguono le linee gui- Lo svezzamento da dell’Organizzazione mondiale L’Oms sostiene dal 2001 che non vi della sanità né vi corrispondono, so- sono benefici per la salute del bamprattutto riguardo alla pulizia delle bino ad anticipare lo svezzamento ai superfici di preparazione, alla puli- 4 mesi anziché attendere i 6. Eppuzia delle mani, alla bollitura dell’ac- re molti alimenti per la prima inqua e alla sua temperatura. Meglio fanzia recano nell’etichetta la dicitura dunque informarsi leggendo con «a partire dal 4° mese», anche se ciò attenzione il documento dell’Oms4. è in violazione del Codice. L’allatCOSA PUOI FARE. Se ti accor- tamento al seno può essere trangi che le indicazioni fornite dai quillamente esclusivo fino al sesto produttori non collimano con le linee mese di vita del piccolo. Quando poi guida dell’Oms, scrivi alle aziende e lo svezzamento comincia, non c’è alinformale dei rischi che fanno corre- cun bisogno di ricorrere ad alimenre ai bambini. Scrivi anche al Ministero ti speciali e costosi, ma la raccodella salute (Lungotevere Ripa 1, mandazione di Ibfan è quella di 00153 Roma) e ai Nas, il nucleo dei ca- abituare il piccolo ad assaggiare i cibi rabinieri competente per i controlli che la famiglia mette in tavola ogni
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altrettanto. Contatta i media della tua zona (radio, televisioni e giornali) e fai presente quanto accaduto. Segnala anche a Ibfan.
ALLATTARE SECONDO NATURA Quello che non vi hanno mai detto sull’allattamento al seno: dal pre-parto alle prime poppate, fino allo svezzamento naturale guidato dal bambino di Veronika Sophia Robinson cm 15 x 21 - cod. EA047 - pp. 280 - € 13,00 Acquista i libri di Terra Nuova Edizioni nel tuo negozio bio di fiducia (negoziobio.info), oppure compila il coupon a pag 99. Ordini online: www.terranuovalibri.it
giorno, cercando il più possibile di variare e di preferire cibi sani e freschi evitando il consumo eccessivo di prodotti di origine animale. Inutili anche i cosiddetti latti di crescita, come già peraltro sottolineato da Efsa e Oms. In proposito e a titolo di esempio, Ibfan segnala nel suo rapporto uno studio che confrontava bambini che consumavano latti di crescita e altri che non li assumevano. Lo studio concludeva che i bambini che bevevano latte di crescita assumevano più vitamina D e ferro. Guarda caso, quello studio era finanziato da una nota azienda di latti e prodotti di crescita. Ancora una volta, l’arma più potente è proprio l’informazione. l Note 1. Il testo integrale del Codice si trova all’indirizzo www.ibfanitalia.org/wp-content/uploads/2012/12/Codice_con_risoluzioni_agg2012.pdf 2. www.ibfanitalia.org/pubblicazioni/il-codice-violato/ 3. Ibfan Italia, via Treggiaia 11, Romola (Fi), fax 055 74 69 774, segreteria@ibfanitalia.org - www.ibfanitalia.org 4. Per le linee guida dell’Oms sulla ricostituzione del latte in polvere si veda: www.who.int/foodsafety/publications/powdered-infant-formula/en/ 5. Una circolare del ministro della salute lo vieta dal 2000, così come lo vieta il Codice. Dal 2009 il decreto ministeriale 82 stabilisce che è un reato.
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nuovi paradigmi
MAMME P
` E APA
In Italia sono centomila i figli di coppie omogenitoriali. A volte i papà e le mamme possono trovarsi in difficoltà a spiegare questa situazione, ma in aiuto vengono sempre la spontaneità e l’amore. di Beatrice Salvemini
L’
associazione Famiglie Arcobaleno ha stimato in circa 100 mila i figli di coppie omogenitoriali in Italia; negli Stati Uniti sono 13 milioni. Si tratta di una buona fetta di quotidianità, così come quella rappresentata dalle coppie di fatto, quelle divorziate, quelle ricomposte con figli nati da precedenti matrimoni, quelle sposate. La normalità dunque non esiste come concetto astratto. Esistono tante normalità che, insieme, fanno una comunità. Eppure resta molto forte il pregiudizio nei confronti delle coppie omosessuali, soprattutto se decidono di avere o adottare bambini. Il pregiudizio può ferire, l’omofobia può avere risvolti crudeli che inducono disagio nella coppia e possono mettere in crisi un
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bambino. A volte può capitare che le mamme o i papà di una coppia di genitori omosessuali si trovino in difficoltà a spiegare al figlio la situazione, la scelta d’amore che vi sta dietro, la diversa normalità che dovrebbe arricchire anziché allontanare. E qui entrano in gioco la solidità della coppia stessa, la spontaneità, la genuinità, l’amore, tutte medicine che sanno guarire qualsiasi malanno del cuore, anche di quello di un bimbo. La famiglia è depositaria della crescita individuale, è la base sicura in cui nasce e cresce l’essere umano; paure, ansie, frustrazioni del piccolo vengono temperate e contenute dai genitori, che le trasformano, quando amano sinceramente e in modo maturo e consapevole, in sensazio-
ni accettabili, non più così dolorose. E quando il pregiudizio ferisce la sensibilità del bambino e lo rende insicuro, è nella famiglia che può ritrovare l’equilibrio. Le sue due mamme potranno spiegargli che si sono innamorate, che dal loro amore è nato il desiderio di avere un figlio e che, siccome per questo occorre il seme di un uomo, si sono rivolte a una persona fidata che ha compreso il loro desiderio e le ha aiutate a realizzarlo. I suoi due papà potranno spiegargli che, siccome per far nascere un bambino occorre il grembo femminile, si sono rivolti a una donna che li ha aiutati, rendendoli felici. La realtà è semplice, non giudica e, se si è capaci di astenersi dal giudizio, si lascia alla mente la possibilità di aprirsi. Così crescerà quel
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nuovi paradigmi
bambino. Così possono crescere tutti i bambini, imparando a non giudicare, a non essere schiavi del giudizio di altri, ad accogliere ed essere accolti. A dare speranza nel nostro paese sono diverse sentenze di tribunali. Nell’agosto dello scorso anno, per la prima volta in Italia, il tribunale per i minorenni di Roma ha riconosciuto l’adozione di una bimba che vive in una coppia omosessuale. La piccola è figlia biologica di una delle due conviventi; è nata all’estero con la procreazione assistita eterologa. Il tribunale ha accolto il ricorso presentato dalla madre non biologica per ottenere l’adozione della figlia. Si tratta della cosiddetta stepchild adoption, già consentita in altre nazioni. Già nel gennaio del 2013 la Corte di Cassazione aveva difeso i diritti delle coppie omosessuali per l’affidamento dei minori. La
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Prima sezione civile aveva confermato l’affidamento esclusivo di un bambino alla madre, che aveva lasciato il marito per convivere con un’altra donna. Una situazione giuridica ancora delicata, che penalizza il nostro paese in fatto di pari garanzie e diritti. Eppure persino la letteratura scientifica, semmai ce ne fosse il bisogno, ha confermato che i bambini cresciuti all’interno di coppie omosessuali se la cavano perfettamente, anzi a volte hanno qualche marcia in più1. Lo studio si chiama Australian Study of Child Health in Same-Sex Families (ACHESS) e i risultati sono stati pubblicati l’estate scorsa. Si tratta della più ampia ricerca al mondo sul tema. È durata 2 anni e ha coinvolto 500 minori tra i 2 mesi e i 17 anni e 315 genitori (80% donne, 18% uomini e 2% di altro genere) tra gay, lesbiche, bisex e
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Come tutti gli anni nel giorno del suo compleanno Margherita vuole sentire la sua storia e sorridendo chiede ai suoi due papà: “Mi raccontate la storia di quando sono nata?”.
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nuovi paradigmi
“Abbiamo conosciuto una persona bravissima che si chiama Meg, lei ha visto quanto amore c’era in casa nostra e si è offerta di avere la nostra bambina per noi”.
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dovuti al fatto che le conquiste in questo campo, come in tutti gli ambiti in cui ci si scontra con preconcetti radicati, non si ottengono soltanto a colpi di sentenze o di letteratura scientifica, occorrono anche
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consapevolezza e maturità. I diritti sono, a volte, quanto di più faticoso da far riconoscere senza riserve o condizioni. l 1. www.achess.org.au
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queer, che hanno compilato online o via email un Child Health Questionnaire riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale. Lo scopo era, appunto, di «misurare il benessere fisico, mentale e sociale dei bambini che vivono in questo ambiente» e quello di «studiare il ruolo della discriminazione» sul loro sviluppo, risultato alla fine notevole. «Per via della situazione in cui si trovano» ha spiegato Simon Crouch, responsabile del progetto «questi bambini sono più desiderosi di comunicare e affrontare con i loro cari tematiche come il bullismo». Le discriminazioni possono variare dai commenti poco informati alla presa in giro, dal bullismo all’omofobia conclamata, fino al rifiuto; e quando la famiglia intera riesce a confrontarsi, si favorisce l’apertura mentale dei bambini, che possono, con il necessario aiuto, rafforzare il proprio carattere, anche se esiste il rischio di autoesclusione o parziale isolamento dalla vita sociale. I problemi sono sostanzialmente
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Gennaio
천
1 천 2 킉천 3 첝 4 첇첝 5 첞 6 첞 7 첟 8 첟 9 철 10 철 11 캸 철 12 쐡 철 13 첡 14 첡 15 16 17 킈 첣 18 첣 19 첆 첤 20 첤 21 척 22 척 23 첚 24 첦 첚 25 첛 26 킌 첛 27 천 28 천 29 천 30 첡 31 gio
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Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, via Udine,
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Bio Marché (m), Faenza (Ra), le Cappuccine - www.poderidiromagna.it [tutti i lun sera]
07:34 17:03
Biopomposa (m), Modena, piazza Pomposa, tel 347 5632650
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ﵬScorpione
킉 Luna discendente 캸 Nodo Lunare Nord (o ascendente) 첦 Nodo Lunare Sud (o discendente)
23 ottobre – 21 novembre
Dopo i bagordi festivi è il momento per te di disintossicare corpo, mente e spirito, permettendo di ristabilire le relazioni interrotte tra le tue sinapsi. Poi prendi un punto di riferimento tra gli stati superiori di coscienza e, per dare qualità alla vita, approfondisci temi come la felicità, la natura la meditazione. Promuovi una cultura basata sulla consapevolezza, con il mezzo più ecologico a tua disposizione: la predisposizione naturale.
ﵩSagittario
22 novembre – 21 dicembre
Se chiedi indicazioni a più persone per raggiungere una via, ognuno ti farà fare un giro diverso. Trovare la Via significa sottoporre il tuo processo interiore ad una continua osservazione, per ricordarti d’essere presente a te stesso e ad una realtà senza veli. Lasciando andare illusioni ed inganni potresti imboccare un Viale che ti instrada verso la Fonte della pienezza. Buon anno Sagittario, che tu sia saggio e poco elitario.
ﵨCapricorno
22 dicembre – 19 gennaio
Nell’orizzonte annuale una sola meta è essenziale per il Capricorno: con tanta buona volontà e lasciandosi ispirare dall’amore, dalla compassione e dalla saggezza è possibile raggiungere il risveglio interiore. Non arrabbiarti mai e se lo fai fatti perdonare. Non attaccarti alle cose o alle persone, dona e lascia vivere. Dedicati a qualche disciplina in sintonia con la tua vera natura. E non demordere alla prima difficoltà o verrai radiato dal segno.
ﵮAcquario
l Sapeur (f), Forlì Fiere - fino al 25 l Exposana (f), Mariano Comense (Co) - fino al 25
20 gennaio – 18 febbraio
Il 2015 sarà l’emblema di uno stile di vita sano e allegro, accada quel che accada. Un percorso che costruirai giorno dopo giorno, prendendoti cura di te e di chi ti sta accanto. L’alimentazione sana, il cibo culturale e il movimento sono le basi per generare un’invidiabile ricchezza interiore. Le previsioni tendono alla serenità se verranno adottate alcune misure tipo: ridere, condividere e saper convivere senza stridere.
Oltremercato (m), Torino, piazza Palazzo di Città, tel 0124 617093 [4° sab] Fierucola delle bigonce (m), Prato, piazza Santa Maria in Castello, piazza Buonamici, piazza Sant’Antonino, tel 328 5505389 [4o sab]
ﵲPesci
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19 febbraio – 20 marzo
I Pesci potranno esprimere al meglio il loro potenziale nel 2015 seguendo alcuni semplici accorgimenti. Primo: non procrastinare più qualsiasi impegno che più o meno seriamente hai preso con la tua persona. Secondo: non andare mai in riserva con il livello dell’autostima, rischi di rallentare il percorso di crescita interiore. Terzo: pratica, medita, rispetta ogni creatura e datti degli obiettivi credibili.
Frutta e verdura di stagione Verdura: broccoli, cardi, cavolfiori, cavolo cappuccio, cavolini di Bruxelles, cicoria, dolcetta, erbette, finocchio, funghi, patate dolci, porri, scalogni, sedano rapa, spinaci, topinambur, tartufi neri, verze. Frutta: alchechengi, arance, mandarini, mele, pere, pompelmo. Erbe aromatiche: alloro, aneto salvia, rosmarino, timo, prezzemolo.
L E G E N DA « o r t o e g i a r d i n o » Mercatino Bio (m), Alessandria, piazza della Lega Lombarda, tel 0131 275105 [4° e 5° sab di ogni mese]
Per comunicare la presenza di mercatini biologici, fiere, ricorrenze e per altre segnalazioni, scriveteci a info@aamterranuova.it tel 055 3215729 interno 4. I mercatini del biologico sono soggetti a cambiamenti: si consiglia pertanto di verificarne direttamente la presenza.
킈 Luna ascendente
23 settembre – 22 ottobre
L’anno che ti appresti ad affrontare dovrà essere all’insegna della sperimentazione: vivere svariate esperienze e ridefinire continuamente la realtà, modellandotela come ti pare: ti piace? Allora prendi spunti dalla tua memoria, non muoverti a casaccio: vaglia tutto quello che hai sognato di fare nella vita, compila la top 10 dei desideri e comincia dal primo. Nel caso in cui tu l’abbia già realizzato puoi anche premetterti di improvvisare un po’.
07:27 Mercatino Bio (m), Bergamo, p.zza Cittadella, tel 333 6332432 - www.agribioart.it [ultima dom] Biomercatino (m), Napoli, viale del Poggio di Capodimonte, Colli Aminei, 17:17
23 agosto – 22 settembre
Il calcolo delle probabilità che questo sia un anno positivo o negativo è troppo complicato persino per la Vergine. Il vaglio delle priorità per impostare un calendario settimanale delle attività non rientra nella prima fase del programma annuale, quindi la strategia migliore è smetterla con tanti tatticismi. Non considerare il mondo come una scacchiera, la natura vista come un avversario è imbattibile, vista come un’amica è impagabile.
Cesena (Fc), via Genova, tel 349 2202612 [tutti i mer sera]
07:31 17:10
23 luglio – 22 agosto
ﵪVergine
Mercatino Bio (m), Carmagnola (To), p.zza S. Agostino - www.piemontebio.eu [tutti i mer mattina] Piccolissimo mercato del biologico ed equo e solidale (m),
lun
21 giugno – 22 luglio
Un anno che nasce sotto i migliori auspici per i Leoni, fatta eccezione per gli iperspecializzati. Immersi in un mondo di suddivisione e separazione, staccandosi dai vasi comunicanti della cultura multiculturale, diventa per loro insostenibile un confronto aperto con le infinite diversità. Dedica il 2015 all’equilibrio e amplia il raggio d’azione fino a sentirti parte di uno stesso grande Insieme Universale. Spazia e lascia spazio agli altri.
www.comune.modena.it/economia [tutti i mar e i sab mattina]
dom
Cancro
ﵱLeone
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Bio marché (m), Lugo (Ra), c/o Logge del Pavaglione, tel 347 3230485 [tutti i ven sera] Agroarte (m), Asti, piazza San Secondo, tel 0124 617093 [2° sab] Il pagliaio (m), Firenze, Quartiere Isolotto, tel 055 8588856 [2° sab] Mercatino bio (m), Ostia (Rm), p.zza Tor San Michele, tel 338 4151844 [2° e 4° sab] Naturalbergamo (m), Bergamo, piazza Dante, tel 333 6332432 - www.agribioart.it [2ª dom] Biomercatino (m), Napoli, via D. Fontana, tel 339 8336257 - www.associazionebiologica.it [2a dom] Mercatino delle crete (m), Asciano (Si), corso Matteotti, tel 338 1945880 [2a dom]
Festa di Odino (pagana) 07:32 Il Paniere (m), Casale Monferrato (Al), p.zza Mazzini, tel 346 5507721 - www.ilpaniere.it [3° sab] 17:08 Terra fuori mercato (m), Perugia, Ponte San Giovanni, via Cestellini, tel 334 3200696 [3° sab] Mache terra (m), Misterbianco (Ct), via Matteotti, tel 347 4355933 [3a dom] 07:31 Mercato del biologico (m), Lecco, via Bovara [3a dom] 17:09 Mercatino bio (m), Portici (Na), v.le della Libertà, v.le Leonardo da Vinci, tel 081 5491247 [3a dom]
21 maggio – 20 giugno
Per il 2015 hai in mente un viaggio 100% eco-sostenibile? Magari una meta ecologica: nel pacchetto uno stanziamento fondi per la conservazione e la protezione della natura dal depauperamento ambientale, la tutela del paesaggio, il sostegno alle comunità locali. Rivolgiti all’agenzia giusta prima di naufragare in un’isola ecologica. Per differenziarti quest’anno parti a piedi o in bici verso un mondo che vorresti.
tel 347 4355933 - www.aferabio.it [tutti i mer pomeriggio]
07:34 17:02
20 aprile – 20 maggio
Ai Gemelli nel 2015 viene concesso un mese zero. Dopo chilometri e chilometri zero, finalmente un mese per ripartire, resettare cervello e spirito e dire: falsa partenza, si rifa tutto senza petrolio, senza armi, senza sostanze chimiche e gas. Si riempie il mondo di armonia, di giardini spirituali, di esperienze zen, di campi avventura, di ecovillaggi, di energie rinnovabili, città eco-sostenibili: ci stai o non ci stai? Basta tentennare, tempo scaduto.
Mercatino bio (m), Forlimpopoli (Fc), piazza Paolucci, tel 340 5929368 [tutti i gio mattina] Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o Ex mercato 24, via Fioravanti,
07:34 17:01
Suggerimenti per il 2015 agli Arieti: Gennaio è il mese più indicato per fare un bilancio del vostro percorso evolutivo, cosa ha funzionato, dove potreste ancora migliorare e cosa invece non ha funzionato. «Il saggio domina il suo oroscopo, lo stolto ne è dominato», quindi solo tu puoi vagliare e agire di conseguenza. Sta a te attenerti alle Leggi Universali, dare retta alle sirene dell’ecosistema che segnalano un allarme o rimanere sotto le coperte.
ﵫGemelli
A’ fera bio (m), Caltanissetta, c/o Mercato Coperto, via L. Rizzo, via Malta,
dom
21 marzo – 19 aprile
Gennaio è l’inizio, la Creazione. Adamo potrebbe essere benissimo del Toro, ma non è dato per certo. Su Eva invece le origini sono davvero incerte: è un tutt’uno con Adamo o tutt’al più la sua costola. Chissà se entro il 2015 inizia l’era delle religioni unificate o sarà raggiunta la totale parità dei sessi in un mondo che rinuncia alle religioni? Per partire col piede giusto, verifica sempre le fonti e sfuggi da chi ti sta alle costole.
tel 339 4473220 - www.cisei.info [tutti i mar e i sab mattina]
07:34 17:00
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a cura di Sergio Tonon
Ariete
ﵰToro
Natale ortodosso
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Ca p
nti
Biospilla (m), Spilamberto (Mo), c/o Torrione Medievale, tel 051 6486694 [tutti i ven mattina] El biologico in tram (m), Padova, c/o parch. di chiesa S. Gregorio Barbarigo, tel 049 8687176 Mercatino a filiera corta (m), Siena, viale Maccari, tel 0577 292401 [tutti i ven] Mawlid (islamica) l Tra sogno magia e mistero (f), Pisa, Palazzo dei congressi - fino al 6 e poi dal 10 all’11 Sem terra (m), Pinerolo (To), via M. Buniva ang. via G. Chiappero, tel 0124 617093 [1° e 3° sab] Sporta dea Marantega (m) Treviso, p.zza Indipendenza - www.sulgradino.weps.com - fino al 6 Mercatino del biologico (m), Traversetolo (Pr), via S. Martino, tel 0521 344557 [ogni dom mattina] Il mercato verde (m), Corsico (Mi), c/o Fontana dell’Incontro, via Cavour, tel 02 44801 [1a dom] Lo Tsaven - Campagna amica (m), Aosta, Piazza Chanoux, tel 0165 45640 Meglio Bio (m), Toscolano Maderno (Bs), p.zza Nassiriya - www.labuonaterra.it [tutti i lun mattina] Bio Marché (m), Budrio (Bo), p.zza Antonio, Galleria Sant’Agata - www.associazione-eco.it Epifania (cristiana) Mercato del contadino (m), Tolentino (Mc), c/o Ass. CiSei, via Gramsci 1,
ell
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I mercatini del biologico (m), Caserta, piazza G. Marconi, tel 0823 326755 Mercatino bio (m), Verona, piazza Isolo, tel 045 8078574 [tutti i gio]
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Capodanno
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Mercatini bio (m), fiere (f) e convegni (c)
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Sole sorge/ Ricorrenze tramonta 45° religiose e civili
ino Im b e v ianc ern ar icia e re Pa ne
Luna fasi e transiti
(22 dicembre - 20 gennaio) Or t e go iar d
11ª LUNAZIONE o del sonno
IN CHE ANNO SIAMO ? 1436 islamico persiano 1393 cinese 4711 1731 copto 2015 gregoriano berbero 2964 ebraico 5774 2559 buddista induista Kali Yuga 5116
l Eventi dove potete trovare Terra Nuova
Giorni consigliati/sconsigliati per imbiancare e verniciare. Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione dell’impasto e la cottura del pane.
Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione di conserve. Giorni consigliati/sconsigliati per cure dentistiche. Giorni consigliati/sconsigliati per tagliare i capelli.
ORTO. Giorni favorevoli per raccogliere erbe aromatiche e medicinali, trapiantare e seminare ortaggi da frutto, fiore, foglia e radice. Con l’eccezione, tra gli ortaggi da foglia, di lattuga, spinacio, cavoli, sedano, bietola da coste. In certe regioni fagioli, fagiolini, fave, mais e piante da radice si seminano in luna calante. FRUTTETO. Piantumare e trapiantare alberi e arbusti da frutto a debole vigoria. GIARDINO. Seminare fiori, piantumare alberi, arbusti e siepi. Mettere a dimora e trapiantare le piante da fiore annuali, biennali, vivaci, le bulbose e le rizomatose. Riprodurre le piante da fiore per talea o per divisione dei cespi.
ORTO. Seminare gli ortaggi che accestiscono (cavoli, sedano, bietole da coste) o che non devono andare prematuramente a seme (insalate, lattughe, indivia, finocchio, aglio, cipolle, scalogno, porro, spinacio). Piantare e trapiantare cipolle, aglio e porro. Lavorare e concimare il terreno. FRUTTETO. Potare gli alberi e gli arbusti da frutto vigorosi. Lavorare e concimare il terreno. GIARDINO. Potare e sfrondare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Spuntare e cimare le piante da fiore e gli arbusti. Lavorare e concimare il terreno. Disegni di Massimo Astore
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DOSSIER
Da dove viene la tua farina? La farina oggi è diventata una merce globale, che segue processi di raffinazione e conservazione pericolosi per la salute. Ma i vecchi mulini resistono. Un viaggio nell’affascinante mondo di chi macina il grano. di Dafne Chanaz
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olti di noi hanno smesso di comperare il pane, altri hanno iniziato a farlo in casa con la pasta madre e alcuni acquistano le farine direttamente dai produttori, ma pochi conoscono il luogo cardine della filiera del grano: il mulino. Nella nostra Bioagenda 2015, dedicata alla pasta madre, abbiamo voluto inserire un indirizzario di luoghi dove acquistare le farine
biologiche da grani antichi, e durante il lavoro di ricerca sono venuti alla luce centinaia di piccoli mulini, spesso a trazione idraulica. Così abbiamo pensato che fosse giusto approfondire, considerando che la trasformazione del grano è un argomento di cui si parla ancora
poco e che la figura del mugnaio oggi è custode di un sapere assai complesso e cruciale per l’intero «edificio» della civiltà del grano. Una cultura che si è tramandata per millenni sembra ora confinata ai margini dell’economia… ma non è ancora detta l’ultima parola.
1 Macinazione del grano presso il Mulino Piedicava, nelle Marche. Foto di Alessandro Paddeu - www.terredelpiceno.it
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DOSSIER La macinazione a pietra
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Molino Silvestri è un mulino situato sul ruscello Topino, in mezzo ai boschi di Torgiano dell’Umbria. Qui mi accolgono i fratelli Silvestri, mugnai da otto generazioni. Grandi sacchi di farina biologica fresca di macina sostano nell’atrio, mentre ci avviamo a visitare la struttura. Per prima cosa mi viene mostrato il punto in cui le acque del ruscello, grazie a una piccola diga, accelerano il loro corso e vengono convogliate nelle pale, che si trovano sotto alla costruzione in pietra del mulino, attivando il movimento rotatorio di un grande perno in acciaio. Dopo la battitura, la macina a pietra raccoglie il chicco intero e lo schiaccia tra due pietre, dove dei solchi a forma di girandola permettono di convogliare il grano macinato sempre più finemente dal centro verso l’esterno: la farina viene progressivamente espulsa ai margini della pietra dalla forza centrifuga della rotazione. Con questo procedimento si ottiene la farina integrale. Per ottenere farina bianca invece, si deve eseguire l’abburattamento, ovvero la setacciatura con il buratto, un grandissimo setaccio che viene mosso anch’esso da trazione idraulica e a cui viene impartito un movimento oscillatorio ritmico molto simile a quello di una persona che lo scuote. La setacciatura in questo caso riesce a rimuovere molte delle crusche, ma conserva le parti più morbide quali il germe e lo strato aleuronico, che fanno sì che anche nella farina di tipo 0 si trovino nutrienti preziosi. I mugnai mi spiegano che la farina 00 è impossibile da ottenere con questo procedimento, che non darà mai un prodotto totalmente bianco poiché non elimina tutti i frammenti degli strati interni della crusca (tritello), né gli oli del germe, ricco di acidi grassi.
2 I fratelli Silvestri, dell’omonimo mulino in Umbria, mugnai da otto generazioni. 3 L’acqua del ruscello che alimenta il meccanismo del Mulino Piedicava, nelle Marche. 4 Pale in legno che raccolgono l’acqua per far ruotare il perno del Mulino Piedicava. Foto di Alessandro Paddeu - www.terredelpiceno.it 5 Il perno in acciaio mosso da trazione idraulica, nel ventre del Molino Ronci, in Emilia Romagna. 6 Il buratto che setaccia la farina presso il Mulino Sobrino, in Piemonte.
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DOSSIER La farina cosÏ ottenuta si conserverà meno a lungo, perchÊ essendo molto piÚ viva e carica di micronutrienti, attirerà gli insetti. I mugnai amano molto il proprio lavoro, l’unico difetto che lamentano è l’eccessivo carico burocratico. Molti mulini ci spiega Ernesto Angelini del Mulino Piedicava, nelle Marche, sono situati sui ruscelli tra i boschi, in luoghi disagevoli, perciò sono costruiti con materiali reperiti in loco come il legno. Dagli anni ’80 affrontano gravi difficoltà burocratiche, poichÊ le Asl gli rifiutano le autorizzazioni igienico-sanitarie. Quasi tutti i mugnai che abbiamo intervistato lamentano le complicazioni legislative quale principale ostacolo. Lavoro sei giorni a settimana racconta Renzo Nadalutti, dell’omonimo mulino in Friuli e il settimo, la domenica, lo dedico alla burocrazia: non fa parte del mio lavoro eppure mi riempie la giornata, che passo a conformarmi a delle regole spesso pilotate dall’industria, dove i semi autoctoni sono fuorilegge, e a compilare formulari che non servono a migliorare nÊ la qualità nÊ la sicurezza del prodotto.
Il mulino industriale a cilindri Il mulino a cilindri industriale si è diffuso negli anni ’60 e, come ricorda Giuseppe Li Rosi di Terre Frumentarie, quando quaggiÚ in Sicilia se ne è impiantato uno, 7 nel giro di un anno hanno chiuso ben 35 mulini a pie7 Il Mulino Silvestri, situato tra i boschi a Torgiano dell’Umbria. tra. Il funzionamento di questi nuovi mulini è molto
L’importanza di un mulino nella tua cucina! /H VRVWDQ]H QXWULWLYH Fontenute QHL FHUHDOL LQWHJUDOL LQ FKLFFKL YLWDPLQH SURWHLQH HQ]LPL HFF FRQ OD PDFLQDWXUD GHJUDGDQR PROWR YH ORFHPHQWH ,QIDWWL OH IDULQH LQ FRPPHUFLR FRQ VHUYDQR GHOOD ORUR ´YHUD¾ QDWXUD VROR XQ YDJR ULFRUGR
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diverso: la prima azione che compiono, e sulla quale si basa il loro lavoro, è quella di estrarre le crusche e il germe dal chicco. In genere, prima di iniziare questo procedimento, il grano viene messo in ammollo per ammorbidire la crusca e poterla rimuovere meglio. Quando il grano si bagna molto, però, si mette in moto la reazione enzimatica della germinazione, scatenando una cascata di eventi chimici che trasforma da subito gli zuccheri complessi dei carboidrati in parti più semplici. Successivamente, il seme viene passato attraverso un primo set di cilindri che girano in direzione inversa, liberandolo dalla crusca e rimuovendo il germe. Appena viene separato dal resto, il germe inizia a irrancidi-
re, ma se si utilizza un mulino a cilindri non è possibile evitare di rimuoverlo, poiché essendo gommoso e appiccicoso intaserebbe le macchine. A questo punto rimane solo l’endosperma, la riserva di calorie e proteine del seme, il «carburante» che, privo degli antiossidanti presenti nel germe e soprattutto nella crusca, si ossida velocemente. Il prodotto risultante da questi processi, che comportano la sottrazione dei nutrienti e delle vitamine, dei grassi nobili e dei minerali, rappresenta inevitabilmente un cibo povero, uno zucchero rapido. La cosa più grave in realtà non è tanto l’assenza della crusca, quanto del cruschello (gli strati più interni della crusca) e soprattutto del germe,
L’alchimia del chicco Chi mangia farine doppio zero dove il germe e le crusche sono assenti, non riesce a recuperare i benefici della farina integrale neanche assumendo separatamente le parti mancanti, con farine fortificate o integratori: l’alchimia non funziona. Il seme infatti è molto più della somma delle sue componenti. Se macinando il chicco ne manteniamo tutte le parti, saranno in grado di mettersi in moto nel momento in cui andiamo a impastare e interagire per dare vita a quelle reazioni chimiche sinergiche in grado di fornirci un prodotto completo. Se invece le separiamo, oltre a perdere dei singoli nutrienti, perderemo questo effetto sinergico. L’amido libererà gli zuccheri troppo in fretta esponendoci al rischio di stressare
CIUFFO Va rimosso in fase di pulitura perché contiene micotossine.
che spesso viene rivenduto a caro prezzo alle case farmaceutiche.
La tecnologia che peggiora il cibo Il mulino industriale a cilindri ha consegnato al mondo per la prima volta nella storia una farina che si mantiene per anni e che è bianca come la calce. Come si legge nel testo Dietologia clinica, «la farina bianca è un alimento privo di sostanze vitali, il che spiega come mai non attrae i predatori, i quali per istinto sanno quali sono le sostanze idonee alla loro sopravvivenza; non reputandola commestibile, ne stanno alla larga»1. Il mulino a cilindri ha fatto della farina, bene primario, una merce
il meccanismo dell’insulina e, a lungo termine, aumentando il rischio di diabete. L’olio del germe di grano, in assenza degli antiossidanti contenuti nella crusca, si irrancidirà. Ma soprattutto, ci perderemo qualcosa che gli scienziati non sanno ancora spiegare: l’effetto protettivo dei cereali integrali contro molte malattie: dai problemi cardiovascolari alla sindrome metabolica, dall’obesità al diabete di tipo 2 o ai tumori del pancreas, legati a stati infiammatori e stress ossidativo. Già in passato molti avevano intuito l’importanza dei cereali integrali, come Catherine Kousmine, il movimento macrobiotico e molti altri, ma solo di recente la scienza ha iniziato a verificare le loro intuizioni (al seguente indirizzo trovate i risultati sorprendenti ottenuto dal dottor Jacobs Jr: www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17556700).
STRATO ALEURONICO (8%) Rispetto alla media del chicco ha 4 volte più vitamine e 10 volte più minerali, partecipa attivamente alla germinazione liberando gli ENZIMI necessari. Contiene inoltre COMPOSTI FENOLICI, PROTEINE ad alto valore biologico, VITAMINE, SALI MINERALI e FIBRE.
ENDOSPERMA (83%) CARBOIDRATI (l’amido, che forma la riserva di energia della pianta) e PROTEINE (glutenina, che dà l’elasticità all’impasto, e gliadina, che gli dà l’estensibilità).
GERME (3%) È l’embrione della pianta, contiene LIPIDI (acidi grassi essenziali), proteine, vitamina E (tocoferolo), un potente antiossidante, VITAMINA A e B6. Protegge le membrane cellulari.
perisperma spermoderma
cellule tubolari cellule trasversali
CRUSCHE (4%) Proteggono il chicco dall’ambiente esterno, contengono FIBRE (cellulosa), molti principi ANTIOSSIDANTI, VITAMINE B (tiamina e niacina), di cui sono una delle più importanti fonti alimentari, SALI MINERALI. PERICARPO
ipoderma epiderma
INVOLUCRO Da non confondere con le crusche, si toglie con la battitura.
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DOSSIER molto duttile. Improvvisamente non c’è stato più bisogno che fosse macinata sul momento, vicino al luogo dove sarebbe stata usata, ed è stato possibile trasportarla per lunghe distanze e conservarne grandi quantità. I colossi dell’industria alimentare come la Cargill hanno potuto finalmente produrre e conservare farina in quantità sufficienti a rifornire la crescente popolazione delle metropoli, scambiarla e negoziarne il corso sul mercato. I danni causati alla salute dalle farine raffinate sono risultati di tale portata da spingere le autorità statunitensi a deliberare l’obbligo per tutti i mulini di «fortificarle» con un pizzico di vitamine B di sintesi, proprio quelle che erano state tolte: una soluzione tecnologica dubbia a un problema generato dalla tecnologia stessa. Secondo lo scrittore americano Michael Pollan, l’invenzione del mulino a cilindri e la raffinazione della farina segnano il momento storico in cui l’evoluzione tecnologica ha iniziato a peggiorare il cibo anziché migliorarlo. Secondo Catherine Kousmine, «con il processo di macinazione convenzionale, che elimina completamente sia la crusca sia il germe e conserva solo l’endosperma, vanno perduti il 30% del chicco, l’80% della fibra, più del 70% delle vitamine del gruppo B, il 90% della vitamina E e quasi tutti i composti fenolici. Il 70% circa delle preziose sostanze contenute nei cereali non vengono utilizzate e si perdono». Va precisato tuttavia che non tutti i mulini a cilindri lavorano secondo i dettami dell’industria. Ne esistono di piccoli e artigianali, di cui parleremo più avanti, che conservano il germe e girano più lentamente.
Accorciamo la filiera! Tra le tante notizie negative che riguardano il mondo delle farine e del grano, ci sono fortunatamente anche delle testimonianze positive. Sono diverse infatti le iniziative in atto per rimettere in funzione mulini a pietra e filiere locali: vicino a Messina, ad esempio, un giovane ventiduenne di nome Mirko gestisce da solo l’Antico Mulino a Pietra, a trazione idraulica. «Il grano lo prendiamo dalle nostre zone e sono riuscito a metter-
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Trebbiatura del grano per il Mulino Sobrino, in Piemonte.
mi in contatto con fornai della regione per vendere le mie farine» mi racconta. «Il vecchio proprietario del mulino mi ha insegnato il mestiere, che faccio da un paio d’anni. Oggi andrò al Salone del Gusto a raccontare la mia esperienza». Mentre lo intervisto, sta sbarcando al porto di Genova per recarsi a Torino, pieno di energia ed entusiasmo per il suo progetto. Claudio Pagliaccia, dell’Azienda Fornovecchino di Montefiascone (Vt), ha una storia diversa: nasce come agricoltore, coltiva circa 220 ettari di terreno e il mulino è entrato nella sua vita per salvare un’azienda minacciata dall’industrializzazione. «Anziché riprodurre il seme, i consorzi e le norme europee ci hanno spinto ad acquistarlo, così l’agricoltore ha fino a 10.000 euro di spese per l’acquisto, più i costi dei mezzi meccanici» mi spiega. «I grossisti che ti vendono il seme ti propongono di anticipartelo in cambio della promessa di vendergli il raccolto. Nel frattempo però il prezzo del grano muta in base alle fluttuazioni del mercato internazionale. Nel momento della mietitura in Italia, due navi cariche di grano americano e francese attraccano nei porti di Civitavecchia e di Messina, offrendo ai grossisti prezzi concorrenziali per il grano d’importazione;
I principali tipi di farina •
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Manitoba: è una farina di grano tenero 00, generalmente di origine canadese, che proviene da un grano più ricco di glutine. Perciò viene chiamata «farina di forza». Farina 00: rimane solo il 70% del chicco. Con la macina a pietra è impossibile da ottenere per quanto si setacci, perciò esiste solo da quando è stato inventato il mulino a cilindri. A differenza della 0, è priva non solo delle crusche ma anche del germe, rimangono solo gli amidi e il glutine dell’endosperma, zuccheri (quasi) rapidi e proteine infiammatorie. Farina 0: è il massimo grado di setacciatura ottenibile nelle farine macinate a pietra e conserva circa l’80% del chicco, comprese piccole parti degli strati esterni e il germe. Farina 1: conserva circa l’85% del chicco. Farina 2: conserva circa il 90% del chicco. Farina fresca di macina da setacciare, Mulino Piedicava. Foto di Alessandro Paddeu - www.terredelpiceno.it Farina integrale: conserva 100% del chicco. www.terranuovaedizioni.it
così inizia una competizione massacrante e si è costretti a svendere il grano italiano per poterlo piazzare. Solo il 20% del grano trasformato dai mulini industriali è italiano; gli agricoltori arrivano ad avere 200 euro di remissione per ettaro nonostante i contributi europei». Claudio è del mestiere da diverse generazioni, appartiene alla sua terra e parla con una tipica cadenza del posto. Ha visto molti colleghi abbandonare l’agricoltura, ma essendo una persona acuta e caparbia, ha deciso di intraprendere una strada nuova: «L’agricoltore può anche affidarsi alla natura piuttosto che agli input industriali per ottenere il prodotto. Ci eravamo arresi ad usare i terreni come pascoli per le greggi mettendoli a trifoglio. Poi un giorno ho deciso di convertire la mia azienda al biologico e di gestire la filiera dotandomi di un mulino. Via via ho imparato anche a riprodurre il seme. Oggi coltivo grani antichi e mi produco da solo il 90% del seme, ho una clientela locale che sa apprezzare le mie farine e la mia pasta e sto iniziando a incoraggiare altri agricoltori della zona a coltivare biologico, poiché io posso garantirgli un reddito dignitoso e sicuro. Sono stato incoraggiato da un incontro che si è tenuto a Norimberga, durante il quale ho imparato dai tedeschi a dar valore alle filiere locali e a puntare sulla qualità del prodotto».
Il ruolo del mugnaio Accorciare la filiera significa innanzitutto riconoscere l'importanza dei mugnai: sono loro che un tempo fungevano da cerniera e da connessione tra città e campagna, tra le comunità rurali e i fornai, da granai e da consulenti. Renzo Sobrino, che gestisce un mulino da quattro generazioni, mi spiega tutto questo nel dettaglio: «Il mugnaio non era un commerciante ma un contoterzista, macinava per le famiglie. Un tempo tutti panificavano in casa o nei forni di borgata, erano le nonne che facevano il pane. La gente coltivava il grano e ce lo portava. Il mulino serviva da granaio per il paese. Quando avevano bisogno di fare il pane, venivano a farsi macinare il grano.
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DOSSIER Ma avevano pochi soldi, così segnavamo su un libretto quel che avevano macinato e a volte in cambio ci lasciavano parte della farina. Poi c’è stata una fase di passaggio in cui ancora ci si faceva il grano ma non si faceva più il pane. Si portava la farina macinata dal panettiere e questo te la panificava. Anche in quel caso se non avevi soldi, in cambio gli lasciavi la “crescenza”, cioè la crescita del pane: con un chilo di farina si fa più di un chilo di pane, ecco la differenza la lasciavi al fornaio». Nelle parole di Renzo riecheggia l’esperienza vissuta di un’epoca che molti di noi non ricordano e di cui lui è stato testimone fin da bambino. «Negli anni ’60 poi il nostro è diventato un lavoro commerciale. Ma noi restiamo ancora al centro di una rete molto forte di relazioni personali: maciniamo solo grani dei contadini locali, consigliamo loro di coltivare le varietà antiche, gli reperiamo il seme e convinciamo i fornai a panificarlo, com’è successo con la filiera del pane di Langa. Il nostro è un lavoro molto complesso, ci abbiamo messo tre generazioni per poterci permettere di acquistare il mulino anziché stare in affitto. Le soddisfazioni però sono davvero tante, e derivano proprio dalle relazioni umane con i contadini e con i clienti. Comperiamo solo da una trentina di aziende in cui conosciamo tutti personalmente, loro hanno la nostra fiducia sulla qualità e si fidano di noi per l’aspetto economico. I loro grani spesso li paghiamo molto più del prezzo di mercato, perché sappiamo quanto valgono». Coltivare il grano per l’autoconsumo è una tendenza in ripresa anche secondo Ernesto Angelini e Maria Donata Caldaroni, dell’omonimo mulino a San Giovanni Campano, che spiega: «La maggior parte dei coltivatori
sono giovani. Quest’anno hanno avuto una brutta annata, ma io gli dico di resistere. Per una famiglia di tre persone bastano 1000 m2 di terreno in rotazione, è una bella soddisfazione!». Renzo Sobrino mi racconta che ai tempi famiglie di 7 persone riuscivano a produrre grano a sufficienza con 3000 m2 di terra. Anche oggi però, coltivando varietà autoctone adatte alle condizioni pedoclimatiche del luogo, spesso non c’è bisogno di far altro che seminare e raccogliere. Chi lavora in questo modo su piccola scala spesso non possiede un mulino proprio né attrezzature per pulire il grano da pietre, polvere e micotossine. Ecco perché ancora oggi, dal Nord al Sud Italia, accade che l’interfaccia migliore per un gruppo d’acquisto sia proprio il mulino2.
Attenzione alle micotossine La prima parte del lavoro del mugnaio è la pulitura del grano, un passaggio importante che necessita di attrezzature diverse da quelle che si possono avere a casa. Ivano, del Molino Silvestri, mi spiega il procedimento mostrandomi una stanza apposita con molti macchinari. «Nel grano appena raccolto rimangono molte pietruzze e residui di semi diversi che non debbono entrare nella macina. Una volta effettuato questo lavoro si passa alla spazzolatura. Se osservi la cariosside, puoi notare che in cima c’è un “ciuffo”, questo ciuffo contiene delle micotossine dannose per l’alimentazione umana ed è necessario rimuoverlo. Poi il grano passa nella «lavagrano» (o bagnagrano), dove gli viene conferita un’umidità che però non deve superare il 13% e che i bravi mugnai cercano di mantenere sull’11-12%. A questo punto riposa 12 ore in un cassone, dove la fessura del chicco si apre leggermente. In questo modo è possibile, con una successiva ultima spazzolatura, rimuovere tutte le impurità rimaste e le eventuali muffe». Nei mulini industriali a cilindri invece il chicco viene bagnato per portarlo fino al 16% di umidità: la farina che ne risulta si attesterà perciò attorno al 15% consentito dalla legge, talvolta superandolo. Questo comporta un doppio vantaggio per le industrie: il peso del prodotto finale aumenta ed è più facile staccare le crusche e il germe. Inoltre questi mulini industriali scaldano così tanto che il grano si brucerebbe se non fosse bagnato. Peccato che oltre il 13% di umidità la farina sia soggetta a muffe, ragione per cui è necessario inserirvi dei conservanti e candeggiare con il diossido di cloro. I mugnai artigianali invece, sia che lavorino a pietra o a cilindri, che lavino il grano con l’acqua o meno, non superano mai il 13% di umidità. Un altro accorgimento che permette di evitare le micotossine è lo stoccaggio in un luogo pulito, fresco e arieggiato.
Macine e macinazione Per quanto riguarda la macinazione stessa, dobbiamo imparare a distinguere il mulino a cilindri industriale, che estrae il germe in partenza e esegue oltre 30 passaggi
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Macine in pietra presso il Mulino Sobrino, in Piemonte.
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Impurità sottratte dal grano in fase di spietratura presso il Mulino Silvestri a Torgiano dell’Umbria. 11 Macina in pietra naturale al Molino Ronci in Emilia Romagna. 10
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(per poi talvolta reintegrare le parti meno nutrienti della crusca e venderti la farina come integrale), da quello artigianale, che mantiene il germe ed esegue un massimo di 12 passaggi, producendo farine 0 o 00. Se proprio vogliamo usare una farina 00, possiamo affidarci a questi mulini. Se invece ci basta una 0, la possiamo ottenere anche da un mulino a pietra, non dimenticando però che esistono diversi tipi di pietre, che comportano risultati spesso
molto differenti tra loro. Non tutte le pietre sono uguali ed è sempre più di moda usare macine, spesso prodotte in Austria, che sono costituite da polveri di pietra agglomerate con la resina. Questo tipo di macina si scalda e si consuma più facilmente. Claudio Pagliaccia ci racconta la sua esperienza in merito: «Per anni ho fatto esperienza con una pietra «agglomerata», ma mi ha dato alcuni problemi. Oggi si è consumata e non c’è modo diripararla, ma quan-
do funzionava i grani più duri ero costretto a passarli due volte, rischiando di scaldarli. Ora ho deciso di sostituire il mio primo mulino con un mulino in pietra naturale. Scalo le marce: dai 216 agli 80 giri al minuto, ma la pietra ha un diametro di 150 cm perciò può comunque lavorare quantità importanti di grano, arrivando a circa 60 kg l’ora. Essendo più pesante rispetto alle pietre agglomerate con le resine, anche i chicchi più resistenti, come il farro,
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DOSSIER 12 Nonno Felice Marino intento alla rabbigliatura della pietra presso l’omonimo mulino, in Piemonte. Foto di Mauro Rosso
do di farlo. In Italia saranno una decina i mugnai che sanno fare questo lavoro, in media hanno 80 anni, ma molti insegnano ai figli o ai colleghi». Claudio Pagliaccia è tra i fortunati ad aver trovato un maestro: «Certo dovrò imparare a “rabbigliare” la pietra. Il mugnaio del Molino del Cantaro, vicino a Rieti, mi ha promesso che mi insegnerà».
Il valore dell’esperienza
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cedono naturalmente alla pressione dei suoi 7 quintali e non c’è bisogno di passarli due volte». È molto meglio fare affidamento su un mulino che ha una pietra vera e intatta. Paolo Cavanna, del Mulino della Riviera di Dronero mi spiega che «le pietre agglomerate forniscono una farina non ben “definita”, la granulometria non si riesce a regolare come facciamo noi con la pietra. La nostra è una pietra di granito francese, se si dovesse rompere trovarne di simili sarebbe difficilissimo».
«Una volta le pietre si prendevano sul posto» precisa Renzo Sobrino. «Poi è diventato possibile importarle e le migliori sono risultate quelle francesi provenienti dalla cava di La Ferté, nei Pirenei, che ora ha chiuso. Arrivavano sotto forma di blocchi e venivano lavorate per farne delle macine qui in Italia. La maggior parte dei mulini a pietra utilizza queste pietre. Le pietre naturali ogni due o tre mesi però vanno «ribattute»: quando la pietra è «stanca» per l’usura bisogna ribatterne i solchi e solo una mano esperta è in gra-
Attenzione al pane finto-integrale Una farina macinata a pietra e setacciata conserverà le parti di nutrienti più preziose: gli strati interni della crusca e lo strato aleuronico, i grassi nobili e le vitamine del germe, che la renderanno visivamente omogenea ma bigia. Un mulino a cilindri artigianale conserverà il germe ma non la crusca. I mulini a cilindri industriali invece vendono il germe all’industria farmaceutica per la produzione di integratori alimentari, da spacciare a chi ha una salute indebolita dal consumo di farine raffinate. Oggi a volte, sotto la pressione dei consumatori salutisti, le industrie rimettono gli strati esterni della crusca nella farina bianchissima, sotto forma di scaglie grossolane. Questa operazione aggiunge pochissimi nutrienti, e il prodotto così ottenuto si chiama farina integrale «ricostituita». Anche al forno o al supermercato noterete spesso dei pani chiari e ben lievitati punteggiati da queste scaglie. Istruite il vostro animo salutista: non è un buon affare. Il mulino a cilindri è responsabile anche di una deviazione negativa nella selezione genetica del frumento: coltiviamo sempre più spesso varietà di grano che hanno un endosperma enorme, pieno di amido e glutine, e una crusca durissima e amara. La crusca più dura è ottimale per i mulini a cilindri, perché più facile da rimuovere in un colpo solo senza lasciare tracce. Il risultato è che quando la reintegrano per motivi «estetici», sono costretti a coprire l’amaro con dei
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«Diventare mugnaio non è una cosa che si possa fare dall’oggi al domani, è un vero e proprio mestiere in cui l’esperienza fa tutta la differenza» prosegue Claudio. «In questi anni ho imparato a conoscere la farina. Stiamo parlando di qualcosa di vivo, che a seconda del clima reagisce in modo totalmente diverso: quando tira la tramontana si ritrae e macinare d’inverno o d’estate, con un tempo umido o secco è un’esperienza completamente differente». Un’altra difficoltà che presenta il lavoro del mugnaio è la giusta regolazione del quantigrano e del re-
dolcificanti. Inoltre il «finto» pane integrale è lievitato con lievito di birra anziché con lievito madre. E le crusche contengono acido fitico, quella sostanza che sequestra i minerali. Mentre la pasta madre è in grado, grazie all’enzima fitasi, di rompere questo incantesimo e liberare i minerali, il lievito di birra questo non lo può fare. Così l’acido fitico presente nel pane pseudo integrale, oltre a tenersi i suoi minerali, potrebbe anche portarsi via i nostri. Non è raro che chi fa un ampio consumo di questo tipo di alimento si demineralizzi per questo motivo.
gologranulometro: il primo determina la quantità di grano che deve scendere dalla tramoggia (l’imbuto posto sopra alla macina), mentre il secondo regola la distanza tra le due pietre, quella inferiore che è ferma e quella superiore che ruota. Un bravo mugnaio userà l’orecchio e l’esperienza: vi è una particolare armonia di suoni che contraddistingue una buona macinazione. Se le pietre sono troppo vicine c’è il rischio di «micronizzare» le crusche. Se parecchie crusche vengono macinate molto finemente assieme al resto del chicco, non sarà più possibile rimuoverle con la setacciatura e andranno a formare tante lame sottili nell’impasto che ne comprometteranno la tenuta spezzando la delicata maglia glutinica. È quindi bene che le crusche più esterne rimangano di dimensioni tali da poter essere setacciate, mentre quelle più interne e più morbide (il tritello) possono restare, arricchendo la farina «bigia».
Io, per me, ho scelto: «nella prossima vita non voglio fare più di ottanta pensieri al minuto. Voglio seguire il flusso e voglio essere capace di regolare ogni sfumatura del mio carattere per andare incontro alle esigenze dei miei familiari e amici. Voglio un compagno che mi sappia rabbigliare: egli donerà al mio cuore un battito dolce e impietoso, al mio stomaco la resistenza per lavorare, e riconoscerà la mia importanza. Nella prossima vita, voglio essere un mulino ad acqua». Pensiero libera-
mente ispirato a una conversazione con il mugnaio Paolo Cavanna: «Il “cuore” della pietra è la parte centrale che separa il chicco, lo “stomaco” lo lavora, mentre “l’importanza” è la parte esterna della pietra che rifinisce la farina». l Note 1. Dietologia Clinica, alimenti e malattia, Medi Edizioni, 1999 2. L’Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici (www.aiams.eu), nata nel 2011, ha raccolto la storia di 124 mulini in tutta Italia.
E i mulini domestici? Se ancora non avete trovato il mugnaio della vostra vita, potete comunque optare per un mulino domestico. In questo caso è molto importante fare attenzione alle dimensioni della pietra. Infatti se il mulino è troppo piccolo (sotto ai 50 cm di diametro), tende a scaldarsi di più. Alcuni sostengono che la farina debba ossidarsi per raggiungere una qualità ottimale nella lavorazione dell’impasto, per questo tradizionalmente si facevano passare circa dieci giorni dalla macinazione prima di usare le farine per panificare. L’ossidazione presenta indubbi vantaggi tecnici, ma naturalmente ci fa perdere una piccola parte di micronutrienti. Questa è una scelta personale: il mulino domestico ci fornirà una farina sempre fresca di macina e con i massimi livelli nutritivi.
13 Quantigrano artigianale presso il mulino Piedicava di Ernesto Angelini, nelle Marche. Foto di Alessandro Paddeu www.terredelpiceno.it 14 Il grano scende nella tramoggia verso il centro delle macine, presso Molino Silvestri, in Umbria.
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Baciami ancora Le labbra sono uno straordinario mezzo di espressione e seduzione. Attraverso le labbra comunichiamo, sorridiamo e baciamo… ecco perché mantenerle sempre idratate e belle è fondamentale! di Alessandra Miraglia
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vere labbra belle e seducenti è sempre stata un’esigenza delle donne, tant’è che il primo esemplare di rossetto risale al 2800 a.C. Nella tomba di una sacerdotessa sumera è stato trovato infatti una sorta di unguento realizzato con olio di sesamo, polvere rossa e essenza di rosa e contenuto in una preziosa scatolina di madreperla e filigrana, che veniva applicato sulle labbra con un piccolo utensile di legno. Da qui, nel corso di secoli, si sono evoluti i rossetti, ma anche i
prodotti destinati alla cura e alla protezione della labbra. La «pomata per le labbra», ad esempio, della medichessa Trotula della scuola salernitana, preparata con miele e succo di mirtilli «per rafforzare la mucosa delle labbra, per farla diventare turgida e rosea», è una ricetta attualissima e utilizzabile anche ai giorni nostri. Le labbra sono una vera e propria porzione di pelle, priva però dello strato corneo e di melanociti, e con pochissime ghiandole sebacee, caratteristiche che la rendono più de-
licata ed esposta ai fattori atmosferici e ambientali. Inoltre sono idrofile, cioè umettate dalle ghiandole salivari e rivestite da un sottilissimo film lipidico che impedisce l’evaporazione dell’acqua e ne preserva l’idratazione. Durante l’inverno, il vento e il freddo favoriscono la disidratazione delle labbra, con conseguente screpolatura. Applicare un buono stick, fa sì che rimangano morbide e idratate. Eppure molti si chiederanno come mai, nonostante appliTerra Nuova · gennaio 2015
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cose inducendoci a riapplicare il prodotto ripetutamente, per un sollievo immediato che però svanisce progressivamente.
Considerando che il 70% di ciò che ci spalmiamo sulle labbra finisce anche nella nostra pancia, è doveroso scegliere prodotti con ingredienti non Solo ingredienti solo ecodermocompatibili, ma anche commestibili! ecodermocompatibili e commestibili chino il burrocacao ripetutamente, nel corso della giornata si ritrovino con le labbra inizialmente idratate ma via via sempre più secche. Ebbene, se questo capita anche a voi, probabilmente siete affetti da quel-
la che viene definita «dipendenza da burrocacao», molto spesso legata a prodotti labiali (rossetti e lucidalabbra compresi) ricchi di paraffina e siliconi. Sono soprattutto i siliconi che, alla lunga, disseccano le mu-
I moderni stick per le labbra, rossetti, lucidalabbra e burrocacao sono formulati a partire da miscele di cere, oli, grassi di origine naturale e sintetica, in cui vengono dispersi coloranti e additivi vari; generalmente non sono presenti conservanti, perché si tratta di prodotti anidri che
Trattamenti labbra a confronto
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Classic lip protector
Balsamo lucida labbra naturale
Crema labbra riparatrice golosa
Stick per labbra
Stick per le labbra
Virgin coconut oil – Lip serum
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AZIENDA PRODOTTO Base di oli minerali
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Base di oli o burri vegetali
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Siliconi
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Cera d’api
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Cere vegetali Cere di origine minerale
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Estratti vegetali
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Lanolina e derivati
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Coloranti sintetici
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Aromi sintetici
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Squalane
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Miele
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Tocopherol CERTIFICAZIONI
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VERDE: ingredienti positivi per noi e per l’ambiente ARANCIONE: tollerabili
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ROSSO: decisamente da evitare
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non vanno incontro a contaminazioni microbiche. Vediamo insieme quindi come scegliere un buon prodotto per le labbra, partendo proprio dalla sua composizione. Considerando che il 70% di ciò che ci spalmiamo sulle labbra finisce anche nella nostra pancia, è doveroso scegliere prodotti con ingredienti non solo ecodermocompatibili, ma anche commestibili! Devono essere evitati tutti quei prodotti che contengono oli e cere minerali, lanolina, siliconi, antiossidanti problematici, nylon, polimeri acrilici, coloranti e aromi sintetici. La lanolina, utilizzata da secoli come emolliente, sebbene sia un prodotto del tutto naturale, una cera (non
Gli ingredienti da evitare OLI MINERALI E CERE MINERALI
Paraffinum Liquidum; Petrolatum, Paraffin, Cera Microcristallina, Ozokerite, Ceresin, Synthetic Beeswax
CERE DI ORIGINE ANIMALE
Lanolin e suoi derivati
SILICONI
Dimethicone; Ciclometycone, Ciclopentasiloxane
ANTIOSSIDANTI
BHT; BHA
FILMOGENI/VISCOSIZZANTI PVP/Hexadecene Copolymer; PVP/Eicosene Copolymer, Nylon; Acrylates Copolymer; Polyethilene; Polybuthene COLORANTI SINTETICI
CI 11920 CI 14815 CI 16035 CI 27755 CI 45350 CI 45430 CI 69800 CI 77000 CI 77510
CI 12085 CI 15510 CI 16185 CI 28440 CI 45370 CI 47005 CI 69825 CI 77002
CI 12490 CI 15525 CI 16255 CI 42045 CI 45380 CI 50325 CI 73000 CI 77007
COLORANTI NATURALI
CI 75300 CI 75470 CI 75810
PROFUMI SINTETICI
Parfum
CI 13015 CI 15580 CI 16290 CI 42051 CI 45396 CI 58000 CI 73015 CI 77267
CI 14270 CI 15630 CI 17200 CI 42053 CI 45405 CI 60725 CI 73360 CI 77288
CI 14700 CI 15865 CI 18965 CI 42090 CI 45410 CI 61565 CI 73385 CI 77289
CI 14720 CI 15980 CI 19140 CI 44090 CI 45425 CI 61570 CI 74160 CI 77346
HELAN
ITALCHILE
I PROVENZALI
LA SAPONARIA
NATYR
REMEDIA
VICTOR PHILIPPE
WELEDA
Apelab stick per labbra
Stick Super Hidratant
Stick labbra al karitè
Biocao nutriente oliva e riso
Balsamo labbra Aloe vera
Crema per labbra
Stick labbra aloe vera
Everon Proteggi labbra
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SuoloeSalute, VEGAN OK
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COSMETICI E BORSE IN CANAPA CANAP PA SATIVA SA ATIV AT T VA
I COSMETICI VERDESA VERDESATIVA: TIVA: sono registrati presso The Vegan Society
sono certificati Co.Co.Nat.
sono conformi al Disciplinare Progetto Vivere Vegan
sono conformi al Disciplinare LEAL
Verdesativa non effettua nè commissiona test su animali.
Via Anchise, 8 - 00040 POMEZIA (RM) - Italy tel. (+39) 06 91251087 - fax (+39) 06 23325728 info@verdesativa.com
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un «grasso della lana» come viene erroneamente definita) prodotta dalle ghiandole sebacee della pecora e accumulata sul vello, è un prodotto allergizzante, il cui contenuto deve essere espressamente dichiarato in etichetta, con la dicitura «prodotto contenente lanolina». Nella lanolina inoltre si accumulano i pesticidi che vengono solitamente utilizzati nei campi dove pascolano le pecore ed è spesso difficile trovare prodotti a base di lanolina certificata biologica. I coloranti, utilizzati nei rossetti e nei lucidalabbra, sono quelli ammessi dal regolamento CE sui prodotti cosmetici e presenti nell’allegato IV. Non tutti però possono essere utilizzati per i prodotti labiali, dal momento che alcuni sono ad uso esclusivo di determinate categorie. Sono indicati in etichetta con la dicitura CI (Colour Index) seguita da un codice di cinque cifre (per esempio CI 75130 si riferisce al beta-carotene, utilizzato come colorante arancione) che ne identifica anche la classe di appartenenza: possono essere, infatti, coloranti organici di origine naturale, di sintesi, basi a ossidazione e nitrocoloranti o pigmenti inorganici (come gli ossidi di ferro e il biossido di titanio). I coloranti di origine naturale vanno dal n. 75000 al 75999. Non sono assolutamente ammesse dal regolamento europeo, ma an-
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che dalla FDA, sostanze come il piombo, ed è bene ribadirlo poiché, da alcuni anni a questa parte e con cadenza periodica, salta fuori la bufala dei rossetti contenenti piombo, la cui presenza sarebbe da verificare con il «test dell’anello d’oro». Tale test consiste nel tracciare una linea di rossetto sulla mano e strofinarvi un anello d’oro; se il colore del rossetto diventa nero, conterrebbe
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piombo. In realtà questo test non dimostra affatto la presenza di piombo, ma semplicemente che i coloranti utilizzati si ossidano a contatto con i metalli nobili, come l’oro, l’argento e il rame. Un’eventuale presenza di metalli pesanti, come il piombo e il mercurio, può essere individuata solo attraverso sofisticati test di laboratorio.
Come scegliere un buon burrocacao
laleuca alternifolia oil), formulati per prevenire irritazioni e herpes labiale. Gli oli e i burri vegetali, impedendo all’acqua di evaporare, mantengono le labbra idratate. La vitamina E, il miele e gli estratti di calendula e camomilla sono un connubio perfetto in caso di labbra particolarmente secche e screpolate e, grazie alle proprietà cicatrizzanti, possono essere utilizzati anche in presenza di taglietti e infiammazioni. Ponete particolare attenzione però al burro di cacao, inteso in questo caso come ingrediente, utilizzato: scegliete un prodotto che vi garantisca una sua origine «equa e solidale», poiché dietro la coltivazione e la raccolta del cacao spesso si nasconde la tratta e lo sfruttamento di tanti bambini. E un cosmetico può ritenersi davvero ecologico solo quando è anche etico. Non dimenticate infine che il segreto per mantenere belle le labbra è racchiuso in un bacio, il modo più naturale ed efficace per renderle morbide e idratate… l
Per labbra veramente morbide e idratate scegliete, quindi, burrocacao e rossetti a base di oli e burri vegetali come olio d’oliva, burro di cacao, burro di Karitè, olio di ricino (che dona alle labbra anche un gradevole effetto glossy), cera d’api, o cere di origine vegetali come quelle di soia o di girasole, ma anche cera candelilla o di carnauba, vitamina E, miele, estratto di calendula o di camomilla, oli essenziali e coloranti naturali. Badate però che anche alcuni coloranti naturali possono essere problematici, come il rosso cocciniglia, che si ottiene dalla polverizzazione delle uova essiccate dell’insetto Cocci cacti ed è indivi- Alessandra Miraglia è biotecnologa e cura duabile in etichetta dalla sigla il sito www.ecocosmesicreativa.it, di cui pubblichiamo qui sotto una ricetta. CI 75470. Gli oli essenziali, oltre a rendere il prodotto «gustoso» e gradevole all’applicazione, possono svolgere anche un’azione protettiva, come nel caso degli stick con Tea tree oil (Me-
Errata corrige Nella tabella «Creme da giorno a confronto» pubblicata a pag. 66 del numero di novembre 2014, il prodotto «Crema viso idratante» della ditta Prima Spremitura (pag 69, primo prodotto da sinistra) è stata segnalata come senza certificazione. Si tratta invece di una crema certificata Natrue e Bioagricert.
Burrocacao fai da te 3 g di cera d’api 3 g di cioccolato bianco • 4 g di olio di ricino • 3 gocce di olio essenziale di arancio ■ Fate fondere a bagnomaria il cioccolato, la cera e l’olio. Levate dal fuoco e aggiungete l’olio essenziale. Travasate il burrocacao in un piccolo vasetto o in un vecchio stick per le labbra pulito e fate solidificare per qualche ora. Questa è una ricetta davvero semplice ed efficace, adatta a tutti, che rende le labbra morbide, idratate e piacevolmente lucide. • •
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Vitamina D:
un aiuto essenziale nelle malattie autoimmuni Sono sempre più numerose le evidenze scientifiche che attestano l’efficacia di alte dosi di vitamina D nella prevenzione e nel trattamento delle malattie autoimmuni, compresa la sclerosi multipla. di Beatrice Salvemini
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ono sempre più numerose le evidenze che attestano l’importanza della vitamina D nel trattamento e nella regressione delle malattie autoimmuni e negli ultimi tempi la letteratura scientifica ha pubblicato innumerevoli studi sull’argomento. Assai significativi appaiono i risultati delle ricerche del neurologo brasiliano Cicero Galli
Coimbra1, che già dodici anni fa cominciò a somministrare ai suoi pazienti alte dosi di vitamina D, pro-ormone regolatore del sistema immunitario presente negli organismi viventi da oltre 500 milioni di anni. Oggi in Italia non sono molti i medici specializzati che applicano questi protocolli terapeutici; uno di questi è il dottor Paolo Giordo,
neurologo e omeopata, che ha appreso il razionale della terapia, metodologie e protocolli di cura direttamente dal professor Coimbra.
Gli studi del dottor Coimbra «Nelle malattie autoimmuni il sistema immunitario è talmente sregolato da scatenare una reazione contro gli stessi componenti del Terra Nuova · gennaio 2015
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salute/1
nostro organismo» spiega Giordo. «Negli ultimi vent’anni si è osservato che, mano a mano che ci si allontana dall’equatore, le popolazioni presentano molto spesso diffusi stati di carenza di vitamina D, e che ciò è statisticamente collegato all’aumento dell’incidenza delle malattie autoimmuni e degenerative». Osservazione e conoscenza hanno trovato una perfetta fusione quando il dottor Coimbra, insieme ai suoi collaboratori, iniziò a somministrare 10.000 UI2 di vitamina D al giorno alle persone affette da sclerosi multipla e altre malattie autoimmuni. «Si tratta della dose che il corpo è in grado di produrre da sé dopo 20-30 minuti di esposizione solare» continua Giordo. «Nei pazienti si attenuarono molto l’astenia e l’affaticamento, oltre agli altri sintomi neurologici. Poi si iniziò ad utilizzare un dosaggio più elevato senza che ci fosse ripercussione alcuna sul metabolismo del calcio; quindi Coimbra e i suoi collaboratori aumentarono le dosi sino al punto in cui l’escrezione del calcio urinario superò la norma.
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Tutto ciò era accompagnato da una serie di misure precauzionali tali da eliminare il rischio di un eccesso di calcio nei reni.
60 mila UI al giorno, senza riscontrare quei problemi di sovradosaggio che vengono paventati dalle linee guida e dalle RDA, le dosi raccomandate giornaliere, ancora in uso. In molti casi sono stati ottenuti risultati spettacolari con remissioni dei sintomi in oltre il 90-95% dei paLa luce solare promuove zienti». Un numero sempre maggiore di lo sviluppo delle medici si sta esprimendo favoreconnessioni nervose. volmente sull’uso di dosaggi più elevati di vitamina D nelle malattie Quanto più forti sono correlate alla sua carenza. Uno stuqueste connessioni, tanto dio canadese sulla sclerosi multipla ha dimostrato la sicurezza dell’impiù efficienti sono le piego ad alte dosi: «Gli effetti positivi dopo 6-12 mesi sono stati di tipo capacità motorie, immunomodulatorio, inclusa una riduzione persistente delle cellule T sensoriali, cognitive. che ha portato a una netta diminuzione delle ricadute» spiega sempre Giordo. Ma come agisce la vitamina D su Negli anni, poi, il dottor Coimbra questo tipo di malattie? in Brasile e il dottor J. T. Bowles negli Stati Uniti hanno somministrato Il ruolo della vitamina D elevate quantità di vitamina D nei pa- «La luce solare, e di conseguenza la zienti affetti da malattie autoim- vitamina D che si forma attraverso di muni arrivando anche a 30, 40, 50 o essa, oltre ad essere essenziale per il
metabolismo delle ossa, stimola la produzione del fattore di crescita dei nervi e promuove lo sviluppo delle connessioni nervose» aggiunge Giordo. «Quanto più forti sono queste connessioni (sinapsi), tanto più efficienti sono le capacità motorie, sensoriali, cognitive. La carenza di vitamina D è un importante fattore di rischio di molte malattie croniche: autoimmuni, infezioni respiratorie, immunodeficienza, malattie cardiovascolari e ipertensione arteriosa, diabete di tipo 1, cancro, morbo di Alzheimer, ecc.; regola inoltre la produzione di chemiochine contrastando l’infiammazione di tipo autoimmune e induce la differenziazione delle cellule immunitarie in modo tale da promuovere l’autotolleranza. In più, promuove la regolazione e l’interazione tra linfociti e cellule aumentando la produzione di linfociti Th2 e inducendo la proliferazione di cellule dendritiche con proprietà di tolleranza immunitaria, con un’azione antinfiammatoria e di immunoregolazione. La vitamina D è implicata anche nel meccanismo di apoptosi (o suicidio) cellulare, che si manifesta quando la cellula riceve il segnale che deve morire in quanto non più funzionale; se questo segnale non viene raccolto ed eseguito si può aprire la strada a una proliferazione incontrollata». «I protocolli utilizzati hanno un loro razionale anche nella prevenzione oncologica. È il caso di dire che la vitamina D fa bene per tante patologie e questo è spiegato dal fatto che i recettori per la vitamina D sono presenti nella maggior parte delle cellule e dei tessuti del nostro corpo. Questa sostanza è uno dei più potenti regolatori della crescita cellulare, sia delle cellule normali che di quelle tumorali. Per questo è particolarmente efficace nell’inibire la crescita anomala o lo sviluppo di tumori maligni nei tessuti epiteliali. Il dottor Frank Caldwell Garland ritiene che i carcinomi abbiano un’origine comune nei bassi livelli di vitamina D e che con un’adeguata integrazione di quest’ultima potrebbero essere prevenuti il 75% dei tumori. A livello immunogenetico la vitamina D aiuta a regolare la produ-
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zione di E-caderina, una specie di colla biologica che tiene unite le cellule. Quando è scarsa, le cellule perdono adesione reciproca, alcune di esse migrano al di fuori della loro sede fisiologica e cominciano a moltiplicarsi senza controllo, dando luogo alle prime fasi della trasformazione cancerosa. Inoltre esistono evidenze secondo cui una carenza di vitamina D ha una diretta correlazione con alcuni tra i più comuni tumori (mammella, colon, prostata, polmone, linfoma di Hodgkin, ecc.); ciò apre anche possibilità terapeutiche e non solo preventive».
Partire dallo stile di vita Le malattie autoimmuni hanno generalmente una genesi multifattoriale, cioè dovuta a diverse cause ambientali, genetiche e legate agli stili di vita. «Quindi anche il trattamento deve rispondere a questa molteplicità di cause cercando di compensare tutte le carenze e di riequilibrare le alterazioni che si sono gradualmente create» spiega Giordo. «Il primo squilibrio
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avviene a livello della barriera intestinale quando passano sostanze estranee o riconosciute tali che innescano reazioni immuni. Correggere l’alimentazione e gli stili di vita è essenziale per il benessere intestinale e immunitario, è vitale provvedere alla giusta proporzione dei micronutrienti quali vitamine, minerali, oligoelementi, enzimi ecc. Occorre scegliere gli alimenti più idonei in modo da trarre da essi ciò di cui abbiamo bisogno e ricorrere a un’integrazione nel caso di aumentato fabbisogno di specifici nutrienti, come la vitamina D, ad esempio. Inoltre oggi sappiamo che le tensioni quotidiane, le ansie, lo stress sono in grado di danneggiare il nostro cervello facendogli perdere neuroni e connessioni nervose che è difficile ripristinare. Molti studi confermano che, soprattutto nelle malattie autoimmuni ma non solo, un evento stressante negativo di determinate proporzioni precede l’esordio della malattia o una sua riacutizzazione; questo avviene in oltre il 90% dei casi.
Se si riesce a comprendere e trattare la maggior parte di questi fattori concausali delle malattie, i risultati terapeutici non si fanno attendere a lungo e sono positivi». Il dottor Coimbra ha ottenuto in tutte le malattie autoimmuni e non solo (sclerosi multipla, artrite reumatoide, Parkinson, Alzheimer iniziale, spondilite anchilosante, malattia di Sjogren, rettocolite ulcerosa, Crohn, psoriasi, vitiligine, fibromialgia, diabete di tipo 1 e così via) remissioni sintomatologiche di circa il 95%. «Anche noi siamo sulla buona strada e gli studi di approfondimento e di integrazione terapeutica ci inducono ad una serena prospettiva per i pazienti» conclude Giordo. l Note 1. Cicero Galli Coimbra è professore as-
sociato al Dipartimento di neurologia e neurochirurgia dell’ospedale federale di San Paolo 2. UI (Unità Internazionale) è l’unità di mi-
sura utilizzata in farmacologia per determinare la quantità di una sostanza in base al suo effetto.
salute
La cura dolce del metodo Snoezelen Al via il primo studio italiano sul metodo Snoezelen che, tramite la stimolazione multisensoriale, è in grado di migliorare la qualità della vita in pazienti affetti da forme di demenza degenerativa. di Annalisa Borghese
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l Centro integrato servizi anziani (Cisa) di Mirandola, comune modenese al confine con la Lombardia, è davvero tutta un’altra storia. Dal 2008, i pazienti affetti da Alzheimer e altre forme di demenza vengono curati con il metodo Snoezelen, un approccio sperimentale che, pur non escludendo il ricorso ai farmaci, si basa soprattutto su tre pratiche: stimolazione cognitiva, terapia occupazionale e interventi psicosociali.
La Snoezelen room Il metodo Snoezelen fu ideato negli anni ’70 da due terapisti olandesi, Jan Hulsegg e Ad Verheul, che osservarono come un ambiente multisensoriale poteva favorire reazioni positive in bambini con disabilità intellettive. Da qui la nascita delle Snoezelen room, stanze speciali, curate nei minimi dettagli, piacevoli e accoglienti, all’interno delle quali con effetti luminosi, colori, suoni, musiche e profumi, il paziente viene ac-
compagnato dall’operatore attraverso un percorso di stimolazione percettiva che porta a un miglioramento generale delle sue condizioni. I trattamenti possono essere individuali o di gruppo, e hanno l’obiettivo di ridurre l’agitazione psicomotoria e stimolare le abilità che ancora sussistono in una persona affetta da demenza. Grazie ai suoi successi, dai Paesi Bassi il metodo è stato esportato in Gran Bretagna e da lì in Francia, Terra Nuova · gennaio 2015
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dove è stato utilizzato su persone af- Il metodo 24 ore fette da gravi deficit mentali e co- Secondo Andrea Fabbo, psicogegnitivi. riatra responsabile del Centro disturbi cognitivi del distretto di MiLa ricerca italiana randola e referente dello studio in In Italia si contano una cinquantina corso, nelle patologie come l’Aldi Snoezelen room all’interno di re- zheimer «la degenerazione è inarresidenze per anziani e persone con di- stabile, ma può essere rallentata grasabilità. Tra queste quella presente al zie a una serie di interventi di tipo Cisa, dove il Nucleo Alzheimer ha psicosociale da affiancare alla teraavviato, la primavera scorsa, il pri- pia farmacologica. La Snoezelen mo studio sistematico sul metodo room si inserisce perfettamente in Snoezelen, a cui si ricorre per favo- questo genere di interventi, poiché rire il recupero o il miglioramento contribuisce a migliorare efficacedel benessere globale di persone mente i disturbi comportamentali, anziane con seri deficit cognitivi. stimolando in modo positivo il maIl progetto avrà la durata di un lato e nello stesso tempo favorenanno e vede la partecipazione di al- done il rilassamento». tre realtà assistenziali, tra cui l’AzienI risultati delle osservazioni clida servizi alla persona di Trigolo, il niche svolte fino a oggi sull’uso Nucleo Alzheimer Israa di Treviso e della metodologia Snoezelen come la residenza per anziani Quinta Stel- strumento terapeutico in ambito la di Tolfa. Queste quattro realtà geriatrico dimostrano che gli effetconfronteranno poi i risultati otte- ti benefici sull’umore e sul compornuti con quelli di RETE (Rete Reg- tamento delle persone affette da degio Emilia terza età), che partecipa menza sono reali. «Perché ci siano riapplicando invece l’approccio tra- sultati di un certo rilievo» prosegue Fabbro «è importante che il metodizionale. Lo studio coinvolge un centinaio do sia utilizzato non soltanto all’indi pazienti, con particolare riguardo terno della stanza multisensoriale; è nei confronti di chi presenta com- necessario che diventi un percorso portamenti improntati all’ansia e assistenziale che copra tutto l’arco all’apatia. Questi ultimi vengono delle 24 ore. Per questo, a Mirandola invitati a partecipare a sedute sia in- abbiamo anche quella che gli opedividuali che collettive (della dura- ratori chiamano Spa, ovvero il bagno ta di 40-60 minuti) e il loro miglio- Snoezelen, dove grazie ad alcuni ramento viene monitorato attraver- stimoli visivi, olfattivi e sonori, utiso una misurazione basata su un in- lizzati per rilassare anziché stimolare, ventario neuropsichiatrico che com- la pratica dell’igiene risulta facilitaprende sintomi, frequenza e gravità, ta per l’operatore e diventa un moa partire da parametri oggettivi, mento di piacevole relax per il paquali la frequenza cardiaca, l’ali- ziente». mentazione e il sonno.
Gli effetti positivi sui terapisti
Obiettivi dell’approccio Snoezelen nella cura di persone con disabilità e deficit cognitivi 1. Favorire il rilassamento 2. Stimolare l’esplorazione degli ambienti 3. Favorire il contatto e la relazione interpersonale
4. Instaurare relazioni positive nella cura quotidiana con gli utenti
5. Promuovere il benessere della persona e la sua riattivazione
6. Sostenere la relazione con i familiari
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Anche gli operatori possono beneficiare degli effetti positivi della pratica Snoezelen. A tal proposito, lo studio in corso prevede un monitoraggio del burn out, ovvero del livello di stress degli operatori e dei familiari che si prendono cura del paziente, sulla base di una scala di misurazione dell’affaticamento sia fisico che psichico. «È un obiettivo secondario» afferma Fabbo «ma da tenere in considerazione». Va da sé che il terapista necessita di un addestramento particolare,
nel quale non si perda mai di vista la dimensione relazionale, che deve in ogni momento fare da cornice alle pratiche di cura. Infatti, come sottolinea Fabbo «nella relazione terapeutica conta molto l’atteggiamento empatico. Non basta curare la mobilizzazione, l’alimentazione e l’igiene della persona, è necessario essere capaci di entrare in comunicazione, di porsi in ascolto e in osservazione di potenzialità che il paziente “svela” in risposta agli stimoli proposti».
A disposizione per provare La stanza multisensoriale è uno strumento versatile che può essere applicato a persone con ogni genere di disabilità, deficit cognitivo e malattie neurodegenerative. Non solo, è molto efficace anche per chi si prende cura di queste persone. Su questo versante sta lavorando l’Associazione Parkinson Modena, che la scorsa primavera ha messo a disposizione una stanza multisensoriale non solo per gli associati, ma anche «per curarsi di chi cura». Paola Aime, presidente dell’associazione, sottolinea la necessità di recuperare il principio del piacere finalizzato a una serenità che sia il malato sia il familiare poco a poco perdono. «Il legame tra emozioni, vissuto psichico e malattia è territorio di grande interesse per una terapia centrata sull’essere umano nella sua totalità più che sulla malattia» spiega Aime. «Per questo sono necessari osservazione, accoglienza e amorevolezza. Si tratta di una sollecitazione culturale, l’invito ad avvicinarsi alla sofferenza in modo attento e rispettoso e a considerare la malattia in un orizzonte più ampio che comprende sempre e comunque le abilità residue della persona». Vale la pena provare. A questo scopo lo spazio multisensoriale è a disposizione di chi volesse sperimentarlo: medici, ricercatori scientifici, direttori di residenze per anziani, volontari e familiari. l
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Gennaio 2015
dƒi letTori Forze rimaste Jorge Tarducci
Quel giorno non si era visto il sole, ed era la mancanza di luce che invitava a guardarsi dentro per tentare di trovare l’eventuale luminosità, quella che ti danno, le domande, i limiti, le difficoltà la non speranza, e partendo da tale supposto intentare il balzo in su, dopo aver toccato fondo, ecco, l’occasione di ricominciare, con le forze rimaste, Dal 28 marzo al 5 aprile 2015 a piedi per 270 chilometri da indirizzandosi verso la meta, Milano a Feldkirch (Austria) attraverso Svizzera e Liechtenstein: è la prima edizione dello «Slow Life Tour». con più vigore, che velocità, più cervello, che affanno L’idea è venuta a Paola Ceruti, una mamma fuori e così, sì, dall’ordinario. Questa è la sua storia. la migliore sintesi sorgerà in pieno di Paola Ceruti nell’essere integro, Mi chiamo Paola, ho trentacinque ra non erano più solo parole astratanni e sono mamma di sei figli di età te, ma comportamenti e azioni con- senza avarizia compresa tra i 13 anni e i 5 mesi. Nel crete; la mia vita aveva altri ritmi, grintoso, elegante, quasi con le ali l’essere io, interamente. 1998 mi sono diplomata in agraria e cambiavano le priorità. Vivo il presente assaporando ogni in seguito mi sono specializzata in Queste pagine sono dedicate interamente progettazione di giardini, nel frat- singolo momento, dedico la maggior ai contributi dei lettori. Potete mandare artempo ho conosciuto mio marito, ab- parte del mio tempo alla famiglia e ai ticoli, lettere, domande, commenti, critiche, biamo cominciato a metter su fami- figli con gioia e felicità, senza mai rimfoto, poesie, disegni, blog… e chi più ne ha glia (e non ci fermiamo più!) e avviato piangere la scelta di mettere il lavopiù ne metta! Si raccomanda per quanto posil nostro laboratorio artistico: foto- ro in secondo piano: la gratificaziosibile la brevità, per dare spazio a un maggior numero di contributi. Teniamo a precigrafia, pittura e fiber art. Lentamen- ne di vederli crescere non può essesare che titoli e sottotitoli presenti in quete tutta la mia vita è cambiata, ho re paragonata a nessuno stipendio. Li ste pagine non sono degli autori delle letsmesso di mangiare carne e nel giro ho allattati tutti e sei per più di un tere bensì a cura della redazione. Ci riserdi poco tempo è diventato spontaneo anno, alcuni fino a due, ho lasciato che viamo di tagliare, se necessario, i testi ricevuti o di pubblicarli solamente online, sul sito passare ad uno stile di vita vegano, decidessero da soli se andare all’asiwww.terranuovaedizioni.it. scelta che coinvolge ora tutta la mia lo, senza mai forzarli, li ho portati a Il materiale va spedito a: famiglia. Finalmente sentivo di aver giocare all’aria aperta tutti i giorni perTerra Nuova dei Lettori, trovato la strada che avevo sempre ché penso che sole e movimento siavia Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze cercato, amore per la vita, per gli anilettere@aamterranuova.it segue a pag. 92 mali, per la natura, rispetto per la Ter-
Slow Life Tour:
una mamma molto speciale
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dĆ’i letTori
segue da pag. 91
Slow Life Tour: una mamma molto speciale no importanti per crescere quanto il cibo e l’acqua. Le persone che incontravo e che conoscevo a volte erano incuriosite da ciò che facevo, a volte non capivano, a volte mi dicevano che stavo sbagliando tutto: Ma quindi, mangiate solo verdura?, Ma ai bambini qualche bistecca va data! E il gelato non lo mangiano?, Ma avete fatto cosÏ tanti figli per motivi religiosi?‌ Lo stesso accadeva anche ai miei figli, che a volte a scuola si dovevano confrontare coi commenti dei compagni, con l’esperta di alimentazione che spiegava il bisogno quotidiano di carne, pesce, formaggio‌ eppure hanno sempre difeso con determinazione le loro idee. CosÏ, da questo miscuglio di domande, riflessioni, scoperte, scelte contro corrente, nuove conoscenze, cambiamenti nasce l’idea di trovare una risposta piÚ grande, piÚ pubblica che riassuma tutto: prende vita lo Slow Life Tour; una lunga passeggiata di dieci giorni e quasi trecento chilometri attraverso quattro stati, in solitaria o quasi, visto che i miei bambini mi accompagneranno per alcuni tratti del percorso e che il piÚ piccolo di loro sarà con me nel passeggino per buona parte del tragitto. L’idea che una persona comune come me, con l’aggravante di aver avuto, allattato e cresciuto sei figli, per di piÚ anche vegana, possa camminare
l’omeopata risponde
per trenta chilometri al giorno per sostenere ciò in cui crede, forse potrĂ incuriosire la gente, farla riflettere sui motivi che mi hanno portato a intraprendere questo cammino. ÂŤSlow Life TourÂť per me significa tante cose: è sostenere la scelta vegan come chiave del cambiamento che porta a scoprire l’armonia con se stessi, con la natura, gli animali, l’ambiente, è sfatare il mito delle proteine animali come unica fonte di forza e di energia, è il rispetto per la vita senza distinzione di specie come base per la costruzione di una societĂ piĂš amorevole e sicuramente meno violenta, è comprendere che eliminare gli allevamenti con il loro carico di inquinamento sarĂ l’unica via veramente ecosostenibile per distribuire equamente le risorse del Pianeta tra le popolazioni. Ăˆ parlare con i miei figli, spiegare loro con dolcezza, rispettare i loro ritmi, coinvolgerli in tutto, organizzazione, allenamenti, sconfitte e successi e infine nel tour, per sottolineare l’importanza della famiglia nell’educazione dei figli, delle cure parentali, dell’allattamento, della conciliazione tra maternitĂ e lavoro, perchĂŠ penso che crescere una nuova generazione piĂš consapevole sia regalare al mondo una speranza. Ăˆ coltivare l’orto, rattoppare i pantaloni, fare cappelli e maglioni all’uncinetto, è difendere l’arte e la cultura come unica grande ricchezza di ogni civiltĂ . La scelta di camminare sottolinea l’aspetto ÂŤslowÂť della societĂ che vorrei: silenzioso, ritmico,
spontaneo, non è uno sport ma un atto naturale, lascia libera la mente, non c’è bisogno di concentrarsi su se stessi a controllare il respiro, il battito del cuore, la velocità ; in antitesi con la vita di oggi, controcorrente, l’opposto del mito del massimo rendimento, della competizione, dell’essere il migliore, il piÚ bravo. Infine, il periodo non è stato scelto a caso: si tratta della festa di Pasqua, in cui migliaia di agnelli innocenti vengono sacrificati per finire nei piatti di tanta gente, e testimoniare che si può mangiare diversamente, essere felici e festeggiare senza commettere un atto cosÏ crudele come uccidere un agnellino, assume ancora piÚ valore. In futuro sto valutando la possibilità di effettuare altre tre tappe per circa 1000 chilometri in due anni per arrivare alla fine a Bruxelles per portare, oltre alla mia testimonianza, magari anche delle proposte piÚ concrete per cercare di costruire una nuova società . Sono sicura di non poter cambiare il mondo, e non sono d’esempio per nessuno, ma la mia parte la voglio fare! Chi avesse voglia di saperne di piÚ o volesse aiutarmi e sostenere lo Slow Life Tour può seguire il mio blog paolacerutislowlifetour.blogspot.it oppure scrivermi a paolaceruti@tiscali.it
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a cura di Paolo Giordo, medico omeopata ATTENZIONE. Le informazioni contenute in questa rubrica sono intese a incoraggiare e non a sostituire il rapporto tra paziente e medico curante.
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Come avvicinarsi agli ecovillaggi? Sono Omar da Trieste, ho 29 anni. Data e contemplata la situazione sociale, date le mie attitudini e caratteristiche, vorrei fare un’esperienza in un ecovillaggio ma non ne so ancora molto. La ragione che mi ha portato a trovare Rive, è legata a riflessioni sul sistema finanziario, sul sistema democratico, sui diritti umani, sulla guerra, sul lavoro, sull’egoismo, e così via. Vorrei vivere in modo semplice o essere autosufficiente. Posso aiutare in molti modi, ma non so come approcciare gli ecovillaggi: li chiamo e chiedo di andare? Che cosa devo dire? Posso collaborare con Rive? Come procedo? Grazie, Omar • Risponde Francesca Guidotti, presidente della Rete italiana villaggi ecologici. Ciao Omar, allora, se vuoi intraprendere questo percorso negli ecovillaggi ti consiglio vivamente di: 1. Informarti il più possibile sulle realtà esistenti: ci saranno alcune che ti corrisponderanno di più, altre che non ti interesseranno affatto. Questa consapevolezza ti aiuterà a fare esperienze fruttuose, in quanto ogni ecovillaggio è diverso dall’altro, ci sono priorità diverse che se non sono in sintonia con le tue, rischiano di lasciarti deluso. C’è tanta letteratura che può aiutarti in questo: puoi navigare sui siti www.mappaecovillaggi.it di Terra Nuova o su www.ecovillaggi.it della Rive. Puoi ricercare gli articoli pubblicati sul sito www.terranuovaedizioni.it o, se ami leggere cartaceo, leggere «Ecovillaggi e cohousing. Dove sono, chi li anima, come farne parte o realizzarne nuovi» (Terra Nuova Edizioni). Per entrare nell’ottica dell’ecovillaggio, ti consiglio vivamente il libro «Creare una vita insieme» di Diane Leafe Christian (Fiori Gialli), che trovo molto pratico e chiarificatore rispetto alla vita comunitaria.
2. Cominciare a telefonare o scrivere alle realtà che più ti interessano per una breve visita (di solito è una settimana). Dopodiché, in base a come ti sei trovato, puoi chiedere di tornare per un periodo più lungo, fino a che, eventualmente, puoi chiedere di fare un periodo di prova, che è il primo passo per entrare in una comunità. 3. Quando telefoni o scrivi agli ecovillaggi, ti consiglio di presentarti dicendo perché vuoi fare questa esperienza ed esplicitando se hai preferenze o particolari capacità verso un lavoro. Se possibile, chiedi all’ecovillaggio di inviarti dei documenti scritti sulle regole di base della casa ed eventualmente documenti formali come lo statuto, gli accordi di base, o altre informazioni che ti possono introdurre a quella comunità. Per collaborare con Rive, puoi iscriverti come socio (la quota è di 30 euro l’anno) scrivendo a segreteria@ecovillaggi.it. In questo modo potrai partecipare alle riunioni e ai gruppi di lavoro, che sono in attività tutto l’anno. Se hai bisogno di altro, sono qui. Buona scoperta.
Cosmetici sfusi: un’opzione possibile? Gentile redazione, in riferimento alla lettera di Paolo contenuta sul numero di ottobre 2014 di TN riguardante il Regolamento europeo CEE 1223/2009 sulla vendita di cosmetici sfusi, a quanto pare non più possibile in un prossimo futuro, avrei un quesito da porre. Mi sto muovendo per aprire un negozio di prodotti bio-ecologici, sia cosmetici che detersivi. Oltre a prodotti confezionati, era mia intenzione proporre anche dei prodotti sfusi, sia cosmetici che detersivi. Alla luce di quello che sono venuta a sapere tramite l’amico Paolo e la risposta di Nadia Tadioli, mi conviene desistere dalla vendita di prodotti sfusi e proporre solo prodotti confezionati? Questo discorso vale anche per gli alimenti venduti sfusi? Vi ringrazio per la risposta e vi faccio i complimenti per il vostro lavoro, per me molto prezioso. Silvia • Risponde Nadia Tadioli, giornalista di Terra Nuova specializzata in cosmesi e detergenza ecologiche. Gentile Silvia, se sui cosmetici sfusi è decisamente meglio soprassedere, più margine di manovra si può avere nell’ambito
dei detersivi e degli alimenti. Nel caso dei detersivi però è necessario venderli in confezioni, anche ricaricabili, che riportino l’elenco degli ingredienti, come da normativa europea e italiana, in caratteri leggibili, visibili e indelebili. Anche nel caso degli alimenti è necessaria un’etichetta con l’elenco degli ingredienti, che può essere riportato su un unico e apposito cartello all’interno dei negozi. La materia è comunque complessa, quindi il consiglio è di farsi seguire da un esperto. Terra Nuova · gennaio 2015
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a cura di Nicolas Raffieri
Per inviare un quesito ai nostri esperti: lettere@aamterranuova.it Contatti: tel 02 48370137 - www.urbanacoop.it
Salve, mi chiamo Daniela e possiedo due ettari di terreno su cui vivo in una piccola casa rurale. Ho iniziato un piccolo orto aiutandomi col Manuale pratico di agricoltura biodinamica, la lavorazione la faccio tutta a mano e con un vecchio motocoltivatore del ’72. È chiaro che abitando da sola ho moltissimo spreco. Ho cominciato a regalare l’eccedenza della produzione ai miei colleghi e poi a cederla in cambio di un piccolo contributo spese, dell’ordine di 1 euro al chilo… e parliamo di ortaggi e frutta coltivati col metodo biodinamico. Ora i colleghi che richiedono i miei ortaggi stanno aumentando, vista sia la qualità che il contributo spese veramente esiguo. Non vorrei tuttavia incorrere in qualche sanzione, poiché per ora cedo i miei ortaggi più come favore che altro; coi ricavati investo in attrezzi. È possibile creare con questi presupposti un’associazione di volontariato? n Gentile Daniela, approfitto del tuo quesito per chiarire alcune informazioni confuse che spesso incontro in chi desidera svolgere attività agricola in modo associativo, e più in generale per spiegare cos’è un’associazione di volontariato e quali attività svolge abitualmente. La risposta secca al tuo quesito purtroppo è negativa. Non che il lavoro agricolo sia precluso alle associazioni di volontariato in modo specifico, ma nel caso che citi riscontro alcuni problemi: anzitutto, manca il presupposto associativo: chi dovrebbe associarsi? I tuoi colleghi acquistano semplicemente da te la verdura, quindi non partecipano in alcun altro modo all’attività. Secondariamente, non è chiaro quale sia l’attività di volontariato che si andrebbe a svolgere. Ritengo ci sia una soluzione più semplice al tuo quesito. Nulla ti vieta infatti di aprire una piccola partita iva agricola. Come chiarito nel quesito dello scorso mese, infatti, i produttori agricoli godono di un regime di particolare favore quando: • il loro volume di affari annuo non superi 7000 euro e non vendano i propri prodotti su aree pubbliche; • le dimensioni del terreno, rapportate al tipo di coltivazione, comportano un fabbisogno lavorativo inferiore a104 giornate annue. In questi casi infatti l’attività è esentata dalla maggior parte degli adempimenti IVA,
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dall’iscrizione all’INPS e dal versamento dei contributi previdenziali, dall’iscrizione in Camera di Commercio. Torniamo ora al caso delle Associazioni. Queste potranno essere proprietarie di terreni, o affittarli, e svolgere su di essi attività agricola. Per vendere i prodotti della stessa attività devono comunque aprire una partita IVA, nello stesso modo in cui farebbe un singolo coltivatore diretto o un’altra azienda agricola. Queste attività comporteranno comunque lo svolgimento di un’attività imprenditoriale per l’associazione e dovrà essere verificato attentamente il requisito della prevalenza non commerciale dell’attività complessiva per comprendere il corretto inquadramento fiscale e contabile dell’Associazione. Diverso può essere il caso in cui l’attività associativa sia quella della condivisione di un terreno per la realizzazione di un orto comune da parte degli associati o per attività diversa dalla vendita dei frutti di quel terreno, come potrebbe essere la diffusione della conoscenza della permacultura. Qui non c’è vendita del prodotto agricolo quindi non sussiste nemmeno l’attività agricola in senso imprenditoriale. I soci possono anche contribuire all’acquisto degli attrezzi agricoli, ad esempio, attraverso quote e contributi, in modo totalmente svincolato dalla quantità di ortaggi che portano a casa. Tutt’altra cosa sono invece le Organizzazioni di Volontariato, enti disciplinati da una specifica normativa, la Legge 266 del 1991, in base alla quale è tale «ogni organismo liberamente costituito, […] che si avvalga in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti» al fine di svolgere attività spontanea e gratuita, senza fini di lucro anche indiretto ed «esclusivamente per fini di solidarietà». Il concetto di «lucro indiretto», da parte del volontario, sta a significare che lo stesso non può trarre un vantaggio economico di alcun tipo dall’attività volontaria svolta. Sarebbe come fingere di fare del volontariato, perché in realtà avrei interesse a quel vantaggio economico. Il fine del volontariato deve essere la solidarietà, incondizionata ed esclusiva. La manutenzione di un campo agricolo di mia proprietà non può essere considerata un’opera volontaria incondizionata e solidaristica, semplicemente perché il campo è mio. Questa limitazione è fondamentale per quelle Organizzazioni di Volontariato che siano anche iscritte agli appositi registri pub-
blici previsti dalla normativa sopra citata. Queste sono infatti, di diritto, ONLUS [Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale] e godono di numerose agevolazioni, soprattutto fiscali. Proprio per evitare che detti enti sfruttino indebitamente la propria posizione fiscale di vantaggio, essi non possono svolgere attività imprenditoriali vere e proprie ma solo «attività produttive marginali». Ad esempio non potranno ricevere denaro per sponsorizzare un prodotto commerciale. Non si può quindi escludere in astratto che simili enti conducano terreni agricoli per svolgervi delle coltivazioni, ma tale attività dovrà comunque essere realizzata in funzione del fine istituzionale dell’organizzazione e rivestire un carattere di marginalità rispetto all’attività complessivamente svolta dall’Associazione stessa.
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Non vedi pubblicata la tua lettera in queste pagine? Considera che: • Ogni numero di Terra Nuova viene preparato con circa due mesi di anticipo. • I testi più lunghi o quelli non selezionati per la rivista potrebbero essere comunque pubblicati integralmente online su www.terranuovaedizioni.it/lettori • Le lettere che richiedono la risposta di un esperto potrebbero aver bisogno di più tempo.
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il commento
Articoli sugli studi del professor Campbell
Paolo Giordo
Prevenire e curare il cancro con l’alimentazione e le terapie naturali
PREVENIRE E CURARE IL CANCRO CON L’ALIMENTAZIONE E LE TERAPIE NATURALI
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Lo scorso novembre a Verona c’è stato un seminario di tre giorni sull’alimentazione vegan tenuto dall’autore di The China Study, il professor Colin Campbell, il tutto organizzato da www.beat4eat.com, la stessa organizzazione che ha avuto il merito di portare il dottor Campbell in Europa per la prima volta a Vicenza due anni fa e di nuovo sempre a Vicenza anche l’anno scorso (anno nel quale ho partecipato anch’io). Per la prima volta sono stati presenti numerosi medici, a dimostrazione che si sta aprendo una breccia anche in quel
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mondo alquanto refrattario a innovazioni che potrebbero compromettere equilibri consolidati basati su enormi interessi economici. Questa più che una lettera è un editoriale che vorrebbe contribuire ad allargare anche su Terra Nuova la collaborazione con altri che si interessano attivamente di ambiente e prevenzione della salute. Purtroppo fino ad ora non ho mai visto pubblicati articoli che riguardassero il professor Campbell e i suoi studi e sinceramente non ne ho capito il perché. Mi pare da abbonato e da vegan di avere diritto a una risposta sincera. Maurizio Destro Benini, Fiè allo Sciliar (Bz) Caro Maurizio, grazie per la segnalazione, cerchiamo di dare una risposta a tutti, che siano o meno vegan o abbonati, ma credici le lettere che ci arrivano sono davvero tante e non sempre riusciamo nell’intento! Ma veniamo alla questione che poni. Francamente non ci sembra che Terra Nuova trascuri gli argomenti che porta avanti il dottor Campbell, peraltro citato nell’articolo «Quando il corpo dice no» nel numero di giugno scorso. I benefici di una dieta vegana sono spesso argomento dei nostri articoli e soggetto principale di molti nostri libri (www.terranuovalibri.it). Ma accogliamo comunque il tuo invito ad allargare la collaborazione con un numero ancora maggiore di persone in questo campo: del resto, non si finisce mai di allargare i propri orizzonti!
ELETTROSMOG
A partire dal 2013, in Italia i gestori di telefonia mobile hanno cominciato a utilizzare per le trasmissioni wireless lo standard LTE, altresì noto come 4G, il campo di frequenze occupato un tempo dal canale UHF 61 (791 MHz) fino al canale 69 (855 MHz). I ripetitori vengono distribuiti capillarmente sul territorio, soprattutto all’interno delle aree urbane densamente popolate e trasmettono con elevate potenze, fino a 2 kW. Questo significa che se i gestori sono quattro, in certe zone in cui sono presenti tutti ci sarà un campo elettromagnetico emesso fino a 8 kW. Si pensi che la potenza finora utilizzata nelle stazioni radio base era massimo di una trentina di Watt. Recenti studi valutano che disturbi alla ricezione tv saranno possibili fino a un chilometro di distanza dalle antenne LTE. Il problema dell’interferenza per la ricezione televisiva è quindi concreto. Le alte potenze dei ripetitori LTE e la loro vicinanza fisica alle antenne tv creerà disturbi importanti non solo ai canali prossimi al fine gamma UHF, ma su tutto lo spettro DTV. Potrebbero manifestarsi fastidiosi squadrettamenti (effetto mosaico), blocchi completi dell’immagine televisiva o addirittura danni irreversibili alle centraline o ai televisori stessi per eccesso di segnale. Non vengono però pubblicati studi, che sono tra l’altro ben noti, che riguardano l’impatto che tali potenze emesse su que-
ste frequenze hanno sulle forme di vita e sullo sviluppo di tumori e leucemie. È come abitare tutto il giorno sotto un ripetitore tv di alta potenza, come per esempio Cima Penegal (Bz). Perché tutto questo passa sotto silenzio? Perché le varie Arpa e Appa dormono? Mi piacerebbe che gente seria conducesse un’inchiesta diffondendo il più possibile i risultati, per far luce su un problema grave di cui i cittadini vengono completamente tenuti all’oscuro. Invierò questa lettera a varie riviste e associazioni per vedere se qualcosa si muoverà. Grazie, Roberto M. Iemmi Ulrich Kurt Dierssen e Stefan Brönnle
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dall’elettrosmog Antenne radio, elettrodotti, telefonini cellulari, wi-fi, forni a microonde e apparecchi elettrici ed elettronici in generale: come riconoscere e difendersi dalle principali fonti di inquinamento elettromagnetico.
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I rischi della nuova tecnologia 4G
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Terra Nuova · gennaio 2015
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metà strada fra un diario privato e un saggio, il libro di Andrea Strozzi ci racconta la sua testimonianza di ex business-strategist che, dopo aver convertito in abitazione una vecchia stalla accanto a campi e boschi, ha detto definitivamente NO a un modello socioeconomico in cui non si riDal fondatore di “Low Living High Thinking” conosce più. Vivere Basso, L’autore smonta pezzo dopo pezzo i meccanismi Pensare Alto …o sarà Crisi vera e le strutture della società capitalistica, mettendone a nudo l’intrinseca disumanità e delineando i nuoAndrea Strozzi vi percorsi e le pratiche necessarie alla costruzione di un mondo diverso, quel modello sociale a cui, volente o nolente, dovremo tutti quanti ispirare i nostri stili di vita: vivere basso e pensare alto.
A CURA DI PIETRO BENCIOLINI
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UN NUOVO SGUARDO SULLA DECRESCITA
n Vivere basso, pensare alto …o sarà crisi vera ´ di Andrea Strozzi Terra Nuova Edizioni – EA162 - pp. 120 - € 12,60
RIPENSANDO TIZIANO TERZANI
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o sguardo acuto e indipendente sulle conseguenze dello sviluppo industriale in Asia rende Tiziano Terzani uno dei principali precursori della decrescita. «Non fece in tempo a conoscere questa parola» commenta Gloria Germani, autrice di Terzani: verso la rivoluzione della coscienza «ma quando parlava di digiuno, intendeva un concetto molto simile: una rinuncia al superfluo, sul modello di Gandhi». Uno dei suoi contributi più innovativi consiste nello smascheramento dell’antitesi tra marxismo e capitalismo perché, continua l’autrice «Terzani capì che il comunismo, di cui allora vedeva le spoglie, si basava sulla medesima idea della società occidentale capitalistica: una visione scientifica e materialistica che vede nel mondo qualcosa di separato dall’uomo, che l’uomo può plasmare e utilizzare a suo piacimento». Da questa presa di coscienza scaturì il congedo dal sogno comunista che l’aveva attratto in Cina poco dopo la morte di Mao, come pure dalla «fabbrica del consenso» costituita dal sistema dei mass media. Terzani si impegnò radicalmente contro la logica distruttiva della globalizzazione che, attraverso il mito di superiorità della civiltà occidentale, fa di tutto il mondo un mercato e di tutti gli uomini dei consumatori. Negli ultimi libri, con cui ha incontrato un enorme successo di pubblico, ha indicato ai giovani un tipo diverso di rivoluzione, che ci riporta a un vivere più legato ai beni comuni, più frugale ma anche più affettivo. «Si tratta di quella silenziosa rivoluzione interiore che sembra quasi una premessa all’idea della decrescita» conclude Germani. «Quella rivoluzione della coscienza che da una parte riporta alla luce quelli che sono i valori più profondi della nostra esistenza e la consapevolezza dell’unità fondamentale del vivente; dall’altra smaschera l’ideologia materialista, l’illusoria felicità che questa ci promette». Gloria Germani, nata a Firenze, dopo la laurea in filosofia ha proseguito gli studi nel campo della filosofia dell’India e dell’Estremo Oriente, dedicandosi soprattutto al dialogo tra Oriente e Occidente per costruire quella rivoluzione culturale che ci permetterà di fronteggiare le tante crisi che stiamo vivendo. All’inizio del prossimo anno pubblicherà per le edizioni Il Punto d’Incontro Tiziano Terzani. La forza della verità, un nuovo testo sul grande pensatore in cui ripercorre le principali tappe dell’evoluzione del suo pensiero.
n Terzani: verso la rivoluzione della coscienza a cura di Gloria Germani Jaca Book, pp. 128, € 9,00
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Slow Walk. Il manuale del camminare lento di Alessandro Vergari pp. 166 - € 7,90 Essere Felici (Macro Edizioni)
Con questo piccolo libro Alessandro Vergari, guida escursionistica e vicepresidente della cooperativa Walden viaggi a piedi, ci offre le sue riflessioni e le sue esperienze sul camminare e sull’osservazione della natura. Le calzature da scegliere, lo zaino, l’abbigliamento da indossare, il sacco a pelo sono solo alcuni degli argomenti presi in considerazione in questo piccolo manuale che ci aiuta a riscoprire quel gesto semplice ma mai scontato che è il camminare. Un invito a riavvicinarci al nostro ritmo biologico, a vivere in sintonia con la natura e ad imparare a osservare le meraviglie sul nostro cammino.
L’alfabeto del bambino naturale di Elena Balsamo e Tommaso d’Incalci 21 schede - € 14,00
Leggere ad alta voce al proprio bambino è uno dei tanti strumenti per rafforzare la relazione con lui, poiché la condivisione della lettura sin dai primi mesi, lo sfogliare insieme piccoli libri colorati e commentare le immagini aiuta il piccolo a sviluppare linguaggio e attenzione, ma soprattutto crea un’atmosfera speciale di unione e intimità con i genitori. Elena Balsamo ha quindi realizzato un alfabeto unico, dolce, pieno di amore: ventuno lettere racchiuse in un cofanetto, ventuno schede cartonate, dove ai brevi, incantevoli testi, si accompagnano le delicate illustrazioni di Tommaso d’Incalci.
La giornata naturopatica Vivere in armonia la quotidianità di Matteo Politi pp. 175 - € 15,00 Edizioni L’età dell’Acquario
Come possiamo intervenire sulle nostre abitudini quotidiane, per accrescere la qualità della vita seguendo i preziosi insegnamenti della naturopatia? L’autore di questo piccolo manuale ci guida attraverso i vari momenti della giornata, attingendo ai saperi propri della cosiddetta Medicina Tradizionale Mediterranea, di cui Ip-
vi deo
pocrate è considerato il padre fondatore. Ogni parte del giorno è messa in relazione con l’elemento naturale che la governa, allo scopo di porre in luce le forze che agiscono sulla terra e sugli esseri umani e di aiutarci a trovare la strada verso una maggiore armonia e consapevolezza. Le conoscenze raccolte in questo libro, insieme ancestrali e moderne, ci aiuteranno a riscoprire il nostro inscindibile legame con la natura e la nostra innata capacità di trasformazione e auto-guarigione.
Un altro mondo è possibile
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n mondo nel quale l’uomo vive finalmente in sintonia con la natura e l’universo: è questo che Thomas Torelli auspica ai nostri figli. Un mondo che una generale presa di coscienza da parte dell’umanità delle proprie reali potenzialità renderà possibile nel nostro futuro. Attraverso numerose interviste a scienziati, filosofi e sacerdoti Maya, questo documentario compone un’idea della realtà come un’unica immensa entità vivente, che trova la sua forza proprio nella coralità delle voci che la designano e nella loro grande diversità. Un Altro Mondo vuole essere quindi un documentario illuminante e rivelatore in cui, a partire dal presente e dalle più recenti scoperte sulla natura del cosmo legate alla meccanica quantistica, l’analisi va indietro nel tempo alla ricerca di civiltà come i Maya e i Nativi Americani, che si sono sviluppate in modo diverso ma dalle quali abbiamo molto da imparare; società sterminate da noi in nome dello «sviluppo» e della «modernizzazione», ma che oggi vengono prese ad esempio per insegnarci molto su noi stessi, sul nostro presente e sul futuro che ci stiamo costruendo.
di Nicola Davies pp. 121 - € 6,90 Editoriale Scienza
Wilen è un ragazzino che vive in un villaggio indiano percorso dalle migrazioni stagionali degli elefanti. Si trova suo malgrado a dover difendere la foresta, e gli elefanti stessi, dai cinici interessi di alcuni speculatori. Nel farlo scopre il proprio coraggio e l’importanza della convivenza tra specie in un ecosistema equilibrato. L’autrice, zoologa, utilizza la forma del romanzo per raccontare un progetto di conservazione faunistica reale, mostrando in maniera non stereotipata le difficoltà di questi territori, offrendo ai giovani lettori un protagonista in cui potersi identificare. (Caterina Lazzari)
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teatro
«Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica» – A. Einstein
Caduti sul palco
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in dal principio della sua storia il Teatro della Caduta di Torino si è basato sull’idea di portare nei teatri più persone possibile, di rinnovare l’abitudine del teatro come luogo d’incontro e non come semplice spettacolo da godere passivamente. «L’idea di fare teatro di fronte a teatranti, addetti ai lavori e abbonati vecchia maniera, ci annoiava» ci racconta il direttore artistico Massimo Betti Merlin. Ed è in quest’ottica che si sono sviluppate molte delle innovative pratiche su cui il Teatro della Caduta si fonda. Agli spettatori non è chiesto di pagare un biglietto all’ingresso, ma solo dopo che saranno messi nella condizione di poter dare un prezzo all’esperienza vissuta. La domenica invece è il momento dei bambini, per i quali vengono organizzati degli spettacoli di magia e giocoleria, corredati da ricche e genuine colazioni e merende presso la Caffetteria della Caduta. Ma l’iniziativa forse più interessante è quella del martedì sera, giorno in cui, fin dal 2004, viene messo in atto Varietà della Caduta, una forma di spettacolo che accoglie ogni tipo di numero e di intervento, senza provini, compensi o valutazioni, un momento che rende questo teatro davvero un luogo d’incontro, un bene comune per tutti gli amanti della scena.
n Another World
di Thomas Torelli - Italia, 2013
Per approfondire: www.unaltromondo.net Il documentario sarà proiettato al cinema Odeon a Firenze il 27 gennaio 2015, alla presenza del regista. Ingresso: intero 8 euro; lettori di Terra Nuova 6 euro (farà fede una copia di Terra Nuova da presentare alla cassa). Per assicurarsi un posto si consiglia di pre-aquistare i biglietti su www.odeonfirenze.com Foto: Enrico Auxilia
per bimbi
La via degli elefanti
Per conoscere le altre attività del Teatro della Caduta e i prossimi spettacoli in programma: www.teatrodellacaduta.org Il Teatro della caduta, via Buniva 24, Torino Contatti: info@teatrodellacaduta.org Terra Nuova · gennaio 2015
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Spunti di vista di Michela Baccini - bloggandosimpara-mic.blogspot.it
La privacy non ha età Il registro elettronico dà la possibilità ai genitori di seguire in tempo reale l’andamento scolastico dei propri figli. Con quali conseguenze?
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ella scuola media di mia figlia da quest’anno è stato introdotto il registro elettronico. In pratica i voti, le assenze, le note, i compiti per casa e gli argomenti fatti a lezione non saranno più scritti sul registro cartaceo, ma inseriti via via su un foglio elettronico. Da un lato questa novità mi fa piacere perché di carta se ne produce fin troppa. La scomodità semmai, come mi ha spiegato un mio amico professore, è che gli insegnanti dovranno sempre avere sotto mano un computer, non solo in classe, ma anche durante i colloqui con i genitori. E noi non avremo più il piacere di vedere come lo stanco insegnante, dopo decine di mamme, papà o di chi ne fa le veci, cerca la pagina della classe «terza A, no mi scusi questa è la B», trova nome e cognome di nostro figlio e scorre il dito indice lungo la riga per recitare voti e assenze. Magari mentre sediamo l’uno di fronte all’altro su un banchino piccolo e scomodo – viene da chiedersi come fanno i nostri ragazzi a starci incastrati per ore e ore – e così stretto che anche noi possiamo agilmente spiare tra le pagine del registro, in una vicinanza quasi più fisica che emozionale con il prof. Mi immagino che il colloquio nell’era del registro elettronico sarà meno coinvolgente o forse semplicemente diverso, con lo schermo a demarcare e rimarcare il confine tra scuola e famiglia. Fin qui comunque niente di particolarmente sconvolgente, perché ci stiamo abituando a vivere attraverso gli schermi: per sapere se piove invece di guardare dalla finestra apriamo un’app. Ma c’è un particolare che getta una luce inquietante sul registro elettronico: ogni genitore, munito di password personale, potrà accedere online in tempo quasi reale alla carriera scolastica del proprio figlio. Quando, durante la riunione di inizio anno, l’insegnante di italiano ci ha spiegato i dettagli di questa nuova modalità, io ho chiesto con voce insicura: «Ma la privacy?», lei ha replicato pronta: «Ma lei può vedere solo l’andamento
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scolastico di sua figlia, non quello degli altri alunni!» e gli altri genitori hanno sorriso con cenni d’assenso. Questa risposta, ma più che altro il realizzare che nessuno aveva capito cosa intendevo dire, ha stroncato sul nascere i miei intenti critici e ho solo sussurrato timidamente alla mamma seduta vicino a me: «Ma io intendevo la privacy di mia figlia…». Perché, anche se mia figlia è minorenne, questo non significa che la sua privacy debba confondersi con quella della «famiglia». Vedere che in quell’aula nessuno aveva capito cosa intendevo mi ha reso triste e forse mi ha anche un po’ sconcertato. Se mia figlia prende un brutto voto, io voglio che abbia il diritto di «digerirlo» con i suoi tempi e che sia lei a trovare il momento più opportuno per comunicarmelo. Al limite, se preferisce, può anche non farlo. Non voglio che, oltre all’ansia da prestazione che già di per sé la scuola è in grado di generare, lei abbia anche il timore che io possa vedere, ora per ora, se i suoi risultati sono adeguati alle mie aspettative, vere o presunte. E voglio, nel caso in cui prenda un bel voto, che possa essere lei a dirmelo con gioia. Perché essere genitori non significa che, in una giornata particolarmente stressante, saremo di sicuro comprensivi di fronte a un 5 in matematica. La cosa potrebbe farci definitivamente saltare i nervi, fino a farci dire cose da non dire o, nel peggiore e speriamo più raro dei casi, fare cose da non fare. L’informazione in tempo reale può essere deleteria e non fa bene a nessuno. Inoltre il voto nudo e crudo, spogliato dell’interpretazione di chi l’ha ricevuto e di chi l’ha assegnato, perde ogni significato che possa ricondursi a una valenza educativa, ammesso che, per i voti, di valenza educativa si possa parlare. Per restare sul registro elettronico, credo che i genitori dovrebbero ignorarlo e aspettare di conoscere i voti dalla comunicazione spontanea dei propri figli o, magari, sentirseli recitare dal prof durante i colloqui, mentre abilmente scorre la riga del registro elettronico con il cursore. l
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