Terra Nuova Febbraio 2018 COPIA OMAGGIO

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· PENSA E VIVI ECOLOGICO ·

n° 335 · FEBBRAIO 2018

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www.terranuova.it

dal 1977

INCHIESTA

ISBN 88-6681-363-7

CHI SI STA MANGIANDO IL BIOLOGICO? Il bio rischia di venire inghiottito dalla grande distribuzione. La nuova sfida dei negozi specializzati per salvare il settore simbolo di un’intera cultura.

ECOPRODOTTI

• MAL DI SCHIENA  Esercizi per prevenire e curare • RICETTE  A tavola con il grano saraceno • ECONOMIA  Banche che violano i diritti umani

• VACCINI E ASILI  Chi verrà escluso? • TECNOLOGIA  Le app green più innovative • ECOTURISMO  Tenerife sostenibile

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Inoltre la B12 supporta il corretto metabolismo energetico mostrandosi utile nei processi che producono energia cellulare. La vitamina B12 rientra anche nei processi che inattivano l’omocisteina, fattore di rischio cardiovascolare. B12 500 è prodotta con elevati standard qualitativi e l’unico eccipiente presente è la farina di riso.

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Si consiglia di leggere le avvertenze presenti sul barattolo. Gli integratori non vanno intesi quali sostituti di una dieta variata, equilibrata, e di un sano stile di vita.

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TN1802 01 editoriale [2A].qxp_editoriale 16/01/18 15:56 Pagina 1

EDITORIALE

Prendiamoci il tempo

Mimmo Tringale direttore responsabile

C

on la sua vaga identità stagionale, febbraio, mese decisamente invernale ma anche preludio della primavera imminente, costituisce un buon momento per una riflessione sul tempo. Non mi riferisco al tempo meteorologico, ma a quello esistenziale. Gennaio è troppo impregnato dei luoghi comuni e delle banalità legate all’esaurirsi del vecchio e allo sbocciare del nuovo anno. Sconta un involontario conflitto d’interesse, intriso com’è dell’aspettativa dell’inizio, della speranza del cominciare, del desiderio di mettere un punto e andare a capo: un nuovo anno davanti, 365 nuove caselle da riempire, ognuna con 24 ore della nostra esistenza. All’inizio dell’anno sembra tutto possibile: una dieta più salutare, un amore più travolgente, un lavoro più gratificante, un viaggio più sorprendente, una casa più accogliente e così via di desiderio in desiderio. Un entusiasmo a rinnovarsi che si spegne insieme ai falò della Befana. Si torna a lavoro, a scuola e tutto sembra dimenticato. Per questo preferisco febbraio per le mie riflessioni. È come darsi una seconda chance. Il tempo sembra farsi beffa di noi, ma è evidente che siamo noi a non dare il giusto peso al tempo, a consumare i nostri giorni nella trappola degli automatismi del quotidiano e dell’insidiosa schiavitù delle abitudini. Il tempo è tiranno, si usa dire, ma i veri tiranni siamo noi. Insieme vittime e carnefici delle nostre non-scelte, almeno finché non diventiamo consapevoli che il cambiamento è nelle nostre mani. Il gioco dei rimandi è il più crudele dei giochi e le armi di distrazione di massa sono le più affilate e seducenti. La buona notizia è che il tempo si può volgere a nostro favore. Come? Semplicemente prendendosi il tempo di. Il tempo di stare con noi stessi. Il tempo di buone letture. Il tempo di nutrire buone relazioni. «Prendi il tempo per sognare: è la via che porta alle stelle» ricorda una vecchia ballata irlandese. «Prenditi il tempo per amare ed essere amato. Prenditi il tempo per vivere» recita una delle più accorate poesie di Pablo Neruda. Prendiamoci il tempo per prendere in mano la nostra vita e camminare nella direzione dei nostri sogni, nella direzione del cambiamento. È un impegno con noi stessi e anche con l’intero Pianeta. Le nostre case, le nostre città, la Terra hanno bisogno di uomini e di donne consapevoli, di esseri contagiati dalla tranquilla passione della felicità.


Web (055 3215729 int. 717) Sabrina Scrobogna - web@terranuova.it Direzione grafica: Andrea Calvetti grafica@terranuova.it Impaginazione: Andrea Calvetti, Giulia Raineri, Sabrina Scrobogna

dal 1977

· PENS A E V I V I EC OLOG IC O ·

n° 335 · FE F BBR AIO 2018

60 SALUTE

Spedizione

di schiena: semplici esercizi 32 Mal quotidiani contro i dolori Beatrice Salvemini

4,00

REDAZIONE (055 3215729 int. 4) info@terranuova.it Direttore responsabile: Mimmo Tringale direttore@terranuova.it Vicedirettore: Nicholas Bawtree vicedirettore@terranuova.it Consigliere di direzione: Cristina Michieli cristina@terranuova.it Segreteria di direzione: Alessandra Denaro segreteria@terranuova.it Consiglio di redazione: Nicholas Bawtree, Claudia Benatti, Gabriele Bindi, Alessandra Denaro, Paolo Giordo, Mimmo Tringale

INCHIESTTAA

CHI SI STA A MANGIANDO IL BIOLOGICO? ISBN 88-6681-363-7

Questo numero è stato chiuso il 15 gennaio 2018 Tiratura: 22.000 copie

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SCIENTIFICA 37 RICERCA News dal mondo della scienza

Il bio rischia di venire inghiottito dalla grande distribuzione. La nuova sfida dei negozi specializzati per salvare il settore simbolo di un’intera cultura.

ECOPRODOTTI

Editing e ricerca iconografica: Nicholas Bawtree, Alessandra Denaro UFFICIO STAMPA (366 4437458) ufficiostampa@terranuova.it Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Francesco Beldì, Gabriele Bindi, Claudia Benatti, Alessandra Denaro, Giuseppe Paolone, Silvia Petruzzelli, Mario Catania, Giuditta Pellegrini, Francesca Mastracci, Sara Poletto, Renata Balducci Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg) PUBBLICITÀ e piccoli annunci (055 3215729 int. 5) Sergio Tonon - pr@terranuova.it (pubblicità) annunci@terranuova.it (piccoli annunci) skype: sergio.aam Maria Pia Tinaglia (347 3648161) promozione@aamterranuova.it skype: mariapia.tinaglia Ignazio Presti (347 1365754) - igpresti@gmail.com Francesco Dardis (330 321405) francesco.dardis@alice.it - skype: francesco.dardis Ufficio fiere: Sabrina Burrelli Scotti 055 3215729 int. 4 - fiere@terranuova.it

• MAL DI SCHIENA Eserrcizi per prevenire e curare • RICETTE A ttavola l con il grano saraceno • ECONOMIA Banche chhe violano i diritti umani

• VAACCINI E ASILI Chi verrà escluso? • TECNOLOGIA Le L app green più iù iinnovative ti • ECOTURISMO Tenerife sosttenibile

Scarpe Sc carrpe ecoloogichhe ecologich

67 ECOPRODOTTI

DEL MESE 7 L’ECO Notizie, idee, eventi per vivere l’ecologia tutto l’anno

AMMINISTRAZIONE (tel 055 3215729 int. 6) Massimo Bragagni amministrazione@terranuova.it Olga Bossa ufficioamministrazione@terranuova.it Responsabile magazzino: Antonella Ambrosi magazzino@terranuova.it

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38 Camminare con le scarpe giuste I vantaggi dei materiali ecologici e cruelty free

Mario Catania

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L’ECO-CIRCUITO DI TERRA NUOVA Uno spazio dedicato alle realtà che distribuiscono Terra Nuova, ognuna con una storia da raccontare!

68 ECOTURISMO

44 Tenerife: dentro la selva ancestrale

ORDINI RIVISTA E LIBRI Per negozi, librerie e altri punti vendita Francesca Messinese (055 3215729 int. 3) distribuzione@terranuova.it Silvia Farina (055 3215729 int. 2) ufficiodistribuzione@terranuova.it Per privati (055 3215729 int. 1) Giuseppe Paolone distribuzionelibri@terranuova.it

64

Il disegno in copertina è di Federico Zenoni I crediti relativi alle immagini utilizzate su Terra Nuova sono consultabili su: www.terranuova.it/credits I disegni delle rubriche fisse sono di Federico Zenoni

Giuditta Pellegrini

IN PRIMO PIANO

si sta mangiando 10 Chi il biologico? Gabriele Bindi

L’ALMANACCO DI TERRA NUOVA FEBBRAIO

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I lavori del mese Francesco Beldì

la fa

CUCINA NATURALE

tre ricette 26 Saraceno: per portarlo in tavola Silvia Petruzzelli ALIMENTAZIONE E SALUTE

scuola la mensa 30 Aè sempre più bio

TUTTA UN’ALTRA SCUOLA

parentali: 53 Scuole la nuova frontiera

I consigli per cominciare

Claudia Benatti

Focus su regioni e province leader

Generazione DSA o vuoto educativo?

Beatrice salvemini

Claudia Benatti


TN1802 02-03 sommario.qxp_sommario 16/01/18 15:59 Pagina 3

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TERRA NUOVA EVENTI 71 La fiera dei miracoli n. 335 (133) febbraio 2018 Reg. Tribunale di Firenze n. 4937 del 14/02/2000

ATTUALITÀ

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60 Vaccini e asili: cosa accadrà dal 10 marzo? Beatrice Salvemini

Giuditta Pellegrini

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NUOVI PARADIGMI

72 Sui passi della Dea

ECONOMIA

banche che violano 64 Lei diritti umani

PAGINE VERDI

TUTTI I CONTATTI E GLI EVENTI DEL MONDO ECO-BIO-SOSTENIBILE

Alexis Myriel ECOVILLAGGI.IT

67 News e appuntamenti dalla Rete italiana villaggi ecologici Francesca Mastracci TERRA NUOVA DEI LETTORI

91 Il parlamento dei lettori

I risultati del questionario pubblicato sul numero di dicembre

SEGNALIBRO 94 Libri, teatro, video a cura di A. Denaro e G. Paolone

TECNOLOGIA

app: 68 Mondo «l’eco» della tecnologia Le app green più innovative per chi vive sostenibile

I LIBRI DI TERRA NUOVA 96 Letture per crescere: proposte per un’educazione felice

DI VISTA 100 SPUNTI Quindici giorni di gelosia

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Editrice Aam Terra Nuova Srl via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 5390109 P. iva 05373080489 Orario ufficio abbonamenti: lun-gio 9.30-13.30 - 14.30-15.30 / ven 9.30-13.00 Orario altri uffici: lun-gio 9.30-13.30 - 14.30-17.00 / ven 9.30-13.00 www.terranuova.it La rivista è disponibile nei punti vendita del circuito www.negoziobio.info, nelle fiere di settore o per abbonamento.

ABBONAMENTI (055 3215729 int. 1) Valentina Claudi, Eva Di Giovanni abbonamenti@terranuova.it Abbonamento Italia (11 numeri): € 38,00 Abbonamento biennale (22 numeri): € 65,00 (anziché 76,00) Abbonato regala abbonamento: € 35,00 (anziché 38,00) Rinnovo + abbonamento in regalo: € 68,00 (anziché 73,00) Abbonamento Europa: € 65,00 Abbonamento extra-Europa: € 85,00 ARRETRATI dal numero 1 al 50 € 7,00 dal 51 in poi € 5,00 MODALITÀ DI PAGAMENTO c/c postale, assegno bancario, contrassegno, carta di credito, online su www.terranuova.it Per i dettagli vedi il modulo a pag. 5 LIBRI I libri di Terra Nuova Edizioni si possono acquistare: • in libreria e nei negozi del circuito www.negoziobio.info • online su www.terranuovalibri.it • compilando l'apposito coupon a pag. 99

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Lo sapevi? Terra Nuova è distribuito in oltre 1300 punti vendita in tutta Italia. Scopri subito quello più vicino a te su www.negoziobio.info e www.terranuova.it/librerieamiche. Troverai ogni mese il nuovo numero della rivista, insieme a tanti libri per approfondire i temi trattati. Contribuisci anche tu a creare una nuova economia solidale e sostenibile!


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ARTI MARZIALI Combattere per l’armonia AGRICOLTURA LT A LL’’orto bioattivo FIRENZE Convegno sulla libertà di cura

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ECOTURISMO Proposte tra cibo e natura FUMETTO Un nido per un rondone ECO-PAVIMENTI I vantaggi del linoleum

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ÂŽ tramite assegno non trasferibile intestato a Editrice Aam Terra Nuova srl ÂŽ in contrassegno (pagamento al corriere) + â‚Ź 3,50 di spese postali ÂŽ tramite carta di credito (in questo caso il presente coupon deve essere inviato via fax al n. 055 5390109):

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TN1802 06 TN e la pubblicità.qxp_TN e la pubblicità 17/01/18 13:39 Pagina 6

e la pubblicità La pubblicità è vista spesso come un’intrusione o un modo per influenzare i contenuti di un giornale. Ecco alcuni spunti per comprenderne meglio il ruolo su Terra Nuova.

N

on riceviamo alcun finanziamento pubblico e ci reggiamo solo sulle vendite della rivista, dei libri e della pubblicità.

La pubblicità ci consente di tenere bassi il prezzo di

copertina e dell’abbonamento, assicurando al contempo un equo compenso a tutti gli attori della filiera: dipendenti, giornalisti, tipografi ecc.

Per la rivista e i libri utilizziamo carta riciclata

al 100% e stampiamo rigorosamente in Italia. Queste scelte comportano costi più alti.

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pplicando un rigido filtro eco-etico, non possiamo contare su pochi super-sponsor di grandi multinazionali, ma diamo visibilità a realtà più piccole, con spazi ridotti che generano un effetto pubblicità più vistoso.

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l filtro applicato fa sì che le inserzioni possano svolgere una funzione di informazione su prodotti e servizi ecosostenibili. Piuttosto che degli «ospiti poco graditi», vediamo i nostri inserzionisti come dei compagni di strada con cui collaborare, ognuno nel rispetto dei propri ruoli.

Sempre con questo spirito, ove possibile

consentiamo agli inserzionisti di collocarsi all’interno di articoli vicini al proprio settore. Questo può generare sospetti da parte dei lettori: li vorremmo assicurare che i nostri giornalisti lavorano sempre in piena autonomia.

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e entrate della pubblicità rappresentano in ogni caso solo il 14% dei ricavi della casa editrice, una proporzione notevolmente sotto la media.

Su 104 pagine, mediamente 19 sono occupate

da inserzioni, di cui almeno 6 sono scambi con fiere, promozione dei distributori della rivista e inserzioni gratuite per organizzazioni non profit come Lav, Survival e Greenpeace.

2 pagine a numero (in alcuni casi 6) sono utilizzate per promuovere i libri di Terra Nuova Edizioni.

perché sono davvero alla portata di tutti, ma prendono molto spazio a fronte di un notevole lavoro redazionale e un ritorno economico minimo.

Alcuni numeri raccolgono più pubblicità,

compensando i mesi in cui la raccolta è bassa. Talvolta aggiungiamo 16 o 32 pagine per offrire sempre la stessa quantità di contenuti giornalistici. È stato il caso, ad esempio, del numero di settembre.

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I piccoli annunci delle Pagine Verdi ci piacciono


IL MENSILE DEL NATURALE PRESENTA

  febbraio

mer  7

n° 20 - Febbraio 2018

A

Modena il professor Paolo Bellavite presenta il suo libro «Vaccini sì, obbligo no». Interviene anche l’avvocato Fausto Gianelli (di Giuristi Democratici) su «Nuovi obblighi e diritti costituzionali: come affrontare la situazione». Un incontro per provare a fare chiarezza sull’effettiva sicurezza e opportunità della pratica vaccinale di massa così introdotta con vincolo di legge. In questa occasione verrà sottolineata l’importanza dell’iniziativa editoriale di Terra Nuova

che a breve stamperà «Vaccini: guida per una scelta informata» di Neil Z. Miller. L’incontro è organizzato dall’associazione Rinascere con la collaborazione di Terra Nuova, mediapartner dell’evento, che sarà presente con la propria libreria.  Orario: 15.00-18.30. Presso Sala Truffaut, Palazzo Santa Chiara, via degli Adelardi 4, Modena.  Prenotazioni: goo.gl/65R7vy MEDIA PARTNER:

La fiera dei miracoli

Oncologia integrata: convegno a Modena

I

l convegno di oncologia integrata dal

titolo «Cancro, sopravvivenza, qualità di vita, guarigione: attualità tra oncologia medica istituzionale e medicina integrata» è organizzato da 360 Gradi Eventi con la direzione scientifica del professor Beniamino Palmieri. È necessaria l’iscrizione. Terra Nuova sarà presente con la propria libreria. L’appuntamento è al Forum Monzani a Modena, via Aristotele 33. Orario: 9-18.  Programma completo su: www.terranuova.it/oncologiaintegrata

I

miracoli esistono. Sono quelli che vediamo ogni giorno, come opera della natura e dell’ingegno umano. Nella musica, nell’arte, nella poesia, ma anche nell’artigianato, nell’educazione o nelle arti del benessere. Al Centro internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia, due giorni di dialogo sulla bellezza e il potere del cambiamento. Un evento culturale con mostra mercato di qualità, in collaborazione con Terra Nuova. Tra i protagonisti Franco Arminio, Naomi Berrill, Gabriele Bindi, Paolo Giordo, Daniel Tarozzi, Elena Tioli. Ingresso 10 euro, 8 per gli abbonati a Terra Nuova. Assicurati subito un biglietto su: www.terranuovalibri.it/fieradeimiracoli  Info: tel 347 6327409, www.fieranaturabio.it   La Fiera dei Miracoli

10-11 mar

4 mar

ven  23

NOTIZIE, IDEE, EVENTI PER VIVERE L’ECOLOGIA TUTTO L’ANNO

Vaccini: contraddizioni e forzature dell’obbligo di legge 24 feb

gio  15

Gravidanza gemellare naturale 3-4 mar

«D

alla

gravi-

danza ai pri-

1000 giorni di vita: un percorso naturale e ad alto contatto per genitori di due (o più) gemelli» è il titolo del corso che sarà tenuto da Alessia Laura Boni e Sonia Coluccelli, autrici del libro Un nido per due gemelli. Il percorso si sviluppa in due giorni di formazione e segue lo svolgersi cronologico dell’esperienza gemellare dal momento del concepimento ai tre anni di vita. Docenti: Verena Schmid, ostetrica e docente internazionale, autrice di numerosi libri, e Paola Negri, consulente professionale in allattamento materno ed educatrice perinatale. È possibile l’iscrizione alla singola giornata (55 €) o a entrambe (100 €). Gli abbonati a Terra Nuova hanno lo sconto del 10% sulla quota di iscrizione. Il corso si terrà presso gli spazi della sede di Terra Nuova Edizioni a Firenze, in via Ponte di Mezzo 1, orari: 10.00-13.00 e 14.00-17.00.  Info: www.terranuova.it/gemelli mi

SONIA COLUCCELLI e ALESSIA LAURA BONI

Un nido per due gemelli Esperienze e consigli per genitori felici e amici del Pianeta

Dal concepimento ai 3 anni


n° 20 - Febbraio 2018

Food Coop fa tappa a Firenze 13 feb

Supplemento al mensile Terra Nuova n° 335 (febbraio 2018), direttore responsabile: Mimmo Tringale, Reg. Tribunale di Firenze n. 4937 del 14/02/2000

do io il

l’ECO del mese

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iù di un milione ogni minuto,

CineHall Odeon

di Firenze sarà proiet-

20 mila al secondo: sono questi i numeri delle bottiglie di plastica acquistate nel mondo. E moltissime di queste bottiglie finiscono nei nostri mari frammentandosi in microplastiche che oltre a inquinare finiscono spesso nei piatti dei consumatori. Ma l’alternativa all’inquinante PET esiste

tato ail documentario che racconta la storia di Park Slope Food Coop, un supermercato autogestito di New York, senza capi e senza scopo di lucro. Con la partecipazione dei fondatori del progetto Camilla, l’emporio autogestito di Bologna (vedi p. 12). Appuntamento martedì 13 febbraio alle 21.00.  www.odeonfirenze.com

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L’Eco del Mese è un supplemento gratuito della rivista Terra Nuova

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Bottiglie di plastica: stop all’inquinante PET!

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· PENSA E VIVI ECOLOGICO ·

n° 335 · FEBBRAIO 2018

Incontra gli autori di Terra Nuova «Consigli e ricette per menu equilibrati per sentirsi in forma e pieni d’energia»: corso per preparazione di un menu completo e biologico con Cristina Fusi, autrice di Cinque stagioni in cucina. Presso Artemisia - L’officina d’arte, piazza Martiri della Libertà 9. Ore 20.00. Info: tel 340 1524070 - 340 3697928 Gabriele Bindi presenta il suo libro Grani antichi alla rassegna culturale Tierra. Sala Civica Centro Socio Culturale, via S. Sebastiano 3. Ore 21.00. Info: www.tierranuoverotte.it

4 febbraio, Pioppe di Salvaro (Bo) Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 – Contiene I.R.

Corso di intrecci da giardino con Andrea Magnolini, autore di Fare Cesti. Info e iscrizioni: Andrea Magnolini, tel 3472237427 a.magnolini@gmail.com

€ 4,00

7 febbraio, Mestre Carpenedo (Ve)

INCHIESTA

ISBN 88-6681-363-7

CHI SI STA MANGIANDO IL BIOLOGICO? Il bio rischia di venire inghiottito dalla grande distribuzione. La nuova sfida dei negozi specializzati per salvare il settore simbolo di un’intera cultura.

ECOPRODOTTI

• MAL DI SCHIENA Esercizi per prevenire e curare • RICETTE A tavola con il grano saraceno • ECONOMIA Banche che violano i diritti umani

• VACCINI E ASILI Chi verrà escluso? • TECNOLOGIA Le app green più innovative • ECOTURISMO Tenerife sostenibile

Scarpe ecologiche

Ecco gli argomenti principali del numero di febbraio: • BIOLOGICO Si salvi chi può! • SALUTE Il benessere delle articolazioni • ECOTURISMO Le Canarie sostenibili • TECNOLOGIA Scopri le app green

e si chiama PLA. Su change.org è possibile firmare la petizione «Vogliamo che tutte le bottiglie siano biodegradabili (PLA invece del PET)». Una volta raggiunto il numero di firme necessario, la raccolta sarà inviata a diversi organi di governo italiani e europei.  Per saperne di più: www.change.org

Michela Trevisan, autrice di Manuale dei cibi fermentati, insegnerà a preparare una merenda per piccoli e grandi, per sportivi e per chi vuole dimagrire. Presso Sala Giovanni Paolo II, via Manzoni 2. Ore 20.45. Ingresso libero. Info: Roberta Franceschini, tel 328 6883250 roberta.franceschini74@gmail.com

9 febbraio, Trevignano (Tv)

Gloria Germani, autrice di A scuola di felicità e decrescita. Alice Project, presenta il suo libro presso Villa Onigo, via Monsignor Mazzarolo 5. Ore 20.30. Info: tel 0423 672842

Eco-fiere del mese Venite a trovarci allo stand di Terra Nuova!

Catalogo completo su www.terranuovalibri.it

10 febbraio, Ozzano Emilia (Bo) Corso di cesteria con Andrea Magnolini, autore di Fare Cesti. Presso Coop Dulcamara. Info: tel 347 2237427 - www.passileggerisullaterra.it

11 febbraio, Rovigo Corso di cesteria con Andrea Magnolini, autore di Fare Cesti. Presso Coop Dulcamara. Info: tel 347 2237427 - www.passileggerisullaterra.it

13 febbraio, Modena «Imparare a costruire relazioni positive». Incontro con Nives Favero (psicologa), autrice di Amare senza farsi male, Claudia Galli (psicoterapeuta) e Claudia Benatti (giornalista). Libreria Ubik, via dei Tintori 22, ore 17.00

17 febbraio, Grignano Polesine (Rovigo) Corso pratico di bioedilizia, con Andrea Magnolini, autore di Forni in terra cruda. Info: tel 347 2237427 - www.passileggerisullaterra.it

21 febbraio, Venezia Michela Trevisan, autrice di Manuale dei cibi fermentati terrà l’incontro «È l’ora della merenda: biscotti di avena, castagnaccio, barrette di muesli». Presso supermercato NaturaSì, via Torino 86. Ore 20.30. Info e prenotazioni: tel 041 976008 cucinalaisa@gmail.com

25 febbraio, Terricciola (Pi) Corso di cesteria con Andrea Magnolini, autore di Fare Cesti. Presso Coop Dulcamara. Info: tel 3472237427 - www.passileggerisullaterra.it

Per maggiori informazioni: www.terranuova.it/agenda

15-16 febbraio

Terra Nuova è distribuita in tutta Italia nel circuito www.negoziobio.info, nelle fiere di settore (vedi a fianco) e su abbonamento. Richiedi subito una copia omaggio su www.terranuova.it/copia-omaggio e seguici su

2-4 febbraio

24 febbraio

Agri travel & slow travel expo  Bergamo Exhibition Centre

Festival dell’oriente  Fiera Milano City

Salone internazionale dedicato al turismo rurale e slow

In mostra la magia, il fascino e la bellezza del mondo orientale

16-18 febbraio e 23-25 febbraio

3-4 febbraio

Veggie planet  Milano - Via Bergognone 34

Festival dell’oriente  BolognaFiere - Viale della Fiera 20

Salone del gusto vegetale

In mostra la magia, il fascino e la bellezza del mondo orientale

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9-11 febbraio

16–18 febbraio

Ogni 15 giorni nella tua casella di posta il meglio degli appuntamenti eco-bio!

agli stili di vita sostenibili

 www.terranuova.it /newsletter redazione

Zen-a fiera benessere  Genova - Magazzini del Cotone del Porto Antico  Evento dedicato al naturale, all’olistica e

11 febbraio

Pura festival  VeronaFiere - Centro Congressi via del Lavoro, 8  Manifestazione dedicata a benessere & natura

Naturalexpo  Fiera di forlì  Fiera del benessere che alimenta corpo, anima e mente

Vaccini sì, obblighi no  Modena - Sala Convegni del Centro Famiglia di Nazareth  Presentazione del libro del professor Paolo Bellavite

(055 3215729 int. 4 - ecodelmese@terranuova.it): Nicholas Bawtree, Claudia Benatti, Gabriele Bindi, Alessandra Denaro, Sergio Tonon Andrea Calvetti  illustrazioni fisse: Federico Zenoni  altre illustrazioni: vedi www.terranuova.it/credits Questo supplemento è distribuito con Licenza Creative Commons: Attribuzione, Non commerciale, Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.   Per saperne di più: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0

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L’eco-circuito di

Uno spazio dedicato alle realtà che distribuiscono Terra Nuova, ognuna con una storia da raccontare!

Terra Nuova

IL LOCALE BIO circuito www.negoziobio.info

La formica

«piccole scelte per salvare il mondo»

«S

ono stato informatico al tempo in cui i bit avevano un senso e la memoria si valutava in kilobyte. Mi è sempre piaciuto lavorare con le mani e fare cose concrete»: è il racconto di Beppi Repetto, che un bel giorno, insieme al figlio Filippo, ha deciso di aprire un negozio di prodotti biologici e naturali. Un progetto che si spinge oltre al bio, verso un impegno per la legalità, la trasparenza e il rispetto per ogni attore della filiera. «Scegliamo prodotti che rispettano l’uomo e che aiutano a ridurre l’impatto dei gesti quotidiani sull’ambiente» spiega Beppi. L’impegno lo si vede nelle piccole cose, come la riduzione degli sprechi con la vendita sfusa. Una politica che aiuta il portafoglio del cliente senza rinunciare alla qualità. Econegozio La Formica, via Trebisonda 16/r Genova, tel 010 9820865 - www.econegoziolaformica.it

Una libreria per amica

LA LIBRERIA AMICA circuito www.terranuova.it/librerieamiche

Parole dolci

C

aramelle e libri: un’accoppiata insolita e originale per ridare fiato alle librerie della nostra città. A Paderno Lugnano (Mi), nell’hinterland milanese, c’è Parole Dolci, un luogo dove trovare nutrimento per l’anima, la mente e… soddisfare qualche peccato di gola. La libreria propone un’ampia scelta di libri per lettori di ogni età, con un’ampia sezione dedicata ai bambini e ai ragazzi. Alla carta, che comprende anche una vasta collezione di biglietti d’auguri, si affianca un grande assortimento di caramelle e cioccolatini per soddisfare tutti i palati, anche i più esigenti: dalle caramelle più classiche alle più insolite, dalle senza zucchero alle gluten free. Parole dolci, via Roma 62/I, Paderno Dugnano (Mi), tel 02 9186301 - www.libreriaparoledolci.it

Scopri e sostieni le librerie amiche di Terra Nuova Elenco aggiornato: www.terranuova.it/librerieamiche

ASCOLI PICENO

MANTOVA

SASSARI

• Libreria Rinascita, piazza Roma 7

• IBS Libraccio, via Giuseppe Verdi 50

• Libreria Nuove Messagerie Sarde, piazza Castello 11

BELLUNO

MILANO

• Libreria Editrice Agorà, via Garibaldi 8, Feltre

• • • • • •

BOLOGNA • Libreria Esoterica, via Castiglione 31

BRESCIA • Nuova Libreria Rinascita, Via della Posta 7

FERRARA

MODENA

• IBS Libraccio, piazza Trento Trieste

• Libreria La Fenice, via G. Mazzini 15, Carpi

FIRENZE • Libreria Rinascita, via Ridolfi 53, Empoli • IBS Libraccio, via de’ Cerretani 16/R

NAPOLI • Iocisto, via Cimarosa 20

PORDENONE

IMPERIA • Assolibro-Libri al Mare, via Bonfante 42

• Libreria Al Segno, Vicolo del Forno 2

REGGIO EMILIA

LIVORNO • Libreria Lucarelli, corso Matteotti 93, Cecina

• Libreria All’Arco, via Emilia S. Stefano 3/d

ROMA

MACERATA • Binariozero Libreria Equosolidale, Stazione Ferroviaria,

San Severino Marche

Libreria Hoepli, via Hoepli 5 Libreria Gruppo Anima, Galleria Unione 1, piazza Missori Libreria Aleph, piazza Lima, mezzanino MM1 Libreria della Natura, via Maiocchi 11 La Memoria del mondo, Galleria dei Portici 5, Magenta Parole Dolci, via Roma 62/m, Paderno Dugnano

• Libreria Scritti e Manoscritti, via Ancona 180, Ladispoli • IBS Libraccio, via Nazionale 254/255

SIENA • Libreria La Martinella, p.zza B. Scala 30, Colle Val d’Elsa

TERNI • Libreria Alterocca, corso Tacito 29

TORINO • Arethusa, Via Giolitti 18

TREVISO • Centro Biblioteche Lovat, via Newton 13, Villorba

UDINE • Libreria Moderna Udinese, via Cavour 13

VARESE • Libraccio, piazza XX settembre

VENEZIA • Libreria Moderna, via XIII Martiri 7, San Donà di Piave

VICENZA • Libreria Palazzo Roberti, via J. Da Ponte 34,

Bassano del Grappa

• Libreria Bortoloso, piazza Rossi 10, Schio n Se sei un libraio e vuoi entrare nel circuito, contattaci: tel 0553215729 int. 2 - ufficiodistribuzione@aamterranuova.it Terra Nuova · febbraio 2018

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CHI SI STA MANGIANDO IL BIOLOGICO?

Con il traino della grande distribuzione organizzata, il mercato del bio sta rapidamente cambiando volto. Amazon ha messo le mani sulla distribuzione del cibo bio negli Usa. In Italia, Fi.Co ci sbandiera la buona agricoltura come un grande mondo di cartapesta, mentre i piccoli negozi sono a rischio di estinzione. Ma il biologico, quello originario e autentico, ha ancora delle carte da giocare, come la qualitĂ , fronte sul quale non lo batte nessuno. 10

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O

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di Gabriele Bindi

E

così il dio onnipotente degli acquisti online, Amazon, scese sulla terra, spalancando le fauci. E inghiottì in un sol boccone Whole Foods, la catena di supermercati del biologico più grande del mondo, con 473 supermercati disseminati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Tra qualche secolo, per dare spiegazioni e recuperare pezzi della nostra memoria, potremmo ricorrere alla narrazione del mito, che ci aiuterà a cogliere dei passaggi che nel tumulto del presente sembrano sfuggirci. Niente di nuovo sotto il sole, si chiama legge della natura: il pesce grosso mangia il pesce piccolo. Una legge inesorabile e spietata a cui siamo riusciti a sottrarci, almeno sul piano della sopravvivenza fisica. Il problema è che abbiamo deciso di adottare quell’istinto rozzo e incivile come regola di base del nostro sistema economico. Oggi ciò che ci deve spaventare non sono le zanne di qualche bestia feroce, ma la spietatezza con cui i grandi predatori del commercio globale si stanno impossessando della nostra vita privata e sociale, dei nostri gusti e delle nostre abitudini. L’entrata di Amazon nel mondo del bio è solo l’esempio più lampante di un fenomeno che coinvolge il fiorente mercato del cibo e non risparmia i marchi storici del settore. C’è però una differenza rispetto alla crudeltà del mondo primitivo: i dinosauri dell’industria globale non sono interessati alla nostra pelle, ma al nostro consenso. Vogliono adepti, miliziani fedeli, consumatori seriali, abbastanza spensierati per permettersi gli acquisti e sufficientemente depressi per cadere nella trappola della dipendenza. L’ideale è il consumatore distratto, passivo e poco incline al dialogo. L’uomo da divano, sempre munito del suo smartphone. A questo ci ha pensato Google, che per rispondere al gigante dello shop online, la scorsa estate si è alleato con Wallmart, leader mondiale della distribuzione alimentare. Grazie a questa operazione adesso è possibile acquistare

La legge del più forte regola oggi il mercato globale del cibo, che è sempre più concentrato nelle mani di poche aziende.

un prodotto Walmart semplicemente con un comando vocale. Ci mancava, vero? Tuttavia, le cose più comode sono spesso proprio le più insidiose.

Il tramonto di un modello La legge del più forte sembra essere il codice condiviso anche all’interno del mercato globale del cibo, che è sempre più concentrato nelle mani di poche aziende. Nella storia umana non si è mai vista una tale concentrazione di potere: la filiera alimentare di tutto il mondo è appannaggio di un manipolo di multinazionali che controlla l’intero processo, dalle sementi ai pesticidi, fino alla trasformazione industriale e alla distribuzione commerciale. Le aziende corporative lavorano sui grandi numeri, trasportando prodotti alimentari in modo analogo a tutte le altre merci da un capo all’altro del globo, assicurandosi ampi margini di guadagno grazie all’economia di scala, all’automazione e alla distribuzione capillare ed ef-

ficiente, che richiede sempre meno manodopera. Quello che succede negli Stati Uniti non è così distante da ciò che vediamo qui da noi. I piccoli produttori, gli artigiani, le botteghe di paese vengono ingurgitati dalla grande industria. Insieme a essi sparisce una bella fetta di vita sociale: la coda al banco del fresco, il saluto quotidiano al fruttivendolo, le chiacchiere con i vicini. Ma scompare anche il nostro buon vecchio negozio del bio, costretto ad abbassare la saracinesca o a farsi incorporare da un soggetto economico più grande. Siamo stati un po’ catastrofisti? Non tutto è perduto, certamente. Il futuro è nelle nostre mani, grazie a una consapevolezza, che malgrado tutto, oggi è sempre più forte. Sta a noi ricordare, come scriveva Wendell Berry, che mangiare è un atto agricolo, se non addirittura un atto politico. Coltivare un orto, scambiare semi, trasformare autonomamente i cibi, da gesti che per millenni hanno accompagnato la vita umana si

 L’economia tentacolare di Amazon si amplia. E dopo essersi aperta al mondo del bio, adesso offre anche un servizio di vendita di prodotti freschi chiamato «Amazon fresh».

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sono trasformati in atti dirompenti, capisaldi del libero pensiero e della fuga dal tritacarne del commercio globale. Chissà, forse anche il fare compere in una piccola bottega di paese tra qualche decennio si trasformerà in un gesto eroico.

Quando c’erano le botteghe Era il 1974, un anno di recessione economica ma di forte fermento politico e sociale, a Milano apriva Il girasole, primo negozio di alimenti biologici in Italia. Poi fu la volta dell’Albero del pane, lo storico negozio di Roma, che diventò la prima sede ufficiale di Terra Nuova. A ruota cominciarono ad aprire la serranda le botteghe del biologico in varie città d’Italia, con la nostra rivista che ha continuato ad accompagnare il fermento e l’evoluzione di quello che potremmo definire un vero e proprio movimento culturale. Piccoli locali spartani, ricavati in pochi metri quadrati, con un pugno di prodotti locali e un quadro di riferimento ancora

 Fino a qualche anno fa le botteghe del biologico erano un terreno vergine di speri-

mentazione sociale, una sorta di libero pascolo per persone illuminate, in cerca di prodotti sani e di altri significati del vivere. Finché non è finito nel calderone della grande distribuzione.

poco definito, visto che il primo regolamento del biologico a livello comunitario risale al 1991 (Reg. CEE n. 2092/91). Non esistevano ancora gli organismi di controllo così

Camilla, l’emporio autogestito L’

idea di fondare dei supermercati cooperativi non può definirsi una novità. La Park Slope Food Coop è nata a New York addirittura nel 1973. Dagli Stati Uniti al Nord Europa le «food coop» sono una realtà diffusa, descritta con nomi diversi, ma la sostanza non cambia: un sistema autogestito per acquistare e rivendere i prodotti selezionati con criteri etici dagli stessi soci, che prestano un servizio volontario all’interno del negozio come cassieri, magazzinieri e per tutte le altre mansioni richieste. Grazie all’autogestione e all’acquisto diretto dai produttori, la cooperativa garantisce a tutti i soci la possibilità di comprare beni di alta qualità a prezzi contenuti, nel rispetto della giusta remunerazione di chi lavora. È ispirandosi a questi modelli consolidati che, a Bologna, il gruppo d’acquisto Alchemilla e Campi aperti, l’associazione che sostiene l’agricoltura biologica e contadina, hanno lanciato un progetto di emporio cooperativo, partecipativo e solidale: Camilla. «Con la diffusione dei discount, c’è una proliferazione di pratiche che

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come li conosciamo oggi e i controlli dei prodotti venivano effettuati da comitati misti di tecnici e consumatori. A frequentare queste botteghe c’erano tante persone con le borse di

non tutelano il lavoro dei piccoli produttori agricoli» spiega Giovanni Notarangelo, referente del progetto. «Noi vogliamo riconoscere a chi lavora e produce un compenso equo e trasparente. Andando al supermercato sappiamo ben poco dei prodotti che acquistiamo, non conosciamo i vari passaggi di filiera, non sappiamo se c’è sfruttamento o commercio sleale. Partecipando attivamente con il proprio lavoro, pur minimo e saltuario, si riesce invece ad agire su questi processi. Vogliamo tessere relazioni e conoscere la storia dei prodotti». Per adesso Camilla è in una fase embrionale, con più gruppi di lavoro impegnati sui diversi aspetti del progetto, tra cui l’individuazione di un luogo fisico. Si tratta, a tutti gli effetti, di un’evoluzione dei gruppi d’acquisto, con lo scopo di ampliare il raggio di azione. «La scelta di un emporio solidale ci permette di essere più incisivi con le nostre pratiche. Sono anni che portiamo avanti la nostra attività di Gas, con l’impegno di diverse famiglie, ma non riusciamo ad andare oltre alle 150 persone. Se si superano questi limiti subentra una gestione più complessa, e rimane comunque il problema di non riuscire ad attrarre nuove persone» racconta Giovanni. La soluzione sembra essere dunque quella di uscire dalle stanze chiuse dei classici Gas per affacciarsi nei quartieri più popolari. «Saremo collocati in una zona periferica per costruire delle relazioni insieme a realtà che lavorano sul territorio. Dietro alla scelta del prodotto


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tela a tracolla, macrobiotici, salutisti, attivisti politici convertiti a uno stile di vita più naturale e pacifico. Fino a qualche anno fa il settore è rimasto un terreno vergine di sperimentazione sociale, una sorta di libero pascolo per persone illuminate, in cerca di prodotti sani e di altri significati del vivere. Il biologico ha poi guadagnato consenso presso il grande pubblico, finché non è finito nel calderone della grande distribuzione organizzata (Gdo). Si è trattato di una colonizzazione che ha stravolto i meccanismi di base della produzione del cibo, comprimendo la spinta ideale delle origini nelle pastoie della burocrazia: il bio si è ridotto a una certificazione. Alla grande distribuzione tuttavia bisogna riconoscere anche dei meriti, come quello di aver diffuso il biologico urbi et orbi, contribuendo alla progressiva espansione dei terreni coltivati in modo biologico, il che è sicuramente un vantaggio per la nostra salute e quella degli ecosistemi.

La filiera alimentare di tutto il mondo è appannaggio di un manipolo di multinazionali che controlla l’intero processo, dalle sementi ai pesticidi, fino alla trasformazione industriale e alla distribuzione commerciale.

Negli ultimi anni però lo scenario è cambiato completamente. Dopo un consolidamento del commercio nei diversi canali di vendita, nel 2015 è arrivato l’anno di svolta, che ha sancito in modo irreversibile il superamento di vendite bio nei supermercati rispetto ai negozi specializzati. Dopo il sorpasso è cominciata la via di fuga, e già nel 2016 le catene dei supermercati hanno aumentato il distacco (1191 milioni di euro contro 892). Dovremo consegnare alle nostre memorie gli storici negozi del bio?

si possono così sostenere relazioni con altri paesi. Questo è un modo per allargare l’orizzonte e la partecipazione. Un esempio? Scegliere tra i fornitori una cooperativa agricola del Marocco per la produzione di cous cous o di olio di argan ci permette di intrecciare relazioni con la comunità marocchina che sta sul nostro territorio e che nell’emporio potrà ritrovare i prodotti che riconosce come propri». Difficile non pensare agli esperimenti sociali che dettero vita alle cooperative di consumo in Italia e che purtroppo hanno finito per trasformarsi in qualcosa di molto diverso. Per questo motivo è importante definire bene i parametri di fondo, che segnano uno scarto fondamentale rispetto ai supermercati. «L’emporio autogestito e soli-

Forse no, perché rimangono ancora delle buone carte da giocare. L’assortimento di un negozio specializzato non è nemmeno lontanamente riproponibile sugli scaffali di un supermercato che traffica ancora con i prodotti convenzionali. La stessa cosa può essere detta riguardo all’attenzione al cliente, con un servizio personalizzato su misura, che i piccoli negozi sono ancora in grado di erogare. Gli specializzati più grandi, come l’ormai consolidato NaturaSì, si trovano in una situazione intermedia,

dale non ha finalità di lucro e mira al bene comune della comunità che lo sostiene» chiarisce Notarangelo «e questo grazie alla sua organizzazione interna e al rapporto diretto con i produttori, che sostiene con patti di collaborazione. Al contrario, il supermercato persegue una finalità di profitto e offre prodotti a basso prezzo grazie alla sua posizione di potere nella filiera, che gli consente di imporre ai produttori compensi sempre più bassi. Per molti decenni, i consumatori sono stati indotti ad inseguire il prezzo basso, come se i costi di produzione fossero comprimibili all’infinito. La Coop di allora nacque per motivi strettamente economici: ci si organizzava per aggirare la speculazione dei prezzi degli alimenti. Il nostro intento non ha finalità strettamente economiche, vogliamo costruire una rete di giustizia e solidarietà». Al momento in cui scriviamo ci sono 282 soci che si impegnano a versare la quota minima di capitale sociale, fissata in 125 euro. Il luogo fisico non è ancora stato individuato; dopo aver battuto la strada degli spazi pubblici in disuso, ci si è accorti della difficoltà burocratica e dell’inadeguatezza della maggior parte delle strutture. Per questo motivo sarà quasi sicuramente un semplice locale preso in affitto da privati. l  Camilla è un progetto di emporio cooperativo, partecipativo e solidale a Bologna. Per adesso è in una fase embrionale, con più gruppi di lavoro impegnati sui diversi aspetti del progetto, tra cui l’individuazione di un luogo fisico. Terra Nuova · febbraio 2018

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con un’organizzazione che può assottigliare i prezzi e mantenere una giusta remunerazione per gli agricoltori, con un ricco assortimento che contempla anche il prodotto locale. Una logica vincente che alcuni gestori hanno saputo utilizzare al meglio. Un esempio convincente è quello di Ares Srl, che gestisce cinque negozi di NaturaSì, tra Reggio Emilia, Carpi (Mo) e Fiorano (Mo). Tra i principali fornitori di ortofrutta, diventato anche punto vendita, c’è La Collina, una cooperativa sociale che fa agricoltura biodinamica dal 1975, con tanto di fattoria didattica e comunità terapeutica. Un valore aggiunto immediato e tangibile da parte della folta clientela del territorio che sceglie di acquistare cibo biologico.

Ognuno faccia il suo lavoro Forse siamo troppo attaccati a un concetto ideologico e manicheo, che contrappone l’avanzata degli ipermercati al romanticismo dei ne-

gozi di quartiere. Ma è possibile pensare a una felice convivenza tra due modelli autonomi e tra loro indipendenti? Possiamo ipotizzare la sopravvivenza del piccolo negozio di fronte al dilagare delle grandi catene della Gdo? Ne abbiamo parlato con Francesco Rosso, che è letteralmente nato e cresciuto nel mondo del bio e che, all’età di 33 anni, gestisce il negozio del biologico Macrolibrarsi. La sua idea è che il bio non debba ridursi a un marchio e a un mucchio di carte impilate. «Con il negozio fisico cerchiamo di dare visibilità ai fornitori locali. È molto più faticoso, certo, però permette di selezionare prodotti con una qualità migliore ed è coerente con quello che è il biologico» dice. La filiera corta, la qualità e la freschezza dei cibi è un orizzonte ideale in cui il piccolo negozio può ancora esprimersi al meglio. «La Gdo in effetti non riesce» chiosa Francesco «perché va contro i suoi

«Non possiamo gareggiare sui prezzi con i grandi supermercati. Se nei singoli negozi privilegiamo i fornitori a corto raggio rispetto agli altri, lo facciamo per motivi etici e ambientali, ma diventa anche un modo per consentire ai produttori locali di sostenerci nel nostro lavoro: c’è bisogno di collaborazione». – Marco Bignardi (a sinistra nella foto), presidente del Coordinamento toscano produttori biologici

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sistemi organizzativi. Solitamente tutto il sistema è improntato al ridurre al minimo i costi dei fornitori e del personale». Prima dell’avvento della grande distribuzione organizzata il negozio bio era molto diverso. «La persona che proponeva i prodotti biologici viveva in prima persona quello stile di vita. Dava un servizio di conoscenza, di informazione, dialogo, metteva insieme le aziende del territorio con i consumatori». Ma non bisogna solo rimpiangere i tempi passati. Le due realtà, secondo Rosso, possono convivere. «La cosa importante è che i negozi specializzati non vogliano fare i supermercati e che i supermercati non vogliano fare gli specializzati. Si deve tornare a fare ognuno il suo. Chi lavora bene nello specializzato non credo che sia toccato dal fenomeno della crisi, perché offre un servizio diverso». Il paradosso su cui ragionare piuttosto è un altro, e sta tutto nei numeri. «Negli ultimi anni, da quando la Gdo è entrata nel bio, è aumentata sì la vendita di prodotti in Italia, ma a questo non è corrisposto l’aumento proporzionale della produzione. Se il mercato cresce del 20% e le superfici crescono del 2%, quel 18% da dove è arrivato? È un prodotto davvero biologico quello che viene da chissà quale paese lontano?» chiede Francesco. «C’è una differenza enorme tra chi ha cominciato quindici anni fa e chi ha iniziato il biologico per cavalcare il business. Fare biologico non può voler dire solo utilizzare i prodotti consentiti dal regolamento. Il rischio è che l’entrata a gamba tesa della Gdo possa portare un progressivo abbassamento della qualità e innescare sfiducia in molte persone». «Non possiamo certo gareggiare sui prezzi con i grandi supermercati» è il commento di Marco Bignardi, presidente del Coordinamento toscano produttori biologici, che con Toscana biologica gestisce tre negozi, a Firenze, Pisa e Grosseto. Negozi nati come espressione del Coordinamento e come luogo di incontro tra produttori e consumatori. «Credo sia importante la colla-


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borazione. Se nei singoli negozi privilegiamo i fornitori a corto raggio rispetto agli altri, lo facciamo per motivi etici e ambientali, ma diventa anche un modo per consentire ai produttori locali di sostenerci nel nostro lavoro. Si sentono rappresentati. E la stessa cosa possono farla i consumatori. Vogliamo coinvolgere i cittadini facendo loro capire che il nostro è uno spazio per dialogare. Ci è capitato piĂš volte di accogliere proposte di nuovi fornitori da parte di clienti. Adesso ci siamo messi in testa di lanciare una nuova formula di acquisti collettivi, muovendoci alla stregua dei gruppi d’acquisto, ma in un’ottica piĂš ampiaÂť.

Il gioco al ribasso sul cibo ÂŤI prodotti biologici sono cari e non avranno successoÂť si diceva fino a qualche anno fa, prima ancora della crisi. Una maledizione smentita dai fatti: il mercato globale dei prodotti biologici è in continua espansione, con un valore complessivo che dal 2015 ha superato gli 80 miliardi di dollari. Con il senno di poi, la crisi sembra essere stata un meccanismo perverso che ha inchiodato le famiglie ai propri risparmi, liď‚ƒ Per i beni alimentari, nei paesi occidentali si spende sem-

pre meno, ma il gioco al ribasso avvantaggia gli interessi dei forti e costringe i piccoli produttori a gettare la spugna o a fare grossi investimenti.

Terra Nuova ¡ febbraio 2018

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Mondo Vegan

Tutti gli animali sono importanti di Renata Balducci, presidente dell’Associazione Vegani Italiani Onlus

Quanti sono i volti noti che ormai prestano la propria immagine e la propria voce per darne una a chi non ne ha? Spendersi per divulgare un messaggio a favore dei diritti degli animali, nel mondo di internet, comincia a essere un’attività sostenuta da diverse «celebrità». Se da una parte questo si può considerare una vittoria, dall’altra bisogna fare grande attenzione al tipo di messaggio che alla fine di tutto arriva al pubblico. Siamo ormai abituati alle campagne contrarie alla mattanza di milioni di giovani agnellini, nati per finire sulle tavole imbandite delle feste di Pasqua, oppure alle pubblicità progresso nelle quali, soprattutto in prossimità delle vacanze estive, si ricorda che abbandonare un cane in autostrada è un reato. Ma quanto questo tipo di campagne può aiutarci a mettere in evidenza la contraddittorietà che esiste nel voler proteggere alcune specie animali e, contemporaneamente, nel nutrirsi di altre, provocando loro sofferenza e morte? Decine e decine sono i messaggi dedicati alla sensibilizzazione nei confronti dell’abbandono dei cani e ciò non può che far bene al grande problema del randagismo che attanaglia il nostro paese, soprattutto nelle regioni del sud. I canili straripano, i cani soffrono e sono costretti a vivere in gabbia. Questo è sicuramente uno dei tanti problemi da affrontare, partendo, ad esempio, dall’educazione alla sterilizzazione o all’adozione. Cani e gatti sono, senza dubbio, le specie animali con le quali siamo riusciti a entrare più in empatia e il loro rapporto con l’uomo dura da migliaia di anni. Se gli animali cosiddetti da compagnia hanno scelto l’uomo per diverse ragioni, legate soprattutto alla possibilità di trovare più facilmente cibo e riparo, gli animali «da reddito» si sono invece «guadagnati» l’interesse degli esseri umani in quanto creature delle quali si può facilmente abusare. Ciò che per fortuna comincia a farsi spazio è una sempre maggiore empatia nei confronti di diverse specie animali. Non più solo cani, gatti e coniglietti, ma mucche, maiali, galline diventano i protagonisti di video e storie in grado di farci aprire gli occhi sulle reali capacità di relazionarsi con gli esseri umani, che contraddistinguono queste creature così sfruttate. In tutto il mondo, piccoli e grandi gruppi di persone cercano l’armonia tra le specie, scegliendo uno stile di vita vegan per motivi diversi da quello salutistico, che tanto sta a cuore ai mass media. Se quella etica è la più «nobile» delle ragioni, è importante sostenerla tutti insieme, al di là di tradizioni e abitudini crudeli, anche con campagne a livello nazionale.

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L’assortimento di un negozio specializzato non è nemmeno lontanamente riproponibile sugli scaffali di un supermercato che traffica ancora con i prodotti convenzionali. La stessa cosa può essere detta riguardo all’attenzione al cliente, con un servizio personalizzato su misura, che i piccoli negozi sono ancora in grado di erogare.

mando il potere d’acquisto. A suon di persuasione martellante siamo stati spinti verso forme di approvvigionamento del cibo a basso prezzo, che fino a qualche anno fa non ci potevamo nemmeno sognare. Un elemento culturale, prima ancora che economico e che riguarda tutti i paesi cosiddetti sviluppati: il cibo, incluso quello di origine organica, deve costare sempre meno. Sappiamo che il metodo di coltivazione biologica ha dei costi più elevati, soprattutto se si pensa a una giusta remunerazione per i vari attori della filiera. Ma l’interesse della grande distribuzione organizzata è l’abbattimento dei prezzi, un’esca a cui noi, con tutte le associazioni di consumatori al seguito, abbocchiamo come pesci, alla ricerca dell’ultima offerta sottocosto. Per i beni alimentari, nei paesi occidentali si deve spendere sempre meno, ma se pensate che ci sia dietro un intento umanitario vi sbagliate di grosso. Il gioco al ribasso avvantaggia gli interessi dei forti e costringe i piccoli produttori a gettare la spugna o a fare grossi investimenti. Abbiamo un bel lamentarci del costo della vita. Ma le famiglie di oggi spendono, secondo le rilevazioni Istat sull’anno 2016, circa 447 euro per i beni alimentari, che corrispondono ad appena il 17% della spesa complessiva per le famiglie. Le voci principali di bilancio sono infatti occupate da servizi, affitti, mutui, telefonia e beni per la casa. Fino a qualche anno fa per il cibo si spendeva molto di più, ma il nostro

è un dato ancora significativamente alto, se si paragona con l’8% dei consumi familiari nel Regno Unito e al 6,5% degli Stati Uniti. I paesi più ricchi spendono una minima parte del loro reddito in cibo, che è sempre più a buon mercato, grazie all’avvento della chimica, all’automazione dei processi produttivi e ai sussidi agricoli che hanno letteralmente drogato le dinamiche dei prezzi, falsando anche la nostra concezione del reale valore dei singoli prodotti. Rimane comunque il fatto che il biologico italiano ha prezzi ancora più alti rispetto a quello del Nord Europa. Coldiretti punta il dito sulle distorsioni di filiera, che vedono aumentare in media quasi del 500% i prezzi nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola. Ma c’è un problema strutturale di fondo: le aziende italiane del bio, se paragonate a quelle tedesche, sono ancora troppo piccole, la gestione è piuttosto farraginosa rispetto alla Gdo, che ha più magazzini, vanta una logistica capillare e diverse merci affini che permettono una gestione più efficiente. Se si vuole inseguire la riduzione dei costi, bisogna ancora fare tanta strada. Per i consumatori deve però esser chiaro che esiste un bio di serie A e uno di serie B, che cerca a tutti i costi di entrare sugli scaffali dei discount.

Ok, il prezzo è giusto La guerra sui prezzi del cibo è una precisa strategia dei grandi gruppi industriali. Sono sempre più le famiglie che si vedono costrette, o meglio


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dire forzate, a recarsi all’hard discount per riempire il carrello. Se fino a qualche anno fa il prezzo alto era uno scalino significativo che restringeva il consumo degli alimenti biologici a chi poteva, o voleva, permetterselo, oggi grazie ai prodigi della grande distribuzione organizzata il biologico viene venduto a prezzi stracciati.

La fetta principale del mercato del bio è passata nelle mani della grande distribuzione, ma a crescere di più nell’ultimo anno di riferimento (2016) sono i discount, con un’accelerazione da brivido (+32,4%) che deve far riflettere. Con il livellamento dei prezzi si rischia però di abbassare la qualità, soprattutto in quei settori più delicati, come gli allevamenti, in cui il bio ha da sempre dei costi di produzione più alti. Oltre al rispetto dei parametri minimi richiesti dalla normativa, non possiamo aspettarci che all’idillio dipinto dalle pubblicità con i pascoli in cui le mucche scorrazzano felici, corrisponda qualcosa di reale. Il proble-

 La fetta principale del mercato del bio è passata nelle mani della grande distribuzione, ma a crescere di più nell’ultimo anno di riferimento (2016) sono i discount, con un’accelerazione da brivido (+32,4%) che deve far riflettere. Con il livellamento dei prezzi si rischia però di abbassare la qualità.

Le superfici coltivate con metodo biologico hanno raggiunto quota 1.795.650 ettari che si traducono in una crescita del 20,3% rispetto all’anno precedente. ma riguarda anche le principali derrate agricole. In diversi supermercati tedeschi o olandesi si può trovare olio biologico italiano al prezzo di 5-6 euro al litro. Ma chi ha una minima concezione del costo reale dei prodotti agricoli, sa benissimo che si tratta di un prezzo completamente fuori dal mercato, che penalizza i produttori e getta discredito sul valore della nostra agricoltura. L’olio di oliva, al pari del grano, è diventato una merce su cui speculare. Gli attuali livelli di prezzo dell’olio e del grano, ingiustificatamente bassi, rischiano di distruggere la produzione italiana creando gravi danni al settore anche nel medio-lungo periodo. La speculazione in atto, non solo non ci consente di essere

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I negozi del bio in Italia Secondo l’ultimo censimento operato da Bio Bank, in Italia sono 1423 i negozi specializzati del bio, con un incremento medio annuale del 3% negli ultimi quattro anni. Ma con un fenomeno di aggregazione che interessa il 62% delle attività. Tra i negozi specializzati, il mercato italiano è dominato da EcorNaturaSì, con un fatturato che si aggira attorno ai 400 milioni di euro, che è ancora ben poco se si paragonano ai quasi 15 miliardi della Coop, il principale soggetto della grande distribuzione in Italia. Il ruolo di EcorNaturaSì è stato comunque determinante a ridisegnare il quadro dei negozi specializzati del bio in Italia con una quota di affiliazione sempre più massiccia. Sul piano distributivo rifornisce un migliaio di negozi, ma conta soprattutto sui propri punti vendita a marchio NaturaSì, con 250 realtà sparse da Nord a Sud, e Cuorebio, che raggruppa 230 dettaglianti indipendenti associati, con spazi di vendita che in genere sono più ridotti. I negozi NaturaSì, battezzati come «supermercati del biologico», si collocano di fatto a metà strada, avvicinandosi ai vantaggi di scala della grande distribuzione e dell’organizzazione della logistica, ma preservando un rigoroso attaccamento alla qualità dei prodotti, che sono bio al 100%. Un terzo della rete è composto da esercizi diretti, mentre i restanti due terzi sono divisi equamente tra partecipazione e franchising. Stabili a quota 300 i punti vendita del circuito Grandi Marche Bio, promosso dal distributore Ki Group. In crescita anche il marchio Biobottega, una catena che ha superato i 30 punti vendita. Tra le altre realtà si distinguono Piacere Terra, con quattordici punti vendita tra Lombardia, Veneto e Lazio, Biosapori con 9 supermercati, il marchio francesce Bio c’ Bon diffusosi a Milano e NaturPlus, che parte dal Sud Italia. Da segnalare, pur con le dovute differenze, anche lo storico circuito Un Punto Macrobiotico, che segue l’impronta del marchigiano Mario Pianesi, e che abbinano la ristorazione alla vendita al dettaglio.

Regioni leader (2016) 2016 3

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per numero

per densità

n. attività/1 mln abitanti

n. attività

1 Lombardia - 274 2 Veneto - 155 3 Piemonte - 153

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1 Trentino-A.A. - 58,5 2 Marche - 42,7 3 Friuli-V.G. - 38,5

competitivi, ma finisce anche con il disorientare il consumatore vanificando gli sforzi nel processo di sensibilizzazione verso la qualità. Per la pasta la grossa differenza sta invece nei sistemi produttivi. Un pacco di pasta biologico, da 500 grammi, può avere un costo variabile da 1 a 4-5 euro, in funzione del prezzo riconosciuto ai contadini per il grano, della macinatura e della trasformazione, che possono essere di tipo industriale o artigianale, con tempi e metodi di lavorazione che influiscono in modo determinante sulla qualità finale del prodotto, sulle sue caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Questi aspetti vanno ben al di là dei confini tracciati dalle normative del biologico. Il consumatore deve conoscerli, in modo da orientare bene le sue scelte. Una scelta che nei supermercati, al contrario di quanto potrebbe sembrare, per il bio è ancora molto limitata, con i prodotti a marchio delle grandi catene sempre in prima linea a fare il bello e il cattivo tempo. D’altra parte, i negozi specializzati hanno ancora le chiavi per proporsi con successo nel mercato, grazie alla qualità e all’ampiezza dell’assortimento. Come scrivono i relatori dell’ultimo rapporto Bio Bank «un negozio non deve limitarsi a vendere, ma ha la possibilità di creare sinergia con i produttori, con il venditore, che può farsi ancora interprete delle storie e dei valori insiti a questo modo di produrre su piccola scala».

Facciamo i conti con la realtà

Fonte: Focus Bio Bank Supermercati & Specializzati 2017

province leader (2016) 2016 per numero

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province ROMA MILANO TORINO BOLZANO VICENZA BARI TREVISO VARESE BOLOGNA BRESCIA e Firenze

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n. attività/1 mln abitanti

N. NEGOZI 116 96 86 37 36 35 33 32 29 28

province bolzano Imperia pesaro-urbino rimini vercelli trieste trento ravenna udine biella

N. NEGOZI 71,0 69,7 66,4 56,6 51,5 46,8 46,5 46,0 45,0 44,5

C’è bio e bio, direte voi. Certamente, ma la fogliolina verde stellata dell’Unione europea fa da riferimento per l’uno e per l’altro, con il rischio di rendere facilmente equiparabile il prodotto seriale da discount a quello che possiede tutti i crismi di eticità, genuinità, freschezza, provenienza locale di cui si ammantano volentieri tutti i prodotti di alta gamma. L’imperativo della sostenibilità ci impone di avvicinare la produzione al consumo, per ridurre i problemi legati al trasporto, contrastare il predominio della chimica nel settore agricolo, promuovere una logica di autoproduzione.


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Un negozio non deve limitarsi a vendere, ma ha la possibilità di creare sinergia con i produttori, con il venditore, che può farsi ancora interprete delle storie e dei valori insiti a questo modo di produrre su piccola scala.

Fi.Co e la «pornoecologia» Prodotti bio, etici, freschi, naturali, sociali. Sono le istanze che animano da sempre il movimento di consumo critico, che ritroviamo nei bollettini associativi o stampati sulle vetrine dei bioladen (i negozi del bio, ndr) più alternativi di Berlino. Parole che però ritroviamo anche nei volantini di presentazione degli ipermercati o vicine agli scaffali di qualsiasi negozio. Parole che sono rimbalzate dall’Expo di Milano ai negozi di Eataly. È quel fenomeno che l’antropologo Franco La Cecla ha battezzato come pornoecologia. L’ecologia, come valore positivo, è stata inghiottita dalla macchina dei media e del-

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Non bisogna però cedere ai sentimentalismi, perché c’è un’altra riflessione da fare. E in questo ci viene in soccorso Stefano Liberti nel suo libro inchiesta I signori del cibo. Il 54% della popolazione mondiale vive nei centri urbani. Consuma il cibo e non lo produce. Questa proporzione, secondo le stime dell’Onu, è destinata a salire al 66% nel 2050. «Possono i piccoli produttori garantire cibo per tutti» si chiede Liberti «in un momento in cui le campagne si spopolano, l’agricoltura si industrializza, il mestiere del contadino è sempre meno appetibile?». Ci piacerebbe rispondere di sì, visto che ad oggi il 70% del cibo su scala globale è assicurato da piccoli produttori su scala familiare. Ma per come si è strutturata la nostra società rimane improbabile un ritorno a un’economia di prossimità. I piccoli circuiti di economia alternativa, dai gruppi d’acquisto alla vendita diretta in fattoria, potranno continuare a prosperare, ma è difficile che possano diventare prevalenti. Nello scenario più probabile questi sistemi virtuosi si troveranno a convivere con una rete di distribuzione sempre più centralizzata.

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la politica che «l’hanno assimilata e trasformata da paradigma di cambiamento e da prologo di una visione complessiva diversa, in un sottosettore del sistema delle informazioni e della propaganda». Non potevamo essere più espliciti, e cattivi, nel presentare Fi.Co, il più grande parco agroalimentare del mondo, la disneyland del cibo disegnata da Oscar Farinetti, che mette in mostra la filiera agroalimentare italiana, puntando alla sua valorizzazione turistica e mediatica. Fi.Co sta per Fabbrica italiana Contadina, ed è una società partecipata da Eataly World, Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno, che nasce su uno spazio di 100 mila metri, nella città che meglio di qualunque altra interpreta la cultura del cibo in Italia, Bologna «la grassa», capoluogo di una regione che vanta un repertorio enogastronomico ben radicato nella storia e che da circa un secolo lo ha saputo trasformare in industria e lavoro. Il parco ha aperto i battenti lo scorso novembre, sollevando ovazioni e critiche fin dal primo giorno. Sotto i riflettori sono emerse le condizioni precarie di lavoro lungo le filiere del cibo e la preoccupazione dei giovani per il programma di alternanza scuola lavoro, che in tre anni

dovrebbe coinvolgere 20 mila studenti di 200 scuole a titolo gratuito. L’intento del progetto è di valorizzare il cibo come spettacolo, mettendo in bella vista cuochi e allevatori, vendendo l’idillio contadino, facendo leva su quella profonda nostalgia della campagna e dei suoi valori da parte del consumatore urbanizzato. Un carro promozionale in cui sono saltati sopra diversi attori in cerca di una comparsa, o di una migliore remunerazione, che rappresenta senza ombra di dubbio un’ottima opportunità di visibilità per molte aziende italiane. Con qualche rischio di un effetto boomerang. In effetti, accostare il mondo contadino a una fabbrica è un’operazione discutibile dal punto di vista semantico. Si ha subito l’impressione di visitare una grande fiera espositiva, se non un centro commerciale pennellato a tinte verdi, occupato da grandi consorzi e famosi marchi dell’agroalimentare. Di fronte a questo è stato molto severo il giudizio di Campi aperti, che si batte per la sovranità alimentare e ha lanciato un appello per dissuadere scuole e insegnanti dalla visita di quello che è stato definito «un centro commerciale, vicino a un inceneritore, dove espongono aziende ben lontane da standard accettabili

in merito di coltivazione agricola». Una critica che coglie nel segno, soprattutto per l’uso sconsiderato del termine «contadino» affiancato in modo piuttosto maldestro al concetto, tutto padano, di «fabbrica». In effetti è molto difficile convincere i turisti del cibo più consapevoli, o i lettori di Terra Nuova, che il mondo contadino possa essere rappresentato dai grandi consorzi Grana Padano, Prosciutto di Parma, Mortadella Alcisa, o da marchi come Granarolo, Amadori e Lavazza. Non bastano due galline e qualche mucca nel recinto per trasmettere un’idea coerente di biodiversità, benessere animale ed ecologia. Gli spunti che offrono i pannelli informativi sono senza dubbio interessanti per conoscere la genesi e la trasformazione dei cibi. Si rimane un po’ incantati dalla celebrazione trionfale del cibo come elemento culturale. Le atmosfere sono piuttosto tecnologiche e ovattate, e la parte agricola si presenta, per forza di cose visto il periodo, un po’ spoglia. Girando per i vari stand e padiglioni si ha l’impressione di trovarsi all’interno di un eden, in cui si può staccare dall’albero, ovvero dallo scaffale, qualsiasi il prodotto, dimenticando per un attimo di dover poi saldare il conto all’uscita. Niente di diverso dal modello Ikea, insomma. Ma la vera contraddizione sta nella presunzione di voler dar voce ai veri contadini e di rappresentare un modello di buona agricoltura. «Pensiamo che a Fi.Co siano presenti prevalentemente realtà produttive che non fanno “buona agricoltura”» scrive il collettivo di Campi aperti. «Per noi non è buona agricoltura spruzzare Clorpirifos sulle mele come fa Melinda in Val di Non, così come non è buona agricoltura alimentare gli

 Fi.Co è il più grande parco agroalimentare del mondo, la disneyland del cibo disegnata da Oscar Farinetti, che mette in mostra la filiera agroalimentare italiana, puntando alla sua valorizzazione turistica e mediatica. L’ennesimo tentativo di centralizzazione che mette in ginocchio le filiere di qualità.

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animali con mangimi ogm come fanno Grana Padano e Amadori oppure fare i dolci con uova da galline allevate in batteria come fa Balocco. Questa è l’agricoltura dominante, ma non è assolutamente la miglior agricoltura possibile». In realtà «si tratta solo di una vetrina, di un set pubblicitario molto lontano dalla realtà. Noi di Campi aperti sappiamo che la buona agricoltura esiste ed è la piccola agricoltura contadina biologica/biodinamica locale, sostenuta e difesa dal movimento per l’economia solidale». Infine, il collettivo chiude con un accorato appello: «Cari insegnanti, se volete far conoscere la vera agricoltura agli studenti, che sia biologica, convenzionale, industriale, rivolgetevi alle centinaia di fattorie didattiche presenti in ogni parte d’Italia. Se invece volete far conoscere i processi agroindustriali andate nelle manifatture dove si fa la pasta, il formaggio, la salsa di pomodoro… Ma per favore, non portate gli studenti a Fi.Co!».

Grandi idee per piccoli negozi indipendenti Come finirà questa storia? Saremo tutti clienti del grande supermercato globale e delle sue narrazioni artificiose? Il nostro negoziante di fiducia sarà solo un lontano ricordo? In ballo c’è la sopravvivenza dei negozi specializzati del biologico, quelle botteghe gestite da persone competenti e vicine al cliente, catalogati a volte un po’ troppo frettolosamente come commercianti. Certi scenari tratteggiati dalle fiere dell’hi tech lasciano presagire la loro estinzione, schiacciati dalla marcia trionfale degli acquisti online. Secondo l’Osservatorio ecommerce B2C promosso da Netcomm e dal Politecnico di Milano, il mercato digitale del food & grocery è ancora piccolo, con soli 575 milioni di euro di vendite (su un totale di 20 miliardi), ma registra un tasso di crescita del 30%. La spesa sui siti dei supermercati tradizionali con consegna a domicilio ha indici di crescita annuali del 40%. Ancora poco rispet-

Orme nuove in città

to al totale del mercato, ma i principali marchi, come già propongono Amazon e Google, sono già al lavoro per rendere addirittura superfluo il carrello della spesa. Al momento prevalgono le soluzioni più semplici ma molto comode, come il «clicca e ritira», ma le consegne a domicilio sono già praticate da diversi supermercati con ordinazioni eseguibili dallo smartphone. Come abbiamo visto, però, anche i giganti del commercio online mostrano un grande interesse per il negozio classico. Una dimostrazione che la «fisicità» del punto vendita, come luogo di incontro, di conoscenza e di appagamento sensoriale, è tenuto in alta considerazione anche da chi maneggia con disinvoltura i trend e le previsioni economiche degli anni a venire. Da questo punto di vista, i negozi specializzati, se sanno fare bene il loro lavoro possono diventare imbattibili. L’esperimento di Toscana biologica è un esempio in cui si materializza anche il rapporto diretto con il fornitore.

gruppa i diversi orti comunitari nella capitale piemontese. Dagli orti assegnati dal Comune su aree inÈ nata Or.Me., la rete degli orti urbani colte all’orto sul tetto di una ex fabbrica, agli appezmetropolitani della città di Torino. Luoghi in cui zamenti messi a disposizione da un centro commerciale: sono tante e variegate le realtà che stanno riportando natura, cultura e socialità si fondono per dar vita alcuni tra gli abitanti di una grande città a «sporcarsi al cambiamento. le mani» con la terra. In questo modo le persone possono cominciare a coltivare, rinsaldando un legame con di Daniela Re la natura che oggi, per chi vive in ambito urbano, si è li orti urbani sono tanti, più di quanto si creda. Na- molto assottigliato. scono e vengono accuditi da gruppi spontanei di genitori, da cooperative, oppure da cittadini assegnata- Vedute d’insieme dell’OrtoAlto, una coltivazione sul terrazzo ri. Per dare più visibilità alle esperienze torinesi è nata delle Fonderie Ozanam, ora trasformate in centro culturale del Or.Me., acronimo di Orti Metropolitani, che rag- quartiere Madonna di Campagna.

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Sei in cerca di un terreno da coltivare? Sulla Banca nazionale delle terre agricole ci sono 8 mila ettari di terreni pronti a essere venduti e coltivati. Si tratta di una banca dati online, amministrata dall’ente Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) che raccoglie il patrimonio fondiario pubblico in vendita. La Banca nazionale delle terre agricole è stata istituita con la Legge del 28 luglio 2016 (n. 154, Art.16) con l’intento di recuperare aree incolte e favorire l’accesso alla terra da parte dei giovani. Sul database, consultabile sul sito www.ismea.it, sono presenti sia i terreni derivanti dalle attività fondiarie gestite dall’Ismea, sia quelli appartenenti a Regioni e Province autonome o altri soggetti pubblici interessati a dismettere i propri possedimenti. Lo strumento informatico permette di visualizzare il numero di terreni disponibili, la superficie, le tipologie colturali, le informazioni catastali e la mappa. Gli utenti possono selezionare i terreni disponibili per grandezza, potendo così

fare ricerche più mirate alle proprie esigenze produttive. La Sicilia è la regione italiana più agricola, con ben 1700 ettari di terreno, seguono Toscana e Basilicata con 1300 ettari, Puglia con 1200, 660 ettari in Sardegna e quasi 500 ettari in Emilia Romagna e Lazio. In caso di richiesta d’acquisto da parte di giovani agricoltori sotto i 40 anni di età, è prevista la possibilità di richiedere un mutuo ipotecario all’Ismea con condizioni agevolate. Lo scorso dicembre è stato dato il via al primo bando di assegnazione delle terre, che si conclude il 3 febbraio. Da questo momento in poi, inizia la procedura competitiva a evidenza pubblica tra coloro che hanno manifestato interesse. Per le future cessioni bisognerà aspettare il nuovo bando che dovrà essere indetto dal Ministero per l’agricoltura. n PER INFORMAZIONI:

www.ismea.it

A oggi sono ben 8174 gli ettari di terreno agricolo disponibili alla cessione. La Sicilia è la regione maggiormente interessata con ben 1700 ettari, seguono Basilicata e Toscana con 1300 ettari.

Iniziative da vivere

co i partecipanti attraverso servizi e attività formative, superare ostacoli normativi e burocratici, reperire risorse economiche, stimolare la collaborazione reciproca e quella della comunità territoriale di riferimento, ed entrare in contatto con altre realtà. Lo scorso ottobre c’è stata la presentazione del progetto durante una domenica di «orti aperti» all’insegna dei dibattiti, dei laboratori e dei pranzi collettivi. Si stanno preparando altre iniziative sul Una bambina del gruppo delle «mamme balenghe» (del blog su- territorio a partire dalla primavera prossima. l Allo stesso modo, gli orti comunitari generano solidarietà e condivisione. In alcuni casi, dove sono coinvolte delle comunità di recupero, hanno anche una finalità riabilitativa. Scopo di Or.Me. è mettere in rete tutte queste esperienze per favorire il confronto e la condivisione di saperi e progetti, supportare in modo prati-

permammebalenghe.blogspot.it) innaffia le piante nei vasi dello St’Orto, orto urbano nei pressi di Porta Palazzo: il gruppo di n PER SAPERNE DI PIÙ: è possibile contattare Or.Me. e mamme ha ottenuto la possibilità di coltivare il giardino dell’ex conoscere in dettaglio gli orti che ne fanno parte visitando il cimitero di San Pietro in Vincoli abbandonato da anni, in una zona sito www.ormetorinesi.net molto scarsa di verde. n CONTATTI: tel 329 3763776 - info@parcodelnobile.com Nella foto a destra, le mamme balenghe al lavoro.

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«Siamo partiti da subito organizzando delle visite alle aziende» racconta Marco Bignardi. «E continuiamo a proporre un paio di eventi al mese che coinvolgono i produttori, ma che possono essere anche presentazioni di libri, incontri con i medici o nutrizionisti. Dobbiamo cercare di andare al di là della semplice vendita, superare lo stesso concetto di negozio. È un impegno, certo, ma dà molte soddisfazioni. Vogliamo creare un ponte tra cittadini e produttori, percorribile in entrambi i sensi». Iniziative analoghe sono promosse dal circuito NaturaSì, che periodicamente promuove visite alle aziende fornitrici e incontri tra consumatori e agricoltori. D’altra parte gli stessi produttori locali hanno in effetti tutto l’interesse a farsi conoscere e a cogliere le poche opportunità di farsi strada che offre il mercato. Tra le varie operazioni finanziarie sdoganate dalla politica, ogni tanto si presenta qualche opportunità commerciale anche per gli

Il nuovo regolamento del biologico Lavori in corso per il settore del bio, dopo l’approvazione del nuovo regolamento Ue da parte della Commissione agricoltura del Parlamento europeo. Le nuove norme vengono alla luce dopo un lungo percorso ad ostacoli iniziato nel 2014 e che trova ancora malumori in seno ai paesi membri. Tra le principali novità l’introduzione di una certificazione di gruppo per le piccole aziende. Un sostanziale impaludamento invece per la norma che prevede il ritiro della certificazione in caso di contaminazione accidentale da pesticidi. Allo stato attuale i paesi che hanno la soglia massima di tolleranza, come l’Italia, possono mantenerla, ma non bloccare prodotti da paesi senza soglia. Cambiano anche i criteri di importazione dai paesi terzi, che passano dal principio di equivalenza a quello di conformità agli standard europei, aspetto che ha sollevato critiche da parte degli importatori del settore biologico. Critiche anche sulla riforma dei controlli, che saranno a carico delle autorità nazionali, non annunciati e obbligatori una volta l’anno; per i produttori in regola, dopo tre anni consecutivi i paesi potrebbero però decidere di ridurli a una volta ogni due anni. Il regolamento dovrà ora essere approvato, con eventuali ritocchi, dal Consiglio europeo e dall’Europarlamento in seduta plenaria. Terminato questo iter si aprirà un percorso legislativo che si prevede si concluderà non prima del 2020.

stessi coltivatori. Un provvedimento approvato con la legge di bilancio 2018 negli ultimi giorni dell’anno prevede la vendita diretta di prodotti trasformati da parte degli agricoltori, che potranno proporre direttamente i propri prodotti, anche deri-

vati da processi di manipolazione o trasformazione e pronti per il consumo, anche in forma itinerante. Si tratta di un sostanziale via libera allo «street food contadino», per ricordarci davvero che mangiare è essenzialmente un atto agricolo. l

Il valore aggiunto c’è già, bisogna comunicarlo C

on l’avanzata della grande distribuzione, molti operatori del settore bio cominciano a capire l’urgenza di un cambiamento per migliorare la qualità e intercettare nuovi clienti, senza tradire le nobili istanze e gli ideali delle origini. «Non abbiamo bisogno di inventarci chissà cosa. Dobbiamo solo comunicare meglio ciò che facciamo». Ettore Rovesti, responsabile di alcuni negozi NaturaSì a Reggio Emilia e dintorni, ha le idee chiare. «In tutti questi anni abbiamo costruito molto. Ma eravamo concentrati quasi esclusivamente sul lavoro di filiera, per fare in modo che l’agricoltore crescesse insieme a noi, e con un giusto compenso, potesse investire in strumenti di lavoro e formazione. Adesso vogliamo dare maggiore attenzione al cliente per spiegare il valore aggiunto dei nostri prodotti. Credo che ce ne sia bisogno e per questo stiamo facendo incontri e formazione continua con il personale. Abbiamo tante eccellenze da banco, ma il cliente non lo sa. Dobbiamo spiegare cosa c’è dietro la passata di pomodoro, la pasta o il formaggio con latte crudo. Dobbiamo far capire quali sono e dove si trovano le aziende agricole, che sono fatte di persone e di volti. So per certo che dietro il biologico che facciamo noi, ci sono dei valori, e dobbiamo comunicarli. Un esempio? Ci impegniamo a sostenere gli agricoltori sempre, anche nelle annate difficili, come è capitato quest’anno con la siccità».

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Ettore Rovesti ci parla anche della cultura biodinamica che c’è dietro il mondo EcorNaturaSì. «Non si tratta di un biologico intensivo, che segue le dinamiche del convenzionale. Sono persone che ci credono davvero. Sanno che fare agricoltura biodinamica vuol dire preservare e migliorare i terreni, è un dono per chi viene dopo di noi. Io sono orgoglioso di lavorare insieme a questa gente. In particolare penso alla Cooperativa agricola La Collina di Codemondo (Re). Sono persone che vedo quotidianamente, con cui mi fermo spesso la sera per condividere quello che avviene nel campo e programmare progetti per il futuro». l


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cucina naturale

Saraceno:

tre ricette

per portarlo in tavola Particolarmente adatto ai climi invernali e freddi, il grano saraceno è ricco di minerali, antiossidanti e vitamine. Viene spesso considerato alla stregua di un cereale, ma si tratta in realtà di una pianta erbacea priva di glutine e altamente digeribile, dalle interessanti proprietà salutistiche. di Silvia Petruzzelli

F

ino a qualche tempo fa, nel nostro paese l’impiego del grano saraceno in cucina era pressoché scomparso, rimanendo confinato a qualche zona montana, tra cui la Valtellina, dove era ed è parte integrante della tradizione culinaria locale come ingrediente principale dei famosi pizzoccheri. Per fortuna, ultimamente, sta vivendo una riscoperta e una piena valorizzazione. Sempre più persone, infatti, iniziano ad apprezzarlo anche per l’assenza di gliadine, le proteine meno assimilabili che in molti cereali, ma principalmente

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nel grano, vanno a formare il glutine. Per questo motivo è indicato nelle preparazioni gluten free ed è adatto a chi è affetto da celiachia. Si tratta di una coltivazione tipica dei paesi freddi: pare che l’origine di questa specie risalga alle regioni della Siberia. Reperti archeologici fanno comunque osservare che fosse diffusa anche in Asia orientale (Cina, Giappone, Corea) già in epoche remote (dal II o I secolo a.C.); si diffuse poi in Russia, probabilmente a seguito delle invasioni mongole, giungendo successivamente in Europa.

Tante proprietà salutari Apprezzato per l’ottima digeribilità e la capacità di prevenire diverse patologie del sistema cardiovascolare, il grano saraceno contiene inoltre molti antiossidanti, utili per contrastare i radicali liberi. È ricco di minerali, in particolare fosforo, potassio, magnesio, calcio, ferro; contiene vitamine del gruppo B e vitamina E. La sua granella contiene amidi, proteine, grassi, fibre ed è molto simile quindi a quella dei cereali. La presenza di rutina lo rende un ingrediente interessante per conservare l’elasticità dei tessuti dei vasi san-

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guigni: è utile in tutte le applicazioni in cui ci sia necessità di rafforzare i vasi, come in caso di varici, edemi ed emorroidi. Il grano saraceno può essere di aiuto anche in caso di ipertensione e arteriosclerosi e per eliminare i liquidi in eccesso. Le proteine contenute in questo pseudocereale hanno un buon valore biologico. Contiene tutti gli aminoacidi essenziali tra cui la lisina, di cui sono poveri i cereali. Un aspetto particolarmente importante, se pensiamo che gli aminoacidi sono i mattoncini di cui si compongono le proteine e che ci consentono, poi, di costruire le strutture del nostro corpo. Essenziali, poi, sono quegli aminoacidi che il nostro corpo non è in grado di sintetizzare da sé e che si devono assumere attraverso il nostro cibo.

Ideale per l’inverno Tra le proprietà di questo eccezionale alimento c’è quella di generare calore nel corpo e di conferire energia e vigore, specie in inverno. Non è un

caso che la natura ce lo renda disponibile proprio nelle regioni fredde, come abbiamo visto quando abbiamo accennato alla storia della sua origine. Per questo motivo risulta essere un ottimo ingrediente da portare sulle nostre tavole, soprattutto nella stagione fredda. Anche dal punto di vista energetico, secondo la visione della macrobiotica (la filosofia orientale che parla dell’energia del cibo), il saraceno è il cereale associato all’inverno. La sua energia tende ad andare in profondità: questo movimento sarebbe in grado di produrre un successivo effetto di attivazione sulla circolazione in grado di smuovere i ristagni. Sempre dal punto di vista energetico, questo «cereale» è collegato ai reni, dove accumuliamo la nostra forza vitale e dove alberga il nostro «Io», la nostra volontà. Molte persone faticano a portarlo in tavola perché non sanno bene come cucinarlo. Di seguito, ecco qualche ricetta da cui partire. l

Silvia Petruzzelli. Dopo una pluriennale esperienza in aziende multinazionali, decide di cambiare vita. Intraprende quindi gli studi di naturopatia, prosegue con il percorso di shiatsu e approfondisce poi i principi energetici del cibo attraverso lo studio e la pratica dell’alimentazione naturale macrobiotica. Collabora attivamente con La grande via, l’associazione fondata dal Dottor Franco Berrino. Ha fondato il blog www.ilcibodellasalute.com allo scopo di divulgare uno stile di vita sano, consapevole e sostenibile. Cuoca e docente di alimentazione naturale macrobiotica e Mtc presso l’associazione Chicco di riso, gestisce il b&b Il melograno nano, a Barga (Lu). Conduce corsi teorici e pratici su tutto il territorio nazionale.

Ricette

Gnocchi di grano saraceno Per fare questi gnocchi basta veramente poco e può essere anche un ottimo esercizio di meditazione… in cucina. Ingredienti: 250 g di polpa di zucca cotta (non calda) • 250 g di farina di grano saraceno integrale (la quantità di farina dipende dal tipo di zucca scelta) • un cucchiaino di sale marino integrale • noce moscata (pizzico, opzionale) ■ La prima cosa da fare è scegliere una

buona zucca, piuttosto soda e poco acquosa. Diversamente, il risultato non sarà altrettanto saporito e il rapporto con la farina cambierà. Impastiamo tutti gli ingredienti, fino a ottenere una consistenza lavorabile. Formiamo quindi dei cilindretti e tagliamoli in gnocchetti di dimensioni più o meno omogenee. Questi gnocchetti si possono anche srotolare usando una forchetta. Come condirli? Possiamo servirli con funghi trifolati, oppure con una cremina miso-tahin (una parte di miso e due parti di tahin) e un po’ di acqua (possiamo utilizzare quella di cottura degli gnocchi).

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cucina naturale

Torta di saraceno e mirtilli Ingredienti: 200 g di farina di grano saraceno • 100 g di farina di riso integrale • 100 g di mandorle tostate macinate • una bustina di agente lievitante con cremor tartaro • scorza grattugiata di un limone • 4 cucchiai di uvetta • 3 cucchiai di olio extravergine di oliva spremuto a freddo • un pizzico di sale marino integrale • una punta di cucchiaino di cannella • succo di mela senza zucchero q.b. • confettura di mirtilli senza zucchero • 1 o 2 mele

Uniamo la farina di riso integrale e quella di grano saraceno con l’agente lievitante, e mescoliamo bene. Aggiungiamo il sale, le mandorle, la cannella, la buccia di limone, l’uvetta. Puliamo la mela e tagliamola a spicchi, versando un po’ di succo di limone per non farla annerire. Aggiungiamo l’olio e il succo di mela, fino ad ottenere un composto omogeneo e lavorabile. Versiamo in una teglia per torte del diametro di 25 cm. Distribuiamo qualche cucchiaino di confettura di mirtilli, quindi le mele precedentemente tagliate. Inforniamo a 180° C (a forno preriscaldato) per circa trenta minuti (attenzione, il tempo di cottura dipende in parte dai forni, quindi può leggermente variare).

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«Bavarese» di mandorle su biscottone di grano saraceno e cioccolato Ingredienti per il biscottone: 60 g di albicocche secche • 150 g di mandorle tostate • 40 g di grano saraceno • 30 g di cacao amaro in polvere • 20 g di cocco in scaglie • 40 g di cioccolato fondente • un cucchiaio di malto di riso • confettura di susine senza zucchero

Tritiamo le albicocche e le mandorle. Aggiungiamo il grano saraceno (precedentemente tostato in padella) e tritiamo ancora un po’. Uniamo il cocco, il cacao e amalgamiamo. Aggiungiamo il malto. Sciogliamo il cioccolato fondente a bagnomaria e aggiungiamolo all’impasto. Stendiamo il tutto sulla base di una teglia per torte di 25 cm di diametro, con apertura laterale. Distribuiamo un leggero strato di composta di susine.

Ingredienti per il budino: 50 g di mandorle tostate e ridotte in farina • 3 albicocche secche (circa 18 g) • buccia di limone grattugiata • un cucchiaino di agar agar in polvere • 30 g di farina di riso integrale • 500 ml di latte di avena • 1 pizzico di sale marino integrale • una punta di cucchiaino di vaniglia • una punta di cucchiaino di cannella • un cucchiaio di mirin (opzionale) • cacao in polvere per decorare • pinoli per decorare ■ Uniamo tutti gli ingredienti (ad ecce-

zione della vaniglia) e portiamo a bollore. Facciamo cuocere per almeno dieci minuti, mescolando. Verso la fine, aggiungiamo la vaniglia e mescoliamo. Versiamo quindi nella teglia preparata al punto precedente e decoriamo con una spolverata di cacao amaro e pinoli. Quando la crema si fredda, gelifica, ed è possibile rimuoverla dalla teglia, aprendo delicatamente la cerniera. Successivamente, trasferitela su un vassoio da portata.

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alimentazione e salute

A scuola la mensa è sempre più bio

9117 pasti erogati. Poi ci sono i servizi di refezione scolastica biologica in innumerevoli altre regioni, realtà diverse ma con un comune denominatore, cioè menù sostenibili, sani, a basso impatto e che garantiscono qualità ed equilibrio alimentare. E dal prossimo anno scolastico le mense bio godranno anche di un sistema pubblico nazionale di riconoscimento messo a punto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali1. Al momento, il Ministero ammette anche menù biologici parziali, con due diversi simboli per evidenziare il grado di eccellenza: la medaglietta d’oro e quella d’argento.

Erano 69 nel 1996, ma nel 2016 se ne contavano già 1288: un vero e proprio boom che protegge e valorizza i cibi sani ed etici e la filiera corta. di Beatrice Salvemini

P

rodotti biologici, a chilometro zero e da filiera corta: è la scelta che sempre più mense scolastiche in Italia stanno facendo, anche se ancora «a macchia di leopardo».

Rapporto bio bank 2017 mense bio

Il mese scorso è partita la mensa bioetica di Melpignano, in provincia di Lecce, ma qualche settimana prima nelle scuole di Castelsaraceno, in provincia di Potenza, era stata riconfermata la «Naturalmensa», con

www.issuu.com/biobank

pasti giornalieri

(dati al 31 dic dati al2016) 31

Regioni leader 2

1

per numero

3

n. mense

1,25

1.288

1 Lombardia - 241 2 Veneto - 215 3 Emilia-R. - 163

milioni

2

23%

21%

43%

min. 70% materie prime bio

mense oltre 1.000 pasti

mense fino a 300 pasti

dic 2016

3

1

per densità n. mense/1 mln abitanti

1 Friuli-V.G. - 72,1 2 Trentino-A.A. - 53,8 3 Veneto - 43,7

36% mense 301-1.000 pasti

 Secondo i dati Bio Bank (la banca dati del bio che effettua il censimento delle mense scolastiche biologiche dal 1996) sono 1288 le mense scolastiche che utilizzano prodotti biologici in Italia. Di queste, almeno il 23% utilizza almeno il 70% di materie prime bio. In pratica quasi una su quattro. I pasti con prodotti bio serviti ogni giorno nelle scuole sono invece 1,25 milioni. Le mense fino a 300 pasti sono il 43% del totale, quelle fra 301 e 1000 pasti il 36%. Il restante 21% serve oltre 1000 pasti al giorno. Le tre regioni leader per numero di mense sono la Lombardia con 241 mense, il Veneto con 215 e l'Emilia-Romagna con 163. Le tre regioni leader per densità di mense sono il Friuli-Venezia Giulia con 72,1 per ogni milione di abitanti, il Trentino-Alto Adige con 53,8 e il Veneto con 43,7.

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Cesena apripista La sempre maggiore sensibilizzazione di genitori e amministratori ha avuto molto peso nella diffusione di queste scelte e i dati confermano il trend in crescita. Secondo l’ultimo Rapporto Bio Bank di qualche mese fa2, nel 2016 le mense scolastiche bio erano 1288, con un incremento del 7,7% rispetto al 2012, quando erano 1196. Si pensi che vent’anni fa, nel 1996, erano solo 69 in tutta Italia. Le province leader comunque sono tutte al nord, anche se il sud si sta dando da fare: per densità (cioè prendendo come parametro il numero dei servizi ogni milione di abitanti), in testa ci sono Trento, Udine, Piacenza, Gorizia, Pordenone. Alcune Regioni si sono già dotate di proprie leggi per regolamentare il settore. I pionieri su questo fronte furono, nel lontano 1986 a Cesena, un pediatra illuminato come Maurizio Iaia e un dirigente scolastico coraggioso come Giovanni Faedi, affiancati della dietista Cristina Barducci e da uno degli alfieri dell’agricoltura biologica, Paolo Missiroli. Negli ultimi anni sono stati compiuti molti passi avanti.

Una rivoluzione da Nord a Sud

il bando 2017-2020 per le mense scolastiche prevede prodotti biologici, stagionali, equosolidali, Dop, Igp e a chilometro zero; in Emilia Romagna di lavora da anni su questo fronte. «L’obbligo di introdurre ogni giorno prodotti biologici nei menù delle mense scolastiche risale al 1999» spiega FederBio esprimendo soddisfazione, «ed è stato rafforzato, qualche anno fa, con l’obbligo di servire almeno il 15% della carne e almeno il 40% degli altri alimenti provenienti da agricoltura biologica. Ora si alza l’asticella, favorendo le amministrazioni pubbliche che utilizzino almeno il 70% di prodotti biologici». l

A Melpignano in Puglia «vogliamo educare i bambini a riconoscere la bontà e il valore del cibo sano e favorire la centralità dei contadini salentini e il loro impegno a coltivare in senza chimica» spiega il vicesindaco del paese, Valentina Avantaggiato. A Castelsaraceno sono partiti an- Note che incontri e laboratori per coinvolgere le famiglie. E an- 1. www.terranuova.it/News/Alimentazione-naturale/Mense-scolastiche-biologiche-al-via-il-sistema-pubblico-di-riconoscimento cora: a Campolongo Maggiore (Venezia) cibi biologici, riduzione del rifiuti e stop alle bottiglie di plastica; a Roma 2. https://issuu.com/biobank/docs/rapporto_bio_bank_2017

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salute

Mal di schiena:

semplici esercizi quotidiani contro i dolori Una postura sbagliata, movimenti scorretti, finanche un’alimentazione o un allenamento inadeguati possono essere tra le cause dei problemi alla schiena, che oggi colpiscono fasce d’età eterogenee. I consigli di Chris Verhavert, fisioterapista tedesca, per la prevenzione e la cura. di Beatrice Salvemini

I

l mal di schiena è un nemico assai comune; secondo la Società di chirurgia vertebrale, affligge dal 60 all’80% degli adulti italiani ed è la causa più rilevante di infermità lavorativa e disabilità sotto i quarantacinque anni. Sono quindi milioni

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le persone che nel nostro paese ne soffrono, in particolare sotto forma di lombalgia, discopatie, stenosi ed ernia del disco lombare. Eppure c’è il modo per prevenire ed eventualmente eliminare questi disturbi che possono diventare anche estrema-

mente fastidiosi, quando non addirittura invalidanti. Importantissimi sono i movimenti giusti, l’attenzione verso una «economia articolare» che eviti o contenga al massimo il «consumo» delle articolazioni e che si possa mettere in atto


attraverso semplici abitudini da introdurre nella nostra quotidianità. Ferratissima sull’argomento è la dottoressa Chris Verhavert, fisioterapista belga, nata e cresciuta in Germania, che vive e lavora in Toscana e autrice del libro Articolazioni, prevenire e curare danni e dolori. La dottoressa Verhavert ha contribuito alla diffusione in Italia di un approccio terapeutico che si basa sul cosiddetto esercizio posturale unico (vedi box a pag. 35), un esercizio originale, capace di Chris Verhavert è nata in Germania, correggere posture scorrette, atteha conseguito la laurea in kinesiterapia, nuando eventuali malesseri o preterapia occupazionale e terapia della riavenendo la loro insorgenza. Ma bilitazione in Belgio, con iscrizione alaffronta comunque da un punto di l’albo professionale. Vive e lavora in Italia dal 1981. Attualmente è dipendente vista olistico e completo la formudell’Asl Centro Toscana e svolge l’attività lazione dei programmi di prevendi dottore in fisioterapia a Pistoia. zione e cura dei pazienti. A partire dal movimento, che ci accompagna in ogni istante della nostra posturale che richiede la capacità di vita. saper agire con lungimiranza e coscienza per prevenire disagi fisici Andare al risparmio importanti. Per risparmiare e pro«Ogni movimento che noi com- teggere le articolazioni è sempre il piamo ha, nel tempo, un effetto usu- caso di attivare un insieme di gesti rante sul nostro fisico» spiega la dot- e attività corrette che rientrano neltoressa Verhavert. «Si tratta di un l’ambito della cosiddetta “economia cambiamento graduale dell’assetto articolare”. Il miglior modo per

Ogni movimento che noi compiamo ha, nel tempo, un effetto usurante sul nostro fisico. Si tratta di un cambiamento graduale dell’assetto posturale che richiede la capacità di saper agire con lungimiranza per prevenire disagi fisici.

Chris Verhaverrt

ARTICOLAZIONI PREVENIRE E CURARE DANNI E DOLORI

SEGNALIBRO

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Manuale M l per una gestion i ne corretta del movimento e per: correggere la propria poostura proteggere le articolaziioni prevenire l’insorgere di dolori affrontare malattie degenerative e invalidanti i lid ti organizzare gli spazi migliorare la vita quotiddiana

ARTICOLAZIONI Prevenire e curare danni e dolori di Chris Verhavert cm 14 x 19 - cod. EA318 - pp. 128 - € 11,50 Acquista i libri di Terra Nuova Edizioni in libreria, nel tuo negozio bio di fiducia (negoziobio.info), oppure compila il coupon a pag 99. Ordini online: www.terranuovalibri.it

prevenire o ridurre il rischio di mal di schiena si traduce nell’esercizio fisico corretto e nell’adozione di alcuni accorgimenti di “risparmio” della schiena, anche nelle comuni attività della vita quotidiana, sul lavoro o nel tempo libero». È lei stessa a spiegare come farlo nell’intervista che segue. Dottoressa Verhavert, come è bene agire sul fronte della prevenzione per evitare di sviluppare dolori? Lavorando sulla postura, cioè sull’atteggiamento fisico che assumiamo durante la giornata. Pur trattandosi di un equilibrio dinamico, mantiene nel tempo caratteristiche costanti: ogni persona ha un proprio schema posturale che ripete continuamente e che punta al manteni-

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hoto.com/

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salute

Come alzarsi dal letto 1 In posizione supina: 2 ruotare sul fianco con ginocchia flesse, 3/4 poi

1

2

4

5

far scivolare le gambe fuori dal letto e nello stesso tempo 5 portare il busto in posizione seduta con l’aiuto delle braccia.

3

Come sollevare pesi Apprendere una corretta movimentazione dei pesi è fondamentale per evitare l’insorgere di lesioni dorso-lombari. È utile seguire cinque regole: 1 piegare leggermente le ginocchia con gli arti inferiori divaricati;

2 mantenere

la colonna allineata. Il busto può rimanere eretto o inclinarsi in avanti, ma in ogni caso è essenziale cercare di conservare la lordosi lombare fisiologica. Invece di flettere il rachide lombare, la flessione avviene esclusivamente a livello delle anche e delle ginocchia;

3 tenere il peso il più possibile vicino al corpo, per non aumentare il braccio della leva;

4 evitare le torsioni del busto. È sufficiente spostare un piede o semplicemente ruotarlo per non incorrere in questi movimenti molto rischiosi;

disegni di Riccardo Innocenti - coloritura di Federico Zenoni

5 non compiere movimenti bruschi.

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mento dell’equilibrio del corpo nello spazio, sia in condizioni statiche che dinamiche. La postura risponde a sollecitazioni di vario tipo, sia fisiche (la forza di gravità) che ambientali, e dipende da numerosi fattori che interagiscono tra di loro: la conformazione dell’apparato osteoarticolare, l’integrità del sistema neuromuscolare, le abitudini motorie, il dolore, lo stato emotivo e lo stile di vita. L’influenza della postura sul nostro benessere è abbastanza significativa. Se è corretta è anche comoda da mantenere, solida e rilassata allo stesso tempo, e non crea tensioni muscolari avvertibili come dolore, rigidità o stanchezza: uno schema posturale fisiologico consente il massimo equilibrio con il minimo dispendio energetico e con minore stress sulle strutture anatomiche. Al contrario, uno schema scorretto è causa di dolore, di modificazioni anatomiche e influisce sullo stato emotivo e fisiologico della persona. Nel mio libro vengono presi in considerazione alcuni punti fondamentali di igiene posturale, così che possano entrare a far parte delle nostre abitudini. Come comportarsi e cosa fare quando invece compaiono i dolori? Nelle persone che hanno sviluppato malesseri fisici o patologie, ci sono possibilità per ottenere miglioramenti nella gestione della vita quotidiana senza doversi rassegnare a convivere con la malattia e con i problemi che essa crea. Ho maturato una lunga esperienza professionale in campo riabilitativo e posso senz’altro affermare che per tanti pazienti con malattie evolutive e invalidanti è possibile arrivare a stare meglio. Io chiamo «disagile» chi soffre di una perdita di agilità, con conseguente riduzione dei movimenti. Ebbene, il disagile può mettere in atto semplici accorgimenti, a cui normalmente non si pensa, ma che possono rendere più agevole lo svolgimento di tante attività quotidiane. Basti pensare a come è meglio chinarsi per sollevare un peso, a come è meglio afferrare e utilizzare gli oggetti che usiamo per cucinare, per lavorare, per l’igiene quotidiana: tutto ha importanza, ogni nostro movimento deve rispondere a un’armonia che rispetta l’equilibro del corpo.

L’esercizio posturale unico Si tratta di un esercizio che si basa su uno specifico percorso di ricerca condotto in Germania; i suoi effetti positivi sono stati dimostrati in modo costante sia negli individui che avevano sviluppato patologie, che come sistema di prevenzione per salvaguardare muscoli e articolazioni. I principali obiettivi perseguiti con l’esercizio posturale unico sono: • Diventare consapevoli della propria postura, in particolare per ciò che riguarda la colonna vertebrale, nelle varie posizioni che assumiamo. • Percepire le tensioni muscolari, gli accorciamenti, il dolore e modificare gli atteggiamenti scorretti. • Aumentare l’escursione articolare e l’elasticità muscolare. • Accrescere la forza muscolare, in particolare dei muscoli posturali. • Provare sensazioni di piacere e di benessere nell’eseguire correttamente l’esercizio. • Ottenere la capacità di integrare nella propria vita quotidiana i principi di educazione posturale appresi.

Come si fa Si parte in piedi, si contraggono progressivamente diversi muscoli, poi si lavora con rotazioni e movimenti articolari. Grande attenzione viene prestata al respiro e agli allungamenti «dolci». «La cosa importante è arrivare a percepire tutti i vari muscoli coinvolti nell’esercizio, abbinandovi la giusta respirazione» spiega la dottoressa Chris Verhavert, che nel suo libro Articolazioni, prevenire e curare danni e dolori fornisce anche illustrazioni e successioni dettagliate dei movimenti per eseguire in modo completo e corretto l’esercizio.

Quanto è importante anche rivedere nel complesso il proprio stile di vita? Camminare e seguire un’alimentazione corretta sono due aspetti fondamentali anche per il mantenimento di un sano equilibrio articolare e posturale. Camminare è un’attività motoria innata, che viene elaborata

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salute

Camminare deve diventare un’abitudine quotidiana perché in questo modo le articolazioni mantengono l’elasticità dei tendini e dei legamenti, il tessuto osseo conserva la sua compattezza, la respirazione e l’attività cardiaca aumentano e la circolazione migliora.

L’alimentazione conta: ecco qualche consiglio

La dottoressa Chris Verhavert non manca di fornire anche un valido elenco di consigli pratici per una corretta alimentazione quotidiana che contribuisca a mantenere il benessere dell’organismo, l’elasticità dei tessuti e delle articolazioni e la salute degli organi e degli apparati che permettono poi al corpo di muoversi in armonia. Eccone alcuni: • Scegliere, per quanto possibile, alimenti freschi e poco lavorati. • Preferire prodotti di stagione che, oltre ad essere più maturi e gustosi, subiscono minori manipolazioni e trattamenti per la conservazione. • Mangiare sempre con moderazione, limitandosi a quanto è necessario al mantenimento dell’organismo e facendo a meno di tutto ciò che è superfluo. Com’è ormai risaputo, infatti, l’obesità concorre alla genesi di numerose malattie. • Masticare con cura, secondo l’antico adagio latino della «prima digestio in oris». Mangiare lentamente e con calma, infatti, non è solo una buona abitudine, ma aiuta i processi digestivi. • Limitare l’ingestione dei liquidi durante i pasti. È utile invece bere frequentemente e in piccole quantità fuori dai pasti, limitando in ogni caso le bevande gassate e dolci. • Variare la dieta, inserendovi la giusta quantità di ogni tipo di alimento, senza incorrere nella rigidità o nella monotonia dei pasti, ma anche senza particolari rinunce (salvo che queste non vengano imposte da specifiche patologie). • Adattare comunque l’alimentazione al clima, alla stagione e alle condizioni di salute del momento.

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spontaneamente senza forzature o traumi dell’apparato locomotore. Favorisce la circolazione del sangue e dei fluidi all’interno del nostro organismo ed è parte essenziale del nostro equilibrio fisiologico. È una combinazione di ritmica propulsiva in avanti e di elevazione del corpo verso l’alto. La prima si basa sui movimenti di rotazione alternata delle spalle e del bacino e su quelli, naturalmente sincronizzati, di oscillazione alternata delle braccia. La seconda invece è dovuta al fatto che, durante la fase d’appoggio su un piede, il baricentro corporeo sale di 4-5 centimetri, per cui l’accelerazione in avanti del nostro corpo è sostanzialmente un fenomeno di gravità. L’uomo perciò può protrarre il cammino molto a lungo, in quanto il lavoro muscolare consiste soprattutto nell’appoggio sul piede, assistito dalla forza di gravità. Camminare deve diventare un’abitudine quotidiana perché in questo modo le articolazioni mantengono l’elasticità dei tendini e dei legamenti, il tessuto osseo conserva la sua compattezza, la respirazione e l’attività cardiaca aumentano e la circolazione migliora. Camminare consente, dunque, un miglioramento dello stato generale dell’organismo e intervallare le attività sedentarie con brevi passeggiate serve a riassestare l’atteggiamento posturale. Molto importante è anche adottare adeguate abitudini alimentari, selezionando i cibi sulla base della qualità, non solo della quantità. Va poi prestata attenzione alle modalità di consumarli; per esempio, mangiare in fretta, cenare troppo tardi, discutere animatamente durante i pasti e, più in generale, consumare i cibi in stato di eccessiva tensione emotiva interferisce con una sana digestione. Non si pensi, dunque, che per alleviare o eliminare il mal di schiena basti ingoiare qualche pillola o fare un po’ di ginnastica ogni tanto. Occorre attenzione e consapevolezza in ogni gesto, scelta e azione nel nostro quotidiano, perché il benessere del «tutto» è anche il benessere di «una parte». l


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RICERCA SCIENTIFICA Nascosti per anni i dati che dimostravano i danni dello zucchero sul cuore

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ricercatori dell’Università della California hanno pubblicato nel novembre scorso su PLOS Biology uno studio che dimostra come l’industria dello zucchero abbia contribuito a nascondere i veri risultato di studi che attestavano come lo zucchero stesso fosse più dannoso per il cuore rispetto ai grassi. Sulla base di documenti interni, gli autori hanno appurato che la Sugar research foundation, associata alla Sugar association, portò avanti studi su animali per verificare l’eventuale correlazione di una dieta ad alto con- mentari per prevenire i disturbi cardiaci venivano date tenuto di zuccheri con le cardiopatie. Quando emerse solo quelle relative alla necessità di ridurre il colesterolo che il legame era evidente, gli studi vennero interrotti e il consumo di grassi saturi. e non furono pubblicati i risultati scomodi. In due pub- n FONTE: http://journals.plos.org/plosbiology/article?id= 10.1371/journal.pbio.2003460 blicazioni, del 1965 e del 1967, come indicazioni ali-

Trattamenti oncologici nell’infanzia generano patologie gravi in età successiva

N

ei pazienti che sopravvivono dieci o più anni a un cancro diagnosticato e trattato nell’infanzia si sviluppano successivamente negli anni, in percentuali altissime (oltre il 90%), gravi patologie, tra cui neoplasie secondarie, patologie spinali e polmonari. Ad affermarlo è uno studio pubblicato sulla rivista medicoscientifica The Lancet nel settembre scorso e condotto da esperti statunitensi. I trattamenti oncologici convenzionali lasciano dunque «un’eredità» con la quale occorre fare i conti più avanti nell’età. Lo studio, retrospettivo, ha coinvolto i pazienti trattati per tumori pediatrici al St. Jude Children’s Research Hospital negli Stati Uniti che erano sopravvissuti per dieci o più anni dalla diagnosi iniziale e che avevano più di 18 anni al 30 giugno 2015. Il carico più elevato e di maggior gravità di patologie conseguenti e successive è stato individuato in chi aveva l’età più alta al momento del trattamento e in chi aveva ricevuto le dosi maggiori di radiazioni al cervello o al torace.

I sali di alluminio causano malattie del sistema nervoso. Gli esperti: meglio rimuoverli dai vaccini

S

econdo uno studio anglo-americano pubblicato lo scorso ottobre su Metabolic Brain Disease, l’alluminio è uno dei fattori causali implicati nei disturbi dello spettro autistico e nell’Alzheimer. Gli autori hanno illustrato il meccanismo attraverso cui i sali di alluminio possono alterare la funzionalità del sistema nervoso e si sono anche soffermati sui meccanismi con cui agiscono, nei bambini geneticamente predisposti, quando vengono introdotti nell’organismo attraverso le vaccinazioni (numerosi vaccini contengono idrossido o fosfato di alluminio come adiuvante). Lo studio conclude raccomandando, tra le altre cose, anche la rimozione di tali sali dai vaccini. n FONTE: www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28752219

n FONTE: www.thelancet.com/journals/lancet/article/

PIIS0140-6736(17)31610-0/abstract

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Camminare con le scarpe giuste In un buon paio di scarpe, la differenza la fanno i materiali. Dalla concia vegetale delle pelli ai materiali cruelty free, come la canapa, il lino e il cotone. Per camminare comodi e col passo leggero. di Mario Catania

C’

è chi le ha sbattute con forza sulla tribuna dell’Onu per rivendicare le proprie ragioni, come ha fatto il segretario del partito comunista russo Nikita Kruscev nel 1960, diventando un’icona del secolo passato. O chi, in tempi più recenti, le ha addirittura lanciate contro l’ex presidente americano George Bush durante una conferenza, come il giornalista iracheno Nuri al-Maliki, che raccontò di averlo fat-

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to «per le vedove, gli orfani e tutti quelli che sono stati uccisi in Iraq». Si può proprio dire che con le scarpe si fa politica, ma non solo lanciandole o sbattendole: anche semplicemente scegliendo quale paio calzare ai propri piedi. Era l’aprile del 2017 quando gli ideatori della campagna Abiti puliti e Change your shoes annunciarono il lancio della nuova inchiesta «Il vero costo delle nostre scarpe: viag-

gio nelle filiere produttive di tre marchi globali delle calzature», realizzata dal Centro nuovo modello di sviluppo (Cnms) e Fair. Il risultato fu un duro rapporto sulle filiere produttive di tre grandi marchi (Tod’s, Geox e Prada), nel tentativo di mostrare quanto il settore calzaturiero sia ancora lontano dal rispettare i diritti umani e sindacali degli operai. Per chi vuole fare una scelta più consapevole, tuttavia, oggi il venta-


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glio di alternative si fa sempre più ampio: ci sono le scarpe ecologiche, quelle con certificazioni vegane; ci sono le calzature prodotte in modo artigianale con pellami o materiali che ne imitano la composizione e, infine, ci sono quelle hi tech, dove le moderne tecnologie si uniscono a sistemi innovativi in un’eterna corsa verso la scarpa del futuro. Il paradosso che stiamo vivendo oggi è proprio questo: accanto a produzioni futuristiche, come le scarpe che si allacciano da sole, simili a quelle indossate da Martin McFly in Ritorno al futuro, in diversi territori invece rinascono mestieri che si credevano scomparsi, come il ciabattino o il lustrascarpe, mentre crescono aziende che si affidano all’arte artigiana della lavorazione della pelle.

Impronte green

Conciare al vegetale significa usare i tannini, prodotti da alberi come il castagno, che sono antibatterici naturali. La concia di oggi invece è a base di cromo, sostanza che inquina le falde acquifere, rovina l’ambiente e difficilmente si recupera totalmente.

semblato insieme ad altri componenti che provengono solo da aziende in possesso di certificazione per la salvaguardia dell’ambiente. Il caucciù arriva confezionato sottovuoto nella sua forma grezza e più naturale». Sono scarpe realizzate senza materiali di provenienza animale con imballi riciclati e prodotte in un’azienda alimentata quasi completamente da pannelli solari. Cruelty free sono anche le scarpe di Fera Libens, completamente made in Italy e realizzate con microfibra e Alcantara, un materiale sintetico di ultima generazione creato in Italia, certificato come «carbon neutral», ovvero con zero emissioni di CO2 necessarie a produrlo, e che secondo l’azienda «si rivela più performante della pelle in resistenza, traspirabilità e leggerezza». Altro ma-

teriale spesso utilizzato per le scarpe vegan è la microfibra di alta qualità, prodotta in genere con un mix di fibre di poliammide e poliuretano; molto leggera, imita la fattura della pelle garantendo comunque resistenza e traspirabilità. «Utilizzando la pelle conciata al vegetale si avrebbe già una scarpa ecologica all’80%» racconta invece Gigi Perinello, ingegnere che dopo aver passato oltre trent’anni a vendere materie prime a marchi italiani ed europei, dal 2008 si dedica a Ragioniamo con i piedi per produrre scarpe artigianali in piccola scala, accorciando la filiera e riducendo la chimica nociva. «Mi sono ribellato a un sistema in cui si parla sempre di prezzi, ma non di qualità. Siccome amo la natura utilizzo pelli lavorate con un basso impatto ambientale e che sono salu-

Il presupposto è d’obbligo. Come diceva Carl Gustav Jung: «La scarpa che sta bene a una persona sta stretta a un’altra: non c’è una ricetta che vada bene per tutti». Quando si parla di scarpe ecologiche lo si fa in riferimento ai materiali e ai procedimenti con cui sono state realizzate. È un termine d’impatto di cui si abusa spesso per ragioni di marketing, ma bisogna tener presente che in una scarpa semplice ci sono una quindicina di componenti, mentre in una calzatura complessa, come uno scarpone da montagna, ce ne sono fino a sessanta. Per poter definire una scarpa «interamente ecologica» bisognerebbe che tutti i componenti fossero prodotti dalle diverse aziende con la stessa filosofia nei confronti dell’ambiente, ed è una cosa molto difficile. Ma c’è chi ci prova con impegno, come fa Organik Style che, da oltre 40 anni, continua a produrre le proprie scarpe con un metodo sempre meno utilizzato: la vulcanizzazione, inventata da Goodyear all’inizio del 1800. Grazie a questo processo non servono colle o solventi chimici: la suola in sughero viene inserita e inglobata dal caucciù precedentemente riscaldato; poi, sempre sfruttando il calore viene unita la tomaia attraverso dei macchinari. «Il tutto» rac-  I tannini vantano un’azione antibatterica che contrasta il fenomeno dei piedi sudati contano i produttori «viene poi as- e dei cattivi odori. Terra Nuova · febbraio 2018

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bri per il piede. Conciare al vegetale significa usare i tannini, prodotti da alberi come il castagno, che sono antibatterici naturali. La concia di oggi invece è a base di cromo e il 90% delle pelli sono lavorate così. La principale differenza sono i tempi di la-

vorazione: con i tannini ci vogliono dai dieci giorni a un mese e mezzo, con il cromo bastano sette ore. Solo che si tratta di una sostanza che inquina le falde acquifere, rovina l’ambiente e difficilmente si recupera totalmente. Molte allergie da contatto

dipendono proprio da questo, poiché il sudore è acido e tende ad estrarre le sostanze con cui viene a contatto». Il vantaggio di usare la pelle conciata al vegetale, secondo Perinello, è proprio per la sudorazione: «Il sudore del piede deve essere assorbito e le scarpe in pelle mantengono questa capacità anche dopo la concia. Rispetto a questo, il sintetico e i tessuti naturali hanno una capacità inferiore, che si riflette anche sui cattivi odori. L’azione antibatterica dei tannini, invece, contrasta anche questo fastidioso aspetto».

La canapa nelle scarpe A proposito di materiali naturali, di recente sta trovando il suo spazio anche la canapa. Gli antesignani in Italia sono stati i creatori dell’azienda Risorse future, che la impiega in gran parte dei modelli prodotti. Oltre alla canapa, i materiali utilizzati dal calzaturificio artigianale di Monte Urano, nelle Marche, zona di grande tradizione per la produzione di calzature, sono il cotone e le microfibre, utili «per ottenere l’effetto “finta pelle” e per andare incontro

 Risorse Future è un calzaturificio artigianale di Monte Urano, nelle Marche, in cui si producono scarpe cruelty free in canapa, cotone e microfibre. Nella foto, alcuni dei modelli più celebri.

Il ritorno di calzolai e lustrascarpe Risuolare, lucidare, nutrire si può: da Nord a Sud della Penisola stanno tornando mestieri che si credeva stessero per sparire, dal calzolaio al lustrascarpe. Il fenomeno coinvolge sia i figli d’arte, che magari ereditano la bottega di famiglia e rivitalizzano un’attività dalle mille sfaccettature, o anche chi, magari essendo partito con un’altra idea lavorativa, rimane folgorato dal lavorato artigiano e decide di aprire un negozio. È il caso di Valentino Felice (nella foto), ventiseienne di Tolmezzo, in provincia di Udine. «Dopo aver lavorato in fabbrica, ho scelto di mettermi in proprio e di provare a seguire la mia strada» racconta Valentino. Ma non è tutto rose e fiori: «Il lavoro c’è, il problema è la diffusione di scarpe di bassa qualità, magari fatte in Cina, per le quali non ha senso spendere grosse cifre per una riparazione, visto che supererebbe il costo iniziale della scarpa. È un’operazione che ha senso su scarpe di un certo valore, anche se si può riparare praticamente qualsiasi calzatura. Spendendo pochi euro si può continuare così a utilizzare una scarpa che altrimenti sarebbe stata buttata via, risparmiando e dando una mano all’ambiente».

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LAVORI VERDI

In tempi recenti stanno tornando anche i lustrascarpe: dall’operatore della strada, a Palermo, a quello a domicilio, come accade a Roma e Milano. Un mestiere che ha visto esordire quella che è stata definita come la prima donna «sciuscià» 2.0: una veronese che con il suo banchetto offre i propri servizi agli invitati di congressi e convegni.


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alla clientela vegana del Nord Europa, che vuole un prodotto resistente all’acqua e alla neve» come racconta Fabio Fortuna, responsabile dell’azienda, che precisa che «anche la canapa, se trattata nel modo opportuno, può avere il giusto grado di idrorepellenza». Quello che era nato come un prodotto di nicchia viene sempre più ricercato dai consumatori, che si fanno più attenti: «Siamo partiti per dare una risposta alle persone vegane che volevano scarpe cruelty free, ma oggi è un atteggiamento che sta coinvolgendo sempre più persone. Inoltre, la riscoperta della canapa in Italia aiuta molto e le sue caratteristiche completano il quadro. È un materiale termoregolatore, assorbe gli odori ed è traspirante». Di recente si è affacciata su questo mercato anche un’altra giovane realtà italiana, la Vave Shoes, con un’idea nata nell’estate del 2015 sempre nella realtà del distretto calzaturiero marchigiano. «Il progetto è nato ascoltando i racconti dei nostri nonni a proposito della coltivazione di ca-

 Le scarpe Vave Shoes sono composte da tomaia in canapa utilizzata sia al naturale

che trattata con tinture a basso impatto ambientale, lacci in iuta e occhielli nickel free, anallergici.

napa destinata poi a molteplici utilizzi, tra cui la realizzazione di tessuti. Da lì, abbiamo pensato di far incontrare la tradizione artigiana e la canapa per

realizzare una scarpa che utilizzasse materiali del tutto diversi dalle solite pelli o dai sintetici» racconta Diego Vallorani, fondatore del brand.

PER IL QUINTO ANNO LA PRIMA FORMAZIONE IN ITALIA ALLA TECNICA DELLA TERAPIA DEL SUONO Tale tecnica viene utilizzata per vari scopi, non solo per problemi di salute ma anche per una crescita personale, spirituale meditativa. Tale formazione è stata tramandata dagli sciamani del suono, adatta a tutti, sia musicisti che non musicisti. Si utilizzano strumenti come le campane di cristallo, campane tibetane, diapason tonali, suonopuntura ed anatomia del suono ed altro ancora.

SONO APERTE LE ISCRIZIONI: INIZIO CORSO 15 APRILE Docente: terapista del suono Prof. Luca Vignali Per informazioni info@musicatantra.com www.musicatantra.com Terra Nuova · febbraio 2018

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Le scarpe Vave Shoes «sono composte da: tomaia in canapa utilizzata sia al naturale che trattata con tinture a basso impatto ambientale, lacci in iuta e occhielli nickel free, anallergici. La suola è realizzata con un poliuretano termoplastico derivante da materie prime vegetali rinnovabili di origine biologica, oppure in sughero, mentre la soletta interna è composta per l’85% da fibra di mais e il restante 15% da altre fibre naturali». Intanto, sul fronte canapa qualcosa si muove anche a livello europeo, visto che dalla Repubblica Ceca i ragazzi di Bohempia hanno concluso con successo la campagna di raccolta fondi per la loro produzione che ha ricevuto l’approvazione della Peta come marchio vegano.

I materiali che non ti aspetti Oltre alla canapa, i materiali naturali per le scarpe realizzate «senza crudeltà» sono in genere il cotone, il lino, la iuta ed il kapok, una fibra na-

turale che si ottiene dai frutti di un albero molto diffuso in Sud America, la Ceiba pentandra, detta Ciba. Le scarpe vegan possono contenere anche fibre artificiali come la viscosa o il lyocell, prodotte dalla cellulosa del legno, o il ramiè, fibra vegetale ricavata dalla corteccia della Boehmeria, pianta della famiglia delle urticacee, e materiali sintetici come poliestere, poliammide acrilico ed elastam. Ma se il punto da tener presente è l’impatto ambientale, è importante sapere che la sostenibilità di questi materiali dipende anche, oltre che dalla fibra stessa, dal contesto in cui viene prodotta, lavorata e trasportata. L’organizzazione no-profit olandese Made-By, nata con l’obiettivo di rendere il mondo della moda più sostenibile, aveva stilato una classifica mettendo in classe «A» quelle a minor impatto ambientale: cotone riciclato, poliestere e nylon riciclati meccanicamente, lana riciclata, canapa e lino biologici. In classe «B»

il cotone biologico, il lyocell, il poliestere e il nylon riciclati chimicamente. Per avere un parametro di riferimento, nell’ultima classe, la «E», si trovano il cotone a coltivazione convenzionale, la lana vergine, il nylon vergine e le viscose. l n CONTATTI UTILI

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Fera Libens* - www.feralibens.com Nemanti* - www.nemanti.com Noah* - www.noah-shop.com Organik Style* www.organikstyle.com Risorse Future* www.risorsefuture.net Altramoda** - www.altramoda.net Altrescarpe** - www.altrescarpe.it Astorflex - www.astorflex.it Carrera Km zero www.carrerakmzero.com Carta Vetrata - www.cartavetrata.org El Naturalista** www.elnaturalista.com Ragioniamo con i piedi www.ragioniamoconipiedi.it

* Brand 100% vegan ** Brand ecologici che offrono anche collezioni vegan

Solette per tutti i gusti Le solette per le scarpe sono dei sottili rivestimenti realizzati in diversi materiali che vengono posti all’interno della scarpa. Possono essere utilizzate per camminare più comodamente, per l’attività sportiva, per curare alcune patologie del piede o anche per mantenere comfort e calore. In generale, le solette attutiscono e limitano l’energia di reazione data dall’impatto del piede col terreno e servono ad attutire le vibrazioni. Oggi, sul mercato si trovano solette semplici, solitamente da interporre tra suola e soletta originale della calzatura, solette con sostegni meccanici, che sostituiscono le solette originali, e solette studiate appositamente per i piedi piatti o per i pazienti diabetici. Le solette vengono proposte non solo in ambito sportivo, ma anche come accessorio per offrire comfort nella vita di tutti i giorni, favorendo una postura e un equilibrio corretti. I materiali con cui vengono realizzate sono diversi: a parte quelle tradizionali in feltro, sempre meno diffuse, oggi il materiale più usato per fabbricarle è la schiuma di poliuretano: leggera, resistente, assorbe gli urti, dà stabilità al piede e vi si adatta, riduce l’umidità ed è parzialmente traspirante. Può anche essere rivestita in tessuto o in pelle per aumentare l’assorbimento dell’umidità e la traspirazione stessa. Altro materiale sempre più usato è il gel: le solette in gel assicurano un perfetto ammortizzamento anteriore e posteriore e sono adattabili o ogni scarpa, perché possono venire ritagliate a seconda della propria misura. Le più avveniristiche sono quelle in fibra di carbonio, materiale usato per aumentare le prestazioni sportive, che può essere arricchito da titanio e kevlar.

 Nella realizzazione di solette ecologiche, tra i materiali più usati troviamo il sughero che, come gli altri materiali naturali, garantisce leggerezza, resistenza e traspirabilità.

rendono il prodotto biodegradabile anche dopo il suo utilizzo. Un’altra possibilità è rappresentata dal cartone riciclato, spesso utilizzato da solo o insieme alla cellulosa di cotone, oppure dalle fibre naturali come il cotone biologico, o il lino. Infine, ricordiamo il sughero, materiale che viene utilizzato da solo o anche insieme a pellami come il cuoio, che ha una grande tradizione anche in questo settore. Al di là degli utilizzi medici e sportivi, in cui i materiali sintetici e di nuova generazione garantiscono prestazioni elevate, le solette in materiali naturali ed ecologici non hanno nulla da invidiare alle sorelle hi tech. Secondo diversi produttori, infatti, i materiali naturali e la pelle conciata al vegetale gaLe ecologiche rantiscono leggerezza e resistenza, e si prendono cura del Nella realizzazione di solette ecologiche, i materiali più piede in un ambiente salubre e traspirante. E in un’ottica sousati sono le fibre naturali, come ad esempio il mais, che stenibile, sono sicuramente una scelta molto valida.

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Tenerife: dentro la selva ancestrale Nel cuore delle Isole Canarie si trovano i boschi fra i più antichi d’Europa. Un tesoro che sfuggì ai conquistadores e che le associazioni ambientaliste stanno cercando di salvare oggi da un nemico non meno temibile: il turismo di massa. di Giuditta Pellegrini. Foto di Giuditta Pellegrini, Javier Tejera, Ava e Fundación Global Nature

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enerife, la più estesa delle Isole Canarie, è una delle mete più battute dal turismo europeo. Solo nel 2016, i suoi litorali bagnati dall’Atlantico hanno accolto circa cinque milioni e mezzo di visitatori. Complici il suo clima sempre mite e i voli low cost che la collegano con le principali città rendendola appetibile a molti, anche in sostituzione di mete oggi penalizzate da situazioni politiche complesse. Purtroppo, però, i viaggiatori spesso non si accorgono dell’impatto devastante che la loro presenza ha su un territorio fragile come quello dell’isola, caratterizzato dalla scarsa capacità di generare risorse a fronte di una densità di popolazione già di per sé alta1.

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Un’impronta smisurata A Tenerife, che accoglie circa la metà dei visitatori totali della regione, i problemi connessi al turismo sono numerosi: a una richiesta troppo alta di acqua, per esempio, alla cui scarsità si cerca di sopperire con pratiche poco sostenibili, quali la desalinizzazione del mare, si aggiunge quello delle strutture ricettive, che si traduce nel crescente consumo di suolo dato dai grandi conglomerati alberghieri che sorgono su gran parte della costa. Diversamente da quanto si possa pensare, questo tipo di turismo, destinato a incrementare del 5% annuo, non si traduce in una reale opportunità per la popolazione locale. Le Canarie, infatti, nonostante tut-

to sono una delle regioni più povere della Spagna, dove si registra un maggiore accentramento di ricchezza. Questo perché le grandi strutture alberghiere, oltre a essere gestite quasi totalmente da pochi grandi imprenditori, si approvvigionano all’estero per garantire le grandi quantità di cibo a basso costo offerte nei buffet. «Il tema della sovranità alimentare è uno dei problemi fondamentali dell’isola: qui più del 92% del cibo consumato è importato. Negli ultimi cinquant’anni la popolazione attiva che si dedica al settore primario è passata dal 54% al 6, mentre al contrario chi si occupa di servizi è passato dal 40 all’80%. Tutti dipendono direttamente o indirettamente dal


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Il Sud di Tenerife è semidesertico. Le sue numerose grandi strutture alberghiere e le spiagge ospitano circa il 77% del turismo totale dell’isola.

turismo, e la densità della popolazione è raddoppiata, quindi c’è uno dei tassi di dipendenza alimentare più alto del mondo» ci racconta Javier Tejera, consulente esperto in turismo responsabile. «I piccoli coltivatori sono stati scoraggiati dalla mancanza di supporto da parte delle amministrazioni locali e hanno progressivamente abbandonato la terra. Così oggi, nonostante l’isola abbia un clima e un terreno che permetterebbero la crescita di ortaggi e frutta durante tutte le stagioni, qui si coltivano pochissime varietà» fa eco Maurizio Longano, italiano trasferitosi a Tenerife, per due anni portavoce dei piccoli agricoltori biologici dell’isola e socio di Asociación valores agroecológicos.

Ok al turismo, ma che sia responsabile Come ci spiega Susana Conde, direttrice di Agrotravel, una delle agenzie di turismo sostenibile più grande della Spagna, «il turismo crea opportunità lavorative, ma quando non è controllato porta con sé molti problemi, come la perdita di identità del luogo visitato, spesso non generando forme di impiego dignitoso e non incidendo in maniera positiva sull’economia locale. Per questo è importante promuovere la sostenibilità socioeconomica, culturale e ambientale». Se davvero si vuole cambiare rotta, a Tenerife il patrimonio naturale può ben rappresentare il vero volano del turismo sostenibile, a partire dalla valorizzazione di un tesoro che l’isola conserva intatto da milioni di anni: i boschi millenari della laurisilva. Questi boschi, che si estendono sulle pendici dei monti Anaga e Teno, sono dei veri testimoni viventi di un’epoca ancestrale: la loro vegetazione è fatta di alberi sempreverdi, alti anche quaranta metri, che hanno circa sessanta milioni di anni. In quei tempi i boschi ricoprivano gran parte del territorio intorno al mar Mediterraneo e scomparirono completamente man mano che questo si ritirava e il clima cambiava (più o meno La catena montuosa di Anaga, nominata da poco «Riserva della biosfera», dove si trova la parte più cospicua di laurisilva e ai cui piedi sorge La Laguna. Qui si concentra l’1% dei visitatori.

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Il bosco di laurisilva è rimasto intatto dal periodo Terziario, circa sessanta milioni di anni fa. Nella parte più interna, la sua vegetazione fatta di felci giganti e alberi alti fino a quaranta metri è un delicato museo vivente ricco di biodiversità, visitabile solo in piccoli gruppi.

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cinque milioni di anni fa). Piccole macchie di laurisilva sono sopravvissute nella regione della Macaronesia2, e sono giunte sino a noi grazie al clima umido e temperato di queste latitudini, nonostante nel corso della storia abbiano dovuto fare i conti anche con la mano dell’uomo. Verso la fine del XV secolo, infatti, i conquistadores che facevano tappa nelle Canarie durante i loro viaggi verso le Americhe, abbatterono numerosi alberi per fare spazio alla redditizia coltivazione della canna da zucchero. Fu così che si inaugurò una tendenza che non si è fermata fino ai giorni nostri e che ha ridotto all’1% la vegetazione originaria, incidendo in maniera significativa sull’intero ecosistema insulare e sulla vita dei i primi abitanti dell’isola, i Guanci, custodi della natura, che furono completamente sterminati.

portato singoli cittadini, associazioni, aziende che operano nella sostenibilità e nel turismo responsabile a unirsi e creare un gruppo di lavoro per la partecipazione attiva al processo di gestione dell’area secondo un’ottica di sviluppo sostenibile. Perché se da un lato è auspicabile che le zone più congestionate si alleggeriscano, incrementando forme di turismo rurale a contatto con la natura, dall’altra c’è bisogno di una grande attenzione affinché non si ripetano le stesse dinamiche invasive che la massificazione porta con sé. Infatti, anche se le zone più interne della laurisilva sono oggi visitabili in gruppi di poche persone e solo dopo aver ottenuto il permesso dalle autorità del Parco Rurale, è fondamentale che si mantenga alta l’attenzione e che i visitatori siano resi consapevoli della ricchezza di cui sono testimoni.

Un tesoro tutelato anche dall’Unesco

In vacanza nelle vecchie case rurali

A sottolineare l’importanza di questa particolare area, nel 2015 è arrivato il riconoscimento da parte dell’Unesco che l’ha proclamata «Riserva della biosfera». Questo ha

In questo orizzonte sono da annoverare una serie di azioni da parte tanto delle autorità locali che delle associazioni ambientaliste. La fondazione Global nature si è occupa-

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ta della riforestazione di numerosi ettari nella zona del Parco Rurale del Monte Teno, situato nella zona nordovest di Tenerife, dove la laurisilva aveva risentito di più dell’impatto della forte antropizzazione. Ma è la catena montuosa di Anaga, nella parte nordorientale dell’isola, alle cui pendici si estende La Laguna, città fondata dai Guanci e oggi dichiarata patrimonio dell’umanità, ad essere la zona in cui la laurisilva è più abbondante. Lungo le sue pendici, formatesi in seguito alle eruzioni vulcaniche, oggi ricoperte di terrazzamenti per le coltivazioni, si dipana un paesaggio unico, che con le spiagge battute dal turismo di massa non condivide neanche il clima, qui frizzante come è tipico delle alture. Qui è possibile dormire nelle case rurali dei villaggi abbarbicati sui rilievi dall’aspetto andino, mangiando nelle trattorie a gestione famigliare dove si cucinano i prodotti dei contadini della zona e si dove ci si avvale dei piccoli artigiani per ornare e adibire gli spazi. Ne è un esempio Casa Santiago, piccola trattoria che si trova sulla strada che collega il Mirador Pico del Inglés alla località di El Bailadero,


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dove si possono gustare i piatti tipici della regione fatti con ingredienti genuini e di stagione. È possibile mangiare cibo biologico locale anche presso l’Asociación Valores Agroecológicos (Ava). Contattando il sito www.avacanaria.org l’associazione offre la possibilità di dormire nelle tipiche case rurali della zona e di praticare sport a contatto con la natura come il climbing e il surf o attività legate all’agricoltura biologica: è inoltre possibile offrire collaborazione in cambio di sconti sul pernottamento. Se passate da Tenerife, non dimenticate di visitare il suo giardino botanico, uno tra i più celebri: da qui entrarono in Europa le specie importate dalle Americhe e oggi più in uso, come la patata. Agrotravel coordina i piccoli produttori biologici dell’isola, gli artigiani e le realtà locali per incoraggiare un turismo attivo a contatto con la natura. I suoi pacchetti di circa dieci giorni, prenotabili dal sito www.turismoresponsable.es, propongono trekking nei luoghi più affascinanti dell’isola ed escursioni

La Laguna, patrimonio Unesco dell’umanità, è la prima città abitata a Tenerife. Fu fondata dai Guanci, che furono definitivamente sconfitti nella battaglia che qui li vide impegnati contro gli Spagnoli nel 1495.

enogastronomiche alla scoperta dei prodotti locali e del territorio. Ortaggi, frutta tropicale e uova dei piccoli contadini locali possono invece essere acquistati nei mercati che si tengono una volta a settimana nelle diverse località dell’isola e il cui calendario può essere consultato sul

sito: www.mercadillosemanal.com/ en.tenerife.

Consigli per un turismo ascetico «Perché il turismo sia davvero sostenibile, dovremmo avere un atteggiamento quasi ascetico e im-

NONSOLOMARE2018

I viaggi a piedi Tra Terra e Cielo 2018-19

Riva dei Tarquini (VT) 16 giugno-15 settembre

Viaggi a piedi per 4 stagioni in Europa, Africa, Medio Oriente

Cucina Macrobiotica e Mediterranea

Prim

Inverno

Laboratori di yoga, arte, artigianato, massaggio,musica, teatro,...

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E stat e

Camminare in piccoli gruppi sui sentieri del mondo.

www.traterraecielo.it • 0583 356182 • 331 9165832 • www.viedeicanti.it Terra Nuova · febbraio 2018

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ecoturismo

In alto e al centro: nella zona di Anaga è possibile dormire in case rurali ed ecologiche, come quelle che vedete in queste foto. In basso: il giardino botanico di Tenerife fu uno dei più importanti: da qui entrarono in Europa le specie importate dalle Americhe e oggi più in uso, come la patata.

prontato alla decrescita» sostiene Bugada, italiano attivo nell’associazione ambientalista Ben magec-ecologistas en accion. «Come viaggiatori dovremmo cercare di scegliere i prodotti locali, evitare i luoghi di massa, diminuire il consumo di acqua e rimanere nello stesso posto per almeno dieci giorni, per ammortizzare l’impronta del volo» conclude Tejera. Insomma, ci vuole buon senso e attenzione, due criteri che dovremmo sempre tenere a mente ovunque ci rechiamo in viaggio. l Note 1. Recentemente le acque del mare di Tenerife sono state invase da alghe tossiche a causa del riscaldamento climatico e dell’impatto dell’elevata attività umana. 2. La regione della Macaronesia è formata dalle Isole Canarie, Capo Verde, Azzorre, Madeira e le Isole Selvagge.

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www.terranuova.it

LINK UTILI Per dormire nelle case rurali e mangiare: www.avacanaria.org Per praticare climbing: www.allyearclimbing.com Per prenotare viaggi, pacchetti o escursioni: www.turismoresponsable.es Per acquistare frutta e verdura dai contadini: www.mercadillosemanal.com/en.tenerife Sito di approfondimento sul turismo responsabile in Canarie: www.turismososteniblecanarias.com Organizzazione che si è occupata della riforestazione di Tenerife: www.fundaciongloblanature.org Organizzazione che media il tavolo partecipativo di Anaga «Riserva di biosfera»: www.geriasostenibilidad. wordpress.com Collettivo ecologista attivo nelle isole Canarie e in tutta la Spagna: www.benmagec.org Il sito di Anaga «Riserva di biosfera»: www.anagaesbiosfera.com



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첟 gio

7:32 Imbolc - Festa di purificazione (pagana) Mercatino a filiera corta (m), Siena, viale Maccari, tel 0577 292401 [tutti i ven] 17:26

ven

7:31 17:27

sab

7:30 17:29

l Veggie planet (f), Milano, via Bergognone - www.veggie-planet.it/new/milano - fino al 4

dom

7:28 17:30

Bio Marché (m), Budrio (Bo), piazza Antonio da Budrio in estate, galleria Sant'Agata in inverno,

lun

7:27 17:31

Martedì gras (m), Ravenna, c/o centro sociale Spartaco, via Chiavica Romea 88

mar

7:26 17:33

Mercolbio (m), Imola (Bo), centro sociale La Stalla, via Serraglio 20/b

mer

7:25 17:34

Mercatino bio (m), Genova, via Cesarea, tel 348 3138418 [tutti i gio]

gio

7:23 17:36

Mercato 47 (m), Brescia, centro sociale Magazzino 47, via Industriale 10

ven

l Zena (f), Genova, Centro Congressi, calata molo vecchio 15, modulo 5 7:22 www.zena.ge.it - fino all’11 17:37 Mercatino del biologico (m), Albenga (Sv), centro storico, tel 0182 559226 [2° sab del mese]

sab

7:21 17:38

Biomercatino (m), Napoli, via D. Fontana, tel 339 8336257

dom

7:19 17:40

l Pura festival (f), Verona, centro congressi Verona Fiere, via del lavoro 8,

lun

7:18 17:41

Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o Vaag 61, via piazza Fabbri 110,

mar

7:17 17:42

mer

7:15 17:44

gio

7:14 17:45

ven

l Festival dell’oriente (f), Bologna, Bologna Fiere, viale della Fiera 20 7:12 www.festivaldelloriente.com – fino al 18 17:46 l Naturalexpo (f), Forlì (Fc), Fiera di Forlì, via punta di ferro 2 - www.naturalexpo.it - fino al 18

sab

7:11 17:48

Mercatino bio (m), Portici (Na), viale della Libertà, viale Leonardo da Vinci,

dom

7:09 17:49

Meglio Bio (m), Toscolano Maderno (Bs), piazza Nassiriya, tel 393 9242224

lun

7:08 17:51

Mercatino bio (m), Genova, largo Lanfranco, tel 349 8302954

mar

7:06 17:52

A fera bio (m), Caltanissetta, c/o Mercato Coperto, via L. Rizzo, via Malta, tel 347 4355933

mer

7:05 17:53

Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o Ex mercato 24, via Fioravanti,

gio

7:03 17:54

Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o cortile della Scuola di Pace, Via Udine,

ven

7:01 17:56

sab

6:00 17:57

l Fiera del bambino naturale (f), Pontedera (Pi) www.fiera.bambinonaturale.it/fiera/edizioni-2018/pontedera-2018 – fino al 25

dom

6:58 17:58

Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o giardino Opiulesco, via Normandia,

lun

6:57 17:00

mar

6:55 18:01

Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o Labas, via Orseo 46, tel 347 4083255

mer

6:53 18:02

Mercatino bio (m), Venezia, c/o cooperativa Rio Terà dei Pensieri, tel 049 8687176

Ca p

nti

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Mercatini bio (m), fiere (f) e convegni (c)

ser

Sole sorge/ Ricorrenze tramonta 45° religiose e civili

1 첟 2 철 3 철 4 철 5 첡 6 쐡첡 7  8  9  10 첣 11 킈 첣 12 첤 13 첦 첤 14 첆 척 15 척 16 첚 17 첚 18 첚 19 첛 20 첛 21 천 22 킌 천 23 천 24 킉 첝 25 첝 26 첞 27 캸 첟 28

a cura di Francesco Beldì

(17 gennaio - 15 febbraio) Co n

o dell’occhio che si chiude

ino Im b e v ianc ern ar icia e re Pa ne

Luna fasi e transiti

Febbraio

LUNAZIONE

Or t e go iar d

13ª

IN CHE ANNO SIAMO ? 1439 islamico persiano 1395 cinese 4716 1732 copto 2018 gregoriano berbero 2967 ebraico 5777 2560 buddista induista Kali Yuga 5119

Frutta e cambiamenti climatici La presenza di piante da frutta nell’orto o nel giardino aiuta a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici. Infatti, con la fotosintesi gli alberi assorbono le particelle di CO2 e di altri inquinanti, stoccano il carbonio ed emettono ossigeno. Non solo. Con la loro ombra contribuiscono a ridurre la temperatura e l’evaporazione dell’acqua. Chi si trova nelle regioni a clima più mite deve fare attenzione a scegliere varietà (in particolare di pesco e albicocco) che non necessitano di temperature basse, perché tutte le piante da frutta hanno bisogno di trascorrere un periodo più o meno lungo sotto i 7 °C durante l’inverno. In particolare, le vecchie varietà possono risentire di questo problema. Quando il fabbisogno di freddo non viene soddisfatto si assiste a una cascola delle gemme a fiore che determina una riduzione della produzione anche molto significativa, tanto da essere segnalata anche sull’ulivo, nonostante questa pianta abbia un fabbisogno di freddo relativamente basso.

Candelora (pagana) l Festival dell’oriente (f), Milano, fiera Milano City, viale Lodovico Scarampo

www.festivaldelloriente.com - fino al 4

Mercatino del biologico (m), Pavia, piazza del Duomo, tel 328 7025838 [1ª dom del mese]

tel 338 40039572 - www.associazione-eco.it [tutti i lun pomeriggio]

www.gasravenna.altervista.org [tutti i mar sera]

Il fabbisogno di freddo degli alberi da frutto

www.gasimola.ilbello.com [tutti i mer]

Specie

Fabbisogno di freddo(ore) Albicocco 400-500 Ciliegio 700-800 Melo 600-900 Mirtillo 1000 Olivo 100-250 Pero 700-800 Pesco 700-800 Susino europeo 600-800 Susino cino-giapponese 300-400 Vite 200

www.magazzino47.org [tutti i ven pomeriggio]

www.associazionebiologica.it [2ª dom del mese]

www.purafestival.com/il-festival.html - 11 febbraio

Nota: Il fabbisogno varia anche in funzione della varietà

tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i mar sera]

Capodanno induista Km zero biologico (m), Forlì (Fc), c/o L'Ape Bianca, viale Bologna 277, tel 0543 1803117 [tutti i mer pomeriggio]

Portainnesti con apparati radicali profondi

Mercatino bio (m), Verona, piazza Isolo, tel 045 8078574 [tutti i gio]

È importante che i portainnesti per gli alberi da frutto siano resistenti alla siccità, per questo i loro apparati radicali dovranno essere abbastanza profondi. Infatti, con molti di quelli utilizzati attualmente (su melo e ciliegio, ad esempio) è sempre indispensabile l’apporto irriguo per assicurare la produzione; con quelli che vi consigliamo, l’irrigazione potrebbe essere necessaria solo in situazioni di emergenza.

l Agritravel (f), Bergamo, via Lunga s. n., http://www.agritravelexpo.it – fino al 16 febbraio El biologico in tram (m), Padova, c/o parcheggio della chiesa San Gregorio Barbarigo, tel 049

8687176 [tutti i ven mattina]

Ritardare la potatura

tel 081 5491247 [3ª dom del mese]

Gli effetti dei cambiamenti climatici si manifestano anche sulle caratteristiche organolettiche dei frutti. Alcuni ricercatori hanno evidenziato una perdita della croccantezza e dell’acidità delle mele per percentuali che vanno dal 6 al 30% a seconda della varietà, mentre la dolcezza è aumentata di circa il 10%. Questi aspetti possono essere giudicati positivamente o negativamente secondo i gusti di ognuno e sembra che riguardino tutti i frutti, anche l’uva da vino, a cui una maturazione accelerata non permette di sviluppare un’adeguata acidità. In questi caso sembra che sia possibile ritardare la maturazione anche nelle estati molto calde spostando la potatura al più tardi possibile, cioè anche appena prima del germogliamento.

www.labuonaterra.it [tutti i lun mattina]

www.liguriabiologica.it [tutti i mar]

www.aferabio.it [tutti i mer pomeriggio]

tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i gio sera

quartiere Savena, tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i ven sera]

l Festival dell’oriente (f), Bologna, Bologna Fiere, viale della Fiera 20

www.festivaldelloriente.com – fino al 25

Mercatino Biologico (m), Larino (Cb), centro storico - tel 0874 8281 [4° sab del mese]

Frutta e verdura di stagione

Borgo Panigale, tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i lun pomeriggio]

Verdura: broccoli, cardi, cavolfiori, cavolo cappuccio, cavolini di Bruxelles, cicoria, dolcetta, erbette, finocchio, funghi, patate dolci, porri, scalogni, sedano rapa, spinaci, tartufi neri, verze, zucca. Frutta: arance, mandarini, mele, pere, pompelmi. Erbe aromatiche: alloro, aneto, salvia, rosmarino, timo.

Giorni di Ha. Giorni dedicati al dono e all’ospitalità (buddista) Biopomposa (m), Modena, piazza Pomposa, tel 347 5632650 www.comune.modena.it/economia [tutti i mar e i sab mattina]

www.campiaperti.org [tutti i mer sera]

L E G E N DA « o r t o e g i a r d i n o » www.rioteradeipensieri.org [tutti i gio mattina]

Gli eventi riportati sono raccolti dalla redazione di Terra Nuova e dalla banca dati www.biobank.it, che pubblica la guida annuale “Tutto Bio”. Gli eventi segnalati sono soggetti a cambiamenti: si consiglia di verificarne direttamente la presenza. Per segnalazioni: info@aamterranuova.it.

킈 Luna ascendente 킉 Luna discendente 캸 Nodo Lunare Nord (o ascendente) 첦 Nodo Lunare Sud (o discendente)

l Eventi dove potete trovare Terra Nuova

Giorni consigliati/sconsigliati per imbiancare e verniciare. Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione dell’impasto e la cottura del pane.

Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione di conserve. Giorni consigliati/sconsigliati per cure dentistiche. Giorni consigliati/sconsigliati per tagliare i capelli.

ORTO. Giorni favorevoli per raccogliere erbe aromatiche e medicinali, trapiantare e seminare ortaggi da frutto, fiore, foglia e radice. Con l’eccezione, tra gli ortaggi da foglia, di lattuga, spinaci, cavoli, sedano, bietola da coste. In certe regioni fagioli, fagiolini, fave, mais e piante da radice si seminano in luna calante. FRUTTETO. Piantumare e trapiantare alberi e arbusti da frutto a debole vigoria. GIARDINO. Seminare fiori, piantumare alberi, arbusti e siepi. Mettere a dimora e trapiantare le piante da fiore annuali, biennali, vivaci, le bulbose e le rizomatose. Riprodurre le piante da fiore per talea o per divisione dei cespi.

ORTO. Seminare gli ortaggi che accestiscono (cavoli, sedano, bietole da coste) o che non devono andare prematuramente a seme (insalate, lattughe, indivia, finocchio, aglio, cipolle, scalogno, porro, spinacio). Piantare e trapiantare cipolle, aglio e porro. Lavorare e concimare il terreno. FRUTTETO. Potare gli alberi e gli arbusti da frutto vigorosi. Lavorare e concimare il terreno. GIARDINO. Potare e sfrondare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Spuntare e cimare le piante da fiore e gli arbusti. Lavorare e concimare il terreno. Disegni di Massimo Astore



TN1802 52 crowdfunding Julia.qxp_crowdfunding Julia 16/01/18 16:46 Pagina 52

UN PROGETTO DI

ha bisogno di NOI

Una raccolta fondi per sostenere la celebre attivista in un momento di difficoltà Il 10 dicembre 1997 iniziava l’impresa che ha ispirato centinaia di migliaia di attivisti di tutto il mondo: quel giorno Julia Butterfly Hill, allora ventitreenne, saliva su Luna, una sequoia millenaria della California, per poi rimanerci 738 giorni. Il suo gesto ha salvato una foresta dall’abbattimento, ma ha ottenuto anche molto di più: ha risvegliato le coscienze di milioni di persone che l’hanno vista in tv, che leggevano di lei sui giornali, che si preoccupavano per la sua incolumità quando le tempeste, la fame, il freddo e la solitudine mettevano a durissima prova quella ragazzina così determinata. Oggi, a 20 anni da questo gesto esemplare, Terra Nuova ha deciso di pubblicare una nuova edizione del libro «La ragazza sull’albero», in cui Julia racconta in prima persona i suoi due anni sulla sequoia. In concomitanza con l’uscita del libro, Terra Nuova lancia una raccolta fondi per aiutare Julia in un momento di particolare difficoltà. Dopo anni di lotte incessanti in nome dell’ambientalismo e dei diritti umani, infatti, Julia ha dovuto interrompere le sue attività a causa di problemi di salute, che la vedono costretta a sottoporsi a una serie di interventi chirurgici alle anche e alla schiena. La sanità negli Stati Uniti ha costi molto elevati e Julia non ha possibilità di sostenerli interamente.

ECCO LE RICOMPENSE PROPOSTE DA TERRA NUOVA PER SOSTENERE LA RACCOLTA FONDI Per partecipare, vai su www.terranuova.it/julia Alle somme raccolte saranno detratte le spese (dettagli sul sito), il resto verrà devoluto interamente a Julia Butterfly Hill. Contatti: web@terranuova.it - tel 055 3215729 int. 717

€ 10

€ 20

€ 50 € 100 € 200

1 copia digitale di «La ragazza sull’albero» 1 copia cartacea di «La ragazza sull’albero» 1 copia cartacea di «La ragazza sull’albero» 1 copia cartacea dell’albo illustrato per bambini «Julia e la Sequoia» 1 ABBONAMENTO DIGITALE a Terra Nuova (1 anno)

+ +

1 copia cartacea di «La ragazza sull’albero» 1 copia cartacea dell’albo illustrato per bambini «Julia e la Sequoia» 1 ABBONAMENTO CARTA + DIGITALE a Terra Nuova (1 anno)

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1 copia cartacea di «La ragazza sull’albero» 1 copia cartacea dell’albo illustrato per bambini «Julia e la Sequoia» AUTOGRAFATA DALL’AUTRICE 1 ABBONAMENTO BIENNALE CARTA + DIGITALE a Terra Nuova

+ +

EDIZIONI

Le copie cartacee dei libri inviati includeranno anche la versione digitale. Le versioni digitali (sia dei libri che della rivista) saranno visualizzabili attraverso la APP di Terra Nuova (disponibile per iOs e Android) e su PC.

Foto © Dan Winters

Julia Butterfly Hill


TN1802 53-57 TUS - scuola parentale.qxp_TUS - scuola parentale 16/01/18 16:49 Pagina 53

Scuole parentali: la nuova frontiera In Italia si assiste a un vero e proprio boom di esperienze educative gestite direttamente da gruppi di genitori. Ecco i consigli degli esperti per chi vuole intraprendere questa strada. di Claudia Benatti

È

un fatto: crescono ormai in tante famiglie l’insofferenza e l’insoddisfazione nei confronti di un modello «convenzionale» di scuola e apprendimento ritenuto non più attuale, adeguato ed efficace. Negli ultimi tempi il segnale è divenuto assai chiaro e hanno iniziato a moltiplicarsi le iniziative auto-

nome di genitori che hanno deciso di costituire gruppi educativi o vere e proprie scuole parentali, provvedendo cioè direttamente o tramite educatori da loro selezionati all’educazione dei figli, al di fuori del sistema pubblico o paritario «ufficiale». Tale fenomeno ha messo persino in allarme uffici territoriali e Mi-

nistero che però, finora, non sono andati molto oltre l’annuncio di severi controlli, reazione che non giova certamente all’esigenza espressa di una rinnovata fiducia nei confronti dell’istituzione scolastica. Sono nate, dunque, decine e decine di realtà in tutta Italia, soprattutto per la fascia 0-6 anni, ma anTerra Nuova · febbraio 2018

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«Se l’intenzione è quella di promuovere un approccio educativo innovativo, le famiglie diventano le vere protagoniste per costruire la road map del processo sociale che si vuole attuare». – Francesco Bernabei, sviluppatore sociale, segue processi di affermazione di un modello educativo e formativo per bambini e giovani al di fuori della scuola tradizionalmente intesa.

che oltre, molte delle quali hanno scelto le modalità dell’educazione all’aperto e gli approcci pedagogici che non prevedono valutazioni stringenti, compiti a casa, vincoli particolari di tempo, curriculum e attività. Ma è sempre semplice partire e, soprattutto, mantenere vive ed efficaci tali realtà? Cosa è bene sapere prima di iniziare e per entrare a regime?

Una progettazione meditata «Prima di tutto, occorre considerare che quando ci si appresta a un’esperienza simile, non si può farlo con lo spirito di chi ci prova e al massimo poi cambierà rotta» spiega la pedagogista Cecilia Fazioli. «I bambini hanno bisogno di stabilità, di punti di riferimento certi. È utile iniziare la progettazione almeno due anni prima dell’inizio dell’attività, che così potrà prendere forma e acquisire basi solide. Certo non è semplice; significa investire tempo, energie e denaro per qualcosa che deve ancora definirsi e che, partendo dal basso, si caratterizza per l’informalità. Inoltre è bene che il gruppo dei genitori si conosca a fondo; ancora meglio sarebbe se le dinamiche di gruppo fossero affrontate con la presenza di un facilitatore, che può aiutare a fare emergere aspetti personali, come valori e stili educativi, e che può proporre tematiche

pedagogiche per stimolare riflessioni di gruppo». Anche Francesco Bernabei, da anni sviluppatore sociale in ambito educativo, sottolinea l’importanza della motivazione. «Vanno ben capiti obiettivi e scopi che le famiglie e le figure di riferimento si pongono in partenza. Se tutto si limita a un servizio all’infanzia, vale il quadro normativo esistente, per esempio con i bandi regionali o locali che sostengono economicamente le famiglie, se non addirittura le strutture. Se invece l’intenzione è quella di promuovere un approccio educativo innovativo, le famiglie diventano le vere protagoniste per costruire la road map del processo sociale che si vuole attuare. Meglio non avere fretta e considerare attentamente tutto il contesto, questo di solito limita le tensioni sociali e migliora il clima di queste attività, che hanno soprattutto bisogno di una certa armonia».

mani dei genitori, si rischia di fare confusione. I primi anni del bambino sono quelli più delicati e quindi occorre essere consapevoli di cosa e come si mettono in campo le scelte pedagogiche. Darsi il tempo per studiare, riflettere, confrontarsi permette di rispettare passaggi indispensabili prima di praticare interventi educativi. È vero che la comunità può essere educante, ma solo se è una comunità consapevole».

Gruppo compatto

«A maggior ragione, dunque, nelle scuole parentali il gruppo promotore dovrà essere compatto» aggiunge Cecilia Fazioli. «Ciò vuole dire che gli adulti che ne fanno parte devono sapersi confrontare tra loro con flessibilità, apertura al dialogo, disponibilità a superare il proprio punto di vista per costruirne uno collettivo. L’educatore deve saper coinvolgere e dare linfa vitale al progetto attraverso l’apertura e il confronto, all’interno e all’esterno, costruendo legami siPedagogia: come orientarsi gnificativi con il territorio. Come di«Una delle scelte prioritarie dovrà es- ceva Martin Buber, la vera battaglia sere quella dell’approccio pedagogi- è fra educazione e propaganda». co, orientandosi tra le varie opzioni possibili» prosegue la dottoressa Fa- La forma giuridica zioli. «Idealmente dovrebbe essere Una volta individuato il modello pecompito degli educatori, perché dagogico e chiariti i valori di base, orientarsi richiede tempo e studio ap- occorre poi cercare concretamente profondito e, quando la scelta di un una forma giuridica, una sorta di inapproccio pedagogico è solo nelle quadramento per il gruppo che si viene a creare. Come muoversi su questo fronte così delicato? «La forma giuridica può essere diversa a seconda delle necessità e «Una delle scelte prioritarie dovrà riguardare degli obiettivi» spiega l’avvocato l’approccio pedagogico, orientandosi tra le varie Stefano De Paolis, che da tempo si occupa dell’argomento. «Un nido opzioni possibili». parentale avrà una struttura diversa rispetto a una primaria o una ma-

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www.terranuova.it


TN1802 53-57 TUS - scuola parentale.qxp_TUS - scuola parentale 16/01/18 16:49 Pagina 55

ÂŤPrima di tutto, occorre considerare che quando ci si appresta a un’esperienza simile, non si può farlo con lo spirito di chi ci prova e al massimo poi cambierĂ rotta. I bambini necessitano di stabilitĂ Âť. – Cecilia Fazioli, pedagogista, facilitatrice della Rete delle scuole pubbliche all’aperto, giĂ co-fondatrice di un’esperienza di scuola parentale nel Faentino.

A ritenere fondamentale la scelta della forma piĂš idonea alla funzione pensata per la realtĂ che si sta per costituire sono anche Lida Cardinali e Barbara Susini, avvocatesse fiorentine che seguono alcuni gruppi di genitori alle prese con scuole parentali. ÂŤĂˆ bene valutare con prudenza evitando di creare mostri giuridici che si rivelerebbero poi troppo pesanti da gestireÂť spiegano. ÂŤAltra fase delicata è quella dell’individuazione del luogo o della singola abitazione in cui piĂš famiglie intendono svolgere il percorso edu-

terna. Potrebbe andare bene una forma associativa semplice, come anche una cooperativa; è utile valutare caso per casoÂť. Anche Bernabei è sulla stessa linea: ÂŤFissati e capiti obiettivi e scopi, progettati i mezzi piĂš idonei e coerenti, la scelta della forma viene da sĂŠ. La partenza è sempre informale, poi se a prevalere è il progetto piuttosto che il bisogno di definire posizioni contrattuali sul lungo periodo, ci si orienta verso l’associazionismo, con tante differenze. Se invece la condizione lavorativa è da definire subito, allora si propende per una cooperativa spesso sociale. Ci sono anche attivitĂ profit interessanti, ma ne incontro decisamente meno perchĂŠ i costi aumentano sensibilmente e sono tali da scoraggiare almeno in fase inizialeÂť. Ci sono poi differenze notevoli che dipendono dalle etĂ dei bambini: ÂŤUn conto è la fascia 0-6 anni e un altro la fascia oltre i 6 anniÂť prosegue Bernabei. ÂŤLa prima infanzia prevede soprattutto la dimensione educativa, quella dell’istruzione diventa piĂš importante dopoÂť.

cativo. La valutazione dei rischi e della sicurezza, anche solo sotto il profilo della responsabilitĂ civile, sono elementi fondamentali. Infine, anche l’individuazione e l’assunzione dell’educatore o l’incarico ai singoli genitori è un’altra fase da gestire. CosĂŹ come importante è l’informazione circa i requisiti che deve possedere il genitore ai fini dell’insegnamento parentale diretto e dell’esame annuale di idoneitĂ Âť. A consigliare, almeno all’inizio, la costituzione di quello che si chiama ÂŤgruppo di famiglieÂť è Serena Ber-

ÂŤLa forma giuridica può essere diversa a seconda delle necessitĂ e degli obiettiviÂť. – Stefano De Paolis, avvocato romano, esperto in diritto di famiglia e amministrativo. Responsabile del team legale di Assis (Associazione di studi e informazione sulla salute).

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tini, commercialista fiorentina che segue alcune esperienze di scuola parentale. «Si tratta di un’organizzazione senza personalità giuridica, molto snella, che permette di soddisfare le esigenze di gestione e il perseguimento delle finalità istituzionali» spiega la dottoressa Bertini. «Benché la forma non influisca sul tipo di offerta didattica, è chiaro però che quanto più numerosa sarà la comunità, tanto più saranno necessari strumenti idonei a garantirne il corretto funzionamento. In caso di gruppo molto ampio, l’associazione può essere uno strumento giuridico idoneo».

Gli ostacoli più comuni «Non sono comunque pochi gli ostacoli burocratici, anche perché la legislazione italiana sulla materia è molto lacunosa» prosegue Bertini. «Pertanto, per alcune problematiche, talvolta anche noi professionisti ci troviamo a dover affrontare questioni che non hanno una soluzione immediata proprio perché manca ancora in Italia un definito riconoscimento giuridico dell’educazione parentale». Inoltre, superati gli scogli burocratico-amministrativi, può anche accadere che «i gruppi si incaglino proprio sulla coesione sociale» commenta Bernabei, che ha avuto esperienza di queste dinamiche. «Le differenze di vedute e posizione possono determinare confusione o addirittura conflitto, perché l’educazione e tutti gli argomenti connessi richiedono grande attenzione e cura e sono di importanza primaria per qualsiasi genitore, che proprio per questo fatica a derogare. Mi pare

«Non sono pochi gli ostacoli burocratici, anche perché la legislazione italiana sulla materia è molto lacunosa». – Serena Bertini, commercialista fiorentina, segue da tempo esperienze di scuola parentale in Toscana per gli aspetti riguardanti la fiscalità.

inoltre di osservare una generale incapacità delle persone di “stare insieme” sul serio; ci ritroviamo immersi in una società che non è veramente unita e ogni qualvolta siamo chiamati al confronto in una dinamica di gruppo, rischiano di prevalere le differenze, che si rivelano facilmente disgregative. Consiglio quindi di pensare prima di tutto e sempre al benessere dei bambini: quando stanno bene loro, tutto avviene di conseguenza. Poi è utile curare le relazioni e non dare nulla per scontato da questo punto di vista: il successo del progetto dipende proprio da come le persone si orientano. Ecco perché è strategica per questo scopo una comunicazione semplice, coerente ma anche inclusiva. Sembrano cose banali ma, al netto di tutto, fanno la differenza fra un processo che può definirsi sociale e uno indirizzato solo al risultato immediato». Anche la dottoressa Bertini ha un consiglio da dare alle famiglie che vogliono intraprendere questa strada:

«Che prestino grande attenzione al progetto formativo e garantiscano le capacità tecniche e le competenze necessarie al percorso di educazione, anche attraverso l’ausilio di istitutori e altre figure di supporto alle attività didattiche. Consiglierei inoltre di creare quante più sinergie possibili con altre comunità dello stesso tipo, al fine di sviluppare una rete di conoscenze e di integrazione in grado di dare maggiore risalto a una realtà che è in evoluzione e che permetterebbe anche di rapportarsi in maniera più adeguata con le istituzioni».

Vaccini, obblighi e comunità educative Nel generale fermento che ha portato all’aumento di richieste e proposte di scuole parentali non può essere ignorato il peso avuto dalla legge 119 del 2017 che ha introdotto dieci vaccini obbligatori, e relativi richiami, nella fascia di età da 0 a 16 anni, con esclusione dei bambini non in regola da asili nido e scuole materne.

«È bene valutare con prudenza evitando di creare mostri giuridici che si rivelerebbero poi troppo pesanti da gestire». – Linda Cardinali e Barbara Susini, avvocatesse esperte di diritto amministrativo e civile. Si occupano anche di formazione, educazione e istruzione.

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«È innegabile che la recente legge, nella sua totale carenza di necessità e urgenza e con alle spalle un processo politico-legislativo discutibile, abbia contribuito ad ampliare la diffidenza di una fetta sempre maggiore della popolazione verso le istituzioni, percepite fortemente come distanti e ostili, ormai preda di interessi diversi da quelli del buon governo» spiega l’avvocato De Paolis. «E di conseguenza, tale provvedimento ha spinto un numero ancora più alto di famiglie a cercare di uscire dal sistema di istruzione statale o paritario, dirigendosi verso la scelta dell’educazione parentale». Fuori da ogni valutazione di merito circa le scelte operate dal legislatore, gli avvocati Cardinali e Susini aggiungono che «tale assetto normativo ha certamente determinato un effetto collaterale che rischia di produrre una sottrazione di bambini e ragazzi al sistema scolastico, piuttosto che un adeguamento ai livelli minimi della tutela sanitaria». l

Obbligo degli esami annuali Il decreto legislativo numero 62 del 13 aprile 2017 ha introdotto l’obbligo degli esami annuali per i bambini che vengono seguiti con istruzione parentale. Si legge all’articolo 23: «In caso di istruzione parentale, i genitori dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente, ovvero coloro che esercitano la responsabilità genitoriale, sono tenuti a presentare annualmente la comunicazione preventiva al dirigente scolastico del territorio di residenza. Tali alunni o studenti sostengono annualmente l’esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva in qualità di candidati esterni presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione». «Il decreto non specifica, però, le sanzioni e le procedure che verrebbero messe in atto in caso di rifiuto» spiega Erika Di Martino, ideatrice del network dell’homeschooling in Italia. «A rigore di legge, non presentare il bambino all’esame alla data indicata dalla scuola, dovrebbe configurarsi come mancato assolvimento dell’obbligo di istruzione, ma più di un avvocato ha avanzato dubbi in merito all’interpretazione della nuova norma, sia dal punto di vista contenutistico che formale. Per questo, molte famiglie che praticano l’istruzione parentale non sono intenzionate a far sostenere l’esame annuale ai propri figli e stanno contattando legali che le assisteranno nella loro scelta».

Si impara sempre di più all’aperto Educare, insegnare, apprendere nella natura: un valore aggiunto che sta acquistando una popolarità sempre maggiore anche nel nostro paese. Anche questa, infatti, è divenuta in questi ultimi anni una «modalità» di organizzazione di asili nido, scuole dell’infanzia e primarie che si sta dimostrando efficace e promettente. Le esperienze nate intorno a questo concetto sono ormai centinaia, e sono nati anche alcuni network che stanno tentando, appunto, di mettere in rete le varie realtà. Si pensi, tra gli altri, al Comitato promotore per l’educazione in natura, costituitosi un anno fa a Novara, o la Rete nazionale delle scuole pubbliche all’aperto, che ha come capofila l’istituto comprensivo 12 di Bologna, guidato dalla dottoressa Filomena Massaro, che ricomprende diverse scuole primarie a livello nazionale. Terra Nuova, con il progetto di censimento e presentazione delle esperienze educative all’avanguardia Tutta un’altra scuola (www.tuttaunaltrascuola.it), sostiene da sempre queste iniziative e ha pubblicato il poster della Rete nazionale delle scuole all’aperto destinando la metà del ricavato al finanziamento degli scambi formativi tra docenti per avvicinarsi all’educazione in natura. Il poster, che reca lo slogan della Rete «Anche fuori si impara», è destinato a costituire una sorta di «simbolo di riconoscimento» per tutte le scuole e le famiglie che hanno scelto o che hanno intenzione di scegliere l’educazione all’aperto. n SOSTIENI ANCHE TU L’INIZIATIVA SU:

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Generazione DSA o vuoto educativo? Preoccupa il boom di diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento. E i pedagogisti lanciano un appello: basta con l’ipermedicalizzazione degli alunni, si metta in discussione il sistema. di Claudia Benatti

«C

osì proprio non va, bisogna mettere fine a questa ipermedicalizzazione di bambini e ragazzi nella scuola, che “trasforma” fasce sempre più ampie delle nuove generazioni in “disabili cognitivi”. C’è bisogno di più pedagogia, di educazione vera, non di istruzione standardizzata e fine a se stessa». Non usa mezzi termini la dottoressa Celeste Pernisco, fino a fine 2017 presidente di Anpe, l’Associazione nazionale dei pedagogisti italiani, nel prendere le distanze dal boom di diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento, attestato anche dai recenti dati del Ministero dell’istruzione e dagli uffici scolastici regionali. In effetti, i dati parlano da soli. Dall’approvazione della legge 170 del 20101, che prevede per gli alunni certificati un percorso didattico personalizzato e strumenti «compensativi o dispensativi», il numero dei Dsa italiani è esploso: erano lo 0,7%

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nell’anno scolastico 2010/11, sono arrivati al 2,1% nel 2014/2015, con punte del 6,6% nelle scuole medie del Nord Ovest e del 10% in regioni come l’Emilia Romagna2.

Pedagogia, la nuova Cenerentola «Volete sapere cosa accade veramente? Accade che non appena sorge un problema scolastico, oggi, invece di affrontarlo con gli strumenti pedagogici a disposizione, si preferisce ricorrere alla strada più facile, quella di etichettare il bambino come “malato”, “disturbato”. Così il sistema non si mette in discussione e ci si assicura una via di fuga» prosegue la dottoressa Pernisco. «Tutto ciò è frutto di un vuoto educativo in cui i nostri giovani sono immersi. Bambini e ragazzi vivono in un’epoca che ha cancellato ogni identità, crescono senza avere coscienza di cosa sono e di chi sono e vengono schiacciati dal disorienta-

mento, frutto di una profonda crisi di valori e della supervalutazione della ragione e della scienza» sottolinea. «Purtroppo dalle scuole di ogni ordine e grado è ormai sparita la figura del pedagogista» prosegue l’ex presidente di Anpe «che era quella veramente competente in merito alla formazione degli insegnanti e alle proposte educative rivolte a bambini e ragazzi. Oggi a parlare di educazione sono figure che fanno e sanno altro, che agiscono con interventi a carattere specialistico, spesso non efficaci quando non addirittura controproducenti, slegati tra loro, inseriti in estenuanti percorsi burocratici. E i giovani finiscono per essere eccessivamente psicologizzati, etichettati, anziché sostenuti veramente nel loro percorso di crescita personale». Poca pedagogia e troppa psicologia, dunque, che «non fa altro che catalogare le persone, anziché individuare i problemi e trovare strategie per risolverli e superarli».

Fermare il livellamento C’è sempre meno attenzione verso i tempi dei singoli bambini. «Pare persino che, a parte le eccezioni in caso di insegnanti coraggiosi e ispirati, a nessuno interessi più nulla dei bambini stessi» prosegue la dottoressa Pernisco. «Sempre più spesso quello che conta sono solo i risultati, gli obiettivi, standardizzati e uguali per tutti, da ottenere in tempi precisi, anche quelli standard, e molto accelerati. E quando un bambino non tiene il passo, come si usa dire, si consiglia alla famiglia di portarlo dal neuropsichiatra e di ritornare con una diagnosi. Non si pensa nemmeno a rimettere in discussione il sistema e l’organizzazione».

Diagnosi solo quando occorre «Sia chiaro che nessuno vuole negare che in certi casi le problematiche nei bambini esistano realmente» prosegue Pernisco. «Ma numeri come quelli ai quali improvvisamente ci troviamo di fronte non sono giustificabili. Cosa dovremmo pensare? Che stiamo crescendo generazioni di incapaci? Basta, dunque, con le dia-


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L’Associazione dislessia difende le diagnosi

Celeste Pernisco è pedagogista e formatrice, e presidente uscente di Anpe, l’Associazione nazionale dei pedagogisti italiani. Dipendente del Miur fino al 2007, ha collaborato con l’Istituto regionale per la ricerca della Toscana e con la Direzione scolastica regionale toscana.

gnosi facili, con le scorciatoie medicalizzate. Bisogna centrare gli interventi educativi sulle questioni vere, analizzate a fondo, diversificando le proposte e rispettando i tempi di ciascuno. Al bambino deve essere concesso il tempo adeguato per osservare, approfondire, considerare e anche per sbagliare. La pedagogia dell’errore è importantissima; la stessa Maria Montessori sosteneva che occorre passare dall’errore per poter apprendere. Invece oggi chi sbaglia è messo all’angolo e “certificato”». E non va dimenticata la cosiddetta corresponsabilità educativa, «che deve vedere fianco a fianco genitori, insegnanti e anche operatori al di fuori della scuola, nella piena consapevolezza che il bambino va sostenuto e accompagnato. Bisogna dunque tornare alla pedagogia vera anziché piazzare nella scuola, come si sta facendo, educatori provenienti dalle facoltà di medicina».

Francesco Mori è psicologo clinico e psicoterapeuta, ha lavorato per anni sia come libero professionista che all’interno di progetti d’intervento in scuole primarie e secondarie della provincia di Siena e Firenze. Attualmente svolge la libera professione.

A difendere le diagnosi di Dsa è invece l’Aidi, l’Associazione italiana dislessia, che sottolinea come si sia di fronte, molto probabilmente, addirittura a una sottostima. Ma la strada scelta appare essere sempre un approccio standard medicalizzato o medicalizzabile. «La diagnosi viene effettuata da un team multiprofessionale» dicono dall’Aidi3 «secondo precisi criteri e, per evitare la rilevazione di falsi positivi, si prevede l’utilizzo di test standardizzati, sia per misurare l’intelligenza generale che l’abilità specifica». Ma sono tanti gli insegnanti che non condividono questa posizione, come la professoressa Margherita Pellegrino, insegnante di Segrate, che nel 2014 fece clamore per una lettera aperta accorata e decisa, inviata ai media, nella quale non mancava di sottolineare i finanziamenti ricevuti dalle associazioni del settore e dove scriveva: «Basta che un’insegnante non sappia insegnare per creare un alunno Dsa». l

ritengo che a essere maggiormente responsabile del dilagare delle diagnosi sia la psichiatria»: è il commento di Francesco Mori, psicologo toscano da sempre critico nei confronti delle diagnosi facili di Dsa. «Non dimentichiamo infatti che questi cosiddetti disturbi sono descritti e previsti dal Dsm, il manuale diagnostico e statistico degli psichiatri. E un tale approccio ha gioco facile in un si- Note stema scolastico che ha standardiz- 1. www.istruzione.it/esame_di_stato/Primo_Ciclo/normativa/allegati/legzato tutto, persino le persone». «Purge170_10.pdf troppo questo fenomeno ha effetti 2. Proprio i recentissimi dati del 2017 dideleteri sui bambini» prosegue Mori. vulgati dall’ufficio scolastico dell’Emilia Romagna hanno fatto particolarmente «Mi capita spesso di vederli demotidiscutere: http://istruzioneer.it/wp-convati, con scarsa autostima e poca o tent/uploads/2017/11/DEFINITIVO-23-11nulla fiducia in se stessi, si sentono di2017-DSA-Allegato-2017-ULTIMA-VERversi. Bisogna smettere di scaricare sui SIONE.pdf bambini le inappropriatezze del si- 3. www.aiditalia.org/it/news-ed-eventi/ stema scolastico». news/diagnosi-dsa

Le responsabilità della psichiatria «Che ci sia una responsabilità degli psicologi è indubbio; viene loro insegnato a “misurare” il disturbo specifico d’apprendimento secondo tempistiche e tabelle di riferimento; ma Oggi i giovani finiscono per essere eccessivamente psicologizzati, etichettati, anziché sostenuti veramente nel loro percorso di crescita personale. Terra Nuova · febbraio 2018

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attualità

? Vaccini e asili:

cosa accadrà dal 10 marzo? Il termine previsto dalla legge Lorenzin per mettersi in regola con gli obblighi vaccinali sta mettendo in agitazione le famiglie ma non solo: come agiranno Asl e dirigenti scolastici? di Beatrice Salvemini

V

accini e scuola: il 10 marzo scadrà il termine posto dalla criticatissima legge 119 del 20171 entro il quale, ai fini scolastici, i bambini dovrebbero risultare in regola con i nuovi obblighi (dieci vaccini con relativi richiami da 0 a 16 anni). Oltre quella data, almeno sulla carta (secondo quanto diramato dallo stesso Ministero della salute2), ai bambini nell’età di asilo nido e scuola materna non vaccinati o solo parzialmente vaccinati dovrebbe es-

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sere preclusa la frequenza per il resto dell’anno scolastico; nessuna preclusione alla frequenza invece è prevista dalla scuola primaria in poi. Sono decine di migliaia le famiglie con figli che non hanno ancora assolto l’obbligo e tutte sono in attesa di capire cosa accadrà nel concreto. Come, infatti, verrà impedita la frequenza ai bambini che già hanno iniziato a frequentare le comunità educative insieme ai loro compagni

e amici? E chi si assumerà l’onere di applicare e far rispettare l’esclusione? Alcune Regioni, per cavarsi d’impaccio, hanno preferito sancire ufficialmente una deroga e permettere a tutti la conclusione dell’anno scolastico. Altre invece si dovranno organizzare per capire come affrontare la data citata nel provvedimento legislativo. Ma questo termine è effettivamente così «lapidario»? «Assoluta-


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Assis L’Associazione di studi e informazioni sulla salute è attiva sul territorio nazionale «per porre le basi di una medicina rinnovata, personalizzata e umanizzata» come spiega il comitato scientifico. Ha un gruppo di medici e un team legale, oltre alla base associativa costituita dalle famiglie. n www.assis.it

Comilva Comilva è l’acronimo di Coordinamento del movimento italiano per la libertà di vaccinazione. Si articola in gruppi, comitati o associazioni radicate sul territorio il cui scopo è quello di ottenere la libertà di scelta in materia di vaccinazioni e la tutela dei diritti dei danneggiati da vaccino. n www.comilva.org

mente no» spiega l’avvocato Stefano De Paolis, romano, coordinatore del team legale dell’associazione Assis3, «ed è bene esserne consapevoli. La data del 10 marzo è stata indicata dai funzionari ministeriali quale giorno ultimo per presentare i certificati vaccinali rilasciati dalle Asl, ma solo per i genitori che, entro il 10 settembre scorso, avevano presentato alle scuole la famigerata autocertificazione».

Rischio caos interpretativo «Chiarito quali siano le famiglie che devono presentare ulteriore documentazione, si ribadisce che tutti gli altri non devono depositare alcunché, la legge non lo prevede» prosegue De Paolis. «Non deve presentare nulla chi ha inviato una raccomandata alla Asl, chi ha la prenotazione tramite Cup, chi ha rilasciato una dichiarazione sostitutiva per il percorso di regolarizzazione, chi ha certificati di differimento o esonero, chi non ha presentato nulla perché nulla gli è stato chiesto. Questo va detto e ribadito con forza, poiché è facile prevedere che dirigenti scolastici zelanti ma poco attenti, anziché interrogarsi sull’evidente discriminazione che opera la norma in materia vaccinale, si adoperino in interpretazioni errate e peTerra Nuova · febbraio 2018

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attualità

Vaccini: sostieni il manuale per una scelta informata

Con i nuovi obblighi di legge, la necessità di avere informazioni chiare, trasparenti, complete e non unilaterali sul tema delle vaccinazioni è diventata urgente e inderogabile. Per questo Terra Nuova ha deciso di dare il proprio contributo pubblicando in italiano il libro del giornalista scientifico americano Neil Z. Miller: Vaccine safety manual for concerned families and health practitioners. Un lavoro monumentale e documentatissimo che fornirà gli strumenti a genitori, famiglie, operatori sanitari e cittadini per adottare scelte informate. Nel manuale troverete: • UN’ANALISI DELLE VACCINAZIONI IN USO, dei loro possibili effetti collaterali e del rapporto costo-beneficio rispetto alle malattie che vogliono prevenire; • L’INTEGRAZIONE CON I DATI ITALIANI e la situazione legislativa; • RIFERIMENTI per contattare associazioni o realtà italiane che seguono le famiglie nel loro percorso di scelta; • REFERENZE BIBLIOGRAFICHE, grafici, tabelle. I costi per la pubblicazione di un libro come questo sono alti per una casa editrice indipendente come la nostra. È stato quindi avviato un crowdfunding (raccolta fondi) che permette di assicurarsi da subito una copia del libro a € 15 anziché € 20 del prezzo di copertina, dando anche la possibilità, per chi vuole, di sostenere il progetto con un contributo maggiore. n Per maggiori informazioni: www.terranuovalibri.it/manualevaccini n Contatti: ufficiostampa@terranuova.it tel 055 3215729 int. 717

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ricolose, innescando inutili conten- spiega l’avvocato Luca Ventaloro, riziosi ed esponendo l’istituzione a minese, membro dello staff legale delnuovo ridicolo». l’associazione Comilva4, «ciò potrà avvenire attraverso la formale noti«Espulsioni» impossibili? fica di un provvedimento, irrogato Dunque, il termine del 10 marzo fa- dall’autorità comunale o dall’ufficio rebbe scattare «doveri» di integra- scolastico territoriale, che sarà imzione di documentazione per chi ha mediatamente esecutivo. Sarà intepresentato l’autocertificazione e nul- ressante vedere come verrà gestita la la più. Ma se le autorità ricorressero situazione di fronte a genitori che cocomunque a provvedimenti di esclu- munque si presenteranno presso la sione da scuola, cosa possono fare i struttura con il bimbo, considerato genitori? «Posta la corretta inter- che nessuno potrà toccare il minore pretazione del termine del 10 marzo, né materialmente impedirne l’acqualora dovessero essere disposti cesso. Neppure la forza pubblica pogli allontanamenti dei bambini non trà intervenire, a meno che non lo diin regola con il calendario vaccinale» sponga l’autorità giudiziaria. Contro

Eventi avversi dei vaccini: ecco gli ultimi dati

I

l 22 dicembre scorso, l’Agenzia italiana del farmaco ha pubblicato il rapporto 20161 contenente le segnalazioni di presunte reazioni avverse ai vaccini. Le reazioni segnalate nel corso del 2016 sono risultate 4766. Quelle relative ai vaccini batterici sono state 2977 e si riferiscono nella quasi totalità ai vaccini meningococcici (1713) e pneumococcici (1113). Le segnalazioni per i vaccini virali sono state 1602, di cui il 74% relative ai vaccini antinfluenzali e morbillosi. Le segnalazioni riguardanti i vaccini batterici e virali in associazione sono state 1479. Sette i casi con esito fatale. Il 37% delle segnalazioni è pervenuto da specialisti, il 28% da figure professionali che non rientrano nelle altre categorie, ad esempio medici vaccinatori, il 20% da medici ospedalieri o infermieri. Il tasso di segnalazione del Nord è risultato superiore a quello del Centro e del Sud, tranne che nella regione Sicilia, dove è stato osservato un tasso tra i più elevati. A maggio 2017 il Codacons2 aveva ottenuto da Aifa, nell’ambito di un procedimento giudiziario innescato dalla stessa associazione, i dati delle segnalazioni complessive per gli anni 2014, 2015 e 2016, che erano risultate essere 21.658, di cui 3551 per il solo esavalente. l Note 1. www.terranuova.it/News/Salute-e-benessere/Vaccini-pubblicato-il-rapporto-Aifa-2016sulle-segnalazioni-di-presunti-eventi-avversi 2. www.terranuova.it/News/Salute-e-benessere/Vaccini.-Codacons-svela-i-dati-sulle-reazioni-avverse-21.658-totali-di-cui-3.551-per-l-esavalente-in-3-anni


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il provvedimento di esclusione, i genitori possono ricorrere in via d’urgenza al tribunale ordinario o proporre impugnazione al Tar. In entrambi i casi si potrà richiedere al giudice di sollevare il conflitto di costituzionalità tra la legge 119/2017 e i diritti inviolabili della persona».

Le contraddizioni Un simile ginepraio espone tutta la procedura a contraddizioni piuttosto evidenti. «Basti pensare che con l’obiettivo dichiarato di salvaguardare la salute pubblica, pur in assenza di reali situazioni di pericolo epidemico, le norme introdotte ledono diritti e interessi fondamentali degli individui e delle comunità, tra cui quello all’autodeterminazione terapeutica, all’istruzione e all’inclusione sociale» spiega l’avvocato Pietro Becci, friuliano, anche lui membro del team legale di Comilva. «In nidi e materne sono previsti infatti percorsi educativi e di prescolarizzazione a tutti gli effetti, quindi l’affermazione secondo cui non rien-

trano nella scuola dell’obbligo costituisce solo un paravento. Un altro paradosso è quello legato all’applicazione di sanzioni pecuniarie, pagando le quali l’obbligo vaccinale si estingue. C’è da chiedersi se questo è il valore attribuito alla tutela della salute pubblica! Appare evidente, quindi, che gli obblighi imposti metteranno in moto una complessa macchina burocratica e amministrativa con relativi elevati costi di gestione, diversamente da quanto si sarebbe potuto realizzare e ottenere attraverso una seria e trasparente politica vaccinale».

La questione privacy

scuole e Asl solo a partire dall’anno scolastico 2019/2020. Il garante per la privacy ha stabilito che i dati personali sullo stato di salute possono essere trattati da soggetti dell’ambito sanitario solo nel caso in cui si salvaguardi la vita o l’incolumità fisica di un terzo; ma non possono riguardare attività o interventi sanitari preventivi, quali le vaccinazioni. Inoltre, sempre il garante, contrariamente a quanto riportato nelle circolari dei ministeri di salute e istruzione, ha autorizzato esclusivamente la trasmissione di elenchi degli iscritti e non di attestazioni di status vaccinale. Di fatto, i dirigenti scolastici, non possono conoscere lo stato vaccinale dei minori e pertanto non potranno negare l’accesso ai minori non in regola con le vaccinazioni obbligatorie». l

L’applicazione pratica della legge 119 del 2017 pone anche alcuni problemi legati alla gestione della privacy, come spiega l’avvocato Michela Melograni, anch’essa dello staff Co- Note milva e membro, insieme ai colleghi 1. www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/08/5/ Ventaloro e Becci, del Coordina17G00132/sg mento giuristi per la sanità. «La 2. https://goo.gl/rkTkZS legge 119 ha previsto la possibilità 3. www.assis.it dello scambio di dati sensibili tra 4. www.comilva.org

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economia

Le banche che violano i diritti umani L’organizzazione internazionale BankTrack ha pubblicato un rapporto in cui monitora i flussi finanziari degli istituti bancari nel mondo. Ecco i progetti per i quali le banche smuovono i loro capitali, calpestando i diritti dei più deboli. di Alexis Myriel

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erritori indigeni saccheggiati, ambienti devastati, violenze perpetrate al solo scopo di far prevalere gli interessi economici di gruppi d’affari sacrificando senza scrupoli villaggi, territori, popolazioni: sono gli abusi denunciati da BankTrack e compiuti da alcuni tra i gruppi d’affari e di investimento più potenti del mondo, che hanno interessi anche nel nostro paese. Bank-

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Track è un’organizzazione internadotto che attraversa e devasta una zionale che analizza i comportazona tribale sacra all’interno delmenti e gli investimenti degli istituti la riserva Sioux. Diciassette banbancari, cercando di promuovere un che, guidate da Citi, Mizuho, cambio di rotta nella finanza. Nel diBank of Tokyo Mitsubishi UFJ e cembre scorso ha diffuso un rapporTD Bank, hanno prestato alle to1 nel quale illustra otto esempi emcompagnie costruttrici 2,5 miblematici di questo modo di operare liardi di dollari. che calpesta i diritti umani. Vediamoli. • L’oleodotto Trans mountain in • Il Dakota access pipeline negli Canada. Anche il premier canaStati Uniti. Si tratta di un oleodese Trudeau ha dato la sua bene-


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dizione all’espansione dell’oleodotto osteggiato dalle popolazioni native che vedono contaminate le riserve d’acqua della zona. I ri-

schi sono anche legati all’estrazione e allo stoccaggio delle sabbie bituminose, per di più proprio sui territori tradizionalmente occu-

pati dai nativi. La Kinder Morgan ha finanziato il progetto con 7,4 miliardi di dollari e altre ventotto banche sostengono il progetto.

Gli istituti di credito che fanno affari d’oro con le armi un +2,6% sul 2015. Al terzo posto la banca britannica Barclays, con oltre 771 milioni di euro e con una crescita del 113,8% rispetto al 2015. I primi tre gruppi da soli rappresentano il 57% dell’ammontare complessivo delle esportazioni definitive. Le banche Popolare di Sondrio, Banco Popolare, Banca popolare dell’Emilia Romagna e Banca popolare dell’Etruria rientrano tra le prime 14 e sono comparsi per la prima volta in classifica due istituti finanziari giapponesi: The Bank of Tokyo-Mitsubishi Ufj Ltd e la Sumitomo Mitsui Banking Corporation. Lo Stato, anche se indirettamente, veste i panni del giocatore con la Sace Fct, società di factoring di Sace, la S.p.A. del gruppo italiano Cassa Depositi e Prestiti controllata all’80% dal ministero dell’economia.

Seppelliti gli scrupoli morali, le banche si sono rituffate a capofitto anche nel business delle armi. Quelle italiane non fanno eccezione, anzi. La relazione del Parlamento diffusa nel 2017 parla chiaro: in un solo anno il valore delle transazioni bancarie legate all’export di armamenti è passato dai 4 miliardi del 2015 ai 7,2 miliardi del 2016 (+80%; +179% se si considera il 2014). «Unicredit occupa il primo posto nell’elenco delle banche che più appoggiano l’industria bellica» spiegano dalla Fondazione Nigrizia1 «con una crescita del 356% rispetto al 2015». In termini percentuali, la performance più sbalorditiva appare quella della Banca Valsabbina. «In un anno le sue “transazioni armate” sono cresciute del 763,8% passando dai 42,7 milioni di euro del 2015 ai 369 circa del 2016». Al secondo posto troviamo il gruppo Deutsche Bank, con oltre un miliardo di euro fatti transitare sui propri conti e con

1. http://elabora.fondazionenigrizia.it/public/1/pdf_documenti/ 1_export_2016_tagliato1.pdf

EXPORT DEFINITIVO DI ARMI: LE OPERAZIONI BANCARIE 2016 GRUPPI BANCARI Gruppo Unicredit (Unicredit spa, Unicredit Bank Ag, Unicredit factoring spa)

IMPORTI SEGNALATI IMPORTI ACCESSORI 2016 SEGNALATI 2016 1.298.330.709,55

TOTALE IMPORTI

% SUL TOTALE DEGLI IMPORTI

866.897.980,06

2.165.228.689,61

30,02%

Deutsche Bank e Deutsche Bank Ag

797.616.232,92

376.409.706,98

1.174.025.939,90

16,28%

Barclays bank

242.222.394,29

529.570.778,65

771.793.172,94

10,70%

Gruppo Crédit Agricole (Cariparma, Carispezia, Friuladria, Crédit agricole C&I bank)

171.805.721,70

497.976.972,27

669.782.693,97

9,28%

Gruppo Bnp Paribas (Banca Nazionale del Lavoro, Bnp Paribas)

277.039.727,17

385.049.229,86

662.088.957,03

9,28%

Banca Valsabbina scpa

262.020.210,90

107.125.423,51

369.145.634,41

5,12%

Intesa San Paolo

125.273.061,76

220.871.455,85

346.144.517,61

4,80%

Société Générale

40.362.500,00

206.852.231,15

247.214.731,15

3,43%

Banca Popolare di Sondrio

135.917.930,21

20.738.390,36

156.656.320,57

2,17%

Commerz Bank

89.008.062,09

41.504.622,67

130.512.684,76

1,81%

Banco Popolare

103.439.494,08

25.240.591,86

128.680.085,94

1,78%

Europe Arab Bank Plc

69.345.341,75

54.459.318,34

123.804.660,09

1,72%

Banca Popolare dell’Emilia Romagna

39.920.409,06

13.090.067,79

53.010.476,85

0,73%

Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio

26.161.869,67

5.534.988,59

31.696.858,26

0,44%

Banco Santander sa Ubi Banca (Banco di Brescia, Banca Popolare Commercio e Industria, Banca regionale europea spa) Royal bank of Scotland

0

26.910.706,12

26.910.706,12

0,37%

23.437.755,80

1.558.425,11

24.996.180,91

0,35%

0

21.624.359,60

21.624.359,60

0,30%

Banco Bilbao Vizcaya

5.797.425,59

15.020.381,74

20.817.807,33

0,29%

Sace Fct spa

18.442.956,72

873.493,01

19.316.449,73

0,27%

516.581,60

16.835.426,94

17.352.008,54

0,24%

The bank of Tokyo-Mitsubishi Ufj Ltd

0

10.752.848,95

10.752.848,95

0,15%

Sumitomo Mitsui banking corporation

0

9.996.650,00

9.996.650,00

0,14%

7.665.284,75

1.950.873,42

9.616.158,17

0,13%

ABC International Bank Plc

Banca Carige spa-Cassa di Risparmio di Genova e Imperia Credicoop Cernusco sul Naviglio sc

5.252.473,21

2.924.189,55

8.176.662,76

0,11%

Altri

8.948.230,12

5.326.488,11

14.274.718,23

0,20%

3.748.524.372,94

3.465.095.600,49

7.213.619.973,43

100,00%

TOTALE Fonte: Fondazione Nigrizia - Relazione annuale 2016

Terra Nuova · febbraio 2018

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TN1802 64-66 economia - banche [2A].qxp_economia - banche 16/01/18 16:54 Pagina 66

economia

zione locale. Si stima che questi ul- • Terre palestinesi occupate. Le co• La diga di Agua Zarca in Honlonie israeliane sui territori occupati timi abbiano cacciato 55.000 conduras. È un progetto idroelettripalestinesi sono state riconosciute tadini dalle loro terre e ucciso olco sul fiume Gualcarque svilupcome illegali dal diritto umanitario tre 3000 persone tra il 1996 e il pato dalla società Desarrollos internazionale; l’Onu ha docu2006 per difendere gli interessi Energéticos S.A., creata nel 2008. mentato violazioni dei diritti umaeconomici dell’élite economica Gli indigeni Lenca e la Federani da parte dei coloni israeliani e locale. Il movimento pacifista zione dei gruppi indigeni Copinh l’organizzazione Human Rights olandese Pax ritiene che ci sia un si oppongono alla sua realizzaWatch ha segnalato politiche dilegame tra queste violenze e la zione. Il fiume Gualcarque è scriminatorie nei confronti dei paDrummond, che supporterebbe i un’importante risorsa di acqua lestinesi. BankTrack denuncia angruppi paramilitari. La società è potabile, usata anche per la pesca che come le banche israeliane sostata finanziata fino al 2010 da e le necessità domestiche e rituastengano le colonie e finanzino le Bank of America, BNP Paribas, li degli indigeni. I maggiori fiinfrastrutture che consentono l’ocBBVA, Citigroup, HSBC, Mizunanziatori sono la banca olandecupazione delle terre palestinesi. ho Financial e Wells Fargo. se Fmo, il fondo finlandese Finnfund e la Central American Bank • Le munizioni a grappolo. Si trat- • Il governo del Mozambico strangolato dalle banche. Nel 2016, il ta di armi devastanti che, sotto forfor Economic Integration. Mozambico è stato messo in gima di mine, continuano a causare • Piantagione di zucchero in Camnocchio da una tremenda crisi tragedie anche quando i conflitti bogia. Tra il 2010 e il 2011 centieconomica dovuta a un debito, sono finiti poiché restano nelle naia di famiglie sono state cacciadapprima tenuto segreto, poi emeraree che non vengono bonificate. te dalle loro case in oltre venti vilso in tutta la sua gravità, a carico del Benché ne sia stato proibito l’uso, laggi nella provincia di Kampong governo, al quale diverse banche ci sono ancora società che contiSpeu, in Cambogia, per fare posto avevano prestato 2 miliardi di dolnuano a produrle. Secondo l’orgaa una piantagione di canna da lari. Gli effetti sono stati assenza di nizzazione pacifista olandese Pax zucchero. Per loro non c’è stato lavoro, mancanza di accesso al sono le cinesi China Aerospace indennizzo e sono stati trasferiti cibo, all’acqua e ad altre risorse priScience and Industry e Norinco; la su terreni sterili dopo aver perso marie, peggioramento dei diritti Hanwha e la Poongsan (Corea del tutti i raccolti. Il progetto è stato delle donne e l’imposizione di posud); la Orbital ATK e la Textron finanziato con decine di milioni di litiche di austerità in un paese già (Stati Uniti). Ben 166 istituzioni fidollari dall’australiana Anz, atpoverissimo. Il prestito era stato ornanziarie hanno investito 31 mitraverso la filiale cambogiana, ganizzato negli uffici londinesi liardi di dollari in queste produAnz Royal Bank. della svizzera Credit Suisse e delzioni; ci sono le maggiori banche di • Miniere di carbone in Colombia. Cina, Giappone e Stati Uniti, come La società americana Drummond la russa VTB. l Bank of America, Bank of China, estrae la maggior parte del carboNote BPCE Group, Citigroup, Golne che commercializza nelle mi1. www.banktrack.org/download/how_bank dman Sachs, JP Morgan Chase, Miniere colombiane, in un’area dove s_contribute_to_human_rights_abuzuho, Morgan Stanley, Sumitomo la violenza dei paramilitari ha un ses/071208_how_banks_contribute_human_rights_1.pdf Mitsui Financial Group e Wells. impatto devastante sulla popola-

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TN1802 67 ecovillaggi.it - news rive.qxp_ecovillaggi - news rive 16/01/18 16:55 Pagina 67

Ecovillaggi.it

News e appuntamenti dalla Rete italiana villaggi ecologici

Ecovillaggi e futuro sostenibile All’ultima conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima, i rappresentanti di alcuni Stati si sono mostrati interessati alla realtà dei villaggi ecologici. Il racconto di Macaco Tamerice.

L’

ecovillaggio può essere un modello per creare un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e delle relazioni sociali: è una sfida che desta l’interesse di alcuni ministri, soprattutto degli Stati dell’Africa, che hanno incontrato i rappresentanti del Gen (Global ecovillage network), alla Cop 23, la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima, che si è tenuta nel novembre 2017 a Bonn, in Germania. A raccontarci l’esperienza internazionale è Martina Grosse Burlage, detta Macaco Tamerice, della Federazione di comunità di Damanhur, rappresentante del comitato consultivo del Gen International e membro del consiglio direttivo Rive. «Siamo stati presenti negli stand del Gen in quanto organo consultivo dell’Ecosoc (Consiglio sociale ed economico delle Nazioni Unite)» spiega. «Ben otto ministri di otto Stati diversi ci hanno cercato di persona e sono venuti a chiederci aiuto per costruire degli ecovillaggi nei loro paesi di origine. Nel corso del nostro primo simposio, intitolato “Pratiche di rigenerazione per gli accordi di Parigi”, abbiamo proposto un momento di diagnosi della situazione esistente a livello globale attraverso le carte del Gen, uno strumento che attraverso il gioco offre una fotografia reale dei punti di forza e delle carenze negli ambiti cultu-

rale, ecologico, economico e sociale. L’impressione che ho avuto è che ci fossero meno voci dissonanti rispetto alle misure da prendere nei confronti del cambiamento climatico, definito dallo stesso segretario generale Antonio Guterres come il disastro più grande che l’umanità si trova ad affrontare. Persino diversi stati degli Stati Uniti d’America e alcune aziende influenti hanno dichiarato di voler rimanere fedeli agli accordi di Parigi sul clima, anche se il presidente Trump afferma di volersene ritirare». Per la prima volta sembra ci sia stato un reale interesse dei politici a comunicare con la società civile. Una variabile fondamentale, senza la quale in questi anni non si è riusciti a fare molto. n PER APPROFONDIMENTI: https://ecovillage.org/our-work/

advocacy/cop23 (fonti in lingua inglese)

Tempo di Vivere rinasce dopo l’uragano

I

l 7 e l’8 dicembre scorsi, nella frazione Camera Vecchia di Calenzano, comune di Bettola (Pc), è stata inaugurata la nuova casa di Tempo di Vivere. I residenti dell’ecovillaggio, dopo i danni occorsi a causa di una tromba d’aria alla struttura a Marano sul Panaro, in soli tre mesi hanno trovato un nuovo luogo dove portare avanti il loro progetto di vita. Hanno ricevuto molto aiuto da persone che hanno trovato l’appello lanciato sul web dalla comunità, ma un supporto è arrivato anche attraverso la Rete degli ecovillaggi, soprattutto grazie ai Veri, i volontari della Rive, che da luglio in poi hanno promosso una catena di solidarietà che ha fatto la differenza. Una testimonianza concreta di quanto una rete solidale possa aiutare anche nei momenti peggiori.

n PER INFO: www.tempodivivere.it

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TN1802 68-70 tecnologia - app.qxp_tecnologia - app 16/01/18 17:06 Pagina 68

tecnologia

Mondoapp: «l’eco»dellatecnologia Vi presentiamo le green app più innovative, che aiutano a ridurre gli sprechi e a vivere in maniera più consapevole. Le possibilità si moltiplicano: dalla gestione dei rifiuti alla mobilità sostenibile, dall’alimentazione a basso impatto alle energie rinnovabili. di Sara Poletto

A

bbiamo un’app per tutto o quasi: per fare foto, scaricare musica, consultare ricette, perdere peso; ci sono quelle per gli sportivi, gli amanti dello shopping o degli animali e, non ultimo, anche per chi ha a cuore l’ambiente. Certo, le contraddizioni che accompagnano gli strumenti dell’era digitale in cui viviamo sono tante e ancora di più sono quelle tra cui devono destreggiarsi i più eco-attenti. Impatto produttivo, elettrosmog, alienazione tecnologica per giovani e

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meno giovani sono solo alcuni dei rischi a cui i dispositivi più amati del nuovo millennio espongono l’uomo e il Pianeta. Ma diciamocelo, tutti abbiamo un cellulare, e c’è una buona notizia: anche lo smartphone ha i suoi lati green e, come sempre, a fare la differenza è l’uso che se ne fa.

pratiche. Le proposte sono tante, curiose, divertenti ma, soprattutto, utili a fare in modo che l’attenzione ai consumi e all’ambiente entri nella vita di tutti i giorni in modo semplice, immediato e anche educativo. Ci sono gli ecoquiz, dei giochi per verificare quanto si conoscono le regole della sostenibilità, oppure ci Dal cibo alla casa: la sono app che permettono di comurivoluzione passa dalle app nicare con le amministrazioni più Da tempo, il mondo delle app ha smart, segnalando rifiuti abbandosposato la sostenibilità incentivando nati, buche sul manto stradale, afi comportamenti virtuosi e le buone fissioni abusive, incuria delle zone verdi. Ce ne sono altre che aiutano a non sprecare gli alimenti ricordandoci le scadenze, quelle con cui segnalare agli enti caritatevoli il cibo che non riusciamo a consumare e anche quelle che ci suggeriscono come conoscere un territorio e i suoi sapori più autentici. Altri software sono pensati per rendere più semplice e meno impattante la mobilità cittadina, come quello che permette a chi deve fare lo stesso percorso di mettersi d’accordo e condividere macchina, spese e… chiacchiere! Possiamo trovare interessanti opportunità anche nell’ambito della domotica, che si occupa delle tecnologie dedite a migliorare la qualità della vita all’interno delle nostre abitazioni, aumentando il comfort e limitando l’impatto ambientale. Qui troviamo sistemi sofisticati che si affidano sempre di più a smartphone e tablet, e quindi alle app, perché l’utente possa, ovunque si trovi, accendere il climatizzatore, regolare l’intensità delle luci, leggere i dati del termostato o dell’impianto fotovoltai-


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co, il tutto per ridurre i consumi, tagliare gli sprechi, risparmiare denaro e diminuire il proprio impatto ecologico. In questo caso, è bene precisarlo, la maggior parte di queste app funziona solo in relazione allo specifico sistema che controlla, il che vuol

dire che solo acquistando un certo impianto domotico questo potrà essere gestito tramite l’app dedicata. Insomma, le possibilità sono davvero moltissime ed è chiaro che, se usato con consapevolezza e al servizio di uno stile di vita ecologico e

ALIMENTAZIONE E AGRICOLTURA

Edo Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita)

Aiuta a creare una maggiore consapevolezza su quello che mangiamo, semplificando le etichette e evidenziando quanto un alimento è salutare, grazie all’utilizzo di un algoritmo creato con la supervisione di Alessandra Bordoni, medico nutrizionista dell’Università di Bologna. Funzioni principali: indica quanto è sano un prodotto con un punteggio da zero a dieci, sintetizza le sue caratteristiche, indica se è adatto a celiaci o intolleranti al lattosio; dà poi una lista di alternative migliori. n www.edoapp.it

NaturMia Disponibile su: App Store (gratuita)

sostenibile, anche l’uso dello smartphone e dei suoi servizi può avere delle ricadute positive sulla qualità della nostra vita e sulla nostra impronta ecologica. Ecco allora le app green più innovative da iniziare a usare subito.

Mercato Circolare Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita)

Permette di trovare prodotti, servizi ed eventi dell’economia circolare: ad oggi, censisce 183 attività che propongono o promuovono beni e servizi a impatto minimo o zero. Funzioni principali: negozi e prodotti per privati; servizi e prodotti per aziende; eventi e fiere; cittadinanza circolare. n www.mercatocircolare.it

Bring the Food Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita)

Permette di condividere le proprie eccedenze alimentari con altri utenti iscritti nella zona. Funzioni principali: scambia cibo con i tuoi amici, dona cibo a chi ha bisogno, trova le donazioni vicine a te. Per privati, produttori, ristoranti. n www.bringfood.org

Per conoscere frutta e verdura di stagione, con schede dettagliate per ciascun prodotto: valori nutrizionali, composizione, descrizione e calendario della stagionaliDisponibile su: Google Play (gratuita) tà, ricette, consigli per la conservazione. Dedicata ai gruppi di acquisto solidale (GAS) e ai Funzioni principali: schede prodotto, ricette, lista aggiornata stagione per stagione per fare la spesa, Apple health (tiene piccoli produttori virtuosi. Chi non fa già parte di un GAS può cercare quello più vicino su un’apposita mappa. Ai produttraccia del fabbisogno nutrizionale di vitamine e minerali). tori offre l’opportunità di una vetrina per la propria attività. n www.naturmia.com n www.gasapp.org

GASapp

Slow Food Planet Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita)

Andiamo in viaggio per il mondo con i preziosi consigli e suggerimenti di Slow Food per vivere il territorio attraverso i suoi sapori più autentici. Funzioni principali: selezione di ristoranti tipici, pasticcerie, botteghe, mercati, pub, librerie, musei, sale da tè, riserve naturali e altro suggeriti da Slow Food e divisi in tre sezioni: «tempo per mangiare», «tempo per me», «tempo per comprare». n www.slowfood.it/chi-siamo/slow-food-editore/app

Pollice verde: Orto Disponibile su: Google Play (versione gratuita con funzionalità limitate e versione a pagamento completa a 1,20 €)

Per iniziare a coltivare il proprio orto, con più di 70 varietà consultabili tra vegetali, frutti e erbe aromatiche, consigli specifici sugli utensili da utilizzare e piccoli segreti per il raccolto. Funzioni principali: calendario della semina, previsioni meteo, consigli mensili sugli ortaggi di stagione. Organizza il tuo orto virtuale e gestisci le notifiche che ti ricordano, ad esempio, quando annaffiare. n www.polliceverdeorto.it

ENERGIA

App4Solar Disponibile su: Google Play (gratuita)

Pensata per il controllo e il confronto delle prestazioni di piccoli e medi impianti fotovoltaici, fornisce informazioni per la gestione e la manutenzione. Funzioni principali: Energy plan (controlla la produzione reale e la confronta con le previsioni); Performance (servizi per una gestione efficiente); Social (per confrontare le prestazioni con altri impianti nella stessa zona); Help (con i consigli dell’assistente digitale). n www.app4solar.com

WhatSun Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita)

Per la gestione degli impianti fotovoltaici residenziali di potenza inferiore ai 20 kWp. Funzioni principali: registrazione di più impianti con un solo account; controllo della produzione tramite una verifica dell’andamento e il confronto con i dati di irraggiamento solare del proprio Comune; statistiche di produzione/consumo mensili e annuali; verifica degli incassi e pagamenti dovuti e ricevuti attraverso il servizio GSE; report di funzionamento. n www.whatsun.it Terra Nuova · febbraio 2018

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TN1802 68-70 tecnologia - app.qxp_tecnologia - app 16/01/18 17:06 Pagina 70

tecnologia

TRASPORTI

GIOCHI

Share’ngo

Ecoquiz

Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita)

Disponibile su: Google Play (gratuita)

App della piattaforma per lo sviluppo della mobilità elettrica e sostenibile, ideata e gestita da Cs Group, che offre nelle più grandi città italiane servizi di car sharing in free floating (ovvero con la possibilità di lasciare le auto anche al di fuori degli specifici parcheggi adibiti). Funzioni principali: possibilità di visualizzare sulla mappa l’auto più vicina e prenotarla. n www.sharengo.it

Wecity Disponibile su: App Store, Google Play e Windows Store (gratuita)

Per verificare le proprie competenze e apprendere informazioni su temi quali energia, rifiuti, mobilità e sostenibilità. Funzioni principali: domande a risposta multipla con differenti gradi di difficoltà e con due modalità di gioco, a partita singola o sfidando un altro giocatore, più test sul proprio stile di vita per determinare la propria impronta ecologica. n www.ecoquiz.achabgroup.it

EDITORIA

Terra Nuova

Incoraggia qualunque tipo di spostamento urbano a basso Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita) impatto ambientale, attraverso un gioco a premi calcolato Per leggere il mensile Terra Nuova e i suoi libri sulla base dei kg di CO2 risparmiati (calcoli validati da Rina, ovunque ti trovi. Se li acquisti su www.terranuovalibri.it, la organismo di certificazione internazionale). versione digitale è in omaggio. n www.wecity.it Funzioni principali: Anteprime gratuite di tutti i titoli. Lettore con funzione segnalibro e campo di ricerca. Segnalazione dell’uscita del nuovo numero. Pubblicazioni in omaggio. Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita) n www.terranuovalibri.it/digitale Per risparmiare sui propri viaggi, dà la possibilità di offrire o trovare un passaggio in auto condividendo le spese di carburante e pedaggio. Funzioni principali: offerta e ricerca dei passaggi, controllo dei profili degli utenti, effettuazione e ricevimento paga- La filiera produttiva degli smartphone solleva alcune impormenti direttamente tramite l’app, accesso ai dettagli del tanti questioni etiche. Le produzioni sono spesso esternaviaggio, possibilità di lasciare feedback. lizzate in zone del mondo, come l’Asia, in cui si lavora in condizioni di estremo sfruttamento, e i metalli e i minerali n www.blablacar.it provengono in massima parte da miniere controllate da chi ha interessi nella guerra civile del Congo Orientale. Quello degli smartphone è poi un mercato estremamente orientato alRIFIUTI l’usa e getta, a causa dell’insufficienza di politiche che incentivano la riparazione dei pezzi danneggiati e il riciclo dei e DECORO URBANO vecchi apparecchi. Per sensibilizzare il consumatore su queste tematiche, l’azienda olandese Fairphone ha creato l’omonimo smarDisponibile su: App Store e Google Play (gratuita) Riconosce i prodotti tramite la scansione del co- tphone Android «Fairphone», un prodotto che si contraddidice a barre e indica come differenziare i rifiuti rispettando stingue per una politica etica e trasparente. I minerali usati per costruire Fairphone provengono da miniere non conla normativa locale. trollate dai signori della guerra civile che sta devastando il Funzioni principali: incentiva e semplifica la raccolta diffeCongo e sono assemblati da lavoratori a cui sono garantiti renziata con un database che riconosce oltre un milione di i diritti sindacali. Anche sul fronte del riusco e del riciclo, olprodotti, indicandone la composizione e in quale bidone tre a garantire un design di lunga durata, l’azienda si orienta smaltirli; mostra i punti di raccolta più vicini tramite la geo- verso l’economia circolare, dando la possibilità di acquistare localizzazione. pezzi di ricambio dal proprio sito. Risponde inoltre a criteri di trasparenza che permettono al consumatore di tenere tracn www.junkerapp.it cia della filiera produttiva e di conoscere il vero costo del telefono. n Per saperne di più: www.fairphone.com

Blablacar

Fairphone: lo smartphone etico

Junker

WeDU! Decoro Urbano

Disponibile su: App Store e Google Play (gratuita)

App per una cittadinanza attiva, filo diretto tra cittadini e amministrazioni pubbliche. Permette di inviare al Comune, se attivo, le foto-segnalazioni di degrado divise per categoria e di visualizzarle su mappa. Funzioni principali: segnalazione rifiuti abbandonati, buche sul manto stradale, affissioni abusive, atti di vandalismo, problemi di segnaletica stradale e incuria nelle zone verdi. n www.decorourbano.org

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TN1802 71 TN eventi - la fiera dei miracoli.qxp_TN eventi - la fiera dei miracoli 17/01/18 13:43 Pagina 71


TN1802 72-77 nuovi paradigmi - civiltà dea [2A].qxp_nuovi paradigmi - civiltà dea 16/01/18 17:10 Pagina 72

nuovi paradigmi

Sui passi della Dea Vi proponiamo un viaggio per immagini nei territori in cui è nato e si è diffuso il culto della Grande Dea. Un modo per ricordare una parte della nostra storia, che oggi riaffiora pian piano e ci ricorda di come un tempo la nostra società sia stata fortemente egalitaria e sostenibile. di Giuditta Pellegrini Testi e foto delle tavole di Giuditta Pellegrini - Illustrazioni di Marina Girardi e Miryam Molinari

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ocietà armoniche guidate da regine-sacerdotesse, comunità gilaniche in cui il ruolo di donne e uomini aveva lo stesso peso e valore, in cui si riconosceva l’autorità femminile in virtù della sua naturale inclinazione alla connessione con le energie sottili della natura. Erano questi gli assetti delle antiche popolazioni europee, come dimostra-

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no gli studi dell’archeologa Marija Gimbutas, di cui abbiamo già parlato tra le pagine di questa rivista (vedi Terra Nuova dicembre 2015, pag. 70 «Un altro mondo è già esistito»), che ci stimolano a immaginare il cambiamento guardando a un passato in cui i nostri antenati avevano costruito società raffinate, caratterizzate dall’assenza di guerre, da una

grande fioritura culturale e dal culto della Dea. Un invito a recuperare qualcosa che abbiamo perso.

I luoghi della nostra storia I numerosi simboli rinvenuti sin dal Paleolitico in reperti collocabili fino a 30.000 anni fa mostrano un’incredibile continuità delle rappresentazioni della Dea attraverso le


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 Una bambina riposa su una pietra fuori dal tempio di Mnajdra, sull’isola di Malta. In questi luoghi la presenza della Grande Dea, spirito della Natura, sembra ancora palpabile nell’aria.

epoche: prima come generatrice di vita e datrice di morte e poi, nel Neolitico, quando nacque l’agricoltura, come divinità della fertilità della Terra. La connessione con il ciclo di Le tavole che corredano questo articolo sono tratte da Sulle tracce della Dea: viaggio nel grembo della storia, un diario di viaggio che ripercorre i luoghi vita-morte-rinascita era il concetto chiave della cultura dedicata alla Dea, un progetto di Giuditta Pellegrini, che chiave delle antiche popolazioni, ha curato testi e foto. Con le illustrazioni di Marina Girardi e Miryam Moliche sopravvissero prospere proprio nari e la grafica di Chiara Neviani, il diario si costruisce su un dialogo cograzie alla loro visione olistica. Constante fra immagini e parole, alla scoperta delle nostre radici più profonde cetti che riconosciamo e che sono e di un futuro possibile. Il libro verrà pubblicato a breve dalla casa editrice giunti sino a noi, perché talmente raVenexia. dicati e in sintonia con la nostra nan PER SOSTENERE IL PROGETTO SEGUITE LA CAMPAGNA DI RACCOLTA FONDI SU: tura più profonda da aver lasciato, fa • sulletraccedelladea.blogspot.it notare Gimbutas, «un’impronta in• www.giudittapellegrini.it delebile nella psiche occidentale». Da Malta alla Turchia, dall’Anatolia centrale all’Africa passando per moltissime regioni d’Europa, la cheologici di grande valore storico questo articolo e che ci conducono civiltà della Dea ha lasciato tracce che e dal grande fascino, come si può no- in un percorso suggestivo che ci rici arrivano come manufatti o siti ar- tare dalle tavole che accompagnano porta alle nostre radici.

Sulle tracce della Dea: un crowdfunding per sostenere il libro

La rigenerazione celebrata dalle antiche popolazioni affiora in ogni aspetto della vita a Çatal Hüyük, in Anatolia Centrale, una delle metropoli più antiche della storia (circa 6000 anni a.C.). Qui i santuari per il parto, le teste di toro (simbolo dell’utero femminile) incastonate nelle pareti e i numerosi ritrovamenti di statuette di donne opulenti su troni in simbiosi con gli animali, la vegetazione e i semi furono spunto per importanti studi sulla religione della Dea.

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Il culto della rigenerazione Uno dei concetti fondamentali su cui si basavano le società antiche era quello della rigenerazione. Il ciclo della vita, scandito da nascita, morte e rinascita era la naturale scintilla spirituale che legava l’essere umano alla natura e ne esprimeva lo stupore di fronte al suo rinnovato mistero. I numerosi simboli rinvenuti sin dal Paleolitico, e cioè 30.000 anni fa, mostrano l’emozionante slittamento dalle raffigurazioni tipiche del periodo più antico, che ritraggono spesso la Dea partoriente, creatrice cosmica e portatrice del mistero della vita, a quelle strettamente legate al Neolitico, in cui la nascita dell’agricoltura porta alla rappresentazione della Dea come divinità della fertilità della Ter-

ra. Tasselli che vanno a ricostruire quello che la stessa Gimbutas definisce «pensiero mitico», che riflette la struttura concettuale di un tempo che non era concepito come lineare, ma ciclico. Era questo che veniva celebrato nei numerosi templi e che è possibile ancora oggi riscontrare nei luoghi sopravvissuti di quella civiltà. A Çatal Hüyük (Anatolia Centrale), per esempio, questa visione è rintracciabile non solo nei simboli incastonati e disegnati nelle pareti degli edifici, ma anche nella struttura stessa del villaggio, dove le case erano costruite una sull’altra, con l’ingresso posto sul tetto; ogni ottant’anni circa, le case venivano riempite di terra o bruciate, per ricordare l’importanza di lasciar andare le cose terrene.

La funzione dei templi «Finché non avremo riconosciuto e non avremo ripreso pienamente dimora del tutto nel corpo, a livello fisico ed energetico, non potremo né capire ne riprodurre le capacità delle civiltà antiche». Così Vicki Noble1, studiosa e profonda conoscitrice della cultura della Dea, ci introduce in quello che era un altro aspetto fondante dei nostri antenati: la totale compenetrazione fra vita spirituale e culturale con l’esperienza corporea. Nella visione olistica descritta da Gimbutas, non mediata dai nostri attuali schemi, non era possibile scindere infatti la conoscenza dal sentire, in una continuità che trovava un naturale riflesso nel corpo femminile. La sua capacità

Nelle isole di Malta e Gozo si trovano importanti templi dedicati alla Dea. Il tempio di Mnajdra ha la forma di due corpi di donna avvicinati e funzionava come regolatore del tempo: le pietre megalitiche forate erano disposte in modo che la luce del sole e i raggi lunari disegnassero all’interno diversi motivi in base al periodo dell’anno.

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 La città turca di Simena, che in lingua luvia vuol dire «Terra della Grande Madre», fu un florido centro della Licia intorno al V secolo a.C. I lici avevano un’organizzazione matrilineare che trasmisero poi alle popolazioni successive.

di generare un’altra vita è verosimilmente quello che portò le antiche popolazioni a venerare quest’ultimo come qualcosa di sacro. È quello che avvenne per esempio a Malta, dove numerosi templi a forma di corpo di donna erano costruiti come calendari attraverso cui veniva registrato e celebrato il ritmo delle stagioni. «Nei tempi più antichi, attraverso l’uso di calendari mestruali e il complesso sistema di osservazione astronomica che portò allo sviluppo di Stonhenge e di altre strutture megalitiche, il corpo della donna era il mediatore tra terra e cielo, tra i due mondi dell’apprendimento razionale e irrazionale» spiega ancora Noble2.

Un sistema matrilineare Questo naturale riconoscimento del corpo femminile come mediatore fra il regno dell’ignoto e il regno della vita è il motivo che lascia presupporre come nelle società antiche studiate da Gimbutas il ruolo femminile all’interno della società fosse assolutamente rilevante. In particolare i ritrovamenti, con le loro rappresentazioni delle diverse sfaccettature di una divinità estesa in tutto il creato, ci mostrano come a differenza delle subentrate società patriarcali successive, il potere non dovesse essere dimostrato attraverso la forza, ma fosse connaturato e legittimato dal potenziale creativo che la donna incarna.

Questi aspetti sopravvissero in alcune popolazioni più giovani. I Lici, per esempio, che vissero in Anatolia Centro-Orientale intorno al V/III sec. a.C., erano organizzati secondo un sistema matrilineare, come riporta anche lo storico Erodoto. In esse, cioè, la discendenza seguiva la via materna. Da questa stessa area si pensa che arrivino anche gli Etruschi, che con queste popolazioni condividono molteplici affinità, compreso il ruolo importante che le donne avevano nella società.

La donna come guida spirituale Questa prospettiva storica mostra come il ruolo delle donne, in parti-

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colare il loro naturale talento a porsi in sintonia con gli elementi della natura, sia stato gradualmente, ma in maniera sistematica, privato della sua autorità, in particolare come guida spirituale della comunità. Luciana Percovich, che allo studio di Marija Gimbutas e del sacro femminile ha dedicato numerosi testi e attività, spiega l’intero passaggio avvenuto nei secoli, che «trasforma la potenza necessaria a governare un continuo processo di delicati bilanciamenti in potere esercitato con la forza sulle relazioni, sulla natura, sulla madre, sulle donne, in competizione con tutti gli altri uomini»3. Ecco dunque che lo studio del passato diviene un importante spunto di riflessione per il nostro presente.

Nonostante tutto, è interessante infatti notare come i tratti della civiltà della Dea siano sopravvissuti sino a noi, per esempio nelle popolazioni berbere. Come a Sejnane, piccolo villaggio tunisino al confine con l’Algeria, dove le donne si tramandano di madre in figlia un’antica tecnica per fare la terracotta che ornano con gli antichi simboli. «Le credenze delle popolazioni agricole relative a sterilità e fertilità, alla fragilità della vita a alla costante minaccia di una distruzione, nonché alla periodica esigenza di rinnovare i processi generativi della natura sono tra le più durature. Vivono ancora oggi, così come vivono aspetti molto arcaici della Dea preistorica, nonostante il continuo processo

di erosione in era storica» scrive Gimbutas. Nonostante le popolazioni agricole, a partire dal VI millennio, furono gradualmente soppiantate dai pastori nomadi provenienti dal bacino del Volga, che a differenza di quelle autoctone erano armate e munite di cavallo, la cultura della Dea sopravvisse per molto tempo e ancora oggi affiora ricordandoci le nostre origini più profonde e di come il mondo sia stato capace di essere un’accogliente comunità. l Note 1-2. Vicki Noble, Il risveglio della Dea, Tea, p. 65-67, Milano (2005). 3. Luciana Percovich, Oscure madri splendenti. Le radici del sacro e delle religioni, p. 237, Venexia, Roma (2007).

Ancora oggi, alcune popolazioni hanno tramandato i segni della cultura della Dea portandoli fino a noi. Come accade presso i berberi, la cui organizzazione è di tipo matrifocale (la donna ha un ruolo centrale riconosciuto dalla società in virtù del potere di dare la vita), con una gestione femminile dell’economia. Presso queste popolazioni dell’Africa del Nord, i simboli cari al culto della Dea sono ancora visibili nell’arte dei tessuti o delle terracotte che le donne si tramandano di madre in figlia e nei tatuaggi dipinti sui volti delle più anziane.

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segue EVENTI ZEN-A FIERA BENESSERE è un evento dedicato al Naturale, all’Olistica e agli Stili di vita sostenibile. Una vetrina dei modi dello star bene in modo naturale, dei prodotti, dei servizi e delle discipline utili per ritrovare e mantenere l’equilibrio mente-corpo. 9-10-11 febbraio, Magazzini del Cotone del Porto Antico di Genova. Orari e programma su www.zena.ge.it Per informazioni: tel 388 2594768 info@zena.ge.it 13ª EDIZIONE DI NATURAL EXPO. La fiera del benessere che alimenta corpo, anima e mente si svolge dal 16 al 18 febbraio alla Fiera di Forlì: la vetrina dei prodotti e dei principi alla base della salute e dell’armonia della persona sarà animata da centri benessere, scuole olistiche e centinaia di espositori specializzati nei settori Vita e Casa, Bio Beauty Fashion, Cuore Vegan e Ritorno alle Origini. Per tre giorni conferenze e workshop gratuiti, showcooking e il fascino di Mondo Thai. Per informazioni: www.naturalexpo.it PURA FESTIVAL® - BENESSERE & NATURA. Domenica 11 febbraio, Centro Congressi Verona Fiere, 5a edizione del Pura Festival, grande evento dedicato al benessere e straordinario appuntamento annuale dove sono protagonisti la cultura olistica, l’ecologia, l’alimentazione sana e vegana, la forma-

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Febbraio 2018

dei lettori

lettere@aamterranuova.it

Queste pagine sono dedicate soprattutto ai contributi dei lettori: articoli, lettere, domande, commenti, critiche, foto, poesie, disegni, blog… e chi più ne ha più ne metta! Il materiale va spedito a: Terra Nuova dei Lettori, via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze lettere@aamterranuova.it

Il parlamento dei lettori

Ecco i risultati del questionario pubblicato sul numero di dicembre: un prezioso momento di confronto della redazione della rivista con i propri lettori. a cura della redazione

Per noi il questionario dei lettori rappresenta sempre un momento importante. E non tanto per l’attendibilità statistica - il campione rappresenta poco più dell’1% di chi ci legge - quanto per l’opportunità di creare un momento d’incontro e di confronto. Immaginiamo di trovarci in una grande sala, con lettori venuti da tutta Italia per partecipare a una redazione allargata, un piccolo «parlamento di utopie concrete», dove esprimere le proprie idee sulla rivista attraverso il «voto» delle risposte scelte e gli «interventi» nella forma dei commenti. Iniziamo quindi la «seduta», ma non prima di aver ringraziato di cuore tutti coloro che hanno partecipato, dedicando un po’ del loro tempo – oggi sempre più prezioso – per darci la possibilità di migliorare e di costruire insieme una rivista sempre più ricca di bibliodiversità.

Il giudizio complessivo Il primo punto all’ordine del giorno è il giudizio complessivo sulla rivista (GRAFICO 1): per il 76,9% Terra Nuova «Va bene così com’è», mentre per il 23,1% «Ci sono alcune cose da migliorare». Nessuno ha risposto che «Va cambiata radicalmente». Ci pare un dato tutto sommato incoraggiante, anche se ovviamente chi avrebbe scelto l’ultima opzione probabilmente non ci legge più! Certo, anche noi pensiamo che ci siano alcune cose da migliorare: è la conclusione di fondo - forse inevitabile se non auspicabile - di tutti i nostri consigli di redazione, gli incontri mensili che facciamo per programmare il numero successivo. Per sapere cosa migliorare, però, è quantomai necessario chiedere anche a chi non ci lavora tutti i giorni, a chi può vedere la montagna dal piano piuttosto che essere arrampicato sulla roccia. Le proposte non mancano e, se l’incontro fosse reale, probabilmente gli interventi dei singoli parlamentari sarebbero durati più di due ore. Ci sono diversi lettori che chiedono un maggiore approfondimento dei temi trattati, anche se c’è chi commenta, come Mara di Firenze, che «gli articoli sono interessanti spunti di riflessione e base

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da cui partire per un approfondimento personale» e chi invece controbatte che «alcuni articoli sono troppo lunghi e tecnici» (lettrice anonima). Sicuramente l’equilibrio tra approfondimento e varietà degli argomenti è una questione su cui ci confrontiamo spesso internamente e c’è chi tra noi, ma anche tra i lettori, suggerisce addirittura una declinazione monografica, dedicando almeno un terzo di ogni numero (circa 25-30 pagine) per approfondire un argomento portante. Negli ultimi tre anni (ovvero dall’ultimo questionario, dove è emersa la stessa questione), abbiamo deciso di applicare il seguente principio: «più articoli lunghi, più articoli brevi», ovvero di includere almeno un articolo particolarmente approfondito in ogni numero, ma di avere al contempo un maggior numero di articoli brevi in modo da dare comunque una continuità alle tematiche principali. Terra Nuova, infatti, fin dalle sue origini si è contraddistinta proprio per il fatto di trattare l’ecologia a 360°, cercando di intrecciare le tante sfaccettature che riguardano uno stile di vita più sostenibile. Partendo sì dalle tre «colonne portanti» che hanno dato il nome al numero zero della rivista nel gennaio/febbraio del 1978 («AAM», ovvero Agricoltura, Alimentazione, Medicina), ma includendo anche bioedilizia, energie rinnovabili,

1. Qual è il tuo giudizio complessivo sulla rivista? Va bene così com’è 76,9%

Ci sono alcune cose da migliorare 23,1%

Va cambiata radicalmente 0%

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maternità e infanzia, ricerca interiore, economia, animalismo, fai da te, ecoturismo, commercio equo, popoli nativi, nuova educazione, ecovillaggi e così via. Questa varietà di mondi che cerchiamo di includere ogni mese (o al limite ogni 2/3 mesi nel caso di temi più specifici) in cento pagine è però anche la forza di Terra Nuova. I lettori comprensibilmente ci dicono (citiamo dal questionario): «più medicina»; «più esperienze di vita», «meno prodotti a confronto», «approfondimenti sui rimedi naturali», «più fai da te», «meno vegan», «più agricoltura»… noi, dal canto nostro, cerchiamo di coprire nell’arco dell’anno l’intero ventaglio di tematiche.

Gli argomenti preferiti Del resto, come si può osservare nel GRAFICO 2, l’interesse dei lettori è comunque abbastanza ben distribuito nella varie sezioni della rivista, per quanto ci sia una netta prevalenza per gli argomenti cardine che abbiamo citato, ma anche per: prodotti a confronto, finanza etica, fai da te, viaggi, esperienze, spiritualità/psicologia e, seppure in misura minore, ma mai trascurabile, tutte le altre sezioni. Sono tante le vostre proposte sui contenuti: «Qualche notizia in più dall’estero»; «Alcune pagine dedicate solo ai bambini: letture, giochi, curiosità»; «Una rubrica di piccoli trucchi per essere ecologici nella vita quotidiana», «Attivismo concreto che fa pressione politica»; «Sezione buone notizie»; «La vita dei piccoli borghi che rischiano di spopolarsi, dal momento che io vivo in uno di questi!»; «Giustizia am-

2. Quali sono le sezioni/tematiche della rivista che trovi più interessanti? L’eco del mese

22,1% 55,9%

Inchiesta / In primo piano

80,8%

Alimentazione e salute

32,4%

Ricette Prodotti a confronto

25,4%

Cosmesi e detergenti

25,4% 69,5%

Salute e medicina

41,8%

Finanza etica / Equo e solidale

37,1%

Fai da te / Ecobricolage

27,2%

Animalismo / Vegan

46,5%

Viaggi / Ecoturismo Almanacco

19,2% 53,1%

Agricoltura

39%

Bioedilizia

35,2%

Ecovillaggi e cohousing

38%

Esperienze

48,4

Spiritualità / Psicologia

24,4%

Pagine verdi / Annunci Terra Nuova dei Lettori Segnalibro (recensioni) Spunti di vista

16,9% 15,5% 20,2%

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Annunciamo con piacere i vincitori dei 10 libri messi in palio da Terra Nuova, estratti tra coloro che hanno compilato il questionario entro il 31/12/2017: • • • • • • • • •

Loredana Cei, Vallebona (Imperia) - Genuino Clandestino Alessandra Taverniti, Roma - Viaggia vegan Maria Rosa Napoli, Genova - Rilassarsi Maria Rustici, Castellanza (Varese) - Il cibo della gratitudine Alessandra Marsiglia, Milano - Lunario della Dea Maria Luisa Zacciroli, Alessandria - Vitamina D Francesca Fiorilli, Prato - Crescere i nostri figli, crescere noi stessi Marianna Armento, Ciriè (Torino) - Mindfulness per bambini e adolescenti Luciano Naselli, Castellarano (Reggio Emilia) La casa bioecologica

bientale»; «Sessualità, genere»; «Età adulta e matura, arte, cultura, filosofia, scienza, spazi di discussione»; «Sport, eccetto il calcio»; «Pastorizia etica»; «Più storie di persone che cambiano vita»… Sicuramente alcuni di questi temi sono stati già trattati e magari è tempo di tornarci di nuovo, altri rappresentano spunti interessanti da esplorare e che metteremo in cantiere. Rimane il fatto che il numero di pagine è circoscritto e bisogna in ogni caso fare delle scelte. A questo proposito, vi invitiamo a visitare più spesso la nostra testata web www.terranuova.it (il 49,2% di voi dichiara di consultarla solo «sporadicamente», il 15,6% una volta al mese, il 17,6% una volta alla settimana, il 6% quotidianamente): lì potete trovare gli aggiornamenti legati all’attualità, ma anche alcuni articoli che non hanno trovato spazio sul giornale, oltre alle sezioni «fai da te», «ricette», «chiedi all’esperto» e l’agenda degli eventi. Per ricevere i nostri aggiornamenti per email, invitiamo chi non l’ha ancora fatto a iscriversi a una delle nostre newsletter (il 20,6% dichiara di non sapere che esistono): basta andare su www.terranuova.it/newsletter e scegliere quella di vostro interesse. Alcuni dei vostri commenti vanno oltre la scelta delle tematiche ed entrano nel merito di una sensazione generale sulla rivista: «Dopo aver letto certi articoli» ci dice Giancarlo dalla provincia di Udine «a volte, non sempre, la sensazione che rimane è di turbamento, un’energia che nutre proprio ciò di cui si parla nell’articolo e si vorrebbe invece cambiare. Ogni lettura dovrebbe comunque, alla fine, stimolare speranza e positività. Nel complesso a mio parere Terra Nuova è una gran rivista e merita un 10, le congratulazioni e molta gratitudine. Grazie!». «Non siamo tutti vegani o vegetariani» commenta una lettrice storica (dal 1978), che però non riporta il suo nome. «Vorrei una maggiore apertura verso tutte le sfaccettature dell’essere umano». «Mi piacerebbe che ci fosse anche una sezione regionale in più, anche se la rivista già pone l’attenzione alle piccole realtà» propone Ilaria dalla provincia di Torino. «Ci vogliono più articoli destinati a un pubblico adulto e maturo, non siamo tutti giovani genitori con figli piccoli» puntualizza invece Stefania dalla provincia di Trieste. Terra Nuova · febbraio 2018

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«Preferirei una rivista più sobria. Non allontanatevi dalle ispirazioni orginali: AAM» aggiunge un altro lettore anonimo. «A volte» commenta Paola dalla provincia di Roma «alcuni articoli sembrano un po’ troppo sbilanciati, nel senso che illustrano soprattutto pregi di scelte di vita salutistiche, rispettose della natura ecc. senza però menzionare anche alcuni dei vantaggi offerti dal progresso scientifico. Insomma, a volte secondo me si esagera nell’idealizzare certe pratiche, che in un mondo ideale a tutti noi piacerebbe seguire, senza però anche mettere in luce eventuali svantaggi». C’è anche chi ci manda solo commenti entusiasti (lo ammettiamo, anche questi aiutano!): «Siete fantastici!» (Angela dalla provincia di Modena) «La trovo bellissima così!» (Marina della provincia di Verona).

Il contenuto degli articoli Veniamo ora al contenuto degli articoli (GRAFICO 3): il 92,7% lo considera «adeguato», lo 0,9% «troppo tecnico» e il 6,4% «troppo superficiale». «Mi piacciono molto perché sono facilmente comprensibili, anche per i non addetti ai lavori» sottolinea Elena della provincia di Milano. «Talvolta trovo gli articoli troppo bloccati nella retorica che caratterizza Terra Nuova» commenta invece un lettore anonimo, che aggiunge «Servirebbe una sorta di linguaggio e approccio for dummies». La stessa espressione viene utilizzata da Claudia della provincia di Novara: «Vorrei spiegazioni scientifiche for dummies», dice, riassumendo anche la posizione di Stefania della provincia di Torino: «Mi piacerebbe che alcuni aspetti tecnici venissero spiegati meglio, per poi essere oggetto di discussione con basi più solide da cui partire». «Troppo spesso gli articoli riguardano i vostri libri o eventi da voi organizzati» sottolinea sempre Stefania della provincia di Trieste, mentre secondo una lettrice anonima «Gli articoli in alcuni casi sono un po’ limitati, anche se spesso poi rimandano a libri da voi stampati o a siti dove trovare degli approfondimenti». Comprendiamo l’impressione di Ilaria: un articolo che tratta il tema di un nostro libro talvolta può apparire, diciamo, autorefenziale. Il fatto è che per noi rivista e libri sono strettamente legati: la rivista per forza di cose può raggiungere solo un certo livello di approfondimento, la sua forza piuttosto sta nella freschezza dell’insieme di informazioni che porta, inclusa la segnalazione di eventi, annunci, contatti, attualità, l’almanacco da appendere; i libri, d’altro canto, offrono l’opportunità di andare a fondo. Talvolta da un articolo nasce un libro, altre volte succede l’inverso. Cercheremo comunque di riflettere meglio sull’equilibrio di questi due elementi.

La pubblicità Veniamo ora a un argomento sempre molto dibattuto: la pubblicità (GRAFICO 4). Secondo il 55,3% la sua presenza è «adeguata», per il 18,3% è «moderata» mentre per il 26,4% è «eccessiva». A questo proposito invitiamo alla lettura di pagina 6 di questo numero, dove illustriamo i principi che seguiamo nel selezionare gli inserzionisti (che per il 94,9% dei lettori risultano infatti «coerenti con i contenuti del-

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www.terranuova.it

3. Il contenuto degli articoli ti sembra… Troppo tecnico 0,9%

Adeguato 92,7%

Troppo superficiale 6,4%

4. Ritieni il numero delle inserzioni pubblicitarie: Eccessivo 26,7% Adeguato 55,8%

Moderato 17,5%

la rivista») e in generale la funzione che ha la pubblicità in una rivista come questa. È importante sottolineare, oltre al fatto che Terra Nuova non riceve alcun finanziamento pubblico, che l’attenta selezione delle aziende inserzioniste ci porta a contattare in gran parte realtà medio-piccole e con una disponibilità economica limitata rispetto, per esempio, a una multinazionale. Tali realtà acquistano molti spazi piccoli con un maggiore impatto visivo complessivo. Per intendersi Terra Nuova non può, a differenza di altre riviste, contare su due o tre pagine promozionali vendute a caro prezzo a grandi marchi o compagnie per coprire i costi al punto da offrire una rivista al prezzo attuale. C’è qualche lettore che la considera comunque «troppo cara», ma vi assicuriamo che il prezzo del singolo numero e quello dell’abbonamento, peraltro più bassi rispetto alla media delle riviste di settore, è davvero il minimo necessario per contribuire ai costi di produzione di quello che corrisponde di fatto a un libro voluminoso, pubblicato a colori su carta riciclata al 100%. Vanno anche considerati, oltre ai costi fissi della redazione e per retribuire i giornalisti, anche i costi di stampa, di spedizione (soprattutto nel caso degli abbonamenti) e di distribuzione (incluso il rivenditore finale). Sommato tutto questo, a noi 4 euro continua a sembrare un prezzo molto accessibile! Per tornare alla pubblicità: un dato interessante è l’aumento (+2,8%) dei lettori che contattano le aziende inserzioniste. È aumentato anche (+8%) chi si dichiara molto soddisfatto delle aziende contattate. Indice che la nostra selezione funziona!


dƒi lettori

TN1802 90-93 TN dei lettori.qxp_TN dei lettori 17/01/18 16:21 Pagina 93

Fiera/evento 12% Facebook 4,6%

Amici 27,2% Negozio bio 36,9%

Altro 13,8%

Onnivora 42,7%

Il NUMERO ZERO di Terra Nuova (1978) ora è disponibile gratuitamente sulla nostra APP

Motore di ricerca 2,8%

6. Scelta alimentare: Vegetariana 30,9%

UN PONTE TRA PASSATO E FUTURO!

n PER SAPERNE DI PIÙ:

Vegan 10,9% Macrobiotica 4,1% Altro 11,4%

SEGNALIBRO

5. Come sei venuto a conoscenza di Terra Nuova?

www.terranuovalibri.it/digitale

mo parlato prima, uscita proprio nei mesi di gennaio/febbraio del lontano 1978. Anche la lettura dei nostri ebook, disponibili sia per Kindle (formato .mobi) che per altri lettori (.epub), si attesta al 16,5% e l’indice di gradimento è alta (97,7%). Cerchiamo di convertire i nuovi titoli nel più breve tempo possibile in modo da venire incontro alle esigenze dei lettori digitali.

L’identikit del lettore Come avete conosciuto Terra Nuova Come siete venuti a conoscenza di Terra Nuova (GRAFICO 5)? Il veicolo più importante rimane quello del circuito www.negoziobio.info (39,6%, con una crescita del 7,9%) che come sapete include, oltre ai negozi specializzati che tra l’altro sono i protagonisti di questo numero (vedi pag. 9), anche erboristerie, botteghe del mondo, operatori della salute, agriturismi, centri e associazioni. Al secondo posto c’è il passaparola («amici») con il 27,2% (+0,7%). Al terzo posto col 12% (+4,1%) fiere di settore ed eventi, che per noi rappresentano sempre più spesso un momento per incontrare di persona chi legge la rivista e scambiarsi impressioni e proposte; per passare sempre di più dal virtuale al reale. Sono ancora pochi i lettori che hanno conosciuto la rivista in libreria.

Letture digitali E a proposito di virtuale: è arrivato un primo feedback sulla nostra nuova APP, che potete scaricare gratuitamente per iOs e Android e dove potete leggere sia la rivista che gran parte dei nostri libri. Se avete acquistato un abbonamento o un libro sul nostro shop, la versione digitale è in omaggio. L’utilizzo al momento si attesta al 16,6% (un buon inizio!) e il 90% degli utenti si dice soddisfatta, anche se alcuni segnalano qualche difficoltà di utilizzo; a questo proposto, vi invitiamo a visitare la pagina www.terranuovalibri.it/digitale o a scriverci a web@terranuova.it. Proprio in questo giorni, nella nostra APP abbiamo reso disponibile gratuitamente il numero ZERO della rivista (vedi box in alto), di cui abbia-

Per concludere abbiamo chiesto alcune informazioni personali per farci un’idea del nostro «lettore tipo». Le donne si confermano il «sesso forte» di Terra Nuova con il 71,9%. Il lettore (o più probabilmente la lettrice) vive in prevalenza in paese (41,7%) o in città (41,2%); il 17,1% abita in campagna. La scelta alimentare (GRAFICO 6) prevalente è quella onnivora (42%), seguita da quella vegetariana (31,5%), vegan (10,9%) e macrobiotica (4,1%).

«Osate!» Concludiamo la seduta di questo nostro parlamento riportando lo stralcio di una lettera che ci ha inviato Caterina, che ci pare riassuma la sensazione di molti lettori e che per questo abbiamo appeso alla parete della redazione affinché possa rappresentare la nostra «bussola» per i mesi a venire quando, con il rinnovato entusiasmo dato da questo incontro con voi, introdurremo elementi di rinnovamento, rimanendo comunque ben saldi ai principi di base che hanno caratterizzato Terra Nuova fin dalle origini. «Questo giornale rimane sempre ad un alto livello» scrive Caterina «ed è per questo che l’ho riscelto, è per questo che lo propongo ad amici e conoscenti. Mi piacerebbe tuttavia che si rinnovasse con un pochino di aria fresca, e toni un po’ più critici e meno diplomatici senza percepire questa paura nell’uscire dal selciato… una disubbidienza in più, a volte, crea l’inaspettato. […] Sto un po’ estremizzando, non me ne vogliate, ma si tratta della mia più sincera impressione; talvolta ho la netta percezione che stiate dentro a un orticello piccolo piccolo e non vogliate, per qualche ragione a me ignota, osare mettere il piede fuori. Osate!». l Terra Nuova · febbraio 2018

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ALESSANDRA DENARO E GIUSEPPE PAOLONE

segnaliIBro

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DOVE VAI SE LA GUIDA NON CE L’HAI?

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ino a qualche anno fa, essere vegani in viaggio non era certo facile. E se oggi quasi due milioni di italiani seguono uno stile di vita cruelty free, il numero di realtà commerciali che si sono adoperate per garantire un’offerta vegan sono certamente aumentate. Tuttavia, anche se i ristoranti, gli alberghi, i bad & breakfast, i bistrot, gli agriturismi vegan friendly spopolano, essere vegani in viaggio vuol dire comunque organizzarsi e pianificare per bene il proprio itinerario, se non si vogliono rischiare spiacevoli inconvenienti. Proprio con questo intento nasce Viaggia vegan, che nella sua ultimissima versione aggiornata, edita da Terra Nuova, raccoglie e recensisce le strutture vegan italiane da Nord a Sud. Una guida pratica e semplice da consultare, grazie alla presenza di descrizioni sintetiche e all’uso di icone che permettono di cogliere a colpo d’occhio le caratteristiche distintive della struttura presa in esame. Tra le altre informazioni, la guida indica anche: costo medio dei pasti, uso di prodotti biologici o a km zero, accesso garantito agli animali, accesso per disabili, possibilità di take away, offerta anche per vegetariani e molto altro. Dimensioni ridotte per portarla sempre con sé.

n Viaggia vegan

di Andrew Newman, con le illustrazioni di Liesl Bell Terra Nuova Edizioni - cod. EA316 pp. 32 - € 12,50

A CURA DI

LE AZIONI CHE CAMBIANO IL MONDO

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www.terranuovalibri.it

NU co O V A n es in E D I Z clu erv I O siv ist N E a a

obbiamo lavorare su di noi e offrire sempre il nostro io più amorevole e compassionevole» dice Julia Butterfly Hill nell’intervista inedita che introduce la ristampa di La ragazza sull’albero, l’autobiografia in cui racconta di come riuscì a fermare l’abbattimento di un’intera foresta «occupando» per due interi anni le fronde di Luna, una sequoia secolare. Un’impresa incredibile non solo per il risultato, ma anche LA ragazza perché a portarla a compimento fu una raSULL’albero Diario di una vittoria: gazza allora ancora ventitreenne. 738 GIORNI su una sequoia Dopo quell’avventura, Julia ha continuato per salvare la for o esta a essere un’attivista impegnata su più fronti, per questo oggi rappresenta un simbolo per il movimento ambientalista mondiale e un esempio per tutti di come le singole azioni possano incidere sulla realtà. La sua storia è edificante non solo per i risultati tangibili dell’impresa, ma anche per la sua valenza spirituale. Infatti, vivendo a contatto con la natura, affrontando le sue forze, la solitudine, la paura di morire, la malattia, la rabbia, Julia racconta di aver scoperto la dimensione spirituale del mondo, sperimentando la connessione con il tutto: la natura, l’universo, l’altro, se stessa. Una storia che dà speranza e rinnova la fiducia nel futuro.

n La ragazza sull’albero

di Julia Butterfly Hill Terra Nuova Edizioni - cod. EA321 pp. 32 - € 12,50

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www.terranuova.it

Monasteri del terzo millennio ´ di Maurizio Pallante pp. 112 - € 14,00 Lindau Edizioni

Cosa hanno da insegnarci i vecchi monasteri a cui oggi guardiamo solo come luoghi di interesse turistico? Molto, secondo Maurizio Pallante, teorico italiano della decrescita, che nel suo ultimo libro analizza le caratteristiche tipiche di questi aggregati sociali, improntati su un’economia circolare, solidale e autosufficiente, in quanto esempi da cui trarre ispirazione per la creazione di nuovi modelli socioeconomici sostenibili.

L’intelligenza intuitiva ´ di Swami Kriyananda pp. 118 - € 10,00 Ananda Edizioni

Oltre ai cinque sensi esiste un altro strumento per relazionarsi alla realtà e agire in essa. Si tratta dell’intuizione, una via alla conoscenza che tutti possiedono, ma che molti non sanno più usare. In questo libro, Swami Kriyananda introduce al concetto di intelligenza intuitiva, fornendo le tecniche utili per affinarla e applicarla nella vita di tutti i giorni.

Il metodo Montessori a casa propria ´ di Céline Santini, Vendula Kachel pp. 205 - € 13,00 Red Edizioni

Secondo i principi del modello montessoriano, l’educazione dei più piccoli può essere curata in qualsiasi contesto, anche in quello famigliare, attraverso attività ricreative e formative idonee a sviluppare l’immaginazione e le capacità di apprendimento con metodi alternativi a quelli scolastici. Utili in questo senso sono gli oltre centosettanta esercizi proposti in questo manuale, basati sull’ascolto e il rispetto, per favorire quotidianamente l’autonomia dei bambini fino ai sei anni.

L’arcobaleno dei sentimenti ´ di Vilma Costetti pp. 48 - € 12,50 Esserci Edizioni

È possibile gestire i conflitti e i malintesi tra adulti e bambini in modo amorevole semplicemente giocando e divertendosi? Vilma Costetti lo dimostra in modo sperimentale con il suo libro gioco e un dvd, richiamando i principi della comunicazione non violenta. Si tratta di esercizi educativi che attraverso il linguaggio dei sentimenti favoriscono l’espressione dei bisogni più intimi, e di un car-

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tone animato che insegna ai bambini a gioire delle diversità imparando a comunicare con se stessi e gli altri per esprimere la ricchezza della vita.

La dieta del dottor Mozzi ´

Una scossa di solidarietà

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di Pietro Mozzi pp. 144 - € 19,00 Cooperativa Mogliazze

Nella sua lunga esperienza come medico, Pietro Mozzi ha svolto numerose ricerche sul legame tra alimentazione e salute, arrivando alla conclusione che ogni individuo possiede un’impronta genetica ben precisa, determinata dai gruppi sanguigni che condizionano l’equilibrio biologico di ogni persona. Da questa riflessione è nato un vademecum che illustra gli effetti che il cibo ha sul corpo umano in presenza di un particolare gruppo sanguigno, con indicazioni sugli abbinamenti ideali, così che anche i meno esperti potranno curare il proprio organismo semplicemente mangiando. I libri di Terra Nuova Edizioni possono essere acquistati in libreria, nei punti vendita del circuito nazionale negoziobio.info, oppure utilizzando il coupon a pag. 99 e nella nostra eco-libreria online www.terranuovalibri.it, dove troverete anche i titoli di altri editori, contrassegnati qui da una stella´. Tutti gli altri volumi possono essere acquistati in libreria o direttamente presso le case editrici indicate.

teatro

Viaggio tra cielo e terra

C

ambiamenti climatici, eventi naturali catastrofici di portata mondiale e inquinamento fuori controllo sono alcuni fenomeni che mostrano come il rapporto tra uomo e natura si stia deteriorando con risvolti per il futuro sempre più preoccupanti. Una soluzione possibile è tornare al passato per riscoprire le origini più ataviche dell’umanità, così come proposto dal progetto culturale «Radici nel cielo», un tour in giro per l’Italia fatto di numerose tappe e testimonianze per ricercare la voce degli antenati e ristabilire il primordiale legame tra Terra e uomo. Un evento che Andrea Pierdicca, Enzo Monteverde e Antonio Tancredi hanno trasposto nello spettacolo documentario agri-culturale In teatro con i piedi per terra, dove contadini, allevatori e artigiani cercano, attraverso la musica e l’arte della narrazione, di riportare alla memoria il periodo in cui l’uomo rispettava la natura senza stravolgerne i cicli. Un percorso di ricerca che vede l’umanità antica influenzare quella moderna per celebrare l’ancestrale sacralità della terra, un processo di rinnovamento della società contemporanea che può avvenire soltanto ritrovando il rispetto e la cura per la natura. Per ricordare agli uomini di essere nati con i piedi ben piantati in terra.

l 24 agosto 2016 nei paesi limitrofi alla Valle del Tronto la terra trema e la vita di migliaia di persone cambia per sempre. Ad Amatrice, nelle primissime ore, tra la disperazione e le macerie si intravede un piccolo spiraglio di speranza fatto di solidarietà dal basso e collaborazione in attesa dell’arrivo delle istituzioni: questa è la storia raccontata in Non tremare: storia di un campo solidale, un docufilm prodotto dal collettivo Lab-Tv che mostra una realtà diversa da quella rappresentata sui giornali. Si tratta di un mondo sotterraneo fatto di partecipazione e sostegno che tesse le maglie di una rete spontanea di cittadini indispensabile per la sopravvivenza in una situazione di emergenza post terremoto. Dalle associazioni ai privati cittadini, tutti partecipano con il loro contributo per resistere e non arrendersi alla disperazione; emerge, tra le testimonianze di chi il sisma lo ha vissuto con i propri occhi, un senso immenso di umanità che commuove e fa respirare aria di ottimismo. Attraverso immagini inedite, assistiamo alla ricerca dei superstiti tra le macerie, alla fase di allestimento dei primi ricoveri, alla raccolta di generi di prima necessità e alla nascita dello Spazio solidale Amatrice, frutto della collaborazione tra diversi gruppi volontari romani, e delle Brigate di solidarietà attiva che per prime hanno gestito in maniera autonoma l’emergenza. È la storia di una ricostruzione non soltanto materiale, ma sociale, fatta dai cittadini per i cittadini. Un documentario originale e coinvolgente capace di sensibilizzare anche chi non ha vissuto il dramma del terremoto in prima persona, infondendo un senso di altruismo e solidarietà.

n Non tremare: storia di un campo solidale docufilm realizzato dal collettivo Lab-Tv. Per saperne di più: FB: www.facebook.com/radicinelcielo

n In teatro con i piedi per terra

a cura di Andrea Pierdicca, regia di Antonio Tancredi Per informazioni:www.radicinelcielo.it Terra Nuova · febbraio 2018

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TN1802 96-99 TN Libri (ABB) [2A].qxp_TN Libri ABBONATI 16/01/18 17:15 Pagina 96

ARTICOLAZIONI

Chris Verhaverrt

Un manuale pratico per mettere al sicuro le articolazioni, gestendo correttamente postura e movimenti di Chris Verhavert cm 14 x 19 - cod. EA318 pp. 128 - € 11,50

Manuale M l per una gestion i ne corretta del movimento e per: correggere la propria poostura proteggere le articolaziioni prevenire l’insorgere di dolori affrontare malattie degenerative e invalidanti i lid ti organizzare gli spazi migliorare la vita quotiddiana

(per gli abbonati € 9,78)

LA RAGAZZA SULL’ALBERO

Un utile strumento per chi vuole viaggiare «cruelty free»: strutture ricettive e ristoranti vegan, realtà bio e pet-friendly, con un occhio al riciclo. di Food Vibration cm 14,5 x 19 - cod. EA316 pp.256 - € 15,00

Diario di una vittoria: 738 giorni su una sequoia per salvare la foresta di Julia Butterfly Hill cm 14 x 19 - cod. EA321 pp. 240 - € 14,00

LA ragazza SULL’albero Diario di una vittoria: 738 GIORNI su una sequoia per salvare la for o esta

(per gli abbonati €12,75)

DA AV VID DEARDORFF D  e e KATHR RY YN W WA ADSWORTH

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CURARE LE PIANTE DA APPARTAMENTO SENZA VELENI

CAPPUCCINO E CAPPUCCETTO

Testo di

Fulvia Degl’Innocenti

di D. Deardorff e K. Wadsworth - cm 19 x 23,5 cod. EA311 - pp. 288 - € 14,50 (per gli abbonati € 12,33)

Illustraz zioni di Fiiona

Un libro dedicato all’accoglienza e alla diversità: l’incontro tra una bambina e un lupo è l’occasione per conoscersi e iniziare una bellissima amicizia. Per bambini da 3 a 8 anni

Illustrazioni di

Sonia Saba

Con rimedi 100% bio

Prevenire e curare le malattie più comuni utilizzando metodi naturali. Con schede chiare e approfondite di oltre 140 piante.

Cory Silverber v rg

di F. Degl’Innocenti e F. Carabelli cm22,5 x 21-cod.EA306 pp.32-€13,00 (pergliabbonati€11,05)

di Fra cod. E

(per gli abbonati € 11,90)

SESSO È UNA PAROLA BUFFA

Smyth

ro lib po, un l cormenti su enti ! e s i et

Un libro a fumetti rivolto a bambini di 7-11 anni, per scoprire la sessualità in modo divertente ma mai superficiale, nel rispetto delle differenze. di C. Silverberg e F. Smyth cm 21,5 x 28 - cod. EA313 pp. 160 - € 16,00 (per gli abbonati € 13,60)

RICET TARI VEGAN

SUPERFOOD MEDITERRANEO

e altri super alimenti SUPERFOOD MEDITERRANEEO e altri super alimentti, dalla colazione al dolce

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Oltre 100 ricette vegan perchè ogni pasto della giornata sia ricco di nutrienti e benessere di Alice Savorelli cm 19,5 x 23 - cod. EA303 pp. 120 - € 13,50 (per gli abbonati € 11,48)

ELISA CARDINALI e LAURA GOGIOSO

La dieta vegetariana e vegana per chi fa sport

LA DIETA VEGETARIANA E VEGANA PER CHI FA SPORT Con esempi e tabelle, la guida nutrizionale per gli sportivi. Ricette, consigli e indicazioni utili

di E. Cardinali e L. Gogioso - cm 19 x 19 cod. EA300 - pp. 120 - € 14,00 (per gli abbonati € 11,90)

Alice Savorelli

Etnico vegano

120 ricette dal mondo reinterpretate senza prodotti animali

ETNICO VEGANO

Dora Grieco Roberto Politi

9HJDQ êQJHU IRRG

120 ricette dal mondo reinterpretate senza prodotti animali 3UHOLEDWH]]H GD PDQJLDUH LQ XQ ERFFRQH

i ricettari

a colori

i BI ricettari

BABY VEGAN CHEF

Giuliana Lomazzi

Per cucinare insieme ai bambini piatti colorati, sani e gustosi, privi di prodotti di origine animale Ba aby Ve ega gan Chef di Licia Calia gan LA C CU UCI CINA CI INA A ALLE LLE EGRA C CON ON I BAMBI BAMBIINI cm 19,5 x 23 - cod. EA190 NI pp. 120 - € 13,50 i BI ricettari

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Oltre 80 ricette di tartine, cestini, bicchierini per gustare in punta di dita cibo buono, sano ed etico di Roberto Politi cm 19,5 x 23 - cod. EA203 pp. 120 - € 13,50

Co

(per gli abbonati € 11,48)

di Alice Savorelli - cm 19 x 19 cod. EA180 - pp. 120 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05) Licia Calia

VEGAN FINGER FOOD

SENZA LATTE E SENZA UOVA

Senza latte e senza uova

Ricette e spunti per cucinare senza prodotti animali

i ricettari

Ricette e spunti per cucinare senza prodotti animali

anche in ebook: EB047 - € 9,49

Alice Savorelli

a colori

di Giuliana Lomazzi - cm 19 x 19 cod. EA166 - pp. 120 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

Stefano Cattinelli

Amici fino in fondo Riflessioni e consigli di un veterinario per accompagnare i nostri amici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita

AMICI FINO IN FONDO Riflessioni e consigli di un veterinario per accompagnare i nostri amici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita di Stefano Cattinelli cm 15 x 21 - cod. EA008 pp. 126 - € 9,00 (per gli abbonati € 7,65)

Aldo La Spina

Emozioni a sei zampe

Educare il cane ed educarsi con l’apprendimento emozionale.

EMOZIONI A SEI ZAMPE Educare il cane ed educarsi con l’apprendimento emozionale di Aldo La Spina cm 15 x 21 - cod. EA081 pp. 200 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

FRATINI D’ITALIA

Fratini d’Italia

cronache di resistenza dalle nostre spiagge

Franco Sacchetti

Reportage a fumetti sul Fratino e sulle azioni necessarie per proteggere questo minuscolo uccello, tipico delle nostre spiagge, minacciato dall’industria balneare di Franco Sacchetti cm 11,6 x 16,5 - cod. EA197 pp. 128 - € 10,00

anche in ebook: EB045 - € 10,99

AMICI A 4 ZAMPE anche in ebook: EB040 - € 4,99

ULTIME USCITE

ARTICOLAZIONI PREVENIRE E CURARE DANNI E DOLORI

GUIDA VIAGGIA VEGAN - 2ª edizione

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TN1802 96-99 TN Libri (ABB) [2A].qxp_TN Libri ABBONATI 16/01/18 17:16 Pagina 97

o TERRA NUOVA DEI PICCOLI

Franccesca Pi rrone

di

Anddrew Newman

Illustrazioni di

Liesl Bell

L’ELEFANTINA DIMENTICONA

Attraverso la storia dell’elefantina Ellie, questo libro insegna che la vera felicità sta nell’accettare il proprio sé più autentico. di A. Newman. Illustrazioni di L. Bell - cm 22,5 x 21 cod. EA314 - pp. 40 - € 12,50 (per gli abbonati € 10,63) TERRA NUOVA EDIZIONI

Luna Colomb bini

TERRA NUOVA EDIZIONI

(per gli abbonati € 11,48)

Prendendosi cura dei suoi tre alberelli, Bruno impara a conoscere la natura e a nutrire il proprio amore per l’ambiente di M. T. Rossler e B. Baldi - cm 21,7 x 25 - cod. EA192 pp. 32 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

STILI DI VITA

Helena Norberg-Hoodge

L’ ECONOMIA ECONOMIA

dellla FELICITÀ La rinascita r delle economie locali per una società più giusta

cibo

Con un ricco panorama delle esp perienze in Italia

Un invito all’ottimismo e all’azione per uscire dalla crisi utillizzando la forza e le risorse delle comunità e delle economie locali. Con approfondimenti sulla realtà italiana di Helena Norberg Hodge cm 14 x 19 - cod. EA223 pp. 144 - € 10,60

ANTONIO VIGILANTE

anche in ebook: EB051 - € 8,99

L’ECONOMIA DELLA FELICITÀ

A scuola coon la

MINDFULLNESS

5LŴHVVLRQL HG HVHUFL]L SHU SRUWDUH Oō(GXFD]LRQH %DVDWD VXOOD &RQVDSHYROH]]D QHOOD VFXROD LWDOLDQD

VIVERE SENZA SUPERMERCATO

anche in ebook: EB047 - € 9,49

VEGAN REVOLUTION Vegan, rivoluzione e amore: tre parole chiave per alleggerire la nostra impronta sul Pianeta e mettere in atto una piccola grande trasformazione quotidiana. di A. Meschi e B. Di Cesare cm 14 x 19 - cod. EA229 pp. 224 - € 10,50

Storia di una ex consumatrice inconsapevole Storia felice di una ex consumatrice inconsapevole PREFAZ LUCIA IONE DI STEFAN CUFFARO & IA ROSSIN I

Riflessioni ed esercizi per portare l'Educazione Basata sulla consapevolezza nella scuola italiana di Antonio Vigilante cm 14 x 19 - cod. EA228 pp. 248 - € 12,60 (per gli abbonati € 10,71)

(prezzo per gli abbonati € 9,01) Elena Tioli

A SCUOLA CON LA MINDFULNESS

Fare a meno dei supermercati salvaguardando salute, ambiente e portafoglio di Elena Tioli cm 15 x 21 - cod. EA218 pp. 144 - € 11,50

Diciamolo: il piacere di sfogliare un libro o una rivista di carta è insostituibile, così come è insostituibile il valore della biblioteca di casa, che parla di noi. Per questo a Terra Nuova abbiamo pensato al digitale non come un sostituto della carta, ma piuttosto come un modo per avere accesso a quella biblioteca ovunque vi trovate. Sarà capitato anche a voi di essere fuori casa e di voler sfogliare una pubblicazione dal vostro scaffale. Con i libri e la rivista di Terra Nuova ora questo è possibile, senza costi aggiuntivi. Basta acquistare un libro cartaceo o un abbonamento sulla nostra libreria online www.terranuovalibri.it: avrete in omaggio la versione digitale, da leggere su PC o su smartphone e tablet tramite la APP «Terra Nuova». www.terranuova.it

Mimmo Tring gale

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Spunti di vista di Christian Bobin

Quindici giorni di gelosia Avevo l’impressione che tu sposassi il mondo intero, eccetto me. Era il fanciullo in me che strepitava e faceva valere il suo dolore come moneta di scambio.

M

I HAI FATTO CONOSCERE, PERCHÉ TA CERLO, IL GRANDE DELIRIO DELLA GELO SIA. Niente somiglia di più all’amore e niente

gli è più contrario. Il geloso crede di testimoniare, con le sue lacrime e le sue grida, la grandezza del suo amore. Invece non fa che esprimere quella preferenza arcaica che ognuno ha per se stesso. Nella gelosia non ci sono tre persone, non ce ne sono nemmeno due, d’improvviso ce n’è una sola in preda ai sussulti della sua follia: ti amo, quindi sei legata da questa dipendenza, sei dipendente dalla mia dipendenza e mi devi accontentare in tutto e poiché non mi accontenti in tutto non mi accontenti in niente, e io ce l’ho con te per tutto e per niente, perché sono dipendente da te e perché non vorrei esserlo più, e perché vorrei che tu rispondessi a questa dipendenza. Il discorso della gelosia è inesauribile. Si nutre di se stesso e non cerca risposte, d’altronde non ne accetta nessuna – trottola, spirale, inferno. Ho conosciuto questo sentimento per quindici giorni, ma sarebbe bastata ampiamente un’ora per conoscerlo tutto. Al quindicesimo giorno l’inferno era passato, definitivamente. Per quindici giorni ho battuto i piedi nella brutta eternità delle recriminazioni: avevo l’impressione che tu sposassi il mondo intero, eccetto me. Era il fan-

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ciullo in me che strepitava e faceva valere il suo dolore come moneta di scambio. E poi ho visto che non ascoltavi quel genere di cose e ho capito che avevi ragione, profondamente ragione a non ascoltarle: il discorso della recriminazione non va ascoltato. Non c’è traccia d’amore in esso. Solo un rumore, un ripetere furioso: io, io, io. E ancora io. In capo a quei quindici giorni in un attimo si è squarciato un velo. Potrei parlare quasi di rivelazione. Ce ne fu una del resto. D’un tratto per me era lo stesso se tu sposavi il mondo intero. Quel giorno ho perduto una cosa e ne ho guadagnata un’altra. So benissimo cosa ho perduto. Ciò che ho guadagnato, non so come chiamarlo. So solo che è inesauribile. Il bambino furioso ci ha messo quindici giorni a morire. È poco tempo, lo so: in altri casi continua a regnare instancabile, per tutta la vita. Fu il tuo riso davanti alle mie recriminazioni a far precipitare le cose. È stato il genio del tuo riso che è penetrato dritto nel cuore del bambino despota, è stata la tua libertà che improvvisamente mi ha spalancato tutte le strade. Dopo la morte del bambino despota, e solo dopo quella morte, poteva venire l’infanzia – un’infanzia come un amore nomade, ridente, incurante dei titoli e delle appartenenze. l Tratto da Più viva che mai di Christian Bobin (AnimaMundi Edizioni, 2017). Disponibile su: www.suonidalmondo.com


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