Storia, misticismo, gastronomia e natura si fondono insieme in un territorio straordinario dove il mare incontra la montagna.
Un territorio caratterizzato dalla presenza di grotte e caverne dove, sin dalla preistoria, l’uomo ha trovato rifugio e spiritualità. Qui degrada verso il mare quella parte dell’altipiano della Sila denominata “greca” proprio per le influenze greche, bizantine e basiliane subite nel corso dei secoli. Enormi muraglioni di pietra testimoniano la presenza di civiltà lontane e misteriose che hanno caratterizzato fortemente l’identità e la storia di questi luoghi.
01. ALLA SCOPERTA DEI MISTERI DISSEMINATI LUNGO IL FIUME NICÀ
Cariati – Terravecchia – Scala Coeli – Campana – Mandatoriccio Questo itinerario parte dalla foce del fiume Nicà, l’antico Hilyas, che lambisce l’abitato di Cariati e prosegue nell’interno fino a raggiungere Campana, l’antica Kalasarna, alle pendici della Sila Greca, attraversando Scala Coeli, una piccola Matera con le numerose grotte scavate nel suo centro storico e Mandatoriccio, un tempo passaggio obbligato delle transumanze e oggi più moderna ma che conserva ancora antiche tradizioni come quella della lavorazione del ciocco per ricavare meravigliose pipe.
02 TRA LE GROTTE E I SAPORI TRADIZIONALI DELLA SILA GRECA
Pietrapaola – Mandatoriccio – Bocchigliero – Longobucco – Calopezzati Dalla suggestiva Pietrapaola (da Pietrapia che significa “luogo della rupe”) disseminata di grotte eremitiche, attraversando Mandatoriccio si giunge a Bocchigliero e Longobucco i due borghi più interni del nostro tour e più vicini al Parco Nazionale della Sila. Da qui si può partire per dei bei trekking alla scoperta di boschi e cascate o ci si può lasciare conquistare dai prodotti della gastronomia locale, insaccati e formaggi in primis, prima di ridiscendere verso la costa e giungere a Calopezzati col suo bel centro storico e le sue spiagge incontaminate.
03 DALLE ORIGINI DEI BRETTI ALLA CAPITALE DEI BINZANTINI ATTRAVERSO L’ARTE
Mirto–Crosia–Caloveto–Cropalati–Paludi–Rossano Dalla bella spiaggia di Mirto si risale verso l’entroterra seguendo il corso del fiume Trionto che, col suo ampio greto, funge da confine naturale. Sulla sinistra del greto i borghi di Mirto, Crosia e Caloveto suggestivo centro arroccato su un’affascinante rupe mentre, sull’altra sponda, quelli di Cropalati, Paludi e Rossano. Il primo storica sede di produzione di mattoni in cotto, il secondo ospita una delle aree archeologiche (Castiglione) più imponenti e affascinanti della regione e l’ultima, importante sede vescovile, rappresenta uno scrigno di storia, arte, religione, cultura e tradizioni.
ALLA SCOPERTA DEI MISTERI DISSEMINATI LUNGO IL FIUME NICÀ Il nostro itinerario nel territorio del GAL Sila Greca comincia da quel tratto di costa che lambisce l’abitato di Cariati località famosa per la Sardella, una conserva di pesce (bianchetti, ovvero sardine o acciughe neonate) misti a peperoncino essiccato e macinato e al finocchio selvatico, pianta tipica della macchia mediterranea.
Per risalire alle origini di Cariati occorre visitare la tomba a camera sotterranea risalente al 330 circa a. C., appartenente a un guerriero brettio e rinvenuta in località Salto (oggi esposta presso il museo di Sibari). Mentre l’attuale centro storico sorge
come fortezza in età bizantina e mantiene ancora oggi la sua cinta muraria che sovrasta le nuove abitazioni sorte lungo la costa dove, nei cantieri, i maestri d’ascia costruiscono ancora gli scafi in legno destinati a solcare il mare. Il borgo mantiene ancora oggi la sua cinta muraria (lunga 1 km) che sovrasta le nuove abitazioni sorte lungo la costa negli ultimi decenni. All’interno delle mura meritano di essere visitati il Palazzo Vescovile eretto nel ‘600 dal vescovo Francesco Gonzaga che conserva all’interno un’antica e bellissima biblioteca, il Seminario e numerose chiese e palazzi nobiliari. Per risalire alle origini di Cariati occorre risalire le colline alle sue spalle e giungere a Terravecchia luogo in cui lo storico francese F. Lenormant ipotizza l’ubicazione della mitica città di Chone, capitale degli italici Coni. Lo stesso nome “terra vecchia” sta ad indicare una porzione di territorio più antica distinta dalle nuove terre su cui venne poi, in seguito, edificata Cariati. Meritano di essere visitati il sito, in contrada Prujia, che fu probabilmente sede di un villaggio protostorico e che insieme con le Muraglie di Annibale di Pietrapaola e l’insediamento di Cerasello faceva da anello di comunicazione visiva con Castiglione di Paludi e un olmo secolare che ha superato i 210 anni e si trova nella piazza centrale del paese.
01. Alici schiattiate
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“Costruzione di barche dai maestri d’ascia di Cariati, uno degli ultimi centri di costruzioni nautiche presenti in Calabria”.
Proseguendo verso l’interno, passando attraverso il Bosco di Verro, raggiungiamo il borgo di Scala Coeli, toponimo che significa “Terra Scale”, attribuibile alla morfologia del luogo in cui le case si inerpicano lungo il pendio, sul quale sono state costruite, quasi a volere rappresentare una scala che sale verso il cielo. Alcuni ritrovamenti archeologici (una primitiva scultura in pietra, raffigurante la testa di un animale, ed i fossili di una grande stella di mare e di un pesce), individuati in alcune caverne di località Castelluccio, inducono a pensare alla presenza umana già in epoca enotria e greca al punto che, secondo lo studioso Franco Sacco, in questo luogo sarebbe avvenuta la famosa battaglia del 510 a.C. tra Sibari e Crotone. Nel centro storico si può ammirare arroccato sulla parte alta della collina il Castello medievale appartenuto alla famiglia dei Principi Spinelli, la Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta che conserva un prezioso pulpito in legno massello intagliato con ricami floreali a bassorilievo e, infine, le Porte dalle quali un tempo si poteva entrare ed uscire dal paese: Porta Balzo, Porta Piano, Porta Frischia e Portello. Proseguendo verso la Sila si giunge a Campana l’antica Kalasarna fondata, secondo la tradizione popolare, da Filottete eroe omerico fuggito da Melibea. A partire dal X-XII secolo cambia nome e diventa “Terra della Campana”, forse per la presenza di una grossa campana che serviva sia a ritmare il tempo del lavoro, sia a chiamare a raccolta i campagnoli in caso di pericolo. Questa località è famosa per le Pietre dell’Incavallicata monumenti misteriosi in arenaria, di cui uno a forma di elefante e l’altro di gambe di guerriero, che ancora fanno interrogare gli studiosi sulle loro vere origini che sorgono su una
collina dalla quale si può ammirare l’intero centro storico con la sua Torre Campanaria di epoca normanna. Nel territorio di Campana, anch’esso ricco di grotte naturali, sorsero tre monasteri calabro-normanni di cui non resta più nulla se non pochi ruderi mentre tra i prodotti artigianali sono da menzionare i canestri di «rastucciu», cioè di paglia, arricchiti con disegni sempre in paglia colorata di fiori, cavalli e volute. Riscendendo verso la costa è la volta di Mandatoriccio borgo di origine seicentesca che prende il nome dal suo fondatore, Teodoro Mandatoriccio di Rossano. E’ convinzione diffusa però che il nome derivi dal toponimo Mandràtoras (che significa padrone di mandrie) perché fino al secolo scorso Mandatoriccio è stata un’importante stazione di sosta per gli armenti, che si fermavano qui prima di raggiungere gli altipiani della Sila Greca, e qui era presente un sistema di abbeveratoi e di altre strutture utili a rifocillare uomini e mandrie. E’ qui, infatti, che si tiene ogni anno, nel mese di agosto, la Sagra del vitello podolico, prodotto di eccellenza del territorio. Ed è qui che è rinomata la produzione di formaggi e latticini ma, soprattutto, una delle botteghe artigianali più antiche dell’intera regione dove si producono, da oltre un secolo, pregiatissime pipe di radica, di notevole valore artistico, esportate in tutto il mondo: Calabria Pipe. Il marchio nasce nel 1969 con Vito Carlino erede di una lunga tradizione che fin dai primi anni del secolo scorso ha caratterizzato la storia di Mandatoriccio. I discendenti della famiglia Carlino sono veri e propri artisti che lavorano il ciocco con una tecnica tutta particolare che rende i loro pezzi unici. Da visitare il castello fatto costruire dal marchese Guidasso, oggi sede del comune, e la Torre dell’Arso torre di vedetta normanna fatta innalzare, dal Guiscardo dopo la resa di Cariati.
03. Pietrapaola, “Timpa del Castello” vista dalla “Grotta del Principe” 04. Mandatoriccio, “Torre dell’Arso”, costruzione difensiva di origine normanna
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07. 05. Scala Coeli, Ingresso abitazione incastonata fra le rocce 06. Campana, Pietra dell’Incavallicata 07. Pitta farcita con il maio
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08. Terravecchia, Resti dell’insediamento brettio nel parco Pruija
09. Longobucco, Torre Normanna e Santuario Mariano 10. Sacchetto longobucchese
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02 TRA LE GROTTE E I SAPORI TRADIZIONALI DELLA SILA GRECA Il nostro secondo itinerario prende il via dalla costa in direzione di Pietrapaola, suggestivo borgo sovrastato da un’enorme rupe arenacea, ricca di grotte, detta Timpa del Castello dove un tempo i monaci greco-bizantini si ritiravano alla stregua di eremiti. Poco prima di giungere al paese è possibile ammirare, su un poggio circondato da pini marittimi, lentisco e ulivi selvatici le Muraglie di Annibale, risalenti al IV-III secolo a.C., area archeologica punto di osservazione panoramico verso il centro abitato ma, soprattutto, parte dell’architettura difensiva posta in essere dai Brettii nel tratto di costa compreso tra Sibari e Strongoli (l’antica Petelia). Una volta giunti in paese merita di essere visitata la Grotta del Principe, singolare esempio di arte rupestre ricavato su un’altra conformazione rocciosa, detta Rupe del Salvatore, prospiciente l’antico borgo e la chiesa Madre di Santa Maria delle Grazie e tutta una serie di grotte minori che caratterizzano l’antico borgo. Proseguendo verso l’interno si passa da Mandatoriccio, che fino al secolo scorso era un’importante stazione di sosta per gli armenti, che si fermavano qui prima di raggiungere gli altipiani della Sila e si giunge a Bocchigliero, paese conosciuto per il movimento religioso dei “Santi” nato alla fine dell’800 e che ha interessato molto gli studiosi di antropologia. Qui merita di essere visitata la Chiesa Madre, la Torre Campanaria del 1400 e il Museo della Civiltà Contadina ma, soprattutto, le numerose
attrattive naturalistiche. E’, infatti, una destinazione ideale per gli appassionati di trekking perché con il Bosco della Fossiata, la Riserva Biogenetica di Macchia della Giumenta – San Salvatore, quella di Gallopane, il Bosco Basilicò, le Cascate del Vallone Falconara, quelle del torrente Basilicò e del torrente Laurenzana rappresenta una delle località a più elevato interesse naturalistico dell’intera area. Tra gli eventi di rilievo la sagra del maiale che si tiene nel mese di gennaio e il Campionato Regionale di Potatura di Ulivo che si tiene a cavallo tra i mesi di marzo e aprile. Da Bocchigliero si prosegue per Longobucco, passando per il cuore della Sila Grande, dove sorge il Centro Visite Cupone del Parco Nazionale sulle rive del Lago Cecita, il più grande della regione. Da visitare nel centro storico la Chiesa Madre di S. Maria Assunta, la Torre Civica e le famose botteghe artigianali di tessitura che con le loro coperte, gli arazzi e i pannelli hanno abbellito le case e le residenze di mezzo mondo. Tra le abitazioni del centro storico è facile imbattersi, nel periodo estivo, nei “pipu npilati” (peperoncini raccolti a filari e messi ad essiccare per la macinazione) che ornano i balconi delle case e, sempre in tema gastronomico, qui si produce “U Sacchiettu” un insaccato tipico che sta per ottenere il riconoscimento di presidio Slow Food. Anche Longobucco è punto di partenza per escursioni naturalistiche nelle Gole del fiume Trionto e in luoghi misteriosi e affascinanti come la montagna antistante il paese da cui si innalzano tre enormi macigni, nel più grande dei quali detto ‘A petra e ra gna zita’ ossia ‘la pietra della signora sposa’, c’è una caverna che domina la valle del Trionto in cui la
leggenda narra dimorasse il terribile Alibante, soldato di Ulisse. Da Longobucco si ritorna, costeggiando il fiume Trionto, sulla costa e, attraversato Mirto, si raggiunge Calopezzati la cui spiaggia (le dune di Camigliano) è anch’essa, come quella di Mirto, area SIC (Sito di Interesse Comunitario) e i fondali ricchi di posidonia oceanica. La strada che conduce al centro abitato ha alcuni punti panoramici come il Colle di Sant’Elia dal quale si può ammirare la Vallata del Trionto e la costa jonica mentre nel centro storico i luoghi di interesse sono il Castello Feudale Giannone, il Convento dei Riformati, la Chiesa Matrice e quella dell’Addolorata. La strada che conduce al centro abitato ha alcuni punti panoramici come il Colle di Sant’Elia dal quale si può ammirare la Vallata del Trionto e la costa jonica mentre nel centro storico i luoghi di interesse sono il Castello Feudale Giannone, costruito dai Normanni come semplice rocca e trasformato dagli Svevi in una elegante dimora, il Convento dei Riformati, la Chiesa Matrice e quella dell’Addolorata e la chiesetta di S. Maria delle Grazie delle Vigne. Di particolare interesse scientifico sono alcune forme calanchive definite a “dorso d’elefante” presenti soprattutto nell’area del campo sportivo, descritte e studiate per la prima volta negli anni ’60.
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11. Bocchigliero, Chiesa Matrice e Torre Campanaria 12. Tappeto di “sulla� fra gli ulivi 13. Mare Jonio
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14. Castagne 15. Crosia, panorama sul mare Jonio
03 DALLE ORIGINI DEI BRETTI ALLA CAPITALE DEI BINZANTINI ATTRAVERSO L’ARTE Il terzo itinerario prende il via da Mirto. Qui, sul mare, sorge un Sito di Interesse Comunitario chiamato Macchia della Bura i cui fondali antistanti sono ricchi di posidonia oceanica, una pianta acquatica basilare per l’ecosistema del mare. Qui, a circa 400 metri dal mare e ad 8 metri di quota, affiora una delle più grandi sorgenti dell’Italia meridionale a livello di piana alluvionale. Parliamo della sorgente di Cento Fontane, un fronte acquifero lungo più di 200 metri che scaturisce dal terreno incoerente, in corrispondenza di un gradino morfologico, alimentato dalla falda subalvea del Trionto. Tra i monumenti che meritano di essere visitati il Castello, risalente al XVII secolo, e la Torre cilindrica di Santa Tecla che si erge da un’altura posta alla foce del torrente Fiumarella e domina l’intera costa. Costruita nella seconda metà del XVI secolo faceva parte di un complesso sistema di avvistamento voluto dal vicerè di Napoli, Don Pedro di Toledo, di cui facevano parte anche l’Acquaniti di Pietrapaola, la Torre del Trionto, il Castello di Calopezzati e la Fortezza di Crosia. Erano utilizzate dai “cavallari” detti così perché controllavano il litorale, da torre a torre, muovendosi a cavallo. Da Mirto si risale, lungo il corso del Trionto, percorrendo la strada che conduce a Crosia, dove come una vedetta sorge la Torre del Giglio, oggi trasformata in un ristorante. Il piccolo borgo si affaccia sul mare e su Calopezzati ed è sovrastato dalla Chiesa di San Michele. Qui sorge il Casino Vota, uno dei tanti presenti nel territorio. Ritornando sulla strada principale che costeggia il Trionto si giunge, proseguendo verso l’interno, a Caloveto suggestivo borgo nato dopo l’insediamento di alcuni
monaci, intorno al IX secolo, e le cui origini probabilmente sono da ricercare tra le testimonianze brettie rivenute in località Cerasello, costruito su una rupe di arenaria disseminata di grotte tra le quali quella più famosa di San Giovanni Calybita da cui deriva il nome Caloveto. Numerosi palazzi nobiliari risalenti al periodo feudale danno bella mostra di sé nel centro storico come Palazzo De Mundo, Palazzo Pirelli e Palazzo Comite insieme con la Chiesa Madre del ‘300 e la Cappella di Sant’Antonio da Padova. Molto suggestivo il panorama che si gode, soprattutto al tramonto, da Cozzo Pupatolo, uno sperone roccioso che affaccia sulla Vallata del Trionto. Per raggiungere Cropalati bisogna ridiscendere sul greto del Trionto e attraversarlo percorrendo un ponte scenario, dopo 16 anni di assenza, della rinata antica Fiera del Ponte sul Trionto che si svolge nel mese di maggio. A Cropalati un filo di fumo bianco sta ad indicare che è ancora in funzione l’antica fornace Parrilla che dal 1832 produce a mano coppi, pavimenti, elementi da rivestimento con l’argilla che si trova nel territorio. Il borgo si trova a cavallo tra la vallata del Trionto e quella del Coserie, per rendersene conto basta salire sul Cozzo della Cresta dalla cima del quale si gode un panorama unico così come dal poggio sul quale sorge la Chiesa di Santa Maria ad Gruttam. Anche i dintorni di Cropalati sono disseminati di grotte, ci se ne accorge percorrendo la strada che conduce a Paludi, mentre nel centro storico merita di essere visitata la Chiesa Madre. Prima di raggiungere Paludi si attraversa il fiume Coserie dove, gli appassionati di torrentismo e di escursioni naturalistiche soprattutto nei mesi estivi possono cimentarsi in attività di torrentismo nella risalita delle sue gole, fino a raggiungere un impressionante canyon. L’attrattiva principale di Paludi è certamente l’area archeologica di
località Castiglione. Un centro fortificato Brettio vasto 35 ettari, edificato su un promontorio, dove è possibile ammirare i resti di un’imponente cinta muraria che delimita l’area e consente di allungare lo sguardo sulla vallata del Coserie, alcune torri di avvistamento e alcuni edifici. Da Paludi a Rossano, tappa successiva di questo itinerario, si attraversano i torrenti Colognati e Cerasia dove, per gli appassionati di trekking, si possono raggiungere e visitare le rispettive Cascate e l’ex Eremo di Sant’Onofrio. Prima di giungere a Rossano, seguendo la strada che conduce in Sila si giunge in località Cozzo del Pesco, un meraviglioso bosco di 102 tra castagni ed aceri secolari, che affaccia sul golfo di Corigliano. Poco più giù, scendendo verso il centro abitato, si incontra uno dei più importanti centri religiosi greco-bizantini del Sud Italia, il Monastero di Santa Maria del Patire (detto anche Patirion) splendida fusione architettonica di stili bizantino, arabo e normanno. Rossano sorge su un crinale imponente e trae il suo nome proprio da questa sua caratteristica morfologica, dal greco “rusion” (che salva) e “acron” (promontorio, altura). Passeggiare per i vicoli del centro storico riserva sempre delle sorprese per la varietà e quantità di monumenti e palazzi presenti tra i quali spiccano la Cattedrale dell’Assunta, le chiese di San Marco, della Panaghia, di San Nilo, di San Domenico, del Pilerio, di San Bernardino. Ma il tesoro di Rossano è rosso come la roccia sul quale sorge ed è il Codex Purpureus Rossanensis, un evangelario onciale greco del VI secolo, custodito nel Museo Diocesano scritto su pagine rossastre, che rappresenta uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento conservatisi. Rossano, infine, è famosa per la sua liquirizia, qui da oltre un secolo la famiglia Amarelli la produce e la esporta in tutto il mondo e ha realizzato anche uno storico museo. Da Paludi a Rossano, tappa successiva di questo itinerario, si attraversano i torrenti Colognati e Cerasia dove, per gli appassionati di trekking, si possono raggiungere e visitare le rispettive Cascate e l’ex Eremo di Sant’Onofrio. Prima di giungere a Rossano, seguendo la strada che conduce in Sila si giunge in località Cozzo del Pesco, un meraviglioso bosco di 102 tra castagni ed aceri secolari, che affaccia sul golfo di Corigliano che vi conquisterà per la quiete e la bellezza che lo caratterizzano. Poco più giù, scendendo verso il centro abitato, si incontra uno dei più importanti centri religiosi greco-bizantini del Sud Italia, il Monastero di Santa Maria del Patire (detto anche Patirion) splendida fusione architettonica di stili bizantino, arabo e normanno. Rossano sorge su un promontorio imponente e trae il suo nome proprio da questa sua caratteristica morfologica, dal greco “rusion” (che salva) e “acron” (promontorio, altura). Passeggiare per i vicoli del centro storico riserva sempre delle sorprese per la varietà e quantità di monumenti e palazzi presenti tra i quali spiccano la Cattedrale dell’Assunta, le chiese di San Marco, della Panaghia, di San Nilo, di San Domenico, del Pilerio, di San Bernardino. Ma il tesoro di Rossano è rosso come la roccia sul quale sorge ed è il Codex Purpureus Rossanensis, un evangelario onciale greco del VI secolo, custodito nel Museo Diocesano scritto su pagine rossastre, che rappresenta uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento conservatisi. Scendendo verso il mare, a pochi metri dalla spiaggia, sorge la Torre Normanna detta di Sant’Angelo o Stellata per la sua particolare architettura a pianta stellare con quattro bastioni a punta di diamante. Rossano, infine, è sede di una fabbrica antichissima famosa per la lavorazione della liquirizia. Qui da oltre un secolo la famiglia Amarelli la produce e la esporta in tutto il mondo e ha realizzato (nel 2001) anche uno storico museo.
16. Caloveto, Grotta San Giovanni Calibyta 17. Cropalati, Chiesa Santa Maria Ad Gruttam
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18. Rossano, Torre Sant’Angelo 19. Rossano, Codex Purpureus Rossanensis 20. Paludi, Chiesa Sant’Antonio
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