Joshua Stock e Mary Andry erano buoni amici. Tutt'e due avevano 14 anni. Joshua era alto, capelli castani e occhi verdi. Mary era abbastanza alta, capelli biondi e occhi di un verde acqua. Joshua viveva in una casetta di campagna nel Galles e Mary viveva a qualche miglio da lì, in una casa in legno a due piani. A Joshua non piaceva quando qualcuno lo disturbava mentre era intento a guardare le stelle, quando qualcuno non lo lasciava concentrato mentre faceva qualsiasi cosa. Mentre Mary era una ragazza tranquilla, gli piaceva scrivere e alcune volte si immergeva in un mondo tutto suo al punto che, alcune volte, non sentiva cosa gli dicevano i genitori. L'unica cosa che avevano in comune era che gli piaceva la storia del mondo antico, infatti quel giorno dettero una notizia fantastica al telegiornale. Joshua si svegliò nel suo caldo letto. Il cinguettare degli uccelli lo rendeva molto felice come il sole che penetrava nella finestra. Si stiracchiò e poi sbadigliò. Aprì la porta e scese le scale in legno. «Buongiorno!» urlò quando arrivò in salotto, ma si accorse che non c'era nessuno in casa. Allora entrò in cucina e prese una ciotola e ci mise un po' di latte e cereali. Quindi prese il telecomando e accese la televisione, nella quale c'era il tele-giornale del mattino.
«E adesso colleghiamoci nella foresta di Tiwy in Galles.». In televisione apparvero le riprese della foresta al suo interno. Ripresero un uomo e una donna con in mano un microfono. «Allora, lei ha trovato questo palazzo?» chiese la donna. «Sì, è apparso dalla nebbia che circondava la foresta.» rispose l'uomo. «Ma perchè lei stava qui a quell'ora?» chiese ancora la donna. «Io sono un archeologo. Avevo localizzato dei resti di colonne antiche ma non le ho trovate, purtroppo. Ma mentre camminavo è apparso dalla nebbia questo splendido palazzo.» rispose l'uomo mentre le riprese andavano a inquadrare un palazzo signorile. Il portone di entrata era molto grande. Dal secondo piano si cominciavano a vedere torri che sembravano toccare le nuvole. Il muro era in pietra. «Le visite a questo palazzo saranno aperte tra circa tre settimane! Linea allo studio.» annunciò lo donna. Suonò il campanello, Joshua non si mosse. Pensava ancora a quel fantastico palazzo. Ma quando sentì il secondo suono al campanello ritornò alla realtà. E solo allora si rese conto che i genitori era partiti da due giorni per il sedicesimo anno di anniversario. I genitori l'avevano lasciato con una baby-sitter, molto anziana. Andò ad aprire la porta. Davanti a lui apparve una donna con un vestito giallo a fiori arancioni. I capelli grigi stretti in uno chignon. «Buongiorno, signora Mason!» esclamo Joshua. «Ciao, caccoletta!» rispose la signora Mason sorridendo. Pur essendo vecchia l'anziana signora era molto divertente. «Cosa facciamo oggi?» chiese lei. «Aspettiamo.» rispose Joshua. Passarono tre settimane. Il giorno della visita era iniziato. Joshua chiamò Mary per invitarla alla visita. «Certo! Tanto oggi non ho niente da fare! Ci vediamo lì a mezzo giorno, quindi?» «Sì! Ora devo andarmi a preparare, ci vediamo!» disse Joshua. Prese uno zaino dove mise due panini e due bottiglie d'acqua. Si mise dei jeans e una T-Shirt nera. Era mezzo giorno. La signora
Mason non era lì perchè stava male. I genitori del ragazzo non erano ancora tornati dal viaggio. Joshua uscì di casa in fretta. Aspettò l'autobus che arrivò circa dieci minuti dopo. Il bus passò per il centro della città e quando passò oltre il parco entrò in un tunnel. Quando ne uscì, Joshua si trovò davanti a un immenso verde. Anche se poco i raggi del sole riuscivano a penetrare nell'immensa foresta di Tiwy, nel Galles. La porta dell'autobus si aprì ed uscì solo Joshua con il suo zaino sulle spalle. Girò un angolo, indicato da un cartello. E davanti a lui apparve un castello. Da cui spuntava alte torri in pietra. Davanti al portone c'erano solo dieci persone! Tra cui anche Mary. «Hey, Joshua!» urlò la ragazza. «Ciao, Mary!» urlò a sua volta il ragazzo mentre correva verso di lei. Davanti al portone c'era anche la guida. Era uno di quei tipi: “non mi devi contraddire o ti mangio vivo!”. «Salve io sono la guida. Mi chiamo Annah Black!» disse Annah con la sua voce squillante. «Ora entreremo.» annunciò la guida. Aprì il portone e le dieci persone, undici comprese la guida, si trovarono davanti un immenso salone. Corridoi spuntavano da ogni parte. E al centro, nel fondo della sala, partiva un'immensa scalinata. Il pavimento era in marmo bianco, sopra disegnati dei fiori viola. Le pareti erano in marmo ed erano molto simili al pavimento. Nessuno entrava lì da tempi immemorabili. Chissà quante storie sono girate intorno a questo palazzo, pensò Mary. Nessuno poteva pensare o sapere che questo posto ospitasse umani e creature fantastiche...
Un cavaliere galoppava con il suo cavallo nero verso una cittadina fortificata. Abbassarono il ponte levatoio e lo fecero entrare. Galoppò ancora finchè non arrivò ad un negozio di artigianato. Scese dal cavallo. Estrasse la spada dalla sua fodera e aprì la porta con un calcio. La spada era nera come la pece. Il negozio era pieno di scaffali con delle opere fatte dall'artigiano. Il cavaliere cominciò a distruggere ogni cosa che trovava davanti a sé. Dal retrobottega spuntò un uomo paffutello con capelli grigi. «Ma che fa?» domandò l'artigiano prima di accorgersi chi aveva davanti. «Ora tu vieni con me!», quindi lo prese e lo scaraventò fuori dal negozio. Gli puntò la spada. Lui salì a cavallo e il cavaliere lo imitò prendendo le redini. «Locket, tieniti a me per non cadere!» ordinò il cavaliere con una voce sibilante. «Ma cosa...? Come fa a conoscere il mio nome?» chiese Locket sconcertato. «Io sono l'imperatore del Regno Oscuro. Io conosco tutti.» rispose con un ghigno il cavaliere. Galopparono finchè non arrivarono alle mura, questa volta però con un gesto della mano aprì il portone delle mura. E con un altro fece abbassare il ponte
levatoio. L'artigiano era rimasto a bocca aperta. Era nelle mani del Re Oscuro. L'occhio di Locket cadde sulla spada, coperta dalla fodera. Si diceva che la sua spada fosse fatta in ossidiana e derivava dal Vulcano Nero. Si dice anche che fu forgiata dai migliori Nani Oscuri. Il Regno Bianco combatteva da molti anni con il Regno Oscuro. Sin dalle origini della terra il Lato Bianco è sempre stato in conflitto con il Lato Nero. Molte guerre, molti sacrifici. Il Lato Nero ora si stava rinforzando. E il Re Oscuro in persona aveva rapito il vecchio artigiano. Locket non sapeva che fare. Ora aspettava solo un aiuto. Ma non arrivò. Il cavallo del Re sfrecciava così velocemente che non si riusciva a vedere nulla. A Nord s'intravedevano delle nuvole minacciose. Il vento soffiava verso Sud e a poco cominciò a piovere. Continuarono il loro viaggio a cavallo. Prima passarono su di una stradina in ghiaia. Poi si trovarono davanti un ruscello molto veloce. Lo traversarono sempre sopra il cavallo. Il Re ogni tanto emetteva un sibilo come un serpente. Locket si guardava intorno pensieroso. Che gli sarebbe successo? E dove lo stava portando? E perchè proprio lui? Tutte queste non domande non avevano una risposta. Forse lo avevano incastrato in qualche cosa o forse era tutto un sogno. L'anziano artigiano si teneva forte al cavaliere. Si chiedeva cosa avesse fatto per meritarsi questo. Perché andare nelle mani del Re Oscuro? Pioveva molto forte e il sole stava per calare dietro alle verdi colline. A Nord s'intravedeva una foresta. La Foresta Grigia. Quel posto fu episodio di grandi battaglie. Come quella dei giganti ma soprattutto quella dei “due Lati”. Il vecchio era pensieroso e impaurito allo stesso tempo. Si chiedeva ancora cosa gli avrebbero fatto, cosa gli sarebbe successo. Il cavallo si fermò. Locket, assorto nei suoi pensieri, sussultò. Il Re era già sceso, afferrò il vecchio artigiano e lo buttò per terra. «Alzati, vecchio!» ordinò sibilando. Lui si alzò e alzò lo sguardo. Davanti a loro si innalzavano alberi centenari dall'aspetto minaccioso. «Dove mi porta?» chiese l'artigiano sapendo che non avrebbe ricevuto una risposta. Davanti alla Foresta Grigia c'era un cancello molto grande. Era nero e molto arrugginito. Un coltre di
nebbia avvolgeva tutt'intorno alla Foresta. Delle ortiche spuntavano davanti al cancello. Della rampicanti, invece, avvolgevano in alcuni punti il cancello, come per proteggerlo. Sul cancello c'era una specie di scudo, infatti ogni tanto sembrava luccicare. Locket rabbrividì. Con la pioggia la Foresta pareva molto terrificante. Il sole stava per calare definitivamente. «Muoviti!» sibilò. Il Cavaliere si diresse al cancello e traccio con un dito una “S”. Il cancello si aprì cigolando. Il vecchio lo seguì. Quando il vecchio entrò sentì come una brezza trapassargli il corpo. Camminarono molto. A poco il sole scomparve lasciando il suo posto alla luna. Le stelle non si riuscivano a vedere sotto alla fitta vegetazione della Foresta. Il coltre di nebbia andava via via divenendo più fitto. D'un tratto il Re si fermò. Davanti a loro c'era un grande masso. Il muschio pareva che stesse prendendo il posto della pietra. L'aria lì era molto umida. Il vecchio Locket era molto preoccupato. Il Cavaliere tocco la pietra tracciando questa volta una “T”. Non successe nulla. Ma all'improvviso il terreno cominciò a tremare. Il masso si spostò lasciando scoperta una scalinata ripida. Locket con i suoi piedi grassottelli aveva difficoltà a scendere i gradini. Finchè non arrivarono in fondo. Davanti a loro si estendeva in lunghezza un tunnel buio. Il soffitto era basso e da lì delle goccioline d'acqua cadevano sulla testa dell'artigiano. Ogni volta che il Re faceva un passo un rumore metallico rimbombava nel buio tunnel. Camminarono finchè non arrivarono alla fine del tunnel, illuminato debolmente da una torcia. E ora un'altra scalinata. Questa volta in marmo bianco. Quando raggiunsero il pianerottolo che stava in cima alla scalinata si trovarono davanti a una porta. C'era un grande pomello a forma di viverna con una “S” incisa sopra.