opere fotografate da
Veronica Gaido
Aeroporto Galileo Galilei Pisa
Organizzatori / Organizers Fondazione Henraux Vecchiato Art Galleries SAT - SocietĂ Aeroporto Toscano Main Sponsor
Since 1821
Coordinamento mostra / Show coordination Manuela Della Ducata - Fondazione Henraux Alice Baldan - Vecchiato Art Galleries Mostra cura di / Show curated by Enrico Mattei Testi di / Essays by Paolo Carli Gina Giani Enrico Mattei Costantino Paolicchi Cinzia Vecchiato Traduzioni / Translation Giorgia Baldrocco Arcadia Lingue Fotografi / Photographers Veronica Gaido Alberto Lisi Gabriele Danesi Nerino Campesato Impaginazione e Stampa / Layout and Printing Bandecchi & Vivaldi srl, Pontedera ISBN: 9788890629952
Ringraziamenti / Thanks to Alice Baldan Leonardo Bargagna Federico Baroni Massimo Cantoni Daniele Carugini Eugenio Ciandri e staff Manuela Della Ducata Paolo Giovenali Serena Guidotti Marco Macelloni Michela Nieri Constantino Paolicchi Giuseppe Pieretti Gualberto Poli Matteo Sisti Eugenio Voltolina
Con il Patrocinio di / With the Patronage of
Comune di Pisa
Comune di Forte dei Marmi
Comune di Lucca
Aeroporto Galileo Galilei Pisa
“La presenzadialSAT Galilei opere e sculture famaterritorio interna“L’impegno neldipromuovere l’arte degli e la artisti culturadi del ha consolidato negli anni dell’Aeroporto di Pisa come vetrina zionale in partnership conil leruolo aziende del settore lapideo e dei laboradel culturaleè di cui la Toscana gode. presenza di opere tori patrimonio di scultura toscani, ormai una costante dal La 1998. L’arte, del resto, etrova sculture negli spazi del “Galilei” è diventata dal 1998 la caratteristica una collocazione quasi naturale nel nostro aeroporto poiché è distintiva aeroporto, chelapuò accogliere visitatori in un vero e anch’essadel unnostro viaggio, sia per chi crea che per i chi la osserva, verso proprio museoreali all’aperto. In una giornata di sole i giardini dell’Aeroporto mondi nuovi, o immaginari, ed un incontro tra i valori, gli ideali e i di Pisa, impreziositi di artistiGrazie e scultori di grande fama, sono simboli dell’artista edalle del opere suo pubblico. al proprio ruolo di Porta adella mioToscana, avviso trail leGalilei più belle “sale d’attesa” aeroportuali e come tali sono di Pisa si propone di essere una vetrina della apprezzate dai nostri regione affacciata sulpasseggeri. mondo, un portale fisico capace di comunicare Principale d’accesso alla Toscana, il “Galilei” offreinai primo suoi passeggeri i valori e porta l’identità del nostro territorio, mettendo piano gli il primo e ultimo assaggio dei valori e dell’identità della nostra regione, artisti con i loro capolavori e le aziende toscane che collaborano alla promuovendo al tempo stesso uno scambio con le diverse culture che loro realizzazione. ogni giorno si intrecciano in aeroporto. Quest’anno, grazie alla partnership con la fondazione Henraux, le opere Quest’anno, grazie alla partnership con la fondazione Henraux, le opere di Paola Epifani, in arteMaria Rabarama, stabiliscono con con lo spettatore un fordel Maestro Giovanni Manganelli stabiliscono lo spettatore un te legame coinvolgendolo nel percorso interiore dell’artista e della sua rapporto profondo in cui le sculture sembrano prendere vita, muoversi dell’esistenza. alla Fondazione e aMiracoli” Rabaraevisione guizzare in un mare Siamo di erba.grati In pratica una piccolaHenraux “Piazza dei ma per l’interesse per le sensazioni le opere susciteranche anticipa in scalaartistico ridotta ile famoso prato che che circonda la Torre. Siamo no nei nostri passeggeri e che si legheranno al ricordo dell’Aeroporto grati alla Fondazione Henraux e al Maestro Manganelli per le emozioni Galilei alla sua città”. che le eopere susciteranno nei nostri passeggeri e che si legheranno immancabilmente all’Aeroporto Galilei e alla sua città”.
“The presence at to Pisa International Airport of inworks of art sculptures “SAT commitment promoting art and culture its region hasand strengthened theinternationally role played byrenowned Pisa Airport as a with showcase of Tuscany of cultural heritage. by artists, the partnership the companies Thethe presence of sculptures and workssculpture of art has become ahasdistinctive of stony field and of the Tuscan workshops, been a feature of our airport, which since 1998 welcomes visitors in a real “open distinctive feature since 1998. Art finds an almost natural location at our air” museum. the- both gardens of Pisa Airport, enriched by airport, becauseInis sunny itself adays, journey for whom creates it and for whom masterpieces of worldnew famous artists, well be ones, considered the observes it – towards worlds, real ormay imaginary and anamong encounter most beautiful airport lounges, and are of enjoyed by our among the values, the waiting ideals, and the symbols the artist andpassengers of his/her as such. public. Thanks to its role of Gateway to Tuscany, Pisa International Airport Galilei Airport, main gateway Tuscany, offers itsthepassengers both proposes to be the a showcase of the toregion overlooking world, a physithe first and last taste of Tuscany values, at the same time stimulating cal portal able to communicate the values and identities of our territory, an exchange among the different cultures that every day meet inside the bringing in foreground the artists with their masterpieces and the Tuscan airport. companies, which collaborate to their creation. This year, thanks to the partnership with the Henraux Foundation, the This year, thanks to our partnership with the Henraux Foundation, Giovanni works Paola Epifani, known in establish the art world as Rabarama, establish a Maria by Manganelli’s masterpieces an intense relation with visitors: strong bond with the viewer, by involving him/her in the interior path of the sculptures seem to come alive, moving and leaping in a sea of grass, a little artist andof of her vision of the existence. Wesmaller are grateful to the Henraux “Square Miracles” anticipating on a much scale the famous lawn Foundation to Rabarama forare thegrateful artistic tointerest and for the feelings surrounding and the Leaning Tower.We Giovanni Maria Manganelli that the Henraux works will arouse inforour andthese that masterpieces will bond to will the and the Foundation thepassengers emotions that memory of our airport and Tuscany” arouse in our passengers and that will be surely bound to the memory of Pisa and its Airport”.
Gina Giani Giani Gina AmministratoreDelegato DelegatoeeDirettore DirettoreGenerale GeneraleSocietà SAT Società Aeroporto Toscano Galileo Galilei S.p.A. Amministratore Aeroporto Toscano Chief Executive Officer & General Manager Società Aeroporto Toscano Chief Executive Officer & General Manager SAT Società Aeroporto Toscano Galileo Galilei S.p.A.
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La Fondazione Henraux, che mi onoro di presiedere, dalla data della sua costituzione – appena due anni fa – ha già avuto modo di farsi conoscere e apprezzare in ambito nazionale legando il proprio nome a iniziative prestigiose, come “Volarearte” presso l’aeroporto di Pisa, come l’istituzione del Premio Internazionale di Scultura Henraux, come l’allestimento della grandiosa installazione dello scultore Mimmo Paladino in piazza Santa Croce a Firenze. In questo anno 2013 la Fondazione compie un significativo passo avanti nell’affermazione della propria politica culturale con un programma di importanti eventi artistici, tra cui una serie di esposizioni della scultrice Rabarama. L’incontro con Rabarama, e la collaborazione che ne è scaturita, rappresentano per la Fondazione un momento molto significativo, dove si coniugano l’esperienza di un’azienda come l’Henraux, che ha alle spalle quasi due secoli di attività e di grandi realizzazioni in ogni angolo della Terra, e la volontà espressa dalla stessa Fondazione e dal suo Consiglio di Amministrazione di agire a favore della scultura, per ricostituire un polo artistico internazionale a Querceta, riprendendo e attualizzando il progetto che Erminio Cidonio sviluppò negli anni Sessanta del Novecento. Innegabilmente siamo stati attratti, colpiti, affascinati dalle opere monumentali dell’artista italiana, forse anche per il fatto che il nostro lavoro ci pone ogni giorno a contatto con i fenomeni architettonici e urbanistici più rilevanti, negli Stati Uniti così come nel Medio e nell’Estremo Oriente, tanto che abbiamo acquisito una buona predisposizione e una particolare attenzione per il monumentale, inteso come moderna espressione del rapporto critico simbolico e concettuale, tra l’uomo e la sua realtà storica e culturale, tra l’uomo e la propria città, il proprio ambiente. Scultura e architettura possono interagire e dialogare per offrire spazi urbani
di crescita e di confronto, di riflessione in luoghi impensati ma capaci di ospitare arte contemporanea. E ci ha attratto il suo tipo di arte, un’Arte percepibile e fruibile dagli oltre quattro milioni di passeggeri che ogni anno passano dall’aeroporto pisano, non più soltanto un importante luogo di transito ma anche un luogo d’incontro. Nell’anno 2013 Rabarama è presente con una serie di grandi sculture, alcune delle quali sono state realizzate presso i laboratori dell’Henraux a Querceta in collaborazione con lo Studio di Scultura Massimo Galleni di Pietrasanta, in diversi luoghi e città toscane. Sue opere monumentali sono esposte nell’ambito dell’ormai affermata iniziativa “Volarearte”, sostenuta e organizzata dalla Fondazione Henraux, dalla Vecchiato Art Galleries e dalla SAT – Società Aeroporto Toscano, negli spazi espositivi esterni dell’Aeroporto G. Galilei di Pisa, che per due anni ha ospitato le opere dello scultore Giovanni Maria Manganelli. Altre ancora, sono collocate sulla spiaggia di Forte dei Marmi, presso alcuni stabilimenti balneari e alberghi tra i più noti e frequentati della rinomata cittadina versiliese, dove resteranno esposte durante tutti i mesi estivi. Alla conclusione della stagione estiva le stesse opere si sposteranno a Lucca, dove saranno accolte in luoghi pubblici della città che festeggia i cinquecento anni dalla costruzione delle sue celebri mura, per iniziativa del Comune di Lucca, dell’Associazione Industriali della Provincia di Lucca, del Rotary Club e dell’Istituzione Opera della Mura di Lucca. Paolo Carli Presidente di Henraux SpA e della Fondazione Henraux
Since its foundation – just two years ago –, Fondazione Henraux, which I am honoured to chair, has already had a few opportunities to be known and praised in Italy by associating its name to some prestigious initiatives, such as “Volarearte” at Pisa Airport, the Henraux International Sculpture Award, the grand installation sculpted by Mimmo Paladino in Piazza Santa Croce in Florence.This year, 2013, the Foundation makes a big leap forward in its cultural policy by launching a number of important art events, including a series of exhibitions by sculptor Rabarama. Meeting Rabarama and the ensuing partnership have been very meaningful events for the Foundation, where the experience of such a company as Henraux, with its nearly two centuries of work and great projects everywhere in the world, meets the intention expressed by the Foundation and its Board of Governors to support sculpture and give an international art centre back to Querceta by taking up and updating the plan that Erminio Cidonio developed in the 1960s. There is no doubt that we have been attracted, impressed, charmed by the monumental works of the Italian artist, maybe partly because every day our work brings us in contact with the most important architectural and urban trends, as much in the United States as in the Middle or in the Far East, to such an extent that we have gained a good aptitude for and a special keenness on everything monumental, in the sense of the modern embodiment of the symbolical and conceptual critical relationship between man and his historical and cultural environment, between man and his city, his own milieu. Sculpture and architecture can interact and talk with each other to provide urban spaces where people can grow and share experiences, where people can reflect in unexpected places which are nonetheless suitable receptacles of contemporary art.
And we have been attracted to her kind of art, an Art that can be perceived and enjoyed by the over four million passengers a year who fly to and from Pisa Airport, no longer an important place of connection but a place of socialisation too. In 2013 Rabarama will feature a number of large sculptures, some of which have been realized at Henraux workshops in Querceta with the support of Massimo Galleni sculpture studio in Pietrasanta, in several places and cities across Tuscany. Some of her monumental works are exhibited as part of the successful “Volarearte”, an initiative supported and organised by Fondazione Henraux, Vecchiato Art Galleries and SAT – Società Aeroporto Toscano (Tuscan Airport Corporation) in the exhibition areas outside G. Galilei Airport in Pisa, which hosted Giovanni Maria Manganelli’s sculptures in the last two years. More of her works are placed on the beaches and hotels at Forte dei Marmi, in some of the best known and most popular lidos of the famous town in Versilia where they will be displayed all through the summer. At the end of summer, such works will move to Lucca, where they will find a home in some public areas around the town, which will be celebrating the fifth hundredth anniversary of its famous walls, an initiative of the Municipality of Lucca, Associazione Industriali (Industrialists’ Association) of the Province of Lucca, Rotary Club and Istituzione Opera della Mura di Lucca.
Paolo Carli Chairman of Henraux SpA and Henraux Foundation
Il nucleo galleristico Vecchiato nasce a Padova a metà degli anni ’80, precisamente nel 1986. Il suo fondatore Dante Vecchiato (mio fratello), allora 30enne, guidato dal suo amore per l’arte e il suo grande spirito di libertà apre la prima sede della galleria nel cuore del centro storico. Io avevo 21 anni e iniziavo a frequentare il mondo delle gallerie d’arte attraverso gli occhi, le emozioni e le gambe di mio fratello. L’ho affiancato in ogni suo progetto, organizzando i vari eventi che si susseguivano in galleria, dalla progettazione e realizzazione di una mostra, alla preparazione di una fiera, al rapporto con gli artisti e con i collezionisti, sempre dietro le quinte, con grande entusiasmo, orgogliosa di poter contribuire allo sviluppo e al successo della nostra galleria in Italia e nel mondo. Credo che per capire veramente il mondo dell’arte, per comprenderne il senso più profondo, bisognerebbe piazzare una telecamera nella segreteria organizzativa di una galleria d’arte. E’ da lì che nasce tutto, la segreteria è il quartier generale, in pochi metri quadrati “viviamo e risiediamo” per giorni, si prendono decisioni e si gestiscono i tanti imprevisti, è li che si nasconde la parte più intima di una galleria, è dal “dietro le quinte” che partono l’energia, le idee, i confronti, i commenti. Come fa una monoposto di Formula uno al pit stop, dopo aver corso si lascia abbracciare, si lascia mettere a posto dalla sua squadra. Perché organizzare una mostra ti obbliga ad essere più persone contemporaneamente, ti porta ad utilizzare livelli di comunicazione, toni ed espressioni sempre diversi. Bisogna trasformarsi in pochi secondi. Si passa velocemente dall’inglese all’italiano, dal sorriso per i collezionisti, al tono semi-arrabbiato con trasportatori o tipografia che sono costantemente in ritardo. E poi ancora dall’imbarazzo di scegliere le parole giuste per parlare con esperti d’arte
e giornalisti, per poi essere coinvolgenti con gli sponsors che ci sosterranno. Continui cambi di tono, di modalità e finalità di comunicazione. E quando ci sente un po’ frastornati, bastano due minuti fuori dalla porta principale per riprendere fiato. La mia esperienza ventennale da “dietro le quinte” mi ha fornito tutte le conoscenze per portare avanti il progetto e il sogno di mio fratello che è diventato anche il mio sogno. Grazie a tutte le persone che hanno reso possibile la realizzazione di questo evento.
Cinzia Vecchiato Direttore Artistico Vecchiato Art Galleries
The Vecchiato art gallery unit was formed in Padua in the mid 1980s, specifically in 1986. Its founder, Dante Vecchiato, my brother who at the time was 30 years old, opened the first branch of the gallery in the heart of the historic centre, driven by his love for art and his great spirit of freedom. I was 21 years old and began to attend the world of art galleries through the eyes, emotions and footsteps of my brother. I participated in every project always from behind the scenes and with great enthusiasm, organizing the various gallery events that developed in quick succession, from the design and implementation of a show to the preparation of an art fair, collaborating with artists and collectors, proud to contribute to the development and success of our gallery in Italy and throughout the world. I believe that to truly understand the world of art, to understand the deeper meaning, a video camera should be placed in the administration office of an art gallery. It’s the nerve centre where eveything is brought to life, “we live and reside” in a few square metres for days, making decisions and managing the unexpected, that’s where the most intimate part of a gallery lies, from “behind the scenes” energy, ideas, comparisons and comments are derived. What does a Formula one car do at a pit stop after having been raced, it hands itself over to it’s team to be embraced and put away, because to organize an exhibition forces you to be many people simultaneously, to use different forms of communication, tone and expression. You need to transform yourself within a few seconds.You flit from English to Italian, smile at collectors, adopt a semi-angry tone with the transporters or printers that are consistently late. And then the embarrassment of choosing the right words to speak with art experts and journalists and to engage with the sponsors that support us. Continuous changes of tone, manner and commu-
nication mode. And when we feel a bit dazed, all we need are two minutes outside the main door to catch our breath. My twenty years of experience “behind the scenes” gave me all the knowledge I need to carry out the project and dream of my brother, who also became my dream. Thanks to all the people who have made the production of this event possible.
Cinzia Vecchiato Art Director Vecchiato Art Galleries
ALIS GRAVE NIL Enrico Mattei
Rabarama si definisce scultore e la sua ricerca artistica ha raggiunto un grado di evoluzione grazie ad una nuova visione della vita, alla scoperta di una continuità oltre la materia che prende forma, nel caso specifico di questa mostra monumentale, con l’utilizzo del marmo bianco del Monte Altissimo. Cimentarsi in quello che è stato il materiale scelto da scultori come Michelangelo non è cosa da poco per chi nella vita; come la nostra artista predilige una tecnica e ne fa la sua ragione di vita, molti artisti pur essendo scultori hanno preferito abbandonare presto il marmo, e alcuni hanno addirittura deciso di non toccarlo neppure, un materiale troppo pregiato per essere lavorato e allo stesso tempo, utilizzato da molti, dai più, da sempre, e per questo che secondo alcuni dovrebbe essere lasciato in pace. Rabarama invece si mette alla prova, riesce a far dialogare il materiale con il suo luogo di origine, dal blocco registra un’esperienza che inquadra e fissa quella visione da cui nascerà una nuova forma, la sua analisi insiste sul perché dell’esistenza umana, sculture sempre diverse le une dalle altre proprio come le persone. Restituire al luogo il suo prodotto ma sotto una nuova veste, non deturpare ma trasformare e dare un’altra vita alla materia con visioni ed emozioni nuove, affinché riesca a comunicare un linguaggio universale comprensibile a tutta l’umanità attraverso forme e segni. Il legame che s’instaura con il mondo circostante e in particolar modo con il territorio che ha visto nei secoli l’escavazione e la lavorazione del marmo in quelle cave coltivate al chiuso e all’aperto, in quel cielo, in quello spazio esterno in cui Rabarama interviene restituendo bellezza, positività e migliorando la velocità del quotidiano vivere e dell’ambiente stesso. Il legame con la storia, quei blocchi che dalle montagne scendevano a mare per essere poi imbarcati sui navicelli per andare in ogni parte del mondo, adesso si trasformano in quelle famose figure umane che osservano il mare e le montagne da cui provengono e partono. L’esigenza del recupero della dimensione spirituale nella ricerca dell’artista, si esprime anche nel contatto con la parte più intima di noi stessi, con le esigenze più nascoste, si concilia anche con il forte bisogno di rallentare i propri ritmi di vita, di liberarsi dalla frenesia quotidiana che impedisce di vedere, capire e vivere i segreti più profondi del nostro essere e della natura che ci circonda. Alcuni autori latini, hanno in passato evidenziato l’importanza del riprendersi il proprio tempo, l’importanza di ricavare uno spazio della nostra giornata nel quale il tempo non sia la dimensione del fare e del finire, ma sia anche la dimensione nella quale spegniamo ogni tipo di accessorio e ci guardiamo intorno. Il ricorso odierno dell’arte contemporanea ai capisaldi della filosofia, della letteratura, della stessa storia dell’arte, altro non è che un sintomo della società in cui viviamo dove il quotidiano vivere appare come una colonizzazione dello spazio interiore da parte di oggetti, di immagini e di suoni che letteralmente non lasciano più tempo per riflettere, stare da soli, pensare e ascoltare. Lo spazio interiore è a tal punto colmo di
cose irrelate che risulta difficile trovare un momento per quella penetrante e profonda solitudine dalla quale nasce l’ispirazione artistica o l’intuizione filosofica. Sempre più soli forse ci troviamo in spazi, o meglio in “non luoghi”, in strutture necessarie per la circolazione accelerata delle persone come gli aeroporti, spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, porte di accesso a un cambiamento reale o simbolico che di fatto non trasforma veramente. Tutti transitano ma nessuno vi abita, luoghi dove esiste solo il presente e dove si rappresenta solo la nostra epoca, ed ecco che Rabarama interviene con un titolo come “Alis Grave Nil”, una frase latina che irradia e trasmette positività, “nulla è pesante per chi ha le ali”, messaggio di speranza che prende forma in una donna in punta di piedi che sta per spiccare il volo, le braccia rivolte all’indietro simbolizzano un paio di ali, il materiale di questa scultura è il marmo bianco statuario come le altre due a terra, Im-mortale e R-accolto, un’operazione site-specific per l’aeroporto Pisa allestita nel giardino di entrata, una mostra monumentale che dialoga con il pubblico e con lo spazio aperto, accompagnata da altre due sculture in bronzo, una interna alla sala di aspetto e l’altra esterna al terminal B. Uno spazio pubblico dove mettere energia e dare decoro, un’idea del bello per migliorare il mondo con l’uso e l’ausilio dell’arte, inserire nello spazio urbano segni di bellezza che entrano in dialogo e diventano parte integrante dell’ambiente dove sono collocate e pensate. La differenza dell’uso di materiali come bronzo e marmo in Rabarama, consiste proprio sul colore perché, se da una parte il bronzo viene completato grazie alla pittura, il marmo, al contrario, rappresenta la purezza e l’assolutezza, sentire la forza e la pesantezza della scultura all’ennesima potenza attraverso il materiale. Il colore diventa quello stesso della materia, una gamma che va dal bianco al nero, bassorilievi che segnano la superficie delle opere e le finiscono come la pittura fa con il bronzo. Le operazioni monumentali esterne come l’aeroporto di Pisa, le spiagge di Forte dei Marmi, con i suoi stabilimenti balneari e i suoi alberghi, e le mura e il centro storico della città di Lucca, nascono in Rabarama con la consapevolezza del tempo, situazioni di confronto temporaneo dove il pubblico sarà il fruitore e il protagonista di queste nuove forme celebrative che cercano l’integrazione e non la lacerazione dello spazio urbano attraverso l’uso dei simboli. Le opere d’arte che ci circondano, da qualunque cultura esse provengano, costituiscono uno sconfinato repertorio di simboli di cui l’uomo contemporaneo ha in gran parte perso il senso recondito; quando appare, il simbolo è sempre parte integrante dell’opera, ne costituisce la chiave di lettura, anzi molto spesso il manufatto artistico si presenta come il semplice veicolo di trasmissione del simbolo stesso. Arte e Simbolo si possono considerare imprescindibili l’una dall’altro nella storia dell’umanità fino dalle sue origini. Rabarama e la sua scrittura segnica ci indicano questo e in particolare la strada dell’andare oltre la materia e la vita stessa, per ritrovare quella condizione di equilibrio con l’universo, uno star-gate verso nuove realtà esistenziali.
ALIS GRAVE NIL Enrico Mattei
Rabarama calls herself a sculptor, and her research into art has achieved such a level of refinement through her new view of life, the discovery of continuity beyond the matter, which, as in this monumental exhibition, is shaped by the white marble from Mount Altissimo. Measuring herself with what was the chosen material of such sculptors as Michelangelo is no mean feat for those who in life, as our artist, favours a technique and turns it into her raison d’être; quite a few artists, despite being sculptors, preferred to let go of marble soon enough, and some actually decided not to even go near it, too precious a material to be worked, but a material that has however been used by many, by most, since time immemorial, and which, just because of this, according to some, is better left alone. On the contrary, Rabarama wants to test herself, she manages to make the material interact with its birthplace, she takes an experience out of the block that frames and fixes that view that will eventually sprout a new shape, her research lingering on the whys of human existence, sculptures that are as different from each other as people are. Giving a place back its product but in a new guise, not defacing but changing and giving a new lease of life to the material with new views and feelings, so that it can convey a universal language that may be understood by all people through shapes and signs. The connection it forms with the surrounding world and especially with the local community, which has seen marble being quarried and processed for centuries in those quarries, developed in the open air or underground, in that great outdoors that Rabarama works at by giving it back its beauty, its positivity and improving the pace of everyday living and of the very place. The connection with history, those blocks that used to roll down the mountains to the sea to be put on board the sailing coasters and taken all over the world, have now turned into those famous human figures that look at the sea and the mountains they come from and take their leave from. In the artist’s research, the need to recover the spiritual dimension is also embodied by a contact with our innermost parts, with our most hidden needs, and goes hand in hand with the deep need to slow down the pace of our life, to get rid of the everyday frenzy that prevents us seeing, understanding and experiencing the deepest secrets of our being and the nature that surrounds us. In the past, some Latin authors emphasised the importance of making time for ourselves, the importance of taking some part of our days in which time is not the dimension of doing or finishing something, but which is also the dimension in which we turn off any sort of unnecessary thing and look around ourselves. The fact that today’s contemporary art uses the mainstays of philosophy, literature, of art history itself, is but a symptom of the society we live in, where everyday life looks like a colonisation of the inner space by objects, images and sounds that literally leave us no time to reflect, to be on our own, to think and listen. Our inner space is so overcrowded with unrelated stuff that we have trouble finding time for that piercingly deep loneliness that artistic inspiration or philosophical intuition are born of. Ever lonelier we might be in spaces or better in “non places”, in facilities that are made to make people move faster, as in airports,
spaces in which millions of individuals bump into each other but make no contact, gates to a real or symbolical change which does not actually change anything. Everyone passes by but no one lives there, places where just the present exists and which stage our era only, and here’s Rabarama comes with a title like “Alis Grave Nil”, a Latin sentence that radiates and conveys positivity, “nothing is heavy to those who have wings”, a message of hope that is embodied by a woman on tiptoe who is about to fly off, her arms bent backwards to symbolise a pair of wings; this sculpture is made of statuary white marble, like the other two on the ground, Im-mortale and R-accolto, a site-specific operation for Pisa Airport, set up in the garden at the entrance, a monumental exhibition that interacts with the public and the open space, accompanied by another two bronze sculptures, one in the waiting room and the other outside terminal B. A public space to infuse with energy and give dignity to, an idea of beauty to make the world a better place through the use and with the help of art, dotting the urban space with signs of beauty that begin to interact with and turn into an integral part of the area in which they have been placed and for which they have been designed. Rabarama’s different use of such materials as bronze and marble actually lies in the colour, because while, on one hand, bronze is completed by painting, marble on the other hand stands for purity and absoluteness, where the strength and weight of the sculpture to the nth power is felt through the material. The colour becomes the very colour of the material, ranging from white to black, bas reliefs that score the surface of the works and finish them off as painting does with bronze. These monumental outdoor installations, such as the one at Pisa Airport, the beaches of Forte dei Marmi, with its hotels and its lidos, and the walls and the old city centre of Lucca, are born in Rabarama with the awareness of time, situations of temporary confrontation in which the public becomes the user and the hero of these new celebratory forms where symbols try to integrate, not break up, the urban space. The works of art that surround us, no matter what culture they come from, are a boundless repertoire of symbols the hidden meaning of which is largely lost on today’s man; when it appears, a symbol is always an integral part of a work, it leads the viewer to understand it, actually more often than not a work of art looks like a mere vehicle to convey the symbol itself. Art and Symbol have arguably been inseparable in the history of mankind since its origins. Rabarama and her sign writing point to this, and in particular they point to the way of going beyond the matter and beyond life itself to find again that perfect balance with the universe, a star-gate to new existential realities.
Alis Grave Nil 2013, marmo Bianco Altissimo White Altissimo marble
R-accolto 2013, marmo Bianco Altissimo White Altissimo marble
Im-mortale 2013, marmo Bianco Altissimo White Altissimo marble
Bozzolo 2013, bronzo dipinto painted bronze
Trans-catarsi 2013, bronzo dipinto painted bronze
Forte dei Marmi Foto / photo: Roberto Merlo In Volo sulla Versilia, Ed. Monte Altissimo
Le sculture di Rabarama sono state esposte in molti luoghi, in Italia e all’estero. Hanno viaggiato molto, si sono confrontate con ambienti urbani, piazze giardini palazzi storici, in paesi diversi e distanti fra loro, in città lontane nel mondo come Miami, Città del Messico, Caracas, Pechino; oppure qui, nella vecchia Europa, a Londra, Parigi, Monaco, Saint Tropez, Cannes e naturalmente in numerose città italiane tra cui Roma, Padova, Torino,Venezia e Firenze. Ora le sue opere incontrano la Versilia, Pisa e Lucca nell’ambito di “Volarearte” un’importante iniziativa promossa e organizzata dalla Fondazione Henraux, dalla Vecchiato Art Galleries e dalla SAT (Società Aeroporto Toscano) con il patrocinio del Comune di Forte dei Marmi, del Comune di Lucca e dell’Opera delle Mura. Alcune di queste sculture sono state realizzate appositamente presso i laboratori dell’Henraux S.p.A. a Querceta con il marmo statuario delle Alpi Apuane, in collaborazione con lo Studio di Scultura Massimo Galleni di Pietrasanta. Dalle cave ha dunque avuto inizio il loro ideale cammino in questa parte della Toscana nord occidentale: dalle montagne al mare, innanzi tutto, seguendo l’abituale percorso del marmo iniziato al tempo dei marmorari romani nell’alpe di Luni. I blocchi grezzi, le parti architettoniche appena sbozzate, i fusti delle colonne non ancora portati a compimento, venivano trasportati sui carri tirati da una coppia di buoi ( da cui derivò l’unità di peso, la “carrata”) o da molte coppie nei casi frequenti di trasporti eccezionali. Giungevano fino sulla spiaggia di Avenza, dove venivano caricati – per mezzo di una rudimentale macchina da sollevamento costituita da lunghi e robusti pali che sostenevano canapi e carrucole, conosciuta come “capra”, ma anche “biga” e “vetta” – sulle barche tirate in secco. Anche in queste complesse operazioni di carico venivano impiegati numerosi buoi, e argani e uomini rotti alla fatica di un mestiere duro e difficile. Le barche, una volta caricate, venivano risospinte in mare e navigavano sotto costa fino alle foci dei fiumi: l’Arno, il Tevere. Qui i marmi venivano scaricati e ricaricati su barche a fondo piatto, dette scafe o gondole o bécoli che risalivano la corrente fino a destinazione. In questo modo sono stati trasportati i marmi che hanno abbellito Roma dopo Augusto e poi la città dei papi e Firenze nel Rinascimento. Anche Michelangelo utilizzava gli stessi metodi degli antichi romani per cavare il marmo e per trasportarlo. E gli stessi metodi sono rimasti pressoché invariati fino al secondo ottocento, quando a Forte dei Marmi venne costruito il pontile caricatore. Oggi le sculture di Rabarama, quelle di bronzo e quelle realizzate con i marmi delle cave apuane nei laboratori dell’Henraux, sono state portate fino al mare per essere esposte durante i mesi estivi presso alcuni stabilimenti balneari ed hotel tra i più noti e frequentati della rinomata cittadina versiliese. C’è un rapporto molto stretto che lega Forte dei Marmi all’Henraux, perché la storia ormai quasi bicentenaria della
Società fondata nel 1821 da Marco Borrini e da Jean Baptiste Alexandre Henraux ha avuto un ruolo determinante nella nascita e nello sviluppo della cittadina. Appena l’anno prima Marco Borrini aveva acquistato dal Comune di Seravezza tutto il versante marittimo del Monte Altissimo, dove Michelangelo aveva individuato nel 1517 importanti giacimenti di marmo statuario, che cominciarono ad essere coltivati cinquant’anni dopo da Cosimo I Medici, duca di Firenze e di Siena. Le cave dell’Altissimo e la strada dei marmi versavano in uno stato di deplorevole abbandono, quando si costituì la società Borrini-Henraux. In tutto il territorio della Versilia si contava appena una decina di scalpellini dediti a piccole lavorazioni, come pile e mortai e quadrette da pavimento che vendevano ai commercianti carraresi. E c’era ovunque una grande miseria. Il Forte non esisteva. O meglio, sulla lunga spiaggia deserta che molti anni più tardi verrà celebrata da Gabriele D’Annunzio, da Riccardo Bacchelli e da Carlo Carrà, sorgeva solitario il forte costruito da Pietro Leopoldo e qualche centinaio di metri più a monte il magazzino del ferro della magona fiorentina, edificato nel 1629. “Non esisteva prima del 1821 nessuna casa – scriveva intorno al 1845 Ranieri Barbacciani Fedeli – né ferma dimora di persone, tranne una capanna ad uso di taberna dello Zarri detta del barracchino per la refezione dei pochi facchini che colà accorrevano per lo scarico del ferraccio della R. Magona e per ricaricare il ferro tirato nelle sette fucine di Ruosina e Seravezza….”1 Ma dal 1821 in poi, annotava il Barbacciani, dopo la ripresa delle escavazioni sul Monte Altissimo, “… è giunto a tale il commercio e le spedizioni dei marmi in blocchi greggi, in tavole e marmette, che le caricazioni essendone divenute frequenti e numerose, si è ivi fatto luogo al richiamo di molte persone nella classe massime dei facchini, ed attive per altre operazioni, tanto che si vedono ivi stabilite diverse famiglie che vi hanno fabbricate le proprie abitazioni e stabilito il loro fisso soggiorno nel numero di 300 abitanti…”2. Era nato il “Magazzino”, perché così si chiamava il paese prima di assumere il nome definitivo di Forte dei Marmi. Il vasto arenile si andava rapidamente trasformando in un grande deposito di blocchi e lastre di marmo. Si era ben presto costituita una flotta di 12 navicelli condotta “… da uomini del Pietrasantino con bandiera toscana” che compivano le operazioni di carico sulla spiaggia e facevano il cabotaggio tra il Forte dei Marmi e Livorno, dove i marmi venivano imbarcati sui velieri che navigavano in tutto il
R. Barbacciani Fedeli, Saggio storico politico agrario e commerciale dell’antica e moderna Versilia, Firenze 1845, pp. 154-155. 2 Ivi. 1
Mediterraneo e anche lungo le rotte oceaniche. I navicelli, come ci mostrano numerose fotografie del secondo ottocento, venivano tirati in secco da varie coppie di buoi, caricati e poi risospinti in mare. Nei periodi in cui il mare era in burrasca, le imbarcazioni venivano portate in zona di sicurezza sullo stesso arenile. Dunque è il marmo l’elemento che caratterizzava il paese nella sua rapida crescita nel corso della seconda metà dell’Ottocento, e la sua economia dipendeva in massima parte dalle attività di carico. Allo scalo dei marmi, infatti, gli abitanti “…trovano impiego delle proprie braccia e comoda sussistenza nelle operazioni di marineria (…), alle quali hanno preso mirabilmente la mano”.3 Ma non erano solo caricatori e scaricatori di porto, gli uomini del Forte: molti di loro erano divenuti marinai intrepidi, agli ordini di capitani di grande esperienza – tutti del Forte – a cui venivano affidati i navicelli dagli armatori locali. I loro cognomi corrispondono ancora oggi a quelli delle famiglie più vecchie e più note del paese: Maggi, Nardini,Vanni, Dazzi,Tonini, Polacci. Qualcuno poi si era dedicato alla pesca: quella a reti fisse e quella con la sciabica, che richiedeva il concorso di numerosi pescatori. Anche la pesca delle arselle, abbondanti lungo tutta la costa sabbiosa, era largamente praticata. E intanto il Forte cominciava ad essere frequentato dai cittadini di Pietrasanta e di Seravezza “…che amano sollazzarsi con gradevole passeggiata”4. Paese marinaro e commerciale, il Forte ricevette un notevole impulso dalla costruzione del pontile caricatore, ultimato nel febbraio del 1877, che consentì un consistente aumento delle esportazioni di marmo via mare semplificando tutte le operazioni di carico e consentendo l’attracco di imbarcazioni di maggior tonnellaggio, come golette e brigantini. Il pontile diviene ben presto un simbolo del paese che ora accoglie, durante i mesi estivi, numerosi bagnanti; si costruiscono ovunque case e ville e pensioni per assecondare questa sua nuova, importante vocazione di località balneare e turistica che lo porterà alla ribalta internazionale negli anni Venti e Trenta del Novecento. La seconda guerra mondiale segnerà per il Forte dei Marmi un punto di non ritorno: con la distruzione del pontile caricatore da parte delle truppe di occupazione tedesche, finirà l’epoca dei navicelli e scompariranno i marmi dalla bella spiaggia. Il trasporto per ferrovia e su gomma assorbirà tutto il traffico commerciale dell’antico scalo marittimo e il Forte si affermerà sempre di più come stazione balneare nota e apprezzata in tutto il mondo. Alla fine, dunque, il mare e la spiaggia avranno la meglio sui marmi: “Il mare è più forte
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Ivi. Ivi
dei marmi”, dichiarava il titolo di un opuscolo celebrativo pubblicato in occasione del cinquantesimo anniversario5 dell’autonomia da Pietrasanta e della istituzione del Comune avvenuta nel 1914. Tuttavia il paese di Forte dei Marmi ha sempre rispettato il ricordo delle sue origini, la memoria dei suoi primi abitanti che traevano sussistenza dal marmo, consapevole che la propria storia e la propria tradizione hanno radici profonde nella Versilia alta, quella delle cave e dei laboratori, degli studi di scultura dove ancora oggi si produce bellezza che si diffonde in ogni angolo della Terra. Così il Comune di Forte dei Marmi ha subito accettato di far parte quale socio fondatore – nell’aprile 2011 – della Fondazione Henraux e in questa estate 2013 è promotore, insieme all’Henraux, dell’iniziativa che vede le sculture di Rabarama come testimoni d’eccezione di un meraviglioso percorso civile culturale e umano che fa onore al paese e alla sua gente. A settembre le opere di Rabarama lasceranno Forte dei Marmi e verranno esposte sulle mura di Lucca in occasione dei festeggiamenti per il cinquecentesimo anniversario della loro edificazione: una sorta di omaggio che la Versilia rende a Lucca, proprio nell’anno in cui si celebrano solennemente i cinquecento anni del lodo di papa Leone X, che decretò il definitivo passaggio della Versilia alla Signoria di Firenze, nella consapevolezza che fu Lucca a fondare Pietrasanta e ad imprimere al suo territorio quel carattere di terra industriosa e feconda che conserverà nel tempo e che Firenze saprà valorizzare e tutelare per secoli, fino all’unità d’Italia. Ma se Forte dei Marmi e Lucca costituiscono due punti fondamentali ai vertici di un ideale triangolo in cui le opere di Rabarama si collocano a rivendicare la loro funzione urbana e civile, a rivelare il loro messaggio universale, il terzo è rappresentato dall’Aeroporto Galileo Galilei di Pisa, scalo internazionale di crescente importanza, che da alcuni anni si propone come vetrina e portale d’accesso al patrimonio culturale e artistico della Toscana. Alcune sue sculture monumentali saranno esposte nell’ambito dell’ormai affermata iniziativa “Volarearte”, sostenuta e organizzata dalla Fondazione Henraux, dalla Vecchiato Art Galleries e dalla SAT (Società Aeroporto Toscano), negli spazi espositivi esterni e interni dell’aerostazione. Costantino Paolicchi
Il dato è forse impreciso, perché dell’opuscolo in questione, curato da Emilio Tarabella, ho solo memoria per averlo letto, e perché il titolo mi parve molto efficace.
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Rabarama’s sculptures have been exhibited in many places, both in Italy and abroad. They have travelled a lot, they have faced urban areas, squares, gardens, ancient buildings, in different, distant places, in such faraway cities as Miami, Mexico City, Caracas, Bejing; yet here, in old Europe, in London, Paris, Munich, Saint Tropez, Cannes and of course in lots of Italian cities, including Rome, Padua,Turin,Venice and Florence. Now, her works meet Versilia, Pisa and Lucca as part of “Volarearte”, an important initiative promoted and organised by Fondazione Henraux, Vecchiato Art Galleries and SAT (Società Aeroporto Toscano, Tuscan Airport Corporation) with the support of the Municipality of Forte dei Marmi, the Municipality of Lucca and Opera delle Mura. Some of such sculptures have been specially created at Henraux S.p.A. workshops in Querceta with statuary marble from the Apuan Alps, in partnership with Massimo Galleni sculpture studio in Pietrasanta. So, it is from the quarries that their ideal journey through this part of north western Tuscany has taken off: from the mountains to the sea, first and foremost, along the traditional journey of marble that began at the time of the Roman marmorari in the Alp of Luni. The raw blocks, the barely hewn architectural features, the still unfinished column shafts were carried on carts pulled by one pair of oxen (hence the weight unit “carrata”, cartful) or very often by lots of pairs of oxen in case of oversized loads.They reached the beach at Avenza, where they were loaded – using a rudimentary lifting machine composed of long, strong poles holding hemp ropes and pulleys, called “capra” or “biga” and “vetta”, sheerlegs –, onto the beached boats. Again, such complex loading operations required using lots of oxen, and winches and men inured to such a tough, hard job. Once loaded, the boats were pushed back into the sea and sailed close inshore as far as the mouth of the river Arno or Tiber. Here, the marble was unloaded and loaded back up onto flat-bottomed boats, known as scafe or gondole or bécoli, which sailed upstream to destination.This was the way marble used to be carried, to decorate Rome after Augustus and then the city of the Popes, and Florence in the Renaissance. Michelangelo too used to use the same methods as ancient Romans to quarry and carry his marble. And the same methods have remained virtually unchanged until the late nineteenth century, when the first loading dock was built at Forte dei Marmi. Nowadays, Rabarama’s sculptures, the bronze ones and the ones made of marble from the Apuan quarries at Henraux workshops, are carried down to sea to be exhibited during the summer months at some of the best known and most popular lidos and hotels of the famous Versilian town. A very close connection bonds Forte dei Marmi to Henraux, because the nearly two-hundred-year old history of the company, founded in 1821 by Marco Borrini and Jean Baptiste Alexandre Henraux, played a key role in the birth and development of that town. Just one year earlier, Marco Borrini had bought from the Municipality of Seravezza all
of the seaward slope of Mount Altissimo, where in 1517 Michelangelo had found some important statuary marble fields, which began to be developed by Cosimo I Medici, Duke of Florence and Siena, fifty years later. The quarries on Mount Altissimo and the marble road were in a state of regrettable dilapidation, when Messrs Borrini-Henraux were incorporated. There were, all over Versilia, just about a dozen stonemasons, who earned their living from small jobs, such as basins and mortars or square floor tiles that they sold to traders from Carrara. And there was great poverty everywhere. The town of Forte did not exist. Actually, there stood, on the long deserted beach that many years later would be celebrated by Gabriele D’Annunzio, Riccardo Bacchelli and Carlo Carrà, the lonely fortress built by Peter Leopold and, a few hundreds of meters up the mountain, the iron storehouse of Florence’s ironworks, built in 1629. “Until 1821 there were no houses – Ranieri Barbacciani Fedeli wrote circa 1845 – nor any permanent human dwelling, except for a hut used as a tavern by Zarri, known as barracchino, for the midday meals of the few porters how rushed there to unload the pig iron of the Royal Ironworks and load back up the iron drawn in one of the seven foundries of Ruosina and Seravezza….”1 But, after 1821, Barbacciani noted, once quarrying resumed on Mount Altissimo, “… the trade and shipments of marble blocks, slabs and tiles is so well advanced that, with so many and frequent loads, lots of people have come to work, mainly as porters, and in other operations, to such an extent that several families have settled, built their homes and taken permanent residence there in the number of 300 new people…”2.This is how the “Magazzino”, the storehouse, as the village used to be called before being finally named Forte dei Marmi, came into being. The wide shoreline was quickly turning into a huge store of marble blocks and slabs. A fleet of 12 sailing coasters was soon put together and driven “… by men from around Pietrasanta flying the Tuscan flag” who loaded the goods on the beach and sailed inshore between Forte dei Marmi and Livorno, where the marble was loaded onto the sailboats that sailed all over the Mediterranean Sea and even along the oceanic routes. As shown by many late 19th century pictures, the sailing coasters were beached up by several pairs of oxen, loaded and then pushed back into the sea. When the sea was stormy, the boats were taken to a safe place on the same beach. So, marble featured heavily in the quick development of the town in the late nineteenth century, and its economy mostly depended on the loading operations. As a
R. Barbacciani Fedeli, Saggio storico politico agrario e commerciale dell’antica e moderna Versilia, Firenze 1845, pp. 154-155. 2 Ibidem. 1
matter of fact, at the marble docks, the locals “…find use for their arms and comfortable living in the maritime operations (…), which they have admirably got used to”.3 But the men of Forte were not all dockhands: many of them had become brave seamen under experienced captains – all from Forte – to whom the local ship-owners entrusted their sailing coasters. Their surnames are still the same as those of the town’s oldest and best-known families: Maggi, Nardini,Vanni, Dazzi,Tonini, Polacci.Then, some of them had taken up fishing: set-net fishing and trawling, which had to be carried out by several fishermen together. Fishing for clams, which abounded all along the sandy coast, was widely practised. In the meantime, Forte began to be popular with the people of Pietrasanta and Seravezza “… who love to amuse themselves with a pleasant stroll”4. A maritime and trading town, Forte remarkably throve after the building of the loading dock, finished in February 1877, which substantially increased the volume of marble exports by sea, making all loading operations simpler and letting even larger boats, such as schooners and brigs, moor as well.The dock soon became a symbol for the town, which is now a favourite destination for lots of tourists in the summer months; houses and villas and guesthouses are built everywhere to seize this new, important opportunity as a seaside and tourist resort, that would bring it to international fame in the 1920s and 1930s.The Second World War would be a point of no return for Forte dei Marmi: the destruction of the loading dock by the German occupation troops would mark the end of the sailing coasters’ age and marble would disappear from the fine beach forever. Railway and road transport would take up all the trade of the old dock and Forte would increasingly establish itself as a seaside resort, known and loved all over the world. So in the end the sea and the beach had the better of marble: “The sea is stronger than marble”, as in the title of a celebratory brochure that was published to coincide with the fiftieth anniversary5 of its independence from Pietrasanta and the establishment of the Municipality in 1914. However, the town of Forte dei Marmi has always respected the memory of its origins, the recollection of its first inhabitants who lived off marble, aware that its history and tradition are deeply rooted in the upper Versilia, the region of the quarries and workshops, of the sculpture studios where beauty is still produced and then taken to every corner of the globe. So, the Municipality of Forte dei Marmi immediately accepted to be involved as a founding partner – in April 2011 – in Fondazione Henraux and in this summer 2013 it promotes, along with Henraux, the initiative that sees Rabarama’s sculptures as the exceptional witnesses of a wonderful civic, cultural and human journey that makes the town and its people very proud. In September, Rabarama’s works will leave Forte dei Marmi and will be exhibited on the
Ibidem. Ibidem. 5 This piece of information might be inaccurate, as I only remember such brochure, edited by Emilio Tarabella, because I read it and because the title sounded very effective to me. 3 4
walls of Lucca on the occasion of the celebrations for the five hundredth anniversary of the walls: a sort of tribute paid by Versilia to Lucca, in the very year that solemnly celebrates the five hundredth anniversary of the award issued by Pope Leo X, under which Versilia was officially taken over by the Signoria of Florence, aware that it was Lucca that founded Pietrasanta and imbued that land with that industrious, factual character that it would retain over time and that Florence managed to improve and protect for centuries, until the Unification of Italy. But while Forte dei Marmi and Lucca are two key points at the vertices of an ideal triangle in which Rabarama’s works stand to claim their urban and civic purpose, disclosing their universal message, the third one is Galileo Galilei Airport in Pisa, an increasingly important international airport which in the last few years as acted as a showcase and a gate to the cultural and artistic heritage of Tuscany. Some of her monumental sculptures will be exhibited as part of the well-known “Volarearte” initiative, supported and organised by Fondazione Henraux, Vecchiato Art Galleries and SAT (Società Aeroporto Toscano, Tuscan Airport Company), in the indoor and outdoor exhibition areas of the air terminal.
Costantino Paolicchi
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Forte dei Marmi
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BAGNO GILDA
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BAGNO PENNONE
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BAGNO LA FENICE
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BAGNO ORSA MAGGIORE
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BAGNO ANNETTA
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BAGNO AUGUSTUS
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BAGNO PIERO
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HOTEL PRINCIPE FORTE DEI MARMI
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HOTEL AUGUSTUS LIDO
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2 6 7
Bagno Gilda via Arenile, 85 - Forte dei Marmi www.gildafortedeimarmi.it
Trans-lettera 2000, bronzo dipinto / painted bronze
Club Pennone via Arenile, 80 - Forte dei Marmi www.clubpennone.com
Trans-azione B 2008, bronzo dipinto / painted bronze
Love 2011, marmo Bianco Altissimo White Altissimo marble
Bagno La Fenice via Arenile, 62 - Forte dei Marmi www.bagnolafenice.com
Re-cinta 2003, bronzo dipinto / painted bronze
Ristorante l’Orsa Maggiore viale Achille Franceschi, 29 - Forte dei Marmi www.ristorantelorsamaggiore.com
Ri-nascita 2006, bronzo dipinto / painted bronze
Bagno Annetta viale Repubblica, 23 - Forte dei Marmi www.bagnoannetta.com
Bozzolo 2000, bronzo dipinto / painted bronze
Bambaissa Beach Lounge Bar viale Repubblica, 5 - Forte dei Marmi www.augustus-hotel.it
Trans-calare 2006, bronzo dipinto / painted bronze
Bagno Piero viale Arenile, 1 - Forte dei Marmi www.bagnopiero.it
Sapere 2011, marmo Bianco Altissimo / White Altissimo marble
Principe Fore dei Marmi viale Morin, 67 - Forte dei Marmi www.principefortedeimarmi.it
Bozzolo 2000, bronzo dipinto / painted bronze
In-cinta 2011, marmo Bianco Altissimo White Altissimo marble
Augustus Lido Hotel viale Morin, 169 - Forte dei Marmi www.augustus-hotel.it
Tadashii 2009/2011, marmo Bianco Altissimo / White Altissimo marble
www.vecchiatoar te.com
Personalizz-azione, 2005/2013, alabastro bianco 48x68x42 cm Foto / Photo: Gabriele Danesi
Ra 2012/2013 alabastro blu 33x42x50 cm Foto / Photo: Gabriele Danesi
Ra Ta-moko 2012/2013 alabastro blu 35x25x34,5 cm Foto / Photo: Gabriele Danesi
Ta Kuo, 2009 marmo bianco di Carrara 32x14x20 cm Foto / Photo: Gabriele Danesi
Ming-I, 2009 marmo bianco di Carrara 51x30x36 cm Foto / Photo: Gabriele Danesi
Vibr-azione, 2010 marmo bianco di Carrara 53x89x49 cm Foto / Photo: Nerino Campesato
R-accolto, 2001/2012 marmo verde Ming 18x60x49 cm Foto / Photo: Gabriele Danesi
Particolare foto di / Detail photo by Alberto Lisi
Paola Epifani, in arte Rabarama, nasce a Roma nel 1969. Attualmente vive e lavora tra Padova (Italia) e Saint Tropez (Francia). La sua educazione artistica si forma dapprima al Liceo Artistico di Treviso e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si diploma a pieni voti nel 1991. Il 1995 è l’anno della svolta; inizia infatti la sua collaborazione con un’importante galleria italiana, fondamentale per la sua promozione in ambito nazionale e internazionale. Da questo momento in poi l’artista è libera di sviluppare la sua personalissima ed inesauribile ricerca. “ … Rabarama è attratta dal confronto con temi, simbologie, iconografie di luoghi e culture in cui la tendenza è di proiettare sul corpo alterazioni mentali ed esperienze ai confini tra la vita e l’aldilà. Trova nell’antropologia e nel simbolismo di lettere, puzzle, celle e labirinti, una fonte inesauribile da cui attingere alla maniera di un decorativismo che non è qui più delitto ma intima sostanza. Si interroga su ciò che il corpo può comunicare e significare, guardando alla scultura classica da una parte e alla performance contemporanea dall’altra, alla cultura occidentale delle avanguardie storiche da una parte (espressionismo in primis), al primitivismo dall’altra….”(Luca Beatrice, “Rabarama”, 2010, Silvana Editoriale, pag.16). “…perfomance scultoree o sculture performative …. Rabarama costruisce un nuovo ponte tra la perfomance e la scultura, invadendo la seconda dei valori concettuali della prima. Nella forma sta l’elemento speciale e la figurazione torna con il valore aggiunto che risiede nell’idea.”( (Luca Beatrice, “Rabarama”, 2010, Silvana Editoriale, pag.16). Attraverso le sue opere pittoriche e scultoree Rabarama dialoga in maniera spontanea e immediata col pubblico, ottenendo da subito un forte riscontro da parte del mercato dell’arte italiano ed internazionale anche grazie alle numerose e riuscite esposizioni ed acquisizioni pubbliche.
Paola Epifani, in arte Rabarama, nasce a Roma nel 1969. Attualmente vive e lavora tra Padova (Italia) e Saint Tropez (Francia). La sua educazione artistica si forma dapprima al Liceo Artistico di Treviso e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si diploma a pieni voti nel 1991. Il 1995 è l’anno della svolta; inizia infatti la sua collaborazione con un’importante galleria italiana, fondamentale per la sua promozione in ambito nazionale e internazionale. Da questo momento in poi l’artista è libera di sviluppare la sua personalissima ed inesauribile ricerca. “ … Rabarama è attratta dal confronto con temi, simbologie, iconografie di luoghi e culture in cui la tendenza è di proiettare sul corpo alterazioni mentali ed esperienze ai confini tra la vita e l’aldilà. Trova nell’antropologia e nel simbolismo di lettere, puzzle, celle e labirinti, una fonte inesauribile da cui attingere alla maniera di un decorativismo che non è qui più delitto ma intima sostanza. Si interroga su ciò che il corpo può comunicare e significare, guardando alla scultura classica da una parte e alla performance contemporanea dall’altra, alla cultura occidentale delle avanguardie storiche da una parte (espressionismo in primis), al primitivismo dall’altra….”(Luca Beatrice, “Rabarama”, 2010, Silvana Editoriale, pag.16). “…perfomance scultoree o sculture performative …. Rabarama costruisce un nuovo ponte tra la perfomance e la scultura, invadendo la seconda dei valori concettuali della prima. Nella forma sta l’elemento speciale e la figurazione torna con il valore aggiunto che risiede nell’idea.”( (Luca Beatrice, “Rabarama”, 2010, Silvana Editoriale, pag.16). Attraverso le sue opere pittoriche e scultoree Rabarama dialoga in maniera spontanea e immediata col pubblico, ottenendo da subito un forte riscontro da parte del mercato dell’arte italiano ed internazionale anche grazie alle numerose e riuscite esposizioni ed acquisizioni pubbliche.
Principali esposizioni personali / Selected solo exhibitions 2012 Rabarama Solo-show, Van Loon & Simons Galery e Chiesa di Santa Maria, Vught-Netherlands 2011 Rabarama “54 Esposizione Internazionale D’Arte”Biennale di Venezia Padiglione Italia . Rabarama “ANTICOnforme” FIRENZE Piazza Pitti- Giardino di Boboli-Giardino delle Scuderie Reali- Complesso Le Pagliere . 2010 Rabarama sur la croisette, installazione di sculture di marmo monumentali lungo strade cittadine e nel giardino del Grand Hotel, Cannes, Francia. Rabarama a Ortissima Percorsidorta 2010, installazione di sculture monumentali lungo strade cittadine e nel Palazzo Penotti Umbertini, Orta San Giulio, Novara, Italia. Rabarama at Moorhouse, Londra, Inghilterra. Rabarama at the Italian Cultural Institute, Londra, Inghilterra. 2009 Rabarama dans la presqu’ile de Saint Tropez, installazione di sculture monumentali lungo strade cittadine e spiagge pubbliche, Saint Tropez, Francia Rabarama – comes to life, Etienne Gallery, Oisterwijk, Olanda 2008 Rabarama à Paris (a cura di V. Sanfo), installazione di sculture monumentali tra Place de la Sorbonne, Rue Soufflot e Place du Pantheon, Parigi, Francia. Rabarama. Italian Shape, AnniArt Gallery 798, Pechino, Cina. Rabarama, Boca Raton Museum, Miami, USA.
2007 Rabarama. Dreams of Transformation,Vecchiato New Art Galleries, Padova, Italia. 2005 Rabarama, Fundaciòn Sebastian, Città del Messico, Messico. Trans-calare, Delegacion Miguel Hidalgo, Città del Messico, Messico. Sculture monumentali, varie sedi, Città del Messico, Messico. Le sculture di Rabarama, Giardini del Centro Culturale La Estancia, Caracas, Venezuela. 2004 Sculpture Exhibition of Rabarama, Museo d’Arte Contemporanea Millennium Monument, Pechino, Museo d’Arte di He Xiangning, Shenzhen, Sculpture Space, Shangai, Jinan, Cina. Acquisizioni da parte di musei ed istituzioni / Acquisitions by museums and institutions 2008 Trans-lettera, Copelouzos Family Art Museum, Atene, Grecia. Trans-lettera, Lungomare Falcomatà, Città di Reggio Calabria, Italia. Labirintite, Lungomare Falcomatà, Città di Reggio Calabria, Italia. Co-stell-azione, Lungomare Falcomatà, Città di Reggio Calabria, Italia. 2005 Bozzolo, Associazione Nazionale Pittori Cinesi, Museo d’Arte della Biennale, Pechino, Cina. Trans-mutazione, Piazza del Popolo, Sculpture Space, Shanghai, Cina. 2001 Labirintite, Museo d’arte Contemporanea, Boca Raton, Miami, USA.
Particolare foto di / Detail photo by Alberto Lisi
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Sponsorhip
In collaboration with
Special thanks to
Thanks to
Finito di stampare nella Tipografia Bandecchi & Vivaldi Pontedera (Pisa, Italia)
Giugno 2013