StreetBook Magazine #2 - OLD -

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CONTENUTI EDITORIALE & POESIE EDITORIALE//THREEFACES//P.5 ANCORANASCERE//M.E.P.//P.11 ANOSMIA//GIANLUCABINDI//P.25

RACCONTI ERACLITO//BENEDETTABENDINELLI//P.7 PICCOLIMATTONI//DANIELEADAMINI//P.13 RIMPIANTOD’APRILE//ANDREAFEDERIGI//P.17 LARIVOLTADEICOLORI//JACOPOAIAZZI//P.21

ILLUSTRAZIONI THREEFACES//BUE2530//P.2 CLOUDEDLEOPARD//ANDREASPOSITO//P.4 ERACLITO//BRUCIO//P.6 DIVENIRE//GIULIABRACHI//P.10 ILPESCATORE//MICHELECECCHETTI//P.16 COLORSAGAINST//NICCOLÒGAMBASSI//P.22 ANOSMIA//FEDERICOBRIA//P.25

CONTENUTI EXTRA POSTOFFICE//MATTIAMEI//P.15 INDUBBIAMENTE//NICCOLO’D’INNOCENTI//P.26 ANTIDOTIVISUALI: INTERVISTAABUE2530// NICCOLÒD’INNOCENTI&SIMONEPICCINNI//P.29

FOTO & GRAFICA FISHERMAN//ELISABURACCHI//COVER SKYSCRAPER//MATTIAMARTINI//P.12


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e d i t o r i a l e

Divenire, tramutarsi, evolversi, cambiare... è quello che emerge, spontaneamente, da questo secondo numero di StreetBook Magazine. Non abbiamo impostato un argomento, come la nostra precisa scelta editoriale ci impone. Non abbiamo dato suggerimenti tematici ai nostri scrittori e ai nostri grafici, perché vogliamo che questo rimanga uno spazio d’espressione libera, in cui far confluire ciò che la mente suggerisce alla penna senza costrizioni di sorta. Eppure, una specie di ordine si è palesato di fronte a noi, senza che nemmeno ce ne rendessimo conto. Il filo comune è il cambiamento, nel suo senso più ampio. Significativo, questo fatto: è una sorta di ribellione, una inconscia/conscia voglia di rinnovamento, di nuove visioni, di nuovi approcci. Voglia di andare avanti, di mutare ciò che non ci piace e che non ci rappresenta. È il grido di una generazione, è l’espressione di un bisogno comune. Del nostro, del tuo. Siamo sempre di più e sempre più annichiliti, costretti in dinamiche che annientano la dignità umana. Come uscirne? Cosa fare per armarsi e prepararsi al cambiamento? Il nostro consiglio è, come sempre, uno solo.

Lotta, leggi, pensa, vivi. Non estinguerti.


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Dallamentedi//BenedettaBendinelli

La mattina del 20 Settembre 1997 Costanza andò

raggiunse la caletta.

al mare. Camminò molto per arrivarci: la strada era in salita

Erano quasi le cinque del pomeriggio. Costanza

ma, da lontano, la pendenza appena accennata la

non lo sapeva perché non aveva l’orologio, ma

faceva sembrare pianeggiante. A volte il caldo

il sole le era già sceso all’altezza delle spalle e,

la irritava, sentiva la saliva schiumosa che le

considerando la stagione, la posizione della sua

riempiva la bocca e aveva solo voglia di sputare.

ombra e il fatto che non avesse incontrato nessun

Guardava in basso per non correre il rischio

branco di gente sul suo cammino, dedusse a

d’incrociare lo sguardo dei turisti di ritorno

grandi linee un probabile orario.

dalla spiaggia. Quel giorno alla tonnara non c’era nessuno, ma Costanza questo non poteva saperlo .

Era ancora molto arrabbiata per il caldo: si irritava molto con le sensazioni e quasi mai con

Le persone riunite in gruppi di almeno dieci

le persone, che selezionava con cura empirica.

elementi la mettevano a disagio. Passavano vicino

Una sensazione di dolore la si può elaborare e

a lei emettendo suoni simili a parole ma che,

perciò perdonare; una persona, al contrario, non

pronunciati in coro ad alta voce, le sembravano

può essere né elaborata, né tanto meno perdonata.

solo richiami di animali in branco: il primo

Scese velocemente le scalette di pietra rossa

lanciava un segnale e l’ultimo della fila rispondeva

rassegnandosi alla bellezza di quel corpo liscio e

con un lamento acuto e prolungato.

nudo che le si stese davanti: perdonò la terra, il

Per questo motivo manteneva gli occhi sulla

sole e la fatica delle sue gambe, poi fece pace con

strada: non voleva vedere lo stormo. Temeva che

il mare.

uno di loro potesse rivolgerle una domanda o un saluto, emettendo quei suoni incomprensibili che

Costanza constatò che quella era l’acqua più

l’avrebbero distratta dal percorso.

limpida che avesse mai visto. Pensò che fosse unica non solo perché aveva il colore dell’aria, ma

Lei, invece, aveva bisogno di camminare lungo

anche perché dentro non c’era nessuno: nessun

una linea retta, senza interruzioni se non quelle

corpo, nessuna imbarcazione, non un oggetto o

che da sola s’imponeva. Le curve la disorientavano,

una foglia naufraga a galleggiare.

non avendo una direzione precisa, un angolo o

Costanza, tuttavia, pensò anche che la bellezza

un’apertura visibile: erano per lei rotte prive di

non esiste se non vi è un pubblico di almeno due

ambizione e, per questo, misteriose, ma in modo

persone ad ammirarla, come se ad un concorso di

negativo.

bellezza vi fosse solamente un giurato. Così scattò

Quel giorno di Settembre non dovette preoccu-

una foto: questo la faceva sentire testimone di

parsi di tutto ciò, dato che non trovò nessuno a

qualcosa di importante e condivisibile.

disturbare la sua processione lineare, e non fu nemmeno costretta a curvare mutando il corso

Dopo numerose considerazioni e negazioni di

del suo destino. Dopo circa mezz’ora di cammino

presunte certezze si sedette sulla riva. Si tolse i


vestiti fradici. Fece per togliersi anche le mutande,

motore che ne avrebbe innescate molte.

ma non si ricordava di indossare quelle a fiori che le piacevano tanto, così decise di tenerle mentre

La medusa, ignara del suo significato, proseguiva

entrava in acqua.

e perseguiva la propria essenza con leggerezza

Si lavò la faccia sudata. Quasi non sentì il sale in

poiché libera da ogni peso semantico.

bocca quando si bagnò le labbra, e nemmeno più

Costanza chiuse gli occhi e si concentrò sulla

tardi quando bevve consapevolmente un sorso di

pelle arrossata, senza toccarla, chiuse gli occhi e

mare, come fosse acqua di fonte lì per dissetarla.

pensò al letto del fiume di Eraclito.

Notò che intorno non si muoveva nulla, e subito smise di pensare. Il mare non era più mare: era

La mattina del 20 Settembre 1975 Costanza andò

diventato un corpo orfano di semantica. Costanza

al mare.

ne percepiva l’esistenza e la consistenza, ma

Ci vollero circa trenta minuti prima di raggiungere

senza associarlo a nient’altro. Se potessimo

la spiaggia. Quel giorno non aveva la sua bicicletta

liberare il significato dal vincolo sacro del

perché Michele, il fratello più grande, se l’era

matrimonio con il significante, forse potremmo

giocata in una partita a ramino al bar del paese.

riuscire in imprese impossibili, impensabili. Michele sapeva di non essere bravo a carte, ma Non trascorse molto tempo tra quell’attimo di pace

sapeva anche che quel che contava era mettere

e quello di un fastidio profondo: all’improvviso

sul piatto qualcosa di vagamente prezioso,

sentì il suo corpo che, da denso e liquido come

qualcosa che davanti agli occhi degli amici lo

l’acqua che lo ospitava, era diventato d’un tratto un

avrebbe fatto sembrare un giocatore coraggioso e

ammasso di muscoli e nervi in tensione. Guardò

sicuro di sé, poiché metteva a rischio la propria

di fianco a lei, verso il profilo della gamba destra,

dignità insieme a un oggetto di valore. Se avesse

e notò una piccola medusa blu e marrone che si

perso, gli amici si sarebbero meravigliati poiché

allontanava facendo profondi respiri, come fosse

aveva rischiato il tutto per tutto, provando di

un polmone. La seguì con lo sguardo, muovendo

avere una certa padronanza del gioco. Avrebbe

appena il collo, senza sforzarsi di raggiungerla

dimostrato che ciò che lo aveva tradito non

dove probabilmente la piccola medusa non voleva

erano le sue capacità, bensì la fortuna. Michele

essere vista.

aveva pensato a tutto, conquistando il rispetto

La pelle cominciava ad arrossarsi, la sentì

degli amici: sì, aveva perso, ma adesso tutti lo

bruciare mentre il veleno sottile arrivava fino al

guardavano con altri occhi.

braccio destro, poi saliva veloce aggrappandosi ad una spalla, poi dietro il collo, per posarsi

Costanza tornò a casa e, non trovando la bicicletta,

finalmente sulla testa e sui capelli.

chiese

spiegazioni.

Suo

fratello,

dopo

aver

elencato una serie di inutili dettagli riguardo

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La medusa era già oltre la boa gialla, a circa venti

la partita a ramino e il bar che aveva aperto a

metri dalla riva: non sapeva che dietro di lei

pranzo nonostante la bassa stagione, confessò,

una donna sola si sarebbe sentita vulnerabile,

guardando Costanza con aria di sfida, come se si

impaurita e debole. Non sapeva che il mare era

aspettasse di dover fare a pugni con la sorella. Era

così grande, e non sapeva nemmeno di farne

pronto a difendere la sua colpevolezza.

parte lei stessa, composta com’era, principalmente

Costanza fece un sospiro lunghissimo, mentre la

d’acqua; non sapeva che cosa significasse la

gabbia toracica si gonfiava e si allargava in tutto

parola conseguenza, eppure lei stessa era il

il suo diametro, mentre la testa le si svuotava


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velocemente, come se dovesse far spazio soltanto

riva. L’acqua non era fredda nonostante fosse

all’aria che inalava eliminando tutto ciò che in quel

autunno, ma sapeva che tuffarsi le avrebbe fatto

momento era superfluo: il pianto, il buon senso, la

male allo stomaco, ormai conosceva bene il suo

delusione, la collera, l’affetto.

corpo. Distese le gambe immergendole nell’acqua e cercò la sabbia con le mani.

Uscì di casa senza chiudere la porta: non era un gesto provocatorio, se avesse voluto andarsene

All’improvviso le vennero in mente la bicicletta

sottolineando la propria irritazione, l’avrebbe

e il fratello, che le aveva dato un pugno con lo

sbattuta

era

sguardo; sentì le mani chiudersi ancora prima di

spazientita, non sentiva nulla. Semplicemente

volerlo, poi sentì la rabbia pungerle una gamba e

si dimenticò di chiudere la porta dietro di

si stupì perché non aveva mai provato una rabbia

sé. Cominciò a camminare, prima veloce, poi

così fisica.

rallentando la spinta motrice delle braccia e

Guardò la gamba destra e vide una piccola medusa

il passo fino a che non raggiunse un ritmo

che si allontanava, in silenzio e in pace. La rabbia

coordinato col suo respiro. L’unica cosa che le

scomparve e restò il dolore, che le fece stringere

dispiaceva era di dover impiegare più del solito

i denti e i pugni; la pelle, intanto, si era arrossata,

per raggiungere la spiaggia.

e la medusa già non si vedeva più. Quel piccolo

violentemente.

Costanza

non

centro caldo di sofferenza si stava allargando Vendicari non era un posto come tanti, era

verso altre parti del corpo. Costanza non voleva

unico, ma di un’unicità difficile da notare.

muoversi per non perdere quella sensazione.

Costanza, però, ci riusciva, più di tutti i turisti

Si concentrò di nuovo sulla bici, su Michele e i

che venivano a spiarne la bellezza: per loro

suoi stupidi amici che adesso avevano qualcosa

rimaneva un ricordo, una fotografia, qualcosa

di suo: chiuse gli occhi per tenere stretta la rabbia

che piano piano si sarebbe sciolto come ghiaccio,

di una perdita e la conquista di un’afflizione, come

lasciando dapprima una sensazione e poi, man

se queste emozioni fossero un filtro magico di

mano, il nulla definitivo. Per chi abitava vicino

energie che l’avrebbero portata verso un mondo

alla riserva, invece, Vendicari era davvero unico

lontano, verso il futuro.

proprio perché lo era da sempre, non lo vedevano cambiare, o invecchiare, e nemmeno sciogliersi

Chiuse gli occhi e vide se stessa seduta sulla

come ghiaccio. Costanza lo sapeva, anche se era

riva del suo mare: era adulta e aveva i capelli

una bambina, che quel posto era unico perché lo

lunghi, era bella e aveva ancora i fiori scuri che la

sarebbe stato per sempre. Vendicari era come

coprivano appena.

una promessa rispettata. Riaprì gli occhi e sperò che il dolore fosse ancora Dopo una marcia serrata e solitaria lunga trenta

con lei; ma il dolore se n’era andato, doveva essere

minuti, Costanza arrivò alla tonnara, si tolse

rimasta a lungo a guardarsi nel futuro, perché

i vestiti tenendosi solo le mutande a fiori che

adesso il veleno si era sciolto nel suo organismo

detestava (le detestava, è vero, ma erano le sue

lasciando solo le tracce rosse sulla pelle. Ne

preferite quando doveva andare al mare, in acqua

rimase delusa e sperò che un giorno, sulla riva del

i fiori rosa diventavano più scuri, alcuni quasi

suo mare, quel piccolo centro caldo di sofferenza

neri e questo le piaceva molto). Si sedette sulla

sarebbe tornato a cercarla.


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Dallamentedi//DanieleAdamini

Nessuno credeva che avremmo avuto le palle

la sigaretta subito dopo e poi sbracati sui divani

per cambiare, per combinare qualcosa di buono.

a ridere di quella strana confusione, che non ti

Nessuno credeva che ci avremmo almeno

spieghi se non con l’età.

provato, perché quando sei come noi il tuo miglior amico è il fallimento. Passi la vita a perdere

A dire il vero, la nostra era più una predisposizione

tempo, ad aspettare che faccia notte, districandoti

d’animo, una specie di destino che ti porti dietro,

malamente tra un guaio e l’altro, in mezzo alla

e che ti segna, ti allena. Ti allena ai giudizi di una

noia, all’indifferenza, al mondo che può anche

comunità che non ti approva e non ti segue, alle

caderti addosso. Al limite ti scansi.

colpe che ti affibbiano anche quando non c’entri, e in genere ad ogni nota negativa che vorrebbe

Eh no, nessuno ha mai scommesso un centesimo

fare di te la bestia nera per eccellenza. Non ci

su gente come noi, nessuno ci ha mai dato una

curavamo quasi mai delle voci che circolavano

possibilità. Siamo cresciuti presto, e un po’ le tappe

sul nostro conto, ma se le accuse venivano da

le abbiamo bruciate, ma solo perché avevamo

casa non c’era tanto spazio per fuggire. A quel

fretta di vivere, e le cose da fare, da sperimentare,

punto o incassavi bene e scrollavi le spalle, o ti

erano tante. Non tutte buone, e non tutte giuste,

preparavi allo scontro. Loro in dieci, tu da solo, a

perché ci sembrava più importante il viaggio che

coprire le magagne, a mettere le toppe, a vacillare

la destinazione. Non eravamo di quelli nati con un

nelle scarpe logore senza mai darlo a vedere. Ci

progetto in mente, non sapevamo dove saremmo

rendevamo conto che c’era un senso nella filosofia

andati a parare, né cosa avremmo fatto. A noi

del “più sbagli più impari”, ma spesso gli errori ci

bastava esserci, continuare a camminare, e prima

prendevano la mano, ed era difficile stabilirne la

o poi da qualche parte saremmo arrivati. Senza

natura. Che fossero il frutto inevitabile di un certo

fretta e senza rinunciare a quella parte di cuore

percorso, o un modo per ribellarsi e affermare la

che prima di scegliere voleva capire.

propria identità?

Capire non solo come stavano le faccende del

Non ci ponevamo ancora il problema, forse perché

mondo, ma come noi le vedevamo; questo forse

i problemi erano altri.

al giorno d’oggi può sembrare una stronzata, ma per chi nasce in un piccolo paese che confida

Chi doveva combattere con padri assenti e madri

nel rispetto delle tradizioni quasi come in Dio,

isteriche, chi aveva due felpe e due pantaloni per

è fondamentale. Non puoi essere niente se non

tutto l’anno e chi si appoggiava sul divano di un

ti misuri con te stesso. E il più delle volte devi

amico perché era meglio così. In certi momenti

sporcarti le mani, per riuscirci. Ecco, noi eravamo

non era facile resistere alla piena senza lasciarsi

quelli delle mani sporche, dei jeans rotti, senza

toccare dallo sconforto, dalla fragilità, dalle notti

mai un soldo in tasca; quelli delle cene rimediate

insonni a rigirarsi nel letto schiacciati dal peso di

e delle assenze ingiustificate, con la bocciatura

quella parola: futuro.

sempre dietro l’angolo, proprio come il bar in cui ti

Dopo il diploma molti avevano imboccato nuove

imboscavi la mattina. Il caffè che sapeva di buono,

strade, si erano trasferiti, e a noi restavano una


telefonata ogni tanto, un breve messaggio e confini

un secondo prima. E gli sbagli, gli abbagli, il buio,

sempre più stretti, sempre più scomodi. Era

alla fine scopri che ti hanno dato più di quanto ti

normale che la vita si assestasse, e che i progetti a

hanno chiesto in cambio.

lungo covati iniziassero a prendere forma, ma noi che non li avevamo, che non li avevamo mai avuti,

Ci incontriamo al solito posto e abbiamo la stessa

ci sentivamo soffocare. Abbandonati da quella

voglia di cazzeggiare. Qualcuno si è tagliato i

gioventù carica di speranze e di opportunità che

capelli, qualcun altro ha cinque chili in più, ma

ci evitava e pressati da un giudizio che pian piano

quando ci guardiamo in faccia siamo sempre noi,

sfibrava le nostre certezze.

quelli partiti da zero. Quelli che non tirano più fino

Veniva applicata davvero una misura diversa

a tardi la sera, perché al mattino la sveglia suona

per gente come noi? Il marchio che portavamo

presto; che si addormentano accanto alla stessa

addosso era definitivo? Dovevamo rassegnarci?

donna da un po’, e anche se non promettono

Non chiedevamo comprensione o misericordia,

palazzi di cento piani garantiscono la verità. E che

ma solo risposte alle mille e più domande che ci

quando tornano a casa lo fanno da uomini più che

assillavano. Domande che ci ripetevano a casa, o

da figli, o nipoti, o fratelli.

a giro, in una escalation per cui l’unica soluzione

La gente ora dice che quelli come noi non nascono

sembrava la sordità. Per tanta indifferenza

più, che nessuno ha più la volontà di ritagliarsi il

ostentata, di colpo, avvertivamo una frustrazione

suo posto nel mondo, di costruirselo, il mondo.

che relegava il sorriso a pochi preziosi momenti.

Noi continuiamo a non sentirli, perché al solito

Ogni cosa si stava complicando, e non c’era verso

i problemi sono altri, e perché non c’è bisogno

di gestirla. Perfino le ragazze volevano di più, un

di una medaglia per dimostrare ciò che solo noi

rapporto più stabile, più garanzie, la sicurezza che

sappiamo.

può darti la solidità. Noi che di solido avevamo sì e

Non siamo eroi adesso e non eravamo da buttare

no il cuore attaccato al petto, il silenzio mascherato

via allora, quando nessuno ci credeva, né si

col rumore, e una sola espressione per tutto.

sforzava di capire, o aveva voglia di ascoltare. Di aspettare che la nebbia si diradasse, e ciascuno

Forse è stato proprio nel periodo peggiore che

di noi reclamasse il suo destino, il suo futuro,

ci siamo decisi ad alzare la testa. E la voce. Forse

che stabilisse la sua andatura, le sue priorità,

nessuno lo aveva pianificato, forse accade e basta.

annaspando nell’acqua alta prima di toccare terra;

Un giorno compri il biglietto di un treno o di un

che mettesse insieme tanti piccoli mattoni per

aereo e, dopo aver riempito la tua piccola valigia, ti

costruire il muro.

senti pronto a partire, ad andare. Ti senti pronto a

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mettere in pratica ciò che hai imparato, a smentire

Nessuno ci ha incoraggiato, spronato, nessuno ha

chi ti considera un fallito, a cercare finalmente le

pensato niente di buono riguardo quelli come noi.

agognate risposte, a cercarle a modo tuo, ovunque

Quelli che hanno pianto da soli, che da soli si sono

siano. A comprendere il padre che non c’è mai

curati, che hanno bussato a tutte le porte prima di

stato, la madre che non ti sapeva ascoltare,

trovare uno spiraglio di luce, una mano tesa, un

lasciare il divano delle tue notti appoggiate per

posto caldo. Che hanno viaggiato sotto la pioggia, in

un letto vero; sperimentare nuove emozioni,

mezzo al vento, attraversando il fango e il deserto

familiarizzare con il senso di responsabilità, e ti

con la forza dell’incoscienza; che hanno vinto la

senti pronto a scoprire che ci sono infinite vite da

paura, che si sono persi e ritrovati, un passo alla

vivere, anche per chi non nasce inquadrato.

volta. Un respiro alla volta.

Il cambiamento comincia quando è tempo e non

E mezzo bicchiere di fiducia, con due dita di gin.


Post Office Dallamentedi//MattiaMei

Facevo colazione con il thè, il miele per la tosse, dei biscotti scrausi della gran madre, una cassetta audio con Eros Ramazzotti, che parte dopo un pezzo tratto da Grease, che esce dalle casse di un vecchio giradischi che ho trovato nella spazzatura qui in una piazza vicina. Insomma, facevo colazione mentre aspettavo Theo per fare cappello al semaforo, pensando che non sono preoccupato e che, anche se sono pieno di debiti, sono anche pieno di creatività, che anche se mia madre è rinchiusa in un villino, io non sono mai stato così libero, e pensavo al fatto che molte donne mi desiderano anche se non mi è ben chiaro il perché, che ho due cani almeno esteticamente meravigliosi, che in futuro grazie alla mia gran madre avrò il culo parato e così via... Insomma, galleggiavo tra i miei pensieri: le conoscenze che sto accumulando, le capacità che sto formando in una direzione e l’attenzione all’amor proprio, che ho finalmente capito a che serve. “Nema problema” in fin dei conti, le gambe ce l’ho, mio figlio non rovisterà in un cassonetto all’età di otto anni. Nessun problema reale quindi. Poi, tra un biscotto e l’altro, getto lo sguardo dietro la mia spalla sinistra dove si dice se ne stia la morte ad aspettarti. Lo dicono gli sciamani messicani in Chile. Lo dice Castaneda. Serve a razionalizzare il fatto che comunque morirai, quindi, tanto vale godersela e lasciare da parte inutili preoccupazioni ansiose. Io lo faccio, ogni tanto. E così, tra un biscotto e l’altro, getto lo sguardo a cercare l’ombra della mia morte e questo, invece di togliermi preoccupazioni – che tra l’altro neanche avevo – , me ne fa venire in mente una che pervade tutto il corpo, fin dentro i tendini e le ossa. Io potrei morire domani senza aver fatto l’amore con te. Potrei uscire di casa e, per cercare di sgridare il mio cane che attraversa la strada, essere investito, o che ne so. Potrei morire questo pomeriggio senza aver fatto più l’amore con te. Questo è un pensiero terribile, che mi catapulta direttamente dal non avere nessun serio problema, ad averne uno enorme, il più grosso che l’umanità intera possa immaginare tra le mani di un piccolo uomo come me. Niente, spero tu sorrida, mi piace lusingarti, M.

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Dallamentedi//AndreaFederigi

(Racconto liberamente ispirato a “Il pescatore” di

aderenza.

Fabrizio De Andrè e, in generale, alle sue opere) Aveva lo sguardo fermo, immobile. Non aveva il Era aprile, e il primo sole della stagione riscaldava

calore di una cosa che vive: si trascinava per il

le foglie delle piante, ancora intrise di pioggia

mondo, macchiato del più infame tra i marchi.

dell’inverno

gli

La rupe su cui aveva dormito scendeva a picco sul

sfrecciavano attorno curiosi e vispi. La luce

mare, aspra e ripida. Fatta eccezione per qualche

irradiava qualcosa di mistico in tutto lo spazio

ciuffo d’erba sparso, rocce aguzze e cocenti gli

circostante, due calabroni s’inseguivano distratti.

bruciavano i piedi, il sale gli occhi e la sete la gola.

Guardava il cielo e non c’erano nuvole: solo

Ansimante, scendeva la scogliera scegliendo

l’azzurro acceso si specchiava nei suoi occhi neri.

la strada più semplice per non finire di sotto

Il mare spruzzava poco lontano, mentre gli avvoltoi

bestemmiando di tanto in tanto per il dolore a

cupi che volavano in cerchio gli riportavano alla

causa di una ferita sulla pianta del piede scalzo,

mente il transatlantico di ricordi che sempre più

che ad ogni passo spargeva sangue fresco sulla

spesso cercava di affondare in tempeste di rum

pietra, a seccarsi al sole.

appena

passato.

Gli

insetti

d’infima qualità. Era solo. Solo come un uomo che fugge, come la

Mancava poco ormai alla spiaggia sottostante:

stella polare, come il giorno lungo e senza parole

bianca e larga, si estendeva almeno fino a quando

che era dietro al suo destino ad aspettarlo.

lo sguardo riusciva a immaginarla; deserta, fatta eccezione per gli uccelli e gli insetti, confinava

“Dove è

finito il tuo cuore?”, si domandava

con la foresta verde e selvaggia, che arrivava a

incessantemente. L’eco nella testa, svuotata dal

stagliarsi a poche centinaia di metri dall’Oceano.

dopo-sbronza, gli rimbombava da una tempia

Le due si confondevano in sfumature di verde e

all’altra, più che se si fosse messo a gridarla

marrone così perfette, in ogni singolo granello o

contro la rupe scoscesa sul mare, quella domanda.

gemma vegetale, da rendere l’uomo inutile, quasi

Era una mattina calda, e i morsi della fame e

non calcolato, messo di fronte alla perfezione

della sete gli dilaniavano lo stomaco – e quelli del

spietata di piante che crescono, lune che nascono

rimpianto, il cuore. Il rum, che gli era stato tanto

e soli che tramontano. Le cose che cambiano con

amico la notte prima, che quasi era riuscito a

le stagioni che s’inseguono.

buttarlo giù dalla rupe in un attimo di folle lucidità, adesso gli stava facendo pagare gli interessi

Si fermò ad annusare l’aria salmastra, osservando

della sua maledizione. Randagio sventurato tra

l’orizzonte. I raggi solari si specchiavano così

gli uomini, cominciò a muovere i primi passi

intensamente nel mare da creare una luce

sull’erba, scendendo verso il mare. La discesa

soprannaturale, che gli muoveva dentro la

era ripida e si muoveva di traverso per avere più

curiosità della scoperta e la paura del bambino.


Questo lo innervosiva. Il sudore gli bruciava gli

come potesse vedere dettagli nella luce delle cose

occhi e bagnava completamente il suo corpo

che fino a quel momento gli erano sconosciuti.

sudicio, inzuppando anche i vestiti. Si guardò alle

Come si fosse aperta una breccia nella corteccia

spalle, nervoso, ma non successe nulla.

del suo cuore che gli dava uno spiraglio sui segreti

Si riposò qualche minuto, riprendendo fiato, im-

dell’Universo. Tutto è collegato, e i pensieri e le

merso in quello spettacolo naturale, apprezzando

sensazioni che ci muovono il cuore e i muscoli, le

quanto fosse incontaminata, semplice e pura, Gaia,

sinapsi, arrivano da molto lontano: sono l’effetto di

la Terra.

energie cosmiche e coscienze collettive galattiche

Aspre lacrime silenziose gli solcavano il viso, ma

che si dipanano sulla via del mistero rimbalzando

non si portò le mani agli occhi per asciugarle.

da un corpo celeste all’altro.

Si sfogò, forse commosso dalla spietata armonia che regnava in quel luogo, o forse dilaniato dalle

Stralci di canzoni che non aveva mai sentito

colpe e dai rimpianti che lo torturavano.

gli riempivano la mente. Immaginò che fosse la foresta a cantarle silenziosamente o, almeno, le

Senza accorgersene entrò nell’acqua e si lasciò

anime che la componevano. Stava sicuramente

inghiottire dall’Oceano, disinfettandosi l’anima e

uscendo di senno.

le ferite col sale. S’immerse in un viaggio astrale

Stava anche uscendo dall’acqua, quando si rese

sui fondali, cadde in uno stato di trance primitiva,

conto che non era più solo. Alla spiaggia era

sentendosi parte del tutto: mentre nuotava aveva

arrivato un anziano pescatore.

come l’impressione che ogni cosa avesse più senso, che ogni roccia sul fondo gli portasse alla

“O forse è sempre stato qui?”, qualcuno domandò nella sua testa.

mente una simbologia antica e perduta. Come se l’acqua in cui si muoveva e tratteneva il respiro

Era ormai il tramonto e il vecchio si riposava

fosse evaporata milioni, miliardi di volte, prima

all’ombra obliqua di un grande albero: aveva il

di arrivare lì, e poi più lontano. La stessa acqua,

capo coperto fino agli occhi da un enorme cappello

altre reazioni chimiche. Il Brodo Primordiale e la

di paglia, molto semplice, fatto a mano, ma di

nascita della vita.

ottima qualità. Una folta barba bianca gli cresceva ispida e rigogliosa sul viso. La pelle dell’uomo era

La biologia non lo aveva mai interessato più

scura, quasi certamente nativo di quelle spiagge

di tanto, né tanto meno aveva mai avuto questi

tropicali del Sud del Mondo Nuovo, ad Ovest di

pensieri per la testa; ma sentiva che la sua

quello vecchio.

presenza in quel luogo non era una casualità.

L’ultimo sole si stava bagnando a metà nel mare,

Tutto aveva cospirato nei secoli, preparando quel

macchiando tutto d’arancione, e pareva che la

momento: l’albero da cui la foresta era nata, che

natura tutta si fosse messa in contemplazione

anno dopo anno si era riprodotto fino a diventare

di quel tizzone ardente che, ancora una volta,

un immenso essere vivente; la rupe, che onda

scivolava al di là delle dune, a violentare altre notti.

dopo onda era stata erosa fino a formare quella spiaggetta; la sua genia, che in un susseguirsi

- Ah , il mondo! M’incanta il mondo... m’incatena,

di tentativi d’Uomo era arrivata a lui, a quel che

mesmo... - esclamò il pescatore, e sembrava che

aveva fatto, al suo viaggio e alla sua fuga. Tutto era

non ce l’avesse con nessuno in particolare. Scostò

pronto. Ora il destino poteva spiegarsi.

il cappello più in alto sulla testa, così da rivelare due occhi curiosi e una specie di sorriso che gli

Si abbandonò alla corrente, sentendosi cambiato, 18

tracciava un solco sul viso. Guardò in direzione


19

del ragazzo che usciva dall’acqua: lo aveva notato

fuoco. Quando il giorno finisce e tutte le creature si

prima, quando, molto più lontano, era entrato

ritirano a riposare, godendo del calore degli ultimi

nell’Oceano. Adesso rideva tra sé, vedendolo

raggi del sole: lo vedono scomparire, e riposano i

muoversi disorientato, non capendo bene dove si

loro corpi stanchi per il giorno appena trascorso,

trovasse.

col conforto, a volte dato troppo per scontato, di

- La corrente è molto forte da queste parti - disse

risvegliarsi e poterlo rivedere -

il vecchio indicando la rupe ormai lontana dal

Lui non capiva, ma sentiva le parole del vecchio

giovane che, gocciolante d’acqua salmastra, stava

pescatore in profondità. Solo di tanto in tanto si

camminando sulla sabbia fine.

voltava verso la rupe, a controllare che nessuno

Questi si rese conto che, in effetti, si trovava al

lo seguisse.

centro della spiaggia e che il posto in cui aveva pianto era parecchie centinaia di metri più in là.

- E’ inutile fuggire da sé stessi. Una battaglia

Era troppo preso dalle sue fantasie per accorgersi

persa in partenza che non porta a nulla di buono.

delle correnti atlantiche.

Qualsiasi cosa succeda nella vita di un uomo, questi

Dalle sue parti il mare era diverso, più mite

deve accettarlo. Deve morire nella sua condizione

all’apparenza, ma non per questo meno pericoloso.

precedente e rinascere, per evolvere in quella

Sorrise per la prima volta dopo molto tempo, ma

attuale. Ci sono cicli che si aprono e cicli che

non se ne rese conto, e si grattò solo la testa.

devono chiudersi per farne cominciare altri. La

Arrivò quasi di fronte al pescatore, che osservò

tua anima deve attraversarli tutti, e accettarli come

quel giovane dall’aria sveglia, robusta, che aveva

inevitabili, tenendo sempre chiaro in mente che

ancora gli occhi grandi dei bambini, pieni di

qualsiasi cosa succeda, niente è definitivo e tutto

un’enorme paura: dentro ci lesse lo sguardo di chi

si trasforma. Il presente ci si offre in ogni attimo

aveva sofferto molto, nonostante la giovane età.

che viviamo, in ogni momento c’è un’opportunità per arrivare al perdono e all’accettazione di sé

- Fa uno strano effetto questo posto, non è vero? -

stessi, tutto ciò che ci succede è un indizio che ci

chiese il vecchio con l’aria di chi la sapeva lunga.

fa pian piano salire sulla scala della coscienza e

- Questo era un luogo sacro per il mio popolo, già

della consapevolezza. Per capire la ragione ultima

molto prima che i gringos arrivassero su questa

della nostra esperienza su questo mondo bisogna

terra. È una foresta molto antica, e quasi nessuno

vivere, vivere a fondo! -

scende da quella rupe. Per questo è rimasta intatta. Qui sono presenti energie primigenie,

Il giovane capiva sempre meno, ma sentiva quelle

sono custoditi i resti terreni di Sciamani e

parole come se venissero da dentro, dal profondo

Allacciatori di Mondi. Qui non conta chi sei, o

delle viscere: le sentiva nelle budella, scorrere

cosa sei stato. Questo è un luogo di morte e di

nel sangue, pompare nel cuore e scoppiare

rinascita... -

nella testa. Quelle parole lo scossero dall’interno

Il giovane si guardò le mani, non capiva se stesse

e percepiva che qualcosa stava accadendo,

sognando o se quel che stava succedendo fosse

all’ombra dell’albero, mentre il tramonto rendeva

una sorta di delirio della sua mente, devastata

solenne il momento.

dalla colpa e attanagliata dalla follia. Gli occhi gli si tinsero di rosso e lo stomaco - Il momento è qui e ora. Quando il silenzio cala

gorgogliò per la fame. D’un tratto la salivazione

implacabile, quando il sole scende oltre l’orizzonte

si era azzerata, le fauci s’impastavano mentre in

a scaldare altri mondi e tutto si tinge del colore del

gola gli si stringeva un nodo stretto, che quasi gli


impediva di respirare. Era sul punto di scoppiare,

me, e suo padre prima ancora. Ascoltando la

ma poi si fermò a pensare alle parole del vecchio.

natura s’imparano tante cose. L’Universo ci dice

Decise di accettare la sua condizione; prese fiato,

tanto se siamo disposti ad ascoltarlo. Tutto sta

piano, con calma. Ci fu un silenzio interrotto solo

nell’osservare, non solo il mondo, ma soprattutto

dal canto mistico delle cicale. L’aria era come

dentro sé stessi. Conosci te stesso, sentiti, viviti -.

sospesa in una ragnatela invisibile in cui tutto ciò che c’era era vivo, presente e testimone. Ogni

Mentre parlava, il vecchio osservò il giovane

albero, ogni fiore, ogni sasso, lui, il vecchio e ogni

che mangiava e beveva con foga, e gli offrì

altra cosa viva su quella spiaggia erano collegati.

anche l’ultimo pezzo del suo pane. Lo guardò

Adesso poteva sentirlo.

con tenerezza e l’assassino pensò a suo padre, e anche che era tanto che non gli capitava.

Chiese al vecchio: - Dammi qualcosa da mangiare:

Il pescatore puntò lo sguardo in direzione della

ho poco tempo, e ho molta fame. E già che ci sei

rupe. - Ma adesso devi andare, stanno arrivando

dammi anche il vino... Occhio a ciò che fai, ché sono

con i cani, sento dei latrati... -

un assassino e i gendarmi mi cercano. Ho ucciso un ricco per rubargli il denaro. Un figlio d’un cane

Il giovane si ridestò in fretta dal torpore in cui era

sfruttatore, che in fabbrica ci massacrava coi turni,

caduto e saltò in piedi voltandosi, proprio mentre

e quando ci lamentavamo ci ricattava dicendo

i profili dei primi inseguitori si stagliavano scuri

che c’avrebbe lasciato a casa senza lavoro, senza

sul telo arancione del crepuscolo.

nulla da dare alle nostre famiglie. Così ho deciso

- Risali il fiume che troverai più avanti: così non

di rapinarlo, nella sua casa. Non volevo ucciderlo,

riusciranno a seguire le tue tracce. Arriva in

ma quello ha tirato fuori una pistola, e ho dovuto

cima alle montagne. A tre giorni di cammino c’è

sparargli io per primo. I gendarmi mi cercano e io

il confine. Se riesci ad uscire dal Paese dovresti

ho sete e ho fame... -

essere al sicuro. Buona fortuna ragazzo, e ricorda:

Il vecchio non si guardò neppure intorno, prese

dentro di te hai tutti i sogni del mondo -

un bicchiere di argilla e versò il vino che teneva dentro una piccola damigiana. Sorrise e lo passò

Il calore di un momento e poi via, di nuovo verso il

all’assassino.

vento. Il giovane si mise a correre, senza nemmeno

- Bevi, è un vino speziato che faccio io stesso -

avere il tempo di ringraziare e abbracciare

Da una piccola borsa a tracolla tirò fuori una foglia

il vecchio che lo aveva aiutato. Sarebbe voluto

di banano in cui era avvolto del pane. Lo spezzò e

tornare indietro, ma ormai i gendarmi stavano

lo porse al giovane. - Ti si leggono dentro la colpa

scendendo la rupe con i segugi e altri arrivavano

e il risentimento che provi. Ti credo quando dici

a cavallo, da un sentiero.

che non volevi uccidere. Non hai gli occhi degli

Li vide e cominciò a correre più veloce che poteva,

uomini malvagi e il tuo cuore è puro. Per questo ho

inoltrandosi nella foresta. Davanti agli occhi

parlato con te. Hai perso la tua strada, ma niente è

ancora il sole e alle spalle il pescatore.

definitivo e in ogni momento puoi trasformare la

La memoria è già dolore nel rimpianto d’un aprile.

storia per seguire il tuo destino, ricominciare da

Ma il presente è un dono, anche per un assassino

dove sei arrivato -

con la salvezza a tre giorni di distanza.

Il giovane sembrò pensarci un po’ su: - Ma tu chi

20

sei? - gli chiese stupito.

Quando arrivò al fiume guardò un’ultima volta il

- Io sono solo un pescatore. Sorveglio questo

pescatore, poi saltò nel corso d’acqua e cominciò

posto perché mio padre lo ha fatto prima di

a

risalirlo

controcorrente

per

seminare

le


21

sue tracce, scomparendo rapidamente nella

gracchiò quello che sembrava essere il capo del

vegetazione che si faceva sempre più fitta.

drappello.

E vennero alla spiaggia dei gendarmi, vennero

Ma all’ombra dell’ultimo sole, s’era assopito il

in sella e con le armi, e chiesero al vecchio se

pescatore, e aveva un solco lungo il viso, come una

lì vicino fosse passato un assassino. Stavano

specie di sorriso.

aspettando una risposta, impazienti, trattenendo i cani e i cavalli. - Forza vecchio! Se sai qualcosa parla, altrimenti non farci perdere altro tempo! -

Dallamentedi//JacopoAiazzi

In

arredato,

loro tavolozza in legno di pino, stanchi del loro

situato in una zona periferica della città, viveva

un

piccolo

appartamento

ben

ruolo di semplici strumenti del mestiere, i colori

un esperto pittore. I suoi dipinti erano molto

decisero di ribellarsi. Capeggiati da Rosso, il più

conosciuti, in città come altrove, e il suo nome

agguerrito tra loro, organizzarono un’assemblea.

molto rinomato nell’ambiente artistico. Era dotato

A presiedere la riunione venne nominato Verde,

di una buona mano, un ottimo occhio ed uno stile

il più equilibrato tra tutti.

tutto suo. Riusciva a mantenersi grazie ai suoi quadri e persino a mettere da parte qualcosa

- L’assemblea ha inizio alle ore 23:02. Previste

per il futuro. Tutto filava liscio come l’olio per quel

pause alle 01:02 e alle 04:02. Cedo la parola

pittore, finché i colori non si seccarono. Sopra la

all’onorevole Rosso in quanto primo firmatario


22

della mozione in discussione -

loro menti ristrette non riuscirebbero neanche

Dai banchi dell’aula si levò un brusio generale.

a visualizzare. È l’ora di dire basta a questo

Poi, dopo essersi alzato in piedi e schiarito la voce,

sfruttamento. È giunta l’ora di ribellarci! Fratelli

Rosso diede vita alla sua infuocata arringa.

e sorelle, ve lo devo proprio dire: senza di noi,

- Fratelli e sorelle, la situazione ormai è chiara

gli umani non sarebbero niente di più e niente

a tutti: da troppo tempo veniamo sfruttati dagli

di meno che scimmie senza zanne, artigli e

umani. Usurpano i nostri meriti artistici. Ci hanno

pelliccia. Senza di noi vivrebbero in un mondo

ridotto ad aggettivi con cui descrivere oggetti,

asettico. Fratelli e sorelle, siamo noi a dare un

situazioni e persino emozioni che altrimenti le

senso ai loro concetti, alle loro vite, alle loro “opere”.


23

Fratelli e sorelle, è finalmente giunto il momento di

fu il primo a chiedere la parola. Esordì parlando di

riprenderci ciò che ci spetta di diritto -

sacrificio collettivo e propose ai colori di costruire

I colori caldi, alla destra dell’aula, esultarono; i

una bomba artigianale sfruttando tutti gli additivi

freddi, invece, rilasciarono un sottile brusìo di

chimici di cui loro stessi erano composti. Si

dissenso.

sarebbero sacrificati per la causa diventando un

Il Presidente Verde scosse la campanella e

unico colore, e magari il pittore avrebbe perso

richiamò i colleghi alla compostezza.

qualche dita della mano, se non la mano intera, con

- La parola all’onorevole Viola - disse con voce

la conseguente possibilità di dipingere ancora. La

ferma il Presidente dell’aula.

proposta, ovviamente, suscitò polemiche e accese

- Gentili colleghi, cerchiamo di non essere

discussioni, interventi al vetriolo e gesti eclatanti

precipitosi. Qua, se ho ben capito, si parla di

come l’ormai famoso lancio degli smacchiatori

rappresaglia, di rivolta, di rivoluzione. Parole

universali, ecologici e persino quelli fai da te

potenti e pericolose, e parole pericolose portano

contro

spesso a gesti sconsiderati. Non dobbiamo mai

dell’attentato. E non vi dico com’erano colorati gli

dimenticare il nostro ruolo nel mondo. Come

sputi che volavano da una parte all’altra dell’aula.

il

bancone

dell’onorevole

promotore

giustamente ha fatto notare l’onorevole Rosso, noi colori diamo senso alle cose. Esiste forse fine

Seconda e ultima pausa. I colori tornarono

più nobile? - riuscì a dire Viola prima di essere

a radunarsi tra loro e a parlottare. Persino

interrotta da una voce proveniente dai banchi dei

l’onorevole Rosso e l’onorevole Blu, da sempre

colori caldi.

detentori di visioni tra loro inconciliabili, si

- Vergogna! Vergogna! Sappiamo tutti che vuoi

confrontarono con estrema riservatezza.

riabilitarti agli occhi degli umani. Ti hanno

A seduta ripresa, l’onorevole Blu, leader dei colori

persino bandito dai teatri perché per loro porti

freddi, chiese la parola.

solo sfiga! - l’attaccò Giallo.

- Amici, parlando con l’illustre onorevole Rosso

- Onorevole! La prego di contenersi quando si

siamo giunti ad un accordo. Noi freddi, da sempre,

trova in quest’aula e di lasciar terminare la collega.

siamo avversi alla guerra, ed oggi, come altre volte,

Prego, onorevole Viola, cerchi di concludere

non possiamo certamente avallare un’ipotesi

rapidamente, le restano due minuti - intervenne

belligerante. Cerchiamo di essere concreti e

il Presidente.

smettiamo di incolpare sempre qualcun altro.

- La ringrazio Presidente, ma credo che i gesti

Se siamo arrivati fino a questo punto, molto

dell’onorevole Giallo esemplifichino perfettamente

probabilmente, la colpa è anche nostra. Non

le mie preoccupazioni -

siamo stati attenti. Ci siamo fidati forse un po’

Il mormorio dell’aula, presente da inizio seduta,

troppo di esseri che credevamo superiori ma

crebbe.

che troppo spesso hanno dimostrato un’oggettiva

Il

Presidente

fece

suonare

nuovamente

la

inferiorità; esseri che stanno dimenticando il

campanella, ma gli altri colori erano troppo presi

senso del significato che diamo alle cose. Stanno

dalle loro discussioni per ritrovare uno stato di

scordando i concetti e, per capirli, hanno sempre

calma necessario al proseguimento della seduta.

più bisogno delle immagini. Nonostante questo,

- Mi trovo costretto ad anticipare la prima pausa.

continuano a prendersi un merito che in gran

Riprenderemo tra venti minuti -

parte spetterebbe a noi. Gli abbiamo lasciato

Durante quei venti minuti, tutti i colori si riunirono

carta bianca, ci siamo fatti usare; ecco, si, è qui

in gruppetti tra loro parlottanti.

che abbiamo sbagliato. Io non parlo di rivolte né

Quando la seduta riprese, l’onorevole Arancione

di attentati, ma certamente dobbiamo fermare


questa follia. La proposta ai voti, passata per

Durò un giorno, o come dicono i colori caldi “un

le dovute modifiche e l’approvazione di alcuni

giorno intero” oppure “solo un giorno” a detta dei

emendamenti, è dunque quella di assumere il

freddi, comunque la rivolta dei colori durò per

potere decisionale sulle nostre funzioni, pur

ventiquattr’ore.

mantenendo le nostre specifiche identità e caratteristiche. In poche parole, ogni volta che il

Il giorno dopo, infatti, i colori furono divisi e

Grande Pittore vorrà utilizzarci, il colore prescelto

rinchiusi in piccole ampolle di vetro. Soltanto

dovrà sacrificare una parte di sè per unirla con

quando il Grande Pittore afferrò il primo recipiente,

un altro colore a sua scelta, facendosi poi sostituire

alzandolo all’altezza della tela, i colori capirono

dalla “parte contaminata”. Così, noi manterremo le

cos’era successo. Su un muro del laboratorio era

nostre identità e, allo stesso tempo, faremo sentire

apparsa la scritta “Dividi i colori se vuoi ancora

la nostra voce a gli umani. Colleghi, stiamo creando

dipingere”, firmato Un Amico. Ai rivoltosi colori,

un precedente che semplicemente stravolgerà il

però, non sfuggì l’impronta indelebile lasciata

mondo intero -

dall’autore del messaggio d’avvertimento. La

La proposta venne accolta con un applauso

tonalità delle lettere, infatti, era Indaco. Mentre gli

generale e votata all’unanimità. Tutti i colori ne

altri colori erano presi dalla discussione sul da

furono semplicemente entusiasti.

farsi, quel bastardo di Indaco, stancatosi del suo indefinito e gregario ruolo nei confronti di Blu,

Il pomeriggio successivo, al Grande Pittore venne

li aveva traditi avvertendo il Grande Pittore del

voglia di dipingere. Afferrò la tavolozza in legno di

pericolo che stava correndo e da quel giorno, per

pino e su di essa distese i colori che pensava gli

vent’anni, i mari e i cieli divennero di quel colore.

sarebbero serviti per quel suo nuovo progetto. Blu

Gli occhi non più azzurri, blu, verdi o marroni,

fu il primo ad essere scelto e, da leader carismatico

ma indaco. Le madri arrivarono al punto di

quale era, fu felice di dare il buono esempio,

insegnare ai loro figli che il Sole era indaco anche

per ben due volte. La prima pennellata doveva

se tutti continuavano a vederlo giallo. Gli uomini

essere per un pomeridiano cielo invernale, ma

dipinsero l’erba e i loro edifici di quel colore e

venne di un allegro e spensierato azzurro chiaro.

ne furono entusiasti. Il delirio di onnipotenza di

Nella seconda pennellata, il Grande Pittore volle

Indaco durò per vent’anni, poi, all’improvviso, tutti

sfruttare quell’anomalia cromatica per raffigurare

tornarono a dimenticarsi di lui, le cose ripresero

gli occhi di una bella ragazza, ma venne fuori uno

la loro normalità e il Sole tornò Giallo, il mare Blu,

sguardo troppo scuro e malinconico. Passò ad un

il sangue Rosso e tutti i colori tornarono silenti

prato, ma il verde smeraldo era un cazzotto in

sulle loro tavolozze di pino, non prima di aver

un occhio, il verde persiano pessimo, il cinabro

definitivamente recluso quel bastardo di Indaco al

peggio che mai, del giada non parliamone

di fuori della cerchia dei colori primari.

neanche. Il Sole. Con il Sole siamo arrivati ad un certo livello d’imbarazzo: dalle varie tonalità di oro passò allo zafferano. Rosso, invece, fu proprio crudele. A lui non bastava confonderlo; Rosso era intenzionato ad umiliare il Grande Pittore davanti a tutti i colori. I tetti delle case divennero color cremisi e il sangue color ciliegia, i pomodori del colore delle rose e le rose fucsia, i coralli bordeaux, i lamponi scarlatti e il tramonto estivo magenta. 24

Poesia&Illustrazione Anosmia Dallamentedi//GianlucaBindi //FedericoBria


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Anosmia Foschia d’insana stasi ristalla E spento di tenebra vago - leso, Inesteso. Lividi tasti sbiaditi - lisi, Fiochi pensieri vani Dei presunti miei disusi. Tristemente desto ristoro Sogni di distorto senno: A me la vita grama E la futilità pagana.


INDUBBIAMENTE

INDUBBIA/MENTE – IN/DUBBIA/MENTE BIGLIETTI, PREGO Dallamentedi//NiccolòD’Innocenti

quello

99% dei casi perdevo malamente questa guerra,

avventuroso, quello on the road, il viaggio-

Ci

sono

tantissimi

tipi

di

viaggio:

passando la mia bella oretta più ritardi in piedi.

vacanza e molti altri ancora. Tutti comportano un

C’era gente troppo combattiva ed esperta per i

certo grado di difficoltà, d’impegno e, in alcuni

miei standard mattutini. Grazie alla calca, però,

casi, anche di rischio. Ma nessuna di queste

potevo liberamente addormentarmi in questa

tipologie è neanche lontanamente paragonabile

posizione senza rischiare di cadere.

alla più dura ed estenuante esperienza di viaggio: quella del pendolare.

Ma anche quando negli statisticamente irrilevanti casi in cui riuscivo a trovare posto a sedere, non

Potete aver girato il mondo in monopattino, o aver

necessariamente il viaggio si sarebbe rivelato

attraversato un oceano con un materassino: non

migliore. Ovviamente la ressa e il casino non

sarete nemmeno vicini alle sofferenze che un

permettevano di ragionare con la giusta calma,

pendolare medio deve sopportare ogni giorno. Lo

quindi dovevi agire d’istinto per accaparrarti i

dico perché ho provato. E fallito, ogni singola volta

posti più agognati. Nel mio caso, da sociopatico

che ho tentato d’intraprendere questa vita.

consumato, erano i rarissimi posti singoli che

Più di una volta ho sfidato l’alba per dirigermi

rappresentavano un miraggio di tranquillità e

alla stazione, correndo in macchina come un

riposo. In cinque anni di università mi ci sono

folle per recuperare l’inevitabile ritardo, per

seduto solo una volta. Ricordo ancora quel giorno

compiere l’epica traversata Montecatini-Firenze.

con un pizzico di nostalgia.

Ma, puntuale come non lo sono mai stati i treni, arrivava la mattina che, dal letto, col cazzo che

Non rimaneva che provare a scattare verso i posti

mi alzavo. Tutto questo ha contribuito, fra le altre

a coppia, dimezzando la possibilità di compagni

cose, a una stentata carriera universitaria e al

di viaggio ciarlieri o rumorosi, ma l’esitazione

periodo più riposante della mia vita. Non avevo

per cercare il posto perfetto ti aveva già bruciato

le giuste motivazioni. E per fare il pendolare ne

anche questa alternativa. Non restava che puntare

servono parecchie.

ai rischiosissimi posti a quattro. Considerando che i treni che percorrono la tratta Viareggio-

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Ogni mattina, infatti, si ripete la guerra senza

Firenze sono quasi tutti dei residuati di anni

quartiere per strappare un posto a sedere nella

ormai lontani, questi posti erano stati calcolati su

eterogenea e sgomitante moltitudine di persone

un’altezza media della popolazione non superiore

che affolla l’apertura delle porte del vagone. Nel

al metro e sessanta, costringendo i passeggeri


27

ad un inevitabile quanto imbarazzate tête-à-tête.

la peggiore cosa che ti possa capitare. Per prima

Dall’alto del mio metro e ottantaquattro-quasi-

cosa verranno annullate tutte le cose che ti eri

ottantacinque, questi posti rappresentano un

riproposto di fare: dormire. Per seconda cosa ti

incubo di incroci di gambe, cosce e piedi e una

scervellerai per tutto il tempo su come far colpo

certezza di scomodità. Bisognava scegliere il

sulla compagna di viaggio, il più bel paesaggio.

male minore quindi, come quando si va a votare.

Se sei fortunato, la bella in questione, ancor prima

Per prima cosa dovevo evitare persone di stazza

di incrociare il tuo sguardo languido e ammiccante

uguale o superiore alla mia, per evitare di passare

– espressione a metà strada fra l’ictus e l’overdose-,

un viaggio da surrogato di pezzetto del Tetris.

sarà già al telefono a parlare con l’amica di turno

Altra categoria da evitare con cura era quella degli

di quanto sia stata incredibile la notte precedente

studenti delle superiori, dotati di una vitalità a me

e di come abbia improvvisamente cambiato idea

sconosciuta a qualsiasi età.

riguardo all’amore a prima vista. Volente o nolente,

Grazie a queste esperienze e ai miei riflessi

nella tua brava oretta di treno, saprai vita morte

allenati, riuscivo quasi sempre a sedermi in

e miracoli della ragazza che, per una frazione di

mezzo a dei ragazzini obesi che, oltre a occupare

secondo, hai visto come la madre dei tuoi figli.

il mio scompartimento, avevano amici in tutto

Altra variante molto gettonata di telefonata,

il vagone con cui chiacchierare continuamente,

è quella che rivela una voce estremamente

intervallando

fastidiosa e una stupidità degnamente sopra la

le

conversazioni

con

musica

sparata dai tablet o dai cellulari, naturalmente

media. Non sai come sarà, ma la madre dei tuoi

touch. Impossibile batterli, se non con un dispiego

figli non parlerà assolutamente così. Spesso

di forze insostenibile alle sette di mattina. Le

a questa tipologia di voce si accompagna una

contromisure in genere si limitavano ad un poco

conversazione che farebbe imbarazzare gli

credibile sguardo minaccioso, che al massimo

sceneggiatori di Beautiful, lasciandoti a metà

intimoriva i membri più deboli e macilenti del

strada fra il vaffanculo e la voglia di saperne di

branco.

più.

Ma quella degli studenti non è l’unica gang che limita la tua possibilità di sederti liberamente

Caso ancora più fortunato: la bella non prenderà in

nei malfamati vagoni made in Trenitalia. Infatti,

mano l’odiato cellulare, ma un libro. Il ché, nel tuo

come in tutti i sistemi sociali, anche sul treno

ideale da intellettuale da quattro soldi, la porterà

si formano bande di pendolari che si associano

a scalare vette di desiderabilità inarrivabile.

per ottenere i maggiori benefici, in questo caso

In quel preciso momento ti renderai conto che

i posti migliori. È molto frequente imbattersi in

stai leggendo un fumetto, cosa che ti spingerà

gruppi di impiegati lucchesi che presidiano interi

proporzionalmente all’opposto della sua scala di

scompartimenti per i loro colleghi che saliranno

desiderabilità. Se sei abbastanza veloce, riuscirai

più avanti. Mai cercare di invadere questi territori,

a lanciare l’amato fumetto –che Dio mi perdoni–

pena l’ulteriore perdita di tempo nella folle corsa

fuori dal finestrino o in un luogo invisibile alla

al posto. Chiaramente tutte le bande sono in lotta

sua vista. Se il tuo aspetto non la sconvolge in un

fra loro, ma sono unite da un odio comune verso lo

primo momento, cosa che la spingerebbe a non

straniero del treno: te.

alzare lo sguardo neanche per vedere se siamo

Ma non c’è niente di peggio che trovare posto

sguardi e sorrisetti che porterà a un’immancabile

davanti a una bella ragazza. Ebbene si, quello

due di picche. Infatti, quando troverai il coraggio

che speri ogni volta che sali su di un treno, sarà

di attaccare bottone, succederà, sicuro come la

arrivati alla sua fermata, inizierà una tortura di

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messa, una delle seguenti cose.

“Monta ‘r controllore, secco, scavato. Tarmente secco che sta ritto per ir contrasto de’ venti.

Uno. Appena stai per aprire bocca la ragazza si

«Billietto»

affretterà ad avviarsi alle porte perché la sua

«Un ce l’ho» dio io

fermata è in arrivo. Immaginandole un sorriso che

«Murta»

non ti ha fatto, ma che le hai deciso, se Brassens

«Seeeeeeeeeeeee» ‘ni dio, ironio

mi passa la parafrasi.

«Seeeee? Vieni puppasedani, ti faccio la murta e

Due. La fermata è la stessa a cui devi scendere

la paghi!»

anche tu. Stai già scavando nel tuo striminzito

E sicché ‘r controllore si ‘omincia a agità.

repertorio di frasi d’abbordaggio ma, quando

Un vecchino da dietro comincia a fa’ de’ segni.

scenderete, lei salterà al collo del suo ragazzo,

«Vell’omo? Senta ‘ne la dio io ‘na ‘osa: lo lasci sta’

che magicamente ha imbroccato anche dove si

quer bimbo. Le ‘ose ner mondo, bisogna vedé’ da

sarebbero aperte le porte del vagone.

dove le guardi.»

Tre. Al momento fatidico – o la va o la spacca – la

«O cosa vòle di?» stronfia ‘r controllore.

tua voce verrà sovrastata da un’altra che, incolore,

«Voglio di’ che magari ‘r bimbo un c’ha ‘r billietto,

affermerà : «Biglietti, prego».

ma lei lo sa quanto ‘osta piglià’ ‘r purma’? Lo sa lei

Prendo in prestito le parole di una canzone dei

che ‘r purma’ è fisso ‘n ritardo? Lo sa lei perché ‘r

Gatti Mézzi, Sur Purma’, per mostrare un esempio

mare è salato? Me lo dia, giù!»

di conversazione media che potrebbe scaturire.

«So’ assai, perché? »

Perdonate il pisano.

«Perché c’è l’acciughe!!!»”.

Ciao bella di turno, ciao controllore, ciao pendolari. Non sarò mai uno di voi.

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ANTIDOTI VISUALI

INTERVISTA A BUE2530 Dallamentedi //SimonePiccinni //NiccolòD’Innocenti

Il nostro incontro con Bue2530, uno dei più quotati street artist attivi a Firenze, inizia in maniera tragicomica. Arriviamo di fronte a Lacrima Nera, lo studio in cui, tra un graffito e l’altro, lavora come tatuatore. Lasciamo la bici di fronte allo studio, legata ad un lampione. Sulla soglia c’è un ragazzo con vestiti larghi e tatuaggi ben in vista, che fuma una sigaretta. Tra la nostra posizione e lo studio corre una stradina. D’improvviso, ecco materializzarsi tra noi e il ragazzo una volante dei carabinieri. “Documenti, prego”. Ce l’hanno con noi. “Ma, veramente, noi staremmo andando a fare un’intervista..”. Non sentono ragioni, si fanno consegnare le nostre sdrucite carte d’identità e si isolano al terminale, per una buona decina di minuti, lasciandoci lì nel nostro imbarazzo. Intanto sulla porta dello studio la scenetta ha attirato altra gente, che osserva ridacchiando. Finiti i controlli gli agenti ci rendono i documenti e, a mò di saluto, ci fanno: “Buona giornata signori, e a quello che dovete intervistare ditegli che garantiamo noi per voi!”. “Sarà fatto, signor agente”, mordendoci la lingua per non schiantare a ridergli in faccia. Il ragazzo sulla porta che aveva assistito a tutta la scena, ovviamente, era Bue. Dopo aver fatto conoscenza ed esserci fatti due risate su quanto appena accaduto, entriamo nello studio e ci sistemiamo nel suo cubicolo per svolgere l’intervista. Nel cubicolo accanto, Fone, altro brillante street artist/tatuatore, sta lavorando ad una scritta sulla coscia di un ragazzo: un bell’A.C.A.B . a tinte rosso sangue. Quando si dice il caso…

Quando e come nasce la tua passione per il

proprio alla prima! Taggato/sgamato, alle tre di

disegno e per la street art?

pomeriggio, in pieno giorno. Ero inespertissimo,

Il momento preciso non lo ricordo, ma è nata

bomboletta.

non sapevo neanche a che distanza tenere la quando ero veramente piccolo, mi pare addirittura

In seguito abbiamo iniziato a dipingere in tre, con

che frequentassi le elementari.

due miei amici: Luigi e Antonio, tuttora attivi anche

A Lamezia

Terme, da dove provengo, c’era Copa - uno dei

se sparsi per la penisola. Le nostre tag sono Luis,

primi writer dell’epoca - che iniziò a fare i primi

Ya e Bue, mentre la crew si chiama N’Duja Style:

pezzi, dei rooftop (pezzi su tetti e palazzi. NdR),

tutti i sabati e le domeniche andavamo a giro a

dopodiché iniziarono a formarsi le prime crew

fare le murate, e tutte le sere andavamo a giro a

che disegnavano insieme. Io ho cominciato a dipingere nel ‘97.

taggare. Più tardi abbiamo iniziato a frequentare Ho fatto

il liceo artistico a Catanzaro. La scena dei graffiti

la mia prima tag e mi hanno sgamato subito,

da quelle parti era molto, molto più grossa rispetto


a quella di Lamezia Terme: i writer là avevano

di evoluzione incredibile. Nacque pure il Graffiti

già iniziato a fare i treni. Abbiamo conosciuto

Shop: uno shop online dedicato esclusivamente

un sacco di nuova gente che dipingeva, venendo

all’attrezzatura per fare writing, gestito da dei

in contatto con nuovi stili. Poi ci sono state delle

ragazzi di Pavia.

innovazioni tecniche delle bombolette, che hanno veramente aperto dei mondi. Facevamo follie

Cosa ti ha spinto verso il writing e non verso altre

per accaparrarci le nuove uscite per quanto

forme di pittura più tradizionali?

riguardava i tappini. A quei tempi non c’era ancora internet, o meglio non era ancora esploso

Quando sei ragazzo e vedi questi graffiti stupendi

come adesso, quindi ordinavamo tutto dalle riviste,

a giro non puoi fare a meno di rimanerne

telefonicamente o via fax. Uscirono le Montana,

impressionato. Poi era l’atto di farlo, non il fine:

delle bombolette nate appositamente per il

l’atto “vandalico”, l’adrenalina, il fascino del vietato.

writing, che hanno una pressione più alta rispetto

In seguito, piano piano, inizi a sviluppare una

a quelle normali, e noi le usavamo esclusivamente

tecnica: affini così tanto lo stile che non ti puoi

per fare i pezzi più grandi e impegnativi, anche

più permettere di fare cose illegali, perché per

se in realtà si prestano a qualsiasi utilizzo. E’ stata

realizzare un pezzo ci vuole molto più tempo. La

una rivoluzione, perchè possono essere molto più

cosa si sviluppa così quasi per tutti, almeno per

precise, hanno cambiato il modo di dipingere.

quelli della mia generazione: facendo cose illegali.

Andavamo a comprarle a Catanzaro, facendo

E, chiaramente, c’è chi continua a farlo.

forca appositamente. Costavano tantissimo per

Però esiste un filo sottile che divite la street art

l’epoca, tipo 3.500 lire a spray. Noi comunque

dai graffiti, anche se una cosa non esclude l’altra.

svaligiavamo il negozio, visto che non c’era

Anzi, per dirla meglio, l’una è la conseguenza

una gran fornitura: facevamo letteralmente le

dell’altra: se nessuno avesse mai fatto una tag su

corse negli ultimi metri prima degli scaffali per

un muro, un atto di vandalismo, probabilmente

accaparrarci i pochi pezzi disponibili.

non sarebbe mai nata la street art.

Da lì piano piano abbiamo iniziato a fare di tutto:

Poi, negli anni, tantissimi artisti che dipingevano

ci hanno concesso dei muri su cui dipingere

su tela si sono avvicinati al mondo della street

legalmente a Lamezia, tra i quali

c’era un

art perché hanno visto che è un giochino che

grandissimo centro commerciale, molto visibile.

funziona, che sta prendendo sempre più piede. Si

Poi abbiamo iniziato a fare le prime jam a

sono avvicinati un po’ per comodità e non per una

Catanzaro, fino a vincere i primi contest. Abbiamo

vera e propria passione. E, avendo vissuto quegli

conosciuto tantissima nuova gente proveniente da

anni nei quali eravamo visti malissimo perché

posti diversi, tra i quali alcune crew di Cosenza:

dipingevamo sui muri, ho notato un vero e proprio

dei mostri, bravissimi.

cambiamento.

Dopodiché, nel 2002, io e Ya siamo venuti a Firenze, mentre Luis è andato a Bologna, quindi

La street art può essere ormai considerata una

siamo entrati in contatto con la scena fiorentina

forma d’arte a tutti gli effetti?

e quella bolognese, dato che ci facevamo spesso

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visita. Abbiamo conosciuto altra gente e il giro si

Gli street artist sono sicuramente riconosciuti

è un po’ allargato. Ho conosciuto Ninja e altri che

come artisti.

nel corso degli anni se ne sono andati da Firenze,

I writer sono quelli che hanno iniziato questo

visto che la maggior parte non era di qui. In quegli

percorso, gli street artist sono quelli che si sono

anni sono nati altri tipi di spray, è stato un periodo

presi il merito. In tutti i festival organizzati ci


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sono sempre gli artist invitati, con alloggi pagati

quando ha aperto, tre anni fa. Prima sono stato

e tutto il resto, mentre i writers del posto che

con Lorenzo per un anno in un altro studio,

organizzano tutto e si sbattono non se li caga

dopodiché sono rimasto con lui quando ha aperto

nessuno. C’è stato un passaggio cosi repentino

questo studio insieme a Riccardo Riccobono.

che ha fatto in modo che chi ha fatto venire a galla questo mondo, appena stava per emergere, sia

Bue 2530: da dove nasce la tua tag?

stato spazzato via da gente che, alla fine, faceva tutt’altro. L’unica cosa che li collega è il supporto:

All’inizio facevo dei disegni che messi insieme

il muro. Strana questa cosa. Io sono stato prima

formavano delle scritte. E quindi per la mia tag

l’uno e poi l’altro. Quando sento i writers che mi

cercavo una scritta che fosse armoniosa: la “B”

chiamano per dirmi che non li ho cagati, capisco

la “U” e la “E” - se fatta tondeggiante – sono

l’incazzatura che c’è dietro.

forme speculari che, combinate, danno una

Tanti festival danno qualche spazio anche a loro,

forma armonica. Già solo lo scheletro della tag mi

ma le facciate giganti sono riservate soprattutto

permetteva di fare una scritta lineare.

agli street artist. Poi c’è anche gente come Dime

Per quanto riguarda il numero, sono due voti

e Sick che, anche facendo graffiti e scritte, viene

dell’accademia che ho preso da due professori

presa in considerazione. Si tratta però della

diversi per la stessa scultura. Il primo mi diede

minoranza.

25, mentre il secondo mi disse “quanto vuoi?

Da quanto ti sei avvicinato al mondo del

quindi deciditi il voto”. Mi misi trenta. Da questo

Hai fatto tutto da te, non sei mai venuto a lezione, tatuaggio?

nasce un po’ una mia filosofia: passare con lo stesso lavoro dal 25 al 30 mi ha fatto capire che

Da cinque anni, dal 2010. Il primo in realtà l’ho

se già dentro l’accademia, un’istituzione in cui

fatto a 14 anni: mio cugino, tatuatore da venti anni,

dovrebbe esserci una certa uniformità di giudizio,

mentre stava tatuando mio padre mi disse “dai,

lo stesso lavoro può avere un riscontro così diverso,

fagliene un pezzetto te”. Alla fine gli feci un pezzo

figurarsi quando uno si affaccia nel mondo reale.

enorme.

È diventata l’appendice di Bue perché mi fa

Ma come mondo, devo dire la verità, non mi aveva

sempre pensare a questo: se nella vita prendo

affascinato da subito. Ne ho fatto un altro a 18

venticinque non mi butto giù, se prendo trenta

anni, sempre tramite mio cugino, per un amico.

non mi esalto. È il filo che mi fa rimanere sempre

Dopodiché ho cominciato veramente a 25 anni. Da

coi piedi per terra. Anche perché non è giusto né

quando mi sono avvicinato seriamente ai tatuaggi

esaltarsi, né buttarsi giù.

ho iniziato a tralasciare un po’ i graffiti, perché il tatuaggio richiede molta pratica, tanta dedizione, e per acquisire la tecnica ci vuole veramente tanto. Non è come disegnare su un muro, la pelle non è un supporto che reperisci così facilmente. Trovare gente che si fidi di te non è così immediato, anche se lo fai gratis. Però ho avuto la fortuna di essere già abbastanza conosciuto tramite i graffiti, e grazie a questo, ho avuto più facilità nel trovare volontari. Ho iniziato a lavorare qui a Lacrima Nera da

Per leggere l’intervista completa, visitate il nostro sito: www.threefaces.org


HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: //DANIELEADAMINI NASCE A PITIGLIANO (GR) IL 14-05-1987, MA CRESCE E VIVE A LATERA, UN PICCOLO PAESINO NEL VITERBESE FINO AL 2013, PER POI TRASFERIRSI A FIRENZE IN CERCA DI FORTUNA

//JACOPOAIAZZI //WWW.WILDMOGG.WORDPRESS.COM JACOPO AIAZZI HA COLLABORATO PER SVARIATI ANNI, IN QUALITÀ DI REDATTORE, CON IL FREE PRESS FIORENTINO RIOTVAN; ATTUALMENTE REALIZZA ARTICOLI PER IL BIMESTRALE FUL. NEL 2014 HA PUBBLICATO CON LA CASA EDITRICE EDIZIONI CLANDESTINE IL ROMANZO “LA VOCE DALLA FOGNA”. E’ IMPEGNATO CON L’ASSOCIAZIONE PANTAGRUEL ONLUS COME CONSULENTE ESTERNO PER LA REALIZZAZIONE DI UN GIORNALE NEL CARCERE DI SOLLICCIANO.

//BENEDETTABENDINELLI //WWW.BEHANCE.NET/BHOOKA SCRITTRICE E FOTOGRAFA. DIPLOMATA IN REPORTAGE FOTOGRAFICO PRESSO IL CENTRAL ST. MARTIN’S COLLEGE OF ART&DESIGN. HA 29 ANNI E VIVE A MONTECATINI TERME (PT.).

//GIANLUCABINDI SCRITTORE. STUDIA FILOSOFIA PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA. HA 25 ANNI E VIENE DA CHIESINA UZZANESE (PT).

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//FEDERICOBRIA //WWW.BEHANCE.NET/FEDERICOBRIA ILLUSTRATORE. É LAUREATO IN STUDI INTERNAZIONALI, MA LA SUA GRANDE PASSIONE È IL DISEGNO. HA 27 ANNI E VIVE A FIRENZE.

//ELISABURACCHI //WWW.BEHANCE.NET/ELISABURACCHI_BEH ELISA BURACCHI, 27 ANNI, NASCE A PRATO. AFFASCINATA DALLE MECCANICHE CHE REGOLANO IL COMPORTAMENTO UMANO, SOCIALE ED INDIVIDUALE, SI DEDICA ALLA GRAFICA PUBBLICITARIA. DOPO LA TRIENNALE IN VISUAL DESIGN, TORNA PERÒ A QUELLA CHE ERA LA SUA PRIMA ED INFANTILE PASSIONE, IL DISEGNO, CONCLUDENDO COSÌ LA SUA “INVOLUZIONE” VERSO UNA FINALMENTE RITROVATA SPONTANEITÀ! COLLABORA COME FREELANCE CON ALCUNI STUDI GRAFICI ED AGENZIE ILLUSTRATIVE E FOTOGRAFICHE.

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//MARCODEGL’INNOCENTI //BRUCIODISEGNI.BLOGSPOT.COM IN ARTE BRUCIO, STUDIA ARCHITETTURA. PUBBLICA FUMETTI E ILLUSTRAZIONI SU LO-FI COMICS, PARTECIPANDO ANCHE ALLA PRODUZIONE DI ALCUNI FUMETTI. SUONA NEL GRUPPO DUSTINSIDE E COLLABORA CON MESCALEROS CREW, ETICHETTA SPEZZINA. HA PUBBLICATO ALCUNE TAVOLE E FUMETTI SULLA FANZINE FIORENTINA “IL SOPPALCO”.

//NICCOLO’D’INNOCENTI CALCIATORE PER PASSIONE, SCRITTORE PER CASO. CO-FONDATORE DI THREE FACES. HA 27 ANNI E VIVE A FIRENZE.

//ANDREAFEDERIGI SCRITTORE E CO-FONDATORE DI THREE FACES. É LAUREATO IN MEDIA E GIORNALISMO, HA 28 ANNI E VIENE DA SANREMO (IM).

//NICCOLÒGAMBASSI //NICKGAMBASSI.BLOGSPOT.IT NICCOLÒ “NICK” GAMBASSI SI CHIAMAVA COSÌ PERCHÉ AVEVA I CAPELLI ROSSI; ED AVEVA I CAPELLI ROSSI PERCHÉ ERA UN RAGAZZO MALIZIOSO E CATTIVO, CHE PROMETTEVA DI RIUSCIRE UN FIOR DI BIRBONE. UN GIORNO SCOPRÌ LA PASSIONE PER L’ARTE E DECISE DI DEDICARVISI SENZA SOSTA, IGNORANDO TUTTE LE DICERIE E LE SUPERSTIZIONI CHE GLI VENIVANO ACCOSTATE. SPERA DI DIVENTARE, QUANDO SARÀ PRONTO, UN BRAVO FUMETTISTA.

//MATTIAMARTINI NASCE A FIRENZE IL 21 NOVEMBRE 1988. E’ DIPLOMATO ALLA S.N.C.I. DI FIRENZE IN MONTAGGIO E RIPRESA VIDEO. FOTOGRAFO E VIDEOMAKER PER PASSIONE, LAVORA COME MACCHINISTA TEATRALE IN SVARIATE COMPAGNIE DEL CAPOLUOGO TOSCANO.

//MATTIAMEI //ANONIMOPENSOSO.WORDPRESS.COM SE SIETE DI FIRENZE E GIRATE PER SERATE LO CONOSCETE DI SICURO. TUTTOFARE PER ATTITUDINE E PROFESSIONE.

//SIMONEPICCINNI //SIMONEPICCINNI.JIMDO.COM SCRITTORE E CO-FONDATORE DI THREE FACES. É LAUREATO IN MEDIA E GIORNALISMO, HA 28 ANNI E VIVE A FIRENZE.

//CHIARAPICCINNI //CHIARAPICCINNI.TUMBLR.COM LAUREATA IN GRAFICA E DESIGN DEL PRODOTTO, HA 25 ANNI. VIVE E LAVORA A MILANO COME GRAPHIC DESIGNER.

//ANDREASPOSITO //WWW.GIGARTE.COM/ANDREASPOSITO ILLUSTRATORE. HA 24 ANNI. E’ LAUREATO IN PITTURA ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI.

//M.E.P. //WWW.MOVIMENTOEMANCIPAZIONEPOESIA.TK IL MOVIMENTO PER L’EMANCIPAZIONE DELLA POESIA, FONDATO A FIRENZE NEL MARZO 2010, È UN MOVIMENTO ARTISTICO CHE PERSEGUE LO SCOPO DI INFONDERE NUOVAMENTE NELLE PERSONE INTERESSE E RISPETTO PER LA POESIA

//BUE2530 //WWW.BUE2530.COM STREET ARTIST E TATUATORE DI LAMEZIA TERME, VIVE E LAVORA A FIRENZE. TRA I PRIMI TATUATORI DELLO STUDIO LACRIMA NERA, FA PARTE DEL COLLETTIVO DI WRITERS 400 DROPS


NOTE REDAZIONALI//THREEFACES DIRETTORE EDITORIALE // SIMONE PICCINNI REDATTORI & COLLABORATORI // DANIELE ADAMINI // JACOPO AIAZZI // BENEDETTA BENDINELLI // GIANLUCA BINDI // GIULIA BRACHI // FEDERICO BRIA // ELISA BURACCHI // EMILIO CALDERAI // TIZIANO CORONA // P. TIZIANA CAUDULLO // MICHELE CECCHETTI // MARCO DEGL’INNOCENTI // NICCOLO’ D’INNOCENTI // ANDREA FEDERIGI // NICCOLO’ GAMBASSI // MATTIA MARTINI // MATTIA MEI // CHIARA PICCINNI // SIMONE PICCINNI // ANDREA SPOSITO IMPAGINAZIONE & GRAFICA // CHIARA PICCINNI COVER // ELISA BURACCHI LETTERING TITOLI // TIZIANO CORONA RINGRAZIAMENTI // Bue2530 // M.e.P. (Movimento per l’Emancipazione della Poesia)

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