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03 LAQUA VINEYARD

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lamatilde studio

lamatilde studio

Toscana

Dopo LAQUA Countryside a Ticciano e il restyling del Relais Villa Crespi sul Lago d’Orta, lo studio torinese lamatilde torna a collaborare con Cinzia e Antonino Cannavacciuolo, progettando il nuovo LAQUA Vineyard, quarto Resort della collezione LAQUA, situato nel piccolo borgo di Casanova, tra Pisa e Volterra.

Il progetto LAQUA Vineyard traduce la passione per l’ospitalità del Gruppo Cannavacciuolo in un accogliente e contemporaneo Resort nel cuore della Toscana, affacciato sul panorama dei vigneti locali, all’interno di un contesto territoriale che originariamente ospitava un teatro.

Proprio da questa precedente destinazione d’uso prende forma il concept elaborato dallo studio, culminato in un vero “palcoscenico” per l’arte culinaria, l’enologia, il design e la vocazione dei proprietari per l’ospitalità grazie ad un attento lavoro di ristrutturazione e di ricerca.

A connotare il Ristorante Cannavacciuolo Vineyard, recentemente premiato con 1 Stella Michelin, e i 6 appartamenti che – in linea con le altre location della collezione LAQUA – rievocano un concetto di ‘casa’ è dunque un dialogo armonioso tra antico e moderno, tra sofisticatezza e autenticità, ma anche uno storytelling che omaggia la sintonia senza tempo tra cucina e vino. L’identità visiva concepita dallo studio richiama infatti questo sodalizio e i protagonisti del luogo - il Rinoceronte della Cantina Vinicola La Spinetta, e la Luna, mutuata dai bottoni dorati del marchio Cannavacciuolo -.

IL RISTORANTE: INTERIOR E MATERIALI

L’approccio progettuale scelto da lamatilde per la realizzazione del Ristorante Cannavacciuolo Vineyard prevede un gioco continuo tra elementi attuali e della tradizione, che non viene nascosta o sovrastata ma messa in evidenza e valorizzata.

Le pareti, originariamente caratterizzate da un andamento irregolare, sono rese lineari con l’inserimento di arredi e contropareti, equilibrando così l’impatto visivo della scansione spaziale.

Le contropareti coprono in verticale solo una parte del muro, lasciando visibile la texture originale restaurata nella parte superiore. Il disegno delle superfici esplicita un approccio che mette in relazione un linguaggio espressivo contemporaneo con un carattere prettamente artigianale, in sintesi tra loro. I mattoni grezzi, realizzati in cotto nero etrusco e rosa vellutato, sono infatti disposti “a sorella” anziché sfalsati come vorrebbe la tradizione, enfatizzando così quella che comunemente verrebbe considerata a tutti gli effetti un’eterodossia progettuale.

Lo stesso approccio viene adottato nella progettazione dei soffitti, dove sia la regolarità degli archi sia la personalità classica e fortemente caratterizzante dei solai restaurati vengono armonizzate dall’inserimento di rivestimenti con forme morbide e fluide, che intrattengono una delicata relazione di velamento/svelamento dei soffitti tradizionali, esaltandosi a vicenda nel contrasto.

Per i rivestimenti del soffitto lamatilde ha optato per sfumature dorate che hanno la funzione di riflettere e diffondere la luce esterna, dando all’atmosfera del Ristorante una connotazione più calda e scenografica. Per via della sua connotazione teatrale, l’edificio originale prevedeva ambientazioni molto buie, motivo per cui lo studio ha ideato alcuni elementi allestitivi che rendessero le sale più luminose. Ne sono un esempio i tendaggi a sipario, che permettono diverse soluzioni di partizione dello spazio e consentono ulteriori possibilità di regolazione della luminosità e della trasformazione dello scenario interno.

Inoltre, l’unica finestra preesistente che permette la vista sul panorama spettacolare delle vigne e delle campagne circostanti viene evidenziata dal corridoio caratterizzato da una prospettiva accelerata che amplifica la convergenza visiva verso l’esterno, conferendo maggiore profondità all’ambiente.

Tutti gli elementi allestitivi riprendono in modo riconoscibile l’ambiente teatrale. In particolare i due banconi, posti alle estremità opposte della sala principale, richiamano due palchi, uno dedicato all’arte culinaria e l’altro a quella del vino: due fuochi visivi che segnano le prime coordinate di spazio “scenico” per clienti e ospiti.

Umiltà 36 Luxury Hotel, sorge a Roma nel centralissimo Rione Trevi in via dell’Umiltà, a due passi dalla famosa fontana monumentale e dal Quirinale.

La struttura si colloca all’interno di un palazzo storico che nell’ultimo ventennio ha ospitato uffici direzionali e che rivive oggi in veste di struttura ricettiva d’alta gamma per una clientela internazionale e cosmopolita grazie ad un importante intervento architettonico, ingegneristico e d’interior realizzato dallo Studio CaberlonCaroppi.

La maestosità dell’edificio si palesa sin dall’ingresso grazie alla presenza di un prestigioso portone ligneo che si apre in un alto androne con volta a botte. Il progetto del piano terra si è subito incentrato nel ripristinare la doppia altezza del piano che, negli anni, per via della diversa destinazione d’uso, era stata ribassata in un piano ammezzato. Lo Studio ha privilegiato un ritorno al progetto originale dello stabile, che enfatizzava maggiormente le altezze regalando scorci scenografici decisamente più accattivanti.

Questo intervento ha dato grande risalto alla hall e restituito la sua importanza anche alla storica scala in marmo che introduce ai piani camera e agli appartamenti.

Interior Concept

Ispirazione principale del progetto d’interior è l’atmosfera dei salotti romani del centro: luoghi eleganti e senza tempo che fanno dell’accoglienza un valore assoluto, rivisto in una chiave contemporanea fatta di equilibrio tra decorazione e minimalismo con un voluto riferimen- to alla Dolce Vita della capitale. L’utilizzo di carte da parati scenografiche, la presenza della scala di marmo, la scelta di abbinare toni caldi e legno, sono tutti elementi che hanno contribuito a regalare la giusta allure, soprattutto dall’ingresso alla reception, fino allo sbarco ascensori, dove il cliente viene accolto da un ambiente raffinato.

Un intenso tono di blu, invece, tinge le pareti della chiostrina interna che anticipa l’ingresso ad uno scenografico chiostro esterno valorizzato da una copertura in vetro che permette di accedervi, a prescindere dal clima, per consumare la colazione.

“È soprattutto il mix di arredi custom, pezzi vintage degli anni ‘60/’70 oltre che di arredi, accessori, tessuti e luci dei migliori brand del design

– spiegano i progettisti - a dare una personalità inconfondibile all’interior di questo hotel. Niente è lasciato al caso e ogni scelta stilistica è pensata ad hoc proprio per dare un carattere di unicità al progetto.”

Il Ristorante

La posizione strategica dell’hotel, tra due arterie importantissime per la città, ha suggerito alla proprietà di ampliare l’offerta destinando parte del piano terra ad un ristorante gourmet blasonato di ispirazione argentina. La guida del ristorante è stata affidata, infatti, agli ideatori del El Porteño di Milano.

Il design concept - proprio come nella città meneghina - si rifà alle eleganti dimore argentine, ma è qui adattato alle geometrie del palazzo e dello spazio in cui si colloca, caratterizzato da volumi ridotti e notevoli verticalità.

L’intervento, studiato nei minimi dettagli, riprende gli elementi chiave della tradizione argentina, in una commistione tra antico e moderno, dialogando in maniera armonica con il resto degli ambienti.

All’ultimo piano, peraltro, la terrazza panoramica con affaccio sul Vittoriano e sui tetti di Roma, è pensata per ospitare il ristorante all’aperto in versione lounge e cocktail bar, nella stagione primaverile ed estiva.

Camere E Appartamenti

Le 29 camere dell’hotel sono distribuite ai piani nobili del palazzo, primo e secondo, dove le altezze dei soffitti sono state enfatizzate dall’u- tilizzo sapiente di boiserie in legno a tutt’altezza con le quali sono state realizzate le teste letto che strizzano l’occhio alle geometrie tipiche degli anni Cinquanta.

Per diversificare l’offerta, nei restanti due livelli sono stati realizzati 18 appartamenti composti da soggiorno con angolo cottura, servizi e camera da letto che mantengono lo stesso stile. All’interno degli spazi così composti si alternano materiali e tessuti dai tratti classici e moderni che creano eleganti suggestioni e armonie.

Gli Interventi Strutturali

Gli interventi sono stati progettati dallo Studio tenendo conto delle caratteristiche intrinseche dell’edificio, attraverso lungo processo di trasformazione che ha seguito lo sviluppo storico della zona, con aggregazioni, superfetazioni, stratificazioni susseguitesi in più di duemila anni.

Le opere strutturali sono state realizzate in pieno accordo con le esigenze architettoniche e con l’obiettivo di rendere l’immobile idoneo alla nuova destinazione d’uso, trasformando quindi in “albergo” un edificio precedentemente ad uso commerciale.

Gli spazi sui quali il team è intervenuto seguivano uno schema caratterizzato da ambienti tra loro molto articolati e caratterizzati da superfici poco estese e molto irregolari. Questo aspetto era particolarmente evidente al piano terra, dove gli ambienti erano delimitati oltre che dalle pareti portanti del fabbricato, anche da un solaio di interpiano creando una forte limitazione estetica e funzionale. Con la demolizione di estesi campi di solaio e la realizzazione di ampi varchi nelle murature portanti, si è riusciti a dare un valore aggiunto al fabbricato, che è stato così trasformato e reso idoneo ad accogliere i nuovi ambienti.

Le demolizioni sono state accompagnate da interventi di rinforzo strutturale delle pareti portanti e da irrigidimenti di tutti i campi di solaio, che hanno consentito di ottenere il “miglioramento sismico” dell’intero edificio, come richiesto al par. 8.4.2 delle NTC 2018 (Norme Tecniche Costruzioni, DM 17 gennaio 2018). I lavori hanno così consentito di raggiungere un nuovo equilibrio basato sulla creazione di nuovi spazi e volumi nel rispetto della storia dell’edificio e della sua nuova funzione di accoglienza.

Materiali utilizzati

Marmi: Baroni Marmi

Parquet: Tecnowood

Carte da parati: Inkiostro Bianco | Dedar

Effeitalia – Artè

Tendaggi: Liuni | Rubelli

Bagni: Gessi

Sanitari: Alice Ceramica | Ceramica Flaminia

Vetro doccia: Vismaravetro

Piatti doccia: Kaldewei Italia

Pan non è soltanto una bakery, bensì anche un wine bar e un luogo conviviale dedicato alla ristorazione. Un locale “di quartiere” nato dalla collaborazione tra lo chef giapponese Yoji Tokuyoshi e Alice Yamada, con l’obiettivo di democratizzare la cultura nipponica.

Il progetto architettonico porta la firma di studio wok ed è nato dalla volontà di creare una trasposizione fisica e materica dell’innovativo format del locale, ma anche di marcare il rapporto con il contesto urbano circostante.

Grandi vetrine in legno di castagno con imbotti esterne in lamiera zincata restituiscono alla città, e in particolare alla zona, un nuovo fronte, rigoroso e prezioso. Le ampie vetrate proiettano gli ambienti interni verso l’esterno, dando vita ad uno “spazio soglia” ibrido tra il domestico e il cittadino.

All’interno l’involucro è neutro e accogliente, un contenitore nel quale diventano protagonisti pochi elementi dal forte carattere come i due banconi che identificano le funzioni principali, panetteria e bar. Queste due anime sono ben definite ma al tempo stesso convivono in maniera fluida e naturale nello spazio: una lunga panca in legno corre internamente lungo la parete verso strada, quasi a collegare i due ambienti del locale.

Varcando la soglia d’ingresso è il bancone del pane a emergere come elemento cardine, ripreso tra l’altro dalla panca esterna che ne anticipa l’estetica materica. Realizzato in pannelli di grigliato di vetroresina di colore verde si presenta infatti come una piccola architettura che abita lo spazio e reagisce con la luce naturale. Il suo colore dialoga con la tinta sfumata dei noren, i teli a soffitto che strizzano l’occhio alla tradizione giapponese modellando un mondo tridimensionale sospeso, al tempo stesso attuale ed effimero.

A far da fondale alla sala è la parete che porta all’antibagno, realizzata con un telaio in legno sul quale sono fissati pannelli traslucidi in cellulosa pressata che anticipa una scatola monometrica verde dalla quale si staglia l’elemento monolitico del lavabo, in pietra di Moltrasio.

La zona dedicata al bar vira invece su nuance più sobrie come il legno di castagno tinto di nero del bancone e gli inserti in acciaio inox. Un masso a spacco in pietra naturale riporta poi l’equilibrio della palette materiali verso un’atmosfera quasi spirituale, celebrando la bellezza imperfetta e aggiungendo enfasi al rituale del riempimento dell’acqua.

Come nella cucina proposta dallo chef, anche nel progetto architettonico vi sono rimandi alla cultura nipponica, ma lontani dagli stereotipi e mai letterali. L’intento di studio wok è stato quello di aggiungere un layer per una chiave di lettura più profonda, lavorando sul concetto della qualità, sia nei materiali, sia nei dettagli.

Materiali utilizzati

Pavimenti e rivestimenti in resina: Resinarc

Intonachino di rivestimento: La Calce del Brenta

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