Lm 1 settembre

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Leyla è una cucciolona di circa otto mesi. E’ ospite al Rifugio Fata Onlus a Lamezia. La struttura è la sede locale della Lega Nazionale per la Difesa del Cane e ospita circa 130 cani accolti dal territorio. Leyla vive al rifugio(auto finanziato) in attesa di adozione. Oltre ad essere bella ha un carattere magnifico: ascolta, è socievole e intelligente. Tende a creare una buona relazione sia con i cani che con le persone. Taglia medio grande si fa amare fin dal primo momento. Ha iniziato un percorso di educazione per vivere bene la passeggiata in pettorina e relazionarsi serenamente con il mondo. Per informazioni e colloqui pre affido rivolgersi a RIFUGIO FATA 340 59 10 203 Anche su whatsapp

Adottami

Corso volontari Per gli appassionati cinofili, Rifugio Fata in collaborazione con Dog Evolution ha organizzato in settembre una “tregiorni “di formazione cinofila a cura del docente Fausto Vighi della scuola nazionale Thinkdog. A cominciare dalla serata del 4 settembre svoltasi alla sala convegni del Parco Peppino Impastato “Segreti con la coda” , il formatore cinofilo Vighi ha illustrato il secolare rapporto Uomo\ Cane uniti fin dalla preistoria e in relazione costruttiva nel tempo. Una carrellata su come vivere meglio la relazione con il cane a partire dalla conoscenza del suo specifico linguaggio. Il coach ha esposto con chiarezza un prezioso bagaglio di informazioni cinofile che permettono di amare ancora di più i compagni di vita a 4 zampe. Si ama di più se si conosce l’altro in ogni suo aspetto: fisico, mentale, emotivo, sociale...

stage “Noi guardiamo avanti” rivolto ad operatori del settore. ( 5 e 6 settembre) Osservando Fausto Vighi nella giornata di pratica, ogni cane è entrato in relazione con lui in modo estremamente naturale. La sua cultura cinofila unita all’esperienza ed a una grande flessibilità fisico emotiva hanno fatto sembrare facili tutti gli approcci ai cani con diverse problematiche. Un motivo in più per studiare e ampliare la propria conoscenza di base, sia per i volontari cinofili che per i proprietari di cani.

Conoscere il loro modo di esprimersi e la loro visione del mondo permette di rispettare il loro status e di arrivare prima ad una buona relazione. Il formatore cinofilo Fausto Vighi ha spiegato ogni punto di vista necessario per conoscere le varie modalità di comunicazione. La sua esperienza in tante strutture e il percorso attuale al parco canile di Milano, una vera eccellenza europea, motivano il volontariato cinofilo locale a non scoraggiarsi. Utilissimo anche ai privati lo

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Intervista a Giovanni Martello dirigente Liceo Campanella:

Forever and always

“Nostra scuola punto di riferimento per la città”

Lettera a Domenico e Christian Non si può mai dimenticare la prima volta che si entra in Tin con camice, calzari e cuffie, e dolorante per il cesareo subito. Scruti le cullette per cercare di vedere i tuoi bambini e ti rendi conto di non averli mai visti prima. Il parto, che avrebbe dovuto essere un momento di gioia, si è trasformato in una corsa contro il tempo, un via vai di medici per me e per i miei piccoli. Piccoli gemiti, fagottini che passano davanti ai tuoi occhi alla velocità della luce per essere subito portati dal mio utero in incubatrice, per ricreare lì lo stesso ambiente e, ovviamente, gestire l’urgenza data dalla forte prematurità dei gemelli. 29 settimane di gestazione sono davvero poche! Poi torni in camera, accanto a mamme che sorridono e allattano i loro figli di tre, quattro chili. Vedi facce sorridenti di parenti che fanno complimenti al nuovo nato e poi guardi tuo marito, il viso preoccupato ma negli occhi la speranza di poterli rivedere al più presto, per renderci conto della situazione. E così ci ritroviamo con la nostra mano dentro l’oblò ad aver paura di accarezzare i nostri scricciolini, con altri genitori accanto a noi e i bip bip dei monitor che accompagneranno le nostre giornate e, a volte, quei pochi sogni che riuscivamo a fare. Indimenticabile l’acqua calda e l’odore del disinfettante con il quale sterilizzavamo le nostre mani e che annusavamo appena usciti, era diventato l’odore dei nostri figli. La prima volta che li abbiamo visti erano circondati di fili, tubi e coperte che cercavano di ricreare il “nido” da cui erano stati strappati e poi loro... piccini piccini, la paura di toccarli, di fargli del male, di spostare i fili che li tenevano in vita. Li abbiamo trovato subito bellissimi, come nessun bimbo lo è stato mai. È un percorso lastricato di sofferenze, al quale si è arrivati dopo una gravidanza travagliata fatta di mesi a letto in compagnia della paura e soprattutto fatto di apnee emotive per ogni peggioramento. Mi sono sentita in colpa per non essere riuscita a portare avanti la gravidanza così come doveva essere. Ciò che ci ha logorato in quegli interminabili giorni è stato il senso di impotenza e di incertezza, sai di non poter fare nulla se non pregare, sperare e cercare di superare gli attimi di panico piangendo e facendoci forza l’uno con l’altro.

di Salvatore D’Elia

Ancora ora, quando arrivava la notte e mi ritrovo a pensare ai lunghi ed interminabili giorni che hanno preceduto il loro arrivo a casa, ed a tutti i pensieri che affollavano la mia mente, pensavo che i nostri figli avrebbero dovuto essere lì, a dormire accanto a noi ed invece erano distanti a lottare tra la vita e la morte; pensavo a quando eravamo davanti alle incubatrici e sentivamo solo allarmi e le infermiere ci chiedevano di allontanarci; o quando li andavamo a trovare sperando di non vedere quel tubo in trachea che invece rimaneva lì, compagno scomodo di uno dei gemelli per molti giorni; o a quando andavamo a trovarli e passavamo le ore in corridoio perché c’era un’emergenza ed i medici dovevano poter lavorare in tranquillità; quando il compagnuccio dei nostri figli è volato in cielo … ma sono certa che da lassù li protegge e li proteggerà sempre. È un percorso duro, prima durante e dopo. Pochi riusciranno a capire cosa significhi e cosa si provi, a volte la si fa facile, ti raccontano esperienze di amici di amici di amici, ma non sanno che ogni percorso è diverso, c’è sempre un sassolino in cui si inciampa. Noi avevamo trovato una roccia ma con l’aiuto dei nostri guerrieri celesti siamo riusciti ad abbatterla e passare oltre. Durante i giorni bui ci siamo chiesti “perché proprio a noi?”, “cosa abbiamo fatto per meritare questo strazio?”, ma vedere i nostri figli che ogni giorno lottavano per restare in vita ci ha reso dei genitori forti ed orgogliosi e oggi ci siamo resi conto che la nostra forza l’abbiamo presa proprio da loro. Ci siamo concentrati solo su di loro, abbiamo pianto quando c’era da piangere, ci siamo arrabbiati, ci siamo sfogati e abbiamo gioito quando tutto è passato. Il momento più bello rimarrà sempre il giorno in cui li abbiamo presi in braccio, prima uno e, a distanza di mesi, finalmente anche l’altro. Siamo tornati a casa prima con un gemello, e il senso di colpa ci ha divorato, perché lui avrebbe goduto di maggiore attenzione a discapito dell’altro ma vivevamo i giorni in attesa di vederli insieme così come tutto era iniziato. E finalmente quando anche quel giorno è arrivato, la nostra vita ha avuto inizio. Noi con voi, voi con noi! Valentina

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Docenti sul piede di guerra in tutte le regioni italiane. Chi dopo tanti anni ha raggiunto l’ambizioso obiettivo dell’inserimento in ruolo e farebbe di tutto per tenerselo stretto e chi, giustamente, non se la sente e in tanti casi non può, per varie ragioni, allontanarsi dagli affetti familiari per sedere sulla tanto ambita “cattedra.” Insomma, non c’è riforma della scuola in Italia che non generi scontri, dibattiti e polemiche nella maggior parte dei casi facendo dimenticare quello che dovrebbe essere il centro di ogni provvedimento sulla scuola: l’interesse degli studenti, il diritto di ogni ragazza e ogni ragazzo, dal Trentino al Sicilia, di ricevere una formazione adeguata, per essere messo nelle condizioni di proseguire gli studi e inserirsi con facilità nel mondo del lavoro. E’ stato così’ per la riforma targata Berlinguer, poi per la Moratti, per la Gelmini.. e ora tocca a Renzi!! Se sarà “vera gloria” la sua “Buona Scuola”, è veramente complicato dirlo in questa fase. E tra gli argomenti più spinosi del provvedimento di riforma dell’istruzione che porta la firma del Ministro Giannini, c’è il ruolo dei dirigenti scolastici che con la riforma di Renzi avranno una maggiore autonomia decisionale su questioni importanti, come l’organizzazione didattica, la gestione finanziaria degli istituti, il reclutamento di docenti a chiamata diretta. Delle prospettive della scuola a livello nazionale, di idee e progetti per il nuovo anno

scolastico, abbiamo parlato con il dirigente del Liceo Campanella di Lamezia Terme, Giovanni Martello. Prof. Martello, come Lei sa uno dei punti più controversi della riforma della scuola approvata alcune settimane fa in Parlamento, è proprio il ruolo che viene attribuito ai dirigenti scolastici. Lei, alla luce delle nuove prerogative, si sente davvero un preside “sceriffo”? Voglio premettere che la prospettiva dello “sceriffo” non mi appartiene in generale nella vita, tantomeno in ambito scolastico. Anzi, penso che il vero nemico, nella scuola e in generale nella vita, sia l’autoreferenzialità: quando pensiamo di voler decidere e fare tutto da soli, senza confrontarci con gli altri, puntualmente sbagliamo o riusciamo a realizzare sempre meno di quanto vorremmo. La questione è questa: dal prossimo mese di dicembre o dal prossimo anno i dirigenti scolastici potranno usufruire di docenti specialisti in determinate discipline attingendo a graduatorie su base provinciale. Ovviamente la selezione avverrà secondo criteri di merito, facendo in modo che il contributo dei docenti reclutati possa arricchire qualitativamente l’offerta formativa della scuola. Occorre precisare che l’ampliamento delle prerogative dei dirigenti non è frutto della cosiddetta “Buona Scuola” di Renzi: già il dlgs 150/2009, il cosiddetto Decreto Brunetta, ave-

va aumentato le possibilità decisionali dei presidi e ancor prima il Dpr 275/99 che ha avviato il processo di autonomia delle scuole, che considero la grande rivoluzione della scuola italiana degli ultimi venti anni. Vede, se guardiamo indietro, ci rendiamo conto che tutti i ministri dell’istruzione degli ultimi decenni hanno cercato di legare il proprio nome a quella che di volta in volta veniva chiamata “riforma della scuola”, lasciando irrisolte tante questioni calde del mondo scolastico. Per quanto riguarda i provvedimenti sulla scuola approvati dal governo Renzi, è assolutamente improprio l’atteggiamento pregiudiziale di chi dice “tutto male” o “tutto bene”, senza approfondire nel merito. Certamente, è stato il primo progetto di riforma della scuola approvato bypassando la mediazione dei sindacati ed è su questo punto che, a mio avviso, si sono generati scontri e forti opposizioni in tutto il Paese. Comprendo il dramma dei docenti che, dopo aver insegnato come supplenti nelle scuole della loro città, si trovano costretti ad andare a insegnare nelle regioni del Nord, lasciando affetti familiari e sicurezze di vita. Ma se analizziamo la questione in maniera asettica, capiamo che non si può fare diversamente. Al Sud il rapporto tra le domande per gli inserimenti in ruolo e il numero di posti è sproporzionato!! Gli insegnanti che vanno in pensione, vengono sostituiti solo in minima parte perché, a causa del decremento demografico spaventoso che interessa da decenni le regioni meridionali, per ogni insegnante che va in pensione tanti altri insegnanti perdono il posto perché non si formano le classi. Questo è un solo un esempio per far capire che la questione è molto complessa, che non si può liquidare il tutto con un sì o con un no. Nel dibattito sulla scuola, tutti quanti dobbiamo pensare meno a salvaguardare il nostro orticello e a mettere al centro i diritti e le esigenze degli studenti italiani, che meritano una formazione di qualità, al pari di quella degli studenti degli altri Paesi Europei. Conosciamo purtroppo i deficit della formazione offerta dalle scuole e dalle università italiane rispetto al resto dei Paesi dell’Unione Europea. Cosa manca a suo avviso in questo testo di riforma e cosa possono fare i singoli istituti nella loro autonomia per migliorarla, soprattutto sul piano dell’offerta formativa? Come dicevo, nessuna riforma della scuola o tentativo di riforma può essere liquidato con un sì o con un no. Certo il governo ha avuto il coraggio di realizzare una riforma anche scon-

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trandosi con i poteri forti e con gli interessi di chi vorrebbe mantenere lo status quo, non cambiare nulla. Ci sono tanti nodi irrisolti e questioni poco chiare. Penso, ad esempio, alla figura del dirigente: nel testo della cd “Buona Scuola” non si parla di dirigenza scolastica e non è chiaro se chi guida l’istituto sarà un “preside”, un “primus inter pares” o una sorta di leader educativo. Aspettiamo di conoscere i decreti attuativi per capire come cambierà veramente il mondo della scuola italiana. Sul piano dell’autonomia scolastica, che come osservavo prima considero la vera rivoluzione della scuola italiana negli ultimi 20 anni, ancora oggi non si è arrivati ad un’autonomia piena, che significa attribuire agli istituti una dote e una possibilità di gestione finanziaria che oggi non hanno. E’ vero anche che come istituto, l’autonomia scolastica ci consente già ora di attivare alcuni processi migliorativi dell’offerta formativa. Ogni istituto può, ad esempio, introdurre dei curriculum specializzati in misura non superiore al 20per cento delle ore complessive di lezione, aumentando le ore di una determinata disciplina piuttosto che di un’altra. Oppure ogni istituto può in autonomia varare un piano che definisca in maniera precisa quali sono le eccellenze da promuovere e le criticità da rimuovere. Il punto centrale è che troppo spesso, riducendo il dibattito sulla scuola a uno scontro ideologico, perdiamo di vista i temi caldi e cruciali per la vita scolastica. I nostri insegnanti guadagnano molto meno dei loro colleghi europei e questa condizione “mortificante” dal punto vista economico e retributivo inevitabilmente ne diminuisce lo status sociale. Siamo uno dei Paesi Europei che spende meno punti di Pil sulla scuola e quelle poche risorse vengono quasi tutte utilizzate per pagare gli stipendi dei docenti mentre molti studenti italiani sono costretti a fare lezione in aule fatiscenti, spesso con gravi rischi in termini di sicurezza La classe politica fino ad oggi ha ignorato questi problemi e ora l’atteggiamento responsabile da assumere è quello di rimboccarci insieme le maniche, senza guardare solo al nostro orticello, ma pensando esclusivamente al bene delle nuove generazioni. Ha recentemente pubblicato un libro sul filo-

sofo Francesco Fiorentino, un documento di grande importanza storica e culturale che dopo decenni riapre il dibattito su questo grande intellettuale della nostra terra. Cosa suggerirebbe secondo lei Fiorentino agli studenti di oggi? Francesco Fiorentino richiamerebbe i giovani di oggi a quei valori umani che non passano, irrinunciabili: la correttezza, il rispetto delle regole, la trasparenza. Vede, uno dei problemi che caratterizza questa fase storica è il fatto che le nuove generazioni non sempre hanno ricevuto buoni esempi dagli adulti. Fiorentino ci metterebbe in guardia da quell’atteggia-

mento schizzofrenico, ambiguo, di chi predica bene e razzola male, di chi si riempie la bocca di belle parole che non si traducono in azioni concrete. Occorre che come adulti ci facciamo carico di questa responsabilità: essere di esempio per le nuove generazioni. Qualcosa di cui le nuove generazioni hanno fortemente bisogno è la ricerca di un orizzonte di senso nella propria vita. E’ drammatico che ci siano ragazzi, anche giovanissimi, che trascorrono le giornate “vivacchiando” e magari li trovi alle 11.30 con la bir-

ra in mano. Occorre riscoprire quello che è il senso della vita, la ragione del nostro essere “qui ed ora”. Ci viene in aiuto l’articolo 1 della nostra Costituzione che ci ricorda che la nostra comunità nazionale è fondata sul lavoro. Quindi tu sei “frutto del tuo lavoro”, non sei più bravo o più cattivo degli altri a seconda della tua discendenza familiare o nobiliare: tu sei quello che meriti, quello che di buono riesci a dare a te stesso e agli altri. A proposito del filosofo Fiorentino, cosa suggerirebbe il filosofo a questa città ? A una città come la nostra, così piena di risorse umane e professionali finora non adeguatamente valorizzate, Fiorentino suggerirebbe di guardare al merito, alle competenze dei singoli. Lamezia non ha nulla da invidiare a qualsiasi altra città!! Occorre fare uno sforzo, tutti insieme, per valorizzare i talenti che abbiamo, dare loro l’opportunità di mettere a frutto qui le loro competenze e professionalità, ed essere una città che guarda con fiducia e speranza al futuro. Per l’anno scolastico 2015-16 il Liceo Campanella si conferma l’istituto superiore con il maggior numero di iscritti. Quali sono secondo alcune delle ragioni che hanno determinato la preferenza degli studenti lametini e del comprensorio verso i quattro indirizzi liceali attivati in questo istituto? Le ragioni sono molteplici. Senz’altro la ricchezza dell’offerta formativa, che consente di scegliere tra ben 4 indirizzi liceali: Liceo linguistico, Liceo delle Scienze Umane, Liceo Economico – Sociale e Liceo Musicale, questi ultimi due unici in tutta la provincia di Catanzaro. Poi voglio sottolineare il ruolo dei docenti, a cui va il mio ringraziamento e il mio affettuoso augurio per l’inizio del nuovo anno scolastico: il corpo docente di questo istituto vanta non solo competenze disciplinari e metodologiche, ma anche relazionali ed emotive, capaci di costruire buone relazioni con gli studenti lungo tutto il percorso formativo dei cinque anni. Il Liceo Campanella continua ad essere un punto di riferimento per i nostri ragazzi anche dopo il diploma!! Ci vengono a trovare quando tornano dall’Università, condividono con noi il loro percorso di vita e questo ci gratifica e al tempo stesso ci richiama a una responsabilità sempre maggiore: come docenti siamo chiamati a dare il meglio perché i nostri studenti possano proseguire il loro percorso for-

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mativo e professionale con competenza, spirito critico ed entusiasmo. Cerchiamo con tutti i nostri sforzi di essere una scuola accogliente, inclusiva, aperta al territorio e alla società che ci circonda. La nostra scuola offre una formazione a trecentosessanta gradi, spendibile tanto negli studi universitari quanto inserendosi subito nel mercato del lavoro. Chi esce dal Liceo Linguistico conoscendo tre lingue, che da quest’anno diventeranno 4 con l’aggiunta dello spagnolo, ha buone possibilità di inserirsi subito nel mondo del lavoro e, grazie alla pluralità e completezza della nostra offerta formativa, tanti studenti sono in grado all’Università di scegliere indirizzi scientifici ottenendo ottimi risultati. Progetti “in cantiere” per il nuovo anno Per quanta riguarda il Liceo Linguistico, quest’anno avremo la prima classe che studierà, oltre alle tre lingue straniere già previste, lo spagnalo e la prima quinta che consentirà agli studenti di conseguire, oltre al diploma

italiano, il baccalaureat francese, spendibile per andare a svolgere esperienze di studio o di lavoro in Francia. Proseguiremo l’esperienza dei laboratori di arte, storia, lingue straniere, scrittura creativa e teatro, luoghi dove gli studenti avranno la possibilità di acquisire competenze ed esperienze che difficilmente si riescono a trasmettere nelle ore scolastiche mattutine. Ricordo che il nostro Liceo è stato antesignano di quell’alternanza scuola-lavoro, richiesta dai nuovi indirizzi ministeriali anche per i Licei. Siamo andati con gli studenti in Spagna, in Portogallo, in Sicilia per svolgere stage formativi in cui hanno avuto la possibilità di approcciarsi ad attività manuali come la lavorazione della ceramica. E poi voglio sottolineare l’importanza di avere avviato il primo liceo musicale statale della nostra città, ormai da quattro anni nel nostro istituto, che rappresenta una risorsa culturale per tutta la città. Con il Musicale abbiamo partecipato a diverse manifestazioni culturali fuori dal contesto

scolastico e avviato collaborazioni importanti, come quella con la corale della Diocesi di Lamezia Terme Qualche “suggerimento” alle istituzioni locali per instaurare una collaborazione costruttiva con questo istituto e in generale con le scuole della città Collaborazione, dialogo, mai autoreferenzialità. E’ lo spirito che ci ha sempre contraddistinti e che continuerà a segnare i nostri rapporti con le amministrazioni locali. Siamo una scuola aperta al territorio, un punto di riferimento per la città. Vogliamo proseguire su questa strada sentendo in ciascuno di noi, come dirigente, come docenti, come personale della scuola, la responsabilità di portare avanti una missione importante da cui dipende il futuro delle nuove generazioni: quelle nuove generazioni che saranno la futura classe dirigente della nostra città.

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La vera storia del brutto anatroccolo e la sua splendida carriera Anatra (dal latino anas) è il nome comune di un notevole numero di Uccelli Anseriformi, generalmente migratori, appartenenti alla famiglia degli Anatidi. In Italia le anatre presenti sul territorio sono: l’alzavola, la canapiglia ed il germano reale; in Europa e nel bacino del Mediterraneo a queste si aggiungono: l’anatra mandarina, la moretta, il fischione, il codone, la marzaiola ed il mestolone. Le anatre hanno abitudini diverse a seconda della specie, sono legate all’acqua e sono ottime nuotatrici. Gli ambienti più frequentati dalle anatre sono gli stagni e i laghi, ma possono trovarsi anche lungo le coste marine, i piccoli corsi d’acqua o addirittura le fontane e i laghetti artificiali dei parchi urbani. Il piccolo dell’anatra è l’ anatroccolo, diminuitivo che nella lingua italiana dovrebbe indicare un esserino tenero,un dolce batuffolino, come avviene per i cuccioli di ogni animale. Al nome anatroccolo solitamente è associato l’aggettivo brutto, mentre nessuno si sognerebbe mai di dire brutto di un cagnolino, di un gattino, di un elefantino o di un ragnetto. Il termine brutto anatroccolo viene poi esteso a quei cuccioli d’ uomo che appaiono un po’ goffi, magari non particolarmente brillanti o soltanto un po’ timidi. Per moltissimi anni ne sono stata anch’io un’ ottima rappresentante, aiutata in questo da un’educazione troppo rigida e probabilmente da persone che non si volevano , e quindi non mi volevano particolarmente bene. Quando ero un brutto anatroccolo ero ovviamente convinta di essere brutta, ma questo non era un cruccio particolare perchè sapevo che avrei potuto migliorare il mio aspetto con una dozzina di interventi di chirurgia estetica ... naso... viso...mani... piedi... solo l’altezza , che è già mezza bellezza... quella purtroppo no ....non avrei potuto fare nulla, ma pazienza !!!!!! Il mio problema principale era che mi sentivo sgraziata, fuori posto, inadatta e per quello non c’era molto da fare. Non mi piacevano nè il mio tono di voce nè il mio accento, calabrese a Roma e romano in Calabria, arrossivo sempre, disgraziatamente ero anche asinissima in educazione fisica e la prof. mi sgridava sempre, secondo lei con l’intento di migliorarmi , ma l’unico effetto che sortiva era che mi sentivo ingombrante e tantissime volte avrei voluto farmi piccola piccola o addirittura nascondermi chissà dove. Ero proprio un vero disastro e perciò me ne stavo sempre in disparte, buona buona e parlavo solo se interrogata. Ripensandoci, questo non mi riusciva poi tanto male perchè nei miei studi ho sempre riportato voti e giudizi di tutto rispetto . Ero circondata da uno sciame di cuginetti ultra perfetti e super sicuri di sè , bellissimi, sportivissimi , intelligentissimi e chiassosi che non facevano altro che aumentare la mia sindrome di brutto anatroccolo acuita anche dal fatto che quando timidamente aprivo bocca c’era sempre qualcuno che ne sapeva, o diceva di saperne, più di me. Ma in tutte le favole di tutto rispetto c’è sempre un principe azzurro e puntualmente anche nella mia fece capolino, in maniera del tutto inattesa , un principe eccellente . Ero all’ università alle prese con l’esame di anatomia comparata e con le conseguenti esercitazioni di laboratorio che consistevano nella dissezione di rane, pesci, uccelli, lucertole e simili. Tali esercitazioni erano sempre molto movimentate perchè c’era lo scienziato di turno che voleva mettersi in mostra agli occhi del professore, il maldestro che pasticciava sul tavolo da lavoro, madamina Dorè che non voleva toccare gli animali e tanti altri che prendevano poco seriamente l’esercitazione e le spiegazioni del cattedratico. Tra i miei colleghi c’era, come c’è spesso, Miss Universo, la solita stangona-tettona-bonazza di turno sempre al centro dell’attenzione di tutti, corteggiatissima ed ammiratissima che faceva un casino bestiale e non riusciva a combinare mai nulla di buono.

Io ovviamente, brutto anatroccolo, la odiavo con tutta me stessa mentre, seduta alla mia postazione diligentemente seguivo tutte le indicazioni che mi venivano impartite, in assoluto silenzio. Un giorno Lui, il mitico, il meraviglioso Prof. , lo zoologo di fama mondiale, il mio principe azzurro del quale ammiravo ogni pensiero, parola, opera ed omissione, tuona: “ Insommma signorina !!! non ha capito nulla !!!! non sarà mai una brava Biologa !!!” Divento di fuoco, voglio sparire, spuntano due lacrimoni, tento di parlare, ma fortunatamente non vi riesco perchè lui, il magnifico, il meraviglioso , il mitico, si avvicina, miracolo! non a me, ma a Miss Universo-stangona-tettona- bonazza e continua ad apostrofarla in malo modo aggiungendo : “ signorina, prenda esempio dalla sua collega, sempre puntuale e precisa nel suo lavoro , seria, riflessiva ed attenta !” e mi si avvicina continuando a lodarmi davanti a 25 colleghi che per la prima volta si accorgono che esisto anch’io. Arrossisco, con il bisturi in una mano e la mia lucertola spiaccicata sul banco da lavoro, farfuglio un timidissimo ringraziamento e nonostrante il mio trenta all’ esame di zoologia capisco di avere preso un abbaglio madornale sulla classificazione di anatre ed affini : la stangonabonazza –tettona in realtà non è un germano reale ma soltanto un’oca della varietà starnazzante starnazzantissima mentre io sono un cigno della varietà splendido-splendente grazie all’ intervento illuminante del mitico Prof., espertissimo ed inconfutabile conoscitore della materia. Da allora ho iniziato a soffrire di meno di attacchi di brutta anatroccolite acuta; l’aspetto fisico è stato curato con una dozzina di scarpe tacco 12, altrettanti reggiseni push-up, un rossetto Dior rouge extreme. Negli anni ho aggiunto a questi magici oggetti di seduzione un gel a base di bava di lumaca che uso mattina e sera per 365 giorni all’anno. Per tutto il resto ho dovuto lavorare molto sull’autostima conseguendo, con il tempo, risultati più che soddisfacenti. Ho avuto soltanto due recidive importanti, la prima quando mi sono presentata alle elezioni comunali ed ho beccato, è il caso di dirlo, soltanto 50 voti . La seconda recidiva è stata ben più grave e risale a quando ho avuto la felicissima idea di iscrivermi ad un corso di valzer, polka, tango argentino assieme al mio adorato consorte. Non eravamo molto portati per queste diavolerie ed il maestro di ballo ci sgridava costantemente pertanto, non solo ebbi un attacco acutissimo di brutta anatroccolite ma ero persuasa di aver contagiato anche il mio compagno di vita e di ballo. Comunque bastò smettere e dedicarsi ad interessi più consoni alle nostre inclinazioni per guarire completamente. Ormai la brutta anatroccolite è un ricordo nebuloso e vago e non mi appartiene più, sono da tanto un cigno splendido splendente, o meglio pensavo di esserlo finchè alcuni giorni fa è successo un fatto molto importante. Ero in classe e tuonavo contro il malcapitato Marittiello, trent’anni, non di età ma di detenzione, ovviamente, che farfugliava qualcosa riguardo ad un “nominatore “ e “ denumeratore “. Infuriata, lo apostrofavo e minacciavo in malo modo l’intera classe costituita da delinquentissimi asini patentati quando lui , con un sorriso disarmante, mi dice : “Sgridaci pure, tanto tu sei e resterai sempre la nostra adorata paparella“ tra i mormorii di approvazione e gli sguardi colmi d’affetto di tutti. In quel momento ho capito che la mia carriera di volatile è arrivata al culmine : potevo sperare mai io , ex butto anatroccolo, ex cigno splendido splendente, di essere promossa all’elevatissimo rango di adorata paparella ? Anna Cardamone

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Serata Spagnola al Chiostro Lamezia Terme Sabato 5 Settembre ore 21, Chiostro di San Do-

menico: E’ la Spagna al centro del primo evento di fine estate dei “Notturni al Chiostro” realizzato nell’ambito della rassegna culturale “Il Sabato del Villaggio”. L’appuntamento, desiderato dalla nuova Amministrazione Comunale di Lamezia Terme, era previsto appunto per il 5 settembre nella suggestiva cornice del Chiostro di San Domenico.Un evento singolare e ricco di emozioni anche in ragione del suo sofisticato mix di poesia, musica e danza. Lo stesso direttore artistico della Rassegna , il Prof. Raffaele Gaetano ci ha anticipato la serata: “Primo raffinato episodio del “Sabato del Villaggio” Estate con una serata veramente d’eccezione. Nella magica cornice del Chiostro di San Domenico di Lamezia Terme, al chiaro di luna, un intenso, accattivante Notturno per voce recitante, chitarre e danza dedicato alla cultura spagnola. Un viaggio fatto di tanti viaggi con un unico comun denominatore: l’amore per un popolo passionale e ricco di tradizioni… Ora declinato attraverso la voce intensa e vibrante dell’attrice Annalisa

Insardà alle prese con gli immortali versi di Federico García Lorca, Pedro Salinas e Juan Ramón Jiménez, ora dai magici virtuosismi chitarristici del trio di Nunzio Cambareri, ora dall’elegante danza delle ballerine del Dream Balet ( Catanzaro)Coreografate da Giammario Pasanti . Un vortice di emozioni che ha scaldato il cuore del pubblico che ha accolto con ripetuti applausi ogni intervento. Moltissimi Numerosi gli spettatori rimasti in piedi, altri fuori, desiderosi di partecipare. Ai primi posti le autorità: Inizia la serata con il saluto del sindaco,

sostenitore della cultura a Lamezia e del Sabato del Villaggio. Il prof Raffaele Gaetano impeccabile inizia: “. Qui nel Chiostro la meditazione di Tommaso Campanella sulla Metafisica di Aristotele e spulciando testi storici qui lo stesso Campanella ordì una congiura verso gli spagnoli.” Continua presentando i due musicisti e poi la serata inizia con testi amorosi. La Spagna è una rosa rossa fra i capelli, la Spagna sono le ragazze vestite di rose.

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Annamaria Davoli

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La Scuola Appe organizza Corso di Trucco tenuto da Antonio Riccardo Make Up Artist dello staff di Gil Cagnè

11-12- 13 ottobre 2015

La Scuola APPE diretta dal maestro Franco Calidonna dimostra di essere sempre un passo in avanti e così dopo Vittorio Sodano, candidato all’Oscar per gli effetti speciali, ha ospitato il grande truccatore dei vip ANTONIO RICCARDO. Un make up artist capace di leggere la bellezza e di valorizzarla in tutta la sua pienezza che in questo articolo racconta la sua passione. Da cosa è nata la sua passione per il mondo del trucco? Ho iniziato a lavorare come modello, per grandissimi stilisti, quando ero soltanto un ragazzino ..ma in realtà c’è sempre stato dentro di me l’amore per l’arte e la bellezza, che ho accantonato per il lavoro ma che poi è riemerso grazie ad una serie di circostanze fortunate.. Finita la mia carriera, grazie ad una mia cara amica, ho incontrato Pablo Gil Cagnè che mi incitò a comunicare l’arte che nascondevo e ad avere il coraggio di realizzare me stesso. Ed è riuscito alla grande considerato che a distanza di qualche anno è diventato uno dei più affermati visagisti dell’Accademia Pablo Gil Cagnè. Ma nonostante questo suo successo professionale, ha mai avuto paura di sbagliare nel truccare i volti noti della televisione e tante altre celebrità? Si inizialmente si, ma con gli anni ho imparato ad esorcizzarla. La paura può distruggere il talento quando non viene controllata. Che consiglio dà a chi intende avvicinarsi al mondo del make up? Essenziale è l’impegno e la passione che si ha dentro, passione che si vede

dal primo approccio che il corsista ha.. e poi ci vuole studio.. Il make up non è solo tecnica, occorre lo studio per poter dare consigli sulla detersione, sulle correzioni, sulle armocromie dei colori. Sono tutti aspetti che ti permettono di avere ottimi risultati. La sua presenza a Lamezia Terme presso la Suola APPE si limiterà solo a questo incontro o continuerete con qualche progetto? Sicuramente da questo incontro con il direttore Franco Calidonna è iniziata una collaborazione.. Infatti terrò personalmente dei corsi di trucco presso la sede della scuola APPE. La Calabria ha bisogno di formazione, crescita e professionalità perché noi gente del Sud abbiamo l’arte dentro e la dobbiamo tirare fuori ed essere i migliori in Italia.

Keramos:

al Liceo Campanella il lavoro della ceramica per la promozione del territorio

Piatti, scodelle, corredi da tavola e da cucina realizzati a mano, seguendo i metodi tradizionali della lavorazione della ceramica, e decorati con immagini e parole che raccontano la storia della nostra terra. Un percorso che ha riportato gli studenti del terzo millennio nell’antica “bottega del vasaio” per riscoprire le radici magnogreche e bizantine della nostra terra, il gusto del lavoro manuale, per attingere all’immenso patrimonio di filosofia, miti ed arte e farne strumento di promozione e crescita culturale del territorio. E’ il progetto “Keramos e dintorni… giovani e futuro in Expo2015” che ha visto protagonisti nel corso dell’anno scolastico 2014/15 circa 40 studenti del Liceo Campanella guidati dalla docente Michela Cimmino - e che nei primi giorni del nuovo anno didattico ha dato vita alle prime “opere” realizzate dai giovani studenti dell’istituto superiore diretto da

Infine per concludere qual è il trucco per una bellezza vincente? Da premettere che per me le donne son tutte belle… Siamo un po’ come i sarti.. ogni ritocco che si fa sull’abito noi lo facciamo col make up attraverso il trucco correttivo più adatto alla persona e con quel pizzico abbelliamo e valorizziamo il viso. E poi truccare è un po’ come dipingere emozioni, è vivere ogni volta di magia.. E’ poi intervenuto il Direttore Franco Calidonna che ha aggiunto “Antonio Riccardo è un truccatore dal talento eccezionale ma che ha anche grandi doti di umanità e umiltà.. ed è proprio per questo che terrà presso la mia scuola i diversi livelli dei suoi corsi da quello correttivo a quello antiage”. Ed è un corso di trucco correttivo quello che nei giorni 11-12-13 ottobre 2015 si terrà presso la sede della Scuola APPE, in via S. Aversa e L. Precenzano n.12-14. E’ un corso di trucco dove il maestro insegnerà a realizzare tutte le correzioni adatte per la morfologia del viso, le tecniche di counturing e quant’altro.

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Giovanni Martello. Argilla, acqua e fuoco: gli studenti del Campanella hanno toccato con mano gli ingredienti essenziali della lavorazione della ceramica, attraverso i quali si esprime il “genius loci” e che riportano simbolicamente all’inizio della civiltà nella terra di Calabria e nel Mezzogiorno d’Italia. Grazie alla sinergia con il laboratorio “CeramicaConcreta” di Maria Graziella Cantafio e l’artista lametino Franco Serratore in arte Figulus, gli studenti hanno avuto la possibilità di svolgere uno stage della durata di 80 ore nel corso del quale, divisi in gruppi e guidati dagli esperti Maria Graziella Cantafio, Franco Serratore, Giorgia Gargano (Presidente FAI Lamezia Terme) e Manuelita Iacopetta, hanno realizzato diversi manufatti in ceramica decorati successivamente con le immagini di filosofi, poeti, miti della tradizione magnogreca, argomenti su cui durante lo scorso anno

scolastico gli studenti sono stati sollecitati a fare ricerche e ad approfondire in classe e a casa. Cuore del progetto, la “bottega figulina”, allestita nei locali della scuola, con tutti gli strumenti necessario al lavoro di una bottega artigiana, compreso un forno professionale già in possesso dell’istituto e un tornio di antica fattura. Tra le attività del progetto, anche la visita svolta nel mese di maggio ad Expo 2015, che ha visto gli studenti del Liceo Lametino far parte della squadra di progetto “Together in Expo” insieme a 2500 scuole sparse su tutto il pianeta che hanno aderito all’iniziativa Referente del progetto la docente Michela Cimmino che, nell’ottica di una scuola aperta alla città e disponibile a farsi strumento di crescita economica e culturale il territorio, ha voluto coinvolgere nel progetto il Comune e diverse associazioni del territorio: la condotta Slow Food di Lamezia Terme Soroptimist, Theodora e Arci. “Con questo progetto ancora una volta la nostra scuola si mette a servizio del territorio e lo fa attingendo a due risorse del nostro passato per trasformarle in ricchezza per il nostro presente: l’arte della ceramica e del lavoro manuale e la riscoperta delle nostre radici magnogreche e

bizantine. Nello spirito di Expo 2015, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, abbiamo trasmesso agli studenti il gusto di nutrirsi delle risorse della nostra tradizione storico – culturale per dare sapore ed energia al presente e al futuro della nostra terra – ha dichiarato la docente Michela Cimmino sottolineando “l’entusiasmo e la partecipazione attiva dei nostri ragazzi che, entrando nella “bottega del vasaio” e avendo la possibilità di lavorare la creta con le loro mani, hanno scoperto passioni e talenti che molti di loro non immaginavano di possedere. E’ un segnale positivo dello stupore, del “gusto per il sapere” con cui i nostri giovani si accostano al passato, alla riscoperta dei mestieri di una volta, che può diventare un’occasione importante per il rilancio culturale ed economico della nostra terra”

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Il coro lametino Ancillae Domini si esibisce nella meravigliosa Abbazia di Sant’Antimo

Prestigioso riconoscimento per il coro lametino delle Ancillae Domini, ospiti presso l’Abbazia toscana di Sant’Antimo, vero capolavoro dell’arte romanica, dal grande fascino artistico e paesaggistico. Situata nel Comune di Montalcino, oltre ad essere meta di turismo spirituale per l’amenità e l’assenza di elementi mondani e commerciali, l’Abbazia è anche sede di concerti prestigiosi organizzati dalla Accademia Chigiana di Siena. Grande l’onore delle Ancillae nell’accogliere l’invito e inserirsi, così, tra artisti interna-

zionali di altissimo rilievo. L’ensemble, nelle voci soliste di Maria Gabriella De Capitani, Enza Mirabelli, Armida Nicotera, Angela Scalise, dirette dal M° Licia Di Salvo, sono attive da quasi un ventennio nella promozione e diffusione del canto gregoriano con concerti, formazione itinerante e partecipazioni a convegni di musica sacra nei circuiti regionali e nazionali. L’incontro delle Ancillae Domini con la comunità premostratense, avvenuto grazie alla peculiarità del canto gregoriano praticato con zelo e suggestione dai monaci e condiviso dalle stesse cantrici in diverse occasioni, ha confermato il forte afflato non solo musicale, ma soprattutto spirituale suggellato dall’invito del Priore e teologo Jean-Charles Leroy, a cantare da protagoniste nella meravigliosa ab-

bazia. Il sublime tra canti gregoriani e la poesia di Alda Merini, affidata all’artista lametina Laura Nicotera, sono divenuti momento di meditazione artistica e spirituale per la comunità e il pubblico presente. Il concerto ha ripercorso con intensità dialogante il mistero della Vergine Maria nelle diverse fasi della sua vita: da adolescente a madre, da addolorata a regina. “I versi pregnanti di Alda Merini-ha commentato il Priore Leroy- si sono snodati e intrecciati ai canti gregoriani e medievali in un connubio magistrale per l’empatia suscitata e il vigore di melodie che non appartengono solo al passato, ma rivivono ogni qualvolta siano riportate all’autenticità superando stereofonie, artifici antropici per esprimere in un’unica voce la fede”. Emozione e commozione per la riuscita dell’evento che ha dimostrato, ancora una volta, la competenza e la passione che contraddistinguono le Ancillae Domini nella continua ricerca della bellezza sprigionata dal più antico canto cristiano che, con purezza melodica, guida lo spirito al silenzio e alla contemplazione del mistero divino. Licia Di Salvo

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È stato scritto molto su Raffaele Gaetano, insigne professore di filosofia, artista, profondo conoscitore di ogni aspetto della cultura, profondo non solo per amore verso di essa, ma per intensa grazia dell’animo. Solo un saggista che sconfina nei profondi luoghi dell’arte e della letteratura, poteva scrivere un volume come LE QUERCE SONO IN FIORE che, attraverso le Memorie di viaggiatori nel lametino, avrebbe ridato splendore ad una città troppo a lungo riposta nell’oblio. Lamezia Terme, ridente città posta al centro della Calabria, offre visioni amene di un bel territorio. La distanza breve fra il mare e la montagna, non poteva non ispirare illustri penne del passato, come del presente. Si parte, dunque, dall’Abbé di Saint-Non, nota conoscenza settecentesca del prof Gaetano, per arrivare ai giorni nostri, col giornalista Giuliano Santoro. Presi in parallelo, i due autori, il primo e l’ultimo, offrono spunti di riflessione diversa sulla nostra città. Il primo narra di un viaggio pittoresco, che vorremmo rivivere personalmente, contro lo scarno resoconto giornalistico dell’ultimo, che non risparmia critiche e giuxqdizi che tengono appena conto delle evoluzioni culturali di una città viva. Visti, come dicevo, in parallelo, gli autori si infittiscono, procedendo dall’inizio verso il fondo, a due a due, in una lettura non tradizionale. Man mano che ci avviciniamo al cuore del volume, ci troviamo di fronte due autori, fra loro contemporanei: Francis Wey, col suo scritto datato 1843 e Horace De Rillet, col suo scritto del 1852. Il primo, appassionato critico fotografico francese, è descrittivo ed essenziale, nell’approccio con la zona del lametino. Il secondo, viaggiatore per passione e chirurgo per professione, va al di là della descrizione tout court, evocando odori e sensazioni: “Il delizioso sentiero dove marciammo con le siepi di biancospino, di gelsomino e di mirto sembra fatto apposta per disporre lo spirito alla beatitudine.”(cfr. pag. 109). Procedendo dal cuore alla periferia del libro, troviamo Alexan-

dre Dumas padre, con l’estratto dal suo notissimo Voyage en Calabre e Maxime Du Camp, con la sua propensione a parlare della natura dell’uomo calabro e della sua Storia, piuttosto che del territorio... E mi è piaciuto procedere, tornando alla periferia del narrato, trovando il mitico Henry Swinburne e, in parallelo, il crudo Guido Ceronetti, e via dicendo (e procedendo) con questa lettura a sbalzi, poco convenzionale, ricca di spunti, di confronti, di pace, rabbia, inquietudini; idilliache visioni e pezzi di Storia incastonata nella nostra terra... Incredibile la presenza dei francesi sul nostro territorio, che descrivono il tutto in differenti maniere e la suggestiva descrizione delle nostre pacchiane, da parte di Mary Berenson, scrittrice americana, che trascorse buona parte della sua vita in Italia: “Un’ampia sottana nera, rappresa per fitte pieghe dal basso, scopre parte di una gonnella di color rosso vivo e finisce sul dorso con un gran nodo, in maniera da formarvi una specie di ‘panier’, i cui movimenti donano straordinario rilievo alla maestosa andatura di queste donne” (cfr. pag. 179). E per citare ancora qualcuno, Norman Douglas, con i brevi panorami della sua Old Calabria e François Lenormant, con la sua lunga dissertazione, tratta dalla sua opera La Gtande Grèce... Ma il pregio di questo volume non è solo quello di aver raggruppato e raccolto illustri testimonianze, ma di aver proposto al lettore l’alchimia altalenante delle emozioni, ora positive, ora negative, che scrittori di pregio hanno provato nella nostra terra, al cospetto della maestà dei nostri territori, della complessità della nostra indole e della vastità delle nostre origini. LE QUERCE SONO IN FIORE, dunque, non solo nel libro, ma, metaforicamente, nel nostro animo: perché non dimentichiamo ciò che ha a che fare con noi e con ciò che, anche attraverso le riflessioni degli altri, ci appartiene. Un grazie di cuore (e di spirito) a Raffaele Gaetano, per questo volume insolito e densissimo di emozioni e... buona lettura.

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IL COLOSSAL I PROMESSI SPOSI” A REGGIO CALABRIA. Sopralluogo al Palacalafiore di Reggio Calabria dello staff tecnico dell’Opera Musicale “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni che, con il colossale allestimento messo in piedi dal regista Michele Guardì, approderà in riva allo Stretto dal 12 al 14 novembre prossimi. Insieme a Lucio Mazzoli, responsabile tecnico della produzione, ci sarà anche il promoter Ruggero Pegna che, negli scorsi anni, ha organizzato nel palasport reggino due indimenticabili Opere Musicali: Notre Dame De Paris e La Divina Commedia.

Lorenzo Praticò sarà il “Griso”. Ed ancora in scena, con due ruoli ciascuno: Chiara Luppi (Perpetua – la madre di Cecilia) e Vincenzo Caldarola (Avvocato Azzecca Garbugli – Conte Attilio). Un eccezionale Corpo di ballo completerà il nutritissimo cast. Tra le prestigiose firme, oltre a quella del celebre regista della Rai Michele Guardì, che ne ha curato anche testi e libretto, ci sono: Pippo Flora per le musiche e gli arrangiamenti, Luciano Ricceri per le scene,

Il nuovo straordinario allestimento de “I Promessi Sposi”, che nel quadro degli eventi patrocinati anche da Expo 2015, Mibac, Trenitalia e Lotto, partirà il 2 ottobre da Milano, toccherà esclusivamente Padova, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Palermo e Roma a gennaio 2016. Per la Calabria un’unica imperdibile tappa. Tre gli spettacoli serali previsti: alle ore 21.00 dei giorni 12, 13 e 14 novembre. Due gli spettacoli mattutini per le scuole: alle ore 10.30 dei giorni 13 e 14 novembre. L’imponente spettacolo, che durerà esattamente due ore e trenta minuti compreso intervallo, si avvale di un super cast in cui spiccano alcuni dei nomi più noti dell’Opera Musicale moderna italiana: Graziano Galatone nel ruolo di “Renzo”, Noemi Smorra in quello di “Lucia”, Vittorio Matteucci nell’ “Innominato”, Rosalia Misseri (già Esmeralda in Notre Dame de Paris) vestirà i panni della “Monaca di Monza”, l’amatissimo Giò Di Tonno sarà “Don Rodrigo”, Salvatore Salvaggio indosserà la tonaca di “Don Abbondio”, Brunella Platania sarà “Agnese”, Enrico D’Amore “Egidio”,

Luciano Cannito per le coreografie, Alessandro Lai per i costumi, il grande maestro orafo crotonese Gerardo Sacco per i gioielli, Marco Macrini per le luci. La direzione dell’Orchestra Sinfonica “Nova Amadeus” è del maestro Renato Serio. Un’altra stella calabrese, il musicista e cantautore Sergio Cammariere, figura nella locandina come pianista, oltre ad aver fornito la Consulenza nell’Editing musicale. Uno spettacolo maestoso che, certamente, incanterà il pubblico di tutte le età. “I Promessi Sposi” a Reggio Calabria chiuderà col botto la ventinovesi-

ma edizione di “Fatti di Musica Radio Juke Box”, la rassegna del miglior live d’autore ideata e diretta da Ruggero Pegna, con il partenariato dell’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria, della Comunità Europea e la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Reggio. Lo spettacolo sarà premiato come “Migliore Produzione dell’Anno”. I biglietti sono disponibili in tutti i punti Ticketone e online ai siti www.ticketone.it e www.ruggeropegna.it. Per gli spettacoli serali sono previsti sconti del 15% per comitive di almeno 25 persone e per gli spettacoli mattutini per le scuole è previsto il prezzo ridottissimo di euro 13,50 a studente. Per i biglietti per le scuole è necessario contattare la segreteria organizzativa al numero 0968441888 oppure alle mail info@ ruggeropegna.it, segreteria@ruggeropegna.it. “Un ringraziamento speciale – ha detto Ruggero Pegna – al maestro Michele Guardì, per aver voluto inserire Reggio e la Calabria in questo tour. Poi, un grazie altrettanto affettuoso va ai Dirigenti della Viola Basket per la disponibilità della struttura e lo spostamento di una partita. Anche se il debutto è previsto per giovedì 12 novembre alle 21, l’allestimento inizierà già dal lunedì precedente. Infine – ha concluso Pegna – un grazie all’Assessore Patrizia Nardi e al sindaco Falcomatà per il Patrocinio del Comune, all’Assessorato Regionale alla Cultura per il partenariato concesso a Fatti di Musica, al pubblico che, certamente, farà da splendida cornice a questo evento eccezionale!”.

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Il cacciatore di meduse Consensi e forti emozioni per il commovente romanzo “Il cacciatore di meduse”, scritto da Ruggero Pegna, da poco pubblicato dalla casa editrice Falco e presentato con successo in numerosi eventi letterari. Un racconto originalissimo ed emozionante che porta i lettori a immedesimarsi nell’ avventura di un piccolo migrante somalo che, con la mamma e un piccolo Pinocchio di legno nella borsa, affronta il deserto e il mare su un barcone di fortuna, approdando in Sicilia, “terra di bianchi”. Mentre viviamo ogni giorno il dramma di migliaia di migranti, ecco l’incredibile storia di un bambino somalo e dei suoi amici migranti e miseri di tutto il mondo. Un racconto che, attraverso la loro voce, ci porta tra le sofferenze e i sogni di chi è misero o diverso, discriminato per il suo stato di povertà o per il colore della pelle. Una storia che approda sulle coste siciliane, in riva al mare cristallino di Lampedusa e, poi, di San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, dove Tajil fissa la sua dimora su una panchina sotto le stelle. In questo romanzo attualissimo e toccante, sorprendente fino all’inimmaginabile finale, c’è un pezzo di storia dei nostri tempi. Temi scottanti come razzismo, accoglienza, solidarietà, integrazione, diversità, fede, si mescolano in un romanzo mozzafiato. Tra le onde, Tajil anela alla terraferma, con un guazzabuglio di desideri, speranze, sogni, trovandosi in situazioni incredibili che solo un bimbo, con la sua incoscienza e la sua innocenza, riesce a vivere come protagonista di una grande avventura, tra fiaba e realtà. «Ognuno ha un motivo per scappare e mille altri per sperare», scrive Ruggero Pegna. La struggente storia di Tajil, un bambino nero che non sapeva di essere diverso perché nel suo villaggio a Chisimaio tutti avevano il suo stesso colore della pelle, offre l’unica soluzione possibile ai dilemmi di questi giorni, aprendo ai sentimenti, al rispetto degli altri e delle loro infinite diversità, usando la chiave della bontà e degli affetti. L’autore, con uno stile fluido e lineare, un linguaggio espressivo intriso di estrema sensibilità e delicatezza, mostra due facce a guisa di una medaglia: da una parte,l’accoglienza e

l’integrazione e, dall’altra, l’ostilità e la discriminazione culturale; un miraggio e un ostacolo quasi insormontabile che trovano, inaspettatamente, un punto di saldatura. Il cacciatore di meduse emoziona. Come la musica del pianista che ascolta Tajil, è poesia, dolcezza, sensazioni e suoni di tasti, non a caso, bianchi e neri. Oltre l’immaginifico, è un messaggio fortissimo di elevato spessore etico, che scuote le coscienze dall’indifferenza e dal torpore di un’omologazione nei giudizi espressi sugli altri, sovente appannaggio di diversa cultura e civiltà. La narrazione cattura il lettore, incanta, anche grazie a descrizioni di una natura aspra ma meravigliosa, lo trasporta in un’atmosfera di vibrante umanità e alterità con l’identificazione e la proiezione nel personaggio principale, di cui condivide amarezze e delusioni, ma anche speranze, attese e desideri. «Io sono un bambino nero. Non so perché il mio colore è questo, ma sono contento lo stesso, perché somiglio a mamma, al nonno e a tutti quelli di Chisimaio. Se ero bianco, mi sarei vergognato sicuramente di stare là. Ora che sono grande e sono qui, non mi importa nulla se qualcuno mi chiama negro. Sono vivo e felice. E questo è bellissimo... Durante il viaggio ho visto che, avvicinandoci all’Italia, la gente si scolorisce, fino a essere bianca del tutto quando si arriva qui. Non so il motivo e nessuno me lo sa dire. ». Effetto inevitabile del testo letterario di Ruggero Pegna – romanziere attento e raffinato – è quello, infine, di un’autentica sferzata verso il superamento di pregiudizi e di steccati culturali, che mal si accordano con la temperie della convivenza civile e comunitaria a ogni latitudine. «La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia. […] Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore. ». L’ufficio stampa Falco editore Carlo Minervini Tel. 328/3169992 www.falcoeditore.com

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Gli Storioni di Rambaldi

Lamezia brucia. Olè.

I salmoni di Carlo Rambaldi.

Serata spagnola al Chiostro di San Domenico.

Continuo a stare con la testa in tutto quello che non si è detto . Continuo a dialogare con chi è stato assente eppur presente e che ha preso la scena molto più del reale vivente. Continuo a giocare con i salmoni di Carlo Rambaldi per sorprendere lui ed il figlio Alessandro intenti a far andare avanti i pesci invece di vederli risalire la corrente saltellando. Di tutta una lunga conversazione che i gentilissimi e disponibili figli, Daniela e Victor, mi hanno concesso seduti nel giardino di Villa Ventura, in attesa che iniziasse la serata E.T. Sotto le stelle, mi rimane un non detto e su quello io ho continuato a chiacchierare ed a domandarmi diventando amica e compagna di chi si tace. In ogni biografia mi affascina un solo dettaglio, lo amplifico e nel dilatarlo occupa lo spazio di anni, di una vita. Un solo dettaglio. Così Di Carlo Rambaldi, nato in un piccolo paese del ferrarese , con il talento di far vivere le sue fantasie con congegni meccanici, riporto le frasi del figlio Victor , il racconto dei salmoni, che in effetti Victor di storioni mi ha parlato. Siamo negli anni cinquanta, nel ferrarese di Florestano Vincini, di Folco Quilici, già lavora Antonio Sturla, come direttore alla fotografia. Antonio Sturla «ha consentito il battesimo nel cinema di Carlo Rambaldi, «Per un documentario su Delta del Po – mi racconta Victor- un filmato ambientato a Pila di Porto Tolle, con soggetto la pesca dello storione , mancavano proprio gli storioni, non essendo stagione. Carlo Rambaldi realizza tre storioni elettromeccanici. Fu merito della loro realizzazione che ebbe l’occasione di farsi conoscere e di trasferirsi a Roma per continuare la strada nel cinema. Il fiume più lungo d’Italia, la storia del cinema italiano, che si snoda tortuosa nel racconto di Victor.

Una storia, quella dell’imprenditoria cinematografica, affidata alle individualità, una storia non agevolata da rispetto ma affidata alla improvvisazione, a stranissimi impedimenti che ostacolano il fluire, che impediscono la realizzazione di molte idee geniali. Nel racconto della vita di Carlo Rambaldi, scivolano le diapositive di moltissimi film ai quali l’artista ha lavorato, creando effetti speciali: Alberi che si muovono, cani, gatti, pipistrelli, Quattro mosche di velluto grigio, e Profondo rosso. Mescolo volutamente titoli di film e creature meccaniche , come un puzzle di una conversazione per offrire ai lettori l’empatia della conversazione con Victor e Daniela, una conversazione sul Cinema e su Carlo, su Alessandro che , come Victor, seguì il padre in America, a Los Angeles nel ‘76 Come se fossimo a girare un film , dividiamo lo spazio e amplifichiamo la realtà effettuale, stasera. La vita di Daniela, di sei anni e la vita di Victor, maturando di licenza liceale, diventa un’altra vita. Le valigie ed i congegni di Carlo andranno in laboratori più attrezzati dove saranno ricompensati e apprezzati per il genio che donano. Il movimento è emozione, ripeteva spesso Carlo Rambaldi ai figli. Star fermi è contemplazione. Le due positività dell’agire umano che possono diventare negatività se il movimento diventa strumentale ad un consumo e lo star fermi a solo guardare passivi. Nello scarto dell’arte si vive comunque , e nelle parole di Victor, tutto il lungo lavorio di un pensiero, gli intoppi creati da istituzioni miopi, la nascita di una fondazione che, in nome di Carlo ed io direi di Alessandro, vive il cinema non digitalizzato della vita. La Fondazione Carlo Rambaldi avrà come sede il Polo Scolastico di Vigarano Mainarda (Ferrara) dove Carlo è nato il 15 settembre 1925

La serata inizia alle 21 ma io salgo in centro già alle 18,30. Grandi nuvoloni si alzano dal campo zingari, via Aldo Moro e via Salvatore Miceli sono avvolti da un puzzo irrespirabile. Ritorno ora a casa, dopo aver trascorso ore in Spagna, suonata magnificamente da due chitarristi e recitata dai gesti da mimo francese della poetessa Annalisa Insardà, e casa mia è avvelenata dai fumi tossici ed ancora tutta via Salvatore Miceli e via dei Bizantini, a scendere, rimangono stordite dal meraviglioso fumo che, ogni giorno, da più di venti anni, si innalza placido nel cielo. I tumori nel lametino sono molto pochi, nessuno si è mai ammalato, quindi il fumo, ben tollerato, è solo questione di gusto. Nel chiostro però il puzzo non c’era. Aleggiava una leggerissima brezza che mitigava il caldo afoso di una giornata con molta umidità, ed il pubblico accorreva festoso, come in tutte le altre iniziative, che da più di dieci anni, Raffaele Gaetano organizza. Ogni sedia veniva occupata e moltissimi gli spettatori in piedi ed ancora moltissimi altri fuori, assiepati, desiderosi di partecipare. Ai primi posti seggono le autorità. Inizia la serata con il saluto del sindaco che, come me, è un fervente sostenitore del Sabato del Villaggio. Io addirittura, in anni passati, diedi poteri taumaturgici a lezioni di grandi filosofi venuti al teatro Umberto, allora. Quindi capisco il sindaco. Battiamo le mani. Raffaele impeccabile inizia: “ Cartellone che esula... impregnato di cultura. Qui, nel Chiostro, la meditazione di Tommaso Campanella sulla Metafisica di Aristotele, e spulciando testi storici qui lo stesso Campanella ordì una congiura verso gli spagnoli.” Continua presentando il duo, veramente molto bravo, che non ho annotato ma farò e poi la serata inizia con testi amorosi. Siamo tutti con gli amorosi sensi. La Spagna è una rosa rossa fra i capelli. La Spagna sono le ragazze vestite di rose, la Spagna è il famoso Ciclone, film di Pieraccioni, nella mia testa. Così, davanti al potere di Raffaele che ci regala la Spagna stasera, io è a lui che chiedo, “con tutto l’amore che posso” altro stupendo verso poetico, di rendersi promotore della cessazione dei fumi che avvelenandoci ci distraggono dalla bellezza. L’amore è anche respirare, poter respirare. Muoio così, moriamo così, senza respiro e cosa può fare l’amore? Può tutto. Dal giornale il tema della serata “l’amore per un popolo passionale e ricco di tradizioni… Ora declinato attraverso la voce intensa e vi-brante dell’attrice Annalisa Insardà alle prese con gli immortali versi di Federico García Lorca, Pedro Salinas e Juan Ramón Jiménez, ora dai magici virtuosismi chitarristici del duo di Nunzio Cambareri, ora dall’elegante danza dei ballerini del Dream Ballet”

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L’Aiga di Lamezia Terme nei giorni 26 e 27 giugno 2015 ha organizzato un Corso di Aggiornamento per Mediatori Professionisti, con la collaborazione dell’Organismo di Mediazione Mediatori professionisti Roma. Durante l’incontro sono intervenuti Andrea Nicolas Colaninno, coordinatore Organismo di mediazione M.P.R., Bruno Brattoli, Presidente del tribunale di Lamezia Terme, Giovanni Serio, Presidente dell’Organismo di Mediazione M.P.R.; Paolo Cristofaro, formatore Organismo di Mediazione M.P.R., Andrea Parisi Presidente della sezione Aiga di Lamezia Terme. Franco De Sarro, consulente in materia bancaria e finanziaria, Alberto Maria Mauri, Presidente A.R.C.A., Alessandro Antonucci, negoziatore internazionale in collegamento da Roma Il corso si è tenuto presso il Tribunale di Lamezia Terme ed è stato suddiviso in due parte, una teorica ed una pratica. Nella parte teorica sono stati affrontati i seguenti argomenti: - Mediazione ed Usucapione: recente giurisprudenza; Le conseguenze della mediazione delegata dal Giudice; Impugnazione di accordo di mediazione; Proposta de Mediatore su una CTU effettuata in mediazione senza la parte invitata; La responsabilità processuale aggravata per lite temeraria; La mediazione con gli istituti di credito. La parte pratica è stata così suddivisa: Il verbale in materia di usucapione; Il superamento dei punti critici (tecniche di problem solving) e la fase dell’accordo con una simulazione di mediazione. La mediazione è un istituto che assume particolare importanza e rilievo tra gli strumento per la definizione stragiudiziale delle controversie. La mediazione è quella “attività, comunque denominata, svolta da un terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione

di una controversia, anche con formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa” (art. 1 lett. a), D.Lgs. 28/2010). La mediazione può essere obbligatoria, allorquando è condizione di procedibilità per l’eventuale giudizio civile, facoltativa ovvero disposta dal giudice, considerato che lo stesso, anche in sede di appello, può imporre l’esperimento del tentativo di mediazione che, pertanto, anche in questo caso diverrà condizione di procedibilità (obbligatoria su valutazione del giudice). Le materie in cui la mediazione risulta obbligatoria sono quelle in tema di “condominio, diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazioni, comodato, affitto di aziende, risarcimento di danno derivante da responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione a mezzo stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari”. La mediazione ha diversi vantaggi. In primo luogo è economica in quanto i costi per la realizzazione della procedura risultano contenuti e predeterminati, in base ai criteri previsti dall’art. 16 del decreto Ministeriale n. 180 del 18/10/2010. E’ efficace, infatti quando le parti decidono

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di sedersi intorno ad un tavolo insieme al mediatore raggiungono molto spesso un accordo che soddisfa le proprie esigenze. E’ riservata e sicura, garantisce l’assoluto rispetto della privacy e la protezione delle informazioni scambiate. In ogni caso il mediatore, le parti e tutti coloro che intervengono all’incontro non possono divulgare a terzi i fatti e le informazioni apprese nel corso del procedimento di mediazione. La mediazione è e rimane assolutamente riservata. E’ flessibile, l’accordo che viene raggiunto è modellato sulla base degli interessi e dei bisogni delle parti e può avere anche un contenuto diverso rispetto a quello che è all’origine della controversia. E’ veloce in quanto i tempi che intercorrono fra la presentazione della domanda ed il primo incontro tra le parti e il procedimento deve concludersi entro tre mesi dal deposito della domanda. Infine, è semplice ed informale, per avviare la procedura è sufficiente presentare una domanda compilando l’apposito modulo, senza obbligo di documentare la propria richiesta. La mediazione viene introdotta con una istanza da presentarsi all’organismo di mediazione prescelto, presente nel luogo del giudice territorialmente compete per il giudizio. In altri termini, si configura una competenza territoriale analoga a quella del giudice competente a conoscere della causa. Gli organismi di mediazione debbono essere iscritti in un apposito registro del Ministero della Giustizia e sono ordinati secondo il numero di iscrizione. L’organismo di mediazione può essere operativo in più luoghi contemporaneamente ma le domande di mediazione vanno presentate alla sede legale dell’organismo, mentre gli incontri di mediazione possono svolgersi anche presso le sedi operative. Il mediatore deve possedere i seguenti requisiti: un titolo di studio non inferiore al diploma di laurea universitaria triennale, o in alternativa, essere iscritto ad un collegio o ordine professionale; non essere incorso in interdizione perpetua o temporanea dai pubblici uffici; non aver riportato sanzioni disciplinari diverse dall’avvertimento; non essere stato sottoposto a misure di sicurezza o di prevenzione; non aver riportato condanne definitive per delitti non colposi o pena detentiva non sospesa. Gli avvocati, in virtù delle specifiche competente in materia, sono mediatori di diritto. Vale a dire che per far parte di un organismo di mediazione non avranno necessità di frequentare lo specifico corso ma dovranno, tuttavia, partecipare agli aggiornamenti con cadenza biennale. Per avviare una mediazione occorre presentare un’apposita istanza, indicando i propri dati, i dati della parte nei cui confronti si chiede la procedura, l’oggetto della controversia e le ragioni della pretesa, senza alcun obbligo di produzione documentale a sostegno delle proprie ragioni. Il responsabile dell’organismo trasmette

la domanda alla parte invitata, fissa il primo incontro tra le parti e designa il mediatore, con l’ausilio del quale le parti tenteranno di raggiungere la composizione della controversia. Il primo incontro tra le parti e il mediatore avviene entro 30 giorni dall’istanza e ha lo scopo di verificare le concrete possibilità di successo del tentativo di conciliazione. Se le parti decidono di porre termine al tentativo di mediazione durante il primo incontro, il procedimento si conclude con un mancato accordo. Se le parti e il mediatore ritengono che sussistano le condizioni per la soluzione della controversia, la procedura di mediazione prosegue immediatamente oppure in incontri successivi. Se la mediazione riesce, l’accordo viene verbalizzato e sottoscritto dal mediatore e dagli avvocati delle parti. Il verbale di conciliazione così sottoscritto avrà efficacia di titolo esecutivo per l’espropriazione forzata, l’esecuzione per consegna e rilascio, l’esecuzione per gli obblighi di fare e non fare, nonché per l’iscrizione dell’ipoteca giudiziale, e ciò senza nessun ulteriore incombenza, considerato che i difensori delle parti ne certificano la conformità alle norme imperative ed all’ordine pubblico. In tutti gli altri casi (sono essenzialmente quelli relativi ad accordi raggiunti senza l’assistenza degli avvocati - mediazione facoltativa), l’efficacia di titolo esecutivo dell’accordo potrà essere ottenuta attraverso l’omologa del Presidente del tribunale competente. Gli atti del procedimento di mediazione sono esenti dall’imposta di bollo e da ogni altra spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura, lo stesso verbale di accordo è esente dall’imposta di registro sino alla concorrenza del valore di 50.000 euro. Da ricordare, infine, che quando la mediazione è condizione di procedibilità ex lege della domanda giudiziale (obbligatoria) ovvero quando la stessa è disposta dal giudice, le parti meno abbienti possono accedere gratuitamente al procedimento, nel caso sussistano le condizioni per beneficiare del gratuito patrocinio nel giudizio in tribunale.

18 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


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