Lm giugno 2018 serraov

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Lamezia e non solo

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L’uaminu po’ ppurtari rrobba ccù llù carru, e Ila fhimmina a po’ ccacciari ccù llù panaru, mù è Ila casa i nu galantuaminu o i nù tamarru, cà ccì resta ancuna cosa d’intra, è ccasu raru.

A CASA CAPI QQUANTU A FHIMMINA VO’

“Tu unn’appriazzi chillua chi hai, nù viacchjiu zzianu mia, mà ddiciutu, tu duni, duni, un tti fhiarmi mmai, resta bbacanti, nduvi ha cacciatu e ud’ha mintutu”. Ed’è statu veru, mi nd’ajiu addunatu, quantu cosi avia è, unn’ajiu cchjiù, tanti e ttanti i mia s’hanu apprufhittatu, mò ccù mmuglierma ni dicimu, chini è pag. 2

statu, iu o tu? Certu, si fhorsi eramu cchjù nteressati, oji, cchjiù bbonicialli ni truvavamu, mà un nnì ndì pintimu i cumu simu stati, nà rristatu sempri a rrobba mù mangiavamu. Di ccà a randizza dà fhimmina si vidi, di tuttu chillu chi u maritu ccià ppurtatu, a ttanti e ttanti ccià ffattu venari a gula mù ridi, pirchì ancuna cosa ppì spamari ifhigli ccià ddunatu.

A casa capi qquantu a fhimmina vò, ed’è nnà vera e SsacruSanta virità, mà, a cuntuintizza da muglieri, parica a viu mò, quandu ccù chillu chi teni, n’ajiutu ad’ancunautru dà. Ricordati, si tiani e dduni ccù lli panari, dicupricatu, ccù lli carri, arriatu tì po’ tturnari.

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09 aprile 2018

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Lameziaenonsolo incontra

Vincenzo Serrao

Il dott. Vincenzo Serrao è candidato a Sindaco di Curinga per la lista “Insieme Possiamo” alle elezioni amministrative del prossimo 10 giugno. Nato a Curinga il 01/05/1951, sposato con due figli, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia con voto di 110/110 e lode e la Specializzazione in Chirurgia Generale presso l’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è Dirigente Medico del reparto Chirurgia d’Urgenza dell’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro. E’ stato Consigliere della Regione Calabria per un brevissimo periodo all’età di 39 anni, assessore ai Trasporti e alla viabilità della Provincia di Catanzaro all’epoca in cui era Presidente Michele Traversa, delegato giovanile della Democrazia Cristiana dal 2000 al 2005, consigliere comunale di

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Curinga per tre legislature dall’età di 25 anni fino a 40 anni, per poi ricoprire nuovamente tale carica dal 2013 ad oggi. Medico di professione, ha deciso di perorare in prima linea la causa della sua comunità, spinto da un sincero attaccamento verso i cittadini ed il territorio curinghese. Abbiamo deciso di intervistarlo per capire le scelte, i progetti ed il futuro di un comune che è collocato in una posizione strategica ed è il più grande per numero di abitanti dell’hinterland lametino. Perché ha deciso di candidarsi alla carica di Primo cittadino? La decisione di compiere questo passo non è stata una scelta autonoma, ma è stata assunta di concerto con un gruppo di lavoro formato da uomini e donne intraprendenti e desiderosi di impegnarsi attivamente per la crescita sociale ed economica

della nostra comunità. Curinga ha bisogno non di vane promesse elettorali, come è stato fatto negli anni passati, ma di una programmazione seria e credibile che possa dare respiro al territorio e svilupparne le potenzialità. La politica ha bisogno di etica e trasparenza. Per tali ragioni è nata la mia candidatura condivisa e voluta da cittadini e dalla lista “Insieme Possiamo” che ho l’onore di rappresentare. Cosa ha lasciato la precedente amministrazione comunale? Il precedente candidato a sindaco, mi spiace rilevarlo, ha lasciato il nostro comune in uno stato di totale degrado e abbandono. Non solo è mancato un concreto programma di governo, effettivamente realizzabile, ma i cittadini sono stati privati perfino dei servizi essenziali che un’attenta amministrazione comunale

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dovrebbe fornire alla collettività. Non è più ammissibile tollerare tale stato di cose, la dignità dei cittadini non può essere calpestata e messa in secondo piano. A loro dobbiamo dedicare il nostro impegno e la nostra passione attraverso il lavoro serio e responsabile di Giunta e Consiglio comunale. Occorre una svolta radicale nella gestione politico-amministrativa dell’Ente comunale.

un piano concreto di decoro urbano, alla salvaguardia delle bellezze architettoniche e al recupero di Palazzo Bevilacqua. Allo stesso modo la nostra attenzione volgerà verso il rilancio del litorale e della pineta abbandonati completamente al loro destino. L’approvazione del Piano spiaggia è un nostro obiettivo specifico: fornire la

Quali sono i punti salienti del suo programma di Governo? Reputo indispensabile porre alla base dell’operato di una buona amministrazione la capacità di sviluppare idee e la concreta possibilità di realizzarle. Insieme ad una squadra di lavoro, alla lista che rappresento, alla dottoressa Enza De Nisi che ha fornito un valido e importante contributo e grazie all’ascolto dei cittadini abbiamo individuato una serie di interventi che hanno l’obiettivo di rivitalizzare il territorio, svilupparne le vocazioni territoriali, rappresentate dal settore agroalimentare e dal turismo, e le tradizioni. Penso alla riqualificazione del centro storico, attraverso iniziative volte alla valorizzazione turistica, culturale e commerciale, alla realizzazione di

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nostra costa di tutti quei servizi indispensabili determinerebbe un indotto importante per la nostra comunità e servirebbe a dare una boccata d’ossigeno alla nostra economia. Naturalmente questi importanti punti programmatici, volti anche a favorire l’inserimento

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dei giovani nel mondo del lavoro, non possono mettere in secondo piano i servizi essenziali che, come ho detto in precedenza, sono mancati in questi anni. Mi riferisco alle manutenzione delle strade, al decoro urbano, alla cura del verde pubblico e al ripristino delle infrastrutture esistenti sul territorio comunale. Il nostro programma di governo, inoltre, riserverà particolare attenzione alle singole frazioni e contrade per uno sviluppo omogeneo ed armonico di tutto il territorio comunale con una particolare attenzione verso le politiche sociali. La crisi economica degli ultimi anni ha accentuato il disagio dei cittadini e la necessità di interventi mirati a tutela delle fasce deboli. E come ritiene di intervenire nel settore delle politiche sociali? Al centro della nostra attività di governo ci saranno, innanzitutto, le emergenze di natura assistenziale.

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Al riguardo l’Amministrazione seguirà due linee guida: l’assistenza domiciliare ed il miglioramento dei servizi della casa di riposo. Inoltre, occorre considerare che la popolazione del nostro territorio si compone in gran parte di anziani che devono costituire una risorsa ed un bene per la comunità curinghese. È necessario dunque utilizzare le loro conoscenze specifiche per consentire la crescita dei giovani e l’integrazione socio - culturale con i residenti in età adulta. Per il raggiungimento di questi obbiettivi un ruolo centrale dovrà essere riconosciuto alle associazioni presenti sul territorio che già da tempo creano le sinergie positive per il paese. A tale scopo sarà importante recuperare i due polivalenti presenti al fine di agevolare gli incontri e la partecipazione alla vita sociale della nostra comunità. In sintesi quali saranno gli impegni immediati? Il nostro è un programma concordato

in base alle esigenze dei cittadini, volto a garantire i servizi primari, l’ordinaria amministrazione e la manutenzione del vasto territorio comunale, tenendo presente la situazione finanziaria dell’Ente che andremo a riscontrare nel momento in cui inizierà la nostra esperienza amministrativa. Il nostro impegno sarà rivolto alla razionalizzazione delle spese ed al taglio degli sprechi, alla ottimizzazione della riscossione dei tributi in base all’assunto “pagare poco ma pagare tutti”, alla gestione associata di alcuni servizi comunali, che consentirà di dare migliori risposte ai cittadini a costi minori. Le risorse risparmiate andranno investite in altre iniziative di sviluppo territoriale. Un mio preciso obiettivo sarà, come ho sottolineato, quello di rendere coeso sia culturalmente che in termini di mobilità il territorio comunale: un piano di collegamento, attraverso un servizio navetta, favorirà una migliore sinergia tra le frazioni e contrade che compongono il nostro territorio.

lo considero inscindibile perché non si può fare politica senza una seria e accurata programmazione e, nello stesso tempo, la gestione della cosa pubblica deve avvalersi di interpreti adatti che rispondono a determinati principi etici e morali. Ai margini dell’attività politica e professionale, quali le sue passioni? Devo dire che il tempo che ho a disposizione è veramente ridotto al minimo, in quanto la mia famiglia e la mie attività, professionale e politica, lasciano poco spazio ad altre esigenze. In ogni caso adoro il mare e fare gite in barca, andare alla continua scoperta del territorio e osservare la natura. La lettura è una mia passione con particolare propensione verso i testi di storia e filosofia, ma non disdegno affatto il cinema e la visione di un buon film.

Cosa si sente di dire ai suoi concittadini e in generale a tutti coloro i quali esprimono il loro diritto-dovere di recarsi alle urne? Di investire sulle persone e sui programmi. Questo binomio Lamezia e non solo

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Così vi racconto i bruzi

“Così vi racconto i Bruzi e l’Accademia”: il progetto della band Accademia è già diventato evento nella sede della tipografia Grafichè di Perri Antonio, sabato 5 maggio, alle ore 19,00.Dal 1960 ad oggi, più che mezzo secolo, da una parte Albino Cuda, frontman storico dell’Accademia Bruzia e voce solista aggiunta dei Bruzi in quella formazione che prese il nome di Occhididio dal 1970 al 1973, racconta a più voci la storia delle due band, dall’altra la canta con l’Accademia, formazione attuale, in pochi ma significativi brani dell’una e dell’altra band. Un pubblico curioso e voglioso di fare una full immersion in una bella pagina di storia lametina degli anni ‘60/’70 e primi ’80, in tanti

testimoni del tempo, di quelli che seguivano i Bruzi dovunque e li aspettavano alla stazione di Nicastro per esternare la gioia di una città quando arrivavano dopo le loro apparizioni negli spettacoli musicali nazionali del primo e secondo canale(così si chiamavano allora).Un pubblico numeroso, straripante fino ad occupare anche le aree esterne alla tipografia e di fronte una scena futuristica e quasi surreale: strumenti musicali che si stagliano tra machine piccole e gigantesche, un groviglio in piccoli di

spazi di chitarre e ferro, tasti e rotatorie illuminati nel buio totale della sala da piccole luci colorate e fisse: è quasi dal futuro che Massimo Naccarato alle tastiere, Franco Paone alla chitarra, Toni Quattrocchi al basso, Domenico Paone alla batteria, Marianna Esposito corista e Albino Cuda al microfono sembrano venire e silenziosamente, imbracciati i propri strumenti, eseguono il primo 45 giri dei Bruzi: Ero l’attendente del Kaiser, la marcetta militare fischiata che tanto ha fatto fischiare la Calabria e l’Italia intera….. ed anche per un bel po’. L’empatia tra la band e il pubblico nasce immediatamente, grazie anche alla conduzione spigliata e simpatica di Luisa Vaccaro, che rincara la dose intervistando alcuni dei fondatori dei Bruzi presenti in sala: il batterista Eugenio Renda, autore tra l’altro di molti dei brani incisi e anche voce del gruppo ed il bassista e voce Elio Giovinazzo. Insieme a loro anche Ermanno Guzzi, al pianoforte ed alla fisarmonica nella primissima formazione del 1960/61. In sala anche il chitarrista Ninì Benincasa, elemento del gruppo nel 1964/65. Subito dopo il primo 45 giri dei Bruzi, l’Accademia esegue i brani del CD prodotto ultimamente: Asprumunti (inedito), Soli già presentato alla Sei giorni di Vibo nel 1984 dall’Accademia con quella formazione che si chiamò Gruppo Mediterraneo ed infine Una volta si moriva per amore, incisa una prima volta dai Bruzi con la nuova formazione degli Occhididio nel 1971 e La canzone dell’amore(Lucia) del 1978 incisa dall’Accademia Bruzia con la prima formazione storica. Il pubblico toccato dai pregevoli arrangiamenti di Massimo Naccarato, emozionato dalle interpretazioni di Albino Cuda, trascinato dalle belle esecuzioni di Toni Quattrocchi, Domenico

Paone e Marianna Esposito, ha accompagnato il gruppo nel canto e più volte entusiasticamente applaudito. Aver dato poi voce a parecchi testimoni del tempo presenti in sala ha contribuito a creare un’emozione collettiva veramente unica. È solo l’inizio perché Grafichè e l’Accademia hanno l’obiettivo di arrivare ad un pubblico lametino molto più ampio per restituire alla città una indimenticabile e bella pagina della sua storia. A&G

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La Calabria al Salone del libro di Torino Il 10 maggio 2018 si è tenuta l’apertura della trentunesima edizione del Salone Internazionale del libro, da qui parte la nostra esperienza come espositrici dello stand della regione Calabria. Alle 8:30 ci siamo avvicinate ai cancelli per avviarci all’interno dell’immenso Lingotto fiere, appena entrate ansia e adrenalina ci hanno assalite, il maestoso edificio iniziava a riempirsi di operatori ed espositori, gli stand erano tantissimi, il nostro si trovava al padiglione 3. Ed ecco che alle 10:00 in punto aprirono i cancelli, e un’immensa folla di ragazzi, bambini, adulti insomma gente di tutte le età invase il Salone. Quello spazio immenso nell’arco di 10 minuti si riempì di tantissimi visitatori. Il programma del giorno prevedeva: Alle ore 12:00 “E dopo accadde” di Giuseppe Fiorenza con l’intervento di Giuseppe Colosimo Alle ore 13:30 “Storia della cultura alimentare nella Calabria romana” di Teresa Pugliese con l’intervento di Laura Fiore. Alle ore 14:30 “Il re della luce. L’ordine degli Dei oscuri” di Federico carro curata da Bottega Editoriale Alle ore 16:00 “Guglielmo” di Adriana Lopez con l’intervento di Gianluca Lucia Alle ore 17:30 “Appunti di cinema” presentazione a cura di Francesco Grano Alle ore 18:00 “Cine tour Calabria” di Maurizio Paparazzo e Giovanni Scarfò con l’intervento di Giuseppe Citrigno Alle ore 19:00 “ La grande avventura: Toni Gaudio/Nicolas Musuraca” con l’intervento di Eugenio Attanasio e Mariarosaria Donato a cura della Cineteca della Calabria. Giorno 11… Per noi ultimo giorno presso il Salone, la giornata era ricca di appuntamenti importanti. Il programma prevedeva: Alle ore 10:30 “ Perché non volo” di Paola Merolli con l’intervento di Francesco Toniarini Alle ore 10:30 “Giuseppa” di Leonardo Ruffo e Ninì Mazzei con l’intervento di Gianluca Lucia Alle ore 11:30 “Focus Cassiodoro Grazie a te Signore” di S.E Mons. Antonio Cantisani con gli interventi di S.Em. cardinale Edoardo Menichelli, Luciano Vasapollo e Don Antonio Tarzia Alle 12:30 “ Focus Campanella la città del Sole di Tommaso Campanella” di Francesco Idotta, “All’ombra delle tue ali. La saggezza di Tommaso Campanella” di Claudio Stillitani Alle ore 13:30 “Ardian che voleva svuotare il mare” di Assunta Morrone

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Alle ore 14:00 “ Il sogno di martin” di Dino Ticli e “L’angelo di Ali” di Anselmo Roveda Alle ore 15:00 “ Vie d’uscita” di Giuseppe Aieta con l’intervento di Maria Antonietta Sacco Ale ore 15:30 “Ndrangheta totalitaria” di Andrea Carnì Alle ore 16:00 “ L’ombra del caso” di Massimiliano Bellavista a cura di Bottega Editoriale Alle ore 16:30 “Stavamo al buio...gli accesi un lume. Vita di Tommaso Campanella” a cura del Sistema Bibliotecario Jonico Alle ore 17:00 “Aldo moro e l’intelligence Il senso dello Stato e le responsabilità del potere” di Mario Caligiuri Alle ore 17:45 “Generazione Don Milani” a cura di Raffaele Iosa con gli interventi di Silvana Borgese e Nicola Irto Alle ore 18:20 -20:00 cento minuti di narrativa “Caos ordinato” di Paolo Magri, “Lungo il sentiero delle trasparenze” di Felice Foresta, “L’uomo dei tulipani” di Elia Banelli, “La forma esatta delle stelle” di Brunello Montagnese e “Per mani di Carlo Simonelli. La nostra esperienza al Salone finisce qui, un po’ dispiaciute per la fine di questa avventura, ma felici e soddisfatte per aver partecipato ad evento così rilevante. (questa è l’esperienza delle prime tre ragazze: Teresa Caparello, Rossella Loberto e Alessia Trovato.) (le giornate descritte a seguire racchiudono l’esperienza di: Maria Cristina Rizzo e Maria Ambrosio) La partecipazione al salone del libro di Torino per noi è stata una tra le più belle esperienze finora vissute. Un susseguirsi di emozioni e di momenti veramente indimenticabili. Il nostro lavoro è iniziato giorno 12 quando abbiamo dato il cambio alle colleghe che ci avevano preceduto nei primi due giorni del salone. Arrivate a Lingotto siamo state sopraffatte dallo stupore, per la grandezza della struttura e per l’organizzazione immensa che c’è dietro un evento del genere. Una volta entrate nel padiglione ci siamo dirette verso lo stand della Calabria, per il quale abbiamo lavorato, e ci siamo messe subito all’opera per organizzare la giornata che sarebbe stata ricca di appuntamenti interessanti. Il programma prevedeva: Alle ore 10:30 presentazione del libro “L’evangelario della conciliazione” di Domenico Condito al quale è intervenuta Chiara Raimondo; Alle 11:00 presentazione del libro “Dei confini dell’identità e di altri demoni al quale sono intervenuti Daniele Cananzi, Antonio Salvati, Armando Spadaro e Nicola Irto; Alle ore 12:00 Focus dedicato a Gioacchino Da Fiore con la presentazione del libro “Trilogia Gioachimita” di Adriana Toman al quale hanno partecipato Antonio Conti, Mariana Lancellotti e Marco Silani; Alle 13:00 Presentazione della VII Edizione del Premio Letterario Caccuri 2018 al quale sono intervenuti Adolfo Barone, Roberto de Candia, Olimpio Talarico, Gessica Giglio e Angela Galloro, vi è stata inoltre la presenza degli alunni del liceo “Suardo” di Bergamo che si sono cimentati in un’esibizione musicale; Alle ore 13:30 la presentazione del libro “Il Viaggio di Ela” di Bella Maro al quale hanno partecipato Giuseppe Sanò, Francesco Toniarini e Nicola Lagioia; Alle ore 14:00 la presentazione del libro “Vent’anni di lotta alle mafie e alla corruzione. Lamezia e non solo

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L’esperienza di avviso pubblico” di Giulia Migneco e Pierpaolo Romani al quale sono intervenuti Giulia Migneco e Roberto Montà, Maria Antonietta Sacco e Antonio Viscomi. Alle ore 14:30 la presentazione del libro “L’opera degli Ulivi” di Santo Gioffrè al quale sono intervenuti Pina Piccolo e Guglielmo Alle 15 :00 la presentazione del libro “La società calcolabile e i big data” di Domenico Talia Alle 15:30 omaggio a Luigi Lilio con la presentazione di “Luigi Lilio e il dominio del tempo” di Giuseppe Capoano e Francesco Vizza Alle 16:00 presentazione del libro “A schema libero” del collettivo Lou Palanca al quale è intervenuto Nicola Fiorita; Alle 16:30 Presentazione del libro “L’ape furibonda” di Claudio Cavaliere, Bruno Gemelli e Romano Pitaro al quale sono intervenuti Isabella Bossi Fredigotti, Maria Francesca Corigliano, Giuseppe Giudiceandrea e Nicola Irto. Alle 17:30 la presentazione dei libro “La festa del ritorno e La collina del vento”di Carmine Abate; Alle 18:00 la presentazione del libro “La maligredi” di Gioacchino Criaco Alle 18:30 Mimmo Gangemi ha raccontato del successo calabrese al festival del noir di Lione; e per terminare la giornata alle ore 19:00 Tavola rotonda dove si è parlato degli scrittori e della nuova narrativa calabrese. Hanno conversato dell’argomento diverse figure quale: Carmine Abate, Giuseppe Aloe, Paola Bottero, Gioacchino Criaco, Domenico Dara, Nicola Fiorita, Mimmo Cangemi, Olimpio Talarico. Inoltre sono intervenuti Miriam Giorgi, Maria Francesca Corigliano, Nicola Irto tutto coordinato da Filippo Veltri. Gli eventi sono stati molti e le persone che hanno partecipato ai diversi incontri sono state veramente numerose. Questa è stata una delle giornate più intense per noi, che tra una presentazione e l’altra trovavamo il tempo di chiacchierare con alcuni dei visitatori della fiera che si avvicinavano allo stand incuriositi ed altri ancora malinconici e vogliosi di ritornare nella loro amata terra madre, la Calabria. Abbiamo scoperto con grande stupore che a Torino vi è una bella fetta di calabresi, che la Calabria non l’hanno mai dimenticata... Alle ore 20:00 cala il sipario la fiera spegne le luci. Giorno 13... Arriviamo a Lingotto giusto in tempo per l’apertura dei cancelli, ritorniamo nel nostro stand per allestire i banconi con i vari gadget per visitatori e ospiti, e diamo un’occhiata al programma della giornata, che prevedeva: Alle ore 10:30 la presentazione del libro “Di figlia in padre. Dialogo intorno all’adolescenza” di francescae Giuseppe Iaconis A cura del Sistema Bibliotecario Jonico; Alle ore 11:00 la presentazione del libro “Sono un ragazzo di paese” di Nino Mallalaci a quale è intervenuto Alessandro Russo Alle ore 12:00 presentazione del libro” Cambia Calabria” di Filippo Veltri al quale è intervenuto Nicola Irto; Alle ore 13:00 presentazione del libro “Le voci dell’eco” di Daniela Rabia al quale sono intervenuto Salvatore Bullotta e Nicola Irto; Alle ore 13:30 presentazione del libro “Educagenda. Il diario della legalità” di Antonio Federico al quale è intervenuta Maria Francesca Corogliano; Alle 14:30 Focus dedicato a Giocchino Da Fiore con “Sulle orme di Gioacchino “di Cesare Mulè e “Attualità di un poeta sconfitto” di Massimo Liritano al quale è intervenuto Riccardo Succuro, tutto a cura del Comune d Carlopoli; Alle ore 15:30 non nello stend calabria ma nello Spazio Superfestival, presentazione del libro “Alla ricerca della Calabria intatta” con Mario Tozzi e Rosario Chimirri al quale è intervenuta Maria Francesca Corigliano Alle ore 16:00 Focus dedicato a Telesio con “Le edizioni antiche di Bernardino Telesio: censimento e storia” di Gigliola Barbero e Adriana Paolini e “Il primo dei moderni. Filosofia e scienza di Bernardino Telesio” di Roberto Bondi e infine la collana “Meridies” diretta da Roberto Bondi alla quale sono intervenuti Lucca Addante, Rodolfo Garau, Adriana Paolini e Maurizio Vivarelli; pag. 10

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Alle ore 17:00 presentazione del libro “Inchiostro” di Marco iuffrida al quale è intervenuto Gioacchino Criaco; Alle 17:30 presentazione del festival del Fumetto di Cosenza con Luca Scornaienchi e Maria Francesca Corigliano; Alle ore 18:00 Focus dedicato a Tommaso Campanella con “Tommaso campanella. Il filosofo immaginato, interpretato, falsato di Luca Addante alla quale sono intervenuti Roberto Bondi e Rodolfo Garau. Alle 18:45 Omaggio a Saverio Strati con la presentazione “Prima di tutto un uomo” di Palma Comandè; Alle ore 19:15 Omaggio a Mario La Cava con “L’attualità della narrativa di Mario La Cava il ricordo dello scrittore a 110 dalla nascita e a 30 anni dalla morte sono intervenuti Maria Francesca Corigliano, Domenico Calabria, Vincenzo Maesano, Pasquale Blefari, Giuseppe Aloe, Gioacchino Criaco e Mimmo Gangemi; Con questo omaggio abbiamo chiuso la carrellata di eventi dello stand. Nel corso della giornata siamo riuscite a fare un giro per il salone, la

curiosità era troppa, ci siamo trovate in un “labirinto” fatto di stand, libri ,musica, fumetti e tanto altro e girando l’angolo ci siamo trovate d’avanti ad una maestosa struttura, un’enorme libreria bella e magica; li abbiamo capito che ci trovavamo di fronte a quello che era il simbolo del Salone del libro di Torino 2018. Giorno 14… Ci avviamo ad iniziare quello che è stato l’ultimo giorno del Salone, arriviamo in netto anticipo e pian piano vediamo tutto prender forma gli stand che si riempiono di visitatori, tantissimi visitatori. Questa è stata una giornata particolarmente emozionante poiché ci sarebbe stata la presentazione di alcuni libri del Professore Filippo D’Andrea, un amico del Sistema Bibliotecario Lametino che ha l’onore di averlo ogni primo sabato del mese con Il Cenacolo Filosofico, che riscuote già da tempo notevole successo. Ci siamo messe subito in moto con l’allestimento dei libri che sarebbero stati presentati… Il programma della giornata prevedeva: Alle ore 10:30 presentazione di “San Francesco e mostra d’arte” al quale sono intervenuti Anna Ciapparone e Maria Francesca Corigliano, “Presentazione collana e progetto Teokids “ al quale sono intervenuti Giovanni Canadè e Davide Vrenna e “Lady Castagna. Il frutto nascosto nel riccio” al quale sono intervenuti Gabriella Lo Feudo a tutti gli eventi ha partecipato Pasquale Biafora; Alle ore 13:00 presentazione “Lo sciamano metropolitano” di Pierfranco Bruni; Alle 13:30 presentazione di “Cultura e letteratura nel Lametino” di Italo Leone al quale sono intervenuti Nella Fragale e Filippo D’andrea con una performance musicale di Chiara D’Andrea e Patrizio Pierattini e letture di Giuseppe D’Andrea; Alle ore 14:00 la presentazione di “Franco Costabile: I tumulti interiori di un poeta del sud” di Filippo D’Andrea intervento di Nella Fragale e letture di Giuseppe D’Andrea; Alle ore 14:30 “Da cista du ciucciu” di Filippo D’Andrea Alle ore 16:00 “Il palcoscenico della Vita Eterna” di Natale Viscomi con l’intervento di Alessio Varisco. È con questa carrellata di eventi termina il nostro “viaggio”. Non poteva esserci finale migliore dell’esibizione musicale di Chiara D’andrea, che è riuscita a creare dei momenti in cui anche la frenesia della fiera sembrava essersi fermata ad ascoltare quella voce, che raccontava della nostra terra in modo così delicato… Un’esperienza indimenticabile, che ci ha permesso di arricchire il nostro bagaglio di conoscenza e di ricordi indelebili e di consolidare più forte in noi la consapevolezza che la Calabria è una terra, che oltre a paesaggi meravigliosi, gente di cultura e di spicco ha ancora la volontà di far valere la sua “forza” in un contesto così meraviglioso come quello del salone del libro di Torino. Volevamo Ringraziare vivamente, per averci permesso di vivere tutto questo, il Nostro Carissimo Direttore Giacinto Gaetano.

Teresa Caparello & Maria Ambrosio

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incontri

La figura di Giovanni Falcone nella comprensione del fenomeno mafioso, tra mafia politica e istituzioni, a 26 anni dalla strage di Capaci

È questo il titolo del Convegno che si è tenuto il 23 Maggio 2018 presso il Tribunale di Lamezia Terme, in concomitanza con l’anniversario della strage di stato in cui trovò tragicamente la morte il giudice commemorato. La giornata, divenuta ormai simbolo della promozione alla legalità e a una cultura dell’antimafia, è organizzata dalla dott.ssa Kitsy Niaty, ricercatrice in diritto costituzionale italiano comparato e dottore commercialista e revisore dei conti e l’avv. Zaira Niaty, legale del Movimento Difesa del Cittadino, ed - ha voluto essere un approfondimento nella comprensione del rapporto tra mafia e istituzioni, con particolare riferimento alla c.d. << mafia dei colletti bianchi >> -. L’evento è stato patrocinato dall’Aiga nella persona dell’avv. Andrea Parisi, coordinatore regionale dei giovani avvocati e dall’ordine dei dottori commercialisti e revisori dei conti di Lamezia Terme, con il presidente Fabio Massimiliano Canzoniere. Il dott. Falcone, visto nel suo contributo dato alla comprensione del fenomeno mafioso e come una delle figure che meglio hanno illustrato le nostre istituzioni, sarà un punto di riflessione su una serie di tematiche volte a comprendere i nuovi sviluppi del rapporto tra mafia, politica e istituzioni, nonché modelli praticabili di culture della legalità. Un allarme è dato dall’economia di impresa, dove preoccupano non tanto i soggetti che operano nel mercato, ambito in cui la normativa ha fatto invidiabili progressi, quanto le condizioni con cui si opera all’interno: un globalismo che richiama sempre più ad interrogarsi sul rapporto territoriale dei diritti, in cui la democrazia appare sempre più risicata. È qui che una società in trasformazione deve pensarsi imprescindibilmente a ridosso della contiguità mafiosa, specie in regioni con un lunga tradizione di vessazione e soggezione, la cui devianza verso linee alternative è una tentazione istituzionale sempre in agguato a cui l’Italia deve dare una risposta. pag. 12

A tal proposito si sono susseguiti una serie di interventi di spessore, nonché di particolare significato per la comprensione delle relazioni istituzionali in un particolare momento attuale, di processi importanti, di una delicata situazione politico – istituzionale e in una fase storica di vulnerabilità identitaria. Gli interventi hanno messo al centro la Calabria e le istituzioni calabresi le quali inevitabilmente si misurano con “il senso dello Stato”, una rielaborazione delle linee di tendenza acquisite e una società in evoluzione che deve tenere conto del suo contesto storico costituzionale. Il dibattito ha visto l’intervento del dott. Francesco Alecci, commissario prefettizio straordinario presso il comune commissariato di Lamezia Terme, il procuratore della Repubblica Salvatore Curcio presso il Tribunale di Lamezia Terme, l’On. avv. Arturo Bova, presidente della commissione speciale antindrangheta e il giornalista e storico Arcangelo Badolati. La presenza nella società ancora di vere e proprie “latitanze” importanti, che fanno coesistere con la società sana soggetti che vivono di fatti illecitocriminali, intossicando un normale sviluppo sociale e dell’individuo, pericolose, violentissime, al pari di tanti altri fatti di mafia passati in giudicato, ancora registrano un attivo nella maggioranza delle attività di impresa esistenti. Queste sono evidenze in ambito istituzionale molto determinanti di latrocinio pubblico e diffuso. Esse contano ancora sull’appoggio della politica, sull’interpretazione della politica, addirittura affinchè i comportamenti messi in atto prosperino senza che siano tacciati o giudicati dalla pubblica morale, facendo seguito e audience. È questo il nuovo volto con cui la democrazia di massa deve fare i suoi conti, a cui deve negare definitivamente le sue convenienze, ben lontane dalle opportunità politiche.

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Associazionismo

Cittadinanza linguistica e dialetto lametino: seminario formativo al Centro culturale Samarcanda E’ iniziata con una citazione di Gorgia da Lentini la prima seduta laboratoriale di Cittadinanza linguistica, con particolare scavo del dialetto lametino, tenuto nella sede del Centro culturale Samarcanda dal Prof Francesco Polopoli, intellettuale lametino impegnato in importanti simposi internazionale sulla figura di Gioacchino da Fiore e in convegni di risonanza europea di Italianistica. La parola “questo piccolo e invisibile corpo che riesce a compiere le opere più divine” - cosi ha esordito lo studioso proseguendo con un excursus sul linguaggio che ci fa tutti uguali e pur diversi, e che solo noi uomini possediamo . Dopo i saluti della presidente , Manuelita Iacopetta, e l’introduzione ai lavori di Michela Cimmino, il laboratorio è entrato nel vivo e l’argomento , così calato nel quotidiano e nelle memoria collettiva del territorio, ha tenuto attenti e fortemente coinvolti i partecipanti, pur nella loro eterogeneità, per età e formazione. Numerosi e interessati all’argomrento gli studenti del Liceo scientifico Galilei, che hanno svolto un ruolo interattivo alla conversazione fornendo il loro personale contributo. E, allora, non solo ci si scopre bilingue ma, partendo da lontano in una dimensione primigenia, ritroviamo le nostre radici magno greche, latine, un idioma che emoziona e dà messaggi di colore e calore in una comunicazione che fornisce nel vernacolo informazioni preziose sulla cultura , storia , tradizioni della collettività lametina, suggellando in modo pertinente una comunità, nella sua identità e appartenenza. La lectio del prof Polopoli è stato un crescendo di scoperte e di desiderio di recupero, laddove la dinamicità di una lingua viva ,dialetticità seppur naturale , ne fa perdere ricchezze linguistiche, in locuzioni, leggende, miti che corrono il rischio della dimenticanza, rodono aspetti fondanti della memoria collettiva , radice irrinunciabile di progetti e prospettive future.

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Un campo ricchissimo che ci racconta e abbiamo il dovere di raccontare, che richiede uno scavo archeologico certosino, a conferma delle nostre lontane radici di cui vantarci con fierezza e orgoglio. “Il dialetto come lingua che accomuna - ha affermato Polopoliin tal senso il lametino conserva un retaggio antico , in quanto crocevia per la Calabria. E la memoria delle radici è sapienza necessaria da rimettere in circolo; ricorrere al significato etimologico delle parole significa infatti ricercare la verità , con lo scavo etimologico si evidenzia come ogni parola sia una storia che racchiude un senso/significato intrinseco, perché è sempre sotteso un motivo a ciò che si dice” E, allora, si scopre che la consonante “esse” , strascicata dai sambiasini, è forma sincopata di “sic est”; che “vaju duvi mi portanu i piadi” è, in Orazio, “ire pedes quocumque ferent”; che “parrari allu viantu” è, inLucrezio , “ventis verba profundere” …e tanto altro ancora tra meraviglia, stupore, e anche orgoglio dei presenti. Il percorso sarà arricchito da esposizioni a tema : documenti, fotografie, oggettistica, monili , corredo e vestiario del territorio lametino e sue tradizioni. Si prevede , inoltre, per un apporto ulteriormente emozionale ed evocativo la presenza di autori di poesie e brani in lingua dialettale con declamazione di testi scelti. Il seminario così calendarizzato , nel bimestre marzo e aprile, riprenderà a settembre, ad inizio del nuovo anno scolastico, per poter essere fruito dagli studenti partecipanti che hanno già iniziato il percorso. L’incontro per ora chiude con una riflessione , certamente vera “il dialetto è una metafora e le metafore sono poesia”

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Spettacolo

Ragazzi in Gamba Si è conclusa la trentaseiesima edizione della Rassegna “Ragazzi in gamba”, nell’auditorium dell’Istituto Comprensivo “Nicotera-Costabile” di Lamezia Terme. Ventisei spettacoli dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado: una festa della creatività, della gioia e della speranza!Regina della Rassegna è stata la musica, con i violini della primaria di Acquafredda e di Savutano, con la professionalità delle orchestre della “Nicotera-Costabile” e della “Fiorentino- Borrello”,con la compostezza dell’incantevole “Muse’s Choir Life”, con le coreografie della scuola dell’infanzia del Plesso Spartivento, con l’armonia delle chitarre dell’Istituto Comprensivo di Falerna,con i singoli artisti Rossetti Manuel alla chitarra e Marco Passalacqua al pianoforte, con l’esibizione canora di Erica Bonaddio dell’Istituto Comprensivo di Sant’Eufemia e Michelle Milano dell’Istituto Comprensivo di Papanice (KR), con il sorprendente concerto, tutto originale, della Scuola Primaria di Feroleto Antico,in cui gli strumenti erano stati costruiti dagli stessi alunni! Un momento particolarmente intenso la presenza della Primaria del Plesso “Davoli” dell’Istituto Comprensivo Gatti con i suoi piccoli rom che, con strumenti semplici a percussione, hanno reso omaggio ai Santi Cosma e Damiano, protettori del mondo rom, con una tarantella incalzante e appassionata che, lentamente, assumeva accenti di preghiera. Particolarmente vissuta e sofferta la biografia di Franco Costabile percorsa,attraverso i versi più significativi,dagli alunni della Quinta B della Scuola Primaria di Pianopoli: l’amore verso la propria terra,tracciato con impeti e struggenti ripiegamenti da un poeta non adeguatamente onorato dai suoi conterranei, ma, purtroppo, drammaticamente attuale!

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Skanderberg, a 550 anni dalla sua morte, nelle movenze, nelle musiche, nelle danze, nell’accuratezza dei costumi, nella delicatezza dei colori, ricordato dagli alunni della Scuola Media di Falconara Albanese, una scuola per il secondo anno presente alla Rassegna con spettacoli di altissimo pregio. Ancora una volta il Plesso “Pizzuta” dell’Istituto Comprensivo di Papanice (KR) in musica e danza con un teatro-favola: “Lo stelliere”...che accende una per una le stelle di un cielo che a poco a poco si impreziosisce di luce e di speranza...Tutto in sintonia con il respiro dei Ragazzi in gamba… Nei prossimi fine settimana di maggio, si esprimeranno nello storico Teatro “Mascagni” di Chiusi, i ragazzi della media di Falconara, gli alunni della VB della Primaria di Pianopoli, gli originali concertisti della Primaria di Feroleto Antico, in una festa di incontri e amicizia con altri alunni provenienti dalle altre sedi di Rassegna: Bergamo, Taranto, V illa Literno, Montecorvino Rovella,Nocera Inferiore, Messina. Il trentaseiesimo compleanno della Rassegna Lametina è stato festeggiato da una umanità di ragazzi che, esprimendosi mirabilmente, in codici diversi hanno ancora una volta arricchito la primavera della nostra Città, in questo particolare momento ripiegata su se stessa! Tutto grazie anche alla solidarietà e al calore degli amici, tutti nuovi,che, col loro sorriso hanno dato forza, speranza e senso a questo ormai storico appuntamento.

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Sport

LA ROYAL RIPARTE DA MISTER RAGONA In moto per la prima stagione in Serie A. Gran successo per il ‘Baby Futsal’ A distanza di un mese dalla storica domenica del 29 aprile che ha decretato la promozione in Serie A, la Royal ha messo in moto la macchina per la nuova stagione. A fine maggio infatti, la società del presidente Mazzocca ha riconfermato il tecnico Mauro Raffaele Ragona, e lo staff composto dal preparatore dei portieri nonchè vice Pasquale Iannelli e dal preparatore dei portieri Alessandro De Sensi. “All’inizio mister Ragona ha dovuto ambientarsi con l’universo femminile per lui del tutto nuovo – spiega Mazzocca -, ma cammin facendo ha assunto bene le redini della squadra, superando alcuni momenti di difficoltà alquanto ostici. Quindi tecnico che vince non si cambia. Ovviamente fiducia anche ai suoi collaboratori Iannelli e De Sensi, altrettanto importanti per questo risultato storico per Lamezia Terme e la Royal”. Presidente Mazzocca impegnato su due fronti: ricerca di imprenditori e sponsor seri che mantengano fede agli impegni remando nella stessa direzione, quella cioè di un consolidamento nella nuova categoria puntando, come fatto negli ultimi anni, a fornire uno spettacolo gradevole ai sempre più numerosi tifosi della Royal Team. Anche perché si viaggerà anche verso il Nord con trasferte più lunghe, Milano, Firenze, Roma, Breganze, Terni e tante altre. E in secondo luogo

sempre preciso sito Calabria Futsal. L’occasione è gradita per ringraziare tutti i mass media che ormai ci seguono con costanza grazie al prezioso lavoro del nostro Ufficio Stampa nelle persone di Rinaldo Critelli e Tonino Scalise, per come lo stesso direttore Giuseppe Praticò di ‘Calabria Futsal’ ha confermato a fine consegna della targa”. BABY FUTSAL. La seconda parte di maggio ha visto l’epilogo anche del Progetto Baby Futsal da parte della Royal con l’Istituto Maggiore Perri-Pitagora della direttrice Teresa Bevilacqua. Nella palestra all’aperto dello Scolastico il bomber Sharon Losurdo (e nel corso dell’anno scolastico anche Erika Linza sotto la supervisione del tecnico Mauro Ragona) con il fac-totum Totò Gigliotti hanno concluso il lavoro di un’intensa stagione con i giovanissimi ‘calciatori e calcettiste’ delle terze classi. Una festa finale con grande gioia dei partecipanti che hanno ricevuto relativo attestato di partecipazione. EMOZIONI. Infine un passo indietro è d’obbligo per rivivere emozioni e sensazioni positive della promozione. Staff tecnico e squadra hanno inteso esprimere la propria gioia attraverso un

su quello della costruzione della nuova squadra che, ovviamente, andrà potenziata per affrontare il torneo superiore. E, per questo Mazzocca è già operativo e nella prima decade di giugno concluderà (al momento di andare in stampa siamo a fine maggio) un importante doppio colpo in entrata. TARGA. Intanto i riconoscimenti alla Royal arrivano invece che dalla propria città in veste Istituzionale come accaduto per realtà di categoria inferiore, da ‘fuori’ Lamezia. La prestigiosa testata online ‘Calabria Futsal’ infatti, nell’ambito della 10/a edizione del “Noi del Calcio a 5”, ha consegnato domenica 27 maggio a Vibo Valentia una targa ricordo al presidente Nicola Mazzocca che ha detto: “Siamo stati onorati di ricevere questo attestato di stima dal

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pensiero, di cui vi proponiamo uno stralcio di tutti/e. Mister Ragona: “Se la Royal si trova in ‘paradiso’ lo si deve al presidente Mazzocca ed alla presidentessa Vetromilo sempre oculati nelle varie condivise scelte, a volte dolorose. Un plauso a tutta la squadra e un grazie ai tifosi”.

Il prep. portieri Iannelli: “Tante partite sono state preparate sulla tenuta atletica e questo ha fatto la differenza. Mix vincente coi presidenti, Ragona, Mercuri e De Sensi”. Alessandro De Sensi, preparatore atletico: “Grinta, cuore, tenacia, voglia di lottare ci hanno contraddistinto, ringrazio tutte le meravigliose ragazze”. Tonino Mercuri, team manager: “La gioia per questa promozione della Royal ripaga tutti noi dei sacrifici fatti in quest’annata a volte tribolata”. Totò Gigliotti, fac-totum: “Il giusto premio per la mia seconda famiglia”. Samanta Fragola: “Anno emozionante, inizialmente non ci aspettavamo di vincere ma poi ci abbiamo creduto”. Giusy Ceravolo: “La gioia più grande è aver vinto con una squadra calabrese e aver portato ancora una volta la Calabria in serie A”. Stefania Corrao: “L’ultima volta ricordo di essermi sentita così felice quando con la Parrocchia Ganzirri approdammo dalla C in serie A”. Sharon Losurdo: “Era difficile creare un gruppo ma ciascuna ha dato il suo e siamo riuscite a scrivere un pezzo di storia della Royal”. Concy Primavera: “A Lamezia ho trovato un ambiente familiare con tante persone speciali. Per questo la mia gioia è ancora maggiore”. Olivia Manitta: “Anno speciale: tornare a giocare dopo un grave infortunio e vincere il campionato è stato gratificante”. Imma Sabatino: “Ringrazio i presidenti Mazzocca e a Vetromilo che mi hanno voluto qui: ho conosciuto tanta bella gente, come i nostri tifosi che ringrazio all’infinito”. Francesca Ierardi: “Viverla e conquistarla questa Serie A e un’emozione indescrivibile”. Federica De Sarro: “Non mi aspettavo che il mio primo anno in serie A potesse essere così ricco di soddisfazioni personali, tra cui i 13 gol segnati”. Greta Guerra: “Grazie Royal per avermi permesso di vincere in terra mia dopo anni di sacrifici fuori, NONOSTANTE TUTTO, compreso l’infortunio per l’irrefrenabile esultanza”. Denise Sgrò “Questa promozione quale effigie di quanto possa essere falotica e sensazionale la vita. Un sogno che si avvera”. Erika Linza: “Il destino ha voluto che segnassi il primo e l’ultimo della Royal in A2, ancora non riesco a crederci, sono orgogliosa”.

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cultura

Giuseppe Candido Vescovo-scienziato di Nicastro ne resse la diocesi dal 1881 al 1888 Parte prima

Dal 1881 al 1888, la diocesi di Nicastro fu retta dal vescovo, mons. Giuseppe Candido. “Chi era questo prelato? Da dove veniva? Per quanto tempo ed in quale periodo è rimasto alla guida della diocesi nicastrese? Quali i tratti caratteristici della sua personalità”? Sia a Lecce, dov’era nato ed aveva svolto il suo ministero negli anni immediatamente successivi alla ordinazione sacerdotale che a Nicastro che ad Ischia dove fu definitivamente trasferito e resse quella sede episcopale dal 1888 al 1901, era conosciuto non solo per la profonda cultura teologico-religiosa, per l’infinita bontà d’animo, per l’altruismo e la generosità che contraddistinguevano i suoi comportamenti. Ma lo era anche come vescovo-scienziato: per gli studi scientifici compiuti e le vaste competenze possedute; per le intuizioni in campo fisicoelettrico-matematico con cui il suo genio aveva arricchito il suo tempo, nonché per le invenzioni ed applicazioni tecnologiche che da quelle medesime invenzioni seppe far derivare. Ed infine, era noto per la finezza della sua sensibilità di artista e la maestria nell’arte del disegno che ne facevano un provetto pittore, autore di numerosi dipinti. Come ho sopra accennato, era nato a Lecce, nella splendida penisola salentina, il 28 ottobre 1837 da una chiara e benestante famiglia i cui genitori erano Ferdinando e Stella De Pascalis. Fatto studiare nel régio liceo leccese del Collegio retto dai padri Gesuiti, rivelò subito una singolare inclinazione per gli studi delle scienze fisico/sperimentali. Ma dimostrò anche di essere versato nello studio delle materie letterarie, le lingue classiche, il disegno. Era tanto bravo lo studente Giuseppe Candido che allorché, nel 1855, a diciotto anni, sostenne gli esami di licenza, meritò il primo premio e perciò gli fu assegnata la medaglia d’oro con la seguente motivazione: “Praestantissimus iudicatus primum praemium numisma aureum meritus est Candido Josephus” (Giuseppe Candido giudicato valentissimo meritò il primo premio costituito da una medaglia d’oro). Finiti gli studi liceali, il giovane Candido si trasferì a Napoli. Anche nella capitale del Mezzogiorno frequentò il Collegio dei padri Gesuiti napoletani e lì completò la sua formazione presbiterale dedicandosi allo studio della teologia e della lingua ebraica. Vi fu ordinato sacerdote. Ma nel contempo si era iscritto alla Università partenopea, applicandosi intensamente ai suoi amati studi di fisica e matematica, nonchè ad una disciplina ancora poco conosciuta, l’Elettrotecnica. A conclusione degli studi universitari, conseguì la laurea in Scienze fisiche e matematiche. Tornato a Lecce organizzò la sua esistenza lungo tre linee di condotta tenute coerentemente insieme da un invisibile, ma robusto, filo rosso costituito da una fedeltà pressochè totale nel perseguire gli obiettivi che si era promesso di raggiungere. pag. 16

Innanzitutto, vivendo con fedeltà la sua vocazione sacerdotale, la cui caratteristica peculiare consisteva in uno spiccato impegno di apostolato che lo sollecitava sempre ad andare in soccorso, spirituale o materiale, della gente. Soprattutto la più umile e povera. I comportamenti di don Giuseppe Candido erano caratterizzati da un’ardente pulsione di generosità che, nel corso della giornata si susseguivano in modo inconsueto: frenetico, impaziente. Uno scrittore del tempo, suo compaesano, ne traccia il seguente, efficace ritratto: “Un giovane sacerdote, alto, segaligno, aitante, dalla persona continuamente in moto, dal viso aperto, dalla fronte spaziosa, dall’occhio irrequieto rivelante intelligenza e bontà non comuni. Ogni giorno sull’albeggiare si recava nella nostra chiesa di S. Chiara o in quella di S. Irene a celebrar con rara pietà il sacrificio della Messa. Poi, taciturno, con passo concitato e frettoloso sfilava per le vie della nostra città, quasi correndo dall’antico Seggio municipale in piazza S. Oronzio alla Prefettura, da questa all’ospedale civico, dall’ospedale al regio liceo Palmieri. Indi alle officine di bravi meccanici e valenti fabbri e finalmente montava la cattedra scolastica ove impartiva le sue profonde lezioni con modestia eccezionale, sincera e senza ipocrisia“. In secondo luogo mettendo scienza e cultura, che possedeva in misura non comune, al servizio dei giovani studenti insegnando lettere sia nel règio liceo Palmieri che nel Seminario della sua città. Né solo a questo si limitò. Perché andò più in là aprendo nella sua casa una scuola privata, gratuita, di fisica sperimentale per i giovani che avessero voluto frequentarla. Ne attrezzò in modo straordinario il gabinetto scientifico fornendolo di macchine modernissime fatte venire appositamente da Parigi: lime, metalli, trapani, lampade da smaltatori, tubi di vetro ecc. Perché il terzo amore del vescovo Candido furono le scienze fisiche e sperimentali nelle quali egli eccelse così tanto da divenire un autentico scienziato. L’impegno sacerdotale e quello didattico non gl’impedirono infatti di coltivare la ricerca scientifica di cui approfondì diversi aspetti. Numerose furono le sue invenzioni fisico/elettriche. Eccone alcune tra le più note: il Piano inclinato elettrico di cui diede la spiegazione in un articolo pubblicato nel 1867 (a soli trenta anni) sulla rivista parigina Les Mondes e su quella napoletana La Carità (Anno IV, vol. II); la Pila Candido a diaframma regolare, che egli presentò all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1867. Anche di questa invenzione ne diede notizia scrivendone su Les Mondes (Tomo XIII, aprile 1867), nonchè su La Carità. Ma l’invenzione di cui andò maggiormente fiero e che lo rese celebre per le applicazioni pratiche che ne furono fatte, fu l’Invenzione degli orologi elettrici il cui modello egli presentò alla citata Esposizione di Parigi illustrandolo con una dotta memoria cui dette il titolo: “Pendule

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élettro-magnétique sexagesimale battant e marquant le seconde” (Pendolo elettromagnetico sessagesimale che batte e segna i secondi). Il 9 ottobre 1868, sul Palazzo comunale di Lecce, prima città in Italia, cominciò a funzionare il primo orologio elettrico di sua invenzione. E il 4 settembre 1872 ne fu collocato un altro sull’Ospedale cittadino. Nel 1881, ad appena 44 anni di età, Leone XIII (il papa della Rerum novarum) lo nominò vescovo di Nicastro. Consacrato dal cardinale Gaetano Alimonda, arcivescovo di Torino, scelse come stemma un cigno con tre stelle. Nel 1882, quale vescovo coadiutore con diritto di futura successione del vescovo diocesano Giacinto Maria Bàrberi, originario di Squillace, che per motivi di salute aveva chiesto ed ottenuto di potersi ritirare nella suo paese natale, entrò in Nicastro prendendo possesso della sua diocesi. Vi rimase per sette anni, fino al 1888, allorchè il medesimo papa Leone XIII lo trasferì nella diocesi di Ischia.

pari, i tesori del suo cuore, del suo spirito e della borsa”. E il vescovo Giovanni Régine, suo successore a Nicastro dal 1902 al 1916, nel giorno della sua morte (di mons. Candido) avvenuta ad Ischia il 4 luglio 1906, emanò una lettera circolare (n. 17 – luglio 1906) in cui tra l’altro diceva che a Nicastro “Mons. Candido lasciò ovunque larghe tracce del suo zelo e della sua generosità: per il miglioramento del seminario profuse veri tesori”. Prima di partire da Nicastro per raggiungere la sua nuova sede, mons. Candido – “vescovo di Ischia e amministratore apostolico di Nicastro” – il 29 giugno 1889 indirizzò “Al clero ed al popolo di Nicastro e di Ischia” l’unica sua lettera pastorale édita. Con essa egli manda, al popolo ed al clero nicastresi, appunto, un affettuoso saluto e l’ultima sua benedizione: “Addio, pertanto, o Nicastresi: la benedizione dell’Onnipotente scenda copiosa su di voi tutti, vi santifichi e vi salvi”.

A Nicastro, mons. Giuseppe Candido fu amato da tutti perchè il suo stile pastorale era, oltre misura, aperto ed inclusivo. La sua principale sollecitudine fu per il seminario vescovile e la formazione dei seminaristi. Scrisse mons. Mario Palladino, che gli succedette come vescovo nella diocesi di Ischia allorché mons. Candido, ammalato, chiese di esserne dispensato dalla cura: “Nel seminario di Nicastro, dove andò vescovo dapprima, e dopo nel nostro isclano, egli profuse, con larghezza senza

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Ad Ischia, mons. Giuseppe Candido era subentrato a mons. Gennaro Portanova, che Leone XIII aveva inviato quale vescovo dell’arcidiocesi di Reggio Calabria creandolo contestualmente cardinale. Ne resse la piccola, ma vetusta e gloriosa, diocesi per 14 anni, dal 1888 al 1902, allorché per le precarissime condizioni di salute non fu più in grado di svolgere la sua missione di pastore. Gli succedette il suo amico e compagno di Collegio presso i padri Gesuiti di Napoli, mons. Mario Palladino. Che il giorno dei suoi funerali pronunciò sulla sua bara una vibrante e commovente orazione funebre nella luminosa cattedrale isclana, dedicata alla Vergine Assunta.

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Sport

US Acli Arvalia Nuoto Lamezia è medaglia di bronzo Sabato 13 e domenica 14 maggio si è svolta la prima edizione del Meeting “Città di Cosenza”, organizzata dalla Federazione italiana nuoto ed inserita nel circuito nazionale. La manifestazione ha avuto luogo presso la piscina olimpionica scoperta di Cosenza una vasca a 10 corsie, 50 m di lunghezza per 25 di larghezza. Immancabile la presenza della US Acli Arvalia Nuoto Lamezia che riesce, come sempre, a regalarci grandi emozioni e vittorie. La gara è stata divisa in due giorni. Nella prima giornata, uggiosa del sabato, i protagonisti sono stati gli “ottocentisti” 800 metri stile libero: Canino Michele (M25), Borello Pietro (M40), Cortese Salvatore (M40), Albisi Paolo (M40) Mastroianni Aurora (M55). La domenica, al contrario soleggiata, è stata caratterizzata da una grande partecipazione tra pubblico, tifoserie e atleti, nella quale si sono disputate le restanti gare. Per la terza volta di fila la società US Acli Arvalia Nuoto Lamezia riesce a consolidare un ottimo terzo posto, nonostante le numerose assenze, piazzandosi a soli 2.954,18 punti (totale di 26.356,36 punti) dietro alla matricola cosentina “Sport4life” (29.310,54 punti) e ai loro concittadini “Anzianotti”, della Scorpion Nuoto Asd (54.353,54 punti). La squadra, capeggiata dal coach e pluri-campione fiorentino

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Massimo Borracci e dal vice-tecnico lametino Francesco Strangis, non ha deluso le aspettative. Caparbia, grintosa, affamata, l’Arvalia è formata da un gruppo di atleti determinati ed energici che, grazie alle direttive dell’area tecnica e al supporto morale, è riuscita a portare a casa importanti traguardi individuali come nel caso degli emergenti: Zaffina Sara Francesca (U25) 33”38 nei 50 stile (record di categoria regionale), Maccarelli Giovanni (M35) 28”72 e Gigliotti Antonio (M55) 33”96 nei 50 stile che hanno, fin qui, ottenuto miglioramenti piuttosto evidenti e risultati davvero strabilianti. Da evidenziare, inoltre, l’esordio del neo Master Scalise Antonello (M45) e le prove soddisfacenti dei restanti atleti, dell’onnipresente capitano Turtoro Pompilio (M45), della superlativa Comei Rita (M70) e degli stacanovisti Borello Pietro (M40), Shakespear Alexandra (M40), Tranquillo Bonaventura (M40), Torcasio Claudia (M30) che grazie alla loro esperienza hanno contribuito, enormemente, a portare la squadra sull’ultimo gradino del podio ad un soffio dall’impresa. La medaglia d’argento, ormai, non è più solo un miraggio. La squadra lametina ora sarà impegnata nelle prossime tappe intermedie, come quella di Crotone, il 24 giugno, in attesa dei campionati italiani 2018 che si svolgeranno a Palermo da martedì 10 a domenica 15 luglio. A Borracci e Strangis l’arduo compito di preparare al meglio gli atleti in queste restanti sette settimane. A questi ultimi quello di impegnarsi al massimo.

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Sport

Fotogrammi di Vita Bianconera Sono raccolte in questa pagina varie fotografie che ricordano personaggi noti e meno noti, ma che gravitano tutti nell’ambito della società: fotogrammi di attimi, incontri di un giorno o memorie di una ricorrenza. I più importanti avvenimenti. I campionati, i tornei e la vita di club sono passati in rassegna, in rapida sintesi, anno per anno. Per i collezionisti di date, dati e flash, ecco il cammino, della Juve Lamezia. Mille partite di campionato, cento di tornei, in una girandola di emozioni e di goals. Sia a livello di racconto che nelle immagini, abbiamo privilegiato i momenti più esaltanti, cercando di far rivivere nel miglior modo possibile gli attimi magici che è più facile consegnare alla memoria. Dai massimi vertici ai più modesti collaboratori, cerchiamo di ricordare alcuni momenti di anni di vita della grande famiglia bianconera lametina. Scelte ed omissioni speriamo vengano accettate con benevola comprensione

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Fermenti Filosofici

Educare all’umano Gli eventi mensile del Cenacolo Filosofico di Lamezia Terme continuano con presenze di altissimo profilo ed un dialogo socratico di altrettanto spessore. Ed il mio brillante alunno Domenico Caparello ha elaborato il verbale dell’incontro. -Si è svolto il Cenacolo Filosofico di aprile 2018 al Chiostro di San Domenico, ospitati dal Sistema Bibliotecario Lametino diretto dal dott. Giacinto Gaetano e con la collaborazione della Società Filosofica Italiana - Sezione Universitaria Calabrese, la rivista internazionale di cultura, etica e politica “Prospettiva Persona” e l’Associazione Culturale e dello Spettacolo “Emozionote” di Firenze. L’assise condotta da oltre 20 anni dal professore Filippo D’Andrea che ha avviato l’incontro sottolineando l’elevato spessore culturale, nonché umano, del relatore, il prof. Carmine Matarazzo (Direttore dell’Istituto di Scienze Pastorali della Pontificia Facoltà Teologica Meridionale di Napoli). Dopo poche parole il prof. D’Andrea, che ha sottolineato la pluralità culturale e professionale dei partecipanti, fattore di ricchezza culturale e umana, fonte di fecondità filosofica, come frutto di un sano pensare per educare l’uomo alla pienezza di sé, ha passato la parola al dott. Giacinto Gaetano che ha evidenziato l’importanza della conoscenza come luogo per poter comprendere i problemi globali e fondamentali, ed ha sottolineato come l’estrema “specializzazione culturale” odierna allontani sempre più l’uomo da una visione d’insieme, nonché dal senso stesso delle cose. La scienza, e la sua applicazione tecnica, è stata portatrice di certezze, ma al contempo di incertezze. L’uomo è vocato alla ricerca del senso della vita, che va alimentata sin da piccoli nell’ottica del porsi e porgere le domande fondamentali. L’educazione al futuro – ha concluso i direttore Gaetano - è educazione all’umano, e deve partire dai più sani principi. Il prof. Carmine Matarazzo ha esordito affermando l’urgenza del pensare, fermandosi sul ruolo negativo dei media (tv, radio, web) spesso diffusori di bassezza antropologica e pochezza di idee. Il problema della crisi, ha aggiunto il relatore, è di non avere donato senso e, quindi, una visione edificante della vita. Tutti siamo in ricerca, il credente e l’ateo, anzi forse chi crede fatica di più a cercare, perché la fede rende tutto più faticoso. Uno dei grandi motivi di disperazione dell’uomo contemporaneo – prosegue il prof. Matarazzo - è quel crinale del progresso scientifico e tecnicotecnologico che ha tradito l’umano. Infatti, il mezzo tecnologico promette felicità eterna, promette ciò che non può dare, col paradosso di uno sviluppo distorto che blocca la vita. La disumanizzazione odierna è sotto gli occhi della collettività tutta, ed i mass-media sono amplificatori implacabili. Anche la stessa azione pedagogica – continua Matarazzo - è ridotta a tecnica, a esclusiva competenza produttiva, aprendo la voragine della inculturalità. Autorità e autorevolezza sono principi necessari, ed oggi si sono smarriti, come scrive il filosofo francese Michel Henri, che parla di “figli che non sanno di essere figli”. La società è cambiata – ha sostenuto il filosofo Matarazzo - e si è perso il valore della fiducia e del sano principio di comunità. Il prof. D’Andrea, conclusa la relazione, avvia il “dialogo socratico” e seguono numerosi interventi: la poetessa Ines Pugliese, ha evidenziato come spesso oggi i docenti non educhino all’umano, non educhino ad un orientamento verso diritti e doveri, e si chiede di chi sia la colpa. L’ingegnere Francesco Cefalì, nonché presidente del Premio Nazionale “Giuseppe Villella. Rivisitazione storica del risorgimento e identità meridionale”, indica come l’infelicità non scaturisca di per sé dal progresso, ma da un uso erroneo della tecnica. E i giovani, essendo i maggiori fruitori degli strumenti tecnologici, sono quelli più esposti all’infelicità, senza la necessaria mente critica. Progresso e tecnica - dice la prof.ssa Luciana Parlati – sono incapaci di spiegare e rispondere a molte domande. E si chiede se, arrivati a questo punto, si possa realmente fare a meno della tecnologia. Il paragone con il passato, da un’ottica che includa l’evoluzione del progresso comprendendo gli effetti variegati che ha apportato alla pag. 20

società, asserisce lo psichiatra dott. Cesare Perri, evidenzia come il progresso non sia stato solo causa di disumanizzazione ed involuzione. E nasce l’urgenza di interrogarsi sul proprio impegno costruttivo in questa realtà mediatica. Il farmacista e psicologo dott. Antonio Mallamo focalizza la pericolosità della scienza nel momento in cui si prefigge l’obiettivo di toccare l’uomo, ignorando la sua complessità, e si domanda “cosa si può fare?”. “Viviamo in una società liquida” (Bauman) – ha affermato l’ing. Carlo Bernardo - riferendosi alle relazioni frantumate ed alla solitudine, che favorisce la manipolazione umana. Il neurologo dott. Giovanni Caruso ha illustrato come gli studi scientifici, informatici, biologici, medici, fisici sono talmente avanzati da consentire di conoscere ulteriormente la complessità umana. L’imprenditore commerciale Giuseppe Iannazzo, dalla sua esperienza quotidiana in mezzo alla gente, ha notato uno “scarica barile” fra la varie figure pedagogiche impegnate con le giovani generazioni. Dopo ben otto interventi e qualificatissimi, il prof. Matarazzo ha interloquito con ciascuno soffermandosi sui giovani che vedono delle volte le scuole come carceri, e con un debole senso di figliolanza, e presentando la figura di Gesù come pedagogo, che invitava a tornare bambini per sentirsi figli e fratelli. La libertà è una grande “sfida”, e si può rivelare ambigua. I giovani sono in una realtà virtuale, ma che diviene una realtà vera a propria, poiché abitata, e si domanda quindi se sia vera libertà quella tecnologica. Ha voluto quindi concludere precisando come spesso le questioni trattate non arrivino all’orecchio della gente, mentre i giovani si fanno meno domande di senso. Per concludere l’incontro, il prof. D’Andrea rinuncia a trarre conclusioni, lasciando la tavola degli argomenti trattati per la libera e ulteriore meditazione personale. Gli stessi relatori, durante la mattinata, hanno un dialogo di spessore e di grande serietà con una bella rappresentanza di giovani lametini, presso l’I.I.S. “Leonardo da Vinci”, guidato dalla dirigente scolastica dott.ssa Fiorina Careri, che per la sua sensibilità educativa e preparazione culturale ha compreso ed accolto per la terza volta un evento proposto dal Cenacolo Filosofico. Prof. Dott. Filippo D’Andrea, Filosofo Consulente, presente come professionista nel Portale Italiano della Consulenza Filosofica (www.consulentifilosofici.com): per la Calabria (provincie di CZ, VV, CS e KR), e la Toscana (provincie di Firenze, Prato e Pistoia). Riceve, previo appuntamento, a Lamezia Terme, Chiostro san Domenico presso “Caffè Letterario” (ogni mercoledì dalle 17,30 alle 18.30) ed a Firenze, “Associazione culturale **dello Spettacolo”, via Dosio, 77 (in date da concordare). Cell. 320.4133795, e-mail: dandreafilippo@inwind.it, si può lasciare un messaggio anche su: www.facebook.com/filippo.dandrea.31. Biobibliografia su www. filippodandrea.tk. Il Counseling Filosofico è aiuto per sostenere la persona nelle fasi difficili della vita è accompagnamento nei cambiamenti esistenziali è dialogo sui contenuti nel ripensare il modo di intendere e vivere favorisce il superamento dei nodi problematici favorisce l’autodeterminazione e l’ottimizzazione delle risorse personali favorisce la costruzione del benessere integrale/olistico della persona Il Filosofo Consulente ordina le vele, sul pensare e discernere, per consentire di governare il vento e diventare guida di sé. non si occupare di patologia di competenza medica (neurologia e psichiatria) e psicologica (psicanalisi e psicoterapia).

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il parere del pedagogista

Salute e Carcere Il sovraffollamento è il problema maggiore nelle prigioni di tutto il mondo e, dal punto di vista sanitario, tali condizioni carcerarie determinano, inevitabilmente, allargamento a macchia d’olio delle malattie infettive (HIV,HCV,TBC,MST). Le celle singole sono disponibili in poche prigioni del mondo e << ...con il sistema delle celle comuni, mantenere la pulizia in carcere non è possibile, l’igiene non uscirà mai da quegli angusti limiti in cui l’hanno costretta... Le persone che vivono in celle carcerarie comunitarie non formano una comune, o una cooperativa che imponga ai propri membri dei doveri, ma una banda... La cella comune non concede al detenuto la solitudine indispensabile fosse anche solo per pregare o per pensare e per quello studio di se stesso..>>. Negli Stati Uniti i detenuti in attesa di giudizio sono i più colpiti da malattie infettive, soprattutto all’interno delle jail (istituzioni per soggetti in attesa di giudizio) con una popolazione doppia o tripla rispetto alle capacità delle prison (gli istituti pressi i quali si sconta una pena), gli episodi di trasmissione di bacilli tubercolari fra carcerati e carcerati-personale di custodia, hanno una elevata letalità. Questi bacilli tubercolari unendosi al virus dell’HIV danno luogo ad una miscela esplosiva che minaccia tutti i paesi del mondo, Italia compresa. Il responsabile del settore TBC dell’OMS, nel 1994, così si espresse: << I bacilli della TBC sono presenti in 1/3 della popolazione mondiale, come un cobra in un cesto, ma le difese immunitarie tengono chiusa la serratura. Il virus HIV è invece un genio del male che si intrufola nell’organismo, fa saltare le serrature e scoperchia questi milioni di cesti liberando i cobra>>. Il risultato è che un sieropositivo ha una probabilità trenta volte maggiore di ammalarsi di TBC. L’associazione tra alto grado di sovraffollamento e sovraccarico di CO2, scarsa ventilazione e presenza di reclusi infetti, determinano la miscela esplosiva. Le jail sono costruite per ospitare in media 3.500 persone, invece si arriva ad accoglierne 6.700. Il volume d’aria media per persona non supera i 3,2 metri cubi con conseguenze nocive per la salute; mentre i reclusi senza i rischi di infezione stazionano in celle con volume d’aria intorno ai 7 metri cubi. Se pensiamo ai tossicomani, ai sieropositivi che affollano le carceri in condizioni di massima facilitazione alla propagazione aerea (starnuti, tosse, sputi, ecc.) di bacilli tubercolari e ad alcune proposte avanzate in USA, quale quella dei ricoveri obbligatori, di terapia radicale e di isolamento in locali a pressione inferiore rispetto a quella dei corridoi (o celle), possiamo considerarle come razionali misure preventive. Molti studi e ricerche testimoniano come la “coppia maledetta” HIVTBC si aggiri nelle strutture carcerarie, mietendo vittime. In un penitenziario della città di New York, un gruppo di 2636 soggetti, detenuti in carcere dal 1985, fu sottoposto al test di tubercolina e, venne messo a confronto con gli ammalati di TBC della città di New York. Ciascun caso tubercolare, successivamente, venne destinato a tre controlli scelti a caso. Fu determinato il tempo trascorso in carcere, riguardando i dati attraverso il sistema informativo carcerario della città. I risultati furono che 60 detenuti svilupparono la malattia dal 15 maggio 1992. L’85% di questi erano affetti da TBC polmonare. Ulteriori analisi identificarono i fattori di rischio nel numero delle carcerazioni, l’età maggiore o uguale a 30 anni e l’assegnazione ad un centro di disintossicazione: tutto ciò risultò positivo ai fini di una previsione tubercolare. In più le suddette variabili, assieme al periodo trascorso in carcere, resero lo studio molto significativo: un anno trascorso in carcere stava a significare l’aumento delle probabilità di contrarre la TBC. Quindi la popolazione carceraria è ad alto rischio per le malattie in genere e per l’infezione tubercolare in particolare. Il problema diventa più grave per la difficoltà a ricostruire la catena del contagio, in quanto i detenuti spesso si spostano per presenziare ai Lamezia e non solo

vari processi e nel trasferimento presso altre strutture detentive. Molte pratiche sono diffuse nell’ambiente carcerario comportando ed aumentando il rischio delle infezioni, come l’uso di droghe e.v., violenze, colluttazioni con conseguente perdita ematica, tatuaggi, stupri e rapporti omosessuali non protetti. Le ricerche su tali pratiche ad alto rischio sono rare, in quanto la raccolta dati, qualche volta, è scoraggiata non sempre a causa della preoccupazione dei diritti dei reclusi! In Inghilterra, per esempio, alla fine degli anni ottanta, venne rifiutato un progetto volto ad investigare i comportamenti ad alto rischio nelle carceri, impedendo così una raccolta dati necessaria per l’identificazione delle modalità di trasmissione dell’HIV e per determinare la necessità e le opportunità per una prevenzione mirata. Negli Stati Uniti, in casi giudiziari, ci sono stati prigionieri che hanno sostenuto che le infezioni in carcere erano la prova del fallimento delle autorità carcerarie nel mettere in pratica programmi efficaci di prevenzione. Dalle corti non fu mai ammesso ed affermato che le autorità delle carceri erano responsabili. Comunque di fronte a tale emergenza, le corti, sotto una formula diversa, sottolinearono ed affermarono che le autorità, istruite a fornire materiale educativo, dovevano tutelare il diritto dei reclusi di essere protetti dalla violenza e dagli assalti sessuali, dal contrarre infezioni e, comunque, protetti dalla discrezionalità delle autorità, nel caso fossero risultati positivi al test per l’HIV. L’OMS, a tal proposito, sottolinea che tale misura preventiva dovrebbe essere messa in atto con le stesse modalità che si applicano nei confronti della gente libera. Modalità che sono: consenso, confidenzialità, consulenza medica pre e post-test. Purtroppo la salvaguardia della confidenzialità, consenso accompagnato da counselling, ha incontrato difficoltà enormi già con la popolazione libera, quindi non è sorprendente che non sia osservata scrupolosamente nei confronti dei detenuti. E’ molto difficile garantire la confidenzialità, la discrezione nelle prigioni. In diversi Paesi la tutela della confidenzialità, dell’informazione medica non esiste! L’omosessualità maschile, all’interno del carcere, è spesso associata alla violenza. Infatti, alcuni lavori evidenziano che nella metà delle esperienze omosessuali esaminate, l’aggressore aveva, oltre alla penetrazione anale, espressamente cercato l’eiaculazione a titolo di riaffermazione/rafforzamento del dominio sulla vittima. Altre relazioni confermano che un considerevole numero di reclusi hanno rapporti omosessuali per la prima volta durante la reclusione. Si stima che l’incidenza omosessuale tra i maschi reclusi varia dal 40% al 50%. Una percentuale suddivisa in: 8-10% non ha avuto nessuna esperienza omosessuale precedente; il 25-30% ha avuto una esperienza casuale o intermittente in precedenza; il 5-10% ha avuto esperienze omosessuali esclusivamente nella popolazione libera. In una ricerca, nel sistema carcerario della California, si è scoperto che esistono tre categorie mediante le quali i detenuti classificano gli omosessuali:“effeminati”, “reclute involontarie” ed “aggressori volontari”. Tale “codice sessuale gerarchico”, vigente nelle prison americane è stato ulteriormente studiato da Brownmiller (1975), definendo gli aggressori volontari “lupi” e le reclute involontarie ed effeminati “ragazzo-donna”. fine prima parte continua sul prossimo numero

Raffaele Crescenzo

Pedagogista –ambiti di intervento/aiuto: Pedagogia Familiare–Pedagogia della Salute Pedagogia e Psicologia dell’adolescenza Contatti: creraf@libero.it-Cell. 3479712654

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Associazionismo

“FACEBOOM”

a Lamezia con Paola Bottero Si è svolto il 26 maggio a Lamezia Terme alle ore 10,30 nell’ Auditorium dell’ Ist. Magistrale T. Campanella e alle 19,00 presso la sede dell’ Associazione culturale “Teodora” in Via Tevere a Lamezia Terme l’incontro con la scrittrice- giornalista Paola Bottero. Nell’ odierna società in cui i volti s’incrociano con ‘nick’ e ‘like’ e la realtà si affianca al virtuale, trova il suo ambiente ideale il viaggio narrato da Paola Bottero nella suo ultimo romanzo: “ Faceboom” . La giornalista-scrittrice P. Bottero, autrice di “Carta Vetrata” affronta nuovamente le tematiche di comunicazione e simulazione in un’ era in cui il social network regna sovrano nella vita di tutti. Una realtà costituita da simulazioni e interazioni virtuali, di assenza di comunicazione e di rischi per i giovani sui social networks nel caso in cui la rete informatica venisse utilizzata smodatamente e scorrettamente, del predominio dell’apparenza rispetto alla sostanza, della narrazione mediatica sulla realtà dei fatti. Questi gli argomenti evidenziati dalla giornalista-scrittrice. Torinese di nascita, la Bottero che per ragioni di lavoro si autodefinisce “calabrese di adozione” ha affrontato il grosso problema di assenza di comunicazione e di distorsione della realtà in un’ epoca d’informatizzazione, digitalizzazione e di supremazia dell’apparire sull’essere,

in cui si vive attraverso una tastiera e si dà maggiore importanza alla digitazione, al ‘mi piace’, al ‘like’, piuttosto che alla comunicazione vera e propria, riducendo, così il rapporto di ‘amicizia’ a rapporti insignificanti e sterili.La scrittrice ha presentato i suoi 18 protagonisti, ognuno dei quali narra le proprie esperienze negative e contraddittorie causate appunto, da un rapporto ossessivo con il social network. Alle loro vite fa da sfondo, ovviamente il social network abituale e noto ormai a tutti: “Facebook”. Il colpevole per Paola Bottero non è però “ facebook” , bensì l’ossessione di apparire, l’ansia che spinge molti a “postare” ossessivamente, ansiosamente, continuamente “like” , “mi piace” perché questo appaga il proprio egocentrismo e da ciò, probabilmente scaturisce una problematica sociale e l’assenza di comunicazione che riflette il timore di mettersi in gioco e di esporsi al dialogo effettivo, reale con gli altri. Come ha sottolineato la stessa autrice in una intervista: “ Il problema dell’odierna società non è Facebook, ma è che noi abbiamo perso un obiettivo . Facebook riflette ‘odierna società alla deriva. Una società indecifrabile, in cui abbiamo perso il senso di tutto, non abbiamo dei valori reali, ma ci facciamo inghiottire dalla voglia di popolarità”.

Via della Vittoria, 55 Lamezia, Calabria, Italy Telefono: +39 0968 28253 fax 0968 28044 flictours@hotmail.com

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l’angolo di tommaso

Pensieri sparsi La parola più ricca di significato, più risolta e compiuta, più sensuale, più interiore, la più inevitabile, la più sicura nella ricerca e più insicura negli affetti, evocatrice di tragedie e felicità, la parola che più accomuna gli esseri viventi, la parola più piena, più universale, più particolare, deduttiva e induttiva, è una parola calda, colma di umanità e di bestialità, di odio, di guerra, di poca pace, è una parola che non dà sicurezza, ruba l’anima agli uomini del mondo, racchiude l’anima degli uomini del mondo: ANCESTRALE.

Erano i giorni del mare Erano i giorni del mare Non abbiamo fatto in tempo A carpire i tramonti Della sera, Troppo presto i rami Spezzati Dai riflessi aranciati Ci hanno dispersi Fuori dalle nostre ombre. Non sapevamo Che avremmo rimpianto Il sorriso mancato, Giudici i nostri pensieri, Ci siamo puniti Dell'antica felicità Ormai dispersa, Noi dispersi, Tra occhiali sempre Più scuri Per confondere le ombre E nascondere Quanto più non avremo. Lamezia e non solo

Ho amato Roma quasi alla maniera di una Palazzeschi. Da solo, ho scoperto via Margutta e le sue tele, mi sono sentito al centro del mondo in Piazza di Spagna, ho passeggiato attento e curioso per via Sistina e via Veneto, ho sostato per lunghi minuti a Fontana di Trevi. Ma ecco, un attimo, mi soggiunge un’atmosfera un po’ decadente, una sera piovosa di aprile, un po’ desolata: via Veneto, piazza Venezia, il ricordo di quella sera è qui. Mi somiglia quella sera romana.

Di noi sue una foto Di noi in una foto, Sorridenti Illusi di un futuro Mai arrivato. Il tempo donato Dal tempo Lo abbiamo rifiutato In fondo alla strada. Ligabue mendicante Sul sagrato Di una chiesa, Incompreso: Noi mendicanti D'amore Non leggiamo I dipinti della nostra anima, La mente Ci rifiuta lì In lontananza e poi A poco a poco O troppo in fretta Inesorabilmente Ci avviamo Senza meta, non più In gioco, Ligabue dentro...

A parte di me Sogni sconsigliati, Aeroporti Ininterrotti Senza confini La mia mente Scavalca la storia Della vita Dei destini Appena intravisti In transito Intraprendenti. Vieni più in là Della ragione Amletici Disincantati Principesse E corsari tra mari Felicemente Dimenticati. Chi resta non sa Mai saprà Di immagini esotiche Divenute realtà. Jule Verne Lo seppe da sempre. Ma non lo scrisse.

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La parola alla Psicologa

Disturbo da stress post traumatico (PTSD)

Il Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD) si manifesta in conseguenza di un evento traumatico estremo, che causa morte o minaccia di morte o lesioni gravi, minaccia all’integrità fisica propria o di altri ai quali la persona assiste con sentimenti di impotenza, di intensa paura, che possono provocare una fortissima reazione d’ansia. Alcuni esempi degli accadimenti che possono determinare lo sviluppo di un PTSD sono: esposizione a disastri naturali come terremoti, incendi, alluvioni, uragani, tsunami; guerra, tortura, minacce di morte; incidenti automobilistici, rapina, disastri aerei; malattie a prognosi infauste; lutto complicato o traumatico, nel caso in cui uno assiste alla morte oppure se il lutto coinvolge un caro amico

o un familiare stretto (una morte violenta o un incidente); svolgere un lavoro che aumenta il rischio di esposizione ad eventi traumatici (es militari, agenti di polizia, personale di primo soccorso); maltrattamento e/o trascuratezza nell’infanzia; abuso fisico e sessuale; bullismo. La gravità del trauma e la minaccia percepita giocano un ruolo significativo nello sviluppo di un PTSD per cui maggiore è l’entità del trauma e della minaccia percepita, maggiore è la possibilità di sviluppare un PTSD. pag. 24

Durante o dopo l’esposizione a eventi traumatici, possono presentarsi sintomi dissociativi: distacco, amnesia dissociativa (incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico), assenza di reattività emozionale, stordimento. Il sintomo caratteristico è la tendenza a rivivere di continuo l’evento traumatico attraverso immagini, pensieri, percezioni, incubi e sogni spiacevoli. Vi è una tendenza del soggetto ad agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando, sperimentando un forte disagio psicologico all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico. Vengono perciò evitati in modo persistente gli stimoli associati al trauma: il soggetto si sforza volontariamente di evitare pensieri e conversazioni che riguardino il trauma, di evitare persone, luoghi o situazioni che suscitino ricordi di esso. Di solito dopo l’evento traumatico può insorgere una marcata riduzione della capacità di provare emozioni, ed un senso di diminuzione delle prospettive future. Questa sintomatologia può, in buona parte dei casi, risolversi favorevolmente in breve tempo (nello spazio di alcune settimane) con aiuto e sostegno adeguato. In una parte dei casi, invece, il decorso è meno favorevole e la sintomatologia può causare menomazione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre aree importanti. Il Disturbo Post Traumatico da Stress può essere affrontato clinicamente in più GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

modi, poiché rientra nella categoria generale dei Disturbi d’Ansia per i quali la psicoterapia cognitivo comportamentale ha sviluppato molteplici mezzi efficaci. Scopo della terapia cognitivo-comportamentale è aiutare il soggetto ad identificare e controllare i pensieri e le convinzioni negative, identificando gli errori logici contenuti nelle convinzioni e le alternative di pensiero e di comportamento più funzionali e vantaggiose in relazione all’evento traumatico vissuto. Le tecniche di esposizione rappresentano uno dei metodi d’elezione utilizzate in psicoterapia per il trattamento di questo disturbo. Queste procedure sono le più adatte a ridurre o eliminare le paure, sulla base del principio per cui la persona va indotta a confrontarsi con ciò che teme piuttosto che ad evitare in modo patologico o disfunzionale. Ciò che sembra maggiormente decisivo nel trattamento di questi disturbi è una esposizione strutturata ad eventi correlati al trauma. Le procedure terapeutiche per questo disturbo, possono essere riassunte in tre grandi filoni: 1) l’esposizione, che ha lo scopo di evocare l’ansia e promuovere l’abituazione; rientrano in questa categoria, oltre all’esposizione in vivo, la desensibilizzazione sistematica e l’addestramento all’abituazione all’immagine; 2) la ristrutturazione cognitiva, che vuole modificare i pensieri, le convinzioni e gli assunti irrazionali; attraverso queste tecniche si educa il soggetto a identificare e controllare i pensieri, le convinzioni e gli assunti negativi; 3) le tecniche di gestione dell’ansia, che cercando di insegnare al soggetto una varietà di coping skills e aiutarlo a controllare l’ansia. Dr.ssa Valeria Saladino Psicologa

Referente per la Provincia di Catanzaro della Società Italiana di Promozione della Salute (S.I.P.S.) Lamezia e non solo


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