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Lamezia e non solo

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Paradiso dal 1971

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Felice Iannazzo

Questo mese incontriamo Felice Iannazzo. Si può dire, senza tema di smentita, che da sempre egli è stato, è e sarà, con vari titoli, al centro delle attività associazionistiche della città. Quindi chi meglio di lui per conoscere questo importante aspetto della società? Lametina e non solo.

Quanto è importante l’associazionismo in generale e per le città come Lamezia in particolare? L’Associazione è l’unione di più persone che si propongono di perseguire un fine comune, diritto riconosciuto dall’art. 18 della nostra Costituzione, che consente a tutti i cittadini “di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non siano vietati ai singoli dalla legge penale”. Le associazioni sono impegnate a cogliere e sentire direttamente il disagio della società in cui operano, per offrire agli operatori politici ed economici un libero ed aperto contributo di idee e di riflessioni, uno studio di approfondimenti di temi e prospettive, necessarie allo sviluppo della città, con attività sempre orientate al servizio dei cittadini, avendo come solido punto di riferimento i valori cristiani. L’associazionismo, quale espressione di impegno sociale e di autogoverno della società civile e funzione di strumento per la partecipazione alla vita della comunità locale, a mio avviso va potenziato e valorizzato per l’apporto di idee, di programmi che può indicare, sia a livello locale che a livello nazionale. E’, altresì, importante lo scambio culturale tra diverse associazioni, per incidere con successo nel contesto sociale in cui si opera. A Lamezia Terme molte associazioni hanno avuto ed hanno un ruolo importante; con le loro iniziative, hanno sensibilizzato la popolazione a reagire alle illegalità, a contrastare la corruzione, a protestare, nei momenti in cui era necessario, contro i potentati politici. Lei ha concluso da poco una presidenza, quella del Circolo di Riunione, durata ben dieci anni, le è dispiaciuto prendere questa decisione, soprattutto, come mai lo ha fatto? Ho ritenuto, dopo circa 10 anni di Presidenza, di non porre per la quarta volta la mia candidatura, pur avendo avuto diverse pressioni da parte di molti amici a continuare. Sono contento di avere fatto

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Nella Fragale

questa scelta, soprattutto perché ho avuto la possibilità di indicare come Presidente un socio, che frequenta il Circolo da diversi anni, un professionista molto stimato . Il Circolo di Riunione una volta era conosciuto come Circolo dei Nobili, ci vuole parlare un po’ di questo Circolo, della sua nascita e della sua evoluzione? Il Circolo di Riunione Culturale Ricreativo di Nicastro, ora Lamezia Terme, è stato fondato in epoca Vittoriana, nel periodo in cui in Italia è l’epoca dei notabili; nasce nel periodo in cui in Italia fiorivano i Circoli di Riunione, dove i soci si intrattenevano non solo per divertirsi,ma per discutere di problemi sociali, politici, che interessavano il territorio. Era l’anno in cui Nicastro mandava alla Camera dei Deputati Felice Sacco, che tenne a battesimo il Circolo il 23 maggio del 1876 . Il 22 aprile del 1907, l’Assemblea Generale dei soci fondatori approvò un nuovo Statuto e Regolamento. Lo Statuto all’art. 1 recitava così : “ E’ istituita in Nicastro una società con il nome di Casino di Riunione, la quale ha per scopo il ritrovo dei soci, la lettura, il gioco lecito ed altre ricreazioni. Non possono appartenervi che gentiluomini la cui onestà e le cui maniere educative, sono arra di concordia e di omogeneità nella vita sociale”. Il problema del tempo libero ha sempre costituito una notevole difficoltà in tutte le epoche. Per la struttura della società dell’epoca, il Circolo era un punto di riferimento poiché non esistevano altre associazioni. Con l’avvento del regime fascista, i Circoli non venivano più tollerati, perché erano espressione di una cultura piccolo-borghese, per cui l’attività del Circolo andò ad esaurirsi. Nell’immediato dopoguerra, nel 1944, per iniziativa di alcuni notabili e soprattutto dell’Avv. Luciano Cerminara, venne rifondato il Circolo con l’adesione di personalità del luogo e, per essere ammessi, non era richiesta la nobiltà di nascita, ma che

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fossero persone appartenenti ad una condizione economica agiata. Nell’atto di costituzione si legge: “ i soci, che erano i notabili del paese, figure ben note, al fine di avere un luogo di trattenimento e per trascorrere piacevolmente le serate in compagnia, fra giochi vari e letture di giornali, proposero di comune accordo la creazione di un Circolo” . Oggi, invece, in virtù della ripartizione delle ricchezza, fanno parte del Circolo cittadini onesti appartenenti a tutte le categorie sociali che godono di stima nella nostra città. Come ne è diventato Presidente? Ne era socio e ne ha seguito un iter, come accade nelle associazioni in genere, chi lo ha portato alla presidenza, è stato nominato, si è candidato? Sono socio del Circolo di Riunione da diversi anni, fui invitato la prima volta da un caro amico a farne parte. Nei primi anni, essendo molto impegnato non ho avuto la possibilità di poter frequentare assiduamente; partecipavo solo nelle grandi occasioni. Nell’Assemblea del 7 gennaio 2005 per il rinnovo delle cariche sociali fui eletto nel Direttivo, dove rimasi in carica per un triennio. Nell’assemblea del 31 marzo 2008 per l’elezione del Presidente e del Consiglio Direttivo, un gruppo di amici mi invitò ad assumere la presidenza; io accettai, pur avendo forti dubbi sulla mia disponibilità di tempo libero. Quindi non posi alcuna candidatura. Dopo i primi tre anni di Presidenza, nell’assemblea del 28 aprile 2011, sono stato riconfermato per il secondo triennio e nell’assemblea del 23 maggio 2014 per il terzo triennio. Quella del Circolo è stata la sua prima esperienza come Presidente di Associazioni? Non è stata per me la prima esperienza; ho ricoperto nel passato altri incarichi di presidente di Associazioni (Azione Cattolica, Rotary,

AIMC, ANPES) e di Istituzioni per le quali era richiesta maggiore responsabilità. Quindi, con l’esperienza maturata nel corso degli anni, ho operato con facilità per lo sviluppo e il potenziamento del Circolo, sia a livello culturale che ricreativo. Quali problemi affronta il Presidente di una Associazione? Il Presidente di una Associazione deve affrontare diversi problemi nel corso dell’anno sociale, soprattutto a livello economico, quando si ha una sede propria da gestire. Io ogni mese ho dovuto programmare molte attività, che vanno dalle conferenze, alla presentazione di libri, a dibattiti su problemi relativi al territorio, a gite culturali. Il Circolo non è una Associazione che ha sezioni sparse un po’ dappertutto, credo che abbia unica sede, strettamente legata al territorio, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di una associazione come quella di cui è Presidente nei confronti di altri come il Lions, il Rotary, l’Uniter, solo per citarne alcune? Il Circolo non ha sedi ramificate su tutto il territorio nazionale, l’unica sede è a Lamezia Terme, in Via Lissania, 28, operativa dal 9 aprile del 2013, dopo essere stata in altri locali della città. Questa è una sede prestigiosa, posta nel centro storico, aperta tutti i giorni nelle ore pomeridiane, dove alcuni soci si intrattengono a giocare a carte, bigliardo, altri ancora si dedicano alla lettura di giornali, di riviste; sotto la mia presidenza è stato ripreso il gioco del bridge. La differenza tra un Circolo e i club service è questa: il Circolo è

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legato esclusivamente al territorio dove opera, il Presidente ha il grande vantaggio di programmare insieme al Consiglio Direttivo tutte le iniziative che debbono realizzarsi nel corso dell’anno, i club di servizio come il Rotary, il Lions, hanno un riconoscimento internazionale ed operano non soltanto a livello locale, ma in tutto il mondo, per opere umanitarie; si muovono seguendo determinati indirizzi che ogni anno vengono dettati dal Presidente Internazionale. Il Rotary per esempio è una Associazione di imprenditori e di professionisti di entrambi i sessi, che prestano servizio umanitario a livello globale. L’UNITER è una Università della terza età molto frequentata, affronta tematiche di grande spessore culturale. Il Circolo è una associazione privata? Il Circolo ricade nelle categorie delle Associazioni non riconosciute, è un Ente privato senza finalità di lucro, “ costituito da un gruppo di persone unite per il raggiungimento di un determinato scopo di interesse collettivo”, quindi ha scopi culturali e sociali. La responsabilità ricade, in sede civile ed amministrativa, su coloro che hanno agito in nome e per conto dell’Associazione. E continuando nelle definizioni, si può dire che sia un Circolo Culturale? Il Circolo di Riunione è una Associazione denominata “Circolo di Riunione culturale-ricreativo”, che fin dalla fondazione ha avuto il fine, come dicevamo prima, di dare ai soci e alle loro famiglie un luogo di ritrovo e di attività ricreativa; consente ai soci di trascorrere in amicizia il tempo libero partecipando ai giochi consentiti dal regolamento, a gite collettive e culturali, consente la lettura di giornali, la partecipazione a concerti.

Le Associazioni come il Circolo non credo abbiano contributi da parte di nessuno, quindi come si mantiene? Come affronta le spese per potere avere una sede prestigiosa come quella che attualmente ha? Il Circolo si regge esclusivamente con le quote sociali che versano ogni anno gli iscritti e con i contributi “una tantum” dei soci; questo avviene in particolari momenti di difficoltà economica. Potrebbe ricevere contributi o lasciti da parte di Soci o di terzi oppure dalle varie Istituzioni. Purtroppo, fino ad oggi, questo non si è verificato. A parte il Presidente, tutte le Associazioni hanno un Comitato Organizzativo, quello del Circolo di quanti membri è composto? Si è avvalso del loro supporto durante questi anni? L’assemblea dei soci fondatori ed ordinari elegge il Presidente, il Consiglio Direttivo, il Collegio dei Sindaci, il Collegio dei Probiviri. Attualmente, il Consiglio Direttivo è composto da 7 membri, ed, in seno a questi, vengono eletti un vice presidente, un segretario, un tesoriere, un cerimoniere. Durante il periodo della mia presidenza, l’impegno è stato gravoso, ho lavorato con passione ed entusiasmo con la collaborazione determinante di alcuni componenti del direttivo e di alcune signore, che hanno dato un grande aiuto nell’organizzare feste e quant’altro era necessario per la riuscita delle conviviali.

sensibilmente in poco tempo . Le iscrizioni hanno raggiunto il numero di 110 iscritti di entrambi i sessi. Oggi, purtroppo, questo numero è diminuito. Ma chiunque può diventare socio del Circolo oppure è un Circolo di Nicchia? Le iscrizioni sono aperte a tutte le persone “ la cui rettitudine di vita privata e pubblica sia aderente ai fondamentali principi etici della convivenza sociale quale garanzia di concorde ed irreprensibile svolgimento dell’attività costituente lo scopo dell’Associazione” Quindi è aperto a professionisti, che siano maggiorenni e che godano di buona reputazione nella comunità di cui fanno parte. Per un principio di pari opportunità durante la mia presidenza sono state ammesse anche le donne. Il Circolo ha uno statuto che i soci debbono rispettare? Certamente come tutte le Associazioni ha uno Statuto ed un Regolamento che deve essere osservato da tutti coloro che ne vogliono fare parte. Nell’assemblea ordinaria dei soci del 26 marzo 2009 sono stati apportati degli aggiornamenti, necessari per rendere più attuali i contenuti. La durata del Circolo è a tempo indeterminato, l’Associazione è apolitica e può gemellarsi con altri circoli nazionali e/o esteri, nonché affiliarsi ad altri Enti che hanno analoghe finalità ricreative e culturali. Il Circolo di Lamezia Terme è gemellato con il prestigioso Circolo Antico Tiro a Volo di Roma, di cui è Presidente il nostro illustre concittadino Avv. Michele Anastasio Pugliese. A parte chi lascia il circolo volontariamente, le è mai successo di dovere allontanare un socio? Se sì, è stato spiacevole? Durante la mia presidenza non si è mai verificato di dovere allontanare un socio, soprattutto perché tutti hanno correttamente osservato quanto previsto dallo statuto e dal regolamento. Alcuni soci si sono dimessi volontariamente, vuoi per impegni di famiglia, vuoi perché trasferiti altrove, altri ancora perché non frequentavano più e quindi si rendeva inutile che risultassero sugli elenchi degli iscritti. Certamente un Presidente si dispiace quando vengono meno alcune personalità che godono prestigio nel contesto sociale in cui viviamo. E’ difficile riuscire a mettere d’accordo tante “ persone”, tant’è che si dice che le buone società debbono essere in numero dispari ed inferiore a tre, Lei come ha fatto a riuscire a creare eventi per dieci anni riuscendo a mettere d’accordo tanti soci? Ha dovuto mediare parecchio? Ho creato le condizioni per soddisfare le esigenze della maggior parte dei soci, per cui ho fatto si che le varie iniziative accontentassero tutti gli iscritti. Nel direttivo, (allargato fino ad sette membri al fine di

coinvolgere più persone nell’organizzazione), sono riuscito a trovare l’unanimità dei consensi e quasi sempre le mie proposte sono state accolte da tutti. Pertanto erano soddisfatti i soci che amavano il ballo, quelli che gradivano la conferenza, quelli che amavano fare gite culturali, mentre un numero di soci preferiva il gioco delle carte. Insieme abbiamo programmato, condivido finalità, idee, progetti al fine di rappresentare agli occhi esterni la nostra compattezza di intenti e la nostra capacità di operare attivamente, mettendo da parte ogni spirito di protagonismo, con la certezza che “ insieme “ si può giungere più lontano. Non Le dico di elencare gli eventi che ha organizzato perché sono centinaia e non basterebbe l’intero giornale per parlarne e mostrarne una parte di foto, vuole dirci di che tipo sono stati? Sono state organizzate molteplici manifestazioni, dibattiti, tutti nell’ottica della crescita culturale e sociale del sodalizio. Sono state organizzate gite per conoscere la bellezze naturali e i meravigliosi borghi della nostra regione e non solo; presentazione di libri; conferenze. Il mercoledì era dedicato alla lezione di ballo, ogni fine mese si programmava un ballo. Durante la mia presidenza alcuni eventi si sono ripetuti ogni anno, per esempio; A gennaio il veglionissimo di Capodanno con musica dal vivo; Il 5 gennaio la Befana dei bambini con la presenza di animatori; A febbraio- marzo il carnevale per i soci e quello per i figli e i nipoti dei soci; A settembre – ottobre una gita per l’apertura dell’anno sociale; A novembre la tradizionale festa di San Martino; A dicembre la festa degli auguri con i soci ed i familiari e la presenza di complessi musicali, nonché la serata con giochi vari. Vuole parlarci, per sommi capi, degli eventi che gli hanno dato maggiori soddisfazioni, e perché? Tutti gli eventi sono riusciti molto bene, e tra questi, per citarne alcuni ricordo: a)- la conferenza sull’immigrazione tenuta dall’Avv. Giuseppe Senese e dall’Avv. Salvatore Zaccaro; b)- la conferenza sui problemi della sanità tenuta dal dott. Gianfranco Luzzo; c)Convegno sul tema “ Ambiente e territorio “ con gli interventi del Prof. Fernando Miletta, del dr. Pietro De Sensi e l’avv. Vincenzo Battaglia; d)- Conferenza del Prof. Vincenzo Villella sul tema: “Gente e paesi del monte della pece”; e)- Conferenza sul tema “ Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948” tenuta dal Prof. Tommaso Cozzitorto; f)- Incontro dibattito su: “Normativa sul voto di scambio e sullo scioglimento dei Consigli Comunali” con gli interventi del Procuratore della Repubblica, dr. Domenico Prestinenzi e del magistrato Dr. Romano De Grazia, presidente del Circolo Lazzati; g)- Conferenza organizzata insieme all’Uniter sul tema: “Il Postmoderno e l’Italia della grande bellezza” con l’intervento del

Durante la sua presidenza il numero degli associati è cresciuto? Il numero degli associati durante la mia presidenza è aumentato

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Prof. Italo Leone; h)- Incontro dibattito tenuto del Sindaco Avv. Paolo Mascaro sul tema:” Il ruolo del Sindaco nel nuovo ordinamento degli Enti Locali; i)- Conferenza- dibattito sul tema “ Potere e corruzione “. Ha relazionato il dr. Gaspare Sturzo, Magistrato, ha coordinato il dibattito il giornalista dr. Gianfranco Manfredi, l’attore Mario Maruca ha recitato una parte del dramma scritto da Don Luigi Sturzo sulla corruzione e la mafia; l)- Conferenza sulla Cappella Sistina tra vicende storico artistiche e precauzioni conservative, tenuta dalla dott.ssa Vittoria Cimino; m)- recita di poesie in vernacolo della Prof. ssa Luciana Parlati; n)- presentazione del libro della poetessa Alda Merini, tenuta dalla poetessa Ines Pugliese; o)- presentazione del libro “ COOP CONNECTION “ del giornalista e scrittore Antonio Amorosi con l’intervento dello autore, del Prof. Giancarlo Costabile, dell’Avv. Fabrizio Falvo e del Magistrato Romano De Grazia; p) conferenza sul padre dell’Astronomia italiana, Prof. Massimo Cimino,

dovere arrovellarsi per mantenere desto l’interesse dei soci organizzando sempre incontri diversi ma interessanti? Come le dicevo in precedenza, sono stato invitato ripetutamente da molti amici perché continuassi nel ruolo di Presidente del Circolo, ma è ovvio che dopo un periodo di circa 10 anni bisogna cedere il testimone ad altri per una infinità di motivi, che sono noti a tutte le persone di buon senso: in primo luogo la rotazione degli incarichi e poi, nell’interesse di una Associazione, chi si accinge per la prima volta a ricoprire un incarico di Presidente lavorerà con maggiore impegno ed entusiasmo, contribuendo con nuove idee a migliorare l’attività del Sodalizio.

hanno ricordato la figura e le scoperte realizzate dallo scienziato la Prof.ssa Costanza Falvo d’Urso, la Prof.ssa Pina Majone Mauro e la figlia dell’Astronomo Prof.ssa Rosa Maria Cimino; q) saggio di Consuelo Scopelliti sul ruolo e “ Il ruolo dell’immagine nella memoria e nella storia “ presentato dal Prof. Antonio Bagnato; r)Conferenza tenuta dall’Avv. Francesco Bevilacqua sul tema: “ Crisi del paesaggio interiore. La Calabria dei risvegli e della OIKOFLIA”; s) Presentazione del libro “ Perché briganti” dell’Ing. Domenico Jannantuoni e dell’Ing. Franco Cefalì. Fra le tante uscite mi preme ricordare l’indimenticabile gita di 4 giorni fatta a Roma, ospiti dell’Avv. Michele Anastasio Pugliese, Presidente del Circolo Antico Tiro A Volo. Nell’occasione si è visitato il Palazzo del Quirinale, il Palazzo della Consulta, la città del Vaticano e la Basilica di San Pietro per ammirare le meraviglia e la grandiosità della sede della cristianità. Minicrociera nel Golfo di Policastro; Gita a Paestum e alle grotte di Castelcivita; Gita di 5 giorni nei luoghi Etruschi; Gita per visitare il Parco Nazionale della Sila.

e con l’impegno di dare un sostanziale contributo, perché certi valori conquistati dal Circolo nel corso degli anni non vadano perduti.

Le rifaccio la domanda, ora che abbiamo parlato di questi dieci anni, le dispiace non essere più il Presidente? Non Le manca il

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Lei continua ad essere socio ma un socio semplice, sia pure ex presidente, oppure ricopre un ruolo organizzativo? Continuerò a fare parte del Direttivo del Circolo come Past Presidente

So che è stato eletto un nuovo presidente. Cosa gli augura? Al nuovo Presidente eletto, dr. Antonio Scopelliti, auguro buon lavoro rivolgendogli l’invito a non guardare al traguardo raggiunto come punto in cui fermarsi, ma lo consideri un punto di partenza per raggiungere mete più elevate e prestigiosi traguardi. Essere il Presidente “ attivo “ di una Associazione culturale non porta via tempo alla famiglia? Lei come ha coniugato le due cose? Certamente si, perché quando si assume un impegno questo bisogna assolverlo nel migliore dei modi, spesso si trascurano anche gli interessi personali e familiari, pertanto si è costretti a rinunciare a vecchie e consolidate abitudini. E sempre pensando a quel che ricopre un ruolo come il suo comporta, a cosa ha dovuto rinunciare, del suo tempo libero, per dedicarlo all’associazione? E mi riferisco alla lettura, all’andare in giro da soli, al viaggiare da soli, al non uscire di casa perché c’è

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un evento ecc. ecc. Mi ha comportato grossi sacrifici personali, ho dovuto rinunciare a progetti, a viaggi per impegni assunti con il Circolo. Un evento da organizzare comportava un lavoro non solo personale, ma anche quello della famiglia, soprattutto di mia moglie, che mi aiutava nel predisporre quanto era necessario per la riuscita della manifestazione. Comunque ho lavorato con immenso piacere per la crescita culturale del Circolo e sono soddisfatto per quello che ho fatto.

nella vita non c’è cosa più bella che vivere in amicizia.

Nei suoi progetti futuri c’è quello di candidarsi ad una nuova presidenza, con un altro circolo o associazione magari? Attualmente sono Presidente della sezione di Lamezia Terme della Associazione “ Centro Studi Luigi Sturzo” la cui sede principale è a Roma. Pertanto mi trovo impegnato a fare conoscere il pensiero del grande statista Luigi Sturzo, il cui pensiero è di grande attualità e

Le foto, una piccolissima parte di quelle che avremmo potuto usare, parlano da sole ... Gite, incontri, convegni e molto altro. In questo Felice ha coinvolto i Soci del Circolo, creando momenti di puro svago, momenti di grande commozione, momenti di riflessione ma ... soprattutto momenti di “unione”, di momenti condivisi, di momenti “insieme” tanto per

viene citato da molti partiti politici e movimenti a livello nazionale.

usare una parola, in questi ultimi tempi, abusata, ma che in questo caso rende l’idea. I volti, nelle foto, sono sorridenti, i gruppi sempre ben nutriti, questo basta a farci capire che è stato un ottimo presidente e può andare fiero del suo operato in questo decennio. Ottimo presidente, ottimo padre e marito, tenero nonno. Un uomo discreto che non ha amato mettersi in mostra benchè i ruoli che ha occupato lo hanno portato spesso ad essere al centro dell’attenzione. Ora si gode questi momenti di “libertà” da impegni che lo hanno portato sempre a sacrificare quel che avrebbe voluto fare e, magari, non ha fatto, per mantenere fede agli impegni presi, Attento osservatore di quanto gli accade intorno. Cerca di non farsi sfuggire nulla non per mera curiosità, ma per evitare di essere, sia pure involontariamente, scortese con qualcuno. Una frase di Antonia Gravina, per come lo conosco, mi pare gli calzi a pennello: “La felicità non appartiene a chi possiede tutto, ma a chi sa apprezzare ciò che ha” e gliela dedico con autentica stima.

Abbiamo parlato dell’Associazione anche perché, tutte queste associazioni che nascono nelle città sono molto importanti, non solo per il mercato, basti pensare ai viaggi, ai ristoranti, ai teatri, ai tour operator che vengono coinvolti nelle varie attività, ma anche per l’apporto culturale, per l’appoggio morale, per il senso di solidarietà, di amicizia e di collaborazione che viene a crearsi fra i vari associati, ma non abbiamo parlato di Lei. Vuole trattare un breve ritratto di Felice Iannazzo al di fuori delle associazioni.? Certamente le Associazioni producono ricchezza, perché ogni qualvolta il Circolo ha organizzato un gita per visitare le bellezze del nostro paese ha dovuto contattare alberghi, ristoranti, guide turistiche, agenzie di viaggi con vantaggi economici nei territori che si visitavano. Non mi piace parlare di me stesso, ma una breve riflessione intendo rilasciare; ho vissuto una vita molto intensa sia professionalmente che politicamente: sono soddisfatto per ciò che ho realizzato perché, in qualsiasi consesso in cui mi sono trovato, ho cercato sempre di stabilire rapporti umani con tutti, di sviluppare lo spirito di amicizia…

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Un Suo ultimo pensiero per concludere l’intervista. Vorrei rivolgere un invito a tutte le Associazioni che hanno volontà di lavorare per il nostro territorio: essere uniti nel progettare, nel programmare, nell’affrontare efficacemente i problemi culturali, politici ed economici per la difesa della legalità, dei valori sociali, senza badare al proprio interesse e al vantaggio materiale.

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Associazionismo

Viaggio nella criminologia

Generazione “TVB” Gli adolescenti digitali, l’amore e il sesso Mercoledì 26 aprile si è tenuto un evento organizzato dall’UNITER (Università della terza età) che ha visto impegnata Lia Pallone, psicologa e psicoterapeuta dell’U.O. di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza di Lamezia Terme, nella presentazione del libro di Tiziana Iaquinta ed Anna Salvo dal titolo “Generazione TVB”, entrambe presenti per l’occasione che ha visto la partecipazione del numeroso pubblico degli iscritti all’Uniter ma anche di genitori ed educatori interessati alla tematica. Lia Pallone ha dato del libro una serie di definizioni che hanno reso chiaro ai partecipanti l’impegno delle autrici nell’interpretare in modo singolare, da entrambe le prospettive pedagogica e psicodinamica, i più grandi dubbi, gli inquietanti interrogativi della generazione degli adulti che guardano con sospetto all’era della generazione degli adolescenti di oggi, i nativi digitali: chi sono i nativi digitali? A cosa andranno incontro? Che uomini e che donne del futuro saranno??… E’ un libro affascinante ed avvincente che può arrivare alla comprensione di tutti, dice Lia Pallone, per la qualità della scrittura che coinvolge, chiara ed inequivocabile, un mix equilibrato fra pedagogia, psicologia e centrati riferimenti letterari. Le autrici offrono chiaro-scuri per ogni problematica affrontata mettendo sulla bilancia costi e benefici della realtà virtuale cui gli adolescenti hanno accesso costante. Ma la vera rivoluzione di questo testo è che le autrici sono ben attente a non esprimere giudizi di merito e non fanno donazione di ricette magiche alle diverse condizioni che gli adolescenti si trovano a vivere nell’era del “web boom”. Pone piuttosto degli interrogativi ai quali non dare risposte preconfezionate ma atti a stimolare la riflessione del mondo adulto...ed è in questa premessa che le autrici fanno, l’elevata pesatura del testo raggiungendo pienamente l’obiettivo.

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E’ seguito l’ invito a leggere il testo che la presentatrice ha esortato la platea a far conoscere agli assenti, a quel mondo di genitori ed educatori che ha un coacervo di domande che pone o non pone agli specialisti del settore, confuso esso stesso dal mondo del web boom….. riportando le parole di Anna Salvo che conclude il quarto capitolo che si occupa, per dirla con Freud, della “cosa sessuale” testualmente: “invito il mondo degli adulti a riflettere ed interrogarsi poiché gli adolescenti che ci circondano hanno certo un proprio mondo interno, ma sono anche custodi della valigia di quanto noi abbiamo scambiato con loro… Su questo assunto, il testo apre un ventaglio di ipotesi sulla validità o meno dei diversi stili educativi mettendo a confronto quanto hanno generato l’autoritarismo della nostra epoca che ha consentito l’espressione della ribellione adolescenziale ma anche la sua repressione, e quali esiti potrebbe avere in futuro l’accondiscendente atteggiamento educativo dei genitori di oggi verso i figli adolescenti che non hanno così modo di manifestare una conflittualità insita nella fase di vita che attraversano,. Dice Anna Salvo: ciò che preoccupa è lo stato di “bonaccia” dei genitori di oggi che come l’assenza del vento non genera quel sano ricircolo relazionale che mette a confronto le generazioni e consente la sana crescita di entrambe … ma anche questo è un interrogativo… è da ritenersi una conquista con effetti solo positivi per la crescita? In quale misura consente la costruzione dei limiti dell’identità dell’adolescente? E’ questo un libro che necessitava in quest’epoca di “rimozione collettiva” delle problematiche adolescenziali al cui cospetto l’adulto si sente smarrito ed impotente, specie quando si parla di affettività e di sessualità, demandando alle campagne informative, ai progetti sull’ affettività e sulla sessualità fatti nelle scuole, l’educazione dei propri figli. Tuttavia, laddove queste

Il Mostro di Firenze

iniziative si sviluppano spesso falliscono perché annoiano, come dice un adolescente ad Anna Salvo, sottolineando il “gap” fra l’informazione precisa e puntuale di uno scientifico corso scolastico o socio- sanitario …troppo sterile rispetto e quanto invece si agita tumultuosamente nell’adolescente che scopre la sessualità. E’ un libro coraggioso perché affronta temi che quasi imbarazzano le autrici per la trattazione di argomenti che non possono essere ignorati parlando della sessualità nel web boom …. Ad esempio i selfie di organi genitali che è pratica comune ed ossessiva fra gli adolescenti ma anche fra gli adulti… un sommerso che, tuttavia, si rivela nelle esperienze terapeutiche delle autrici e della presentatrice, argomenti che pongono la domanda “ chi diventeranno da grandi i nativi digitali così poco indirizzati a connettere la sfera affettiva e la sfera sessuale? Dice ancora Lia Pallone, nella sua appassionata presentazione, che “Generazione TVB” è’ un libro che rende giustizia ad una generazione nata nel mezzo di una mutazione epocale, spesso additata di essere superficiale,…riportando testualmente le parole di Tiziana Iaquinta… “ non convince il modo disinibito con cui i nativi digitali parlano di sentimenti e di sessualità…quasi “scimmiottando il sentimento”… una generazione ritenuta materialista ed edonista quando al contrario ad essa spetta l’arduo compito di costruire la propria identità facendo i conti con la società del web che non consente spesso neanche quella rielaborazione solitaria delle pene d’amore perchè tutto diventa condiviso e la elaborazione diviene corale. A tal proposito è riportato il racconto di una adolescente che di fronte al rifiuto amoroso condivide tutto questo col gruppo delle amiche su watshapp e coralmente si dipana l’elaborazione della perdita di un amore… introducendo così le autrici interrogativi sulla possibilità della costruzione del senso

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Lamezia e non solo

In questo numero parleremo del caso del “Mostro di Firenze”,il più grande e famoso cold case (caso irrisolto) italiano perché fra il 1968 e il 1985 si verificarono ad opera di un autore o forse più autori mai identificati una serie di otto duplici omicidi nella provincia di Firenze. Le Procure di Firenze e Perugia sono state impegnate in numerose indagini volte ad individuare i presunti mandanti. La Procura di Firenze condannò in via definitiva due uomini identificati come autori materiali di 4 duplici omicidi,i cosiddetti “compagni di merenda”: Mario Vanni e Giancarlo Lotti,mentre Pietro Pacciani fu condannato in primo grado a più ergastoli per 7 degli 8 duplici omicidi per poi essere assolto in appello. E’ morto prima di essere sottoposto ad un nuovo processo di appello. Detto questo,l’approccio della criminal profiling,argomento trattato lo scorso mese,aiuta il criminologo a delineare la personalità e le caratteristiche del serial killer. Vista l’efferatezza si tratta di omicidi premeditati (modello organizzato) in cui non sono state lasciate tracce. La scelta di colpire è “on the road” perché gli omicidi si sono verificati all’aperto su strade di campagna di conseguenza il modus operandi rimane lo stesso con il raffreddamento emozionale del serial killer. La tipologia di vittime prescelte erano le coppiette perciò si tratta di un serial killer missionario perché puniva l’atto sessuale delle coppie prima di sposarsi. L’azione omicidaria con cui sono stati firmati tutti gli omicidi sono una beretta calibro 22 e un arma da taglio. Prima veniva ucciso l’uomo la beretta calibro 22 in testa,successivamente vi era un over killing cioè un accanimento sul cadavere della donna, sadismo sessuale e odio e risentimento verso la vittima femminile che veniva trascinata fuori dall’abitacolo dell’auto e le

di solitudine nel mondo del web. Lia Pallone sottolinea che pur trattando del mondo adolescenziale, il libro riflette la realtà di ogni adulto che si relaziona col mondo digitale … ormai chi non vi accede??...ritrovandosi a dover fare i conti personalmente con questa realtà complessa, incrociando le perversioni e le deviazioni del web da filtrare anche alla matura età dell’adulto, il cosiddetto “immigrato digitale”, per non essere “violentati” da immagini e contenuti non sempre elaborabili sul piano emotivo, pur traendo i dovuti vantaggi dalla fruizione

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veniva scisso il pube, il seno sinistro e infilate tralci di vite nella vagina. Da ciò si deduce che molto probabilmente quando il serial killer era bambino aveva un rapporto conflittuale e d’ odio con la madre che non è riuscito a superare. Questo è stato il primo caso irrisolto affascinante che abbiamo analizzato al master. Dopo molti anni rimane un mistero che fa ancora parlare gli studiosi, appassionati e non di criminologia per l’efferatezza e la spietatezza che ha avuto il serial killer nel seguire gli omicidi.

dello stesso. E’ un libro che non trascura alcun fenomeno del vissuto adolescenziale in relazione al web boom … ci sono tutti … e tutti, dice Lia Pallone, trattati come punti di domanda. Ognuna delle autrici ha curato alcuni capitoli in relazione alla propria prospettiva di studio ma si comprende fin da subito la sintonia e la sinergia che attraversa il loro confronto da cui è scaturito questo libro meritevole di successo editoriale a garanzia di una diffusione che generi processi virtuosi di relazione fra i due mondi, quello adolescenziale e quello

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adulto, a volte così distanti. Nel finale Lia Pallone ha proposto per le autrici un applauso di benvenuto e per il loro sforzo editoriale. Un applauso che, dice alla platea concludendo, comprenderete il valore pregnante solo dopo la lettura del testo. La discussione col pubblico, ricca di riflessioni e domande scaturite dalla presentazione e dagli interventi delle autrici, è stata di notevole interesse consentendo alle stesse di trattare con approfondimenti specialistici i temi di maggiore emersione sociale relativi al web boom.

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Sanità

I Puffi regalano sorrisi ai piccoli pazienti dell’ospedale lametino

La vigilia di Pasqua hanno fatto ingresso nel nosocomio lametino Grande Puffo e Puffetta, per regalare un momento di gioia e di festa a loro, alle loro famiglie e a tutti gli operatori sanitari del reparto. Un’iniziativa fortemente voluta dall’amministrazione del Centro Commerciale Due Mari, in collaborazione con la dott.ssa Mimma Caloiero, Direttore del reparto di Pediatria, per regalare una Pasqua indimenticabile ai piccoli degenti allietando la loro convalescenza e portando una ventata di fresco divertimento. Grande Puffo e Puffetta, i due personaggi dei cartoni animati fra i più amati dai piccini, hanno infatti subito salutato i bambini ricoverati donando loro colori e album con l’augurio di rendere più colorate queste festività pasquali da trascorrere in ospedale. La festa è poi continuata con musica, giochi e le immancabili foto ricordo. Come ha spiegato il dott. Antonio Domenico Mastroianni, “non è la prima volta che il Centro rivolge la sua attenzione ai bambini e al loro benessere in continuità con quella che è una costante e assidua ricerca e realizzazione di iniziative di interesse sociale e progetti di solidarietà in sinergia con le istituzioni del territorio. È un’iniziativa che nasce dal cuore – ha poi proseguito – per dare il nostro contributo e portare un sorriso ai bambini, a maggior ragione quando sono qui in ospedale. Il Centro da anni percorre questa strada e anche quest’anno non siamo voluti mancare portando I Puffi a rallegrare per qualche ora i piccoli malati e un kit per colorare e far loro trascorrere più serenamente il ricovero ospedaliero. Un ringraziamento particolare – ha concluso – lo rivolgo a tutti gli operatori sanitari che ogni giorno svolgono un lavoro egregio con i bambini del reparto ”. Grande apprezzamento per l’iniziativa che mira a contribuire alla restituzione di quei momenti di spensieratezza che in un ospedale purtroppo i bambini non possono avere è stato espresso dalla dott.ssa Mimma Caloiero. “L’aspetto ludico – ha infatti specificato il primario – è parte integrante delle cure mediche ed è per questo che ringraziamo il Centro per essere in reparto alla vigilia di Pasqua con questa grande sorpresa per i bambini”. A ricordare i tanti progetti realizzati in favore del reparto di pediatria dell’ospedale lametino la dott.ssa Simona Notarianni. “Vorrei ricordare in particolar modo – ha sottolineato – la realizzazione dell’unica sala di terapia sub-intensiva presente da Napoli in giù. La ‘sala blu’, denominata così per via del colore che la contraddistingue, è stata il frutto dell’importante progetto ‘Insieme Possiamo’ che il Centro ha portato avanti con Unitalsi e resa possibile grazie alla generosità dei tantissimi cittadini, degli operatori del Centro, degli enti e delle associazioni che hanno aderito alla lotteria per la raccolta fondi da destinare proprio a questo importante progetto”.

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libri

LABORATORIO DI CREATIVITA’ MUSICALE

Il romanzo sui Migranti

nell’unita’ operativa pediatria di Lamezia Terme

IL CACCIATORE DI MEDUSE

PER BIMBI AUTISTICI

In occasione della Giornata mondiale di consapevolezza sull’autismo, si è tenuto sabato scorso, nell’Unità operativa Pediatria dell’Ospedale di Lamezia Terme, un LABORATORIO DI CREATIVITA’ MUSICALE per i genitori ed i bimbi aderenti all’ANGSA (associazione nazionale genitori soggetti autistici) di Lamezia Terme. Il Laboratorio, gestito e promosso dall’associazione MUSICAmi della dott.ssa Francesca M. Rubbettino, si è avvalso della preziosa collaborazione della presidente dell’ANGSA Lamezia, Emanuela Muraca e della responsabile della Unità operativa Pediatria di Lamezia Terme, dott.ssa Mimma Caloiero. Il laboratorio si inscrive all’interno di una proficua collaborazione tra l’Asp di Catanzaro e la musicoterapeuta dott.ssa Rubbettino, inziata nel 2014 con una ricerca di risonanza internazionale condotta presso l’U.O di Rianimazione in collaborazione con il dott. Luigi Pullia e che prosegue con l’attivazione di un LABORATORIO PERMANENTE di MUSICOTERAPIA nel CSM di Decollatura. “L’interesse e l’attenzione crescenti verso la musicoterapia - ha dichiarato la dott. ssa Rubbettino - derivano dall’ampia evidenza di efficacia che tale disciplina terapeutica ha dimostrato di avere in diversi campi applicativi. Nello specifico, l’utilizzo della musica nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico è avvalorato da numerose ricerche che hanno aperto importanti possibilità operative e riabilitative. La collaborazione con ANGSA - ha aggiunto - è un importante veicolo informativo ed organizzativo, speriamo nel più breve tempo possibile di aumentare il numero di pazienti che accedono a questo tipo di terapia ed è con questo obiettivo che abbiamo avviato una campagna di raccolta fondi denominata Regala un anno di Musicoterapia che mira a coinvolgere tutte le associazioni del territorio, nonchè gli enti locali. Abbiamo già ricevuto un importante segnale di adesione dalla FIDAPA di Soveria Mannelli che ha donato il primo mese di musicoterapia. La sensibilità della dott.ssa Caloiero e con lei della direzione generale, che oggi ci ospitano e che ringrazio di cuore, ci fa ben sperare nel prosieguo di questa nostra piccola battaglia in favore dei bambini e ragazzi autistici della nostra provincia. La ricerca scientifica - ha spiegato la dott.ssa Rubettino - ha evidenziato un aumento importante nell’incidenza percentuale tra i nuovi nati dei disturbi riconducibili allo spettro autistico. E’ un problema sociale ancorché sanitario che ci impone di inquadrare le difficoltà che le famiglie affrontano quotidianamente in modo nuovo: l’obiettivo principale deve essere raggiungere il miglior livello di autonomia e qualità di vita possibile. L’utilizzo delle attività riabilitative di tipo musicoterapico muove in questa direzione.” “La Pediatria di Lamezia Terme è felicissima di accogliere iniziative volte a migliorare la qualità di vita di tutti bambini - ha dichiarato la dott.ssa Caloiero -, il nostro reparto è dei bambini e si impegna ogni giorno in favore dei più piccoli, è anche un luogo di sofferenza, purtroppo, e per noi offrire ai nostri piccoli pazienti un momento di gioia è una grande soddisfazione. Voglio ringraziare - ha poi aggiunto - la dott.ssa Rubbettino con la quale ho più volte collaborato e le Associazioni MUSICAmi ed ANGSA che hanno dato vita a questa bella iniziativa.” “Questo laboratorio - ha affermato la presidente Muraca - si inscrive nelle iniziative promosse da ANGSA in occasione della giornata mondiale di consapevolezza sull’autismo. E’ molto importante per noi fare il possibile per migliorare la qualità di vita dei nostri bambini. La musica è un linguaggio evocativo che da gioia e serenità e regala tanti sorrisi ai bimbi autistici ed alle loro famiglie. Vorrei ringraziare la dott. ssa Caloiero che ci ha ospitati, la dott.ssa Rubbettino per la preziosa collaborazione e la FIDAPA di Soveria Mannelli per la donazione offertaci.” “La FIDAPA – ha detto dire la pastpresident Dott.ssa Mirella Perrone Chiodo - è una associazione di sole donne che si impegna in favore delle donne. Aderendo a questa iniziativa abbiamo voluto offrire sostegno a tutte le mamme che quotidianamente si prendono cura di bambini con bisogni speciali.”

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di RUGGERO PEGNA tra i LIBRI CONSIGLIATI A DOCENTI E STUDENTI dalla “WORLD SOCIAL AGENDA”

“Il cacciatore di meduse”, il commovente romanzo di Ruggero Pegna edito dalla casa editrice Falco, che racconta la storia attualissima di un piccolo migrante somalo sbarcato a Lampedusa e della sua compagnia di amici, miseri e immigrati di tutto il mondo, prosegue a commuovere lettori di ogni età e, in particolare, a essere introdotto in molte scuole italiane. Dopo presentazioni e incontri in numerosi istituti scolastici per scelta di docenti e dirigenti scolastici, ora a inserirlo tra i tredici libri consigliati nel 2017, con particolare indicazione per il “Triennio della Scuola secondaria di secondo grado”, è la World Social Agenda della Fondazione Fontana di Padova che, per l’anno in corso, ha scelto come tema “Migrazioni e diritto al futuro”. La Fondazione Fontana onlus opera dal 1998 per realizzare progetti di pace, cooperazione e solidarietà internazionale, ed educazione alla

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mondialità, sostenendo e partecipando a reti e forme di coordinamento tra diversi soggetti che lavorano nel campo della promozione umana. Per quanto riguarda l’ambito educativo, realizza percorsi nell’area dell’educazione allo sviluppo e della didattica applicata all’intercultura. La sua World Social Agenda è un percorso culturale di educazione, sensibilizzazione e informazione, che si svolge con cadenza annuale, su temi di carattere sociale e internazionale, coinvolgendo gruppi giovanili, educatori e il mondo istituzionale. “Per Il cacciatore di meduse – afferma l’editore Falco - è il più importante e serio riconoscimento. In questo romanzo, l’umanità dell’immigrazione e della lotta per l’integrazione riesce a prevalere su ogni paura, aprendo a un forte senso di solidarietà. E’ una bellissima storia da leggere, piena di umanità ma anche un autentico strumento didattico.”. La storia di Tajil convince per la capacità di dare voce, per la prima volta, agli stessi migranti, alle sofferenze e ai sogni di chi è bisognoso o diverso, discriminato per il suo stato di povertà o per il colore della pelle. Un romanzo che racconta la dura realtà dei nostri giorni, tra episodi drammatici e sfumature fiabesche, fino a fare diventare naturale il grido contro ogni forma di razzismo. «La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia… Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore. ». Un romanzo di formazione che, in pochi mesi, è diventato strumento per raccontare con incredibile forza narrativa il più grande dramma dei nostri giorni, dall’abbandono della propria terra all’avventura nel deserto e durante la traversata del Mediterraneo, ma anche per discutere di accoglienza, integrazione e razzismo. Una storia reale, a tratti con sfumature fiabesche, che si conclude con l’accorato appello di Papa Francesco dopo l’ennesima tragedia in mare dell’aprile di due anni fa: ”Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore; affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre, che cercano la felicità. Vi invito a pregare tutti insieme per loro!”. “Il cacciatore di meduse”, oltre ad essere disponibile nelle librerie, è scaricabile online anche in formato ebook epub. Editore: Grafichè di A. Perri

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Spettacolo

Di padri e di figli

Lamezia Terme, 20 aprile 2017. Teatro Comunale Grandinetti gremito, un lunghissimo applauso accoglie Roberto Vecchioni, il professore/cantautore. Com’è difficile avervi dato il cuore,/ la pelle, i nervi, gli occhi, i piedi…/ perfino il mio odore […]

Inizia con i versi di Quest’uomo il concerto dedicato a padri e figli. Un concerto che è anche un libro Storie di felicità. La vita che si ama (Einaudi)e un CD Canzoni per i figli dedicato a Francesca, Carolina, Arrigo e Dodi e prodotto dal lametino Danilo Mancuso (organizzatore del concerto e agente di Vecchioni) per D.M.E.

Un modo per rivendicare il ruolo dei padri, da sempre bistrattati, al contrario della figura materna tanto celebrata anche nella letteratura. Ed è il ruolo del pater familias e del padre-maestro che avoca a sé con la stessa urgenza con cui parla della felicità. “Cerchiamo la felicità. La felicità è vivere. Vivere è l’equivalente di felicità. La felicità non è stare fermi ma combattere. La felicità non è tranquillità né serenità. Mentiva Epicuro. Non si è felici nell’imperturbabilità ma nell’attraversamento del vento e della tempesta. La felicità bisogna averla addosso come una febbre. È un innamoramento continuo”.

d’amore, io vivo d’amore”. Nei versi struggenti della Merini “A volte Dio uccide gli amanti perché non vuole essere superato in amore” e in quelli della Szymborska “Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”. Ma in questa serata di padri e figli ritorna prepotente l’amore e la gelosia soprattutto nei confronti delle figlie con i versi de Un lungo addio scritta per Carolina In fondo lo sapevo già / Dal primo istante che l’ho vista,/ Dalla felicità, / Perché la vita è un grande artista: / Metti via un sorriso, / Un piccolo sorriso al giorno. / Tienili, - dicevo - / Conservali per quando torno […] ma anche la necessità che i maschi non debbano assomigliare ai padri e dopo aver ricordato la parabola del figliuol prodigo sono le strofe della canzone Figlio figlio figlio a riempire il teatro e i cuori Figlio chi t’insegnerà le stelle / se da questa nave non potrai vederle? / Chi t’indicherà le luci dalla riva? Figlio, quante volte non si arriva! / Chi t’insegnerà a guardare il cielo fino a rimanere senza respiro? / A guardare un quadro per ore e ore fino a avere i brividi dentro il cuore? / Che al di là del torto e la ragione contano soltanto le persone? / Che non basta premere un bottone per un’emozione? […] E ancora dell’incanto del pianto e della necessità della preghiera. Non si prega per ottenere ma per essere ascoltati. Questa è la forza, la grandezza intima della preghiera. Come nel coro delle tragedie greche, quando i giovanetti al tramonto cantavano e il loro canto andava dritto al cielo mentre oggi per le ragazze va di moda il book. Il suo consiglio? “Fotografatevi l’anima”

E la felicità muta in nostalgia sulle note de El bandolero stanco che col cuore infranto / stanotte va / va, su un cavallo bianco, / col suo tormento / lontano va […]

Mentre l’infinito mondo femminile con le sue donne senza età che consolano, accolgono, che sono occhi mani braccia, quell’universo che ha inventato i sentimenti, l’universo della mater che nella sua radice contiene il “metro”, la misura trova la sua celebrazione nelle strofe de La mia ragazza e nei versi di quattro somme poetesse. Nel più bel frammento della greca Saffo “C’è chi dice sia un esercito di cavalieri, c’è chi dice sia un esercito di fanti, c’è chi dice sia una flotta di navi la cosa più bella sulla terra, io invece dico che è ciò che si ama”. Nella risposta della Dickinson al poeta “Tu scrivi

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Poi una ironica filippica contro la pubblicità che atrofizza i cervelli. “Questi sono tempi in cui si comprano solo cose”. E si dichiara amico dell’olio di palma e nemico giurato delle fibre chiosando “Sono cinquanta anni che insegno greco e latino ma non ho ancora capito cosa sia il bifidus acti regularis” Questa incursione nella contemporaneità viene addolcita dalle

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note di una ninna nanna dedicata a Francesca Canzone da lontano Il passero ti seguirà / Non sarai piccola sempre, piccola sempre / Ma ti seguirà, ti seguirà / Il falco ti difenderà / Non sarai debole sempre, debole sempre / Ma ti difenderà, ti difenderà / “Lontano” mi chiedi / “Ma dov’è questo lontano / Lontano è un paese che non ti do la mano / Com’è lontano questo lontano... Poi con Dentro gli occhi si infiamma il teatro E non verranno i briganti a derubarti di notte / perché tutti i briganti prenderanno le botte / non verranno i pirati ad abbordare la nave /perché tutti i pirati andranno in fondo al mare / non verranno i piemontesi ad assalire Gaeta / con le loro Land Rover con le loro Toyota / e se verranno gli indiani con i lunghi coltelli / noi daremo le botte le botte anche a quelli […]

E ancora il discorso sulle madri “ Non c’è amore più grande di quello di una madre” introdotto dalla canzone Vorrei essere tua madre Per amarti senza amare prima me / vorrei essere tua madre... e Due madri dedicata alle nipotine Nina e Cloe Nina due madri ti seguono,/ si specchiano dentro i tuoi occhi di cielo,/ innamorate dal giorno/ che ti hanno cercata e voluta davvero/ Cloe io so cosa pensi:/ due madri son tante,/ però siete in due,/ e si dividono a turno/ i tuoi sorrisi e le lacrime sue […] Un altro tuffo nella storia della canzone italiana con le note un po’ nostalgiche di Milady e poi la più bella dichiarazione d’amore di un figlio a sua madre Che c’eri quando tornavo o non tornavo e mi leggevi negli occhi se avevo bevuto, cantato, fatto l’amore o girato per Milano da solo di notte… Che c’eri quando hai sopportato il mio morbillo e con trentanove di febbre recitavo “La cavalla storna” in delirio… Che c’eri quando una ragazza o una ferita, un sorriso come un lampo o una nuvola nera stavano attraversando la mia vita… Che c’eri a mettermi una chitarra in mano, a tenere nascosti in un cassetto i miei temi… Che c’eri a raccontarmi un’infanzia quando volevo uccidere Sergio in culla con un nocciolo in gola… Tu mi hai insegnato la dolcezze di vivere e perfino a dire le preghiere che mi sembravano ridicole allora, inutili suoni. E c’eri alla mia prima stentata canzone… E c’eri anche quando non erano fatti tuoi, che non t’andava mai bene niente e, in tutta onestà, un bel po’ di volte hai pure rotto, dolcemente, i coglioni.

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Tu c’eri sempre… È che io, io non c’ero, quando te nei se andata. Struggente ricordo di un padre che ritorna ad essere figlio, seguito dalla parole della canzone Dimentica una cosa al giorno Dimentica una cosa al giorno,/ come i tratti di un disegno, /perché devi cancellarlo / prima che ti prenda il sonno, / quasi dopo tanto tanto amore, madre,/ non avessi amato mai […]

E ancora il discorso sulla felicità con la storia di Mohmmed elMagrebi contenuta ne Le mille e una notte, perché la felicità fa dei giri strani ma a volte è proprio lì a portata di mano. Perché la vita è così e spesso non ci accorgiamo delle cose che abbiamo e tra queste la famiglia. La famiglia che accoglie, difende e protegge. La famiglia, luogo della tenerezza e della speranza e bisogna amarla perché è solo l’amore che consente di superare le difficoltà.

E sono le parole di Sogna, ragazzo sogna E ti diranno parole rosse come il sangue, / nere come la notte; / ma non è vero, ragazzo, / che la ragione sta sempre col più forte / io conosco poeti / che spostano i fiumi con il pensiero, / e naviganti infiniti / che sanno parlare con il cielo […] e Chiamami ancora amore e per la barca che è volata in cielo / che i bimbi ancora stavano a giocare / che gli avrei regalato il mare intero/ pur di vedermeli arrivare […], testo vincitore di Sanremo 2011, a terminare questo concerto di musica e parole, pensieri ed emozioni, nostalgia e speranza, memoria e felicità, passato e futuro. Un inno alla vita e all’amore in tutte le sue declinazioni. Prima del bis, concesso generosamente dall’artista e dalla sua strepitosa band composta da Roberto Gualdi alla batteria, Masino Clementi alle chitarre, Antonio Petruzzelli al basso e dal maestro/ direttore d’orchestra Lucio Fabbri al pianoforte e violino, Roberto Vecchioni riceve dal sindaco Paolo Mascaro una targa ricordo a nome della città mentre la Regione Calabria, rappresentata dal consigliere regionale Michele Mirabello, gli consegna un premio come ringraziamento per aver raccontato la Calabria antica alla Borsa del Turismo di Paestum. Due canzoni storiche Luci a San Siro e Samarcanda chiudono il concerto. Pubblico in delirio e standing ovation. Poi lo spettacolo continua nel foyer del teatro…

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momenti felici

momenti felici

Vivere una favola

Due lauree ed un cuore Presso l’ Università di Messina sono state brillantemente conferite con ottimi consensi le lauree in “Scienze Farmaceutiche “ al sig. Cesare Francesco Siesto di Gizzeria discutendo la tesi “Forme farmaceutiche a rilascio modificato applicate nella cura delle patologie del cuore”la cui relatrice è stata la chiarissima dott.ssa Stefania Ferro e alla signorina Torchia Federica di Lamezia Terme, sempre laureanda in Scienze farmaceutiche che ha discusso la tesi “Ruolo dei micro RNA nella patogenesi della lucemialimblastica acuta” la cui relatrice è stata la ch.ma prof Maria Salmeri. Al neo dottore Cesare Francesco Siesto , al papà Antonio, alla mamma Elisabetta Argento, al fratello Francesco, alla sorella Tracy nonché all’amatissimo nonno Francesco Argento, vadano i più vivi auguri e felicitazioni per un radioso avvenire. Anche da parte nostra e della redazione tutta formuliamo al neo dottore un futuro pieno di tanti traguardi non dimenticando mai quanti lo hanno amato e invogliato come la nonna Clementina, ormai passata a miglior vita, alla quale il neo laureato ha dedicato in primis la sua tesi “dedico la mia tesi a Lei che ogni volta che superavo gli esami e ritornavo a casa gioiva più di me dalla gioia. A lei che mi ha dato la forza di non mollare mai la mia carriera universitaria, a lei che mi ha insegnato a vivere, a Lei che ora non c’è più , alla mia amata nonna. Ci uniamo nelle congratulazioni anche alla neo dott.ssa Federica Torchia,al papà Michele, alla madre Rachele Zaffina,alla sorella MariaGiovanna ai quali rivolgiamo i più vivi auguri e felicitazioni per un radioso avvenire. L’emozione di questo giorno resterà per sempre impresso nella memoria dei due giovani che si sono supportati in ogni fase del loro percorso di studi e di vita .Insieme hanno deciso dimettere momentaneamente da parte il lavoro e hanno preferito crescere

nella cultura , raggiungendo i traguardi prefissati con grande soddisfazione.Cesare e Federica hanno avuto degli ottimi maestri di vita che assieme ai loro genitori li hanno forgiati con una tempra indelebile, sostenendo che non sono i soldi a rendere l’uomo indipendente ma la cultura, perché soltanto con la cultura si possono abbattere le frontiere e costruire futuri meravigliosi anche verso i mondi che ancora a noi sono sconosciuti.

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Lamezia Terme, una Città al centro della Calabria troppo spesso criticata e denigrata ingiustamente, è in realtà una Comunità Intellettualmente vivace, in costante crescita economica ed impegnata a contrastare i mali sociali che l’attanagliano come succede in tutte le Città Europee. E’ da questa località che una mattina di Aprile del 2017 parto … anzi partiamo saremo circa 100 Uomini e Donne, di tutte le generazioni possibili ed immaginabili. Viaggiamo gli uni indipendentemente dagli altri con l’unico obiettivo comune di “Vivere una Favola”. Il navigatore è impostato con destinazione in un accogliente Agriturismo nel territorio di Rossano. Due ore di strada sono tante ma partito di buon’ora, alle 10,30 sono stato accolto dal Padre dello sposo, alto, bello ed elegante con occhi grandi ricolmi di felicità, per un giorno tanto atteso e finalmente arrivato. Attraversiamo il Casale antico ma ben tenuto, il nitrito dei cavalli che arriva dalle scuderie fa da sottofondo mentre un Drone volteggia nel Giardino per fotografare la giovane Sposa che saluta dalla Terrazza. Incontro anche lo Sposo, praticamente un Principe, circondato dalla corte in una atmosfera fiabesca, tra i dolci arrivati da una Pasticceria Artigianale di Palmi in provincia di Reggio Calabria ed invitati eleganti, composti, immersi in abiti classici che si abbracciano e si salutano affettuosamente. Molti di loro vengono da lontano e il Matrimonio del parente o dell’amico è il momento tanto atteso per rivedersi, rammentare il passato e condividere una gioia, una grande gioia … anzi una grandissima gioia . Molti oggigiorno manifestano disinteresse per il Rito Civile o il Sacramento del Rito Religioso … ma in tanti ancora coltivano l’idea che il Matrimonio sancisce la Famiglia e le pone le basi per crescere naturalmente. Per questo motivo è importante il giorno del Matrimonio, giorno che se ben fatto, favorirà una vita di coppia intensa e gratificante. Ho giusto il tempo di salutare tutti i presenti che lo Sposo ci lascia per raggiungere il Duomo di Rossano … è li che attenderà la sua Principessa. Mi rimane il tempo di assaporare il tepore del sole d’Aprile ed il profumo della campagna immerso nel verde prato a bordo piscina, un caffè, un pasticcino e la consapevolezza, almeno per un giorno, d’essere in Paradiso. Un Paradiso il nostro, costruito sulla base delle nostre tradizioni millenarie, dei nostri legami famigliari, dei nostri sentimenti più profondi che ci inducono a rendere il giorno del Matrimonio un giorno speciale ed unico, un giorno indimenticabile da condividere con le Persone Care. La Sposa è comparsa in tutto il suo splendore per pochi istanti, fino a scomparire nella sua Cayenne nera ed allontanarsi come solo le Principesse sanno fare. A me spiace dover lasciare il Casale, il Parco e la sua Piscina, ma la favola è solo cominciata e la devo vivere e condividere raggiungendo anche io insieme al gruppo del Casale il Duomo di Rossano. La facciata del Duomo è imponente: oltrepas-

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sata la soglia della grande Porta, mi trovo immerso in 15 secoli di storia. Mi accoglie un imponente impianto architettonico a tre navate, 4 cappelle laterali settecentesche ed un soffitto in legno dorato a cassettoni del settecento. Al centro della navata principale la sacra icona, immagine della Madre di Dio che regge sul braccio sinistro il bambino, protegge e guida Rossano ed i suoi abitanti. Si tratta di un affresco, dalla mistica ed intensa spiritualità dedicato all’Achiropita “Fatto non da man Umana”. Ed in questo luogo sacro dalle origini architettoniche Romanico/Bizantine che il Principe accoglie la sua Sposa. Un giovane Prete celebra il Matrimonio, con voce ferma ed attenta raccoglie l’attenzione di tutti gli astanti sottolineando l’importanza della partecipazione nel condividere la gioia del Matrimonio ed i buoni sentimenti di fratellanza e solidarietà. Mentre dalle vetrate colorate i raggi di un caldo sole illumina l’altare, il Tenore all’ombra dell’antico Organo accompagna le parole ed i gesti degli Sposi fino all’applauso. Le tele e le opere marmoree barocche settecentesche sembrano dall’alto della navata accompagnare gli sposi fin sul sagrato. In un mondo difficile dove il dolore e la cattiveria insidiano quotidianamente la nostra Civiltà … due giovani hanno trovato il coraggio e la forza di unirsi e costituire una Famiglia, perpetuando così la cultura ereditata dai genitori, una cultura di Fede. Un lungo ed appassionato bacio poi gli abbracci dei Parenti e Amici un pizzico di affettuosa confusione e poi via tutti al Castello Flotta. Sono tra i primi ad arrivare, lo stupore è grande: superato il grande viale di palme improvvisamente appare nella sua reale dimensione il “Castello Flotta”. Il cancello a doppia anta, in ferro battuto nero con finiture dorate è chiuso, aspettiamo che ci vengano ad aprire nel mentre che arrivano tutti gli invitati anche essi stupiti e curiosi d’ammirare ciò che s’intravede. Siamo sulla costa Ioni-

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ca in collina con vista mare panoramica, il sole è ancora alto quando 4 cavalli bianchi in testa alla carrozza scoperta stile Luigi XVI compare anticipata dal calpestio degli zoccoli dei quadrupedi. Prendo consapevolezza d’essere finito dentro una Favola dolce e genuina, dove il Principe e la Principessa scesi dal calesse ci aprono il Cancello e scalano il castello attraverso il parco ornato di statue marmoree, cannoni e fontane. Scalinate di marmo, ponti e sorgenti d’acqua. Fiori, palme e siepi. Un susseguirsi di terrazze che dominano il mare aperto fin dentro il Castello. Nella Hall le armature dei soldati medioevali ci rimandano in una epoca lontana, in una epoca in cui il Castello fungeva da difesa in caso di minaccia al fine di proteggere la comunità, la società civile, la Famiglia. Entro nella prima sala rettangolare, immensa stile Re Sole, grandi lampadari in cristallo, affreschi e stucchi dorati. Il cibo esposto sembra armonizzato all’arredamento ed è proprio Il Cavaliere Nicola Flotta ad accogliere gli Sposi donando loro il “Pane” in quanto simbolo della Purezza e Genuinità. Il Cavaliere con i suoi lunghi capelli lisci può trarre in inganno a facili ironie, ma io che sono un testimone posso scrivere che lo stile di Nicola si addice perfettamente al contesto … Lui non può che essere il proprietario del Castello! Lui che regala una Rosa Rossa a tutte le Donne che incontra, lui che può raccontare di viaggi intorno al mondo nelle immense navi da crociera dove ha lavorato instancabilmente per anni, coltivando il sogno di “ Vivere una Favola” e far “Vivere una Favola” a chi ha ancora voglia di sognare. Dopo l’aperitivo gli Sposi hanno aperto la grande sala da pranzo, stesso stile ma colori diversi, Angeli raffigurati in grandi affreschi , due troni fiabeschi e tavolate principesche. E’ quasi notte e il cielo si illumina di fuochi colorati e rumorosi, prima lenti poi man mano sempre più impetuosi fino ad illuminare il mare. Dalla mia terrazza ho intravisto ad ogni bagliore due profili dal sorriso felice e gli occhi umidi, erano il Principe e la Principessa abbracciati in un lungo sodalizio che sono certo non finirà mai. L’ultima sala si apre ai commensali per incantare gli ospiti con torta, dolci, gelati e leccornie, a ricordare che al meglio non c’è mai fine se viviamo in una Favola. Per me è tardi, mi congedo come nella favola di Cenerentola e scappo via, ma uscendo trovandomi alla base della collina non posso che rivolgere lo sguardo al Castello Flotta bianchissimo nel buio della notte, illuminato dalle fiaccole mi sembra quasi immenso. La Favola è finita, mi rimane la consapevolezza di aver condiviso una giornata straordinaria grazie agli Sposi e di aver scoperto un luogo incantato dove ogni statua racconta una sua storia. Questa è anche la Calabria, eccellenze che il mondo ci invidia e che noi abbiamo il dovere di conoscere, difendere ed apprezzare.

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Scuola

Scuola

Inte(G)razione se ne è parlato nella Scuola Pitagora

Dai parchi avventura ai musei prosegue l’alternanza scuola-lavoro al Campanella Dalla promozione culturale all’ informazione e alla comunicazione. Dalle attività a contatto con la natura alle esperienze negli studi legali e nelle aule dei tribunali. Una proposta varia e articolata quella dell’alternanza scuola – lavoro al Liceo Campanella di Lamezia Terme che da quasi tre mesi ha avviato tutti i progetti di alternanza previsti nel piano formativo dell’anno scolastico in corso, consentendo agli studenti del terzo e quarto anno di svolgere il programma previsto per ciascuna attività tra ore di teoria in classe e ore di pratica sul campo. Tra i progetti attivati dall’istituto superiore lametino: “Arché: musei, siti e botteghe”, in collaborazione con il Museo Diocesano, l’associazione “Ceramica concreta” e Figulus, con obiettivo finale la realizzazione di piatti in ceramica secondo lo stile della tradizione magnogreca e la trasmissione agli studenti delle competenze di base per presentare ai visitatori le opere d’arte del museo; “Sorvolando Lamezia”, con l’opportunità per gli studenti di vivere il grande parco avventura di località Dossi Comuni e sperimentare idee innovative di gestione del parco; imparare a gestire la comunicazione della scuola attraverso i mezzi di informazione tradizionali e i new media con il progetto “Scuolinforma 2.0”; presso la sala di registrazione di “Dissonanze studios” gli studenti dell’indirizzo musicale sono al lavoro già da diverse settimane per fare esperienza del lavoro in una sala d’incisione con l’obiettivo finale di registrare un cd prodotto dagli studenti; grazie alla collaborazione con “Ama Calabria”, gli studenti del Campanella stanno svolgendo servizio in sala e accoglienza nell’ambito della stagione di prosa al Teatro Grandinetti; per gli studenti del Liceo Economico Sociale, grazie alla partnership con l’ordine degli avvocati di Lamezia Terme, alcuni studenti hanno iniziato a collaborare presso gli studi legali e ad assistere la mattina ad udienze in tribunale; conoscere il patrimonio librario della biblioteca e della casa del libro antico per promuoverlo all’esterno è stata la finalità del percorso di alternanza in collaborazione con la Biblioteca Comunale e il Comune di Lamezia Terme.

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Tra le attività nell’ambito dell’alternanza scuola – lavoro, alcuni studenti svolgono la funzione di tutor per gli studenti delle scuole medie che si stanno preparando agli esami per conseguire la certificazione linguistica di lingua francese DELF, livelli A1 e A2. E ancora, attiva la collaborazione con la sede regionale della Rai che porterà gli studenti nelle prossime settimane a visitare la sede della Rai regionale a Cosenza per scoprire come nasce la notizia e come viene diffusa attraverso l’emittente televisiva. In collaborazione con l’istituto comprensivo Don Milani, alcune classi del Liceo Campanella portano avanti un progetto di valorizzazione delle finalità pedagogiche della musica. Referente dei progetti di alternanza per l’istituto è la docente Michela Cimmino insieme a uno staff che, oltre ai tutor esterni, coinvolge i docenti Licia Di Salvo, Rossella Garritano, Maria Fiorentino, Saverio Molinaro, Franco Ferrise, Ivana Zaffina e Carmen Marra. Soddisfazione dalla docente Michela Cimmino che sottolinea come “per una precisa scelta del nostro istituto e per una mirata gestione delle risorse destinate dal Miur all’alternanza scuola – lavoro, tutte le attività, sia quelle a scuola sia quelle all’esterno, sono completamente gratuite per i nostri studenti. E’ un segnale importante per dare a tutti le stesse opportunità, come ogni scuola pubblica dovrebbe sempre fare, e far comprendere agli studenti e alle loro famiglie il valore di una proposta formativa che può orientarli nelle loro scelte future”. Per il dirigente Giovanni Martello “l’avvio di tutti i progetti di alternanza nel nostro istituto, molti dei quali hanno già superato la metà delle ore previste, è ulteriore conferma di una scuola che da sempre, prima che l’alternanza fosse resa obbligatoria dalla legge 107, ha scommesso sulla connessione tra scuola e mondo del lavoro, per rispondere alle sfide di un mondo del lavoro in costante trasformazione, che chiede ai nostri giovani competenze specifiche, una professionalità dinamica e spirito di autoimprenditorialità”.

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In aprile, presso l’Auditorium della Scuola secondaria di primo grado “Pitagora”,si è svolta la manifestazione conclusiva del Progetto “Inte(G) razione”. All’incontro hanno partecipato rappresentanti della Caritas diocesana, dello SPRAR “Due Soli” e della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia. Il progetto, coordinato dalle docenti di lettere e di religione e svolto dagli alunni delle classi terze, ha avuto come finalità l’acquisizione di una conoscenza riguardo i temi relativi all’immigrazione ed in particolare all’integrazione e all’accoglienza. Sono intervenuti la Dirigente Scolastica, dottoressa Teresa Bevilacqua, che ha sottolineato l’importanza dell’integrazione e dell’inclusività all’interno di quel micro cosmo, rappresentato dalla scuola di oggi. Accoglienza che deve essere fatta con opportuni e mirati strumenti didattici, ma anche con il cuore. Significativo è stata la testimonianza delle due

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volontarie della Caritas Diocesana di Lamezia Terme, che si prodigano quotidianamente nel fornire aiuti concreti ai numerosi extracomunitari presenti in città. L’intervento della Capitaneria di porto ha segnato un momento di intensa emozione, suscitata dalla visione delle immagini relative ai continui e spesso difficili salvataggi. Il Tenente di Vascello , Valentino Romanazzi, e il Sottotenente di Vascello , Gianluca Greco, hanno commentato il video, riferendo, all’attento pubblico dei ragazzi sul loro operato e sui loro interventi in mare aperto per il salvataggio dei tanti

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profughi che, carichi di speranza, attraversano quotidianamente il Mar Mediterraneo. E’ seguito poi l’intervento della signora Antonella di Spena, operatrice banca dati dello SPRAR “Due soli” di Lamezia Terme, che ha illustrato le modalità di assistenza e di protezione, volte a favorire il percorso di integrazione della persona, attraverso l’acquisizione di una ritrovata autonomia. La testimonianza diretta di tre giovani immigrati, la siriana Aisha Hamza , il ghanese Abdul Malik Muhuammed, e il guineano Mamadou Balde ha fortemente coinvolto i giovani studenti che hanno posto diverse domande. L’incontro si è concluso con la visione del cortometraggio “ Il Volo”, del regista W.Wenders, che racconta l’esperienze di accoglienza dei rifugiati in alcuni borghi abbandonati della costa Jonica calabrese, quali Badolato e Riace che grazie all’ospitalità offerta ai migranti si sono ripopolati.

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Sport

Sport Cronoscalata

FUTSAL FEMMINILE/SERIE A/Bilancio finale dopo i play off persi

CronoReventino: un successo annunciato

CronoReventino: un successo annunciato bagnato dalla pioggia Domenico Scola con la Osella FA 30 Zytek, prototipo monoposto di gruppo E2SS gommata Avon, con il tempo totale di 5’48”10 (2’57”00 + 2’51”10), ha vinto la 19ª Cronoscalata del Reventino, gara di apertura del Campionato Italiano Velocità Montagna.A distanza di 50 anni lo stesso nome ha riecheggiato sulla strada provinciale 159/1 che sale dal Castello di Nicastro al Passo di Acquavona. Era l’11 giugno del 1967 quando il mitico Domenico Scola, detto “Don Mimì” si aggiudicava la prima edizione di una gara che sarebbe entrata nella legenda delle corse in salita. Allora la corsa si sviluppava sui 14,5 chilometri ed erano stati percorsi in 9’06”47 alla medi oraria di km 92,429 e Don Mimì trionfava con la sua Abarth 2000.Don Mimì se nè andato poco più di un anno fa e suo nipote ne ha raccolto l’eredità onorando i 50 anni di quella storica vittoria ripetendo le sue gesta.Una vittoria voluta e cercata già nel messaggio-ricordo di un anno fa da junior a senior: “Resterai sempre lì, accanto a me. Ad affrontare gli ostacoli che ogni giorno la vita ci mette davanti e superarli con la tua solita forza che ti ha sempre contraddistinto da tutti!! Resterai sempre accanto a me ad ogni partenza, ad ogni curva, ad ogni arrivo. Eri, sei e continuerai sempre ad essere il mio punto di riferimento, la mia spalla, la mia forza.Ps: Mi raccomando ci vediamo al reventino in partenza come dicevi qualche giorno fa… io, come sempre sarò sempre lì a voltarmi per incrociare il tuo sguardo. Ciao nonno, ti voglio bene”.Don Mimì aveva sempre amato questa corsa che la sentiva casa sua ed aveva corso su quei tornanti fino a qualche anno fa quasi ottantenne, probabilmente, la considerava come una sorta di prova di laurea per chi vuole diventare un campione nelle corse in salita, ora il testimone è passato al nipote che siamo sicuri non mancherà di emulare le gesta del nonno. La competizione pag. 18

SFUMA PER LA ROYAL IL SOGNO DELLA SERIE A ELITE Tanti sacrifici non ripagati dai risultati. Ed ora l’incognita-futuro…

organizzata da Racing Team Lamezia e Lamezia Motorsport con il patrocinio dell’AC Catanzaro e dallo CSEN è stata bagnata da una pioggerellina che ne ha allungato i tempi di svolgimento ma non ha compromesso assolutamente il battesimo del Campionato Italiano Velocità Montagna 2017. La pioggia è arrivata sul finire della prima prova di gara e da quel momento ha accompagnato ed allungato quasi tutto lo svolgimento della corsa, costringendo diversi piloti al cambio-gomme. Sul podio di una gara divenuta incerta più di quanto ci sia spettava hanno accompagnato Scola sul podio il sardo di CST Sport Omar Magliona su Norma M20 Fc Zytek, biposto di gruppo E2SC, gommata Pirelli e Christian Merli, vincitore di gara 2 sulla ufficiale monoposto prototipo Osella FA 30 EVO Fortech equipaggiata con pneumatici Avon, sul pilota trentino ha comunque pesato la penalità di 10 secondi per via di un ritardo allo start della prima prova.Per il podio è stata comunque determinante l’uscita di scena di Achille Lombardi che con la sua Osella PA 21 EVO aveva vinto gara 1 con il tempo di 2’51”11, poi una toccata in gara 2 lo ha costretto al ritiro.Diversi i piloti lametini che si sono cimentati nella gara di casa. Da segnalare nell’affollato gruppo delle “Le Bicilindriche” il terzo posto di Angelo Mercuri, Campione in carica, con la sua Fiat 500 e le prove di Claudio Gullo, Luca Miceli, Francesco Mercuri, Antonio Cavalieri, Massimo Perri. Presenza completata da Carmelo Tropeano, Antonio Lento Per Racing Team Lamezia e Lamezia Motorsport una grande successo organizzativo sottolineato dalla parole di ringraziamento, espresse durante la cerimonia di premiazione dei piloti, verso Enti ed Istituzioni che sono sempre state vicine a questa manifestazione, nonché, di tutti gli operatori commerciali, alcuni presenti fin dalla prima edizione, che ancora una volta hanno voluto essere vicini ad Enzo Rizzo e Sergio Servidone per la buona riuscita di una kermesse che dà lustro alla città non solo in termini di immagine ma anche nella realtà di un’economia vitalizzata nel settore turistico-alberghiero.

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Lamezia e non solo

Non ce l’ha fatta la Royal Team Lamezia: sconfitta nelle due semifinali play off per la A Elite contro il Ciampino, dopo il terzo posto a fine regular season. 5-2 all’andata e 3-2 in casa al ritorno. Merito alle laziali che hanno messo in cassaforte la finale con Grisignano nella gara di andata. E dire che in quell’occasione la Royal, nonostante il lungo viaggio dal mattino di domenica, era riuscita a pareggiare (2-2) in rimonta, salvo poi beccare altri 3 gol. Nel ritorno invece, Royal troppo prevedibile nel primo tempo e senza la dovuta cattiveria agonistica e grinta, chiuso senza gol. Meglio nella ripresa, ma subito condizionata, anche stavolta, dal doppio vantaggio laziale. “Purtroppo è andata male: quest’anno si ci credeva di più perché la squadra era stata costruita per centrare l’obiettivo. Pazienza. Le ragazze hanno dato tutto nella semifinale di ritorno, dimostrando di voler rimontare ma non ci sono riuscite. Onore al Ciampino ma anche alla Royal che ha lottato fino alla fine”. E’ stato il commento a caldo di un deluso presidente Nicola Mazzocca. Se le ragazze meritano un plauso, per il massimo dirigente Mazzocca, e la moglie Claudia Vetromilo, meritano ancora di più. Passione ‘folle’ nata quattro stagioni fa quando, dopo un primo anno di assestamento ecco la promozione in A al secondo colpo. Quindi gli ultimi due anni in Serie A: la scorsa stagione raggiungendo sempre la semifinale play off, seppur non programmata. Quest’anno, invece, l’obiettivo dichiarato era appunto la A Elite e, obiettivamente, la squadra si presentava sicuramente più forte. Evidentemente però, non è sbocciata la chimica vincente se si riavvolge il nastro e si pensa alle problematiche tecniche a cavallo di Natale. Via Carnuccio, interregno di Fragola e ritorno di Carnuccio. Non tutto è stato indolore. Anzi, alla lunga, l’andirivieni con annessi rapporti un po’ deteriorati ha presentato il conto. Tuttavia, la squadra ha saputo nonostante tutto far fronte comune, sicuramente non da ostacolare il cammino al Sandos promosso, seppur nella prima parte la stessa squadra pugliese è stata costretta ad inseguire. E peccato anche per il secondo posto ad appannaggio della matricola Fasano, nonostante battuto due volte dalla Royal in campionato. Ma, tra le altre problematiche, c’è da evidenziare come raramente un uomo solo al comando (leggasi Nicola Mazzocca) porti a reggere a lungo le sorti di una società. Senza scomodare altre realtà passate, anche lametine, è l’unione delle forze che rende solido e duraturo un progetto societario e tecnico. Ritornando quindi alle anzidette dichiarazioni del patron Mazzocca, al netto della delusione a caldo, per il futuro – attualmente nebuloso, e ve ne daremo conto più avanti – occorre una riflessione seria e partecipata.

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1) In 4 anni Mazzocca ed il suo staff hanno creato dal nulla una realtà di calcio femminile che ha portato ogni domenica al PalaSparti dalle 400 alle 800 persone nelle gare di cartello; 2) Ha cercato di creare un vivaio, diffondendo in qualche scuola la pratica del futsal femminile col progetto ‘baby futsal’; 3) Sul piano tecnico: una promozione in A; due semifinali play off in A; 2 finali di Coppa Italia perse, una in Serie C, l’altra nelle recenti Final Eight; 4) Ha messo su in soli venti giorni la portentosa Final Eight con 8 squadre coinvolte da tutta Italia facendo risuonare, finalmente positivamente, il nome di Lamezia Terme e della Calabria in tutta Italia, non solo per gli aspetti tecnici quanto anche per quelli organizzativi, in particolare con la splendida ospitalità alla squadra del Norcia accolta in tante scuole lametine con tanta commozione per la tragedia del terremoto che le ha colpite; 5) Ha intrecciato sul territorio rapporti sportivi, solidali oltre che economici con sponsor, alberghi, ristoranti e indotto vario, con altre realtà sportive, si pensi ai Lucky Friends; alla giornata dell’autismo, della legalità, della lotta contro il femminicidio. Insomma, scusate se è poco! Tutto ciò dal nulla! In soli quattro anni! Senza considerare la serietà riscontrata dalle diverse calcettiste nei confronti della società, alcune specie quest’anno provenienti anche da fuori regione, si pensi alla Losurdo dal Piemonte; Malato e Tinè dalla Sicilia. Oltre che altre da fuori Lamezia. Certo, a leggere quanto seguirà da parte dello stesso sincero e trasparente presidente Mazzocca, sovviene solo un’esclamazione: peccato! Presidente Mazzocca, se potessi tornare indietro? “E’ chiaro che a gara di andata a Ciampino ha fatto pendere la bilancia per loro: partire al mattino presto per giocare di pomeriggio non è stato produttivo, lo sapevo, ma ho chiesto aiuto ricevendo nulla. E così il 5-2 s’è rivelato troppo pesante”. Seppur a caldo, il futuro? “A Lamezia sembra non ci siano i presupposti per il calcio femminile: forse gli imprenditori preferiscono aiutare altri. Essere arrivati fin qui, con i tornei vinti, le finali di Coppa e le Final Eight, giusto per citare qualche risultato, senza ricevere aiuti, se non da qualcuno, non è bello. Sto lottando vanamente da due anni ma chiaramente non sono un industriale che può mantenere questi ritmi. Ringrazio chi ci ha sostenuto anche e soprattutto domenica nel ritorno dei play off considerato che a Lamezia c’erano anche altre manifestazioni”. Speriamo non significhi: sipario!

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Fare Pubblico al TIP

Niki e l’Utero affittato in Canada da una donna indonesiana Nicola Vendola, in politica Niki, è un grand’uomo della sinistra radicale. Anche lui, come tutti gli altri che appartengono a quell’area politica, “difensore dei poveri, degli emarginati, dei lavoratori e degli incapienti, ecc. ecc.,” dopo solo otto anni di presidenza della regione Puglie ha terminato il suo impegno amministrativo con una buona uscita ed una retribuzione mensile che nemmeno un docente universitario di ruolo, che abbia lavorato per 45 anni in tre, quattro Università del nostro Paese, si sogna di avere al termine della sua carriera. Né come liquidazione, né come pensione.

Al termine del suo mandato amministrativo, con in tasca un bel gruzzolo, Nick, il Tribuno della sinistra dura e pura, se n’è andato in Canada con il suo compagno Mik e, con le tasche piene di euro, ha preso in affitto l’utero di una donna di origine indonesiana (magari una poveraccia che non aveva altro modo per sfamarsi se non quello di vendersi l’utero, appunto) per la “modica” somma di 135mila euro; si è fatto “fabbricare” un figlio e poi se n’è ritornato in Italia a dirci che la via scelta da lui è la più facile e gratificante del mondo. E che tutti i lavoratori italiani, che vogliano avere un figlio, possono, da ora in poi, percorrerla (anche quelli che guadagnano 800 euro al mese e non 6mila come lui.) E la madre del figlio nato dalla donna che gli ha affittato l’utero, mi viene da chiedere? L’ha lasciata lì, in Canada. Naturalmente, senza il figlio che ha portato in grembo per nove mesi, ma a “godersi” i suoi 130mila euro! Nelle settimane scorse Nik ha ripreso a fare politica a tempo pieno. Si è presentato al congresso di SI e Sel (la sinistra radicale, per intenderci) al canto di bandiera rossa e con il pugno della mano sinistra chiuso come ai bei tempi del vetero-comunismo-stalinismo.

Evidentemente il Nostro, non si è ancora accorto che il Muro di Berlino è crollato ed i calcinacci gli si sono rovesciati addosso. E che comunista è rimasto un solo Paese al mondo, la Corea del Nord, la cui legislazione però non contempla, a quanto ne sappia io, l’affitto dell’utero. Infine, ha esposto le sue idee in merito alla nuova formazione politica dicendo che bisogna dar vita ad un soggetto di sinistra, che più a sinistra non si può, però largo, inclusivo, accogliente con dentro anche i “cattolici democratici” (che non ho capito bene quale

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razza di cattolici siano, ma che tutta la galassia dei mini-partiti che si richiamano al comunismo esistente in Italia dice di volere, assolutamente, come alleati); lottare contro le politiche liberiste , responsabili di tutti i guai dell’Italia, dell’Europa, del mondo intero e bla, bla, bla! Ed ha continuato con questa cantilena allo stesso modo di un cane, che abbaia a lungo

alla luna tanto da stordirsi ed essere indotto ad andare all’estero per farsi dare in affitto l’utero da una donna, misera e priva del necessario per vivere, per il piacere suo e del compagno Mik di avere un figlio. “Ah, come godiamo” - dicono soddisfatti Nik e Mik dopo aver raggiunto l’obiettivo – “finalmente abbiamo un figlio”. Senza che lui - questo piccolo essere innocente, che non saprà mai da quale donna sia nato - possa mai essere cullato dall’amore e dalla ninna nanna di una madre. Forse, da quello di una badante qualsiasi. “Che cosa ci può essere di più godurioso nella vita?”

C’erano una volta i comunisti e le femministe di Padre Maurizio Patriciello*

Oggi è ancora là a gridare al mondo la vergona dell’utero in affitto. Dei bambini ordinati come se fossero salsicce. Dei figli strappati alla loro mamma poverissima e dati dietro pagamento ai ricchi che possono permettersi di ordinarli a pagamento. “Nessuno tocchi Caino” è stato lo slogan scandito per tanti anni contro la pena di morte. Ed è giusto. Purtroppo le stesse persone che vogliono che “nessuno tocchi Caino” fanno di tutto perché si possa fare scempio di Abele. Abele: l’innocente cui viene rapinato il diritto ad avere un papà e una mamma. Un innocente che viene strappato dalla mammella di chi lo ha messo al mondo e dato a chi ha pagato denaro contante per soddisfare un suo desiderio che ama definire “diritto”. Nostalgia tiranna. Che mi fa rimpiangere i vecchi comunisti e le femministe toste ed agguerrite di una volta. I poveri saranno sempre più poveri. E i ricchi sempre più ricchi con i figli dei poveri. Verranno giorni in cui solo ai ricchi sarà consentito di avere figli. Figli fatti dai poveri, naturalmente. Verranno i giorni in cui questi figli diventati adulti chiederanno spiegazioni a chi andò a comprarli approfittando della povertà della loro vera mamma. Quando ci sarà dato di vedere una donna ricca di un paese ricco partorire un figlio per una coppia povera di un paese povero? Chi lo avrebbe detto.

La Chiesa si ritrova a difendere non più la fede ma la semplice ragione. È proprio vero. Il peccato prima di renderci peccatori ci ottunde la vista, il senno e la ragione. Dio benedica tutti. Soprattutto questi bambini trattati come se fossero merce». *Padre Maurizio Patriciello, è il prete che

difende le vittime “della terra dei fuochi”.

«C’erano una volta i comunisti», scrive don Patriciello, senza nominare Vendola. «Tutelavano – dicevano – gli interessi dei poveri. Lottavano per l’ uguaglianza sociale. La liberazione dei proletari. Oggi, purtroppo, non ci sono più. C’erano una volta le femministe. Tutelavano – dicevano – gli interessi della donne. Lottavano per l’uguaglianza sociale. La liberazione delle donne. Oggi, purtroppo, non ci sono più. C’era una volta la Chiesa. Tutelava – diceva – gli interessi dei poveri e delle donne. Lottava per l’uguaglianza sociale. La liberazione dei poveri e delle donne.

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Lamezia e non solo

In collaborazione con Primavera dei teatri il 28, 29 e 30 aprile Fare Pubblico / nuove dialettiche del fare e del vedere a Teatro Pubblico · Organizzato da Scenari Visibili e TIP Teatro. Tre giorni nel teatro. Il teatro a Lamezia ha una tradizione forte ed ottime compagnie da molti anni sperimentano nuove forme di espressione e coinvolgono il pubblico e gli studenti con laboratori e proposte. Il Tip Teatro, nato da pochi mesi, in un palazzo del centro storico cittadino, è uno dei luoghi dove è possibile assistere al teatro partecipato. Così mi iscrivo felice a questa tre giorni di seminari e studio. Gli appunti presi cominciano con le parole di Dario Natale, regista e attore della compagnia Scenari Visibili: Esigenza del presente. Questi due giorni di seminari sono una esigenza del presente. E ci troviamo in una sede piccola, in una realtà nata da poco dopo che i teatri a Lamezia furono vinti per bando da una associazione di tecnici. Con noi alcuni alunni del Liceo Campanella e del Liceo Scientifico che frequenteranno i corsi sul teatro. Albano, Pisano, Toppi, come Zoff, Burgnich e Facchetti. La difesa del nostro teatro declinata come i mitici tre di una nazionale di calcio Ho segnato con un solo lemma a volte tutto un lungo raccontare di Settimio Pisani su Primavera dei Teatri a Castrovillari, realtà che compie 18 anni, nata nel ‘99, dal nulla. Verginità di un territorio, teatro diverso e alto, qualità e poi quella prima volta con l’Orlando Furioso. Una scommessa difficile in un territorio lontano dalle vie di comunicazioni più accessibili e con un teatro cittadino chiuso da tempo. Ora invece le compagnie debuttano per la loro prima messa in scena proprio a Castrovillari davanti ad un pubblico eterogeneo fatto di persone che si fidano delle proposte. Un teatro legato al testo scritto, un teatro che deve parlare delle contraddizioni e dare un Lamezia e non solo

motivo a chi viene di sopportare il disagio del viaggio ed ai residenti l’orgoglio di parteciparvi. Vincenzo Albano organizza a Salerno altra splendida realtà e stagione teatrale. E di lui mi piace ricordare le sue parole: “Siamo abituati a pensare in piccolo. Noi dobbiamo cambiare linguaggio e metodo per convincere i privati a sponsorizzare le nostre iniziative.” Partendo dal dato di fatto che la manna dei contributi pubblici vada nel mare della nullità, chiunque voglia far teatro dovrà rivolgersi altrove con numeri alla mano e lavorare sulla visibilità e convenienza di quella iniziativa. Conferma Alessandro Toppi che i soldi pubblici vanno a Napoli, per esempio, ad un certo Alfredo Balsamo presidente di circuiti teatrali che dovrebbe circuitare e circuitizza un bel nulla. Toppi ci racconta la sua formazione di critico partendo da Roberto De Monticelli, suoi pezzi di critica raccolti nel Le mille notti di un critico, e da Franco Quadri fino a Giulio Baffi che rappresenta gli anni ottanta novanta della critica. Una critica fatta senza slanci, anzi la prima frase che Baffi disse a Toppi fu: “La critica è morta.” Per Toppi, come pure per me in altri campi, la funzione della critica è testimonianza. Veniamo da anni di sciupio incredibile, il ventennio berlusconiano ha dissolto troppo e tanto ma le radici di un territorio sopravvivono anche al fuoco e al gelo. Là dove non c’era nulla ora c’è una splendida realtà e il vincolo della fiducia fra noi si riforma nel riportare tutto ad un senso. Dalla novella di Cechov “ La legge del fucile” Toppi racconta con Cechov di

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quel fucile appeso ad un muro e descritto dal narratore all’inizio e conclude con l’esigenza che il fucile alla fine spari. Ogni cosa si riunisce al suo inizio in una circolarità che forma l’idea del tempo: esserci. L’esigenza del presente. Paola Abenavoli ci raggiunge sabato mattina e racconta di una rinascita. il teatro che rinasce dalle periferie, ci racconta di una ricerca per un nuovo linguaggio contro la massificazione dei grandi teatri nazionali appannaggio di compagnie ormai consolidate. Dalle periferie la voglia di recuperare il dialetto come diversità non come scimmiottamento, l’uso cambia, rispetto alle compagnie dialettali che sempre hanno portato in scena un modello stereotipato di dialetto, ora in queste nuove commistioni fra italiano e dialetto, in un dialetto ritrovato e rispettato ci sta tutta la carica rivoluzionaria di una conquista. Paola ricorda Dissonorata di Saverio la Ruina, la vita difficile al sud di donne sacrificate, Patres di Saverio Tavano, recitato da Dario Natale e GianLuca Vetromilo, l’avvelenamento dei rapporti padre figlio e l’avvelenamento di un territorio. Un dialetto che diventa una musica e quindi universale. Un dialetto come riscatto. Con Albano tracciamo parabole e ricomponiamo frammenti a Salerno, la parola scritta compie una parabola e immaginiamo tutti questa linea andare da noi a loro, dal teatro alla strada, dal teatro all’interno dell’autore stesso in un attraversare che ci fa camminare e giocare insieme. Ci parla di scouting e di competenze trasversali affinché un testo venga letto tramite le fotografie e le musiche, con il retroterra di pensiero, nostra ricchezza. E con il ritmo del verso modulato secondo il rumore delle onde del mare che Mimmo Borrelli, drammaturgo della zona Flegrea, di Bacoli, di Torre del Greco, insegna a contare ad Alessandro Toppi, sulle dita della mano, ci lasciamo cullare dal rumore del mare. Un teatro amato. Ippolita Luzzo pag. 21


torturato, ma sempre attenti ai limiti di ogni mattonella, sempre attenti e guardinghi (cfr. pag. 49): è una confessione, un guardare al passato colmo di limiti, a volte statico, per guardare oltre. In fondo non è stato inutile. Vieni, accompagnami nella mia casuale grotta. Restiamo insieme, entrambi assenti ed essenti. Along the way (cfr. pag.51… Un percorso che sembra finire, ma è solo un inizio: come dire di restare, finalmente, con la nostra anima, non più legati alle mattonelle, come schemi di un ballo, ma assenti a ciò che deve essere ed essenti per ciò che è. Non pura filosofia, semplice naturalezza. In LA MUSICA DIPINGE L’ANIMA gli echi pavesiani sono palesi, senza appesantire. Anzi, fanno acquistare leggerezza ad ogni assunto, ad ogni verso.

Carissimi lettori, ALONG THE WAY di Tommaso Cozzitorto, non è un libro qualunque. Più che lungo la strada, io direi lungo il cammino, il cammino di un’anima. Quello in bilico fra l’essere e il non essere, fra il senso e il non senso. Le emozioni sono come un profumo: non afferrate vacillano, per poi spegnersi, come la musica della seconda parte del volume: LA MUSICA DIPINGE L’ANIMA. Dalle emozioni nascono i sentimenti, ma essi sono già un risultato, una consistenza, una verità. La grotta dell’inizio di Along the way è quella platonica, da cui tutto ha origine e, in fondo, a cui tutto torna, non è più un mito, ma una speranza, dove finisce il tempo tradizionale e inizia quello intimo. “Il cubo era nero, inondato di fasci di luce, emanava vita soggettiva ed entrava vita oggettiva (cfr.pag.19): la lotta eterna fra soggetto e oggetto, il reale confuso dalla soggettività e dall’oggettività inconciliabili. Ogni parola del libro trasuda forza interiore, sia pure velata da un senso di nostalgia. Ma vi è come un senso di rinascita, una voglia di libertà e liberazione da una vecchia pelle, per trovare il senso di una nuova stagione. Più che di un amore antico, il racconto parla di un dialogo con la propria anima. L’amore non è che la metafora del proprio sé interiore. Dietro un apparente linguaggio amoroso del ricordo, l’autore dialoga con ciò che era, che è, che diviene, along the way… L’amore è come un pretesto per avvicinare chi legge. I dialoghi con la propria anima sono ostici al pubblico e l’autore, a parer mio, maschera, con un sentimento diretto ad altro da sé, l’amore per sé, rendendosi misterioso e, al tempo stesso, meno distante nella comunicazione. Tutto diventa un dialogo appassionato con un sé in mutamento, con una forma fluttuante di se stesso, che coglie di sorpresa, stupisce, ma non contiene alcuna forma di autoesaltazione, né di autocompiacimento. Dunque, il dialogo con se stessi non assume forme narcisistiche, ma la più alta forma di amore, quella contenuta nel secondo Comandamento: “Ama il prossimo tuo, come te stesso”. Come, non di meno, non di più. È in quel nuovo amarsi, che è racchiuso il senso dell’essere, il non cedere più ai compromessi, il buttar via ciò che non ci ha lasciato nulla. Siamo stati attenti a non sfiorare i limiti di ogni mattonella, rischiando di rimanere immobili, ci hanno colpiti, ci hanno

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Personalmente, mi sono ritrovata, chiudendo gli occhi, leggendo, al centro del Palau de la Música Catalana di Barcellona. Un posto che vibra di suoni e di emozioni. Un tutt’uno con realtà fatte di note e brividi di sentimento. Qui la naturalezza, pur vestita di semplicità, ha piccoli picchi enfatici: la metafora si toglie il velo e appare la realtà in tutto il suo splendore: Gli istanti diverranno\ le ore, le ore\ diverranno i giorni\ e il buio lo chiameremo\ sole (cfr. pag. 19, parte seconda) … ALONG THE WAY e LA MUSICA DIPINGE L’ANIMA, presenti, non a caso, nello stesso testo, sono, per me, due parti della stessa medaglia: la prima rappresenta la realtà velata, pudica; la seconda rappresenta la realtà in tutta la sua luce, in tutto il suo fulgore. Finalmente riunite, non più separate, in quel tempo che è anche spazio e viceversa; in quel cammino che è tutta la nostra vita e attraversa tutte le nostre strade. Come un gioco di specchi, persino al contrario… Come diceva qualcuno, on the road; come dice qualcun altro, along the way… Buona, fantasmagorica, lettura.

Si fa sera

Giardino d’infanzia Correvo lungo il viale alberoso della casa di mattoni scuri. Correvo saltellando con le braccia levate al cielo per rincorrere le rondini che basse volavano sulle cime più alte degli aranci in fiore. Correvo e saltavo, ogni tanto mi fermavo per raccogliere le timide viole che silenziose sbucavano fra le verdi foglie a forma di cuore. Più in là i cespugli di ortenzie rosa e celeste che mi hanno accompagnato lungo tutto il percorso della mia vita. Ho tentato sempre di ricostruire altrove la parvenza del giardino che non c’è più, ma ahimè le ortenzie che vaporose fiorivano d’estate, al morire dell’autunno se ne andavano per sempre, Aldilà del viale alberi di frutta arricchivano con la loro bellezza quel luogo per me incantato. Di notte, il cielo era strano, così alto e così azzurro! Una moltitudine di occhi stellati vegliava sulla casa e il profumo delle mammole sbalordiva il passante frettoloso.

Satirellando

Sull’albero azzurro un raggio di sole obliquo si posa

Mutuando il titolo dal romanzo di Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira, mi diletto a definire un tipo, senza genere, né età, molto comune di questi tempi: un soggetto che mente sull’età e crede di non morire mai e che, inoltre, per le qualità che si attribuisce, si crede trendy e à la page, come nessun altro, pensando di comprendere tutto e di essere al di sopra di tutto... Buona lettura e buone risate.

L’ibisco racchiude i suoi petali in un bozzolo d’oro. Il giorno s’attenua lasciando rugiada sull’ erba. La luna girando nel cielo gioca col tempo Le ombre vagando trattengono il fiato

Editore: Grafichè di A. Perri

Oggi con te andato via, finisce quel tempo, finisce quel sogno. Sento ancora la voce della nonna intorno alla siepe carica di buganville, e il ronzare delle api, e il volo delle farfalle. Ormai colonne di cemento s’innalzano al cielo facendo impallidire la luna ed io cerco invano qualcosa che stasera è andata via per sempre. E’ l’imbrunire, il sole sta sparendo, un uccello disperato batte le sue ali contro i vetri del mio balcone, intorno non c’è nessuno all’infuori di me. Quando nei miei sogni ritorneranno a sbocciare le gardenie rosso sangue e le ortenzie riempiranno di gioia il lungo viale noi saremo li a giocare e tu in mezzo a noi.. Intanto il cielo diventa sempre più incerto, come se avesse voglia di fuggire dal mondo degli uomini e anche la luna si nasconde dietro una nuvola blu lasciando il giorno alle sue spalle..... Silenzio!

Ines Pugliese

Lamezia e non solo

che ogni sua cosa sia sincera:\ persino che i suoi mortali panni, \ non sorpassino i trent’anni!\ E per questa strana gioventù,\ crede di avere ogni virtù,\ bluffando con tutti, ma di più con la vita,\ Lamezia e non solo

SOSTIENE GROVIERA con la sua faccia incartapecorita!\ SOSTIENE GROVIERA,\ che l’età\ non sia baluardo di vanità\ e disdegna, ahimè, ogni loco, \

dove si spettegola soltanto un poco…\ Mi chiedo cosa succederà, \ quando GROVIERA trapasserà:\ sulla sua tomba scriveranno un epitaffio,\

Editore: Grafichè di A. Perri

liscio, liscio, senza neppure un graffio:\ “Qui giace GROVIERA che, con tanto sale,\ sosteneva esssere immortale,\ ma la Morte, vecchia bacucca,\ divorò tutto il sale dalla sua zucca”! pag. 23


mostre a lamezia

“L’incanto oltre lo sguardo”Racconto fotografico Da più parti mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sul mio racconto fotografico “L’incanto oltre lo guardo” in esposizione dall’1 al 12 Aprile presso la sede dell’Associazione Culturale “Altrove”. In verità ero molto perplessa. Solitamente sono gli altri a scrivere su un’opera o una fotografia. Poi ho capito che la richiesta era venuta da un sincero desiderio di sapere e così mi trovo adesso a scriverne. Ho pensato di raccontare un luogo non solo con le parole ma con lo sguardo. Si può raccontare di luci e ombre, di voci e silenzi, di passi veloci e riposi sereni poiché ho sempre creduto che uno stupore antico si cela all’ombra di bellezze lontane, e attende, quieto, qualcuno che se ne accorga e se ne prenda cura. Sarebbe più semplice per gli umani pensieri soffermarsi dove l’incanto riposa, e scorgere, tra impercettibili aliti di vento e delicati raggi di sole, quella parte di realtà che tutto allieta e consola. Il titolo nasce quindi da uno stato d’animo che sentii qualche anno fa camminando tra i vicoli di Conflenti, uno stato d’animo che non muta mai ma si ravviva continuamente di meraviglie e stupori nuovi. Conflenti si è presentata ai miei occhi come meta di numerosi pellegrinaggi verso il santuario della Madonna della Quercia; ancora oggi, come in passato richiama numerosissimi fedeli. Fu una sorpresa continua scoprire bellezze di ogni genere che facevano da cornice ad una realtà già di per sé religiosa e storica importante. Scorci mozzafiato, portali di antica memoria, chiese “nascoste” tra le case, finestre di edifici abbandonati dai quali si intravedeva il cielo al posto del tetto, balconi e finestre fioriti e infine una “bellezza” umana che ha reso e rende la mia ricerca e il mio cammino ancora più piacevoli e interessanti. Si reagisce all’abbandono riscrivendolo e ripopolandolo con nuove idee e rinnovato amore per il proprio passato, con la consapevolezza che ogni realtà ha sempre e comunque messaggi da diffondere. Non bisogna rassegnarsi all’oblio e al silenzio, ma da questi trarne beneficio e trovare il modo di rinascere. Questa esposizione si è proposta di trasmettere le mie emozioni tramite una personale propensione verso i “dettagli”. La realtà di Conflenti è stata riproposta attraverso varie sfaccettature rivolte alla ricerca dell’essenziale. Essenziale e profondo quindi il gesto che accompagna il passaggio della Madonna della Quercia di Visora durante la processione, il fiore che ravviva antiche mura, i vicoli che custodiscono memorie, i paesaggi testimoni di quanto sia sempre presente e mai tramontato il concetto di “sublime” nel suo significato più romantico e filosofico.

pag. 24

Ho scelto i soggetti che mi hanno entusiasmata e stupita, e li ho riproposti attraverso il loro innato messaggio positivo. In ogni scatto è presente il sentimento senza regole o limitazioni nato nel momento in cui ho cercato una quiete reale solitamente disturbata dal caos cittadino. Ho sempre avuto uno sguardo curioso sulle cose, e la fotografia mi ha aiutata a soffermarmi in modo attento su quello che mi circondava. La mia mostra, o meglio il mio “racconto fotografico”, era già stato proposto negli scorsi mesi di luglio e agosto nella Chiesa dell’Immacolata a Conflenti all’interno del programma di “Felici&Conflenti” (stage di danze e musiche tradizionali dell’Area del Reventino). L’esposizione era stata da me considerata un omaggio e un ringraziamento all’intera comunità per la bellezza e la generosità donatami in questi anni. Dal parroco Don Adamo Castagnaro mi è stata data la possibilità di usufruire della suggestiva Chiesa risalente alla metà del ‘600, quale luogo adatto per accogliere l’evento fotografico. Non posso negare che l’amore per l’arte mi aiuti a vedere le cose in un modo diverso e da un’altra prospettiva. Per esempio un vicolo con case abbandonate non è semplicemente quello che appare, bensì un insieme di architetture realizzate e vissute nel corso dei tempi passati. Questi vicoli sprigionano ancora quel loro valore artistico e architettonico testimone di un passato che si sta perdendo. I portali, le lesene, le chiavi di volta, ancora esistenti e visibili rendono vive queste stradine avvolgendole in un fascino particolare e suggestivo. Lo stesso discorso si potrebbe fare per le chiese, le piazze, o qualunque altra realtà artistica presente nel piccolo centro di Conflenti. Nulla è mai come sembra. Bisogna imparare ad andare oltre la realtà apparente. Per questo motivo quotidianamente insegno ai miei allievi a coltivare l’amore per il bello nelle sue infinite sfaccettature e a “saper vedere” con occhi obiettivi quello che incontrano sul loro percorso. Sono certa che la mia ricerca continuerà anche in futuro verso quell’essenzialità che è propria delle realtà più intime e vere. Potrei citare dei luoghi specifici come Squillace, Cleto, Taverna, Rossano, Corazzo, Le Castella, Santa Severina, Serra San Bruno da visitare con ancora più entusiasmo e attenzione. La Calabria è una regione straordinaria che dovremmo imparare a conoscere prima di recarci in luoghi più distanti. Possediamo un passato artistico/culturale che dovremmo apprezzare e valorizzare per farlo conoscere, con orgoglio, al di fuori dei nostri confini regionali.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


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