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Lamezia e non solo

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Lameziaenonsolo riceve il premio

Lamezia premia se stessa 3^ edizione Il 18 dicembre, presso la Piscina Comunale di Lamezia, si è tenuta la terza edizione del premio “Lamezia premia se stessa”, manifestazione prodotta da ST Television con il patrocinio del Comune di Lamezia Terme. Nella serata del gran galà sono stati premiati, come consuetudine, i personaggi lametini che si sono distinti nel corso dell’anno in vari settori Il Gran Galà ha così visto sfilare, innanzi al numeroso pubblico della Piscina Comunale di Lamezia, i tanti personaggi che si sono particolarmente distinti nell’ambito della medicina, del giornalismo, dell’editoria, dello sport, del lavoro, dell’ imprenditoria, della cultura e del sociale. I premi; ben 45, serigrafie ispirate alla leggenda nicastrese di Gelsomina. realizzate dal maestro Maurizio Carnevali; sono stati consegnati dal Sindaco Paolo Mascaro a tutti i nominati. Fra i premiati anche la nostra testata, un grazie a Giovanni De Grazia e Paolo Mascaro, citiamo solo loro per tutti perchè non conosciamo i nomi degli altri componenti la commissione. Siamo contenti che dopo 25 anni sia stato riconosciuto il ruolo della nostra testata che racconta, da ben 25 anni, la vita del lametino e dintorni, rappresentando così il passato prossimo della città mentre Massimo Iannicelli, con il suo Storicittà, rappresenta il passato remoto. Due testate importanti per il lametino che hanno ricevuto un giusto riconoscimento. L’evento, condotto da Giovanni De Grazia, ideatore della kermesse, da Regina Dalmaschio, Carmen Mazzei e dalla giovane Benedetta De Grazia. è stato allietato da uno spettacolo di nuoto sincronizzato eseguito dalla Società sportiva di Nuotatorikrotonesi, oltre che dalla voce possente di Alina Caruso. Non può essere un’intervista questa, dovremmo interrogare gli ideatori del premio, i collaboratori che hanno deciso i nominativi da premiare, il sindaco che ha deciso di patrocinarla, ecc, ecc, ecc. Non basterebbero le pagine di tutto il giornale per farlo, quindi sarà una serie di nomi e motivazioni che riteniamo giusto affidare alle pagine del nostro giornale sì che ne resti traccia nel futuro. “Lamezia è il paese che amiamo, abbiamo qui le nostre radici, le nostre speranze e i nostri orizzonti. È la prima cosa a cui si pensa la mattina quando ci si sveglia e l’ultima, la notte, quando ci addormentiamo. E poi, inevitabilmente, la sogniamo e ci appare bella come non mai. Ed è questa la Lamezia che vogliamo rappresentare, far riscoprire ai lametini l’orgoglio di essere lametini... e ringraziamo tutti coloro i quali si spendono quotidianamente per farla più bella e darle il posto che merita ”. (Tonino Amatruda e Giovanni De Grazia). Ci sembra giusto citare questa frase che è il pensiero che ha fatto nascere l’idea del premio e sottolineare che è grazie alla caparbietà di Giovanni De Grazia che il premio, con grandi sacrifici, è giunto alla terza edizione e, si spera, proseguirà nel tempo, per dare valore e riconoscimento a chi, pur senza squilli di tromba continui, si adopera per fare crescere la nostra città. Un plauso al nostro Sindaco, presente dall’inizio alla fine dello spettacolo, che ha premiato tutti, personalmente, e che per ogni premiato ha avuto parole diverse, “ad hoc”, senza leggere, facendo capire di conoscere personalmente il motivo della premiazione e del premiato, parlando di ben 45 premi, dati a personaggi, alcuni non noti ai più, di diversi settori della società lametina, non è poco! Questo l’elenco dei vincitori nella varie categorie e la motivazione della premiazione: GIORNALISMO – EDITORIA - ANTONIO GIGLIOTTI (alla memoria): per la sua carriera giornalisticaper aver dato lustro alla nostra città collaborando con “Paese sei”, L’Unità, Il giornale di Calabria, Il quotidiano, Il Domani, Agenzia ANSA, Direttore di radio Soveria 1, collaboratore a reportage e Direttore Responsabile di ST Television. - GIUSEPPE NATRELLA: per la sua lunga carriera giornalistica, sempre in prima linea, e per aver collaborato con la massima professionalità per

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agenzie gioenalistiche nazionali e testate televisive locali e nazionali, raccontando con particolare precisione, attenzione e meticolosità fatti di cronaca della nostra città e della regione. - LAMEZIA E NON SOLO: ad una testata giornalistica mensile, per aver raccontato in 25 anni di pubblicazione, storie e personaggi del nostro territorio. - MASSIMO IANNICELLI: Per i 25 anni di pubblicazione ininterrotta del giornale “STORICITTA’”, facendo rivivere storie e personaggi della città di Lamezia. - DOMENICO ROMEO: per le sue pubblicazioni sulla criminologia che con puntigliosa attenzione ha descritto fatti di criminalità - PASQUALE ALLEGRO: per aver toccato tematiche importanti con la delicatezza e leggerezza dei suoi racconti CULTURA - SOCIALE - PASQUALE PORCHIA: per la sua sensibilità e cultura che ha trasmesso per anni ai propri studenti e non solo - MALGRADO TUTTO: per le attività quotidiane che svolge sul nostro territorio con i ragazzi della black and white - LUCKY FRIENDS: per l’attività che svolge ogni giorno promuovendo l’integrazione sociale dei ragazzi diversamente abili attraverso lo sport - CARMELO ZOCCALI: per la sua professionalità e disponibilità nei confronti dei propri pazienti e per la costante ricerca che svolge nel suo settore - FRANCESCO MURACA: per aver portato professionalità e innovazione tecnologica nel suo settore e per la propria sensibilità nei confronti di tutti i suoi pazienti - MARIA DIACO (Associazione Volontarato Animalisti): per la sua particolare sensibilità e per la sua attività di volontariato a favore degli animali e in particolare degli amici a 4 zampe - ASSOCIAZIONE VOLA – NASI ROSSI: per l’attività quotidiana di volontariato che svolgono portando sorrisi e serenità nelle case e nelle corsie degli ospedali prendendosi cura delle persone che vivono momenti di sofferenza. - ANTONIO SAFFIOTI: per la sua forza e determinazione con le quali affronta le difficoltà della vita diventando, per questo, un esempio per tutti noi. IMPRENDITORIA - GIOVANNI COSTANZO: per la sua lungimiranza e caparbietà che lo hanno portato a rimanere nel proprio territorio con la sua azienda che in 20 anni è diventata leader nel proprio settore sia nel meridione che in tutta Italia e per la fedeltà dimostrata nei confronti dei propri dipendenti garantendo a tutti il posto di lavoro anche nel momento di crisi che attanaglia la nostra nazione. - SIMONE BERNARDINI: per la passione e per lo spirito di sacrificio che ripone nella propria attività e con la quale con la società Arvalia swimming sta portando la Piscina Comunale di Lamezia “Salvatore Giudice” ad alti livelli - GIUSEPPE MISCIMARRA: per l’attività svolta in questi anni con molta professionalità, portando nel territorio lametino un marchio nazionale col quale ha potuto garantire posti di lavoro a numerose persone - ROSSANA GRANDE: per aver avuto il coraggio, vista anche la giovane età, di investire nella nostra città portando un marchio conosciuto a livello nazionale - GIOVANNA GIGLIOTTI: alla Numero Uno della UNIPOL SAI, come direttore Sinistri, che con la propria attività dà lustro alla nostra città in tutta Italia, non rinnegando mai le sue origini calabresi e la sua lametinità - LUIGI RUSSO: per la determinazione che lo contraddistingue non solo sul lavoro ma anche nei rapporti con gli altri, mostrando sempre il suo lato generoso - GIUSEPPE FERRARO: per aver creduto nel suo lavoro, partendo da zero e diventando Leader nel settore della comunicazione nel meridione

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e non solo - VINCENZO BIFANO: per essersi contraddistinto per la sua caparbietà, credendo sempre nella nostra terra e portando lustro e sviluppo con la propria attività SPORT - RICCARDO VIOLA: Per aver portato in tutti questi anni il nome di Lamezia in importanti competizioni sportive a livello nazionale rappresentando la nostra città - ENZO FAILLA: ha iniziato la sua carriera da giovanissimo ed oggi il suo nome ha rilevanza nazionale ed internazionale. Istruttore della polizia di stato presso la Scuola Allievi Agenti di Vibo Valenzia, è componente della Commissione Metodo Globale Autodifesa della Federazione Italiana Karate Arti Marziali, è cintura nera sesto den di judo MUSICA - ACCADEMIA BRUZIA: alla storica band musicale che da oltre 40 anni porta sui palcoscenici nazionali la cultura calabrese, con la propria musica ancora capace di stupire e di attrarre così come sin dai primi anni di attività - LEONARDO CAIMI: alla voce della Calabria nel mondo, che portando il suo talento in giro per il mondo rende grande il nome del nostro Paese, esibendosi nei più importanti teatri italiani e all’estero come in Giappone, Ungheria, Salisburgo con direttori della portata di Riccardo Muti e registi quali Franco Zeffirelli ARTE - ANTONIO PUGLIESE: per la sua costante attività di promozione dell’arte che lo ha portato a diventare direttore artistico della galleria SUKIYA Dimora di raffinatezza - MAURIZIO CARNEVALI: innumerevoli sono le sue opere di pittura e scultura, traendo ispirazione soprattutto dalla mitologia - FRANCESCO MASTROIANNI: della sua passione ne ha fatto un’arte e un mestiere diventando uno dei più apprezzati floreal designer di tutta la regione e non solo - RAFFAELE MAZZA: appassionato d’arte sin da piccolo, nonostante la giovane età, si sta imponendo nel mondo dell’arte SPETTACOLO - ELENA VERA STELLA: la sua ambizione l’ha portata a creare un laboratorio di design in cui si occupa dalla progettazione alla produzione di abiti di alta moda, rigorosamente pezzi unici, realizzati a mano, portando così il nome di Lamezia terme in tutto il mondo - GIOVANNI PREZIOSO: per la sua semplicità e schiettezza nell’aver condotto un programma televisivo confrontandosi con personaggi del mondo dello spettacolo e raccogliendo lodevoli consensi ISTITUZIONI - S.E. IL VESCOVO LUIGI CANTAFORA: nominato sacerdote il 19 luglio 1969, ha ricoperto e ricopre prestigiosi incarichi. Il 9 giugno 1994 ha ricevuto il titolo di Cappellano di sua Santità. Consacrato vescovo di Lamezia Terme il 25 marzo 2004 ha preso possesso della diocesi di Lamezia il 4 aprile dello stesso anno. Particolarmente attento ai problemi sociali e della comunità - MICHELE AMATRUDA (alla memoria): avvocato e magistrato, ha ricoperto importanti incarichi sportivi. Per aver affrontato numerose battaglie a difesa della legalità - ANTONIO DOMENICO SERAFINO MASTROIANNI: è stato e lo è tuttora amministratore giudiziario di importanti società dei Lamezia, riuscendo a svolgere il suo delicato incarico mantenendo i posti di lavoro - PIETRO TRIBUZIO: originario di Bari, è stato al Nucleo Operativo Radiomobile di Napoli centro e prima ancora a Genova. Da settembre è alla guida della Compagnia dei Carabinieri di Lamezia Terme - FABIO BIANCO: per le operazioni che ha diretto con successo in

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questi ultimi anni qui a Lamezia Terme garantendo il rispetto della legalità - SALVATORE ZUCCA: ritornato dopo due anni nel ruolo di comandante della polizia municipale per scelta del sindaco della Città Paolo Mascaro per la professionalità dimostrata negli anni, dedicandosi non solo al rispetto della legalità ma anche alla salvaguardia dell’ambiente. - ANTONIO BORELLI: vicequestore del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme al quale non piace il lavoro d’ufficio ma preferisce l’azione e stare in prima linea con i suoi uomini - VIGILI DEL FUOCO: anche se pochi sul territorio garantiscono costantemente la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente - GIUSEPPE PERRI: Per le innumerevoli battaglie che combatte in prima linea sia come cittadino che come Direttore Generale dell’ASP per garantire il mantenimento del Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme e per la vicinanza alla gente nei bisogni più comuni FUORI CONCORSO - ANGELO ANTONIO AMATRUDA DETTO TONINO: per la sua umanità e vicinanza alla gente che ha reso la l’emittente ST Television e il sito giornalistico on Line Lamezia in strada, di cui è direttore, punto di riferimento della gente senza distinzione di genere, religione, etnia e orientamento politico - ALBINO AMBROSIO: collaboratore puntuale, onesto e sincero dell’emittente ST Television che con la sua semplicità è diventato il beniamino della gente e dei bambini in particolare - VINCENZO MAZZEI: per la sua fedeltà e attaccamento all’emittente ST Television e alla Rassegna Stampa in particolare, che non esita ad esprimere le proprie critiche sia positive che negative.

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Vescovo Cantafora nella solennità dell’Epifania:

“Alzati, Chiesa e città di Lamezia” “Alzati, Chiesa di Lamezia. Alzati, città di Lamezia; rivestiti di Luce, quella luce che viene dal Signore. Non ti abbandonare alla tentazione della rassegnazione, della lamentela, di pensare che le cose non possano cambiare. Non accogliere le luci sfavillanti del mondo, accogli quella luce che viene da Dio. Accogliere la luce del Signore significa vivere una vita risorta. È il verbo della resurrezione, della vita nuova che ricomincia. Tu, cara città di Lamezia, cara Chiesa di Lamezia, puoi rifletterla su tutta la famiglia umana”. Riprendendo le parole del profeta Isaia, è stato questo il monito del Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora che ieri sera ha presieduto in Cattedrale il solenne Pontificale della solennità dell’Epifania del Signore.

la fede dei magi. L’incredulità di Erode nasce dalla paura di trovare in Dio un pericoloso concorrente al proprio potere, al proprio prestigio. Questo tentativo di far morire Dio nel cuore dell’uomo ha di fatto sortito l’effetto di far morire l’uomo nel cuore dell’uomo. Ma forse oggi più che la risposta dell’incredulità, è frequente la risposta dell’indifferenza, ben incarnata negli scribi di cui ci parla il Vangelo. Essi di fronte all’interrogativo più intenso che l’uomo possa sentire dentro, già conoscono la risposta, ma sono assolutamente indifferenti. Infine e soprattutto il Vangelo ci presenta la fede dei Magi. La loro risposta nasce da una ricerca vera, da un cammino e da un desiderio. Tutto questo è per noi un Nel giorno in cui la Chiesa celebra la manifestazione grande ammaestramento. Non c’è fede cristiana senza del Messia a tutti i popoli della terra, simboleggiata un cammino di fede che ci porta a riconoscere Cristo, dalla visita dei Magi alla grotta di Betlemme, il Vescovo vero, vivo e presente.” di Lamezia ha posto l’accento sulla figura dei Magi “uomini di cultura e di scienza si mettono in cammino Il messaggio dell’Epifania del Signore, di Dio che per cercare, per trovare, per incontrare il re dei Giudei. si manifesta come un Bambino bisognoso di tutto, Avrebbero potuto reagire, scandalizzarsi: cercano un ha concluso il Presule “è quello che ci invita a Re e trovano un bambino. Invece il loro animo è aperto riconoscere in ogni uomo e donna, una manifestazione allo stupore e si lasciano guidare dalla stella, da quella particolare dell’amore di Dio: ognuno è degno di luce che ha guidato la loro ricerca. Le genti riconoscono essere amato. Attraversiamo dunque questo passaggio il Signore, i Magi trovano il Re, e noi? Da che parte dall’indifferenza al riconoscere all’altro la dignità siamo?”. di esistere, il passaggio dall’egoismo all’amore. Riconosciamo la dignità di ogni persona. Riconosciamo Nel racconto evangelico dei Magi, ha sottolineato il bene comune”. Cantafora, “sono descritte le tre risposte che l’uomo può dare davanti alla manifestazione di Dio: l’incredulità di La celebrazione si è conclusa con il tradizionale Bacio Erode, l’indifferenza dei sommi sacerdoti e degli scribi, della statua del Bambinello da parte dei fedeli.

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Associazionismo: FIDAPA - Sezione di Lamezia Terme

La Fidapa e il Dialogo Natalizio In occasione della conclusione dell’anno , nella cornice della sala convegni del Savant Hotel di Lamezia Terme, il 14 dicembre si è tenuto un interessante incontro promosso dalla FIDAPA sezione Lamezia Terme. Dopo i saluti del presidente Dott.ssa Angela De Sensi Frontera , le socie hanno ascoltato con piacere la recita di alcune poesie improntate sull’amore. Nell’occasione sono state presentate e recitate due poesie inedite scritte per l’evento: “Dialogo Natalizio” della Dott. ssa Angela De Sensi Frontera ed il “ Gelsomino” della poetessa Ines Pugliese.” Quando si parla d’amore, si tocca un tasto dalle mille sfumature variamente interpretato: “sofferenza interna, sconvolgimento emotivo.” Parliamo di un sentimento misterioso, con differenti

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modi per dimostrarlo. A tal proposito è stata recitata un’altra poesia “Dio ! Come ti amo” tratta dalla raccolte di poesie “Fiori Autunnali” della Dott.ssa Angela De Sensi Frontera. Ad esaltare questo momento hanno contribuito le melodie eseguite dal duo:al violino M° Maria Mattea Pagani ed al pianoforte M° Elena Calipari. La musica ha fornito una occasione di arricchimento e di sviluppo culturale ampliando il patrimonio di idee e di energie necessarie a spronare il pensiero e ad immaginare nuove e sane alternative culturali. Molto ancora da fare ma con la voglia di scoprire la chiave del successo per valorizzare il nostro territorio di cui la FIDAPA si rende protagonista..

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Associazionismo: Accademia delle Tradizioni Popolari Calabresi

CONCLUSA LA SESTA EDIZIONE DI “AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA” Babbo Natale ha distribuito dei regali ai bambini Si è svolta giovedì 15 dicembre, al ristorante “Al Solito Posto” a Sant’Eufemia Lamezia, la sesta edizione della manifestazione sociale gratuita “Aggiungi un posto a tavola”, evento gratuito e senza scopo di lucro, organizzato dall’Accademia delle Tradizioni Popolari Calabresi in collaborazione con la famiglia Rocca, titolare del locale che ha ospitato la manifestazione. Hanno partecipato una trentina di bambini, accompagnati dai genitori, che hanno degustato tante specialità di Natale, tra le quali una splendida torta artistica di 15 kg preparata con tanto amore ed entusiasmo dalla dottoressa Debora Mendicino. Non sono mancate le sorprese le sorprese e i regali per gli invitati infatti, Babbo Natale impersonato dal dottor Nino

Rappoccio ha dispensato tanti regali a tutti i presenti. I regali sono stati offerti dagli sponsor che hanno sostenuto l’iniziativa (Auto Royal in persona del Francesco Falvo e il Patronato Acli di Lamezia Terme. Alla serata hanno presenziato diverse autorità, tra le quali il sindaco di Lamezia Terme avv. Paolo Mascaro ed il consigliere provinciale Tranquillo Paradiso. Grande soddisfazione ha espresso il presidente dell’accademia delle tradizioni popolari calabresi Nicolino Volpe, il quale ha dichiarato di essersi commosso nel vedere i bambini essere felici per così poco, promettendo che il prossimo anno riproporrà l’iniziativa.

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I VACANTUSI - Stagione Teatrale 2016-2017

“L’arte della beffa”

Successo per la commedia brillante messa in scena dalla compagnia “Teatro Stabile Nisseno” di Caltanissetta Lamezia Terme, 14 dicembre 2016 – Un successo annunciato. Non ha deluso le aspettative la commedia brillante in due atti “L’arte della beffa”, messa in scena dai bravissimi attori della compagnia “Teatro Stabile Nisseno” di Caltanissetta. Lo spettacolo, inserito nel seguitissimo cartellone della rassegna teatrale “Vacantiandu 2016-17 – Città di Lamezia Terme”, organizzata dall’associazione “I Vacantusi”, sotto la direzione artistica di Nicola Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo, che si sta svolgendo al teatro Politeama “Franco Costabile” di Lamezia Terme Sul palco gli attori, con una mimica eccellente, alternano i loro personaggi che, da un momento all’altro, cambiano e diventano “pupi siciliani”. Il tutto in un accattivante e colorito dialetto siculo. Il giovane e imbroglione Tano, alle spalle dell’ingenuo e sempliciotto Bernardino, trama per architettare una diabolica ed efficace burla per impossessarsi degli averi del malcapitato, tutto questo con l’aiuto della stessa moglie del povero Bernardino, Nedda, che in tutti i modi cerca di suscitare l’amore nel cuore di Tano con non poche difficoltà, del fratello Paolino e della giovane Carmelina, fidanzata di Paolino. È affidata agli stessi Paolino e Carmelina la funzione di cantastorie: saranno proprio loro, infatti, a raccontare i vari passaggi da una scena all’altra, come accadeva ai tempi delle novelle di Boccaccio. La commedia si ispira infatti alla terza novella della nona giornata del “Decamerone” di Boccaccio. Un testo naturalmente “rivisitato”, ricostruito e

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trasferito in Sicilia, con protagonisti avventurieri, imbroglioni, beffeggianti e beffeggiatori, donne disinibite e disponibili. Sul palco si sono esibiti i bravissimi Giovanni Speciale, Salvina Fama, Giuseppe Speciale, Adriano Dell’Utri e Ilaria Giammusso, sotto l’attenta regia di Cinzia Maccagnano. Le scene, che riproducono i vicoli delle borgate siciliane, sono di Francesco Lugaro, i costumi di Silvio Alaimo, il disegno luci di Angelo Rizza, editing Teresa Calabrese e gli assistenti alla regia sono Raimondo Coniglio e Giulia Frangiamone.

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I VACANTUSI - Stagione Teatrale 2016-2017

Successo annunciato per il dramma

Notturno di donna con ospiti con la bravissima Giuliana De Sio

Eros, pulsioni energetiche e poi un vortice di lutto. Questo è “Notturno di donna con ospiti” di Annibale Ruccello, interpretato magistralmente dalla bravissima e inossidabile Giuliana De Sio. Un’interpretazione eccezionale che ha emozionato il pubblico, in un dramma che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, fino al finale inatteso e drammatico. Uno spettacolo di altissimo livello, consolidato dalle oltre 800 repliche e dall’innata bravura degli attori sul palco: acconto alla De Sio c’erano infatti i bravissimi Gino Curcione, Rosaria De Cicco, Andrea De Venuti, Mimmo Esposito e Luigi Iacuzio. Sapiente la regia di Enrico Maria Lamanna, che in un percorso apparentemente triste, alterna anche un’involontaria comicità. Un fuori programma della rassegna “Vacantiandu 2016-17”, organizzato dai Teatri calabresi associati, in collaborazione Lamezia e non solo

con l’associazione teatrale “I Vacantusi” e con il patrocinio del Comune di Lamezia Terme, in occasione delle festività natalizie. Adriana, ingenua casalinga incinta del terzo figlio, vive nella periferia di un paesino napoletano insieme al marito Michele, rude metronotte. La sua esistenza scorre lenta e inesorabile tanto da ritrovarsi spesso sola e annoiata. Una notte d’estate però, mentre suo marito è al lavoro e Adriana è addormentata davanti al televisore, in casa piomba un’ospite inattesa: una donna spaventata infatti chiede rifugio alla donna, in seguito a un’aggressione subita per strada. Dopo averla accolta, Adriana riconosce nell’ospite la sua vecchia compagna di banco Rosanna, donna cinica e priva di tatto. La serata viene maggiormente movimentata dall’arrivo di Arturo, marito di Rosanna che lei tradisce costantemente. Questi comincia Editore: Grafichè di A. Perri

a corteggiare spudoratamente Adriana, la quale si ritrova ben presto al centro di una vicenda inimmaginabile, che si complica sempre più quando al trio si aggiungono Michele e Sandro, ex fidanzato di Adriana appena uscito di galera. La presenza degli ospiti dà modo ad Adriana di riconsiderare la sua vita con occhio critico, esaminando la sua infanzia trascorsa con un padre remissivo e una madre opprimente. Nella mente di Adriana riaffiorano i momenti più importanti della sua adolescenza, con la presenza “ingombrante” della madre e quel padre amoroso scomparso due anni prima. La folle e imprevedibile nottata lascia pesanti segni nella psiche di Adriana, che presa dalla disperazione e annebbiata dall’alcol, finisce per impazzire e uccidere i suoi due figli.

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SPORT

ROYAL TEAM, NOVITA’ INATTESE NEL 2017 MA SI SPERA FRUTTUOSE Mister Carnuccio si e’ dimesso. Squadra a Fragola. Aggregate Bagnato e Pota

Continua la lunga sosta per la Royal al momento di andare in stampa. Dall’ultima uscita di Lameziaenonsolo infatti, la squadra lametina ha disputato soltanto la partita dell’11 dicembre, vincendo 8-1 col Fasano e conservando il primato poi perso alla giornata successiva, perché è iniziato il lungo riposo della Royal. Intanto per la giornata di stop prevista per ogni squadra dal calendario, quindi poi per la sosta di Natale e Capodanno. Per continuare, e finire, quella imprevista dell’8 gennaio del 2017, quando il campionato avrebbe dovuto riprendere il suo normale corso, ed invece è stato fermato a causa del maltempo. E così la programmata gara interna della Royal contro il quotato Martina è stato rinviato a data da destinarsi. Insomma, per la Royal, si riprenderà a giocare domenica 15 gennaio con la trasferta di Vittoria.

va frenato Ierardi nell’ultima gara col Fasano, oltre a qualche fastidio di Losurdo, palesato alla ripresa degli allenamenti, la Royal ha valutato opportunamente di reintegrare due atlete, Sophie Bagnato e Tiziana Pota. Entrambe erano andate in prestito da quest’estate al Catanzaro. Qualche settimana prima del ritiro della squadra del capoluogo, le due calcettiste avevano lasciato la squadra e si erano dette disponibili a rientrare alla base per contribuire al torneo della Royal. Di questo, ed eccoci ritornati ai ‘motivi’ delle dimissioni di Carnuccio, società e tecnico avevano parlato e discusso da un pò, ma il tecnico è rimasto pressoché fermo al suo veto. E così la società non ha potuto fare altro, seppur a malincuore perché col tecnico catanzarese si era instaurato anche un rapporto non solo professionale, che perseguire strade diverse.

E però, in questo lungo ponte, sono accadute un bel po’ di cose. La novità più clamorosa sono le dimissioni del tecnico Paolo Carnuccio. Dopo aver condotto l’allenamento di martedì 3 gennaio che ha segnato il rientro, a ranghi completi, dell’intera rosa, eccetto per Sommacale rimasta in sede e prossima all’intervento chirurgico, mister Carnuccio ha rassegnato le dimissioni. Di fatto è stato il suo ultimo allenamento, poiché l’indomani ecco il ‘singolo’ comunicato di suo pugno divulgato su facebook. I motivi? Il reintegro di due calciatrici in rosa che, a suo dire, ostava affinchè lui continuasse ad essere l’allenatore della Royal. Spiegheremo meglio l’accaduto più avanti. Intanto la società spiazzata dalle determinazioni del mister, dopo una giornata di riflessione ringrazia Carnuccio e comunica di affidare temporaneamente la squadra a Samanta Fragola, l’atleta più esperta sia come età che come militanza nel calcio a cinque. Scelta limpida e senza polemiche da parte della Royal dei presidenti Mazzocca e Vetromilo, che dichiara anche di volersi concentrare esclusivamente sull’impegno importante col Martina. La squadra riprende gli allenamenti e sabato 7 gennaio ecco l’Italia in burrasca: neve e condizioni proibitive un po’ ovunque e così la Divisione Calcio a 5 decide per il rinvio dell’intera prima giornata di ritorno.

Proprio a fine amichevole di domenica scorsa, il presidente Mazzocca ha ufficializzato, davanti alla squadra, l’investitura di Samanta Fragola quale allenatrice-giocatrice della Royal: “A questo punto del torneo l’unica persona – spiega Mazzocca - che può continuare il lavoro iniziato in estate è Samanta Fragola. Che è persona esperta e carismatica, conosce il gruppo ormai da due anni per cui riponiamo in lei la massima fiducia per raggiungere gli obiettivi prefissati. Chi è arrivata sa che dovrà mettersi al pari delle altre, rispettando le scelte tecniche, convinte di apportare il proprio contributo quando richiesto”. Mazzocca ha poi continuato: “L’obiettivo della Royal resta quello di contrastare il Sandos nella corsa al primato, consapevoli comunque che anche il miglior secondo posto in assoluto dei tre gironi di Serie A, che è attualmente detenuto proprio dalla Royal, assicura egualmente il raggiungimento della A Elite senza passare dai play off”. Insomma, scelte per alcuni versi difficili ma compiute per il bene della Royal, con l’auspicio che si rivelino fruttuose per i risultati da raggiungere.

La Royal per non perdere il ritmo-gara ospita al PalaSparti in amichevole la squadra maschile del Guardia Piemontese. Al di là della vittoria, 7-5, la gara è utile per provare soluzioni e schemi a Samanta Fragola, che inizia a prendere confidenza anche con le direttive dalla panchina. Ed ecco l’altra novità: nell’ottica non solo del prossimo girone di ritorno com’è noto sempre più insidioso dell’andata, delle prossime Final Eight di Marzo e considerata la rosa ristretta dovuto all’infortunio di Sommacale (si ipotizza che ne avrà per oltre un mese); e ancora al fatto che Anna Leone è reduce dall’operazione di metà dicembre al menisco e dunque non bisognerà affrettare il suo recupero, e a qualche acciacco che ave-

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SPORT

VIGOR: 2016 da dimenticare? In molti lo considerano l’anno più buio nella storia della società biancoverde, ma sarà stato proprio così il 2016? Nella lunga storia della Vigor Lamezia ci sono sempre stati alti e bassi con picchi mai eccessivi in un senso o nell’altro. Probabilmente, quello che è successo sta nella logica delle cose, con cicli che si chiudono ed altri che si aprono per ripartire e costruire scalate verso traguardi prestigiosi. Non vogliamo qui analizzare i motivi delle deludenti ultime stagioni, c’è chi è deputato a farlo ed aspettiamo con ansia la conclusione a cui si arriverà, ma vogliamo soffermarci sul fatto che “Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza sempre” e la Vigor di cadute ne ha avute tante ma si è sempre rialzata così come testimoniano quasi cento anni di storia. Se ci fermiamo a recriminare sul passato certamente tardiamo ad intraprendere la strada verso la rinascita, così come erroneamente ha fatto la società lo scorso anno, tardando a mettere su una squadra competitiva per una categoria che non avremmo certamente meritato ma che si poteva tranquillamente porre come punto da cui ripartire in attesa di improbabili riammissioni (?) tra i professionisti. Sarebbe quindi opportuno mettersi alle spalle storie e storielle varie, lasciandole analizzare a chi di dovere, e concentrarci su quello che succede in campo. In tanti hanno voltato le spalle alla Beneamata squadra Biancoverde non riuscendo a distinguere “l’attività societaria” con gli sforzi che i ragazzi, ogni domenica fanno per onorare al meglio la gloriosa casacca che fu di gente come Baccari, Carlei, Castelli, Montecchini, Gatto, Spelta, Amato, Castillo (solo per citarne alcuni). Sul campo la maglia va onorata sia che si giuochi la Champions sia che si giuochi in Terza Categoria (per fortuna siamo in Eccellenza) perché, onestamente, vedere gli spalti del D’Ippolito vuoti quando gioca una squadra comunque in lotta per centrare obiettivi importanti è demoralizzante per chi lotta e suda su ogni pallone. Molti obietteranno che non sono obiettivi degni della Vigor ma, al di là delle chiacchiere da bar, quali e quanti sono gli obiettivi superiori a quelli attuali centrati nella sua storia dalla Vigor? Non si vince un campionato dal lontano 1986-87 (Serie D) e le promozioni ottenute in questo arco di tempo sono giunte tutte in base a

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piazzamenti nonostante i grandi sforzi economici di questo o quel presidente. In precedenza le vittorie sono arrivate nei massimi campionati regionali (come quello attuale) nel 1976-77 (Promozione), nel 1965-66 (1ª Categoria), nel 1961-62 (1ª Categoria), nel 1954-55 (Promozione) e nel 1946-47 (1ª Divisione), mentre nel 1982-83 (Promozione) il salto di categoria fu ottenuto dopo gli spareggi in cui la Vigor arrivò seconda. Nessuno, dopo l’ultimo decennio quasi interamente vissuto tra i professioni, avrebbe mai pensato di ritrovarsi nell’inferno dei campionati dilettantistici ma davanti all’evidenza non ci si può continuare a piangersi addosso e lasciare che il latte versato non si esaurisca; bisogna ripartire e puntare verso l’alto. In mezzo a tutto questo dobbiamo dare a cesare quel che è di cesare. La vittoria in Coppa Italia Regionale è stata quasi snobbata dalla tifoseria non riconoscendogli il giusto valore come se di queste “coppette” la Vigor ne avesse vinte a bizzeffe e quindi una in più una in meno non cambia la storia. Ed invece no, mai la Vigor è riuscita ad arrivare ad una finale, sfiorandola solo in una occasione, di qualunque serie si trattasse dalla Promozione alla Serie C. Giusto per chi disconosce la storia vogliamo ricordare come nel 1965-66 la Vigor (allora Nicastro) fu eliminata nei quarti di finale dell’allora Trofeo Calabria pur dominando in lungo ed in largo il proprio girone in campionato, così come succederà anche nelle altre vittoriose stagioni sopra citate. Per cui crediamo che bisogna dare il giusto riconoscimento ai meriti acquisiti sul campo a ragazzi che sputano sangue sul campo per onorare il bianco della massima lealtà ed il verde della speranza di far sempre meglio e conquistare vette sempre più alte. Per Pietro Carlo Baccari ogni partita costituiva un impegno supremo che non poteva essere tradito e diceva ai suoi ragazzi: “Bisogna cercare di vincere, perché la sconfitta è un disonore e la Vigor non può percorrere questa strada”. Ph. Roberto Iannello

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SCUOLA

Concerto di Natale dell’Orchestra del Liceo Campanella Dai brani tradizionali ai canti popolari inglesi e francesi fino ai contemporanei Tracy Chapman e Coldplay. Così il Liceo Campanella di Lamezia Terme ha fatto gli auguri di buone feste in musica questa mattina, con il tradizionale saggio natalizio nell’auditorium dell’istituto che ha coinvolto oltre 60 studenti delle cinque classi dell’ indirizzo musicale, diretti dai docenti Sara Saladino e Diego Apa. Il coro e l’orchestra del Liceo Campanella, da anni una realtà musicale della città, hanno proposto brani classici della tradizione natalizia come “Adeste Fideles” e “Stille Nacht” insieme brani popolari in lingua come “Il est né le divin enfant” e la conosciutissima “Jingle Bells” fino a “Til Kingdom come” dei Coldplay e “Talki’n bout a revolution” di Tracy Chapman. Un repertorio ricco, che ha abbracciato autori e generi musicali diversi, quello interpretato dagli studenti del Campanella, preparati in questi mesi dai docenti Diego Apa, Daniele Augruso, Valentino Costanzo e

Sara Saladino. Il messaggio di docenti e studenti è quello racchiuso nell’evento del Natale che, attraverso la musica, parla un linguaggio universale, raggiunge tutti gli uomini per annunciare gioia e speranza. Nei giorni scorsi alcuni studenti del Liceo Musicale hanno partecipato al concorso internazionale “Orfeo Stillo”, tenutosi al Santuario di San Francesco a Paola, ottenendo risultati significativi in tutte e tre le categorie del concorso: gli studenti lametini si sono classificati al terzo posto per la categoria “ensemble di chitarre”, al secondo posto con la categoria “etnica popolare junior”, al primo posto e menzione di meri-

to per la categoria “etnica popolare senior”. “Il coro e l’orchestra del Campanella sono un orgoglio non solo per la nostra scuola ma per la città”, ha affermato in apertura il dirigente Giovanni Martello ricordando che “il Liceo Campanella di Lamezia è l’unico istituto superiore della Provincia di Catanzaro ad offrire un indirizzo musicale Statale, che da anni accoglie studenti da tutto il comprensorio lametino. Oggi le professioni del settore musicale rappresentano anche un’occasione di lavoro ed è indispensabile una formazione completa, come quella che i docenti di questo istituto offrono ai nostri ragazzi. La collaborazione con altre realtà come la Corale Diocesana, la presenza della nostra orchestra in varie manifestazioni in questi anni, sono elementi fondamentali di una preparazione, non solo teorica, che qualificano maggiormente l’offerta formativa del Liceo Musicale e di tutto il nostro istituto”

STUDENTI ISTITUTO “EINAUDI” CONSEGNANO DEI DOLCI PREPARATI DA LORO AI MALATI DEL REPARTO DI ONCOLOGIA DELL’OSPEDALE DI LAMEZIA TERME Una delegazione degli studenti dell’Istituto Ipssar “Luigi Einaudi” di Lamezia Terme si è recata nel reparto di Oncologia dell’Ospedale “Giovanni Paolo II”, diretto dal dott. Ettore Greco, per donare alcuni dolci preparati dagli stessi studenti della scuola. Un bellissimo gesto, nato dalla volontà dei ragazzi di rendersi utili e alleviare, in qualche modo, le sofferenze dei degenti che si recano giornalmente nel reparto oncologico. Una decisione maturata al termine di un incontro, che si è tenuto nelle scorse settimana a scuola, insieme al primario del reparto, il dott. Ettore Greco, che era stato invitato ad affrontare insieme ai ragazzi il tema della prevenzione sui tumori. Da qui la decisione degli studenti del quarto e quinto anno dell’Istituto “Einaudi”, guidato dalla dirigente scolastica Rosanna Costantino, di recarsi nel reparto, accompagnati dal professore Pietro Notaro, docente di cucina, e dal professore pag. 14

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SCUOLA

Avvicinare gli studenti al tedesco attraverso la lettura. La scrittrice tedesca

Martina Wildner al Campanella

Conoscere la lingua e la cultura tedesca attraverso le voci di autori che, raccontando storie capaci di parlare ai più giovani, si affermano oltre i confini della Germania. Tutto questo grazie anche all’intraprendenza di traduttori che, senza aspettare che siano le case editrici a contattarli, propongono testi di lingua tedesca, facendo avvicinare così i lettori italiani a una lingua e a una cultura che sembrano così distanti da noi eppure hanno tanti punti di contatto. Questi gli argomenti affrontati al Liceo Campanella di Lamezia Terme nel corso dell’incontro con la scrittrice tedesca Martina Wildner che insieme ad Anna Patrucco Becchi, traduttrice italiana di uno dei suoi libri, ha conversato con gli studenti di alcune classi del Liceo linguistico. Da illustratrice a scrittrice il percorso della Wildner che, dal suo esordio nel 2003, ha ottenuto riconoscimenti significativi in Germania a cominciare dal “PeterHärtling-Preis” nel 2003, la nomination al Deutsche Jugendliteraturpreis nel 2012 e il premio Deutsche Jugendliteraturpreis nella sezione letteratura per ragazzi nel 2014 nell’ambito della Fiera del Libro di Francoforte. “Una passione nata quasi per caso

– spiega la scrittrice agli studenti - Mi ha senz’altro aiutato un contesto editoriale come quello tedesco dove oggi il numero di lettori è ancora molto alto, tra i maggiori in Europa: basti pensare che se la prima tiratura di un libro in Italia è di circa 2000 copie, in Germania può arrivare anche a 10mila. L’editoria regge ancora in Germania e, anche senza diventare ricchi, si può tranquillamente “vivere” di scrittura”. Per quanta riguarda l’approccio degli studenti italiani al tedesco, per la Wildner “la lettura è un canale fondamentale per avvicinare gli studenti e i giovani italiani alla lingua tedesca, per acquisire competenze pratiche per parlare il tedesco in situazioni diverse. In questo senso, il Goethe Institut

Mariano Manduca docente sala ristorante e bar. Un gesto che è stato accolto con grande sorprese e gratitudine dai degenti. “La città di Lamezia è molto attenta e sensibile al tema della prevenzione dei tumori – ha affermato il direttore dell’unità operativa di Oncologia Ettore Greco – anche la scuola è molto attenta alle problematiche sulla prevenzione dei tumori, gli studenti dell’Einaudi mi hanno posto molte domande su come prevenire e combattere queste patologie. I docenti sono stati molto bravi a preparare gli studenti all’incontro. Ho spiegato loro come la prevenzione dei tumori non può essere scevra dalla condizione ambientale e dalla corretta alimentazione. Una sana alimentazione, associata a uno stile di vita attivo, rappresentano degli strumenti validi per la prevenzione, la gestione e il trattamento di molte malattie. Un regime dietetico adeguato ed equilibrato non solo garantisce un apporto di nutrienti ottimale, in grado di soddisfare i fabbisogni dell’organismo, Lamezia e non solo

di Roma sta portando avanti un lavoro importante per creare occasioni di scambi culturali e stimolare l’interesse per una lingua, come il tedesco, fondamentale anche per futuri sbocchi professionali: basti pensare solo alla Calabria, a quanti turisti tedeschi vengono ogni anno a visitare questa bellissima terra”. Il tedesco una lingua “ostica” anche a molti editori italiani, secondo Anna Patrucco Becchi, per la quale “l’editoria si concentra soprattutto su testi inglesi, i best seller, ed è difficile per i traduttori proporre testi di lingua tedesca o di altre lingue, anche se, come nel caso dei libri della Wildner, si tratta di testi interessanti con riconoscimenti significativi. Il Goethe Institut si sta impegnando a sovvenzionare gli editori per far tradurre libri di lingua tedesca e farli conoscere ai lettori italiani”. Prosegue la collaborazione tra il Goethe Institut e il Liceo Campanella, partner dell’istituto tedesco da diversi anni, scelto come unica tappa al Sud degli incontri di Martina Wildner con gli studenti e i lettori italiani.

ma permette anche di ricevere sostanze che svolgono un ruolo protettivo e preventivo nei confronti di determinate condizioni patologiche”. L’incidenza del cancro è in forte aumento in tutti i paesi del mondo, compresi i paesi del terzo mondo, e questo trend non può essere messo in relazione esclusivamente con l’invecchiamento progressivo delle popolazioni residenti e con la riduzione dell’incidenza di terribili “competitors”, come le pandemie e più in generale le malattie infettive. Esiste infatti una stretta associazione tra l’inquinamento ambientale, gli stili di vita e l’incidenza di certe neoplasie. La prevenzione primaria è un’arma potenzialmente vincente. Soddisfazione per l’iniziativa è stata espressa dal direttore generale dell’Asp di Catanzaro, dott. Giuseppe Perri, che ha evidenziato come la società civile sia molto attenta e vicina alla realtà sanitaria lametina.

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Il parere di Antonio Mallamo: Psicologo, Antropologo Esistenziale

L’intelligenza Emotiva tuita dalla visione compulsiva dello smartphone , in cui non mancano, come perfetto surrogato del bisogno reale, le famose “emoticon” . La Intelligenza Emotiva è quindi la capacità di cogliere la personale Essenza e trasformarla in Esistenza.

Di intelligenza emotiva si inizia a parlare verso la fine del secolo scorso, sull’onda della sempre più massiccia avanzata delle metodologie psico-terapiche di tipo cognitivo comportamentale e di tecniche motivazionali tipo PNL , coaching e simili, che si prefiggono di lavorare direttamente e velocemente sugli stati d’animo , nel qui e ora, senza indagare oltremodo sui vissuti infantili e inconsci , che erano e restano il principale oggetto d’indagine della psicoanalisi e delle psicologie del profondo , inaugurate dal pensiero freudiano. La capacità di capire le emozioni dovrebbe, per questi nuovi approcci, sostituire l’ ”insight” , ovvero la “presa di coscienza”, di elementi inconsci postulata dagli psicanalisti. La Intelligenza emotiva, indica quindi la capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni, in modo diretto e consapevole. . Non è richiesta solo comprensione , ma anche la capacità di esprimere in modo attivo le emozioni positive ed elaborare e dare un senso a quelle negative , senza rifiutarle e disprezzarle. Se la parola intelligenza viene dal latino “intus-ligere” , leggere dentro, la parola emozione viene da ex-movere = muovere , portar fuori. Possiamo affermare che….

Vorrei fare qualche esempio pratico per rendere più concreta la esposizione .Se ci capita a volte , a fronte di un disagio esistenziale, di pensare “Ho bisogno di qualcuno che mi sostenga e mi spinga per andare avanti.” oppure “ Mi preoccupo per cose di scarsa importanza “ o anche “ Quando sono solo mi deprimo”, ciò denota un buon grado di intelligenza emotiva, e la necessità di passare ad una (rel)azione , o quantomeno a una decisione. Di converso pensieri come: “Quando mi sento male, non so cosa o chi stia provocando il mio malessere” oppure “Sono infelice per ragioni che non riesco a capire.” denotano una difficoltà a comprendere ed elaborare le proprie emozioni , seppur mitigata dalla consapevolezza socratica del “so di non sapere nulla” . Per quanto siamo introspettivi, ci sono alcune emozioni che mettono a dura prova le nostre capacità di comprensione. La rabbia, ad esempio, è una emozione particolare che spesso viene agita per nascondere un dolore psichico o esistenziale, di per se Insopportabile, se venisse contattato.

L’Emozione è Azione, perché è una fonte di Energia che necessita del corpo per essere scaricata . Scrive Eugenio Borgna illustre psichiatra e saggista :“Le emozioni sono infinite, amore e odio, ma anche noia e malinconia, simpatia e antipatia, angoscia e inquietudine. Comune a ciascuno di questi sentimenti è la capacità di portarci fuori dal nostro egoismo e dal nostro Io”. In buona parte dei casi, invece, il tentativo di controllare le emozioni , quindi di bloccare l’azione , si avvale e si struttura nelle “dipendenze” a partire da quelle che fanno parte della routine quotidiana. Il fumo, l’alcol, ma anche la dipendenza da Internet , dal gioco, dal sesso, per far degli esempi comuni, non son altro che una modalità di bloccare le azioni e l’energia che le emozioni, pur negative, ci forniscono. La classica sigaretta è sempre stata , specie in passato, un mezzo per toglierci dall’impaccio dalla richiesta interiore di far qualcosa. In parte viene adesso sosti-

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Come si pensa che la paura sia l’altra faccia del desiderio riguardante persone, cose o situazioni che la provocano. Si pensa che dietro la rabbia si nasconde il dolore e dietro la paura il desiderio. Quindi emozioni visibili che nascondono altre invisibili. Ho citato emozioni, comunemente intese come negative, ma anche le emozioni positive spesso sono difficili da percepire. Una di questi è l’amore o in generale i legami affettivi che ci legano ad altre persone. Riconoscere e valorizzare questo sentimento si rivela sempre più una impresa complicata, perché ogni relazione di coppia diviene il campo di battaglia dove esibire recriminazioni, insoddisfazioni, gelosie e lamenti di varia natura; tali da offuscare , annebbiare o addirittura stravolgere sentimenti amorosi autentici. Qualcuno la ha definita “Paura di amare” , che è in fondo la paura di riconoscere il bisogno e la dipendenza

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(in questo caso positiva) dall’amore dall’altro. La foto che segue illustra bene il conflitto intrapsichico, tra l’adulto cristallizzato dai suoi vissuti negativi negative ed il bambino interiore che cerca il contatto.

La paura di amare è una emozione profonda , che , in una società dedita al consumismo, alle “chiavi in mano”, al godimento fine a se stesso, raramente viene riconosciuta , celata come è dietro tante elucubrazioni mentali . Il cuore dovrebbe prendere per mano la propria mente e trascinarla nel suo territorio. Poiché L’intelligenza emotiva, non riguarda solo se stessi, ma include anche la capacità di comprendere gli altri e le loro emozioni, essa è alla base dell’ Empatia, la stessa empatia che regola la nostra vita di relazione e sociale. La relazione (rel-azione) con l’altro, che sottende spesso un giudizio, non dovrebbe fermarsi all’impressione superficiale che la sua carica emozionale ci rimanda. Limitarsi a questo può permettere anche un rapporto di facciata o di convenienza, quello che è all’origine dell’ Ipocrisia. La noia che si percepisce nel relazionarsi con alcune persone è il segnale che esse non sono capaci di parlarci di autenticamente di se , o , al contrario, siano aduse ad inondarci col proprio Ego smisurato, ove non rimane alcun spazio per l’interlocutore. Possiamo anche superare l’ostacolo che l’altro ci pone, se lo desideriamo e ne siamo capaci. Solo la capacità di intravedere quanto l’altro , in ogni caso, ci sta comu-

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nicando dietro i suoi mascheramenti, può far nascere una amicizia più profonda e gratificante. Un grande impulso alla creazioni di relazioni efficaci è l’esercizio del senso di gratitudine, anch’essa una emozione che spesso viene ignorata o poco considerata, occultata da una barriera fatta di recriminazioni che , in toto, si può riassumere sotto il nome di vittimismo. Concludendo immagino che al lettore può venir spontanea la domanda : “ma io quanto sono intelligente emotivamente ?”. Pur essendo stati elaborati dei test di Q.E. , quoziente emozionale, anche per risposta polemica al Q.I. , essi non hanno nessun significato scientifico in quanto le emozioni, la capacità di riconoscerle , la capacità di gestirle, il bisogno di occultare le più dolorose dietro emozioni più superficiali, magari di segno opposto fanno parte di un mondo individuale , complesso e per lo più confinato nell’inconscio. Non riuscire a contattare questo mondo non vuol dire essere emotivamente poco intelligenti, ma aver già esercitato una intelligenza più arcaica che dà luogo ai cosidetti “meccanismi di difesa” e che riguarda la quasi totalità delle persone. Si può solo parlare quindi di meccanismi di difesa più strutturati e meno strutturati, piuttosto che , rispettivamente, di poca o maggior intelligenza emotiva. Il fatto che è stata riconosciuta una sintomatologia dal nome “alessitimia”, caratterizzata dalla assoluta incapacità a provare emozioni e a riconoscerle negli altri e che essa è presente nel 50% dei portatori di disturbi autistici, , indica di come il meccanismo di difesa possa presentarsi a volte come un muro di cemento armato. Per superare barriere anche più agevoli , diviene necessario il confronto con una figura significativa diversa da se e sufficientemente affidabile , come un amico vero , un padre, una madre, gli stessi figli , una persona saggia, il sacerdote illuminato , lo psicologo….ecc. ecc. Confrontarsi , vincendo la paura di perdersi , vuol dire riconoscere la unicità della propria essenza. Non c’è intelligenza emotiva che possa prescindere dal riconoscere che l’ Uomo si fonda e si crea solo nella relazione con l’altro. mallamopsi@tiscali.it

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La fondazione di Lamezia Terme: le elezioni amministrative comunali del 1964

Il 4 gennaio scorso è stato il giorno della ricorrenza del quarantanovesimo anniversario dell’approvazione della Legge n. 6 del 1968, mediante la quale il Parlamento italiano diede il via libera alla fondazione di Lamezia Terme. Nelle intenzioni del senatore Arturo Perugini e di tutti coloro che si impegnarono al suo fianco e si prodigarono perché questo evento si potesse compiere nel giro di pochi anni, la nuova città sarebbe dovuta diventare una “Città-Regione” così come il leader politico nicastrese l’aveva delineata, con una metafora accattivante e presto diventata popolare tra i lametini, nei suoi discorsi con cui ne aveva manifestato il progetto ai cittadini di Nicastro, Sambiase e Santa Eufemia Lamezia. La nuova “Grande Città”, sarebbe sorta nel cuore della Calabria, con posizione dominante nell’Istmo lametino-scilletino, che rappresenta il tratto di terra più stretto dell’Italia. Situato tra i due golfi di Lamezia sul Tirreno e di Squillace sullo Jonio, fu conosciuto e famoso fin dall’antichità. Aristotele ne tratta nella sua Politica dicendo che esso era percorribile in sola mezza giornata di cammino. Nel suo ambito, per di più, ha avuto inizio la storia del popolo dei lametinoi, che prese il nome, sempre secondo il filosofo stagirita, dal fiume (L)Amato, una tribù degli Enotri il cui re Italo avrebbe “trasformato la sua gente da nomade in sedentaria e l’avrebbe indirizzata alla pratica stabile dell’agricoltura”. Dal re Italo avrebbe preso il nome, dapprima il suo regno coincidente con l’area dell’Istmo, in seguito dell’attuale Calabria ed, infine, dopo alquante vicissitudini, in parte mitiche ed in parte storiche, il nome sarebbe stato assunto dal nostro paese: l’Italia. Lamezia Terme, dunque, sarebbe dovuta diventare una grande città non solo per dimensione territoriale e per popolazione, ma, soprattutto, per il ruolo strategico che avrebbe dovuto, in avvenire, svolgere: quello, essenzialmente, di essere al servizio della Calabria e dei calabresi, dopo esserne diventato il centro amministrativo con funzione centripeta in una <<regione amministrativamente polverizzata e disarticolata, priva di una città regionale, e dotata di un numero troppo esiguo di centri relativamente dinamici>> Dubito, però, che siano molti i cittadini (soprattutto tra i giovani) che ne conoscano la “storia” della fondazione. E soprattutto siano informati attraverso quali vicende si sia pervenuto alla creazione della loro città – diventata, ormai, per popolazione, la terza della Calabria - che essi amano ed in cui abitano, vivono, lavorano (o sperano di poterlo fare) e di concludere infine la propria vicenda umana. D’altro canto, quelli che sono nati nell’anno in cui la legge fondativa fu approvata hanno oggi la bell’età di quarantanove anni. Sono perciò uomini maturi, molti di loro sposati e con figli adulti ed anche con ruoli di responsabilità nella società. Mentre molti di coloro che si batterono perché fosse centrato l’obiettivo della unificazione e da tre piccoli comuni se ne formasse uno nuovo con dimensione e ruolo affatto diversi da quello dei tre preesistenti, anonimi centri, che occupano la ridente piana lametina e si affacciano sull’omonimo golfo, non sono più tra noi. Con questo breve articolo vorrei richia-

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mare alla memoria dei sopravvissuti di quella intensa ed esaltante stagione politica nonché far conoscere a coloro che, invece, durante quella medesima stagione erano appena nati o non lo erano ancora, uno degli eventi lungo il quale si dipanò il cammino verso la nascita di Lamezia Terme: la campagna elettorale per le elezioni amministrative comunali del 10/11 maggio 1964 a Nicastro. Siamo nel teatro Umberto ancora agibile. In quel momento, io sono il delegato dei giovani democratico-cristiani nicastresi e il più giovane candidato non solo della lista democristiana, ma di tutte le liste presenti nella competizione. Arturo Perugini, eletto l’anno precedente al Senato della Repubblica a conclusione delle elezioni politiche del 24 aprile 1963, aveva lanciato la sua iniziativa per la creazione di una grande città nel cuore della Calabria: “Lamezia Terme, Città regione”. Quest’è il tema più dibattuto della campagna elettorale amministrativa del ’64. Al teatro Umberto, appunto, incontro i giovani nicastresi ai quali illustro il progetto peruginiano e chiedo loro, in un appassionato discorso, che avevo accuratamente preparato e dunque era il frutto dei sogni ardenti di un giovane poco più che ventenne, di farlo proprio e sostenerlo. <<La mia tesi è che il progetto della creazione di una nuova, grande città nel cuore della Piana lametina ed al centro della Calabria, costituisca la frontiera più avanzata, ambiziosa e ricca di promesse di vario genere che i nicastresi, i sambiasini e i sant’eufemiesi possano sognare di costruire per loro e le future generazioni”. Chiedo anche di essere votato <<per poter contribuire, da un posto di maggiore responsabilità, qual è il Consiglio comunale di Nicastro, all’esaltante impresa della costruzione di Lamezia Terme>>. Rispetto alle elezioni precedenti del 6/7 novembre 1960, allorché la Democrazia cristiana aveva ottenuto i 2/3 dei consiglieri comunali (20 su 30), diventati in seguito 21, che perciò diedero alla scudo-crociato la maggioranza assoluta in consiglio comunale, l’esito per il partito non fu positivo. La DC perse alcune migliaia di voti e ben cinque consiglieri. Frutto di quella batosta elettorale del partito fu la quasi inconcludente attività amministrativa dei trascorsi quattro anni e le turbolenti diatribe tra i suoi dirigenti. Tra gli eletti in quella tornata elettorale molti giovani provenienti dalle file dell’Azione cattolica e dal Movimento Pro Juventute Christiana. Ricordo qui alcuni di essi: Gina Nicastri, Ivana Braganò, Giovanni De Sensi, Mario Saladino, Pasquale Torchia, Antonio Romano. Io non fui eletto. Tuttavia, quell’esperienza politicamente forte fu, per me, un successo insperato e lusinghiero. Nonostante la mia giovanissima età (quindi ancora poco conosciuto) e nonostante io lavorassi in un’impresa privata agricola ogni giorno dalle 7 alle 19 e nonostante le cattive condizioni di salute di mio padre, che nel dicembre del medesimo anno sarebbe purtroppo deceduto ancora in relativa gio-

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Sanità

Il Direttore Generale Giuseppe Perri disponibile ad incontrare il Comitato “Malati Cronici” “Sarò ben felice di incontrare il comitato “Malati Cronici” del lametino per ascoltare le loro perplessità e proposte per il miglioramento del servizio sanitario”. Lo dichiara il Direttore generale dell’Asp di Catanzaro riferendosi alla nota diramata dalla stessa Associazione preoccupata per la chiusura del reparto di malattie infettive nell’ospedale di Lamezia. “Io - aggiunge il dg Perri - non mi sono mai sottratto ad alcun confronto e sarò ben felice di poter incontrare i referenti di questo comitato, anche perché non ho mai avuto il piacere di conoscere nessuno dei suoi associati”. Il dott. Perri precisa inoltre che “non è una chiusura delle malattie infettive ma una trasformazione in struttura semplice che sarà allocata all’interno dell’ospedale. Siamo, comunque disponibili a valutare i contributi propositivi che possono arrivare dalle associazioni dei malati, quindi aspettiamo che qualcuno del comitato si faccia vivo”.

è quello di razionalizzare la macchina organizzativa, ma senza penalizzare gli utenti. Non bisogna confondere la nostra organizzazione strutturale con l’organizzazione dei punti di erogazione dei servizi. Quindi mi sento di dare una risposta rassicurante alla popolazione, non ci saranno più due o tre direttori per l’erogazione dello stesso servizio, ma avremo un unico direttore che si dovrà fare carico delle esigenze di tutti i cittadini ricadenti nel territorio di pertinenza di quel servizio, mentre le attività sanitarie continueranno ad essere erogate allo stesso modo.”

Il Direttore generale poi spiega: “Abbiamo dovuto, per il piano di rientro, riportare in una dimensione organizzativa dettata da atti regionali e dalle linee guida per gli atti aziendali un nuovo assetto dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, attraverso la ristrutturazione delle aree di intervento, che ha compreso anche il presidio ospedaliero di Lamezia Terme, in base agli standard fissati per legge per la popolazione di riferimento. Avere accorpato servizi o averne ridotti altri a struttura semplice non significa che noi chiudiamo o cancelliamo l’opportunità all’utente di curarsi dove era abituato a farlo, né tantomeno viene ridimensioniamo il servizio per l’utenza, l’obiettivo del nuovo atto aziendale vane età, (circostanze entrambe limitanti, che m’impedirono di fare una fruttuosa campagna elettorale) risultai il secondo dei non eletti dietro all’indimenticato amico Rico Costanzo. Che di li a poco, però, sarebbe subentrato in Consiglio comunale ad un consigliere decaduto per dimissioni. Anche quella legislatura fu molto rissosa e travagliata ed anch’essa si concluse prematuramente con lo scioglimento del civico Consesso ed una breve parentesi di reggenza commissariale. Dopo circa un anno e mezzo ci fu una nuova chiamata alle urne per nuove elezioni amministrative comunali il 28/29 novembre del 1965. Questa volta la DC nicastrese vinse le elezioni, aumentando in voti e seggi e raggiungendo una consistente maggioranza relativa e, poco più di due anni dopo, precisamente il 4 gennaio 1968, come ho sopra ricordato, la legge istitutiva di Lamezia Terme n. 6 fu approvata dalla Camera dei deputati. Il sogno del senatore Perugini, in primis, ma anche di tutti coloro che avevano creduto nel suo progetto e per esso si erano battuti insieme a lui, si era realizzato pur avendo contro una vasta coalizione politico/partitica, che andava dal PCI/ PSI a sinistra al MSI all’estrema destra. La mia generazione, dunque, e la precedente alla mia, quella, per intenderci, degli Arturo Perugini, dei Rosarino De Medici, degli Antonio Magnavita, dei Giuseppe La Scala e di tanti altri, lasciano in eredità ai giovani, che nel succedersi delle competizioni elettorali amministrative si candidano per governarla, una grande città. Che è la terza della Calabria per numero di abitanti; una delle più

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grandi per estensione territoriale; una delle più vivaci per iniziative culturali; ch’è ricca di storia, tradizioni, sopravvenienze e reperti archeologici, bellezze monumentali, ambientali e naturalistiche; e ch’è posizionata, come sopra ho già ricordato, nel cuore della Piana lametina e proiettata verso l’Area centrale della Calabria: l’Area dell’Istmo lametino-scilletino. Il mio augurio è che questa maggioranza consiliare (traballante?) che sostiene (sic!) il sindaco Paolo Mascaro possa e sappia continuare il lavoro iniziato da coloro che concorsero a fondare la città e ne accompagnarono i primi vagiti ed i passi iniziali. E sappia perciò rendere Lamezia Terme più bella, prospera, culturalmente sempre più ricca, con servizi moderni e funzionanti, libera dai condizionamenti del malaffare e dalla presenza asfissiante della criminalità organizzata. E soprattutto sappia sfruttare l’occasione che, oggi più che mai, le si offre: impegnarsi e lavorare per far crescere nell’opinione pubblica l’idea che sia necessario realizzare una qualche forma funzionale di Conurbazione dell’Area centrale della Calabria: la conurbazione Catanzaro-Lamezia Terme. La mia proiezione previsionale, seppure personale e modesta, è che, in seguito a quanto è già avvenuto e va ancora sviluppandosi a Germaneto, sarà questa la vera ed ineludibile sfida/scommessa con cui oggi, e nei decenni che verranno, le nuove, giovani generazioni che governeranno le due città, Catanzaro e Lamezia, dovranno confrontarsi e fare i conti.

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Un 2017 di buone intenzioni, responsabili di chi ci e’ accanto Iniziamo il 2017 anzitutto ponendoci degli interrogativi. Che siano soprattutto interrogativi di natura etica, per cercare di capire il senso e la direzione dei nostri comportamenti, di ciò che abbiamo fatto nell’anno appena trascorso e di ciò che stiamo progettando per il futuro. Non semplici resoconti numerici, slide, tabelle.. Proviamo ad affrontare le questioni di fondo, a sciogliere i nodi, ad avere un’idea chiara non tanto di ciò che vogliamo fare – che quasi sempre non dipende da noi – ma a cosa ancorarci per non muoverci sballottati qua e là dalle onde. E allora facciamo bilanci, disegniamo progetti, voliamo anche con la fantasia se necessario, ma coltivando un’ispirazione etica per noi stessi e per gli altri. E quando si parla di etica, Max Weber distingue due approcci principali: un’etica dei principi e delle intenzioni e un’etica delle responsabilità. Per essere sintetici. La prima fa riferimento a principi assoluti, che assume a prescindere dalle conseguenze a cui essi conducono: di questo tipo sono, ad esempio, l’etica del religioso, del rivoluzionario, dell’idealista, dell’innamorato folle, i quali agiscono sulla base di ben precisi principi, senza porsi il problema delle conseguenze che da essi scaturiranno. Anche se significa perdere o addirittura mettere a rischio la propria vita. La seconda si basa sul rapporto mezzi/fini e sulle conseguenze delle azioni umane. Senza assumere principi assoluti, l’etica della responsabilità agisce tenendo sempre presenti le conseguenze del suo agire e si comporta in base a tali conseguenze, senza ancorarsi a valori di riferimento imprescindibili. Auguro a me stesso innanzitutto e agli altri che il 2017 sia l’anno giusto per riaffermare il primato dell’etica delle intenzioni e dei principi sull’etica della responsabilità. Non per ritornare sulle nuvole di un idealismo sognatore, ma per riappropriarci di un respiro etico che ci renda capaci di guardare oltre noi stessi, oltre i risultati immediati, oltre una dimensione materiale ristretta dell’esistenza che toglie valore a noi stessi e agli altri. In nome della responsabilità, si possono giustificare le peggiori azioni. Può essere un atto di responsabilità negare agli uomini di godere dei loro diritti, perché ce lo chiede un’autorità superiore, gli andamenti della Borsa, le ragioni dell’economia e della finanza… Pilato condannò Cristo per un atto di responsabilità amministrativa. Può essere “un atto di responsabilità”, come abbiamo appreso nelle ultime ore del 2016, denunciare un potenziale “sovversivo” come Giulio Regeni alle autorità. Sovvertire le regole democratiche o sospenderle può essere un atto di responsabilità. Parafrasando il celebre proverbo, diremo che “le vie dell’inferno sono lastricate di buoni atti di responsabilità”. L’ essere responsabili, se perde di vista dei valori di riferimento, devia verso due degenerazioni completamente “irresponsabili”. La prima è quella di una “matematicizzazione” della vita, la pretesa di legare causa e conseguenze, rischi delle proprie azioni e risultati, con la stessa facilità con cui si fa la somma e la sottrazione degli addendi. E’ la degenerazione del pragmatismo, che annichilisce su se stessi e chiude il cuore

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a qualsiasi slancio di umana compassione. La seconda è peggiore ed è plasticamente rappresentata dalla figura del Grande Inquisitore di Dostoevskij, che di fronte alla scelta tra la fedeltà a un ideale e la rinuncia ad esso per evitare le conseguenze negative che la coerenza avrebbe prodotto, sceglie la seconda strada e tradisce così l’ideale. La responsabilità mostra il suo brutto volto di chi si vede gli affari propri, di chi pensa al proprio tornaconto personale. Ovviamente il tutto coperto da un paventato e ipocrita atto di responsabilità. Possiamo con tranquillità immaginare che, in nome di atti di responsabilità, si siano negati tanti atti di coerenza e di generosità verso gli altri. Esiste un punto di contatto, una giusta sintesi tra le due vie? Proviamo a trovarlo nelle parole del filosofo tedesco Jonas: “Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una vita autenticamente umana”. Il vero atto di responsabilità per il nuovo anno sia questo: ancorarsi all’umano, senza perderlo mai di vista. Essere responsabili dell’altro che mi sta accanto. Al di fuori di questo quadro di valori, la responsabilità degenera nell’egoismo che si autoassolve. Il 2017 ci veda reinnamorarci di principi, valori e ideali che non passano. Per essere responsabili della donna e dell’uomo che è accanto a me. Oggi, in questo momento. E che Dio ci aiuti. Buon Anno 2017

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Alle Origini della nostra Storia... della nostra Civiltà... della nostra Cultura... Qual è l’origine del nome Italia? P erché il nostro Paese si chiama così?

letino (Antioco, framm. 3 e 5 Jacoby)

“Memorie mitiche nell’Area dell’Istmo”: Un saggio storico di Giovanna De Sensi Sèstito sull’Area centrale della Calabria nell’antichità.

Italo, secondo progenitore mitico del popolo enotro, viene così presentato con i tratti tipici di un <<eroe culturale>>: sarebbe stato il fondatore di un regno stabile, costruito ed ampliato anche oltre quel primo confine inducendo ad obbedirgli i vari nuclei sparsi nel territorio con la forza e con la persuasione, doti proprie di un re; avrebbe trasformato la sua gente nomade in sedentaria, l’avrebbe indirizzata alla pratica stabile dell’agricoltura, le avrebbe dato leggi, ordinamenti e una organizzazione militare con obbligo di pasti in comune (sissizi) ancora più antichi di quelli introdotti in Grecia da Minosse, mitico re e legislatore di Creta (Aristotele, Politica, 1329 b).

Un mito greco è sempre molto più carico di significati di un qualsiasi r acconto fantastico. Tramandato e rielaborato in molteplici varianti, rappresenta il modo proprio dei greci di tratteggiare la specifica cultura di un popolo attribuendo un preciso fondamento metastorico, un archetipo, al sistema dei valori che lo contraddistingue: consuetudini, comportamenti, forme di sussistenza, tradizioni. Il racconto mitico trova una precisa garanzia sacrale nell’ispirazione divina dell’aedo o del poeta che se ne fa mediatore (mythos è propriamente il racconto ispirato o frutto di comunicazione iniziatica), oppure trae una ragion d’essere dalla sua pertinenza al “tempo mitico”, alla fase delle origini di un popolo, di una specifica comunità, di una pratica sociale, di una determinata usanza rituale. In quanto narrazione simbolica, il mito è materia di poeti, più che di storici. Ma quando i riferimenti dello storico sono pertinenti al “tempo mitico” delle origini, anch’essi filtrano e rielaborano tradizioni orali modellate su consolidati modelli mitici, di tipo eponimico e di tipo genealogico, e dunque svolgono analoga funzione mitica. Presenta appunto queste caratteristiche, il complesso di informazioni letterarie di cui disponiamo per l’Area centrale della Calabria, ricompresa tra i due profondi golfi di S. Eufemia Lamezia sul Tirreno e di Squillace sullo Ionio. Ed è prova evidente della sua rilevanza nella percezione greca il fatto che tali notizie di distribuiscano su tre livelli cronologici: 1) la fase più remota del popolamento della regione con la formazione della sua identità culturale; 2) l’epoca dei “ritorni” da Troia con memorie di approdi di gruppi di reduci greci sulle coste dell’Italia, esiti mitici del primo impatto tra greci e popolazioni indigene; 3) infine la fase della nuova identità greca assunta dall’area con la fondazione della grande Terina sul Tirreno e la piccola Scillezio sulla Ionio. Una tradizione storica molto antica vuole che il progenitore mitico degli Enotri sia stato il più giovane nipote di Pelago primo re arcade, Enotro, giunto in Italia (assieme al fratello Peucezio) ben diciassette generazioni prima della guerra di Troia alla ricerca di una terra tutta sua da abitare (Ferecide, Framm. 156 Jacoby). Gli Enotri sarebbero stati dunque i più antichi abitatori della regione che da essi avrebbe assunto la denominazione geografica di “Enotria”. Quando, dopo diverse generazioni divenne re degli Enotri Italo, quella terra prese il nome di “Italia”. Nel trasformare gli Enotri da pastori nomadi in agricoltori, sarebbe stato appunto Italo a fissare il più antico confine del suo regno nella regione istmica compresa tra i golfi Lametino e Scil-

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Da questa proiezione mitica della trasformazione culturale del popolo enotro affiora anche un preciso dato territoriale, il confine della “prima Italia” nell’area dell’Istmo. E’ evidente che la peculiarità dell’Istmo, così stretto da poter essere attraversato in mezza giornata di cammino, deve avere costituito sin dalle epoche più remote un riferimento geografico fondamentale, ancorato al nome del fiume principale che lo percorre, (L) Amato, e ai due golfi che concorrono a formarlo. Il golfo tirrenico, che deriva dal fiume il suo più antico nome, come il popolo che vi era insediato (i Lametini di Ecateo), avrebbe nel corso dei secoli assunto altre denominazioni (Terineo, Ipponiate/Vibonese, di Sant’Eufemia), in ragione della complessa stratificazione delle vicende storiche che lo interessarono nel corso dei secoli e dei mutamenti intervenuti nella sua pertinenza politico-amministrativa. Il golfo ionico, invece, ha mantenuto inalterato nel tempo il nome derivato dall’insediamento urbano di Scillezio, fondato al suo interno da Crotone nel VI sec. a.C. nome mantenuto sia dalla colonia romana (Minervia Scolacium) impiantata sullo stesso sito, che dalla città bizantina “incastellata” in posizione più difesa. Alla riflessione di storici e pensatori greci gli Enotri del “tempo mitico” si configuravano, dunque, come portatori di una cultura comparabile e per molti aspetti affine a quella presente nella Grecia delle origini, quella di tanto o di poco anteriore alla guerra di Troia e l’area istmica ne rappresentava il principale riferimento geografico.

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Via Del Campo

I Conqueror ospiti da I Suoni Del Sud Lamezia Sold Out al Teatro Politeama “F.Costabile” di Lamezia Terme per I Conqueror, un gruppo musicale di Santa Teresa di Riva, Messina, da 22 anni con attitudine “progressive” che stasera suonano De Andrè. “Un concerto curato fin nei minimi particolari, un’esperienza unica a cui gli estimatori di De Andrè non possono assolutamente rinunciare.” Così scrive Marcello Nicotera Presidente dell’Associazione Suoni del Sud Lamezia, per coloro che amano la musica di qualità. Presentati dall’avvocato Anna Moricca, la formazione a sette elementi proprio come la PFM del 1979, I Conqueror, stasera ci regalano gli anni da Via Del Campo al Pescatore che, all’ombra dell’ultimo sole, si era assopito e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso. “Ama e ridi se amor risponde piangi forte se non ti sente dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior.” Via del Campo era, ai tempi in cui fu scritta, una tra le vie più povere e degradate di Genova, città natale di De Andrè. Dal primo album alla Buona Novella, a Storia di un Impiegato del 1973, i Conqueror ci hanno portato De Andrè, rispettandolo e ricordandolo con i loro suoni guizzanti. Guardavo i componenti della band sul palco guizzare proprio come i loro suoni, avevo vicino il violinista e ne potevo cogliere ogni colpo di bacchetta sulle corde del violino. Fra una prima e seconda parte dello spettacolo il gruppo ci propone, per la prima volta in pubblico, una loro canzone che farà parte della ristampa del secondo album, ormai fuori catalogo: Storie fuori dal tempo del 2005 e il brano presentato sarà incluso come “bonus track. Mentre io prendo appunti dai loro primi album del 2003 - Istinto al 2005 - Storie fuori dal tempo a Sprazzi di Luce del 2009, scopro che i Conqueror hanno suonato con Bernardo Lanzetti, cantante della PFM, in Belgio e sono molto conosciuti e apprez-

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zati in Giappone. La suite Morgana è un capolavoro. Intanto le note di Andrea s’è perso, Dolce Nera, Bocca di Rosa, La Canzone di Marinella, Sally, Geordie...”Mentre attraversavo London Bridge,un giorno senza sole, vidi una donna pianger d’amore, piangeva per il suo Geordie. Impiccheranno Geordie con una corda d’oro, è un privilegio raro. Rubò sei cervi nel parco del re vendendoli per denaro. Né il cuore degli inglesi, né lo scettro del re Geordie potran salvare, anche se piangeranno con te, la legge non può cambiare.” risuonano chiedendo giustizia, carità e comprensione. Volta la Carta, una filastrocca contro la guerra, le tante guerre.”E anche se vi sentite assolti siete pur sempre tutti coinvolti, da una Canzone del Maggio che loro non fecero ma che io ho molto amato” “Madamadorè ha perso sei figlie tra i bar del porto e le sue meraviglie Madamadorè sa puzza di gatto volta la carta e paga il riscatto paga il riscatto con le borse degli occhi piene di foto di sogni interrotti Angiolina ritaglia giornali si veste da sposa canta vittoria chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria.” Non è facile ricantare De Andrè ad un pubblico che lo ha amato, ma I Conqueror sono riusciti con il rigore della disciplina, con il rispetto e l’attenzione, con una musicalità rock di vera personalità. Applausi quindi ai musicisti dal pubblico e dal sindaco, il concerto era organizzato dall’Associazione Suoni del Sud Lamezia e dalla Pro Loco e patrocinato dal Comune di Lamezia Terme. Applausi a Suoni del Sud Lamezia e a Gedeone, altra associazione che si affianca in questa difficile impresa di proporre qualità e rispetto della musica, del suono. “Noi miseri sconosciuti non abbiamo mai avuto un teatro così pieno” dichiara il portavoce de I Conqueror a fine concerto, ma i loro concerti hanno avuto i teatri strapieni in Belgio, a Parma e in Sicilia sempre, in Calabria è la prima volta è vero, però lui lo dice con l’umiltà dei grandi, di chi suona per amore e per vivere così. Come De Andrè.

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“Ntoni Varrilaru e u fhrischiet u do cumpari “

Si racconta in un tempo non molto lontano, intorno al 1935 che un contadino del nostro paese, conosciuto col appellativo di “Ntoni Varrilaru “, in un afoso giorno del mese di Agosto si preparò di buon mattino a percorrere la mulattiera che da Gizzeria portava a Castiglione dove si svolgevano i festeggiamenti del Santo Patrono “San Foca” e dove si svolgeva pertanto una ricca fiera nella quale avrebbe avuto la possibilità di comprare, vendere qualunque mercanzia(vestiario,utensil i,animali da cortile e da stalla). Bisaccia sulle spalle, 2 bei polli nostrani alle mani , scarponi nuovi ai piedi e via a passo lesto nel polveroso viottolo che di la a un’ora circa lo avrebbe portato nel paese vicino a vendere i suoi polli e a comprarsi qualcosa di buono. Non aveva lasciato nemmeno il paese che incontrò altra gente che andava nei campi per il loro quotidiano lavoro incontro anche compare Fedele che vedendolo conciato a festa gli disse “ dduva jati oja vestutu e tinghiti “ rispose, vaju alla fhera e Santu Fhocu, allora il compare dopo aver pensato un po’ gli chiese allora “mu ccattati nu fhrischiettu? Certo gli rispose il compare Ntoni Varrilaru riprendendo velocemente il suo cammino, se non mi scordo. Qualche oretta più tardi, quando si era avvicinato alla contrada Livadia, incontrò un’altra persona conosciuta come “ Ntoni e Marastella “ il quale dopo averlo salutato , gli fece la stessa richiesta di quello di prima, pregandolo caramente se gli potesse fare il favore di comprargli un fischietto perché lo avrebbe voluto regalare al figlioletto. Certamente, le fu risposto, se non mi scordo. Dentro la sua mente il povero Ntoni Varrlaru pensava , con quali soldi dovrò comprare questi fischietti, non mi hanno dato niente. Il sole era già alto, saranno state le nove circa che il povero Ntoni Varrilaru, era già alle porte di Castiglione,

doveva soltanto valicare il torrente di Pietra Murata e in mezzora sarebbe arrivato in fiera. In contrada “Li Lauri , si era fermato per un attimo giusto per far riposare le sue stanche braccia e per rimettersi in sesto e scuotersi di dosso la polvere che aveva accumulato percorrendo la lunga e polverosa strada a piedi. Le corse incontro S.Gallo alias “Galluzzu”, un contadino di vecchio stampo, anzianotto e curvo per il troppo lavoro fatto, ma sempre rispettoso ed ossequioso. Gli disse, affannando dalla lunga corsa o Nto,o Nto , aspetta nu mumentu, t’aju vedutu e lla supra ,..avendo capito che stai andando alla fiera, ti volevo chiedere se mi faresti il favore di comprarmi un fischietto porgendogli una monetina di 5 lire quanto era il prezzo del fischietto. Il bravo Ntoni Varrilaru si conservò con cure la monetina che sarebbe servita per comprare il fischietto per il suo conoscente,lo rassicurò, stasera al mio ritorno fatti trovare qua che ti porterò il fischietto. E nel mentre riprendeva il suo cammino, nella sua mente pensò “ tu ssì ca vo frischiara” , e proseguì il suo cammino . Questa breve storiella ci fa capire l’importanza del denaro e la sua indiscussa utilità come mezzo di sussistenza e di vita quotidiana tanto che alcuni recitavano la seguente massima : “Senza ssordi nun ssi dicianu missi cantati”. Ogni cosa ha un suo costo come anche le messe cantate. Morale che spesso vogliamo fatto qualcosa dimenticandoci di rimborsare almeno quanto speso a nostro favore. Si ringrazia il sig. Antonio Gigliotti detto “varrilaru “ per l’aneddoto raccontatoci, ottuagenario, memoria storica del nostro paese, persona squisita e disponibile sempre a fornirci notizie circa la nostra gente.

Satirellando

Iniziare il nuovo anno con una nuova rubrica, mi inorgogliose. Iniziare per LAMEZIA E NON SOLO è, per me, motivo di grande gioia.Dato che l’altra rubrica che curo è piuttosto seriosa, ho pensato di pubblicare le mie Satire, mettendo in luce piccoli aspetti quotidiani, in chiave abnorme e che possa tirar fuori più di un sorriso…La prima mia satira che intendo presentarvi è… MALEDUCATI. Per il resto, poi, giudicherete voi, man mano. Di solito, le Satire parlano da sole, ma, talvolta, potrà essere utile dare un minimo di indicazioni, mi sembra aiuti ad inquadrare meglio il contesto.Per questa prima satira, nulla è necessario, oltre ai versi, in rima. Buona lettura e… buone risate. Quattro imbecilli, sotto casa mia, piazzano uno stereo a tutta melodia: la macchina è, sicuramente, di papà, per girare in tondo e senza dignità e per stupire quattro ragazzine, affascinate, ma fin troppo cretine, se basta loro, come trofeo, un qualsiasi, stolto Romeo

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che, con macchina vieppiù blasonata, strombazza sperando in mezza “stantuffata”! Mi affaccio e, con garbo, chiedo loro: “Che musica ascoltate, posso farne anch’io tesoro?”. I bulli periferici rispondono, in dialetto: “Un di capisci, è musica d’effetto!”.

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E io, di rimando: “Don’t break my balls, vous semblez des parfaits trolls!”! Al che quelli, spaventati a morte, temendo maledizioni per avversa sorte, ignorando sermo gallico e lingua d’Albione, prendono il largo, sgommando col loro crasso macchinone!!! Alla prossima.

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suggerimenti di bellezza

Come personalizzare

iltruccogiusto - primaparte Per riuscire ad essere più belle bisogna sempre ricordare - prima di truccarsi, farsi tinture e lampade abbronzanti - quali sono le proprie tonalità. E’ molto importante, infatti, considerare il colore naturale dei propri capelli, della pelle e dei propri occhi prima di ricorrere a qualsiasi accorgimento di bellezza. Possiamo suddividere le tipologie femminili secondo le quattro stagioni dell’anno. La donna INVERNO ha una luce lunare e fredda, capelli castano scuro con sottotono cenere o nero blu, occhi neri, marrone scurissimo o blu notte: tuttavia, tale tipo di donna può avere la pelle chiarissima con sottotono perlato oppure olivastra. Questa donna è quella che si ritrova più frequentemente nei Paesi mediterranei: per lei vanno bene trucchi a prevalenza rossa e rosa chiaro; sono appropriati il blu, il viola mentre sono da evitare le colorazioni calde. Calda e solare è la luce che promana dalla donna AUTUNNO, i cui capelli sono oscuri ma con riflessi dorati o ramati: gli occhi sono nocciola o verdi, oppure scuri con pagliuzze dorate, mentre il colorito della pelle è ambrato. Per questa donna, via libera ai colori caldi come: oro, giallo, bronzo, arancio, rosso mattone beige dorato e tutti i colori dei boschi autunnali. La donna PRIMAVERA è chiara e solare: i capelli sono biondo miele, la pelle ha una sfumatura rosata, gli occhi sono verde chiaro o nocciola. Per una Lei con queste caratteristiche sono consigliabili i colori pastello come: il salmone, crema giallo chiaro, verde muschio otre alle tonalità chiare e dorate. La più chiara di tutte è la donna ESTATE, con la pelle rosata e, spesso, ipersensibile, che emana una luce di perla. I capelli sono chiarissimi: biondo platino o cenere, oppure sale e pepe; gli occhi sono azzurri o grigi: perfetti per questa donna i colori leggeri come il rosa confetto, il grigio, l’azzurro del cielo o del mare e l’indaco. Una volta che si è compreso a quale tipologia femminile si appartiene, si può procedere a preparare la pelle al trucco. La detersione è fondamentale: bisogna usare un latte detergente e non un sapone per non aggredire l’epidermide e per nutrirla in profondità con principi emollienti. Si deve pulire il viso con i movimenti giusti, effettuati nel giusto ordine: si parte dagli occhi, ammorbidendo il mascara nella direzione naturale delle ciglia, dopo di che, si comincia a pulire il volto, partendo dal centro per poi pag. 24

spostarsi nelle zone più laterali delle guance e delle tempie. A questo punto non bisogna dimenticare il tonico, che ripristina la temperatura naturale della pelle (che potrebbe essersi scaldata a seguito del massaggio con il latte detergente) e richiude i pori, rivitalizzando l’epidermide con i suoi preziosi sali minerali. Si deve, ora, passare all’ultima fase dell’operazione pulizia: l’idratazione ed i pretrattamento al trucco. L’idratazione va fatta con un prodotto dalla texture densa e che stimoli il metabolismo cellulare, mentre un buon cosmetico pretrattante per il trucco consente di levigare la superficie della pelle, minimizzando i pori e le rughe e proteggendo l’epidermide. La fase del trucco: il fondotinta: va scelto il più possibile simile al colore della pelle del collo, non della mano come si fa di solito! In estate lo si può usare un po’ più scuro in previsione dell’abbronzatura, ma d’inverno, invece, specie se ci si trucca la sera, un fondotinta più chiaro consente di catturare meglio la luce. Anche il fondotinta va scelto in base al proprio tipo di pelle: se è a tendenza grassa dev’essere compatto ed in polvere; se è mista va bene uno fluido; perfetto per la pelle secca e quello compatto e cremoso. Un fondotinta fluido va steso usando il pennello, in modo da impiegare meno prodotto possibile; la spugnetta la lasciamo al fondotinta compatto in polvere: per ottenere un effetto più soft si può provar il pennellone. Il correttore: io vi consiglio di stenderlo dopo il fondotinta per creare una colorito più omogeneo: l’unica eccezione per il fondotinta compatto che, invece, va steso sempre dopo il correttore: in tutti i casi, il correttore va applicato con i polpastrelli, così da scaldarlo leggermente. Per quanto riguarda il colore, vi do delle dritte che non tutte le donne conoscono: il beige corregge quasi tutti i difetti, l’arancio/albicocca attenua il blu delle occhiaie, il verde ed il giallo chiarissimi eliminano il rosso dato dalle couperose o se si vuol nascondere qualche brufoletto, ecc. La cipria: bisogna sempre tenere presente che la temperatura dell’ambiente è diversa da quella della pelle, che è un organo vivo. La cipria serve, allora, per proteggere il viso da sbalzi termici, per fissare il trucco e dare compattezza all’epidermide: chi ha la pelle chiara dovrà usare una cipria beige chiarissimo dorato; chi ha la carnagione più scura potrà optare per una cipria beige dorato; entrambe e vanno applicate con un pennellone rigorosamente differente da quello usato per la terra.

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