Lm statti

Page 1

Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 1


Paradiso dal 1971

Paradiso dal 1971

GROUP

pag. 2

Paradiso

Lamezia Terme – Tel. 0968.53096 www.paradisogroup.it Editore: Grafichè di A. Perri

Auto dal 1971

GROUP

Lamezia e non solo


Lameziaenonsolo incontra

Luisa Statti

Nella Fragale

E’ la volta di Luisa Statti questo mese. Le ho chiesto di farsi intervistare e lei era un poco titubante ma poi ha accettato. Ci siamo incontate, lei era accompagnata dalla nipotina, “il bastone della sua vecchiaia”, come la ha definita che, durante la nostra conversazione, di tanto in tanto, lanciava occhiate alla nonna, divertite quando parlavamo di internet, ma piene di affetto, di amore, di quell’amore che va oltre, che dice tutto pur senza parole e che mai si potrebbe cogliere dietro ad uno schermo. Anzitutto la ringraziamo per aver accettato di farsi intervistare e partiamo subito con le domande. Lei non è lametina di nascita ma lo è diventata per matrimonio, avendo sposato Ferdinando Statti, ed allora un bel tuffo nel passato. Ci vuole parlare del suo matrimonio? Come ha conosciuto suo marito, quando vi siete sposati e dove? In effetti non sono lametina perchè sono di Bagnara Calabra però mi sento lametina a tutti gli effetti perché sono più di cinquant’anni che vivo qui, prima a Nicastro e poi a Lamezia. Ho conosciuto mio marito perché ero amica della sorella quando eravamo all’università. Ci siamo sposati a Taormina nel 1966, quindi sono 50 anni di matrimonio ed altrettanti che vivo qua. Sposando il barone Statti è entrata a fare parte della allora nobiltà nicastrese (lametina oggi) ed anche se, come famiglia, non amate usare spesso il titolo nobiliare, ciò non toglie che vi appartenete. Cosa vuol dire appartenervi? Vi è un’etichetta da seguire? Un protocollo da rispettare? Non perché una famiglia ha un titolo nobiliare è diversa da un’altra famiglia. Ognuno tiene al proprio nome di famiglia, a rappresentare la famiglia a cui appartiene nel rispetto dei valori, delle tradizioni, del rispetto di quanto gli avi hanno fatto per avere un nome, una risonanza anche nel paese. Ovviamente non esistono etichette o protocolli da seguire. E’ come per tutte le famiglie e, per me, come credo per per tutti, la cosa importante è sì il rispetto per il nome ma soprattutto il rispetto per i componenti della famiglia stessa. Ma quando la presentano, a chi non la conosce, come Baronessa Statti, nota un cambiamento in chi ha di fronte? Ora non più, ma fino a poco tempo fa si. Non tutti ma alcune persone reagivano con meraviglia di fronte al titolo, forse perchè pensavano che una baronessa dovesse essere artefatta, tutta agghindata, anziana magari, non so. Quindi notavo subito questo cambiamento, quasi che, dopo aver saputo il titolo, si sentissero un poco a disagio. Ma erano attimi, poi palesavano questo stupore e tutto finiva lì.

Lamezia e non solo

Con il matrimonio ha dovuto abbandonare la sua città, i suoi amici, il mondo nel quale era cresciuta, è stato difficile ambientarsi in una nuova cittadina con usanze e modi di vivere differenti? Ovviamente con il matrimonio ho dovuto abbandonare la mia città, dove vivevano i miei parenti I miei amici, dove era circondata ambienti che conoscevo e nei quali ero cresciuta. Però anche mio marito è di origine regine per via della madre quindi abbiamo mantenuto rapporti molto stretti con amici e parenti. Arrivando a Nicastro non ho avuto nessun problema ad ambientarmi. Forse anche grazie al mio carattere. ho un carattere molto aperto, mi piace conoscere le persone, essere in contatto con loro, quindi quasi da subito mi sono trovata bene, ho iniziato a farmi queste nuove amicizie che, dopo 50 anni ancora resistono Dal matrimonio sono nati 4 figli, due maschi e due femmine, una famiglia numerosa la sua. I maschi hanno preso nelle mani l’azienda di famiglia, trasformandola e facendola diventare una delle aziende calabresi vinicole più importanti a livello internazionale, credo di non sbagliare affermandolo. Sono stati i maschi ad occuparsene per “tradizione” o è stato solo un caso? C’è da dire che fin da quando i nostri figli sono stati piccoli noi li abbiamo educati ad amare quello che avevano, ad amare l’azienda, ad amare la campagna, gli animali, per cui tutti i pomeriggi, quando non andavano a scuola, li portavo in azienda per far vivere loro la vita dell’azienda, per cui loro gradatamente, in modo del tutto naturale, si sono innamorati del lavoro del padre, dell’azienda di famiglia. Dietro al successo di una famiglia non c’è mai il lavoro di uno solo ma, soprattutto, il supporto di chi si muove dietro di loro, supportandoli e … probabilmente, sopportandoli. Nella decisione dei suoi figli di trasformare l’azienda c’è anche il suo “parere”? Posso tranquillamente affermare che non c’è il mio parere, Il nostro parere, perché quando con mio marito abbiamo lasciato le redini dell’azienda nelle mani dei figli noi abbiamo fatto un passo indietro, facendo in modo che fossero loro a decidere sulle scelte da fare, su

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 3


come trasformare l’azienda, senza interferire perché eravamo del parere che interferenza sul lavoro degli altri, sulla ragione degli altri per quello che vogliono fare non sia produttiva. Perchè anche se avessero sbagliato sull’errore avrebbero imparato perchè si impara moltissimo dai propri errori perchè sono propedeutici di un cammino. Quindi noi non abbiamo assolutamente posto veti, abbiamo magari dato un consiglio, espresso un parere ma le scelte erano loro a farle Ma esiste un vino, fra quelli prodotti della sua azienda, dedicato a lei? No ancora no, ma qualcuno vicino ai miei figli mi ha sussurrato che, probabilmente ci sarà. C’è un bollicine dedicato a mio marito, “Ferdinando 1938” e mi è stato detto che ci sarà un vino dedicato a Luisa. Non so quando avverrà ma non è che io ci tenga in modo particolare. Ma se e quando avverrà mi farà piacere. Probabilmente ha scelto di non lavorare per dedicarsi alla famiglia. E’ stato un sacrificio o lo ha fatto volentieri? L’ho fatto veramente volentieri, nessun sacrificio. Io sono convinta che la presenza della donna in famiglia sia fondamentale, la donna non si realizza solo con il lavoro, che, per carità, è importantissimo, ma non per realizzarsi, una donna si realizza perfettamente, anzi forse di più, completamente, anche in famiglia. Anzi portando avanti una famiglia sana, con principi saldi, una dà un contributo enorme alla società perchè la cellula principale della società è la famiglia per cui è una scelta che rifarei ad occhi chiusi. Pur non “lavorando” nell’azienda nel senso che comunemente si dà alla parola, credo che conosca tulle i vari passaggi della viticoltura, quale fase la affascina di più? per esempio la spillatura, l’assaggio di un nuovo vino, la scelta di una etichetta o di un nome? Io conosco i passaggi della viticoltura ma non in maniera “vissuta”, però la parte che più mi affascina non è la ricerca del nome, dell’etichetta, ma la nascita di un nuovo vino. Quando viene fuori la bottiglia nuova, che è come una nuova creatura, e che è un po’ il risultato di tutto il lavoro che è stato fatto prima. Quindi la “nascita” di un nuovo vino, con un nuovo sapore, con la sua nuova etichetta, nome, bottiglia, ecco, quello mi emoziona. Fra i tanti premi e riconoscimenti che l’azienda ha ricevuto ce ne è stato uno che le ha dato particolarmente soddisfazione? Molti dei premi e riconoscimenti non li conosco nemmeno, nel senso che una volta che se ne è parlato finisce là. Comunque sono tutti importanti perchè dietro ad ogni riconoscimento, ad ogni targa, ad ogni premiazione c’è una storia dietro Lei vive, con suo marito a Palazzo Statti, una costruzione del 1700, uno dei palazzi più importanti, se non il più importante, della nostra città. Ne hanno parlato storici lametini

pag. 4

decantandone le bellezze. Varcare la soglia della sua casa è un po’ come lasciarsi alle spalle la società moderna per entrare in un mondo che sa di antico, dove tutto profuma di storia. Probabilmente lei non ci farà più caso ma credo ne sia conscia. E’ faticoso abitare in un palazzo così importante? Sicuramente è faticoso, ma è faticoso perché per mantenere in maniera dignitosa un palazzo come questo ci vuole molto lavoro Lo si fa volentieri soprattutto per un rispetto per la storia che c’è stata in questo palazzo, fra queste mura, da quando è stato costruito fino ad ora. Rispetto per quello che c’è stato e che ancora oggi c’è, gli affreschi, i mobili, le mura stesse. Oggi come oggi mantenere un palazzo simile è gravoso, e non solo economicamente! E’ anche difficile trovare il personale giusto per la manutenzione. Posso dire che, alla fine, quasi tutto ricade sulle spalle della padrona di casa, ed è pesante, sì! Non ricordo se l’architetto Panarello o lo storico Vincenzo Villella hanno scritto che nel palazzo sono custoditi importanti documenti, probabilmente riguardanti Nicastro, che non sono mai stati mostrati al pubblico. Non le chiedo di parlarcene ma avete intenzione, in futuro, di svelarne il contenuto, sempre che sia vero! No, non è vero! assolutamente non ci sono documenti storici, ci sono fotografie ed altro, visto che è un palazzo storico, ma nulla di documenti riguardanti Nicastro. Sempre a proposito del palazzo in cui vive, ha le mura così spesse, come del resto tutti i palazzi di quell’epoca, che, credo, non lasci passare la “rete”, internet per intenderci, oppure non è così? La rete passa tranquillamente! E come è il suo rapporto con la tecnologia? Pessimo! Cerco di adeguarmi almeno per le cose più essenziale tipo il cellulare, la messaggistica, le foto, ma non è che lo faccia con piacere perchè sono contraria Utile per la comunicazione a lunga distanza ma dannosa per i rapporti interpersonali, la pensa così anche lei? Sì la penso anche io così, con questa tecnologia putroppo si è perso lo sguardo delle persone, il bello del rapporto fra le persone nel guardarsi in faccia, negli occhi mentre si parla, capire dagli occhi quelli che sono i sentimenti di chi ti sta di fronte, di dolore, di gioia, amore … invece con la tecnologia questo si è perso completamente Abita nella nostra città da un bel po’ di anni e la ha vista cambiare nel tempo, in cosa è migliorata ed in cosa, invece, è peggiorata? Credo che sia migliorata senz’altro nell’evoluzione sociale, culturale. C’è più amore verso tutto quello che non è strettamente

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


legato al divertimento. Ci sono tante associazioni che si occupano di tante problematiche interessanti dal punto di vista storico, culturale, letterario, per cui da questo punto di vista credo ci sia stata un’evoluzione positiva. E’ peggiorata nell’urbanistica perchè prima avevamo il vanto a Nicastro prima e lamezia poi, delle strade larghe, spaziose, ora possiamo vantarci di vivere in un labirinto nel quale tu entri ma non sai da dove puoi uscire perchè è tutto ristretto a misura di go-kart non di macchina. Da questo punto di vista è peggioratissima La sua opinione sull’attuale Amministrazione lametina? Io penso che ogni Amministrazione cerchi di operare per il meglio della città e credo che anche questa, stia, con i suoi lati negativi, con le sue pecche, con le sue negligenze, credo che anche questa stia, più o meno, cercando di fare del suo meglio. Chiaramente con tutte le difficoltà che ha trovato per cui non è che si ha una bacchetta magica e cambiare tutto. E’ molto impegnata nel sociale. So che è molto attiva come membro dell’unitalsi, perchè ha deciso di entrare a farne parte? Questo mio essere membro attivo dell’Unitalsi si ricollega un po’ a quanto ho detto prima sull’educazione che si riceve in famiglia. Io ho educato i miei figli verso l’amore per la terra, mia madre, che era una vecchia sorella dell’Utitalsi, ha educato me all’amore per questa associazione per cui io sono nell’unitalsi da sempre anche se ne sono diventata membro dopo la fine degli studi, infatti ci sono da 50 anni. E’ stato, dopo la famiglia l’impegno della mia vita. E’ una associazione molto particolare che si occupa delle persone in difficoltà come ammalati, disabili. Si deve essere molto portati per farne parte perchè se alla base non c’è un amore profondo verso le persone che si vanno ad aiutare è inutile entrarvi. Per me dopo la mia famiglia, è stato il mio impegno primario. Ho dedicato la mia vita all’unitalsi, ne sono stata presidente per 25 anni e per 5 anni Presidente Facente Funzioni. Ho cercato di trasmettere a chi conoscevo l’amore verso questo impegno delicato, di farla amare da tante altre persone, infatti dquesta associazione che all’inizio era piccola, ancora nascente, è mano mano cresciuta. Ha preso piede nel territorio, si è allargata, ha avuto buoni riscontri. Questo anno abbiamo festeggiato 50 anni della sezione lametina dell’Unitalsi. Abbiamo operato in un certo modo verso questi ammalati, verso le loro famiglie, per farli uscire allo scoperto. E’ un impegno delicato e gravoso, è stata ed è dura? E’ stata dura, inizialmente, convincere la gente a fidarsi di noi, a non nascondere il disabile perchè 50 anni fa era così. Le famiglie che avevano persone in carrozzina o con qualche difficoltà non ne parlavano, non le portavano fuori, le tenevano chiuse in casa come se se ne vergognassero. Noi siamo riusciti, e credo di poterlo dire con orgoglio e con fermezza, a farli venire fuori da questo stato di vergogna. Abbiamo iniziato a farli partire per Lourdes con i famosi treni bianchi, e poi mano mano abbiamo cominciato

Lamezia e non solo

a fare assaporare loro cosa fosse vivere una vita quasi normale, abbiamo cominciato a portarli fuori per semplici passeggiate, per gite. Tengo a sottolineare che noi non ci vogliamo sostituire alle Istituzioni per cui quello che è il lavoro che debbono fare loro come le cure, la fisioterapia, a noi non interessa. A noi interessa fare vivere a queste persone, socialmente, una vita quasi normale. Ogni anno organizziamo una vacanza estiva a Falerna e rimangono con noi 15 giorni, Si va al mare, si va in giro per negozi, la sera si va in quei piccoli locali dove si balla. Arrivare dalla situazione che abbiamo trovato, di persone tenute, per vergogna, segregate in casa, a portarle oggi al mare o a ballare è una grande soddisfazione. L’inico mio rammarico è stato quello di non essere riuscita a realizzare una casa famiglia per i disabili, non per fare terapie ma solo per fare sentire gli ammalati, comunque, in famiglia e nello stesso tempo per dare alle famiglie l’opportunità di avere un attimo di respiro e dedicare del tempo ad altri bisogni. Questo non sono riuscita a farlo ma non ho abbandonato le speranze, spero ancora di poterci riuscire. Qual è il suo rapporto con la Religione? Primario, solo questo posso dire, il rapporto è primario. E’ il principio essenziale della mia vita che mi ha sostenuto in tutti i momenti, di gioia e di dolore Crede nella vita dopo la morte? Certamente, credo sicuramente in una vita splendida, migliore, piena di luce, di gioia Che ne pensa di Papa Francesco? E’ un grande papa, è un papa che nella sua umiltà, nella sua semplicità ha una grandezza incredibile. E la sua forza è il suo grande amore, da questo suo grande amore viene fuori la sua semplicità e la sua grandezza. Credo che con queste sue doti peculiari forse riuscirà a fare cambiare qualcosa nella società, nel mondo, nel rapporto tra uomini. So che ha la gioia di essere nonna, vi sono due correnti riguardanti i nipoti, chi afferma che il legame con loro è quasi più forte di quello con i figli e chi afferma che il legame è forte ma che i figli sono sempre i figli. Lei a quale appartiene? Appartengo al secondo. Sicuramente i nipoti sono una gioia immensa, sono il nostro futuro, i nostri bastoni della vecchiaia, come dico sempre a mia nipote, ma se non ci fossero i figli non ci sarebbero nemmeno i nipoti! Fra i suoi hobby c’è il Burraco, come le è nata questa passione? Mi è nata quando mia figlia era all’università ed era amica di una ragazza pugliese. Il Burraco, come gioco, è nato in Puglia, e questa ragazza la sera, quando ero lì ed andavo a trovare mia figlia, ha cominciato ad insegnarmi il gioco. A me, fondamentalmente, piace giocare a carte, per ci ho imparato questo gioco. Tornata

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 5


a Lamezia ho cominciato a diffonderlo e poi si è diffuso talmente tanto che abbiamo fatto un circolo di Burraco dove ci riuniamo con gli amici, per giocare, per fare tornei Le capita qualche volta di annoiarsi? No, non ho proprio il tempo di annoiarmi. Ama viaggiare? quale è il luogo che ha visitato e che la ha particolarmente colpita? Amo moltissimo viaggiare. Credo che viaggiare ti apra la mente, ti apre gli orizzonti. E’ bello conoscere culture e tradizioni diverse. Credo che sia la cosa più bella che si possa fare come hobby, come passatempo. Il luogo che mi ha colpito di più, fra quelli visitati, è stata Gerusalemme, la Terra Santa. Questo viaggio mi ha fatto valutare tantissime cose in modo diverso, mi ha fatto anche vivere una dimensione di versa della vita. Mi ha fatto ancora di più fortificare nelle mie convinzioni di Fede, religiose. Qual è, secondo lei. il peggiore male della società moderna? La tecnologia Cos’è, secondo lei, la felicità? La felicità, per me, non esiste, penso non sia di questo mondo. Esiste la serenità, quella sì. Quando uno è sereno con se stesso, con gli altri, non ha rancori, non ha invidie, quindi si sente bene e credo in questo, nella serenità. Ma lei da bambina cosa sognava di fare? Non me lo ricordo. Non ho mai avuto sogni particolari, credo, nè punti di riferimento, persone da imitare, no non credo di averne avuti per cui io la vita l’ho svolta tranquillamente. Concludiamo con la domanda alla Marzullo che facciamo a tutti, la domanda che non le ho fatto e avrebbe voluto le facessi, si faccia la domanda, ci dia la risposta Come mai si è avvicinata alla politica per poi allontanarsene, nonostante l’incarico conferitole? Il motore che mi ha spinta ad interessarmi ed entrare in politica è stata la mia famiglia, lo ritenevo un dovere come un dovere verso i miei figli, mettermi al servizio della politica perchè operare in modo tale che i miei figli un giorno non mi dovessero dire: “mamma perchè non lo hai fatto”, per non essere negligente nei loro confronti prima di tutto. Quindi mi sono impegnata per diversi anni in politica. Abbiamo operato, sono stata anche Consigliere Comunale per un brevissimo periodo. Purtroppo la politica a lungo andare degenera, ha bisogno di compromessi ed io ai compromessi non riesco ad abituarmi, ad accettarli ed allora mi sono ritirata. Ho continuato però ad operare nel sociale con l’unitalsi, per me quella era la mia politica.

pag. 6

Altra intervista giunta al termine, altre considerazioni da fare. Intanto quando c’è una donna di fronte a me non è una intervista ma ... una conversazione piacevole ed il tempo scorre rapidamente e facilmente. Una sola cosa accomuna le interviste fatte, che siano uomini o donne, alla fine, quando le rileggo mi lasciano tutte con la sensazione che avrei potuto scrivere di più, che avrei potuto fare domande più interessanti ... Mentre è seduta di fronte a me e risponde alle mie domande, la convinzione, che ho sempre avuto, si rafforza, Luisa Statti è una donna dal carattere forte, deciso. Quando le ho chiesto se era pentita della scelta di non avere lavorato per dedicarsi alla sua famiglia la risposta è stata immediata, non un attimo di esitazione, il sopracciglio che si è sollevato nel guardarmi, come a dire che la risposta era ovvia, ha dato maggiore forza al suo pensiero. Una genuina,fede la sostiene, fede che la aiuta tanto e che accomuna molte delle donne che ho intervistato che hanno sottolineato come la fede sia stata sempre loro di aiuto e supporto. E’ schiva, non ama parlare molto di sè o della sua famiglia, una sorta di pudore, di rispetto per ciò che appartiene alla sua sfera “privata”. Sorride quando parla del marito, dei figli, dei nipoti, anche il tono della voce si addolcisce. E’ spiritosa, coglie il lato ironico della vita, senza fare inutili drammi. Si infervora quando parliamo dei viaggi, della fede, soprattutto quando parliamo dell’UNITALSI, infatti sono le domande che hanno avuto le risposte più lunghe. Si intuisce quanta passione ci sia in questo ruolo che ha fatto suo. Sorelle si definiscono coloro che appartengono all’associazione perchè si muovono ed agiscono come amorevoli sorelle che, in modo del tutto gratuito, si dedicano a “tentare” di sollevare le sofferenze di chi non è stato fortunato come loro. Non è facile, già solo il fatto che Luisa sia un membro più che attivo di una associazione così particolare, da 50 anni, fa capire il suo carattere: deciso sì, ma pieno di amore da condividere e da dare. Scevra da arroganza, presupponenza, si muove e parla con la naturalezza di chi nobile lo è anche dentro. Noi le auguriamo di riuscire a realizzare questa “casa” per i suoi “fratelli” e, magari, di incontrarla nuovamente in questa occasione. La frase per lei non l’ho dovuta nemmeno cercare, mi è venuta in mente subito, già mentre chiacchieravamo, è di Antonia Gravina: “La serenità non appartiene a chi possiede tutto, ma a chi sa apprezzare ciò che ha”. Mi sono presa la “licenza poetica” di sostituire la parola felicità con la parola serenità, chi ha letto l’intervista capirà il perchè. Per la verità guardando la nipote che la accompagnava ed osservava la nonna mi è venuta in mente anche un’altra frase, è di Marc Levy: “Le rughe della vecchiaia formano le più belle scritture della vita, quelle sulle quali i bambini imparano a leggere i loro sogni”. Ed è alla piccola donna che la dedico.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Associazionismo

Narcisismo, tra amore di sè e nevrosi di base

Si è svolto un incontro organizzato dal Rotary Club Lamezia sul tema del “Narcisismo, tra amore di sè e nevrosi di base” . Sotto la presidenza dell’avv. Giuseppe Senese , ha relazionato e introdotto il tema della conversazione il socio Antonio Mallamo, Farmacista, nonché Psicologo. Contributi di grande rilievo sono venuti dal Dr. Luigi Pullia dirigente Psicologo presso la Asp Catanzaro , e dal dr. Felice Raso sociologo, mentre il pubblico ha interagito con il conduttore con domande e impressioni che hanno arricchito la serata. Il tema dell’atteggiamento narcisistico è stato esaminato nella sua componente sana, positiva , quella della autostima , che sebbene possa sembrare a volte esagerata, contribuisce all’ottenimento di risultati professionali e sociali da non disprezzare , oltre a presentare una funzione equilibrante con i concomitanti sentimenti di disvalore. Diverso, sebbene da considerare nei vari gradi di invasività, è l’acuirsi di questo tratto di personalità che dà luogo ad un atteggiamento di presupponenza, arroganza, egocentrismo e assolutismo che escludono la presenza, l’opinione e le emozioni dell’altro. In questo ambito possiamo dire che il narcisismo diviene l’opposto dell’empatia. L’impatto del narcisismo nelle relazioni è nefasto, si va dall’annullamento dell’altro fino alla rabbia più incontenibile. Nel narcisismo cosidetto “covert” prevale, invece, una timidezza esagerata, il ritiro dalla relazione per paura del giudizio dell’altro su ogni azione, parola o parere che si esprima. Ma anche in questo caso si nasconde un profondo ideale dell’Io , il cosidetto Sé grandioso che non tollera la minima disapprovazione reale o

Lamezia e non solo

immaginaria. Ma è nella relazione di coppia che il narcisismo si manifesta con più frequenza, nelle mille sfumature che lo contraddistinguono divenendone una modalità sempre più pervasiva e diffusa. Dall’uomo che passa da una relazione all’altra alla donna seduttiva che illude e non mantiene, da quella modalità per cui si passa dalla passione più sfrenata alla indifferenza e disillusione in modo ripetitivo, dalle sofferenze inferte alla predisposizione a subirle , ecc. ecc. esiste un caleidoscopio infinito del rifiuto di un rapporto veramente unico e coinvolgente. Separazioni e divorzi , alcuni lampo, in crescita esponenziale indicano come la base del narcisismo stia divenendo un problema sociale. Cosa c’è alla base di questo tratto di personalità , la causa profonda che determina la paura della relazione empatica con l’altro, il terrore della vera intimità ? E’ la ferita narcisistica che il cucciolo d’uomo subisce negli anni della strutturazione del suo Io ancora, naturalmente, frammentato. Dove accanto ad un sé grandioso coesiste un senso di profonda fragilità, da una parte l’Onnipotenza , dall’altra l’Impotenza . E’ un periodo evolutivo del tutto fisiologico, ma la ferita narcisistica, ovvero quanto di indesiderato, disatteso ed umilante si riceve nel rapporto con le figure parentali, nei primissimi anni di vita, in un ambito disfunzionale, blocca il processo di integrazione , creando un profondo dolore e una rabbia incoercibile. Succede che la fissazione a quel periodo della ferita non aiuta ad integrare Onnipotenza ed Impotenza che agiranno nella vita adulta in maniera irrealistica, alternandosi in varie rappresentazioni. Utili a bloccare il dolore e la rabbia che, a volte esplode ugualmente incontrollata.

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 7


Scuola

Al Grandinetti gli studenti del Campanella hanno cantato

“l’amore che cambia il mondo”

“Ama e cambia il mondo”. Nelle parole pronunciate da Giulietta, è sintetizzato lo spirito dello spettacolo “Ma che musical maestro” messo in scena dagli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme in collaborazione con l’associazione “A regola d’arte”, con la regia di Giò Di Tonno. “Romeo e Giulietta” di Gerard Presgurvic, “ I promessi sposi” di Michele Guardì, “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante sono i testi a cui Giò Di Tonno ha attinto per dar vita a un musical che mette al centro l’amore. Protagonisti gli studenti e la docente Michela Cimmino, nei panni della nutrice di Giulietta, che sotto la direzione artistica di Tiziana De Matteo, hanno fatto rivivere con il canto l’intensità di tre grandi passioni amorose e il realismo attuale e concreto di un amore che rende folli, che fa fare pazzie, che rende capaci di gesti estremi. Un cast giovane e dinamico, che ha visto protagonisti insieme agli allievi della scuola “Ragazzi all’opera”, che hanno affiancato e tutorato i ragazzi del liceo alla prima esperienza, gli studenti del Campanella Ilaria Borrelli, Francesca Belvedere, Elisa Ungaro, Manuela Delfino, Aurora Duraccio, Maria Lourdes Fragiacomo, “Non siamo noi a scegliere la musica ma è la musica che sceglie noi. Questi ragazzi si sono messi all’ opera con passione, impegno,

pag. 8

studio. Si sono cimentati in un genere difficile e hanno dato il meglio di sé”, ha detto Giò Di Tonno a conclusione del musical complimentandosi con gli studenti dell’istituto superiore lametino e sottolineando la valenza educativa e formativa del teatro “che fa crescere i giovani in tutti i sensi. Sul palcoscenico si è “nudi”, si getta la maschera che si ha nella vita e si mostra quello che si ha dentro”. Dalla docente Michela Cimmino “un grazie a Tiziana De Matteo per aver seguito i ragazzi con passione e professionalità in questi mesi e a Giò Di Tonno per essersi messo in gioco insieme a noi. E’ significativo che, all’indomani di un fatto tragico come l’attentato a Manchester e il giorno dopo l’anniversario della strage di Capaci i nostri studenti qui a Lamezia abbiano cantato la forza prorompente dell’amore. Quell’amore che, come abbiamo ascoltato in Romeo e Giulietta, davvero può cambiare il mondo” Dal dirigente Giovanni Martello soddisfazione per un progetto che “ha fatto riprendere la lunga tradizione teatrale della nostra scuola: il teatro come scommessa educativa e formativa, come attività che arricchisce il percorso scolastico ordinario dei nostri studenti e, facendoli riflettere, li apre alla vita fuori dalla scuola”

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Scuola

UN LABORATORIO DI SCRITTURA PER DARE

CORPO CREATIVO ALLA PAROLA

Ultimamente in tanti, nella prassi didattica, parlano di scrittura creativa, intendendo con questa espressione spesso un modo di scrivere nuovo o non usuale nella quotidianità scolastica o, più semplicemente la capacità dell’alunno di scrivere, opportunamente guidato, brevi testi di fantasia favorendo in ciò un graduale viaggio di scoperta nella dimensione sconfinata del fare creativo. Gli alunni di una classe seconda, la seconda A per la precisione, dell’Istituto Comprensivo “S. Eufemia L.”, hanno sperimentato alcuni percorsi di scrittura creativa con la scrittrice Patrizia Fulciniti che ha dedicato loro un’intera mattinata coinvolgendoli in un divertente laboratorio attraverso il quale ha offerto ai piccoli aspiranti scrittori stimoli e sollecitazioni ad attraversare i territori inesplorati della creatività. La mattinata li ha scoperti ansiosi di fare e pieni di quella sana curiosità che rende più fertili e felici i momenti dell’apprendimento. Conoscevano già Patrizia, la sua scrittura, la sua capacità di avvolgere con le parole, di narrare e trascinare nelle affascinanti distese dell’immaginazione, di attivare percorrimenti fantastici con la sua straordinaria capacità di liberare e sviluppare il pensiero divergente per creare storie. Lei, da subito, alimentando la curiosità dei bambini, ha diviso la classe in due squadre e, dopo aver sottolineato che avrebbero giocato non l’una contro l’altra ma l’una

Lamezia e non solo

per l’altra e che il lavoro finale sarebbe stato il risultato dell’incontro delle loro fantasie, ha chiesto a ciascuna di darsi un nome . Ecco fatto: Arte e Colori. Due nomi in cui, spontaneamente, hanno condensato altri laboratori, altre esperienze creative . E da lì è partito il gioco delle parole che si cercano e si contaminano. Una gara a dire, a esprimere alimentando ognuno la colonna di parole del proprio gruppo. Così , con gioiosa facilità, sono stati condotti a far “incontrare” le parole di una squadra con quelle dell’altra e a far fermentare strane connessioni, possibili filiazioni di significati, a costruire luoghi, personaggi, azioni , insomma a tessere la trama di una storia, narrando di cose fantastiche che avvengono “Nello straordinario paese dell’arte e dei colori”. Si è snodata la storia di un cane e di un gatto vestiti in modo bizzarro, con tutti i vezzi e le caratteristiche del loro mondo infantile. Mentre Patrizia digitava le loro estemporanee visioni, annodando i fili multipli della narrazione, i bambini hanno iniziato a dare corpo visivo alle parole, a dare forma e colore alla storia. Mentre disegnavano e coloravano, nascevano altre particolarità, nuove associazioni di pensiero e, con esse, nuove e continue aggiunte alla storia, nuovi cammini esplorativi nell’immenso serbatoio di accostamenti cromatici e di descrizione visiva. Infine la storia è pronta. La si farà diventare un “audio libro” per raccontar-

Editore: Grafichè di A. Perri

la agli altri con la propria voce e con l’ausilio delle immagini. Ma non è finita! Ecco nuove possibilità per stimolare un uso creativo delle parole e per scoprire nuove dimensioni comunicative partendo dalle immagini, da elaborati espressivi già realizzati. Con grande semplicità, Patrizia Fulciniti ha introdotto la struttura poetica dell’haiku, un componimento giapponese caratterizzato da tre versi , rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe per un totale di diciassette sillabe in cui condensare emozioni, sensazioni, attimi di vita. I bambini, attenti e attratti dal nuovo gioco, si sono lasciati trasportare in una nuova avventura creativa che si è protratta anche nei giorni successivi con altri laboratori. E’ stata quasi un’esplosione di parole, di giochi combinatori, di scansione ludica di sillabe e di significati: prima più meramente descrittivi degli elaborati visivi, poi via via più ricchi di sfumature emozionali e di sensibilità espressiva. Tanti haiku, tanti valori nascosti della parola da portare alla luce, tante tonalità di significato, tanti modi creativi per aiutare a crescere. Così può accadere che un bambino chieda all’insegnante: “ dai, facciamone altri, ormai ci ho preso mano!”. Come dire: ci sto prendendo gusto, mi sto divertendo ovvero imparo facendo

pag. 9


Sanità

Abusivismo commerciale e mancati controlli su alcuni alimenti, presentata l’attivita’ del sian del 2016 Sono stati presentati a Lamezia Terme i dati relativi all’attività svolta nel 2016 dall’unità operativa di Igiene degli alimenti e della nutrizione (SIAN) del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Catanzaro, che opera nei tre Distretti di Lamezia Terme, Catanzaro e Soverato. A illustrate le azioni portate avanti dal Sian è stato il Direttore del Servizio, dott. Francesco Faragò, alla presenza del Direttore Generale dell’Asp Dott. Giuseppe Perri e del Direttore del Dipartimento di Prevenzione Dott. Giuseppe De Vito. La conferenza stampa è stata moderata dal dott. Pasquale Natrella, giornalista e addetto stampa dell’Asp di Catanzaro. Il Sian, che si avvale del lavoro di 7 medici, 15 tecnici della prevenzione, 1 dietista e 3 amministrativi, nel 2016 ha effettuato 473 ispezioni in auto-attivazione e 631 controlli in relazione a segnalazioni certificate inizio attività (Scia) , che hanno portato ad emettere 386 provvedimenti amministrativi (imposizioni, proposte di chiusura, sanzioni amministrative) e 19 atti di polizia giudiziaria. Sono state inoltre effettuate 39 ispezioni su segnalazione, che hanno portato a 25 provvedimenti amministrativi e 4 atti di polizia giudiziaria. I tecnici del Sian hanno inoltre provveduto a prelevare n. 323 campioni di alimenti e 90 campioni totali di acqua minerale, elevando 3 provvedimenti amministrativi. “I controlli dell’acqua destinata al controllo umano – ha spiegato il dott. Faragò – hanno registrato nel corso degli anni un miglioramento progressivo che ha portato al raggiungimento di uno standard qualitativo relativamente elevato. Per quanto riguarda gli alimenti, il numero di campioni prelevati nel corso del 2016 è stato superiore a quanto previsto dalla programmazione regionale, contribuendo positivamente al raggiungimento del risultato della Calabria in termini di Lea. Sulla campionatura di frutta e ortaggi siamo riusciti a realizzare un programma più vistoso rispetto a quanto richiesto dalla Regione, senza registrare prodotti non conformi: in nessuno dei prodotti campionati, infatti, sono stati riscontrati livelli di residui di fitosanitari fuori norma (il 46,9% di frutta e 68% di ortaggi ne son privi completamente)”. In relazione ad Allerta alimentari attivate da altre Aziende sanitarie, il SIAN dell’ASP di Catanzaro ha realizzato 76 controlli di alimenti, operando n. 4 sequestri. Il Dott. Faragò ha poi spiegato che sono stati emessi 19 certificati per esportazione di alimenti (olio, conserve vegetali, vino), 6 certificati di commestibilità/non commestibilità, 11 pareri preventivi per la realizzazione/modifica di stabilimenti di imprese alimentari e 1.819 informazioni su

pag. 10

modalità e requisiti per realizzazione/modifiche stabilimenti. Per quanto riguarda il settore dell’acqua destinata al consumo umano, 2 sono stati i giudizi di potabilità su sorgenti/pozzi, 29 i controlli igienico-sanitari sugli acquedotti e 3.433 le campionature di acqua destinata al consumo umano, che hanno portato a formulare 244 imposizioni per non conformità analitiche o strutturali. Infine sono state effettuate 2.441 valutazioni igienicosanitarie dell’idoneità dell’acqua destinata al consumo umano. Risulta relativamente bassa l’attività per quanto riguarda il settore micologico che, nonostante le buone potenzialità che il SIAN esprime in termini numerici, rimane un Servizio sotto-utilizzato a causa soprattutto della abitudine poco salutare della popolazione di non sottoporre a visita preventiva i funghi raccolti. Nel 2016 sono stati emessi solo 29 certificati di commestibilità, 13 invece sono state le consulenze mico-tossicologiche per gli ospedali, 19 i controlli sulla vendita di funghi. Per quanto riguarda le indagini epidemiologiche sui casi presunti di intossicazione da funghi, nel corso del 2016 sono state effettuate indagini per 5 casi isolati e per 6 focolai di intossicazione, tutti dovuti al consumo di funghi raccolti in proprio. In relazione al settore fitosanitari, sono stati espressi i pareri per l’autorizzazione sanitaria alla apertura di n.2 attività di vendita, mentre i controlli hanno riguardato n. 14 esercizi di vendita già esistenti. Sono stati 5 i campioni di fitosanitari prelevati per verificare la conformità del contenuto a quanto dichiarato in etichetta, mentre i corsi di formazione destinati ai venditori il SIAN ne ha organizzati 2. Per il rilascio del patentino destinato agli utilizzatori, il SIAN ha fornito attività di docenza per gli aspetti di competenza a n.15 corsi. Il controllo alla applicazione delle buone pratiche agricole ha riguardato 27 aziende di produzione primaria. Per il settore formazione alimentaristi, nel corso dell’anno 2016 sono stati formati n.339 operatori mentre 12 sono state le attività formative in tema di sicurezza alimentare. Nell’ambito dell’Area funzionale di Igiene della Nutrizione, il SIAN di Catanzaro ha elaborato n. 94 tabelle dietetiche per la ristorazione collettiva, inoltre ha erogato consulenze dieticonutrizionali e counselling motivazionale breve per un numero di 1830. Gli atti di sorveglianza nutrizionale per gruppi di popolazione sono stati 18 e 80 le attività informative e formative per la promozione di stili di vita sani. Tra i punti di debolezza della sfera di competenza SIAN, vanno

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Scuola IL CENTRO DI FORMAZIONE INFO EMERGENCY E LA A.D.A (ASSISENZA DOMICILIARE E AMBULATORIALE) CONSEGNANO IL PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO DI

STRUTTURA CARDIOPROTETTA ALL’ISTITUTO COMPRENSIVO PERRI PITAGORA. Si è concluso ieri il progetto ideato e portato avanti, con grande tenacia e determinazione, da alcune mamme dell’Istituto Comprensivo Perri Pitagora, che ha previsto la dotazione dello stesso non solo dei defibrillatori automatici ma soprattutto del personale abilitato al loro utilizzo, raggiungendo così l’obiettivo finale del conferimento alla scuola della certificazione di Struttura cardioprotetta. “E’ un duplice onore per me conferire questa importante attestazione- esordisce la Dott.ssa AnnaMaria Grandinetti, responsabile del Centro di Formazione Info Emergency – sia in veste di Istruttrice ma soprattutto in qualità di mamma, è rassicurante pensare che i nostri figli frequenteranno una scuola che ha al suo interno personale preparato a saper fare la differenza in caso di necessità. Bello sapere di poter affidare i nostri

bambini a persone che sono in grado di gestire situazioni di estrema difficoltà.” Il progetto ha fornito la struttura di numero 2 defibrillatori Automatici Esterni e ha previsto la formazione di ben 12 unità scolastiche che durante la partecipazione al corso hanno acquisito non solo le procedure di base per la rianimazione cardio polmonare e quelle per la disostruzione in adulti bambini e lattanti ma soprattutto hanno ottenuto l’ abilitazione all’utilizzo del defibrillatore, così come previsto dalle Linee Guida della Regione Calabria e in ottemperanza al Decreto Balduzzi che prevede l’obbligo della presenza di defibrillatori in tutte le strutture pubbliche. “Un ringraziamento doveroso e affettuoso – commenta La Dirigente dell’Istituto, Dott.ssa Teresa Bevilacqua - ai genitori e alle Imprese La Pieta’ di Putrino , alla

evidenziati l’abusivismo commerciale, che rimane un piaga da contrastare e debellare utilizzando tutte le risorse necessarie, e la cattiva esposizione dei prodotti, con i venditori che mantengono i loro prodotti ortofrutticoli ad ogni angolo di strada ed alla mercé del traffico autoveicolare, contravvenendo a ogni forma di sicurezza degli alimenti. Secondo il dott. Faragò c’è bisogno di un cambiamento di cultura anche della popolazione, in quanto il consumatore dovrebbe evitare di acquistare la merce esposta in modo e luoghi non conformi. Nel 2015 solo a Catanzaro sono stati prodotte ben 19 informative alla Procura della Repubblica in relazione alla cattiva esposizione dell’orto-frutta. “Oltre a quanto viene realizzato dal SIAN, un contributo positivo che miri ad elevare il livello di tutela della salute pubblica – ha detto Faragò – potrebbero arrivare da un maggiore impegno da parte delle Polizie locali”. Nell’attività del Sian è compreso il programma di sorveglianza “Okkio alla salute” che costituisce la base fondamentale per contrastare l’obesità e il sovrappeso infantile. Questa attività di sorveglianza nutrizionale nel 2016 ha visto il Lamezia e non solo

Croce Bianca Rocca , alla Medionalum spa e alla ADA (Assistenza Domiciliare e Ambulatoriale) che hanno sostenuto il progetto sia per quel che concerne l’acquisto dei defibrillatori che per la formazione del personale. Noi ce la mettiamo tutta sul piano formativo ma avere l’opportunità di garantire una sicurezza in più e saper intervenire in caso di necessità è senz’altro molto importante. La speranza ovviamente è che non ce ne sia mai bisogno.” “L’auspicio- conclude la Dott.ssa Grandinetti- è che questo progetto faccia da volano affinchè sempre più strutture ottengano questo prestigioso riconoscimento. Sono anni che lavoriamo in questa direzione, il raggiungimento di questi traguardi non fa altro che continuare a spingerci in tal senso allo scopo di diffondere sempre più la cultura della cardioprotezione”

coinvolgimento di 529 bambini, appartenenti a 22 scuole. La rilevazione effettuata nel corso del 2014 ha registrato per la nostra Asp un deciso miglioramento in termini di prevalenza di obesità e sovrappeso: siamo passati dal 45% del 2008 al 37,6% nel 2014, il migliore risultato tra tutte le province. Il direttore del Dipartimento di prevenzione Giuseppe De Vito ha sottolineato l’importanza delle attività portate avanti dal Sian, che opera in collaborazione e coinvolgendo più ambiti e istituzioni. Il dg dell’Asp Giuseppe Perri ha sottolineato come “anche la sicurezza e l’igiene degli alimenti, la sicurezza sul lavoro, il mangiar sano fanno parte della sanità. E naturalmente, la prevenzione viene prima di tutto: è ormai accertato che le malattie cardiovascolari, le patologie tumorali si generano anche a causa di una cattiva alimentazione; per questo bisogna prestare molta attenzione all’attività del Sian che mira alla salute dei cittadini, facendo informazione unitamente ad una mirata propaganda di prevenzione”.

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 11


Spettacolo

Hanno ammazzato un giudice… Lamezia Terme, 18 maggio 2017. In scena, al Teatro Comunale Grandinetti, Toghe rosso sangue con Sebastiano Gavasso, Diego Migeni, Francesco Polizzi, Emanuela Valiante, regia Francesco Marino, disegno luci Nuccio Marino. La riduzione drammaturgica, liberamente ispirata all’omonima opera del giornalista/scrittore Paride Leporace è di Giacomo Carbone. Lo spettacolo è organizzato dall’Associaziazione teatrale “I Vacantusi” di Nico Morelli e Walter Vasta e dall’Associazione culturale “Strade perdute” di Gian Lorenzo Franzì con il patrocinio del Comune di Lamezia Terme, dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), dell’AIGA, del Lions Club e dell’Associazione R-Evolution Legalità. Buio in sala. Rumori di passi dietro il sipario. Nel perimetro scenico solo 4 sedie per 4 attori.

Hanno ammazzato un giudice… Un giudice? Un giudice. Non si ammazzano i giudici in Italia. Pianta. Hanno ammazzato il giudice Agostino Pianta…

Inizia così questo viaggio a ritroso nella memoria e nella morte. Morte che ha volti e nomi. ”…Ed è così che il procuratore capo, il dottor Agostino Pianta non riconosce la morte seduta che lo attende ma le sorride e la fa entrare…” Loris Guizzardi detto il Guisso è il suo carnefice. È il 17 marzo del 1969, Pianta è il secondo giudice italiano che muore assassinato. Il primo era stato Antonino Giannola, ucciso a Nicosia nel 1960.

Saranno 27 i giudici ammazzati fino alla fine della prima repubblica più uno che scompare.

L’ultimo giudice, Fernando Ciampi, sarà ucciso a Milano il 9 aprile 2015. “… giudici assassinati dal loro coraggio e di coraggio ormai non ne ha più nessuno. I giudici sono sbirri. E se fai lo sbirro puoi morire come tutti quelli che non si fanno gli affari loro. I giudici non devono farsi gli affari loro…”

Sulle note di “Rose rosse” di Massimo Ranieri si dipana la storia delle brigate rosse e la morte del giudice Emilio Alessandrini per mano di Prima Linea narrata da un inserto audio originale e seguita dal toccante monologo del figlio Marco magistralmente interpretato da Diego Migeni “…Poi a mio padre è arrivato il piombo in faccia che è una lama di acciaio incandescente. Non è vero che

pag. 12

è un attimo, sono certo che lui se n’è accorto. Acciaio che ti entra dentro e mentre per gli altri era già finito lui ha continuato a sentirlo entrare. Non è vero che non resta nulla, resta tutto. Non vero che resta tutto, non resta nulla. Restano i suoi cassetti, ci trovi le sue penne, una bolletta della luce dimenticata, degli appunti, un fodero degli occhiali, ma non resta nulla di lui bambino, di lui innamorato, di lui davanti a un libro, davanti a un foglio bianco…Un orologio e un cranio scheggiato. Ecco cosa resta di un giudice, di un padre, del suo tempo, di una strada. Alessandrini… Alessandrini, lo chiamavano così a scuola da piccolo. Nessuno lo chiamerà mai più… non andrà più in bicicletta, non andrà più al cinema, non bacerà più mia madre…”

A questo fa da controcanto il monologo di Marco Donat Cattin nella vigorosa interpretazione di Sebastiano Gavasso “…Dove mi trovo oggi non c’è tempo per spiegare, chiedere scusa o rivendicare…è solo un pezzo di storia che non c’è più. Sono stato anch’io un bambino. Anch’io figlio di un padre… Chiamato Marco, Marcolino testa calda, testa matta. Tuo padre voleva capire e noi non volevamo spiegargli. Era un mondo pieno di sogni e la porta d’ingresso dei sogni a volte ti si chiude davanti… Oggi forse sarei un anziano signore che festeggia il Natale col figlio, coi parenti coi cugini… Oggi forse sarei come te o senza di te. Ma dove mi trovo ora non c’è tempo né spazio per le diverse possibilità… Tutto è già successo e nulla potrà più succedere e non mi va di tornare indietro con la memoria. Non mi va di raccontarti del carcere, delle assemblee, delle paure dei fascisti, dell’oppressione delle masse, dell’odio partigiano… Non mi va di raccontarti qualcosa che se n’è andato via con me, semplicemente perché sarebbe inutile… Ho ucciso come altri hanno ucciso e non ho vergogna da confidarti… Non mi sono mai chiesto che uccidevo perché non era lui che volevo uccidere non era lui che stavo uccidendo. Era altro… uno spazio più ampio in cui uccidevo me stesso e tutto quello che non volevo essere… Se ci vuole coraggio per andare in giro con la schiena dritta come tuo padre, come il tuo giudice, beh, forse io ho avuto il coraggio di mettere la pistola fumante nelle mie mani di ventenne ribelle, senza adagiarmi sulle prole, senza chiedere … Sono stato un boia e ci vuole coraggio anche ad essere un boia e dove mi trovo oggi non c’è tempo né spazio né modo di scrivere una lettera di belle parole. È solo un pezzo di storia che non c’è più. Ho rubato un padre ma ho rubato anche la mia giovinezza. È stato uno scambio alla pari…” Marco Donat Cattin, nome di battaglia Comandante Alberto, muore poi investito da un auto mentre soccorre un ferito. Le sedie vengono buttate a terra, con rabbia.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


La regia di Marino fa recitare i personaggi a debita distanza, ne spiazza in tal modo i conflitti, ne interrompe i rapporti interpersonali e questo consente di concretizzare scenicamente una grande intuizione registica: proporre i monologhi e i dialoghi in una misura “piana”, scevra da qualsivoglia retorica, e “storica”, nel senso che contiene tutti i segni della contemporaneità. E poi lo strano destino di Sergio Segio arrestato per diversi omicidi, tra cui quelli di due giudici Emilio Alessandrini e Guido Galli. In carcere inizia a scrivere. Dalle sue memorie viene tratto un film. Nel 2003 gli viene conferito il Premio Rosario Livatino intitolato al giovane magistrato siciliano ucciso dalla mafia a soli 38 anni. Nel 2010 entra a far parte dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” che si batte per l’abrogazione della pena di morte in tutto il mondo. Viene rintracciato l’invisibile filo che lega le parole, le frasi, le une alle altre e si isolano dei segnali che diventano i segni riconoscibili della Storia.

Corre l’anno 1979, Miguel Bosé canta “Supeman”, il giornalista Mino Pecorelli viene freddato da un sicario, il cantautore De Andrè viene rapito in Sardegna, Mennea stabilisce il nuovo record del mondo alle Universiadi di Città del Messico, si scopre l’LSD, e l’America si sogna sulle note di “Hair”.

Mentre le parole de “Il tempo di morire” di Lucio Battisti fanno da prologo all’omicidio di Mario Amato, il giudice dalle scarpe bucate e neanche una scorta, “morto per caso e per niente “ammazzato dai neri, ma non quelli delle bombe o dei servizi segreti deviati… non quelli ben vestiti che sognavano il colpo di stato con le divise militari, le parate la fanfare, l’ordine assoluto e i comunisti morti ammazzati. No. Non eravamo noi quei neri là. Noi eravamo gli altri, quelli venuti dopo, quelli disperati… quelli che sparavano nel mucchio per sentirsi importanti, mezzi terroristi e mezzi rapinatori… bravi ragazzi e topi di fogna… quelli che non stavano con nessuno… figli di morte, padri di morte… figli di niente, padri di niente… Si dà contezza delle ragioni degli altri, dove gli altri sono i terroristi neri e rossi e i mafiosi che pianificano l’omicidio di Bruno Caccia. Un giudice che aveva capito molto prima degli altri che la ‘ndrangheta aveva smesso di tirare a campare e che stava arrivando tra i bauscia milanesi e gli industriali piemontesi. “Lì dove ci stanno i soldi che li puoi confondere con quelli che sanno di sangue e terra, di vento e mare… La mafia è come un film con il Padrino, la cupola e i santini bruciati… chi se l’immaginava che pure in Calabria bruciassero i santini? Quelli erano pecorai come i sardi… pane, formaggio, sequestri… pane formaggio e Lamezia e non solo

vendette… tanto peggio tanto meglio… Caccia lo aveva capito… il diavolo è più forte quando la gente non crede che esista… la ‘ndrangheta non esiste, sta in Aspromonte, là in mezzo a boschi e montagne…che vuoi che ne capiscano quelli di movimento terra, appalti pubblici, banche e polvere bianca…” E ancora il commovente monologo di Emanuela/Amelina sulla morte di Falcone e Borsellino che lei, giovane postina timida e pudica, chiama affettuosamente Paolo. Aveva gli occhi belli Paolo, come i “mormanni”. Ma aveva scelto un mestiere “tintu”, s’era fatto giudice e aveva fatto arrestare un sacco di persone “gente che non si doveva toccare” come dice zio Guglielmo. “Poi a maggio lo hanno votato pure Presidente della repubblica, 47 voti gli hanno dato… A Paolo lo hanno ammazzato insieme a tutti quelli che lo guardavano con una bomba nascosta in una 126 di colore rosso…”

Mentre l’ultimo, vibrante monologo è affidato a Francesco Polizzi “Mi chiamo Paolo Adinolfi e sono scomparso il 2 luglio 1994…Mi chiamo Paolo Adinolfi, sono scomparso nel nulla. Non ho più un corpo, non sono né un eroe né una vittima né una lapide a memoria né una bara sotto la mia terra. Sono niente, un’ombra, sono l’oblio che giace nascosto nel destino di ognuno di voi… Mi chiamo Paolo Adinolfi e la storia che avete ascoltato inizia con Agostino Pianta giudice ucciso per caso e finisce con me. Mi chiamo Paolo Adinolfi e finché non troveranno il mio corpo sarò un giudice, un giudice della Repubblica Italiana.” Una scrittura drammaturgica, quella di Carbone, essenziale, scattante e senza scorie, strettamente legata all’immediatezza della battuta e al movimento scenico che si risolve nella secchezza dei gesti e dei fatti mentre il ruolo metaforico del teatro diventa il motore di questa scrittura e i quattro protagonisti sanno magistralmente individuare il giusto rapporto di tempi, di intensità e di concentrazione. È il linguaggio, qui, che fa la storia/le storie. Teatro di parola affamata di realtà dove i fatti si accumulano in sequenze seguendo sconfinamenti continui tra cronaca e invenzione (letteraria), contaminazioni di incredulità e rabbia, note sparse, cenni di politica, tranche de vie, luoghi comuni, figure di sguincio e conversazioni personali.

Teatro civile per costruire il futuro della memoria anche perché lo spazio del dolore umano non può essere colmato dai rituali, c’è il rischio che il rituale si perpetui e il dolore continui, in altri, ad essere solitudine inerte. Bravi tutti. Lunghi applausi, meritatissimi.

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 13


Spettacolo Chiusura col botto della rassegna “Vacantiandu 2017” con la commedia in napoletano

“Era tutto così... diverso” Lamezia Terme, 16 maggio 2017 – Ha chiuso col botto la rassegna teatrale “Vacantiandu 2016-17 – Città di Lamezia Terme”: è stato infatti uno spettacolo applauditissimo e soprattutto divertentissimo “Era tutto così.... diverso”, messo in scena dall’associazione culturale “Fratelli Rege” e che ha visto sul palco del teatro “Costabile” di Lamezia Terme i bravissimi attori Enzo Varone, Carmen Di Mauro e Giovanni Allocca, conosciuto e affermato attore che ha lavorato con i nomi più importanti del teatro napoletano da Giacomo Rizzo a Carlo Buccirosso, vantando anche

che vive una quotidianità fin troppo tranquilla, abitudinaria all’eccesso, maniacalmente divisa tra libri e solitudine, che un giorno però si scontra inaspettatamente con la realtà fin allora sconosciuta dall’anti-sè: l’invadenza e l’esuberanza del fratello Enzo tornato da una lunga tournée teatrale per stare qualche giorno con lui. Due diverse filosofie di vita che generano gag esilaranti ma anche amare constatazioni: amore e odio, ricordi dimenticati, torti mai perdonati, fino all’entrata in scena di una donna, che scombinerà ancora di più la quotidiani-

partecipazioni al cinema e in tv. Un’ora e mezza di risate, grazie a una commedia esilarante, scritta e diretta da Michele Pagano, magistralmente interpretata da Allocca e Varone. Battute incalzanti, ritmi veloci e mimica superlativa: un mix di bravura che ha reso lo spettacolo divertentissimo. La storia è quella di Evaristo, uomo di mezza età che non è mai stato con una donna,

tà di Evaristo. Alla fine, però, tutto ritornerà come prima: ognuno alla propria vita e alla propria quotidianità, senza nascondersi dietro maschere che non aiutano a superare le umane difficoltà. A conclusione dello spettacolo, sul palco sono saliti il sindaco della città Paolo Mascaro e l’assessore alla Cultura Graziella Astorino, che hanno ringraziato gli attori per la bellissima commedia, ma soprattutto gli organizzatori della rassegna teatrale “Vacantiandu”, Nicola Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo, che hanno regalato alla città una manifestazione di altissimo livello, contribuendo alla crescita sociale e culturale della comunità lametina, grazie soprattutto ai laboratori teatrali realizzati in due scuole medie cittadine. Laboratori curati dal maestro Giovanni Carpanzano, che hanno offerto la possibilità ai ragazzi di zone disagiate e periferiche della città, di poter frequentare un

pag. 14

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Spettacolo

Grande successo per la tappa lametina del tour di

Thomas di “Amici 16”

Fan in delirio al Centro Commerciale Due Mari sabato 3 Giugno per l’instore di Thomas, il più giovane allievo della scuola di talenti più famosa d’Italia. Al suo arrivo sul palco nella Galleria del Centro, luogo divenuto punto di aggregazione sociale sul territorio, è stato accolto tra le urla e le lacrime di tutti i suoi fan mentre intonavano le sue canzoni a squarciagola. E Thomas di certo non ha deluso le loro aspettative. Sul palco si è prestato a firmare gli autografi ai possessori del suo primo EP “Oggi più che mai” e a farsi immortalare nelle foto con loro. Centinaia i cd acquistati presso l’Euronics pur di poter incontrare di persona il proprio idolo. Sorriso smagliante, disponibilità e affabilità le qualità che lo hanno reso tra i concorrenti più amati della sedicesima edizione del talent show Amici oltre, naturalmente, al suo indiscusso talento.

“Oggi più che mai”, dopo soli 15 giorni dalla sua uscita, è già Disco d’Oro per le oltre 25 mila copie vendute. Un grande successo per il cantante diciassettenne che al microfono della dott.ssa Maria Donato, lo ha definito “Un sogno che si realizza dopo tanto impegno e studio e per il quale devo ringraziare tutti i fan che hanno creduto e credono in me. A loro devo tutto - ha poi sottolineato Thomas ed è per questo che per me è un incredibile piacere condividere ogni mio successo con loro. Oggi in particolare – ha concluso – il mio abbraccio è per tutti quelli che sono venuti ad incontrarmi al Centro Commerciale Due Mari”. “È veramente un grande piacere ospitare questo giovanissimo cantante presso il nostro Centro – ha commentato il dott.

Antonio Domenico Mastroianni, Amministratore G. del Centro Commerciale Due Mari - perché sono i ragazzi talentuosi come lui, che hanno dedicato tutto alla loro passione, a rappresentare il futuro del panorama musicale italiano. Thomas ha conquistato il suo pubblico come dimostrano le centinaia di fan che hanno affollato il Centro fin da questa mattina in attesa di vederlo e farsi immortalare insieme a lui nelle immancabili foto ricordo”. Ancora un grande evento al Centro Commerciale Due Mari, il Centro che lascia più spazio ai desideri e che negli anni è divenuto importante punto di riferimento al Centro Della Calabria non solo per lo shopping, con offerte di qualità e tante promozioni, ma anche per la cultura, il divertimento e, ovviamente, la musica.

dal

Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 15


Sport

Arvalia ha partecipato al terzo trofeo Città di Scanzano del circuito Supermaster

Il 27 maggio Arvalia Nuoto Lamezia ha partecipato al 3° Trofeo Città di Scanzano, organizzato dal Comitato regionale nuoto della Basilicata, che si è tenuto presso la Piscina Villaggio Torre del Faro a Scansano Jonico, in vasca da 50 metri.

Il trofeo fa parte del circuito supermaster ed ha visto la partecipazione di oltre 250 atleti provenienti da circa 35 squadre di tutto il Sud Italia. Una vetrina che ha consentito di mettere in mostra le proprie capacità e il livello di preparazione raggiunto. Nella classifica per società, della giornata di Sabato, ottimo quinto posto per la squadra lametina che ha restituito un giusto riconoscimento per l’intenso lavoro del gruppo.

pag. 16

La società Acli Arvalia Nuoto Lamezia si congratula con tutti gli atleti per il giusto spirito sportivo dimostrato, si segnalano i buoni tempi cronometrici dei seguenti medagliati: 50 Farfalla Tranquillo Bonaventura M35, medaglia bronzo Torcasio Giuseppe M45, medaglia oro Turturo Pompilio M45, medaglia argento 100 Dorso Pietro Borello M40, medaglia d’oro 50 Stile libero Rita Comei M70, medaglia d’oro Rosa Claudia Torcasio M30, medaglia

d’argento

200 Stile libero Rosa Claudia Torcasio M30, medaglia d’oro Pietro Borello M40, medaglia d’argento Questi gli altri atleti che hanno partecipato alla manifestazione ottenendo dei buoni piazzamenti per la squadra: Salvatore Cortese 200 SL e 50 SL M40 Antonio Gigliotti 50 SL M55 Adelchi Ottaviano 50 SL M50 Gianluca Prestia 50 SL M45 Giuseppe Zarola 50SL M35

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Sport

Arvalia Lamezia ha partecipato come prima rappresentativa calabrese di nuoto in assoluto alla manifestazione nazionale SPORT in TOUR 2017 a Pescara Si è conclusa con grande entusiasmo la manifestazione SPORT in TOUR 2017, i tradizionali campionati nazionali promossi dalla US ACLI, che si sono tenuti questo anno nella città di Pescara dal 1 al 4 giugno. Una unione sociale che ha messo in campo manifestazioni, gare, tornei ed attività ricreative distribuite nell’impiantistica sportiva della Città promuovendo numerose specialità sportive. Questi quattro giorni hanno visto la partecipazione di oltre 2.500 atleti, oltre ad accompagnatori, dirigenti di associazioni, tecnici e gruppi famigliari. Un movimento sportivo, con squadre provenienti da tutta Italia, che ha variopinto il centro abruzzese ed il suo lungomare già pronto per l’ospitalità. Proprio con la pratica sportiva si è realizzato, giorno per giorno, un percorso di educazione alla salute, all’ambiente, alla legalità e al gioco “pulito”: tratti caratteristici di quell’educare allo sport e attraverso lo sport che è la prima linea– guida delle proposte dell’US ACLI. Arvalia Nuoto Lamezia ha partecipato al Meeting nazionale delle Scuole nuoto Swim Acli 2017 mandando, per la prima volta in assoluto, una rappresen-

Lamezia e non solo

tativa calabrese selezionandola dalla propria squadra pre-agonistica e dalla scuola nuoto. Una partecipazione che conta per rendere più visibile e concreto l’impegno della Società lametina ad essere protagonisti nello sport attraverso l’Us Acli. Sono state delle gare impegnative, condivise con le 11 squadre partecipanti, che hanno visto in vasca una straordinaria rivalità all’insegna del rispetto e della stima reciproca. I complimenti da parte del Presi-

Editore: Grafichè di A. Perri

dente di Arvalia Lamezia, Simone Bernardini, a tutti gli organizzatori ed al prof. Claudio Butera per le belle parole spese, ed un ringraziamento a tutti gli allenatori e agli atleti che hanno preso parte alla manifestazione. Un particolare ringraziamento – prosegue Bernardini - al nostro staff, al tecnico Simone Lucchino e all’allenatrice Katia Moscinska ed ai genitori accompagnatori che si sono adoperati affinché tutto si sia svolto per il meglio. Un applauso speciale agli atleti debuttanti di Arvalia Lamezia che hanno vinto con il sorriso l’emozione di una competizione sportiva: Martina Maglia, Viviana Allegretti, Giulio Torcasio, Matteo Abdou, Felicia Conace, Angelica Conace e Antonio De Vito. Un arrivederci alla prossima sfida con una squadra sempre più matura e numerosa.

pag. 17


Scuola

Studenti del liceo Campanella insieme all’ UNITALSI partiti per Lourdes Sono partiti il 31 maggio a bordo del “treno bianco” le studentesse del Liceo Campanella di Lamezia Terme, insieme ai pellegrini e volontari da tutta la Calabria e da tutta Italia. Anche quest’anno, alcuni studenti dell’istituto superiore lametino, per una settimana, guidati dai volontari della sottosezione lametina dell’ Unitalsi e dalle docenti di religione Lucia Paola e Maria Pileggi, saranno a servizio dei tanti ammalati e sofferenti che si recano per pregare nei luoghi dove la Vergine Maria apparve alla giovane Bernerdette Soubirous. Da dieci anni, grazie all’iniziativa delle docenti Lucia Paola, Maria Pileggi e Rosa Palazzo, prosegue la collaborazione tra il Liceo Campanella e la sottosezione dell’Unitalsi di Lamezia Terme, guidata da Carlo Mercuri, che in questi anni ha permesso a oltre un centinaio di studenti dell’istituto di vivere un’esperienza di volontariato, a contatto con la realtà della del dolore e della sofferenza e con il mondo dell’amore gratuito da dare al prossimo, attraverso i gesti più semplici. Gli studenti scelgono di partecipare per una loro libera iniziativa, rinunciando al viaggio d’istruzione promosso dalla scuola. Quest’anno, tra gli studenti che partiranno il prossimo 31 maggio, anche una studentessa del primo anno e alcuni studenti del quinto che, pur nella “pressione” legata alla prepara-

zione degli esami di maturità, hanno voluto vivere ugualmente un’occasione di arricchimento umano e solidarietà. Per le docenti che accompagneranno per il nono anno gli studenti, Paola e Pileggi, “il viaggio a Lourdes è solo il punto finale di un percorso di collaborazione con la sottosezione lametina dell’Unitalsi che svolgiamo durante tutto l’anno, insieme agli altri volontari lametini e all’assistente spiriturale Don Isidoro Di Cello, che ringraziamo. Così come ringraziamo il dirigente Giovanni Martello per il suo supporto costante. Gli studenti scelgono liberamente di vivere questa esperienza di fede e volontariato, rinunciando al normale viaggio di istruzione. Alcuni di loro mettono da parte i loro piccoli risparmi durante tutto l’anno, per sostenere le spese del viaggio. Essere l’unica scuola calabrese a vivere questa esperienza con i nostri ragazzi ci richiama alla responsabilità che come docenti abbiamo nel formare i giovani di oggi ai valori alti della solidarietà e della condivisione, oltre una scuola meramente accademica o aziendalistica. Lourdes come messaggio da consegnare ai giovani di oggi, per trasmettere loro che un’altra vita è possibile, nella cura e nell’attenzione all’altro che mi sta accanto, al più debole e sofferente, ogni giorno”.

Rai Porte Aperte, visita degli studenti del Campanella alla sede regionale della RAI Dalla “sala museo” con gli strumenti utilizzati per trasmettere trasmissioni televisive e radiofoniche fino tra gli anni ‘70 e ’80 alle moderna sala regia fino allo studio da dove ogni giorno viene trasmesso il telegiornale regionale. Lungo questo percorso, si è sviluppata la visita guidata alla sede regionale della Rai a Cosenza da parte degli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme, che seguono il percorso di alternanza scuola – lavoro sulla comunicazione e l’informazione “scuolinforma 2.0”. Accompagnati dalle docenti Rossella Garritano, Maria Fiorentino e Michela Cimmino, gli studenti, guidati dalla referente operativa del progetto “Rai porte aperte” per la sede regionale Rai Anna Bruna Eugeni e dalla tutor Sara Dente, hanno avuto modo di scoprire com’è cambiata la televisione negli anni, le tecniche di produzione e di trasmissione, il grande lavoro di tecnici, assistenti e giornalisti che sta dietro l’informazione televisiva che ogni giorno giunge nelle case dei cittadini calabresi. Incontrando i giornalisti della sede regionale, gli studenti

pag. 18

hanno posto domande su come è organizzata la giornata di una redazione giornalistica televisiva, come si scelgono le notizie da trattare e mettere in onda, i diversi ruoli all’interno della redazione. L’iniziativa si inserisce nel percorso avviato già da qualche mese in tutta Italia dalla Rai, “Rai porte aperte”, per aprire le sedi regionali della Rai alle scuole incoraggiando visite didattiche, percorsi di alternanza scuola – lavoro, incontri di approfondimento. Si tratta di occasioni per far conoscere agli studenti le diverse professionalità che

operano all’interno della Tv pubblica, per essere da stimolo per i loro percorsi formativi e professionali futuri. La referente dei progetti di alternanza per il Liceo Campanella, Michela Cimmino, ha parlato di una giornata “di alto valore formativo per i nostri studenti, che hanno avuto modo di toccare con mano come si svolge il lavoro nella sede regionale della Tv pubblica, guardando alla Rai come un’istituzione al passo con i tempi, aperta alle scuole e al territorio, che ha raccolto la sfida della comunicazione 2.0 ed è in grado di offrire molteplici opportunità professionali ai giovani”. Soddisfazione per la collaborazione con il Liceo Campanella da parte delle responsabili Anna Bruna Eugeni e Sara Dente che hanno evidenziato “le molteplici finalità del progetto Rai porte aperte per avvicinare la Rai ai giovani e i giovani alla televisione pubblica, che anche oggi, in uno scenario di cambiamenti epocali per l’informazione e la comunicazione, resta un punto di riferimento per l’informazione e la programmazione di qualità”.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Viaggio nella criminologia

La strage di Novi Ligure In questo numero tratteremo la strage di Novi Ligure verificatosi a Novi Ligure,un quartiere borghese industriale del Nord Italia il 21 Febbraio del 2001. E’ uno dei più famosi Family Murder che ha sconvolto l’Italia intera per la modalità efferata e spietata in cui si è svolto il crimine. Veniamo ai fatti. Alle ore 22:30 vengono trovati i due corpi di Susy,41 anni casalinga,sul pavimento in cucina inflitto da 54 coltellate e di Gianluca,12 anni,in bagno con un taglio in gola. L’unico superstite della strage è Francesco De Nardo,44 anni di origine calabresi che era a giocare a calcio. L’episodio viene raccontato da sua figlia Erika,16 anni che si è salvata dalla strage. Erika si trovava in camera sua con le cuffiette nell’orecchio mentre la mamma e il fratellino stavano tornando dalla palestra. All’improvviso Erika sente un urlo,un tonfo e poi un urlo. Spalanca la porta della sua stanza ma i due uomini sono scomparsi,forse di origine albanese perché durante l’interrogatorio Erika riconosce uno di loro. In quel periodo gli albanesi avevano invaso il quartiere e non erano visti di buon occhio da parte degli abitanti del posto. Durante le indagini agli inquirenti però sorgono alcuni dubbi: Perché la porta non era scassinata? Come hanno fatto ad entrare i ladri nella villetta? Se fossero stati veramente ladri avrebbero portato via qualcosa,invece è rimasto tutto intatto. Agli inquirenti colpisce subito lo sguardo freddo e di ghiaccio della giovane Erika perciò si decide di iniziare le indagini da lei. Da una prima anamnesi familiare si scopre che la ragazza ha un esordio infelice al liceo scientifico per poi passare al geometra. Una ragazza dal basso rendimento scolastico, dall’apprendimento medio, molto bella che da quando ha conosciuto Omar Favaro,18 anni,il suo fidanzato,è cambiata perché non fa più i compiti,inizia a fare uso di cocaina e ad isolarsi dagli altri. Omar era un bullo e non aveva una buona fama difatti non è ben visto dai genitori di Erika. Il 23 Febbraio,36 ore dopo dal ritrovamento dei due corpi, Erika viene porta dagli inquirenti sulla scena del crimine ma non prova emozione perciò i dubbi sull’indagini vengono confermati. Da parte di Erika c’è stato uno staging indiretto cioè la ricostruzione non veritiera dei fatti,con lo scopo di alterare la scena del crimine,e costruendo nello stesso tempo Lamezia e non solo

l’effetto alone cioè accusare una razza,in questo caso quella albanese. Inoltre sui cadaveri c’è stato un overkilling cioè un accanimento atroce e spietato sui cadaveri della madre e del fratellino. Omar ed Erika vengono subiti portati in caserma e fatti entrare in una stanza. Si coccolano teneramente a vicenda ma non si accorgono di essere sorvegliati da una telecamera a distanza. Lui ha paura,mentre lei è fredda e cerca di tranquillizzarlo. Iniziano a confabulare tra loro ammettendo l’atrocità del crimine commesso. Erika e Omar vengono indagati e iniziano ad accusarsi a vicenda. Il ragazzo accusa Erika dicendo che aveva progettato tutto perché era infelice e voleva una mano nel commettere l’atroce delitto. Approfondendo l’anamnesi familiare si scopre che Erika e sua mamma erano molto amiche,anzi erano proprio come due sorelle. Erika la vedeva come un modello di perfezione,ma nello stesso tempo una montagna difficile da scalare perché la considerava una figura ingombrante e rivale,da qui nasce il conflitto/contrasto contro la figura materna che ha portato all’azione omicidaria. Era una madre chioccia,iperprotettiva che la pressava e controllava costantemente. A riguardo sono vittime gli anoressici e i soggetti a rischio come Erika. Perché è stata uccisa la mamma? “Libertà” i due ragazzi hanno confessato durante i vari colloqui. Il padre,l’unico superstite dalle strage,era rigido,autoritario e assente. Il piccolo Gianluca,il fratellino di Erika,a scuola era molto più bravo di lei e i genitori l’elogiavano perciò dalla sorella era considerato un rivale. Omar soffriva invece del disturbo dipendente di personalità di conseguenza era facilmente plagiabile. Al momento dei fatti i due ragazzi erano seminfermi di mente,quindi erano capaci d’ intendere e di volere (art.85 cpp). La criminal profiler dice è stato un delitto premeditato (organizzato) in cui interessano i fattori precipitanti e l’obiettivo è lasciare minori tracce possibili sulla scena del crimine,inoltre in criminalistica parliamo di taming cioè soggetti che sono in simbiosi (coppia criminale) nell’azione omicidaria. La dinamica della scena del crimine si è realizzata in un ambiente chiuso,quello delle mura domestiche.

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 19


La creazione di Lamezia Terme nell’ambito del più generale contesto della trasformazioni politiche, economiche, sociali del Mezzogiorno degli anni ‘60 Esaurite ormai tutte le potenzialità della formula di governo del centrismo degasperiano attraverso cui l’Italia era stata ininterrottamente governata dal 1947 al 1963, subito dopo le elezioni politiche generali del 28 aprile di quell’anno, in seguito alle quali l’avv. Arturo Perugini era stato eletto senatore, la maggioranza politico-parlamentare uscita dalle urne costituì, sotto l’abile strategia di Aldo Moro, il primo “governo organico” di centrosinistra. L’evento fu subito salutato come “storico” in quanto di esso facevano parte la Democrazia cristiana ed il Partito socialista italiano e quindi, per la prima volta nella storia d’Italia, le masse popolari cattoliche e quelle socialiste avevano trovato rappresentanza “alleate insieme” nel governo del Paese. L’inizio del nuovo corso politico/parlamentare fu scoppiettante. Si procedette ad attuare riforme ritenute indilazionabili: scuola media unica, nazionalizzazione dell’energia elettrica; e furono avviate le procedure politico/parlamentari per l’istituzione delle regioni a statuto ordinario. Si cercò anche d’introdurre nel complesso delle politiche economiche, la Programmazione economica indicativa, democratica. Con l’intento di stabilizzare lo sviluppo dell’economia. Renderlo più equo e solidale ed indirizzarlo, soprattutto, per risolvere quelle che si presentavano come strozzature strutturali del sistema economico/sociale, che ne rendevano ancora fragili le strutture, appunto, e poco rassicuranti le prospettive di piena funzionalità. Per quanto riguarda in particolare il Meridione, il disegno di politica economica sotteso alla Programmazione economica fu quello di innescarvi un accelerato processo di industrializzazione sia impiegandovi capitali pubblici tramite il Ministero delle partecipazioni statali, sia cercando d’attrarre investimenti privati con l’impegno dello Stato (verso gl’imprenditori che avrebbero scelto di localizzare i propri impianti nel Sud) di far diventare remunerativi i capitali investiti tramite la creazione di economie esterne, nonché la concessione di agevolazioni ed incentivi di vario genere (fiscali, creditizi, finanziari, ecc) e la concessione di prestiti a tassi agevolati o a fondo perduto. Con tale complesso di decisioni

pag. 20

legislative, si sarebbe dovuto realizzare anche nella macro-area meridionale (il Mezzogiorno d’Italia) un meccanismo produttivo endogeno ed auto-centrato e, pertanto, autonomo da pratiche assistenziali e procedure distorsive. Gli ambiziosi traguardi cui si tentò di pervenire sarebbero dovuti essere i seguenti: 1) annullare il ritardo del Sud in relazione al Nord e quindi il differenziale di reddito pro-capite delle regioni del Meridione rispetto a quelle del Settentrionali; 2) conseguire, contestualmente, l’omogeneizzazione del mercato nazionale (attraverso l’allineamento e la complementarità dei tre settori: primario/agricoltura, secondario/ industria, terziario/commerciale e turistico) e l’equilibrio del sistema; 3) realizzare, infine, il pieno impiego dei lavoratori eliminandone gli alti tassi di disoccupazione per posizionarli su quote fisiologiche. In un contesto di comprensibile ottimismo sul finire del 1963 venne a cadere, come in altre occasioni ho scritto, il progetto di unificazione amministrativa dei tre comuni (Nicastro, Sambiase, Sant’Eufemia Lamezia) con la creazione di una “Nuova città”, attraverso cui Lamezia Terme (questo il suo nome) avrebbe dovuto svolgere un preciso ruolo in ambito regionale per perseguirvi realistici obiettivi di trasformazione politica ed economica. Il primo obiettivo era, tuttavia, interno alla città. Nel senso che la nascita della nuova realtà urbana sarebbe dovuta divenire una città più

grande, ma anche più ricca e progredita. Mi sembra di udire, ancora oggi, l’ammonimento ripetuto in ogni convegno, che in quegli anni si susseguivano uno dopo l’altro, da Gennaro Anania, presidente del Centro Studi d’ispirazione cattolica “Il Fuoco”, operante oltre che a Nicastro in tutto il circondario, che affermava: “Con l’unione dei tre comuni non dobbiamo sostituire a tre piccoli centri poveri un centro urbano più grande, ma egualmente povero. Bensì dobbiamo crearne uno più ricco e sviluppato”. E Perugini, anche dopo che la legge istitutiva della nuova città era stata approvata, non si stancava di approfondirne il concetto. “La nuova città – andava dicendo non consiste nell’insignificante e discutibile fatto del congiungimento territoriale ed amministrativo dei nostri più o meno piccoli comuni, ma nel conseguimento di una nuova e diversa dimensione che non deve essere la somma, ma la trasformazione delle tre precedenti realtà”. Ed aggiungeva: “Lamezia Terme è stata intuita, voluta e maturata come una realtà nuova non di natura e carattere municipalistici e ristretti, ma al contrario di ampio respiro e di netta funzione regionalistica”. Correlato a questo primo obiettivo ve n’era un altro più ambizioso - di valore più ampio, regionale - che derivava dalle nuove dimensioni territoriali e demografiche che la città avrebbe assunto in seguito all’unione dei tre comuni oltre che dalla sua collocazione geografica. E, cioè, Lamezia era stata concepita come Cittàregione che, fin dal momento della sua nascita, si sarebbe dovuta candidare a svolgere un ruolo di servizio per l’intera Calabria ed esserne la cerniera di raccordo tra le sue province, nonché fungere da motore dello sviluppo socio-economico con effetti moltiplicativi collaterali. Anche perché, proprio in quella congiuntura, nuove e favorevoli condizioni stavano maturando in favore del Mezzogiorno e della Calabria, per cui si sperava che Lamezia, al centro della regione, avrebbe avuto tutti i titoli per svolgerlo (il ruolo di

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


servizio) nel migliore dei modi. E’ necessario ora che mi discosti per un istante dal tema principale che sto svolgendo per aprire, come si suole dire, una finestra su alcune “leggende metropolitane” che, di quando in quando, affiorano in superficie e si sentono circolare per la città. Per cui, credo sia necessario portare un contributo definitivo di chiarificazione. Perugini ha sempre concepito Lamezia come una nuova “realtà urbana” che avrebbe dovuto innovare sia nella politica che nell’economia ponendosi al servizio dell’intera collettività regionale e perciò, quando si riferiva ad essa ed ai suoi futuri compiti e ruoli usava l’espressione “Lamezia Terme città-regione” con il trattino che legava i due sostantivi. Per voler significare che la nuova città non nasceva per perseguire unicamente scopi municipalistici (l’ho già scritto sopra) che, seppure importanti e per nulla trascurabili, sarebbero rimasti fini a se stessi se si fossero limitati ad essere tali. Ma come strumento efficace per concorrere a risolvere i problemi, politici ed economici, della Calabria. Non ha mai usato, come a volte si sente dire, l’espressione “La grande Lamezia” (Perugini era un uomo politico accorto, ambizioso, pragmatico, non uno stupido megalomane). Non ha nemmeno mai usato la locuzione “Lamezia come una nuova Brasilia” (che è una locuzione coniata ed utilizzata non da lui bensì da un altro parlamentare calabrese, il compianto on. Riccardo Misasi, con un significato e in un contesto diversi che avrò modo di chiarire al momento opportuno). Né Perugini pensò mai di concepire Lamezia come una nuova e quarta “provincia della Calabria”. Quest’ultima “menata” non lo interessò minimamente perché la sua concezione di “Lamezia città-regione” andava ben al di là di una funzione provinciale che già allora (quarantanove anni fa, cioè) egli considerava asfittica e perdente. Rientrando nel tracciato momentaneamente abbandonato, bisogna ribadire che la creazione di Lamezia Terme avrebbe dovuto consentire al suo ceto politico/amministrativo, e a quello dirigente più in generale, di collegarsi con il complesso delle innovazioni e modernizzazioni del Paese per coglierne le occasioni più propizie e innescare lo sviluppo economico e civile sia della Piana lametina (nel cui ambito da alcuni anni era stato individuato, in seguito all’approvazione della legge n. 634 del 31 luglio 1957, un Polo industriale e Perugini era stato designato quale presidente del Consorzio tra i 27 comuni che avrebbe dovuto gestirlo) che della Calabria. In quegli anni era maturata, infatti, nel Nuovo Meridionalismo (di cui uno dei più noti rappresentanti era l’economista di formazione cattolica Pasquale Saraceno) la teoria secondo cui, per avviare e sostenere i processi di sviluppo economico su un dato territorio, era imprescindibile l’esistenza, o la creazione, su quel medesimo territorio, di centri urbani di opportune dimensioni che ne costituissero una strategica massa critica, non viceversa. Lo sviluppo economico doveva essere cioè la conseguenza di “armature urbane” adeguatamente dimensionate

Lamezia e non solo

che avrebbero dovuto rappresentare gli strumenti propulsori per il decollo produttivo. In tale senso si andava esprimendo Francesco Compagna, il battagliero intellettuale napoletano, che con gli articoli sulla sua rivista “Nord e Sud” e le sue originali analisi territoriali ne aveva fatto una battaglia di principio perché non gli sfuggiva che il Sud era carente proprio di questi centri di spinta allo sviluppo di cui era abbondantemente dotato il Centro-Nord. Anche gli studi dell’ILSES sulla crescita urbana nel nostro Paese erano stati connotati da questo orientamento. E, soprattutto, questa linea di tendenza avevano assunto le ricerche della SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) che dedicò una “riflessione di respiro ampio alle funzioni dei sistemi metropolitani al fine di indagarne il ruolo in relazione allo sviluppo del Sud”. La giustezza di questa impostazione sarebbe stata rimarcata ulteriormente anche anni dopo, quando già Lamezia era stata costituita. I ricercatori del Centro Ricerche della Scuola di Formazione Superiore di Genova cui l’Amministrazione pro-tempore commissionò, agli inizi degli anni Settanta, una “Ricerca sulla struttura socio-economica del nuovo comune di Lamezia Terme a corredo degli strumenti urbanistici” rilevarono che “La questione meridionale secondo i Nuovi Meridionalisti è soprattutto una questione di urbanizzazione: e con ciò si intende dire che il divario fra le due Italie è il divario fra un’Italia diffusamente urbanizzata, che può contare per il suo sviluppo su solide ed efficienti armature metropolitane, e un’Italia quasi interamente “rurale” e pressocchè priva di strutture propulsive. La conquista di valori urbani appare allora il presupposto indispensabile della rinascita del Mezzogiorno”. “E poichè la Calabria è la più disaggregata delle regioni italiane – così continuava la Ricerca - e la più lontana da quei valori urbani che vengono ora riconosciuti come il primum movens della dinamica economica e sociale”, i sostenitori della creazione della nuova città ne traevano la conclusione che Lamezia - per le sue dimensioni di centro urbano sufficientemente esteso e popoloso, situato al centro della regione stessa, dotato di una serie di importanti infrastrutture già completate o in via di completamento – avrebbe potuto costituire quell’ “agglomerato urbano strategico” attraverso il quale si sarebbero potuti concretamente realizzare obiettivi di importanza decisiva. Quali, ad esempio, la diffusione nella Calabria di “valori urbani” che esaltassero decisioni e processi collettivi di unificazione e coesione in contrasto con la frammentazione politico/amministrativa e il dissesto urbano di cui la regione ha sempre sofferto, nonché la diffusione di un processo di sviluppo auto-propulsivo con conseguenze moltiplicative che dalla Piana e dalla sua Nuova Città si sarebbero dovute propagare in modo equilibrato per l’intera regione. Ecco in cosa consisteva l’autentico significato della non irrealistica prospettiva espressa dalla

Editore: Grafichè di A. Perri

locuzione “Lamezia al servizio della regione” o “Lamezia città-regione”. Prospettiva che, ancora oggi, purtroppo, costituisce motivo di divisività tra una parte dei lametini, melanconicamente scettici e critici verso la creazione della nuova città perché avrebbero voluto che i tre ex comuni restassero divisi ed autonomi e un’altra parte di essi, ostinatamente ottimisti, che credono che l’intuizione di Lamezia, dei suoi obiettivi e della sua funzione potessero contribuire alla trasformazione in positivo della Calabria. Che fra le regioni d’Italia, è bene ribadirlo, rimane la più frantumata, priva di un centro unificatore e tentata sempre da inconcludenti fughe in avanti, alla perenne, affannosa ricerca di miracolistiche “invenzioni” con cui d’incanto – tramite la bacchetta magica di un mago dalle capacità straordinarie - si possa venire a capo dei suoi irrisolti problemi. Per noi, comunque, la scelta di creare Lamezia fu e resta una scelta giusta. Una scelta, politicamente ragionevole, che va in direzione del progresso e della modernità; della razionalità economica, culturale, civile; della moderna concezione urbana di una città. Che poi il ceto politico/amministrativo/ parlamentare che l’ha amministrata e rappresentata ai vari livelli istituzionali in questi quarantanove anni non abbia avuto le capacità e, innanzitutto, l’attrezzatura mentale e culturale per realizzare il modello di città cui si era pensato e che si sarebbe dovuto costruire e la comunità sociale lametina non sia stata capace di unificarsi intorno ad un ethos condiviso, è un altro discorso che andrebbe indagato con accuratezza ed in profondità. A distanza di tanti anni dalla sua nascita, manifestando apprezzamento per la scelta che diede vita a Lamezia, l’economista dell’Università della Calabria Domenico Cersosimo, ha scritto: “La rilevanza della nascita di Lamezia è insita nel fatto che tre comunità decidono – volontariamente – di unificarsi dando luogo ad un nuovo comune. Non è questo un evento di poco conto, in una regione dove imperano le scissioni, la frantumazione istituzionale, la proliferazione dei ruoli amministrativi e politici. L’unificazione è un processo doloroso perché asciuga rendite di posizione, ruoli amministrativi, opportunità politiche. Per questo è un fenomeno così raro anche se molto spesso è socialmente ed economicamente vantaggioso. Lamezia rappresenta dunque un evento in controtendenza: unificazione contro disgregazione, agglomerazione contro dispersione. L’unificazione amministrativa fu uno sbocco naturale di una comunanza di interesse di lungo periodo e di integrazione di fatto tra le popolazioni locali, nonostante che i tre nuclei urbani mostrassero dissonanze di strutture e vocazioni produttive”. Fin qui Cersosimo. Il cui discorso centra il cuore di tutti i problemi e non può che essere interamente condiviso.

pag. 21


Carissimi lettori, mi hanno, ultimamente, ricordato, che il 2017 è l’anno del bicentenario della morte della grande scrittrice inglese Jane Austen. Come eludere il suo richiamo? Scelsi proprio, per un mio esame di letteratura inglese, il suo ultrafamoso ORGOGLIO E PREGIUDIZIO, dove il misterioso e affascinante Mr. Darcy si muove con disinvoltura… Eppure non è di questo che voglio parlarvi, ma di PERSUASIONE, vero capolavoro della caparbia, intelligente, eppur delicata Jane, morta prematuramente a 42 anni non ancora compiuti che, partendo dalla sua non molto fortunata vicenda sentimentale, ha regalato sempre delicati lieto fine alle sue protagoniste, pur non senza previe vicissitudini complicate… E’ proprio PERSUASIONE, a parer mio, pubblicato postumo, ad essere il manifesto della sua poetica, la voglia di indurre le donne a non arenarsi e a lottare per la loro felicità e il buon vivere. Ci si aspetterebbe, dalla sua vicenda personale, un ingrigirsi dell’anima, invece il cuore della Austen tenne sempre alta la gioia e, se non la speranza per sé, almeno quella per cui la donna, in generale, potesse scegliere il proprio destino, contro ogni convenzione sociale. PERSUASIONE, che narra, in parte, in maniera sublima-

ta, la vicenda occorsa alla scrittrice, all’età di 21 anni è, forse, l’esatta conclusione che avrebbe voluto si verificasse. Il pathos, pressoché inesistente negli altri suoi volumi, ove il distacco regna sovrano, qui s’intravede, fra le pieghe dei ricchi tessuti o broccati e si nota come la vicenda, narrata da un ingegno più maturo, non tende più a stare al di sopra della realtà, ma si cala, quasi vivendo attraverso il respiro dei personaggi. Oserei dire che sia questo, appunto, il vero chef d’oeuvre di Jane Austen e non Orgoglio e pregiudizio, tanto meno Senno e sensibilità, per quanto essi siano, in qualche modo, propedeutici alla forza dell’ultimo capitolo della sua esistenza letteraria, quello più ricco, avvincente che, mai ribaltando le sue concezioni, interviene con più forza nel desiderio di realizzazione per le donne. Desiderio e volontà che, in quel periodo, cominciavano ad affacciarsi, pur timidamente, nel cuore di ogni donna, che inizia a prendere coscienza di sé. Buona lettura e… un pensiero a chi ci ha precedute, nella speranza di una vita migliore, dentro e fuori dall’anima, nella società e nella vita quotidiana.

GRAFICHE’ di Antonio Perri La Tipografia Memoria di Passato, Fucina di Futuro La nostra è una tipografia che opera da quasi quarant’anni nel settore della stampa. Una stampa che sa di antico pur adattandosi alle novità in continua evoluzione del settore per potere soddisfare tutte le esigenze dei clienti. Vanta collaborazioni con i migliori grafici del settore. pag. 22

Editore: Grafichè di A. Perri Lamezia e non solo Stampa di Adesivi, Banner, Biglietti da visita, Block notes, Brochure, Buste commerciali, Cartelle, Calendari personalizzati,


L’uccello Pasqualino emigra C’ era una volta in un paese lontano lontano un uccello dalle piume sguardo e perciò Pasqualino diventò triste e malinconico.Ormai d’oro striate d’azzurro.Quando volava libero nel cielo lasciava non usciva più dal suo nido, era pieno di vergogna. nell’aria una scia luminosa come se improvvisamente una piccola Una mattina però prese una decisione:- me ne vado disse, me ne lampada nascosta fra le ali si accendesse per mostrare al piccolo vado, non resisto più, non voglio più vederlo.Chiamò allora i suoi amici e disse loro che aveva deciso di emigrare; così lasciò la sua volatile la via del ritorno. La sua casa stava nascosta vicino ad un ghiacciaio che si casa, i suoi monti nevosi, il suo mare di ghiaccio e partì . specchiava nel mar Glaciale Artico in Alaska, precisamente in una Un grande dolore attanagliava il suo cuore man mano che si città con dei grandi grattacieli: Ancorage. L’uccello Pasqualino allontanava, avrebbe voluto tornare indietro ma non poteva fare era tanto felice perchè poteva svolazzare libero sul mare che a la figura del burattino e nemmeno farsi canzonare da Testabianca, forma di golfo circondava il luogo e pescava i piccoli salmoni che ormai doveva continuare ciò che aveva deciso. Molti furono i pericoli che incontrò lungo la via, spesso i cacciatori saltellavano numerosi nell’acqua limpida e gelida del porto. Al tramonto, quando le case si tingevano di rosa, insieme ai tentarono di farlo prigioniero, non volevano ucciderlo, era troppo suoi amici faceva delle grandi scorribande lungo le coste, era bello e Pasqualino per salvarsi doveva volare più in alto come un grido rauco e festoso che risuonava tutto intorno e i bimbi a faceva Testabianca, ma le forze non lo sostenevano così decise di frotte cercavano di inseguire gli uccelli nell’illusione di poterli fermarsi in un posto sicuro. Costruì il suo nido su un albero altissimo e lì rimase per sempre. raggiungere. Volavano gli uccelli, tentavano di volare i bimbi con le braccia Ma la sera quando il sole si nascondeva dietro le cime nevose dei monti, una stretta al cuore gli faceva ricordare le scorribande lungo spalancate nell’aria limpida della sera. In quei momenti, il piccolo porto si trasformava in un luogo di le coste del suo mare; pensava ai suoi amici, a Testabianca, alla sogno, la gioia e la felicità risuonavano nelle grida festose dei sua famiglia, ai salmoni che saltavano felici nell’acqua ghiacciata bimbi , e, Pasqualino volava sempre più in alto in cerca di del porto e allora nascondeva il suo capino sotto le morbide ali e cieli infiniti. Ma un brutto giorno incontrò un uccello molto più piangeva disperatamente. grande e bello di lui.Aveva il capo bianco, il piccolo becco rosa, le ali grandi e nere, la coda bianca e quando si muoveva nell’aria, sembrava il mio cuore una piccola suora in cerca di Dio.Si come il ghibli il deserto. chiamava :Testabianca. Egli aveva costruito il suo nido in cima ad un’alta Fra le stelle Scavato ha in me montagna, nessuno poteva trovarlo, cerco la fortuna sentieri tortuosi nessuno poteva rubare i suoi piccoli. come l’acqua la roccia. I pensieri li lego Pasqualino , appena lo vide, ne rimase a fili d’oro. affascinato, voleva conquistare la sua amicizia e gli girò intorno per molti Chimere inseguo giorni.Ma Testabianca, fiero e forte mentre intorno Il mio letto com’era non lo degnava d’uno sguardo, libellule senz’ali una piuma. anzi per dimostrargli la sua superiorità si allontanava volando a tremila metri si posano il mio nido d’altezza. si fragili cristalli. un albero Il povero Pasqualino, per farselo amico continuava a regalargli piccoli salmoni ilmiotetto appena pescati, ma Testabianca sicuro il cielo. del suo fascino e della sua potenza, beccava il pesce e volava via. Ho lasciato La mia solitudine Passarono i giorni, passarono le che il vento l’universo. settimane, passarono i mesi ma attraversasse Ines Pugliese Testabianca non lo degnava d’uno

Chimere

Saudagj

Il Ghibli

Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 23


Associazionismo La Ex Scuola Elementare Valentino De Fazio - Accaria

Laboratori ed i suoi

Esprimere il proprio talento artistico in un ambiente accogliente e vivace per cercare di mettere a prova la conoscenza dell’io, svuotando la mente ed esprimento i propri sentimenti mediante un linguaggio fatto di linee, colori, luci e ombre, pieno di magia e alchimia, esperimento che viene fatto grzie alla versatilità dei materiali, guardando da vicino un mondo che non si conosce in profondità. E’ anche questo che puoi fare nei laboratori dell’ex scuola De Fazio Vieni a trovarci, non te ne pentirai, troverai gli spazi giusti per te. Troverai: Laboratorio d’arte, dove l’espressione artistica viene coltivata, si può cominciare dai quattro anni in poi, senza limiti, con la libertà di creare e fare a piacere, dove non solo la linea e colore passano a essere un

Testata Giornalistica - anno 25°- n.33 - giugno 2017 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa del Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844.

pag. 24

mondo diverso alla realtà, mettendo a prova l’intelletto con un prodotto fatto pieno di sentimenti Il Laboratorio è curato da Graciela Cruz - pittrice e ceramista indigena. Laboratorio di Ballo per Adulti e Bambini, Ballo di Coppia, e non solo, per riscaldare corpo e anima con la musica latina. a cura dei professori Matteo Mariano e Erica Careri, Laboratorio di teatro, con opere della nostra Calabria e il suo dialetto tanto caratteristico tenuto da Ida Aiello, Laboratorio di canto per bambini. Laboratorio Di Ginnastica Dolce e Teatro, per la terza età,a cura di la signora Ida Aiello direttrice del centro culturale.

Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.