Luglio chirumbolo

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LA LINEA La cellulite

diviso in tre tempi: 1) in due litri di acqua bollente versare sei pizzichi di celidonia, sei pizzichi di edera, sei pizzichi di gramigna. Con questa preparazione il mattino a digiuno fare un bagno ai piedi il più caldo possibile mentre la sera, prima del pasto, fare un bagno alle mani. La mani ed i piedi, infatti sono le parti del corpo più ricettive, e le sostanze attive contenute nelle piante penetrano attraverso l’epidermide e agiscono al giorno: il caffè è un ottimo diuretico. Per essere efficace questa cura deve essere accompagnata da una dieta alimentare.

La cellulite è la conseguenza di una intossicazione dell’organismo che non riesce più ad eliminare le tossine assorbite. Gli antiestetici cuscinetti di grasso possono essere eliminati anche con un trattamento

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sull’organismo con più efficacia che se fossero ingerite o iniettate. 2) Ogni giorno prendere una tisana di menta senza zucchero. 3) Non dimenticate di bere tre tazze di caffè

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Nell’immobilismo generale, dopo un inverno carico di tensioni, dopo aver superato la “prova” del dissesto, i lametini si preparano, finalmente alle proprie vacanze. L’estate che ci apprestiamo a vivere, non sarà sicuramente meno densa di polemiche, politiche e non, in attesa di sapere e capire cosa succederà nel prossimo futuro di Lamezia Terme. Un futuro che, secondo il piano p r o g r a m m a t i c o dell’Amministrazione Comunale, prevede, per i prossimi dieci anni, un esborso maggiore in fattore di tasse per gli abitanti della cittadina della piana. E’ uscito, infatti, proprio in questi ultimi giorni, la sentenza delle Sezioni riunite della Corte dei Conti di Roma, in merito al NON dissesto di Lamezia. Ne parleremo in questo mese, con i nostri nuovi ospiti.

L’Amministrazione Comunale ha visto la dichiarazione di non dissesto come una vittoria della politica effettuata in tutti questi anni, cosa dice esattamente la sentenza? La decisione con la quale la Corte dei Conti di Roma a Sezioni riunite in sede giurisdizionale ha accolto il ricorso proposto dal Comune di Lamezia Terme avverso la dichiarazione di dissesto pronunciata dall’organismo di controllo regionale, sentenziando, quindi, il non dissesto dell’Ente non può che essere salutata favorevolmente solo per fatto che in questo modo si è evitato un lungo commissariamento del Comune che avrebbe gravato ancora più pesantemente sulla cittadinanza lametina. Nessuna parte politica avrebbe voluto il dissesto del Comune di Lamezia Terme, ma è opportuno operare dei distinguo

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quando si tratta di analizzare attentamente la situazione finanziaria dell’Ente, che purtroppo continua e continuerà, nei prossimi anni, a versare in uno stato di sofferenza e squilibrio economico causati dalla cattiva gestione delle finanze pubbliche da parte dell’Amministrazione di Centro sinistra. Basta leggere le motiva-

zioni della sentenza con la quale le Sezioni Riunite della Corte dei Conti di Roma hanno spiegato le ragioni di non confermare il dissesto per rendersi conto che la situazione economica del Comune di Lamezia Terme permane precaria e gravissima. Infatti le Sezioni riunite così si esprimono: “ … pur confermandosi le valutazioni di criticità compiute sulla situazione del Comune, si deve rilevare,

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con giudizio di tipo dinamico, che al momento, l’esistenza di una potenziale liquidità di cassa appare tale da poter sostenere la capacità stessa dell’ente di fronteggiare con regolarità le obbligazioni assunte, escludendo al momento un pericolo attuale e concreto per il normale funzionamento dell’Ente”. Ed in un altro passaggio molto importante la Corte così motiva la propria decisione: “ … il conseguente deposito del conto consuntivo 2013 regolarmente approvato ha permesso a queste Sezioni Riunite di procedere ad una verifica della reale situazione economica-finanziaria dell’Ente…”. Leggendo attentamente questi due passaggi si evince che le Sezioni riunite della Corte dei Conti riconosco il perdurare di una difficile e precaria situazione finanziaria del Comune di Lamezia Terme e che, al momento, solo potenzialmente si eviterebbe il dissesto dell’Ente, ma, al contempo, ciò non esclude che nel prossimo futuro possa essere, comunque, dichiarato. Per non parlare, poi, dell’errore marchiano in cui sono state indotte le Sezioni riunite della Corte dei Conti di Roma, che nelle motivazioni fondano la loro decisione di non confermare il dissesto del Comune di Lamezia Terme prendendo quale elemento di valutazione un bilancio consuntivo 2013 regolarmente approvato, che in verità è tutto tranne che regolare in quanto ancora non è stato votato dal Consiglio Comunale ed ha, addirittura, ottenuto, in questi giorni, parere non favorevole da parte del Colleggio dei Revisori dei Conti del Comune. E’ chiaro, quindi, che il dichiarato non dissesto ha giovato solo a chi in questo modo ha evitato l’incandidabilità, ed oggi l’Amministrazione sta solo cercando di spostare in avanti nel tempo questi ed altri gravi problemi da loro generati per

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farli, poi, ricadere su chi in futuro amministrerà la nostra città. In base a tutto ciò, quale saranno le ripercussioni che i lametini avranno? Non può escludersi che nel prossimo futuro possa essere, comunque, dichiarato il dissesto del Comune di Lamezia, e ciò, con molta probabilità, potrebbe avvenire con la prossima Amministrazione che verrà eletta nella primavera del 2015, la quale, una volta incamerata la sentenza per il risarcimento richiesto dalla Società di Noto e con in mano un piano di riequilibrio decennale, fortemente voluto e varato dal centro-sinistra, solo potenzialmente realizzabile ma nei fatti di difficile attuazione, si troverà nuovamente in una situazione finanziaria al collasso, con il conseguente pericolo dello scioglimento anticipato del Consiglio Comunale, che potrebbe durare così, si e no sei mesi un anno, portando inevitabilmente la città ad un grave, lungo ed immeritato commissariamento. La politica economica del centro sinistra, quindi, certamente non gioverà si alle casse del Comune, ma, soprattutto, non gioverà, ai cittadini lametini che saranno vessati da tasse elevatissime portate alle stelle dalla Amministrazione Speranza, e che saranno costretti, pertanto, a pagare di tasca propria, per i prossimi dieci anni, il disastro economico causato da questa fallimentare esperienza Amministrativa che ha portato la città alla recessione ed a un indebitamento che costerà ad ogni famiglia lametina circa 4000 euro all’anno di tasse per gli anni a venire. Con quest’amministrazione che si avvia stancamente alla conclusione del mandato, quale dovranno essere i punti di forza della futura giunta comunale? La prossima Amministrazione che verrà chiamata dai cittadini a guidare la città dovrà, innanzitutto, compiere un notevole sforzo per mantenere la situazione economico-contabile dell’ente sotto controllo e per riconferire alle finanze comunali solidità e prosperità. Allo stesso tempo sarà necessario interrompere il trend negativo che si è venuto a generare in questi ultimi dieci anni di Amministrazione di centro-sinistra ed avviare un nuovo percorso amministrativo virtuoso con nuove priorità che favoriscano lo sviluppo e la ricchezza. Bisognerà convogliare il massimo delle

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energie su un programma che crei nuove opportunità di lavoro. Ciò che manca in città è, proprio, il lavoro ed il rapporto tra domanda ed offerta lavorativa è talmente sproporzionato, che i livelli di disoccupazione sono diventati inaccettabili, con il conseguente forte incremento del fenomeno dell’emigrazione dei Lametini verso altre mete e realtà che possono offrire loro l’opportunità di vivere una vita non precaria ma dignitosa. Bisognerà pensare ad un nuovo piano che aiuti il commercio cittadino e le imprese a risollevarsi dalla situazione difficile in cui oggi versano, attraverso aiuti ed incentivi economici ed anche attraverso valide iniziative che riportino la gente a spendere per le vie del centro di Lamezia così come avveniva fino a qualche anno fa, ed, allo stesso tempo, per contrastare il fenomeno dello spostamento in altri comuni degli

interessi commerciali, ripensare la città e favorire uno sviluppo commerciale cittadino più diffuso, con minori vincoli burocratici e carichi fiscali, così da consentire a tutti di poter imprendere e, quindi, produrre ricchezza. Sarà necessario rielaborare una nuova politica che trattenga i giovani e le nuove generazioni sul nostro territorio, e questo lo si potrà fare attraverso un programma a lungo termine che, nel tempo, garantisca, sempre più, ai giovani di poter investire intelligenza ed energie sia per la loro personale formazione e crescita lavorativa, sia per lo sviluppo della nostra città. Sarà necessaria una politica più attenta e responsabile di aiuto alle famiglie lametine ed agli anziani che versano in stato di bisogno e creare nuovi strumenti assistenziali più efficienti e maggiormente rispondenti alle necessità reali di chi si trova in difficoltà,

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anche attraverso forme concrete di finanziamento, supporto economico, assistenza ed avviamento al lavoro. Bisognerà prediligere uno sviluppo più omogeneo ed ordinato del territorio lametino eliminando il divario tra centro e periferie; decoro urbano e servizi più efficienti per tutti. La città ritengo, altresì, sia ormai matura per trovare nel turismo una delle sue fonti primarie di sviluppo economico-sociale. Pertanto sarà necessario ripensare ad un lungomare diverso con un piano spiaggia finalmente approvato che favorisca l’insediamento di tante attività ricettive e ristorative. Lo sviluppo delle Terme non dovrà rimanere solo uno slogan di facile utilizzazione durante le campagne elettorali, ma dovrà essere una delle missioni principali che dovrà intraprendere la futura Amministrazione per far, finalmente, fruttare questa inestimabile risorsa che la città di Lamezia ha la fortuna di avere e che non è mai stata utilizzata per portare tutta quella ricchezza che potrebbe, invece, produrre in termini di posti di lavoro, turismo, rivitalizzazione dell’economia. Sarà, anche, necessario incentivare quelle Manifestazioni concertistiche, culturali e sportive già esistenti e pensarne di nuove, in modo tale da mettere in contatto la nostra città con altre realtà nazionali ed internazionali e puntare a pubblicizzare le bellezze e le positività del nostro territorio e dare all’esterno, quindi, una immagine nuova, più moderna ed europea di Lamezia, così da richiamare l’ attenzione positiva dei media e dei turisti, al fine di creare indotto e sviluppo. I futuri amministratori dovranno compiere un balzo culturale in avanti ed eliminare tutti quei preconcetti che sino ad oggi hanno limitato lo sviluppo della nostra città e, quindi, favorire ogni forma di investimento pubblico o privato sul nostro territorio, non chiudendo più le porte in faccia a chi viene qui da noi e chiede di poter investire e creare quella ricchezza di cui, invero, ne gioverebbero indistintamente tutti i lametini. Bisognerà potenziare tutte le infrastrutture esistenti e crearne di nuove. Collegare l’aeroporto alla città in modo tale da convogliare la maggior parte dei passeggeri verso il centro di Lamezia, ripristinare le stazioni ferroviarie di Sambiase e Nicastro per creare un

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sistema di mobilità che colleghi rapidamente tutti i punti della città, creare nuove reti viarie che favoriscano il deflusso del traffico cittadino. Un occhio di riguardo bisognerà anche averlo per lo Sport, garantendo alla città infrastrutture adeguate ed a norma che possano ospitare eventi importanti, ed allo stesso tempo garantire tutti quegli aiuti economici e logistici di cui tutte le società sportive presenti in città hanno bisogno. Dalla Vigor al Sambiase calcio, dalle società pallavvolistiche alla scherma, dalle arti marziali al nuoto, dal ciclismo al Kite surf, lo sport andrà aiutato attraverso la predisposizione di ogni utile strumento finanziario e non. Bisognerà anche incentivare e riavviare l’edilizia in città mediante un piano di sviluppo urbano omogeneo ed ordinato. L’agricoltura un tempo risorsa primaria di sostentamento per una stragrande fetta della popolazione lametina andrà aiutata a riprendere fiato ed a riproporsi nuovamente come importante fonte occupazionale, di reddito e di sviluppo economico, ed in questo contesto sarà necessario ripensare ad una Fiera agricola di Lamezia che abbia maggiori dimensioni ed importanza. In una città come Lamezia, poi, che rappresenta un grande crocevia viste le sue numerose infrastrutture di grande collegamento, e che oggi sta diventando sempre più meta di cittadini stranieri che hanno deciso di viverci con le loro famiglie, l’ordine e la sicurezza dovranno essere garantite ad ogni livello, anche attraverso l’implementazione dell’organico della Polizia Municipale ed un impiego più cospicuo di forze dell’ordine. Questi e tanti altri argomenti, come la sanità, la pulizia e raccolta dei rifiuti, la rivitalizzazione delle Multiservizi, ecc. ecc. dovrebbero rappresentare i punti cardine del programma di una futura, seria e responsabile Amministrazione comunale, che vuole realmente bene alla città di Lamezia ed agli onesti e laboriosi cittadini lametini, che meritano una classe dirigente preparata, seria e competente e realmente mossa dal desiderio di fare il bene della comunità. Oggi, con l’abolizione delle Province, Lamezia merita quel ruolo di centralità che le compete per importanza, posizione, bacino di utenza. Io ci credo fermamente, si possono cambiare tante cose, basta volerlo. Nonostante le polemiche accese (da parte del Sindaco e dei suoi supporter) contro la Fondazione Trame per aver tentato un accordo con l’associazione Calabria Etica, il festival sui libri contro

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le mafie anche quest’anno sarà uno dei punti di forza dell’estate lametina. Cosa ne pensa lei di questo festival? E soprattutto non crede che tutte le polemiche, (visto che il Comune non ha soldi per poter finanziare l’evento) siano alquanto sterili e campanilistiche? Non ho mai creduto molto nella formula di Trame, in quanto questa manifestazione, pur essendo alla sua quarta edizione non ha portato nulla di positivo alla città ne in termini di immagine, ne in termine di sviluppo ed indotto. Infatti nei giorni in cui si svolge, le presenze esterne che partecipano ai vari incontri sono davvero sparute e le attività commerciali, gli alberghi non ne hanno avuto alcun giovamento. Per quanto, poi, riguarda l’immagine della città che viene portata avanti, non è certo quella che valorizza le bellezze del nostro territorio, bensì quella di un popolo di baluba che vive una realtà di frontiera completamente avvolta dal malaffare e dal degrado sociale, e che ha bisogno che venga qualcuno da fuori a ricordarlo e dire cosa si dovrebbe fare. Lamezia è tutt’altro. Lamezia è una città ricca di ingegni, di cittadini onesti e laboriosi, di tante bellezze che invece andrebbero adeguatamente pubblicizzate all’esterno. Non vedo alcuna forma di riscatto positivo in queste manifestazioni dell’antimafia di parata e da salotto, di contro confido molto nella Giustizia, nella Magistratura e nelle Forze dell’ordine, in quanto solo esse, così come stanno dimostrando in questi ultimi tempi, possono garantire una seria lotta al malaffare ed alla corruzione. Le polemiche sulla primogenitura di Trame, nelle quali è stato coinvolto senza averne responsabilità alcuna Ruberto, che si sono innescate in questo ultimo periodo costituiscono la vivida rappresentazione di quanto sostengo è danno ragione alle mie valutazioni. Lamezia non ha bisogno di manifestazioni di tal genere, pertanto per il futuro potremmo farne tranquillamente a meno. Quest’anno, a causa dei tagli del Governo centrale, e della difficoltà a reperire fondi da parte del Comune, per la festività di S. Antonio, non è stato portato nessun ospite ad allietare questo giorno di festa. Eppure, come ci hanno dimostrato gli esercenti locali, l’anno scorso con una spesa molto minore di quanto abbia speso il comune per portare Loredana Errore (al cui concerto è bene ricordarlo non ha partecipato nessuno) hanno intrattenuto i loro avventori con buona musica e tanto divertimento… Non sarebbe stato meglio a questo

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punto risparmiare quei soldi e magari investirli per qualche evento più importante? La devozione a Sant’Antonio rappresenta una delle caratterizzazioni più belle del popolo lametino. Ed io che ogni anno, come tanti miei concittadini onoro il Santo taumaturgo partecipando alla tredicina, ritengo che sotto il profilo strettamente spirituale e liturgico questa ricorrenza sia straordinariamente bella ed abbia un valore altissimo, così come lo hanno i festeggiamenti in onore di San Francesco di Paola a Sambiase e Sant’Eufemia e di San Pietro e Paolo per tutta la città. Allo stesso tempo la fiera che ogni anno viene organizzata da secoli ha un altrettanto profondo valore antropologico che va preservato e certamente valorizzato. Se non fosse stato per l’iniziativa degli esercenti gli innumerevoli locali, pub, bar, pizzerie presenti al centro quest’anno i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio sarebbero passati sotto tono. La scelta dell’Amministrazione di non voler ingaggiare alcun artista che facesse da cornice alla fiera è certamente discutibile, così come discutibili sono state alcune scelte operate dalla direzione artistica sempre di questa Amministrazione di centro-sinistra che, in alcune circostanze, ha dimostrato la propria inadeguatezza, portando in città “artisti” da fieretta di paesino per i quali forse era meglio risparmiare le finanze pubbliche. Il Giugno Lametino andrebbe ripensato, ed a cavallo dei tre importanti festeggiamenti religiosi, e perché non anche a Luglio, sarebbe molto intelligente organizzare manifestazioni importanti che

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portino, ogni sera, tanta gente per le vie della città di Lamezia.

Uno dei vanti di questa amministrazione comunale, sarà la riapertura (dopo numerosi ritardi) del Teatro Grandinetti, ma quando si potranno avere spettacoli teatrali come quelli che ospitava una volta il suddetto teatro? All’acquisto del Teatro Grandinetti ho partecipato anche io, votando favorevolmente in Consiglio Comunale affinchè questa importante struttura entrasse nel patrimonio del Comune e tornasse, in tempi brevi, a funzionale per ridonare, con il suo splendore architettonico,

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lustro e prestigio alla nostra città. In questi anni si è sopperito alla mancanza del Teatro più grande della città utilizzando altre strutture pregevoli, quali il teatro Politeama a Sambiase ed il Teatro Umberto su Corso Numistrano, nei quali si sono svolte anche buone stagioni di prosa, concertistiche e di intrattenimento vario. Ritengo che ora, con la riapertura del grande Teatro Grandinetti si possa ripensare ad una stagione teatrale di altissimo livello, così come eravamo adusi a seguire negli anni passati in città. Visto, poi, il numero di strutture teatrali di pregio presenti in città, che oltre a quelle sopra citate annovera anche il vecchio Teatro Grandinetti di Sambiase, da poco acquistato dal Comune, bisognerà dare corso alla creazione della “Fondazione dei teatri di Lamezia” e garantire che tutte queste strutture continuino a funzionare negli anni ed offrire ad un pubblico sempre più vasto spettacoli di qualità altissima così come merita di ospitare la città di Lamezia Terme, che vanta in questo settore una lunga tradizione.

Tutti gli scandali che ci sono stati in questi ultimi anni, hanno allontanato sempre di più i giovani dalla politica che viene considerata non più a favore della popolazione, ma per arricchimento per-

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sonale, cosa si può fare per convincere i giovani ad impegnarsi politicamente? Cosa direbbe lei a chi, alle prime armi, vuole tentare un’avventura politica? Oggi purtroppo viviamo in un periodo storico di crisi, non solo economica ma anche, soprattutto, valoriale, in cui la politica, sempre più distante dai cittadini ed arroccata nelle stanze del potere, in una sorta di degenerazione progressiva, sta perdendo quel ruolo di interprete primario dei sentimenti e dei bisogni del popolo, che , inevitabilmente, guarda alla istituzioni con sospetto stante la perdita di credibilità delle stesse dovuta a scelte politiche portate avanti da una classe dirigente, che in molti casi non può più definirsi tale e che non ha adeguatamente interpretato le richieste degli italiani, disattendendo, così, ogni loro aspettativa. E’ facile oggi discostarsi dalla politica e non credere più in essa, quando le ricette per risollevare le sorti di un Paese importante come l’Italia, fornite dai vari governanti che negli ultimi anni si sono succeduti pur non essendo stati scelti dagli elettori, non hanno prodotto quei risultati che i cittadini si attendevano. E’ innegabile che in Italia, così come , in piccolo, nella nostra Lamezia, oggi non si viva più bene come fino a qualche anno fa, ed altrettanto innegabile è che tale stato di fatto non può che essere ascritto ad alcune scelte di politica economica operate un decennio fa, da una ben precisa parte politica ( vedi Prodi ), che, con complicità, non ha tutelato, per come avrebbe dovuto gli interessi degli italiani e li ha, invero, subordinati, assoggettandoli, a quelli dei poteri economici forti dell’Europa che volevano trasformare l’Italia in una colonia da utilizzare a pro-

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prio piacimento, così come oggi, a conti fatti, sono riusciti a fare. Quello che mi sento di dire ai giovani, che si sentono mossi dalla forte voglia di impegnarsi in prima persona affinché le cose cambino, è di crederci e di farlo senza porsi alcun limite, sempre spinti dal convincimento che le cose possono cambiare veramente.. La storia ci insegna che la società ha vissuto tante fasi altalenanti in cui si passava dal benessere ed il progresso alla sofferenza ed all’arretramento, e proprio nelle fasi difficili i giovani con le loro idee, energie, passione e voglia di cambiamento hanno ricoperto un ruolo fondamentale di impulso affinché le cose cambiassero realmente, in moti casi riuscendoci al di là di ogni più rosea aspettativa. Al giovane che vuole impegnarsi in politica dico che si tratta di un cammino difficile ed impervio, pieno di ostacoli e difficoltà, ma allo stesso tempo, se ispirato da buoni propositi, entusiasmante e gratificante. A chi ha la passione civile dentro bisogna tendere una mano ed invitarlo a spendersi senza riserve ed a mantenere sempre dritta la barra dei valori che all’inizio lo hanno spinto ad offrirsi alla propria comunità al solo scopo di tutelarne gli interessi e lavorare per il progresso sociale , economico e culturale della stessa. Vi assicuro che non esiste gratificazione più grande del sentirsi dire: “grazie per quello che hai fatto”. Lei fa politica fin da giovane. Cosa è cambiato da quando ha iniziato ad oggi? Lei crede che i giovani di oggi possano avere la risposta politica giusta ai problemi degli italiani? Faccio politica da tanto tempo, ma avendo 38 anni mi colloco anch’io tra quei “giovani” che si aspettano e pretendono delle risposte serie da parte della politica e che avvertono il forte desiderio di imprimere un cambiamento, credendo fortemente che le cose possono e devono cambiare. Negli ultimi vent’anni sono mutate tante cose, gli scenari politici hanno subito una vera a e propria rivoluzione ed oggi assistiamo ad una seconda repubblica che per inerzia continua ad andare avanti cercando di resistere ai contraccolpi provenienti dalla energica ventata di cambiamento che, oramai, si respira negli animi dei cittadini. E’ concezione comune che ciò che di più è mutato negli ultimi anni è il senso di appartenenza ai Partiti, i valori e gli ideali sono stati sostituiti dalla ambizione personale e dalla ricerca del potere. Credo che i giovani possano trovare le giuste risposte ai propri bisogni ed ai propri sogni iniziando a scegliere una

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nuova classe dirigente autenticamente mossa dal conseguimento del bene comune, e svincolata da logiche utilitaristiche di una certa parte della vecchia politica che andrebbe defenestrata e rottamata, per lasciare spazio ad una nuova stagione rinvigorita negli ideali, nella passione civile e nei valori. La risposta ai problemi risiede nella scelte che andremo a fare.

Cosa ne pensa lei dell’annosa questione dell’ex Zuccherificio di Sant’Eufemia? Cosa si potrebbe fare per recuperare tutta quella zona?

L’ex Zuccherificio di Sant’Eufemia rappresenta una delle memorie storiche più importanti del nostro territorio che ci riportano ad anni nei quali anche qui da noi esistevano realtà che riuscivano ad attrarre forza lavoro da fuori e a produrre ricchezza e posti di lavoro. Oggi di quella gloriosa realtà non rimane altro che un cadente complesso che, nonostante, si trovi in una vasta area strategica di grande importanza a cavallo tra la stazione centrale e l’Aeroporto internazionale di Lamezia, fino a qualche tempo fa non era stata interessato da interventi adeguati ad un suo riutilizzo. Oggi su quest’area sono previsti due importanti interventi. Uno votato anche dal sottoscritto in Consiglio Comunale, con il quale è stato concesso ad una Società privata che gestisce, per conto dei proprietari, i capannoni e gli spazi aperti perimetrali, la possibilità di realizzare su una parte dell’area un grande centro congressi a livello regionale ed opere di edilizia residenziale di alta qualità. L’altro intervento è stato proposto

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dal’On. Mario Magno, e già approvato dalla Giunta della Regione Calabria, che vedrà la nascita, sull’area rimanente, del centro intermodale dei trasporti regionale, di cui potranno usufruirne tutti i passeggeri provenienti dall’Aeroporto, dalla Stazione e dai Bus. Insomma si tratta di due opere di notevole valore che conferiranno a all’Area di Sant’Eufemia una nuova immagine e doteranno la nostra città di infrastrutture di grande importanza per l’intera Regione Calabria.

L’avvocato Chirumbolo, nonostante la dichiarazione di non dissesto teme per il futuro della nostra città. Ritiene, alla luce della crisi economica mondiale, alla mancanza di fondi dell’Ente e alle varie cause legali che l’Amministrazione deve affrontare, che possa essere sempre dichiarato in futuro. Infatti, sia l’avvocato Chirumbolo che l’avvocato Panedigrano, sostengono che la decisione della Corte dei Conti di Roma si basi soprattutto su un errore, l’approvazione del bilancio consuntivo del 2013, bilancio, che ancora oggi, all’uscita del giornale non è stato approvato. L’avvocato, inoltre, prova a dare delle indicazioni per il futuro della città e spinge i giovani ad impegnarsi sempre per il bene comune e non per ambizioni personali, sperando che le prossime elezioni siano rinvigorite da ideali, passione civile e valori. Antonio Perri

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Lamezia Terme.

Ormai da molti anni si è dato vita al “Campus Centri Estivi Sportivi” presso le note piscine site all’interno del Residence “La Marinella”, collocate a pochi passi dalla verde pineta e dal mare, un’iniziativa fortemente voluta dalle numerosissime famiglie che giornalmente usufruiscono di tutti i servizi messi a loro disposizione dagli Organizzatori. Il cocktail è davvero esplosivo perché contraddistinto da tanto sport, svago, divertimento, tutte attività intese a far socializzare tra di loro i bimbi. E’ questo il successo del campus de “La Marinella”, che ha già raggruppato in poco tempo un elevato numero di partecipanti.

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All’apertura del Teatro storico Grandinetti di Lamezia Terme, ha suonato per l’occasione il Pianista calabrese Egidio Ventura. Musicista dotato di una tecnica e di un virtuosismo strabilianti e di un notevolissimo senso del ritmo e del tempo, Egidio Ventura si è guadagnato un posto di rilievo nel circuito del pianoforte jazz, sia in Calabria che in Italia anche grazie alle sue concezioni musicali che lo hanno tenuto abbastanza lontano dalle correnti che riguardano la musica pop ed etnica. Ha dimostrato le sue innate capacità pianistiche sin da piccolo, a soli sei anni,diplomatosi in Pianoforte con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di musica “ F. Cilea “ di Reggio Calabria; ha conseguito il compimento inferiore di Composizione presso il Conservatorio di musica “F. Torrefranca” di Vibo Valentia. Ha frequentato i corsi della Berklee Summer School a Umbria Jazz Clinics; Pianoforte jazz con Antonello Vannucchi, Enrico Pierannunzi Davide Santorsola, Danilo Rea; Workshop con Kenny Barron, John Hicks, Famoudou Don Moye, Roscoe Mitchell, Uri Caine, Jerry Bergonzi, Bob Mintzer, Danilo Rea, Giovanni Mazzarino, George Cables, Agostino Di Giorgio, Dom Famularo, Abdoulaye Sakukandè, Giorgio Rosciglione, Adama Helaje Samba. Le sue collaborazioni sono molteplici F. Bosso, A. Flora, S. Regina, R.Marques, J. Garrison, G. Rosciglione, C. Cannon, M. Giammarco, G. Munari, S. Chimenti, R. Spadoni, G. Bianchetti, S. Donati, E. Fioravanti, S. Kambè, Sal Genovese, M. Marzola, G. Jackson, Chicago Beau, O. Maugeri, M. Tamburini, S. D’Anna, S. Di Grigoli, Pasquale Porchia, Tony Julio, G.Di Lella,Orchestra Ritmico-Sinfonica della Rai di Roma,Gianni Ferrio, Bruno Canfora, Marcello Rosa, D. e F. Piana, Pippo Matino, Stebano Zenni, Daniele Scannapieco, Gegè Telesforo, Dom Famularo. Oltre 400 concerti in Italia e all’Estero, dal 2002 è Direttore Artistico del Festival Internazionale Lamezia Jazz. Il 24 giugno

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Egidio Ventura ha tenuto un concerto presso il Teatro Grandinetti organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Lamezia Terme, il concerto è stato offerto dall’Associazione Musicale Bequadro del quale il Pianista è Presidente. Dieci le composizioni di Michel Petrucciani che il Trio di Egidio Ventura ha scelto di presentare al pubblico, un concerto che scorre piacevolmente tra assoli e dimostrazioni di ottimo interplay senza perdere mai il ritmo fino alla chiusura. Michel Petrucciani racconta Egidio Ventura è stato il virtuoso del jazz, pianista dal tocco irrepetibile, che ha trasformato il destino ingrato che lo ha fatto nascere con una malattia genetica invalidante in un’occasione di applicazione appassionata alla tastiera e di espressione totale di sé. Al punto che il documentario - non il primo né probabilmente l’ultimo dei lavori di questo tipo sul piccolo grande del piano - è in fondo scarsamente informativo ma arriva alla sostanza quando chiede agli intervistati di parlare della loro relazione con il protagonista. Un concerto emozionante esplosione, una valanga fragorosa che ti abbraccia e ti trascina lontano e tocca la sensibilità di chi ascolta. Un’opera preziosa, riservata a chi si aspetta dall’arte emozioni forti, vere e profonde. Tutto è alimentato da un’intensa energia che s’impone sin dal brano d’apertura grazie a delicati equilibri melodici, ricchi di grazia e di robuste armonizzazioni sapientemente orchestrate. Su tutti va sicuramente citata la musicalità del contrabbassista Silvio Ariotta dalla cavata morbida e penetrante al tempo stesso; un respiro arioso e ritmicamente essenziale, attorno a cui si muove con sobria espressività il raffinato ed incisivo drumming di Emanuele Fuduli. Il progetto esecutivo ed artistico è prodotto e realizzato da Lamezia Jazz.

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In questo articolo parleremo di massaggio con Francesca Chiaravalle docente di estetica della Scuola APPE. Qual è stato il suo personale percorso di formazione professionale?

La mia è una passione innata che è cresciuta a tal punto da spingermi al termine della maturità ad iscrivermi a Roma in un’accademia specializzata per estetiste. Da lì è iniziato il mio percorso di formazione che ho poi continuato con il conseguimento della Laurea in Fisioterapia per approfondire sempre di più le mie conoscenze. Ovviamente in questi anni ho sempre continuato a frequentare corsi di approfondimento e specializzazione nelle varie tecniche di trucco, epilazione, unghie, trattamenti speciali ma soprattutto massaggio. Da quanto tempo è insegnante della scuola APPE? E’ dal 2005…infatti già nel periodo dell’università ho avuto la possibilità di iniziare la collaborazione con il direttore Franco Calidonna, che da grande artista dell’immagine quale è stato è di sicuro un grande esperto del mondo estetico. Ho iniziato così la docenza nella scuola APPE, nella quale sono riuscita a trovare la mia vera dimensione professionale quella in cui riesco ad avere le mie più grandi soddisfazioni e a trasmettere il mio sapere. Di cosa si occupa nello specifico? Seguo le allieve

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già dal primo anno, iniziando con tecniche e nozioni di trattamenti e massaggi viso, che poi vengono approfonditi e integrati al secondo anno, nel quale si inizia a lavorare sul corpo con il massaggio, per poi perfezionarsi al terzo anno, al termine del quale le allieve hanno un bagaglio di conoscenze così ampio da poter iniziare a lavorare anche da subito in modo autonomo. La cosa che più l’appassiona, come ha detto, è il massaggio, come lo definisce? Il massaggio è una pratica molto antica che affonda le sue radici nella medicina popolare delle epoche più antiche dove rappresenta il più immediato metodo di terapia al dolore. Gli antichi Greci e Romani diffusero il culto delle terme e del recupero della salute attraverso il massaggio, che è quindi parte integrante della nostra storia e della cultura occidentale. E per lei cosa rappresenta? Un gesto d’amore. E’ qualcosa che puoi incominciare ad imparare senza mai finire. E’una tra le arti più sottili. Oltre alla tecnica è importante donare una grande dose di amore, solo così oltre a beneficiarne la persona che lo riceve saremo anche noi stessi a sentirci gratificati e soddisfatti. Esso è molto di più di un lavoro muscolare, è un modo per aiutare a stare bene il corpo. Quanti tipi di massaggio esistono? Un’infinità. Fondamentalmente sono riconducibili a due scuole di pensiero: quella della medicina occidentale e quella della medicina orientale. Per la medicina occidentale la malattia è provocata da una determinata causa di origine materiale, traumatica che colpisce una parte del corpo. La medicina orientale si interessa maggiormente della parte funzionale prima ancora che dei vari tessuti e organi. In oriente regna il principio che corpo e anima siano fusi in un’unica entità, siano indivisibili; i disturbi infatti crescono a livello emozionale e poi si traducono in squilibri energetici e infine in disturbi fisici. Inoltre l’individuo è considerato in relazione con l’ambiente esterno e in continuo stato di scambio energetico. I meridiani sono dei canali energetici che trasportano l’energia all’interno del nostro organismo. Si dividono in Yang e Ying e portano rispettiva-

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mente l’energia del cielo in basso e l’energia della Terra in alto, distribuendo la forza su tutto il corpo. La loro filosofia si basa quindi sulla convinzione che l’intervento sul corpo si riflette sulla mente e viceversa. Per cui la nostra cultura, basandosi su un atteggiamento molto più scientifico vede il massaggio come un rimedio per alleviare un problema fisico contribuendo a ripristinare lo stato di salute; la scuola orientale invece ha sempre come obiettivo quello di ripristinare il benessere interiore e quello esteriore attraverso le innumerevoli scuole e tecniche diverse di massaggio. Oggi, verso quale visione del massaggio siamo più propensi? Si va sempre più diffondendo il massaggio del benessere olistico, cioè di una visione globale dell’individuo che preveda un equilibrio tra le varie parti che portano l’uomo allo stato di salute: la parte strutturale e quindi fisica, la

parte psichica con l’influenza della mente sul corpo e la parte biochimica e bioenergetica. Il massaggio olistico è quindi una tecnica manuale per il mantenimento dell’equilibrio psicofisico. In questo caso, essendo un massaggio soprattutto antistress giocano un ruolo fondamentale anche altri trattamenti che vi si possono affiancare. A che tipo di trattamenti si riferisce? L’aromaterapia che è un metodo curativo olistico che può agire su processi fisici, mentali e spirituali attraverso l’uso attento di oli essenziali che possono essere miscelati all’olio da massaggio a seconda delle esigenze del cliente o diffusi nell’ambiente di lavoro; la cristalloterapia che è un metodo terapeutico energetico con il quale pietre dure e cristalli rimuovo-

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no blocchi energetici che possono influenzare a livello fisico creando disturbi più o meno gravi e ancora la cromoterapia che è una disciplina alternativa che si serve di specifici colori, in grado di influenzare il corpo e la mente, per il trattamento di particolari disturbi. In che modo la cromoterapia può influenzare? A ciascun colore è associato uno dei sette chakra del corpo. I chakra sono dei vortici di energia presenti nel nostro organismo, disposti dalla colonna vertebrale alla corona (testa); essi vibrando creano il nostro corpo elettro – magnetico ovvero l’aura; ed essendo che il colore è definito come una vibrazione di luce ad ogni chakra corrisponde un particolare colore. Quali sono le tecniche di massaggio che insegnate presso la scuola APPE? La scuola è sempre attenta alle novità del settore per cercare di dare alle allieve una preparazione sempre più rispondente alle richieste di mercato. Nei nostri corsi iniziamo con il Linfodrenaggio metodo Vodder, considerato il “padre dei massaggi del corpo”; infatti più che una semplice tecnica di massaggio il linfodrenaggio è un vero e proprio metodo scientifico, usato anche da medici e fisioterapisti, basato su innumerevoli studi che ha come obiettivo principale il drenaggio dei liquidi corporei. E’ una delle tecniche più richieste in quanto consigliatissimo dagli esperti per il trattamento della cosiddetta “cellulite”, un problema che affligge la maggior parte delle donne soprattutto in questo periodo. Negli ultimi anni nei nostri programmi sono state inserite discipline particolari soprattutto per le allieve che frequentano l’anno di specializzazione, come la riflessologia plantare che è una terapia olistica incentrata sul massaggio di piedi e mani per riequilibrare l’organismo, o ancora l’hot stone massage un bellissimo massaggio eseguito con pietre laviche, basaltiche o vulcaniche che induce un completo rilassamento muscolare e psichico; che sono tra le più richieste del settore. Ma non solo, le nostre allieve vengono formate anche su un particolare tipo di massaggio fisiosomatico, ad effetto globale sul benessere del cliente. Abbiamo introdotto inoltre un livello di massaggio Ayurvedico, disciplina indiana che si pone come una filosofia medica non convenzionale con lo scopo di aiutare le persone malate a curarsi e le persone sane a mantenere lo stato di salute. E ancora un bellissimo massaggio antistress, un massaggio bioenergetico, tecniche di massaggio connettivale, un particolare massaggio lifting per il viso, un massaggio cranio – cervicale per alleviare le tensioni che affliggono la maggiorparte delle persone dei giorni d’oggi e ancora massaggio lipolitico e modellante per il corpo, massaggio “dolce attesa” per

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aiutare le nostre clienti in gravidanza ad alleviare le tensioni di questo particolare periodo della loro vita, o un rilassante candle massage eseguito con delle particolari candele da massaggio aromatizzate. Per accrescere la formazione delle nostre allieve la scuola da qualche tempo ha avviato rapporti di collaborazione con il maestro di massaggi dott. Pietro Corvino, docente in varie sedi italiane ed estere. Tantissimi massaggi dunque… Il nostro obiettivo è quello di formare delle vere e proprie operatrici del benessere in grado di riuscire a soddisfare qualsiasi richiesta della clientela, anche la più esigente. Per questo anche i nostri programmi sono in continuo cambiamento. Quali altre nozioni apprendono negli anni di studio?

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La nostra è una formazione a 360° che va dal trattamento delle mani, dei piedi, del viso e del corpo. In particolare nell’anno di specializzazione ci soffermeremo ad eseguire particolari trattamenti viso all’acido glicolico, mandelico, jaluronico o ancora per il corpo fanghi, impacchi alle alghe, bendaggi, fienoterapia e tanti altri trattamenti all’avanguardia. Prestiamo inoltre particolare attenzione all’uso dei macchinari ad uso estetico quali pressoterapia, alta frequenza, ionoforesi, vacuum terapia, elettrostimolazione, radiofrequenza e macchinari per l’epilazione permanente come elettrocoagulazione e luce pulsata, tutti macchinari di cui la scuola è fornita e che allieve saranno in grado di utilizzare in modo autonomo. Ovviamente a tutte le discipline pratiche corrisponde un approfondito studio delle conoscenze teoriche. Quali sono gli sbocchi professionali per le allieve che escono dalla scuola APPE? Le allieve che conseguono la specializzazione al termine della frequenza del terzo anno potranno avviare una propria attività in modo autonomo o ancora andare a lavorare in istituti di bellezza, SPA, stabilimenti termali, collaborare in studi medici-estetici o palestre. Insomma non avranno che l’imbarazzo della scelta in quello che è uno dei settori ancora fortemente in crescita nonostante la crisi. Cosa devono aspettarsi le allieve che intendono iscriversi nella scuola APPE? Di iniziare un incantevole percorso fatto di tante difficoltà ma soprattutto di tante soddisfazioni in una delle scuole più all’avanguardia e con esperienza del territorio calabrese e della quale faccio orgogliosamente parte da nove anni e grazie alla quale quotidianamente riesco ad amare sempre di più il mio lavoro.

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L’ultima operazione antidroga in ordine di tempo, portata a segno in città dai carabinieri, “Spare tyre” (ruota di scorta), dal nascondiglio scelto da un corriere per nascondere la droga che da Reggio Calabria doveva essere piazzata a Lamezia, pone due questioni da non sottovalutare: la presenza di un gruppo “emergente” che tenta di occupare gli spazi lasciati vuoti dai gruppo criminali che finora hanno controllato il territorio e la particolare versatilità del territorio per lo spaccio dello stupefacente. Nel primo caso, sono gli stessi inquirenti a puntare l’attenzione su questo dato. Per gli investigatori, infatti, dopo le due operazioni condotte dalla Dda (“Medusa” e “Perseo”) che hanno decapitato e decimato la cosca Giampà sarebbero stati tanti i vuoti lasciati nel controllo delle “attività” che il clan aveva in città. Da qui il tentativo del gruppo di dar vita ad una sorta di scalata per gestire, se non tutto, almeno parte delle attività. Una evenienza, questa, che per gli inquirenti non sarebbe tanto

remota. Gli investigatori, infatti, sarebbero confortati dalla notevole quantità di armi di cui i dodici arrestati ed accusati a vario titolo di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e traffico illegale di armi, nonché tentato omicidio e danneggiamenti eseguiti mediante l’esplosione di ordigni, cercavano di entrare in possesso. Nel corso dell’operazione, che abbraccia un lasso temporale compreso tra marzo 2012 a maggio 2013, e durante le oltre venticinque perquisizioni, sono stati trovati vari panetti di droga interrati e nascosti in alcuni contenitori di plastica per preservare lo stupefacente dall’umidità. Inoltre, in altri contenitori, i carabinieri hanno trovato del riso che, a detta degli inquirenti, avrebbe potuto servire per proteggere dall’umidità armi da nascondere al loro interno. Ma non solo. Infatti, le dodici persone arrestate nei giorni scorsi avevano anche esteso la rete dello spaccio al di là del territorio cittadino, andando fuori provincia e grazie anche ad alcune parentele avevano spostato i loro interessi nel reggino (Sinopoli, Delianuova, Cittanova, Cinquefrondi e Taurianova) non tralasciando l’area del Reventino (Soveria Mannelli, Decollatura e Platania). Un territorio, quest’ultimo, che, tra l’altro, negli scor-

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si anni è stato teatro di innumerevoli sequestri e distruzioni di piantagioni di canapa indiana da parte delle forze dell’ordine. Quell’area, a causa del clima e della presenza di corsi d’acqua che attraversano zone completamente coperte da boschi, registra uno sviluppo di coltivazioni di piantagioni particolarmente fiorente, specie nel periodo estivo quando l’umidità è ideale per la maturazione delle piante. Per quello che concerne, invece, l’aspetto prettamente geografico non vi è alcun dubbio che la criminalità, organizzata e non, abbia deciso di “sfruttare” la baricentricità di Lamezia che, tra l’altro, è facilmente raggiungibile per la presenza dei tre nodi importanti di comunicazione (autostrada, ferrovia, aeroporto) oltre che per la presenza della costa, rappresentando, quindi, un punto nevralgico per lo spaccio delle sostanze stupefacenti. Ipotesi, queste, che, in un certo senso troverebbero conforto nella parole del colonnello Ugo Cantoni, che parla della <<presenza di una filiera di spaccio nel lametino che noi stiamo cercando di ridurre intervenendo con particolare attenzione. Si stanno creando dei vuoti di potere che noi stiamo cercando di non fare occupare>>. Il tutto a pochi giorni dall’avvio della stagione estiva che, specie sulle coste, attrae turisti alcuni dei quali in cerca dello “sballo”.

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L’adolescenza costituisce un periodo di riorganizzazione fondamentale della struttura di personalità, durante il quale è più probabile che si manifestino dei disturbi. Spesso le basi del disturbo, si collocano in una fase precoce dello sviluppo psichico, quando si stabiliscono specifiche configurazioni nell’ambito delle relazioni primarie. L’adolescenza si caratterizza come fase di cambiamento e di passaggio sotto diversi aspetti: la pubertà e le trasformazioni del corpo che ne conseguono necessitano di un tempo necessario per integrare a livello psichico il “nuovo” corpo; il progressivo spostamento dagli attaccamenti infantili e dal legame di dipendenza con le figure genitoriali verso nuovi legami ed esperienze (gruppo dei pari, primi rapporti sentimentali, ecc.); le significative modificazioni delle funzioni mentali e cognitive, che concorrono a determinare un sostanziale e profondo cambiamento rispetto al funzionamento mentale infantile. Ci si trova in una fase della vita in cui i precedenti equilibri, a volte precari e sotto il segno della compiacenza, si spezzano quasi improvvisamente, e lasciano all’adolescente il compito di ritrovare sé stesso nel recupero dei pezzi della propria identità, cercando di metterli insieme in un modo nuovo e diverso. Nel tentativo di differenziarsi e gestire autonomamente sé stesso e il suo corpo, può accadere che l’adolescente si trovi a operare, proprio attraverso il corpo, un serrato controllo su quei bisogni e quelle emozioni, sentiti come eccessivi, caotici e disorganizzanti. In questo periodo della crescita, nel quale l’adolescente si misura con la propria storia e con le sue nuove potenzialità, può esserci un deragliamento dal processo evolutivo, che si esprime attraverso un’alterazione della condotta alimentare.

È molto importante trovare il giusto bilanciamento tra il corpo e la mente, in quanto sono due facce della stessa medaglia, di dimensioni diverse ma di uno stesso organismo: il benessere nasce dal loro equilibrio. Il corpo e la mente non sono due cose separate e distinte, ma sono intimamente collegati e l’uno influisce sull’altro. A volte, vi è il tentativo fisiologico ed evolutivo di trovare provvisorie “soluzioni” di padronanza del corpo e delle emozioni, altre volte invece, si mostra una vera organizzazione patologica che si struttura attraverso il disturbo alimentare che diventa una modalità di esistenza, un rifiuto e un’impossibilità di crescere. Vi sono condizioni cliniche complesse dove convergono fattori psicologici, evolutivi e biologici ruotano attorno a problemi di peso e forma del corpo. L’ossessione è verso la magrezza come modo per risolvere problemi relativi all’identità. I disturbi del comportamento alimentare, più conosciuti, sono: ANORESSIA: di solito si comincia con una dieta dimagrante: tutto ciò che si desidera, apparentemente, è migliorare e controllare la propria immagine. La persona anoressica non si sente mai abbastanza magra rispetto al modello imposto dalla società. Ci si illude che cambiando il proprio corpo sia possibile cambiare anche la propria vita; poiché l’autostima del soggetto dipende esclusivamente dalla magrezza.

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BULIMIA: nella bulimia si instaura una dipendenza dal cibo, come quella dalla droga e dall’alcool. La vita si svolge mangiando e vomitando incessantemente. Il senso di colpa è devastante e lascia la persona in un circolo vizioso senza fine. La sensazione soggettiva è quella di “un pozzo buio e profondo da riempire”: si tratta di un vuoto soggettivo incolmabile, disperato, che si cerca di riempire attraverso l’assunzione di quantità eccessive di cibo.

OBESITA’: nell’obesità psicogena si è di fronte sempre ad una forma di dipendenza, dove cambiano solo le modalità. Il cibo è scelto con cura e assunto fino ad aumentare di peso in modo spropositato. Viene inconsciamente considerata una soluzione magica alle difficoltà del vivere, un anestetico rispetto al dolore che si ha dentro. Il grasso rappresenta una barriera difensiva per proteggersi dalla propria depressione.

L’immagine corporea incide molto sul rapporto con il cibo, include la percezione, l’immaginazione, le emozioni e le sensazioni fisiche riguardanti il nostro corpo. L’immagine che si ha del nostro corpo non è qualcosa di statico: essa è in continuo cambiamento in relazione con l’umore, l’ambiente e la propria esperienza fisica. E’ molto più influenzata dall’autostima che da qualunque caratteristica estetica. E’ molto più appresa che innata. La Dismorfofobia: è un disturbo psicologico caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per un difetto fisico realmente esistente o percepito, tanto da avere una percezione alterata del proprio corpo. Una corretta valutazione diagnostica è di estrema importanza, così come lo è una tempestiva presa in carico terapeutica per evitare il cristallizzarsi di un’organizzazione patologica. Nel progetto terapeutico con l’adolescente è di fondamentale importanza prevedere un trattamento separato per la coppia genitoriale. Questo assetto permette l’individuazione di aspetti critici delle relazioni all’interno del gruppo familiare, facilita la comprensione del funzionamento psichico e relazionale dell’adolescente e può contribuire a rimuovere eventuali fattori perpetuanti le sue condotte psicologiche. Infine, una Alimentazione corretta e varia + Attività fisica + Attività psichica = Buon equilibrio tra corpo e mente.

dott.ssa Maria Mirabelli Psicologa clinica-psicoterapeuta Viale Michelangelo, 25 Lamezia Terme Cell. 339.5919310

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E’ evidente che, per parlare in modo adeguato dei 78 anni di Vita del Primo Scienziato dell’Era Moderna, non basta il tempo disponibile. E non basta nemmeno per elencare opere e attività svolte da Galileo nel campo della Fisica, dell’Astronomia, della Matematica e anche della Letteratura. Galileo non è solo il Primo Scienziato dell’Era Moderna, per Italo Calvino, “è il più grande scrittore della letteratura italiana”. Anche Leopardi ammira la precisione ed eleganza della prosa di Galileo. Il primo a scrivere di Scienza in Volgare

Più tempo, richiederebbe anche scorrere il semplice elenco dei vati strumenti realizzati da Galileo e utilizzati per scopi militari, artistici, musicali oltre che scientifici come ad esempio: il Cannocchiale, il Compasso proporzionale, la Bilancia Idrostatica di Archimede o la macchina per portare l’acqua ai piani più alti. Fu proprio Archimede l’ispiratore del pensiero e dell’attività scientifica di Galileo e dello stesso Metodo Scientifico (un Metodo figlio certamente sia della riscoperta dei testi dei matematici ellenistici e in particolare di Archimede, sia di quel “sporcarsi le mani” tipico rinascimentale e a sua volta, figlio della riscoperta dei testi classici). Mi limiterò, quindi, a qualche dato e riflessione sulla nascita ed evoluzione del Mito, e su quello che è stato definito il “Caso

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Galileo”. Un Caso che per secoli, e non solo in Italia, ha mantenuto un impatto sociale rilevante anche sulle relazioni politico-istituzionali. E che continua a condizionare il dibattito culturale e civile. E’ significativo in proposito, il richiamo a Galileo fatto dal Prefetto dell’Archivio Segreto

Vaticano Monsignor Pagano nel dibattito in corso sulla ricerca delle Staminali. Certamente, per tantissimi giovani, in particolare per quelli che lo erano negli anni 60’, Galileo è stato un Mito: il simbolo della lotta per la libertà della ricerca scientifica. Un mito stimolato da opere come la “Vita di Galileo” di Brecht (e dal grande successo della sua rappresentazione nel 1963 al

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Piccolo Teatro di Milano con la regia di Giorgio Strehler). E, alimentato anche da tanti uomini di scienza e docenti, soprattutto, nel contesto universitario; in particolare, all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, nell’ambito delle attività d’insegnamento del biennio delle facoltà scientifiche di Pisa dove, per motivare elevati livelli di prestazioni, si ricordava e vantava l’attività di ricerca e d’insegnamento di Galileo nella stessa Università . E, come non subire il fascino dall’uomo che ha tolto la Terra dal Centro dell’Universo e ha cambiato l’idea del Giorno e della Notte. Dell’uomo che ha spiegato la vera causa del sorgere e del tramontare del sole. Del perché quando il sole sembra sorgere in realtà è la terra che sta girando intorno al proprio asse. E, quindi, del perché, ogni giorno, il fenomeno dell’apparire e poi scomparire della luce del sole, dipende dal movimento di noi terrestri che, come su di una grande trottola, giriamo alla velocità di circa mille e 200 Km/h, (Tutti noi seduti in questa sala, in questo momento, oltre a muoverci come una trottola, stiamo girando intorno al sole alla sbalorditiva velocità di 106 mila Km/h. ) Questa realtà non era facile da comprendere e accettare ai tempi di Galileo quando l’Universo conosciuto era distinto in due mondi limitati e differenti: uno celeste in movimento; e l’altro la Terra, al Centro e ferma.

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Una realtà difficile da comprendere e accettare ancora oggi, (se si considera che non nel Paese più arretrato del Pianeta ma) addirittura negli Stati Uniti più di 1/4 degli americani, pensa che è il Sole a girare intorno alla terra; il Dato è emerso di recente a seguito di un’indagine dell’Agenzia di Ricerca Scientifica Governativa degli Stati Uniti. L’apertura degli Orizzonti dell’Universo e la straordinaria rilevanza delle scoperte di Galileo continuano a suscitare interesse e ammirazione in tutto il mondo. Tanto, che uno dei massimi storici della Scienza vivente ha, recentemente, scritto: “Galileo fece un miracolo stupendo: distrusse l’antica distinzione tra regni terrestre e celeste, sollevò la Terra in cielo, rese i pianeti tante Terre, e rivelò che la nostra Luna non è unica nell’universo”. A definire un miracolo l’opera scientifica di Galileo è stato John Heilbron, professore emerito dell’Università della California, in suo saggio di grande successo internazionale dal titolo: “Galileo: Scienziato e Umanista”. Nel saggio, oltre ai dettagli tecnici della scienza galileiana, Heilbron riporta un’immagine inedita della personalità e della formazione umanistica di Galileo. E, tra l’altro dimostra come “è assai riduttivo dipingere Galileo come un eroe o l’eroe della Rivoluzione Scientifica.” Nel libro del prestigioso storico americano sono narrate vicende ed esposti alcuni dei dati emersi in grandissima quantità durante il Convegno Internazionale di Studi “Il Caso Galileo”: una rilettura, storica, filosofica e teologica”, organizzato a Firenze per l’Anno Internazionale della Astronomia, indetto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2009, per la ricorrenza dei 400 anni dell’utilizzazione astronomica del Cannocchiale da parte di Galileo. Nel 1609, per la prima volta nella storia dell’umanità, Galileo utilizzava il Cannocchiale per osservare il cielo e scoprire l’esistenza di nuovi fenomeni e nuovi corpi celesti che contribuirono all’affermazione di una nuova concezione dell’Universo e alla dissoluzione di quella

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Aristotelica-Tolemaica. Dopo 400 anni si sono trovati insieme, a Firenze, più di 200 studiosi, massimi esperti mondiali e i rappresentanti di tutte le Istituzioni storicamente coinvolte in quella che è stata definita la «vicenda Galileiana». Altamente simbolici i luoghi scelti per l’evento. La Basilica di Santa Croce dove si trova la tomba e il mausoleo autorizzato nel 1734 dal Sant’Ufficio in onore di Galileo, per l’inaugurazione pubblica di apertura, alla presenza del Presidente della Repubblica e di molte altre personalità e studiosi provenienti dal mondo intero. E, per la conclusione: la Villa Gioiello di Arcetri dove Galileo trascorse gli ultimi anni della sua vita. Notevole la quantità di documenti, anche inediti, e di contributi originali emersi nei tre giorni di studi del Convegno. In particolare sulla fitta trama di relazioni scientifiche, teologiche e filosofiche che hanno fatto da sfondo all’attività di Galileo prima e dopo la condanna.

Sulla dinamica che segna la nascita, la formazione e il tramonto dei miti, emerge che un primo mito con l’immagine di Galileo sinceramente pentito dei propri errori e cristianamente redento dall’abiura, è stato costruito dai discepoli stessi di Galileo per chiudere il caso e ritagliarsi uno spazio di ricerca dopo la condanna. E, così altri miti e contrapposizioni di immagini, come ad esempio: - l’immagine dell’eroe o del martire della fede, contrapposta a quella del temerario e aggressivo sostenitore di teorie non dimostrate; - l’immagine del fondatore del metodo sperimentale, contrapposta all’immagine dello scienziato che fraintende gli elementi essenziali del vero metodo della scienza e ne equivoca la natura e i fini; - l’immagine del coraggioso difensore della libertà di ricerca, contrapposta all’immagine dell’eversore che vuole sbarazzarsi delle tradizioni più consolidate e accreditate. Ed inoltre, come anche l’età Barocca e quella dei Lumi, il Risorgimento, la Restaurazione, il Positivismo, l’Idealismo e

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vari movimenti intellettuali, associativi e politici: come il Fascismo e il Nazismo, hanno ognuno fabbricato un’immagine mitica, a loro modo conveniente del volto e del contributo di Galileo. Una immagine, non sempre e non solo scientifica ma spesso “ideologica” e non del tutto disinteressata. E, un’ampia documentazione su l’esistenza di una cronologia e di una relativa geografia dei miti di Galileo che illumina importanti fasi della cultura e della storia dell’età moderna.

Com’è noto, dopo gli anni della giovinezza vissuti a Pisa, Galileo si trasferisce a Padova dove vive 18 anni ricchi di attività ed eventi di notevole rilevanza e non solo scientifica. A Padova incontra anche la veneziana Marina Gamba dalla quale ha 3 figli dei quali riconosce soltanto il maschio Vincenzo. Le altre due Virginia e Livia, vengono costrette ad entrare in convento. Di Virginia, monaca di clausura con nome Suor Celeste, nel Museo della Scienza di Firenze, è conservato e si può leggere anche l’oroscopo fatto dal padre. E di oroscopi, Galileo ne deve avere fatti tanti, e non solo per i Grandi del suo tempo. C’è traccia di oroscopi su commissione al prezzo di 60 lire venete a persona. E di una messa sotto accusa dell’inquisizione di Padova, nel 1604, per la denuncia di un suo ex allievo-collaboratore che lo aveva accusato di aver fatto oroscopi e di aver sostenuto che gli astri determinano le scelte dell’uomo. Il dossier dell’istruttoria del procedimento, insabbiato dal Senato della repubblica Veneta, non arrivò al Sant’Uffizio a Roma e, quindi, non ci furono conseguenze.

Sempre a Padova, nel 1592, Galileo incontra per la prima volta Tommaso Campanella. L’incontro avviene 5 anni dopo la sua partenza da Nicastro, cioè dall’edificio accanto a questo dove ci troviamo, dove, com’è noto, Campanella ha studiato e lasciato traccia anche sui libri rimasti nell’attuale biblioteca comunale. L’amicizia e gli accadimenti che caratterizzano il lungo rapporto tra Galileo e

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Campanella rappresentano tasselli importanti della vicenda Galileiana. Un tassello utile a comprendere le vicende collegate alla stampa del “Dialogo Sopra I Due Massimi Sistemi” e la tempesta che si stava scatenando, è rappresentato, ad esempio, dal contenuto delle 6 lettere scritte da Campanella a Galileo tra l’aprile 1631 e l’ottobre del1632. Altro importante tassello è rappresentato dall’Apologia Pro Galileo scritta da Campanella nel 1616, a seguito delle diffuse ostilità per le posizioni di Galileo e sfociate in denunce all’Inquisizione già nel 1615. Sulla differenza tra i casi di Campanella e Galileo, lo storico e accademico internazionale Franco Cardini osserva che: “I processi inquisitoriali contro Galileo ebbero conseguenze meno tragiche per l’imputato, rispetto ai casi di Campanella e Giordano Bruno, ai quali spesso vengono accostati, Ma rappresentarono forse un’occasione persa per la Santa Sede di segnare un punto a proprio favore rispetto al mondo protestante e in generale nel progresso delle scienze e della percezione del rapporto fra scienza e fede negli ambienti intellettuali.” Una vicenda, sempre secondo il Prof. Cardini, che si trascina da secoli e costituisce un «nervo scoperto» nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e le Istituzioni di ricerca. Vicenda da inquadrare nel contesto della grande crisi che ha colpito la Cristianità fin dalla fine dal Medio Evo e da mettere in relazione con l‘attacco polemico alla religione e alle sue incarnazioni storiche. L’immagine del «martire» della scienza moderna, per Cardini, è una

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“leggenda nera” che la cultura laicista sovrappone alla realtà della storia. Una leggenda che ha condizionato negativamente il rapporto degli uomini di scienza con la religione in generale e con la fede cattolica in particolare. Di notevole rilevanza, in proposito, quanto evidenziato, a conclusione del Convegno sul Caso Galileo, da P. Ennio Brovedani attuale Presidente della Fondazione che ha organizzato l’evento. (Fondazione che ha il nome dello scienziato di origine danese Stensen (in italiano Stenone), ricordato per le sue importanti scoperte nel campo della medicina e delle Scienze della Terra e per le quali è considerato il fondatore della geologia moderna e chiamato, poco dopo la morte di Galileo, da Ferdinando II de Medici nel Granducato di Toscana frequentato dai massimi esponenti del dibattito scientifico del tempo.) A conclusione del Convegno internazionale di Studi sul Caso Galileo, il Presidente della Fondazione Stensen, alla domanda: Fine di una “Secolare Querelle”? Ha dato risposta seguente: “Come tutti i fatti storici, soprattutto quando hanno suscitato abbondanti commenti, differenti interpretazioni e appassionate polemiche, il “Caso Galileo” rimane e rimarrà aperto alla ricerca, alla riflessione, allo studio e al dibattito. Nessun ulteriore dibattito, pertanto, potrà “chiuderlo”, anche se sul piano strettamente storico e in parte giuridico si può ritenere che i fatti siano stati ormai adeguatamente ricostruiti e contestualiz-

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zati. La “vicenda galileiana”, tuttavia, con tutto ciò che ne è conseguito, assume simbolicamente la valenza di un libro aperto, se non proprio di un “manifesto”, che aiuterà a prevenire la ricorrente tentazione dell’ideologizzazione, ossia della pretesa di disporre di un sapere (rivelato o meno) e di un conseguente unico e onnicomprensivo criterio di giudizio, che attribuisce ai propri fini e valori una portata praticamente assoluta, incluso il diritto ad essere perseguiti a qualunque prezzo, spesso incurante di fondamentali principi, quali la libertà di coscienza e il rispetto della dignità culturale altrui. Una tentazione che oggi non riguarda solo la religione, memore degli errori, delle ingenuità e delle incongruenze del passato, ma anche l’impresa scientifico-tecnologica contemporanea, non sempre immune da un ingenuo scientismo che sbrigativamente liquida come oscurantista ogni genere di preoccupazione morale, sociale, religiosa e civile. Ciò di cui la civiltà attuale ha bisogno, in particolare nella prospettiva della crescente interculturalità e interreligiosità, è il superamento degli esclusivismi e orgogli ideologici, per promuovere un lavoro serio in cui scienziati, moralisti, filosofi e teologi compiano lo sforzo di “porsi all’altezza” delle nuove e inedite situazioni prodotte dagli sviluppi della tecno-scienza, complementando e integrando i rispettivi punti di vista e finalità. Si eviterà in tal modo che la riflessione etica diventi il luogo di un nuovo “caso Galileo”.

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