Spena luglio

Page 1

Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 1


pag. 2

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo

https://www.facebook.com/tipografialitografia.perri

https://issuu.com/home/publications

https://twitter.com/GrafichePerri?lang=it

Pinterest • il catalogo mondiale delle idee

http://perri16.podo.it/

di Antonio Perri sapremo come aiutarti a trasformare il tuo sogno in realtà

GRAFICHÉditore

Via del progresso, 200 - 88046 - Lamezia Terme - tel. 0968 21844 - cell 392 7606656 - mail perri16@gmail.com

che ti segua passo dopo passo, che ti aiuti nella stampa cartacea ed in quella digitale, che curi la correzione delle bozze, che ti aiuti nella promozione del libro ...

cerchi un Editore

anche con il codice ISBN che ne assicura la presenza nel Catalogo dei Libri in Commercio e

REALIZZARE IL SOGNO DI VEDERLO STAMPATO,

Se anche per te è così, se hai un manoscritto, che sia una raccolta di poesie o di novelle, un romanzo, una biografia, un libro storico, il tuo diario, un libro che parla per immagini o, perchè no, i tuoi ricordi sui Social, e vuoi

recitava così Thomas Jefferson

Non posso vivere senza libri! rivolgiti a noi:


Lameziaenonsolo incontra

Tonino Spena

Nella Fragale

E’ un uomo iperattivo, pur essendo in pensione, non vive la classica vita del pensionato, passeggiando placidamente, coltivando il giardino o dedicamdosi a passatempi classici come il torneo di boccette o la partita a briscola. No lui, oltre a godersi la famiglia, coltiva la sua passione: scrivere e ... leggere. Lamezia è una città che ama la cultura, quasi ogni giorno qualche associazione culturale, qualche libreria, qualche privato, presenta un libro, partecipare ad una di questi incomtri e non trovarci Tonino Spena è difficile! E’ bello l’entusiasmo di quest’uomo, contagioso. Pur avendo scritto più di un libro, pur essendo invitato a molti incontri, rimane un uomo semplice, scevro da presunzione, che ama la sua città, il suo quartiere, ed è felice della vita che Iddio gli ha donato. Perché senti il bisogno di scrivere e pubblicare dei libri? La mia passione è scrivere e se scrivo è perché mi piace. Quando scrivo guardo un particolare, un personaggio, l’arcobaleno, le nuvole in cielo, due innamorati in riva al mare. Si scrive soltanto provando piacere. Lo scrittore deve avere genialità, fantasia e talento, poi lo studio e i sentimenti costruiranno il libro. Quante volte ho fermato la macchina sul ciglio della strada e prendendo un foglio bianco ho riportato la meditazione del momento e costruitoci sopra la mia personale sensazione. Lo scrittore è un giocoliere di parole e fantasia, un inventore di storie e di illusioni. La pubblicazione poi viene di conseguenza. Lamezia, nella tua ultima opera “In giro per la città”, è stata fonte di ispirazione. La protagonista del libro è una gatta che ha un disperato bisogno d’amore. Pensi che Lamezia dovrebbe essere amata di più dalla sua gente, dalla classe dirigente? Ho fortemente desiderato scrivere questo libro per l’amore, l’affetto e la bellezza che sta intorno a me. Volevo cantare il grande amore, lodare l’incanto tra due persone, scorgere l’aurora al mattino e accorgermi che non è più bella dell’amore! Io amo la città perché la sento mia, sento le sue radici proteggermi, accarezzarmi e abbracciarmi. Anche noi dovremmo amarla, proteggerla, accarezzarla e abbracciarla. Chi ti ha sostenuto a scrivere questo

Lamezia e non solo

libro? In particolare tre amici: il giornalista Tonino Cataudo, la professoressa Giulia Aloia e l’amico Ferruccio Palermo. Per onestà culturale, devo dire anche che qualcuno mi ha detto di lasciar perdere, di non continuare, che era una storia che non avrebbe fatto presa sui lettori. Sono andato avanti lo stesso. Non si può scrivere pensando che a qualcuno i tuoi scritti non piaceranno. Sarebbe la morte dei pensieri dello scrittore.

Due cose che ti piacciono e due che non ti piacciono di Lamezia. Mi piace la bellezza dei suoi monumenti, le sue strade e la sua gente. Non mi piace

Editore: Grafichè di A. Perri

vederla soffrire di solitudine e rimpianti per quello che poteva essere ed invece non è. Vorresti essere ricordato come un amico sincero, una brava persona o come un valido scrittore? Mi piacerebbe un giorno essere ricordato come un amico sincero e una brava persona. Il sobborgo Bella in passato ha avuto una squadra di calcio che ha fatto divertire, di cui si andava fieri. Tu eri uno dei bomber, attaccante velocissimo (da cui il soprannome “Spissola”). Sei più soddisfatto delle imprese da calciatore o da scrittore? Anzitutto sono soddisfatto di tutto ciò che Iddio ha voluto che io facessi nella mia vita. Facendo il calciatore dilettante, mi sono divertito a giocare, conoscendo bravi calciatori, ho girato e visitato tanti bei paesi calabresi. Ho giocato in campi polverosi, in giornate torride e afose o con la pioggia che cadeva giù ininterrottamente per tutta la durata della partita, e penso di aver fatto gioire migliaia di tifosi che seguivano la squadra Nuova Bella, per le mie giocate diaboliche e la mia velocità in campo. Quando ho iniziato a scrivere non mi sono mai preoccupato degli errori; “se hai scritto qualcosa di interessante, saranno i biografi a spiegarli…”, diceva Henry Miller, uno tra i più grandi, trasgressivi e amati scrittore del novecento. “Noi siamo la Nuova Bella”, un libro che

pag. 3


è stato anche il tuo esordio letterario. Come è nata l’idea e come è stato accolto? L’idea nacque quasi per gioco, con un mio ex compagno di squadra. Mi chiese se ero disponibile a raccontare la storia della squadra dalla sua nascita. E quando gli chiesi “perché proprio io?”, lui mi disse: “tu sei stato l’icona della Nuova Bella ed è giusto che sia tu a scriverne le gesta e le vicissitudini”. Aggiungendo poi: chi se non tu? Restai perplesso e confuso, e quando tornai a casa andai alla ricerca delle foto e degli appunti che avevo trascritto. Scrivendo: “Sono i ricordi che ti avvolgono nella ragnatela intrigante dei tuoi pensieri, nelle visione di immagini che scorrono davanti ai tuoi occhi come una pellicola di un film a te molto caro”. Il libro ebbe un grande successo anche editoriale, furono vendute molte copie e la gente di sport per strada voleva salutarmi, per aver fatto rivivere quegli anni favolosi di calcio nel lametino.

Sono, a detta dei critici, i miei lavori più belli e importanti, ed io ne vado orgoglioso di questo. Anche perché sono libri che parlano del mio paese, del mio quartiere, della mia gente. Ho scritto questi libri con la complicità dei miei sentimenti, dei miei affetti e dei ricordi di un tempo nostalgicamente scolpiti nel cuore e nella mente, perché nella vita di oggi non c’è spazio per tutto questo. La storia di questo paese è fatta di uomini e di donne che hanno lottato e combattuto per una vita migliore, per la giustizia e la legalità. Ricordare e raccontare per me vuol dire consegnare e trasmettere la memoria di Bella, una memoria comune che rende

Come hai fatto a recuperare tutte le foto? Sono entrato nelle case della gente di Bella, ho chiesto e ottenuto il permesso di utilizzare le foto fornite con disponibilità dalle famiglie, alcune perfettamente conservate, altre un po’ sgranate e sgualcite, recanti i segni de tempo e del passato.

Ma scrivere per te è anche un gioco? Una sfida? Una scommessa con te stesso? Scrivere non è stato mai un gioco per me, come non è una sfida, né tantomeno una scommessa. Hai scritto libri in cui innamoramento e amore sono trattati con dolcezza, a volte con risvolti malinconici. Ma nella vita ti sei innamorato spesso e hai sofferto per amore? Ho scritto libri d’amore perché l’amore è la cosa più bella che può capitarti nella vita. Nel 2003 “I sogni muoio al mattino”, poi nel 2005 “il coraggio e l’amore”, e nel 2007 “Le mie emozioni”. Ci si innamora ogni giorno, e di conseguenza si soffre ogni giorno.

le storie narrate indelebili nella mente di chi legge. Il libro è una lunga narrazione senza molte parole: parlano le immagini, raccontano una lunga storia di affetti familiari, amicizie fedeli, dolori, fatica, povertà, ma anche traguardi raggiunti e sogni realizzati.

Hai scritto due importanti libri sul tuo quartiere, dal titolo “Bella e la sua gente”.

Qual è stata la motivazione che ti ha spinto a scrivere un testo di questo genere, diverso dai precedenti di genere

pag. 4

letterario narrativo? Con “Bella e la sua gente” ho voluto dare un contributo profondo e importante al mio quartiere, una ricerca storica. Un libro per entrare in un mondo lontano – testimonianze di vita di questo luogo. Uno spaccato storico importante, vissuto e intenso di questo popolo. In questo libro si trovano: la storia delle tradizioni, la storia dei costumi, la storia dell’ambiente, la storia della piazza, la storia della squadra di calcio Nuova Bella, la storia delle sezioni dei partiti, la storia dei contadini e della terra, la storia dei sacerdoti e dei parroci, la guerra e i suoi figli donati alla patria, i soldati, gli eroi, i matrimoni, l’emigrazione massiccia per l’Australia, le partenze per il mare con a bordo di carrette, i funerali… La storia della mia gente, un atto d’amore per il mio quartiere.

Hai scritto dieci libri, e stai per terminare il nuovo libro che uscirà l’anno prossimo dal titolo “Orizzonti verticali”. Ti senti uno scrittore? Vedi, io non sono uno scrittore o almeno non mi sento tale. I miei sono racconti, romanzi di uno che non ha, né vuole avere la pretesa di essere un letterato, né uno scrittore. Semplicemente un “autore”, qual è. Io sono un cantore, un testimone del tempo, di un tempo che ha battezzato, attraversato, tranciato, avvolto, travolto e consumato il quartiere Bella. Hai scritto altri libri su Bella? Sì! Il primo nel 2000, “Noi siamo la Nuova

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Bella”, la famosa squadra del quartiere, nata nel 1972. Poi ha fatto seguito la trilogia de “Il bello e il buffo”. Tanto spazio ho dedicato e riservato agli anziani che con i loro racconti, i consigli, le astuzie, l’arte di arrangiarsi, mi hanno consentito di pennellare aneddoti ed episodi di variegato effetto: comici, pedagogici, ironicamente tragici, involontariamente simpatici. Tanti coriandoli di vita quotidiana in cui ognuno di noi può ritrovarsi. Volti, voci, luoghi che fanno da scenografia e da sfondo alle nostre vite, che ci ostiniamo a trascinare con spigliatezza e disinvoltura anche quando dentro abbiamo l’inferno.

femminilità, mi ha ispirato a raccontare in cinquantasette giorni una fantastica storia d’amore camminando per la città. Il tuo è anche desiderio di descrivere il territorio. Ho scritto, ho raccontato la città con i miei occhi, ho visitato i borghi, i quartieri, incontrato nel mio cammino uomini illustri: poeti, scrittori, filosofi, politici, ma anche persone semplici. Ho scritto dell’amore con i miei sentimenti, con i miei limiti e i miei difetti.

Che tempi hai voluto ricordare per i giovani? Erano tempi difficili, duri. Una volta tutto era diverso: ci si alzava quando faceva giorno, si mangiava quando si aveva fame, si andava a letto quando si aveva sonno, si andava in campagna all’alba e si ritornava la sera al tramonto. C’era la povertà, ma nessuno ci faceva caso, ci si accontentava di poco. A maggio del 2016 è uscito il tuo ultimo libro dal titolo “In giro per la città”. È un romanzo che parla dell’amore, una metafora, un incontro tra una gatta e un romanziere. Ce ne vuoi parlare? L’amore è la cosa più importante della vita. Allora perché è difficile da trovare? Perché non lo cerchiamo. Anche se tutti lo vogliamo. Tutti abbiamo lo stesso desiderio: incontrare il grande amore. Nel libro, il romanziere parte alla ricerca quotidiana dell’amore (la gatta), ma anche della città, dei luoghi e dei posti più belli. La cosa nasce per caso. Una sera mentre camminavo per la città incontro una gatta nera con due occhi bellissimi. Ci guardiamo per pochi attimi. Poi, lei fugge via. Perché ho scelto la gatta? Volevo scrivere un libro che parlasse dell’amore. La gatta, con il suo fascino, la sua dolcezza e la sua

Lamezia e non solo

Quanto contano le esperienze personali o la fantasia nella scrittura. Le esperienze personali sono importanti quando si scrive. Ad uno scrittore la natura deve fornire la genialità e il talento. Avresti voluto davvero vivere una storia d’amore presente nei tuoi racconti? O ti accontenti della fantasia? Lo scrittore non si innamora mai nei suoi romanzi. Vive tutto con naturalezza, come uno sceneggiatore, come un attore che deve fare la parte dell’innamorato, anche se chi

Editore: Grafichè di A. Perri

scrive deve provare le stesse sensazioni che prova il protagonista: se il protagonista ama, lui deve amare; se soffre, se ride, se gioisce, se fa l’amore, lui deve fare l’amore; se piange, se corre, deve avere e provare le stesse sensazioni. Questo è uno scrittore. Analisi e considerazioni fatte in proprio a quasi un anno dalla pubblicazione del tuo ultimo libro “In giro per la città”. Ti consideri ampiamente soddisfatto del tipo di lavoro intrapreso? Il mio non è un lavoro, bensì una passione nata in me diciassette anni fa. Infatti ho iniziato con il libro almanacco dal titolo “Noi siamo la Nuova Bella”. È la storia ventennale di questa squadra del lametino, dove hanno giocato parecchi bravi calciatori, da Vatalaro a Costanzo senza dimenticare due illustri figli di questa terra nostra: Danilo Pileggi, che ha militato in serie A, e Pietro De Sensi in serie B. Certamente sono soddisfatto e appagato da questa passione. Secondo il tuo punto di vista, sono cambiate in meglio o in peggio le condizioni di vita in quell’ambiente giovanile che è lo stesso di oggi? Il tempo, gli anni, migliorano l’essere umano dal punto di vista essenziale, poi è lui stesso ad adeguarsi all’epoca e ai tempi. Senz’altro le condizioni sono molto cambiate e noi per fortuna ci siamo adeguati, come è nella natura dell’uomo. Però ci sono due punti focali che bisogna precisare: uno è che abbiamo guadagnato in condizioni socio-economiche forse troppo in fretta, lo sappiamo, ma fingiamo di non sapere che è una strada troppo bella per durare a lungo ed io penso che dobbiamo aspettarci di peggio. Ho paura per i nostri figli. Alcuni dicono: fin quando dura facciamolo durare. Due è che siamo spaventati da tutto questo cambiamento nelle persone giovani, nei nostri figli. Sono

pag. 5


diversi da noi, i giovani di oggi hanno modi bruschi e per loro i valori non contano più. Ma sono diventati ciò che noi gli abbiamo insegnato o non insegnato affatto, contenti di vederli fare ciò che volevano, di non negargli quella libertà che noi non abbiamo avuto dai nostri genitori. Adesso che la loro indifferenza e presunzione ci disturba, siamo tormentati dalla disperazione di non poter più cambiare. L’amore per i genitori e i figli potranno essere temi per future fatiche letterarie? Perché no? Oltre l’amore per il tuo paese, cosa ti ispira maggiormente? Basta un nulla, un niente, un bambino che gioca a pallone, la bellezza intrigante di una donna, lo stile, l’eleganza. Due ragazzi che si tengono per mano e poi si baciano. La pioggia, il vento impetuoso, la tempesta, e a volte la calma e la serenità dell’essere umano. Quali scrittori ti piacciono? A chi ti sei ispirato o pensi di somigliare? Su tutti Fëdor Dostoevskij, Carmine Abate, Paulo Coelho. Non mi ispiro a nessuno, e tantomeno somiglio a qualcuno. Nella mia vita ho voluto essere sempre me stesso. Consiglia i tuoi lettori tre libri (non tuoi) da leggere nella vita. “Delitto e castigo” di Fëdor Dostoevskij, “Cultura e letteratura nel Lametino” di Italo Leone, e “Along the way - lungo la strada” di Tommaso Cozzitorto. Dai un consiglio ad un ragazzo che vorrebbe fare lo scrittore. Di essere sempre se stesso. E non cercare il successo ad ogni costo, di non competere con nessuno e di non pensare di arrivare dove sono arrivati gli altri; deve pensare

pag. 6

soltanto a superare i suoi limiti. I libri li programmi o attendi che ti arrivi un’ispirazione? Alcuni li ho programmati, penso a “Bella e la sua gente” primo e secondo volume, e alla trilogia “Il bello e il buffo”. Per scrivere gli altri sono stato ispirato e poi aiutato dalla mia fantasia. Il tuo sogno nel cassetto qual è? Vivere serenamente la vita accanto ai miei affetti più cari, ricevere amore ed essere amato per quello che sono nel bene e nel male; saremo sempre riconosciuti per le tracce che lasceremo indietro. Ti aspetti più riconoscenza e stima dalla gente e dalle istituzioni? Io sono uno del popolo e preferisco soprattutto la riconoscenza e la stima della gente. Concludiamo con la domanda che facciamo a tutti, quella alla Marzullo, c’è una domanda che non le ho fatto e che avrebbe voluti le facessi? Si faccia la domanda, ci dia la risposta Tornando indietro di cinquant’anni, avresti preferito diventare un calciatore di serie A o vincere un premio Strega? Certamente un calciatore di serie A, dove l’estro, il dribbling, le giocate favolose e la tecnica sono frutto della natura; dove applicazione, sudore e lavoro ti migliorano giorno dopo giorno. Scrivere è difficile, anche perché madre natura non ti fa dote di questo, devi conoscere verbi, aggettivi, saper usare la punteggiatura e avere tanta fantasia. Hai mai visto un giovane di sedici anni scrivere un capolavoro, un best seller? No! Io mai. Nel calcio chi è dotato a sedici anni gioca già in serie A, in coppa

dei campioni, e c’è stato qualcuno che è andato ai mondiali e li ha addirittura vinti. Altra intervista finita, altre considerazioni da fare. Ogni volta credo che mi arenerò giunta alla fine, che non riuscirò a trovare le parole giuste, ma poi leggo e rileggo domande e risposte e mi accorgo che pur con domande, a volte uguali, le risposte sono sempre diverse, ognuno vede la vita secondo la propria ottica per cui le dita scorrorno sulla tastiera e le parole vengono da sole. Spissola il calciatore ma anche Spissola l’uomo, che non sta mai fermo, che insegue i suoi sogni e, secondo me, spesso riesce ad afferrarli, a realizzarli. E’ innamorato della vita, dell’amore della sua città, della sua famiglia, delle belle donne (che siano parenti, amiche o conoscenti ne è sempre circondato!). I suoi libri, come ha lui stesso detto, nascono dalle emozioni e così come un pittore, ispirato da un suono, da un colore, da un odore, prende pennello e tela ed incomincia a macchiarla inizialmente, per poi realizzare il dipinto, Tonino prende carta e penna e butta giù le parole, le idee, i pensieri, poi li assembla e nasce così il suo libro. Che sia su Bella, che sia sull’amore, o su un altro argomento, lui lo scriverà col cuore ed arriverà al cuore della gente La frase che gli dedico è di Tullio Terzani perchè mi pare gli si addica, è un uomo che ana la sua vita, un ottimista, di quelli che vedono il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto per questo l’ho scelta per lui: “Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta. E io sono particolarmente fortunato perché, ora più che mai, ogni giorno è davvero un altro giro di giostra. “

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Religione

Cantafora alla festa dei Santi Pietro e Paolo: “Maggiore

giustizia e legalità per la sicurezza della nostra città”

“Lamezia Terme ha bisogno di testimonianze di fede in Dio e di fiducia tra il popolo. Come gli apostoli Pietro e Paolo, proprio perché diversi tra di loro, anche noi siamo chiamati a testimoniare lo stesso sforzo di dialogo e, se serve, di reciproca correzione fraterna. L’oggi ci spinge a testimoniare anche una maggiore giustizia e legalità per la sicurezza pubblica e sociale della nostra città, senza scusanti e senza deleghe solo agli “addetti ai lavori”. La città ha bisogno di pace e non di scontri ad arte. Ha bisogno di collaborazione tra soggetti diversi, tra pensieri diversi, tra aspettative diverse, perché l’interesse più alto è quello delle persone, soprattutto dei più poveri”, lo ha affermato il Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora, nel corso della concelebrazione eucaristica della solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città e della diocesi lametina. Nel messaggio rivolto alla città e alla Diocesi a conclusione della processione, il vescovo ha sottolineato il legame tra la vita dei due Santi Apostoli e le grandi questioni del nostro tempo, dalle migrazioni alla povertà alla mancanza di lavoro. I santi apostoli Pietro e Paolo - ha ricordato il presule – “sono stati discepoli di Cristo, ci ricordano che la nostra vita è un discepolato, una sequela, un cammino verso la stella polare che è Cristo”. Gli apostoli furono migranti e accolti in terre straniere, un fatto che - ha sottolineato Cantafora – “ ci fa ripensare alle migliaia di uomini, donne e bambini che ancora in quest’ultimo anno, disperati, hanno tentato di attraversare con mezzi di fortuna le stesse acque. Molti, purtroppo, hanno incontrato la morte. L’esperienza di dolore e di speranza di questi nostri fratelli ci ricorda come dice Papa Francesco che siamo tutti stranieri e pellegrini su questa terra, accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito”. I santi apostoli “erano vicini ai poveri con occhi cristiani, nelle loro possibilità ma anche nelle loro povertà e nei loro bisogni. Essi

Lamezia e non solo

donavano il Vangelo, parola di Dio, ai fratelli bisognosi di beni materiali e spirituali”. Sul tema del lavoro, il Vescovo lametino ha ricordato che “”Pietro e Paolo conoscono cosa è il lavoro, hanno lavorato per mantenersi: il primo come pescatore e l’altro come acconciatore di pelli. Non hanno gravato sulle comunità, ma hanno vissuto del lavoro delle proprie mani. Conoscono il peso e anche l’importanza del lavoro che è collaborazione al disegno di Dio per la salvezza del mondo. Li invochiamo per tutti i lavoratori e le lavoratrici di Lamezia, ma anche per chi un lavoro non ce l’ha. Per tutti è la mia preghiera, l’interessamento e la vicinanza”. Il vescovo ha affidato ai santi patroni della Chiesa lametina le famiglie e i giovani che portano nel cuore il desiderio di famiglia, ricordando che “il vangelo è la buona novella dell’amore divino che si fa messaggio di donazione e di delicatezza verso gli altri, di fiducia e di perdono tra i componenti di ogni famiglia. I santi Pietro e Paolo hanno predicato quell’amore che travalica ogni persona, ogni famiglia, ogni Chiesa.” L’invito di Cantafora ai fedeli della città e della diocesi “con l’aiuto dei nostri santi a resistere fermi nella nostra fede, perché non c’è situazione di vita in cui non possiamo sentire la forza e la tenerezza della vicinanza dei nostri Santi con noi. Anche nelle difficoltà, proprio per poterle superare, restiamo fermi e ancorati nella speranza.” Nel corso della concelebrazione eucaristica in Cattedrale, animata dalla corale della Cattedrale “Rorate coeli desuper” diretta dal maestro Attilio Lorenti, il Sindaco Paolo Mascaro in rappresentanza di tutta la comunità cittadina ha rinnovato l’atto di affidamento della città ai Patroni consegnando un plastico raffigurante la città di Lamezia Terme nelle mani della statua di San Pietro.

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 7


trame festival

Il Mafioso e la Maestra IUltimo evento di Trame 7. Festival dei libri sulle mafie con la direzione artistica di Gaetano Savetteri. In scena, nel Chiostro del Complesso Monumentale di S. Domenico, L’inganno delle parole, lettura di Lina Sastri, testo di Gaetano Savatteri, regia di Giuseppe Dipasquale, musiche originali composte dal M° Francesco Scaramuzzino. Una produzione originale per Trame Festival in collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Treccani. Minuta ed elegante. In abito nero, lungo e una stola bianca. Entra in scena con passo felpato, sobria, ritrosa quasi ma è solo un istante, una sensazione fuggevole. Immediatamente cattura il pubblico e lo tiene con carattere, nervi, naturalezza e senso del ritmo. Lei è Lina Sastri, attrice di logos e di pathos, di gesto e di misura. Senza grandezze o esagerazioni sa “raccontare” maneggiando con mestiere e candore quel magico giocattolo che è la “parola”, potente e mutevole insieme. Attraverso la sua voce che ha dentro un soffio, le “ingannevoli” parole del testo vengono offerte come un dono. Ninetta e Totò. Maestra lei, mafioso lui. Tra di loro un muro di parole che Ninetta avrà il coraggio e la forza di abbattere dopo aver contribuito, suo malgrado, ad erigere restituendo alle parole il loro significato primigenio. Il riscatto dalla logica di sangue e di morte passa, ancora una volta, da una donna. Il candore, la devozione e l’obbedienza di Ninetta si trasformano in ribellione nei confronti del marito che lei, timidamente, aveva provato a giustificare “... non è che mio marito mi abbia mai fatto mancare niente. Lo posso dire a testa alta. Come una regina m’ha trattato. Pure quando è stato trattenuto perché si trovava impedito di stare a casa… Non per volontà sua, eh! Ma per colpa di male gente. Insomma pure in quel periodo niente è mancato a me e ai figli, anzi, magari c’era anche di più…” E quel ritornello “Si vede che sei maestra”

pag. 8

che prima le sembrava una carezza ora le brucia come uno schiaffo. Un refrain ripetuto da Totò con sarcasmo, quasi a sancire una distanza da una donna che gli crea troppa competizione e quindi egli cerca la propria autonomia nell’esercizio del suo potere, blandendola “Ninetta, ti ricordi quella cosa che ti avevo detto? Meglio se lo fai tu, con le parole sei più brava di me…” Parole. Quante parole avrebbe voluto dire Ninetta al marito, ma le muoiono là, sulla punta della lingua e così si trova a ripeterle a se stessa davanti ad uno specchio. E la “sua” notte si riempie di parole “come stelle perdute” si muovono, mentre gli occhi le bruciano, sfarfallano nere sulla pagina bianca. La coscienza di Ninetta diventa vigile e la sua quotidianità notturna viene turbata da paure, quasi sinistre premonizioni. Famiglia, amicizia, dignità rispetto, onore… Belle parole. “Le parole sono pulite, innocenti, anche quelle brutte” dice Ninetta, “diventano brutte e cattive quando passano per la bocca… a me la parola amicizia mi è piaciuta sempre… Amicizia, singolare femminile… anche questa viene dal latino…Amicizia: vivo e scambievole affetto tra due o più persone ispirata in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima. Amicizia profonda, pura, sincera, disinteressata… Belle parole vero? Mio marito ha tanti amici. Chi è ricco di amici è scarso di guai si dice… Tutti a parlare di amicizia ma nemmeno si guardano negli occhi. A me non piace quando sento parlare gli amici di Totò … Dicono “Quello è amico mio” e pare che dicono un’altra cosa… guardando loro le parole del vocabolario sembravano sbagliate. Tutte sbagliate… Famiglia, amicizia, dignità rispetto, onore… Parole proibite. Parole fatte d’acqua, lucide come mele mature che nella “lingua di Totò” diventano di piombo, grigie e ruvide come la pelle di un pachiderma. È il primo momento dell’agnizione ovvero il passaggio dall’ignarità o dall’indifferenza

alla conoscenza che diventa vera e propria presa di coscienza dopo la morte del figlio maggiore. “Le parole da insegnare al figlio grande: onore, rispetto, famiglia, amicizia non le prendevo dal vocabolario ma dalla lingua di Totò, dai pensieri di mio marito e dei suoi amici. Il ragazzo cresceva bene con quelle parole pulite, lucide che gli davo come mele mature e il ragazzo se le mangiava tutte con gli occhi grandi come il cielo. Faceva sì con la testa e mangiava le mie parole… le parole di sua madre… un figlio si fida delle parole di sua madre. Io gli davo parole come gli avevo dato il latte quando era appena nato… carne della mia carne… cresceva con le parole che gli davo… Tutte le mie parole gli abitavano nella testa… Quando l’ammazzarono disse solo una parola, una parola piccola, la prima che gli avevo messo sulla lingua… me lo raccontò il medico sull’ambulanza… prima di morire disse solo una parola “mamma” e fu l’ultima cosa… L’avevo ingannato con le parole e m’aveva chiamato con l’ultimo respiro per accusarmi, perché ero stato io a imboccarlo di parole tradite, rubate. Ero stata io, non era colpa di Totò, non era colpa delle parole. Sono stata io a tradire le parole. Le ho prese, piegate, stracciate, ne ho fatte pietre di odio, arpioni di ferro… Ho avvelenato le parole, le belle parole rosse, lucide come mele e le ho offerte a mio figlio. Tieni figlio mio, mangia parole avvelenate, mangia parole di fiele. Mangia. Ho ucciso mio figlio. L’ho sfamato con parole avvelenate…” Ma l’istinto di protezione materna prevale sulla logica del silenzio e dell’obbedienza imposta alle donne. Come Medea alla fine uccide i figli non per vendicarsi di Giasone ma per sottrarli ad un destino più crudele, così Ninetta, in un supremo gesto di amore materno, cerca di sottrarre il figlio piccolo al destino che lo attende salvandolo con le parole, quelle stesse parole che avevano condannato a morte il figlio grande. Non più “cattiva maestra di parole cattive” ma

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


trame festival

ARRIVEDERCI, TRAME! GRANDE SUCCESSO A LAMEZIA TERME PER LA 7° EDIZIONE DI TRAME Per 5 giorni giovani e cittadini hanno affollato gli incontri su mafia e letteratura Gli organizzatori:

«Lamezia Terme e la Calabria non hanno più paura»

Lamezia Terme e la Calabria non hanno più paura. E’ questo ilsenso della 7° edizione di “Trame”, il Festival dei libri sulle mafie che è giunto ieri al termine dopo cinque giornate e che ha visto la città di Lamezia Terme divenire il centro nevralgico di confronti tra scenari italiani e europei. Con il titolo “Io non ho paura”, per il 7° anno consecutivo Trame si è confermato un Festival unico nel suo genere, un evento in grado di contribuire a quella rivoluzione culturale indispensabile per combattere la paura e la mafia. Diciottomila presenze di pubblico, 150 ospiti provenienti da tutto il mondo e 41 libri presentati (tra cui 2 anteprime nazionali): sono solo alcuni dei numeri più importanti di questa settima edizione di Trame che, come afferma il direttore artistico Gaetano Savatteri, «parla di una Calabria positiva in cui la gente non vuole avere più paura». Un festival animato con passione ed entusiasmo non sono dagli organizzatori e dagli autori ma anche da tanti, tantissimi giovani volontari, cuore

maestra di “parole buone, quelle che scorrono come acqua, che non sono di pietra e di bronzo, di piombo e di asfalto…” E il vocabolario diventa la sua Bibbia. “Amicizia, vivo e scambievole affetto tra due o più persone”. “Famiglia, elemento fondamentale di ogni società finalizzata alla perpetuazione della specie” “Onore, la dignità personale che si riflette nella considerazione altrui”. “Rispetto, sentimento di stima devota e affettuosa verso qualcuno”. Sono queste le parole che vuole far mangiare a suo figlio, “Parole sane come pane di casa, come uva staccata dalla vigna, parole che figliano altre parole per accoglierne altre, leggere e saporite… parole di libertà, parole per vivere e non per morire… parole per volare…” Un testo, quello di Savatteri, breve e

Lamezia e non solo

pulsante della manifestazione, provenienti da ogni parte d’Italia. Numerosi gli incontri e le tematiche che hanno coinvolto la piazza di Lamezia Terme dal 21 al 25 giugno a cominciare dalla presenza del presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha ricordato a una platea commossa e attenta il suo rapporto con Falcone e Borsellino. Ma nei cinque giorni intensi di Trame sono stati tanti e prestigiosi gli ospiti che hanno parlato di legalità e di lotta alla criminalità: il magistrato e procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, e il magistrato e presidente della II Sezione Penale - Corte di Cassazione, Piercamillo Davigo. Grande rilievo anche per la straordinaria iniziativa promossa con Trame dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani che ha visto in scena, nell’atto conclusivo del Festival, l’attrice Lina Sastri. Importanti anche gli appuntamenti dedicati all’anniversario della strage di Duisburg al riciclaggio di denaro internazionale, dall’ecomafia e massoneria in Calabria al traffico delle opere d’arte. E ancora, dai rapporti tra mafia e chiesa cattolica alle testimonianze dei grandi magistrati italiani e delle Forze dell’Ordine che combattono quotidianamente il fenomeno mafioso. Un Festival stabile e duraturo, un’iniziativa che ha mosso e continua a muovere i passi nella giusta direzione e che ha valicato i confini del Sud, approdando al 30° Salone del Libro di Torino nel mese di maggio e negli Istituti scolastici di Roma con l’iniziativa ‘Trame Capitale’. Anche per questa settima edizione, Trame ha confermato la collaborazione con importanti partner quali Confcommercio, Legambiente, Save The Children e Treccani. «Siamo molto soddisfatti perché il tema della mafia è stato sciolto in tutti i suoi aspetti» hanno commentato gli organizzatori «Lamezia Terme e la Calabria non hanno più paura. Come la stampa nazionale ha definito, Trame si conferma uno dei pochi festival calabresi ad avere visibilità ed importanza nazionale». Il countdown per la nuova edizione è già partito: appuntamento dal 20 giugno al 24 giugno 2018. Arrivederci, Trame!

denso costruito su un tessuto narrativoemozionale in cui si riscopre il volume sonoro e psicologico della parola collegata intimamente alle esigenze civili di un Sud ancora in attesa di cambiamento. Un personaggio, quello di Ninetta, solo apparentemente semplice. Per adattarsi al suo ruolo di moglie e di madre opera una scissione tra il suo “corpo” e la sua “testa” … Sì sono maestra, ho il diploma magistrale e me lo sono preso pure a pieni voti e mi piaceva studiare. Poi si sa come vanno queste cose, uno si si sposa, fa figli, li cresce e il diploma l’ho messo nel cassetto e manco un giorno di insegnamento ho fatto. È stato meglio è stato peggio? Eppure saranno proprio i suoi studi, accantonati ma sedimentati come roccia dentro di lei a fornirle il codice per decriptare quel mondo mafioso in cui si trova a vivere e gli strumenti per salvare se stessa e il figlio. In quel vocabolario lasciato nella casa dei genitori e che lei cerca affannosamente “tra

Editore: Grafichè di A. Perri

vecchie valigie, scarpe, coperte…”, Ninetta ritrova il suo universo di valori sani e la sua interezza di donna “pensante”: A me il vocabolario mi piace. A volte lo prendo e mi metto a leggere le parole. Mi sembra che là dentro ci sono tutte le parole del mondo… e i pensieri… e gli oggetti… e se una cosa non è là dentro, là, dentro quelle pagine vuol dire che… che non esiste… Un’attrice, Lina Sastri, che con la sua sensibilità riesce a creare una tensione monologante senza cedimenti , supportata da un tappeto sonoro che funge da coro e in cui la dolce melodia del piano dialoga costantemente con le note melanconiche del sax. Il suo stesso dire è concertato come una partitura musicale: toni armonici, suadenti, ironici, forti sì che nella sua attenzione alle parole e alle frasi si ritrovano la dolenza, la dolcezza e la forza di questo modernissimo personaggio femminile. Applausi lunghissimi.

pag. 9


Associazionismo

Rotaract Club di Lamezia Terme dona Altalena Inclusiva Sabato 17 Giugno, presso il Parco Peppino Impastato, è stata inaugurata la prima Altalena Inclusiva di Lamezia Terme. L’altalena è stata donata dal Rotaract Club Lamézia Terme. La presidente, Beatrice Magno, ha sottolineato l’importanza di rendere inclusiva la nostra città, dando le stesse possibilità a tutti, soprattutto ai bambini. Grazie al dono del club, infatti, quest’ultimi potranno giocare insieme ai bambini normodotati all’interno dell’area giochi del Parco. Presenti all’inaugurazione anche il Sindaco Paolo Mascaro e l’assessore alle politiche sociali Elisa Gullo, che hanno ringraziato i ragazzi del Club service e sottolineato l’importanza dell’associazionismo nella nostra città.

Incontro del Rotary Club su un’eccellenza lametina: il kiwi Lamezia Terme, 13 giugno 2017 – Il Rotary Club di Lamezia Terme, presieduto dall’Avv. Giuseppe Senese, ha organizzato, in collaborazione con l’Azienda INDERST, un incontro conoscitivo su un’eccellenza locale: la produzione del kiwi. Nella piana lametina, infatti, è presente un’importante realtà produttiva di questo frutto che, grazie al favorevole microclima presente in questa parte della Calabria, favorisce un prodotto di altissima qualità, esportato in tutto il mondo. Nel corso della serata sono stati presentati, anche, tre nuovi Soci. Il pomeriggio rotariano è iniziato con la visita guidata all’impianto di produzione di KIWI, presso l’Azienda Agricola Feudo del Pesipe a Maida, della famiglia INDERST-PAPALIA dove i Soci lametini, insieme ai Soci dei Club di Cosenza, Vibo, Catanzaro e Soverato, hanno avuto la possibilità di scoprire le caratteristiche produttive di questo frutto, di cui esistono ben 54 specie. Il tutto grazie al socio lametino Rodolfo INDERST, che ha spiegato le caratteristiche botaniche e organolettiche del kiwi, che in Calabria viene prodotto fin dal 1971. In particolare, INDERST ha spiegato che “il nome di “KIWI”, abbreviativo di “Kiwifruit”, ha origine dal fatto che i primi ad esportare e far conoscere su larga scala i frutti di questa pianta furono i neozelandesi, che gli diedero il nome del loro simbolo nazionale che è “Il Kiwi”, uccello dalle piume sottili e dal becco lungo. La pianta del kiwi viene importata in Europa da alcuni missionari alla fine del 18° secolo, mentre nel 1904, in Nuova Zelanda, parte la sua diffusione ai fini produttivi e,

pag. 10

poi, commerciali in tutto il mondo. Oggi il kiwi viene prodotto in Italia, Francia, Spagna e Grecia. In Italia la produzione avviene in Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Lazio, Calabria, Basilicata, Campania e Marche. In Calabria, in particolare, la prima produzione risale al 1971, con un campo sperimentale realizzato dall’Azienda Agricola di Carlo Inderst a Rosarno. Produzione che, dal 1986 ad oggi, si è estesa anche nella Piana di Gioia Tauro, Piana di Lamezia Terme e Piana di Sibari. Il frutto dell’ “Actinidia Chinensis” è una bacca con buccia tomentosa o glabra, a seconda della varietà, di colore bruno o verde. La polpa è, a seconda della varietà, dolce, acidula e di colore verde brillante, giallo intenso o rossa. I fiori dell’actinidia hanno la caratteristica di avere tanto polline ma di non produrre nettare, con conseguente problematiche produttive, almeno a livello commerciale. La pianta di Actinidia è una liana rampicante, tendenzialmente policaule, che dal sottobosco della foresta monsonica, avvinghiandosi agli alberi di alto fusto per raggiungere la luce, raggiunge anche i 50 metri di altezza. La sua caratteristiche botanica è che è una specie dioica, con piante pistillifere (femminili) produttive e piante stammifere (maschili) impollinatrici. E’ una pianta a foglie caduche, che nei primi stadi sono di colore verde con sfumature rosse. La serata si è conclusa con una piacevole Conviviale, presso l’Agriturismo Costantino, con cena a base, anche, di Kiwi.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Associazionismo

Il premio Rotary club “Valter Greco” all’artista lametino

Raffaele Mazza

Lamezia Terme, 23 giugno 2017 – E’ stato consegnato all’artista lametino Raffaele Mazza il premio Rotary Club Lamezia Terme “Valter Greco” 2017, conferito ogni anno a personalità originarie della città di Lamezia Terme e del suo comprensorio, che si sono distinte nel campo della ricerca scientifica, della tecnica, dell’arte, della cultura umanistica, dell’economia e del sociale, delle professioni e dei mestieri in genere, e che svolgono la propria attività, funzione o professione con impegno, dedizione e altruismo. Alla cerimonia di consegna del premio, presieduta dal presidente del Rotary, Avv. Giuseppe Senese, hanno preso parte il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro e numerosi soci rotariani. “Il Rotary Club di Lamezia Terme – ha spiegato il presidente Senese – rivolge questo premio a personalità che costituiscono un esempio di competenze professionale e rigore morale, valori fondamentali nell’appartenenza al nostro sodalizio, perché l’uomo sia sempre al centro del servizio e del cambiamento. L’uomo che si dona per servire la collettività. L’uomo che porta la propria saggezza e il proprio tempo a beneficio del prossimo e che soprattutto mette al servizio di tutti le proprie competenze. Un premio all’uomo, ma anche alla sua città e a ciò che di più bello essa sa esprimere, perché si dica sempre di una Lamezia positiva, ricca di storia e di cultura. Anche questo è il senso del nostro agire: dare luce e voce a una città straordinariamente bella, accoglienze e degna di essere valorizzata”. Senese ha sottolineato la sensibilità e la passione che caratterizza l’opera di Mazza, ma anche l’originalità che lo porta a plasmare la materia grezza, trasformandola in opera d’arte. Nel suo intervento, il sindaco Paolo Mascaro ha ringraziato il Rotary club per l’importante e significativa manifestazione,

Lamezia e non solo

ricordando inoltre la figura di Valter Greco, già presidente del Rotary nel 2011. Mascaro ha anche evidenziato come una delle opere di Mazza è stata donata dall’artista al Comune di Lamezia Terme, dedicata al poliziotto Diano e posta davanti all’ingresso del Palazzo di città. Mazza ha anche donato al Museo diocesano lametino l’opera “La Passione” e un crocefisso in ulivo, vite e grano. Un’altra sua opera è stata donata al Secondo Reggimento Sirio di Lamezia.

Raffaele Mazza, 40 anni, manifesta fin da giovanissimo la sua passione per l’arte che lo porta ad intraprendere, da autodidatta, un percorso di studio e di sperimentazione, un cammino di ricerca che lo induce a scandagliare nuove tecniche espressive, nuove ipotesi artistiche, nuove metodologie operative. Ed è da queste continue sperimentazioni che nasce e si forgia il suo stile, uno stile improntato di creatività e di originalità. Tra le forme d’arte che egli pratica prioritariamente la scultura, creando opere su qualsiasi supporto: legno, creta, pietra, ferro, piombo, vetro, scegliendo spesso di utilizzare diversi elementi insieme, valorizzandone la specificità di ognuno e incastonandoli in una complessità che risulta sempre armonica. Raffaele Mazza trova ispirazione nel “sacro”, da cui si sente particolarmente attratto. Le sue opere sono espressione della sua spiritualità, delle sue visioni della natura e del mondo che

Editore: Grafichè di A. Perri

lo circonda, delle sue esperienze di vita, ma sono anche espressione di sentimenti, di passioni e di affetti che appartengono a tutta l’umanità. Le opere di Mazza cominciano ad essere proposte al pubblico nel 2012 in occasione di una mostra collettiva ad Angoli. Segue poi una lunga serie di manifestazioni pubbliche, grazie alle quali le sue opere vengono conosciute ed apprezzate a Paola, Cosenza, Migliuso Rende, e i primi riconoscimenti. Il “Premio alla critica” a Paola, il premio “Ermese Vercillo” a Rende, una “Critica d’Arte” a Cosenza. Successivamente esce dai confini regionali e partecipa a diverse iniziative che lo mettono a confronto con artisti nazionali e internazionali. Tante le manifestazioni ed i riconoscimenti ottenuti, tra cui nel 2014 si classifica al secondo posto al concorso nazionale d0arte contemporanea avente come tema “I popoli che resistono” con l’opera “Il coraggio della scelta”; nel 2015 vince il primo concorso di estemporanea di pittura a Cosenza, conquistando il primo posto per prospettiva, innovazione e creatività; nel 2016 vince il premio “San Marco”città di Venezia, esponendo per l’occasione alla Biennale di Venezia; nel 2016 vince il premio “Varazze arte” a Savona; nel 2016 riceve il riconoscimento il diploma d’onore con menzione d’encomio al “Premio internazionale Michelangelo Buonarroti” a Seravezza (Lucca). Nel febbraio del 2017 vince in due sezioni pittura e scultura il “Premio Lupiae” a Lecce; a marzo 2017 è tra i selezionali su 2.000 provenienti da tutto il mondo con l’opera “La creazione” al premio internazionale arte contemporanea Salerno, promosso dall’associazione Artetra in collaborazione con la Prince Art Gallery e con la direzione artistica di Vittorio Sgarbi. Nel 2016 l’artista corona un suo grande sogno: l’incontro con Papa Francesco, al quale dona una sua opera.

pag. 11


“Il

Coraggio della Paura” Ricordando Giorgio Faletti

Il Coraggio della Paura è il titolo di un film muto degli anni 30, ma è anche una citazione dell’indimenticabile Giorgio Faletti nella sua straordinaria interpretazione della canzone Sanremese da Lui scritta “Minchia Signor Tenente”. Con Lui ho registrato alcune puntate di “Colletti Bianchi” serie televisiva degli anni ottanta riproposta più volte sulle reti Fininvest /Mediaset.Al suo fianco Teo Teocoli affermato attore comico, al mio fianco un eclettico Sandro Carella ed un Giovanissimo Sandro Attolini due carissimi Amici Baresi DOC, unici ed insostituibili compagni di avventura nella Milano da Bere degli anni Ottanta.L’ultimo saluto con Giorgio Faletti è stato nella Caffetteria della Piazza Centrale di Asti, di Lui mi rimane il ricordo della sua serenità e i suoi autografi, ma soprattutto una frase “Il Coraggio della Paura”… Un pomeriggio di mezza estate, pedalando sulla striscia arroventata di asfalto, tra le verdi risaie dell’entroterra Pavese, sotto un sole accecante, d’improvviso mi è apparso sul ciglio della strada una figura apparentemente umana. Alto e largo, goffo nei movimenti, espressione diffidente, lineamenti del viso tipici dei paesi Slavi, carnagione chiara … sporco, brutto e cattivo! Questa la prima impressione prima di superarlo a media andatura e di intravedere nel terrapieno confinante con l’Isola Ecologica, un individuo con simili fattezze, ma forse ancor più grande, più brutto e più cattivo. Poverini ho pensato, con questo caldo lavorare nell’orto deve essere molto duro o forse stavano pescando nel confinante canale … chi sa se sono in regola o sono abusivi? Spontanea è arrivata la domanda, ma non dallo sportivo che sfreccia in bicicletta, ma dalla Guardia Ecozoofila che c’è dentro di

me anche fuori dal servizio, anche quando vorresti vivere in pace con il mondo e sorridere alla vita … lui c’è, è dentro di me e mi domanda incessantemente “Cosa possono fare due loschi individui imboscati parzialmente nel verde che fiancheggia la strada”? Il dubbio mi attanaglia, allora vogo lo sguardo indietro per accertarmi che mi sto allarmando inutilmente e non ci sono più … sono scomparsi … Scomparsi si, ma dove? E’perché? Improvvisamente taglio per una stradina laterale, sassi e polvere e nulla di più. Sono solo nell’infinita campagna Pavese. Mi fermo e rivedo ogni fotogramma nella mia mente, lo scompongo ed analizzo ed individuo qualcosa nelle mani dell’individuo più distante … metallo rosso che luccica, sotto il sole accecante … forse rame, il prezioso rame, l’oro dei poveri! Ok ora è tutto chiaro, sono Ladri di Rame, responsabili oltre che di furto e danneggiamento del Patrimonio Pubblico anche dell’aggravante di inquinamento ed avvelenamento ambientale da Diossina a causa delle conseguenze della combustione incontrollata ed abusiva che fa seguito al furto per dissociare il Rame dalle parti di rivestimento in gomma. Intervenire subito è il mio primo pensiero: “Vado lì, blocco ambedue, li prendo per un orecchio ed accerto il reato, li metto in ginocchio come nei film Americani e magari li interrogo pure … due sberle preventive ci stanno anche, tanto sono da solo e non mi vede nessuno” ! Il mio secondo pensiero mi pone di fronte la dura realtà … : “Mi precipito sul luogo del delitto di corsa con la mia Monta Bike e la mia tutina figa da ciclista così attillata che sembro un protagonista del Gay Pride e senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo vivisezionato dai due energumeni di

135 kili cadauno e abbandonato giù nel canale dimenticato da tutto e tutti”. Scartate le due improponibili strategie metto a frutto le ore passate a seguire lezioni di “Prevenzione Ambientale” … Primo l’Ambiente non ha bisogno di Eroi ma di Operatori di Buon Senso che contribuisca alla prevenzione e la repressione dei reati affiancando le Forze dell’Ordine Istituzionali. Non so chi sono, se sono armati e o disperati, se stanno recuperando una partita di droga o hanno regolato i conti con una prostituta riluttante alle loro prepotenze! Tutto può essere, ed ecco farsi strada dentro di me la Paura, la Paura di denunciare, la paura delle conseguenze, la paura delle ritorsioni … Avere paura è umano, perché proprio io dovrei rinunciare alla mia serenità, al dormire sogni tranquilli, a vivere in pace con tutti … perché io, quando tutti in queste circostanze si voltano dall’altra parte, fanno finta di niente, di non vedere, per poi lamentarsi alla prima occasione che “Il Crimine imperversa e nessuno fa nulla” ( Lui per primo) Lo confesso ho avuto paura e non me ne vergogno! Nella paura ho trovato il coraggio e la forza per denunciare e fare arrestare dai Carabinieri “La Banda degli Slavi” che perseguitava il territorio da tempo, con prepotenze ed angherie, specializzata nel furto del Rame. C’è chi nasce Guardia e chi nasce Ladro, io nacqui Uomo e decisi di stare dalla parte delle Guardie … per sempre! Grazie Giorgio, grazie per le tue parole e i tuoi romanzi che ti rendono presente tra noi, nonostante tu sia andato via per sempre … Con Sincero Affetto Claudio C. I fatti descritti sono realmente accaduti nell’anno 2017 e le indagini della Procura della Repubblica di Pavia sono aperte alla ricerca dei ricettatori e delle responsabilità dei livelli superiori. Dedicato al ricordo di una persona “Buona e Cara” l’indimenticabile Giorgio Faletti. Claudio Campanozzi Operatore della Comunicazione Guardia Ecozoofila e Volontario di Protezione Civile

pag. 12

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


le spigolature di tommaso

E se ....

Ed eccoci giunti ad una nuova estate, con lo sforzo di crederci davvero all’aggettivo nuova, facendo finta di dimenticare la inevitabile delusione di fine estate, bella stagione, troppo breve e come vedete sto già affogando negli aggettivi qualificativi; dopo aver speso energie su energie nel renderla indimenticabile, crolleremo sconfitti, condottieri falliti e incapaci, di fronte ad una ennesima banale estate uguale o peggiore alle precedenti. Combatteremo col caldo come abitudine ormai noiosa, faremo finta di entusiasmarci, di divertirci, di mangiare un gelato buonissimo. Prometteremo a noi stessi di leggere a livello alto, e dubbi atroci distruggeranno le nostre coscienze: abito a Lamezia... devo leggere per forza tutti i titoli di mafia? Si, quei libri portati dai colonizzatori nella colonia lametina, quei libri che ti insegnano come devi comportarti affondato nel tuo destino di terra meledetta, noi ignoranti per costituzione e guai a te cittadino lametino immaturo bambino bricconcello, giù bacchettate! Vuoi leggere un bel Tolstoj? Hai prodotto permesso entro fine giugno?? Arrivano col ditino da maestrino, “Voi...” accorrete felici e subordinati, ascoltate la Verità, popolo incapace di intendere e di volere... A bassa voce vi dico un segreto: ho letto un bel libro antimafia ma... non se ne può parlare nei “grandi” contesti... l’autore è un lametino... è un colonizzato... mi aspetto un’atroce punizione... Vado oltre, prendo un bel libro di Pavese e me ne vado in riva al mare... E la chiamano estate, una rotonda sul mare, un’estate fa... ma si, arriverà un altro giugno per redimermi... Posso dirvi quanto mi ha insegnato la figura di Don Rodrigo su ingiustizia e legalità? E se noi lametini iniziassimo a renderci liberi, autonomi, attivi cittadini promotori di legalità stretti attorno alle nostre forze dell’ordine e alle Procure antimafia? Buona estate a tutti.

La suggestione dell’Arte

Tutte le volte che mi capita di entrare nella Cappella di San Severo a Napoli e di ammirare Il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino sono colto da una profondissima emozione, quasi una sindrome di Stendhal come accadde allo scrittore Hector Bianciotti. La perfezione della scultura e la costruzione del velo mi rendono immobile e stupito per lunghissimi minuti: stenti a credere che il marmo nelle mani di un grande artista possa renderti il senso del divino, il marmo è velo leggerissimo completamente aderente al corpo del Cristo e al suo viso sofferente. Non smetterei mai di osservare con meraviglia sempre crescente: che fortuna l’Arte nella nostra vita! A questo proposito sono andato a rileggere la efficace e bella descrizione del Cristo velato che Matilde Serao scrive a pg.182 nel suo libro “La leggenda di Napoli” del 1907, una descrizione lirica, appassionata e realistica. Tra i grandi estimatori della scultura in questione mi fa piacere ricordare Antonio Canova, il poeta siriano Adonis e il maestro Riccardo Muti. Cristo Velato, Giuseppe Sanmartino, 1753, marmo, Cappella San Severo, Napoli.

Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 13


Scuola

Alessandro Martello de “I Marnik”

ospite al Campanella a conclusione del progetto “Ritmo, musica e movimento” Reduci da un fitto calendario di appuntamenti in tutto il mondo, dal festival Tomorrowland in Belgio all’Ultra di Miami passando per Bombay e l’Asia, Alessandro Martello del duo “I Marnik” ha fatto tappa nei giorni scorsi al Liceo Campanella di Lamezia Terme nel corso dello spettacolo musicale organizzato dagli studenti delle classe I B Linguistico, I D e IC Scienze umane, a conclusione del progetto “Ritmo, musica e movimento” coordinato dalle docenti Maria Franca Montuoro e Fiorenza Ferraiuolo. Una carriera in continua ascesa, al ritmo di musica elettronica dalla trance e dalla progressive house, quella del lametino Alessandro Martello che insieme ad Emanuele Longo del duo “I Marnik”, hanno scalato velocemente le classifiche digitali di Beatport, esibendosi, in maniera elettrizzante tramite i loro dj set, in tutti i maggiori festival del mondo. Di recente hanno collaborato con Fedez e Rovazzi per il quale hanno scritto la musica di “Tutto molto interessante”. Agli studenti del Campanella, il giovane dj lametino ha svelato il prossimo progetto de I Marnik: “abbiamo scritto la musica dell’ultimo singolo di Enrico Papi “Moseca” con il quale parteciperemo a giugno a tre puntate del programma “Sarabanda” su Italia1”. Ripercorrendo le tappe che hanno portato Alessandro Martello dai primi dj set nelle serate fino a scalare le vette delle classifiche musicali di vari digital store, l’artista lametino ha invitato gli studenti “a credere nei propri sogni e a coltivare i propri talenti. La musica è una passione che ti agita dentro, non puoi farne a meno. Io sono riuscito a farne

pag. 14

un lavoro, anche se all’inizio non è stato semplice. Sia che riuscirete a “vivere” delle vostre passioni sia che sceglierete percorsi diversi, vi auguro di mettere tutto voi stessi in quello che fate, di non rinunciare al talento e ai talenti che ognuno di noi ha”. Un progetto che, per le docenti Montuoro e Ferraiuolo, “ha voluto offrire ai nostri studenti un modo diverso e comprensibile a tutti per stare insieme e socializzare. Il suono, il gesto ed il segno diventano un’unica lingua, che rende possibile esprimersi ed apprendere senza la paura di essere giudicati. Si è rivelata un’ occasione per interagire e conoscere gli altri proprio in un momento in cui anche nella nostra scuola si intrecciano sempre più radici culturali e linguistiche diverse. Musica, danza, arti marziali, performance di body percussion hanno caratterizzato lo spettacolo realizzato dagli studenti, che nei mesi scorsi si sono preparati imparando con il supporto dei loro docenti e di esperti ad integrare musica e attività fisica nelle modalità più diverse: con l’arte del Tai chi chuan, arte marziale di origine cinese che educa ad attingere a una vitalità interna diversa e superiore dalla forza meramente muscolare, e la body percussion, sistema didattico di carattere ritmico basato sull’integrazione tra la percussione corporale e il movimento. Il tutto messo in scena con passione ed entusiasmo dagli studenti del Campanella, che hanno regalato alla scuola una chiusura di anno scolastico a ritmo di musica.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Scuola

Studenti del Liceo Campanella

con gli igers lametini per le vie del centro storico di Nicastro Dalla statua di Federico II in Via Garibaldi al Castello di San Teodoro passando per i quartieri della “Judeka”, del Timpone fino alla Chiesa della Veterana e alla “via dei mulini”. Un full immersion nel centro storico di Nicastro, l’instawalk organizzato dalla community Igers Lamezia Terme, coordinata da Pasquale Cerra e Martina Mercuri, che sabato scorso ha visto protagonisti anche gli studenti del Liceo Campanella che partecipano al progetto di alternanza scuola – lavoro di informazione e comunicazione “Scuolainforma 2.0”, accompagnati dalle docenti Michela Cimmino, Rossella Garritano e Maria Fiorentino. L’iniziativa, inserita nell’ambito del giugno lametino, è stata un’occasione per gli studenti, armati di smartphone, per approfondire la storia della città grazie alle due giovani guide Teresa Gaetano e Matteo Scalise che hanno illustrato con competenza i particolari storici e artistici del centro storico nicastrese, e per mettere in pratica sul campo le opportunità di promozione del territorio e di marketing turistico offerte dai social network, in particolare da Instagram. Social network e promozione del territorio come opportunità professionale per gli studenti: un campo in cui la nostra città si è distinta negli anni scorsi proprio grazie al lavoro messo in campo dagli igers lametina, tra i vincitori a livello nazionale del premio Italive2014 promosso dal Centro

Studi Codacons-Comitas, che ha apprezzato l’elemento innovativo delle “passeggiate social” nei centri storici organizzate ormai da quasi cinque anni dalla community lametina. Tra le tappe del percorso social nel centro di Nicastro, la visita alla Judeka dove secondo diversi storici locali un tempo risiedevano gli Ebrei residenti nel nostro territorio; la visita alla Chiesa di San Teodoro con una accurata illustrazione dei suoi particolari artistici; la salita alla Chiesa della Veterana la più antica chiesa di Nicastro nota come “le cucchiarelle”; e poi, costeggiando il torrente, la via dove un tempo sorgevano diversi mulini in pietra, di cui oggi alcuni sono abbandonati, altri oggetto

di restauro. Per la docente Michela Cimmino referente dei progetti di alternanza scuola – lavoro dell’istituto “si è trattata di un’esperienza altamente formativa, per la quale ringraziamo la community degli igers lametini. I nostri studenti hanno conosciuti scorci di città che non conoscevano, ne hanno riscoperto la storia della nostra città toccandola con mano nei ruderi e nelle case e catturandola con gli scatti fotografici. Gli strumenti della comunicazione 2.0 associati alla promozione del territorio e al turismo rappresentano un’occasione professionale in cui i nostri ragazzi possono investire e attraverso il quale veicolare un’immagine positiva della nostra terra”.

dal

Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 15


Sport

UISP in festa!

Il Presidente Marra: “Un Punto di Partenza”

Lo scorso mese di giugno ha visto l’epilogo la ricca stagione dei campionati di calcio UISP (Unione italiana sport per tutti) nello splendido scenario del Villaggio Bahja di Paola. I vertici regionali con Giuseppe Marra presidente Uisp Calabria, Mario Marrone Presidente Uisp Calcio Calabria, Fabio Roberti, responsabile Uisp Territoriale Catanzaro e Provincia e Vibo Valentia e Franco Arcuri dirigente Uisp hanno premiato squadre e calciatori, protagonisti di una svolta epocale del calcio amatoriale passando da altro ente alla Uisp, e con la storica novità delle terne arbitrali per tutte le gare stagionali. Nella seconda parte del mese poi, spazio alle finali regionali proprio a Paola (stadio Tarsitano) e a quelle nazionali con l’assegnazione dello scudetto a Rimini. Andiamo con ordine e scorgiamo l’elenco dei premiati per le varie categorie. PREMIATI. Per il torneo Interforze calcio a 5 primi i Carabinieri Bar Luna, secondi La Vigilanza di Catanzaro. Per il torneo Calcio a 8 Over 40 Centro Sportivo La Pigna dei fratelli Alessandro e Gianfranco Mercuri: prima l’Accademia Numistra, seconda La Fattoria; terza il Gianzahou. Per il Campionato Calcio a 5 Centro Sp. La Pigna: vincente lo Scina C/5, quindi Ecosud, che ha vinto anche la Coppa Uisp e Spiga D’Oro. Capocannoniere Pasquale Emanuele (della squadra Terza Età con 89 gol); portiere meno battuto Pasquale Di Cello (Scinà C/5). Quindi Coppa Amatori Nastro Azzurro e Coppa Disciplina alla Scuola Calcio ACD Lamezia Terme. Targhe di partecipazione anche a Barcellona, Genaial Moneuy, Terza Età e Widiba Ban-

pag. 16

ca. Infine per il Campionato Amatori Over 35 targhe di partecipazione a Marcellinara, Real Girifalco, Amatoriale Amami, Pianopoli, Casimò, Casa dello Sport, Vigor Old Boys, Nicastro Calcio, Fiorentina 10 Bis, Lamezia Golfo, Sider 2012; e Coppa Disciplina al S.Pietro Apostolo. Targhe ricordo anche per Pino Cerra del Lamezia Golfo, Franco Pipicelli della Fiorentina 10 Bis e per il 77enne Mastro Ninno “per aver dedicato la sua vita al calcio”, (in foto con Fabio Roberti).

REGIONALI. Alle finali regionali, quest’anno svoltesi sul sintetico del Tarsitano di Paola, con il Villaggio Bahja quartier generale, è stata ancora festa per la Lamezia Golfo, per il terzo anno consecutivo la società di Lamezia Terme si aggiudica il titolo di campioni regionale amatori, due con la FIGC ed ora con l’ente di promozione sportiva UISP. Sei le squadre: dalla provincia di Reggio Calabria con Calcio Aquila Reggio e San Pietro Calcio 2010; dalla provincia di Cosenza il Roggiano Over e lo Sporting Terranova, dalla provincia di Vibo Valentia la Vigor Old Boys e dalla provincia di Catanzaro la Lamezia Golfo. Quest’ultima in finale ha battuto il Calcio Aquila Reggio Calabria: 4-3 che ricorda un palpitante Italia-Germania. Per il Lamezia gol di Ianchello, Cugnetto, Nosdeo e Di Giorgio; per Reggio a segno Caridi, Rappocciolo e Ranieri. Le premiazioni si sono svolte il pomeriggio al villaggio Bahja alla presenza delle massime cariche del calcio Uisp Calabria con il presidente calcio Calabria Marrone e il presidente regionale Uisp Marra. NAZIONALI. Infine sono stati assegnati

a Rimini i titoli nazionali italiani UISP del Calcio del Calcio a 11 e del calcio a 5 Maschile e Femminile, del Calcio a 11 Over 35 e del Calcio a 7. In particolare due le squadre calabresi (lametine) giunte all’ambito traguardo. Poca fortuna per lo Scinà Calcio a 5. Mentre nel Calcio a 11 Over 35, la Sider 2012 (di Lamezia) è stata battuta in finale dal Club Forza Forlì. “Un’altra annata bellissima - ha detto Giuseppe Marra – ringrazio tutte le squadre, oltre a Fabio Roberti che con tenacia e competenza ha fatto nascere il calcio Uisp nel territorio catanzarese. Ciò deve essere un punto di partenza”. Gli fa eco Mario Marrone: “La sfida è stata vinta con oltre mille tesserati che, mi piace dire, hanno generato altre mille amicizie. Ma non vogliamo fermarci. Un grazie a tutte le terne arbitrali e a Giovanni Tolomeo, resp. degli arbitri di Catanzaro, con cui abbiamo gestito oltre 600 gare e mai c’è stato un atto violento”. Conclusione per Patrizio Gemello, presidente della Lamezia Golfo, felice per il terzo titolo regionale di fila della sua squadra, ormai imbattibile! “Tutto è nato da una famosa telefonata con i responsabili Uisp – ricorda Gemello -, ma ad un certo punto sembrava saltare tutto. Non nego che abbiamo fatto un salto nel buio, ma da quel salto è poi nato un campionato, un corso arbitri e più in generale una voglia di cambiamento del calcio amatoriale. Ringrazio tutte le società e fornisco solo un dato: in 213 gare disputate mai una è stata rinviata per alcun problema, compresa la presenza sempre delle terne arbitrali. Riprenderemo a settembre speriamo ancora più numerosi”.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Sport

BASKETBALL LAMEZIA Una stagione da sogno:

dopo 17 anni si riconquista il titolo di Campione Regionale

“Uno pro puncto caruit Martinus Asello”. Tradotta nell’italico linguaggio ed uso comune: “Per un punto Martin perse la Cappa”. Nel nostro caso forse è più appropriato dire: “Per un canestro Lamezia perse la B”. L’ultimo tiro al Palasport di Fabriano aveva fatto mettere, durante la sua traiettoria, le mani nei capelli a mezzo impianto (l’altro mezzo gialloblù era in apnea) prima di esultare per lo scampato pericolo. Quell’ultimo tiro poteva cambiare l’esito di una stagione, comunque, trionfale per i colori gialloblù del Basketball Lamezia e non solo, visto che, tra gli sport di squadra, è stata l’unica ad accendere il sole su questa città, tirandosi fuori dalla mediocrità (e forse siamo troppo buoni) che ha contraddistinto la stagione appena finita. Raggi di luce cha hanno illuminato ed esaltato uno sport secondo a nessuno, che sa regalare forti emozioni e spettacolarità dalla palla a due al suono della sirena. Dopo anni di quasi anonimato il palasport lametino è tornato a rivivere emozioni forti con un pubblico straboccante, pieno di passione ed entusiasmo. Una Torcida Gialloblù (lbfans spettacolari, unici, inimitabili) che non si è limitata, uscendo dai propri confini per farsi conoscere in lungo ed in largo per lo stivale. Una Torcida carica di passione ed entusiasmo che ha contagiato non una ma tre generazioni di tifosi. Di trasferte ne abbiamo fatte tante (dal calcio al volley etc) ma mai come questa volta siamo stati coinvolti da un gruppo così eterogeneo. Dagli acciacchi agli allattamenti, dalla sedia per non riuscire più a stare in piedi alla carrozzina per far star buono il

bebè. Dall’ex ormai solo spettatore (dis) interessato ai mini cestiti (con genitori obbligatoriamente al seguito e divisa d’ordinanza per tutti) pronti ad emulare i più grandi. Dopo tanti anni Lamezia è tornata a vestire i panni di Campione Regionale ma questo non è bastato per il salto di categoria, complice un regolamento, che andrebbe rivisto per il futuro, troppo penalizzante per le società calabresi in particolare. La fase nazionale ha comunque dimostrato come il lavoro programmato dalla società abbia dato frutti al di sopra di quelle che erano le aspettative, con una squadra capace di giocare alla pari con chiunque e trascinarsi dietro un pubblico che avrebbe meritato di più per i chilometri macinati. La legge dello sport non ammette repliche, si vince o si perde per un dettaglio, una minuzia, un particolare apparentemente di scarsa importanza, un tiro che comporta talvolta conseguenze disastrose. Il sogno della Serie B è svanito in un caldo pomeriggio in quel di Fabriano, ma sarà davvero così? Dalle parole del DG Bruno Bertucci non si direbbe proprio. “Posso dire che alla fine della partita di Fabriano, nonostante la delusione personale fortissima, non potevo fare altro che girare per il palazzetto a consolare i tanti tifosi che, se fosse possibile, erano “messi peggio” di me. Mi hanno fatto commuovere ed è per loro che faremo di tutto per dare a Lamezia un palcoscenico degno di questa città che è molto più bella e viva di come appare. La categoria in cui giocheremo il prossimo anno non la posso sapere ma di sicuro posso dire che la nostra capacità di reazione è elevatissima a qualsiasi opportunità si dovesse prospettare. Ai tifosi lancio solo un messaggio … questa società non molla di un centimetro.” Tradotto in soldoni (come direbbe un mio amico) significa che la società dei copresidenti Carmelo Pisani e Massimiliano Serrao inoltrerà domanda di ripescaggio e non si sa mai che qualche finestra sia rimasta aperta.

Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 17


Grafologia

Grafologia

la IN AMBITO GIUDIZIARIO La professione del grafologo ha avuto il suo riconoscimento giuridico con la legge n.4 del 14 gennaio 2013, che disciplina le professioni di natura intellettuale non organizzate in ordini o collegi. La grafologia è la tecnica che studia le caratteristiche psicologiche delle persone per mezzo dei tratti della loro scrittura; vengono analizzati alcuni estratti di scrittura spontanea e/o la firma degli individui. Questi elementi possono fornire agli esperti informazioni sui tratti della personalità o sullo stato emotivo al momento della scrittura. Quest’analisi viene effettuata anche per certificare l’autenticità dell’autore del testo.

Caro lettore, la sua scrittura rivela una persona dotata di una spinta ascensionale che indica la voglia di migliorare le sue condizioni. Questo la rende ambizioso e quindi determinato nel raggiungimento dei suoi obiettivi che persegue con linearità e perseveranza. Tuttavia una sia pur lieve insicurezza di fondo la porta, in alcuni casi, ad abbandonare l’impresa o comunque ad una verifica costante di tutto ciò che la circonda. Ha ottime capacità organizzative e di programmazione, preciso, ordinato, è una persona affidabile. Proprio per questo non le piace delegare agli altri, anche perché è poco tollerante con le inesattezze ed i fuori programma. Il suo pensiero è logico per consequenzialità nel rapportare tra loro cause ed effetti. Anche la comunicazione è precisa ed organizzata, ottimo autocontrollo che deriva dall’ipersensibilizzazione dei meccanismi di difesa dell’Io. Intelligenza vivace e intuitiva, se il contesto è organizzato passa subito all’azione. Se volete analizzare la vostra scrittura scrivete a:

Maria Gabriella Sanvito - Grafologa Consulente tecnico grafologico giudiziario - perizia su scrittura via G. Gentile snc 87046 - Montalto Uffugo (Cs) tel. 342 1816361 m.gabriellasanvito@pec.it

Le lettere dovranno essere di almeno 10 righe, scritte con una penna a biro, su un foglio bianco non rigato. Le indicazioni che le lettere dovranno contenere sono: sesso, età, studi, professione, stato civile e firma del soggetto di cui bisogna analizzare la scrittura.

Bar il Miraggio Bar - Caffetteria -Cocktail - Panineria - Piadineria SERVIZIO SISAL RICARICHE BOLLETTINI POSTPAY GRATTA E VINCI

pag. 18

Editore: Grafichè di A. Perri

offe in T ow st C Be

n

Luca Fragale - Via A. Volta, 22 - cell. 339 6953497 - Lamezia Terme

The

Ogni Sabato il caffè a soli 50 centesimi

Lamezia e non solo


Viaggio nella criminologia

La Parafilia In questo numero parleremo di un argomento molto delicato e importante, le parafilie. La parafilia, da para-philia è la perversione sessuale poiché gli oggetti o le situazioni che determinano l’eccitamento si discostano da quelli comunemente riscontrati nella normalità. Secondo il DSM IV-TR le parafilie o perversioni sessuali consistono in ricorrenti impulsi, fantasie o comportamenti sessualmente eccitanti che riguardano: oggetti inanimati, ricevere e/o infliggere della sofferenza fisica o psicologica a se stesso o all’altro e bambini o persone non consenzienti. Il comportamento messo in atto nella perversione è esclusivo, cioè è l’unico che è in grado di provocare eccitazione, il concetto di esclusività è fondamentale nella comprensione delle parafilie, in quanto molti dei comportamenti (ma non tutti) che le caratterizzano possono far parte di “normali” relazioni sessuali, insieme ad un’ampia gamma di altre pratiche sessuali, mentre la persona che soffre di una parafilia può eccitarsi sessualmente solo ed esclusivamente mettendo in atto il comportamento che caratterizza la sua perversione. Le parafilie si possono distinguere in perversioni dell’atto e perversioni dell’oggetto, nella perversione dell’atto si tratta della sostituzione del coito con altre pratiche sessuali, ad esempio nel masochismo l’eccitazione del coito è sostituita dall’eccitazione data dalla sottomissione all’altro, invece, nella perversione dell’oggetto si assiste ad uno spostamento dell’oggetto del desiderio sessuale, che non è più il partner, ma un oggetto, un bambino o un anziano. Le parafilie maggiori, cioè le più diffuse sono: Esibizionismo, cioè l’eccitamento sessuale, sia nella fantasia che nel comportamento, derivante dall’esibire i propri genitali ad un estraneo quando non se lo aspetta e che di conseguenza non è consenziente. Feticismo, cioè l’eccitamento sessuale, sia nella fantasia che nel comportamento, derivante dall’utilizzo di oggetti inanimati, come scarpe femminili o biancheria intima femminile, che diventano oggetti sessuali. Frotteurismo, cioè l’eccitamento sessuale, sia nella fantasia che nel comportamento, derivante dallo strofinarsi contro un’altra persona che non è consenziente, il “frotteur” è colui che si strofina. Pedofilia, cioè l’eccitamento sessuale, sia nella fantasia che nel comportamento, derivante da attività sessuali con bambini di non più di tredici anni, la persona che mette in atto questo comportamento deve avere almeno sedici anni ed essere maggiore del bambino di almeno cinque anni. Masochismo sessuale, cioè l’eccitamento sessuale, sia nella fantasia che nel comportamento, derivante dall’essere umiliato, picchiato o fatto soffrire in qualche modo dal partner. Sadismo sessuale, cioè l’eccitazione sessuale, sia nella fantasia che nel comportamento, derivante dall’infliggere sofferenza psicologica o fisica al partner. Feticismo da travestiLamezia e non solo

mento, cioè l’eccitazione sessuale, sia nella fantasia che nel comportamento, derivante dall’indossare abiti dell’altro sesso da parte di un eterosessuale. Voyeurismo, cioè l’eccitamento sessuale, sia nella fantasia che nel comportamento, derivante dall’osservare, non essendo visti, persone nude, che si spogliano o che sono impegnate in attività sessuali. Il DSM IV-TR definisce anche le parafilieminori, così chiamate non perché meno gravi rispetto a quelle maggiori, ma perché meno diffuse, tra queste le principali sono: Le parafilie dell’atto: Coprofilia o coprofagia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dall’osservare, maneggiare o mangiare le feci. Urofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dall’urinare o dal farsi urinare addosso. Scatologia telefonica, cioè l’eccitamento sessuale derivante dal fare telefonate oscene. Spermatofagia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dall’ingerire lo sperma. Asfissiofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dallo strangolamento. Onirofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dal praticare attività sessuali con persone che dormono. Branding, cioè l’eccitamento sessuale derivante dall’introdurre nel proprio corpo oggetti che bruciano. Braquioproctosigmoidismo, cioè l’eccitamento sessuale derivante dall’introdurre armi nell’ano. Biastofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dal mettere in atto assalti imprevisti e violenti ai danni di vittime non consenzienti. Hiphenophilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dal contatto con peli e capelli. Le parafilie dell’oggetto: Necrofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dall’avere contatti sessuali con cadaveri. Zoofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dai rapporti sessuali con animali. Prostitutofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dai rapporti sessuali con le prostitute. Transessuofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dai rapporti sessuali con transessuali. Maieusofilia, cioè l’attrazione sessuale per le donne incinte. Formicofilia, cioè l’attrazione sessuale per gli insetti. Clismofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dall’utilizzo di clisteri. Sitofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante dalle attività sessuali con le bambole. Dismorfofilia, cioè l’eccitamento sessuale derivante da rapporti sessuali con i nani o con persone con handicap fisico. Autofilia, cioè l’attrazione sessuale verso se stessi. Efebofilia, cioè l’attrazione sessuale verso gli adolescenti. Bundling, cioè l’eccitamento sessuale derivante dal fare sesso con i vestiti. Gerontofilia, cioè l’attrazione sessuale per gli anziani. Le perversioni (parafilie) sono da distinguere dalle trasgressioni, queste infatti consistono nell’infrangere consapevolmente delle regole personali o sociali, mentre la perversione è una fissazione irrazionale di cui la persona ha bisogno, bisogno che non riesce a controllare.

Editore: Grafichè di A. Perri

pag. 19


Verso i 50 anni della creazione di Lamezia Terme I 2750 anni dalla fondazione di Siracusa, la città della Ninfa Aretusa ed i 50 dalla creazione di Lamezia Terme, la città della Ninfa Terina Organizzato dal Polo Regionale di Siracusa per i Siti ed i Musei Archeologici è stato realizzato, nell’Auditorium dello Splendido Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”, il Convegno celebrativo per i 2750 anni dalla fondazione della città aretusea. Il titolo del convegno (che si è protratto per tre giorni dal 26 al 28 maggio u.s.), è quello che sopra ho trascritto, ed è di per sè abbastanza eloquente ed esplicativo della straordinaria importanza di un simile evento. Vi ho accompagnato mia moglie, Giovanna De Sensi, che per un lungo periodo di tempo, cominciando da quando insegnava “Antichità greche e romane” nell’Università di Messina, ha studiato e scritto della Sicilia e di Siracusa nell’antichità, approfondendo in modo particolare i temi concernenti i rapporti tra la Città della Ninfa Aretusa e le città della Magna Grecia, nonchè i rapporti tra la Magna Grecia ed altre celebri città siceliote quali, per esempio, Agrigento, Selinunte, Messana, ecc. La mattina del secondo giorno, infatti, venerdi 27 maggio, alle 10,00, mia moglie ha iniziato a svolgere la sua relazione incentrata sui rapporti tra la Siracusa del grande tiranno, e poi re, Agatocle e le città della Magna Grecia (della Calabria nell’antichità, per intenderci): Sibari, Crotone, Locri Epizephiri, Rhegiom, Terina ecc. Sono stato felice di averla accompagnata ed essere stato presente al convegno perché

Durante i lavori, immerso in quello splendido scenario dell’ organizzazione culturale e dell’altrettanto splendida location del Convegno, il mio pensiero è andato spesso, ritornandovi anche dopo la conclusione, ai 5O anni dalla fondazione della nostra città di Lamezia Terme, che cadono l’anno prossimo: nel 2018, appunto. Non tutti sanno, forse, che nel suo territorio sorgeva Terina, l’affascinante città magnogreca a cui la Ninfa eponima Terina aveva dato il nome. Della città di Terina - distrutta da Annibale al termine delle vicende italiche della seconda Guerra punica perché non cadesse integra in mano dei Romani, poco prima che il duce cartaginese stesse per abbandonare l’Italia ed imbarcarsi da Crotone - si diceva che le sue monete, sul cui dritto è raffigurata la Testa della Ninfa (con la scritta TERINAION = dei terinei) e sul rovescio la figura di una Nike (= vittoria) alata, erano le più belle delle Magna Grecia. Io spero che i lametini siano capaci di organizzare qualcosa, non dico uguale al conpag. 20

questo mi ha consentito di partecipare ad un evento culturale di altissimo livello. Basti pensare che nei due giorni e mezzo, quanto è durato il convegno, sono stati ben 50 gli accademici e gli studiosi, ciascuno di essi esperto nel proprio ambito di studio, che vi hanno preso la parola e si sono succeduti alla tribuna degli oratori per svolgere le loro relazioni e dare il proprio apporto alla conoscenza della storia della città e delle sue relazioni in campo politico, economico, culturale, sociale così come si sono andate sviluppando attraverso i suoi 2750 anni di vita, appunto. Rapporti che la florida e celebre città di Archimede intrattenne con tutti i popoli del Mediterraneo, il mondo allora conosciuto: quelli della Grecia e della Magna Grecia, i Punici di Cartagine, gli Etruschi, i Romani ecc. Vi erano presenti, infatti, Storici antichisti, Storici numismatici, Epigrafisti, Archeologi dell’Antichità classica, Direttori di Musei, Responsabili di Poli museali, Direttori delle Soprintendenze Archeologiche regionali e dei Beni culturali, esperti del CNR ed altri esperti in discipline varie provenienti dalla Sicilia, da altre regioni e città d’Italia ed anche dall’estero. Fatto inusuale nei convegni celebrativi di città e paesi italiani, la presenza di politici e di figure istituzionali e burocratiche è stata molto contenuta e si è limitata soltanto a brevi indirizzi di saluto ed augurio di buon lavoro.

vegno di Siracusa (impresa impensabile!) ma di simile a quello, almeno nell’impostazione, si. Un convegno celebrativo decente, insomma. Mi auguro vivamente, cioè, che la celebrazione dell’anniversario dell’evento che ebbe luogo 50 anni addietro, e diede vita alla nostra bella e ridente città, non sia affidato a politici locali, lametini e calabresi, e nemmeno a persone delle istituzioni burocratiche quali, per esempio, ad un qualche prefetto o non so bene a chi…….. Per il rispetto che debbo alla funzione esercitata da tutte queste personalità, mi preme dire ciò che sinceramente penso: a mio giudizio, le persone cui ho fatto riferimento non sono quelle più adatte per celebrare l’Anniversario della creazione di Lamezia Terme. Per il semplice motivo che politici e burocrati della storia di Lamezia Terme, dei suoi uomini e delle sue donne, della sua economia, dei suoi commerci, dei suoi siti archeologici e dei suoi beni culturali, dei suoi monumenti, conoscono e sanno poco

o nulla. Perché della storia di Lamezia, di come è nata e di come è stata vissuta per mezzo secolo, di quali siano state e permangano le sue potenzialità ed i suoi limiti non glien’è mai importato nulla; e di nulla, riguardo alla storia ed alla cultura dei suoi tre ex comuni da cui risulta formata, si sono veramente mai interessati. E’ forse solo un caso se a 50 anni dalla sua fondazione Lamezia Terme non ha ancora un Piano regolatore generale (PSC) che abbia potuto “cucire” in un raccordo virtuoso le sue tre storiche polarità: Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia per rendere la città più funzionale e vivibile e per facilitare l’integrazione civile e culturale della sua popolazione? Per far vivere l’identità lametina come valore e non come divisività? Dico questo perché penso che il piano regolatore di una città, prima di essere uno strumento di mera sistemazione urbanistica di un territorio, deve riflettere un modo di pensare culturale, deve riferirsi, cioè, ai

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


valori di civiltà e di democrazia presenti nella collettività! In estrema sintesi, un piano regolatore deve scaturire da un PROGETTO capace di tradurre in opere materiali l’idea che della propria città, i suoi cittadini, nonchè il ceto politico e dirigente nel suo complesso, hanno e di come la vogliono costruire. (Se della propria città si hanno un’idea e un progetto, naturalmente!) O è forse solo un caso che, come afferma il sindaco Mascaro nelle sue dichiarazioni programmatiche rese al Consiglio comunale all’atto del suo insediamento, ben il 70% dei cittadini di Lamezia non paga i tributi e nel corso di questi decenni nessuna amministrazione comunale ha sentito il bisogno di porre rimedio a questo stato, scandaloso ed ingiusto, in cui versano le finanze della città? O è forse solo un caso che a distanza di 34 anni, dal lontano 27 gennaio del 1983, allorchè fu inaugurato il villaggio di contrada Scordovillo, che doveva costituire una sistemazione provvisoria in attesa di una più efficiente definitiva, non si sia stati capaci di dare soluzione al gravissimo problema che quell’insediamento dei Rom costituisce sia per chi vi abita che per i cittadini dell’intera città? Pertanto, per evitare che tutto vada a finire a puttane, con il mettere in piedi, in fretta e furia ed alla buona, l’approntamento di un convegno simile a quello di una sagra

paesana, e tutto si esaurisca in un incontro di mezza giornata, con gente invitata a fare passerella e ripetere vuoti ed inconcludenti bla… bla… bla…., bisogna augurarsi sinceramente che il “Comitato dei volontari”, di cui ebbe a parlare, se non ricordo male, tempo addietro l‘ex Presidente del Consiglio comunale di Lamezia Terme (sempre augurandosi che nel frattempo il Consiglio comunale non venga sciolto ed al suo posto non si saranno insediati dei commissari prefettizi) sappia organizzare e realizzare un Convegno (con la C maiuscola) degno dell’evento che cinquant’anni addietro ebbe a verificarsi nella Piana lametina, sulla sponda occidentale dell’Istmo lametino/ scilletino. E che vide impegnati per alcuni anni, con intensa passione civile e politica, con forte slancio culturale, uomini e donne dei tre comuni, nonché partiti ed associazioni, laiche e cattoliche. Anche coloro, politici, partiti e cittadini, che avversarono la creazione di quella che

sarebbe dovuta divenire una città-regione, furono animati da eguale passione civile e politica nel difendere le loro ragioni. Una manifestazione, in conclusione, attraverso cui ci si preoccupi di celebrare e, quindi, ricordare degnamente l’evento ch’ebbe luogo cinquant’anni fa raccordandolo con la storia dei secoli passati, che nel corso dei due millenni dell’era cristiana, ha scandito l’evolversi degli avvenimenti di vario genere: sociali, politici, economici, naturali che hanno interessato l’intero territorio, il Lametino, di cui Lamezia Terme costituisce il cuore ed il centro di irraggiamento. Come semplice cittadino, che vive in questa città e la ama, darò il mio contributo in due modi: primo, pubblicando, come ho fino ad ora fatto, una serie di articoli che riguardano, appunto, la nascita di Lamezia Terme facendo ricorso sia a ricordi personali di avvenimenti che io ho vissuto quale compartecipe di quegli avvenimenti medesimi, sia ricostruendone le vicende “storiche” attraverso lo studio dei pochi documenti esistenti e reperibili; secondo esercitando la mia libera funzione critica rispetto a quello che i promotori e gli organizzatori dell’eventuale manifestazione avranno saputo offrire ai cittadini di Lamezia e più in generale a tutti i lametini.

Satirellando

Stanca di dover spiegare a tutti, tra le facce scocciate e denigratorie, come se “facessi mosse” o avessi mille fisime, che sono allergica a un bel po’ di cose, ho deciso di metterle in rima, satirellando (appunto!), così da non permettere più a nessuno di dimenticare! Peccato che io non sappia scriverne anche la musica… Ora ci vorrebbero le faccine morte dal ridere! AH, AH, AH! Sono allergica ad aglio, cioccolato, mascarpone, ricotta, frutta secca, provolone! Anche la grande anguria rossa mi fa male: di andar in bagno e aver bolle, NON MI CALE! Spesso, non credono agli allergici: ti ridono in faccia, tutti sinergici, nella loro infame goliardìa, come se tu amassi la priogionìa, di non toccare neppure con un

Lamezia e non solo

Allergie

dito, ogni alimento che ti è proibito! Come se tu facessi moìne, al fine d’ingurgitar roba più fine: invece rinunci a ciò che è megagalattico, per evitare lo shock anafilattico! Spaghetti aglio e peperoncino? Mi gonfierei come un palloncino! Profiteroles al cioccolato e gra-

nella varia? La pelle mi si brucia con l’orticaria! Pure ricotta, frutta secca e squacquerone? Certo: dolori, pure col melone! Se mangio pistacchio, non vedo più un cacchio, divento verde persino al sole e son veleno noci e nocciole! Se vivi satollo nel Paese di Cuccagna,

Editore: Grafichè di A. Perri

abbi rispetto di chi si lagna perché, come tutti, non può mangiare, se non vuole presto crepare! Ben beato resta, dunque, nel tuo paradiso, ricordando che altri, a cattivo gioco, fa buon viso: non supportando, caro te, che mangi “all’ammuzzu” ‘u stessu tua stomacu (di ‘nu strruzzu!!!)…

pag. 21


Carissimi lettori, il 28 giugno appena trascorso, abbiamo festeggiato il 150° anno della nascita di Luigi Pirandello. Premio Nobel per la letteratura, nel 1934 (due anni prima della sua morte), quando gli autori erano grandi conoscitori dell’umanità e grandi scrittori, Pirandello è, forse, uno degli autori italiani più completi e affascinanti. Eppure, anche Pirandello, per il Nobel, fu un ribelle: non pronunciò, infatti, alcun discorso, dopo aver accettato e ricevuto il premio e, pur dopo aver saputo la motivazione del premio, che recitava: “Per lo schietto e geniale rinnovamento nell’arte scenica e drammatica”, detestando le interviste di prassi, si faceva trovare dai giornalisti, intento a dattiloscrivere, sarcasticamente:”Pagliacciate!, Pagliacciate!”… Lessi UNO, NESSUNO E CENTOMILA, quando frequentavo il quinto liceo. Ricordo che ne rimasi sorpresa, fino al punto di provare, per qualche giorno, le stesse aberranti fisime di Vitangelo Moscarda e di non riuscire a pensare ad altro che non riguardasse le riflessioni che l’autore gli aveva messo in testa… Da quel libro, poi, ho iniziato a leggere buona parte della produzione pirandelliana, arrivando, addirittura a prediligere persino il teatro. Ma il primo romanzo che ho letto, che, in effetti, poi, risulta essere una delle ultime opere di Pirandello in prosa, è entrato nella mia vita di lettore, come una bomba e vi è rimasto per sempre. E’, infatti, uno dei pochi libri che ho letto e riletto varie volte, pur essendo io, una lettrice che non torna sulle pagine usate… UNO, NESSUNO E CENTOMILA, è, insieme a Il Conte di Montecristo, un libro che rileggo periodicamente e che mi tiene compagnia, specie se mi capitano quei periodi in cui non trovo un libro

pag. 22

che faccia per me, in quel momento. Poiché non so stare senza leggere, ritorno a Pirandello, come a Dumas, come per una specie di richiamo, come verso un luogo amato, in cui, di tanto in tanto, bisogna tornare… Inutile parlare del romanzo, che tutti conoscono e che tutti hanno letto, ma è necessario, per celebrare, nel nostro piccolo, il grande autore, ricordare che uscì, in feuilletons, su LA FIERA LETTERARIA, rivista che, in molti casi, pubblicò, per prima, le opere di vari celebri scrittori. E, a volte, immagino lo stato d’animo dei lettori, nel periodo che andò dal dicembre del 1925, al giugno del 1926, i quali aspettavano, ogni settimana, con ansia, lo svolgersi del romanzo e della narrazione… Pare, infatti, che l’editore BEMPORAD, di Firenze, volle subito pubblicare l’opera in volume, visto il successo del romanzo a puntate. E’ noto, infatti, che il successo del roman feuilleton, che aveva fatto la fortuna degli scrittori francesi un secolo prima, si diffondesse, in Italia, solo molto tempo dopo… UNO, NESSUNO E CENTOMILA è uno dei romanzi fra i più citati, più discussi e più analizzati della Letteratura Italiana. Persino il suo titolo è diventato quasi un motto. Credo, infatti, sia per questo che, quando ho voglia di rimettermi in discussione, o, semplicemente, ne sento la nostalgia, non posso far a meno di rileggerlo. E’, dunque, il momento ideale perché lo rileggiate anche voi? Credo proprio di si… Buon(issim)a lettura.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Sanità

NELLA LOTTA CONTRO IL CANCRO L’ASP SI ALLEA CON LE FORZE ARMATE Il Dipartimento di Prevenzione, U.O. Igiene Pubblica - Centro Screening Oncologici dell’ASP di Catanzaro, ha tenuto un incontro con il 2° Reggimento Aviazione dell’esercito “SIRIO”di Lamezia Terme, per rilanciare i tre programmi di screening oncologici attivi nel territorio, finalizzati alla diagnosi precoce del tumore del colon retto, della mammella e del collo dell’utero. Durante l’incontro si è condivisa la necessità di costruire alleanze tra i diversi attori sociali per promuovere lo sviluppo di una cultura della prevenzione che favorisca l’adozione di sani stili di vita nella popolazione e la costruzione di ambienti salutari. Il mondo militare può rappresentare un valido modello di riferimento per la popolazione generale, perché testimonia la sintesi di azioni “positive” da valorizzare: l’esercizio regolare di attività fisica, una sana alimentazione ed, in particolare, il lavoro di squadra, lo spirito di sacrificio e la tutela del benessere collettivo sono mutuabili nel mondo “laico” nell’invito a combattere le malattie agendo su più fronti e giocando d’anticipo, a tutela del diritto del cittadino alla Salute, che va protetta e promossa. Il Colonnello Luigi Sambin ha introdotto e moderato l’incontro, in cui hanno relazionato la dr.ssa Annalisa Spinelli

Lamezia e non solo

e la dr.ssa Emilia Caligiuri ed a cui ha presenziato Luciana Monteleone, Ispettrice delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa (uno dei partners da sempre al fianco del Dipartimento di Prevenzione dell’ASP). L’iniziativa rientra nell’ambito del Programma “Prevenzione in Movimento”, che ha visto il personale del Centro Screening Oncologici uscire dalla sede abituale ospedaliera

per entrare in campo sul territorio dell’ASP con una serie di iniziative di sensibilizzazione, che hanno interessato alcuni Comuni della Provincia di Catanzaro: Pentone, Sersale, Cerva, Lamezia Terme, Motta Santa Lucia, Botricello, Belcastro, Soveria Mannelli, Lamezia Terme, Gizzeria, Sellia Marina, Nocera Terinese, Gimigliano. La campagna di sensibilizzazione così avviata ha permesso di raggiungere

Editore: Grafichè di A. Perri

significativi traguardi in termini di estensione ed adesione agli inviti, i cui risultati sono stati presentati in occasione del recente Congresso GISMa (Gruppo Italiano Screening Mammografico) tenutosi a Verona il 24-26 maggio u.s. Il lavoro presentato è stato riconosciuto come meritevole di menzione per i contenuti e per i risultati raggiunti. Gli operatori del Centro Screening Oncologici, con il supporto della Direzione Strategica Aziendale e con il sostegno di numerose Associazioni di Volontariato (in particolare AVIS, Alice, ARDOS, ACMO, insieme alla Croce Rossa Italiana) stanno lavorando alacremente per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Struttura Commissariale che si tradurranno in vite umane salvate e tutela del benessere della collettività intera, sforzandosi di superare alcune criticità interne, primo fra tutte il ritardo nella comunicazione dell’esito degli esami risultati nella norma. L’alleanza stretta con le forze armate vuole simbolicamente difendere il “bene” Salute, perché lavorare insieme significa vincere insieme, ricordando che una società sana ha solide fondamenta basate sul rispetto di regole di comportamento ispirate al “prendersi cura di sé e degli altri”.

pag. 23


Il parere di Antonio Mallamo: Psicologo, Antropologo Esistenziale

La Colpa degli altri ! Vorrei parlarvi questo mese di quella predisposizione di molti , di alienarsi da quelle responsabilità , che per brevità chiamerò “colpe”, scaricandole sugli altri, o attribuendole a eventi metafisici come destino, sfortuna e , perchè no, in alcuni casi a invidia o iettatura .Tecnicamente si può definire questo meccanismo come “alienazione della colpa” ,ove alienazione sta per “portar fuori” da se stessi quei contenuti spiacevoli che ci inchioderebbero alle nostre responsabilità , per tentare di alleggerire un carico altrimenti , inammissibile ed insopportabile al nostro ego. In effetti si crea , nell’individuo, una disconnessione tra inconscio, che avverte come le responsabilità di un accadimento spiacevole sono essenzialmente sue , e l’ Io razionale che non trova di meglio, spesso con solide, quanto fallaci argomentazioni, che attribuire ogni colpa ad altre persone o situazioni al di fuori di se stesso.

E’ quella che noi chiamiamo “menzogna esistenziale” , ovvero il mentire a se stessi pensando di essere nel vero e nella ragione. Così la colpa di un figlio che non apprende o disturba a scuola è della maestra, quella dei dissapori e delle difficoltà sul lavoro è del collega o del capoufficio, quella dell’insuccesso nella professione o nel commercio è della concorrenza, i problemi civici sempre della politica, e se non si trova pag. 24

l’anima gemella è perché tra migliaia di uomini (o di donne) “non ho ancora trovato la persona giusta” …..e così via, l’elenco è sterminato. Tale modalità se particolarmente accentuata può sfociare in un atteggiamento paranoideo, ove si immagina che il mondo, tutto, ci perseguiti. Ma , volendo restare nel campo dell’ordinario ed escludendo il patologico, che comunque risponde , allo stesso meccanismo di base, i riflessi di tali atteggiamenti sono molteplici e , in alcuni casi, fortemente fuorvianti e dannosi per l’equilibrio proprio e delle persone più fragili, quali i figli, che ci circondano. Pensiamo a dei genitori che scagionano sempre il figlio addebitando a compagni , maestri e professori tutta la problematica scolastica, pensiamo a chi attribuisce alle “cattive compagnie” atteggiamenti antisociali o di tossicodipendenza di un congiunto, chi disconosce comunque di aver compiuto qualcosa di riprovevole, attribuendo la colpa a chi ha rilevato l’infrazione. Anche grossi fenomeni sociali rispondono a questo meccanismo. Ad esempio sostenere che la diffusione della violenza è da addebitare alla diffusione delle armi, e non il contrario, o , in campo medico, che il nostro DNA sia responsabile, come alcuni genetisti sostengono, di molte delle nostre inclinazioni comportamentali. Tutto ciò porta ad una autoassoluzione e quindi a prolungare le modalità disfunzionali messe in atto , invece che procedere ad una seria ed obiettiva analisi dei propri vissuti. L’”alienazione della colpa” non risparmia il rapporto di coppia , anzi a giudicare dalla crescita esponenziale di separazioni e divorzi è presumibile che venga messa in atto sempre più diffusamente. Nelle controversie familiari, in genere, la colpa è sempre addebitata all’altro ed il crescendo di accuse e

contraccuse non può che esacerbare il conflitto. Se solo ognuno dei contendenti riflettesse sulle proprie mancanze prima che su quelle dell’altro, una convivenza pacifica , seppure patteggiata, potrebbe sicuramente sostituirsi a lacerazioni insanabili e a volte a tragedie.. La società mediatica ed edonistica di oggi rifugge molto di più che un tempo da queste prese di coscienza connesse al “principio di realtà”, quando invece domina il “principio del piacere” che pretende di evitare qualsiasi limitazione e sofferenza al proprio io. La saggezza popolare antica conosceva questo meccanismo: “chi ti vuol bene ti fa piangere, chi ti vuol male ti fa ridere” era un detto che ricordo dai tempi che furono. Ma come si origina questa modalità? Ritornando ai tempi che furono di ogni vita, i primi anni in genere, meccanismi di colpevolizzazione operate dai genitori , ma anche vissuti di ostilità verso l’ambiente, sentiti come colpa inaccettabile dall’inconscio, possono avere come reazione quello di rimuovere e poi di esternalizzare le colpe , per poter meglio sopportare la relativa angoscia. Si attiva quindi un meccanismo di difesa che, protratto nell’età adulta porta a difficoltà relazionali più o meno invasive e favorisce l’insorgenza di disturbi quali ansia e depressione.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.