Teatroltre ottobre1

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LAMEZIA SUMMERTIME 2017 Città in festa per la II edizione di TeatrOltre: Festival Internazionale di Teatro in Strada

“Rientrati a casa il nostro primo pensiero è quello di ringraziare tutto lo staff del Lamezia Summertime, tutto il pubblico che per 5 giorni ci ha seguito tra Sambiase e Nicastro, tutti gli artisti con cui abbiamo condiviso questo piacevole festival ma soprattutto ringraziamo tutti i bimbi che entusiasti ci hanno regalato scorte preziose di sorrisi, abbracci e baci! Grazie Lamezia Terme” Circo Ramingo “Un festival calabrese organizzato egregiamente” Lamezia Summertime!!!” La Sbrindola

Questi i messaggi giunti sulla pagina ufficiale Facebook di Lamezia Summertime da parte di alcuni degli artisti ospiti della kermesse oltre ai tantissimi like e ai commenti ricevuti dal pubblico. Una II edizione da record quella TeatrOltre: Festival Internazionale di Teatro in Strada declinato, quest’anno, sul tema gioioso e giocoso del “cirque en plein air” e inserito nell’ambito del progetto Lamezia Summertime 2017 realizzato dal Comune di Lamezia Terme in collaborazione con Arci Lamezia Terme/Vibo Valentia in qualità di partner di progetto e finanziato dalla Regione Calabria con fondi PAC. 5 giorni di spettacoli, 8 compagnie, 25 artisti, 34 spettacoli, oltre 20.000 spettatori e circa 2000 studenti delle scuole primarie e secondarie coinvolti durante gli spettacoli mattutini oltre alla presenza

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di 600 scout ospiti a Lamezia Terme durante la 4^ giornata del Festival. Per 5 giorni consecutivi la città è stata invasa da una folla festante giunta da ogni parte della Calabria, un immenso coro di sguardi in attesa, pronto ad esplodere in un “oh” di meraviglia o in un applauso scrosciante decretando, con la propria presenza, il successo della kermesse. Un trionfo registrato anche sui social media: il sito internet www.lameziasummertime.it e la pagina Facebook ufficiale dedicata al Lamezia Summertime che hanno documentato l’intera manifestazione. >64000 visualizzazioni della pagina >140.000 la copertura media della persone raggiunte >25 video su TeatrOltre con 20 dirette e 27440 visualizzazioni > oltre 1600 like per l’album di presentazione di TeatrOltre, 114000 persone raggiunte e 370 condivisioni >7 album dedicati alle compagnie presenti con oltre 1400 like e 120000 persone raggiunte >5 album fotografici dedicati che raccontano il festival giorno per giorno >5 video con una sintesi degli spettacoli di ogni singola giornata >3000 download per il programma del Festival. Vincenti e di grande appeal le scelte artistiche del direttore Pierpaolo Bonaccurso di teatrop che insieme al padre Piero Bonaccurso, storico fondatore della compagnia lametina, ha curato l’organizzazione del Festival coadiuvato da un eccellente e instancabile gruppo di lavoro.

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Un programma fitto di appuntamenti inaugurato mercoledì 13 settembre nel centro storico di Lamezia Terme dall’allegra e colorata Parata Tzigani con gli artisti di teatrop. Una carovana itinerante di trampolieri esuberanti e instancabili che hanno danzato per le vie e le piazze della città a ritmo di musica. Poi l’energica e strabordante performance de “La Sbrindola”. Caos, anarchia, ilarità e tecnica estrema in uno spettacolo delirante di circo contemporaneo che ha coinvolto il pubblico in numeri di equilibrismo e giocoleria condotti con perfetta e controllata maestria dall’artista acrobata Leonardo Cristiani e dal forsennato musicista Marco Macchione. Su tutti l’occhio ironico e vigile del gorilla Fabrizio. Un grande, grandissimo cerchio di pubblico e in mezzo Annalusi Rapicavoli e Marco Previtera “collezionisti di emozioni, applausi e sorrisi” ovvero i “Ramingo Street Circus”. Lei, leggera come la piuma che porta tatuata sul braccio destro, si libra nelle sue danze aeree con i tessuti elastici. Lui, novello uomo vitruviano, volteggia nella Ruota Cyr rendendola docile e ubbidiente come un domatore con i suoi leoni. E ancora acrobazie di coppia, giocolerie e gag in uno spettacolo divertente e sorprendente. Risate e applausi per le guarattelle del “Teatro della Maruca” di Crotone con uno straordinario Angelo Gallo che ha saputo creare simpatici personaggi amati da piccoli e grandi: Zampalesta cane Tempesta, peloso e pasticcione e il suo padrone, il contadino Rusaru “chiddu i l’ova” eterno innamorato

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della bella Rosina. Suggestivo e magico lo spettacolo di manipolazione del fuoco Il Drago Bianco di Anton “Lumi” Bonura. Fiero come un antico guerriero, su un tappeto sonoro che richiama ancestrali riti esoterici, il “maestro del fuoco” diventa creatore di forme mentre le fiamme si inchinano, mansuete, al suo passaggio. “Fuoco cammina con me!”. E il pubblico, attonito, esplode in un applauso finale liberatorio. Ancora musica e allegria con gli abili artisti trampolieri di teatrop in Visionari. Statue in parata. Una girandola di colori che anima tutto il centro storico. Ad annunciarli la trascinante musica itinerante dei Takabum, street band di strumenti a fiato e percussioni che accompagna anche le favole di sabbia create dalle mani fatate di Greta Belometti nel seicentesco Chiostro di S. Domenico. Stupore e suspense nella straordinaria performance dei due artisti tedeschi di Circus Unartiq Lisa Rinne e Andreas Bartl. Giovani, belli e bravi Lisa e Andreas raccontano la loro storia d’amore sospesi a circa 9 m. dal suolo tra potenti equilibrismi, vertiginose acrobazie e teneri gesti romantici fino all’exploit finale di lui che percorre la struttura metallica come l’Uomo Ragno e lei che, leggiadra come una farfalla, vola sul trapezio. Un connubio perfetto di tecnica e poesia. Gran finale con lo spettacolo “Sconcerto d’amore” di Nando e Maila. Polistrumentista lui, attriceacrobata lei. Una struttura autoportante, dove sono appesi il trapezio e i tessuti aerei, trasformata in

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una imprevedibile orchestra di strumenti. I pali della struttura diventano batteria, contrabbasso, violoncello, arpa e campane che unitamente a strumenti quali tromba, bombardino, fisarmonica, violino e chitarra elettrica, creano un insolito universo sonoro. Nando e Maila interpretano una coppia di artisti eternamente in disaccordo sul palcoscenico come nella vita. Inaspettatamente, ai due attori se ne aggiunge un altro, uno spettatore inconsapevole che viene coinvolto da Maila con un’acrobatica citazione da Giulietta e Romeo e con una divertente interpretazione di Adamo ed Eva. Nando cerca di riconquistare la sua bella sfoggiando la virtuosa Ciarda per violino di Vincenzo Monti e imbracciando la chitarra elettrica come un vero rocker. Così tra citazioni, battute e canzoni famose si arriva all’happy end con una chicca finale: le acrobazie di uno “scricciolo” di nome Marilù, figlia della coppia. Pubblico in delirio e standing ovation in un Chiostro di S. Domenico gremito. A grande richiesta, durante l’ultima giornata in programma, un laboratorio con il trapezio sospeso e con i tessuti elastici realizzato dagli artisti di Circus Unartiq e Ramingo Street Circus. Lunga vita al teatro in strada! Grazie ai ragazzi servizio civile Abdul Malik

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e Giuseppe Ferrise. Grazie al gruppo di comunicazione Vincenzo Morello, Francesco Molinaro e Alessandra Corrado per aver animato e aggiornato costantemente la pagina Facebook con le foto di Alessandra Corrado, i filmati in diretta e gli originali video del regista Domenico Isabella che ha documentato tutti gli spettacoli del Festival. Grazie ad Ennio Stranieri per le magnifiche immagini scattate. Grazie all’Amministrazione Comunale di Lamezia Terme nella persona del dr. Francesco Costanzo per il supporto logistico. Grazie al gruppo di teatrop Piero Bonaccurso, direttore organizzativo insieme a Greta Belometti, Maurizio Grande e Gianluca Condina per i servizi tecnici, Pierpaolo Bonaccurso, direttore artistico e a tutto lo staff Margherita Gigliotti, Ilaria Perri, Elisa Vignolo, Massimo Rotundo, Marco Messina per aver reso possibile questa festa! Ma il plauso più grande va al pubblico che ha seguito l’intera manifestazione e un grazie particolare a Daniele Perri (autore dell’immagine di copertina), Alessandro Arcuri e Cristina Scerbo per le loro splendide fotografie che hanno voluto condividere con Lamezia Summertime!

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lametini da ricordare

Abbracciare la croce e sorridere alla vita Una vita offerta al Signore e condivisa con la Famiglia è il testamento spirituale lasciatoci dalla signora D’Elia Vincenzina Rosa da poco scomparsa. Una donna coraggiosa che può oggi, attraverso il racconto della sua vita, essere esempio prezioso per tutti coloro che hanno perso la speranza, vinti dalla malattia, dai problemi personali, dalla solitudine. La signora Vincenzina è stata mamma di sette figli ed altri cinque persi in gravidanza, che ha cresciuto da sola, rivestendo anche il ruolo di padre, senza negare mai il sorriso di quell’amore, riflesso di Gesù Cristo che lei anteponeva a tutto perché roccia su cui ha edificato ogni sua opera. Umile ed amorevole e sempre pronta a mettersi in gioco con un pizzico di sana autoironia, è cresciuta alla scuola di San Francesco da Paola diventando Terziaria Minima presso la parrocchia di Sambiase, e diventandone testimone con il suo essere caritatevole e sempre pronta ad accogliere le richieste dei fratelli bisognosi. La fede è stato il cardine della sua esistenza e non ha mai perso occasione per pregare e contribuire al bene comune. Ha sin da giovane dovuto combattere

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contro numerose malattie, sottoponendosi a diversi interventi al cuore e dovendo iniziare il lungo e doloroso cammino della dialisi ma non ha mai lasciato che lo sconforto prendesse il posto della speranza e della fiducia nel sostegno del Signore, insegnando a tutti che “sia fatta la Sua volontà e non la nostra”. Con il sorriso sempre pronto sulle labbra, ha infuso coraggio a tutti i malati che come lei, erano provati dal dolore fisico, incoraggiandoli a non lasciarsi vincere dall’infermità ma trovando, attraverso la Preghiera, la forza di reagire e rialzarsi più forti di prima. Quella vita che tanto amava sempre quasi volersi prendere gioco di le strappandole uno dei fiori più belli del suo giardino, il figlio Giovannino Macri, noto make up artist che ha saputo con la sua arte, donare lustro all’intera città di Lamezia Terme sua terra natia. La morte del figlio ha aperto ferite profonde sulla pelle e nell’anima ma non ha in nessun modo, affievolito l’amore per la vita e la fede in Cristo. Ed allora ha abbracciato la croce, si è rialzata per riprendere il suo cammino terreno con gli occhi rivolti verso l’alto, a quel cielo illuminato dalla luce di un nuovo angelo, il suo

Giovannino. Assidua frequentatrice di incontri in parrocchia, e sempre presente ai pellegrinaggi religiosi a Fatima e Lourdes, ha coltivato le piccole gioie della vita, assaporando ogni stagione ed ogni emozione. Una nonna sempre attenta e vigile, ha educato i suoi nipoti al rispetto dell’altro ed alla comunione di cose e di idee, insegnando ad amare la vita come il più grande dono ed a difenderla avendone cura e preservandola dal male. La signora D’Elia non ha mai atteso lo scorrere del tempo ma ne ha sempre partecipato al suo battito vitale, gioendo per ogni secondo di felicità e lottando per ogni minuto di tristezza. Presente a teatro così come in chiesa sempre con il sorriso, non ha mai lasciato che la depressione potesse ingrigire i colori dell’arcobaleno, e “se non passa la tristezza…dall’altra parte mi girerò” e lei si voltava sempre verso l’allegria. Ha difeso la sua famiglia annullando il suo io per l’amore di quel noi che erano i suoi meravigliosi figli e nipoti. I suoi figli…tutti di indole artistica, hanno sempre rappresentato il suo orgoglio più grande e non hai mai perso tempo per amarli e stringere loro la mano.

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Quando tutto sembrava in uno stato di quiete, alla vigilia di importanti eventi, il 50° compleanno del figlio Cesare, lontano da casa ed al quale era così legata da vincere la distanza e raggiungerlo frequentemente in Finlandia; il 60° compleanno della primogenita Marisa per la quale nutriva un legame viscerale; l’attesa di diventare bisnonna grazie all’arrivo di pro-nipotine, una delle quali, Matilde, ha aperto gli occhi proprio quella notte durante la quale, la cara Vincenzina ha chiuso i suoi di occhi, perché era arrivato il momento di gioire con il

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Padre tra gli angeli. “L’uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio” Questo messaggio di Giovanni Paolo II è stato il progetto di Vincenzina che è diventata strumento divino in terra. Questa breve storia vuol servire A Te che vaghi alla ricerca del tuo io, a trovare la tua strada; A Te che sei vinto dalla malattia, a non mollare e non perdere la speranza; A te che sei solo, a guardarti intorno

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perché c’è sempre una mano tesa per te; A te che aspetti di morire, a capire che la vita è una scoperta straordinaria; A te che stai abbracciando la croce a continuare a farlo con il sorriso…! La signora D’Elia sulla scia degli insegnamenti di Madre Teresa di Calcutta ci dedicherebbe questo inno: La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala.

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La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, donala. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila.

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le nostre esperienze di vita

Avere un figlio autistico Avete un figlio autistico!!!
 Questa fu la diagnosi che ha diviso la nostra vista in un prima e un dopo.
 Così cominciò questa parte della crescita di Diego nostro primogenito. Noi abbiamo sofferto come se ci avessero dato uno schiaffo, ci fermammo per colpa di queste parole pronunciate dallo specialista. C’erano più domande che risposte perché per questi disturbi cognitivi non ci sono cure o medicine magiche da prendere per aiutare a questi piccoli bambini. Solo terapia rigida, perseveranza e tanto amore per percorrere questa strada lunghissima, sempre con le sue manine tra le nostre.
 Oggi in Italia si scoprono quaranta casi al giorno di bambini autistici o affetti, con termini medici, da Sindrome di Asperger, disturbo generalizzato, pervasivo dello sviluppo.
 Loro non possono interagire con l’ambiente circostante.
 I disturbi

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dello spettro autistico si manifestano nei primi anni di vita ( 2-3 anni) i segni a cui fare attenzione sono: -ritardo nello sviluppo linguistico, -non risposta al nome -sembrano quasi sordi, -scarso e incostante contatto con lo sguardo, -scarso interesse per gli altri, e per le loro attività, -non interagiscono con altri bambini, -uso stereotipato dei movimenti, -eccessiva aderenza a routine rituali motorici e verbali -resistenza al cambiamento -non puntano il dito per fare capire quello che vogliono ma utilizzano l’adulto prendendolo per mano e portandolo fino quello che vogliono.
 Le cause non sono ancora determinate, suggeriscono che abbia origine da fattori organici che interferiscono nella fase dello sviluppo del sistema nervoso centrale.

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In alcuni casi per la presenza di anomalie localizzate nel cervelletto, nel sistema limbico e nella corteccia cerebrale, ma anche da fattori esogeni infettivi ,tossici, farmacologici, traumatici, cardiovascolari .
 La diagnosi per Diego fu “Disturbo generalizzato dello Sviluppo”. Con una capacità intellettiva ottima, raggiunge un soddisfacente livello di autonomia, però ancora non riesce ad interagire con altri bambini , lo sviluppo pedagogico è normale anche se è inusuale si concentra in una sola attività o argomento.
 Oggi abitiamo in Argentina, lui è nato in Italia 7 anni fa. Da 2 anni e 7 mesi della nascita , il mio piccolo fa terapia, va all’asilo accompagnato da una maestra assistente terapista, abbiamo ottenuto progressi importantissimi per noi, stabilendo una comunicazione visuale e affettiva attraverso dei pittogrammi (comunica le sue esigenze cibo, acqua, eccetera) dato che ancora non ha sviluppato il linguaggio verbale l’utilizzo dei pittogrammi aiuta ad associare gli oggetti alle parole dato che i bambini autistici non comprendono il linguaggio convenzionale. Non sappiamo quanto lunga sarà la strada, nemmeno come continuerà la sua storia, solo siamo certi che non resterà da solo, saremo vicino al suo fianco sempre.
Noi come persone pensanti dovremmo essere aperti e comprensivi di fronte ad un bambino speciale prendendo il suo posto e guardando il mondo dalla sua prospettiva.

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Fermenti Filosofici

I Filosofi lametini In premessa, sento di dover ringraziare tutti coloro che hanno espresso parole di vivissimo apprezzamento per l’apertura di questa rubrica di natura filosofica. La seconda riflessione riguarda i filosofi lametini, sui quali sta per essere pubblicato un mio volume dal titolo: “I filosofi lametini. Francesco Fiorentino, Oreste Borrello, Basilio Sposato”, in omaggio all’imminente 50° anniversario della fondazione della città di Lamezia Terme (1968-2018). Infatti, nell’orizzonte culturale meridionale e nazionale, emergono tre significativi filosofi che hanno dato lustro alla nostra città ed alla sua storia. L’idea di mettere insieme questi tre pensatori lametini nasce dal ritenere, fondatamente, che gli stessi sono radici culturali e, per il loro alto valore personale e testimoniale, anche etiche dell’identità lametina. Francesco Fiorentino, filosofo dell’Ottocento, Oreste Borrello, filosofo del Novecento, a cui si affianca Basilio Sposato, alto magistrato, che in virtù del suo volume “Logica della vivente unità” di alto pregio filosofico e di saggi culturali di natura etico-religiosa, come terzo valente filosofo lametino. Dunque, tre filosofi di Sambiase, dal 1968 parte unitaria di Lamezia Terme, che ho preferito qualificare lametini. E quindi il titolo di questo volume: “I filosofi lametini”. Francesco Fiorentino, nasce a Sambiase il 1834 e muore a Napoli il 1984. Fu professore universitario e rettore dell’Università degli studi di Napoli, autore del primo manuale di storia della filosofia dei licei dell’Italia unita. Ritenuto uno dei massimi filosofi dell’Ottocento italiano. Oreste Borello, nasce a Sambiase il 1913 e muore a Catanzaro il 1992. Docente di Storia e Filosofia nei licei, e preside del Liceo Classico “Francesco Fiorentino” di Lamezia Terme per lunghi anni. Autori di innumerevoli volumi, e significativo filosofo dell’esistenzialismo italiano. Fu professore, ed amico del poeta Franco Costabile, allievo di Giuseppe Ungaretti. Basilio Sposato nasce a Sambiase il 1914 e muore il 1980 come presidente della Prima Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione. Fu procuratore della Repubblica di Cagliari, e pensatore di filosofia e uomo di profonda fede. Oltre all’essere concittadini, hanno in comune un profilo di altissima serietà personale e furono dirigenti ciascuno nel proprio campo: Fiorentino rettore, Borrello preside, Sposato procuratore della repubblica. Furono cercatori di verità e di profondità con una vita intellettuale ed interiore molto viva.

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Il Rettore fu credente non praticante, non allineato sul piano della dottrina cattolica del secondo ottocento, pur se Giovanni Gentile lo definisce “cattolico fervente”, ma possiamo intenderlo nel senso della fede cristiana. Il Preside fu intellettuale non credente, ma sincero cercatore di senso, e verso la fine della sua esistenza, convertito alla fede cristiana. Il Giudice fu, invece, cattolico militante di prima fila. Il Rettore dell’Università di Napoli fu uno dei massimi italiani di storia filosofica, ed in particolare della filosofia del Rinascimento, considerandolo un periodo di altissima fecondità per l’identità italiana. Il suo linguaggio filosofico fu profumato da un “soffio di poesia”, come scrive Giovanni Gentile (Le origini della filosofia contemporanea in Italia, Messina 1921, p. 48) in virtù di una scrittura filosofica piacevolissima ed anche efficace. Eugenio Garin lo definisce “acuto indagatore” (Storia della filosofia italiana, vol. 3, Torino 1966, p. 13). In sintesi, il Fiorentino ha dato un contributo notevolissimo alla filosofia italiana ed alla pedagogia mirata all’edificazione dell’identità nazionale. La figura di Borrello si è costituita riferimento indiscusso della cultura lametina e dell’esemplarità di preside moralmente autorevole e colto. Mentre, lo stile di testimonianza di Sposato, che ha brillato sul piano spirituale, ha toccato l’animo di tanti. Dunque, tre luminosi personaggi lametini che oltre all’altissimo valore sul piano culturale, non di meno lo sono stati sul piano del profilo umano. Anche questa coerenza tra ciò che hanno espresso e ciò che hanno testimoniato rappresenta il valore dei valori: un’alta sintesi di cultura e di etica, di intelligenza e di esempio umano. E si offrono modello per l’avvenire della nostra comunità lametina oltre il mezzo secolo di vita istituzionale, della Calabria e del Sud. Ai lettori di questa rubrica e della rivista tutta, che colgono il valore alto della approfondimento culturale nella pluralità dei saperi, s’intende offrire la possibilità di partecipare al Cenacolo Filosofico di Lamezia Terme di quest’anno culturale 2017-2018, allegando il piano di svolgimento, con date e relatori che introdurranno il dialogo secondo tre metodologie man mano scelte: maietico o socratico, fenomenologico, ed ermeneutico.

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Cultura

Teatro: La porta Il laboratorio riprende, inizia il nuovo anno e auguriamo buon teatro ad Achille e Gianluca, con felicità in Litweb Ippolita Luzzo “LA PORTA

esito del laboratorio teatrale ( NADDLab adult ) della Nadd Academy di Lamezia Terme a cura di Achille Iera e Gianluca Vetromilo. Con: Cristian Greco, Chiara Sacco, Antonio Saladino, Alessia Severi, Nello Teocoli.

Nella sala polivalente del Palazzo Nicotera i ragazzi del laboratorio, con il dito di Chiara ed i loro sguardi, indicano in alto lassù e finisce fra gli applausi la loro prima uscita dell’atto unico La porta. Guidati da Achile Iera e Gianluca Vetromilo i cinque attori si sono cimentati con grande naturalezza nell’interpretare cinque pazienti fermi ad attendere il loro turno in uno studio medico.

Regia di Achille Iera e Gianluca Vetromilo

Una sala d’attesa di uno studio medico che è notoriamente un crocevia di uomini e donne; uno spazio che diventa necessariamente un contenitore di storie, emozioni, presunti malanni. Cinque “pazienti” alle prese con la loro semplice e straordinaria umanità.”

Pubblico numeroso e divertito ha sottolineato con risate e partecipazione ogni diversa situazione, tanto simili alle situazioni di tutti. Una regia impeccabile, rispettosa dei tempi scenici, un giusto dosaggio di umorismo e serietà, un esercizio di semplicità e lineare recitazione, un giusto mix di empatia fra gli interpreti hanno creato una vera piacevolezza.

Tutti bravi, dal primo momento, quando uno di loro inizia a chiedere l’ora, che ora è? lo chiede mimando un orologio che nessuno ha più. Su quell’orologio sparito e sull’ora che ormai guardiamo sul display di un cellulare la prima esilarante scena. Intanto si attende. A tratti ci ricorda Ionesco. Attendiamo Godot, attendiamo di essere chiamati, ci dicono loro.

Nell’attesa raccontiamoci qualche barzelletta, qualche paura, raccontiamoci tutti, mangiamoci uno yogurt. Chi di noi non ha estratto dallo zainetto un biscotto, un panino o uno yogurt? Io faccio esattamente come Nello! Diamoci qualche consiglio, Superiamo da soli senza farmaci, tanto un farmaco universale che ci aiuti a risolvere ogni nostro problema non esiste. Antonio si addormenta e Chiara gli mette il dito sotto il naso spiegando poi il perché, un gesto suo abituale fatto in casa per accertarsi se i suoi genitori dormano o siano morti. I gesti dei protagonisti si sciolgono, lasciano l’estraneità del primo incontrarsi e diventano affettuosi come fra conoscenti da tempo. La vicinanza li rende amici, compagni, tanto da non far più caso a chi deve entrare per primo. Applausi.

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Sport

Unione e Passione per la

“VolleYnsieme”

Lamezia Terme è la città che affonda le sue radici nella cultura di greci, romani, arabi e normanni, terra di sole e mare, musa di poeti e pensatori, culla di artisti, il cuore pulsante della Pallavolo calabrese. Il prossimo 4 gennaio la nostra città spegnerà 50 candeline di unità delle sue tre espressioni territoriali di Sant’Eufemia, Sambiase e Nicastro. Unità…! Gioco di squadra…! Unione…! Pallavolo…! Ed allora…l’importante non è vincere ma giocare uniti. In passato (non troppo lontano da mantenere vivi i colori delle emozioni vissute) il connubio Lamezia Terme- Squadra di Pallavolo, aveva dato vita ad un capitolo glorioso della storia non soltanto regionale ma anche a livello nazionale, facendo sventolare in alto la bandiera di tutto il Sud Italia. Successi, sacrifici, gloria e poi…si spensero i riflettori ed i Lametini dovettero salutare la serie A. Arrivò una crisi profonda che allontanò le generazioni successive dal mondo della pallavolo. Un vero amore può morire? No, quella passione era tenuta ancora in vita se pur come piccola scintilla ed allora “Il cuore vive finché ha qualcosa da amare, così come il fuoco finché ha qualcosa da bruciare”. Timidamente con il passare del tempo, gruppetti sparsi provarono a riaccendere il fuoco perché la passione era ancora viva. Non si ebbero grandi fuochi ma solo tentativi di tenere in vita la fiamma. La determinazione e la costanza però, portò a risultati importanti… diverse squadre di pallavolo per la città di Lamezia Terme. Una sola città…diverse squadre? Si, non è un errore di lettura. Stagione dopo stagione, quella scintilla iniziò a prendere forma e si arrivò alla serie B2 e poi serie B unica. I colori della città, il giallo ed il blu, andarono a caratterizzare due squadre: Raffaele Lamezia e Conad Lamezia. Un marito…due mogli?!? Qualcosa però non andava, perché? Confusione? Debolezza sportiva? Disinteresse del pubblico? No, niente di tutto questo. Il primo dato fu chiaro a tutti e sin da subito: Il Palazzetto di Lamezia Terme “Alfio Sparti” gremito di pubblico, tifosi, giornalisti ed appassionati solo durante il derby sia di andata e sia di ritorno. Ed allora si arrivò al quel tardo pomeriggio di giovedì 03 agosto 2017, quando nella la sala consiliare “G, Napolitano” di Lamezia Terme, fu ufficializzata la grande rivoluzione sportiva: il consorzio lametino “Volleynsieme”, che vede riunite in un unico gruppo, se pur mantenendo le rispettive individualità, tre importanti realtà pallavolistiche della Raffaele Lamezia, A.S.D. Lamezia Volley, A.S.D. Spike Lamezia. Un’unica grande famiglia con una triade presidenziale nelle persone di Francesco Strangis, Mauro Davoli e Valentina Bonadonna

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Cosa è accaduto…? Un consorzio di nemici/amici? E così ad allontanare il campo da ogni nebulosa di dubbio, alla domanda da “Dove nasce l’idea del consorzio?” Francesco Strangis: L’idea del consorzio nasce da lontano. Sono diversi i tentativi fatti in passato per cooperare al fine di una crescita del movimento pallavolistico e dei ragazzi, i veri protagonisti e destinatari finali di ogni sforzo fatto da chi si nutre di passione per lo sport. Dicevo il consorzio parte da lontano. Il primo tentativo fatto risale a circa 4 anni fa. Ma non ebbe seguito per alcune incomprensioni venutesi a creare durante i vari incontri. Tuttavia da più parti abbiamo sentito stimoli a riproporre la cosa. Lo scorso anno, quest’idea progettuale, ha avuto attorno al mese di febbraio una forte accelerazione, si sono succedute riunioni su riunioni, soprattutto tra i dirigenti della squadra che io rappresento e quelli del Lamezia Volley che già stava mettendo su un progetto tecnico con la Spike Lamezia. I vari incontri tendevano a smussare gli angoli presenti nelle diverse proposte. Nel mese di settembre, con i campionati ormai alle porte, inspiegabilmente il processo ha avuto un arresto. Il disputare lo stesso campionato, il giocare due derby poteva sicuramente minare il campo di ogni futura possibilità di incontro, ma tra persone intelligenti, amanti di ciò che fanno, capaci anche di fare un passo indietro, è stato facilissimo rincontrarsi. Abbiamo ripreso il dialogo, qualche input è arrivato anche dal Comitato Provinciale, ci siamo ritrovati a ridiscutere di come poter stimolare un movimento, che soprattutto al maschile, anche a livello nazionale è in piena crisi. Il passo successivo è stato quello di trovare la sintesi delle tre Associazioni in un unico progetto ed il Consorzio ci sembrava l’opportunità migliore. Certo che no, ma l’amore smisurato per i giovani atleti ed il desiderio di dare loro un’opportunità di crescita sportiva ma soprattutto umana. Ma tutti per un solo campionato? È Mauro Davoli che a questa domanda, con il sorriso sulle labbra chiarisce: “Il consorzio è aperto all’adesione di tutte le società dell’hinterland, con il proposito, perseguito ormai da anni, di riportare in primo piano il ruolo della pallavolo lametina, incoraggiando le adesioni nel settore giovanile e lavorando partendo dai giovani talenti del nostro territorio. Le società rimarranno distinte mantenendo un’autonomia economica, con 3 diversi codici Fipav e giocando rispettivamente i campionati di serie C, serie D e Serie B unica. Ogni squadra avrà il supporto di tutto il consorzio sia come supporto emotivo che tecnico ed organizzativo. Una bella sfida che segna una nuova era per tutta la pallavolo della città. L’iniziativa è stata accolta con favore dai supporters delle tre diverse realtà sportive e questo è per noi motivo di grande gioia”.

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Ma è così importante l’Unione nello Sport? Non ha dubbi in merito la “quota rosa” della triade presidenziale, Valentina Bonadonna che sottolinea: “Sicuramente tantissimo. A maggior ragione in questo particolare momento storico. Credo sia una grande prova di maturità da parte delle nostre società quella di mettersi alle spalle tutti i dissapori e le incomprensioni degli anni passati ed unire le forze in nome di un progetto comune, a medio-lungo termine, che ha l’ambizione di riaccendere l’entusiasmo in una piazza storica come quella di Lamezia. Il nostro è uno sport di squadra e l’obiettivo comune dev’essere proprio quello di fare squadra tra tutti i componenti del Consorzio, a partire dai presidenti fino ai piccoli atleti, dai tecnici ai giocatori delle prime squadre, passando ovviamente dai genitori dei ragazzi e dai dirigenti. Potevamo continuare a coltivare ognuno la propria realtà sportiva restando piccoli ma abbiamo sentito la necessità di collaborare tutti insieme nel rispetto dei ruoli e delle regole e di aiutarci l’un l’altro per cercare di creare delle occasioni di crescita per i nostri ragazzi. È utile praticare sport per imparare a stare con gli altri, infatti nello sport bisogna saper fare gioco di squadra e comportarsi come il corpo umano, per valorizzare veramente la collaborazione. Ognuno ha un ruolo diverso, ma tutti perseguono lo stesso obiettivo. In una sola parola sinergia, che significa “lavorare insieme” e può essere definita come la reazione di due o più agenti che lavorano insieme per produrre un risultato non ottenibile singolarmente. Solo così si possono raggiungere importanti traguardi, sacrificando le ambizioni personali in nome di qualcosa di più grande, la squadra, nella fattispecie il Consorzio, che badate bene non è a numero chiuso ma

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aperto a tutte le società dell’hinterland lametino. Probabilmente la nostra idea ha spiazzato qualcuno ma vorrei fosse chiaro che il Consorzio non è assolutamente contro nessuno piuttosto ha l’unico fine di creare delle possibilità in più per i nostri giovani atleti perché lo sport crea un legame in chi lo pratica. In conclusione, il sogno è quello di riportare Lamezia in alto a livello giovanile, come non accadeva da parecchi anni e questo può essere possibile solo con l’aiuto di tutti”. Tutti per uno, uno per tre! Qualcosa di straordinario sembra essere comparso all’orizzonte. E Ciccio Piccioni? Salvatore Torchia? Totò Ferraro? Per esempio…e non solo? Ed ecco che le sorprese non sono finite. Piccioni scenderà nuovamente in campo come giocatore e leader…ma dovrà sopportare coloro che lo supporteranno da tecnici dalla panchina…il gatto Totò e la volpe Salvatore!!! Soci, staff tecnico, staff comunicazione, sostenitori… tanti i protagonisti di questa nuova e bella avventura! Ci siamo…! Volleynsieme la nuova realtà di pallavolo che farà brillare i colori di Lamezia Terme.

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Sanità AVVIATO IL PROGETTO

“CURIAMO LA CORRUZIONE” CON TRASPARENCY INTERNATIONAL

L’Asp di Catanzaro è tra gli enti pilota che fanno parte del progetto Helfhcare Integrity Action - Curiamo la corruzione. L’iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta negli uffici amministrativi di Lamezia Terme. Tale progetto si colloca all’interno delle attività di prevenzione della corruzione svolte da Trasparency International Italia, con cui l’Asp di Catanzaro ha avviato una collaborazione che consentirà di migliorare tutti i processi di prevenzione della corruzione e trasparenza con un coinvolgimento maggiore di tutti i soggetti interessati. All’incontro con gli organi di informazione erano presenti il Direttore di Trasparency International Italia, Davide Del Monte, il direttore generale dell’Asp di Catanzaro, dott. Giuseppe Perri, il Responsabile Anticorruzione e Trasparenza, dott. Nicola Voci, coordinati dal giornalista Pasquale Natrella, addetto stampa dell’Asp di Catanzaro. Il progetto è stato presentato dal dott. Voci, il quale ha affermato che “L’obiettivo è sensibilizzare sul fenomeno della corruzione” e ha spiegato che il rapporto di collaborazione con Trasparency International “è già operativo tramite lo strumento segnalazione di illeciti”, una piattaforma digitale che ogni dipendente può utilizzare per segnalare in anonimato casi di corruzione nell’ambito delle strutture sanitarie che aderiscono al progetto Curiamo la corruzione. Per il dott. Voci “questo è un primo strumento concreto già operativo”. “La lotta alla corruzione non la possiamo fare da soli ma deve esserci il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio con la collaborazione anche di altre istituzioni come la Regione”, è quanto ha affermato Del Monte, per il quale l’avvio del progetto esprime “la volontà di questa Azienda di fare un salto in avanti e fermare questo fenomeno che solo per alcuni è un tema fondamentale, per altri, invece, è meglio nasconderlo sotto il tappeto e non parlarne”. Del Monte ha, inoltre, aggiunto che “l’Italia è sempre in fondo alla classifica europea per quanto riguarda il fenomeno che ha avuto alcuni miglioramenti con la legge Severino, ma c’è ancora molto da fare”. “Si è deciso - ha aggiunto -

di affrontare il problema specifico in questo settore essendo uno dei più complessi e pertanto aumentano i rischi di corruzione ed anche perché la sanità impegna ingenti risorse pubbliche”. Del Monte ha sottolineato che “è importante programmare meglio, anche così si può ridurre il rischio di corruzione”, indicando tra gli strumenti attivi anche la mappatura del rischio e, più in là, il coinvolgimento dei cittadini con azioni di sensibilizzazione attraverso manifesti e social perché, ha infine concluso Del Monte “un’azienda è integra solo in territorio integro” Secondo il dg dell’ASP, dott. Giuseppe Perri, “il rapporto con i cittadini negli anni è migliorato” e che la lotta alla corruzione si fa “migliorando la trasparenza: non può esistere un’azienda che lavori contro la corruzione in un territorio che non fa cultura”. E’ dunque necessaria “una programmazione seria insieme all’attivazione di procedure che governino tutte le operazioni. E’ fondamentale, allora, che questo sistema permei la coscienza di tutti”. “Vorrei lasciare - ha aggiunto - un servizio sanitario che sia più funzionale alle esigenze del cittadino e che sia ben delineato”. “Dal momento che le risorse del sistema sanitario sono scarse - ha infine concluso il dott. Perri - si devono evitare sprechi e corruzione”.

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Sanità PRIMA BRONCOSCOPIA CON DISPOSITIVO DI EROGAZIONE DI OSSIGENO AD ALTI FLUSSI ESEGUITA NELL’OSPEDALE DI LAMEZIA TERME

Nell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, per la prima volta in Calabria, è stata eseguita una broncoscopia su un paziente con gravissima insufficienza respiratoria, in respiro spontaneo e con supporto di ossigeno ad alti flussi. L’esame diagnostico è stato eseguito dal dr Paolo Gambardella, pneumologo interventista dell’unità operativa Pneumologia dell’Ospedale di Lamezia Terme diretta dal dr Massimo Calderazzo, con la collaborazione dell’Infermiera professionale Katia Roperto. I campioni prelevati, esaminati dalla dott.ssa Elisa Anna Alba Feudale, Direttrice dell’U.O. Anatomia Patologica, hanno evidenziato una neoplasia polmonare. L’ossigenoterapia ad alti flussi è un sistema di fornitura dell’ossigeno, riscaldato e umidificato, con circuito aperto, nel quale viene impostata una frazione inspiratoria di O2 da somministrare, ed un flusso di gas talmente alto da essere superiore al picco di flusso inspiratorio del paziente. Questo consente, generando una pressione positiva, una riduzione dello sforzo respiratorio, con miglioramento degli scambi gassosi. Tale effetto è reso possibile dall’utilizzo di nasocannule non occludenti le narici. Ad oggi l’unità operativa Pneumologia dell’Ospedale di Lamezia Terme è l’unica nella provincia di Catanzaro nella quale vengono eseguite procedure di Pneumologia interventistica. L’ASP di Catanzaro ha attivato le procedure per l’aggiornamento tecnologico dell’U.O., con la previsione di acquisto di un videobroncoscopio di ultima generazione e di un ecobroncoscopio dotato di una microsonda ecografica che permette di visualizzare le strutture al di fuori della trachea e dei bronchi (linfonodi, vasi, mediastino, polmone, cuore). Grazie alla guida ecografica è possibile prelevare campioni di tessuto. La valutazione dei linfonodi mediastinici è fondamentale per la stadiazione del cancro del polmone e quindi per impostare un corretto progetto terapeutico. L’uso della guida ecografica endobronchiale per la biopsia dei linfonodi del mediastino offre una valida alternativa alla mediastinoscopia, molto più invasiva. L’EBUS (Endo Bronchial Ultra Sound) consente di prelevare i campioni di aspirato con ago sottile, sotto controllo in tempo reale del percorso dell’ago nel linfonodo, con la tecnica TBNA (Trans Bronchial Needle Aspiration). Prosegue, dunque, in modo costante il percorso di miglioramento dei servizi erogati dall’Ospedale di Lamezia Terme, intrapreso dal Direttore generale dell’ASP di Catanzaro dr Giuseppe Perri e dallo staff dirigenziale, orientato alla valorizzazione delle professionalità del personale sanitario ed al miglioramento continuo della qualità.

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Chapeau 2.0 – Memorial Francesco Pagliuso sPer due interminabili giornate la Lamezia del Volley è tornata ad essere la Capitale d’Italia. Il 23 e 24 settembre sul parquet lametino si sono sfidate quattro squadre di altissimo livello agonistico, come la BCC Castellana Grotte, la Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia, la Taiwan Excellence Latina (squadre di SuperLega) e la Volleyball Bisons Buhl (Serie A tedesca) per un Torneo Internazionale dedicato alla memoria dell’avvocato Francesco Pagliuso. La manifestazione Chapeau 2.0 - Memorial Francesco Pagliuso, patrocinata dalla Fipav e dal Comune di Lamezia Terme, ha visto al PalaSparti protagonista lo sport e la solidarietà. Oltre alle partite ci si è concentrati anche su una raccolta fondi in favore dell’associazione “Il Girasole” che si occupa da 25 anni dell’integrazione dei ragazzi disabili, sostenendo anche le loro famiglie. L’ingresso era libero ma per chi avesse voluto, c’era la possibilità di fare una donazione volontaria. Donazione effettuata anche dal Comitato per Francesco che si è autotassato per contribuire a sostenere l’associazione consegnando un assegno direttamente nella mani del Presidente dell’Associazione Rosanna Pullia. Come aveva spiegato nel corso della presentazione il patron della manifestazione; il Dott. Eugenio Mercuri che ha lavorato insieme alle società del consorzio VolleYnsieme Lamezia ed al canale digitale Volley Channel (di cui è editore) visibile sul 649 in tutta la regione dove sarà possibile rivedere tutta la manifestazione con commento di Tonino Scalise e Antonio Gatto, questa edizione ha avuto diverse novità mirate ad aumentare il tasso di qualità. E non è un stato caso che, oltre che a Francesco Pagliuso, è stata intitolata anche ad altri due professionisti di qualità nei rispettivi settori; al giornalista Alfio Sparti ed all’atleta Vincenzo Montesanti con due premi nazionali a cui si sono aggiunti riconoscimenti per alcune figure che hanno contribuito alla crescita del volley lametino e non solo: passando da arbitri, atleti e dirigenti agli operatori della comunicazione. Il Premio Nazionale Alfio Sparti è andato al giornalista per eccellenza del volley Lorenzo Dallari, mentre il Premio Vincenzo Montesanti è andato

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ad un atleta di grandissimo spessore; Daniele Sottile. A consegnare i riconoscimenti la mamma di Alfio Sparti, Graziella Petralia, e la moglie di Vincenzo Montesanti, Marisa Gaetano. Oltre ai premi nazionali, “Chapeau 2.0” ha quindi consegnato anche diversi premi a personaggi lametini. Occorre ricordare come il tutto è stato attentamente valutato e definito da una esperta giuria, presieduta dall’avv. Sergio Tomaino (ex arbitro), che ha provveduto a selezionare i personaggi a cui assegnare i vari riconoscimenti. Tra applausi e consensi del pubblico a ricevere i riconoscimenti: Maurizio Latelli, Chiara Costanzo, Pasquale Cimino, Antonio Scalise, Candido Grande, Totò Calindro, la Famiglia Raffaele e le giovani promesse Raoul Morelli e Ernesto Torchia. Dal punto di vista prettamente sportivo a sfidarsi sul parquet lametino sono state quattro squadre di altissimo livello agonistico che, nonostante qualche assenza per via delle nazionali, hanno dato grande spettacolo entusiasmando il pubblico che ha potuto seguire la finale non solo dagli spalti ma anche da casa con la diretta web, curata dalla Live Med, particolarmente seguita nel paese del Sol Levante ma anche in Germania ed Argentina oltre che in Asia in generale. Tutto ciò è stato possibile grazie alla presenza di giocatori di un certo livello e di diverse nazionalità (Giappone, Svezia, Germani, Costa D’Avorio, Cina - Taipei, Polonia, Albania, Argentina, Ucraina, Russia, Brasile, Belgio, Slovacchia, Bosnia Erzegovia). Fatto più che curioso è che tutte le quattro gare disputate, ossia le due semifinali e le due finali, si sono concluse al tie-break rendendo le due giornate di volley particolarmente lunghe ma ricche di spunti tecnici e spettacolari. Nella semifinale tra Tonno Callipo e Castellana sono stati i pugliesi ad avere la meglio qualificandosi per la finale contro la squadra tedesca Bisons Buhl che a sua volta ha battuto il Latina. La squadra laziale ha poi ceduto il passo ai vibonesi, dopo aver acquisito un doppio vantaggio, che si sono classificati

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al terzo posto. Mentre ad aggiudicarsi il “Primo Memorial Francesco Pagliuso” sono stati i teutonici del Volleyball Bisons Buhl che oltre al primo posto hanno visto premiato il proprio atleta giapponese Masahiro Yanagida quale miglior giocatore del torneo. Proprio “Hunter Masa” è stata la piacevole ed autentica sorpresa della kermesse. Arrivato in Europa da soli due giorni ha entusiasmato con le sue giocate il pubblico che non lo conosceva, come del resto nessuno (anche perché tutti erano concentrati sui vari Sottile, Savani, Coscione etc.), salvo poi scoprire che nel suo paese è un’autentica star del volley (alla conferenza stampa d’addio alla sua squadra prima di partire c’erano più di 1000 persone e ci sono volute tre ore per smaltire le richieste di autografi). Popolarità accertata da chi scrive che a fine partita ha postato su fb una foto insieme a Masahiro, con in mano il trofeo, ed in poche ore si è ritrovato con migliaia di Like. È stata la famiglia di Francesco Pagliuso a consegnare i premi ai vincitori del torneo chiudendo così una bella pagina di sport e solidarietà lametina.

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Sport

Il gioco che arricchisce la vita Sono juventino, da sempre, per tradizione e passione della gente calabrese. La Juve è una squadra che gioca il calcio in maniera totalmente diversa da tutte le altre, ha sempre dei giocatori che individualmente spiccano dinanzi agli avversari. Cosa questa che va considerata anche rispetto alla diversa concezione che si aveva allora del gioco del calcio. Diversa nelle marcature che non erano di certo quelle di oggi. Tutto era sicuramente più arioso, si subivano più goal e se ne facevano quindi di più. Sin da quell’epoca la Juventus era una squadra che riusciva a dar valore alla capacità tecnica del singolo (che da sola però non basta sicuramente). Oggi c’è chi dice che sia un «di più» saper toccare in quel modo particolare la palla, saperla nascondere. Se così fosse, l’interesse per una partita di calcio sarebbe sicuramente inferiore a quello per una partita a scacchi, dove le combinazioni sono infinitamente superiori a quelle di una partita giocata con regole puramente razionali di «azione-reazione» correlate l’una con l’altra. La ricchezza della Juve è proprio questa: il fascino del livello tecnico dei suoi giocatori. È andata così fino al primo dopoguerra, quando apparvero squadre come il Torino, il grande Torino. Rammento che durante quegli anni in molti ambienti della cultura di sinistra e di quella sindacale c’era chi considerava il calcio come un fatto d’intontimento per la gente, una sorta di oppio dei popoli. Cosa questa che non mi ha mai trovato d’accordo. Ho sempre considerato il gioco del calcio un’opportunità per divertire, per inserire nella nostra vita un fattore di distrazione che arricchisce l’esistenza, che ancora oggi la rinverdisce senza danneggiare qualsiasi altro impegno. Il calcio lega umori ed emozioni che sono comuni alla gente. Vorrei ricordare che più noi siamo diversi dagli altri e meno rischiamo di capire che cosa pensa e vuole la gente. Tanto più si è impegnati nella battaglia politica e a difesa degli interessi della collettività tanto più bisogna sforzarsi di comprendere non solo gli atteggiamenti «politici», ma anche i comportamenti, il senso comune, il costume della società. Anche il calcio può servire a questo. Comprendendo le «minime» passioni della gente, come una squadra di pallone, si può più facilmente accedere alle grandi L’amore per la Juventus,- e la scelta di questa squadra «del cuore» non vennero mai intaccati neanche dai possibili simbolismi che nella squadra bianconera si potevano

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rintracciare, come ad esempio quello d’essere, pur sempre, la rappresentativa, in campo sportivo, di proprietà della più grande industria italiana. Politica e sport non vengono a confondersi, non ritengo sia giusto; si può ritrovarsi allo stadio di Torino, ad un incontro della Juve. E gioire insieme ad Agnelli senza crearci problemi di alcun genere. … Dividere con il capo della fiat una sensazione di felicità e poi, logicamente, su altri terreni, tener in vita tutto intero lo scontro esistente. Non imbarazza di certo sul piano politico per via di comunanze sportive. La lotta di classe regge ugualmente. E poi, tutto sommato, la Juventus è una cosa seria. Gente seria e criteri di gestione seri fan sì che sia il grosso club che tutti conosciamo. Impegno, sacrificio, compensi, tutto proporzionato; una grossa società per una grossa squadra, dove debbono coesistere undici persone dagli interessi diversi, ognuna con i suoi problemi, le sue esigenze, i suoi bisogni, le sue forme caratteriali. Farli camminare tutti all’unisono è cosa di non poco conto. D’altronde il grosso fascino del calcio dove risiede? Nel gioco collettivo, di gruppo, e quando smette di essere tale stai certo che sei fregato, tutto finisce e in male. Qui sta la bellezza del football. E, lo si ricordi, per tenere in piedi un collettivo c’è bisogno di capacità di coordinamento, di direzione, di prestigio, di autorevolezza. Ciò vale specialmente se ci si trova di fronte a grossi giocatori. La professione di allenatore non credo sia affatto una cosa semplice; le doti richieste sono particolari, ritengo ci sia bisogno di essere un certo tipo di persona, lontana dai divismi, dall’eccessiva considerazione di se stessi rispetto agli altri. Io allo stadio partecipo attentamente a quanto accade in campo. Mi posso infervorare, sempre in maniera civile, senza tirar troppo in ballo i morti cari all’arbitro o ai guardalinee. Capita anche che, di fronte alla Juventus stessa, se questa non merita la vittoria, io mi comporti in modo non fazioso; se è giusto che l’altra squadra, più meritevole, si aggiudichi la posta in palio, non mi struggo, riconosco l’evidenza dei fatti. Da questa precisazione mi viene alla mente il discorso, sempre più frequente nel nostro paese, delle «congiure» contro alcune squadre del campionato. Non ho mai creduto all’intenzionalità di nuocere a questa o a quella formazione: il fuorigioco non visto, il fallo non compiuto, son tutte cose che,

ognuna a sé stante, possono anche essere vere, ma la premeditazione nel colpire una data società non la condivido. In un campionato si giocano trenta partite, alcune possono andar male per colpa degli arbitri. Ma se poi ci si ritrova in fondo alla classifica, rischiando la serie b, le responsabilità credo le si debba sempre andare a cercare da altre parti. Una discreta attenzione la dedico invece ad alcune cronache sportive che vengono riportate sui singoli giornali, specialmente, ed è logico, il lunedì mattina. Molte di queste ricalcano binari di faziosità e filtraggio dettati dalle varie realtà locali ma altre sono indiscutibilmente delle vere perle di letteratura, o meglio lo erano, ora già di meno. I tifosi del Torino, odiano la Juventus (in realtà, sotto sotto, c’è stima, invidia). In politica si direbbe che il tifoso del Torino ha la vocazione dell’opposizione, la Juve è stile, eleganza, superbia, consumata cattiveria, la Juve è Agnelli, la Juve è ricca, la Juve ci sa fare con il potere e con gli arbitri. Non la voglio buttare in politica; ma sotto il fascismo a Torino, i bandieroni rossi (non molti per la verità) c’erano: erano quelli dei tifosi granata. A quei tempi la sociologia non si conosceva: Alberoni era appena nato. Eppure l’operaio Fiat tifava Torino, lo studente, il piccolo e medio borghese, Juventus. C’è sempre una ragione di sottofondo nel tifo. Adesso il torinese puro sangue tiene per i granata, per differenziarsi dai «terroni» arrivati con la grande migrazione, e che sono tutti juventini. La lingua ufficiale dei torinesi allo stadio è il dialetto. Nei giovani comunisti del dopoguerra c’era un cruccio: perché Togliatti teneva per la Juventus? (già, il professor Togliatti...). Nello stadio si entra tutti interi con il tifo e i motivi sotterranei di esso, non si lascia fuori nulla. In 45 anni di calcio, ceffoni e calci negli stinchi, anche fra distinti spettatori, ne ho sempre visti, parolacce tremende ne ho ascoltate in tutti i dialetti, ho anche visto tifosi di una squadra inglese girare per Roma ubriachi fradici e disgustosi coi loro ventri sporgenti. Allo stadio ci si denuda, il tifo è il grande specchio di una società. E ogni epoca ha i suoi connotati, i suoi costumi, le sue priorità. Ecco, oggi, la violenza è organizzata, di gruppo, per questo sembra più massiccia, più pericolosa. Ma spesso il tifo per il calcio è un pretesto.

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Scuola

Riapertura anno scolastico:

MESSAGGIO DEL SINDACO PAOLO MASCARO AGLI STUDENTI 14 settembre: Riapertura del nuovo anno scolastico 2016-2018, il Sindaco Paolo Mascaro invia agli studenti lametini un messaggio, rievocando il personaggio del grande Collodi, Pinocchio il quale, anziché studiare con l’abbecedario acquistato dal povero padre Geppetto tramite la vendita della propria casacca, vende il libro, preferendo assistere a uno spettacolo di burattini, deludendo così Geppetto. Il 16 settembre il Sindaco visita personalmente molte scuole lametine, inoltrando gli auguri e un importantissimo messaggio per l’inizio del nuovo anno scolastico. Il messaggio del Sindaco Mascaro

“Cari studenti”, continua il messaggio del Sindaco, “Da oggi si apre il nuovo anno scolastico 2017/18.La bella stagione è stata per voi, per la vostra mente, una ricarica con la gioia e col sorriso l’inizio del nuovo anno scolastico. Ho voluto iniziare questa lettera con un capolavoro della nostra letteratura: Pinocchio del grande Collodi. Molti di voi pensando a Pinocchio ricorderanno il suo naso, lungo per le bugie raccontate al povero Geppetto. Io, però, voglio invitarvi a riflettere su altri aspetti del carattere di questo personaggio. Proprio a lui, il falegname ricordò che ciò che conta non è l’apparenza, ma piuttosto indossare abiti puliti e quindi, metaforicamente, avere una coscienza limpida ed una mente libera. Sabato 16 il Sindaco visitato personalmente, accompagnato dall’ Assessore alla cultura On. Simone Cicco, diverse scuole di Lamezia: tra cui l’ Istituto Comprensivo di Sant’ Eufemia, dove ha incontrato la Dirigente e le classi terze inoltrando loro questo messaggio: A voi, cari ragazzi, da Sindaco, da cittadino ma soprattutto da genitore, chiedo di non fermarvi alla materialità, alla fame di potere e ricchezza ma di tendere quotidianamente alla conquista di quella libertà, di pensiero e di azione, che soltanto la cultura può donare. La scuola, attraverso lo studio e gli insegnamenti dei vostri docenti, potrà indicarvi la strada giusta che vi condurrà alla conquista della felicità che non ha né il colore dei soldi né la bellezza di un abito nuovo, ma piuttosto il sapore della libertà da ogni forma di schiavitù. Ogni giorno, come Pinocchio, troverete uno spettacolo di burattini che tenterà di distogliervi dal vostro studio e di allontanarvi dai vostri progetti di vita. E sarà a quel punto che dovrete ricordare i sacrifici di Geppetto per far studiare il burattino che sarebbe divenuto bambino non per magia ma solo attraverso la conquista dei veri valori della vita, partendo proprio dall’istruzione, fondamentale per la crescita e la realizzazione dei propri sogni. Riflettete dunque sugli sforzi che quotidianamente le famiglie dedicano al vostro presente affinché, attraverso la formazione scolastica, possiate costruire un futuro a misura dei vostri sogni e delle vostre aspettative. Soltanto la cultura potrà aiuterà a smascherare il Lamezia e non solo

gatto e la volpe che incontrerete lungo il cammino della vita, aiutandovi a vincere il male che può essere lucifero, la criminalità, l’annientamento di idee e qualsiasi ostacolo alla libertà di pensare ed operare. Lasciatevi contagiare dalla letteratura, sfidate le equazioni, assaporate il gusto delle lingue antiche e moderne. La scuola vi aiuta a socializzare, a sorridere ad essere umani. Io e l’Amministrazione Comunale saremo sempre al vostro fianco ma siete voi i primi attori e sarà sempre l’oggi a costituire il momento giusto per investire e lavorare per il domani. Siate avidi di curiosità, avidi di sapere: Soltanto l’ansia di conoscere vi aiuterà a crescere con consapevolezza umana e scolastica. Cari ragazzi, tutti voi potrete scegliere se rimanere burattini di legno ed aspettare che qualcuno vi muova a suo piacimento, o uomini e donne dal cuore caldo e linfa umana, liberi perché capaci di discernere il bene ed il male. Collodi ci insegna “Insegui ciò che ami o finirai per amare ciò che trovi” ed io aggiungo soltanto di affrontare ogni aspetto della vita con sorridente passione iniziando proprio dall’anno scolastico che sta per iniziare. Vi abbraccio affettuosamente.

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La parola alla Psicologa

Cibo e psiche… le emozioni nel piatto È noto ormai da tempo che il cibo non è soltanto un mezzo di nutrimento, ma è un’attività che assorbe una certa quantità di tempo e i pasti sono un punto di riferimento importante nell’arco delle nostre giornate. Si mangia anche senza aver appetito, perché il luogo di ritrovo con gli amici è dentro ad un bar, pensiamo agli adolescenti, ad esempio; organizziamo le uscite con gli amici nel weekend in un determinato ristorante per mangiare un determinato piatto. Tutta la nostra vita sociale gira intorno al cibo, insomma. In che modo, però, le nostre emozioni e lo stress influenzano il nostro rapporto con il cibo e il nostro comportamento a tavola? Molte abitudine alimentari scorrette nascono dalla mancanza di gratificazioni esterne: relazioni sociali deboli, insuccessi lavorativi e/o scolastici, sistemi familiari problematici. Il vuoto che si crea, provoca una sensazione sgradevole del “qualcosa che manca” che la persona tenta di colmare con il cibo. Procurarsi emozioni positive con il cibo è senza dubbio il modo più facile, quello socialmente più accettato, rispetto ad alcool e droga, ma ugualmente pericoloso. Mangiare può sedare l’ansia, ridurre la solitudine o affievolire il dolore emotivo, solo temporaneamente. Il rischio di incorrere in un disturbo alimentare, mettendo in atto questi comportamenti, è, invece, molto alto e può durare per sempre. Che il cibo serva a gestire le emozioni, è stato ampiamente dimostrato da innumerevoli ricerche. Quanti di noi però sono consapevoli che quel desiderio di cibo nasconde qualcosa di più profondo? Spesso il cibo diventa un anestetico con cui si cerca di eliminare la sofferenza o l’insoddisfazione; ci curiamo il bisogno d’affetto o ci nascondiamo in un barattolo di nutella (o in qualunque altro cibo che gradiamo particolarmente) per affogare i dispiaceri connessi all’amore. Il cibo diventa quindi quella scorciatoia, quel pag. 20

rimedio miracoloso che tenta di riempiere il vuoto che abbiamo dentro. Ci si abbuffa per placare l’ansia, si mastica cibo per noia o per tristezza! L’atto di mangiare diventa quindi una reazione inconsapevole, una strategia disfunzionale messa in atto per far fronte ad un’emozione o a un evento per noi stressante. Il problema di base è che non siamo consapevoli di questi meccanismi. Non sappiamo se mangiamo per fame o perché siamo nervosi. Quante volte ci sediamo a tavola perché abbiamo davvero fame? E quante volte smettiamo di mangiare perché sazi? Mangiamo… andiamo a comprare il cibo, lo prepariamo… quindi agiamo, siamo in movimento, agiamo anzicchè stare con quell’ emozione per noi difficile da tollerare. Partendo da questa premessa, diventa comprensibile capire il perchè le diete falliscono. Le persone in sovrappeso si cimentano in tantissime diete, fai da te o scovate su internet, cambiano nutrizionista ogni sei mesi, sperando sempre che quest’ultimo sia quello giusto, quello del miracolo. Se all’interno dell’intervento proposto dal nutrizionista, ad esempio, non si accompagna la persona a prendere consapevolezza degli aspetti emotivo-psicologici alla base dei propri comportamenti alimentari, il fallimento è dietro l’angolo. A volte succede, che dopo un iniziale perdita di peso, molte persone riprendono i chili persi e forse anche qualcuno in più. Vi siete mai chiesti il motivo? È pigro? Ha smesso di fare attività fisica? Forse si, ma sicuramente c’è qualcosa di più profondo che deve essere affrontato. Siamo mente e corpo, non dobbiamo dimenticarlo.

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Dr.ssa Valeria SALADINO Referente per la provincia di Catanzaro della Società Italiana di Promozione della Salute saladino.valeria@gmail. com

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La parola alla Farmacista esperta in cosmetologia

Rughe

Come fermare il tempo Ogni ruga parla di noi. Esse sono le cicatrici del riso, delle lacrime, delle domande, degli stupori, delle certezze e dobbiamo esserne orgogliosi perché rappresentano i tanti capitoli del libro della nostra vita. Ma cosa sono le rughe? Con il termine di “ruga” si definisce un solco lineare permanente della pelle di profondità variabile. Le rughe sono segni visibili del processo di invecchiamento della cute. La cute, più di altri organi, risente dell’effetto del tempo che passa: l’esposizione solare (foto-invecchiamento), l’inquinamento, gli sbalzi di temperatura, lo stress ossidativo e le variazioni ormonali sono tutti fattori che ne influenzano il cambiamento.

Prevenire significa condurre una vita sana ed equilibrata, sia per quanto riguarda l’alimentazione sia le abitudini: evitare il fumo, fare sport, esporsi al sole con moderazione e con le opportune precauzioni, far respirare la pelle mantenendola pulita e utilizzando cosmetici idratanti. La cosmetica di trattamento è invece più complessa e viene utilizzata per rispondere ad esigenze differenti in funzione del tipo di effetto: ü EFFETTO PROTETTIVO \ PREVENTIVO PER I PRIMI SEGNI DI INVECCHIAMENTO: micro rughe, lieve accentuazione delle linee di espressione, scarsa luminosità, pelle meno tonica ed elastica; ü EFFETTO RIPARATIVO \ RESTITUTIVO PER I SEGNI ACCENTUATI DI INVECCHIAMENTO: rughe profonde, pelle secca e sottile, aspetto rilassato e cadente. Il trattamento in crema è sempre presentato e abbinato al trattamento concentrato o siero da applicare prima per un potenziamento degli effetti. Gli attivi di maggior impiego sono le vitamine:

Esistono tre differenti tipi di rughe · RUGHE GRAVITAZIONALI: compaiono quando le fibre elastiche e i fasci collaterali del derma non sono più in grado di controbilanciare la forza di gravità; · RUGHE ATTINICHE: sono responsabili del foto-invecchiamento. Sono dovute al danno cumulativo esercitato dalla radiazione solare sulle fibre elastiche e collagene. La cute eccessivamente esposta al sole appare precocemente invecchiata e più marcatamente segnata; · RUGHE DI ESPRESSIONE: sono solchi che si formano nella cute del volto a causa della trazione ripetitiva esercitata dai muscoli mimici. Molto si può fare per cercare di rallentare il processo di invecchiamento della cute. L’approccio cosmetico è doppio: si deve prima di tutto puntare a prevenire e successivamente correggere l’inestetismo delle rughe. Lamezia e non solo

” VITAMINA A (Retinol-Retinyl Palmitate): è considerata la vitamina della pelle. Ha una specifica azione anti-invecchiamento e promuove il rinnovamento cellulare. Agisce da antiossidante perché in grado di annientare i radicali liberi e quindi di prevenire l’invecchiamento e partecipa al mantenimento dell’integrità delle strutture epiteliali intervenendo sulla sintesi di vari costituenti cellulari del derma;

Ascorbyl Palmitate): rende la pelle più luminosa con effetto immediato, idratante e antiossidante. Partecipa alla sintesi del collagene, genera la vitamina E e protegge dal foto-aging (UVA). Accanto a questi attivi, ultimamente si sta sviluppando una significativa ricerca di nuove molecole rivolte a soddisfare in modo più specifico le esigenze del cliente. Tra le novità l’acido ialuronico microframmentato ottenuto mediante sintesi biotecnologica. Le particelle micronizzate, date le loro dimensioni ridotte, possono inserirsi nelle piccole rughe e rigonfiare, dando un effetto di riempimento, rendendo la pelle più liscia ed uniforme ed esercitando la funzione protettiva classica dell’acido ialuronico. Il sogno è di poter disporre di un cosmetico anti-age che dia effetti visibili in tempi brevissimi, già alla prima applicazione! Invecchiare è il solo rimedio che ci sia per vivere a lungo. Cerchiamo allora di invecchiare bene. Ludovica Liparota, Dottoressa in Farmacia Presta servizio presso Farmacia Mallamo Ha frequentato il prestigioso Master II livello (teorico e pratico) in “Scienze Cosmetologiche “ presso Università di Pavia

” VITAMINA E (Tocoferol-Tocoferyl Acetate): oltre ad essere considerata efficace come idratante per la pelle secca, è un prezioso antiossidante utilizzato nella prevenzione dell’invecchiamento. Protegge dal foto-aging (UVB); ” VITAMINA (Ascorbic

C Acid-

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Religione

Fra Emil Kumka

Per il Celano la via di Francesco è aperta a tutti “Un Santo frate”, un “Figlio dell’obbedienza”, un “Santo discepolo del padre Francesco”. Queste alcune delle espressioni con cui le cronache del tempo parlavano di Fra Tommaso da Celano, primo e ufficiale biografo della vita di San Francesco d’Assisi, oggetto dell’incontro tenuto dal frate minore conventuale Emili Kumka domenica 1 ottobre al santuario di S. Antonio, nel corso della novena in onore del Poverello d’Assisi che culminerà nella festa del prossimo 4 ottobre. Una prima “Vita” di S. Francesco scritta tra il 1228 e il 1229 su incarico del Papa Gregorio IX e del ministro Generale dell’Ordine di allora, Frate Elia; un’altra testimonianza della vita di Francesco, risalente molto probabilmente al 1239, ritrovata solo qualche anno fa in un codice medievale; un memoriale, noto come “Vita seconda”, risalente al 1246 a cui si aggiunse nel 1253 il “Trattato dei miracoli”; la vita di S. Chiara. Questi i principali contributi dati dal frate minore abruzzese al racconto della santità del Patrono d’Italia e dei primi passi della grande famiglia da lui fondata, la famiglia francescana, oggi articolata al suo interno tra frati minori, frati minori conventuali, frati cappuccini, fraternità secolare francescana e diversi ordini religiosi femminili che fanno riferimento al carisma di Francesco e Chiara d’Assisi. Fra Emil Kumka ha studiato in maniera approfondita, attingendo alle fonti storiche e ai documenti del tempo, tanto la vita dell’agiografo quanto la sua ricca produzione letteraria, dando vita a studi e convegni che segnano tappe importanti nel percorso di ricostruzione storica della vita di Francesco e dei fratelli e delle sorelle che hanno scelto di seguirlo sulla via

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della povertà evangelica. “Nel Francesco raccontato dal Celano – ha detto frate Emil rivolgendosi al pubblico lametino – appare chiaro che cosa sia per Francesco la semplicità evangelica, ricercare sopra ogni cosa il Signore Gesù e fare tutto per amore di Dio. In Francesco non c’è contrapposizione tra sapienza e semplicità, che invece sono viste come virtù “sorelle gemelle”. Nella produzione del Celano, emergono tutti gli elementi caratteristici della spiritualità francescana, l’umiltà, la povertà, la disponibilità a condividere, partendo dalla conformazione a Gesù Crocifisso che è stata la spinta fondamentale e il culmine della vita di Francesco. Nel Celano, la via di Francesco viene presentata come una via aperta a tutti, agli uomini e alle donne di ogni tempo, di ogni condizione sociale”. Il frate ha anche raccontato i momenti fondamentali della vita del Celano che, pur non essendo tra i primi discepoli di Francesco, partecipò a due momenti fondamentali della vita del Santo: la morte del poverello di Assisi, il 3 ottobre 1226, e la sua proclamazione a Santo il 16 luglio 1228. Fu direttore spirituale di un convento di Clarisse nei pressi di Tagliacozzo, in Abruzzo, dove morì. Le spoglie del frate, che già dai suoi contemporanei veniva spesso chiamato “Beato” e “Santo” anche senza un rinoscimento ufficiale da parte della Santa Sede, riposarono fino al 1517 nella chiesa del monastero delle clarisse di San Giovanni in Barri, situato alle pendici del monte Sant’Angelo, per poi essere traslate dai frati nella chiesa di San Francesco a Tagliacozzo dove tuttora si trova.

di Beato anche se manca ancora un riconoscimento ufficiale. Non gli avrebbero affidato una responsabilità così alta, come quella di raccontare la vita di Francesco e dei primi frati minori, se non avessero colto in lui qualcosa di straordinario” ha spiegato Fra Emil, che ha invitato la famiglia francecano a pregare perché la santità di Tommaso da Celano possa essere presto riconosciuta anche dalla Santa Sede mentre va avanti il lavoro di raccolta dei documenti sulla vita di un frate che ha lasciato un patrimonio inestimabile alla famiglia francescana e a tutta la Chiesa. La fraternità dell’Ordine francescano secolare di Lamezia Terme, guidata dal suo assistente spiriturale e superiore del convento di S. Antonio fra Bruno Macrì, celebra ogni anno con solennità la novena e la festa del suo fondatore Francesco d’Assisi. Grata per la sua vocazione e per essere porzione della Chiesa, la nostra fraternità invita tutta la città a partecipare ai momenti che vivremo nei prossimi giorni per comprendere la santità di Francesco, uomo rapito dall’amore di Dio il cui cuore palpitava per l’assoluto. Il linguaggio del poverello d’Assisi ci riporta all’universalità: Egli è riuscito a creare fraternità fra tutti gli uomini di tutti i tempi e tutte le culture, abitanti di questo creato conservato e custodito nelle mani del Creatore. Un messaggio sempre attuale, per dare risposte evangeliche anche alla realtà del nostro tempo”, è quanto ha dichiarato la ministra dell’Ordine francescano secolare di Lamezia Terme Marisa De Sensi

“A Tagliacozzo, come tra tanti figli di S. Francesco, il Celano gode della fama

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