news Guidonia: Rinviati al 30 settembre i pagamenti per il canone e le spese degli alloggi popolari Una buona notizia: sono stati rinviati al 30 settembre i pagamenti per canone di occupazione e spese degli alloggi popolari. Un gesto che tende la mano a quei cittadini che sono maggiormente in difficoltà. “In questa fase emergenziale l’Amministrazione Comunale è vicina a tutti i cittadini, a maggior ragione chi è in difficoltà economica come gli inquilini degli alloggi di edilizia economica/popolare. Per questo motivo abbiamo deciso di rinviare al 30 settembre i termini di pagamento, previsti inizialmente per il 30 giugno, per quanto concerne i canoni/indennità di occupazione 2018, le spese comuni e le spese per le utenze. Non si tratta, però, semplicemente di un rinvio, stiamo studiando, infatti, delle ipotesi di rateizzazione per i soggetti maggiormente colpiti economicamente dalla crisi legata al coronavirus. Diamo, quindi, una mano a chi è in difficoltà per ripartire tutti insieme”, le parole del sindaco di Guidonia Montecelio Michel Barbet.
Guidonia: Gli atti urbanistici diventano digitali Rivoluzione digitale nel settore urbanistico a Guidonia Montecelio con gli atti amministrativi di competenza, come il Certificato Destinazione Urbanistica ed il Permesso di Costruire che diventano digitali. “In questa fase emergenziale ci siamo interrogati su come mandare avanti l’attività del settore - spiega l’Assessore all’Urbanistica Chiara Amati - viste le difficoltà a rilasciare i Cdu (Certificato Destinazione Urbanistica) ed il Pdc (Permesso di Costruire) in maniera cartacea tradizionale. Per questo, grazie al lavoro del Dirigente Paolo Cestra e degli uffici, siamo tra i pochi per i CDU e forse i primi per i PdC, tra i più di 7.900 Comuni Italiani, a rilasciare questa tipologia di certificati in formato digitale”. Risparmio economico, tempo ed un aiuto notevole ad
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imprese, professionisti e cittadini che proseguirà anche dopo la fase emergenziale. “Questi permessi in formato digitale - continua Amatihanno la stessa validità probatoria dei classici permessi cartacei ma consentono un notevole risparmio economico, basti pensare semplicemente al risparmio di carta e toner, oltre che di tempo per imprese, professionisti e semplici cittadini che si interfacciano con il Comune. Il Certificato di Destinazione Urbanistica verrà così trasmesso in maniera più agevole ai notai per la stipula degli atti di acquisto di immobili o terreni, inoltre qualsiasi pubblico ufficiale potrà estrarre copia conforme analogica del documento digitale e dargli valore probatorio evitando il passaggio negli uffici comunali”. Un risultato frutto del buon lavoro dell’Assessore Amati e del settore urbanistica così come riconosciuto anche dal Sindaco Michel Barbet. “Grazie a questa innovazione digitale - conclude il Primo Cittadino - il nostro Comune tende una mano alle imprese in netta difficoltà per l’emergenza Coronavirus e contemporaneamente dimostra di essere all’avanguardia da un punto di vista tecnologico. Il buon lavoro dell’Assessore Amati e del settore urbanistica è uno dei fiori all’occhiello di un’Amministrazione da sempre sensibile verso le problematiche dei cittadini e delle imprese locali”.
Tivoli: Riapre il Cimitero comunale dopo due mesi di chiusura Con una decina di giorni di anticipo, rispetto la precedente ordinanza del Sindaco Proietti, fissata inizialmente per lunedì 18 maggio, ha riaperto sabato mattina 9 maggio il Cimitero comunale di Tivoli. Questi gli orari: - dal lunedì al sabato dalle 8 alle 18; - domenica e festivi dalle 8 alle 14.
ATTUALITÀ
Cristina Cappuccini “Per noi parrucchieri non è facile” di Claudia Crocchianti
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ono giorni complicati per gli operatori del settore dei parrucchieri e dei centri estetici. L’allungamento dei tempi di ri-apertura ha gettato nel panico tanti professionisti anche a Tivoli. Ne parliamo con Cristina Cappuccini della bottega “Linea 2000” che si trova in via Colsereno. Anche questo è un mondo del lavoro messo a dura crisi dal Covid 19 e non è facile rimettersi in carreggiata. Tanti non sanno come affrontare la situazione soprattutto dal punto di vista della sanificazione, della tutela del o della cliente e si stanno organizzando nel modo migliore sperando che presto ci sarà uno spiraglio di luce. Altri problemi sono dovuti al fattore economico. Quello che emerge da Cristina è la sua positività perché ce la dobbiamo fare. Dal punto di vista psicologico ed economico come sta affrontando la situazione? “È fuori di dubbio che quello che è capitato e che stiamo vivendo è un evento assolutamente eccezionale che ha preso alla sprovvista l'intera nazione. Ritrovarsi di punto in bianco a cambiare le proprie abitudini di vita e lavorative subendo altresì le limitazioni a cui dobbiamo comunque attenerci per la nostra e altrui incolumità, è cosa alla quale non ci si abitua facilmente. Psicologicamente la faccenda mi turba non poco, perché il nemico che dobbiamo combattere è infido e invisibile ma purtroppo assolutamente letale. Cerco di pensare quindi in modo positivo cercando di immaginare una ripartenza la più prossima possibile che ci possa ridare stimoli e coraggio. Economicamente, posso dire che è una bella maz-
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zata che mi ha messo in ginocchio, perché non si è trattato di una diminuzione degli incassi ma della loro scomparsa totale e quindi ho dentro di me uno sgomento enorme al quale non riesco ad abituarmi. Qui non si tratta di aver poco lavorato e poco incassato, ma parliamo della totale scomparsa di entrate e possiamo ben immaginare quanto questa sia dirompente di fronte poi alle scadenze che inevitabilmente continuano a esserci”. Come si sta organizzando per la riapertura, i tempi decisi sono stati troppo lunghi e ha intenzione di richiedere finanziamenti? “Pian piano ci stiamo organizzando per una prossima riapertura che comunque prevedo avrà delle difficoltà lo stesso. I tempi lunghi penso che non si possano imputare a decisioni di questo e quel governo, ma solo a ciò che la pandemia ha rappresentato e la sua gravità. La prima cosa che dovremo affrontare sarà la sanificazione dei nostri ambienti di lavoro, ma ancor maggior impegno poi sarà rassicurare la clientela tutta e che di noi si potranno fidare. Già, perché le nostre buone intenzioni adesso hanno bisogno della fiducia della gente che deve ricominciare a tornare alla vita di tutti i giorni. La mia è una piccola attività e nel limite del possibile, sto cercando di far fronte da sola alle mie difficoltà, ma capisco chi invece ha altre tipologie di impresa con ben altri costi e personale. Cerco di pensare positivo, perché per il momento è l'unica vera arma che mi sento di poter disporre per tornare a vivere. Fiducia, fiducia e volontà... ecco le parole magiche e con impegno ce la faremo”.
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Didattica a distanza
Non tutto è così semplice e scontato Due insegnanti, Emanuele Ventura e Simana Donati, fotografano la situazione attuale in campo scolastico di Claudia Crocchianti
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ontinuiamo le interviste sulla didattica a distanza: a parlarne è il professore di italiano, greco e latino, Emanuele Ventura, che quest’anno insegna al Liceo Isabella D’Este di Tivoli. È stato difficile affrontare la didattica a distanza che in questo periodo è l'unico modo di fare scuola? “Risponderei senz’altro di sì, purtroppo. Contrariamente a quello che si sente nei principali TG nazionali, che in questi giorni ci hanno raccontato le esperienze positive di alcune realtà italiane e straniere, la DAD ha messo a dura prova l’esperienza tradizionale d’insegnamento. Una difficoltà su tutte riguarda i ragazzi sprovvisti, in tutto o in parte, dei necessari strumenti digitali, che spesso, laddove presenti, sono oggetto di condivisione con fratelli e genitori, risultando non sempre disponibili al momento delle lezioni; problemi di connessione, poi, non mancano mai, anche in situazioni normali, figurarsi quando si deve instaurare un collegamento con altre 20-25 persone (se non di più): il tutto ha avuto delle ricadute negative sulla partecipazione complessiva ai corsi tenuti. La scuola, da parte sua, ha tentato di ovviare al problema fornendo (seppur con ritardi difficilmente evitabili, vista la situazione), nel caso di studenti particolarmente bisognosi, alcuni strumenti in comodato d’uso: un’iniziativa senz’altro da elogiare, ma che dovrebbe essere la norma in qualsiasi scuola del Paese, soprattutto nelle zone più disagiate. Più in generale, infatti, anche sulla base di quanto letto o sentito da altre fonti, mi sembra che la DAD corra il rischio di giungere in modo efficace soltanto nelle realtà sociali più avvantaggiate, lasciando indietro chi, invece, avrebbe maggiormente bisogno di colmare le distanze già esistenti. La sacralità dell’articolo 3 della nostra Costituzione, in buona sostanza (ma anche di questo, devo ammettere, si sente ogni tanto parlare in TV, per fortuna), rischia di non essere rispettata a pieno o di essere del tutto compromessa: se la situazione d’emergenza dovesse perdurare, sarà fondamentale rimuovere anzitutto gli ostacoli di questo genere”. Come lavori con questo metodo con gli studenti e le studentesse? “Il lavoro della DAD ha visto il ricorso agli strumenti più innovativi forniti, per nostra fortuna, dalle moderne tecnologie: sono molti i programmi e le piattaforme che garantiscono la possibilità di tenere delle videolezioni, garantendo contemporaneamente l’interazione con i ragazzi e la condivisione in diretta di qualunque materiale didattico: immagini, video,
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testi, che possono essere maneggiati e modificati da tutti gli studenti. A ciò si sono aggiunte delle più semplici registrazioni che, dal canto loro, possono talvolta rivelarsi più chiare e produttive rispetto alle stesse videolezioni, poiché offrono il vantaggio, non banale, di essere più sintetiche e riascoltabili”. Loro come stanno rispondendo? “Beh, direi che la risposta è, tutto sommato, positiva: certo, non mancano casi di studenti poco diligenti o poco reperibili, anche al di là delle difficoltà tecniche a cui ho già accennato. Posso affermare, comunque, che, vuoi per la novità in sé di questa didattica del tutto alternativa, vuoi per la possibilità di non doversi sottoporre ogni giorno a levatacce mattutine per essere in classe alle 8, i ragazzi si mostrano nel complesso freschi e partecipi. Visto che ho messo in luce soprattutto le mancanze le DAD, concluderei con una nota positiva che questa esperienza ci lascerà senz’altro in eredità per gli anni a venire: le nuove esigenze imposte dalla quarantena collettiva hanno indotto i docenti alla sperimentazione di nuove soluzioni didattiche e all’uso di strumenti informatici fino a poco tempo fa quasi sconosciuti, favorendo un progresso digitale della scuola tanto brusco quanto necessario per il futuro dell’istruzione; anche per i ragazzi, che pure fanno parte della generazione dei nativi digitali, è stata l’opportunità per maneggiare più di frequente alcuni programmi (penso al semplice Word e affini) il cui uso, seppur dato ormai per scontato, non lo è poi così tanto per un adolescente. Quello che nella DAD certamente manca, e che mancherà sempre, anche nei contesti più virtuosi, è sicuramente quel contatto umano che è alla base della scuola e di ogni lezione che sia davvero considerabile come tale: la freddezza dello schermo di un PC, inevitabilmente, sottrae all’insegnamento molto del suo aspetto più vitale, fatto di interazione costante, di incontro e talvolta scontro, di partecipazione emotiva e intellettuale quotidiana”. La DAD al tempo del Coronavirus raccontata dall’insegnante Simona Donati dell’Istituto Comprensivo Sandro Pertini: “È il 20 marzo del 2020, le strade sono vuote, i negozi chiusi e la gente non esce più… ma la primavera non lo sa! I fiori continuano a sbocciare, il sole continua a splendere, tornano le rondini e il cielo si colora di rosa e di blu. I ragazzi studiano connessi al PC si impasta il pane, si infornano i ciambelloni
ATTUALITÀ
Pietro Conversi “Così il Rotary si è mosso per questa emergenza” Covid 19: il presidente del Rotary Club Tivoli racconta le iniziative messe in campo di Paolo Paolacci
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n questo momento bisogna evitare il campanilismo associativo. Solo la collaborazione con ogni forza attiva sul territorio può aiutare a rendere più efficaci le iniziative”. Così di esprime Pietro Conversi, presidente del Rotary club di Tivoli in questa intervista, toccando tutti i temi del territorio in questa emergenza sanitaria, con consapevolezza e partecipazione. Presidente la situazione attuale con il COVID-19 ha colto tutti di sorpresa. Qual è stata la reazione del Rotary a livello mondiale? “Uno dei fattori che ha determinato il successo del Rotary è proprio la dimensione internazionale che ha acquisito immediatamente dopo la costituzione del primo Club a Chicago nel 1905. Il Rotary, che conta oltre un milione di soci nel mondo, è da anni in prima linea contro la diffusione delle malattie. Il progetto più importante nell’area sanitaria, denominato ‘End Polio Now’, sta ottenendo l’eradicazione quasi totale della poliomielite. Il Rotary si è attivato ad ogni livello per dare risposte rapide anche all’emergenza COVID-19. Basti pensare che in un momento di grande difficoltà di reperimento di presidi sanitari, il Rotary è riuscito a far arrivare in Italia quasi mezzo milione di mascherine che ha subito destinato al personale sanitario in prima linea negli ospedali ed ha donato respiratori ai reparti di terapia intensiva meno attrezzati. Ma l’impegno del Rotary non finisce qui. Siamo consapevoli che alla fase dell’emergenza sanitaria seguirà quella economica e sociale e per tale motivo supporteremo anche con fondi internazionali i migliori progetti dei Rotary Club sul COVID-19”. Come invece ci si è mossi sul territorio per reagire a questa pandemia? “Questa emergenza ha colto tutti di sorpresa, rimettendo in discussione tutto ciò che era in programma. Raggiunta la consapevolezza che l’emergenza sarebbe durata a lungo, i soci del Rotary, impossibilitati
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come tutti a muoversi, si sono attivati da casa per contattare istituzioni, enti ed amici, individuare le necessità prioritarie e studiare azioni di supporto immediato. Come presidente sono rimasto sorpreso nel vedere con quanto impegno soci giovani ed anziani hanno affrontato la situazione e si sono adattati alla videoconferenza come nuova modalità di lavoro. Da marzo ci vediamo periodicamente per condividere le informazioni raccolte dai soci e individuare azioni utili”. Quali donazioni si sono potute fare qui nel comune di Tivoli? “La prima azione attivata dal club è stata la donazione di mascherine chirurgiche e FFP2 all’Ospedale di Tivoli. Una azione che appariva semplice e rapida ma che invece ci ha fatto comprendere quanto il mutato scenario abbia stravolto ogni meccanismo. Nessun fornitore disponeva di mascherine o era in grado di prevedere l’arrivo delle spedizioni internazionali, l’unica cosa certa era l’impennata dei prezzi. Qui la dimensione internazionale del Rotary ha dimostrato la sua efficacia. I Distretti Rotary italiani si sono coordinati, hanno unito i propri fondi a quelli dei club ed hanno organizzato una fornitura internazionale in tempi contenuti e con costi ragionevoli. Questo ha consentito ai Rotary Club di Tivoli e Guidonia di consegnare quasi 5.000 mascherine al reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli. I soci del club si stanno anche impegnando nell’individuare casi di famiglie che necessitano di supporto per aiutarle ad accedere ai sussidi pubblici e dotarle di un piccolo supporto economico”. Il Club che lei rappresenta ha agito da solo sul territorio? “In questo momento bisogna evitare il campanilismo associativo. Solo la collaborazione con ogni forza attiva sul territorio può aiutare a rendere più efficaci le
STORIE & PERSONAGGI
Gian Luigi Picchi Le emozioni dentro una Giulia GTA L’ex pilota tiburtino ci parla del suo libro e del suo incontro di questa eccezionale vettura e del rapporto che si instaura con il suo guidatore di Paolo Paolacci
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bbiamo incontrato l' ex pilota Gian Luigi Picchi per il nuovo libro "Alfa Romeo GTA" (scritto insieme con Vladimir Pajevìc, pubblicato da ASI Service con prezzo di copertina a 28 euro) anche per accorciare la distanza che ognuno di noi crede di avere con i motori e le macchine in generale. Questa intervista prova di dimostrare come l'uomo, utilizzando la macchina, e che macchina!, alla fine sta semplicemente misurandosi con se stesso. Per vincere. Gian Luigi, cos'è un motore e cos'è una macchina? “Nel Racing due strumenti con cui si ha un rapporto privilegiato, il motore ha una sua 'voce' o se volete un ululato e la macchina ha una sua "anima", ti accompagna nelle competizioni ed è la depositaria di tutte le sensazioni provate in corsa”. Qual è il piacere di guidare, di correre e di vincere? “Nel pilotare è inebriante la velocità e l'inscrivere la vettura da competizione alla massima velocità in curva frenando il più tardi possibile in ingresso ed accelerando prima possibile in uscita per avere una maggior velocità sui tratti rettilinei. Il 'correre in pista' è l'armonico rapporto tra pista, macchina e pilota, una simbiosi alla ricerca della perfezione della prestazione il cui obiettivo è la ricerca della Vittoria. Salire sul gradino più alto del podio dopo aver vinto è la massima gratificazione per un pilota che ha lavorato duramente per ottenere il risultato collaborando con i tecnici nella messa a punto del mezzo per arrivare al massimo rendimento ed è la ricompensa per tutti i componenti la squadra”. Come nasce questa passione e che cosa alla fine la ferma? “La passione per le macchine e poi per le corse era nel mio DNA ed è cominciato con il kart. Alla nascita del primo dei tre figli ho capito che le priorità nella vita erano altre piuttosto che appagare l'orgoglio personale di pilota vincente”. Giulia GTA: com'è nato questo incontro e come, se 'possiamo dirlo, ci si innamora di una macchina così? “Mi attrasse questa vettura, icona del motorsport, assistendo da spettatore, ancora senza patente, ad una corsa a Vallelunga non immaginando che anni dopo sarei stato chiamato dalla Alfa Romeo Autodelta per portarla in pista su tutti i circuiti europei come pilota ufficiale della casa del Biscione. Certo ci si innamora di una auto così, a metà degli anni 60 tutti i ra-
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gazzi appassionati di auto erano follemente attratti dalla GTA, così come ancora oggi gli appassionati e i fortunati possessori di una di queste auto d'epoca”. Nel libro appena uscito, c'è un capitolo tuo dedicato proprio a questo "rapporto" tra una Giulia GTA e il suo guidatore (peraltro molto intuitivo): com'è nata l'idea e ci racconti qualcosa in merito? “Nel libro appena uscito, 'Alfa Romeo GTA', scritto da Vladimir Pajevic e da me, nel contesto di tutte le note tecniche, ho scritto un capitolo dove sfiorando la tecnica di pilotaggio faccio parlare la GTA in un giro immaginario a Monza tra passato e presente. Come ho scritto, secondo me le auto che noi tutti usiamo giornalmente e ci hanno accompagnato in vari periodi della nostra vita hanno un'anima, quando con il termine anima indico che a loro sono legati i ricordi belli e brutti di periodi del nostro vissuto, della nostra famiglia, prima ancora dei nostri genitori quando da piccoli viaggiavamo su questo strumento di libertà che ci conduceva lì dove avevano progettato di andare. l'idea del racconto nasce da lì, nell'altro mio libro 'I miei anni in Autodelta' invece c'è la storia di quelle stagioni corse con la GTAm, e la GTA Junior con le cronache dettagliate dei campionati corsi e delle 11 vittorie ottenute nel Campionato Europeo con la conquista del Titolo nel 1971”. I motori molte volte, almeno in passato, erano infatti collegati alle donne per dire che erano una mix vincente del successo: tu cosa pensi oggi di questo accostamento nel passato? “Sì, ai box si vedevano molte belle donne, alcuni piloti erano dei tombeur de femme, ma in generale queste leggende sono dettate dall'immaginario collettivo, il pilota ha necessità di stabilità affettiva e la maggior parte avevano con sé compagne stabili o mogli. La necessità di concentrazione poteva essere compromessa dalla presenza di 'cacciatrici di piloti', alcune facevano 'collezione' vantandosi con quanti erano andate a letto”. Che cos'è che è cambiato oggi nel modo di guidare rispetto a ieri? “L' enorme differenza è dettata e in corsa e su strada per gli utenti dalla elettronica e dalle gomme e dalla frenatura e tenuta di strada. In special modo nel racing, e gli appassionati
STORIE & PERSONAGGI
Raimondo Luciani “Buddismo e fotografia la mia vita” La macchina fotografica è da sempre la sua compagna di vita di Claudia Crocchianti
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l fotografo tiburtino Raimondo Luciani e il suo libro “Appunti di buddismo e fotografia” in quest’intervista che ci ha rilasciato per Tivoli Guidonia City. Come è nata l'idea di scrivere il libro "Appunti di Buddismo e Fotografia"? “C’è un legame abbastanza noto tra Buddismo e Fotografia, ed è dovuto al fatto che Henry Cartier Bresson dopo aver letto Lo zen e il tiro con l’arco, scritto nel 1948 da Eugene Herrigel, ne rimase particolarmente colpito e ispirato, al punto che questo libro ebbe un ruolo decisivo nel suo modo di descrivere la fotografia. Lo Zen, essendo solamente una delle varie scuole derivanti dagli insegnamenti originali di Shakyamuni, non completa in maniera esauriente la filosofia buddista, così ho cercato di approfondire l’argomento cercando materiale di altro tipo, in particolar modo ero interessato alla scuola buddista di Nichiren Daishonin. Quasi tutto il materiale che sono riuscito a trovare riguardava lo Zen, che tra l’altro è una scuola che è stata confutata dal Daishonin, così ho pensato che, se quel che cercavo non c’era, avrei potuto provare a scrivere io qualcosa in merito. Ho iniziato a buttar giù degli appunti, dapprima prendendo spunto da alcuni principi buddisti e considerazioni sulla fotografia, completando poi il tutto con la narrazione di esperienze personali, ovviamente legate al mio percorso, in particolare quello fotografico, in cui la pratica buddista mi ha reso in grado di percepire e fotografare andando oltre la superficie di ciò che si pone davanti all’obiettivo... Man mano che andavo avanti questi appunti hanno preso sempre più corpo, dando origine all’idea di trasformarli in un libro, ed è quello che poi è successo”. Cosa rappresenta la fotografia per te? “Per me la fotografia è stata ed è tuttora una scelta di vita, oltre che una grande passione. Nel primo capitolo del libro parlo proprio di come, nel 1988, è nato questo grande amore e di come una serie di casualità mi abbiano portato a decidere
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di lasciare il mio precedente lavoro di programmatore per imbarcarmi nel vasto oceano della fotografia, prima da appassionato e subito dopo da professionista. Sono molto curioso, e l’utilizzo di una macchina fotografica, dandomi la possibilità di guardare il mondo attraverso un obiettivo, mi permette di osservarlo e descriverlo in maniera molto personalizzata”. Il buddismo, quando ti sei avvicinato e perché? “Al buddismo mi sono avvicinato in maniera del tutto casuale nel 2003, dopo una quindicina d’anni dal mio primo incontro con la fotografia. Anche questo episodio è descritto in uno dei capitoli del libro. Come ho già detto sono molto curioso,
e sempre alla ricerca di cose nuove di cui approfondire la conoscenza. C’è anche da dire che ho sempre dato molta importanza all’aspetto spirituale degli esseri viventi, al di là di quella che può essere una singola religione o filosofia, così quando un amico mi ha invitato per la prima volta a un incontro in cui si parlava di buddismo, sono stato ben felice di andare, e trovando il tutto molto interessante, ho continuato e continuo ancora oggi ad approfondire la conoscenza di questa pratica che ha come fine ultimo la pace nel mondo e la felicità