Calcio Mensile | AGOSTO 2014 | N. 200 | Italia | Euro 3,90
2OOO il mensile diretto da FABRIZIO PONCIROLI
INTERVISTA ESCLUSIVA A
“IL MIGLIOR CALCIO SI FA A ROMA” ADRIANO si confessa: “Voglio un’altra chance”
foto A. Staccioli/Image Sport
Miralem PJANIĆ
D’AMBROSIO 54 Speciale LAZIO 62 Giancarlo ANTOGNONI 20 Danilo Voglia di Inter Ricordi di un trionfo I Giganti del Calcio
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EDITORIALE di Fabrizio PONCIROLI
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Calcio
N. 200 - AGOSTO 2014
Mensile | AGOSTO 2014 | N. 200 | Italia | Euro 3,90
2OOO il mensile diretto da FABRIZIO PONCIROLI
Miralem PJANIĆ
“IL MIGLIOR CALCIO SI FA A ROMA” ADRIANO si confessa: “Voglio un’altra chance”
foto A. Staccioli/Image Sport
Calcio
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MIRALEM PJANIĆ
INTERVISTA ESCLUSIVA A
D’AMBROSIO 54 Speciale LAZIO 62 Giancarlo ANTOGNONI 20 Danilo Voglia di Inter Ricordi di un trionfo I Giganti del Calcio
CHE TRAGUARDO…
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00 e dovrei fermarmi qui. Calcio2000, la nostra/vostra rivista, brinda al numero 200. Mamma mia, quanta strada… Il rischio, in ricorrenze simili, è quello di essere banali o eccessivamente caramellosi ma, fidatevi, la mia è sana felicità. In un mondo in cui tutto cambia, purtroppo troppo velocemente, è bello vedere che, un mensile del secolo scorso, regge a tutto e tutti. E, quindi, eccoci qui, a celebrare, giustamente, un’edizione storica. Come sapete, Calcio2000 sta cambiando pelle. Sto raccogliendo giudizi, consigli e critiche, sapete che ascolto sempre chi fa parte della famiglia di Calcio2000 e, statene certi, cercheremo di fare sempre meglio, per festeggiare altri traguardi insieme. Nel frattempo, spazio ad un numero, oserei dire, di talento. In cover, infatti, c’è un certo Pjanić, a mio modesto parere uno dei geni del calcio di oggi (non a caso lo chiamano Giotto). Talento e fantasia al potere per questo numero da collezione. Ma Calcio2000 è tanto altro. Vi consiglio di gustarvi l’intervista a D’Ambrosio, uno che ha davvero tanta voglia di dimostrare le sue capacità all’Inter e, ovviamente, occhio all’Imperatore Adriano, uno che non si abbatte mai… Accontentati anche coloro che cercano più storie, si va dalla Lazio di Maestrelli ad uno speciale sull’Au-
stralia… E poi? Poi a voi il piacere, incrollabile dal numero 1, di sfogliare la nostra/vostra rivista. Ovviamente non posso esimermi dal parlare di calcio. Mentre scrivo, Italia-Uruguay è appena terminata, con addio al Mondiale da parte dei nostri Azzurri. Quando mi leggerete, l’intero Mondiale sarà storia, non solo il nostro fallimento. Beh, voglio comunque trasmettervi i miei pensieri. Io non so se il calcio sia, come dice qualcuno che parla un fluente italiano, una cura per tutti i mali ma so, con certezza, che non ho visto più unità nazionale come nei giorni del nostro Mondiale (sebbene sia durato poco). La nostra bell’Italia, intesa come Paese, sta affrontando un momento, socialmente ed economicamente, difficile, eppure, davanti all’azzurro, tutto diventa magico. Bene, questo è il momento di trasformare questa pazzesca delusione in energia positiva. Abbiamo toccato il fondo, ora possiamo ripartire perché, a conti fatti, restiamo un grande Paese… Voglio anche plaudire al gesto di Prandelli. In un mondo in cui nessuno si prende mai le proprie responsabilità, Cesare ha avuto il coraggio di fare “mea culpa”, rinunciando ad un lauto contratto e dimettendosi senza scuse. Fossero tutti come lui, il nostro calcio sarebbe migliore. Ma, come detto, questo è un numero speciale e quindi pensiamo positivo. Spazio alla lettura e, ci tengo a ribadirlo, auguri Calcio2000, auguri a tutti voi…
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sommario n.200 Anno 18 n. 8 AGOSTO 2014 6 La bocca del leone di Fabrizio Ponciroli
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32 UN’ESTATE NEL PALLONE
di Cristina Guerri - Barbara Carere
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36 COPERTINA Miralem Pjanić di Sergio Stanco
18 RACCONTI DI UNA NAZIONE
Serie B - SPECIALE BARI di Alessio Alaimo
42 Lega Pro – SUDTIROL
BOSNIA
di Marco Conterio
I Giganti del Calcio GIANCARLO ANTOGNONI di Stefano Borgi
di Carlo Tagliagambe
68 Storia della Champions
44 Serie D – AKRAGAS
di Gabriele Porri
di Gabriele Cantella
League 1966/67
72 Speciale Scuole Calcio CEI PALERMO di Alessio Alaimo
76 EUROPA RACCONTA TIRI MANCINI
20 INTERVISTA ESCLUSIVA DANILO D’AMBROSIO
di Gaetano Mocciaro
46 I Re del Mercato ANDREA D’AMICO
di Fabrizio Ponciroli
di Marco Conterio
78 Campionati Stranieri 86 CALCIO NEL MONDO AUSTRALIA
di Simone Bernabei
98 Si Dice
26 A FACCIA A FACCIA ADRIANO
di Alessio Alaimo e Fabrizio Ponciroli
NUMERO CHIUSO IL
30 GIUGNO 2014
54 Speciale LAZIO
di Marco Valerio Bava
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STATISTICHE 90 SERIE A 95 SERIE B 97 LEGA PRO - SERIE D IL PROSSIMO NUMERO sarà in edicola il
15 AGOSTO 2014
Registrazione al Tribunale di Milano n.362 del 21/06/1997 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
EDITORE
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Sergio Stanco, Alessio Alaimo, Carlo Tagliagambe, Gabriele Cantella, Marco Valerio Bava, Stefano Borgi, Gabriele Porri.
DIRETTORE RESPONSABILE Fabrizio Ponciroli
Agenzia fotografica Image Photo Agency (imagephotoagency.it), Agenzia Liverani, FC INTER, Giorgio Sanseverino, Federico Gaetano, Federico De Luca.
Redazione
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Diretto da
Marco Conterio, Luca Bargellini Cristina Guerri, Gaetano Mocciaro, Simone Bernabei, Chiara Biondini.
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Hanno collaborato
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LA
BOCCA DEL LEONE
di Fabrizio Ponciroli
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A MIGLIORATO
Caro direttore, Calcio 2000 mi piace, ma si può sicuramente, e anzi si deve, migliorare. Non è un commento su un tema specifico trattato, ma un discorso più in generale su cui vorrei attirare la sua attenzione. Noto con dispiacere che gli articoli non vengono controllati e corretti con la giusta attenzione (mi auguro che queste due fasi siano previste). Le faccio un esempio: IL MERCATO DEI TOP PLAYER. Le percentuali delle previsioni sono sballate e non tornano molti totali. Addirittura Cuadrado non ha percentuali di possibilità di restare alla Viola (ci sarebbe anche da dire che è fuori dal mondo vedere Hamsik favorito alle milanesi o la Lazio in pole per Pastore, ma lasciamo stare, discorso specifico). Oppure L’ALTRA METÀ DI BEHRAMI. Domanda nell’intervista: “Pensate mai al matrimonio?”; nella didascalia: “Behrami a casa, SPOSATO con Elena”... Altro punto che vorrei fosse “adattato” sono le interviste. Metterei una linea comune: o si dà del tu o del lei. O il tu per i calciatori e il lei per dirigenti ed ex giocatori, ma non del lei a Candreva e il tu a Stendardo. Ultimo appunto, stavolta grafico: occhio all’impaginazione e all’interlinea. Soprattutto nelle interviste. Grazie, buon lavoro. Massimo Abbarchi, mail firmata
Temo di sì, credo che Conte abbia in mente una rivoluzione di uomini in attacco che contempli anche il sacrificio dello spagnolo…
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N PO’ DI DOMANDE
Egregio Direttore, Le auguro davvero le più belle e grandi soddisfazioni con “Calcio2000”, un mensile che io ho sempre comprato sia dai tempi di Marino Bartoletti. Di acqua ne è passata tanta sotto i ponti. Il calcio è cambiato, i tempi sono cambiati. Il modo di allenarsi dei giocatori è cambiato. Io sono un nostalgico. Ebbene sì un nostalgico del calcio degli anni ‘80. Il calcio dei Zico, dei Platini, dei Maradona, del Verona campione d’Italia, del Napoli campione d’Italia. Un calcio più bello di quello di oggi, anche se è giusto guardare al futuro con ottimismo, seppur mantenendo, come si suol dire
Che dire? Tutto torna e, hai la mia parola, stiamo lavorando proprio per migliorarlo come è giusto pretendere per la nostra/vostra rivista… Sulle percentuali avremmo dovuto aggiungere la voce “Altro”, hai ragione da vendere…
Caro Salvatore, è vero che nel calciomercato tutto può accadere ma che Messi possa lasciare il Barcellona, almeno a breve giro, la vedo impossibile. Pronto a scommetterci una pizza che resterà in blaugrana ancora per qualche anno (non me la sento di affermare che ci resterà per sempre)…
foto Image Sport
2) Llorente lascerà la Juventus? Carlo, mail firmata
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OMANDE SECCHE 1) Messi va al Paris Saint Germain? Salvatore, mail firmata
“un piede nel passato”. Vorrei porle alcune domande sperando in una risposta sulla rivista: 1) Con Benitez, il Napoli, può vincere lo scudetto? 2) Che opinione si è fatto degli avvenimenti tragici della finale di Coppa Italia, fra Napoli-Fiorentina? 3) Chi vede favorito per lo scudetto il prossimo anno? 4) Riusciranno le squadre italiane a vincere una competizione europea il prossimo anno? Chiudo facendo gli auguri alla Nazionale Italiana, qualunque sia stato il suo piazzamento ai Mondiali… Cordialità Alessandro Lugli, Napoli, mail firmata Ecco, vado subito con le mie risposte, dopo averti ringraziato per gli auguri… Allora, sì, credo che Benitez abbia la
PER SCRIVERCI: media@calcio2000.it
stoffa per portare il Napoli allo scudetto ma ci vorrà tempo… Napoli-Fiorentina? Specchio del nostro calcio malato, non ci perdo neanche tempo… Credo che il prossimo anno lo scudetto se lo contenderanno Juventus e Roma. No, penso che vincere in Europa sia fuori dalla nostra portata, almeno per il momento…
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HE BELLA COVER
Complimenti Direttore, mi ha stupito! Bello vedere una copertina diversa da solito, davvero bellissima. Mi ha ricordato i tempi passati, ho ancora una cover con Vieri in caricatura! Intanto che ci sono, le faccio una domanda: ma le stanno piacendo questi Mondiali, mi sembrano davvero di poco conto o forse bisogna aspettare ancora un po’. Ancora complimenti e continui così! Federico, mail firmata
N. 199 - LUGLIO 2014
Mensile | LUGLIO 2014 | N. 199 | Italia | Euro 3,90
per giocare a calcio a certi livelli…
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ON SI PARLA DI KLOSE
Direttore, sono uno storico tifoso della Lazio. Mi aiuti lei. Continuo a sentire di Neymar e Balotelli in sto Mondiale e mai di Klose che ha raggiunto Ronaldo tra i cannonieri di sempre. Ma perché dei campioni non si ricorda mai nessuno? Se avessimo noi uno come Miro, altro che Balotelli. Il gol contro il Costa Rica Miro lo avrebbe segnato tutta la vita. Eppure di Klose non ne parla mai nessuno. Lorenzo, mail firmata Klose, che giocatore… Se la Germania non avesse un reparto attaccanti da paura (a mio avviso, il più completo e pericoloso del Mondiale), l’eterno bomber sarebbe titolare sempre e comunque. Non credo che non se ne parli di Klose, è normale che, giocando in Brasile, la Selecao sia al centro dell’attenzione mediatica. E, per l’Italia, chiaro che gli Azzurri sono l’argomento principe… Aggiungo: convinto anche io che Klose, il pallonetto contro il Costa Rica, lo avrebbe messo in rete ma fa parte del gioco del calcio. Si segna e si sbaglia, purtroppo Super Mario ha fallito…
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ICEVIAMO & PUBBLICHIAMO
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A TUTTO MERCATO
Cesare Righi, amico storico della nostra/vostra rivista ci ha regalato un’emozione, la rete di Balotelli contro l’Inghilterra vista attraverso la sua matita…
EDIZIONE SPECIALE con le 2014 FIFA WORLD CUP BRAZIL™ ADRENALYN XL
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Intervista Esclusiva
Antonio CANDREVA
52 Speciale NAPOLI
I segreti di un successo
30 Inchiesta ARBITRI Errori e voti
Caro Federico, sono contento che ti sia piaciuta la cover (non sei l’unico). Benny Nicolini, il disegnatore che l’ha ideata, in esclusiva, per noi, ha fatto davvero un eccellente lavoro. Credo che ne faremo delle altre… Venendo ai Mondiali. Mentre scrivo si stanno disputando le terze partite dei vari gironi, siamo alla vigilia di Italia-Uruguay. Concordo, livello molto basso ma credo che molto dipenda dalle condizioni climatiche. Non penso che sia il luogo migliore sul pianeta
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copertina Miralem Pjanić
Il Giotto de noantri A tu per tu con Miralem Pjanić, gioiello della Roma che ha deciso di rimanere nella Capitale nonostante la corte serrata di numerosi (e munifici) estimatori.
di Sergio STANCO foto Andrea STACCIOLI /Image SPORT
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rriviamo a Roma Termini e saliamo sul primo taxi disponibile: “A Trigoria per favore, il centro sportivo della Roma”. L’autista ci guarda incuriosito. Dopo qualche minuto scorgiamo un gagliardetto giallorosso penzolare dallo specchietto. “Oggi la Roma si allena solo al mattino – ci dice – se andate ora non trovate nessuno”. “Abbiamo un appuntamento – rispondiamo – andiamo ad intervistare Pjanić”. “Daveeeeero? Dije al nostro Giotto che
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deve rinnovà”. Giotto, per i tifosi romanisti è Miralem, e ovviamente deve il suo soprannome al fatto che disegna calcio. Il centrocampista bosniaco, dopo qualche incomprensione con Zeman nella passata stagione, in quella appena conclusa si è ripreso la Roma. Per rubargli la metafora, Garcia ha rimesso “la chiesa al centro del villaggio”. Poi, ci ha pensato Pjanić a trascinare la squadra con le sue meravigliose pennellate. E non è finita, perché adesso l’asticella si alza: “Ora voglio vincere con questa maglia perché, così, un giorno, la gente si ricorderà di me”.
Miralem, partiamo dall’inizio di questa splendida avventura: papà Pjanić è stato un calciatore, dunque la passione per il pallone era inevitabile... “In realtà in famiglia sono tutti malati (ride, ndr). Comunque sì, mio padre ha giocato in Serie B jugoslava ed era anche piuttosto bravo. Poi, quando ero piccolo, ci siamo dovuti trasferire in Lussemburgo a causa della guerra e lì ha ricominciato: di giorno lavorava e la sera si allenava. E io con lui (ride, ndr). Lo seguivo sempre”. Ma è stato un papà pressante o ti ha
copertina / MIRALEM Pjanić
UN PREDESTINATO
A soli 24 anni Miralem è già considerato un campione completo...
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copertina / MIRALEM Pjanić
ROMANO FOREVER Pjanić ha deciso di abbracciare il progetto giallorosso.
lasciato tranquillo? “Ho il ricordo di quando finivo le partite e salivo in macchina e lui mi consigliava, mi faceva notare le cose che facevo bene e quelle in cui sbagliavo. Era però molto sereno, anche perché a quel tempo nessuno immaginava che potessi diventare un calciatore professionista. Giocavo semplicemente perché impazzivo per il calcio, ero sempre fuori casa e non rientravo mai, tanto che i miei genitori mi dovevano sempre venire a cercare. Solo che mi trovavano al solito posto, perché ero sempre al campetto con i miei amici (ride, ndr)”. Invece il piccolo Miralem come se la
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cavava a scuola? “Non potevo andare male, perché in quel caso i miei genitori non mi avrebbero più fatto andare a giocare a pallone. E questo per me sarebbe stato insopportabile, quindi a scuola facevo sempre il mio. Non posso dirti che ero un “secchione” ma comunque facevo sempre l’indispensabile per non avere problemi”. Mai pensato cosa saresti potuto diventare se non avessi fatto il calciatore? “Sinceramente no. Ricordo ancora quando a scuola ci avevano assegnato il tema: “Cosa vuoi fare da grande?”. Tutti hanno risposto il medico, il pilota, io ho
sempre detto che avrei fatto il calciatore, perché questo era quello che volevo fare. Tutti mi guardavano come fossi un pazzo, ma alla fine... (sorride, ndr). Ho anche rischiato, perché tutti sognano di fare il calciatore professionista, ma io ero sicuro che ce l’avrei fatta”. E invece a disegnare come sei messo? Sai che i tifosi della Roma ti chiamano Giotto? “Sì, lo so ed è un soprannome di cui vado orgoglioso, perché io gioco per divertirmi e far divertire i tifosi. Cerco sempre di fare giocate belle, ma che devono sempre essere funzionali all’interesse della squadra, se no è tutto inutile. Però, pur-
copertina / MIRALEM Pjanić
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Mi piace il soprannome Giotto, ne vado orgoglioso, perché gioco per divertire i tifosi
troppo, devo dire che col disegno non ci siamo proprio (ride, ndr)”.
ha portato a fare questa scelta? “Potrei rispondere una partita...”.
Prima hai accennato alla guerra in Jugoslavia: ovviamente tu non l’hai vissuta direttamente, ma i tuoi genitori ti hanno raccontato qualcosa? “Sì, più o meno. So tutta la storia, ma non è che sia un argomento proprio piacevole da affrontare. È stata una brutta pagina, speriamo che non succeda più, anzi non deve più succedere, però è ora di girarla e guardare avanti”.
In che senso? “Quando ero piccolo mio papà mi ha portato a vedere Bosnia-Danimarca a Sarajevo e il tifo era assordante, uno spettacolo eccezionale. Mi guardavo intorno e pensavo che un giorno avrei voluto giocare per quei tifosi. Al di là di questo, comunque, a casa ho sempre parlato bosniaco, i miei genitori sono bosniaci, io mi sento bosniaco, è stata semplicemente una scelta naturale”.
Sei cresciuto in Lussemburgo e hai anche il passaporto francese, ma hai scelto la nazionale bosniaca: cosa ti
Per tornare ai tuoi inizi: sempre stato centrocampista?
“Sempre, fin da subito. Centrocampista o trequartista, ma sempre nel vivo del gioco”. Ecco, appunto: su Wikipedia si legge “Intermedio di centrocampo o trequartista”. Ovvio che giochi dove ti piazza l’allenatore, ma che ruolo senti più tuo? “Mah, sai, è tutto relativo, il ruolo giusto è quello che esalta le tue qualità. Per esempio, anche quello di esterno mi permette di fare cose che a centrocampo non posso fare. Devo dire, però, che il ruolo in cui ho giocato quest’anno è quello che mi piace di più, perché mi permette di toccare molti palloni, ma anche di inse-
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Il mio sogno, ora, è vincere qualcosa di importante con la maglia della Roma
UN NUOVO PASSO Per Pjanić la prossima stagione sarà quella della consacrazione della Roma.
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rirmi, fare assist o concludere l’azione”. Per parafrasare Garcia, si può dire che il mister ha rimesso Pjanić al centro della Roma? “Diciamo che il gioco di Garcia dà grande importanza al centrocampo e, giocando io a centrocampo, possiamo anche dire così (sorride, ndr)”. È vero che il tuo idolo da ragazzino era Zidane? “Sì, è vero, perché era un grandissimo giocatore, apprezzavo la sua tecnica, la
“Sì, erano solo 45 minuti di distanza dal Lussemburgo, ma per me è stato un grande cambiamento. Mi sono abituato molto bene alla nuova realtà e ho stretto subito belle amicizie, alcune delle quali durano ancora oggi. È un ricordo molto bello e sono felice che il Metz sia tornato in Ligue 1 perché è una società alla quale sono rimasto molto legato”. Quando hai realmente capito che saresti riuscito a coronare il tuo sogno? “Quando sono arrivato in Francia ho capito che si faceva sul serio. Mi dicevo:
sua eleganza, la sua semplicità dentro e fuori dal campo. In più mi sembrava una persona molto umile”. Un giocatore che, invece, apprezzi ora? “Xavi. Chiunque ami il calcio non può non amare Xavi che ne è l’essenza. È bello da vedere, ma gioca semplice, per me il calcio è semplicità”. Torniamo al tuo percorso: a soli 14 anni ti sei trasferito da solo a Metz. Un bel salto...
“Perché lui dovrebbe farcela e io no?” e ho dato tutto me stesso perché ciò accedesse. Già in quel periodo giocavo sempre con i più grandi e poi a 17 anni ho esordito in prima squadra e non ne sono più uscito”. A Lione, poi, il grande calcio: che emozione è stata? “È cambiato tutto: io arrivavo dal Metz dove lottavo per la retrocessione, il Lione aveva vinto il campionato per sette stagioni di fila e giocava in Champions League. C’è voluto un po’ di tempo per
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Nella passata stagione abbiamo giocato il miglior calcio in assoluto, nella prossima daremo ancor più fastidio a tutti
ambientarsi ma lì ho imparato molto. Mi dispiace solo non essere riuscito a vincere qualcosa di importante con quella maglia”. Il gol in Champions League al Bernabeu (11 marzo 2010) che è valso la qualificazione ai quarti è stata l’emozione più intensa della tua carriera finora? “Sì, perché è stato un gol importantissimo in uno stadio mitico. Seguivo il Real dai tempi in cui ci giocava Zidane e per me segnare quella sera ha avuto
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copertina / MIRALEM Pjanić
Il Principe di Bosnia di Paolo BARDELLI In un mondo di immagine, Pjanić parla con i fatti. Sul campo si fa valere con tocchi di classe, fuori si distingue per gesti altrettanto preziosi. E’ notizia degli ultimi giorni il suo blitz in Bosnia per svaligiare tutte le farmacie e aiutare le popolazioni alluvionate. Anti divo per eccellenza, basti pensare che la nascita del figlio Edin non è circolata se non cinque mesi dopo. E solo perché è stato lui a volerlo. Calcio unico pensiero, giocava tutto il giorno e da bambino una sua pallonata colpì un ciclista facendolo cadere, papà Fahrudin ha dovuto versare 400 euro per i danni. Soldi ben spesi considerati i dolori che Miralem ha risparmiato a lui e alla sua fa m i g l i a : nel 1991 i n f a t ti Pjanić senior, anche lui calciatore, andò a cercare fortuna in Lussemburgo. Serviva prima la rescissione dalla società del Drina di Zvorkik. La moglie, che era rimasta in Patria, si presentò nella sede societaria con il figlioletto in braccio. Inizialmente il presidente non voleva saperne, ma il piccolo Miralem sentendo la madre urlare si mise a piangere. Le lacrime convinsero il numero uno del club, quella firma poteva salvare una vita appena iniziata. L’infanzia di Miralem all’estero fu serena ma il pensiero volava in Bosnia: a 14 anni quando già giocava per la nazionale giovanile lussemburghese, riuscì a sgattaiolare per andare a tifare la squadra della madre patria insieme ai supporter ospiti. A differenza di altri, non ha mai avuto dubbi circa la maglia da scegliere, 48 ore di autobus insieme allo zio e al cugino per andare a vedere la sua nazionale non sono mai state un problema per lui, a poco sono servite le pressioni della federazione lussemburghese. Al cuore non si comanda. E il cuore, come l’anima, è 100% bosniaco.
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copertina / MIRALEM Pjanić
ESPERIENZA MONDIALE Anche un gol nella sua prima apparizione alla Coppa del Mondo...
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copertina / MIRALEM Pjanić
INFERIORI A NESSUNO
foto Image Sport
Pjanic sa che la sua Roma può arrivare ovunque...
un sapore speciale”. L’emozione che vorresti ancora provare? “Vincere titoli, vedere la gente esplodere di gioia. Questo è il mio prossimo obiettivo, lavoro ogni giorno per questo”. Come ha fatto la Roma a convincerti, se ha dovuto convincerti, a trasferirti in Italia? “Ero in ritiro con la Nazionale e non pensavo di lasciare il Lione, ma la Roma mi ha contattato, Luis Enrique è venuto più volte a farmi visita, mi hanno dimostrato
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Garcia è stato fondamentale per la nostra crescita: ha fatto sentire importante il gruppo e non i singoli giocatori
in tutti i modi quanto mi volessero davvero. Mi sono detto che se tutti mi volevano così tanto, era giusto venire qui”. Conoscevi già il calore del pubblico della Roma? “No, perché non conoscevo nulla, a momenti non sapevo dove fosse Roma, non sapevo neanche che ci fosse il mare (ride, ndr). È stata una piacevole sorpresa, una sorpresa ogni giorno più bella. Non mi sono mai pentito della scelta fatta, perché qui sto benissimo e adesso voglio vincere con questa maglia”.
copertina / MIRALEM Pjanić
Che differenze hai trovato rispetto al calcio francese? “Sai, vivo a Roma, una città in cui il calcio è la cosa più importante (ride, ndr). Qui c’è davvero una grande passione, una cosa importantissima per un calciatore. Tutta questa attenzione in Francia non c’è”. Sei d’accordo con Capello che il calcio italiano non è allettante? “Chiaro che rispetto a quando c’era lui è cambiato, ma non si può dire che il campionato sia facile. Ci sono grandi squadre e giocatori importanti e secondo me sarà sempre più difficile”. Dopo stagioni difficili, la Roma di quest’anno ha disputato un campionato eccezionale: qual è stato il segreto, la scintilla? “Devo dire che il mister ci ha messo molto: il gruppo si è unito, rispetto a prima è molto più coeso, Garcia ha lavorato molto sulla fiducia e ha fatto sentire importanti tutti i giocatori. La Juve ha fatto un campionato da record, ma noi abbiamo tenuto il passo e sono convinto che questa squadra può dare ancora più fastidio a tutti in futuro”. In cosa in particolare ti ha sorpreso mister Garcia? “Ha trasmesso le sue idee in maniera chiara e noi l’abbiamo seguito. Ha fatto sentire importante il gruppo e non i singoli giocatori. Le prime vittorie, poi, sono state fondamentali per acquisire ulteriore fiducia. Le prime 10 vittorie di fila ci hanno dato sicurezza e convinzione nei nostri mezzi”. È stata la tua migliore stagione in assoluto? “Credo proprio di sì, sono molto soddisfatto di quello che ho fatto, è stato un campionato importante per me”.
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Da piccolo stravedevo per Zidane, oggi ammiro Xavi: il calcio è semplicità
QUARTO ANNO A ROMA... Ad oggi, 99 presenze e 13 gol con i giallorossi.
“Loro hanno fatto cose incredibili e secondo me la differenza l’ha fatta l’esperienza, il fatto che fossero da tre anni insieme, che il tecnico conoscesse bene i suoi giocatori, mentre il nostro è un progetto tutto nuovo, ma con questa mentalità credo che andremo lontano”. Come ti immagini la Roma in Champions? Le squadre italiane ultimamente soffrono... “Sarà dura, ma non andiamo in Champions per non passare almeno il primo turno. Con i giocatori che abbiamo superare il girone è un obbligo”. Quando ti senti ancora Miralem e non il calciatore Pjanić? “Quando sono con gli amici, perché con loro sono sempre quello di una volta, mi diverto a fare... Beh, insomma, ci siamo capiti: scherziamo, ridiamo e stiamo bene insieme”. Da calciatore, che emozione è giocare al fianco di uno come Francesco Totti con l’esempio che dà? “Probabilmente me ne renderò conto quando, speriamo il più tardi possibile, smetterà di giocare. Per me è un onore aver avuto la possibilità di scendere al fianco di una leggenda del calcio come Francesco”. Il calciatore Pjanić, invece, cosa sogna? “Di diventare, un giorno, come Totti, una leggenda. Mi auguro che, in futuro, la gente si ricorderà di me”. I capolavori di Giotto, d’altronde, sono impossibili da dimenticare…
La cosa ancor più positiva è che la Roma ha ottenuto i risultati proponendo un bel gioco... “La Roma è stata sicuramente la squadra che ha giocato il miglior calcio in Italia. Si può dire che la Juve ha la rosa più ampia, più completa, ma noi ci arriviamo col gioco e sono convinto che nei prossimi anni faremo grandi cose”. Come si colma il gap con la Juve:
Intervista di Sergio Stanco
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SPECIALE BOSNIA RACCONTO DI UNA NAZIONE
di Marco CONTERIO
GUERRA E PALLONE La tormentata storia della Bosnia. Dal ponte di Mostar ai tocchi di Pjanic. Passando da quel 2-1 all’Italia di Sacchi.
foto Daniele Buffa/ Image Sport
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ra il 1566 e Mimar Hayruddin eresse uno dei ponti più imponenti dei suoi tempi. Il sultano Solimano il Magnifico commissionò, nove anni prima, lo Stari Most. Il ponte sul fiume Narenta, simbolo della Bosnia, istantanea di una guerra fratricida. Il ponte, per natura, per radici, unisce. E quando scoppiò la guerra, nei Balcani, il 9 novembre del 1993 lo Stari Most, il Vecchio Ponte, fu uno dei primi bersagli. Per spezzare i legami, per tagliare i ponti. Per dividere una nazione che pure calcisticamente andava lì a sgretolarsi. La magna Jugoslavia era sparita, un anno prima la Danimarca faceva capolino all’Europeo al suo posto per poi conquistarlo di soppiatto e con sorpresa unanime. La Jugo, però, era sparita. Bombardata. I suoi ponti spezzati, nascevano terre indipendenti e colori nuovi dipingevano i campi d’Europa. Ed in una Bosnia, tante anime diverse.
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Quella dei bosgnacchi e dei musulmani croati. Quella dei serbi. Il distretto di Brcko. Solo da pochi anni la Federazione calcistica ha un solo direttivo, politicamente ci sono tre presidenti ed un parlamento locale per ogni regione. GENERAZIONE ZERO - Le pietre per ricostruire il Vecchio Ponte erano intanto posate. Per unire, per rilegare e ricucire ferite antiche, mai guarite ma poi sopite. Acquietate. Unite dall’unica maglia della Bosnia, che iniziò a sgambettare ufficialmente nel 1995 per poi partire con le qualificazioni Mundial del 1998. Lì incrociò la Bosnia, perché la mano del destino, e di chi pesca, spesso è beffarda. Si affrontarono a Bologna, lontano dai ricordi dei fischi antichi delle bombe. Era una generazione nuova, quella bosniaca. Quella mediana era stata pure al fronte, era scossa dalla guerra. Era una Nazionale nuova, da costruire e da fondare. Ponti da unire, tra un passato sotto Tito e un
SPECIALE BOSNIA/ RACCONTO DI UNA NAZIONE
CHE BELLA FAVOLA
Una storia tormentata finita in un Mondiale...
futuro da ridisegnare. Per questo le prime qualificazioni stentano, per questo serve attendere la generazione d’oro dei Miralem Pjanic per vedere una grande Nazionale. LA VITTORIA CON L’ITALIA - Il 6 novembre 1996, a Sarajevo, tre anni e mezzo dall’inizio della guerra civile, l’Italia sfidò la Bosnia. Nove mesi prima le truppe serbe si erano ritirate, gli azzurri erano rinculati con la coda tra le gambe dall’Europeo d’Inghilterra, esercitino che Sacchi non seppe guidare al di là del girone. Salihamidzic segna, Chiesa pareggia, nel secondo tempo, davanti a ben più di quarantamila spettatori, Belic va in gol. È 2-1, è pure la prima vittoria dei bosniaci davanti al proprio pubblico in una gara ufficiale. Più per il tracollo d’Albione che per il capitombolo di Sarajevo, quella fu l’ultima dell’Arrigo sulla panchina azzurra. Tornò al Milan, arrivò Cesare Maldini, nell’anno in cui Miralem Pjanic compiva
sei anni e Edin Dzeko dieci, ben sette prima di iniziare a giocare con l’FK Zeljeznicar. LA BOSNIA CHE VERRÀ - Che ha una cintura solida e punte degli scarpini dorati. Che ha spalle un po’ strette dietro ma e guantoni larghi. Che aveva solo Avdukic, Mujdza e Misimovic come ultratrentenni, al Mondiale brasiliano. Ha un futuro garantito, almeno in ottica Europeo. Quando sarà ancor più matura, quasi interamente trentenne ma con semi e piante pronte a sbocciare ancora. Hajrovic, Susic, ma pure una Under dove i nomi ora non noti sudano con fatica e sudore balcanici, con quella voglia e quella rabbia che fanno di un popolo con una storia intricata e complicata una corazzata da un avvenire garantito. Li chiamano i Dragoni. Hanno il fuoco negli occhi e la pellaccia dura. Come quel ponte che ha resistito per secoli, prima di crollare. E di rinascere, ancora.
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L’INTERVISTA DANILO D’AMBROSIO
IL MANCATO BLUES Nella nuova Inter di ET, D’Ambrosio non vuole essere di semplice passaggio… di Fabrizio PONCIROLI foto FC INTER
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entre aspettiamo Danilo, l’inviato dell’Equipe scambia due parole con Hernanes. Anche il brasiliano, come D’Ambrosio, è stato scelto da Thohir per la sua nuova Inter. L’atmosfera che si respira alla Pinetina è quella di sempre ma è palpabile la voglia di tornare presto a vincere. In un club come la Beneamata, a prescindere da chi ci sia al timone, vincere non è un’opzione ma è l’unica via. Una regola che l’ex granata ha compreso sin dal suo primo giorno nella casa nerazzurra, quando si fece fotografare al fianco dell’icona Zanetti…
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Ciao Danilo, partiamo da Dario, tuo fratello gemello, anche lui giocatore… “È sempre stato solo un piacere avere mio fratello al fianco. Abbiamo fatto tanta strada insieme poi ognuno ha preso la sua direzione e non è stato facile separarci… Gli auguro di arrivare preCalcio 2OOO
sto in Serie A, con qualsiasi squadra ma che ce la faccia…”. A dire il vero le vostre strade potevano dividersi già a 16 anni, quando ha bussato alla tua porta il Chelsea… “È vero… Avevo 16 anni e il Chelsea mi voleva. Ricordo che siamo andati a Londra io e mio padre. Per lui era il primo viaggio in aereo e ricordo che era tesissimo più per il viaggio che per il resto (Ride ndr). Ricordo tutto, l’ambiente pazzesco, le strutture, fantastico ma, alla fine, in accordo con la mia famiglia, ho deciso di non andarci…”. Spiegaci meglio come sei arrivato alla decisione di rifiutare i Blues… “C’era il timore di bruciare le tappe. Certo, mi offrivano un bel contratto ma i miei genitori mi hanno sempre detto che i soldi non sono tutto nella vita e, inoltre, non me la sentivo di dividere la famiglia a quel tempo. Così, sia io e che mio fratello, andammo a Firenze, senza contratto. C’era Corvino e un progetto
L’INTERVISTA / DANILO D’AMBROSIO
DA TORINO CON FURORE D’Ambrosio vuole lasciare il segno all’Inter.
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L’INTERVISTA / Danilo D’AMBROSIO
ANCHE GOLEADOR Con i granata, ha segnato 10 gol in quattro anni...
di rinascita interessante, ci piaceva come soluzione…”. Ma poi il contratto te l’hanno fatto? “Sì, sono arrivato a fine agosto e, a metà settembre, ho firmato un accordo di tre anni…”. Mi pare che tuo padre sia fondamentale nelle tue scelte calcistiche… “Guarda, prima che iniziassi a giocare, mio padre pensava che la palla fosse quadrata. Non sapeva nulla di calcio. È sempre stata mia mamma la nostra prima tifosa, lei ha giocato a calcio, doveva anche andare a giocare nelle Lazio ma mio nonno non le permise di farlo, pensava che i pantaloncini fossero troppo corti per lei…. Comunque, mio padre è un punto di riferimento, come lo è tutta la mia famiglia. Ogni decisione viene presa insieme, di qualsiasi natura essa sia”. Nel corso della tua carriera, hai avuto diversi allenatori. Tolto Mazzarri che stai ancora imparando a conoscere, chi ti ha aiutato maggiormente nella tua crescita? “Ne ho avuti tanti e tutti sono stati importanti. Penso a Rastelli o a Colantuono che mi ha lanciato, dalla LegaPro nei professionisti. Sicuramente non posso non citare Ventura. Senza i suoi consigli, avrei avuto più difficoltà al mio arrivo all’Inter…”.
foto Daniele Buffa/ Image Sport
Ecco, parliamo dell’Inter. Come ci sei finito? “Guarda, sapevo dell’interesse di Mazzarri nei miei confronti sin dai tempi in cui allenava a Napoli. Quando è arrivato all’Inter ho sperato che mi chiamasse e, a gennaio, ho ricevuto la telefonata che mi diceva che potevo andare all’Inter. Ovviamente non ci ho pensato un attimo…”.
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Ora mi piacerebbe sapere del tuo primo contatto con la Pinetina… “Guarda, a dire il vero mi sono più emozionato nell’entrare nello spogliatoio. Qui ho incontrato campioni che hanno fatto la storia dell’Inter e non solo… Pensa che, appena arrivato, mi sono fatto fotografare con Zanetti, questo ti fa capire quanto fossi emozionato”. … ma si avverte il carisma di certi giocatori? Penso a gente come Za-
L’INTERVISTA / DANILO D’AMBROSIO
“”che Prima
iniziassi a giocare, mio padre pensava che la palla fosse quadrata… Era mia mamma l’appassionata di calcio…
UN RAGAZZO SOCIAL Danilo ha un rapporto sincero con i social network.
netti, Samuel, Milito, Cambiasso e via dicendo… “A pelle, subito lo avverti… Io faccio questo sport perché sono tifoso del calcio e, quindi, adoro i campioni, quelli che lo rendono eccezionale. Certo, non vincerò mai come loro, sarebbe già un sogno fare 1/3 della loro carriera ma già l’averci giocato al fianco è un grande risultato…”. Grandi campioni e uno stadio, San Siro, che mette i brividi… “Ci avevo già giocato, da avversario, ma da interista è tutta un’altra cosa… Anche l’Olimpico di Torino, con la curva granata, è affascinante ma San Siro è San Siro”. Sai che tutti aspettano il tuo primo gol in nerazzurro… “Ho segnato in qualsiasi squadra sono stato, spero presto di farlo anche con l’Inter. Anche perché, per vincere, bisogna fare gol e magari qualche volta capiterà a me”. Ad oggi ne hai segnati 13 di gol, a quale sei più legato? “A quello segnato al Milan…”. Cosa ti aspetti dalla nuova stagione? “Di migliorare sempre, ogni giorno lavoro per fare meglio, quindi spero di fare sempre meglio…”. Non è che l’Europa League sarà una distrazione, vero? “Abbiamo fatto tanto per conquistarla e ci impegneremo al massimo per far bene. I giocatori, lo dico sempre, entrano in
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L’INTERVISTA / Danilo D’AMBROSIO
campo sempre per vincere…”.
IL DANILO EXTRA CAMPO…
Dalla poca propensione per la pesca al significato di moda… Dopo averlo conosciuto come calciatore, ecco uno spaccato di D’Ambrosio ragazzo partenopeo ora sotto le luci della città di Milano… Danilo, come si vive a Milano? “Bene, riesco anche a passeggiare, cosa che a Torino mi riusciva magari meno…”. Dicono che sei un grande appassionato di moda, qui ti sentirai a casa… “Scusa, ma quando tu ti vesti punti a vestirti male? Io credo che a tutti faccia piacere vestirsi bene, proprio come piace a me. Certo che qui a Milano c’è davvero di tutto…”. Samuel si è appassionato alla pesca, tu? “No, non scherziamo, mi annoia da morire. Molti giocatori pescano o giocano a golf, forse per rilassarsi, a me viene un nervoso pazzesco…”. E quindi che ti piace fare? “Mi piace molto nuotare…”. Sei però molto attivo anche su Twitter… “Guarda, credo che Twitter sia un mezzo per comunicare importante ma dipende come lo utilizzi. Io cerco di usarlo secondo le mie regole, ovvero nel rispetto della mia persona e degli altri. Non so se sia il modo giusto ma è il modo giusto per me… Ecco, fossi stato uno studente, l’avrei usato i social in maniera diversa…”. Ultima: un film in cui ti sarebbe piaciuto recitare? “Non ho dubbi: ‘La grande bellezza’…”.
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E Mazzarri, che idea ti sei fatto su di lui? “Un grandissimo lavoratore. Non si raggiungono i risultati solo perché hai la scritta Inter sulla maglia ma perché lavori duramente e lui è uno che i risultati li ottiene…”. Un giocatore che ti ha sempre affascinato e uno che ti ha messo in difficoltà… “Beh, ce ne sono tanti, come ti ho detto mi piacciono i campioni. Messi sicuramente poi Ronaldo, il brasiliano… Chi mi ha messo più in difficoltà? Direi Cuadrado…”. Visto che ti piacciono i campioni, a quale sportivo, extra calcio, chiederesti un autografo? “Vediamo, direi Federer, Nadal, LeBron James…insomma i campionissimi”. Campionissimi che nel nostro campionato sono una specie in via d’estinzione, colpa di un calcio italiano in crisi? “In Italia, le notizie negative fanno sempre più clamore. Abbiamo la tendenza a rovinare sempre tutto, sembra che lo si faccia apposta. Certo, i campioni di una volta non ci sono più ma non è detto che sia sinonimo di crisi, forse c’era un eccesso prima. Credo che bisognerebbe avere più coraggio e difendere di più il proprio calcio, rischiando di più, magari lanciando anche qualche giovane…”. Però gli stadi sono sempre più vuoti… “È normale che faccia male vedere gli stadi semi vuoti ma, anche qui, magari ci sono ragioni che vanno comprese. Prima non c’era un servizio come quello offerto da Sky e Premium, la domenica era un giorno di festa e si andava più facilmente allo stadio. Ora, magari, la guardi a casa, spendendo anche meno… Insomma non c’è sempre una sola ragione…”. Danilo, prima di chiudere, che obiettivi ti sei dato da giocatore dell’Inter? “Di poter raccontare ai miei figli e ai miei nipoti di aver giocato ma anche vinto con la casacca dell’Inter…”. Più chiaro di così…
L’INTERVISTA / DANILO D’AMBROSIO
HOBBIES DA EVITARE Niente golf e pesca per D’Ambrosio, meglio la moda.
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Il no al Chelsea? Avevo paura di bruciare le tappe e non mi andava di dividermi da mio fratello e dalla famiglia…
Intervista di Fabrizio Ponciroli
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INTERVISTA SPECIALE ADRIANO
di Alessio ALAIMO
L’IMPERATORE RITROVATO Adriano a cuore aperto: “Voglio tornare in Italia. Inter, se mi chiami torno di corsa”
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aturato, ritrovato. Pronto a vivere un’altra avventura in Italia, questa volta senza distrazioni. Adriano Leite Ribeiro vuole un’altra chance, la chiede quasi sottovoce. E sa che se gli verrà concessa questa volta non potrà più sbagliare. L’Imperatore, soprannome datogli dai tifosi dell’Inter quando giocava in nerazzurro, vuole tornare in cattedra. Pronto a stupire. E se qualcuno volesse scommettere su di lui, basta chiamare. Il telefono è sempre acceso, la chiamata dall’Italia è uno dei suoi desideri più grandi. Di recente Adriano è stato in Italia, per riabbracciare le persone care e per vicende private. “Ho rivisto tanta gente che mi vuole bene”, confessa in esclusiva a Calcio2000. Sognando il ritorno nel calcio italiano. “Al momento non c’è niente di concreto, ma sono felice – prosegue il bomber brasiliano – che se ne parli. Mi piacerebbe ritornare a giocare in Italia, vorrei un’altra chance”. Un’altra chance per recuperare il tempo perduto, perché non è mai troppo tardi e la carta d’identità è ancora dalla sua. Un’occa-
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foto IMAGE SPORT sione che magari potrebbe dargli il Catania. Recentemente infatti Adriano ha incontrato l’amministratore delegato rosso azzurro Pablo Cosentino. “Mi ha chiesto informazioni su come stavo e altre cose così”. E per il futuro porte aperte al club catanese: “Perché no? È una bella squadra, a me interessa solo giocare. Non guardo la categoria, ma dove posso giocare. E un’altra occasione in Italia mi piacerebbe averla, davvero”. Chi prende Adriano non può pensare al suo passato burrascoso. Ma l’Imperatore adesso è diventato grande. E certi comportamenti fanno parte del passato. “Da giovane non avevo nulla, poi ho avuto tanto e mi sono perso. Quando non hai niente e riesci a conquistare tutto ci può stare che ti perdi. Ma oggi sono più maturo, ho imparato tanto dagli errori. E ho famiglia. Sono cambiato”. Probabilmente a penalizzare Adriano è stato il suo carattere, perché le doti fisiche e tecniche gli avrebbero potuto far fare ben altro tipo di carriera. “Ad un certo punto ero da solo: non riuscivo a stare bene. Era un momento particolare della mia vita. L’Inter aveva capito che non sarei tornato, i miei ex compagni lo sapevano da tempo”. Parlare del suo ex agente Gilmar Rinaldi è come un tabù.
Meglio evitare. “Non m’importa”, dice quando gli ricordiamo che Rinaldi lo aveva sconsigliato alla Roma. “Io sono felice di aver giocato in giallorosso, ho trovato persone che mi hanno aiutato. Dai compagni ai tifosi. Anche la Roma è stata una bella esperienza”. Ricordi ed emozioni incancellabili nella mente dell’Imperatore. L’esperienza più bella? “Dopo Parma - racconta - l’Inter: il momento più bello, davvero. Ricordo tutto, mi hanno chiamato per la prima volta Imperatore. Sono stato accolto davvero bene. L’Inter è nel mio cuore. E di Moratti ho un ricordo straordinario”. E se arrivasse una nuova chiamata da Corso Vittorio Emanuele Adriano risponderebbe immediatamente. La squadra dei sogni? “Facile: l’Inter. Moratti è stato un grande. Se l’Inter mi chiamasse ci tornerei di corsa, ma so che è difficile. Io voglio giocare”. Un’altra persona, diversa e più matura. Pronta a far ricredere tante persone. Lui, Adriano, che non dimentica chi lo ha fatto diventare grande: “Cesare Prandelli. Il mio allenatore preferito, mi ha dato fiducia, mi ha fatto sentire bene”. E presto l’Imperatore potrebbe tornare a divertire e divertirsi (calcisticamente parlando, s’intende) nel nostro campionato.
INTERVISTA SPECIALE/ ADRIANO
Nel 2001, contro il Real, nasce il mito dell’Imperatore....
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L’Inter è nel mio cuore. E di Moratti ho un ricordo straordinario. Italia? Ci tornerei volentieri…
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LA FORZA DI ADRIANO
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INTERVISTA SPECIALE/ ADRIANO
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L’ex compagno Fontana: Ricordo che eravamo in pullman e gli arrivò la notizia della morte del padre, era giovanissimo
IL PENSIERO DI FONTANA
di Alessio ALAIMO conseguenza di tanti problemi: “Ricordo che eravamo in pullman e gli arrivò la notizia della morte del padre, era giovanissimo e io lo ricordo come una montagna di muscoli davvero timida…”. Riavvolgiamo l’album dei ricordi: cosa le viene in mente pensando ad Adriano? “Me lo ricordo come un ragazzo giovane, anche molto timido. Era arrivato in prova e l’allenatore gli aveva dato già qualcosa in più. Era molto semplice, disponibile, sempre con il suo fratellino più piccolo. Davvero, era ragazzo normale, dolce, semplice”.
“Gli darei un’altra chance”, ammette in esclusiva a Calcio2000 Alberto Fontana, ex compagno di squadra di Adriano all’Inter. Un Adriano che è arrivato a Milano da giovane con una valigia carica di sogni e ambizioni, spezzati poi da una tragica notizia che è stata
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Peccato che si sia perso… “Il calcio a volte è difficile da gestire: il successo, la perdita di suo padre da giovane, il non avere punti di riferimento possono creare dei problemi. Magari vieni avvicinato da qualcuno che non ti aiuta e così ti perdi”.
Il ritratto di Adriano. Ma c’è sempre tempo per recuperare… “Passare da una realtà dove ti devi guadagnare la pagnotta ogni giorno ad essere al centro dell’attenzione non è facile da gestire. Ha sbagliato perché magari non è stato aiutato, ma l’importante è capirlo. E fidatevi che questo ragazzo aveva e ha doti incredibili”. Insomma, un’altra chance in Italia è giusto dargliela… “Mi auguro che qualcuno gliela possa dare. Ormai è un uomo maturo”. Se oggi lo incontrasse cosa gli direbbe? “Lo saluterei normalmente. Lui probabilmente mi direbbe ‘Ciao nonno’ (sorride, ndr). Di Adri ho un bel ricordo, a volte quei salti grandissimi della vita dove dalla normalità passi a cose non normali possono crearti delle difficoltà. Ma lui è un ragazzo buono. E mi piacerebbe vederlo ancora in Italia da protagonista”.
INTERVISTA SPECIALE/ ADRIANO
VOGLIA DI RIPROVARCI Adriano si sente ancora un giocatore di calcio...
QUELLA VOLTA CHE 14 agosto 2001, il giorno che Adriano divenne un campione… Notte calda al Bernabeu ma, ovviamente, pubblico delle grandi occasioni. Ci si gioca il sempre divertente trofeo Santiago Bernabeu, da sette anni affare dei blancos. Di fronte al Real Madrid dei vari Casillas, Hierro e Guti (mancano tanti campioni, ma si parla sempre del Real Madrid), c’è l’Inter di Cuper, dei vari Cauet, Binotto e Ventola. Il match è tipicamente estivo. Al 39’ della ripresa, sul risultato ancorato sull’1-1, Cuper manda in campo un ragazzotto di 19 anni di nome Adriano Leite Ribeiro… Il giovin brasiliano mostra numeri da giocoliere e, a tempo pressoché scaduto, manda in visibilio i presenti, con una bomba, rigorosamente di sinistro, che fredda Casillas, illuminando gli occhi di qualsiasi tifoso nerazzurro presente o che, per sua fortuna, rivedrà quel
di Fabrizio PONCIROLI gol… Una rete che vale il trofeo ma, soprattutto, una certezza: il giovin brasiliano ha talento da vendere e una dinamite nel piede sinistro. Nasce così il mito di Adriano, colui che diventerà, per tutti (ma forse non per lui), l’unico ed inimitabile Imperatore. I media di tutto il mondo parleranno di “nuovo Fenomeno”, accostando il nome di Adriano a quello di Ronaldo. Bestemmia calcistica? Non proprio, il paragone ci sta e in tanti ci credono… A tal punto che la dirigenza nerazzurra (Adriano è arrivato, dal Flamengo, nell’ambito del passaggio di Vampeta al PSG) decide di non cederlo in prestito a nessuno (il Venezia sembrava averlo in mano) e di puntare su di lui… Purtroppo la presenza in rosa di troppi attaccanti con un nome più altisonante non giocheranno a favore di Adriano… Quel meraviglioso gesto tecnico al Bernabeu, a distanza di anni, resterà nella memoria come il momento della nascita di un campione, un campione che non diventerà fuoriclasse per volere delle stelle…
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INTERVISTA SPECIALE/ ADRIANO
TANTI ECCESSI
Mai tranquillo ma sempre pronto a rialzarsi....
SOLO CONTRO TUTTI… Fosse stato un ragazzo dalla vita normale, avrebbe raggiunto l’Olimpo… Che non fosse un santo lo si sapeva sin dall’inizio. Uno come lui, diventato campione ancora in tenera età e con un retroterra social/economico non idilliaco, non poteva non scontrarsi con una realtà che tanto sa esaltare le belle favole, quanto disintegrarle alla prima crepa. Problemi con l’alcool, con il peso, con le donne, insomma con tutto e tutti, compresa la sua personalità… Nel 2012, raccontando il suo addio al Flamengo, la sua squadra del cuore (allontanato per il vizio di saltare troppi allenamenti, oltre che per una
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di Fabrizio PONCIROLI condizione fisica imbarazzante), l’Imperatore si lascia andare, mostrando la tenerezza che lo contraddistingue: “Un grande giornale brasiliano ha scritto che passavo le mie giornate in una favela a Rio: in realtà, ero a San Paolo. In un’altra occasione, stavo prendendo un succo di ananas e hanno scritto che ero ubriaco di birra. Ho dovuto inviare lo scontrino fiscale per smentire. Questo mi dà fastidio, sono stati crudeli con me. Approfitto di questa intervista per fare una richiesta: qualunque sia la notizia che vi arrivi su Adriano, per favore, controllatela. Se fosse vera, non negherò...”. Ecco, lui non ha mai negato, neanche quando, probabilmente, avrebbe potuto e dovuto. Una vita sempre al limite, nel tentativo di mantenere quella tranquillità necessaria per essere il campione che tutti bramavano. Ma, per dare il 100% in campo, dovresti avere una vita senza eccessi, quella che l’Imperatore non si è mai potuto permettere...
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di Cristina GUERRI
SPECIALE ESTATE / CAMPIONI IN VACANZA
UN’ESTATE NEL PALLONE Dalla Toscana di Conte alla Miami di Ibrahimovic, fino ai Caraibi di Matri. Ecco le oasi dei campioni…
Zatlan ibrahIMOVIC MIAMI
FELIPE MELO
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inito il campionato sono arrivate le tanto attese vacanze per i calciatori. Il rompete le righe è arrivato presto per la maggior parte della categoria non impegnata al Mondiale in Brasile. Uscendo dai confini del Bel Paese e spostandoci in Francia, l’attenzione si è concentrata su Zlatan Ibrahimovic. Poteva essere una delle star della competizione, ma la sua Nazionale svedese non si è qualificata per la fase finale. Ibra, però, in Brasile ci è andato lo stesso, ma con il costume al posto della casacca svedese. Pochi giorni prima dell’inizio del torneo in Brasile spopolava in rete un video con protagonisti molti volti noti brasiliani, tra cui Ronaldo, i quali esortavano il campione svedese a visitare il Brasile, con tanto di hashtag #vemibra, ovvero vieni Ibra. Un’attenzione mediatica incredibile, tanto che l’attac-
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fabio borini new york
cante ci aveva scherzato sopra: “Mi sa che mi toccherà cambiare i miei piani per le vacanze”. Ibra ha fatto tappa anche a Miami, dove si è concesso qualche ora di svago insieme a Felipe Melo. L’ex juventino è infatti un ‘addicted’ della Florida e degli Stati Uniti in generale. Per lui tappa anche nella West Coast e Las Vegas. La città dei balocchi è come sempre una tra le mete più ambite, tanto che vi hanno fatto visita anche Lorenzo De Silvestri, nel frattempo riscattato interamente dalla Sampdoria. New York è stata meta turistica invece per Marco Biagianti, fresco di nozze con Martina Angiolucci, ragazza conosciuta ai tempi del Catania. Viaggio di nozze al momento rimandato invece per la coppia mondiale Montolivo-De Pin. Il capitano del Milan ha infatti disfatto le valige pronte per il Brasile e al momento si trova ancora a Milano, al riposo dopo il brutto e grave infortunio (frattura della tibia), rimediato a pochissimi giorni dal-
juan iturbe
buenos aires
la partenza con la truppa azzurra. Tra i 23 convocati non figurava nemmeno Giuseppe Rossi, uno dei più grandi rammarichi per Prandelli. L’italo-americano si è concesso qualche giorno di relax con la girlfriend Jenna a Nassau, alle Bahamas, per poi tornare nell’amato New Jersey. Ma la coppia più chiacchierata della Serie A, è senza dubbio quella composta da Mauro Icardi e Wanda Nara. Lei, ex moglie di Maxi Lopez, si è sposata con rito civile con il giovane attaccante dell’Inter a San Isidro (Buenos Aires). Cerimonia sobria, solo 12 gli invitati. Ben più accesa è stata invece la festa (oltre 200 gli invitati), che ha visto la coppia arrivare in carrozza a palazzo San Souci, a San Fernando. Tra gli altri anche Esteban Cambiasso e Javier Zanetti sono tornati a casa, in Argentina, mentre Kakà ha tifato per i connazionali brasiliani dagli spalti. Ancora non sono sposati, ma lo faranno presto, Fabio Borini ed Erin O’Neill. L’attaccante
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ANTONIO Conte
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Isola d’ELBA
mauro icardi
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alessandro matri
carlos tevez buenos aires
daniel osvaldo
caraibi
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borja valero eivissa
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carlo ancelotti pazzini giampaolo na
del Liverpool (quest’anno in prestito al Sunderland) ha donato alla ragazza un anello di diamanti a Times Square, nella Grande Mela. Capitolo Juventus. Il tecnico Antonio Conte, dopo le fatiche per il terzo scudetto consecutivo, ha cercato per un po’ di relax in Toscana, dove si è rilassato tra le spiagge di Biodola e dell’Isola D’Elba. Uno dei giocatori chiave dello spogliatoio bianconero, ovvero Carlos Tevez, è tornato ovviamente in Argentina, dove tra i vari impegni dedicati alla sua fondazione benefica ha fatto visita al nuovo centro sportivo del Boca Juniors. Una foto postata su twitter lo ritraeva insieme all’ex compagno di squadra Daniel Osvaldo al fuerte apache, il barrio di Buenos Aires dove è nato e cresciuto l’attaccante ex Manchester United e City. Buenos Aires anche per Juan Iturbe, uno dei sicuri protagonisti di questo caldissimo calciomercato. Il bello e bravo, Fernando Llorente, è tornato invece a casa in Spagna. Per lui
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poi qualche giorno di sport e moda tra Parigi e Milano per seguire il suo amico e connazionale spagnolo Rafa Nadal al Roland Garros e nella capitale della moda per sfilare per Giorgio Armani. E al Milan? Giampaolo Pazzini e consorte sono volati per una mini vacanza a Taormina insieme a Marco Storari e Veronica Zimbari. Dopo la Décima Carlo Ancelotti si è dedicato al matrimonio della figlia Katia insieme a Beniamino Fulco, nutrizionista del Real, tenutosi nel Casertano. L’allenatore del Real si è poi spostato a Capri, dove magari avrà incontrato il collega Vincenzo Montella. I Caraibi e i suoi delfini sono stati scelti invece dalla bellissima coppia formata dall’ex velina Federica Nargi e dal fidanzato Alessandro Matri, che dopo la non entusiasmante avventura con la maglia della Fiorentina, cercherà il riscatto con quella del Milan oppure una nuova in un’altra piazza, magari al sud Italia. Per il duo non poteva mancare Ibiza, una delle mete
più apprezzate e desiderate dai calciatori, dove sono stati fotografati insieme agli amici Borriello, Abbiati e Bonera. Eivissa meta di relax anche per Jose Callejon (Napoli), i fiorentini Borja Valero e Joaquin, Jonathan Biabiany (Parma), Cristiano Piccini (Livorno), Marco Capuano (Pescara) e Alberto Paloschi; quest’ultimo, attaccante riscattato dal Chievo Verona e compagno di nuotate di Giulio Donati, stellina del Bayer Leverkusen. I due sono stati beccati a fare baldoria anche in Versilia, a Forte dei Marmi. Quest’ultima immancabile tappa anche per la famiglia Gilardino, che si concede qualche giorno sul tirreno tutte le estati. Sono nel frattempo già finite le vacanze di Mimmo Criscito. Il terzino sinistro è già rientrato a San Pietroburgo, per lui è di fatto già iniziata la nuova stagione con la maglia dello Zenit. E c’è anche chi è andato lontano: Jorginho ha infatti raggiunto il suo amico Emil Hallfredsson nella lontana e fredda Islanda…
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L’ALTRA METà DI / MARCO VERRATTI
A CASA VERRATTI
Pensate mai al matrimonio? Soprattutto adesso che è nato Tommaso, il vostro primo figlio? “Si, a dirti il vero pensiamo di farlo, tra non molto…”.
Di Barbara Carere
Chi cucina in casa? “In casa cucino io anche perché lui sa preparare solo le omelette”.
Il centrocampista del PSG e della Nazionale Marco Verratti e la sua bellissima compagna Laura Zazzara si conoscono fin da piccoli (cinque anni, ndr). il loro amore è cresciuto nel tempo, portandoli ad essere una coppia felice ed affiatata. Li abbiamo sentiti per saperne di più sulla loro unione..
Quale è il suo piatto preferito? “Va pazzo per i ravioli”. Per prenderlo per la gola cosa gli prepari? “Facile, i ravioli o le lasagne e vado sul sicuro (ride, ndr)”. Cosa ti piace di più del lavoro di calciatore del tuo compagno? “A dirti il vero la sua felicità. Quando gioca a calcio, si vede che è felice”.
Laura, raccontaci come siete diventati una coppia… “Io e Marco ci conosciamo fin da piccolissimi, abbiamo frequentato la stessa scuola materna. Tuttavia, per noi, non è stato amore a prima vista ma il nostro sentimento è cresciuto nel tempo”…
Cosa invece non sopporti del mondo del calcio? “I ritiri perché ci tengono separati, anche se mi rendo conto che sono indispensabili per prepararli bene mentalmente prima di una gara”. Come
Cosa ti ha fatto innamorare di lui? “I suoi occhi mi hanno fatto innamorare di lui e la sua allegria. Marco riesce sempre a farmi sorridere e a trovare un lato positivo in tutto, adoro questo lato del suo carattere”. C’è un suo difetto che proprio non sopporti? “Si, è veramente troppo disordinato (ride, ndr)”. Come è Marco nella vita privata, lontano dai riflettori? “Nella vita privata è come lo vedete voi, un ragazzo semplice, lui è sempre se stesso, fuori e dentro al campo, cioè un ragazzo, come dicevo prima, semplice ed umile”. Pare evidente la sua passione per i tatuaggi… “Ne ha sette di tatuaggi… Io invece ne ho uno solo, dedicato a lui”.
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trascorrete il tempo libero? “Con nostro figlio Tommaso e il nostro cagnolone Ciro, soprattutto passeggiando per Parigi”.
Quale è la sua dimostrazione d’amore quotidiano? “Lo starmi al fianco ogni giorno, come se fosse il primo giorno di fidanzamento”.
Laura cosa gli auguri per la sua carriera calcistica? “Naturalmente, il meglio. Marco è un uomo meraviglioso e si merita di realizzare tutti i suoi sogni”. UN RAGAZZO FELICE Insieme a Laura, Marco si sente a casa...
Ci racconti il nomignolo con cui lo chiami in privato? “Lo chiamo Angi, come angioletto”.
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Svelaci come ti ha conquistato Marco? “Con la sua semplicità e la sua umiltà, due sue grandi doti”.
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IL NUOVO CHE AVANZA
foto Markus Ulmer/PhotoViews
Paparesta, il futuro del Bari passa da lui.
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BARI 2.0 “Il fallimento la nostra svolta. Il Bari una famiglia, siamo morti e rinati tutti insieme”
di Alessio ALAIMO
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na famiglia, un gruppo vero”. Una stagione da ricordare, che potrebbe essere racchiusa così, nelle parole del team manager Claudio Vino. Il Bari ha stupito tutti, probabilmente nessuno – neppure in squadra e in società – si aspettava una stagione così. Sorprendente, bella, emozionante. Mille problemi. Il fallimento, la rinascita. E una cavalcata incredibile. Emozioni e sensazioni difficilmente ripetibili. In campo e fuori. Con il futuro che sembra più radioso che mai con la nuova proprietà, sotto la regia di Gianluca Paparesta, che tra lo scetticismo di tutti – anche interno al club – ha stupito e mosso passi concreti risollevando la società dalle macerie. E adesso Bari può sognare. Calcio2000 ripercorre in esclusiva le tappe della stagione insieme ai protagonisti: l’allenatore
Roberto Alberti, il capitano Defendi, il team manager Claudio Vino – figura di raccordo tra squadra e società – e il segretario Piero Doronzo, diciotto anni al servizio del Bari. E una storia ancora tutta da scrivere. “La stagione è stata straordinaria, c’è stata grande alchimia tra città, tifosi e squadra”, dice Alberti, trascinatore del Bari insieme a Zavettieri, altra guida fondamentale nella stagione dei galletti. “La società è fallita – ricorda l’allenatore biancorosso – ma è successo qualcosa di straordinario, che rimarrà nella storia non solo del Bari. Il calcio offre anche queste opportunità”. Alberti riavvolge l’album dei ricordi. Quali sono stati i momenti decisivi? “Per la salvezza la partita decisiva è stata quella contro il Lanciano, lì abbiamo capito che ci saremmo potuti salvare. Il sogno invece lo abbiamo cominciato a Calcio 2OOO
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coltivare dopo la vittoria di Varese: lì siamo ripartiti. Ma ci è servita anche la sconfitta di Modena, per compattarci. E anche il mercato di gennaio, con gli arrivi di Lores, Delvecchio, Nadarevic, Zanon e Cani ha fatto scattare la scintilla”.
LA GARA DELLA SVOLTA
Alberti non ha dubbi: quella con il Lanciano.
Un’impresa resa possibile anche dal supporto della dirigenza, malgrado l’assenza di una proprietà. “Ma Angelozzi e il segretario Doronzo - prosegue Alberti - non ci hanno fatto mai mancare nulla, i ragazzi poi sono stati straordinari. E non dimentichiamoci dei curatori fallimentari, ci hanno permesso di stare tranquilli. Con loro c’è stata grande sintonia fin da subito”. Piena sintonia anche con il capitano, Defendi. “Per come è cominciato l’anno - dice il centrocampista - ci siamo presi una rivincita: il ritiro, l’allenatore (Gautieri, ndr) che non si presenta, mille problematiche. Siamo stati fantastici, è stata una grande stagione. Il momento chiave? Il fallimento ha fatto scattare la scintilla, si è rivista la gente allo stadio. Un tifo come il nostro aiuta tantissimo. Poi il direttore Angelozzi e il segretario Doronzo sono stati fantastici, per loro siamo come figli. Hanno fatto di tutto per farci stare bene, nonostante tutto. E anche i curatori fallimentari hanno contribuito molto per non farci mancare nulla. Siamo una famiglia, ci siamo aiutati a vicenda nei momenti più difficili”.
Defendi però ci tiene a fare una dedica particolare per la stagione del Bari: “Per i magazzinieri e per le signore delle pulizie, tutte persone che anche quando non prendevano stipendi si presentavano al posto di lavoro e ci davano l’abbigliamento pulito per farci allenare. Questa stagione è stata soprattutto la loro vittoria”. E sorride anche Claudio Vino, team manager. “Con Angelozzi e Doronzo la società è stata presente, il mio ruolo è stato quello di coordinare la programmazione: le
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foto Daniele Buffa/Image Sport
E il futuro porta il nome di Gianluca Paparesta: “Lo abbiamo conosciuto poco. Mi auguro che la proprietà abbia voglia di fare qualcosa di importante e di grande a Bari”.
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CAPITAN DEFENDI
foto Daniele Buffa/Image Sport
Uno dei simboli della rinascita.
ANCHE NADAREVIC…
foto Giuseppe Celeste/Image Sport
Tutti, al Bari, hanno lasciato il segno.
problematiche che subentrano nei ragazzi giorno dopo giorno, la gestione delle trasferte. Ma con questo gruppo tutto è stato più semplice, non è una frase fatta. Siamo diventati una famiglia, davvero. I ragazzi sono stati estremamente positivi, è la verità. Le difficoltà iniziali ci hanno stimolato e aiutato”. La parola poi a Piero Doronzo, il segretario e deus ex machina della società. Doronzo, una stagione importante: dal fallimento al sogno. Come è andata? “Si è creata un’alchimia che difficilmente si ripeterà. A memoria non ricordo una cosa del genere: una squadra abbandonata, fallita, che riscopre il sostegno dei tifosi. Un sostegno imprescindibile. La squadra è stata brava a trascinare i tifosi e viceversa. I curatori fallimentari hanno fatto anche i presidenti. Tutte le componenti hanno permesso di ottenere un grande risultato: aver riavvicinato una città alla squadra del cuore”. Che contributo avete dato lei e Angelozzi nei mesi del fallimento? “Angelozzi e Vinella in tante occasioni hanno anticipato dei soldi, ma al di là di questo abbiamo cercato di dare tranquillità. Si correva il rischio di precipitare in maniera vertiginosa. Ma i ragazzi sapevano che li avremmo difesi e sostenuti in qualsiasi circostanza. Non gli abbiamo mai fatto pesare le difficoltà: per ogni cosa c’eravamo sempre”. Ma perché il Bari è fallito? “Davvero, non lo so. Il Bari aveva il bilancio come fiore all’occhiello: c’era ricchezza. Poi un lento declino, il distacco della tifoseria, la retrocessione. E quando retrocedi ti porti dietro i contratti di Serie A. Abbiamo fatto un miracolo con Conte, ma sono convinto che dopo il primo anno di Ventura - e l’addio di Perinetti - sarebbe stato meglio risanare la società, anche a costo di retrocedere. Bisognava risanare, ma questa cosa era di competenza della proprietà. Serviva dire: “Abbiamo dei debiti, con i contributi risaniamo la società e facciamo un campionato che se ci va bene ci salviamo e ripuliamo. Altrimenti, se retrocediamo, il bilancio è comunque salvo”. Quando hai una società pulita e retrocedi puoi subito ritentare di vincere il campionato l’anno dopo. Una volta Vincenzo Matarrese mi disse: “Piero, avevi ragione”.
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una squadra abbandonata, fallita, che riscopre il sostegno dei tifosi. Un sostegno imprescindibilE… - P. DORONZO -
Una frase che non dimenticherò mai”. Ha lavorato con quattro direttori sportivi: chi quello a cui è più legato? “A tutti. Con Regalia c’era un rapporto più di rispetto perché era molto più grande di me. Con Perinetti sono stati tre anni bellissimi in cui abbiamo vinto, a Fausto Pari sono legato anche se gli anni sono stati difficili e Angelozzi lo conosco da trent’anni: con
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Guido sono stati quattro anni bellissimi, intensi, con sofferenze. Vincere sempre sarebbe bello, ma le sofferenze aiutano”. Qualcuno a Bari, in maniera azzardata, ha dato la colpa dei problemi economici alla gestione Perinetti. “Queste cose però dipendono da chi le mette in giro. Se a me dicono che devo arrivare a Milano con il motorino fac-
cio di necessità virtù. Ma se mi dicono altre cose… Giorgio con noi ha vinto il campionato e i risultati parlano per lui. Il resto non conta”. Che rapporto ha con i Matarrese oggi? “Non ci sentiamo più dal fallimento”. Il momento più brutto, per lei, il fallimento della società.
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CHE SPETTACOLO
Da piazza morta a tifoseria bollente, è il nuovo Bari.
…Per la salvezza la partita decisiva è stata quella contro il Lanciano, lì abbiamo capito che ci saremmo potuti salvare… - R. Alberti -
“Quando i libri vanno in tribunale non puoi dimenticarlo: finisce una storia, un’era. Quella è stata una pagina nera. Ma la notte di Venezia - era la stagione 2003/2004 - ho pianto, quando siamo retrocessi dalla B alla C. Per fortuna poi c’è stato il ripescaggio”.
si avvicinano alla squadra. Strano, no? “Quando lavori per una società devi sempre sposare la causa. Ricordo che quando sono arrivato a Bari c’era già contestazione, anche se le cose andavano bene. Un po’ come quando moglie e marito non vanno d’accordo…”
“Non lo so…”
Il Bari ha una proprietà (i Matarrese) e nessuno va allo stadio, fallisce e i tifosi
I Matarrese torneranno ad interessarsi del Bari, da tifosi?
Cosa ricorderà sempre della stagione? “Che siamo morti e rinati tutti insieme”.
E dal futuro cosa si aspetta? “Spero che il Bari possa mantenere l’entusiasmo: una delle vittorie più belle. La società è in mani solide, questa è la cosa più importante”.
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LEGA PRO SUD TIROL Super SudTirol
LA ‘NAZIONALE’ D’ALTOADIGE…
La Serie B è stata sfiorata ma l’appuntamento con la storia è solo rinviato… Il SudTirol ci crede.
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ncora una volta, il sogno di un’intera regione si è infranto contro la dura legge dei play off. Un anno fa fu fatale la semifinale contro il Carpi, quest’anno la speranza è tramontata solo in finale, al Piola di Vercelli. “Per la Serie B, sarà la per la prossima stagione” si leggeva sul sito del Fussball Club Südtirol pochi minuti dopo il triplice fischio che ha messo la parola fine ad una stagione comunque da incorniciare e conservare negli annali. Squadra giovane (rifondata nel 2001 dalle ceneri dello Sport Verein Milland, poi F.C. Südtirol-Alto Adige) e intrinsecamente legata al territorio, il Südtirol, tra una vicissitudine e l’altra, calca i campi della Prima Divisione dal 2010, provando in più occasioni la scalata al calcio che conta, quella Serie B che intriga i sogni di quegli sportivi altoatesini, che una volta ricordavamo solo per gli sport invernali, vera e propria specialità della casa al pari di canederli e dello strudel, ora invece si fanno valere anche nel rettangolo di gioco. In breve tempo il Fussball Club Südtirol ha unito – sotto la bandiera a scacchi biancorossa - le
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due comunità (italiana e tedesca) figlie della stessa terra. Che la si chiami Sud Tirolo o Alto Adige poi, è solo questione di punti di vista: ciò che importa è la voglia di raggiungere, insieme, un unico sogno. Calcio2000 ha incontrato uno degli artefici del ‘miracolo Südtirol’, il direttore sportivo Luca Piazzi. Direttore, partiamo dalla fine: una promozione sfiorata al termine di una stagione comunque da applausi: cosa è mancato per il grande salto? “Mi sento di dire che, nella finale contro la Pro Vercelli, siano mancati solo gli episodi. Abbiamo giocato alla pari con gli avversari, ma non siamo stati fortunati…” Che voto si sente di dare alla stagione dei suoi ragazzi? “Direi un otto pieno, che considero una giusta media tra l’inizio difficoltoso e un finale in crescendo, che ci ha portato ad un passo dal traguardo”. Le chiedo anche tre aggettivi per descrivere quest’annata… “È stata un’annata coinvolgente, alterna ed emozionante, figlia di una crescita sorprendente che ci ha portato a sfidare ai
play-off squadre come Como e Cremonese, che abbiamo superato guadagnandoci l’accesso alla finale”. Facciamo adesso un salto indietro: come nasce il progetto Südtirol? “Sono arrivato in Alto Adige cinque anni fa, trovando la squadra in Seconda Divisione. Da allora abbiamo conquistato la promozione in Prima, categoria che siamo riusciti a mantenere nonostante qualche difficoltà iniziale (la retrocessione sul campo, poi annullata, a causa del coinvolgimento del Ravenna in vicende di calcio scommesse, n.d.r), salvo poi confermarci come realtà importante. Questo grazie al progetto formativo stilato dal club, che abbraccia tutta l’area tecnica, dalla scuola calcio alla prima squadra, portandola ad identificarsi con quelli che sono i valori che trasudano da questa maglia e da questa terra e che possono riassumersi in organizzazione, lavoro e motivazione”. Lei parlava di area tecnica dove, negli ultimi anni, si sono succeduti allenatori del calibro di Sannino, Tesser, Stroppa, Pellegrino, tutta gente che ha poi occupato panchine prestigiose… “Tutti grandi allenatori che hanno dato
foto www.fc-suedtirol.com
Nonostante la B mancata all’ultimo, stagione da incorniciare per la squadra d’Alto Adige.
di Carlo TAGLIAGAMBE
fidelizzare sempre più tifosi di entrambi i gruppi etnici (tedesco e italiano, n.d.r) in una provincia dove non c’è mai stata grande tradizione calcistica. Eppure, nel corso della stagione, abbiamo registrato al Druso circa 1.500 spettatori a partita, con gruppi organizzati che seguono anche le trasferte. Numeri importanti per la categoria, che puntiamo a migliorare ulteriormente sfruttando il legame speciale che abbiamo con il territorio”. d.S. Luca Piazzi e mister Claudio Rastelli
tantissimo all’Alto Adige in termini di organizzazione, idee ed entusiasmo: ognuno di loro ha contribuito in maniera determinante alla costruzione di questa realtà, ciascuno con il proprio stile…” Una realtà sempre più solida, che è riuscita anche a far appassionare tifosi normalmente ‘dediti’ ad altri sport… “Sì, siamo uno dei pochi club in Italia dove un azionariato popolare possiede una quota della società e, anche in virtù di questo, stiamo lavorando per
Rapporto squadra-territorio che è un po’ la filosofia del vostro club. Viene in mente, con le debite proporzioni, il caso dell’Athletic Bilbao, che schiera solo giocatori baschi: è ipotizzabile, in un futuro, un Südtirol fatto di giocatori altoatesini? “Il paragone è eccessivo, quanto stimolante! (ride, n.d.r) Però l’idea di potenziare il settore giovanile c’è ed è prioritaria nei progetti del club, che punta ad avere uomini legati alla maglia. Non a caso ci siamo dati l’obiettivo, entro il 2018, di portare tre giocatori altoatesini in prima squadra ogni due anni. Que-
Corazza, Furlan e Cappelletti
sto proprio per dare un’anima ‘territoriale’ alla squadra”. Obiettivi per il futuro? “Cercheremo di fare ancora una prima divisione di vertice, confidando anche di avere maggior fortuna se mai dovessimo tornare a giocarci la Serie B…” Dicono che non ci sia due senza tre, e allora l’anno prossimo potrebbe essere davvero quello buono per spiccare il volo. In bocca al lupo!
Ad un passo dall’impresa
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Il Sudtirol ha perso la finale play off per andare in cadetteria contro la Pro Vercelli...
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SERIE D AKRAGAS Sicilia in festa
foto www.usdakragas.it
L’Akragas è tornata protagonista nel grande calcio.
AKRAGAS, IL NUOVO CHE AVANZA
Dalle ceneri dell’Agrigentina rinasce una delle più gloriose società calcistiche siciliane…
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a più bella città dei mortali”, con la sua sterminata valle, dominata da quei templi che raccontano di un passato glorioso che è ancora presente. Quella che un tempo fu Akragas oggi è Agrigento. “What we have been is what we are”, ovvero, ciò che siamo stati è ciò che siamo. Lo sa bene Silvio Alessi, che guardando al passato ha ridato un presente e soprattutto un futuro al calcio della sua città. Così, dalle ceneri dell’Agrigentina rinasce l’Akragas, gloriosa società calcistica siciliana, che negli anni ‘80 giunse sino all’allora Serie C1 con il Professor Scoglio in panchina. Tra i simboli del nuovo Akragas, vi è senza dubbio il niscemese Alessandro Bonaffini, lui sì, profeta in patria, contrariamente a quel che di solito si dice. Alessandro, siete arrivati a un passo dal sogno... Cosa è mancato perché si trasformasse in realtà? “Siamo stati sfortunati, ma, al di là di questo, forse non abbiamo saputo gestire la pressione nel momento cruciale della stagione e quindi non siamo arri-
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vati sereni all’appuntamento più importante”.
città di Agrigento, ma la Sicilia tutta a livello nazionale. Lo considero un onore, non un peso”.
Il sogno però è ancora possibile grazie ai ripescaggi... A volte il destino offre una seconda chance, quanto sentite di meritarla? “Noi crediamo fortemente a questa possibilità, perché ci sono società, complice il delicato momento attraversato dal nostro Paese, che attualmente versano in condizioni assai difficili, mentre il nostro è un club sano, ambizioso e con i conti in regola. È una possibilità che, secondo me, ci siamo meritati sul campo, la merita il presidente per i tanti sacrifici che ha fatto, la meritano i tifosi che ci sono stati sempre vicini nell’arco dell’intera stagione, la merita questa città”.
Agrigento è conosciuta in tutto il mondo per la maestà dei suoi templi, che da millenni esercitano un fascino ancora oggi immutato, il fascino della storia, di un passato che nobilita il nostro presente. Quest’Akragas può diventare simbolo e vanto di questa città, all’ombra dei suoi templi? “Credo di sì, perché Agrigento vive di calcio, il legame tra la città e la squadra è profondo, quasi simbiotico. Se riusciremo a realizzare il sogno di approdare in Lega Pro, sono convinto che l’Akragas diventerà anch’essa un simbolo al pari dei templi”.
Si dice che nessuno sia profeta in patria, ma tu sei forse l’eccezione che conferma la regola: siciliano di successo nella tua Sicilia. Senti forte questo legame con la tua terra? “È motivo di grande orgoglio per me giocare nella mia terra e di poter contribuire a portare il più in alto possibile il calcio siciliano e l’Akragas. Sono fiero di poter rappresentare non soltanto la
Che rapporto ha Agrigento con il calcio e con la squadra? “Quando sono arrivato qui, ormai due estati fa, c’era grande amarezza per una Serie D sfumata in dirittura d’arrivo, ma, grazie ai sacrifici del presidente Alessi, persona seria e ambiziosa, il club è ripartito da un tecnico preparato come mister Rigoli e da un gruppo di calciatori che ha saputo centrare la
di Gabriele CANTELLA
promozione vincendo il campionato di Eccellenza, riportando un entusiasmo e una pas-sione che ad Agrigento non si conoscevano da anni”.
Il simbolo Bonaffini L’anima dell’Akragas confida: “Qui si vive per il calcio”...
per quanto riguarda l’episodio che ha deciso, purtroppo in negativo per noi, la finale play off, cioè il penalty sbagliato da Arena, ci tengo a sottolineare che Nicola (Arena n.d.r) è il rigorista designato della squadra ed è stato tra i principali artefici dei recenti successi dell’Akragas con 49 gol realizzati in due stagioni. Detto questo, se fossi stato in campo mi sarei senza alcun dubbio presentato sul dischetto, perché non mi tiro mai indietro di fronte a niente”.
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Tu sei reduce da un infortunio che ti ha tenuto fuori per gran parte della stagione, quanto hai sofferto a guardare i tuoi compagni lottare in campo senza poterli aiutare? Se quel penalty contro la Correggese avessi
potuto calciarlo tu, forse... “Prima di subire la rottura dei legamenti del ginocchio mi sentivo un giocatore importante per questa squadra e quindi veder lottare i miei compagni sul campo senza poter far nulla per aiutarli, specialmente in certi momenti di difficoltà, mi ha fatto soffrire, mi ha fatto sentire impotente ed è per questo che ho provato in tutti i modi ad accelerare i tempi di recupero per poter tornare a giocare prima possibile. Poi,
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Ripercorriamo insieme la vostra stagione... Quali nella tua memoria le tappe fondamentali di un’an-nata che vi ha comunque visto protagonisti? “Abbiamo disputato una prima parte di stagione straordinaria, arrivando a chiudere il girone d’andata a pari punti con la corazzata Savoia. Poi, purtroppo, nel mese di gennaio il rendimento della squadra è calato notevolmente e non siamo riusciti a far nostro lo scontro diretto col Savoia, terminato in parità, ma fortunatamente ci siamo ripresi e abbiamo concluso alla grande un’annata, che, a parte l’epilogo amaro dei play off, ci ha visti comunque protagonisti”.
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Che tipo di giocatore è Alessandro Bonaffini? Come ti definiresti calcisticamente? “Un giocatore duttile, che sa sacrificarsi per la squadra, sempre a disposizione del mister e dei propri compagni. Riesco a ricoprire più ruoli con egual efficacia, ma la posizione in cui mi trovo meglio e nella quale mi piace giocare è quella di trequartista, anche se vengo più spesso schierato da mezzala di centrocampo”.
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D’AMICO COME PRIMA La sua terra e la sua storia. Gli inizi, il Mondiale del 2006 con Gattuso e l’amico Del Piero. Andrea D’Amico si racconta. “Sono un uomo sereno”. di Marco CONTERIO foto Federico DE LUCA
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l primo sole di primavera. Una brezza leggera. Andrea D’Amico indica lontano, verso orizzonti conosciuti. “Là c’è Villafranca”. L’infinito al di là dello sguardo è per lui un porto sicuro. Della memoria, dei ricordi. Il sorriso non nasconde i pensieri che frullano, quando gli occhi si socchiudono e scrutano indietro, nel passato. Una torre spezza la Pianura Padana, dopo una lunga fila di cipressi. “Sono nato lì, il 29 agosto del 1964”. La prima riga della carta d’identità la legge nella memoria, dall’alto della sua Custoza. Un posto che sprizza storia in ogni angolo, ad ogni incrocio, in ogni mattone. “È l’ultima collina prima della Pianura Padana. Qui si sono combattute due guerre d’Indipendenza, perse perché i nostri generali sono stati allenatori peggiori di quelli austriaci. Ed è qui, su questi prati, che nasce anche la storia del tamburino sar-
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do, raccontata poi da De Amicis”. Sembra molto felice qui. A Casa, con la C maiuscola. “Già, è la mia isola felice, qui mi sento in vacanza tutto l’anno. Qui - indica la terrazza - c’erano i cannoni delle nostre truppe. Tutto profuma di storia, sono un tipo che ama case coloniche come queste, non il moderno”. Un tipo all’antica ma, pure, un tipo sportivo. “L’ho sempre amato ed ho fatto di tutto, dal calcio alla pallanuoto, passando dal basket allo sci nautico. Sono stato anche istruttore”.
“Non solo: nel frattempo mi sono laureato a Modena, in Giurisprudenza, nel 1988. Nel frattempo, durante due anni di pratica legale, insegnavo ancora sci nautico ma pure sulle nevi. Siamo una grande famiglia di sportivi”. Anche suo padre. “Nazionale di bob a due ed a quattro. Ha inaugurato la pista notturna di Cortina, per poi porgere a tutti una domanda. ‘Ma se durante una discesa dovesse venire meno la corrente?’. Legittima, no?”.
Un passato rock. “Già. Per due anni sono stato istruttore al Garda, poi due in Sicilia, a Siracusa e due all’Excelsior di Venezia, dove si tiene il Festival del Cinema. Tenni delle lezioni anche agli Spandau Ballet”.
Poi, il calcio. “Questo lavoro, quello di agente, nasce ‘per caso’, se vogliamo. Un anno, mentre facevo marketing e business administration, seppi che al Jolly di Milano Fiori si teneva il calciomercato. Chiesi al professore di uscire dalla lezione, era il 1990...”.
Round and Round, cantavano nel 1985. Gira che ti gira, lo sport continua a far parte della sua vita.
E lì tutto ebbe inizio. “Era luglio e, nonostante all’epoca la figura non fosse tanto in vista come oggi,
I RE DEL MERCATO / ANDREA D’AMICO
UN AGENTE VERO
D’Amico è un procuratore unico, a 360 gradi...
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I RE DEL MERCATO / ANDREA D’AMICO
TANTI CAMPIONI
Con Gattuso il rapporto è cominciato in Scozia...
almeno ai non addetti ai lavori, conoscevo molti volti tra i procuratori. Incontrai Oscar Damiani, gli chiesi cosa avrei dovuto fare per entrare in questo mondo. Abitavo, come adesso, vicino a Verona, e mi presentò Claudio Pasqualin, di Vicenza”. Ecco dove, come e quando nasce uno dei connubi più vincenti della storia del mercato italiano. “Ritornando indietro, a quanto poco dormivo a quei tempi, non so come abbia fatto a trovare tutta questa forza. Sono stati e sono ancora anni bellissimi: all’inizio seguivo i suoi giocatori, è stato un maestro importante che mi ha insegnato tantissimo. Poi, pian piano, ho iniziato ad avere i miei, partendo dalle categorie inferiori. Vedevo tutto con gli occhi del bambino, stupefatto ed entusiasta”. Chiaro: dai sogni ai grandi del calcio, c’è da immaginarsi solo l’emozione. “Da Lentini, a Tassotti, da Vierchowod ad Amoruso, passando da Marocchi, Berti, Ganz, Branca, Del Piero, Gattuso, senza scordare tutti gli altri”. Parliamo nello specifico di Ringhio. “Me lo presentarono in Scozia ed ogni
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Gattuso? Me lo presentarono in Scozia ed ogni volta che penso alla nostra storia lavorativa, mi sembra di vedere un film. Lo conosci a vent’anni e lo ritrovi campione del Mondo volta che penso alla nostra storia lavorativa, mi sembra di vedere un film. Lo conosci a vent’anni e lo ritrovi campione del Mondo. A volte non sei solo l’agente: a volte sei l’avvocato, altre un amico, altre ancora un confidente oppure un consulente. Ripeto, ho uno splendido rapporto simbiotico e totalizzante coi miei ragazzi
e sono felice che ora Rino sia andato in Grecia, ad allenare l’Ofi Creta”. Alti, ma pure bassi. Con Gattuso ne ha vissuto uno di recente, visto che la Procura di Cremona ha indagato nell’ambito del nuovo filone d’inchiesta sul Calcioscommesse del dicembre 2011. “Quando uno è famoso c’è più clamore mediatico, ma serve un atteggiamento di garanzia fino in fondo, onde evitare che ci siano giudizi affrettati. Bisogna essere prudenti e rispettare il lavoro degli inquirenti”. Fortuna che è una splendida giornata. L’orizzonte è chiaro ed i prati sono in fiore. Un’aria quasi bucolica, di quelle che ti vien voglia di camminare a piedi nudi sui prati. Mette il buon umore, questo primo sole tiepido, anche a D’Amico che guarda lontano, verso i momenti felici del suo passato calcistico. “Le finali di Champions, quelle del Milan, le imprese della Juventus. Ricordo con amarezza anche l’infortunio di Del Piero - commenta, mentre tra le mani accarezza le scarpette del numero dieci bianconero - e l’operazione in Colorado nel 1998”.
RE DEL MERCATO / ANDREA D’AMICO
CON LA MAGLIA DI GIOVINCO Se la Formica Atomica è alla Juve è merito anche di D’Amico...
Un altro giocatore che, con lei e Pasqualin, ha vissuto grandi momenti. “Con Alex ho un rapporto eccezionale. Mi sono sposato nel 1998 e, nonostante l’infortunio, fu mio testimone di nozze. A Castellaro Lagusello, un borgo della Fai di poche anime, come piace a me, che rispecchia a pieno la mia concezione di terra e di casa”. Una Casa. Che è pure espressione della sua terra, della sua famiglia. “Questa casa l’ho presa nel ‘98, dopo che mi sono trasferito da Villafranca. Sono molto legato, lo ripeto: ho grande amore per la natura e per tutto questo che mi circonda. Mia moglie... Beh, Gigliola la conosco da 42 anni”. Quarantadue anni? “Elementari, medie e liceo insieme. Sono ‘il più perseguitato dalla giustizia, in libertà provvisoria’ (ride, ndr). Se avessi commesso un crimine gravissimo, sarei già libero, dopo tutto questo tempo! E poi Marco, il mio splendido figlio”. La visita poi si sposta. Di fianco, a Villa Pignatti, una splendida villa seicente-
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Coi giocatori, poi, tendo ad avere un rapporto totale e quel che faccio è per il piacere di fare, non per arrivare certo a tutti i costi, non per esser celebrato sca, dove pace, serenità e panorama sono le parole più in voga. La Contessa sorride, con D’Amico parla di vita quotidiana, di vicinato e di cose semplici. Un’altra occhiata all’orizzonte, poi di nuovo nel suo regno, diviso tra famiglia, natura e cellulare. “Non lo spengo mai, sono sempre reperibile. Anche con la stampa, mi piace avere un ottimo rapporto”.
Deo gratias. Sappia che non è cosa comune. Anzi. “Chiaro. E grazie a stampa e cellulare se sono riuscito a fare anche affari improvvisi. Con Gattuso, per esempio: ero nelle Highlands, ma mi hanno rintracciato e da lì è nato il nostro splendido rapporto. Così come con Vierchowod: Baresi si fece male al braccio, mi chiamarono e subito nacque l’idea di farlo passare al Milan. Questo lavoro è fatto di passione, per questo devi, ma anche vuoi, essere sempre disponibile. Coi giocatori, poi, tendo ad avere un rapporto totale e quel che faccio è per il piacere di fare, non per arrivare certo a tutti i costi, non per esser celebrato”. A proposito dei suoi talenti, impossibile non concedere una parentesi a Sebastian Giovinco. “Fu Luca Pasqualin a conoscerlo per primo, con Sebastian ho un rapporto fantastico. È un ragazzo unico, viene da una famiglia speciale e merita tutto quel che sta ricevendo dalla carriera. Anche coi suoi ho un ottimo rapporto”. Ed il futuro di Sebastian? “Parleremo a fine stagione con la Juven-
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UN UOMO INNAMORATO
D’Amico adora il suo lavoro, è la sua vita...
tus, poi valuteremo insieme, d’accordo con il club, cosa fare”. Usciamo un attimo dalla sfera prettamente calcistica: parliamo ancora di Gattuso. Campione del Mondo. Mica roba da tutti. “A lui ho legati dei ricordi meravigliosi, come la finale di Berlino: pensavo di vivere un sogno, seppur indiretto”.
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Mettiamoci comodi, allora, e ritorniamo indietro a quel 2006. “Fantastico. Ci muovevamo tutti come una famiglia allargata, anche con suo padre ed i suoi parenti. Il ritorno in macchina in Italia, da Berlino, è un’istantanea che non se ne andrà mai dai miei ricordi: chilometri e chilometri, in autostrada, di serpentone tricolore. Quella è stata la consapevolezza di aver quasi comple-
tato un ciclo, sebbene per Gattuso siano arrivate altre splendide ciliegine col Milan. In attesa di quelle a Creta...”. Andrea D’Amico, intanto, apre i confini al suo futuro. Non solo Italia, ma mercato globale. “Questo lo devo a Claudio Pasqualin, a suo figlio Luca ma chiaramente anche a mio fratello Alessandro. È una figura im-
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prescindibile per tutti noi, occupandosi di sponsor, assicurazioni ed ogni altra esigenza per i nostri ragazzi”. Anche per quelli che verranno dall’Oriente? “Uno c’è già ed è il portiere Kawashima. Un grande estremo difensore, ha anche vinto una Coppa d’Asia con Zaccheroni, il ct del Giappone. È un ragazzo eccezionale, parla otto lingue tra cui l’italiano.
Ha giocato nel Lierse e sogna di affermarsi da noi. Adesso sarà al Mondiale col Giappone da titolare: lì è un eroe ed è anche il miglior portiere del campionato belga in questa stagione. Come l’ho conosciuto? Coi new media non ci sono più frontiere: mi ha cercato lui e mi ha chiesto se volessi seguirlo”. Lei ha aperto il suo mercato ed i suoi
orizzonti anche alla Cina. “Una cosa mi ha impressionato: gli stadi sempre pieni. Ho visto tre partite della Nazionale ed il fenomeno calcio, ne sono certo, crescerà anche lì. Lo dimostrano Lippi, Anelka, Conca, Drogba, Diamanti. Il calcio è anche marketing, comunicazione e potere, è normale che dove c’è una forte economia ci siano anche i protagonisti della stessa. Il mercato è diventato
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SEMPRE PRONTO... Se il cellulare squilla, D’Amico non si tira mai indietro...
globale, si sono spostati i riferimenti che ci legavano sino a poco tempo fa. La Cina è ora un grosso bacino, anche la Corea del Sud si sta muovendo, il Qatar e gli Emirati Arabi, pur senza campionati di grande livello, attraggono giocatori importanti e non scordiamoci che nel 2022 ci sarà il Mondiale proprio lì, in Qatar”. Latitudini dove è andato anche Fabio Cannavaro. “Mi ha fatto molto piacere esser stato ideatore ed esecutore del suo passaggio a Dubai nel 2010, quando era ancora capitano della Nazionale campione del Mondo. È un’idea proposta al presidente Al Naboodha dell’Al Ahli e conclusa con successiva firma in una settimana, anche come testimone, oltre che come agente del club”.
CON LA SCARPA DI DEL PIERO D’Amico ci mostra lo scarpino di Pinturicchio....
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Lì poteva andare anche Maxi Lopez. “Siamo stati lì, la scorsa estate, ma ci siamo resi conto che è ancora un giocatore troppo forte e giovane per quel mercato. E non solo: in Giappone, invece, poteva andare Donati la scorsa estate, ma poi non se n’è fatto niente”.
I RE DEL MERCATO / ANDREA D’AMICO
Già anni addietro, però, lei e Pasqualin siete stati dei precursori. “All’inizio degli anni ‘90, siamo andati in Giappone perché l’Osaka Panasonic voleva tesserare Aldo Serena. Ci siamo trovati di fronte ad una realtà incredibile. La J-League era in grandissima espansione, c’era un entusiasmo pazzesco. Da Schillaci a Cerezo, erano tanti i campioni nel Sol Levante. E poi la Russia, che ricordi: da com’è ora, quando vado per Bocchetti e Criscito, alle prime volte, dopo la caduta del Muro di Berlino... Un altro mondo”.
ALLA RICERCA DEL COLPO Non c’è missione impossibile per uno come D’Amico...
Prima il mercato: Criscito e Bocchetti. “Il primo l’ho portato, con grandissima soddisfazione, ad una squadra poi diventata una vera corazzata come lo Zenit. Bocchetti prima al Rubin, poi allo Spartak”. Torniamo un secondo indietro: non è cambiata solo la Russia, però. Anche la sua professione. “Potremmo parlarne per ore. Nel ‘90, quando ho dato l’esame, eravamo in pochi. C’era l’associazione di categoria che aveva un peso importante poi, per colpa nostra, ci siamo fatti “sottrarre” la palla dalla FIGC, dal punto di vista regolamentare e di quello di organi di controllo e giudiziari. Questo è andato contro alla natura stessa della nostra professione, come ha stabilito una sentenza del Tar del 2010, siamo dei liberi professionisti. Non siamo dei tesserati, anche se la Federcalcio continua a considerarci degli assimilati. È una rivendicazione che deve passare attraverso la riscoperta dell’associazionismo, forte, che faccia i passi giuridici per vedere conclamata la nostra libera professione, con autonomia regolamentare, disciplinare”. Storia, passato, ma pure presente e futuro. Chiudiamo di nuovo coi suoi assistiti. Le va di fare una top undici? “No, ma non per cattiveria. Non sono capace di stilare certe classifiche. Se guardo al passato vedo Del Piero, Vialli, Tassotti, Bierhoff, Dino Baggio. Tra presente e futuro Gattuso, Consigli, Sorrentino, Criscito, Bocchetti, Luca e Marco Rigoni, Iaquinta, Maxi Lopez, Giovinco, Donati, Brivio, Rubin e tutti gli altri ragazzi...”. Ok. Mi dice allora come si definisce lei? Sospira, prima di rispondere. Con l’indi-
ce allungato mostra un orizzonte fatto di memoria ma anche di pace. Tranquillità. “Un uomo felice, sereno, fortunato”. All’improvviso, squilla il cellulare. Ci saluta, col sorriso. “È vero, mi riposo poco, sono sempre al telefono. Vorrà dire che, tra cento anni, sulla lapide scriverò ‘non vi preoccupate. È solo sonno arretrato”.
Intervista di Marco Conterio
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SPECIALE LAZIO IL PRIMO SCUDETTO
di Marco Valerio BAVA
UNA SQUADRA STORICA... L’impresa della Lazio 1973/74 è da leggenda...
IL GIORNO DELL’AQUILA A quarant’anni da quel meraviglioso 12 maggio 1974, il popolo della Lazio torna a gridare il proprio amore per i colori biancocelesti…
foto Agenzia Liverani
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i sono giorni che non sono giorni qualunque, giorni che restano nella memoria del cuore e gonfiano l’anima d’orgoglio e appartenenza. Date da cerchiare sul calendario, notti da tramandare a chi verrà e crescerà sotto l’egida dell’aquila. Così il 12 maggio. Generazioni a confronto, contatto tra passato e presente, padri e figli che si avvicinano allo stadio tenendosi per mano, ricordando i trionfi di Lenzini e Cragnotti. I più giovani sostengono gli
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adulti, chiedono loro racconti e aneddoti, dalle vecchie generazioni imparano la Lazialità: signorilità d’animo, stile inconfondibile nella vita, prima che sui campi di gioco. Nessuno dei “grandi” si tira indietro e dalle loro parole sgorga passione, gli occhi si illuminano come stelle in una notte d’agosto e la mente vola a quarant’anni prima, alle parate di Pulici, alle chiusure di Wilson, alla corsa inesauribile di Re Cecconi, alle geometrie di Frustalupi, alle devastanti progressioni di Chinaglia concluse da tiri che gonfiavano le reti avversarie e facevano esplodere di gioia un Olimpi-
co colmo d’amore. Una squadra di pazzi, di ragazzi folli, che durante la settimana trasformavano gli allenamenti in corride e la domenica si aiutavano come se stessero combattendo una guerra santa. Pistole e palloni, ragazzi guidati dal saggio Tommaso Maestrelli che, ogni tanto, concedeva loro di sfogarsi chiudendo un occhio se Martini tirava fuori la pistola e faceva il tiro a segno con qualche lampadina. Il Maestro ne gestiva l’esuberanza, ne incanalava la voglia di prendersi Roma, l’Italia, il tricolore e incidere a fuoco il loro nome nella storia. Tornano a calcare il
SPECIALE LAZIO / IL PRIMO SCUDETTO
IL GRANDE CHINAGLIA
L’anima della squadra di Maestrelli...
prato verde gli eroi di quella Lazio da leggenda, loro che hanno organizzato e dato vita all’evento con l’intento di dare ai laziali un modo per rendere omaggio non solo alla squadra del primo tricolore, ma alla storia tutta del club. Pino Wilson, Felice Pulici e Giancarlo Oddi sono stati gli ideatori e i promotori della serata, una vera gioia per loro vedere una risposta simile da parte della gente: “Rivedere tanti miei ex compagni, vedere tanti giocatori che hanno fatto grande la Lazio è stata una sensazione forte, unica. Ma la cosa che ci ha fatto più piacere è stata ammirare la
reazione del pubblico. Non ci aspettavamo una simile affluenza – dice emozionato Giancarlo Oddi a Calcio2000 – e poi devo dire anche grazie ai tifosi che si sono comportati in maniera esemplare. Quando si muovono tante persone c’è sempre il rischio che possa accadere qualcosa, invece tutto è andato bene a dimostrazione della maturità di questa tifoseria. È stata una serata meravigliosa, lo stadio era pieno di famiglie e bambini. Davvero toccante”. Quarant’anni che si racchiudono in una sera, i ricordi si rincorrono, si mischiano, fanno stringere il cuore in una morsa inspiegabile
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CHE EMOZIONI
40 anni dopo, il tifo laziale ha riabbracciato i suoi eroi.
per chi non capisce cosa può regalare la fede in un club ultracentenario, l’amore per dei colori e per un simbolo che sono più di una squadra di calcio: “Se ripenso a quel 12 maggio 1974, la prima cosa che mi viene in mente è il fischio finale dell’arbitro Panzino, la mia corsa verso gli spogliatoi e l’abbraccio con mio padre. Fu un momento di grande emozione per me, avevo 25 anni, venivo da un anno di grossi sacrifici, di sforzi per arrivare a quel titolo che avevamo sfiorato un anno prima, abbracciai mio padre, gli stavo regalando il primo scudetto della sua Lazio. Un mese fa, invece, ho visto scene che non mi aspettavo. Ero in giro per Roma, erano le cinque del pomeriggio, stavo andando in hotel a trovare qualche ex compagno e vedevo tanta gente che si dirigeva verso il Foro Italico. Pensavo fossero diretti agli internazionali di tennis, anche perché la nostra serata sarebbe cominciata intorno alle 20, ma poi ho visto apparire sciarpe, maglie e bandiere della Lazio. Era come se il pubblico non vedesse l’ora di accorrere all’Olimpico. È qualcosa che mi ha dato una grande gioia”. Tanti protagonisti di quella Lazio non ci sono più, ma vivono nel cuore di chi è rimasto. Oddi è commosso: “Avrei voluto accanto a me Giorgio (Chinaglia ndr), ma anche Polentes, Re Cecconi, Frustalupi e avrei
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foto Federico Gaetano
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SPECIALE LAZIO / IL PRIMO SCUDETTO
ALFREDO RECCHIA
GIANCARLO ODDI
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Se ripenso a quel 12 maggio 1974, la prima cosa che mi viene in mente è il fischio finale dell’arbitro Panzino, la mia corsa verso gli spogliatoi e l’abbraccio con mio padre. - G.ODDI voluto vedere Maestrelli seduto in panchina con Lovati. Tutti quelli che resero possibile quell’impresa, tutti loro avrei voluto riabbracciare”. Di padre in figlio, di Lazio in Lazio. La notte del 12 maggio è un inno alla fede immortale di un popolo che ha visto l’inferno, ha toccato le fiamme degli spareggi e si è forgiato in quel calore riuscendo a uscirne volando ancor più alto. Emozioni intense, rivedere lo stadio pieno è un tuffo al cuore, un messaggio a Lotito. Il grido “Lazio!” si leva al cielo, la luna piena illumina il ritorno di Nesta in quella che è stata - più di ogni altra - casa
sua: gli occhi del ragazzo di Cinecittà diventano lucidi, la mente del grande campione torna bambina e rivive gli esordi e poi i trionfi con la maglia amata da sempre. La commozione è tanta, vedere Nesta e Wilson uno accanto all’altro è la congiunzione di due epoche, entrambi scudieri di Lazio romantiche e vincenti, belle e - per motivi diversi - tormentate dalla mala sorte. Lazio di successo, Lazio eroiche come quella di Fabio Poli, autore del gol decisivo durante gli spareggi di Napoli per evitare la retrocessione in C. In panchina ci sono Eugenio Fascetti e Delio Rossi allenatori sanguigni, passionali che nella Roma biancoceleste sono riusciti a ritagliarsi un posto nel pantheon dei più amati. Bruno Giordano è il talento laziale più puro: il suo giro di campo sembra uscito dalla penna di Hornby, la folla si alza in piedi, sventola le bandiere, la Nord gli dedica uno striscione in quel dialetto romanesco tanto caro al trasteverino che di Roma e della Lazio è innamorato visceralmente. Mancini e Signori duettano come non avevano mai fatto con Eriksson in panchina, quando il feeling tra il leader e il bomber non sbocciò mai del tutto e Beppe gol fu costretto a cercare (e trovare) fortuna a Bologna, mentre con la 10 il Mancio vinse il secondo titolo della sua straordinaria carriera e altri sei trofei. Pulici, con la sua tenuta nera, è una cartolina che arriva direttamente dalla memoria dei padri e dei nonni. Stankovic, Mihajlovic e Sergio Conceicao sono
tirati a lucido, sembra che il tempo si sia fermato e abbia concesso ai Laziali di guardarsi negli occhi, di ritrovarsi finalmente tutti insieme, di lasciarsi alle spalle un periodo fatto di contestazioni e spalti vuoti e abbracciarsi come non accadeva da tempo. Fiore, Corradi e Dabo sono gli alfieri di una Coppa Italia vinta sull’orlo del fallimento, un trionfo ottenuto contro una Juventus stellare, quando tutto sembrava perduto: “Sono andato via dalla Lazio lasciando l’Olimpico pieno, in quella notte di Coppa e l’ho ritrovato esaurito, questa è la prima immagine che mi viene in mente. È stata una notte speciale – ricorda Stefano Fiore a Calcio2000 –, una serata che rimarrà indelebile, fatta di ricordi ed emozioni, vissuta poi con la mia famiglia e quindi ancora più bella”. Prima contestato, poi amato e protagonista assoluto del successo in Coppa Italia della stagione 2003/2004 della quale fu anche capocannoniere, Fiore parla come se avesse ancora l’aquila sul petto: “La Lazio per me ha significato tanto, anche se sono rimasto solo tre anni, quindi non molto. A Roma ho vissuto l’esperienza più intensa ed esaltante della mia carriera. Mi è dispiaciuto molto andar via, ma era inevitabile. La Lazio, però, è la squadra che più di ogni altra mi è rimasta nel cuore”. Olimpico gonfio d’amore, l’aria che si respirava a Roma prima dell’evento era elettrica, come se si aspettasse quella notte per sfogare la voglia di Lazio rimasta repressa ne-
foto Federico Gaetano
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SPECIALE LAZIO / IL PRIMO SCUDETTO
FELICE PULICI
PINO WILSON
“”del 12 La notte
maggio è un inno alla fede immortale di un popolo che ha visto l’inferno, ha toccato le fiamme degli spareggi e si è forgiato in quel calore riuscendo a uscirne volando ancor più alto gli ultimi anni: “Come si riavvicina la gente allo stadio? Bisogna trovare un punto d’incontro, la verità e la ragione sono sempre nel mezzo. Lotito ha fatto un lavoro oculato, ha risanato la società ed è stato bravo a curare il bilancio. Ma la gente vuole cuore e passione e credo che da questo punto di vista il presidente possa fare di più. Il tifoso della Lazio chiede un passo in più alla società, Roma è una piazza esigente e ambiziosa, credo sia questo che la gente pretende da Lotito”. Cragnotti è accolto come un re, lui ringrazia e parla con la sicurezza di chi ha saputo far volare l’aquila più in
ORGOGLIO BIANCOCELESTE Non c’è tifoso che non ricordi la Lazio 1973/74...
alto di ogni altro: “La mia soddisfazione maggiore? Aver reso la Lazio vincente”. Un privilegio di pochi quello di poter onorare la storia, tramandando tradizioni senza perdere una goccia dell’amore che dal 1900 scorre tra i vicoli e le piazze di Roma. L’inizio della serata è un’apoteosi di Lazialità: sfilano le 59 sezioni della polisportiva biancoceleste, la più grande d’Europa. Ciclismo, basket, football americano, calcio a cinque, rugby, pugilato, pentathlon moderno, nuoto, scherma e tante altre. Adulti e bambini insieme mano nella mano, applauditi da tutto lo stadio che all’annuncio dello speaker non fa mancare il boato e l’appoggio a ognuna delle sezioni. I protagonisti della sfilata tengono alti i vessilli bianco e azzurri sui quali è impresso il nome della disciplina rappresentata e ricambiano con saluti e sorrisi splendenti come il sole che cala sull’Olimpico. Lo show della Lazio paracadutismo è da togliere il fiato, uno a uno planano sull’impianto del Foro Italico come rapaci, il pubblico ne accoglie l’atterraggio con olè quasi liberatori, fino all’ultimo atleta che arriva dal cielo con una bandiera dedicata alla squadra che nel ‘74 vinse il primo scudetto della storia laziale. È l’ultimo atto della celebrazione per la polisportiva regina d’Europa. Poi è solo calcio, ricordo e
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SPECIALE LAZIO / IL PRIMO SCUDETTO
CAMPIONI D’ITALIA 1973/74 - in piedi da sx: WILSON, ODDI, MARTINI, PULICI, PETRELLI, CHINAGLIA
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accosciati: RE CECCONI, FRUSTALUPI, D’AMICO, GARLASCHELLI, NANNI
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grandi giocate. Si parte con il figlio di Chinaglia, George Jr., che calcia un rigore sotto la curva Maestrelli, rigore che consacrò il papà come eroe tricolore quarant’anni prima. Di padre in figlio: ci sono gli eredi di Re Cecconi e Frustalupi, Stefano e Niccolò oggi secondo di Walter Mazzarri. Il triangolare tra la due Lazio sculettate e quella del “-9” riservano giocate d’alta scuola e scene da partita del giovedì tra vecchi amici: Mihajlovic ha sul sinistro una punizione delle sue, corre da Peruzzi e gli indica l’incrocio dei pali: “Ti levo le ragnatele”, gli dice. Il portiere raccoglie la sfida e si piazza proprio tra il palo e la traversa, Sinisa tra il boato dei 65 mila dell’Olimpico che, presto, però diventa un olè di sfottò all’ex difensore perché il suo sinistro si spegne debole sul fondo tra le risate del portiere che fu della Lazio e della nazionale e degli altri protagonisti in campo. Casiraghi ci prova e ci riprova, ma Peruzzi gli nega la gioia del gol: “Devo dire che è stata una serata dalle mille emozioni. Non tornavo all’Olimpico da tanti anni – racconta l’ex tecnico dell’Under 21 ai nostri microfoni – rivedere i miei ex compagni e giocare davanti a tanti tifosi è stato molto bello. Ed è qualcosa che mi porterò sempre dentro”. Casiraghi, Signori, Mancini, Nesta, tanti campioni e una cornice di pubblico che in campionato non si vede mai. Anzi. “Il sottofondo della serata era quello, i tifosi erano allo stadio per dimostrare l’attaccamento alla storia e alla maglia. Credo che un club non debba mai perdere di vista il suo passato”. Amato come pochi altri attaccanti, un sigillo in spaccata nel derby, una Coppa Italia alzata al cielo, tanti gol con Zeman in panchina, Casi-
LA PARTITA
29a giornata Serie A - 12/5/1974
LAZIO-FOGGIA 1-0 LAZIO: F.Pulici, Petrelli, L.Martini (49’ Polentes), Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico. A disp.: 12 Avagliano, 14 Franzoni. Allenatore: Maestrelli FOGGIA: Trentini, Cimenti, Colla, Pirazzini, Bruschini (66’ Golin), Scorsa, Fabbian, Valente, S.Villa, Rognoni, Pavone. A disp.: 12 Giacinti, 14 Delneri. Allenatore: Toneatto. Arbitro: Sig. Panzino (Catanzaro) Guardalinee Sigg. Coletta e Frattini. Marcatori: 60’ rig. Chinaglia Note: 60.494 paganti e 18.315 abbonati per un incasso di £ 261.898.900. Espulso Garlaschelli (62’). Ammoniti: Rognoni, Colla, Bruschini, Frustalupi.
UN’IMPRESA IMMORTALE
TOMMASO MAESTRELLI
raghi resta uno degli idoli del pubblico laziale: “A Roma ho vissuto forse il mio miglior momento, sono arrivato all’età giusta e ho avuto gli allenatori giusti per esprimermi al meglio. La Lazio è una parte importante della mia vita di calciatore, la squadra nella quale ho dato il meglio. Il ricordo più bello? Dico la Coppa Italia del ’98, con quel trofeo si è aperto un ciclo di vittorie che ha portato poi anche alla conquista dello Scudetto. Vincere aiuta a vincere, lì abbiamo dato il via all’era d’oro della Lazio”. Ci ha provato a far gol l’ex numero 9 biancoceleste, ci è riuscito Stankovic, ci è andato vicino anche Macini: “Credo che il Mancio fosse quello più in forma – dice ridendo Casiraghi – ma anche Mihajlovic e Conçeicao li ho visti bene. Diciamo che tutti abbiamo fatto la nostra bella figura dai”. Il pubblico ha apprezzato, si è divertito, si è lasciato trascinare dal passato che bussa alla porta del cuore e fa vibrare le sue corde con scosse che portano gli occhi a far scendere sul volto piccoli fiumi di lacrime. È amore puro quello che i tifosi accorsi allo stadio donano alla Lazio, movimento angelico dell’animo che non chiede nulla in cambio. Le stelle che calcano il prato dell’Olimpico sono le più fulgide, uomini - prima che campioni - capaci di scrivere le pagine più intense di un viaggio cominciato 114 anni fa. È una notte da brividi quella del 12 maggio, notte da Laziali, dedicata a chi la Lazio l’ha lasciata, ma mai abbandonata: come Chinaglia, Re Cecconi, Maestrelli, Lenzini, Lovati, Paparelli e Sandri. Stretti l’uno all’altro, nella tribuna paradiso a brindare alla Lazio, loro grande amore. Là dove tutto è bianco e celeste.
di Thomas SACCANI
12 maggio 1974, la Lazio supera, con un rigore di Chinaglia, il Foggia e si laurea, per la prima volta nella propria storia, Campione d’Italia. È il trionfo, figlio della determinazione e della volontà, della famosa “Banda Maestrelli”. La Juventus, favorita d’obbligo (e capace, l’anno prima, di spezzare il sogno biancoceleste), si deve inchinare ad una squadra speciale che, di fatto, soverchia l’ordine naturale del calcio, almeno quello conosciuto fino ad allora. È la vittoria di gente che entrerà, di diritto, nella mente di ogni tifoso biancoceleste. Dal portiere Pulici a giocatori come Petrelli e Martini, Pino Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Frustalupi, D’Amico e ovviamente Chianaglia, l’anima di quella splendida realtà, oltre che capocannoniere della stagione (24 gol, uno in più di Boninsegna). Le parole del profeta Mestrelli nel dopo gara resteranno nella memoria per sempre: “Sono tanti anni che aspettavo questo momento. Finora vi ho sempre detto che “andavamo alla giornata”. Ora posso confessarvi che ho creduto a questo scudetto sin dalle prime giornate del campionato perché sapevo che la squadra che ha lottato fino all’ultima giornata nello scorso campionato era una realtà e non, come pensavano gli scettici, un fuoco di paglia. E sapevo anche che i ragazzi avrebbero dato l’anima per “vendicarsi” degli scettici”, queste le sue parole riportate dall’Unità…
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I GIGANTI DEL CALCIO GIANCARLO ANTOGNONI
Antognoni, ad un passo dalla storia Il ragazzo che giocava guardando le stelle, per i fiorentini è l’unico 10. di Stefano Borgi foto Federico DE LUCA
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accontare Giancarlo Antognoni non è semplice. Da una parte il talento, l’eleganza, la corsa riconoscibile tra mille, la vita che ti fornisce l’assist per andare in gol. Dall’altra la sfortuna, il destino che ti colpisce proprio quando arrivi lì... ad un passo dalla storia. “Non cerco alibi, e non sono nemmeno uno che si piange addosso. Però è vero, nei momenti cruciali la sfortuna mi ha sempre colpito. Vuol dire che era scritto”. Antognoni lo dice con un filo di voce, quasi con rassegnazione, ed individua due momenti su tutti. Il primo con la Fiorentina... “Era il 22 novembre 1981, si giocava Fiorentina-Genoa. Dopo 10 minuti della ripresa il portiere genoano Martina mi frana addosso e mi spacca la tempia.
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Ricordo solo l’impatto, poi il buio. Stetti fuori 13 partite, perdemmo lo scudetto per un punto (vinse la Juventus ndr). Con me in campo saremmo diventati campioni d’Italia, ne sono certo”. Il secondo, con la nazionale, arriva pochi mesi dopo, esattamente l’8 luglio 1982. Semifinale mondiale contro la Polonia, ed ancora una volta il destino picchia duro... “Un entrata col piede a martello di Matysik mi provocò una ferita profonda al piede destro. Devo dire che fu un po’ anche colpa mia: volevo far gol a tutti i costi (tre giorni prima gli era stato annullato un gol regolare contro il Brasile ndr) e rischiai il tiro anche se ero in ritardo. Così saltai la finalissima contro la Germania. Anzi sa cosa le dico? Ero il primo rigorista della squadra, e quel rigore sbagliato da Cabrini lo avrei calciato io...” Un attimo di scoramento, poi an-
cora l’orgoglio prende il sopravvento: “Comunque sono contento di quello che ho fatto, mi sento campione del mondo come gli altri”. Cominciamo con l’Antognoni bambino. “Sono cresciuto a Casalina, un paesino sperduto dell’Umbria vicino a Marsciano. Vivevo in una casa di campagna, andavo a scuola percorrendo ogni giorno 2 km a piedi, e passavo il ponte sul Tevere. Sempre da solo. Questo mi ha formato il carattere, taciturno, solitario. A 10 anni c’è stato il trasferimento a Perugia, dove mio padre prese in gestione un bar che era anche un Milan club”. Nasce allora la passione per il calcio? “Beh, quello contribuì parecchio. La prima partita che vidi fu un Bologna-Milan, il mio idolo era Gianni Rivera. In quegli anni
I GIGANTI DEL CALCIO / GIANCARLO ANTOGNONI
VIOLA PER SEMPRE Antognoni è il simbolo della Fiorentina...
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I GIGANTI DEL CALCIO / GIANCARLO ANTOGNONI
CAMPIONE DEL MONDO 1982 In Spagna, il momento più alto della carriera...
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A 10 anni c’è stato il trasferimento a Perugia, dove mio padre prese in gestione un bar che era anche un Milan club pensavo solo a giocare a pallone: all’oratorio, in mezzo alla strada, dovunque...” Scommetto che era il più bravo. “Non dovrei dirlo, ma... sì. Ricordo che quando facevamo le squadre venivo scelto sempre per primo”. Poi si inizia a fare sul serio... “A Perugia giocavo nella Prepo Juventina. Fummo scelti in due: io e un certo Bottausci. La mia prima squadra semiprofessionistica, invece, fu l’Astimacobi in Serie D. Fui subito selezionato da Vicini per la nazionale Juniores, e spesso venivo a Coverciano ad allenarmi. Era il 1972, mi notò Nils Liedholm, allora allenatore della Fiorentina. La società viola mi acquistò in comproprietà per 90 milioni, versandone l’anno dopo altri 350. In tutto costai circa 440 milioni di lire. Una bella cifra per un ragazzo di 18 anni...” Da quel momento Antognoni brucia le tappe. “L’esordio in Serie A fu a Verona nell’ottobre del ‘72, col numero otto al posto di De Sisti squalificato. Ricordo che Liedholm me lo disse il giovedì, vedevo che mi stava addosso più di altre volte. Quel giorno nacque la definizione: “Il ragazzo che gioca guardando le stelle”. Non ho mai capito se la disse Ciotti o Caminiti, ma non importa... a me piaceva moltissimo. Due anni dopo l’esordio in nazionale (a Rotterdam, il 20 novembre 1974 ndr) contro la grande Olanda di Cruijff. Perdemmo 3-1, io me la cavai fornendo l’assist a Boninsegna e mi annullarono pure un gol regolare. A proposito di sfortuna nei momenti cruciali...”
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I GIGANTI DEL CALCIO / GIANCARLO ANTOGNONI
Con la nazionale tante critiche. Colpa della stampa del nord? “Facevano il loro gioco. Ad esempio spingevano Beccalossi che giocava nell’Inter, oppure Zaccarelli del Torino. Ringrazio Bearzot che mi ha sempre difeso. Un altro rimpianto fu il mondiale del ‘78 in Argentina, soffrivo di tarsalgia e resi al 50%. Poi ci fu Spagna ‘82. Lì tutto bene fino alla finale. Ricordo che dopo la vittoria sul Brasile eravamo già sicuri di vincere, che non ci avrebbe fermato nessuno. E infatti...”
341 VOLTE FIORENTINA
Tante le presenze, in A, tutte con i gigliati...
A proposito, più forte la sua nazionale o quella del 2006? “Non è giusto fare paragoni. Certo me lo lasci dire, quella dell’82 era una grande nazionale...” In compenso la volevano tutti. Sopratutto Juventus e Roma... “La Juve nel ‘78 offriva un sacco di soldi. L’allora presidente viola Melloni mi chiese se doveva accettare o no, ma la Fiorentina navigava in brutte acque e io non me la sentii di abbandonare la nave che affonda. Due anni dopo si fece sotto la Roma del presidente Dino Viola. Mi voleva Liedholm, stavo quasi per accettare. Poi a Firenze arrivarono i Pontello con grandi investimenti. Fui felice di rimanere e feci bene”. Ci scuserà, ma la domanda gliela devo fare: si è mai pentito di quella scelta? “No, e le spiego il perché. Certamente avrei vinto coppe e scudetti, ma oggi sarei stato uno dei tanti. A Firenze, invece,
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Perché non sono andato via? Certamente avrei vinto coppe e scudetti, ma oggi sarei stato uno dei tanti. A Firenze, invece, sono sempre Antognoni Calcio 2OOO
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LA FORZA DELL’ELEGANZA In campo (e fuori), Antognoni è sempre stato un modello...
sono sempre Giancarlo Antognoni. Ha visto che festa per i miei 60 anni? Tutti mi vogliono bene. I fiorentini sono straordinari e il loro affetto mi ha ripagato più di mille vittorie”. Mancherebbe ancora un infortunio... “12 febbraio 1984, ancora contro una genovese, stavolta la Sampdoria. Quel giorno faceva molto freddo ed ero senza parastinchi. Frattura scomposta di tibia e perone, ed anche quell’anno con me in campo non so come sarebbe finita. Era una Fiorentina fortissima, ma come si diceva? Nei momenti cruciali...” Possiamo dire che la sua carriera finisce in quel momento? “Ad alti livelli sì. Persi un anno e mezzo,
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rientrai, ma non ero più quello di prima. Nel 1987 provai l’esperienza all’estero, al Losanna in Svizzera, e poi il 25 aprile 1989 detti l’addio al calcio. Quel giorno allo stadio c’erano 40.000 persone a salutarmi. Capito perché ho fatto bene a scegliere Firenze?” Da lì inizia una nuova vita. Se le dico Vittorio Cecchi Gori? “Per me un fratello maggiore, gli devo gratitudine perché mi ha offerto un’opportunità. Con lui sono stato direttore generale fino al 2001. Dal 2004, invece, lavoro in federazione come coordinatore delle nazionali giovanili”. Rui Costa e Thuram. “Rui è il colpo di mercato. Lo presi giova-
nissimo, è diventato un campione. Thuram invece, il rimpianto più grosso. Perdemmo troppo tempo, il Parma fu bravo a portarcelo via”. Una clausola da mettere sul contratto di Antognoni giocatore. “Difficile da dire. Il problema è che chi fa gol vale di più e io non ho mai fatto tanti gol... Se dico 35 milioni esagero?” Il compagno e l’avversario più forte. “Ho giocato con tanti campioni, per il primo scelgo Passarella. Come avversario Tardelli. Con loro ci metto Oriali: compagno, avversario ed amico”. Altra domanda scomoda, perché Antognoni non lavora in Fiorentina?
I GIGANTI DEL CALCIO / GIANCARLO ANTOGNONI
IL VERO 10 VIOLA
Alla Fiorentina, non c’è mai stato un “10” come Antognoni...
“Semplice: perché non sono gradito. Le ragioni? Non le conosco. Da parte mia dico... mai dire mai, ma sono passati 12 anni da quando ci sono i Della Valle e credo che a questo punto sia tardi”. Ancora un’immagine, la curva “Fiesole”. “Una di famiglia. La mia foto su quella bandiera, la scritta “Onora il padre” mi fa capire che ho fatto la scelta giusta. Mi vogliono bene, mi hanno sempre sostenuto. E io voglio bene a loro”. Da una famiglia virtuale a quella reale... “Con Rita sono sposato da 35 anni, Alessandro e Rubinia sono la mia gioia. Poi ci sarebbe stato un terzo figlio, Cristian,
nato nel ‘77. Morì dopo soli tre giorni, un dolore immenso che ci ha unito ancora di più...” Entrerebbe in politica? “Me lo hanno chiesto, ma non fa per me. Come voto? Ho un’estrazione di centro, sono un moderato”.
aggettivi. “Onesto, modesto, altruista”. E cosa vuol fare Antognoni da grande? (pausa prolungata) “Il presidente... senza portafoglio. Di quale squadra? Non lo dico...”
È il momento dei saluti. Fuori dalla finestra il Centro tecnico di Coverciano, in un angolo dell’ufficio una statuetta che riproduce un giocatore di golf... “È la mia seconda passione, mi rilassa, mi permette di tenermi in forma. Gioco spesso con Prandelli, purtroppo vince quasi sempre lui”. Per chiudere, si definisca con tre
Intervista di Stefano Borgi
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SPECIALE STORIA COPPA DEI CAMPIONI NIENTE DA FARE Questa volta non riesce il miracolo ad Herrera...
LA CADUTA DELLA GRANDE INTER Il Celtic Glasgow manda al tappeto la super squadra di Herrera e brinda ad un trionfo storico. di Gabriele PORRI foto archivio storico IMAGE SPORT
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a novità della stagione 1966-67 di Coppa Campioni è l’ingresso dell’Unione Sovietica, rappresentata dalla Torpedo Mosca, campione 1965 con un punto di vantaggio sulla Dinamo Kiev. La stella è Eduard Streltsov, appena rientrato da un duro periodo
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di detenzione in un gulag siberiano con un’accusa di stupro che sembra gli sia stata confezionata addosso per vendetta. Streltsov avrebbe rifiutato la figlia non proprio avvenente di Ekaterina Furtseva, componente del Politburo sovietico, con parole sprezzanti: a seconda delle versioni “Non sposerei mai quella scimmia” o “Preferirei essere impiccato piuttosto che sposare quella ragazza”.
È l’Inter a tenere a battesimo la Torpedo. Senza Peiró, sostituito da Cappellini rientrato dal prestito al Genoa e Jair, perché sull’ala c’è Domenghini. L’andata a San Siro va all’Inter di misura e con fortuna, i sovietici colpiscono due legni e decisiva è l’autorete di Voronin, che spiazza Kavazashvili deviando un tiro di Mazzola. Davanti agli oltre 100.000 dello stadio Lenin, la squadra di Herrera
SPECIALE COPPA DEI CAMPIONI/ 1966-1967
blocca ogni azione dei padroni di casa, portando a casa lo 0-0 che consente di proseguire al secondo turno. Mentre il Real ottiene il passaggio diretto e nel frattempo perde l’Intercontinentale con il Peñarol, Atletico Madrid, Ajax, Nantes, Anderlecht, Vasas, Celtic e Monaco 1860 passano il turno senza grossi problemi. Delle grandi, quella che deve lottare più di tutte è il Liverpool: alla seconda partecipazione dopo l’uscita in semifinale del 1965, affronta il Petrolul Ploiesti e sembra tutto agevole dopo il 2-0 di Anfield firmato St.John e Callaghan. In Romania però arriva un inaspettato 3-1 per il Petrolul: è spareggio a Bruxelles, che gli inglesi si aggiudicano ancora 2-0 e ancora con Jan St.John al gol, stavolta imitato da Thompson. Agli ottavi Shankly affronta l’Ajax di Rinus Michels e di un giovanissimo Johan Cruyff. Il calcio olandese non ha ancora espresso il suo potenziale, ma nella fitta nebbia di Amsterdam il primo tempo finisce 4-0 per i “Lancieri”, con il segnapunti che a ogni gol deve essere informato a voce per cambiare punteggio. Finisce 5-1 e Shankly si dice certo di poter vincere 7-0 davanti al pubblico amico, ma non va oltre un 2-2 che vede Cruyff realizzare una doppietta. Se al Liverpool va male, la Coppa dei Campioni 1966-67 vede un sorprendente exploit delle altre due britanniche, Celtic e Linfield. Gli scozzesi tra il titolo del 1926 e quello del 1966 avevano vinto solo tre volte contro le venti degli odiati Rangers. Protagonista della rinascita è un tecnico che ha vestito la casacca biancoverde, ma come allenatore si è affermato al Dunfermline, dove ha ottenuto una salvezza e la vittoria in Coppa di Scozia proprio contro il Celtic: John “Jock” Stein. Nel 1965 approda al Celtic all’età di 43 anni e vince subito il titolo con giovani come Gemmell, Murdoch, Johnstone e Lennox. In Europa, dopo il 5-0 complessivo allo Zurigo, semifinalista nel 1964, il Celtic ha surclassato il Nantes con un doppio 3-1 senza attenuanti, con Lennox e Chalmers a segno in entrambi i match. Ancora più sorprendente il Linfield, invero agevolato da un sorteggio non impossibile. Al primo turno affronta l’Aris, campione lussemburghese, che si salva in casa, ma ne prende sei al Windsor Park di Belfast. Poi agli ottavi trova il Vaalerengen, qualificatosi per il forfait
del 17 Nëntori di Tirana. Bastano 45’ alla squadra di Leishman per assicurarsi uno storico passaggio ai quarti: 4-1 all’intervallo che lascia basiti i 7000 del Bislett di Oslo. Al ritorno è 1-1 e il Linfield passa. Ai quarti di finale arriva anche l’Inter, cui serve un gol di Corso all’85’ per vincere l’andata in casa col Vasas. Una doppietta di Mazzola risolve la situazione al Nepstadion: il primo gol in particolare, con cinque avversari superati in slalom, rimane uno dei più belli di sempre. Sorti alternate per le madrilene: i campioni di Spagna dell’Atletico soccombono agli jugoslavi del Vojvodina in un rocambolesco spareggio che i Colchoneros giocano tra le mura amiche. Dopo 5’ l’Atletico è già sul 2-0, ma si fa raggiungere al 67’. Si va ai supplementari, dove Takac dà il passaggio del turno alla squadra allenata dal 35enne Vujadin Boskov, nonostante fosse rimasta in 9, per le espulsioni di Trivic e Pusibrk. Il Real, invece, ribalta lo 0-1 del Grünwalder Stadion sconfiggendo 3-1 il Monaco 1860 dopo essere stato in svantaggio anche al Bernabeu. Raggiungono i quarti anche il Dukla Praga che rifila un 6-2 complessivo all’Anderlecht e il CSKA Sofia che, dopo un rotondo 4-0 sul Gornik Zabrze, contiene la rimonta polacca che si ferma sul 3-0 dei primi 45 minuti. È una grande occasione per i bulgari, che nei quarti devono affrontare il non impossibile Linfield. I nordirlandesi, tuttavia, non ci stano a fare da agnello sacrificale. A Belfast una gara avvincente si chiude sul 2-2, al ritorno al CSKA basta un gol di Yakimov in avvio di ripresa per conquistare la prima semifinale bulgara, finora bissata soltanto una volta, sempre dal CSKA, quindici anni dopo. Sorprende la caduta dell’Ajax, che pareggia in casa con il Dukla e passa in vantaggio a Praga. Un rigore di Strunc rimette subito le cose in parità e nel finale un’autorete di Soetekow dà la semifinale al Dukla, anche in questo caso la prima per una cecoslovacca. Il terzo quarto di finale è tra Celtic e Vojvodina: l’andata in terra slava è risolta da un errore di Gemmell, che sbaglia un retropassaggio dando a Stanic l’opportunità di segnare il gol decisivo. A Glasgow mancano McBride e Wallace, il Vojvodina è fiducioso, ma prende gol da Chalmers quando manca mezzora,
per errore del proprio portiere Pantelic. All’ultimo giro di orologio il Celtic conquista un corner e capitan McNeil di testa porta i suoi in semifinale. Il quarto “nobile” è però quello tra Inter e Real. Come tre anni prima in finale, l’Inter vince con la difesa strenua e il contropiede. A San Siro, finisce 1-0 con gol di Cappellini. Il ritorno si profila difficile per gli uomini di Herrera, che mai hanno espugnato Madrid. Gento però è fuori forma e sbaglia molto, Domenghini nell’altra fascia ha la meglio su Sanchis ed è ancora Cappellini, su corner di Corso, a dare il vantaggio all’Inter, complice l’uscita a vuoto di Araquistain. Il raddoppio è un’autorete di Zoco che tenta di salvare un tiro di Luisito Suarez, finalmente profeta in patria. Il Bernabeu può solo applaudire. Le semifinali sono quindi Inter-CSKA e Celtic-Dukla. Tra interisti e bulgari si risolve in un doppio 1-1, con lo spareggio che si disputa a Bologna, si dice dirottato da Graz a suon di lire. Ancora un gol di Cappellini porta l’Inter alla sua terza finale in quattro anni. A Lisbona, Estadio Nacional, trova il Celtic che, dopo il 3-1 rifilato in casa al Dukla, pareggia 0-0 a Praga. Sono quindi i Bhoys i primi britannici ad accedere alla finale di Coppa Campioni e lo fanno da sfavoriti nei confronti della “Grande Inter”, che pure non ha Jair e Suarez indisponibili. Nonostante la crisi economica, molti tifosi scozzesi arrivano a indebitarsi per pagare il viaggio. In casa Inter, Herrera è convinto di vincere senza dover ricorrere a prolungamenti e la partita sembra dargli ragione con il rigore di Mazzola dopo soli 7’, per fallo su Cappellini. Da quel momento però l’Inter scompare, l’unico a giocare è il portiere Sarti. È merito suo se il Celtic pareggia solo al 62’ quando Tommy Gemmell, terzino goleador, in corsa dal limite spara una cannonata in un’area è affollata. Dopo un altro intervento decisivo di Sarti e una traversa, Mur¬doch effettua un rasoterra che non sembra pericoloso, ma sotto porta ci mette lo zampino Stevie Chalmers. Bedin può solo guardare, Sarti non può intervenire. È l’85’ e il 2-1 non cambia, McNeill alza la coppa e Jock Stein afferma: «È la vittoria del calcio offensivo. Puro, bello, inventivo». La Grande Inter è ormai agli sgoccioli, mentre nasce il mito dei “Leoni di Lisbona”.
Calcio 2OOO
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STATISTICHE
SEMIFINALE 1
SEMIFINALE 2
SPAREGGIO SEMIFINALE
CELTIC GLASGOW-DUKLA PRAGA 3-1 (1-1)
INTER-CSKA SOFIA 1-1 (1-0)
INTER-CSKA SOFIA 1-0 (1-0) in campo neutro
Mercoledì 12 aprile 1967, ore 20 GLASGOW (Stadio “Parkhead”) Arbitro: Joaquim Fernandes CAMPOS (POR) Spettatori: 74.600
Mercoledì 19 aprile 1967, ore 21:15 MILANO (Stadio “San Siro”) Arbitro: Dimitris WLACHOJANIS (AUT) Spettatori: 66.767
Mercoledì 3 maggio 1967, ore 21 BOLOGNA (Stadio “Comunale”) Arbitro: Gottfried DIENST (SUI) Spettatori: 29.251
CELTIC GLASGOW: Ronald SIMPSON, James CRAIG, Thomas GEMMELL, Robert MURDOCH, William MC NEILL (cap.), John CLARK, James JOHNSTONE, William WALLACE, Stephen CHALMERS, Robert AULD, John HUGHES Commissario tecnico: John STEIN.
INTER: Giuliano SARTI, Tarcisio BURGNICH, Giacinto FACCHETTI, Gianfranco BEDIN, Aristide GUARNERI, Armando PICCHI (cap.), JAIR, Alessandro MAZZOLA, Renato CAPPELLINI, Luis SUAREZ, Mario CORSO Commissario tecnico: Helenio HERRERA.
INTER: Giuliano SARTI, Tarcisio BURGNICH, Giacinto FACCHETTI, Gianfranco BEDIN, Aristide GUARNERI, Armando PICCHI (cap.), Angelo DOMENGHINI, Alessandro MAZZOLA, Renato CAPPELLINI, Luis SUAREZ, Mario CORSO Commissario tecnico: Helenio HERRERA.
CSKA SOFIA: Stoyan IORDANOV, Ivan VASILEV, Boris GAGANELOV, Hristo MARINCHEV, Boris STANKOV, Dimitar PENEV, Kiril RAIKOV, Nikola TZANEV (cap.), Nikolai RADLEV, Dimitar YAKIMOV, Asparuch NIKODIMOV Commissario tecnico: Stoian ORMANDJIEV.
CSKA SOFIA: Stoyan IORDANOV, Ivan VASILEV, Boris GAGANELOV, Hristo MARINCHEV, Boris STANKOV, Dimitar PENEV, Kiril RAIKOV, Nikola TZANEV (cap.), Nikolai RADLEV, Dimitar YAKIMOV, Asparuch NIKODIMOV Commissario tecnico: Stoian ORMANDJIEV.
Reti: 45’ Giacinto FACCHETTI, 66’ Nikola TZANEV. Ammoniti: Ivan VASILEV, Hristo MARINCHEV, Nikolai RADLEV. Espulso: 32’ Kiril RAIKOV.
Rete: 12’ Renato CAPPELLINI. Ammoniti: Boris STANKOV, Asparuch NIKODIMOV.
DUKLA PRAGA: Ivo VIKTOR, Miroslav CMARADA, Jan ZLOCHA, Vladimir TABORSKY, Ivan NOVAK, Jan GELETA, Stanislav STRUNC, Milan DVORAK, Josef MASOPUST (cap.), Josef NEDOROST, Josef VACENOVSKY Commissario tecnico: Bohumil MUSIL.
ANDATA
ANDATA
SPECIALE COPPA DEI CAMPIONI/ 1966-1967
Reti: 27’ James JOHNSTONE, 44’ Stanislav STRUNC, 59’ e 65’ William WALLACE.
FINALE CELTIC GLASGOW-INTER 2-1 (0-1)
CSKA SOFIA-INTER 1-1 (0-0)
Martedì 25 aprile 1967, ore 16 PRAGA (Stadio “Juliska”) Arbitro: Gottfried DIENST (SUI) Spettatori: 19.600
Mercoledì 26 aprile 1967, ore 17 SOFIA (Stadio “Vasilij Levski”) Arbitro: Daniel ZARAQUIEGUI IZCO (ESP) Spettatori: 51.557
Giovedì 25 maggio 1967, ore 17:30 LISBONA (Stadio “Nacional”) Arbitro: Kurt TSCHENSCHER (GER) Spettatori: 45.000
DUKLA PRAGA: Ivo VIKTOR, Miroslav CMARADA, Ivan NOVAK, Vladimir TABORSKY, Jan GELETA, Jan ZLOCHA, Stanislav STRUNC, Frantisek KNEBORT, Josef MASOPUST (cap.), Josef NEDOROST, Josef VACENOVSKY Commissario tecnico: Bohumil MUSIL.
CSKA SOFIA: Stoyan IORDANOV, Ivan VASILEV, Boris GAGANELOV, Hristo MARINCHEV, Boris STANKOV, Dimitar PENEV, Tsvetan ATANASOV, Nikola TZANEV (cap.), Nikolai RADLEV, Dimitar YAKIMOV, Asparuch NIKODIMOV Commissario tecnico: Stoian ORMANDJIEV.
CELTIC GLASGOW: Ronald SIMPSON, James CRAIG, Thomas GEMMELL, Robert MURDOCH, William MC NEILL (cap.), John CLARK, James JOHNSTONE, William WALLACE, Stephen CHALMERS, Robert AULD, Robert LENNOX Commissario tecnico: John STEIN.
INTER: Giuliano SARTI, Tarcisio BURGNICH, Giacinto FACCHETTI, Gianfranco BEDIN, Aristide GUARNERI, Armando PICCHI (cap.), Angelo DOMENGHINI, Alessandro MAZZOLA, Renato CAPPELLINI, Luis SUAREZ, Mario CORSO Commissario tecnico: Helenio HERRERA.
INTER: Giuliano SARTI, Tarcisio BURGNICH, Giacinto FACCHETTI, Gianfranco BEDIN, Aristide GUARNERI, Armando PICCHI (cap.), Angelo DOMENGHINI, Alessandro MAZZOLA, Renato CAPPELLINI, Mauro BICICLI, Mario CORSO Commissario tecnico: Helenio HERRERA.
Reti: 62’ Giacinto FACCHETTI, 78’ Nikolai RADLEV.
Reti: 6’ rigore Alessandro MAZZOLA, 63’ Thomas GEMMELL, 84’ Stephen CHALMERS.
CELTIC GLASGOW: Ronald SIMPSON, James CRAIG, Thomas GEMMELL, Robert MURDOCH, William MC NEILL (cap.), John CLARK, James JOHNSTONE, William WALLACE, Stephen CHALMERS, Robert AULD, John HUGHES Commissario tecnico: John STEIN. Ammoniti: 20’ Josef NEDOROST, 35’ Jan ZLOCHA, 62’ Stephen CHALMERS.
RITORNO
RITORNO
DUKLA PRAGA-CELTIC GLASGOW 0-0
CLASSIFICA MARCATORI
FACCHETTI SI FERMA
Nonostante il grande Giacinto, l’Inter cade col Celtic...
Giacinto Facchetti
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Giocatore
N°
Jürgen PIEPENBURG (Vorwärts Berlino)
6
Paul VAN HIMST (Anderlecht) Stephen CHALMERS (Celtic Glasgow)
Reti Ogni
Rig.
Rig. Falliti N° %
75'
0
0
0,0
6
60'
0
0
5
162'
0
0
Ernest POL (Gornik Zabrze)
5
90'
1
Arthur THOMAS (Linfield)
5
90'
Luis ARAGONES (Atletico Madrid)
4
Johan DEVRINDT (Anderlecht)
Max Reti
Partite Giocate N° Minuti Titol.
3
5
450
5
0,0
5
4
360
4
0,0
1
9
810
9
0
0,0
2
5
450
5
0
0
0,0
3
5
450
5
90'
2
0
0,0
1
4
360
4
4
68'
0
0
0,0
3
3
270
3
Thomas GEMMELL (Celtic Glasgow)
4
203'
1
0
0,0
2
9
810
9
Friedhelm KONIETZKA (Monaco 1860)
4
45'
0
0
0,0
4
2
180
2
Ivan MRAZ (Dukla Praga)
4
113'
0
0
0,0
1
5
450
5
Lajos PUSKAS (Vasas Budapest)
4
90'
0
0
0,0
2
4
360
4
Philip SCOTT (Linfield)
4
135'
0
0
0,0
2
6
540
Sylvestre TAKAC (Vojvodina)
4
120'
0
0
0,0
2
5
480
5
Nikola TZANEV (CSKA Sofia)
4
248'
1
0
0,0
1
11
990
11
Dimitar YAKIMOV (CSKA Sofia)
4
203'
2
0
0,0
2
9
810
9
Renato CAPPELLINI (Inter)
3
180'
0
0
0,0
1
6
540
6
Johannes CRUYFF (Ajax)
3
180'
0
0
0,0
2
6
540
6
Bryan HAMILTON (Linfield)
3
90'
0
0
0,0
1
3
270
3
Roger HUNT (Liverpool)
3
150'
0
0
0,0
2
5
450
5
Wilfried KOHLARS (Monaco 1860)
3
60'
0
0
0,0
2
2
180
2
Hans KÜPPERS (Monaco 1860)
3
120'
0
0
0,0
2
4
360
4
Wlodzimierz LUBANSKI (Gornik Zabrze)
3
150'
0
0
0,0
2
5
450
Francis MAGNY (Nantes)
3
90'
0
0
0,0
2
3
270
3
Alessandro MAZZOLA (Inter)
3
300'
1
0
0,0
2
10
900
10
Josef NEDOROST (Dukla Praga)
3
180'
0
0
0,0
2
6
540
6
Samuel PAVIS (Linfield)
3
150'
0
0
0,0
1
5
450
5
Stanislav STRUNC (Dukla Praga)
3
240'
1
0
0,0
1
8
720
8
Jesaia SWART (Ajax)
3
180'
0
0
0,0
1
6
540
6
6
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SCUOLE CALCIO CEI PALERMO
di Alessio ALAIMO
GIOVANI SPERANZE
Enzo Casula racconta il CEI Palermo: “Prima l’educazione, poi i risultati… e ora coltivo allenatori”. foto Giorgio SANSEVERINO
P
rima la crescita, poi i risultati. Il CEI di Palermo, Centro Educativo Ignaziano, unica scuola calcio del capoluogo siciliano riconosciuta dalla FIGC, coltiva talenti e giovani speranze del pallone. Calcio e religione, perché collegata alla Polisportiva c’è una delle scuole più note di Palermo, il Gonzaga dei Gesuiti. Enzo Casula, presidente della scuola calcio,
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Calcio 2OOO
nato in Sardegna ma palermitano d’adozione, perché a Palermo svolge le mansioni di funzionario di Polizia, ci apre le porte della sua seconda casa. E racconta la macchina perfetta che è riuscito a creare in quattordici anni. Tra le speranze dei ’97 come Joaquin Lores, uruguaiano ma perfettamente integrato nella realtà palermitana, fratello del più noto centrocampista di proprietà del Palermo Ignacio (“Vorrei diventare bravo come Nacho, gioco da dodici anni, ho un esempio importante
SPECiALE SCUOLe CALCIO/ CEI Palermo
CEI PALERMO
Educazione, valori e poi arriva anche il calcio...
in famiglia. Ci provo”) all’esperienza del quasi ottantenne allenatore Sutera che Casula descrive come “un ragazzino che ancora dà l’anima in campo” (“Ho fatto tanti anni al Palermo, tanti ragazzi sono cresciuti con me: da Lisuzzo a Ciaramitaro a Perna. Sono al CEI da due anni, vogliamo migliorare ancora e i margini ci sono”, dice l’esperto allenatore). Casula, dalla Sardegna alla Sicilia, a Palermo. E una scuo-
la calcio che funziona… “Sono tecnico federale, allenatore di base. Quindici anni fa è capitata l’occasione di dirigere la scuola calcio del CEI. Quando sono arrivato io c’erano circa trenta bambini che facevano scuola calcio, oggi sono più di quattrocento. Abbiamo dato diversi ragazzi al Palermo grazie anche ai buoni rapporti con il Direttore Dario Baccin. Stiamo crescendo, abbiamo buoni rapporti anche con società come la Roma o la Juventus”.
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SPEciALE SCUOLe CALCIO/ CEI PALERMO
GRANDI SODDISFAZIONI
Il CEI Palermo è una scuola calcio qualificata dalla FIGC.
Come si è avvicinato al calcio? “Da piccolo giocavo, ero anche bravo. Centrocampista. Ma ho avuto qualche problema fisico. Sono un funzionario di Polizia, il calcio è un hobby, una passione”. Calcio e non solo: siete collegati ad una scuola di origine gesuita. Quanto incide? “La Polisportiva è parte integrante della scuola. Una scuola dove è cresciuta la Palermo di livello. Inizialmente il bacino d’utenza era la scuola, oggi è tutta la città. E poi siamo qualificati dalla FIGC, una soddisfazione non da poco. Ma qui non c’è un calcio esasperato: non c’è l’obiettivo della vittoria a tutti i costi. Contano altri valori: il rispetto, la crescita collettiva, l’educazione”. Il rapporto con le società professionistiche? “Fantastico. Con il Palermo, con Dario Baccin che è una persona valida e preparata, ho un ottimo rapporto. Poi anche con la Roma abbiamo buoni rapporti, ci confrontiamo con le società più importanti come Arsenal, Milan e tante altre. I ragazzi in occasione del Torneo Selis, hanno la possibilità di interfacciarsi con altri coetanei del Chelsea, della Juve. Ho conosciuto Pessotto, Matteoli del Cagliari. Spesso abbiamo portato ragazzi al Torino, al Milan, alla Roma. Siamo una bella vetrina. Ma non è l’obiettivo primario”. E con i procuratori come vi confrontate? “Vengono, litigano tra di loro. Ma a me interessa che i ragazzi vadano avanti. Al di là del procuratore, sono aperto dinnanzi a chi si presenta per favorire la crescita dei nostri ragazzi. Non abbiamo bisogno dei diecimila euro dalla società di turno per andare avanti. Qualcuno lo abbiamo anche dato gratis al Palermo, mi interessa mandare avanti i ragazzi. Chi invece pensa ai soldi fa male al calcio giovanile. Giusto che il lavoro venga ricompensato, però la ricompensa più grande è veder crescere i nostri ragazzi”. Scuola religiosa, campo di calcio: i calciatori di Serie A spesso danno il brutto esempio, bestemmiando o litigando. Voi come vi comportate? “A volte i genitori litigano tra di loro... gli stupidi sono ovunque
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SPECiALE SCUOLe CALCIO/ CEI Palermo
e queste cose possono capitare dappertutto. Ma bestemmie no: mai, non esistono. Neanche a parlarne”. Casi di razzismo? “Assolutamente no. Ne parliamo, se ne parla. Ma qui dentro non è mai successo nulla e se accadesse allontanerei i protagonisti di un fatto del genere”. E lei, che rapporto ha con i ragazzi? “Mi vogliono bene, ho un grande rapporto con tutti. Quella cattiva è la segretaria (scherza, ndr)”. Ha mai cacciato un allenatore? “In questo ho preso da Zamparini e Cellino (sorride, ndr). Qualcuno ogni anno salta, per motivi tecnici o perché non c’è feeling. E poi devi anche fare risultato, perché ci sono le retrocessioni. Molti allenatori sono con me da anni, sto cercando di far crescere anche i mister prendendoli giovani e facendoli crescere al fianco di quelli che ho già. La nostra è stata la scuola calcio che ha dato più allenatori al settore giovanile del Palermo: fino allo scorso anno quattro su otto erano qui con me”. E a proposito di allenatori, la parola passa a Stefano Giovenco, l’allenatore dei piccoli campioncini, dal 2006 in poi.. I giovani da far crescere senza troppe pressioni. “Sono ancora bambini, a questa età gli diciamo che devono solo divertirsi. Lavoriamo sulla fase tecnica ma facendo leva su quella ludica” E quanta pazienza ci vuole? “Molta, ma più che altro tanta passione”. Se i bambini pensano a divertirsi, i 97 possono anche avere un occhio al futuro. Ci pensa mister Mauro Buffa: “Da qui è uscito qualcosa, abbiamo lavorato sul materiale che abbiamo a disposizione. Lavoravo nel Palermo fino al 2005, in prima squadra l’allenatore era Guidolin da cui ho imparato veramente tanto: ho conosciuto il miglior tecnico rosanero insieme a Delio Rossi con cui sono stato in contatto e andavo a vedere i suoi allenamenti. E per il futuro il mio obiettivo è tornare tra i professionisti”. Buffa, Sutera e non solo, tutti con la regia di Casula. I calciatori del domani, a Palermo, passano anche dal CEI… RAPPORTI CON TANTI CLUB
Palermo ma non solo, il CEI Palermo si interfaccia con tante grandi squadre...
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RACCONTI DI CALCIO News dall’Europa
di Gaetano MOCCIARO
MANCINI HA MOLLATO
TIRI MANCINI
Roberto il turco: otto mesi al Galatasaray, tra sogni di gloria e promesse non mantenute.
L
a clamorosa indiscrezione arrivò la sera del 24 settembre 2013: Fatih Terim, istituzione in Turchia, stava per lasciare il Galatasaray per dedicarsi completamente alla nazionale. A Istanbul avevano deciso di puntare immediatamente su un nome di impatto, ossia Roberto Mancini. Ma chi poteva credere che un tecnico del suo curriculum e papabile alla panchina dell’Italia potesse scendere nel campionato turco? I dubbi furono cancellati sei giorni dopo con la firma di un contratto triennale da parte dell’allenatore di Jesi. Peccato che il rapporto sia durato appena 8 mesi. L’11 giugno Mancini incontra la dirigenza e rescinde il contratto avvalendosi di una clausola contrattuale si libera. I motivi? Li spiega lui stesso: “Con il Club abbiamo consensualmente stabilito di sciogliere il rapporto di lavoro. Come allenatore comprendo le esigenze del mio Club. Quando ho accettato l’incarico di tecnico del Gala gli obiettivi erano diversi. In questi 8 mesi, pur partendo da una stagione in parte compromessa, ho svolto il mio lavoro spinto dalla
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passione e dalla ricerca costante della vittoria perseguita con la qualificazione in Champions, la conquista della Coppa di Turchia ed il secondo posto in campionato. Con dispiacere lascio Istanbul ed i tifosi, entrambi splendidi. Un saluto affettuoso al Presidente, alla squadra e a tutti i collaboratori che hanno lavorato con talento e lealtà”. Non male, considerato che in un’intervista di due giorni prima con “La Gazzetta dello Sport” il tecnico dichiarava: “L’Italia mi manca, non solo negli affetti, anche calcisticamente. Mi manca. Ma sarò chiaro: resto al Galatasaray. Ho due anni di contratto e ho fatto bene. Giocheremo in Champions”. Obiettivi diversi, dice Mancini. Facciamo un passo indietro. Gli acquisti di Wesley Sneijder e Didier Drogba avevano dato un messaggio chiaro all’Europa, quello di un club che voleva portare la Turchia ai vertici assoluti. E convinto un tecnico di prim’ordine come Mancini ad accettare l’ambizioso progetto. Peccato che a grandi acquisti e stipendi da nababbi abbia fatto da contraltare una serie di perdite e conseguenti debiti con le banche. Il cammino in Champions League è stato onorevole, con la qualificazione agli ottavi di finale estromettendo niente meno
foto Image Sport
è durata poco l’avventura in terra turca del Mancio...
RACCONTI DI CALCIO/ News dall’Europa
Paulo Sousa globetrotter del nuovo millennio: sarà il tecnico del Basilea
A
Ancora una sfida per l’ex di Inter e Juve...
foto Image Sport
PROSSIMA STAZIONE: SVIZZERA
PAULO SOSA L’ETERNO
44 anni Paulo Sousa si appresta a visitare il suo decimo Paese da quando gravita nel mondo del calcio: se non è un record, c’è l’età dalla sua parte. Guiderà il Basilea, in Svizzera, al posto di Murat Yakin. Che non fosse propriamente attaccato a una squadra lo si era capito da subito quando da giovane calciatore passò dal Benfica agli odiati cugini dello Sporting. Il primo volo aereo nel 1994: la nuova Juve postBoniperti pone le prime basi col suo acquisto. Era promesso alla Roma, Moggi che proprio in quel periodo passa dai giallorossi alla Vecchia Signora, pilota la stessa trattativa a favore dei bianconeri, scatenando le ire dell’allora presidente romanista Franco Sensi: parte male, poi diventa il faro di una squadra che prima torna a vincere uno Scudetto dopo 9 anni e poi si prende la Champions. I presupposti per una lunga carriera in Italia ci sarebbero (Inter e Parma), peccato che dopo 2 anni ci sia il trasferimento in Germania, al Borussia Dortmund. Il piede è sempre fatato, le geometrie perfette e, al primo colpo, vince la Champions, ironia del destino proprio contro la sua
Juve. E giusto per non perdere il vizio darà un altro dispiacere ai bianconeri, stavolta con la maglia del Panathinaikos. Già, perché il pellegrinaggio di Sousa tocca pure la Grecia. E ad Atene è protagonista (con gol) del 3-1 che estromette la squadra allora di Carlo Ancelotti dai gironi di Champions: anno di grazia 2000 e i problemi fisici iniziano a farsi sentire e tanto. Al punto da farlo smettere un anno dopo, non prima di aver toccato una nuova meta: la Spagna, o meglio la Catalogna. 9 partite all’Espanyol prima di arrendersi ai dolori. Italia che torna nel suo destino nella sua nuova vita di allenatore, sebbene toccando un altro Paese: l’Inghilterra. Viene scelto dal QPR di Fabio Briatore e non va benissimo. Nemmeno con Swansea e Leicester va meglio, obiettivi falliti e ciao ciao UK. Sousa rifà la valigia e sceglie l’Ungheria. Alla guida del Videoton resta un anno e mezzo e si rende protagonista di un incredibile episodio: in un’amichevole con i giornalisti dà una testata a un malcapitato cronista di un quotidiano sportivo. Lascia a gennaio 2013 e a maggio sceglie Israele come nuova tappa, accettando la proposta del Maccabi Tel Aviv, fino ad arrivare ai giorni nostri con il “sì” al Basilea. Quanto durerà?
che la Juventus. Ma i numeri parlano chiaro: la squadra non ha fatto meglio dell’anno prima, ergo: nessun aumento di ricavi. Da qui le prime magagne economiche emergono, il club deve correre ai ripari. Che qualcosa non funzioni Roberto Mancini se ne accorge già al mercato di gennaio, quando falliscono praticamente tutti gli obiettivi richiesti: Astori e Ranocchia, ma anche Guarin sul quale il Gala poteva inserirsi dopo la trattativa sfumata tra Inter e Juventus. E poi Hakan Çalhanoğlu (il giocatore dell’Amburgo era disposto ad accettare il trasferimento a Istanbul), Rhodolfo del Gremio, Danilo D’Ambrosio, Doria del Botafogo, Aymeric Laporte dell’Athletic Bilbao, Federico Peluso, Gokhan Inler, Max Meyer dello Schalke 04 e Manolo Gabbiadini: niente di tutto ciò. Arriveranno Alex Telles, Koray Günter, Lucas Ontivero. L’estate ha messo il tecnico di fronte al fatto compiuto: prima le cessioni e poi gli acquisti. E costruire una squadra più turca, perché se alla fine ne possono giocare 6 tanto vale liberarsi di qualche ingaggio. Ed è così Izet Hajrovic, Emmanuel Eboué, Aurélien Chedjou e Dany Nounkeu vengono messi
in vetrina alla ricerca di acquirenti. Aspettando che qualcuno si faccia avanti c’è già un Didier Drogba pronto a dire addio: un grande risparmio economico (l’ivoriano percepiva 6 milioni) ma una grandissima perdita tecnica per Mancini. Decisamente troppo, nonostante qualche svincolato di lusso sia stato proposto: Alex, Samuel Eto’o, Bafétimbi Gomis: soluzioni ritenute tappabuchi e decisamente non in linea con un progetto, come quello di Mancini, basato sul lungo termine. Il mandato finisce con largo anticipo, lasciando in eredità una coppa di Turchia vinta, un secondo posto in campionato dietro un Fenerbahçe che a seguito dell’esclusione dalle coppe europee si è potuto concentrare sul campionato e due derby vinti contro le due super rivali: il Fenerbahçe, per l’appunto e il Besiktas. Una scelta fatta tardivamente, quella del Mancio, quando ormai tutte le società avevano scelto il proprio allenatore. Possibile prospettiva di un anno sabbatico, cosa già successa nel 2008 quando dopo l’addio alla panchina dell’Inter restò fermo fino ad dicembre 2009 quando il Manchester City lo chiamò al posto di Mark Hughes.
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LIGA SPAGNA
NUOVA VITA BLAUGRANA Ivan Rakitic lascia il Siviglia per prendere il posto di Fabregas al Barcellona, a volerlo è stato il neo tecnico Luis Enrique.
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esi e mesi di interessi prima confermati e poi smentiti, il rifiuto all’offerta di rinnovo del Siviglia per dire sì al suo nuovo club. Non è bastata la grande stagione degli andalusi per trattenere Ivan Rakitic allo stadio Ramón Sánchez-Pizjuán, nonostante l’Europa League conquistata ai danni del Benfica nella finalissima disputata allo Juventus Stadium. Il richiamo del Barcellona è stato troppo forte per il centrocampista nato in Svizzera, ma nel giro della
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nazionale croata viste le sue origini, Luis Enrique ha deciso di puntare sulle doti dell’ormai ex ‘rojiblanco’ per costruire un centrocampo in grado di trascinare nuovamente il Barça alla conquista della Liga e sul tetto d’Europa. Fuori Cesc Fabregas, dentro Rakitic per la nuova mediana catalana: il 27enne ex Arsenal non rientrava nel progetto tecnico dell’ex allenatore della Roma, che ha avallato la cessione del calciatore spagnolo al Chelsea per 33 milioni di euro. Un affare dunque anche per il
Barcellona, la cui dirigenza ha potuto approfittare della scadenza contrattuale di Rakitic – fissata nel 2015 – per limitare il proprio esborso economico. IL BARCELLONA CAMBIA PELLE – Nessuna paura al Camp Nou, l’esigente pubblico catalano si affida a Luis Enrique per aprire un nuovo ciclo vincente dopo le amarezze maturate nell’ultima stagione col ‘Tata’ Martino in panchina. L’allenatore argentino, subentrato un anno fa a Tito Vilanova a causa della
di Marco Frattino
foto Daniele Buffa/Image Sport
L’ex Siviglia è stato scelto come erede di Xavi...
malattia che ha poi portato alla scomparsa dell’ex tecnico blaugrana, è stato in grado di vincere solo la Supercoppa di Spagna nell’agosto 2013 abbandonando successivamente la possibilità di conquistare Copa del Rey, Liga e Champions League. Luis Enrique gode della fiducia dell’intera tifoseria, vista la sua esperienza in Catalogna nelle vesti di calciatore e allenatore delle formazioni giovanili, la sua idea di gioco sposa la filosofia blaugrana come dimostrato prima alla Roma e poi al Celta Vigo. Proprio l’ex tecnico giallorosso ha dato l’ok all’acquisto del 26enne croato, che a Siviglia e in nazionale ha dimostrato di poter giocare sia in mediana che in posizione più avanzata alle spalle delle punte. Toccherà ora a Luis Enrique studiare la migliore posizione da affidare all’ex Schalke 04 nello scacchiere catalano. AFFARE GIÀ CHIUSO PRIMA DEL MONDIALE – Nessuna sorpresa dun-
que nella trattativa tra Barcellona e Siviglia, nonostante l’inserimento di alcuni club importanti come Liverpool, Arsenal, Manchester United e Real Madrid. In Italia anche Napoli, Juventus e Lazio avevano pensato all’ingaggio dell’ex Basilea, nonostante le dichiarazioni di José Castro Carmona – presidente del Siviglia – alla vigilia della finale europea vinta lo scorso 14 maggio. “Possibile futuro altrove per Rakitic? Non ci sono problemi, è in scadenza nel 2015. Il nostro obiettivo è quello di fargli firmare a breve un nuovo accordo triennale”, parole che non sono però state sufficienti per blindare il croato che ha preso parte al Mondiale in Brasile con la sua nazionale. Il Barcellona non ha badato a spese per assicurarsi Rakitic, trasferitosi al Camp Nou attraverso un contratto quinquennale, mentre nell’operazione è stato inserito il ventenne centrocampista Denis Suarez, che lascia la Masia blaugrana attraverso la formula del prestito biennale per cercare spazio con continuità nella formazione allenata da Unai Emery. L’affare era stato chiuso prima del calcio d’inizio di Brasile-Croazia – match inaugurale della Coppa del Mondo – ma il Barça si è immediatamente attivato per ufficializzare il colpo pochi giorni dopo: le visite mediche svolte in Sudamerica sono state il preludio al comunicato definitivo del club catalano, che il 16 giugno ha annunciato l’ingaggio del centrocampista classe ’88. Si tratta di una data che resterà sempre impressa nella vita di Rakitic, il quale ha immediatamente ammesso di aver realizzato un sogno. SVOLTA TECNICA MA ANCHE MEDIATICA – Basilea, Schalke 04, Siviglia e ora Barça. La carriera di Rakitic è in continua ascesa, ha vinto l’Europa League e disputato un buon Mondiale, ma i titoli dei giornali sono spesso per qualche altro croato: una volta è Mandzukic, un’altra è Olic, poi Modric e Kovacic. Rakitic ha fatto notizia più per il bacio proibito al compagno di squadra Daniel Carriço, dopo la finale di Torino che per le sue più che positive prestazioni, col trasferimento in Catalogna è l’ora di lanciare la sfida ai suoi connazionali per i principali tornei da vincere, ma anche per conquistare qualche prima pagina in più.
SIQUEIRA HA SCELTO L’ATLETICO Il brasiliano lascia il Benfica per approdare alla corte di Simeone, niente Italia per lui…
foto Daniele Buffa/Image Sport
RAKITIC VA DA LUIS ENRIQUE
Udinese, Ancona, Granada, Benfica e Atletico Madrid. Guilherme Siqueira (28) non ha intenzione di fermarsi e, dopo essere approdato ai campioni di Spagna, punta a diventare subito titolare al Calderon. L’ottima stagione trascorsa in Portogallo ha convinto i colchoneros a bruciare la concorrenza per l’esterno brasiliano ex Primavera dell’Inter, cercato in Italia proprio dai nerazzurri e dal Milan. Un affare per il club vice campione d’Europa, al quale Siqueira si è legato per un quadriennio.
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PREMIER LEAGUE INGHILTERRA
TUTTO PASSA DA LONDRA ‘Once a Gunner, always a Gunner’. Così parlò Fabregas. Che ora firma col Chelsea…
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uno dei tanti. Invece a ventisette anni Cesc ha già collezionato 90 presenze con la nazionale spagnola, una delle squadre più forti di sempre, vivendo da protagonista i due europei e il mondiale vinto. Poi, da capitano dei Gunners, è ritornato a casa, proprio nella sua Barcellona, ai piedi della Sagrada Familia. “Once a Gunner, always a gunner”. È la frase che gli contestano i tifosi biancorossi dopo l’alto tradimento perpetrato quest’estate. Perché, sì, tornare in Catalogna poteva pure essere una scelta di vita. E pure di bilancio, per le
CESC FABREGAS
foto G.Celeste/Image Sport
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ondon Calling to the far away town, cantavano i mitici Clash nel 1979, quando Cesc Fabregas era ancora lì da venire, otto anni dopo. Peccato che il centrocampista catalano incarni perfettamente quello spirito che il gruppo inglese raccontava trentacinque anni fa. Perché Londra rimane Londra, e non si può, quasi mai, allontanarsi da lei. Soprattutto se a quattordici anni fai armi e bagagli dalla Masia del Barcellona per finire all’Academy dell’Arsenal. Fosse rimasto in blaugrana, probabilmente, sarebbe rimasto
di Andrea Losapio
foto Imago/Image Sport
Ciao Ciao Barça, c’è il Chelsea per Cesc...
disastrate casse di un Arsenal che doveva fare i conti con la costruzione del nuovo stadio, quell’Emirates che è ora fiore all’occhiello. I soldi ora appaiono tornati - e l’acquisto di Mesut Ozil ne è la riprova - ma la decisione di non puntare su Cesc è sembrata chiara sin dall’inizio. Con un centrocampo pieno di piedi buoni, da Ramsey a Wilshere, la necessità per l’Arsenal è migliorare la propria bocca di fuoco (Giroud non può bastare) e pure il pacchetto arretrato, anche con un portiere. Ritornando però ai tifosi, qualcuno ha pure bruciato la maglietta del playmaker iberico, tacciato d’infedeltà dopo il suo passaggio al Chelsea di José Mourinho. L’odiato Mou, ancora una volta, dopo le parole al vetriolo indirizzate ad Arsène Wenger. “Non mi hanno rivoluto indietro”, è stata la giustificazione - flebile - di Cesc, pagato comunque più di 30 milioni di euro per tornare in Premier League. Non è sempre stata una scelta facile,
quella di essere un calciatore. Perché, al di là della passione di Francesc sr, suo padre, i primi tempi a Londra non erano stati facili. Casa a Barnet, con altri ragazzini dell’Academy dell’Arsenal, e pochissimi spazi di vitalità. Casa, scuola e campetto da calcio. E Playstation, ovviamente, perché l’impossibilità di uscire - come un ragazzo normale - e andare nei club di Londra lo costringeva a stare di fronte al computer, da solo. Ma che diventasse un professionista sembrava scritto, perché già da ragazzino non amava i fast food, preferendo verdure e pesce piuttosto che cibi grassi. Mantenendo la linea e sperando, un giorno, di diventare un campione. Ci è riuscito nel 2003, diventando uno dei più giovani calciatori a esordire nella storia dell’Arsenal, e vincendo la Premier League quello stesso anno. Poi la storia recente, la telenovela diventando il mister X di un’estate rossonera - come aveva ammesso anche la sorella del calciatore - che però non ha avuto sbocco, ritornando appunto a Barcellona. Dove ha giocato parecchie partite ma, con l’andare del tempo, è rimasto schiacciato dall’enorme personalità - e peso - dei suoi compagni di giocate. Da Andrés Iniesta all’ombra enorme di Xavi, o la funzionalità di Busquets. Peccato che, appena deciso l’addio del cervello del centrocampo del Barça, anche Fabregas abbia deciso di lasciare per altri lidi. Certamente non è un bel momento per lui. L’addio al Camp Nou sa di flop, dopo tre anni con 150 presenze e 42 gol, non proprio numeri da centrocampista, ma nello scacchiere tattico è sempre stato trattato come un nobile rincalzo che non come un titolare. E pure con del Bosque, dopo l’eliminazione dai Mondiali, c’è stato un battibecco dopo un allenamento in cui Cesc non ha dimostrato l’attitudine al sacrificio voluta dal commissario tecnico. Reo di averlo fatto giocare davvero poco nelle prime due gare. Insomma, se “London Calling” è anche per rinascere dal punto di vista tecnico, nonostante gli anni siano solamente 27 e la maturità calcistica è ancora in qui da venire. Essere l’erede di Lampard non può che essere una responsabilità enorme. E, forse, pure quell’investitura che al Barça non è arrivata, ma che aveva già preso di buon grado ai tempi dell’Arsenal.
JOE COLE: ULTIMA CHIAMATA A 32 anni, ha deciso di rimettersi in gioco con l’Aston Villa…
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BENTORNATO FABREGAS
Se non è un’ultima possibilità, davvero poco ci manca. Joe Cole riparte per la terza volta negli ultimi quattro anni, dopo due esperienze non proprio felicissime a Liverpool, una buona annata al Lille e una stagione e mezza al West Ham. L’Aston Villa ha creduto in lui proponendogli un biennale dopo che il precedente contratto con gli Hammers era scaduto, ma a trentadue anni - ne compirà trentatré a novembre - Birmingham assomiglia all’ultima spiaggia per prolungare una carriera ricca di vittorie ma anche di infortuni.
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BUNDESLIGA GERMANIA
DA PACCHIAROTTI A IMMOBILE Gli emigranti del pallone in Bundesliga fra delusioni e successi, storie di calcio fuori dai confini nazionali…
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solo dieci anni dopo che la Bundesliga inizierà ad accogliere calciatori italiani con maggiore frequenza. Prima puntando diversi campioni del Mondo e poi scommettendo su calciatori giovani e promettenti pronti da lanciare nel panorama europeo, approfittando dell’incapacità dei club italiani di dare fiducia alle tante promesse del Bel Paese. Nel 2007 sbarcò in Baviera, per vestire la maglia del Bayern Monaco, il centra-
ROBERT LEWandowski
foto Imago/Image Sport
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n origine fu Gianluca Pacchiarotti, portiere classe ‘63, che nel 1986 tentò l’avventura in Bundesliga con la maglia dello Schalke 04, senza però trovare fortuna e tornare in patria dopo appena una stagione. Poi dieci anni di nulla prima del trasferimento di Ruggero Rizzitelli dal Torino al Bayern Monaco, allenato da un altro italiano come Giovanni Trapattoni, che resterà però un episodio isolato. Sarà
di Tommaso Maschio
foto Daniele Buffa/Image Sport
Immobile ricomincia dalla Bundesliga...
vanti trentenne Luca Toni reduce da tre stagioni in doppia cifra in Serie A con le maglie di Palermo e Fiorentina e dalla vittoria in Coppa del Mondo con la maglia dell’Italia, l’anno prima proprio in terra tedesca. Un acquisto subito azzeccato visto che l’attaccante emiliano mise la firma su 24 gol, capocannoniere di Bundesliga, decisivi per la vittoria in campionato della squadra allenata da Hitzfeld. Lo seguirono l’anno successivo altri tre campioni del Mondo come i difensori Andrea Barzagli, Christian Zaccardo e Massimo Oddo. I primi due si trasferirono al Wolfsburg, dove contribuirono alla vittoria del primo, storico, titolo del club in Bundesliga; il secondo invece raggiunse Toni al Bayern senza però trovare grande fortuna. Di questi solo Barzagli resistette più di un anno in Germania restando al Wolfsburg fino al gennaio 2011, quando venne poi acquistato dalla Juventus. Zaccardo e Oddo invece lasciarono immediatamente la Germania per rientrare in
patria: il primo per vestire la maglia del Parma, il secondo per tornare al Milan. Poca fortuna ebbe anche un altro campione del Mondo come Mauro Camoranesi che, terminata l’esperienza alla Juventus, provò a rilanciarsi allo Stoccarda lasciando però la Germania dopo appena quattro mesi. Sempre dai bianconeri, nel gennaio del 2010, anche il terzino Cristian Molinaro volò a Stoccarda per vestire la maglia biancorossa dello storico club tedesco. L’impatto fu subito di quelli importanti con l’elezione a miglior terzino della Bundesliga, che convinse lo Stoccarda a riscattarlo a fine anno e farne un pilastro per gli anni a venire. Molinaro fu infatti titolare anche nei tre anni successivi prima di essere messo sorprendentemente ai margini della prima squadra fino alla cessione nel gennaio scorso al Parma. Il resto è storia delle ultime sessioni di mercato con i club tedeschi che la scorsa estate si buttarono a capofitto su due protagonisti della cavalcata dell’Italia U21 all’Europeo disputatosi in Israele, che vide gli azzurrini classificarsi secondi alle spalle della Spagna. Tesserati per l’Inter (che mai aveva creduto realmente in loro mandandoli a giocare in prestito in club di secondo piano o in serie minori) Giulio Donati e Luca Caldirola vennero sedotti dalle sirene tedesche del Bayer Leverkusen e del Werder Brema, decidendo di tentare l’esperienza all’estero, tra l’altro con ottimi risultati; nel caso di Donati ci fu anche l’esordio in Champions League. Nella prossima stagione li raggiungerà in Bundesliga un altro protagonista di quell’Europeo U21 con la maglia azzurra come Ciro Immobile. Il capocannoniere dell’ultima Serie A avrà il difficile compito di sostituire Robert Lewandowski al centro dell’attacco di una big come il Borussia Dortmund, con la speranza di ripercorrere le orme di Toni in Baviera e trascinare a suon di gol i gialloneri al titolo. Il tutto in attesa che la partnership fra Juventus e Werder Brema porti in Germania qualche altro giovane promettente del vivaio bianconero. Non solo italiani, ma anche stranieri cresciuti nei vivai nostrani negli ultimi anni sono stati mandati a farsi le
Tuchel lascia Dopo aver conquistato l’Europa, il tecnico ha deciso per un sorprendente addio.
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MADE IN ITALY
È stato un addio dolce-amaro quello di Thomas Tuchel al Mainz, la società che nel 2009 aveva creduto in lui, con alle spalle solo qualche esperienza nelle giovanili, affidandogli una squadra fresca di ritorno in Bundesliga. Dopo la seconda qualificazione in Europa il tecnico, salito alla ribalta e attratto dalle sirene delle big, ha unilateralmente deciso di abbandonare il Mainz chiedendo la rescissione del contratto e spezzando un rapporto che pareva solido e destinato a durare. ossa in Germania. Se per Acquah e Bouy le esperienze con le maglie di Hoffenheim e Amburgo non sono state delle più esaltanti, ben altro destino potrebbe toccare a Tin Jedvaj che la Roma ha prestato al Bayer nel tentativo di farlo valorizzare sulla scia di quanto fatto dal Real Madrid con Dani Carvajal, titolare nella squadra che ha conquistato la Decima dopo un anno di apprendistato in Germania.
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LIGUE 1 FRANCIA
CACCIA APERTA AL PSG Jardim al Monaco, Bielsa al Marsiglia: la sfida è lanciata
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i è aperta la stagione di caccia in Francia. La preda, manco a dirlo, è quel PSG in grado di dominare gli ultimi due campionati e che punta a conquistare la Champions League il prossimo anno. I cacciatori preparano le armi: il Monaco, dopo l’ottimo secondo posto conquistato (ricordiamo che la squadra monegasca era una neopromossa), vuole lottare per il titolo con il PSG. NON CHIAMATELO SPECIAL THREE Via Ranieri, dentro Leonardo Jardim,
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allenatore portoghese nato in Venezuela, tecnico che è riuscito a riportare in Champions League, dopo ben 5 anni, lo Sporting Lisbona. Dopo Mourinho e Villas Boas un altro giovane tecnico portoghese, ma non chiamtelo “Special Three”. Una scelta voluta fortemente dal presidente del Monaco, il magnate russo Dmitry Rybolovlev. Dopo la roboante campagna acquisti della scorsa stagione, con gli arrivi di Joao Moutinho, James Rodriguez e soprattutto Radamel Falcao, la squadra del principato è pronta a rispondere colpo su colpo agli acquisti del PSG: l’obiettivo
è quello di lottare ad armi pari in campionato (cosa che era quasi successa lo scorso anno fino al brutto infortunio di Falcao). Per progettare al meglio la stagione è stato giustamente piazzato il colpo in panchina: troppe le incomprensioni con Claudio Ranieri durante lo scorso campionato. Spazio quindi al nuovo che avanza: Guardiola al Bayern Monaco, Conte alla Juventus, Inzaghi al Milan, Luis Enrique al Barcellona. Tutti tecnici giovani, preparati e vincenti: lo stesso profilo di Jardim, un allenatore che è stato in grado di riportare lo Sporting Lisbona ai fasti di un tempo.
di Daniel Uccellieri
foto Giuseppe Celeste/Image Sport
L’OM ha deciso di affidarsi ad un generale...
Secondo posto in campionato, Champions League conquistata: una qualificazione che, come detto, mancava da ben 5 anni. Anche le due precedenti esperienze, con Olympiakos e Sporting Braga, sono state eccellenti. Nella stagione 2011/12, porta lo Sporting Braga al terzo posto, con un fantastico record di 13 vittorie consecutive. L’anno successivo passa in Grecia, dove resta però solo sei mesi. Nonostante i risultati eccellenti, 10 punti di vantaggio sulla seconda, viene allontanato dalla panchina per disaccordi con la proprietà. La stessa cosa che era successa a Braga, di fatto la causa del mancato rinnovo con il club portoghese. Un tecnico che non le manda certo a dire quindi, con personalità: un limite o un pregio? Sarà il tempo a dirlo. ARRIVA EL LOCO - Certo, come temperamento e carattere ricorda forse l’altro cacciatore arrivato in Francia per procacciarsi all’ambita preda:
Marcelo Bielsa, neo tecnico dell’Olympique Marsiglia. “El Loco”, questo il soprannome del tecnico argentino, è considerato uno dei migliori allenatori al mondo, che durante l’anno sabbatico dopo l’esperienza sulla panchina dell’Athletic Bilbao, è stato corteggiato da un’infinità di club. Ha scelto Marsiglia, per rilanciare una gloriosa piazza dopo l’ultima, deludente, stagione. Ultimo nel girone di ferro di Champions League (insieme a Borussia Dortmund, Arsenal e Napoli) con zero punti, sesto in campionato e fuori dalle coppe (l’ultimo posto valido per l’Europa League è andato al Guingamp, vincitore della Coppa di Francia, ndr). La rivoluzione dell’Olympique Marsiglia sarà totale: dopo il tecnico tanti, tantissimi cambi in campo, con diversi senatori sul piede di partenza. Il tassello più importante è stato comunque scelto: Bielsa porta in Francia tantissima esperienza ed un calcio molto divertente. Il Cile, con Bielsa in panchina, è tornato prepotentemente fra le grandi del calcio sudamericano: la qualificazione al Mondiale 2010 arriva al termine di uno splendido girone, dove i cileni raccolgono ben 33 punti, uno in meno rispetto al Brasile. In Sudafrica il Cile riesce a vincere la prima partita ad un Mondiale dopo 48 anni, ma, superato il girone, deve arrendersi al Brasile agli ottavi. Bielsa lascia la panchina del Cile nel 2011 e firma per l’Athletic Bilbao: il club basco stupisce tutti sia in Spagna che in Europa, raggiungendo la finale di Copa del Rey e di Europa League, uscendone però sconfitto in entrambe le occasioni. La stagione successiva è abbastanza deludente, per questo motivo l’Athletic Bilbao decide di non rinnovare il contratto al suo allenatore: Bielsa resta senza squadra per quasi un anno, fino al 27 maggio 2014, quando firma un biennale con l’Olympique Marsiglia. STAGIONE DI CACCIA – Si apre quindi la caccia al PSG. I campioni di Francia sono già a lavoro per rafforzare la squadra: il primo colpo porta il nome di David Luiz, fortissimo centrale brasiliano per il quale sono stati versati 50 milioni nelle casse del Chelsea. Monaco e Marsiglia aspettano, la programmazione parte dalla panchina. Jardim e Bielsa affilano le lame, il PSG non avrà vita facile quest’anno.
LA PRIMA DI CLAUDE Makélélé al Bastia, inizia una nuova carriera per l’ex di Chelsea e Real…
foto Luca Eugeni/Image Sport
BIELSA ALLA FRANCESE
Un fulmine a ciel sereno. Claude Makélélé è il nuovo allenatore del Bastia. Dopo tre anni da assistente sulla panchina del PSG, l’ex mediano di Chelsea e Real Madrid inizia la sua carriera da allenatore in Corsica. Due anni di contratto per Makélélé, che subentra in panchina a Frédéric Hantz. Eppure il tecnico francese non aveva fatto male, anzi. Dopo aver conquistato la promozione, il Bastia per due anni ha raggiunto una salvezza più che tranquilla. Evidentemente le ambizioni del club corso sono più grandi: spazio quindi a Makélélé, che se riuscirà a trasmettere ai suoi giocatori anche metà delle grinta che metteva in campo, potrà fare grandi cose.
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DEL PIERO “L’AUSTRALIANO”
foto Nicolò Zangirolami/Image Sport
Pinturicchio ha lasciato il segno in Australia.
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CALCIO DAL MONDO AUSTRALIA
CALCIO SENZA FRONTIERE I russi hanno tracciato la strada. Americani e arabi l’hanno seguita. Ora fa sul serio anche l’Australia del pioniere Alex Del Piero.
di Simone BERNABEI
“C
ercavo qualcosa di nuovo, di diverso, che non avesse punti di contatto con il mio passato: un’esperienza davvero nuova. E l’ho trovata a Sydney”. A parlare così, nel settembre del 2012, fu Alessandro Del Piero. Pinturicchio aveva appena detto addio alla sua Juventus, e la curiosità e forse la voglia di insegnare calcio agli altri lo spinsero a viaggiare fino all’altra parte del globo. Il Sydney Fc e tutti gli amanti del Soccer australiano in delirio: era arrivata una stella e la giovane A-League poteva finalmente avere un respiro mondiale. L’ex bandiera bianconera, in Australia, ci è rimasto per due anni, collezionando 48 presenze, con 24 gol all’attivo e, soprattutto, esaltando tutti coloro che ne hanno apprezzato le
qualità, non solo in campo… NON SOLO FOOTBALL Il primo nome da “urlo” ad arrivare nella terra del Football (attenzione, da non confondere col Soccer) fu in realtà il leggendario George Best, uno che aveva già fatto assaporare le gioie di questo sport anche ai tifosi statunitensi. Le sole 4 partite giocate per i Queensland Roar nel campionato ’83-’84 però non furono sufficienti per lanciare il brand dell’allora National Soccer League, diventata A-League solo nel 2004. Il merito di Best tuttavia fu quello di iniziare gli australiani a questo sport. Da quel momento sempre più atleti videro la “terra dei canguri” come una nuova possibilità, anche se il vero boom migratorio si ebbe solo negli anni 2000. Il primo, in tal senso, a sbarcare in Australia fu Dwight Yorke, ex attaccante Calcio 2OOO
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RUBLI, DOLLARI E PETROLDOLLARI Uno dei primi campionati “secondari” a fare irruzione sui mercati europei fu quello russo. Giocatori di prima fascia di Italia, Inghilterra, Spagna, Germania e Portogallo iniziarono ad essere attratti dal calcio e soprattutto dai rubli russi, e oggi la Russian Premier League BEST CHE ROBA
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Anche qualche apparizione in Australia per il grande George...
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LAMPARD SALUTA
Il Chelsea è ormai un ricordo per l’inglese...
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del Manchester United con un glorioso palmares all’Old Trafford. La spiaggia di Bondi Beach e la montante curiosità attorno al calcio bastarono all’ex Red Devils per firmare col Sydney Fc, proprio la squadra di Alex Del Piero. Dopo qualche stagione fu raggiunto da Robbie Fowler, ex stella del Liverpool che in Australia trascorse diverse stagioni fra Queensland e Perth Glory. Il Newcastle Jets nel 2012 accolse Emile Heskey, altra vecchia conoscenza dei Reds, mentre nel 2013 fu la volta di Orlando Engelaar, ex PSV e nazionale olandese, che firmò un contratto con i Melbourne Heart. Con loro, una serie infinita di calciatori provenienti da ogni angolo del pianeta: Brasile, Argentina, Giappone, Inghilterra, Spagna, Albania e soprattutto Italia.
vanta fra le proprie fila calciatori di caratura mondiale. Alla Russia seguirono i paesi arabi: gli sceicchi infatti non si accontentavano più di comprare club europei, volevano importare il calcio, quello vero, anche in Qatar e Dubai. Il campione del mondo Luca Toni è solo l’esempio più lampante del potere contrattuale in mano ai club arabi. Il prossimo sarà Xavi, che dopo aver chiuso l’e-
sperienza in blaugrana si coprirà d’oro nel Golfo Persico. Altro paese che da anni ha aperto al grande calcio sono gli Stati Uniti: Beckham è stato uno dei precursori, ma nei prossimi mesi altri campioni seguiranno le orme dello Spice Boy e di Thierry Henry, basti pensare a Kaka che indosserà la maglia degli Orlando City dal 2015. Attenzione infine al neonato New York City Fc, club
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di proprietà dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyān, già proprietario del Manchester City e, udite udite, del sodalizio australiano del Melbourne City Fc.
El Guaje ha scelto la East Coast per continuare la propria carriera...
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FUTURO SCINTILLANTE PER L’A-LEAGUE Proprio questa nuova asse mondiale costituita da New York City Fc e Melbourne City Fc, con alle spalle il Manchester City, è destinata a fare man bassa sul mercato europeo. Il primo acquisto del club americano è stato un certo David Villa, fresco vincitore della Liga con l’Atletico Madrid. El Guaje ha scelto la East Coast per continuare la propria carriera, ma prima di indossare la maglia del New York l’asturiano conoscerà l’Australia. I dirigenti delle società infatti hanno studiato un periodo di stage per la fine del 2014 nel quale Villa difenderà i colori del Melbourne City, prima di far ritorno negli States per l’inizio della MLS. Il club australiano sogna in grande, e per sostenere Villa ha già chiuso l’acquisto di Damien Duff, stella della nazionale irlandese che ha già sposato la causa. Con loro, previsto l’arrivo di Franck Lam-
VILLA VA A NY
pard, storica bandiera del Chelsea il cui futuro sarà nella MLS americana. Prima però, come nel caso di Villa, ci sarà tempo per una manciata di partite all’AAMI Park di Melbourne. Viste le premesse, questi saranno solo i primi di una lunga lista di campioni pronti ad attraversare gli oceani per giocare a pallone. Proprio come Del Piero, il vero pioniere del soccer australiano. Per ora si tratta di
calciatori over 30 che hanno già dato il meglio in Europa, ma il solco è stato tracciato e difficilmente può essere coperto: la globalizzazione oramai fa parte del calcio a 360 gradi, e il processo è in piena espansione. Resta solo da capire fra quanto tempo i club nostrani dovranno vedersela sul mercato anche con Melbourne City e Sydney Fc, oltre che con i soliti Real Madrid, Chelsea e PSG. KAKA’ VEDE L’MLS
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Il brasiliano ha voglia di sperimentare il calcio USA...
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LE STATISTICHE DI CALCIO 2000 ATALANTA
calciatore
(11ª) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Baselli Daniele 12-03-1992 C 28 1476 14 9 1 – – – Bellini Giampaolo 27-03-1980 D 9 601 1 2 – – – – Benalouane Yohan 28-03-1987 D 17 1520 1 3 4 – – – Bentancourt Rubén 02-03-1993 A 3 57 3 – – – – – Bonaventura Giacomo 22-08-1989 C 31 2623 2 10 2 – 5 – Brienza Franco 19-03-1979 A 18 752 10 8 – – 1 – Brivio Davide 17-08-1988 D 23 2008 1 3 1 1 3 – Caldara Mattia 05-05-1994 D 1 47 1 – – – – – Canini Michele 05-06-1985 D 8 634 1 1 3 – – – Carmona Carlos Emilio 21-02-1987 C 32 2664 2 3 9 1 2 – Cazzola Riccardo 08-10-1985 C 6 293 4 – – 1 – – Cigarini Luca 20-06-1986 C 33 2630 5 7 11 2 2 – Consigli Andrea 27-01-1987 P 35 3311 – – 3 – -48 -3 De Luca Giuseppe 22-06-1991 A 17 701 11 5 2 – 4 – Del Grosso Cristiano 24-03-1983 D 19 1555 1 6 4 – – – Denis German Gustavo 10-09-1981 A 37 3393 1 3 3 – 13 2 Estigarribia Marcelo 21-07-1987 C 12 762 4 3 2 – 1 – Giorgi Luigi 19-04-1987 C 1 27 1 – – – – – Koné Moussa 12-02-1990 C 8 420 3 3 1 – 1 – Livaja Marko 26-08-1993 A 20 788 12 6 3 – 2 – Lucchini Stefano 02-10-1980 D 19 1347 5 4 5 – 1 – Marilungo Guido 09-08-1989 A 6 157 6 – – – – – Migliaccio Giulio 23-06-1981 C 19 1292 6 3 5 – 1 – Moralez Maximiliano 27-02-1987 A 32 2410 6 18 1 – 5 – Nica Constantin 18-03-1993 D 7 309 4 2 1 1 – – Olausson Joakim 14-01-1995 A 1 28 1 – – – – – Raimondi Cristian 30-04-1981 C 30 2341 4 8 7 – – – Scaloni Lionel 16-05-1978 C 5 455 1 1 – – – – Sportiello Marco 10-05-1992 P 3 283 – – – – -3 -1 Stendardo Guglielmo 06-05-1981 D 28 2529 – 4 8 – 2 – Yepes Mario 13-01-1976 D 24 1986 3 2 8 – – – All.: Stefano Colantuono
Cagliari calciatore
(15ª) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Adan Antonio Garrido 13-05-1987 P 2 186 – – – – -4 – Adryan Oliveira Tavares 08-10-1994 C 5 165 3 2 – – – – Agazzi Michael 03-07-1984 P 11 1046 – – 1 – -19 -1 Ariaudo Lorenzo 11-06-1989 D 4 286 1 – – – – – Astori Davide 07-01-1987 D 34 3175 – 1 6 – – – Avelar Danilo Fernando 09-06-1989 C 20 1524 4 2 3 1 – – Avramov Vlada 05-04-1979 P 23 2123 1 – 4 – -25 -3 Bastrini Alessandro 03-04-1987 D 1 46 1 – – – – – Cabrera Matias 16-05-1986 C 19 839 9 9 2 – 1 – Conti Daniele 09-01-1979 C 31 2901 – – 13 2 4 – Cossu Andrea 03-05-1980 C 29 1743 10 14 6 – – – Del Fabro Dario 24-03-1995 D 3 284 – – – – – – Dessena Daniele 10-05-1987 C 33 2784 3 7 7 1 – – Ekdal Albin 28-07-1989 C 22 1715 2 12 6 – 1 – Eriksson Sebastian 31-01-1989 D 20 1235 8 5 2 – – – Ibarbo Segundo Víctor 19-05-1990 C 30 2153 10 3 6 1 4 – Ibraimi Agim 29-08-1988 C 25 969 17 5 1 – 2 1 Loi Antonio 25-08-1996 A 3 13 3 – – – – – Murru Nicola 16-12-1994 D 21 1872 – 3 4 1 – – Nainggolan Radja 04-05-1988 C 17 1610 – 1 6 – 2 – Nenê Anderson Miguel 28-07-1983 A 23 1097 12 6 4 – 5 – Oikonomou Marios 06-10-1992 D 1 95 – – – – – – Perico Gabriele 11-03-1984 D 20 1313 7 2 2 – – – Pinilla Mauricio 04-02-1984 A 26 1676 10 9 9 1 7 4 Pisano Francesco 29-04-1986 D 23 1895 2 6 5 – – – Rossettini Luca 09-05-1985 C 36 3400 – 1 11 – – – Sau Marco 03-11-1987 A 30 2162 3 21 1 – 6 – Silvestri Marco 02-03-1991 P 3 245 – – – 1 -5 -1 Solinas Simone 03-03-1996 A 1 6 1 – – – – – Tabanelli Andrea 02-02-1990 C 3 194 1 – – – – – Vecino Matías 24-08-1991 C 9 715 2 1 2 – 2 – All.: Diego Luis Lopez, dalla 34ª Ivo Pulga
90
Calcio 2OOO
Bologna calciatore
(19ª, retrocessa) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Acquafresca Robert
11-09-1987 A 19 830 13 2 3 – – –
Alibec Denis
05-01-1991 A 1
Antonsson Mikael
31-05-1981 D 34 3110 2 2 3 – – –
Bianchi Rolando
15-02-1983 A 28 1808 8 13 4 – 3 –
Cech Marek
26-01-1983 D 11 680 3 4 – – – –
Cherubin Nicolò
02-12-1986 D 16 1272 1 7 4 – 1 –
4 1 – – – – –
Christodoulopoulos Lazaros 19-12-1986 C 26 1846 7 5 4 – 2 2 Crespo José
09-02-1987 D 10 574 3 4 – – 1 –
Cristaldo Jonathan
05-03-1989 A 28 1986 9 7 2 1 3 –
Curci Gianluca
12-07-1985 P 37 3508 – – 2 – -57 -6
Della Rocca Francesco 14-09-1987 C 9 542 3 3 4 – – – Diamanti Alessandro 02-05-1983 A 19 1760 – 2 8 – 5 3 Friberg Erik
10-02-1986 C 7 446 2 3 2 – – –
Garics György
08-03-1984 D 34 2909 2 7 7 – 1 –
Ibson Barreto da Silva 07-11-1983 C 10 403 8 2 2 – – – Kone Panagiotis
26-07-1987 C 28 2505 – 3 13 1 5 –
Krhin Rene
21-05-1990 C 27 2134 3 8 4 – – –
Laxalt Diego Sebastian 07-02-1993 C 15 857 6 6 – – 2 – Mantovani Andrea
22-06-1984 D 21 1456 7 2 6 – – –
Morleo Archimede
26-09-1983 D 31 2697 3 4 7 – 1 –
Moscardelli Davide
03-02-1980 A 17 873 10 2 5 – 1 –
Natali Cesare
05-04-1979 D 32 2761 – 5 2 1 1 –
Paponi Daniele
16-04-1988 A 3 75 3 – 1 1 – –
Pazienza Michele
05-08-1982 C 22 1563 5 7 8 – 2 –
Perez Diego Fernando
18-05-1980 C
Rodriguez Federico
03-04-1991 A 1 18 1 – – – – –
Sörensen Frederik
14-04-1992 D 15 1151 2 2 2 1 – –
Stojanovic Dejan
19-07-1993 P 1 93 – – – – -1 -1
27 1640
9 11 10
–
– –
All.: Stefano Pioli - dalla 19ª Davide Ballardini
Catania calciatore
nato il
r
(18ª, retrocessa)
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Almirón Sergio 07-11-1980 C 13 914 2 7 1 – 1 – Álvarez Pablo Sebastián 17-04-1984 C 18 1457 3 3 6 – – – Andújar Mariano 30-07-1983 P 24 2279 – – 1 – -42 -1 Aveni Fabio 05-09-1994 A 1 8 1 – – – – – Barrientos Pablo César 17-01-1985 C 28 2372 1 11 10 – 5 – Bellusci Giuseppe 21-08-1989 D 20 1619 1 4 4 2 – – Bergessio Gonzalo 20-07-1984 A 30 2542 2 5 7 1 10 1 Biagianti Marco 19-04-1984 C 1 12 1 – – – – – Biraghi Cristiano 01-09-1992 C 23 1642 6 5 3 – – – Boateng Kingsley 07-04-1994 A 6 138 6 – – – – – Capuano Ciro 10-07-1981 D 5 403 1 – 1 – – – Caruso Simone 09-09-1994 A 1 27 1 – – – – – Castro Lucas Nahuel 09-04-1989 C 29 2060 6 14 4 – 3 – Doukara Souleymane 29-09-1991 A 1 26 1 – 1 – – – Fedato Francesco 15-10-1992 C 9 245 8 1 – – – – Freire Federico 06-11-1990 C 1 9 1 – – – – – Frison Alberto 22-01-1988 P 14 1321 – – 1 – -24 -2 Garufi Sergio 16-09-1995 A 1 4 1 – – – – – Guarente Tiberio 01-11-1985 C 13 726 5 3 3 1 – – Gyömber Norbert 03-07-1992 D 18 1517 3 – 2 – 1 – Izco Mariano Julio 13-03-1983 C 30 2489 4 4 3 – 3 – Keko Sergio Gontán 28-12-1991 C 19 967 9 7 3 – – – Legrottaglie Nicola 20-10-1976 D 17 1353 2 1 3 1 – – Leto Sebastián Eduardo 30-08-1986 C 27 1333 14 11 3 – 3 – Lodi Francesco 23-03-1984 C 19 1603 2 3 3 – 2 1 Maxi López Gaston 03-04-1984 A 12 648 8 – 1 – 1 – Monzón Luciano Fabian 13-04-1987 D 22 1483 6 5 2 – 2 – Peruzzi Gino 09-06-1992 D 22 1592 2 8 8 1 1 – Petkovic Bruno 16-09-1994 A 4 192 2 2 – – – – Plasil Jaroslav 05-01-1982 C 28 2171 6 4 2 – 1 – Rinaudo Fabián Andrés 08-05-1987 C 17 1471 – 5 8 1 – – Rolín Alexis 07-02-1989 D 25 1932 5 4 5 – – – Spolli Nicolàs Federico 20-02-1985 D 21 1869 1 2 6 – 1 – Tachtsidis Panagiotis 15-02-1991 C 12 882 2 4 2 1 – – All.: Rolando Maran, dalla 9ª Luigi De Canio, dalla 21ª Rolando Maran, dalla 33ª Maurizio Pellegrino
serie A TIM Chievo calciatore
nato il
r
(17ª)
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Acosty Maxwell 10-09-1991 A 7 136 7 – 1 – – – Agazzi Michael 03-07-1984 P 14 1325 – – – – -21 -1 Ardemagni Matteo 26-03-1987 A 2 34 2 – – – – – Bentivoglio Simone 29-05-1985 C 19 1268 4 9 3 – 1 – Bernardini Alessandro 21-01-1987 D 13 925 3 2 – – – – Calello Adrián Daniel 14-05-1987 C 1 5 1 – – – – – Canini Michele 05-06-1985 D 6 478 2 – 1 – – – Cesar Bostjan 09-07-1982 D 32 2861 2 – 16 1 1 – Dainelli Dario 09-06-1979 D 26 2362 – 2 6 – 2 – Dos Santos Claiton 07-09-1984 D 8 527 3 1 1 – – – Dramé Boukary 22-07-1985 D 26 2277 – 5 5 – – – Estigarribia Marcelo 21-07-1987 C 16 959 4 11 2 – – – Frey Nicholas 06-03-1984 D 32 2923 2 1 9 – – – Guana Roberto 21-01-1981 C 8 617 – 4 5 – – – Guarente Tiberio 01-11-1985 C 10 697 2 4 1 – – – Hetemaj Perparim 12-12-1986 C 32 2698 4 4 12 – – – Improta Riccardo 19-12-1993 A 3 103 2 1 – – – – Kupisz Tomasz 02-02-1990 C 1 30 1 – – – – – Lazarevic Dejan 15-02-1990 C 14 576 11 2 1 – 1 – Mbaye Maodo Malick 06-11-1995 C 1 10 1 – – – – – Obinna Victor Nsofor 25-03-1987 A 10 416 6 4 – – 2 – Paloschi Alberto 04-01-1990 A 34 2633 5 12 3 – 13 4 Pamic Manuel 20-04-1986 C 3 205 1 1 – – – – Papp Paul 11-11-1989 D 6 418 2 – 1 – – – Paredes Leandro Daniel 29-06-1994 C 1 18 1 – – – – – Pellissier Sergio 12-04-1979 A 22 849 17 2 4 2 1 – Puggioni Christian 17-01-1981 P 23 2178 – – – – -32 – Radovanovic Ivan 29-08-1988 D 33 2458 7 10 5 – – – Rigoni Luca 07-12-1984 C 33 3074 – 3 15 – 4 – Rubin Matteo 09-07-1987 D 9 594 3 2 1 – – – Samassa Mamadou 01-05-1986 A 1 7 1 – – – – – Sardo Gennaro 08-05-1979 C 30 2260 6 6 6 – 1 – Sestu Alessio 29-09-1983 C 12 637 4 7 3 – – – Squizzi Lorenzo 20-06-1974 P 1 92 – – – – -1 – Stoian Adrian Marius 11-02-1991 C 8 366 3 5 1 – – – Théréau Cyril 24-04-1983 A 32 2472 4 13 2 – 7 2 All.: Giuseppe Sannino, dalla 13ª Eugenio Corini
Genoa calciatore
(14ª) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Antonelli Luca 11-02-1987 D 30 2705 – 7 4 – 3 – Antonini Luca 04-08-1982 C 26 2261 1 5 3 – 2 – Bertolacci Andrea 11-01-1991 C 25 2037 2 11 7 – 2 – Biondini Davide 24-01-1983 C 16 1434 1 1 1 – 1 – Bizzarri Albano 09-11-1977 P 1 93 – – – – – – Burdisso Nicolas Andres 12-04-1981 D 15 1369 1 – 7 – – – Cabral Adilson Tavares 22-10-1988 D 7 405 3 1 1 – – – Calaiò Emanuele 08-01-1982 A 22 1022 14 3 1 – 3 – Centurion Ricardo Adrian 19-01-1993 C 12 624 7 3 – – – – Cofie Isaac 05-04-1991 C 17 973 10 2 5 – 1 – De Ceglie Paolo 17-09-1986 D 12 761 2 8 1 – 1 – De Maio Sebastian 05-03-1987 D 23 1538 8 1 6 – 2 – Fetfatzidis Giannis 21-12-1990 C 31 1449 20 8 1 – 2 – Floro Flores Antonio 18-06-1983 A 2 66 1 1 – – – – Gamberini Alessandro 27-08-1981 D 10 610 3 4 1 – – – Gilardino Alberto 05-07-1982 A 36 3090 2 7 8 – 15 4 Konaté Moussa 03-04-1993 A 25 1282 12 8 3 – 1 – Kucka Juraj 26-02-1987 C 11 837 2 3 2 – 2 – Lodi Francesco 23-03-1984 C 9 757 1 1 2 – 2 1 Manfredini Thomas 27-05-1980 D 15 1369 – – 7 1 – – Marchese Giovanni 17-10-1984 D 27 2239 4 4 3 – – – Matuzalem Francelino 10-06-1980 C 21 1682 1 6 9 1 – – Motta Marco 14-05-1986 D 13 1017 2 3 2 – – – Perin Mattia 10-11-1992 P 37 3515 – – 3 – -50 -6 Portanova Daniele 17-12-1978 D 21 1913 – 2 4 1 1 – Sampirisi Mario 31-10-1992 C 4 215 1 2 1 1 – – Santana Mario Alberto 23-12-1981 C 6 311 2 4 – – – – Sculli Giuseppe 23-03-1981 A 10 717 1 7 5 – – – Stoian Adrian Marius 11-02-1991 C 7 199 7 1 1 – – – Sturaro Stefano 09-03-1993 C 16 1178 3 3 7 – 1 – Vrsaljko Sime 10-01-1992 C 22 1890 – 5 2 – – – All.: Fabio Liverani, dalla 7ª Gian Piero Gasperini
Fiorentina calciatore
nato il
(4ª, qualificata europa league) r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Ambrosini Massimo 29-05-1977 C 21 1391 5 5 7 – – – Anderson Luis de Abreu 13-04-1988 C 7 285 3 4 – – – – Aquilani Alberto 07-07-1984 C 31 2715 – 12 7 – 6 1 Bakic Marko 01-11-1993 C 3 80 2 1 – – – – Borja Valero Iglesias 12-01-1985 C 32 2875 1 6 5 1 6 – Compper Marvin 14-06-1985 D 9 765 1 – 3 – – – Cuadrado Juan Guillermo 26-05-1988 C 32 2815 1 6 9 1 11 – Diakité Modibo 02-03-1987 D 9 787 – 1 2 1 – – Fernández Matías 15-05-1986 C 23 1370 11 5 1 – 3 – Gómez Mario 10-07-1985 A 9 528 4 3 1 – 3 1 Hegazy Ahmed 25-01-1991 D 1 94 – – – – – – Iakovenko Oleksandr 23-07-1987 C 3 90 3 – – – – – Ilicic Josip 29-01-1988 C 21 1152 8 11 1 – 3 – Joaquín Sánchez 21-07-1981 C 26 1487 11 12 – – 2 – Marcos Alonso Mendoza 28-12-1990 D 3 169 2 – – – – – Matos Pinto Ryder 27-02-1993 C 23 688 18 5 4 – – – Matri Alessandro 19-08-1984 A 15 892 5 6 3 – 4 1 Neto Norberto Murara 19-07-1989 P 35 3306 – – 3 – -38 -6 Olivera Ruben 04-05-1983 C 1 3 1 – – – – – Pasqual Manuel 13-03-1982 D 26 2279 – 5 5 – – – Pizarro David Cortes 11-09-1979 C 28 2309 4 4 6 1 1 – Rebic Ante 21-09-1993 A 4 106 4 – 1 – 1 – Rodríguez Gonzalo 10-04-1984 D 33 3088 – 1 12 – 4 2 Roncaglia Facundo 10-02-1987 D 13 1119 2 2 4 – – – Rosati Antonio 26-06-1983 P 3 285 – – – – -6 -1 Rossi Giuseppe 01-02-1987 A 21 1573 2 13 1 – 16 6 Savic Stefan 08-01-1991 D 31 2923 – – 5 – – – Tomovic Nenad 30-08-1987 D 25 2132 2 4 5 – – – Vargas Juan Manuel 05-10-1983 C 24 1533 10 2 2 – 4 – Vecino Matías 24-08-1991 C 6 165 5 1 – – – – Wolski Rafal 10-11-1992 C 14 449 9 5 2 – 1 – All.: Vincenzo Montella
Inter calciatore
(5ª, qualificata europa league) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Álvarez Ricardo Gabriel 12-04-1988 C 29 2195 4 9 4 1 4 – Andreolli Marco
10-06-1986 D 4 220 2 – 1 – 1 –
Belfodil Ishak
19-01-1992 A 8 202 7 1 – 1 – –
Bonazzoli Federico
21-05-1997 A 1
7 1 – – – – –
Botta Rubén Alejandro 31-01-1990 C 10 223 9 1 1 – – – Cambiasso Esteban 18-08-1980 C 32 2821 – 8 4 – 4 – Campagnaro Hugo
27-06-1980 D 21 1796 1 6 4 – – –
Carrizo Juan
06-05-1984 P 4 320 2 – – – -7 –
D’Ambrosio Danilo
09-09-1988 C 11 672 3 5 – – – –
Guarín Freddy
30-06-1986 C 32 2303 6 12 5 – 4 –
Handanovic Samir
14-07-1984 P 36 3260 – 1 – 1 -32 -3
Hernanes Anderson 29-05-1985 C 14 1187 1 5 3 – 2 – Icardi Mauro Emanuel 19-02-1993 A 22 1371 10 6 1 – 9 – Jonathan Cícero Moreira 27-02-1986 D 31 2697 – 12 3 – 3 – Juan Jesus Guilherme 10-06-1991 D 27 2456 – 3 7 – – – Kovacic Mateo
06-05-1994 C 32 1697 18 6 2 – – –
Kuzmanovic Zdravko 22-09-1987 C 15 866 4 9 2 – – – Milito Diego Alberto
12-06-1979 A 17 676 11 3 – – 2 –
Mudingayi Gaby
01-10-1981 C 1 12 1 – – – – –
Nagatomo Yuto
12-09-1986 D 34 2977 2 3 3 – 5 –
Palacio Rodrigo
05-02-1982 A 37 3320 1 4 4 – 17 –
Pereira Alvaro Daniel 28-11-1985 C 5 242 3 1 2 – – – Ranocchia Andrea
16-02-1988 D 24 2183 1 3 8 – 1 –
Rolando Jorge Pires 31-08-1985 D 29 2702 1 – 4 – 4 – Samuel Walter Adrián 23-03-1978 D 14 1223 1 2 9 – 2 – Taider Saphir Sliti
29-02-1992 C 25 1115 12 10 3 – 1 –
Wallace Oliveira
01-05-1994 D 3 46 3 – – – – –
Zanetti Javier
10-08-1973 C 12 499 8 2 – – – –
All.: Walter Mazzarri
Calcio 2OOO
91
LE STATISTICHE DI CALCIO 2000 Juventus (1ª, scudetto, qualificata champions league) Lazio
calciatore
nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Asamoah Kwadwo
09-12-1988 C 34 2866 2 8 5 – 2 –
Barzagli Andrea
08-05-1981 D 26 2388 – 3 3 – – –
Bonucci Leonardo
01-05-1987 D 29 2658 1 – 7 – 2 –
Buffon Gianluigi
28-01-1978 P 33 2994 – 1 – 1 -20 -1
Cáceres Martin
07-04-1987 D 17 1384 3 – 1 – – –
calciatore
(9ª) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Berisha Etrit
10-03-1989 P 17 1603 – – – – -25 -2
Biava Giuseppe
08-05-1977 D 20 1737 1 2 2 – 1 –
Biglia Lucas Rodrigo 30-01-1986 C 26 2032 3 7 6 1 2 1 Cana Lorik
27-07-1983 C 26 2094 2 5 8 1 2 –
Candreva Antonio
28-02-1987 C 37 3212 2 11 4 1 12 6
Cavanda Luis Pedro 02-01-1991 D 19 1417 4 6 3 – 1 –
Chiellini Giorgio
14-08-1984 D 31 2896 – 1 5 – 3 –
Ciani Michael
06-04-1984 D 18 1443 5 2 6 – 1 –
De Ceglie Paolo
17-09-1986 D 4 227 2 1 – – – –
Crecco Luca
06-09-1995 C 1
Giovinco Sebastian
26-01-1987 A 16 590 10 6 2 – 2 –
Isla Mauricio Anibal
12-06-1988 C 18 1017 8 4 1 – – –
Lichtsteiner Stefan
16-01-1984 D 27 2193 3 9 4 – 2 –
Llorente Fernando
26-02-1985 A 34 2580 5 18 3 – 16 –
Marchisio Claudio
19-01-1986 C 29 2089 8 3 5 – 4 –
Motta Marco
14-05-1986 D 2 28 2 – 1 – – –
Ogbonna Angelo Obinze 23-05-1988 D 16 1316 2 1 3 1 – – Osvaldo Pablo Daniel 12-01-1986 A 11 396 7 4 1 – 1 – Padoin Simone
18-03-1984 C 21 817 13 4 1 – 1 –
Peluso Federico
20-01-1984 D 9 367 5 2 2 – 1 –
Pepe Simone
30-08-1983 C 2 24 2 – – – – –
Pirlo Andrea
1 1 – – – – –
Dias André Gonçalves 15-05-1979 D 16 1321 2 2 1 1 1 – Ederson Honorato
13-01-1986 C 15 575 9 7 – – 1 –
Felipe Anderson Pereira 15-04-1993 C 13 553 6 7 1 – – – Floccari Sergio
12-11-1981 A 14 599 9 3 1 – – –
González Álvaro Rafael 29-10-1984 C 25 1492 9 11 1 – 1 – Hélder Postiga Manuel 02-08-1982 A 5 155 4 1 – – – – Hernanes Anderson 29-05-1985 C 17 1244 3 6 4 1 3 – Kakuta Gaël
21-06-1991 A 1
Keita Balde Diao
08-03-1995 A 25 1441 11 7 2 – 5 –
7 1 – – – – –
Klose Miroslav
09-06-1978 A 25 2095 3 7 2 – 7 –
Konko Abdoulay
09-03-1984 C 21 1874 – 2 1 – – –
Ledesma Cristian
24-09-1982 C 27 2338 2 4 6 1 – –
19-05-1979 C 30 2549 1 7 4 – 4 –
Lulic Senad
18-01-1986 D 30 2661 2 4 10 1 7 –
Marchetti Federico
07-02-1983 P 21 1987 – – – – -29 -2
Pogba Paul
15-03-1993 C 36 3199 3 3 4 – 7 –
Mauri Stefano
08-01-1980 C 12 720 4 6 1 – 4 1
Quagliarella Fabio
31-01-1983 A 17 435 14 3 1 – 1 –
Minala Joseph Marie 24-08-1996 C 3 32 3 – – – – –
Rubinho Fernando Moedim 04-08-1980 P 1 38 1 – – – – – Storari Marco
07-11-1977 P 6 543 1 – – – -3 -1
Tévez Carlos Alberto
05-02-1984 C 34 2700 4 17 4 – 19 1
Vidal Arturo
22-05-1987 C 32 2544 4 10 8 – 11 2
Vucinic Mirko
01-10-1983 A 12 429 8 4 2 – 2 1
All.: Antonio Conte
Livorno calciatore
Calcio 2OOO
Onazi Ogenyi
25-12-1992 C 29 1799 10 5 5 1 1 –
Perea Brayan
25-02-1993 A 19 886 11 3 3 – 1 –
Pereirinha Bruno
02-03-1988 C 11 806 2 2 4 – – –
Radu Stefan
22-10-1986 D 25 2363 – – 9 – 1 –
Tounkara Mamadou 19-01-1996 C 1 13 1 – – – – – All.: Vladimir Petkovic, dalla 18ª Edoardo Reja
(20ª, retrocessa) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Aldegani Gabriele 10-05-1976 P 1 10 1 – – – – – Anania Luca 21-06-1980 P 3 273 – 1 – – -8 – Bardi Francesco 18-01-1992 P 35 3318 – – 4 – -69 -10 Bartolini Daniele 05-03-1995 C 1 24 1 – – – – – Belfodil Ishak 19-01-1992 A 17 890 9 4 1 – – – Belingheri Luca 06-04-1983 C 4 140 3 1 – – – – Benassi Marco 08-09-1994 C 20 1601 3 5 4 1 2 – Biagianti Marco 19-04-1984 C 26 2045 2 10 4 – – – Borja Miguel Angel 26-01-1993 A 8 171 8 – 1 1 – – Bruzzi Elia 08-04-1995 A 1 15 1 – – – – – Castellini Paolo 25-03-1979 D 15 1121 2 4 4 – – – Ceccherini Federico 11-05-1992 D 32 2827 – 9 4 1 – – Coda Andrea 25-04-1985 D 23 1972 2 2 11 – – – Dionisi Federico 16-06-1987 A 1 33 1 – – – – – Duncan Joseph Alfred 10-03-1993 C 32 1928 13 8 5 – – – Emeghara Innocent 27-05-1989 A 30 1655 13 14 4 1 4 1 Émerson Ramos Borges 16-08-1980 D 31 2702 1 4 7 – 2 – Gemiti Giuseppe 03-05-1981 C 10 597 2 6 1 – – – Greco Leandro 19-07-1986 C 32 2505 3 14 12 – 4 – Lambrughi Alessandro 19-05-1987 D 6 211 4 1 – – – – Luci Andrea 30-03-1985 C 22 2002 – 2 7 – 1 – Mbaye Ibrahima 19-11-1994 D 25 2034 3 8 7 1 2 – Mesbah Djamel 09-10-1984 C 14 1291 – 1 4 – 1 – Mosquera Jhonny Ferney 17-02-1991 C 7 278 5 – 1 – – – Paulinho Sergio Betanin 10-01-1986 A 35 3303 – 2 8 – 15 3 Piccini Cristiano 26-09-1992 D 20 977 13 2 2 – – – Rinaudo Leandro 09-05-1983 D 21 1525 6 2 8 – 1 – Schiattarella Pasquale 30-05-1987 C 17 1538 – 3 7 – – – Siligardi Luca 26-01-1988 C 26 1391 13 8 2 – 5 – Valentini Nahuel 19-09-1988 D 16 1196 4 2 1 – – – All.: Davide Nicola, alla 20ª Attilio Perotti, dalla 21ª Domenico Di Carlo, dalla 35ª Davide Nicola
92
Novaretti Diego Martin 09-05-1985 D 11 769 2 2 2 1 – –
Milan calciatore
(7ª) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Abate Ignazio 12-11-1986 C 19 1545 3 1 1 – 1 – Abbiati Christian 08-07-1977 P 28 2597 – 1 4 – -31 -2 Amelia Marco 02-04-1982 P 5 472 1 – – – -8 -2 Balotelli Barwuah Mario 12-08-1990 A 30 2412 5 5 10 1 14 3 Birsa Valter 07-08-1986 A 15 789 5 9 – – 2 – Bonera Daniele 31-05-1981 D 16 1364 1 2 6 – – – Constant Kévin 15-05-1987 C 20 1676 1 6 4 – – – Cristante Bryan 03-03-1995 C 3 157 1 1 – – 1 – De Jong Nigel 30-11-1984 C 33 2941 1 5 9 – 2 – De Sciglio Mattia 20-10-1992 D 16 1425 1 1 4 1 – – El Shaarawy Stephan 27-10-1992 A 6 227 5 1 1 – – – Emanuelson Urby 16-06-1986 D 24 1783 6 4 1 – – – Essien Michael 03-12-1982 C 7 347 4 1 1 – – – Gabriel Vasconcelos 27-09-1992 P 7 618 1 – 1 – -10 -1 Honda Keisuke 13-06-1986 A 14 1019 2 6 2 – 1 – Kakà Ricardo Izecson 22-04-1982 C 30 2510 3 11 2 – 7 – Matri Alessandro 19-08-1984 A 15 887 7 2 1 – 1 – Mexès Philippe 30-03-1982 D 22 2033 – – 9 2 2 – Montolivo Riccardo 18-01-1985 C 29 2529 2 3 6 1 3 – Muntari Alì Sulley 27-08-1984 C 26 1642 6 13 6 1 5 – Niang M’Baye 19-12-1994 A 8 261 7 1 1 – – – Nocerino Antonio 09-04-1985 C 11 600 4 4 – – – – Pazzini Giampaolo 02-08-1984 A 18 882 11 1 1 – 2 – Petagna Andrea 30-06-1995 A 3 50 3 – – – – – Poli Andrea 29-09-1989 C 26 1603 8 14 4 – 2 – Rami Adil 27-12-1985 D 18 1560 2 – 3 – 3 – Robinho Robson de Souza 25-01-1984 A 23 1283 8 12 1 – 3 – Saponara Riccardo 21-12-1991 A 7 234 5 2 – – – – Silvestre Matías Agustín 25-09-1984 D 4 328 1 – 2 – 1 – Taarabt Adel 24-05-1989 C 14 1123 2 3 3 – 4 – Zaccardo Cristian 21-12-1981 D 11 716 4 – 1 – – – Zapata Cristian Eduardo 30-09-1986 D 20 1883 – 1 4 – 1 – All.: Massimiliano Allegri, dalla 20ª Clarence Seedorf
serie A TIM Napoli calciatore
Albiol Raúl
(3ª, qualificata champions league) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
04-09-1985 C 32 2784 2 2 5 – 1 –
Parma calciatore
Acquah Afriyie
(6ª, qualificata europa league) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
05-01-1992 C 27 1865 8 7 7 – 1 –
Armero Pablo Estifer 02-11-1986 D 14 938 5 – 1 – – –
Amauri Carvalho Oliveira 03-06-1980 A 31 1895 11 6 1 2 8 2
Bariti Davide
07-07-1991 D 2 10 2 – – – – –
Bajza Pavol
04-09-1991 P 3 242 1 – – – -4 -3
Behrami Valon
19-04-1985 C 21 1541 5 3 3 – – –
Benalouane Yohan
28-03-1987 D 4 229 2 – 3 – – –
Britos Miguel Angel
17-07-1985 D 16 1368 1 1 8 – 1 –
Biabiany Jonathan Ludovic 28-04-1988 C 36 2863 4 12 – – 6 –
Callejón José María
11-02-1987 A
Cassani Mattia
26-08-1983 D 36 3303 1 2 11 – – –
Cannavaro Paolo
26-06-1981 D 4 266 2 – 1 1 – –
37 2978
5 10
6
– 15 –
Cassano Antonio
12-07-1982 A 34 2780 1 14 5 – 12 1
Colombo Roberto
24-08-1975 P 1 44 1 – – – – –
Cerri Alberto
16-04-1996 A 1
Doblas Antonio
05-08-1980 P 2 105 1 – – – -2 –
Felipe Dal Belo Da Silva 31-07-1984 D
Dzemaili Blerim
12-04-1986 C 24 1631 6 6 4 – 6 –
Galloppa Daniele
15-05-1985 C 1 11 1 – – – – –
3 1 – – – – –
22 1782
3
2
5
1
– –
Fernández Federico 22-02-1989 D 26 2404 1 – 6 1 – –
Gargano Walter
23-07-1984 C 22 1667 2 6 6 – 1 –
Ghoulam Faouzi
01-02-1991 D 15 1277 1 – 1 1 – –
Gobbi Massimo
31-10-1980 D 28 2398 2 6 6 – 1 –
Hamsik Marek
27-07-1987 C 28 2059 5 16 2 – 7 –
Lucarelli Alessandro 22-07-1977 D 34 3157 – 1 14 1 4 –
Henrique Adriano
14-10-1986 D 11 784 3 1 2 – 1 –
Marchionni Marco
22-07-1980 C 33 2885 1 12 9 – 1 –
Higuaín Gonzalo
10-12-1987 A 32 2504 4 15 6 – 17 5
Mauri José
16-05-1996 C 2 16 2 – 1 – – –
Inler Gokhan
27-06-1984 C 32 2751 2 7 6 – 2 –
Mendes Pedro Filipe 01-10-1990 D 6 450 2 2 2 – – –
Insigne Lorenzo
04-06-1991 A 36 2529 11 5 2 – 3 –
Mesbah Djamel
09-10-1984 C 3 183 1 1 2 – 1 –
Jorginho Luiz Frello
21-12-1991 C 15 1171 3 3 4 – – –
Mirante Antonio
08-07-1983 P 36 3352 – 1 1 1 -42 -4
Lasicki Igor
26-06-1995 D 1 11 1 – – – – –
Molinaro Cristian
30-07-1983 D 16 1120 4 2 3 – 2 –
Maggio Christian
11-02-1982 D 22 2046 – 1 4 1 – –
Munari Gianni
24-06-1983 C 11 282 9 2 1 1 – –
Mertens Dries
06-05-1987 A 33 1985 12 10 4 – 11 2
Obi Joel Chukwuma 22-05-1991 C 8 194 6 2 2 – – –
Mesto Giandomenico 25-05-1982 C 11 868 1 1 2 – – –
Okaka Chuka Stefano 09-08-1989 A 2 51 2 – – – – –
Pandev Goran
27-07-1983 A 29 1457 12 15 3 – 7 –
Paletta Gabriel
15-02-1986 C 21 1614 2 1 6 1 – –
Radosevic Josip
03-04-1994 C 8 136 8 – 2 – – –
Palladino Raffaele
17-04-1984 A 24 1031 13 10 – – 3 –
Rafael Cabral Barbosa 20-05-1990 P 8 710 1 – – – -8 –
Parolo Marco
25-01-1985 C 36 3352 – 4 9 – 8 –
Reina Jose Manuel
31-08-1982 P 30 2726 – 3 – – -29 -2
Pavarini Nicola
24-02-1974 P 1
Reveillere Antoine
10-11-1979 D 13 1127 – 5 1 – – –
Rosi Aleandro
17-05-1987 C 11 605 6 2 2 1 2 –
Uvini Bruno Bortolança 03-06-1991 D 1 89 1 – – – – –
Sansone Nicola
10-10-1991 C 17 782 11 2 1 – 2 –
Zapata Duván Esteban 01-04-1991 A 16 607 10 4 2 – 5 –
Schelotto Matias
23-05-1989 C 16 755 9 6 2 – 4 –
Zúñiga Juan Camilo 14-12-1985 D 6 429 2 – – – – –
Valdés Jaime
11-01-1981 C 6 474 1 4 1 – – –
All.: Rafael Benitez
All.: Roberto Donadoni
Roma calciatore
Balzaretti Federico
(2ª, qualificata champions league) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
06-12-1981 D 11 954 1 – 2 1 1 –
Bastos Michel Fernandes 02-08-1983 C 16 510 13 – 1 – 1 – Benatia Mehdi
17-04-1987 D 33 2978 1 4 8 – 5 –
Borriello Marco
18-06-1982 A 11 542 5 5 2 – 1 –
Bradley Michael
31-07-1987 C 11 599 6 – 2 – 1 –
Burdisso Nicolas Andres 12-04-1981 D 5 336 2 – – – – – Caprari Gianluca
30-07-1993 C 1 19 1 – – – – –
Castán Leandro da Silva 05-11-1986 D 36 3291 – 2 7 1 – – De Rossi Daniele
24-07-1983 C 32 2854 1 2 4 1 1 –
De Sanctis Morgan
26-03-1977 P 36 3387 – – 2 – -23 -2
Destro Mattia
20-03-1991 A 20 1262 5 14 5 – 13 –
Dodô José Rodolfo
06-02-1992 D 19 1423 4 4 2 – – –
Florenzi Alessandro
11-03-1991 C 37 1991 15 17 4 – 6 –
Gervinho Yao Kouassi 27-05-1987 A 33 2837 3 6 2 – 9 – Jedvaj Tin
28-11-1995 D 2 102 1 – 1 – – –
Ljajic Adem
29-09-1991 C 28 1696 11 9 5 – 6 1
Maicon Douglas
26-07-1981 D 28 2419 – 7 5 1 2 –
Marquinho Marco Antonio 03-07-1986 C 11 338 8 3 1 – – – Mazzitelli Luca
15-11-1995 A 1 34 1 – – – – –
Nainggolan Radja
04-05-1988 C 17 1477 1 3 5 – 2 –
Pjanic Miralem
02-04-1990 C 35 2783 3 16 8 1 6 1
Ricci Federico
27-05-1994 A 4 78 3 1 – – – –
Romagnoli Alessio
12-01-1995 D 11 738 3 3 4 – – –
Skorupski Lukasz
05-05-1991 P 2 189 – – – – -2 –
Strootman Kevin
13-02-1990 C 25 2090 1 3 6 – 5 2
Taddei Rodrigo Ferante 06-03-1980 C 19 912 12 1 3 – 2 – Toloi Rafael
10-10-1990 D 5 400 1 – 1 – – –
Torosidis Vassilis
10-06-1985 D 18 1302 6 – 1 – 1 –
Totti Francesco
27-09-1976 A 26 1719 6 14 3 – 8 2
All.: Rudi Garcia
Sampdoria calciatore
nato il
6 1 – – – – –
(12ª) r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Barillà Antonino 01-04-1988 C 3 108 2 1 1 1 – – Berardi Gaetano 21-08-1988 D 5 339 1 2 2 – – – Bjarnason Birkir 27-05-1988 C 14 737 6 4 1 – – – Castellini Paolo 25-03-1979 D 1 7 1 – – 1 – – Costa Andrea 01-02-1986 D 20 1684 2 3 10 1 – – Da Costa Junior Angelo 12-11-1983 P 33 3109 – – 1 – -49 -6 De Silvestri Lorenzo 23-05-1988 C 35 3223 – 4 7 – 2 – Eder Martins Citadin 15-11-1986 A 33 2645 3 13 8 1 12 3 Eramo Mirko 12-07-1989 D 1 73 – 1 1 – – – Fiorillo Vincenzo 13-01-1990 P 5 473 – – – – -13 -1 Fornasier Michele 22-08-1993 D 10 550 6 – – – – – Gabbiadini Manolo 26-11-1991 A 34 2839 2 10 6 – 8 – Gastaldello Daniele 25-06-1983 D 32 2754 1 5 9 1 2 – Gavazzi Davide 07-05-1986 C 7 519 1 4 1 – – – Gentsoglou Savvas 19-09-1990 C 5 299 2 1 1 – – – Krsticic Nenad 03-09-1990 C 32 2385 6 13 9 1 1 – Lombardo Mattia 14-02-1995 C 1 9 1 – – – – – Maresca Enzo 10-02-1980 C 1 2 1 – – – – – Maxi López Gaston 03-04-1984 A 11 579 5 3 1 1 1 – Mustafi Shkodran 17-04-1992 D 33 2965 1 1 8 1 1 – Obiang Pedro Mba 27-03-1992 C 27 2224 3 4 7 – – – Okaka Chuka Stefano 09-08-1989 A 13 911 4 3 4 – 5 – Palombo Angelo 25-09-1981 C 32 2814 – 8 4 – 1 – Petagna Andrea 30-06-1995 A 3 61 3 – 1 – – – Pozzi Nicola 30-06-1986 A 14 556 9 5 3 – 2 1 Regini Vasco 09-09-1990 D 29 2473 3 2 7 1 – – Renan Fernandes García 19-06-1986 C 18 754 12 3 1 – 2 – Rodríguez Matías Nicolás 14-04-1986 D 2 13 2 – – – – – Salamon Bartosz 01-05-1991 C 2 76 1 1 – – – – Sansone Gianluca 12-05-1987 C 24 1135 15 5 2 – 3 – Sestu Alessio 29-09-1983 C 2 43 2 – – – – – Soriano Roberto 08-02-1991 C 29 2025 8 6 5 1 5 – Wszolek Pawel 30-04-1992 C 19 797 9 10 3 – 1 – All.: Delio Rossi, dalla 13ª Sinisa Mihajlovic
Calcio 2OOO
93
serie A TIM
LE STATISTICHE DI CALCIO 2000 Sassuolo
calciatore
nato il
r
(17ª)
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Acerbi Francesco 10-02-1988 D 13 1111 2 – – – – – Alexe Marius 22-02-1990 A 6 180 5 1 – – – – Antei Luca 19-04-1992 D 22 2044 – 2 8 1 – – Ariaudo Lorenzo 11-06-1989 D 12 1093 – 2 5 – – – Berardi Domenico 01-08-1994 A 29 2293 3 12 10 1 16 6 Bianco Paolo 20-08-1977 D 16 1451 1 1 4 – – – Biondini Davide 24-01-1983 C 15 1067 3 6 3 – 1 – Brighi Matteo 14-02-1981 C 8 472 2 3 – – – – Cannavaro Paolo 26-06-1981 D 16 1467 – 1 3 1 – – Chibsah Yussif Raman 10-03-1993 C 18 1161 5 7 – – – – Farias Diego Da Silva 10-05-1990 A 11 384 8 3 1 – – – Floccari Sergio 12-11-1981 A 15 837 7 4 – – 1 – Floro Flores Antonio 18-06-1983 A 29 1600 12 12 4 – 7 – Gazzola Marcello 03-04-1985 C 25 2132 3 4 9 – – – Gliozzi Ettore 23-09-1995 A 1 35 1 – – – – – Kurtic Jasmin 10-01-1989 C 18 1237 5 6 3 – – – Laribi Karim 20-04-1991 C 10 452 6 2 2 – – – Longhi Alessandro 25-06-1989 D 28 2587 1 1 4 – 1 – Magnanelli Francesco 12-11-1984 C 28 2604 – 4 8 1 – – Manfredini Thomas 27-05-1980 D 3 287 – – 1 – – – Marrone Luca 28-03-1990 C 15 1196 1 6 3 – – – Marzorati Lino 12-10-1986 D 9 625 3 1 1 – 1 – Masucci Gaetano 26-10-1984 A 13 428 10 3 1 – – – Mendes Pedro Filipe 01-10-1990 D 9 688 2 2 3 – – – Missiroli Simone 23-05-1986 C 27 1980 6 5 4 – 1 – Pavoletti Leonardo 26-11-1988 A 2 49 2 – – – – – Pegolo Gianluca 25-03-1981 P 33 3160 – – 3 – -55 -5 Pomini Alberto 17-03-1981 P 3 280 – – – – -11 – Pucino Raffaele 03-05-1991 D 3 190 2 1 – – – – Rosati Antonio 26-06-1983 P 2 188 – – 1 – -6 -1 Rosi Aleandro 17-05-1987 C 7 481 2 1 3 – – – Rossini Jonathan 05-04-1989 C 6 354 1 3 1 – – – Sanabria Arnaldo Antonio 04-03-1996 A 2 43 2 – – – – – Sansone Nicola 10-10-1991 C 12 964 2 4 1 – 5 – Schelotto Matias 23-05-1989 C 11 710 2 5 1 – 1 – Terranova Emanuele 14-04-1987 D 4 296 1 – – – – – Zaza Simone 25-06-1991 A 33 2414 9 8 10 1 9 1 Ziegler Reto 16-01-1986 C 17 1300 4 3 2 – – – All.: Eusebio Di Francesco, dalla 22ª Alberto Malesani, dalla 27ª Eusebio Di Francesco
Udinese calciatore
(13ª) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Torino calciatore
Barreto Paulo Vitor Basha Migjen
(7ª) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
12-07-1985 A 11 534 6 4 – – – – 5-01-1987 C 24 1379 11 7 2 1 – –
Bellomo Nicola
18-02-1991 C 7 352 4 – 1 – 1 –
Bovo Cesare
14-01-1983 D 20 1751 – 3 8 – – –
Brighi Matteo
14-02-1981 C 16 981 6 4 2 – 2 –
Cerci Alessio
23-07-1987 C 37 3133 2 15 4 – 13 5
D’Ambrosio Danilo Darmian Matteo
9-09-1988 C 14 1266 – 4 3 – 2 – 2-12-1989 D 37 3447 – 1 6 – – –
El Kaddouri Omar
21-08-1990 C 29 2183 4 16 5 – 6 –
Farnerud Alexander
10-05-1984 A 23 1220 8 10 4 – 3 –
Gazzi Alessandro
28-01-1983 C 11 497 6 2 1 – – –
Glik Kamil
3-02-1988 D 34 3113 1 1 12 – 2 –
Gomis Lys
6-10-1989 P 1 43 1 – 1 – -1 –
Immobile Ciro
20-02-1990 A 33 2714 4 8 10 1 22 –
Kurtic Jasmin
10-01-1989 C 16 1250 2 5 – – 2 –
Larrondo Marcelo Paez 16-08-1988 A 5 173 4 1 1 – 1 – Maksimovic Nikola
25-11-1991 D 23 1900 3 1 6 – – –
Masiello Salvatore
31-01-1982 C 8 626 2 – 1 – – –
Meggiorini Riccardo
4-09-1985 A 34 1028 27 5 1 – – –
Moretti Emiliano
11-06-1981 D 36 3388 – 1 5 – 1 –
Padelli Daniele
25-10-1985 P 38 3547 – 1 3 – -47 -8
Pasquale Giovanni
5-01-1982 D 12 963 3 – 1 – – –
Rodríguez Guillermo Daniel 21-03-1984 D 6 438 1 1 – – – – Tachtsidis Panagiotis 15-02-1991 C 11 364 8 1 1 – 1 – Vesovic Marko
28-08-1991 D 3 189 1 1 – – – –
Vives Giuseppe
14-07-1980 C 33 2985 – 12 14 – 1 –
All.: Gian Piero Ventura
Verona calciatore
(10ª) nato il
r
pr. minuti sub. sos. amm. esp. gol rig.
Allan Marques Loureiro 08-01-1991 C 33 2759 3 4 6 1 – –
Agostini Alessandro
Badu Emmanuel Agyemang 02-12-1990 C 29 1955 9 7 5 – 5 –
Albertazzi Michelangelo 07-01-1991 D 15 1255 1 2 3 2 – –
Basta Dusan
18-08-1984 D 30 2378 4 6 4 – 3 –
Brkic Zeljko
09-07-1986 P 12 1142 – – – – -22 -1
Bubnjic Igor
18-08-1984 D 7 540 1 3 – – – –
Danilo Larangeira
10-05-1984 D 36 3402 – – 8 – 1 –
Di Natale Antonio
13-10-1977 A 32 2493 3 16 1 – 16 4
Domizzi Maurizio
28-06-1980 D 26 2333 – 3 10 – – –
Douglas Santos de Melo 22-03-1994 D 3 171 – 3 – – – – Fernandes Bruno Miguel 08-09-1994 C 24 1628 7 10 4 – 5 – Gabriel Silva Moisés 13-05-1991 D 31 2669 2 2 3 – 1 – Heurtaux Thomas
03-07-1988 D 32 2783 1 6 8 – 3 –
Jadson Alves Dos Santos 30-08-1993 C 1
8 1 – – – – –
23-07-1979 C 25 2012 3 4 1 – – –
Bianchetti Matteo
17-03-1993 D 3 224 2 – 1 – – –
Cacciatore Fabrizio
08-10-1986 D 32 2716 2 9 6 – 3 –
Cacia Daniele
23-08-1983 A 13 416 10 1 – – – –
Cirigliano Adrián Ezequiel 24-01-1992 C 13 688 6 4 2 – – – Donadel Marco
21-04-1983 C 23 1247 12 2 7 1 1 –
Donati Massimo
26-03-1981 C 20 1013 10 9 2 – 1 –
Donsah Godfred
07-06-1996 C 1 26 1 – 1 – – –
Gomez Juan Ignacio Taleb 20-05-1985 A 29 1467 15 10 2 – 5 – González Alejandro
13-03-1988 D 13 1200 – 2 2 – – –
Hallfredsson Emil
29-06-1984 C 33 2543 3 15 5 – 2 –
Iturbe Juan Manuel
04-06-1993 C 33 2590 4 13 4 – 8 –
Jankovic Bosko
01-03-1984 A 18 1148 4 9 6 1 2 –
Kelava Ivan
20-02-1988 P 10 947 – – 2 – -13 -2
Jorginho Luiz Frello
21-12-1991 C 18 1676 – 2 3 – 7 5
Lazzari Andrea
03-12-1984 C 25 1675 7 5 3 – – –
Laner Simon
28-01-1984 C 4 89 3 1 – – – –
Longo Samuele
12-01-1992 A 2 17 2 – – – – –
Maietta Domenico
03-08-1982 D 25 2056 2 3 4 – – –
López Nicolás Federico 01-10-1993 A 21 797 14 5 1 – 2 – Maicosuel Reginaldo 16-06-1986 C 19 822 12 3 1 1 1 – Muriel Luis Fernando 18-04-1991 A 24 1486 10 8 3 – 4 2 Naldo Gomes Pereira 25-08-1988 D 16 1240 3 4 2 – – – Pasquale Giovanni
05-01-1982 D 1 96 – – – – – –
Pereyra Roberto
07-01-1991 C 36 3064 3 10 6 – 2 –
Marques Rafael Pinto 21-09-1983 D 17 1346 3 1 2 – – – Marquinho Marco Antonio 03-07-1986 C 15 1120 2 6 2 – 2 – Martinho Rahpael Alves 15-04-1988 C 20 888 12 6 – – 2 – Moras Vangelis
26-08-1981 D 30 2650 1 2 2 1 – –
Nícolas David Andrade 12-04-1988 P 1 90 – – – – -5 –
Pinzi Giampiero
11-03-1981 C 23 1770 4 11 12 – 1 –
Ranégie Mathias
14-06-1984 A 4 50 4 – – – – –
Scuffet Simone
31-05-1996 P 16 1502 – – 1 – -22 -2
Widmer Silvan
05-03-1993 C 16 1149 5 1 2 – – –
Yebda Hassan
14-05-1984 C 9 394 5 1 1 – – –
Sala Jacopo
05-12-1991 C 15 855 7 2 4 – 1 –
Zielinski Piotr
20-05-1994 C 10 167 10 – – – – –
Toni Luca
26-05-1977 A 34 3134 – 4 4 – 20 3
All.: Francesco Guidolin
94
Calcio 2OOO
Pillud Iván
24-02-1986 D 6 355 2 1 – – – –
Rabusic Michael
17-09-1989 A 4 125 3 1 – – – –
Rafael De Andrade
03-03-1982 P 37 3482 – – 1 – -63 -7
Rômulo Souza Orestes 22-05-1987 D 32 2745 3 4 4 – 6 –
All.: Andrea Mandorlini
serie b EUROBET 42ª GIORNATA - 30 MAGGIO 2014 Bari-Novara 4-1 (0-0) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 BARI (4-3-3): Guarna 6; Zanon 6, Samnick 5 (20’ st Chiosa 6), Polenta 7, Sabelli 6,5; Sciaudone 7, Delvecchio 6, Lugo 5,5 (8’ st Cani 8); Galano 7 (39’ st Beltrame 6,5), João Silva 6, Defendi 6,5. Allenatore: Alberti-Zavattieri 7. NOVARA (4-3-3): Kosicky 5; Crescenzi 5,5, Vicari 5, Potouridis 5, Lambrughi 5; Faragò 5,5, Genevier 5,5, Pesce 5,5 (20’ st Marianini 5,5); Gonzalez 6, Manconi 5 (34’ st Lepiller ng), Lazzari 6 (24’ st Rubino 5). Allenatore: Aglietti 5,5. Arbitro: Mariani di Aprilia 6. Reti: 5’ st Gonzalez (N), 17’ e 29’ Cani (B), 37’ Polenta (B) rig., 41’ Beltrame (B). Recupero: 4 minuti (1’ pt + 3’ st). Ammoniti: Sciaudone (B); Faragò, Pesce, Manconi (N). Espulsi: nessuno. Spettatori: 48.744 Note: .
Empoli-Pescara 2-0 (0-0) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 EMPOLI (4-3-1-2): Bassi 6,5; Laurini 6,5, Tonelli 6, Rugani 6, Mario Rui 6,5; Signorelli 6 (21’ st Eramo 7), Valdifiori 6, Croce 6,5; Verdi 6 (16’ st Pucciarelli 6); Maccarone 6,5, Tavano 7 (38’ st Moro ng). Allenatore: Sarri 7. PESCARA (4-4-2): Pelizzoli 6; Salviato 6, Capuano 6, Bocchetti 6, Ragusa 6; Nielsen 5,5, Selasi 5,5 (34’ st Bulevardi ng), Mascara 6 (1’ st Di Pinto 6), Rossi 6; Politano 6 (21’ st Di Francesco 5), Caprari 6. Allenatore: Cosmi 6. Arbitro: Candussio di Cervignano 6. Reti: 25’ st Di Francesco (P) aut., 29’ Tavano. Recupero: 3 minuti (0’ pt + 3’ st). Ammoniti: Nielsen (P). Espulsi: nessuno. Spettatori: 13.703 Note: .
Juve Stabia-Carpi 0-2 (0-2) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 JUVE STABIA (4-2-3-1): Viotti 5 (43’ st Capuano ng); Romeo 5, Guarino 5,5 (1’ st Carillo 6), Di Nunzio 5, Contini 5; D’Ancora 6 (23’ st Gargiulo 6), De Falco 5,5; Suciu 5, Caserta 5,5, Liviero 5; Doukara 5. Allenatore: Braglia 5. CARPI (4-3-3): Kovacsik 6; Letizia 6, Legati 6, Romagnoli 6,5, Pasciuti 6; De Vitis 6 (35’ st Lollo ng), Porcari 6,5, Bianco 6; Inglese 6,5 (44’ st Kiakis ng), Mbakogu 6,5, Acosty 7 (45’ st Sarzi Puttini ng). Allenatore: Pillon 6,5. Arbitro: Pasqua di Tivoli 6. Reti: 38’ pt Inglese, 47’ Mbakogu rig. Recupero: 4 minuti (2’ pt + 2’ st). Ammoniti: Guarino, Contini (J). Espulsi: nessuno. Spettatori: 2.083 Note: .
Lanciano-Cittadella 0-0 (0-0) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 LANCIANO (4-3-3): Sepe 6; Germano 6, Troest 6,5, Amenta 6, Nunzella 7; Casarini 7, Paghera 6,5, Di Cecco 6 (24’ st Piccolo 6); Thiam 6,5 (35’ st Ficagna 6), Falcinelli 6, Gatto 6 (11’ st Ragatzu 6). Allenatore: Baroni 6. CITTADELLA (4-4-2): Di Gennaro 7; Coly 6,5, Gasparetto 6,5, Scaglia 6, Alborno 6; Surraco 6 (24’ st Colombo 6), Rigoni 6, Busellato 7, Lora 6 (29’ st Jidayi 6); Coralli 6 (39’ st Donnarumma ng), Perez 6. Allenatore: Foscarini 6,5. Arbitro: Baracani di Firenze 5,5. Reti: Recupero: 7 minuti (1’ pt + 6’ st). Ammoniti: Germano, Paghera, Piccolo, Thiam (L); Di Gennaro, Colombo, Lora, Perez (C). Espulsi: 33’ st Amenta (L). Spettatori: 3.288 Note: .
Latina-Spezia 0-0 (0-0) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 LATINA (3-5-2): Iacobucci 6,5; Milani 7, Cottafava 6,5, Esposito 6; Ristovski 6 (25’ st Brosco 6), Crimi 6, Viviani 6 (24’ st Laribi 6), Bruno 6, Alhassan 6; Jefferson 6 (41’ st Ghezzal ng), Cisotti 6. Allenatore: Breda 6. SPEZIA (4-2-3-1): Leali 6; Madonna 6, Lisuzzo 7, Bianchetti 6, Migliore 6; Sammarco 5,5 (35’ st Gentsoglou ng), Appelt 5,5 (41’ st Ebagua ng); Schiattarella 6, Bellomo 6, Carrozza 6 (21’ st Culina 6); Ferrari 6. Allenatore: Mangia 6. Arbitro: Ciampi di Roma 6. Reti: Recupero: 6 minuti (1’ pt + 5’ st). Ammoniti: Ristovski (L). Espulsi: nessuno. Spettatori: 5.932 Note: .
Modena-Cesena 0-0 (0-0) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 MODENA (4-4-2): Pinsoglio 6,5; Gozzi 6,5, Cionek 6, Marzorati 5,5, Garofalo 6; Molina 6 (35’ st Mazzarani ng), Bianchi 5,5, Salifu 6, Rizzo 6 (25’ st Mangni 5,5); Granoche 5 (10’ st Stanco 5), Babacar 6. Allenatore: Novellino 6. CESENA (4-1-4-1): Coser 6; Capelli 6, Volta 6, Krajnc 6, Renzetti 6; Cascione 6; Defrel 5,5, De Feudis 6, Coppola 6 (27’ st Gagliardini 5), Garritano 6 (43’ pt D’Alessandro 6); Marilungo 5,5 (44’ st Alhassan ng). Allenatore: Bisoli 6. Arbitro: Di Bello di Brindisi 6. Reti: Recupero: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). Ammoniti: Cionek, Salifu, Stanco (M); Renzetti, Coppola (C). Espulsi: nessuno. Spettatori: 9.710 Note: .
Padova-Avellino 2-1 (2-1) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 PADOVA (3-5-2): Mazzoni 6,5; Carini 6, Kelic 6 (1’ st Pasa 6), Benedetti 6; Almici 6,5, Osuji 6,5, Iori 5, Cuffa 6 (24’ st Bellemo 6), Vinícius 6; Diakite 6,5 (41’ st Feczesin ng), Melchiorri 6,5. Allenatore: Serena 6,5. AVELLINO (4-3-1-2): Seculin 6; Zappacosta 6 (19’ st Angiulli 5,5), Decarli 5,5, Pisacane 5, Bittante 5; Pizza 6 (1’ st Biancolino 5,5), Togni 5,5, Schiavon 6; Ciano 5; Soncin 5,5 (14’ st Ladriere 6), Castaldo 6,5. Allenatore: Rastelli 5,5. Arbitro: Borriello di Mantova 6. Reti: 25’ pt Melchiorri (P), 27’ Diakite (P), 46’ Castaldo (A). Recupero: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). Ammoniti: Almici, Osuji (P); Pisacane (A). Espulsi: nessuno. Spettatori: 4.806 Note: .
Palermo-Crotone 0-0 (0-0) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 PALERMO (3-5-2): Sorrentino 6; Muñoz 6, Terzi 6, Andelkovic 6; Pisano 6 (26’ st Morganella 6), Bolzoni 6,5 (45’ st Verre ng), Maresca 6 (26’ st Di Gennaro 6), Barreto 6, Daprelà 6,5; Dybala 6, Belotti 6. Allenatore: Iachini 6. CROTONE (4-3-3): Gomis 6; Del Prete 6, Suagher 6, Cremonesi 6, Mazzotta 6; Dezi 6 (39’ st Matute ng), Cataldi 6, Crisetig 6; Bernardeschi 5,5 (27’ st De Giorgio 6), Pettinari 6, Bidaoui 6. Allenatore: Drago 6. Arbitro: Ostinelli di Como 6. Reti: Recupero: 3 minuti (0’ pt + 3’ st). Ammoniti: nessuno. Espulsi: nessuno. Spettatori: 15.490 Note: .
Reggina-Ternana 1-2 (1-1) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 REGGINA (3-5-2): Pigliacelli 6; Coppolaro 6, Ipsa 5, Bochniewicz 6; Maicon 5,5 (48’ st Caruso ng), Condemi 5,5 (18’ st Ammirati 6), Dall’Oglio 6, Pambou 6, Frascatore 5,5 (39’ st Perrone ng); Fischnaller 6, Di Michele 5,5. Allenatore: Gagliardi-Zanin 5,5. TERNANA (4-3-1-2): Sala 6; Fazio 6, Meccariello 6, Farkas 6, Paparusso 6; Sciacca 6 (16’ st Gavazzi 5,5), Russo 6, Alfageme 7; Falletti 6 (43’ st Boninsegni ng); Ceravolo 6 (25’ st Miglietta 6), Avenatti 6. Allenatore: Tesser 6. Arbitro: Minelli di Varese 6. Reti: 10’ pt Avenatti (T), 13’ Fischnaller (R); 30’ st Alfageme (T). Recupero: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). Ammoniti: Paparusso, Russo (T). Espulsi: nessuno. Spettatori: 3.526 Note: .
Trapani-Brescia 0-1 (0-0) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 TRAPANI (4-4-2): Dolenti 6; Daì 6 (32’ st Lo Bue 6), Pagliarulo 6, Martinelli 6, Rizzato 6; Basso 6, Pirrone 6 (21’ st Pacilli 6), Ciaramitaro 6,5, Nizzetto 6; Abate 6, Gambino 6 (21’ st Pitasi 6). Allenatore: Boscaglia 6. BRESCIA (3-5-1-1): Minelli 6; Freddi 6, Budel 6, Lancini 6; Zambelli 6,5, Benali 6, Ragnoli 6 (15’ st Grossi 6), Scaglia 6, Mandorlini 6; Morosini 6 (25’ st Racine 6); Corvia 6,5 (41’ st H’Maidat ng). Allenatore: Iaconi 6,5. Arbitro: Bruno di Torino 6. Reti: 1’ st Corvia. Recupero: 10 minuti (6’ pt + 4’ st). Ammoniti: nessuno. Espulsi: nessuno. Spettatori: 5.535 Note: .
Varese-Siena 2-0 (0-0) Data: 30-05-2014 – Ore: 20.30 VARESE (4-4-2): Bastianoni 6; Fiamozzi 6, Rea 6,5, Trevisan 6, Grillo 5; Zecchin 6, Barberis 6, Damonte 5,5, Di Roberto 5 (21’ st Falcone 6,5); Neto Pereira 6 (43’ pt Forte 7), Pavoletti 6,5 (47’ st Ricci ng). Allenatore: Bettinelli 7. SIENA (4-2-3-1): Lamanna 6,5; Angelo 6, Dellafiore 6, Belmonte 5, Feddal 5,5; Vergassola 6 (34’ st Thomas ng), Valiani 6; Rosina 5, Giacomazzi 6, Scapuzzi 6 (38’ pt Fabbrini 5, 27’ st Cappelluzzo 5,5); Jordà 5,5. Allenatore: Beretta 5,5. Arbitro: Gavillucci di Latina 5. Reti: 23’ st Pavoletti rig., 50’ Falcone rig. Recupero: 9 minuti (2’ pt + 7’ st). Ammoniti: Bastianoni, Fiamozzi (V); Feddal, Valiani (S). Espulsi: 49’ st Feddal (S). Spettatori: 5.426 Note: Al 43’ st Rosina (S) ha calciato sul palo un rigore..
Squadra Pt. G V N P Gf Gs Palermo 86 42 25 11 6 62 28 Empoli 72 42 20 12 10 59 35 Latina 68 42 18 14 10 44 36 Cesena 66 42 17 15 10 45 35 Modena 64 42 16 16 10 65 43 Crotone 63 42 17 12 13 56 52 Bari (-4) 63 42 19 10 13 52 43 Spezia 62 42 16 14 12 46 48 Siena (-8) 61 42 18 15 9 57 41 Lanciano 60 42 15 15 12 44 45 Avellino 59 42 15 14 13 48 45 Carpi 59 42 16 11 15 50 49 Brescia 59 42 15 14 13 56 53 Trapani 57 42 14 15 13 58 54 Pescara 52 42 13 13 16 50 53 Ternana 51 42 12 15 15 54 56 Cittadella 47 42 11 14 17 42 49 Varese 47 42 12 11 19 51 63 Novara 44 42 10 14 18 40 58 Padova 41 42 10 11 21 45 63 Reggina (-1) 28 42 6 11 25 38 70 Juve Stabia 19 42 2 13 27 37 80 MARCATORI 26 reti: Mancosu (Trapani, 4 rig.)
Calcio 2OOO
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LE STATISTICHE DI CALCIO 2000
serie b EUROBET
PLAYOFF TURNO PRELIMINARE Crotone-Bari 0-3 CROTONE (4-3-3): Gomis; Del Prete, Suagher, Cremonesi, Mazzotta; Dezi (14’ st Giannone), Cataldi, Crisetig; Bernardeschi (40’ st Ishak), Pettinari, Bidaoui (16’ st De Giorgio). All.: Drago. BARI (4-3-3): Guarna; Sabelli, Ceppitelli, Polenta, Calderoni; Defendi (28’ st Zanon), Fossati, Sciaudone; Galano (23’ st Delvecchio), Cani, João Silva. All.: Alberti-Zavattieri. Arbitro: Candussio di Cervignano 6,5. Reti: 28’ pt Galano; 46’ st João Silva, 50’ Sciaudone. Ammoniti: Del Prete, Cremonesi (C); Ceppitelli, Calderoni, Zanon, Fossati, Delvecchio (B). Espulsi: nessuno. Spettatori: 9.133
Modena-Spezia 1-0 MODENA (4-4-2): Pinsoglio; Gozzi, Cionek, Zoboli, Garofalo; Molina, Burrai (31’ st Nardini), Bianchi, Rizzo (20’ pt Mazzarani); Granoche, Babacar (7’ st Signori). All.: Novellino. SPEZIA (4-4-2): Leali; Madonna, Lisuzzo, Bianchetti, Migliore; Schiattarella (37’ st Culina), Sammarco (29’ st Scozzarella), Gentsoglou, Carrozza (19’ st Ebagua); Bellomo, Ferrari. All.: Mangia. Arbitro: Nasca di Bari 6,5. Rete: 12’ st Signori. Ammoniti: Bianchi, Signori (M); Gentsoglou, Bellomo (S). Espulsi: nessuno. Spettatori: 9.028
SEMIFINALI Bari-Latina 2-2 BARI (4-3-3): Guarna; Sabelli, Ceppitelli (1’ st Samnick), Polenta, Calderoni; Sciaudone, Fossati, Defendi; Galano (1’ st Delvecchio), Cani, João Silva. All.: Alberti-Zavattieri. LATINA (3-5-2): Iacobucci; Brosco, Cottafava, Esposito; Milani, Crimi (9’ st Ristovski), Viviani (39’ st Cisotti), Bruno, Alhassan; Jonathas, Jefferson (17’ st Laribi). All.: Breda. Arbitro: Ostinelli di Como 5. Reti: 22’ pt Polenta (B) aut.; 22’ st Cani (B), 34’ João Silva (B), 45’ Ristovski (L). Ammoniti: Samnick, Delvecchio (B); Cottafava, Crimi, Bruno (L). Espulsi: nessuno. Spettatori: 50.895
Latina-Bari 2-2 LATINA (5-3-1-1): Iacobucci; Ristovski (22’ st Milani), Brosco, Cottafava, Esposito, Alhassan; Crimi, Viviani (7’ st Laribi), Bruno; Cisotti (7’ st Jefferson); Jonathas. All.: Breda. BARI (4-3-3): Guarna; Sabelli, Ceppitelli, Polenta, Calderoni; Defendi, Fossati (37’ st Beltrame), Sciaudone; Zanon (13’ st Galano), Cani, João Silva. All.: Alberti-Zavattieri. Arbitro: Pinzani di Empoli 5. Reti: 28’ st Polenta (B) rig., 37’ Jonathas (L) rig., 40’ Laribi (L), 43’ Galano (B). Ammoniti: Brosco, Viviani, Jonathas (L); Defendi (B). Espulsi: nessuno. Spettatori: 7.200
Modena-Cesena 0-1 MODENA (4-2-3-1): Pinsoglio; Gozzi (29’ st Belloni), Cionek, Zoboli, Garofalo; Bianchi, Burrai; Molina, Mazzarani, Signori (35’ st Nardini); Stanco (9’ st Mangni). All.: Novellino. CESENA (4-1-4-1): Agliardi; Capelli, Volta, Krajnc, Renzetti; Cascione (35’ st Alhassan); D’Alessandro (24’ st Camporese), De Feudis, Gagliardini, Defrel; Marilungo (39’ st Rodriguez). All.: Bisoli. Arbitro: Mariani di Aprilia 6,5. Reti: 19’ pt Marilungo. Ammoniti: Garofalo, Burrai, Molina (M); Capelli, D’Alessandro, Gagliardini (C). Espulsi: 22’ st Gagliardini (C). Spettatori: 10.940
Cesena-Modena 1-1 CESENA (4-1-4-1): Agliardi; Capelli, Volta, Krajnc, Renzetti; Cascione; Defrel (35’ st Rodriguez), De Feudis, Coppola, D’Alessandro (29’ st Camporese); Marilungo (21’ st Garritano). All.: Bisoli. MODENA (4-4-2): Pinsoglio; Gozzi, Cionek, Zoboli (17’ st Mazzarani), Manfrin; Molina, Bianchi, Burrai (33’ st Stanco), Signori (8’ st Mangni); Babacar, Granoche. All.: Novellino. Arbitro: Baracani di Firenze 6. Reti: 11’ st Marilungo (C), 30’ Manfrin (M). Ammoniti: Agliardi, Coppola (C); Cionek, Manfrin, Bianchi, Babacar (M). Espulsi: nessuno. Spettatori: 9.424
FINALE Cesena-Latina 2-1 CESENA (3-5-2): Coser; Volta, Capelli, Krajnc; D’Alessandro (30’ pt Garritano), De Feudis, Cascione, Coppola, Renzetti; Marilungo (36’ st Gagliardini), Defrel. All.: Bisoli. LATINA (3-5-2): Iacobucci; Brosco, Cottafava, Esposito; Milani (1’ st Ristovski), Crimi, Viviani (16’ st Morrone), Laribi (15’ st Cisotti), Alhassan; Jonathas, Jefferson. All.: Breda. Arbitro: Cervellera di Taranto 6,5. Reti: 48’ pt Volta (C); 6’ st Marilungo (C), 44’ Cisotti (L). Ammoniti: Defrel (C); Esposito, Jefferson (L). Espulsi: nessuno. Spettatori: 12.526
Latina-Cesena 1-2 LATINA (3-5-2): Iacobucci; Brosco, Cottafava, Bruscagin (30’ st Morrone); Ristovski (21’ st Cisotti), Crimi, Viviani (11’ st Laribi), Bruno, Alhassan; Jefferson, Jonathas. All.: Breda. CESENA (4-3-1-2): Coser (11’ st Agliardi); Capelli, Volta, Krajnc, Renzetti; De Feudis, Cascione, Coppola (40’ st Alhassan); Garritano (34’ st Camporese); Defrel, Marilungo. All.: Bisoli. Arbitro: Di Bello di Brindisi 6,5. Reti: 13’ pt Bruno (L); 7’ st Defrel (C), 49’ Cascione (C) rig. Ammoniti: Brosco, Laribi, Bruno (L); Renzetti (C). Espulsi: nessuno. Spettatori: 7.191
PLAYOUT Novara-Varese 0-2 NOVARA (4-3-1-2): Kosicky; Crescenzi, Perticone, Vicari (5’ st Potouridis), Lambrughi; Faragò (31’ st Marianini), Genevier, Pesce; Lazzari (20’ st Rubino); Gonzalez, Manconi. All.: Aglietti. VARESE (4-4-2): Bastianoni; Fiamozzi, Rea, Ely, Grillo (15’ st Laverone); Zecchin, Corti, Barberis, Cristiano (38’ st Damonte); Pavoletti (22’ st Momentè), Forte. All.: Bettinelli. Arbitro: Di Bello di Brindisi 5,5. Reti: 25’ pt Pavoletti; 19’ st Pavoletti. Ammoniti: Crescenzi, Lazzari (N); Ely, Grillo, Corti (V). Espulsi: nessuno. Spettatori: 8.797
Varese-Novara 2-2 VARESE (4-4-2): Bastianoni; Fiamozzi, Rea, Ely, Grillo (40’ st Laverone); Zecchin, Corti, Barberis, Cristiano (43’ pt Di Roberto); Forte (27’ st Falcone), Pavoletti. All.: Bettinelli. NOVARA (3-5-2): Montipò; Perticone, Beye, Lambrughi; Crescenzi (37’ pt Lazzari), Faragò, Genevier, Rigoni, Pesce (46’ st Dickmann); Gonzalez, Manconi (17’ st Martinez). All.: Gattuso. Arbitro: Merchiori di Ferrara 6. Reti: 6’ pt Pavoletti (V); 8’ e 9’ st Gonzalez (N), 14’ Pavoletti (V). Ammoniti: Forte (V); Beye, Lambrughi, Lazzari, Pesce (N). Espulsi: nessuno. Spettatori: 5.100
PROMOSSE IN SERIE A: Palermo, Empoli (direttamente) Cesena (dopo playoff) RETROCESSE IN LEGA PRO: Padova, Reggina, Juve Stabia (direttamente) Novara (dopo playout)
96
Calcio 2OOO
LEGA PRO
Prima DIVISIONE
SECONDA DIVISIONE
GIRONE A
GIRONE B
GIRONE A
GIRONE B
FINALE PLAYOFF
FINALE PLAYOFF
FINALE PLAYOUT
FINALE PLAYOUT
Sudtirol-Pro Vercelli 0-1 Sudtirol (4-3-3): Facchin; Cappelletti, Kiem, Bassoli, Martin; Furlan (21’ st Vassallo), Pederzoli, Fink (38’ st Tagliani); Minesso, Corazza, Turchetta (21’ st Veratti). All.: Rastelli. Pro Vercelli (4-4-1-1): Russo; Marconi, Cosenza, Ranellucci, Scaglia; Erpen, Rosso, Ardizzone, Statella (1’ st Fabiano); Marchi (36’ st Disabato); Greco (19’ st Iemmello). All.: Scazzola. Arbitro: Abisso di Palermo. Rete: 6’ st Cosenza.
Lecce-Frosinone 1-1 Lecce (4-4-2): Perucchini; Sales, Diniz, Abruzzese, Lopez; Ferreira Pinto (14’ st Bogliacino), Salvi (39’ st Amodio), Papini, Doumbia; Zigoni (29’ st Barraco), Beretta. All.: Lerda. FROSINONE (4-1-4-1): Zappino; Ciofani M., Biasi (33’ pt Bertoncini), Blanchard, Crivello; Gucher; Paganini, Gori (40’ st Carrus), Frara, Curiale (37’ st Gessa); Ciofani D.. All.: Stellone. Arbitro: Sacchi di Macerata. Reti: 15’ pt Papini (L), 31’ Gori (F).
Arzanese-Tuttocuoio 0-0 Arzanese (4-3-3): Fiory; Pacini, Caso, Polverino, Mora; Ausiello (30’ st Perna), Giannusa, Ricci (36’ st Giacinti); Mangiacasale, Ripa, Sandomenico (25’ st Improta U.). All.: Marra. Tuttocuoio (4-4-2): Bacci; Arvia, Falivena, Colombini I, Cacelli; Giannattasio, Pane, Zane, Salzano (18’ st Rosati); Colombo (25’ st Di Giuseppe), Ferrari (15’ st Cherillo). All.: Alvini. Arbitro: Cifelli di Campobasso.
Pro Vercelli-Sudtirol 1-1 Pro Vercelli (4-4-1-1): Russo; Marconi, Cosenza, Ranellucci, Scaglia; Erpen (30’ st Statella), Rosso (39’ st Ardizzone), Scavone, Fabiano; Greco (21’ st Iemmello); Marchi. All.: Scazzola. Sudtirol (4-3-3): Facchin; Cappelletti, Kiem, Bassoli, Martin; Fink (12’ st Tagliani), Pederzoli, Branca; Minesso (35’ st Cocuzza), Corazza, Vassallo (20’ st Turchetta). All.: Rastelli. Arbitro: Pezzuto di Lecce. Reti: 16’ pt Corazza (S); 4’ st Fabiano (P). Espulsi: 25’ st Branca (S).
Frosinone-Lecce d.t.s. 3-1 Frosinone (4-4-2): Zappino; Ciofani M., Bertoncini (12’ pts Viola), Blanchard, Crivello; Paganini, Gori (29’ st Soddimo), Gucher, Frara; Ciofani D., Curiale (47’ st Carlini). All.: Stellone. Lecce (4-4-2): Caglioni; Martinez (8’ sts Amodio), Diniz, Abruzzese, Lopez; Ferreira Pinto, De Rose (21’ st Sacilotto), Papini, Beretta; Doumbia, Miccoli (37’ pt Bogliacino). All.: Lerda. Arbitro: Ros di Pordenone. Reti: 19’ pt Beretta (L), 46’ Paganini (F); 12’ sts Frara (F), 23’ Viola (F). Espulsi: 7’ pts Beretta (L); 13’ sts Diniz (L).
Delta Porto Tolle-Forlì 3-2 Delta Porto Tolle (3-4-1-2): Cano; Bertoli, Melucci, Politti; Mogos, Pettarin, Soligo, Petras (46’ st Frigerio); Segato (33’ st Ferretti); Baldrocco (30’ st Gomes), Longobardi. All.: Favaretto. Forlì (5-3-2): Tonti; Ferrini, Fantini, Drudi, Vesi, Boron; Tonelli (15’ st Djuric), Cejas, Evangelisti (29’ st Barbagli); Melandri, Bernacci (20’ st Docente). All.: Rossi. Arbitro: Ripa di Nocera Inferiore. Reti: 4’ pt Pettarin (D), 12’ Melandri (F), 23’ Petras (D); 26’ st Drudi (F), 45’ Gomes (D). Forlì-Delta Porto Tolle 2-1 Forlì (3-4-3): Tonti; Jidayi, Drudi, Fantini; Ferrini (11’ st Djuric), Cejas, Evangelisti, Boron (30’ st Senese); Melandri, Bernacci, Docente (15’ pt Casadei). All.: Rossi. Delta Porto Tolle (3-4-1-2): Cano; Politti, Melucci, Frigerio (24’ st Ferretti); Mogos, Soligo, Segato, Petras; Gomes (13’ st Laurenti); Longobardi (35’ pt Del Bino), Baldrocco. All.: Favaretto. Arbitro: Abisso di Palermo 5. Reti: 19’ pt Segato (D) rig., 37’ Evangelisti (F) rig.; 47’ st Djuric (F). Espulsi: 14’ pt Tonti (F), 34’ Cano (D); 3’ st Melandri (F), 25’ Jidayi (F), 32’ Laurenti (D).
Tuttocuoio-Arzanese 1-1 Tuttocuoio (4-3-2-1): Bacci; Arvia, Falivena, Colombini I (30’ st Colombini II), Cacelli; Giannattasio, Pane (17’ st Catanese), Zane; Salzano, Di Giuseppe (1’ st Cherillo); Ferrari. All.: Alvini. Arzanese (4-3-3): Fiory; Pacini, Caso, Polverino, Patti (12’ st Palumbo); Ausiello, Giannusa (21’ st Ripa), Giacinti; Mangiacasale, Perna, Improta U. (10’ st Castellano). All.: Marra. Arbitro: Sacchi di Macerata. Reti: 14’ pt Polverino (A); 20’ st Cherillo (T).
PROMOSSA IN SERIE B: Pro Vercelli
PROMOSSA IN SERIE B: Frosinone
RIMANE IN LEGA PRO: Forlì
RIMANE IN LEGA PRO: Tuttocuoio
serie D
POULE SCUDETTO 3° TURNO Matelica-Sacilese 0–0 (2-0 d.c.r.) Correggese-Olginatese 1-0 Foligno-Borgosesia 1-2 Akragas-San Cesareo 4-0 Taranto-Arezzo 0-1 4° TURNO Correggese-Pontisola 1-1 (6-5 d.c.r.) Matelica-Borgosesia 2-0 Akragas-Arezzo 1-0
PLAYOFF TRIANGOLARI GIRONE 1 Pro Piacenza-Giana Erminio 3-2 Giana Erminio-Pordenone 1-2 Pordenone-Pro Piacenza 3-3 CLASSIFICA: Pordenone e Pro Piacenza 4; Giana Erminio 0 GIRONE 2 Pistoiese-Lucchese 0-0 Ancona-Pistoiese 2-1 Lucchese-Ancona 2-1 CLASSIFICA: Lucchese 4; Ancona 3; Pistoiese 1
Correggese-Matelica 2-1 Akragas-Pomigliano 3-1
GIRONE 3 Savoia-Matera 0-0 Lupa Roma-Savoia 2-1 Matera-Lupa Roma 1-1 CLASSIFICA: Lupa Roma 4; Matera 2; Savoia 1
FINALE
SEMIFINALI
Correggese-Akragas 1-1 (8-7 d.c.r.)
Pordenone-Lucchese 0-0 (4-1 d.c.r.) Pro Piacenza-Lupa Roma 1-1 (4-5 d.c.r.)
SEMIFINALI
FINALE Lupa Roma-Pordenone 0-1
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SI
DICE
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di Tania ESPOSITO - foto Image Sport
FALLIMENTO MONDIALE La debacle di Cesare Prandelli
mio settimo Mondiale, avevo già preso questa decisione già prima dell’inizio del Mondiale a prescindere dal risultato, lo faccio con grande serenità”. Giancarlo Abete - Ansa Buffon lapidario
capitano Gigi Buffon, ragioniamo bene le parole che sono state dette dal portiere più forte di tutti i tempi (...) Non dico questo solamente perché sono stato chiamato in causa da Buffon durante il suo discorso, ma perché noi rappresentiamo il giusto spirito che occorre mettere quando giochi in nazionale e siamo sempre noi a metterci la faccia. Chi non si vuole impegnare abbastanza o non sente così in maniera forte l’impegno è meglio che resti a casa”. Daniele De Rossi – Rai 1 Le lacrime di Verratti
“Al termine della partita ho parlato con il presidente federale, con Albertini e Valentini e gli ho detto che presenterò le mie dimissioni, che sono irrevocabili. Quando ho firmato il rinnovo del mio contratto sino al 2016 abbiamo forse voluto nascondere quelli che sono i problemi del calcio italiano. Abbiamo anche subito delle aggressioni dal punto di vista verbale, c’è anche chi ci ha visto come un partito politico che ruba i soldi ai contribuenti. Anche per questo motivo voglio rassegnare le mie dimissioni. Ripeto, la mia decisione riguarda principalmente l’aspetto tecnico. Ma da quando ho rinnovato il contratto ci hanno considerato come un partito, pur sapendo che la federazione non prende i soldi solo dallo Stato (...) Comunque mi dimetto perché non è stato un progetto tecnico vincente”. Cesare Prandelli – Ansa Abete lascia dopo 7 Mondiali…
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“È un giorno molto triste per noi come movimento calcistico, come gruppo e come singoli giocatori e come nazione. È un fallimento, è inutile negarlo o girarci intorno. E come tale ci lascia solo delle sensazioni di frustrazione. Non so da dove sia nato questo fallimento. Spesso e volentieri si sente dire che c’è bisogno di ricambi, che Pirlo è vecchio, che Barzagli, Buffon e De Rossi sono vecchi, ma quando c’è da tirare la carretta questi sono in prima fila. Bisogna rispettare un po’ di più loro, non per quello che sono stati, ma per quello che ancora rappresentano. In campo bisogna fare, e non basta il ‘potrebbe fare’ o magari il farà. In campo si vede chi c’è. E chi non c’è non c’è”. Gigi Buffon – Sky Sport
“Io ero vicino a Claudio, l’ho visto dall’inizio che il rosso era esagerato, inventato. Magari avremmo perso lo stesso, ma è stata una decisione che ha pesato in questa partita (...) È stata una gara tirata, intensa, io ho le lacrime agli occhi perché sono convinto che questa squadra ce l’abbia comunque messa tutta. Certamente oggi giocavamo contro una grande squadra”. Marco Verratti – Sky Sport Balo, incazzato ne… anzi biondo
De Rossi il vecchio...
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“Andrò al Consiglio federale anche con “Bisogna ripartire soprattutto dagli uole mie dimissioni irrevocabili, non perché © Theperché Official Emblem and Official Mascot of the non 2014 FIFA Cup Brazil™ and FIFA World Cup mini veri, certoWorld dalle figurine o dai mi senta responsabile, credo www.paninigroup.com Trophy are copyrights and trademarks of FIFA. All rights reserved. personaggi che non servono per niente “Ho dato tutto. Noi negri non scarichiache abbiamo fatto tutti il massimo, ma a questa nazionale. Sottoscrivo in tutto mo un fratello” e si fa biondo… perché voglio favorire un livello riflese per tutto i concetti espressi dal nostro Mario Balotelli - Instagram sione sul futuro del calcio italiano. È il
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