Calcio Mensile | SETTEMBRE 2014 | N. 201 | Italia | Euro 3,90
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il mensile diretto da FABRIZIO PONCIROLI
Pag. 8
INTERVISTA ESCLUSIVA
ADIL RAMI
“Il mio potere per un super Milan”
Pag. 16
ESCLUSIVA TORINO “Orgogliosi di essere granata” Pag.48
FOCUS ON FIORENTINA Le verità di Pasqual
Pag.68
HRISTO STOICHKOV Miti del Calcio
Pag.42
ALESSANDRO LUCCI I Re del Mercato
EDITORIALE di Fabrizio PONCIROLI
www.calcio2000.it
direttore@calcio2000.it
Calcio Mensile | SETTEMBRE 2014 | N. 201 | Italia | Euro 3,90
2OOO
il mensile diretto da FABRIZIO PONCIROLI
Pag. 8
INTERVISTA ESCLUSIVA
ADIL RAMI
“Il mio potere per un super Milan”
Pag. 16
ESCLUSIVA TORINO “Orgogliosi di essere granata” Pag.48
FOCUS ON FIORENTINA Le verità di Pasqual
Pag.68
HRISTO STOICHKOV Miti del Calcio
Pag.42
ALESSANDRO LUCCI I Re del Mercato
UN GRAN PASTICCIO…
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uecento e… uno!!! Che soddisfazione, dopo aver celebrato il n.200, andiamo avanti, certi che l’avventura continuerà a lungo. Se vi conosco bene, anche voi non vedete l’ora di calcio vero. L’estate è bellissima (tempo a parte), ci sono gli ombrelloni e impazza il mercato ma, alla fine, per chi adora il calcio come tutti noi, il profumo dell’erba è unico. Il campionato è alle porte, forse mai così indeciso (almeno sulla carta). Conte ci ha salutato, la Roma si sta rafforzando, il Napoli non scherza, le milanesi puntano al colpaccio, Fiorentina e Lazio non vogliono restare a guardare… Insomma ci sarà da divertirsi (si spera). Da questo punto di vista, è stato davvero un piacere conoscere da vicino Rami, uno che si è ridotto lo stipendio pur di restare al Diavolo. Vi consiglio anche lo speciale Torino, una piazza che sta tornando ai fasti di un tempo. Ma, passiamo ad argomenti più spinosi. Non so voi, ma il sottoscritto è piuttosto preoccupato. Sembrava che dovesse accadere una rivoluzione planetaria nel nostro sistema calcio. Perdonatemi ma l’impressione è che nulla cambierà. O sono io che non capisco o, forse, c’è poco da spiegare. Parliamo di dare spazio ai giovani, agli italiani
e si continua a parlare di colpi stranieri. Invidiamo i campionati d’élite europei e annaspiamo nei nostri errori, senza trovare soluzioni. Mille partite, campionati infiniti e di poca qualità, tutto il contrario di quanto si auspicava dopo il disastroso Mondiale azzurro. Siamo meravigliosi nell’arte del linguaggio ma, quando c’è da prendere decisioni forti ed impopolari, diventiamo invisibili. Attenzione, forse verrò smentito. Forse sono io che non capisco e gli “illuminati”, presto, mi dimostreranno che ho torto marcio ma, nel frattempo, resto convinto che il nostro calcio stia continuando a precipitare, solo ad una velocità inferiore rispetto a prima (ma sta pur sempre precipitando…). Non sono nessuno per dare giudizi o, ancora, per suggerire soluzioni, comunque mi sento in dovere di ricordare a tutti che il calcio italiano, come il nostro Paese, deve svegliarsi. In Europa tutti sanno cosa fare e si sono attrezzati per diventare grandi, da noi si discute su perché Balotelli si è fatto biondo o sulla love story tra Buffon e la D’Amico. “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” che, più o meno, tradurrei così, accostando la locuzione latina al nostro malandato calcio: “Ragazzi, va bene sbagliare ma qui si sta esagerando…”. Ho scritto fin troppo, vi lascio alla parte bella del calcio, la nostra/vostra rivista… Da noi, le polemiche, non interessano…
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sommario n.201 Anno 18 n. 9 SETTEMBRE 2014 6 La bocca del leone
68 Miti del Calcio HRISTO Stoichkov
di Fabrizio Ponciroli
di Luca Gandini
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I Re del Mercato ALESSANDRO Lucci
Intervista Esclusiva aDIL Rami
di Marco Conterio
72 Il Tornante del Mese DAVIDE Fontolan
di Fabrizio Ponciroli
di Fabrizio Ponciroli
76 Accadde a Settembre… di Gabriele Cantella
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Speciale Fiorentina I Della Valle
Speciale Grande Torino di Sergio Stanco
di Stefano Borgi
56 Centro Sportivo
78 I racconti del mese Palmeiras
di Gaetano Mocciaro
80 Campionati Stranieri
Taga – Lainate di Thomas Saccani
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A casa di SERSE Cosmi
di Simone Bernabei
32 Serie B - Entella di Sergio Stanco
38 Lega Pro - Pontedera di Gianluca Losco
40 Serie D - Piacenza di Carlo Tagliagambe
NUMERO CHIUSO IL
30 LUGLIO 2014
FotoGallery Top 11 TMW Castiglioncello 2014
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98 Si Dice
I Giganti del Calcio Fabrizio ravanelli
STATISTICHE
64 Storia della Champions
90 Calendario Serie A 2014/15 92 Calendario Bundesliga 2014/15 94 Calendario Premier League 2014/15 96 Calendario LiGUE 1 2014/15
di Simone Lorini
League 1967/68 di Gabriele Porri
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IL PROSSIMO NUMERO sarà in edicola il
15 SETTEMBRE 2014
Registrazione al Tribunale di Milano n.362 del 21/06/1997 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
EDITORE
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Agenzia fotografica Image Photo Agency (imagephotoagency.it), Agenzia PhotoViews, Agenzia fotografica Liverani, La Presse, Studio Buzzi, Federico De Luca.
Michele Criscitiello
Diretto da
Fabrizio Ponciroli
Redazione
Marco Conterio, Luca Bargellini, Cristina Guerri, Gaetano Mocciaro, Chiara Biondini, Simone Bernabei, Gianluca Losco, Simone Lorini.
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Hanno collaborato
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LA
BOCCA DEL LEONE
di Fabrizio Ponciroli
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ERCHE’ DIFENDE PRANDELLI? Gent.mo Direttore Ponciroli, Le scrivo per l’ennesima volta anche se non mi ha mai pubblicato...Sono un collezionista di Calcio2000 dal primissimo numero che la ringrazia per aver ridato lustro alla nostra amata rivista. Ultimamente però sono in totale disaccordo con Lei: dopo l’improponibile difesa di Buffon che secondo Lei è ancora il migliore del mondo, mentre per me non rientra neanche tra i primi 10; stamattina ero a leggere il suo editoriale su TMW dove porgeva le Sue scuse a Prandelli!!! Ma stiamo scherzando??? Il peggior CT dell’Italia che io abbia mai visto (ho 29 anni) sia sotto il profilo sportivo (confusione tattica unita ad un atteggiamento ultradifensivista palesato anche contro Malta, Lussemburgo e Costarica) che, soprattutto, sotto quello umano (le cito alla rinfusa le ultime figuracce: parole presuntuose e fuori luogo a Criscito e Rossi; familiari nello staff; Codice Etico sbandierato e poi disconosciuto; colpe al solo Balotelli che 2 anni fa lo trascinò in finale all’Europeo; ecc...). Ma come le viene in mente di porgere delle scuse a Brandelli??? Non è un refuso...è lo stato in cui ha fatto precipitare (insieme al suo degno compare di merende Abete) il nostro movimento calcistico. Sicuro che anche stavolta la mail finirà nel cestino, cordiali saluti! Mail firmata, Stefano Tota
L’
UOMO NUOVO DEL CALCIO ITALIANO… Direttore, domanda secca: chi, secondo lei dovrebbe essere il nuovo numero uno della Figc? Io dico Albertini ma sono curioso di sapere chi sceglierebbe lei? Direttore, ancora più storia nel mensile, mi raccomando… Mail firmata, Luca Genti
Risposta secca: Vialli. Ha idee chiare, si presenta bene e non ha paura di dire quello che pensa. Inoltre ha carisma e questa è una dote che potrebbe aiutare molto…
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Eccomi… Allora, andiamo per gradi. Non nego che il Buffon di oggi sia lo stesso di 10 anni fa ma ribadisco: è ancora ai vertici. Al Mondiale non ricordo nessun suo errore e, nello spogliatoio, è uno che si fa sentire. Ecco Neuer, con la vittoria del Mondiale, è ora il numero uno ma Buffon me lo tengo stretto. Passiamo a Prandelli, o Brandelli come dice lei… Concordo sul fatto che sia stato un Ct disastroso al Mondiale. Ha e abbiamo fallito ma, le assicuro, non mi sarei aspettato che rinunciasse ad un contratto. Certo, c’era alle spalle il Galatasaray (e più soldi) ma, al momento, le dimissioni mi erano piaciute molto. Le scuse erano solo per il gesto, per tutto il resto sono in sintonia con lei (in primis sul trattamento nei confronti di Pepito Rossi che io avrei portato ad occhi chiusi in Brasile).
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IORNALISTA IN ERBA Salve Direttore, sono un ragazzo di 12 anni, amo il calcio e mi piace in particolare il calciomercato. Il mio sogno è fare il suo lavoro anche se mi rendo conto di essere ancora abbastanza piccolo. Amo la sua rivista e credo che il suo editoriale sia uno dei pezzi addirittura migliori del giornale. Io amo scrivere e ho scritto un articolo sui top player della Serie A. Mi ci sono dedicato molto e spero lei lo legga, magari mi risponda e ne pubblichi un poco nel numero di agosto. Complimenti ancora per la rivista, io intanto le allego il mio articolo. Cordiali saluti Mail firmata, Luca Ciampaglia Luca, non ho pubblicato il tuo articolo solo per motivi di spazio, ma ti voglio comunque dare due semplici suggerimenti. Se hai la passione, quella vera, insisti. Non sarà mai una passeggiata ma mai arrendersi. Secondo: umiltà. Per riuscire in questo mestiere bisogna sempre tenere in mente che non si è mai arrivati e c’è sempre da imparare, come nella vita…
PER SCRIVERCI: media@calcio2000.it
RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO Ciao Direttore, scrivo questa breve riflessione dopo aver appreso la notizia del decesso dello sfortunato Ciro Esposito. L’eliminazione della Nazionale passa in secondo piano di fronte ad una notizia del genere: di squadra azzurra se ne può impiantare un’altra, si può cambiare allenatore, si può avere un altro presidente della FIGC, di Ciro no, ce n’era uno solo, era unico ed irripetibile, come ognuno di noi. È questa la gravità della situazione: non c’è più, a Napoli i suoi parenti ed i suoi amici lo troveranno solamente al cimitero, in una fredda tomba. Ci sono colpe, ci sono responsabilità? Io credo di sì, e sono di chi per anni non ha saputo fermare una persona che aveva più volte inviato segnali quanto meno inquietanti, quanto meno violenti, quanto meno sconcertanti. Lo sai, io sono juventino ed il Napoli Calcio non è certo in cima alle mie simpatie, specie dopo il rifiuto a partecipare alla cerimonia di premiazione della Super coppa Italiana nel 2012, ma di fronte a situazioni del gene-
RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO Il gol che ha deciso la finale della Coppa del Mondo visto
re credo che bisogna essere uniti per combattere e sconfiggere questo cancro che da tanto, troppo tempo affligge il nostro calcio; esso si nutre di mancanza di rispetto, di mancanza di civiltà, di assenza di umanità. Per me è già una sconfitta quando vedo e sento i bambini urlare ‘m …. (censura)’ al rinvio del portiere avversario o ‘morte’ quando un giocatore dell’altra squadra è a terra infortunato: da adulti saranno coloro che esporranno striscioni offensivi o picchieranno i tifosi avversari o, addirittura, uccideranno; c’è bisogno di prevenzione ed educazione, ma anche, inevitabilmente, di repressione: ad uno di cinquant’anni è difficilissimo cambiare la testa, se fin da quando aveva vent’anni si reca allo stadio col coltello. In questo caso c’è solamente da intervenire prima che accada l’irreparabile: stavolta, purtroppo, siamo arrivati tardi, Ciro non c’è più. Ciao Direttore… Mail firmata, Giuseppe Puglisi Guerra (38 anni) di Verona
attraverso la sapiente penna di Carlo Tarantini, vignettista di notevole qualità ed amico di Calcio2000…
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copertina Adil RAMI
di Fabrizio PONCIROLI
L’IRON MAN DEL MILAN “Mi piacerebbe avere i poteri di un supereroe”, parola di Rami, il centrale difensivo del Diavolo…
A
foto Studio Buzzi
ppena entra nella stanza, si avverte immediatamente la trasbordante simpatia che contraddistingue Adil. Sta parlando, in francese, con la sorella. Due battute poi ci informa che la sorella è molto bella, quindi meglio lasciarla stare, se no potremmo avere dei problemi… Poi si parte… Bellissima tua sorella, ci fidiamo sulla parola, mentre tu sei soprannominato Shrek, come mai? “È un soprannome che risale ai tempi in cui giocavo al Lilla. Avevo un amico, straniero, che non parlava francese. Lo
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chiamavo sempre Shrek. Ad un certo punto anche lui ha iniziato a chiamarmi così e, alla fine, il soprannome Shrek è rimasto a me (ride)”. Un soprannome che non ti fa giustizia, visto che sei considerato uno tra i più affascinanti giocatori del Milan? “Davvero? Non mi prendi in giro? Qui non me l’ha mai detto nessuno… Sai, non lo sapevo davvero (ride)”. Torniamo alla tua infanzia. Non dovevi fare il calciatore, vero? “Verissimo. Ti racconto una storia. Quando avevo 15 anni, sono andato, insieme a mia mamma, dal tutor della scuola per decidere cosa fare del mio futuro. Il tutor mi ha chiesto che volevo fare e io ho ri-
sposto che volevo diventare un calciatore professionista. Mia mamma si è arrabbiata molto e mi ha detto che dovevo pensare ad un lavoro vero. Io ho insistito e lei mi ha detto di pensare comunque ad un lavoro per quando avrei smesso di giocare. Così ho iniziato a fare il meccanico, poi ho pulito le strade del mio quartiere e ho tolto i graffiti dai muri. Ho lavorato per cinque anni. Alla mattina presto lavoro, al pomeriggio allenamenti…”. Quando hai capito che il sogno di diventare calciatore sarebbe diventato realtà? “Avevo comprato la macchina, ovviamente con un finanziamento. Ho avuto un incidente stradale, per fortuna non mi
copertina / ADIL RAMI
IL CENTRALE DEL MILAN
Rami gioca in rossonero dal gennaio del 2014...
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copertina / ADIL RAMI
CIAO CIAO VALENCIA
Tutto per il Milan, anche ridursi l’ingaggio...
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Mia mamma voleva che facessi un lavoro serio, io sognavo Di essere un calciatore professionista sono fatto niente. Il giorno dopo mi ha chiamato la mia società. Pensavo volessero tagliarmi per l’incidente, invece mi cercavano per dirmi che il Lilla mi voleva e io ho accettato subito. Lì c’è stata la svolta della mia carriera…”. Lilla in cui hai conosciuto Garcia, attuale tecnico della Roma… “Un grande uomo, intelligente, molto preparato. È stato calciatore, sa come fare. È un tecnico davvero bravissimo, lo so perché l’ho avuto”. Poi è arrivata la chiamata del Valencia… “Sì, c’era stato anche l’interesse del Milan ma, allora, non avevo grande esperienza e quindi sono andato al Valencia…”. Come hai saputo, invece, della chiamata del Milan? “Ho parlato con Bronzetti. In quel momento, io avevo problemi con il Valencia, il Milan cercava un difensore e tutto è andato per il verso giusto”.
foto Daniele Buffa/Image Sport
foto Daniele Mascolo/PhotoViews
Quanto ci hai messo a scegliere il Milan? Mi risulta che c’erano altre squa-
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copertina / ADIL RAMI
SUPER FISICO
foto Alberto Lingria/PhotoViews
Forte di testa, il francese è un vero colosso in difesa...
dre sulle tue tracce… “Non ho voluto sapere niente delle altre società interessate a me, io volevo solo il Milan e così è stato”. Chi ti ha aiutato maggiormente al tuo arrivo a Milanello? “Mexes, lui mi è stato vicino sin da subito. Comunque devo dire che, appena arrivato al Milan, ho legato subito con tutti. Più che una squadra ho trovato una famiglia ed è stato bellissimo”. E tua mamma che ti ha detto? “Mia mamma era felicissima. Io e lei siamo molto uniti, quindi viviamo tutte quello che mi accade sempre insieme, sia le situazioni belle che quelle negative. È felicissima che sia al Milan”. Anche perché non era facile, per te, lasciare il segno al Milan… “Sì, venivo da un brutto periodo con il Valencia. Quando sono arrivato qui, ho dovuto aspettare dei mesi prima di poter giocare. Vedevo che la gente mi aspettava, voleva vedere se ero un buon giocatore o no. Quindi mi sono impegnato tanto e sono contento che, alla fine, sia andata bene. Ho anche segnato dei gol,
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foto Alberto Lingria/PhotoViews
Con Mexes e De Jong in circolazione, devi sempre essere alla moda, non puoi evitarlo Calcio 2OOO
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copertina / ADIL RAMI
VIZIO DEL GOL
foto Alberto Lingria/PhotoViews
Nei suoi primi mesi al Diavolo ha segnato tre reti...
UNA CARRIERA DI CORSA Dal Fréjus al Milan, un segno del destino… Classe 1985, Rami ha sempre avuto una passione viscerale per il calcio. Da bambino, il suo unico pensiero era il pallone. Nato in Corsica, si è trasferito da piccolo a Fréjus dove, di fatto, è iniziata la sua carriera da calciatore. Prima di fare del calcio la sua professione, svolge altri lavori. La svolta arriva nel 2006 quando gli viene offerta una settimana di prova con la casacca del Lilla: “Non ci credevo, mi sono detto: devo andarci subito, anche se non ho certezze”, ricorda lo stesso difensore francese. Il 19 maggio 2007, a 21 anni, esordisce in Ligue 1, contro l’Auxerre. Nella stagione 2007/08, con Puel in panchina, diventa titolare. L’anno seguente
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foto PhotoViews
di Thomas SACCANI
inizia il sodalizio con Garcia, attuale allenatore della Roma. L’apoteosi nella stagione 2010/11 con la conquista del campionato francese e della Coppa di Francia (47 presenze stagionali). Mentre trionfa con la maglia del Lilla è
già di proprietà del Valencia che, nella finestra di mercato di gennaio, lo acquista per una cifra attorno ai sei milioni di euro (contratto di quattro anni). La prima annata è da applausi con 53 gettoni e sei gol, tre dei quali in Europa League. L’anno seguente qualcosa si rompe tra Rami e la società. Nell’ottobre del 2013 la rottura è totale. Il centrale vuole andarsene e arriva così la chiamata del Milan. Il 16 ottobre è già un giocatore rossonero ma deve aspettare sino a gennaio per poter scendere in campo con la nuova casacca del Diavolo. Debutta con l’Atalanta e trova la prima rete con il Milan a febbraio, contro il Torino. Chiude la stagione con 22 presenze e ben tre reti. Il Milan tratta con il Valencia, proprietario del cartellino, per il riscatto. Rami insiste per tornare, questa volta non più in prestito, a Milanello e, alla fine, la sua volontà di ferro viene premiata, per circa quattro milioni di euro…
copertina / ADIL RAMI
PIACE ALLE DONNE
foto Federico De Luca
Tante tifose lo hanno eletto tra i più sexy della Serie A.
“Mio padre non credeva molto nelle mie qualità…”, si lascia scappare Rami. In effetti, all’inizio della carriera, non incanta. Magro, lontano parente del colosso che è ora, fatica a “stare in campo”. Soprattutto, non convince da centrocampista, il ruolo in cui muove i primi passi. Per sua fortuna, accade un evento che gli stravolge la carriera. Durante l’anno 2006, Coulon, compagno di squadra all’Étoile de Fréjus, si infortuna. Coulon è il difensore centrale della squadra. Serve un sostituto. Rami rinuncia alle sue velleità di centrocampista offensivo e fa un passo indietro, accettando di giocare come difensore. Sembra un azzardo, soprattutto
foto Alberto Lingria/PhotoViews
Nel 2006 lascia il centrocampo per la difesa e diventa un signor giocatore…
foto Matteo Gribaudi/Image Sport
UN CAMBIO VITALE…
perché Rami è già “formato” come giocatore. Invece la scelta si rivela azzeccata. In difesa fa la differenza, senza perdere il vizio del gol (e degli assist). Non a caso, qualche mese più tardi, arriva la chiamata del Lilla che lo acquista come difensore. Come se non bastasse, anche a livello fisico inizia a farsi sentire. Verrà so-
prannominato Roccia per la sua notevole forza d’urto: “A me piace il contatto fisico, mi fa sentire vivo in campo. Non ho paura di nessun intervento, io gioco sempre al massimo, fa parte del mio modo di essere. Da bambino ero uno che lottava come un dannato su ogni pallone e lo faccio ancora adesso”, la firma dello stesso Rami…
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copertina / ADIL RAMI
DURANTE L’INTERVISTA...
foto Studio Buzzi
foto Studio Buzzi
Alcuni scatti di Rami durante il faccia a faccia con Calcio2000.
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La Juventus è forte ma non è imbattibile. In Spagna lo scudetto era di Real o Barça, qui non è così insomma direi che sono soddisfatto. Peccato solo per la squadra…”. La nuova stagione è vicina. Come si batte questa super Juve? “Guarda, la Juve è una squadra davvero forte ma non è imbattibile. Ti faccio un esempio: quando ero al Valencia sapevamo che pensare di vincere il campionato, con Real Madrid e Barcellona in gioco, era quasi impossibile, qui è diverso. Questa Juve è forte ma, secondo me, si può battere”. Parlando di calcio italiano, che idea ti sei fatto della Serie A? “Prima di venire qui, in tanto mi dicevano che era un calcio in crisi e di poca qualità. Ora che ci ho giocato posso dire che non è affatto così. Ci sono tanti grandi giocatori e non è facile vincere con nessuno. Ogni partita è difficile, si può perdere con chiunque e questo significa che è un calcio vero”.
foto Studio Buzzi
Parliamo di avversari. Mi dici un attaccante che ti ha sorpreso? “Immobile. L’ho affrontato e mi sono dovuto impegnare moltissimo. Corre e si muove sempre, ha grande determinazione, davvero un buonissimo attaccante. In generale, invece, dico Ibrahimovic. Io adoro il contatto fisico e Ibra è uno che regge ogni urto. Inoltre non è lento e vede la porta come pochi altri. Davvero un grandissimo giocatore”.
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Che fai fuori dal campo? “Sto con mia moglie, con la mia famiglia e gioco con gli amici a Call of Duty… Così faccio un po’ di macelli (ride)”. Come siamo messi a cibo? “Pasta con il pomodoro e pollo, devo mantenere la linea… Anche se la pizza
copertina / ADIL RAMI
VERSO IL TRIONFO
foto Daniele Mascolo/PhotoViews
Rami punta a vincere qualcosa di importante con il Milan di Inzaghi...
Mi dicono che sei innamorato pazzo della moda, è vero? “Beh, Milano è un problema… Valencia era bellissima ma a Milano, se ti piacciono i bei vestiti, sei nei guai. Qui puoi spendere in qualsiasi negozio… Poi io ho Mexes e De Jong, due che con la moda ci vivono tutti i giorni. Non puoi fare brutte figure…”. Ultima domanda: un film in cui avresti voluto essere il protagonista? “Hai presente gli Avengers? Ecco, mi sarebbe piaciuto essere Iron Man, con tutto quel potere… Anche Hulk non è male. Diciamo che mi sarebbe piaciuto avere dei superpoteri…”.
In un certo senso, è come se li avessi, visto gli ostacoli che ha dovuto superare per essere un giocatore da Milan…
foto Studio Buzzi
foto Daniele Buffa/Image Sport
qui in Italia è spettacolare”.
Intervista di Fabrizio Ponciroli
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foto Federico De Luca
SPECIALE TORINO
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di Sergio STANCO
SPECIALE TORINO ORGOGLIO GRANATA Papa Urbano
Dopo qualche difficoltà iniziale, il Toro del Presidente Cairo ha ritrovato l’Europa.
NUOVO TORO, VECCHIO ORGOGLIO GRANATA Con il patron Cairo al timone, il Torino sta tornando ai fasti di un tempo…
N
el 2015 Cairo festeggerà 10 anni di presidenza del Toro: 10 anni intensi, anche difficili, con qualche incomprensione, che però gli ultimi risultati hanno spazzato via. Con lui facciamo il punto di questa splendida cavalcata granata, che in 3 anni ha portato il Toro dalla B all’Europa. Dottor Urbano Cairo, com’è nata la decisione di diventare Presidente del Toro e cosa l’ha spinta ad accettare questa sfida? “Ho preso il Toro nel settembre del 2005: dopo il fallimento economico e
sportivo del club, c’era stato chi aveva fatto rivivere il Toro attraverso il lodo Petrucci. Poi il sindaco Chiamparino mi chiamò, perché c’erano impegni importanti da affrontare. Il giorno dopo averlo rilevato dovetti aumentare il capitale sociale da 20 mila euro a dieci milioni e poi feci fidejussioni per 15 milioni. Dovevo garantire anche un anno di stipendi. Accettai volentieri. Mio papà e mia mamma, tifosissimi del Grande Torino, mi spinsero a realizzare un qualcosa che già ero intenzionato a portare avanti”. Se l’aspettava così o si è rivelato più o meno duro del previsto? “Col senno del poi, forse conquistare subito la promozione in serie A nel 2006,
primo anno di presidenza, mi ha illuso di aver immediatamente colto le dinamiche del calcio. Presto ho invece capito quanto sia complessa, atipica e diversa la gestione di un club professionistico rispetto alle imprese degli altri settori economici. Sono stati anni di grande insegnamento e apprendimento. Col tempo ho imparato a non esaltarmi e a non abbattermi, perché anche gli insuccessi aiutano a crescere. E non bisogna mai perdere l’umiltà”. Ci sono stati momenti difficili: mai pensato di mollare? “In cuor mio non ho mai pensato di mollare, non fa parte del mio DNA, io di natura sono un positivo, un ottimista e un caparbio. Tuttavia c’è stato un mo-
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SPECIALE TORINO
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Serie A subito
Al primo anno di Cairo, il Torino è tornato subito nella massima divisione.
In cuor mio non ho mai pensato di mollare, non fa parte del mio DNA, io di natura sono un positivo, un ottimista e un caparbio “E’ stata una decisione condivisa con Gianluca Petrachi, il nostro direttore sportivo. Lui è stato suo calciatore ai tempi del Venezia e poi avevano già lavorato insieme, con ottimi risultati, nell’esperienza al Pisa. Non abbiamo avuto dubbi: in quel preciso frangente storico Ventura era la nostra prima scelta e i risultati ci hanno dato ragione”.
mento, nel febbraio di quattro anni fa, in cui pubblicamente ho dichiarato d’essere disponibile ad ascoltare potenziali acquirenti, purché seri e in grado di garantire un futuro roseo al club. Ho messo in vendita il Toro, ma non ho ricevuto offerte concrete. Oggi, non fatico ad ammetterlo, sono contento che sia andata così: l’amore per la maglia è superiore a qualsiasi difficoltà o scoramento”. Possiamo paragonare la sua presidenza ad una partita di calcio: qual è stata la svolta tattica che ha fatto girare il Toro? “Quando ho capito che la vera forza di una squadra è la compattezza del collettivo piuttosto che l’estro dei singoli. In questo “l’inserimento in campo” di Ventura è stato prezioso: sono contentissimo di come ha lavorato e di come i giocatori abbiano dato la massima disponibilità
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foto Federico De Luca
foto Daniele Buffa/Image Sport
Quali sono stati i principali meriti del mister? “Ventura possiede qualità, competenza, esperienza. E’ un allenatore che sa valorizzare i nostri giovani e che sta lavorando molto bene. Con il Toro ha dato il meglio di sé e ha raggiunto un grande risultato anche a livello personale: nella ultracentenaria storia granata è già ai primi posti nella classifica delle partite consecutive col Toro dopo Radice, Mondonico, Rocco. Pertanto possiamo dire che Ventura ha fatto molto bene con noi, ma anche che il Toro ha reso grande Ventura”.
passando “dall’io al noi”. C’è coralità ed è un grande risultato, con un leader che è il mister. Quando è arrivato lui, eravamo reduci da una stagione infelice. Abbiamo ricostruito e negli ultimi tre campionati il Toro ha fatto benissimo, con una crescita evidente e costante”. La scelta di Ventura si è rivelata azzeccatissima: cosa o chi l’ha convinta a prenderlo?
Qual è il merito che lei si attribuisce in questa “rinascita”? “Preferisco non essere io ad attribuirmi dei meriti. Credo, però, che con il tempo anche i tifosi più scettici abbiano capito quanto io tenga al Toro. Ci sono state stagioni in serie B, in cui ho dovuto sborsare di tasca mia fior di soldoni per garantire la gestione del club: 36 milioni in 36 mesi non sono uno scherzo, tuttavia mi sono accollato quell’onere con grande senso di responsabilità. Di quel periodo mi restano molte cicatrici sulla pelle: mi danno l’aiuto giusto per ricordare che quando pensi di aver capito tutto, allora stai già sbagliando”. Cosa manca a questo Toro per com-
SPECIALE TORINO
foto Giuseppe Celeste/Image Sport
La coppia non scoppia Ventura e Cairo hanno un rapporto aperto e schietto, una sinergia perfetta.
Uno stadio tutto del Toro è un sogno o qualcosa di più concreto? “Lo stadio del Torino è, di fatto, l’Olimpico. Non posso pensare che la città possa avere un 4° stadio... Il problema è che l’Olimpico ha delle qualità innegabili, però nell’ottica di un impianto polifunzionale ha difetti importanti: non è un impianto concepito per essere vissuto sette giorni su sette. D’altro canto non è stato costruito per essere una moderna arena del calcio, ma per ospitare le cerimonie di inaugurazione e di chiusura dei
foto Daniele Buffa/Image Sport
Capitolo stadio: cosa rappresenterebbe per lei far rivivere il Filadelfia? “Per noi è motivo di orgoglio pensare di poterci allenare lì, e farlo anche diventare sede delle partite della Primavera e magari degli Allievi. Dopo 16 anni non siamo mai stati così vicini alla ricostruzione del Filadelfia, è una saldatura tra il presente con il passato del Torino. Mia mamma mi incitava a prendere un impegno da questo punto di vista: da qui è nata la volontà della nostra famiglia di ricordarla anche attraverso una Fondazione che porta il suo nome, la Fondazione Mamma Cairo. Il percorso procede, ma non dobbiamo abbassare la guardia ora che siamo vicini al traguardo. Anzi, mi auguro che nei prossimi mesi ci possa essere un’ulteriore accelerazione. Da parte nostra c’è una decisa spinta affinché le cose possano andare avanti spedite”.
foto Giuseppe Celeste/Image Sport
pletare la rinascita? “Nel calcio come nella vita tutto è perfettibile: non si smette mai di imparare e si può sempre migliorare. La volontà è di non accontentarci, l’impegno è continuare a costruire: poche parole e tanti fatti, non è con gli slogan che si centrano i risultati e si raggiungono gli obiettivi“.
XX Giochi Olimpici invernali che si sono svolti a Torino nel 2006”. C’è una cosa di cui va particolarmente orgoglioso di questo Toro? “Abbiamo una squadra che sta dimostrando di avere qualità e che giorno dopo giorno ha acquisito una sua identità ben precisa che ormai tutti le riconoscono. Negli ultimi tre anni abbiamo fatto grandi passi in avanti. E’ stato un
percorso graduale, con inserimenti di giocatori giovani e di prospettiva, completato da giocatori di esperienza capaci di dare equilibrio e personalità“. Dopo la scorsa splendida stagione, se fosse lei a dover scrivere uno striscione ai tifosi, quale sarebbe la frase? “Non è uno striscione, ma un imperativo che va condiviso con ciascun tifoso granata, nella buona come nella cattiva sorte e che dalla prossima stagione sarà anche cucito sulle nostre maglie da gioco: Sempre forza Toro”. Non considererà completato il suo lavoro al Toro fino a quando… “Fino a quando mi sosterranno la passione, la voglia di dedicare tempo e risorse a un club che non è solo la squadra per cui tifano un milione di italiani, ma un patrimonio di storia e di gloria del nostro calcio”.
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SPECIALE TORINO
NELLE MANI DI VENTURA Il tecnico dei granata, da sempre, è una delle colonne della squadra... di Sergio STANCO
che possiamo sostituire la parola ‘speriamo’ con ‘vogliamo’. Per me è un grande orgoglio essere l’allenatore del Torino ed essere riuscito in questa impresa. E, devo essere sincero, credo che la qualificazione in Europa League ce la siamo proprio meritata, prima di tutto con un atteggiamento irreprensibile fuori dal campo, mai una polemica – e questo anche se ne avremmo avuto da dire… - e poi anche in campo: spesso abbiamo regalato punti al 94’, abbiamo perso partite che avremmo meritato di vincere, ma tutto ha fatto parte del nostro processo di crescita. Ricordo la partita di Roma, quando abbiamo sbagliato l’impossibile davanti alla loro porta e all’ultimo minuto Immobile inciampa sulla palla in uscita e Florenzi segna. Credo che quello sia stato un processo fondamentale nella nostra
foto Daniele Buffa/Image Sport
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foto Federico De Luca
ripartiti da uomini, prima che calciatori e il mio ringraziamento va prima di tutto a loro: senza i Glik, i Darmian, i Basha e i Vives, solo per citare quelli che hanno cominciato con me quest’avventura e che sono ancora qua, tutto questo non sarebbe stato possibile. Abbiamo messo da parte l’io per abbracciare il noi. Devo rivolgere un pensiero al mio staff, che è davvero incredibile per la passione con la quale lavora. Ho avuto modo di conoscere e apprezzare il Presidente per la persona che è, e per la sua intelligenza, due qualità che per me valgono più di ogni cosa. Non a caso sono arrivato che mi accusavano di essere aziendalista, bene ora lo sono molto di più. Questo è il Toro e, come dicevo, è da questo che siamo partiti per arrivare fino a qui: abbiamo lavorato tanto e ora abbiamo capito
foto Daniele Buffa/Image Sport
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l Toro in Europa League è stata una delle principali sorprese dello scorso campionato. Sorpresa sì, fino ad un certo punto, però. Perché i granata hanno espresso forse il miglior calcio del campionato. Merito di Giampiero Ventura: lo incontriamo proprio alla vigilia della stagione e non facciamo in tempo a spiegargli qual è lo scopo dell’intervista – svelare il segreto della rinascita del suo Toro che lui ha preso in Serie B e riportato in Europa in sole tre stagioni – che comincia a raccontarci tutto. E, siccome, quando parla Ventura è sempre un piacere ascoltarlo, ve lo riportiamo così, senza filtri… “Il segreto di questo Toro è molto semplice: quando siamo arrivati qui abbiamo capito che sarebbe stato tutto inutile se non avessimo ricostituito quella che abbiamo definito la ‘cellula granata’. La tattica, la tecnica e tutto il resto sarebbero arrivati dopo. Dovevamo ritrovare l’orgoglio, il feeling con una maglia storica, perché la storia è scritta, nessuno può cancellarla. Abbiamo ricostruito i rapporti. E non è stato facile, perché per assurdo il campionato di B l’abbiamo vinto anche piuttosto agevolmente, è stato più difficile ricreare il gruppo. Siamo
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foto Daniele Montigiani / LaPresse
Dovevamo ritrovare l’orgoglio, il feeling con una maglia storica, perché la storia è scritta, nessuno può cancellarla
ri han fatto un sondaggio su quale fosse il miglior calcio degli ultimi 20 anni, è stato eletto il Cagliari di Ventura. A Pisa, lo stesso. A Bari, idem. Quello che si cerca di fare qui, è andare oltre il risultato, è di creare qualcosa di unico. L’anno scorso noi abbiamo raggiunto un obiettivo importante, ma ci sarebbe anche da sottolineare come l’abbiamo raggiunto. La Roma ha giocato sicuramente un bel calcio per lunghi tratti del campionato, ma l’avete vista la rosa della Roma? Noi, nel nostro piccolo, abbiamo fatto lo stesso, coniugando risultati sportivi ed economici (basti pensare a Immobile, Cerci, Darmian, e ne cito solo tre) e con le dovute proporzioni… Questo, secondo me, andrebbe evidenziato. E adesso anticipo già la domanda: sono a Torino perché per me, ripeto, è un orgoglio e reputo il
A Riscone col Toro Il nostro inviato Sergio Stanco ha realizzato il servizio nel ritiro pre-campionato del Torino a Riscone di Brunico. foto Daniele Montigiani / LaPresse
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maturazione. Tutto dipende dai punti di vista. Il calcio è un enorme punto di vista. Faccio un esempio: abbiamo giocato contro il Pescara di Zeman tre anni fa e abbiamo vinto 4-2. A fine partita Zeman dichiara: ‘Abbiamo vinto 3-1’. Son rimasto di sasso. ‘Sì – continua Zeman – perché noi abbiamo fatto tre bellissimi gol mentre due dei loro erano viziati da fuorigioco’. Qualche tempo dopo, a Roma, danno ai giallorossi un rigore inesistente. Dopo la partita ancora Zeman dichiara: ‘Non è un rigore, perché ce ne sono due nella stessa azione’. Capisci? Io non ho né il tempo né l’età per certe cose. Dovrei raccontarti, ma no lasciamo perdere… Anzi, te lo racconto: a Lecce hanno fatto un sondaggio per determinare quale fosse il miglior calcio degli ultimi 20 anni. E’ stato eletto il Lecce di Ventura. A Caglia-
Toro una grande società. Se non ne ho allenate altre prima è perché – e me ne assumo la responsabilità – non ho capito che il calcio stava cambiando, che cominciava a preferire l’arte della comunicazione, rispetto a quella del fare. Io non sono mai stato un presenzialista, invece l’immagine conta. Ma non ho rimpianti, perché al Torino sono un uomo felice e mi sento realizzato. Quando sono arrivato avevo un obiettivo, che non era quello di vincere a tutti costi o portare la squadra in Europa League. La storia è risaputa: il primo giorno al Toro ero sul taxi di un tifoso granata che mi ha detto: ‘A me non interessa vincere, mi interessa tornare ad essere orgoglioso di essere un tifoso del Toro e tirare fuori le bandiere dal cassetto’. Ora i tifosi sono orgogliosi di noi e orgogliosi di essere tifosi del Toro. E’ di questo risultato che vado più fiero. Adesso il nostro compito non è fare due punti in più dell’anno scorso, né mi preoccuperò se ne faremo due in meno, ora dobbiamo solo riuscire a far sì che quelle bandiere continuino a sventolare ancora a lungo”.
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di Sergio STANCO
SPECIALE TORINO
CAPITAN CORAGGIO Glik, il Capitano vero, quello che c’era anche ai tempi della B.
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amil Glik non è solo il Capitano del Toro, ma una delle colonne della squadra di Ventura, perché è uno dei quattro reduci del campionato di B. E’ arrivato in un ambiente depresso, scosso dalla contestazione, a giugno ha festeggiato una qualificazione in Europa League... Che ricordo hai dei tui primi giorni in granata? “Erano momenti difficili, perché la situazione era tesa. C’era un po’ di contestazione, ma poi col lavoro e i risultati abbiamo convinto i tifosi”.
Per parafrasare il motto del Barcellona, si dice che il toro sia più di una squadra? “E’ vero, l’ho capito giorno dopo giorno, ho imparato la storia del Toro e mi sono reso conto di quanto sia diverso da un club normale. Anche i tifosi sono speciali”. Qual è l’orgoglio di essere capitano del Toro per te? “Quando sono arrivato non avrei mai pensato di diventare capitano in così poco tempo. Per me ovviamente è una grande soddisfazione ,ma anche una grande responsabilità”. L’omaggio ai caduti di Superga deve essere un’emozione pazzesca: riesci a descriverla? “Era emozionante anche non da capitano: i tifosi, quei nomi scanditi nel silenzio, quell’atmosfera speciale. Da capitano, poi, è qualcosa difficile da descrivere, dà davvero i brividi, è un’esperienza che mi porterò dentro tutta la vita”. Com’è cambiato il Toro da quando sei stato ingaggiato?
“E’ cambiato tanto. Rispetto a tre anni fa, quando sono arrivato, siamo rimasti solo in quattro: io, Darmian, Basha e Vives. E quando sono arrivato la squadra era in Serie B, ora siamo in Europa League...”. In cosa Ventura è diverso come allenatore? “Da quando sono in Italia, non è che ne abbia avuti tanti di allenatori (ride, ndr). A parte gli scherzi, ho la fortuna di lavorare con lui da tre anni: è uno che insegna calcio, io ho imparato tantissimo da lui, mi ha fatto crescere come allenatore e come uomo”. Cosa ha rappresentato, per te che sei partito dalla B, la qualificazione in Europa League? “E’ stata una grande emozione. Quando mi hanno detto che sarebbe toccato a noi, ho pensato che per la prima volta, finalmente, avevamo avuto un pizzico di fortuna. Una fortuna che, però, ci siamo meritati perché l’anno scorso abbiamo davvero fatto grandi cose. Se non avessimo buttato via un sacco di punti l’avremmo conquistata anche con largo anticipo”.
Capitano mio Capitano
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foto Daniele Montigiani / LaPresse
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Il polacco Kamil Glik è alla quarta stagione col Torino .
SPECIALE TORINO
El Kaddouri punta a diventare una stella, grazie al Torino...
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rrivato l’anno scorso in prestito con diritto di riscatto, a fine stagione il Napoli ha esercitato il contro riscatto. Omar El Kaddouri, però, non ci ha pensato un attimo e ha fatto di tutto per tornare al Toro. Per completare il lavoro che aveva cominciato. Prima di arrivare al Torino, conoscevi la leggenda di questo club? “Lo conosceva perché quando ero nella Primavera del Brescia, ci hanno portato in visita a Superga in occasione di un torneo a Torino. Io ero appena arrivato dall’Anderlecht e non capivo, ma mi son
Qual è stata il primo impatto che ti ha fatto capire che eri capitato in club “diverso”? “Fin dai primi giorni mi sono accorto che questa maglia pesa più delle altre, perché è piena di storia”. C’è un momento in cui l’anno scorso ha pesato di più? “Nel giorno del derby. Quando si incontra la Juve pesa davvero tantissimo (ride, ndr), perché i tifosi ci tengono moltissimo, anche perché è più di 20 anni che non si vince... Abbiamo fatto due ottime partite, ma purtroppo non è bastato, anche perché diciamo che alcune decisioni arbitrali ci hanno penalizzato sia all’andata che al ritorno (sorride, ndr)”. Qual è il segreto di questo Toro? “Qui ho trovato davvero un gruppo eccezionale. L’anno scorso non eravamo una squadra, ma un gruppo di amici. E
tutto questo in campo s’è visto. Mai visto in carriera un gruppo così unito”. Quali sono gli obiettivi personali che ti eri posto quando sei arrivato e quali quelli di questa stagione? “Quando sono arrivato qui volevo giocare di più, ora voglio alzare il mio livello. Dicono che l’anno scorso ho fatto una buona stagione, ma io so di poter fare meglio”. Cos’hai pensato quando Cerci a Firenze ha sbagliato il rigore? “Non ci volevo credere (sorride, ndr). Ho chiesto subito quanto mancava ma era praticamente finita. Pensa che quando l’arbitro l’ha fischiato stavo già esultando (ride, ndr)”. E ti ricordi chi e come hai reagito quando ti hanno detto che avreste fatto l’Europa League? “Sì, ero in Belgio e mi ha avvisato mia moglie. Poi, poco dopo, mi ha chiamato mio fratello. Allora ho preso il telefono e ho chiamato tutti i dirigenti per sapere se era ufficiale (ride, ndr)”. Tu in Europa League ci hai già giocato con il Napoli, che effetto credi ti farà con la maglia del Toro? “E’ sempre una grande emozione giocare in Europa, scendere in campo, sentire la musichetta...”.
La stella
Tocca a El Kaddouri raccogliere l’eredità lasciata da Immobile.
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Certo che però quella della Champions... “Piano. Questa squadra due anni fa era in Serie B, non dobbiamo correre. Sono convinto che con l’atteggiamento dell’anno scorso andremo lontano, ma non facciamo proclami, deve essere il campo a parlare”.
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DIAMANTE GREZZO
fatto spiegare ed è stato impossibile non emozionarsi. Superga è praticamente la prima cosa che ho visto dell’Italia, forse era destino…”.
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di Simone BERNABEI
HEY MR. D.J. Intervista speciale a Serse Cosmi, un allenatore con una passione viscerale per la musica…
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rufa. Una piccola frazione alle porte di Perugia che ospita meravigliose ville e case coloniche sparse a manciate. Fra queste, anche quella di Serse Cosmi. Ed è proprio qui, affiancato da Colla, che il tecnico ci accoglie per raccontarci le storie di una carriera passata sui campi di cal-
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cio. Una carriera che, a dire il vero, sarebbe potuta essere diametralmente opposta. “Mio padre amava alla follia il ciclismo. Era un fan sfegatato di Fausto Coppi, il migliore della storia sulle due ruote. A testimonianza della sua passione in fondo c’è anche il mio nome...”. Ce la spieghi, allora, questa origine del tutto particolare. “Serse Coppi era il fratello del grande
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PASSIONI A 360°
Cosmi non vive di solo calcio, c’è anche la musica...
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Fausto. Anche lui era un ciclista, purtroppo perse la vita durante una gara e mio padre mi chiamò Serse in suo onore”. E lei, inutile dirlo, con un nome così avrà ereditato la passione per il ciclismo... “Chiaramente sì. Da maggio in poi basta calcio, per me esistono solo le bici. Amavo Pantani, uno dei più grandi di sempre”. Il richiamo del calcio, però, fu più forte di quello del ciclismo. “E pensare che come giocatore non sono mai arrivato troppo in alto. Dal Ponte San Giovanni sono passato alla Ternana, ero un 10, un trequartista. E infatti la mia tesi a Coverciano non poteva che chiamarsi così…”. Ricorda i primi campionati vinti da allenatore? “Come dimenticarli. Allenavo l’Ellera, ma essendomi diplomato all’Isef facevo anche l’insegnante di ginnastica a scuola. I primi titoli, però, risalgono all’epoca del Pontevecchio”.
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Prime vittorie? Allenavo l’Ellera ma i primi titoli, però, risalgono all’epoca del Pontevecchio
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A quanto pare però non disdegna affatto neanche la musica. Dischi, consolle, copertine, cover. Immaginiamo sia lei il dj di casa… “Ovviamente. Ascolto di tutto e mi piace suonare in prima persona. Gaber, De Andrè, De Gregori, Vasco. Il jazz e i Pink Floyd. Potrei continuare all’infinito. E poi la musica house, che suono anche in certe occasioni”. L’ultima serata di dj Serse Cosmi? “Principalmente suono per gli amici, amo farli ballare. La mia è musica di qualità, di quella che passano nei locali di Miami o Ibiza. Un’altra delle mie passioni insomma che tante volte mi porta ad indossare le cuffie e far ruotare i dischi”. A casa Cosmi non ci si annoia mai insomma. Se le dico Maurizio Crozza cosa risponde? “Ricordo delle scene veramente simpatiche. Con Maurizio, da quando ha fatto la mia imitazione a Mai dire Gol, è nata una bella amicizia. La gente per strada mi ferma ancora per ricordarmi quelle SEMPRE AMATO
Ovunque ha allenato, è sempre stato osannato dal pubblico...
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TANTE MEMORABILIA Orgoglioso, ci mostra la casacca autografata di Francesco Totti...
scene. La satira, quella satira, era fatta davvero bene, adesso purtroppo si è tutto istituzionalizzato”. Torniamo al calcio, parlavamo del Pontevecchio. Alcuni ricordano che lei portava la squadra a mangiare da una sorta di mago. “Era semplicemente il ristorante di un amico della squadra. Di magia c’era ben poco, ma da quando mangiammo li la prima volta vincemmo 10 partite consecutivamente, quindi portò bene se non altro”. A tavola invece come se la cava mister-dj Serse Cosmi? “Piuttosto bene direi. I miei piatti preferiti sono la pasta alla Gricia (l’antenata dell’Amatriciana, ndr) e i cappelletti di mia suocera. Proprio quelli intendo, gli altri non li considero così speciali”. Quando iniziò col grande calcio? “Mi chiamò l’Arezzo di Ciccio Graziani. Poi, dopo anni di ottimi risultati, il Perugia di Luciano Gaucci. Che emozione fu per me quella chiamata. Stavo diventando l’allenatore della squadra della mia città”. Di solito si sente dire che fare il pro-
feta in patria non è poi così semplice. Concorda? “Diciamo che le responsabilità sono enormi, specialmente per uno passionale come me. Ma fu un’esperienza davvero sensazionale”. Ci regala qualche fotografia di quegli anni? “Scelgo la vittoria a San Siro contro il Milan, ma anche la conquista dell’Intertoto e l’accesso alla Coppa Uefa furono qualcosa di inspiegabile”. Quindi il Genoa e un rapporto burrascoso col presidente Preziosi. “Vincemmo il campionato di B, il progetto era intrigante e l’ambiente credeva in me. Poi ci fu la retrocessione che tutti ricordano e qualcosa si ruppe. Porto dentro di me ancora del rammarico per la fine di quella esperienza lavorativa, Genova è una piazza incredibile in quanto a motivazioni ed entusiasmo. Diciamo che un giorno mi piacerebbe tornarci per terminare il lavoro”. Non ci mise molto però a trovare un nuovo impiego. Con l’Udinese arrivano anche le prime emozioni europee.
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MAI BANALE
Anche da opinionista, Cosmi è sempre stato diretto, senza peli sulla lingua...
Solo l’urna di Nyon decise di mettersi contro. “Ascoltare l’inno della Champions dopo aver vinto il preliminare con lo Sporting fu qualcosa di magico, mi passò davanti il film della mia vita. Purtroppo trovammo nel girone Werder Brema, Panathinaikos e Barcellona, quello spettacolare di Eto’o e Ronaldinho. Giocammo un ottimo calcio e fummo puniti solo dalla differenza reti, ma in quel momento finì la mia esperienza a Udine”. Può spiegarsi meglio? “Non avevo la giusta carica psicologica
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per portare a termine il lavoro. L’ambiente era un po’ scarico dopo Spalletti, e io pure dopo l’intensa esperienza genoana”. La parentesi Brescia, quindi di nuovo la A col Livorno. “Fu l’inizio delle situazioni disperate, come mi piace chiamarle. Mantenni una media in linea con la salvezza, ma qualcosa non funzionò e dopo un po’ andai a Palermo”. Da Zamparini. Cosa ricorda del breve periodo in Sicilia? “Avevo grande entusiasmo per l’impor-
tanza della piazza. La gente però, purtroppo, era innamorata di Delio Rossi e fui snobbato fin da subito. Quel periodo l’ho sempre inteso come una vacanza pagata di 40 giorni a Mondello, che si concluse con l’epilogo farsa di Catania in cui il presidente voleva schierare Pastore mentre io optai per Miccoli”. Non le sembra di esagerare con questi presidenti mangia-allenatori? “Un mio amico una volta mi ha definito un ‘sofisticato collezionista di presidenti’, ed aveva ragione. Diciamo che mi sono confrontato con presidenti che non fa-
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UNA VITA AL MASSIMO Insieme al suo cane, Cosmi non sopporta le falsità e i compromessi...
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Ascoltare l’inno della Champions dopo aver vinto il preliminare con lo Sporting fu qualcosa di magico
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A CASA DI / SERSE COSMI
TANTA VOGLIA DI PANCHINA
Nuovamente in sella, a Pescara, per tornare a fare la differenza in campo...
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Un mio amico una volta mi ha definito un ‘sofisticato collezionista di presidenti’, ed aveva ragione 30
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A CASA DI / SERSE COSMI
UN CALCIO DIVERSO
Cosmi sa che il calcio è cambiato ma lui è sempre quello di sempre...
cevano certamente annoiare. Il primo fu Gaucci: è molto diverso da come viene dipinto. Posso dire che è un uomo generoso sotto tutti i punti di vista. Poi Spinelli. Un tipo molto particolare, che come molti suoi colleghi a volte pensa di capirne più dell’allenatore. Zamparini invece è proprio ciò che mi avevano raccontato. Ha una sua idea di calcio molto particolare. Infine Preziosi: quando sono arrivato era molto ambizioso, voleva fare grande il Genoa. Forse ha seguito troppi consigli sbagliati di chi gravita attorno alla società”. Da presidenti vulcanici a una piazza calda come piace a lei. A Lecce ha trovato ciò che cercava? “A Lecce ho semplicemente ritrovato il gusto di allenare. I tifosi giallorossi sono il massimo, meglio di tutti gli altri. Poi i giocatori, la società, l’ambiente… tutto era al di sopra della media italiana. La gente di Lecce mi è rimasta nel cuore, come dimostra il quadro che custodisco gelosamente nel mio salotto e che mi fu regalato dagli ultras giallorossi”. Fu facile per uno verace come lei entrare nel cuore dei tifosi? “Quando ho libertà di azione riesco a dare il meglio di me stesso. Ma non vor-
rei passare per quello che è bravo a fare solo il motivatore...”. Ci mancherebbe. “Le mie squadre, quando ho potuto lavorare, hanno sempre giocato bene. Basta seguire i miei metodi”. Come quando fece vedere un film porno alla squadra? “Successe al Pontevecchio, in un contesto amichevole dove ero circondato da conoscenti e parenti. Sul pullman qualcuno propose di vedere un film hard, che non era assolutamente porno. Vincemmo la partita e per scaramanzia il gesto si ripropose. Fu semplicemente un modo come un altro per fare gruppo. Oggi forse non è più possibile”. Non ci sono più i calciatori di una volta? “Il calcio è cambiato, e quindi i calciatori sono diffidenti. Un rapporto diretto è complicato da costruire, ma per me l’aspetto psicologico conta eccome: la tattica, in buona sostanza, la possono insegnare tutti, ma il calcio non è solo quello che si vede in campo. Emozioni, storie, consigli e condivisione degli errori sono concetti importanti che vanno via via oscurandosi”.
Il razzismo esiste sui campi di calcio? “Il calcio è un modo per esprimerlo. Alla base però c’è un problema sociale che ancora non siamo riusciti a combattere, perché i provvedimenti adottati non hanno dato frutti”. E l’omosessualità negli spogliatoi? “Credo ci sia, ma non è un problema. Sarei preoccupato comunque se non ci fosse…”. Chiudiamo con un gioco, un revival ad occhi aperti: la squadra ideale di giocatori che ha allenato? “Tutte le volte che lo faccio mi viene diverso. Partiamo con un 3-5-2. Dico Viviano; Di Loreto, Materazzi e Felipe; Ze Maria, Tedesco, Liverani, Baiocco, Grosso; Miccoli, Bazzani”.
Intervista di Simone Bernabei
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di Sergio STANCO
Il Presidente
Antonio Gozzi è il principale artefice del rilancio dell’Entella.
foto Andrea Ninni/Image Sport
Piccolo miracolo ligure Chiavari, paese di 30mila abitanti, provincia di Genova, con una squadra in Serie B... 32
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SERIE B/ SPECIALE ENTELLA
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l calcio che ci piace” è il motto che la Gazzetta ha coniato per raccogliere le proposte dei tifosi e degli addetti ai lavori per migliorare il calcio italiano. La Virtus Entella, club di Chiavari appena promosso in Serie B, potrebbe tranquillamente essere lo spot dell’iniziativa, perché è un esempio di gestione sana coniugata al raggiungimento di obiettivi sulla carta inarrivabili. E non esageriamo: “Quando ho preso il club nel 2007 - ci racconta Antonio Gozzi, Presidente, Patron e ‘deus ex machina’ dell’Entella - non immaginavo certo di portarlo dall’Eccellenza in Serie B. Il nostro obiettivo era quello di tornare nel calcio professionistico, perché nel passato la squadra ha fatto tanti anni in Serie C e volevamo tornare ai fasti di un tempo, ma pensare di andare oltre sembrava davvero impensabile”. Invece, come titolava sempre la Gazzetta dello Sport dopo il trionfo Mondiale del 2006, “E’ tutto vero”: qual è il segreto? “Abbiamo deciso di impostare il club come si organizzano le aziende: abbiamo creato un gruppo di collaboratori fidati e competenti e cerchiamo di crescere insieme. Noi crediamo nella continuità di rapporti, in una gestione sana che rispetti i conti societari e, al contempo, cerchi di coniugare il tutto con risultati sportivi di livello. E questo non solo per la prima squadra”.
foto Andrea Ninni/Image Sport
Il “modello” Entella, infatti, si distingue anche per l’attenzione al settore giovanile, che è un po’ il fiore all’occhiello della vostra società... “E’ proprio così e questo per due motivi sostanziali: il primo è che una realtà come la nostra deve cercare di crearsi i giocatori in casa per autosostenersi, la seconda è che è giusto comunque creare un rapporto con il tessuto sociale in cui operiamo. Noi cerchiamo di fare il nostro: creiamo opportunità per i nostri ragazzi, li seguiamo anche dal punto di vista educativo e scolastico, nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare anche le famiglie, indirizzarle e essere un punto di riferimento per i nostri piccoli calciatori. Anche perché per qualcuno che diventerà professionista, tutti diventeranno uomini. Noi vogliamo prepararli a questo, per-
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Serie B!
foto Andrea Ninni/Image Sport
Dall’Eccellenza alla cadetteria: una scalata inarrestabile per l’Entella.
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Il rapporto con la città e coi tifosi sembra essere un altro punto di forza di questo Entella... “Noi chiavaresi cresciamo con l’Entella nel cuore, i padri portano i figli allo stadio fin da quando sono piccoli, la squadra è l’orgoglio della città. Io stesso mi sono buttato in quest’avventura per la passione che nutro fin da bambino per la squadra, da quando mio papà mi portava al campo. Faccio un esempio che secondo me spiega perfettamente questo legame: noi abbiamo raccolto quasi due milioni di euro in partnership, una cifra ragguardevole. La Serie B di media stima in 500-600 mila euro gli introiti pubblicitari per società della nostra fascia. E la raccolta è tutta ‘locale’: sono i ristoranti, gli hotel, le piccole aziende di Chiavari a sostenerci, quasi come fosse un aziona-
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Abbiamo deciso di impostare il club come si organizzano le aziende, crediamo nella continuità dei rapporti… riato popolare. E non è un legame a senso unico, perché noi da parte nostra poi cerchiamo di sostenere e ricambiare i nostri partner dando priorità a loro quando abbiamo bisogno, creando una sorta di scambio vantaggioso per entrambi”. Pensare che sia stato creato tutto que-
sto in così poco tempo e in una realtà di provincia sembra quasi incredibile... “Il merito è da condividere con i miei collaboratori. Fin dal principio abbiamo cominciato quest’avventura col DG Matteazzi e con il DS Superbi. Loro avevano grande esperienza visto che erano stati calciatori di buon livello, mentre io ero più che altro un tifoso. Mi hanno aiutato a capire il calcio e, da allora, cerchiamo di seguire la nostra filosofia sempre. L’Entella è una società sana, che paga regolarmente gli stipendi e che ha sede in una città bellissima sul mare. E il clima è rilassato, è come essere in famiglia. Per questo riusciamo a far venire da noi calciatori importanti, che speriamo ci aiutino a raggiungere i nostri obiettivi”. La sua storia ricorda un po’ quella di De Laurentiis, che non conosceva bene il calcio e s’è trovato catapultato
Una vittoria di molti
Il DS Matteo Superbi (nella foto) e il DG Matteo Matteazzi gli altri artefici del “miracolo”.
foto Federico De Luca
ché un domani saranno persone della nostra comunità”.
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in un ambiente che, ora, cerca di rinnovare con le sue idee... “Piano, De Laurentiis ha un bacino d’utenza leggermente diverso dal nostro (ride, ndr). Però è vero che mi sono ritrovato in un ambiente che a volte non capivo, troppo esagerato, nervoso, finanche instabile. Io non ero abituato a tutto questo, squadre che cambiano allenatori dopo due mesi, e dirigenti ogni sei, tutto questo era lontanissimo dalla mia idea di fare business. Un’azienda che cambia il management ogni anno è destinata a fallire. La nostra idea è che una squadra di calcio possa essere gestita come si gestiscono tutte le altre aziende: con passione, ma con attenzione al bilancio”. E sembra un’idea vincente: ad alcuni la vostra storia ricorda quella del Chievo... “Anche qui ci andrei piano con i paragoni, perché è vero che il Chievo è la squadra di un quartiere, ma parliamo sempre di una città come Verona che può contare su uno stadio come il Bentegodi, che non è poco. Noi non siamo Verona, siamo Chiavari e il Bentegodi non ce l’abbiamo. Se devo essere sincero, io mi sono
Gioia incontenibile La Serie B per l’Entella rappresenta un risultato eccezionale.
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Noi chiavaresi cresciamo con l’Entella nel cuore, i padri portano i figli allo stadio fin da quando sono piccoli ispirato al Cittadella, una società di provincia, sana, che da anni riesce a mantenere la categoria senza tradire la sua filosofia. Realtà come Cittadella o come il Latina, sono esempi da seguire. E se qualcuno prende l’Entella come esempio, non possiamo che esserne orgogliosi”. Dunque è inutile chiederle cosa si aspetta dalla prossima stagione? “Guardi, le dico questo: prima della promozione, la Serie B non mi spaventava. Vedevo quello che eravamo riusciti a creare e pensavo che, se fosse successo, ci
saremmo fatti trovare pronti. Ora, però, sono terrorizzato (ride, ndr), perché un conto è arrivarci, un altro è mantenere la categoria. Stiamo cercando di costruire una squadra all’altezza ma, da buoni liguri, cerchiamo di farlo rispettando sempre i nostri budget. Questo per noi è una regola inderogabile, che non possiamo derogare. Stiamo lavorando duramente e speriamo che il campo ci premi anche quest’anno”. Cosa la rende particolarmente orgoglioso di quello che siete riusciti a fare finora per l’Entella? “Sicuramente la promozione in Serie B, perché per Chiavari è stato davvero qualcosa di inaspettato ed eccezionale”. Ha una dedica per questo traguardo? “La dedica è per mio padre: è stato lui a farmi amare l’Entella, con lui sono andato per la prima volta allo stadio. E’ mancato un anno fa circa, ma sono convinto che da lassù abbia fatto il tifo per noi. Anche se, ora, mi sembra quasi di sentirlo: ‘Ma adesso quanti soldi dovrai spendere?’. Sa, noi siamo liguri... (ride, ndr)”.
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Il ‘nuovo’ che avanza
Ivan Pelizzoli, a 34 anni, ha sposato il progetto Entella.
con grandi ambizioni”. Alcuni paragonano già l’Entella al Chievo, ma secondo Pelizzoli, a 34 anni e tanto calcio alle spalle, è troppo esperto per volare con la fantasia: “Il nostro obiettivo deve essere quello della salvezza, non può essere altrimenti. Poi, tutti ci auguriamo che l’Entella riesca a seguire le orme del Chievo, ma noi dobbiamo restare concentrati e non farci distrarre da queste cose”. Pochi giorni, dicevamo, ma sufficienti per calarsi nella nuova realtà: “Questa è una società molto organizzata - continua Ivan - molto più di altre più ‘quotate’. E’ un piccolo club, ma questo non significa per forza che sia sprovveduto, anzi”. Pelizzoli ha giocato a Roma, ma anche per l’Albinoleffe, ha vissuto ambienti con grande pressione e altri in cui bisognava cercarsela. Difficile dire
cosa sia meglio: “Secondo me, alla fine, la pressione te la devi creare tu, dentro lo spogliatoio. Io quando vado in campo i tifosi non li sento, non ho bisogno di qualcuno che mi carichi. Poi, ovvio, fa piacere quando ti incitano, ma non fanno certamente gol (ride, ndr)”. E lo spogliatoio dell’Entella da questo punto di vista è una garanzia, visto che in pochi l’accreditavano tra le candidate alla promozione lo scorso anno, invece con la forza del gruppo... “Sono qui da poco - conferma Ivan - ma ho notato subito una grande unione tra i giocatori. Mi hanno accolto benissimo, anche il mio collega di reparto, con cui fin dai primi giorni abbiamo instaurato un bel rapporto”. Già, come diceva il Presidente, all’Entella non esistono egoismi, ma è come essere in famiglia...
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foto Federico De Luca
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van Pelizzoli, dopo una carriera spesa in grandi piazze, tra le quali anche Roma, ed esperienze in metropoli estere come Mosca, approda al porto di Chiavari. E lo fa con grande entusiasmo: “Quando il Direttore mi ha chiamato - ci ha detto - e mi ha illustrato programma e progetti, non ho avuto dubbi”. Lo raggiungiamo dopo solo 10 giorni di ritiro con la sua nuova squadra, ma sono bastati ad Ivan per farsi un’idea chiara della situazione: “Chi vive di calcio - ha continuato - conosce tutte le realtà, già l’anno scorso a Pescara seguivamo con simpatia le gesta dell’Entella, perché era un esempio per tutti. Dunque la storia del club si conosce, così come si sa che è una società seria e
Chiavari dolce Chiavari
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LEGA PRO PONTEDERA
di Gianluca LOSCO
LA VERA SORPRESA Il Pontedera è andato ad un passo dalla Serie B, sarebbe stata la terza promozione consecutiva…
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a salvezza a promozione in trenta e passa giornate, parte seconda. Pontedera è una città di poco più di 28 mila abitanti, che si erge a pochi chilometri da Pisa; fa parte del Valdarno Inferiore, anche se per motivi socio-economici viene considerata il maggior centro della Valdera. Il Pontedera come squadra di calcio ha origine nel 1912, anche se solo dalla stagione 2009/10 ha la denominazione conosciuta oggi, cioè Unione Sportiva Città di Pontedera. Nel corso della storia ha militato soprattutto nei campionati regionali o nei Dilettanti; poi, due promozioni consecutive, dai Dilettanti fino alla Prima Divisione di Lega Pro. Ed in questa “parte seconda”, poteva essere coronato un nuovo sogno, una partenza da salvezza ed un finale da campionato cadetto. Un progetto serio e interessante, forse sorprendentemente vincente. Calcio2000 ne ha parlato con uno dei maggiori artefici, il responsabile dell’area tecnica Paolo Giovannini. Cominciamo dalla fine. Come valuta una stagione nella quale la Serie B è
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sfumata solo ai playoff? “La stagione è stata bellissima e soprattutto inaspettata. Venivamo dalla promozione in Prima Divisione dell’anno scorso alle spalle della Salernitana, quindi questo per noi doveva essere un campionato di assestamento e di programmazione sui giovani; saremmo stati contenti anche solo di un’ipotetica salvezza essendo la prima esperienza in Prima Divisione”.
in campi come Salerno e Perugia”.
Invece poi... “Il nostro è stato un campionato di prim’ordine, abbiamo messo sotto in classifica squadre come Ascoli, Prato, Grosseto e Salernitana. L’epilogo con il Lecce è stata la ciliegina sulla torta, anche se è mancata la qualificazione. Per la nostra piazza è stato un successo e sull’onda dell’entusiasmo siamo riusciti anche a cedere cinque giocatori in Serie B”.
Cosa c’è alla base delle due promozioni consecutive? “In realtà la promozione dalla Serie D non l’ho vissuta, io e Indiani siamo stati scelti quando questa era già avvenuta, per portare esperienza nei campionato professionistici. Abbiamo saltato anche un anno, la promozione in Prima Divisione è stata davvero inaspettata; inizialmente pensavo ad una salvezza, anche raggiunta all’ultima giornata, poi abbiamo visto di poter competere”.
Si può dire, anche per la rosa, il Pontedera ha sorpreso tutti? “Tutti gli addetti ai lavori hanno indicato come sorpresissima di entrambi i gironi il Pontedera, per età media della rosa e pedigree dei giocatori. Molti ragazzi erano alla loro prima esperienza, c’è stato stupore e meraviglia nel poter dire la nostra
Ora il difficile potrebbe essere mantenersi su certi livelli. “Adesso dobbiamo essere bravi ad azzerare tutto, anche in vista della nuova riforma del campionato: già mantenere la categoria sarebbe grande motivo di orgoglio. Poi nel corso degli anni potremmo anche tornare a sorprendere”.
Nella seconda stagione cosa è successo? “Chiaramente abbiamo confermato molti ragazzi come Caponi, Arrighini e Vettori, mentre altri giocatori, come Di Noia, si sono inseriti bene. Inoltre ho visto miglioramenti in ogni allenamento e vengo-
no gestite bene dal mister sia le vittorie che le sconfitte; questo c’è alla base. In alcune scelte siamo stati fortunati, ma alcuni giocatori come Regoli e Arrighini si sono anche commossi all’addio, perché qui si sono sentiti sereni, riuscendo quindi ad esprimersi bene anche in campo”. Per ottenere certi risultati, quindi, cosa occorre? “Per fare bene occorre lavorare tanto e curare i dettagli nei minimi particolari, soprattutto per mantenere i calciatori al top sia fisicamente che mentalmente. Siamo riusciti anche a prendere giocatori dall’Atalanta o dal Napoli, è il segnale che Pontedera viene vista come piazza importante. Eppure quello che abbiamo fatto non basta, serve la continuità di tre o quattro anni, quindi c’è ancora tanta strada da fare; ricordiamoci che in precedenza la C1 era stata fatta solo un anno, nel ‘93, e c’era stata subito la retrocessione”. Si può dire che in Lega Pro la crisi economica si senta ancora di più rispetto
agli altri campionati? “Pontedera in questo ha una grande fortuna, con presidenti che condividono la fideiussione e in primo luogo sono tifosi. Poi c’è grande collaborazione fra il CdA e l’amministrazione comunale, io sono stato in diverse piazze, come Lucca e Massa, e ci sono stati sempre dissidi per chi debba fare i lavori. La società è sempre stata presente per ogni miglioria degli ultimi anni, dall’illuminazione alle telecamere di sorveglianza. La proprietà è coesa, forse non ci sono le cifre per fare un campionato di vertice e alcune cose ci limitano; la Serie C è la nostra Serie A, alla fine tutta questa organizzazione che porti a fine campionato fra i 10 e i 15 punti”. Oltre che quello con la città, anche il rapporto con i tifosi sembra molto buono. Cosa ci può dire? “La domenica la gradinata è sempre molto bella. Il bacino di utenza è quello che è, ma i tifosi sono presenti anche agli allenamenti e posso dire che il tifoso del Pontedera è intelligente. In certe
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LEGA PRO/ PONTEDERA
Paolo Giovannini
piazze c’è l’obbligo morale di vincere, noi abbiamo la nostra organizzazione ed un progetto che si basa sul bilancio e crescita dei giovani; questo serve perché l’inconveniente può essere sempre dietro l’angolo e se mai arriveranno tempi più difficili dobbiamo essere preparati”.
AD UN PASSO DAL SOGNO
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Serie B sfiorata per il Pontedera che punta a riprovarci.
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SERIE D PIACENZA
di Carlo TAGLIAGAMBE
GRANDE ENTUSIASMO A Piacenza è tornata la grande voglia di calcio...
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RIPROVARCI… CI PIACE! Mister Monaco punta a riportare il Piacenza nel calcio che conta…
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avevano già capito gli antichi romani che il luogo dove fondarono la ‘Colonia Placentia’ (così chiamata con l’augurio che la città potesse piacere ai futuri abitanti), era un posto davvero speciale. Sita alla confluenza del Po con la Via Emilia, la colonia –insignita con lo stemma della Lupa- cominciava allora la sua millenaria storia. E oggi, che quella Lupa campeggia sullo stemma del Piacenza Calcio, la città vive, sportivamente parlando, un momento decisivo, di rilancio verso il grande calcio. Per affrontarlo, la società biancorossa si è affidata a Francesco Monaco, uno che l’ambiente lo conosce bene avendo allenato il Piace nella stagione 2012, quando, in condizioni difficilissime, per poco non riuscì a salvare una squadra dal destino segnato, guadagnandosi un posto di rispetto nell’amarcord degli sportivi piacentini… Mister, si riparte dalle lacrime di Prato del 2012, epilogo amaro di una stagione che, nonostante tutto, ha segnato il suo legame con la piazza piacentina…
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Qui mi hanno fatto sentire un allenatore importante. Ecco perché ho accettato subito di tornare
“I tifosi sono bendisposti e questo è senz’altro un bene, ma ora toccherà a noi alimentare il loro entusiasmo e renderli partecipi di una stagione che deve essere quella della svolta”.
“Sì, quella fu una stagione balorda, culminata con una retrocessione ingiusta che voglio “cancellare” regalando a questa gente il ritorno nel calcio professionistico”.
Un ambiente decisamente diverso da quello che ha trovato nella sua prima esperienza a Piacenza, quando la squadra viaggiava nei bassifondi della LegaPro e gli umori erano ben differenti… “Sicuramente. Questa volta si lotterà per stare al vertice, anche se la categoria, naturalmente, è diversa. E’ normale che una piazza come Piacenza debba lottare per essere protagonista e deve farlo onorando questa maglia gloriosa”.
Lei ha dichiarato di essere tornato a Piacenza anche “per debito di riconoscenza” verso la piazza… “Qui mi hanno fatto sentire un allenatore importante. Ecco perché ho accettato subito di tornare, senza badare alla categoria”.
L’obiettivo quindi è la promozione, già sfuggita lo scorso anno: cosa servirà per centrare l’impresa? “La rosa è competitiva, ma raggiungeremo l’obiettivo solo se faremo gruppo. Tutti dovremo dare il massimo, remando dalla stessa parte per il traguardo comune”.
Il suo ritorno ha scatenato, sui social network, la gioia dei tifosi biancorossi, che non l’hanno mai dimenticata…
Lei è un esperto in fatto di promozioni, avendone conquistate due tra Ancona e Carrara: vede anche qui un
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ambiente maturo per il grande salto? “Decisamente sì! Piacenza ha voglia di grande calcio e lo dimostra ogni giorno con un entusiasmo fuori dal comune. Noi dovremo cavalcare la gioia dei tifosi e trasformarla in risultati sul campo”.
SI RIPARTE DA MONACO
Il tecnico punta a fare una grande stagione con il Piacenza...
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A livello tattico, come giocherà il suo Piacenza? “Si partirà da un 4-2-3-1, che credo sia il modulo più adatto ai giocatori attualmente in rosa. Ma nulla vieta un cambio in corsa, anche perché con alcuni calciatori devo ancora prendere confidenza…” Ci dica in due parole i propositi di questo Piacenza… “Dobbiamo essere onesti e capire che, il nostro, non è un progetto a lunga scadenza: l’obiettivo deve essere quello di cercare di far bene subito, senza indugi”.
FRANCESCO VOLPE – FOX IN THE BOX Volpe ha un sogno: la LegaPro con il suo amato Piacenza… Francesco, nel tuo curriculum tanta serie B e tanta LegaPro: oggi però c’è una sfida importante, riportare il Piacenza dove merita… “Sì, ormai ho sposato il progetto: è il mio quarto anno in questa città, dove mi trovo benissimo e sento l’affetto e la stima dei tifosi. La LegaPro era l’obiettivo già l’anno scorso e lo sarà anche quest’anno, con ancora più stimoli e voglia…”
C’eri anche tu, a Prato, in quella gara sciagurata, terminata però con gli applausi del pubblico… “C’ero, e lì ho capito quanto amo questi colori e la gente di Piacenza: ricordo la pelle d’oca che avevo nell’uscire dal campo tra gli applausi. Lì è scoccata la scintilla e ho deciso di restare, oltre ogni categoria”. E poi c’è mister Monaco, che punta parecchio su di te… “Ci conosciamo bene, non abbiamo mai smesso di sentirci durante questi anni, perché lo considero un’ottima persona e un tecnico molto preparato: penso sia l’uomo giusto per portarci in LegaPro…” Secondo te cosa è mancato l’anno scorso per la promozione? “Un po’ di esperienza da parte di tutti:
giocatori, ambiente, società. Quest’anno ci riproveremo, ma con la consapevolezza di conoscere bene la categoria”. Hai vissuto momenti difficili con questa maglia, giocando senza stipendio, con penalizzazioni di 11 punti. Oggi, invece, la musica è cambiata… “Sì, abbiamo una società fortissima alle spalle, innamorata di questi colori: gente seria, che rispetta sempre gli impegni e che ci mette in condizione di lavorare al meglio”. Da uomo simbolo della squadra, cosa ti senti di promettere ai tifosi? “Posso garantire, mettendoci la faccia, che l’impegno non mancherà mai. I tifosi vogliono questo e, dopo anni di grande sostegno, se lo meritano ampiamente!”.
I SOGNI DI VOLPE
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L’obiettivo è il salto di categoria, con il Piacenza ovviamente...
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I RE RDEL MERCATO / ALESSANDRO LUCCI
NEL SEGNO DI LUCCI Elegante nei modi e nella professione, un procuratore vero...
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COLPI DI CLASSE Dagli inizi nel mondo della moda a Serginho, passando dal cuore di Taddei, da Cuadrado e Vucinic. Alessandro Lucci si racconta. di Marco CONTERIO
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oma. In cielo splende il sole. Sembra tutto perfetto, quando c’è il sereno qui. E quest’aria capitale, fatta di gloria e di memorie, è perfetta per raccontare una storia. Alessandro Lucci apre le porte della sua vita sorridendo. Poi si siede e racconta. Perché il suo è un viaggio che parte da lontano. Ha le luci della ribalta di Hollywood, il caldo vento del Medio Oriente, il volto di Diego Armando Maradona, ha i contorni ben definiti della sua Roma. E poi c’è lui. Jerry Maguire. “E’ un film che mi ha ispirato. Tom Cruise, agente di giocatori di football americano, basa tutto sul rapporto umano e non tratta i suoi assistiti come carne da macello. Poi gliene resta solo uno, considerato da tutti un mediocre. Lui però lo segue, lo coccola, lo motiva. Usa bastone e carota. E poi... Meglio non rovinare il finale, no?”. Allora riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dall’inizio. “Nasco a Roma, vicino San Pietro, poi trapiantato in zona Fleming. Arrivo dal mon-
foto Samantha Zucchi/Image SPORT do della moda, mio zio era socio di alcune boutique di un vero genio come Gianni Versace. Era una vetrina sul mondo, era la moda del talento, lavoravo in Via Borgognona. Ho conosciuto e vestito tanti divi, da Madonna a Elton John, da Mike Tyson a Diego Armando Maradona”. Diego, El Diez. “La boutique era chiusa alle 21 ma c’erano tremila persone fuori ad aspettarlo. Ho un buon rapporto con lui, sono anche andato a trovarlo a Siviglia, in Argentina”. Viaggiare fa parte della sua vita, sin da quel periodo. “Sono stato, in quegli anni, spesso in Francia, dal figlio del Re degli Emirati. Trasportavamo praticamente l’intera boutique a Parigi, eravamo alla corte del sultano. E’ stata un’esperienza di quindici anni bella, intensa, formativa, che mi ha permesso di mettermi a confronto con culture diverse e di imparare correntemente quattro lingue”. Non v’è arte là dove non v’è stile, diceva Oscar Wilde. Ed il calcio come s’inserisce? “Mio padre era calciatore. Era uno alla Mazzola. Stava andando alla Lazio,
negli anni ‘50, ma c’era una squadra legata all’Enel che gli fece una proposta. All’epoca si pensava anche al dopo carriera ed optò per la seconda. Finì per diventare dirigente”. Passaggi della vita. Poi svolte. “La mia arrivò per caso, come nascono le cose belle della vita. Alen Boksic mi consigliò di intraprendere questa carriera. Volevo avvicinarmi a questo mondo e mi disse che avevo le qualità giuste. C’era lo zoccolo duro degli agenti, una categoria ancora non esplosa mediaticamente. Ricordo però ancora l’importanza delle figure dei vari Tinti, Branchini, D’Onofrio, per dirne alcuni. E proprio il grande rapporto umano di quest’ultimo con Boksic, mi convinse a seguire questa strada”. Svolte. Ma anche stazioni. Una delle più importanti si chiama Serginho. “Il mio obiettivo era: pochi ma buoni, qualità anziché quantità. Lo conobbi attraverso Cafù e intorno al 1999 seppi della possibilità di un suo passaggio al Middlesborough. Era al Milan, con Zaccheroni giocava poco, così lo chiamai. L’operazione non si fece ma poco dopo mi disse che voleva me come suo agente. Poi al Milan arrivò Cesare Maldini”.
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Il padre ‘putativo’ di Serginho. “Già: gli disse di giocare più libero, vinse anche il premio di migliore in campo per cinque volte. A fine stagione mi trovai davanti Galliani per il rinnovo del ragazzo e per questo sarò sempre grato a Serginho, al quale è dedicato il logo WSA. Ed al Milan: ero nessuno ma mi hanno trattato con grande rispetto, da società unica. Ho trattato con i club più prestigiosi ma hanno un fascino incredibile”. Il Brasile, per lei, significa molto. “In una finale Champions avevo anche
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Jerry Maguire è un film che mi ha ispirato: si basa tutto sul rapporto umano con gli assistiti
chiedeva Ricardo Carvalho, ma non era facile. Al Bayern arrivò Van Gaal, disse di non contare più su Lucio. Così mi chiamò il suo agente per una consulenza: fu una mia idea, entrai in contatto con l’Inter ed in tre giorni si definì tutto”. La più laboriosa? “Vucinic alla Roma. Il Lecce voleva monetizzare, l’Udinese era pronta al grande colpo ed i giallorossi avevano poca liquidità. Mirko però voleva, sognava la Capitale. Fu una trattativa estenuante, oltre due mesi. Chiudemmo in prestito oneroso
L’IMPORTANZA DEI LEGAMI Lucci crede molto nel rapporto umano con i giocatori...
Roque Junior oltre che Serginho. Sono sempre andato spesso lì, per conoscere e vedere dal vivo i talenti. Devi sapere chi hai di fronte, quando sei davanti ad un club devi essere in grado di spiegare che il ragazzo è un professionista e non solo un talento”. Trattative, curiosità. Ci racconta la più semplice della carriera? “Lucio, all’Inter dal Bayern Monaco. I tasselli erano tutti al loro posto, una situazione incredibile. I nerazzurri volevano un difensore centrale, Mourinho
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con riscatto per la metà nel primo anno e la seconda nell’anno successivo. Però furono tutti contanti, perché Vucinic è un giocatore unico, capace di grandi cose”. Adesso è lui, Sultano negli Emirati. “Dopo tanti anni e successi a grandi livelli, dopo aver vinto tanto a livello di club e personale, voleva un’esperienza più serena ed è andato all’Al-Jazira. Da cinque mesi lavoravo a questo, è stata una scelta di Mirko e della famiglia. Va a giocare in un posto dove può togliersi ancora grandi soddisfazioni a livello
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personale e non dimentichiamoci che è ancora relativamente giovane”. Ha rapporti intensi coi suoi assistiti. Alla Maguire, vien da dire. “Ne cito uno, Rodrigo Taddei. Lo conobbi a Siena, quando perse tragicamente il fratello. E’ una delle persone più belle mai incontrate in vita mia, lo dico col cuore. Riuscì professionalmente a riprendersi, stava per andare alla Roma, ma l’allora presidente De Luca disse di no. Intraprendemmo per la prima volta nel calcio una causa per mobbing poi rien-
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Vengo dalla moda. Ho vestito tanti divi, da Madonna e Elton John, fino a Maradona
offro consulenza. Vogliamo essere un punto di riferimento, perché è un mondo subdolo, dove è facile perdersi per le grandi pressioni e vogliamo mettere a disposizione tutto il nostro know how per supportarli. E sopportarli”. Bastone e carota. “Già: quando serve, dobbiamo anche essere duri”. Dai gol che le dedicano, non pare. “Bertolacci l’ha fatto alla prima in A, contro la Juventus. Vucinic per la prima
CHE SQUADRA
Lucci mostra le maglie di alcuni dei suoi assistiti...
trata. Poi riuscì ad approdare in giallorosso che preferì a Inter e Juventus”. Ora, dopo i canti d’amore riservatigli dal pubblico di Roma, c’è il Perugia. “Una scelta ponderata, ha abbracciato il progetto con convinzione ed emozione. E’ stato travolto dal progetto del presidente Santopadre, insieme vogliono raggiungere grandi traguardi”. Chi è Taddei? “Un guerriero educato. Una persona splendida. Il ragazzo ideale al quale
doppietta. Rafael, ex Messina, disse davanti alla telecamera ‘Jerry, è per te’, riferendosi al film di cui parlavo prima”. Gioielli, perle. Qui parliamo di oro zecchino: Juan Guillermo Cuadrado. “L’ho conosciuto a Lecce, attraverso i compagni Bertolacci e Giacomazzi. Il feeling è nato subito, dai primi giorni. Il rapporto va al di là di quello professionale, c’è una grande relazione umana con lui ed anche con la madre e la sorella. E’ un rapporto che ci dà la possibilità di vivere i momenti belli e meno belli con
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DA VUCINIC A BERTOLACCI Per Lucci ogni giocatore ha la stessa importanza...
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Con Cuadrado il feeling è nato subito: il rapporto va al di là di quello professionale grande coinvolgimento emotivo”. Emozioni. Ma anche futuro. Parliamo di Alessandro Florenzi. “Non è una scoperta, visto che ha già mostrato di avere certi colpi già negli ultimi anni del settore giovanile alla Roma e poi a Crotone. Adesso si sta però consacrando e diventerà un calciatore di livello internazionale, tra i top nei prossimi anni. Ne è testimonianza il fatto che, ogni qual volta mi siedo ad un tavolo con club prestigiosi, c’è sempre la domanda interessata su Alessandro. In Italia ed in Europa”. Quest’anno ha vinto il titolo come miglior agente: cosa ha provato? “E’ stato il coronamento un percorso nato tanti anni fa in punta di piedi, un premio non solo per me ma anche per il mio gruppo di lavoro. Il team lavora giorno dopo giorno, insieme, unito, sono persone indispensabili per la mia crescita”. Andiamo con qualche curiosità: chi non ha fatto la carriera che sperava? “Davor Vugrinec. Giocatore incredibile, ma staccata la spina delle motivazioni si è perso. Fu lui, però, a consigliarmi di seguire Vucinic. Mi disse: ‘a Lecce ci sono
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NON SOLO CALCIO
Una scuderia importante ma tante altre passioni, come il jazz...
due ragazzi. Uno è un fuoriclasse, l’altro è forte’. Vucinic e Bojinov...”. Gusti, vizi, curiosità: cosa ascolta, Lucci? “Amo la musica. Il jazz, mi rilassa John Coltraine, ma ascolto di tutto. E poi cinema, arte contemporanea: è un mondo affascinante, questo, vorrei scoprire questa meravigliosa arte concettuale”. Le va di parlare della sua famiglia? “Mia moglie Yaima, cubana, è una persona positiva, solare. Un punto di riferimento nella vita, preziosa per tante cose, determinante. Poi due figli, due gioielli. Carolina, la nostra principessa, e Leonardo, il nostro dandy”. Taddei li ha anche accompagnati in campo. “Quattro anni fa entrò in campo con mia figlia Carolina ed alla prima da titolare in questa stagione appena terminata, era mano nella mano con il mio piccolo Leonardo. Un’emozione vera, una gioia unica per un padre. Per questo lo ringrazierò per sempre, per tutta la vita”. Emozioni, eterne. Come il cielo sopra Roma. Vorresti non se ne andasse mai.
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Taddei è una persona splendida. E’ stato travolto dall’entusiasmo di Perugia Calcio 2OOO
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SPECIALE FIORENTINA DECENNALE DELLA VALLE
di Stefano BORGI
LA FORZA DEI DELLA VALLE Solidità finanziaria e passione vera, la ricetta della famiglia viola...
APPUNTAMENTO CON LA STORIA... I Della Valle festeggiano il 10° anno in Serie A, ma la bacheca è ancora vuota... 48
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SPECIALE FIORENTINA
foto Federico DE LUCA
ANDREA E DIEGO
Due fratelli con il viola nel cuore, manca solo un trofeo...
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re presidenti, quattro direttori sportivi, otto allenatori. E ancora due qualificazioni in Champions League (reali, più un altro paio virtuali), due quarti posti (gli ultimi) che gridano vendetta. Poi una semifinale Uefa, un ottavo di Champions, una finale di Coppa Italia, per un totale di 602 punti che vogliono dire il 5° posto come piazzamento medio. Sullo sfondo la storia di Calciopoli, vero, unico grandissimo neo di un decennio da ricordare. 2004-2014, la Fiorentina batte il Perugia nello spareggio per tornare nella massima serie e si riappropria della sua gloria. Via quella maglia
bianca con la striscia in mezzo, via quel nome romantico ma improprio... Florentia Viola. Evitata poi la gogna della C1, superato il purgatorio della Serie B, la Fiorentina torna nel posto che le spetta... la Serie A. Del resto basta dare un’occhiata al palmares: due scudetti, 6 coppe Italia, 1 coppa delle coppe, 1 finale di Coppa dei Campioni. C’è chi ha fatto di meglio, certo, ma anche molto di peggio. Però, c’è un però. In questi dieci anni ci sono state vittorie parziali, piazzamenti di prestigio, mentalità e gioco propositivi. Sono arrivati calciatori di nome (basti pensare a Mutu e Gilardino, Rossi e Gomez), il gradimento nazionale ed internazionale, un’immagine pulita dedita alla solidarietà, al fair-play.
Fuori dal campo l’abbattimento delle barriere dalle tribune del Franchi, una tifoseria senza macchia e senza paura, la realizzazione del mini-centro sportivo. Chapeau, non c’è che dire. A tutto questo manca un’affermazione, un titolo, manca di alzare un trofeo. Dieci anni vissuti da protagonista ai quali manca l’Oscar. Quanto meno la nomination. La Fiorentina, va detto, c’è andata vicino con la finale di Tim Cup: colpa di Genny “la carogna”? Dell’assenza contemporanea di Cuadrado, Rossi e Gomez? Colpa di Ilicic che sbaglia un gol davanti a Reina? Ok, può darsi... Però la sostanza non cambia, è giunto il momento di scrivere il proprio nome, di riempire una bacheca tristemente vuota che stride col decen-
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SPECIALE FIORENTINA
nio che andiamo a tratteggiare. I primi 10 anni in Serie A di Diego ed Andrea Della Valle. MALE NON FARE, PAURA NON AVERE - In origine era un proverbio, in seguito una raccomandazione che usava fare il nonno dei Della Valle. La frase fu ripresa da papà Dorino, per poi diventare (dalle parti di Casette D’Ete) un vero e proprio “must”. Diego e Andrea, quelle parole le hanno sempre portate con sè. Sopratutto Diego le faceva sue nelle interviste, nei talk-show che lo vedevano protagonista. Ancora Diego le ha ripetute all’infinito davanti ad inquirenti e magistrati nel periodo di calciopoli. Eh già perchè, per raccontare Diego e Andrea Della Valle non si può prescindere dalla pagina più nera del calcio italiano. Ancor di più (se possibile) per
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Manca ancora un tassello ai Della Valle, vincere un trofeo calcio, si è sottratto ai riflettori lasciando il timone al fratello Andrea, di dodici anni più giovane, deluso (diciamo pure offeso) dall’ingiustizia pallonara. Come dimenticare, infatti, i 40 punti di penalizzazione inflitti alla Fiorentina nel campionato 2005-2006, i 19 (poi ridotti a 15) per il campionato successivo, le due Champions League perdute (e 40 milioni di euro gettati al vento). Inutile ricorda-
“patron” viola. “Scusa Cesare, verresti ad allenare la Juve?” (sembra avesse chiesto l’allora dirigente bianconero ndr.) Apriti cielo... in nome della correttezza di cui sopra Diego se la legò al dito salutando la compagnia. Intendiamoci, Diego Della Valle resta il vero padrone della Fiorentina, dall’alto dalle sue quote di maggioranza di Hogan e Tod’s. Diego tutto sa, tutto conosce, tutto decide. Quando serve Diego interviene, quando serve Diego piomba a sorpresa nel ritiro e sprona i “ragazzi”. Carisma e personalità, di certo, non gli mancano (per informazioni chiedere a Marchionne piuttosto che agli Elkann). Sopratutto Diego controlla i conti attraverso il braccio destro Mario Cognigni, attuale presidente esecutivo ed amministratore delegato. Però non gli chiedete di “sporcarsi le mani”, non più, non gli chiedete giudizi tecnici
UN TIFO ESAGERATO Il popolo viola crede ciecamente nel progetto dei Della Valle...
Diego Della Valle, entrato nel calcio con l’intento di cambiarlo (ricordate la battaglia in Lega per i diritti TV e gli scontri con Galliani?) e che dallo stesso calcio è stato travolto, trasformato, trasfigurato... ovviamente in peggio. Per questo don Diego ripeteva: “Male non fare, paura non avere”, convinto della propria innocenza, convinto dell’innocenza della Fiorentina. E invece i processi si susseguirono fino alle condanne, dapprima cinque anni e proposta di radiazione, poi ridotti a quattro dalla CAF, quindi tre anni e nove mesi comminati dalla Corte Federale. Sullo sfondo il reato di illecito sportivo (poi derubricato a “illecito presunto”) e la violazione dell’art. 1 (lealtà sportiva). Un affronto, una beffa impossibile da assorbire. Anche per questo Diego piano piano si è allontanato dal
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re, poi, il danno d’immagine subìto da un capitano d’industria che fa della correttezza nella vita e negli affari il proprio cavallo di battaglia. A sublimare il tutto, infine, lo scontro con Cesare Prandelli del giugno 2010, quando una serie di comunicati impazziti misero fine all’idillio tra il “Mago di Orz” e la società Fiorentina. Galeotta fu una telefonata di Bettega allo stesso Prandelli sdoganata dal
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Si chiama Andrea ed è la vera colonna della Fiorentina
nè tantomeno di perdere tempo con nani e ballerine. Il circo mediatico del calcio non fa per lui. Al massimo Diego Della Valle fa capolino al “Franchi” nelle partite di cartello, e quando succede è sempre una festa. LO CHIAMEREMO “ANDREA” - Provate a chiedere a qualsiasi tifoso viola chi è il vero presidente della Fiorentina. Vi risponderanno: “Andrea”. Basta la parola. Anzi, basta il nome... come si farebbe con un vecchio amico. Alcuni azzardano addirittura un “andreino”, che la dice lunga sul rapporto privilegiato con Firenze. Comunque una persona della quale fidarsi. Ecco, Andrea Della Valle è proprio questo: un fratello maggiore, uno da abbracciare, da stringergli la mano, uno a cui dare una pacca
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sulle spalle. Quando lo incroci (magari davanti al “Bar Marisa”, covo storico dei tifosi viola), quando gli chiedi un autografo. I suoi bagni di folla, ormai, hanno fatto storia: in primis al termine di ogni partita, davanti alla tribuna del Franchi. Il venerdì, poi, appuntamento di fronte al centro sportivo, lui e la stampa. E poi in ritiro, da Cortina a Moena, da San Piero a Montecatini. Oppure (l’ultima in ordine di tempo, forse la più significativa) durante la presentazione di Mario Gomez: era il 15 luglio scorso, 25.000 tifosi idealmente stretti intorno ad “Andrea” per accogliere super Mario, depositario delle speranze europee di un’intera città. Del resto Andrea Della Valle incarna la passione di tutta la Firenze viola. Qualcuno lo ha paragonato a Vittorio Cecchi Gori, qualcun altro lo aspetta “in balaustra”, come soleva fare il circense produttore cinematografico. Alt, fermi tutti... ADV è un passionale, un sanguigno, a volte un istintivo. Allo stesso tempo, però, è persona per bene, edu-
IL MUSEO VIOLA
Raccontare Firenze attraverso la Fiorentina. Fiori all’occhiello la “Hall of Fame” ed una nuova sede... “Un museo permanente da dedicare alla storia della Fiorentina e dei campioni che ne hanno fatto la gloria. Un ente che produca pubblicazioni e crei rapporti stabili con le maggiori istituzioni culturali cittadine. Infine realizzare ogni azione che racconti la storia della città attraverso la Fiorentina. Queste le tre finalità principali del Museo. Poi, se vuole, le racconto anche come siamo nati...” Inizia così Andrea Claudio Galluzzo, presidente del Museo Fiorentina, uno degli autori più apprezzati di testi storici sulla Fiorentina e sul Calcio Storico. Prego presidente, l’abbiamo interrotta... “Innanzitutto il Museo Fiorentina è un ‘brand’. Nasce il 29 luglio 2009 come una onlus e nel 2012 si trasforma in Fondazione grazie alla collaborazione con la Fiorentina. Fu l’AD Sandro Mencucci ad
cata, riflessiva. Andrea è una persona vera, e come tutte le persone vere sa far bene entrambe le fasi. Certo, in passato non sono state tutte rose e fiori. Anche per lui un decennio che si è aperto con calciopoli, con le condanne, anche lui a dire... “Male non fare, paura non avere”. Andrea però ha resistito, e si è caricato sulle spalle l’orgoglio di un popolo. Andrea ha vissuto appieno l’era Prandelli diventandone amico e confidente, Andrea ha sofferto il biennio MihajlovicDelio Rossi culminato con la “cazzottata” tra Ljajic ed il tecnico di Rimini. Andrea si è ripreso la Fiorentina a luglio 2012 quando si è confrontato col fratello Diego, ottenendo il rilancio in grande stile del progetto Fiorentina. Ed allora in un colpo solo sono arrivati Cuadrado, Gonzalo Rodriguez, Borja Valero e Aquilani. Ha tenuto Jovetic per farci una sontuosa plusvalenza, ha scommesso su Pepito Rossi ed ha avuto ragione. Ha scovato il duo Pradè-Macià col quale sta costruendo il sogno di una grande Fiorentina.
Ora è pronto per un trofeo, qualunque esso sia. Il tutto senza “sbracare”, senza cedere a manie di grandezza. Per questo, anche noi, lo chiameremo Andrea. APPUNTAMENTO CON LA STORIA - Insomma, Diego e Andrea Della Valle... due facce della stessa medaglia. Così diversi tra loro, il primo freddo e ragionatore, il secondo entusiasta e trascinatore, uniti da un obiettivo comune: portare in alto la Fiorentina. Lo abbiamo detto, la missione è aprire quella bacheca e riempirla, con un titolo, una coppa, un trofeo da tramandare ai posteri. E poi il nuovo stadio alla Mercafir, il sogno della Cittadella Viola, il legame con una città da stringere sempre di più... e renderlo indissolubile. Tante idee, tanti progetti a 12 anni da quel 2 agosto 2002 (data dell’acquisizione del titolo sportivo), con 10 anni di Serie A sulle spalle da quel famoso spareggio... Diego e Andrea ci credono, Firenze è con loro.
avere l’idea convocando (su consiglio di Fino Fini, presidente del Museo di Coverciano) il sottoscritto e David Bini, grande collezionista di materiale viola oggi vicepresidente del Museo. Mi piace ricordare anche Andrea Della Valle, oggi membro del Senato del Museo, che ha deciso di occuparsi in maniera diretta dello sviluppo della Fondazione”. Non male per una proprietà accusata a più riprese di non considerare la storia viola e dimenticare i campioni che hanno fatto grande la Fiorentina. A proposito di campioni... “La Fiorentina, attraverso il Museo, è stato il primo club calcistico italiano a celebrare la propria Hall of Fame (nel 2014 sarà celebrata la terza edizione ndr) - prosegue Galluzzo non senza orgoglio. Ogni anno infatti viene festeggiato l’inserimento di campioni e dirigenti viola nella galleria degli onori della Fiorentina”. Avanti con gli appuntamenti... “Il Derby Storico e la “Florence Football Cup”, due manifestazioni a sfondo benefico organizzate dalla Fiorentina attraverso il Museo. Poi le Mostre tematiche in luoghi prestigiosi del centro cittadino. L’ultima è stata quella dedicata ai “Bomber Viola” realizzata a Palazzo Medici Riccardi. In-
ANDREA CLAUDIO GALLUZZO
fine le iniziative editoriali come “I Leoni di Ibrox” (volume celebrativo della vittoria in Coppa delle Coppe del 1961), e gli annuari ufficiali della Fiorentina”. Progetti per il futuro? “La sede innanzitutto. C’è un accordo col nuovo sindaco Dario Nardella per reperire una sede nel centro storico di Firenze. Siamo fiduciosi per una soluzione a breve in quanto il sindaco ha confermato pubblicamente la sua volontà di portare a compimento quest’opera fondamentale per lo sviluppo del Museo”.
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SPECIALE FIORENTINA
L’ANIMA VIOLA Pasqual è uno dei simboli della Fiorentina dei Della Valle.
LA ‘MIA’ FIORENTINA DA... NOVE! Pasqual, senza ombra di dubbio, è l’anima della Viola dei Della Valle…
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li uomini passano, la Fiorentina resta. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Per i tifosi una sorta di regola, e come in ogni regola che si rispetti c’è un’eccezione che la conferma. A Firenze un signore come Manuel Pasqual, arrivato dall’Arezzo nell’estate 2005, festeggia quest’anno
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il 10° anniversario con i viola. E allora la domanda sorge spontanea... Scusi Manuel, come si fa a rimanere per così tanto tempo nella stessa squadra? “Ci vogliono molte componenti - risponde con soddisfazione. Innanzitutto il modo di pensare e vedere il calcio. La fedeltà, l’appartenenza ad una realtà per me hanno un valore altissimo. Se poi
questa realtà si chiama Fiorentina allora tutto è più facile. E poi ci vuole la società che crede in te, oltre alla professionalità e la disponibilità del giocatore”. E lei non ha mai pensato di andarsene? “Sinceramente nel 2009 le cose non andavano bene: non giocavo, l’allenatore (Prandelli ndr.) non mi vedeva, stavo spesso in tribuna. Però la società mi ha convinto a rimanere, il direttore Corvino fece di tut-
SPECIALE FIORENTINA
CAPITANO VERO
Alla caccia di un trofeo, Pasqual ha già conquistato la fascia di capitano...
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Nel 2009 potevo andarmene, ma Corvino fece di tutto per tenermi to per tenermi. E poi mia moglie stava per partorire, insomma... le componenti di cui sopra. Tutte devono coincidere”. Facciamo un passo indietro: la prima cartolina da Firenze. “Il piazzale Michelangelo. Era il giorno della mia presentazione e passammo da quel posto meraviglioso. Ebbi subito l’impressione di aver fatto la scelta giusta. Mi aspettava una conferenza a tre voci: Frey, Brocchi ed il sottoscritto. Capirai, per un ragazzo che veniva dalla serie B stare accanto a due personaggi simili, sostenuto da una società organizzata e prestigiosa come la Fiorentina... Un sogno”. Ed infatti fu subito un crack...
“Dopo poche giornate ero già titolare, sfornavo assist in continuazione, la squadra giocava e vinceva. Alla fine arrivammo quarti e conquistammo la qualificazione in Champions. Anche se...” Questa pausa c’entra forse con calciopoli? “Fu una mazzata. Eravamo tutti molto tristi, nello spogliatoio c’era un’aria pesante... e con lo spauracchio della serie B qualcuno voleva andarsene. Poi ci riprendemmo e disputammo una grande stagione. I giocatori buoni, certo, non mancavano: Mutu, Toni, Liverani...” Un anno dopo inizia la crisi con Prandelli. “Il mio rapporto col mister è stata una giostra, un otto-volante. Grandi picchi in alto, grandi discese in basso, a volte non ci siamo capiti. Però devo dargli atto di essersi saputo ricredere: mi ha richiamato in Nazionale, mi ha dato di nuovo fiducia...” Ci racconti la Fiorentina del dopoPrandelli...
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Calciopoli il momento più brutto, il più bello la fascia di capitano “Guardi, chiunque fosse venuto dopo Prandelli avrebbe trovato difficoltà. Comunque venivamo da cinque anni fantastici, con grandi risultati. Qualcuno dice che i Della Valle stessero mollando, che era in atto un ridimensionamento... non è vero. Anzi, forse proprio in quel periodo furono spesi più soldi che in passato, ma quando le cose non girano c’è poco da fare”. La svolta arriva con Montella. “Il segreto fu il coraggio di azzerare tutto. Ricordo che i primi giorni a Moena (luglio 2012 ndr.) dei vecchi c’eravamo solo io e Neto. Poi arrivarono Viviano, Roncaglia, e via via tutti gli altri. Disputammo una grandissima stagione, la gente si s’innamorò della Fiorentina. Io
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SPECIALE FIORENTINA
SI SENTE IMPORTANTE Pasqual sa di essere un punto di riferimento nello spogliatoio gigliato...
diventai addirittura capitano!” Come avvenne l’incoronazione? “Esagerato! Certo non nego sia stata una grandissima soddisfazione. Montella durante il pre-campionato dette la fascia un pò a tutti, poi alla fine venne da me e mi nominò capitano. Mi disse che voleva premiare il mio modo di stare “dentro” la squadra, il senso di appartenenza. Non male no?” Forse è un’impressione, ma la voce di Manuel non è più ferma e stentorea come ad inizio chiacchierata. Meglio andare con qualche domanda più secca... Un aggettivo per Andrea Della Valle. “Trascinatore. Ma non solo... E’ un presidente esemplare. Lo avete visto, esulta come un bambino ad un gol contro la Juve, ci carica quando entra nello spogliatoio. Allo stesso tempo ci dà serenità quando resta con noi in ritiro”. Uno per Diego? “No, per Diego non ce l’ho. Dico solo che quando parla, le sue sono parole pesanti, che lasciano il segno. Come quella
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Alla Fiorentina voto nove per questi 10 anni, solo perchè manca una vittoria volta a Milano (il 6 aprile 2012, prima di Milan-Fiorentina 1-2 ndr.) venne in ritiro il venerdì, ed il sabato ci giocavamo la permanenza in serie A. Fu una scossa decisiva, ed infatti vincemmo”. Un giocatore che più di altri ha caratterizzato questo decennio. “Dico Luca Toni. Per la sua incisività, la capacità realizzativa. Sul piano umano dico Jorgensen e Dainelli, i miei due capitani. Leader silenziosi, minore impatto mediatico ma grandissimo peso nello spogliatoio”. Il suo rapporto col tifo viola. “Buono, buonissimo. Certo, il pubblico
viola è molto vicino alla squadra, è esigente, anch’io ho ricevuto delle critiche. Però sono orgoglioso di loro, perchè in questi 10 anni c’è stato un solo episodio dove ci hanno squalificato il campo (nel 2005, dopo un Fiorentina-Juve di coppa Italia ndr.) poi più niente. E se guardate cos’è successo a Roma per la finale di Tim Cup c’è solo da applaudirli”. In chiusura diamo un po’ di numeri: un voto a Pasqual per questi 10 anni. “No, non ci casco, i voti me li dovete dare voi. Semmai posso darmi un voto per l’impegno, per il sacrificio... e mi do un bel 10!” Ed un voto alla Fiorentina? “Direi un nove, ma solo perchè è mancata una vittoria” A proposito... “Alt, lo so dove vuole andare a parare. Io però non me la sento di fare promesse. E’ ovvio che, da capitano, ci metterei la firma per alzare un trofeo. Dello scudetto poi non ne parliamo, sarebbe un sogno ad occhi aperti. Diciamo che ce la metteremo tutta, poi vediamo...”
TAGA E L’INTER
I giovani nerazzurri impegnati sui campi del centro sportivo di Lainate...
CENTRO SPORTIVO TAGA LAINATE
di Thomas SACCANI
TAGA, LA STORIA TORNA D’ATTUALITA’ Una volta fiore all’occhiello della zona milanese, il centro sportivo sta tornando grande, anche grazie ad ospiti illustri…
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na realtà in divenire. Un tempo punto di riferimento per tante squadre della periferia milanese, il centro sportivo di Lainate, ora denominato Taga, sta tornando in auge, grazie alla passione di Rinaldo Perfetti e Walter Del Corso, i due soci che lo stanno riportando alla vita. Calcio2000 è andato a far visita al centro, stuzzicato dalla presenza di diverse giovanili dell’Inter… Buongiorno Rinaldo, ci racconti un po’ della storia di questo centro sportivo… “Beh, ha una storia importante alle spalle. Nella zona, era un punto di riferimento. Dopo un periodo di inattività, è tornato operativo, pronto a tornare ai fasti di un tempo. Stiamo riportando la gente a conoscere, nuovamente, questo centro che, dal nostro punto di vista, può offrire molto. Vogliamo offrire non solo campi di calcio dove i ragazzi si possono allenare, ma uno spazio verde per le famiglie e la possibilità, grazie ad un punto ristoro importante, di vivere una giornata all’insegna della famiglia”.
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Da sinistra Walter Del Corso, Rinaldo Perfetti e Dario Zanotto...
Il centro sembra ben fornito a livello di campi… “Sì, onestamente abbiamo diverse opzioni. Possiamo contare su un campo da tennis, due da calcetto scoperti, tre coperti, un campo a sette e ben due campi a 11 in erba naturale. Insomma, possiamo mettere a disposizione di chiunque diverse opportunità”. Intanto vediamo tanti ragazzi dell’Inter che corrono sui vostri campi… “Ed è motivo di grande orgoglio. Grazie all’amico Dario Zanotto abbiamo avuto l’onore di ospitare tanti ragazzini delle
giovanili dell’Inter. Vedere dei ragazzini su campi che, fino a qualche tempo fa, erano deserti è un motivo per impegnarsi ancor di più in questo grande progetto”. Intanto state lavorando per avere dei vostri ragazzi e affiliazioni con società calcistiche limitrofe, corretto? “Esattamente, abbiamo tanta voglia di partire. Non è facile, ma è quello che vogliamo fare. Vogliamo riportare il centro ad essere frequentato come ai vecchi tempi con, in più, tante offerte collaterali per permettere alla famiglia di vivere il calcio, e non solo, al meglio”.
CHE BELLA FESTA C’è tempo anche per festeggiare l’Inter, con tanto di torta...
TUTTI IN CAMPO
Non c’è sosta per i ragazzi, c’è da lavorare e divertirsi...
DARIO E DIEGO…
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ra coloro che stanno aiutando il centro Taga a rinascere c’è un certo Dario Zanotto. Non un nome banale, tutt’altro. Per oltre 25 anni, è stato “l’uomo delle sponsorizzazioni dei grandi campioni”. Ci spieghiamo meglio. Dario, prima per Puma poi per Asics, ha assicurato a tanti fuoriclasse gli scarpini da calcio. Tra i suoi assistiti, un certo Diego Armando Maradona: “All’inizio il tutto doveva limitarsi a rapporti di sponsorizzazione ma, con il passare del tempo, il nostro legame è diventato forte. Ad esempio, durante i Mondiali del 1990, mi ha voluto con lui quando ha realizzato un calco del suo magico piede per la creazione dello scarpino da calcio…”. Maradona è solo uno dei tanti. Nedved, Schillaci, Grosso, Pruzzo, Nesta, Baresi, Zenga, Vialli, Mancini, Veron, Matthaus, la lista dei campioni “seguiti” da Zanotto è infinita. Ora un’altra sfida, aiutare, da lainatese doc quale è, il centro Taga a tornare grande: “Ci saranno delle sorprese, qualche campione potrebbe arrivare presto”. Se lo dice Dario c’è da crederci…
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BOMBER VERO
Classe 1968, Ravanelli è stato un signor attaccante....
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I GIGANTI DEL CALCIO FABRIZIO RAVANELLI
IN PUNTA DI PENNA… BIANCA Tra esordi, il salto in Premier e Ligue 1, e una pagina di storia con la maglia della Juventus. Ravanelli si racconta a Calcio2000… di Simone LORINI
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foto Federico DE LUCA
a Perugia a Perugia: la lunga carriera di calciatore di Fabrizio Ravanelli, ben 19 anni, la maggior parte ad altissimo livello, è un cerchio perfetto che parte e finisce in Umbria. In mezzo, la storia della Juventus, degli italiani in Inghilterra e Francia, ma anche tante soddisfazioni personali, come quella del ritorno da vincitore nella propria terra: “Quando sono partito da Perugia attorno a me c’era grande diffidenza, in pochi credevano nelle mie qualità o quantomeno non le ritenevano tali da permettermi di giocare ad altissimi livelli. Chi invece mi conosceva nel profondo, sapeva bene qual era la mia determinazione e la mia voglia di arrivare. Ogni qual volta sono tornato con la maglia della Juventus e della Nazionale tutti erano pronti a dire che su di me avevano sempre creduto, ma non è così. Al mio ritorno, a fine carriera, la considerazione per me era completamente diversa ovviamente: ero il simbolo di
quel Perugia, un giocatore affermato e di esperienza. Arrivai a gennaio che la squadra era ultima in classifica e feci una parte di campionato straordinaria, con 7 gol in poche partite, reti tutte pesanti. Arrivammo a salvarci sulla carta anche se perdemmo lo spareggio interdivisionale con la Fiorentina. Per me poi il ritorno a Perugia ebbe condizioni un po’ particolari: tornai a distanza di poco dalla scomparsa di mio padre, che ha sempre auspicato il mio ritorno a casa, dove ci sono le mie radici e la famiglia. Così è stato e sono felice che il suo sogno si sia avverato”. A volerla fortemente fu il patron Luciano Gaucci: che figura è stata per lei il presidente? “Un uomo d’altri tempi, così lo definirei. Una persona straordinaria, che si è messa a disposizione dei giocatori e della società, ha fatto grande il Perugia, facendo conoscere all’Umbria un calcio mai visto, portando la squadra persino in Coppa UEFA. L’ho conosciuto poco, ma mi ha dato ugualmente tanto: sono contento di Calcio 2OOO
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Sono partito dalla sedia di cartone e arrivato a quella di pelle aver fatto parte del suo progetto a Perugia e credo di aver dato tanto anche io. Spesso mi chiamava per sapere che aria si respirava nello spogliatoio, se c’era la voglia di vincere giusta e quindi faceva tanto affidamento su di me. Il quadro alle mie spalle (nella foto, ndr) è proprio un suo regalo: me lo donò in occasione di un’amichevole tra Perugia e Juventus e io giocavo per i bianconeri allora”. Prima del salto alla Juve è stato a Perugia, Caserta, Avellino e Reggio Emilia: quanto è stata importante la gavetta? “Fondamentale, non solo per la mia costruzione calcistica, ma anche come persona. Chi non l’ha fatta non può capire certi sacrifici e certi aspetti della vita. Anche le vittorie te le gusti molto di più: sono partito dalla sedia di cartone per poi arrivare a quella di pelle, nessuno mi ha mai regalato niente”. Alla Juve quattro anni fantastici, pieni di gol, vittorie e trofei in bacheca: la conclusione però, è stata amara, con una cessione inaspettata all’apice della carriera: “E’ così, pensa che alla vigilia di una partita contro la Fiorentina, l’Avvocato Agnelli mi chiamò nel suo ufficio per farmi vedere tutti i trofei, tutti i pezzi di storia della Juve e della famiglia, dicendomi che avrebbe voluto affidarmi la fascia di capitano della squadra dopo l’addio di Vialli, che si sapeva sarebbe andato via. Fu un attestato di stima incredibile per me e un incentivo a fare il massimo possibile nella fase finale del campionato e della Champions. Ritrovarmi ceduto, dopo aver vinto la Coppa dei Campioni da protagonista, essendo l’attaccante di riferimento della squadra e dei tifosi ed un uomo di punta per Lippi, è stata una batosta incredibile. All’inizio fece male, molto male, poi col tempo ho capito che lo ‘stile Juve’ era cambiato, che se c’era
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la possibilità di vendere a cifre importanti i pezzi da novanta, loro avrebbero ceduto. Dopo di me infatti furono ceduti Paulo Sousa, Vialli, Vieri, Zidane…”. 27 settembre ’94 (cinque gol), 13 dicembre ’92 (primo gol) e 22 maggio ’96 (Champions con gol): sportivamente parlando, qual è stato il giorno più bello della sua vita? “Sono tutti e tre giorni indimenticabili, ma la vittoria della Champions League è inarrivabile. Grazie ad un mio gol arrivammo a quella vittoria storica, parti-
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IDOLO BIANCONERO
Penna Bianca è diventato un simbolo della Juventus...
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La cessione mi fece male, poi ho capito che lo ‘stile Juve’ era cambiato contro uno squadrone come il Liverpool, fu una enorme gratificazione. Il giorno dopo l’Avvocato Agnelli mi chiamò per congratularsi. Il rigore? Mi spettava di diritto (ride, ndr), in quella squadra ero la stella e in quel momento, senza presunzione, ero uno dei primi tre attaccanti d’Europa. Lo dicono anche le statistiche”. La scelta di emigrare allora non era così in voga, anzi. Lei fu uno dei precursori: una scelta difficile da prendere? “No, assolutamente. Fa parte della mia mentalità, non è una fatica per me trasferirmi: anche durante gli Europei del 1996 avevo capito che si parlava di un calcio completamente diverso da quello italiano. Li metterei agli antipodi: uno è a nord, uno a sud. Uno è il vero calcio, l’altro è uno sport malato, lo si capiva già da allora. Per la mia carriera da globetrotter devo ringraziare mia moglie, una donna straordinaria che mi ha consentito di concentrarmi solo sul calcio sobbarcandosi la crescita di tre figli e l’amministrazione di una famiglia”.
colarmente cara all’Avvocato: una data che rimane indelebile nei cuori di tutti i tifosi juventini e testimonia quanto forte era quel terribile carrarmato che si chiamava Juventus”. Il 3 agosto ’96 invece è rimasto stampato nel cuore dei 30 mila accorsi al Riverside Stadium di Middlesbrough per vedere la tripletta all’esordio col la maglia del Boro: “E’ stato eletto come miglior esordio del calcio inglese, una cosa che dà grande soddisfazione. Fare una cosa del genere
In Premier è passato da ‘Penna Bianca’ a ‘Silver Fox’: il motivo è ovvio, ma chi le ha dato per primo questi soprannomi? “Il primo credo fosse dovuto alla somiglianza con Bettega, che aveva anche lui i capelli bianchi. In Inghilterra sono diventato subito una volpe argentata, per la facilità con cui sfruttavo le palle gol a mia disposizione. L’esultanza alla ‘Uomo Mascherato’, fu un gesto istintivo, erano gli anni delle esultanze particolari ma la mia è stata quella ad avere più continuità e la più originale (ride, ndr)”. E’ l’uomo dei record in bianconero, ma l’assenza dalla bacheca della Coppa Intercontinentale rimane il rimpianto più forte se si guarda alle spalle? “Devo dire di sì, è una coppa che sento ugualmente mia. Quelle erano le vere
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OVUNQUE IN EUROPA TITOLO DIDASCALIA
Middlesbrough, Testo didascalia O.Marsiglia, Derbydidascalia County e Dundee testo per Ravanelli.... testo didascalia.
Coppe dei Campioni e la vera Coppa Intercontinentale, perché a disputarsele erano solo le squadre che avevano vinto il campionato. Durante la finale ero naturalmente davanti alla tv e ricordo benissimo il gol di Del Piero, di Salas e il nostro trionfo”. Per quali avversari si è trovato a provare immediatamente un grande rispetto? “Maldini e Baresi: sono i due giocatori per cui ho provato sin da subito un enorme rispetto e duellare con loro, mi dava sempre quella scarica di adrenalina in più. Un altro difensore difficilissimo da battere era Pietro Vierchowood”. Il capitolo Nazionale è forse quello
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Nello sport, se vuoi arrivare, devi fare fatica e sacrifici meno bello e ricco nell’ampio libro della sua carriera, culminato con la sfortunata esclusione in extremis da Francia 1998: “Io della Nazionale ho ricordi molto belli: sono stato capocannoniere nelle qualificazioni per Euro ‘96 e anche in quelle per i Mondiali di Francia di due anni dopo. Sono stato solo sfortunato ad arrivare un po’ spremuto alla spedizione inglese,
dopo una finale di Champions vinta ed un tendine d’Achille che mi tormentava da tempo. La mia condizione era molto bassa, ero in riserva possiamo dire”. Maldini la escluse dal Mundial francese. “Purtroppo ho avuto questa broncopolmonite poco prima di partire, che ha costretto il mister Maldini ad escludermi e tolto la soddisfazione di disputare un Mondiale: ricordo però i 9 gol in 22 presenze in azzurro, un ruolino di marcia niente male direi”. Della sua esperienza francese cosa ricorda con più piacere? “Gli anni di Marsiglia sono stati fantastici, abbiamo sfiorato la vittoria del campiona-
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“” Il calcio
UNA RICCA BACHECA
Otto trofei vinti in carriera, tra cui la Champions League 1995/96 con la Juve...
italiano e quello inglese sono agli antipodi: uno a nord, l’altro a sud to due volte e una volta ce l’hanno portato via in maniera vergognosa con un’ultima partita tra Bordeaux e PSG da Ufficio Indagini. Non dimentichiamo anche la finale di Coppa UEFA persa contro il Parma, con 8 squalificati e a cui arrivammo senza mai perdere: avevamo uno squadrone, attrezzato per vincere la Champions League. Giocare al Velodrome con cinquanta mila spettatori è incredibile”.
ORA SI ALLENA Ravanelli punta a conquistare altri trofei nel nuovo ruolo di mister...
Ma a metà stagione ha scelto di tornare in Italia: “Si è presentata la possibilità di andare alla Lazio e in quei giorni si stava spegnendo mio padre: era malato da tempo e fu un mio desiderio tornare in Italia. Ho avuto la fortuna di ritornare in Serie A dalla porta principale, visto che quella Lazio era una delle squadre più forti d’Europa: abbiamo vinto subito Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa Italiane, un trittico che solo pochi anni prima avevo raccolto alla Juve”. 42 presenze in un anno e mezzo non bastarono tuttavia: tornò in Premier, al glorioso Derby County. “E’ proprio così: volevo tornare in Inghilterra, le cose a casa purtroppo si erano ‘sistemate’ e avevo voglia di ripartire. L’entusiasmo non mancava, ma purtroppo la squadra non era attrezzata per competere al vertice: rimane l’esperienza indimenticabile per me e la mia famiglia”. Poi ha voluto provare la Scozia: “Sì, era un tipo di calcio che da sempre mi affascinava, una lega in cui un giorno mi piacerebbe tornare. La società purtroppo è fallita e sono tornato nella mia Perugia…”. Da allenatore ha iniziato proprio dal-
la ‘sua’ Juve: le scorie del passato sono del tutto dimenticate quindi? “La Juventus è casa mia, la delusione ormai è superata. Questo è il calcio, bisogna accettarlo, ma la Juventus ha una grande storia e Fabrizio Ravanelli ne fa parte alla grande”. Come prima esperienza da allenatore professionista ha scelto la Francia, ma non è andata bene: “E’ una scelta che rifarei: parlo un ottimo francese, conosco il campionato e c’è un calcio che mi piace molto. Purtroppo sono capitato in una società col budget più piccolo della Serie A, con due o tremila persone allo stadio la domenica. E’ impensabile fare calcio lì, manca la mentalità, l’organizzazione e la predisposizione al sacrificio. Il calcio francese
da quel punto di vista lì deve migliorare parecchie cose, ma nonostante le mille difficoltà l’esperienza per me è stata importante”. Questo è Ravanelli, un giocatore che non si è mai tirato indietro davanti a nessuna sfida…
Intervista di Simone Lorini
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SPECIALE STORIA COPPA DEI CAMPIONI GIOIA RED DEVILS Trascinato da Best, lo United conquista l’Europa.
L’URLO DI BEST Prima, storica vittoria del Manchester United nella coppa dalle grandi orecchie…
di Gabriele PORRI foto archivio storico IMAGE SPORT
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rchiviata la prima, storica vittoria di una squadra non latina in Coppa Campioni, la UEFA nel 1967-68 introduce delle novità regolamentari: si decide, per ora solo al primo turno, che in caso di parità passa la squadra che ha realizzato il maggior numero di gol in trasferta, supplementari esclusi. Altra novità riguarda il sorteggio, che prevede le teste di serie in modo da evitare “big match” nei primi turni. Dei gol in trasferta usufruisce a sorpre-
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sa il Benfica, che soffre al “The Oval” di Belfast dove, a soli cinque minuti dal fischio finale, Eusebio pareggia il gol del Glentoran con Finlay. A Lisbona termina 0-0, per i rossi portoghesi è il massimo risultato con il minimo sforzo, ma nel prosieguo andrà molto meglio per loro. L’altra sfida decisa dai gol in trasferta vede gli islandesi del Valur prevalere sulla Jeunesse d’Esch, grazie al 3-3 esterno dopo l’1-1 in casa. L’Italia è rappresentata dalla Juventus, che torna dopo cinque anni di assenza. L’epoca di Sivori e Charles è terminata, i bianconeri non partono favoriti, ma
vogliono ben figurare. In panchina c’è il paraguayano Heriberto Herrera, detto HH2 per distinguerlo da Helenio, in attacco c’è il genio un po’ sregolato di Gianfranco Zigoni e lo “straniero di coppa”, lo svedese Roger Magnusson, che non può giocare in campionato perché le frontiere, dopo il mondiale del 1966, sono chiuse. Il primo turno con l’OIlympiakos è piuttosto agevole: all’andata al Pireo bianconeri e greci danno vita a un brutto spettacolo, uno 0-0 condito di incidenti finali, con Del Sol aggredito da Botinos, espulso. Al Comunale, il 2-0 firmato da Zigoni e Menichelli risolve la
SPECIALE COPPA DEI CAMPIONI/ 1967-1968
pratica. La sorpresa dei sedicesimi è l’eliminazione dei detentori del Celtic per mano della Dinamo Kiev. I campioni sovietici segnano subito al Celtic Park e alla mezzora il raddoppio di Byshovets spegne le speranze dei Bhoys, che accorciano con Lennox. Con la nuova regola, un 1-2 casalingo è pessimo risultato, anche se a Kiev il gol del solito Lennox illude il Celtic. Gli scozzesi tuttavia sono in inferiorità numerica, Murdoch riceve il secondo giallo per avere scalciato il pallone in segno di protesta. Sbardella lo invita a uscire, il giocatore inizialmente si rifiuta, ha una crisi isterica e solo l’entrata in campo di Jock Stein lo fa ragionare. Il risultato resta in bilico fino al gol di Byshovets all’89’. Effettuata la prima scrematura, appare chiaro come i favoriti siano i soliti noti: Real (che ha eliminato l’Ajax), Benfica e in misura minore Juve e Manchester United. Gli inglesi, dopo la semifinale persa col Partizan due anni prima, hanno tre stelle: il capitano Bobby Charlton, l’estroso Denis Law e il genio di Belfast George Best. Il primo turno è agevole, un 4-0 totale ai maltesi dell’Hibernians, non così il secondo col Sarajevo. In Jugoslavia, i Red Devils non vanno oltre lo 0-0 e tremano quando Delalic accorcia le distanze a due minuti dalla fine, a Old Trafford. I gol precedenti di Aston e Best sono però sufficienti a raggiungere i quarti. Anche la Juventus passa senza entusiasmare, il gol di Magnusson basta a far fuori il Rapid Bucarest, complice la strenua resistenza dei bianconeri nel gelo della capitale romena, al ritorno. Chi di sorpresa ferisce, di sorpresa perisce. E così la Dinamo Kiev viene sconfitta in casa dal Gornik Zabrze, che ribalta il punteggio dopo l’autogol iniziale di Olek. Il 2-1 dell’andata non dà tranquillità ai polacchi, che però in casa riescono a contenere gli attacchi sovietici sull’1-1 e vanno ai quarti. Nessun problema per il Real Madrid di Muñoz. Dopo un pari 2-2 in casa dei danesi del Hvidovre, i Blancos risolvono la pratica in mezzora e il gol di Gento della ripresa suggella il passaggio ai quarti. Il Benfica di Eusebio, memore del rischio corso al primo turno, mette presto le cose in chiaro col Saint-Étienne, che al ritorno rimonta solo parzialmente i gol di José Augusto e dello stesso Eusebio. Ai quarti troviamo anche il Vasas (facile
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Lo United si porta a casa la Coppa Campioni superando il Benfica di Eusebio sul Valur), l’Eintracht Braunschweig (sul Rapid Vienna) e lo Sparta Praga, che ha la meglio di misura sull’Anderlecht. I cecoslovacchi, avversari del Real, al Bernabeu, bloccano il punteggio sullo 0-0 all’intervallo. Nel secondo tempo si scatena Amancio, che in sette minuti mette a segno una tripletta, per due volte aiutato dal portiere Kramerius. Un 3-0 lampo che renderebbe quasi inutile la partita di ritorno. Se non fosse che lo stesso Amancio complica le cose ai suoi, facendosi cacciare dal campo a fine primo tempo, con i cechi avanti 2-0. È proprio il gol del raddoppio di Dyba in sospetto fuorigioco a scatenare le proteste madridiste. Quando dovrebbe dare il colpo di grazia, però, lo Sparta ha il braccino corto ed è Gento, l’uomo delle sei coppe, a segnare il 2-1 che porta il Real in semifinale. Difficile anche il cammino della Juve, opposta al Braunschweig. In Germania, la Signora passa subito con un’autorete di Kaack, che poi lo stesso terzino tedesco pareggia. L’Eintracht dilaga fino al 3-1 dell’intervallo, ma Sacco, a otto dalla fine trova un preziosissimo gol in vista del ritorno. A Torino, il portiere Wolter resiste fino a due minuti dal termine, quando l’austriaco Schiller concede il rigore per fallo di Berg su Del Sol: Bercellino trasforma, si va allo spareggio di Berna, in cui decide Magnusson con una serpentina che culmina con un diagonale angolatissimo. Juve dunque per la prima volta in semifinale, dove incontra il Benfica vincitore sul Vasas grazie ad Eusebio, autore di una doppietta nel 3-0 del Da Luz dopo le reti bianche in Ungheria. L’ultimo posto è occupato dal Manchester United, che supera con qualche patema il Gornik Zabrze, 2-0 a Old Trafford e 0-1 in Polonia. La corsa della Juventus è destinata a
finire di fronte a un grande Eusebio. Il portoghese, Pallone d’Oro nel 1965 e protagonista ai mondiali inglesi un anno dopo, a 26 anni è nel pieno della sua maturità. La tecnica con cui sigla il gol del 2-0 al Da Luz è sopraffina: stop ed esterno al volo. Prima c’era stato il tuffo di testa di Torres. Col doppio passivo da ribaltare, al Comunale la Juve si butta in avanti, ma i portoghesi si difendono bene e trovano il gol nella ripresa, ancora con Eusebio, stavolta su punizione. Molto più combattuta la seconda semifinale, con il Manchester United che si impone 1-0 in casa all’andata. “Non basta un gol”, è opinione diffusa. Matt Busby va al Bernabeu con un 4-4-2 difensivo e resiste fino alla mezzora, quando Pirri realizza su punizione di Amancio. Il primo tempo finisce sul 3-1 e sembra davvero difficile per i Red Devils poter trovare la qualificazione. Piano piano però le energie dei madridisti scemano e al 70’ segna Sadler, di ginocchio su assist di testa di Best. Destino vuole che 7 minuti più tardi a trovare il gol della finale sia un superstite di Monaco e veterano della squadra con i suoi 36 anni, Billy Foulkes, ancora su assist di Best. Nel maestoso Wembley si incontrano quindi lo United, esordiente in finale e chi ormai c’è abituato, il Benfica. Per i portoghesi è la quinta finale, le prime due vinte e le altre perse, secondo molti per la “maledizione di Bela Guttmann”. In una calda e umida sera di maggio, le squadre iniziano contratte dalla paura e bloccate dalle marcature strette su Best ed Eusebio. Nello United non c’è l’infortunato Law, ma Best e Bobby Charlton sono in forma. Mentre tutti si preoccupano di “Bestie”, è proprio il capitano a portare in vantaggio i suoi, di testa. Sono trascorsi otto minuti dall’inizio della ripresa, il Benfica non demorde e trova il pari con Graça al 79’. Allo scadere, Eusebio riesce a sfuggire a Stiles ma, solo davanti a Stepney, manca clamorosamente il gol vittoria. Si va ai supplementari, Best al contrario non sbaglia e praticamente entra in porta con la palla. Lo United si esalta e trova altri due gol di testa con Kidd e ancora Charlton. Siamo alla fine del primo supplementare, l’ultimo quarto d’ora è pura accademia: la coppa va finalmente in Inghilterra, con tanto di dedica ai “Busby Babes”, dieci anni dopo.
Calcio 2OOO
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STATISTICHE
SEMIFINALE 1
SEMIFINALE 2
MANCHESTER UTD-REAL MADRID 1-0 (1-0)
BENFICA-JUVENTUS 2-0 (0-0)
FINALE
Mercoledì 24 aprile 1968, ore 18:45 MANCHESTER (Stadio “Old Trafford”) Arbitro: Tofik BAKHRAMOV (URS) Spettatori: 62.562
Giovedì 9 maggio 1968, ore 20:45 LISBONA (Stadio “da Luz”) Arbitro: Roger BARDE (FRA) Spettatori: 69.375
MANCHESTER UTD-BENFICA 4-1 d.t.s. (0-0, 1-1; 3-0, 0-0) Mercoledì 29 maggio 1968, ore 19:45 LONDRA (Stadio “Wembley”) Arbitro: Concetto LO BELLO (ITA) Spettatori: 92.225
MANCHESTER UTD: Alexander STEPNEY, Anthony DUNNE, Francis BURNS, Patrick CRERAND, David SADLER, Norbert Peter STILES, George BEST, Brian KIDD, Robert CHARLTON (cap.), Denis LAW, John ASTON Commissario tecnico: Matthew BUSBY.
BENFICA: JOSÉ HENRIQUE, Adolfo CALISTO, HUMBERTO, Fernando CRUZ, JACINTO SANTOS, JAIME GRAÇA, Mario COLUNA (cap.), JOSÉ AUGUSTO, José Augusto TORRES, EUSEBIO, Antonio SIMÕES Commissario tecnico: Otto GLORIA.
MANCHESTER UTD: Alexander STEPNEY, Seamus BRENNAN, Anthony DUNNE, Patrick CRERAND, William FOULKES, Norbert Peter STILES, George BEST, Brian KIDD, Robert CHARLTON (cap.), David SADLER, John ASTON Commissario tecnico: Matthew BUSBY.
JUVENTUS: Roberto ANZOLIN, Gianluigi ROVETA, Alessandro SALVADORE, Giancarlo BERCELLINO, Ernesto CASTANO (cap.), Gianfranco LEONCINI, Roger MAGNUSSON, Luis DEL SOL, Gianfranco ZIGONI, CINESINHO, Giampaolo MENICHELLI Commissario tecnico: Heriberto HERRERA.
BENFICA: JOSÉ HENRIQUE, Adolfo CALISTO, HUMBERTO, JACINTO SANTOS, Fernando CRUZ, JAIME GRAÇA, Mario COLUNA (cap.), JOSÉ AUGUSTO, José Augusto TORRES, EUSEBIO, Antonio SIMÕES Commissario tecnico: Otto GLORIA.
Reti: 63’ José Augusto TORRES, 69’ EUSEBIO.
Reti: 53’ Robert CHARLTON, 79’ JAIME GRAÇA, 92’ George BEST, 95’ Brian KIDD, 98’ Robert CHARLTON. Ammonito: 20’ HUMBERTO.
REAL MADRID: Antonio BETANCORT, Eduardo GONZALEZ, Fernando ZUNZUNEGUI, Manuel SANCHIS, Ignacio ZOCO, PIRRI, MIGUEL PEREZ, José Luis LOPEZ, Ramon Moreno GROSSO, Manuel VELAZQUEZ, Francisco GENTO (cap.) Commissario tecnico: Miguel MUÑOZ.
ANDATA
ANDATA
SPECIALE COPPA DEI CAMPIONI/ 1967-1968
Rete: 36’ George BEST.
JUVENTUS-BENFICA 0-1 (0-0) Mercoledì 15 maggio 1968, ore 21:15 TORINO (Stadio “Comunale”) Arbitro: Rudolf GLÖCKNER (GDR) Spettatori: 62.570
REAL MADRID: Antonio BETANCORT, Eduardo GONZALEZ, Fernando ZUNZUNEGUI, Manuel SANCHIS, Ignacio ZOCO, PIRRI, MIGUEL PEREZ, AMANCIO, Ramon Moreno GROSSO, Manuel VELAZQUEZ, Francisco GENTO (cap.) Commissario tecnico: Miguel MUÑOZ.
JUVENTUS: Roberto ANZOLIN, Gianluigi ROVETA, Alessandro SALVADORE, Giancarlo BERCELLINO, Alberto CORAMINI, Gianfranco LEONCINI (cap.), Roger MAGNUSSON, Luis DEL SOL, Virginio DE PAOLI, Giovanni SACCO, Gianfranco ZIGONI Commissario tecnico: Heriberto HERRERA.
MANCHESTER UTD: Alexander STEPNEY, Anthony DUNNE, Seamus BRENNAN, Patrick CRERAND, William FOULKES, Norbert Peter STILES, George BEST, Brian KIDD, Robert CHARLTON (cap.), David SADLER, John ASTON Commissario tecnico: Matthew BUSBY.
BENFICA: JOSÉ HENRIQUE, Adolfo CALISTO, HUMBERTO, Fernando CRUZ, JACINTO SANTOS, JAIME GRAÇA, Mario COLUNA (cap.), JOSÉ AUGUSTO, José Augusto TORRES, EUSEBIO, Antonio SIMÕES Commissario tecnico: Otto GLORIA.
Reti: 31’ PIRRI, 41’ Francisco GENTO, 44’ autorete Ignacio ZOCO, 45’ AMANCIO, 71’ David SADLER, 77’ William FOULKES.
Rete: 68’ EUSEBIO.
COPPA CAMPIONI DA FAVOLA Edizione da ricordare quella del 1967/68...
foto Agenzia Liverani
Mercoledì 15 maggio 1968, ore 20:30 MADRID (Stadio “Santiago Bernabeu”) Arbitro: Antonio SBARDELLA (ITA) Spettatori: 120.000
RITORNO
RITORNO
REAL MADRID-MANCHESTER UTD 3-3 (3-1)
George Best
SQUADRA DI CAMPIONI La prima storica rosa dello United campione d’Europa...
CLASSIFICA MARCATORI CLASSIFICA MARCATORI CLASSIFICA CLASSIFICA MARCATORI MARCATORI Giocatore
Giocatore Giocatore Giocatore EUSEBIO (Benfica) EUSEBIO (Benfica) (Benfica) EUSEBIO (Benfica) EUSEBIO Francisco GENTO (Real Madrid) Francisco GENTO (Real Madrid) Francisco GENTOFrancisco (Real Madrid) GENTO (Real Madrid) Vaclav MASEKVaclav (Sparta Praga) Vaclav MASEK MASEK (Sparta VaclavPraga) MASEK (Sparta (Sparta Praga) Praga)
N° 6 5 5
Paul VAN HIMST VAN Paul(Anderlecht) VAN HIMST Paul Paul (Anderlecht) VAN HIMST HIMST (Anderlecht) (Anderlecht) AMANCIO (Real Madrid)(Real Madrid) AMANCIO AMANCIO AMANCIO (Real (Real Madrid) Madrid)
5
Hermann GUNNARSSON (ValurHermann Reykjavik) GUNNARSSON Hermann GUNNARSSON Hermann (Valur GUNNARSSON Reykjavik)(Valur (Valur Reykjavik) Reykjavik) Wlodzimierz Wlodzimierz LUBANSKI (Gornik Wlodzimierz Zabrze) LUBANSKI LUBANSKI Wlodzimierz (Gornik LUBANSKI Zabrze) (Gornik (Gornik Zabrze) Zabrze)
4
Bosko ANTIC Bosko (Sarajevo) Bosko ANTIC (Sarajevo) Bosko ANTIC ANTIC (Sarajevo) (Sarajevo) George BEST George (Manchester UTD) George (Manchester BEST (Manchester George BEST BEST UTD) (Manchester UTD) UTD)
3
4 4 3
I Quaderni di Soccerdata I Quaderni di Soccerdata Janos FARKASJanos (Vasas Budapest) Janos FARKAS FARKAS (Vasas JanosBudapest) FARKAS (Vasas (Vasas Budapest) Budapest)
3
Istvan KORSOS (Vasas Budapest) Istvan KORSOS Istvan KORSOS (Vasas IstvanBudapest) KORSOS (Vasas (Vasas Budapest) Budapest) Ivan MRAZ (Sparta Praga) Ivan MRAZ Ivan MRAZ (Sparta Ivan Praga) MRAZ (Sparta (Sparta Praga) Praga)
3
90' 5 1 72' 5 0
0 90'
154' 4 0 90' 4 0
0154' 0 90'
135' 40 120' 30
0135' 0120'
280' 30 120' 30 120' 30 180' 30
0 72'
0,0 5 1 5 5 03 90' 90'0,0 0,0 4 0 5 5 02 72' 72'0,0 0,0 7 0 4 4 03 154' 154'0,0 0,0 4 0 4 4 02 90' 90'0,0
1 0 5 1 3 450 0 5 0,0 0,0 0 0 4 0 2 360 0 4 0,0 0,0 0 0 7 0 3 614 0 7 0,0 0,0
0 0 4 0 2 360 0 4 0,0 0,0 6 0 0 6 02 135' 135'0,0 0 2 540 0 6 0,0 0,0 2 120' 4 0 360 0 0,0 4 0 120'0,0 0 2 0 4 0,0 1 280' 9 0 840 0 0,0 9 0 280'0,0 0 1 0 9 0,0
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Calcio 2OOO
Pavel DYBA (Sparta Praga)
1
360'
0
3 450 3 2 360 2
55 5 44 4
450 450 360 360
3 614 3 2 360 2
77 7 44 4
614 614 360 360
0,0 2 0 4 4 540 2 66 6 0,0 2 0 3 3 360 2 44 4 0280' 0,0 3 1 9 0 3 840 1 99 Statistiche giocatori impiegati Statistiche giocatori 0120' 0,0 3 3 120' 4 0 360 0 0,0 4 3 4 0 3 0 120'0,0 0 3 0 4 0,0 360 3 44 0120' 0,0 4 0 0 4 2 0 3 3 02 120' 120'0,0 0 2 360 0 4 0,0 0,0 360 2 44 4
0180' 0,0 6 0 0 6 0 3 3 01 180' 180'0,0 0 1 540 0 6 0,0 0,0 MARCATORI PIRRI (Real Madrid) PIRRI 3 CLASSIFICA 250' 30 0250' 0,0 8 0 0 8 PIRRI (Real Madrid) PIRRI (Real (Real Madrid) Madrid) CLASSIFICA MARCATORI 0 3 3 01 250' 250'0,0 0 1 750 0 8 0,0 0,0 Reti60' 30 Rig. Partite Giocate Reti60' Janos RADICSJanos (Vasas Budapest) Janos RADICS 3 0 60'Falliti 0,0 2 0 180 0 2 RADICS (Vasas JanosBudapest) RADICS (Vasas (Vasas Budapest) Budapest) 0 3 3 Max 03 60'0,0 0 3Rig. 0 Falliti 2 0,0 0,0 Giocatore Giocatore N° Ogni Rig. N° % N° Reti Ogni N° Rig. Minuti N° Titol. % David SADLERDavid (Manchester UTD) David (Manchester 3 280' 30 0280' 0,0 9 0 0 9 SADLER (Manchester David SADLER SADLER UTD) (Manchester UTD) UTD) 0 3 3 02 280' 280'0,0 0 2 840 0 9 0,0 0,0 Hans Georg DULZ (Eintracht Br.) Hans Georg DULZ (Eintracht Br.) 1 270' 0 0 0,01 1 270' 3 0 270 0 0,0 3 Pavel DYBA (Sparta Praga)
3
Reti Max Giocate Rig. Falliti Rig. Reti Rig. Falliti Max Reti Reti FallitiPartite Max Rig. Falliti Partite Max Giocate Partite Partite Gioca Gioca Ogni N° Rig. Ogni N° % N° Reti Ogni Minuti N° Titol. % Reti N° Rig. N° N° Ogni%N°Rig. Rig.Reti N° N° % Minuti Reti Titol. N° Minuti Minuti T T 140' 6 1 0140' 0,0 6 2 140' 9 1 840 0 0,0 9 2 9 840 1 6 0 140'0,0 1 2 0 9 0,0 840 2 99 840 132' 5 0 0132' 0,0 5 1 132' 7 0 660 0 0,0 7 1 7 660 0 5 0 132'0,0 0 1 0 7 0,0 660 1 77 660
0
0,01
1 360' 4 0
360 0
0,0 4
1 540 1 1 750 1
Max 3 180 3 Reti 2 840 2 1 1
66 6 88 8
540 540 360 360 840 840
impie 360 360 360 360 540 540
750 750 Partite Gioca 180 22 2 180 N° Minuti T 840 99 9 840 3 270 4
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I MITI DEL CALCIO Hristo Stoichkov
di Luca GANDINI
LE MILLE TENTAZIONI DI HRISTO La storia di Hristo Stoichkov in un crescendo di gol, emozioni e colpi proibiti...
E
pensare che la sua stella avrebbe potuto eclissarsi ancora prima di nascere. 19 giugno 1985, finale di Coppa di Bulgaria tra CSKA e Levski Sofia. L’atavica rivalità tra le due squadre, il pessimo arbitraggio e l’atteggiamento provocatorio di alcuni giocatori, fecero da detonatore ad una situazione già incandescente. Volarono calci, pugni e minacce; non certo il miglior spot per il calcio a pochi giorni di distanza dalla tragedia dell’Heysel. A “distinguersi” maggiormente, il 19enne Hristo Stoichkov, astro nascente del CSKA e grande speranza del calcio bulgaro, che, insieme ad altri 5 giocatori, venne riconosciuto colpevole di “insulto all’etica socialista” e radiato a vita da ogni attività sportiva. Fortuna volle che, pochi mesi dopo, la Nazionale si sarebbe qualificata per il Mondiale del Messico, evento che convinse la Federazione a concedere un’amnistia generale, in modo da consentire alla Bulgaria di presentarsi al Mundial con gli uomini migliori. Stoichkov non venne convocato per l’appuntamento iridato, ma poté comunque tirare un sospiro di sollievo. Ora la sua carriera poteva davvero iniziare. SULLE ORME DI CRUIJFF Un tipetto da prendere con le pinze, il nostro Hristo. Ma anche forte, dannatamente forte. Attaccante inarrestabile nello scatto palla al piede, cecchino infallibile sui calci piazzati grazie a un sinistro potente e preciso e, soprattutto, dotato di quel carisma che solo i veri vincenti possiedono, si fece strada con la maglia del CSKA con la convinzione che quello sarebbe stato solo il primo passo di una carriera trionfale. Vinse 3 titoli nazionali e 4 Coppe di Bulgaria, ma la vera svolta per lui arrivò nella stagione
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Calcio 2OOO
1988/89, quando trascinò i suoi fino alla semifinale di Coppa delle Coppe. Lì incontrò il Barcellona e, a suon di gol e magie, spaventò e non poco i giganti blaugrana. Johan Cruijff, che da quell’anno allenava i catalani e che di grandi attaccanti se ne intendeva, annotò sul taccuino il nome di quel diabolico mancino d’oltrecortina, convinto che fosse lui l’uomo giusto attorno a cui costruire il “Dream Team”. Dopo un’altra stagione trascorsa al CSKA, giusto in tempo per mettersi in saccoccia la Scarpa d’Oro, nel 1990 Hristo Stoichkov approdava finalmente nella terra delle ramblas. E anche lì si fece subito riconoscere per il carattere focoso e la refrattarietà alla diplomazia. Ne fece le spese l’arbitro Ildefonso Urizar Azpitarte, colpito con un pestone in un’infuocata gara di Supercoppa contro il Real Madrid. E via, altra squalifica di 2 mesi, pubbliche scuse e l’indignazione di chi pensò che quello non fosse il personaggio giusto per condurre il Barça verso i più ambiti traguardi. “El Pistolero”, così veniva soprannominato, smentì tutti i suoi detrattori nel 1991/92, confezionando una stagione-monstre. Oltre a regalare al Barcellona il titolo spagnolo con doppietta decisiva all’ultima giornata, riuscì anche a conquistare la Coppa dei Campioni, la prima della storia blaugrana, impresa mai riuscita in precedenza neppure a campionissimi quali Luisito Suárez, Diego Armando Maradona e lo stesso Johan Cruijff. IL SOGNO AMERICANO Impostosi a livello internazionale, l’asso bulgaro spostò ancora più in alto l’asticella del successo. Gli mancava infatti una grande affermazione con la sua Nazionale. Gli dei del calcio avevano però voluto che, in quel periodo, la Bulgaria fosse baciata da un’interessantissima generazione di cam-
foto AGENZIA LIVERANI
I MITI DEL CALCIO / Hristo Stoichkov
L’IDOLO BULGARO Nessuno ha esaltato le folle come il ribelle Stoichkov...
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I MITI DEL CALCIO / Hristo Stoichkov
VISTO ANCHE IN ITALIA
Stoichkov ha giocato anche con la casacca del Parma...
pioni: da Trifon Ivanov, faccia da ergastolano ma affidabile difensore, al portiere Borislav Mikhailov, uno dei giocatori radiati e poi graziati nella famosa rissa del 1985, e poi Emil Kostadinov, il bomber che, con una doppietta al Parco dei Principi, aveva eliminato la Francia dal Mondiale americano. Fecero cose straordinarie, Stoichkov e compagni, a USA ‘94. Lui si laureò capocannoniere del torneo con 5 reti, vincendo a fine anno il Pallone d’Oro, mentre la Bulgaria concluse il torneo al 4° posto, miglior piazzamento di sempre. Rientrato in Catalogna con la pancia piena e le batterie scariche, iniziò a litigare con Cruijff e con l’ambiente blaugrana, finendo per minare un rendimento sino ad allora stratosferico. Stanco delle sue bizze, il Barcellona lo cedette al Parma nel 1995, un’operazione da 12 miliardi di vecchie lire che si rivelò però un fiasco sotto tutti i punti di vista. Ormai consapevole di aver sparato tutte le sue migliori cartucce, El Pistolero tornò al Barça dopo una sola stagione. Senza nessun rimpianto. DOTTOR JEKYLL E MISTER STOICHKOV Il nemico Cruijff ora non c’era più, ma le cose per il bulgaro non migliorarono granché. Stava infatti esplodendo il talento di Ronaldo, Figo e Rivaldo, cosa che obbligò Hristo a un
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lungo letargo in panchina. Per giunta, i ripetuti dissidi con il tecnico Louis van Gaal, altro olandese e altro caratterino mica da ridere, lo portarono a un polemico addio nel marzo del 1998, a poche settimane dal Mondiale di Francia. Se ne tornò al CSKA Sofia, giusto per preparare quella che sarebbe stata l’ultima grande kermesse della carriera. Purtroppo, però, né lui né la Bulgaria riuscirono a ripetere le imprese americane, e così, a 32 anni, il grande Stoichkov disse addio al calcio di alto livello in una rincorsa al contratto più succulento. Prima gli Yen del Kashiwa Reysol, poi i Dollari di Chicago Fire e DC United: mica male per uno che, secondo le cronache del tempo, come prima parola italiana aveva imparato “soldi”... Tentò poi di lanciarsi come allenatore, ma la sua seconda vita calcistica non è finora stata nemmeno lontanamente paragonabile alla prima. Quella di un campione autentico, capace di impennate spettacolari di rendimento grazie alla fantasia latina del gioco e a una personalità dirompente, che, in verità, in alcune occasioni, ha finito per tradirlo. Resta però il fatto che, specialmente negli anni ruggenti di Barcellona, Hristo Stoichkov è riuscito a esprimere il meglio di sé, non permettendo alla sua indole selvaggia di oscurarne l’immenso talento. Questa fu la sua vera forza.
I MITI DEL CALCIO / Hristo Stoichkov
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Pallone d’Oro, ha avuto tanti contrasti con una leggenda blaugrana come Cruijff
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Stoichkov ha giocato anche in Italia, nel Parma, senza riuscire a lasciare il segno
A PARMA NON IL VERO HRISTO di Thomas SACCANI Estate 1995, a Parma accade l’inimmaginabile. Hristo Stoichkov, un giocatore di fama mondiale, con tanto di Pallone d’oro cucito sul petto, è dei ducali. L’effetto Hristo è subito esplosivo: nelle 24 ore successive al suo acquisto, 1703 abbonamenti sottoscritti per quasi un miliardo (di lire) di incasso. Stefano Tanzi, allora patron del Parma, si gode il momento: “Sono stupito e soddisfatto anch’ io. Se la città ha risposto in questo modo, significa che in questi anni abbiamo fatto bene: abbiamo un Pallone d’oro adesso…”. Lui, il bulgaro dai piedi fatati, non si nasconde e punta al cielo: “Il mio obiettivo? Vincere il campionato. Una squadra che in tre anni ha fatto tre finali europee, vincendone due, può farcela. Io non prometto gol, ma successi. Ho capito di dover cambiare aria quando mi hanno dato un prezzo”. In perfetto stile Stoichkov. Purtroppo le parole, decisamente intriganti di Stoichkov, non saranno seguite dai fatti. Del secondo bulgaro in Italia dopo Iliev (visto nel Bologna di Maifredi) resterà ben poco. Nonostante un inizio da vero fuoriclasse (quattro reti, in cinque gare, in campionato, compresa una magica punizione al debutto a Bergamo), Hristo non decolla. Sembra non aver voglia, pare aver smarrito la sua vera forza, ovvero un impeto da gladiatore. Finisce l’anno, l’unico in Italia, con sette gol complessivi (cinque in campionato) e tante critiche. Se ne va sbattendo la porta, per la delusione dell’intera città di Parma che lo aveva accolto come il messia…
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IL TORNANTE DEL MESE DAVIDE FOTOLAN
di Fabrizio PONCIROLI
ANTICONFORMISTA VERO Mai banale, Fontolan ha sempre espresso il suo pensiero.
SEMPRE E SOLO FONTOLINO Da Legnano fino a due Coppa Uefa vinte con l’Inter, storia di Davide Fontolan, un giocatore di vero talento e uomo senza compromessi… foto IMAGE PHOTO AGENCY
A
ll’anagrafe Davide Fontolan, per tutti Fontolino Fontolan. Cresciuto nel Legnano, si è distinto soprattutto con la casacca dell’Inter con cui ha collezionato 127 presenze, conquistando anche due Coppa Uefa (1990/91 e 1993/94). Calcio2000 lo ha incontrato per ricordare a tutti chi era Fontolan, un attaccante esterno che sapeva come puntare l’uomo e trovare la via del gol… e, soprattutto, un ragazzo che ha sempre odiato le falsità… Buongiorno Davide, partiamo da questo soprannome… Fontolino… “(Ride ndr) Beh, me lo ha affibbiato la Gialappa’s. Sai, è un soprannome azzeccato, ancora adesso mi chiamano così…”. A chi devi dire grazie per la carriera che hai fatto? “A me stesso, in primis, e a mio fratello (Silvano) che aveva la
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mia stessa passione per il calcio. Ho sempre voluto giocare a pallone ed è quello che, alla fine, ho fatto”. Hai iniziato a muovere i primi passi al Legnano… “Sì, e ho anche iniziato a segnare subito che, per un attaccante, è vitale…”. Poi, nel 1986, a 20 anni, sei finito al Parma… “Esatto, dove ho avuto la fortuna di incontrare Sacchi. E’ stato un tecnico che mi ha aiutato tantissimo. E’ stata una vera fortuna incontrarlo, mi ha permesso di crescere tantissimo come giocatore”. Sacchi ma non solo, nel corso della tua lunga carriera hai avuto tantissimi allenatori… “A ripensarci, sono stato anche fortunato. Ho avuto grandi allenatori, penso a Bagnoli, a Trapattoni, ma, come dicevo, Sacchi mi ha insegnato a giocare a calcio, è stato uno dei migliori. Quel Parma giocava a memoria, sapevi già cosa dovevi fare, ancor
IL TORNANTE DEL MESE/ DAVIDE FONTOLAN
DUE COPPA UEFA Con l’Inter, ha vinto due titoli importanti, uno da protagonista.
prima di scendere in campo”. Tanti grandi allenatori ma anche un’infinità di campioni, chi ti è rimasto in mente? “Guarda, tra i migliori, dico Brehme, davvero un fenomeno. Anche Bergkamp era spaziale, aveva dei colpi incredibili. Ma ce ne sono stanti talmente tanti, Roby Baggio, Signori, Ruben Sosa, la lista è lunga (Ride ndr)”. C’è un difensore che hai sofferto più di altri? “Sofferto? No, però Pioli era uno che ti marcava stretto, uno che legnava parecchio…”.
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Mourinho è l’attuale numero uno ma Sacchi era un’altra cosa, mi ha insegnato a giocare a calcio
Delle due Coppa Uefa vinte con l’Inter, a quale sei più legato? “Sicuramente alla seconda. L’ho giocata da protagonista, è stata una cavalcata pazzesca. Ricordo, ad esempio, i quar-
ti di finale contro il Borussia Dortmund. Una battaglia vera, una doppia sfida pazzesca, indimenticabile. Anche la finale di ritorno con il Salisburgo, dove sono dovuto uscire, che emozioni… Davvero una grande vittoria, ma quella era anche una super squadra. Zenga, Bergomi, Bianchi, Berti, Ruben Sosa, Bergkamp, insomma grandissimi giocatori”. Oggi l’Inter è cambiata radicalmente rispetto ai tuoi tempi. Che ne pensi? “Onestamente non mi fa impazzire. Thohir è un uomo d’affari, gestisce l’Inter come un’azienda, vuole fare business, tutto diverso rispetto ai miei tempi”.
E di Mazzarri che ne pensi? “Lo conosco bene, l’ho avuto, come secondo di Ulivieri, ai tempi
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AMANTE DEL CALCIO Fontolan ha sempre una grande passione per il calcio e per l’insegnamento...
in cui giocavo a Bologna. Sai, all’Inter non è mai semplice allenare. Tanti si sono bruciati su quella panchina che, onestamente, scotta parecchio. L’unico che ha fatto bene sin da subito è stato Mourinho che comandava su tutto e tutti…”. Anche te innamorato dello Special One? “E’ il numero uno ma, fidati, Sacchi era un’altra cosa…”.
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L’Inter? Onestamente non mi fa impazzire. Thohir è un uomo d’affari, gestisce l’Inter come un’azienda
Ma c’è, oggi, nel nostro campionato, un allenatore che piace a Davide Fontolan? “Garcia, uno che, se continuerà a far bene, potrebbe diventare un signor allenatore, anche se vincere in Italia non è facile, soprattutto con la Roma”. Ancora Juve protagonista assoluta? “E’ la squadra con la miglior programmazione, è giusto che vinca”.
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E la tua Inter? “Fatico a capire certe strategie. Prima mi dicono che si punta sui giovani e poi arriva Vidic… Poi, se devo dirla tutta, spendere 20 milioni per Hernanes mi è sembrato un azzardo sin da subito. Forse, con quei soldi, si potevano prendere 2/3 giovani di qualità”. Ti piace ancora seguire il calcio? “Mi piaceva veder giocare il Milan, anche se non sono milanista. Adesso mi diverto a veder giocare il Bayern Monaco, si vede che c’è un’idea di gioco”.
E il tuo futuro? Dove ti vedremo? “A me piace dare una possibilità ai bambini, l’ho già fatto e continuerò a farlo. E’ una vera passione. Ti impegna tanto, ma vedere i ragazzini inseguire i propri sogni non ha prezzo”. Quegli stessi sogni che hanno portato Davide a diventare un grande giocatore, per tutti Fontolino Fontolan…
IL TORNANTE DEL MESE/ DAVIDE FONTOLAN
BOLOGNA ISOLA FELICE
Il ricordo dell’esperienza felsinea è dolce per Fontolan...
DAVIDE, L’ANTICONFORMISTA Mai banale, sempre diretto. Davide Fontolan non ha mai sposato il “sistema calcio”. Nel 2001, nel giorno del suo addio al calcio (dopo una breve apparizione con la casacca del Cagliari), non nasconde il suo pensiero: “Lascio un calcio falso, sporco e ipocrita. Nessuno dice la verità. Dal calcio mi sono preso il meglio: i soldi e le soddisfazioni personali. Le due Coppe Uefa e il gol che permise al Genoa di andare in vantaggio in un derby prima che Vialli e Mancini ci riacchiappassero. È un mondo di bugiardi: quando servi tutti fanno le fusa, appena non servi più ti danno un calcio nel sedere e ti mettono da parte”, dichiara, confermando di non avere peli sulla lingua. Sin da ragazzino, quando giocava nel Legnano, Fontolan non ha mai accettato compromessi. Diventato un professionista a Parma, grazie a Sacchi, gioca un anno a Udine (cambiando tre allenatori) e poi vola a Genoa dove segna anche un gol in un derby della Lanterna. Dopo due anni al Grifone (15 gol complessivi), va all’Inter. Sei anni di alti e bassi, con due Coppa Uefa vinte (una da protagonista). Poi, nel 1996, a 30 anni, se ne va al Bologna, dove resta quattro anni, divertendosi e lasciando anche un bel segno (82 presenze). Nel 2000 chiude a Cagliari, il calcio non fa più per lui… Perché, come ci ripete, “… per me il calcio è sempre stato un gioco, non un lavoro”. Meglio, quindi, prendere altre strade. Si dà alla produzione di vino, un’altra sua grande passione anche se, il richiamo del campo, è sempre forte. Insegnare ai bambini a giocare a calcio, come ha fatto Sacchi con lui, è una sfida intrigante, di quelle che piacciono a Fontolino Fontolan…
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ACCADDE A SETTEMBRE
di Gabriele CANTELLA
IL GOL ALLA...
foto Giuseppe Celeste/ Image Sport
13 settembre 1995, un giovanissimo Alex, in Champions League, contro il Borussia, diventa un vero artista…
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ccadde a settembre. Il 13 settembre 1995 la Juventus si affacciava per la prima volta sul palcoscenico scintillante della Champions League, moderna evoluzione della cara, vecchia Coppa dei Campioni o European Cup, per dirla alla anglosassone. Nella stagione precedente, i bianconeri, guidati da Marcello Lippi in panchina, erano tornati ad appuntarsi sul petto uno scudetto atteso e agognato per nove lunghi anni, guadagnandosi l’accesso dalla porta principale alla massima competizione continentale per club. L’esordio non può certo definirsi morbido per una Juve impegnata sul campo, sempre insidioso, del Borussia Dortmund degli ex Moeller, Reuter, Kohler e Julio Cesar e priva degli alfieri Vialli e Ravanelli, entrambi squalificati. Lippi non può più contare sull’estro e i gol pesanti di Roberto Baggio, passato in estate
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al Milan, ma strofina e strofina, dalla lampada del tecnico toscano, qualcosa vien fuori ugualmente: il genio di un ragazzo dalla faccia pulita e dai piedi di velluto, che porta sulle spalle con raffinata eleganza e disarmante naturalezza quel numero 10 lasciatogli in eredità proprio dal Divin Codino. Il giovane Del Piero è cresciuto a pane e Platini, provando e riprovando, con insistenza quasi maniacale, a replicare esattamente le traiettorie liftate dell’idolo Michel e ricevendo in cambio, da mamma Bruna, certi sermoni che neanche la domenica in chiesa. Che c’è di male, si chiede il piccolo Alex, nel voler emulare le gesta del proprio calciatore preferito? Nulla, se non cerchi di farlo nel salotto di casa, calciando di interno destro una pallina da tennis e imprimendo ad essa un effetto tale da farle scavalcare il divano mandandola a sbattere sull’interruttore della luce. Quel particolare effetto a rientrare impresso a quella pallina è lo stesso che una decina d’anni
ACCADDE A/ SETTEMBRE
SPETTACOLO IN AZIONE
foto Daniele Buffa/ Image Sport
Ci sono ragazzi nati per diventare campioni, come Alex...
più tardi, Alessandro imprimerà al pallone per indirizzarlo all’incrocio dei pali della porta difesa da Klos, la sera di quel 13 settembre 1995. Una serata di pioggia, cominciata come peggio non avrebbe potuto, per effetto del più classico dei gol dell’ex. Un gol-lampo quello di Andy Moeller, al quale risponde Michele Padovano con un colpo di testa in avvitamento, tanto utile quanto bello da vedere. Ma “La Grande Bellezza”, non quella di Sorrentino, quella di Del Piero deve ancora venire. È un 1-1 stagnante, difficile, quasi impossibile, da modificare senza l’invenzione abbagliante di un singolo, senza il guizzo improvviso del campione. Già, un’invenzione, ecco cosa ci vorrebbe! E l’invenzione arriva. Inattesa. Geniale. Il bambino che calciava ad effetto una pallina da tennis oltre il divano del salotto di casa per innescare l’interruttore della luce, adesso, diventato uomo, la luce la accende sul campo del Westfalen Stadion, abbagliando tutti, compagni, avversari, milioni di tifosi. Jugovic ferma Tretschok, palla a Paulo Sousa che lancia Del Piero sulla sinistra. Il numero 10 bianconero entra in area, punta Kohler che gli si para davanti, una finta, un’altra e in una frazione di secondo, ecco l’invenzione: Alex calcia quel pallone imprimendogli lo stesso particolare effetto che consentiva alla pallina di superare il divano finendo per centrare in pieno l’interruttore. Allo stesso modo, il pallone disegna nell’aria umida di pioggia una parabola che scavalca l’ex compagno Kohler e, lasciandosi dietro una scia bagnata simile alla coda luminosa di una cometa, va a
spegnersi nel sette, lì dove Klos non può nemmeno pensare di arrivare. Nasce così il gol alla Del Piero, non un semplice gol, piuttosto un marchio di fabbrica, un segno distintivo, come la Z di Zorro, la S di Superman, il pipistrello di Batman, la sfiga di Fantozzi. Interno destro a giro sul palo più lontano, una giocata che già in un paio d’occasioni Alessandro ha provato nella stagione precedente con egual esito: a Napoli prima e a Roma contro la Lazio poi. Una giocata che ripeterà in serie, sui campi d’Italia, d’Europa e di nuovo su quello di Dortmund, undici anni dopo. Da Dortmund a Dortmund, dalla Champions League alla Coppa del Mondo. È il 118’ di una semifinale tiratissima, che l’Italia ha sbloccato con caparbietà e fatica nel secondo supplementare grazie a un Fabio Grosso formato Mundial, Cannavaro stoppa l’arrembaggio tedesco ed esce dalla difesa portandosi avanti il pallone col petto, subentra Totti che lancia Gilardino. Il centravanti temporeggia, attende qualcuno a cui appoggiare la palla. Quel qualcuno è Del Piero, proprio lui, che ha seguito l’azione e attraversato di corsa tutto il campo come sospinto da una forza invisibile per giungere puntuale all’appuntamento col destino. Il Gila legge con la coda dell’occhio il movimento di Alex alle sue spalle e gli appoggia il pallone: il capitano della Juventus arriva di slancio, un tocco lieve, quasi una carezza, la palla nel sette. Stessa porta, stesso angolo, stessa parabola beffarda, imprendibile. Ancora un gol alla Del Piero, undici anni dopo il primo. Impressioni di settembre.
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RACCONTI DI CALCIO PALMEIRAS
di Gaetano MOCCIARO
UN CLUB DI FUORICLASSE
100 VOLTE PALMEIRAS è l’anno del centenario per l’Academia de Futebol. Il club brasiliano più italiano che ci sia.
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ortuna che l’onta della retrocessione è stata lavata per tempo. Il ritorno in Serie A del Palmeiras, coincide con il centenario della sua nascita. Le radici affondano a molto prima, ossia al grande flusso di immigrazione italiana in Brasile: tra il 1887 e il 1902, oltre un milione di italiani sbarcarono nei porti brasiliani di Santos (San Paolo) e di Rio de Janeiro con la prospettiva di una vita migliore. Il calcio nel frattempo era arrivato anche in Brasile dall’Inghilterra come uno sport d’élite, praticato dai figli delle classi agiate della società e piano piano anche nei ceti più popolari si iniziava a praticare lo sport. I nostri immigrati avevano costituito diversi club, tra cui l’Ítalo Team, il Bersaglieri F.C., l’Athletico Itália. Qualcuno iniziò a fare fortuna, tra cui l’industriale Francesco Matarazzo che rimase affascinato da una tournée in Brasile di Torino e Pro Vercelli. Alcuni quadri della sua ditta furono ispirati al punto di fondare una squadra di calcio, che andasse oltre le sfide con i piccoli club di quartiere, ma che rappresen-
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tasse la comunità italiana in tutto il Brasile: il 26 agosto 1914 nacque la Sociedade Esportiva Palestra Itália, indirizzo via Marechal Deodoro 2, presidente Ezequiel Simone. Tratto distintivo dell’italianità del club i colori sociali: maglia verde con maniche e collo bordati di rosso, calzoncini e calzettoni bianchi e Croce dei Savoia sul petto. Non solo: originariamente vi potevano giocare solo discendenti di italiani. Da subito la squadra divenne popolare tra i nostri immigrati e ci mise poco a diventare vincente: campione nel 1920 poi nel 1932, 1933 e 1934 il Palmeiras trovò nel Corinthians, club che rappresentava la classe operaia e che prima della nascita del Palestra Italia vantava una componente di giocatori e tifosi di origine italiana, una fortissima rivalità ancora esistente. Un pezzo del nostro Paese lascia però nel 1942: il Brasile è in guerra con l’asse Germania-Italia-Giappone, il governo brasiliano cancella tutte le parole di origine straniera, soprattutto italiane, tedesche e giapponesi: via Palestra Italia, nuovo nome Sociedade Esportiva Palmeiras. E via anche il rosso dalla maglia, onde evitare richiami con l’Italia.
foto Image Sport
Tanti i campioni visti con il Palmeiras, come Roberto Carlos.
RACCONTI DI CALCIO/ PALMEIRAS ANCHE CAFU
INDIMENTICABILE EDMUNDO
In questi primi 100 anni il Palmeiras si è costruito una grande reputazione in tutto il mondo, tanto da definirsi “Campione del Secolo”, per i numerosi trofei vinti e soprattutto perché è riuscito nell’impresa di vincere almeno una volta qualsiasi torneo a cui abbia partecipato. Per la cronaca: 8 campionati brasiliani, 2 coppe del Brasile, 22 campionati paulisti, 5 tornei Rio-Sao Paulo, una coppa dei campioni brasiliana, una Copa Libertadores, una Copa Mercosur, una Coppa Mercosur, una Copa Rio, ossia l’antesignana del Mondiale per Club. Proprio quest’ultimo trofeo, eleva il Palmeiras a livello internazionale: è il 1951 e fu organizzato un torneo che vide la partecipazione di Juventus, Sporting Lisbona, Stella Rossa, Marsiglia, Austria Vienna, Nacional Montevideo e Vasco da Gama. I verdao la spuntarono in finale contro la Juve. Escono fuori campioni come Vavà, José Altafini (conosciuto in patria come “Mazola”, in onore del capitano del Grande Torino Valentino Mazzola) o Djalma Santos. Seguono negli anni ’60 anni, in cui il Palmeiras è simbolo dell’eccellenza brasiliana, l’accademia del calcio in patria, tanto che nel 1965 la Federcalcio, in occasione dello stadio Mineirao di Belo Horizonte, chiamò tutta la squadra a rap-
foto Agenzia Liverani
Al Palmeiras si è visto anche O Animal...
foto Image Sport
L’ex di Roma e Milan è stato un biancoverde...
presentare la Seleçao in un’amichevole contro l’Uruguay (per la cronaca, vinta per 3-0). Successi che continuano negli anni ’70 e che vedono il momento buio dagli anni ’80 fino al 1992, con l’avvento della Parmalat: iniziano a vestire la maglia verde campioni del calibro di Edmundo, Rivaldo, Cafu e Roberto Carlos: da lì una serie di successi fino alla Libertadores del 1999. Gli anni a seguire hanno portato a una serie di alti e bassi con l’onta di due retrocessioni, l’ultima nel 2012. Con l’incredibile paradosso della qualificazione alla Copa Libertadores per l’anno successivo, in virtù della Coppa del Brasile vinta. L’inferno della seconda divisione è durato giusto un anno, in tempo per poter celebrare i primi 100 anni di vita in Serie A. Si riparte da un nuovo stadio: il Palestra Italia, uno degli ultimi capisaldi del passato non c’è più. La nuova casa adesso si chiama Allianz Parque, nome scelto tramite un sondaggio tra i tifosi (in gara c’erano i nomi Allianz 360° e Allianz Center) dopo la sponsorizzazione da parte della nota compagnia assicurativa. Crolla un pezzo di romanticismo, ma la nuova creatura sarà fondamentale a garantire un futuro prospero a uno dei club più gloriosi del mondo.
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LIGA SPAGNA
IL CANNIBALE D’AREA Messi, Neymar e ora Suarez, il Barcellona punta sul tridente delle meraviglie…
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ultimamente si è dato molto peso alle sfaccettature dell’uomo, prima ancora che del calciatore. E dire che sul campo, Suarez non ha mai avuto bisogno di tante chiacchiere. I gol, quelli si, possono tranquillamente parlare per lui. Ha iniziato nel “suo” Nacional, per poi proseguire nel Groningen. Quindi il crescendo continuo: 110 partite con l’Ajax, altrettante col Liverpool per un totale di 150 gol. In attesa dei sussulti in blaugrana, ovviamente. I gol però non sono gli unici segni tangibili lasciati ai posteri da Suarez, chiedere a Chiellini per averne conferma. Il
LUIS SUAREZ
foto Daniele Buffa/Image Sport
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ifensori di tutto il mondo, il sondaggio è partito: con l’arrivo di Luis Suarez, il tridente del Barcellona è il più forte di tutti i tempi? La risposta la potrà dare solo il campo, ma il sospetto che Messi, Neymar ed il Pistolero aggressore di Giorgio Chiellini in Brasile, sia “l’attacco dei sogni” è forte e difficilmente la previsione potrà esser sovvertita. Di Messi e Neymar, vere e proprie macchine da marketing e pubblicità, oramai sappiamo già tutto. Di Suarez quasi, visto che oltre al suo valore sportivo
di Simone BERNABEI
SUAREZ RIPARTE DAL BARCA
foto Daniele Buffa/Image Sport
L’uruguaiano, dopo il morso a Chiellini, ricomincia dalla Liga...
primo caso accertato di “voracità” da parte dell’uruguayano risale al 2010, quando il malcapitato di turno fu Bakkal del PSV. Le giornate di squalifica furono 7. Ma i vizi sono spesso difficili da eliminare, e così eccoci al 21 aprile del 2013, quando Ivanovic fu assaggiato da Suarez, che ricevette come pena 10 giornate di squalifica oltre ad un soprannome non proprio edificante: il Cannibale. Bakkal, Ivanovic e Chiellini. Solo questi sono i morsi accertati, ma potrebbero non essere gli unici. I tabloid inglesi infatti non lasciano passare niente che possa far scandalo, e secondo il Daily Star in totale sarebbero 8, compresi quelli affondati in Uruguay ad inizio carriera. C’è chi dice che Suarez, oggi uno dei ‘delanteri’ più forti al mondo, potesse avere una carriera ancora migliore, certamente più ricca di trofei, se solo il carattere fosse stato meno rustico, meno aggressivo. I morsi rifilati ai malcapitati difensori di turno infatti,
non sono gli unici gesti aggressivi di un giocatore capace di vedersi comminare, nel dicembre del 2011, 8 giornate di squalifica per presunti insulti razzisti all’allora difensore del Manchester United Patrice Evra. Lo scandalo mediatico che ne seguì fu di grossa portata e Suarez fu tacciato da più parti di “antisportività cronica”. Vero è che il ri-incontro fra i due calciatori nel febbraio del 2012 ed il rifiuto da parte dell’uruguagio di stringere la mano al francese a inizio gara forse non ha aiutato a disegnare un profilo migliore di questo attaccante capace di grandi colpi in campo ed enormi defaillance fuori. Non siete ancora sazi? David Moyes, quando il suo Everton volava, prese particolarmente a cuore il carattere fumantino ed i modi screanzati del vorace Luis Suarez, e senza mandarle a dire lo etichettò in diretta televisiva come “tuffatore”, ennesimo soprannome che gli valse di lì in avanti, un occhio di riguardo (e forse anche due) dei fischietti albionici nei suoi confronti. Insomma comportamenti e atteggiamenti ben lontani da quelli del canonico “lord inglese” a cui sono abituati i sudditi di Sua Maestà. Ma nonostante tutto, ecco il Barcellona e la grande occasione. E la domanda non può che sorgere spontanea: caro Luis Enrique, ma chi te l’ha fatto fare? La risposta, per chi segue il calcio, per chi segue la Premier, non può che essere altrettanto scontata: il campo, i gol, le esultanze e la forza trascinatrice che Suarez è in grado di garantire vanno oltre le alzate di testa e i titoli carnevaleschi dei tabloid britannici. Nell’ultima stagione, quella che ha definitivamente convinto i blaugrana a sborsare oltre 80 milioni di euro per il suo cartellino, Suarez ha collezionato 33 presenze e 31 gol, in pratica uno a partita per tutto l’arco della stagione. Numeri da fenomeno, numeri da cannibale dell’area di rigore, appunto. Numeri che adesso, assieme agli estemporanei attacchi di fame, si godranno i culé, i tifosi del Camp Nou che tanto bene si sono abituati negli ultimi anni: Messi, Neymar, Eto’o, Ibrahimovic, Ronaldinho... e appunto Luis Suarez. Prima ci sarà da scontare la squalifica comminatagli dalla Fifa, poi finalmente potrà andare in scena il “Suarez show”. Un argentino, un brasiliano e un uruguayano per torna-
BOMBER DI GHIACCIO Dall’Islanda alla Real Sociedad con la voglia di lasciare il segno, ecco Finnbogason…
Gli amanti del fantacalcio con protagonisti i giocatori della Liga, si segnino un nuovo nome nella loro lista degli acquisti. Alfred Finnbogason è il nuovo attaccante della Real Sociedad e dall’Islanda è pronto a portare una ventata di aria fresca in zona gol per gli uomini di Arrasate. Dopo aver segnato il segnabile in Olanda con l’Heerenveen, il bomber dei ghiacci sbarca a San Sebastian per portare in alto il nome della Real Sociedad. Otto i milioni pagati dai baschi per uno dei mattatori dell’Eredivise, capace di segnare 53 gol nei 62 match disputati. re ad essere grandi. I gol blaugrana quest’anno parleranno solo sudamericano e il Pistolero, morsi e squalifiche permettendo, sarà l’arma in più del nuovo Barça targato Luis Enrique.
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PREMIER LEAGUE INGHILTERRA
UN FILOSOFO PER IL DIAVOLO Dalla panchina dell’Olanda a quella del Manchester United. Louis van Gaal, l’uomo che non ha paura di nessuno.
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Barcellona (due Liga in un momento in cui i blaugrana erano tutt’altro che una potenza) con José Mourinho, passando per l’Olanda dei Mondiali in Giappone e Corea 2002, un fallimento, finendo ancora per Barça e Ajax. Il suo capolavoro è arrivato là dove la sua vita da tecnico era iniziata, ad Alkmaar, dove vince l’Eredivisie 28 anni dopo l’ultima volta. Infine la rinascita del Bayern Monaco, passata dalla Bundesliga 200910 e dalla finale con l’Inter, in Champions League: ecco, uno sliding door interessante poiché due italiane hanno influenzato quella stagione. A novem-
LOUIS VAN GAAL
foto Daniele Buffa/Image Sport
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olo il primo posto è un obiettivo”. Basta questa frase per inquadrare Louis van Gaal, nuovo allenatore del Manchester United, santone del calcio olandese (ed europeo) e creatore della filosofia ispirata a se stesso medesimo. Niente moduli fissi, solo un’empatia che può portare i calciatori a creare una squadra (quasi) imbattibile. Ci è riuscito praticamente in tutti gli step della sua carriera, dagli inizi con l’Ajax - prima era solo il secondo all’AZ - dove ha creato una generazione di fenomeni, passando per il
di Andrea Losapio
foto Giuseppe Celeste/Image Sport
Van Gaal punta a riportare lo United al vertice...
bre van Gaal era sull’orlo di una crisi (e non solo di nervi) e avrebbe dovuto giocarsi contro la Juventus il passaggio alla fase a qualificazione diretta: vittoria spaventosa per 4-1 e crescita esponenziale di alcuni giovani (come Alaba) che poi diventeranno insostituibili nelle vittorie successive (di anni) dei bavaresi. Certo, con un acuto nella finale di Madrid sarebbe arrivato il Triplete, ben altra cosa rispetto al resto. Infine in campionato, sempre a novembre, era distante un oceano di punti dal Bayer Leverkusen di Kroos - ceduto al Real Madrid un mese fa - andato in prestito nel club delle Aspirine. L’olandese riuscì a rimontare e vincere con distacco, ma di lì a poco il Borussia Dortmund di Klopp diventò la miglior squadra di Germania, almeno fino alla finale di Champions della scorsa stagione. Il resto è storia nota. L’Olanda, il terzo posto nel mondiale brasiliano, la pazzia - che poi non è così isolata, nella storia del calcio - del cambio Krul-
Cillessen all’ultimo minuto del supplementare, i ventitré giocatori tutti entrati - pure Vorm, terzo portiere - nelle sette partite del campionato del mondo. Istrionico, abituato a lanciare i giovani e non trattare con i big (sarà curioso il rapporto con Rooney, meno con van Persie che ha già avuto alle sue dipendenze con la Nazionale olandese) ha più volte avuto di che ridire con Johan Crujff, stella indiscussa del calcio oranje e del mondo blaugrana, nonché dirigente (nel 2011) dell’Ajax, quando van Gaal avrebbe dovuto occupare il ruolo di direttore generale del club a partire dal luglio 2012. Questa la vita pubblica. Gli aneddoti si sprecano. Dallo spogliarello che, al Bayern Monaco, inscenò per far capire ai propri giocatori di avere le palle e non metaforicamente parlando - di sostituire qualsiasi persona. Che fosse Franck Ribery, Arjen Robben oppure Luca Toni, poi messaggero dell’episodio in questione, faceva poca importanza. Il bomber modenese veniva preso poi per il collo durante le partite. Oppure il maltrattamento di Gerard Piqué, discolo tredicenne che non stava mai fermo in una cena organizzata da suo nonno Amador Bernabeu - dirigente del Barça - proprio con il santone olandese. Probabile che l’animo troppo vivace dell’attuale compagno di Shakira fosse decisamente troppo per van Gaal, che decise di spingerlo a terra per fermare il suo impeto. Ci riuscì, magari non sul campo, sebbene l’accaduto poi ebbe ripercussioni sulla carriera di Piqué. E poi il rifiuto al Milan del dopo Capello, quello del 1997, con la moglie che possedeva un’Alfa Romeo, Braida che andò a casa sua ma che parlò solamente di soldi e non di lavoro: offerta scartata e ira funesta della compagna pronta a fare shopping per via Montenapoleone. Impossibile scendere a patti, incomprensibilmente duro e, probabilmente, la scelta più difficile per il dopo Ferguson. Ammesso e non concesso che Moyes sia valso qualcosa nella storia recente dello United - su di lui pesa il giudizio della storia e dei senatori, con poche attenuanti se non quella di un mercato immobile per l’intera sessione estiva che ha poi pregiudicato l’intera annata - van Gaal è l’uomo giusto per aprire un ciclo che vada al
VALENCIA-WEST HAM: MARTELLO MONDIALE Gli Hammers ricominciano dal bomber ecuadoregno che tanto bene ha fatto al Mondiale…
foto Daniele Buffa/Image Sport
IL NUOVO CAPO
Dieci milioni di euro al Pachuca ed Enner Valencia, attaccante ecuadoregno protagonista di un ottimo Mondiale - tre gol - ha firmato con il West Ham. Dopo aver riportato Mauro Zarate in Premier League, tocca a un altro sudamericano completare il reparto, e ha firmato un contratto da sei anni a circa 750 mila euro all’anno. Sul calciatore c’era l’interesse di molte italiane (Milan, Inter, Fiorentina e Napoli), ma i londinesi sono riusciti a strapparlo alla concorrenza dopo un solo anno in Messico. di là del domani, ma senza passare da anni di lavoro, necessariamente. Insomma, in un paio di stagioni i giovani potrebbero raggiungere una tale maturità da non avere più bisogno della sua guida esperta. A sessantatré anni, d’altronde, è pressoché impossibile che duri un Giubileo come lo scozzese.
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BUNDESLIGA GERMANIA
Tutto il resto è Neuer
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olidità e concretezza tipiche della tradizione tedesca e piedi sudamericani: sono questi i tasselli su cui la Germania ha costruito il successo in Brasile. Quello della quarta stella sul petto; quello della quarta vittoria nella Coppa del Mondo. Perno centrale di un collettivo tanto forte quanto geniale è il portiere. Non si tratta però di un “tor” (portiere in tedesco, ndr) qualsiasi, bensì di Manuel Peter Neuer. Il simbolo della nuova Germania. IL SOGNO ROYAL BLUE - Quanto nasci a Gelsenkirchen e ti piace il calcio hai
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una sola possibilità: puntare alla maglia dello Schalke04. Manuel Neuer inizia ad indossarla, centrando il suo sogno, a soli cinque anni e da lì la sua è un’ascesa continua e vertiginosa. Nel 2005 arriva il primo contratto da professionista. Nel 2010, dopo la cessione di Heiko Westermann la fascia da capitano. Nel 2011, ecco la consacrazione. Nella semifinale d’andata di Champions League contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson e Wayne Rooney, il colosso biondo, nonostante la sconfitta finale per 2-0, para praticamente l’impossibile, tenendo in gara i propri compagni da solo di fronte allo
Manuel Neuer
foto IBuffa / Image Sport
Mentalità tedesca e un portiere insuperabile, il “Made in Germany” domina nel mondo…
di Luca BaRGELLINI
foto Daniele Buffa/Image Sport
Non c’è nessuno come Neuer, l’asso tedesco del Bayern...
strapotere dei Red Devils. Una prestazione, quella del 26 aprile alla Veltins Arena entrata di diritto negli almanacchi. Finora la storia dell’attuale numero uno tedesco sembra più una favola che un racconto dei giorni nostri. La realtà, infatti, si dimostrerà ben presto diversa. IL TRADIMENTO - Neuer, proprio in quei mesi, sorprese tutti, dichiarando di non voler rinnovare il contratto in scadenza nel 2012 con il suo club e mettendosi, così, ufficialmente sul mercato. Una scelta che, ovviamente, non piacque ai tifosi dello Schalke che esplosero in tutta la loro rabbia quando, nel giugno 2011, il giocatore venne ceduto al Bayern Monaco per 22 milioni di euro. “Il Bayern?!?! No, non è possibile”, questo è il pensiero che al tempo dev’essere saettato nella mente di molti dei tifosi dei Royal Blues al momento dell’annuncio. Neuer aveva tradito i colori della sua infanzia per il ricco e strapotente colosso bavarese. Lo stesso club che il portiere
aveva sbeffeggiato nell’aprile 2009, al termine della vittoria dello Schalke all’Allianz Arena, imitando l’esultanza che Oliver Kahn sfoderò nel 2001 in occasione del successo del Bayern in Bundesliga ai danni proprio dello Schalke.
Calhanoglu, l’ennesimo talento
BAYER ÜBER ALLES - Quei festeggiamenti balenavano anche nella memoria dei tifosi bavaresi che osteggiarono il nuovo acquisto, tanto da arrivare a una tregua, solo dopo la sottoscrizione di una sorta “codice di condotta” da parte del giocatore. All’interno del testo si chiedeva a Neuer di non presentarsi mai sotto la Curva Sud dell’Allianz Arena (cuore del tifo bavarese, ndr), baciare la maglia del Bayern, cantare l’inno del club ed esprimere giudizi sui tifosi. Diktat precisi e a cui è impossibile sottrarsi: pena la ripresa delle ostilità. Da quel giorno questo matrimonio tutt’altro che normale fra un calciatore e il suo club prese il volo. Senza mai più toccare terra. Con la maglia del FCB in tre anni Neuer ha centrato ogni possibile traguardo: due Bundesliga, due Coppe e una Supercoppa di Germania, una Champions League, una Supercoppa UEFA e un Mondiale per club FIFA. Magari non sarà amore, ma la convivenza fra le parti in tre anni è diventata senz’altro piacevole.
Classe 1994, il nuovo fuoriclasse tedesco giocherà nel Bayer Leverkusen…
CAMPIONE DEL MONDO - Con un palmares del genere Manuel Neuer è chiamato a vestire anche un’altra maglia: quella della Nazionale. La nuova Germania, giovane e multietnica, di Joachim Löw ha scelto lui come erede della grande tradizione dei portieri tedeschi. Andreas Köpke, Oliver Kahn, Jens Lehmann e oggi Neuer. Sulle sue mani si è costruita la Nazionale che ha centrato un terzo posto a Sudafrica2010 e all’Europeo 2012, prima di celebrare il ritorno alla vittoria, dopo 24 anni, del Mondiale in Brasile. Sue le giocate da “libero” vecchio stampo contro l’Algeria; sue le parate contro la Francia che hanno portato in semifinale la squadra; sua la gestione della retroguardia nella fantastica serata del 7-1 ai padroni di casa del Brasile; sua, infine, la notte di Rio de Janeiro contro l’Argentina di Leo Messi. Sul prato del Maracanà il fenomeno non vestiva la maglia numero dieci, ma quella numero uno. Il suo nome? Manuel Neuer. Impossibile per lui passare inosservato.
foto Image Sport
IL NUMERO UNO
E’ un vero e proprio getto continuo di talenti quello che arriva dalla Bundesliga. Dopo i vari Reus, Kroos, Draxler etc. il campionato tedesco è pronto a gustarsi l’esplosione di un nuovo prospetto. Si tratta di Hakan Calhanoglu, trequartista classe 1994 nato nel settore giovanile di Karlsruhe. Dal 4 luglio scorso il giocatore nato a Mannheim da genitori turchi, è un calciatore del Bayer Leverkusen che ha deciso di puntare su di lui dopo le prestazioni con la maglia dell’Amburgo. Le qualità ci sono, che sia già arrivato il momento del nuovo crack “made in Deutschland”?
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LIGUE 1 FRANCIA
PRINCIPATO DI RUSSIA
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na squadra prestigiosa, ma sull’orlo del baratro, salvata da un oligarca che nel giro di poco tempo l’ha riportata nel massimo campionato prima e in Champions League poi. Parliamo del Monaco e di Dmitrij Rybolovlev. Del club monegasco conosciamo abbastanza, dal passato di reginetta del calcio francese, al presente che ha portato acquisti altisonanti come James Rodriguez, Joao Moutinho o Radamel Falcao. Poco o nulla si sa del proprietario del club. Il bello è che anche nel Principato si hanno poche informazioni su di lui.
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Nelle pochissime dichiarazioni estrapolate negli anni, Dmitrij Rybolovlev ha detto una volta: “Non sono un personaggio pubblico e non amo parlare di me stesso”. Ad esempio non lo si è mai visto a eventi pubblici con la moglie e in ogni caso lui stesso da solo vi ha presenziato raramente. Una cosa quanto meno singolare, considerato che il soggetto in questione ha un patrimonio stimato di oltre 6 miliardi di euro. A stabilirlo un tribunale svizzero, che ha ordinato al magnate di versare alla moglie per il divorzio, ben 3,2 miliardi: praticamente metà del patrimonio.
foto Matteo Gribaudi / Image Sport
Chi è Dmitrij Rybolovlev, proprietario del Monaco. Con un patrimonio da 6 miliardi di euro.
Vadim Vasilyev - vice presidente del Monaco
di Gaetano MOCCIARO
POTERE RUSSO
foto Giuseppe Celeste/Image Sport
Il Monaco dipende totalmente dal magnate Rybolovlev...
Cosa sappiamo di lui? Che è nato a Perm nel 1966. Viene da una famiglia di medici e segue le orme paterne, almeno inizialmente, studiando medicina e laureandosi nel 1990. Sembra destinato a un futuro da cardiologo, ma la dissoluzione dell’Unione Sovietica lo porta ad altre strade. Dopo aver lavorato nella compagnia del padre (che aveva sviluppato delle cure attraverso la magnetoterapia) il giovane Dmitrij si trasferì nel 1992 a Mosca, studiando per diventare broker. Nel 1994 entra in Uralkaliy e da lì parte l’ascesa. Reinveste lo stipendio comprando azioni dell’azienda per la quale lavora. In un contesto storico dove ci si sta avviando in Russia alla privatizzazione la stessa Uralkaliy, accusando la crisi, anziché pagare l’intero stipendio ai dipendenti, propone di vendere agli stessi parte delle azioni. Quasi nessuno di loro è interessato, Rybolovlev fiuta l’affare e si propone lui stesso di comprarle, dando in cam-
bio ai colleghi una macchina. Baratto accettato dagli impiegati che permettono così a Rybolovlev di scalare i vertici della società, che per inciso diventa la più grande fabbrica di fertilizzanti a base di potassio della Russia. Qualche ombra nera su di lui: 1995 la morte di Evgeniy Panteleymonov, direttore della Naftechimik, compagnia di cui Ryblovlev possedeva il 40%, sconvolge la sua vita: Oleg Lomakin, autore dell’omicidio, per ottenere uno sconto della pena, decide di collaborare con la giustizia indicando Rybolovlev come il mandante dell’omicidio. A parte questa testimonianza, senza nessuna prova evidente ad avvalorare le accuse rivoltegli, Ryblovlev torna libero dopo dieci mesi di prigione. La sua scalata economica continua sempre con la Uralkaliy, trovando accordi commerciali con altri paesi, tra cui la Bielorussia di cui Ryblovlev diventa fornitore unico di fertilizzanti a base di potassio. Nel 2004 apre a Ginevra una società di trading che gli porta ulteriori fortune economiche: il suo impero cresce a dismisura, le proprietà sono sparse in tutto il mondo, dagli Stati Uniti a Cipro, da Singapore alle Isole Vergini. Arriviamo all’acquisto del Monaco. Perché? Sembra incredibile, ma tra le voci che circolano ci sarebbe quella di trovare un escamotage per non pagare gli alimenti alla moglie Elena, con la quale ha una disputa in corso dal 2008, iniziata a causa dei tradimenti del marito, che avrebbe trasformato i suoi yacht in luoghi dove consumare veri e propri festini. A giudicare dalla sentenza del tribunale, che porta il magnate a un esborso record per la separazione, il tentativo non sembra andato a buon fine. Nel frattempo i tifosi monegaschi ringraziano, perché dal 2012 a oggi si è passati dai bassifondi della Ligue 2 ad essere la seconda potenza di Francia. In molti, praticamente tutti i club della Ligue 1, si sono ribellati a una gestione considerata sleale, poiché a differenza degli altri club, il Monaco si trova nella condizione di non avere tasse da pagare, essendo la sua sede legale nel Principato e non in Francia, dove al contrario la pressione fiscale è molto alta (75% in caso di redditi superiori al milione di euro). Tutto si è risolto con una mega multa (si parla di 50 milioni
LA SCARPA D’EBANO DI MARSIGLIA L’OM si è assicurato Batsuhayi, 21 anni e 21 gol con la maglia dello Standard Liegi...
Comprare in Belgio è sinonimo di certezza. Il Marsiglia l’ha capito e con 6 milioni si è assicurato Michy Batsuhayi, 21 anni e 21 gol con la maglia dello Standard Liegi nell’ultimo torneo. Michy è da considerarsi come fiero esponente di una categoria annacquata dalla moda del “falso nueve”, ossia il centravanti. Fresco vincitore della “Scarpa d’ebano” come miglior giocatore del campionato dalle origini africane (Congo, nel suo caso), Batsuhayi era stato inserito nei 30 pre-convocati belgi per i Mondiali. di euro) che per il magnate russo sono bruscolini. Il male minore, considerato che la Ligue 1 non perde il Monaco, che grazie a Ryblovlev sta dando maggior lustro al calcio francese con l’acquisto di grandi campioni. Al tempo stesso gli altri club, che non possono vantare proprietari così ricchi, evitano di spostare la sede legale a Montecarlo.
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TOP 11 TMW / Edizione 2014
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TOP 11 TMW Edizione 2014
Parata di Stelle di Marco CONTERIO - foto Federico De Luca
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luglio 2014, Castiglioncello. TuttoMercatoWeb.com ha organizzato una premiazione con riconoscimenti vari. Presenti tanti calciatori dal baby numero uno dell’Udinese, Simone Scuffet fino ad Angelo Palombo, passando da Sebastien De Maio, Giovanni Marchese, Dario Dainelli, Thomas Heurtaux, poi Andrea Bertolacci, Federico Ceccherini, Ezequiel Schelotto, Ibrahima Mbaye, Daniele Baselli. Poi tanti direttori sportivi come Carlo Osti, Giorgio Perinetti e Pantaleo Corvino, il presidente dell’As-
soallenatori, Renzo Ulivieri, poi Davide Nicola, ex tecnico del Livorno, giovani come Andrea Belotti e Lorenzo Rosseti, rivelazioni dell’ultima B. E ancora, tanti agenti, quali Diego Tavano, Elio Letterio Pino, Andrea Pastorello, Giocondo Martorelli, Ulisse Savini. Una manifestazione che ha riscosso, come ogni anno, tanti consensi tra il consueto aperitivo di benvenuto al Caffè Ginori, la serata al Porto Mediceo e tanti incontri di mercato. Perché il mercato nasce a Castiglioncello, con la firma di Tuttomercatoweb.com...
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1 Parata di stelle a Castiglioncello per il Top 11 di TMW - 2 Scuffet, il portiere del presente e del futuro - 3 De Maio, Herteaux e Dainelli, difesa da Top 11 - 4 Premio alla carriera per il Campione del Mondo 1982 Collovati - 5 Riconoscimento anche per Nicola, ex tecnico del Livorno - 6 Centrocampisti di qualità nel Top 11, Baselli, Palombo, Marchese e Ceccherini - 7 Bertolacci, Schelotto e Keita per l’attacco - 8 Ponciroli, direttore Calcio2000, premia il presidente dell’asso-allenatori Ulivieri - 9 Giovani di belle speranze, spazio a Belotti, Mbaye e Rosseti. Calcio 2OOO
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CALENDARIO
1ª Giornata (31/08/2014)
6ª Giornata (05/10/2014)
11ª Giornata (09/11/2014)
16ª Giornata (21/12/2014)
Atalanta-Verona
Empoli-Palermo
Cagliari-Genoa
Atalanta-Palermo
Cesena-Parma
Fiorentina-Inter
Chievo-Cesena
Cagliari-Juventus
Chievo-Juventus
Juventus-Roma
Empoli-Lazio
Fiorentina-Empoli
Genoa-Napoli
Lazio-Sassuolo
Fiorentina-Napoli
Inter-Lazio
Milan-Lazio
Milan-Chievo
Inter-Verona
Napoli-Parma
Palermo-Sampdoria
Napoli-Torino
Juventus-Parma
Roma-Milan
Roma-Fiorentina
Parma-Genoa
Palermo-Udinese
Sampdoria-Udinese
Sassuolo-Cagliari
Sampdoria-Atalanta
Roma-Torino
Sassuolo-Cesena
Torino-Inter
Udinese-Cesena
Sampdoria-Milan
Torino-Genoa
Udinese-Empoli
Verona-Cagliari
Sassuolo-Atalanta
Verona-Chievo
2ª Giornata (14/09/2014)
7ª Giornata (19/10/2014)
12ª Giornata (23/11/2014)
17ª Giornata (06/01/2015)
Cagliari-Atalanta
Atalanta-Parma
Atalanta-Roma
Cesena-Napoli
Empoli-Roma
Cagliari-Sampdoria
Cesena-Sampdoria
Chievo-Torino
Fiorentina-Genoa
Fiorentina-Lazio
Genoa-Palermo
Empoli-Verona
Inter-Sassuolo
Genoa-Empoli
Lazio-Juventus
Genoa-Atalanta
Juventus-Udinese
Inter-Napoli
Milan-Inter
Juventus-Inter
Lazio-Cesena
Palermo-Cesena
Napoli-Cagliari
Lazio-Sampdoria
Napoli-Chievo
Roma-Chievo
Parma-Empoli
Milan-Sassuolo
Parma-Milan
Sassuolo-Juventus
Torino-Sassuolo
Palermo-Cagliari
Sampdoria-Torino
Torino-Udinese
Udinese-Chievo
Parma-Fiorentina
Verona-Palermo
Verona-Milan
Verona-Fiorentina
Udinese-Roma
3ª Giornata (21/09/2014)
8ª Giornata (26/10/2014)
13ª Giornata (30/11/2014)
18ª Giornata (11/01/2015)
Atalanta-Fiorentina
Cesena-Inter
Cagliari-Fiorentina
Atalanta-Chievo
Cesena-Empoli
Chievo-Genoa
Cesena-Genoa
Cagliari-Cesena
Chievo-Parma
Empoli-Cagliari
Chievo-Lazio
Fiorentina-Palermo
Genoa-Lazio
Juventus-Palermo
Empoli-Atalanta
Inter-Genoa
Milan-Juventus
Lazio-Torino
Juventus-Torino
Napoli-Juventus
Palermo-Inter
Milan-Fiorentina
Milan-Udinese
Roma-Lazio
Roma-Cagliari
Napoli-Verona
Palermo-Parma
Sampdoria-Empoli
Sassuolo-Sampdoria
Parma-Sassuolo
Roma-Inter
Sassuolo-Udinese
Torino-Verona
Sampdoria-Roma
Sampdoria-Napoli
Torino-Milan
Udinese-Napoli
Udinese-Atalanta
Sassuolo-Verona
Verona-Parma
4ª Giornata (24/09/2014)
9ª Giornata (29/10/2014)
14ª Giornata (07/12/2014)
19ª Giornata (18/01/2015)
Cagliari-Torino
Atalanta-Napoli
Atalanta-Cesena
Cesena-Torino
Empoli-Milan
Cagliari-Milan
Cagliari-Chievo
Chievo-Fiorentina
Fiorentina-Sassuolo
Fiorentina-Udinese
Fiorentina-Juventus
Empoli-Inter
Inter-Atalanta
Genoa-Juventus
Genoa-Milan
Genoa-Sassuolo
Juventus-Cesena
Inter-Sampdoria
Inter-Udinese
Juventus-Verona
Lazio-Udinese
Palermo-Chievo
Napoli-Empoli
Lazio-Napoli
Napoli-Palermo
Roma-Cesena
Parma-Lazio
Milan-Atalanta
Parma-Roma
Sassuolo-Empoli
Roma-Sassuolo
Palermo-Roma
Sampdoria-Chievo
Torino-Parma
Torino-Palermo
Parma-Sampdoria
Verona-Genoa
Verona-Lazio
Verona-Sampdoria
Udinese-Cagliari
5ª Giornata (28/09/2014)
10ª Giornata (02/11/2014)
15ª Giornata (14/12/2014)
20ª Giornata (25/01/2015)
Atalanta-Juventus
Cesena-Verona
Cesena-Fiorentina
Cagliari-Sassuolo
Cesena-Milan
Chievo-Sassuolo
Chievo-Inter
Empoli-Udinese
Chievo-Empoli
Empoli-Juventus
Empoli-Torino
Fiorentina-Roma
Genoa-Sampdoria
Lazio-Cagliari
Genoa-Roma
Inter-Torino
Inter-Cagliari
Milan-Palermo
Juventus-Sampdoria
Juventus-Chievo
Palermo-Lazio
Napoli-Roma
Lazio-Atalanta
Lazio-Milan
Roma-Verona
Parma-Inter
Milan-Napoli
Napoli-Genoa
Sassuolo-Napoli
Sampdoria-Fiorentina
Palermo-Sassuolo
Parma-Cesena
Torino-Fiorentina
Torino-Atalanta
Parma-Cagliari
Sampdoria-Palermo
Udinese-Parma
Udinese-Genoa
Udinese-Verona
Verona-Atalanta
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SERIE A 2014-2015
21ª Giornata (01/02/2015)
26ª Giornata (08/03/2015)
31ª Giornata (19/04/2015)
35ª Giornata (10/05/2015)
Atalanta-Cagliari
Cesena-Palermo
Cagliari-Napoli
Cesena-Sassuolo
Cesena-Lazio
Chievo-Roma
Chievo-Udinese
Chievo-Verona
Chievo-Napoli
Empoli-Genoa
Empoli-Parma
Empoli-Fiorentina
Genoa-Fiorentina
Juventus-Sassuolo
Fiorentina-Verona
Genoa-Torino
Milan-Parma
Lazio-Fiorentina
Inter-Milan
Juventus-Cagliari
Palermo-Verona
Milan-Verona
Juventus-Lazio
Lazio-Inter
Roma-Empoli
Napoli-Inter
Palermo-Genoa
Milan-Roma
Sassuolo-Inter
Parma-Atalanta
Roma-Atalanta
Palermo-Atalanta
Torino-Sampdoria
Sampdoria-Cagliari
Sampdoria-Cesena
Parma-Napoli
Udinese-Juventus
Udinese-Torino
Sassuolo-Torino
Udinese-Sampdoria
22ª Giornata (08/02/2015)
27ª Giornata (15/03/2015)
32ª Giornata (26/04/2015)
36ª Giornata (17/05/2015)
Cagliari-Roma
Atalanta-Udinese
Atalanta-Empoli
Atalanta-Genoa
Empoli-Cesena
Cagliari-Empoli
Fiorentina-Cagliari
Cagliari-Palermo
Fiorentina-Atalanta
Fiorentina-Milan
Genoa-Cesena
Fiorentina-Parma
Inter-Palermo
Genoa-Chievo
Inter-Roma
Inter-Juventus
Juventus-Milan
Inter-Cesena
Lazio-Chievo
Napoli-Cesena
Lazio-Genoa
Palermo-Juventus
Napoli-Sampdoria
Roma-Udinese
Napoli-Udinese
Roma-Sampdoria
Parma-Palermo
Sampdoria-Lazio
Parma-Chievo
Sassuolo-Parma
Torino-Juventus
Sassuolo-Milan
Sampdoria-Sassuolo
Torino-Lazio
Udinese-Milan
Torino-Chievo
Verona-Torino
Verona-Napoli
Verona-Sassuolo
Verona-Empoli
23ª Giornata (15/02/2015)
28ª Giornata (22/03/2015)
33ª Giornata (29/04/2015)
37ª Giornata (24/05/2015)
Atalanta-Inter
Cesena-Roma
Cesena-Atalanta
Cesena-Cagliari
Cesena-Juventus
Chievo-Palermo
Chievo-Cagliari
Chievo-Atalanta
Chievo-Sampdoria
Empoli-Sassuolo
Empoli-Napoli
Empoli-Sampdoria
Genoa-Verona
Juventus-Genoa
Juventus-Fiorentina
Genoa-Inter
Milan-Empoli
Lazio-Verona
Lazio-Parma
Juventus-Napoli
Palermo-Napoli
Milan-Cagliari
Milan-Genoa
Lazio-Roma
Roma-Parma
Napoli-Atalanta
Palermo-Torino
Milan-Torino
Sassuolo-Fiorentina
Parma-Torino
Sampdoria-Verona
Palermo-Fiorentina
Torino-Cagliari
Sampdoria-Inter
Sassuolo-Roma
Parma-Verona
Udinese-Lazio
Udinese-Fiorentina
Udinese-Inter
Udinese-Sassuolo
24ª Giornata (22/02/2015)
29ª Giornata (04/04/2015)
34ª Giornata (03/05/2015)
38ª Giornata (31/05/2015)
Cagliari-Inter
Atalanta-Torino
Atalanta-Lazio
Atalanta-Milan
Empoli-Chievo
Cagliari-Lazio
Cagliari-Parma
Cagliari-Udinese
Fiorentina-Torino
Fiorentina-Sampdoria
Fiorentina-Cesena
Fiorentina-Chievo
Juventus-Atalanta
Genoa-Udinese
Inter-Chievo
Inter-Empoli
Lazio-Palermo
Inter-Parma
Napoli-Milan
Napoli-Lazio
Milan-Cesena
Juventus-Empoli
Roma-Genoa
Roma-Palermo
Napoli-Sassuolo
Palermo-Milan
Sampdoria-Juventus
Sampdoria-Parma
Parma-Udinese
Roma-Napoli
Sassuolo-Palermo
Sassuolo-Genoa
Sampdoria-Genoa
Sassuolo-Chievo
Torino-Empoli
Torino-Cesena
Verona-Roma
Verona-Cesena
Verona-Udinese
Verona-Juventus
25ª Giornata (01/03/2015)
30ª Giornata (12/04/2015)
Atalanta-Sampdoria
Atalanta-Sassuolo
Cagliari-Verona
Cesena-Chievo
Cesena-Udinese
Genoa-Cagliari
Chievo-Milan
Lazio-Empoli
Genoa-Parma
Milan-Sampdoria
Inter-Fiorentina
Napoli-Fiorentina
Palermo-Empoli
Parma-Juventus
Roma-Juventus
Torino-Roma
Sassuolo-Lazio
Udinese-Palermo
Torino-Napoli
Verona-Inter
I VINCITORI DELLE ULTIME 20 EDIZIONI
2013-2014 Juventus 2012-2013 Juventus 2011-2012 Juventus 2010-2011 Milan 2009-2010 Inter 2008-2009 Inter 2007-2008 Inter 2006-2007 Inter 2005-2006 Inter (a tavolino) 2004-2005 Juventus (revocato)
2003-2004 Milan 2002-2003 Juventus 2001-2002 Juventus 2000-2001 Roma 1999-2000 Lazio 1998-1999 Milan 1997-1998 Juventus 1996-1997 Juventus 1995-1996 Milan 1994-1995 Juventus
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CALENDARIO
1ª Giornata (23/08/2014)
6ª Giornata (27/09/2014)
11ª Giornata (08/11/2014)
16ª Giornata (17/12/2014)
Bayern Monaco-Wolfsburg
Amburgo-Eintracht F.
Augsburg-Paderborn 07
Amburgo-Stoccarda
Borussia D.-Bayer L.
Augsburg-Hertha Berlino
Bayer L.-Mainz 05
Bayern Monaco-Friburgo
Borussia M.-Stoccarda
Colonia-Bayern Monaco
Borussia D.-Borussia M.
Borussia D.-Wolfsburg
Colonia-Amburgo
Friburgo-Bayer L.
Eintracht F.-Bayern Monaco
Borussia M.-Werder Brema
Eintracht F.-Friburgo
Mainz 05-Hoffenheim
Friburgo-Schalke 04
Colonia-Mainz 05
Hannover 96-Schalke 04
Paderborn 07-Borussia M.
Hertha Berlino-Hannover 96
Eintracht F.-Hertha Berlino
Hertha Berlino-Werder Brema
Schalke 04-Borussia D.
Hoffenheim-Colonia
Hannover 96-Augsburg
Hoffenheim-Augsburg
Stoccarda-Hannover 96
Werder Brema-Stoccarda
Hoffenheim-Bayer L.
Paderborn 07-Mainz 05
Wolfsburg-Werder Brema
Wolfsburg-Amburgo
Paderborn 07-Schalke 04
2ª Giornata (30/08/2014)
7ª Giornata (04/10/2014)
12ª Giornata (22/11/2014)
17ª Giornata (20/12/2014)
Amburgo-Paderborn 07
Bayer L.-Paderborn 07
Amburgo-Werder Brema
Augsburg-Borussia M.
Augsburg-Borussia D.
Bayern Monaco-Hannover 96
Bayern Monaco-Hoffenheim
Bayer L.-Eintracht F.
Bayer L.-Hertha Berlino
Borussia D.-Amburgo
Borussia M.-Eintracht F.
Friburgo-Hannover 96
Friburgo-Borussia M.
Borussia M.-Mainz 05
Colonia-Hertha Berlino
Hertha Berlino-Hoffenheim
Mainz 05-Hannover 96
Eintracht F.-Colonia
Hannover 96-Bayer L.
Mainz 05-Bayern Monaco
Schalke 04-Bayern Monaco
Hertha Berlino-Stoccarda
Mainz 05-Friburgo
Schalke 04-Amburgo
Stoccarda-Colonia
Hoffenheim-Schalke 04
Paderborn 07-Borussia D.
Stoccarda-Paderborn 07
Werder Brema-Hoffenheim
Werder Brema-Friburgo
Schalke 04-Wolfsburg
Werder Brema-Borussia D.
Wolfsburg-Eintracht F.
Wolfsburg-Augsburg
Stoccarda-Augsburg
Wolfsburg-Colonia
3ª Giornata (12/09/2014)
8ª Giornata (18/10/2014)
13ª Giornata (29/11/2014)
18ª Giornata (31/01/2015)
Bayer L.-Werder Brema
Amburgo-Hoffenheim
Augsburg-Amburgo
Amburgo-Colonia
Bayern Monaco-Stoccarda
Bayern Monaco-Werder Brema
Bayer L.-Colonia
Augsburg-Hoffenheim
Borussia D.-Friburgo
Colonia-Borussia D.
Eintracht F.-Borussia D.
Bayer L.-Borussia D.
Borussia M.-Schalke 04
Friburgo-Wolfsburg
Friburgo-Stoccarda
Friburgo-Eintracht F.
Eintracht F.-Augsburg
Hannover 96-Borussia M.
Hertha Berlino-Bayern Monaco
Mainz 05-Paderborn 07
Hannover 96-Amburgo
Mainz 05-Augsburg
Hoffenheim-Hannover 96
Schalke 04-Hannover 96
Hertha Berlino-Mainz 05
Paderborn 07-Eintracht F.
Schalke 04-Mainz 05
Stoccarda-Borussia M.
Hoffenheim-Wolfsburg
Schalke 04-Hertha Berlino
Werder Brema-Paderborn 07
Werder Brema-Hertha Berlino
Paderborn 07-Colonia
Stoccarda-Bayer L.
Wolfsburg-Borussia M.
Wolfsburg-Bayern Monaco
4ª Giornata (20/09/2014)
9ª Giornata (25/10/2014)
14ª Giornata (06/12/2014)
19ª Giornata (04/02/2015)
Amburgo-Bayern Monaco
Augsburg-Friburgo
Amburgo-Mainz 05
Bayern Monaco-Schalke 04
Augsburg-Werder Brema
Bayer L.-Schalke 04
Bayern Monaco-Bayer L.
Borussia D.-Augsburg
Colonia-Borussia M.
Borussia D.-Hannover 96
Borussia D.-Hoffenheim
Borussia M.-Friburgo
Friburgo-Hertha Berlino
Borussia M.-Bayern Monaco
Borussia M.-Hertha Berlino
Colonia-Stoccarda
Mainz 05-Borussia D.
Eintracht F.-Stoccarda
Colonia-Augsburg
Eintracht F.-Wolfsburg
Paderborn 07-Hannover 96
Hertha Berlino-Amburgo
Eintracht F.-Werder Brema
Hannover 96-Mainz 05
Schalke 04-Eintracht F.
Hoffenheim-Paderborn 07
Hannover 96-Wolfsburg
Hertha Berlino-Bayer L.
Stoccarda-Hoffenheim
Werder Brema-Colonia
Paderborn 07-Friburgo
Hoffenheim-Werder Brema
Wolfsburg-Bayer L.
Wolfsburg-Mainz 05
Stoccarda-Schalke 04
Paderborn 07-Amburgo
5ª Giornata (24/09/2014)
10ª Giornata (01/11/2014)
15ª Giornata (13/12/2014)
20ª Giornata (07/02/2015)
Bayer L.-Augsburg
Amburgo-Bayer L.
Augsburg-Bayern Monaco
Amburgo-Hannover 96
Bayern Monaco-Paderborn 07
Bayern Monaco-Borussia D.
Bayer L.-Borussia M.
Augsburg-Eintracht F.
Borussia D.-Stoccarda
Borussia M.-Hoffenheim
Friburgo-Amburgo
Colonia-Paderborn 07
Borussia M.-Amburgo
Colonia-Friburgo
Hertha Berlino-Borussia D.
Friburgo-Borussia D.
Eintracht F.-Mainz 05
Hannover 96-Eintracht F.
Hoffenheim-Eintracht F.
Mainz 05-Hertha Berlino
Hannover 96-Colonia
Mainz 05-Werder Brema
Mainz 05-Stoccarda
Schalke 04-Borussia M.
Hertha Berlino-Wolfsburg
Paderborn 07-Hertha Berlino
Schalke 04-Colonia
Stoccarda-Bayern Monaco
Hoffenheim-Friburgo
Schalke 04-Augsburg
Werder Brema-Hannover 96
Werder Brema-Bayer L.
Werder Brema-Schalke 04
Stoccarda-Wolfsburg
Wolfsburg-Paderborn 07
Wolfsburg-Hoffenheim
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Calcio 2OOO
BUNDESLIGA 2014-2015
21ª Giornata (14/02/2015)
26ª Giornata (21/03/2015)
31ª Giornata (02/05/2015)
33ª Giornata (16/05/2015)
Bayer L.-Wolfsburg
Amburgo-Hertha Berlino
Augsburg-Colonia
Augsburg-Hannover 96
Bayern Monaco-Amburgo
Bayern Monaco-Borussia M.
Bayer L.-Bayern Monaco
Bayer L.-Hoffenheim
Borussia D.-Mainz 05
Colonia-Werder Brema
Friburgo-Paderborn 07
Friburgo-Bayern Monaco
Borussia M.-Colonia
Friburgo-Augsburg
Hertha Berlino-Borussia M.
Hertha Berlino-Eintracht F.
Eintracht F.-Schalke 04
Hannover 96-Borussia D.
Hoffenheim-Borussia D.
Mainz 05-Colonia
Hannover 96-Paderborn 07
Mainz 05-Wolfsburg
Mainz 05-Amburgo
Schalke 04-Paderborn 07
Hertha Berlino-Friburgo
Paderborn 07-Hoffenheim
Schalke 04-Stoccarda
Stoccarda-Amburgo
Hoffenheim-Stoccarda
Schalke 04-Bayer L.
Werder Brema-Eintracht F.
Werder Brema-Borussia M.
Werder Brema-Augsburg
Stoccarda-Eintracht F.
Wolfsburg-Hannover 96
Wolfsburg-Borussia D.
22ª Giornata (21/02/2015)
27ª Giornata (04/04/2015)
32ª Giornata (09/05/2015)
34ª Giornata (23/05/2015)
Amburgo-Borussia M.
Augsburg-Schalke 04
Amburgo-Friburgo
Amburgo-Schalke 04
Augsburg-Bayer L.
Bayer L.-Amburgo
Bayern Monaco-Augsburg
Bayern Monaco-Mainz 05
Colonia-Hannover 96
Borussia D.-Bayern Monaco
Borussia D.-Hertha Berlino
Borussia D.-Werder Brema
Friburgo-Hoffenheim
Eintracht F.-Hannover 96
Borussia M.-Bayer L.
Borussia M.-Augsburg
Mainz 05-Eintracht F.
Friburgo-Colonia
Colonia-Schalke 04
Colonia-Wolfsburg
Paderborn 07-Bayern Monaco
Hertha Berlino-Paderborn 07
Eintracht F.-Hoffenheim
Eintracht F.-Bayer L.
Schalke 04-Werder Brema
Hoffenheim-Borussia M.
Hannover 96-Werder Brema
Hannover 96-Friburgo
Stoccarda-Borussia D.
Werder Brema-Mainz 05
Paderborn 07-Wolfsburg
Hoffenheim-Hertha Berlino
Wolfsburg-Hertha Berlino
Wolfsburg-Stoccarda
Stoccarda-Mainz 05
Paderborn 07-Stoccarda
23ª Giornata (28/02/2015)
28ª Giornata (11/04/2015)
Bayer L.-Friburgo
Amburgo-Wolfsburg
Bayern Monaco-Colonia
Bayern Monaco-Eintracht F.
Borussia D.-Schalke 04
Borussia M.-Borussia D.
Borussia M.-Paderborn 07
Colonia-Hoffenheim
Eintracht F.-Amburgo
Hannover 96-Hertha Berlino
Hannover 96-Stoccarda
Mainz 05-Bayer L.
Hertha Berlino-Augsburg
Paderborn 07-Augsburg
Hoffenheim-Mainz 05
Schalke 04-Friburgo
Werder Brema-Wolfsburg
Stoccarda-Werder Brema
24ª Giornata (07/03/2015)
29ª Giornata (18/04/2015)
Amburgo-Borussia D.
Augsburg-Stoccarda
Augsburg-Wolfsburg
Bayer L.-Hannover 96
Colonia-Eintracht F.
Borussia D.-Paderborn 07
Friburgo-Werder Brema
Eintracht F.-Borussia M.
Hannover 96-Bayern Monaco
Friburgo-Mainz 05
Mainz 05-Borussia M.
Hertha Berlino-Colonia
Paderborn 07-Bayer L.
Hoffenheim-Bayern Monaco
Schalke 04-Hoffenheim
Werder Brema-Amburgo
Stoccarda-Hertha Berlino
Wolfsburg-Schalke 04
25ª Giornata (14/03/2015)
30ª Giornata (25/04/2015)
Augsburg-Mainz 05
Amburgo-Augsburg
Bayer L.-Stoccarda
Bayern Monaco-Hertha Berlino
Borussia D.-Colonia
Borussia D.-Eintracht F.
Borussia M.-Hannover 96
Borussia M.-Wolfsburg
Eintracht F.-Paderborn 07
Colonia-Bayer L.
Hertha Berlino-Schalke 04
Hannover 96-Hoffenheim
Hoffenheim-Amburgo
Mainz 05-Schalke 04
Werder Brema-Bayern Monaco
Paderborn 07-Werder Brema
Wolfsburg-Friburgo
Stoccarda-Friburgo
I VINCITORI DELLE ULTIME 20 EDIZIONI
2013-2014 Bayern Monaco 2012-2013 Bayern Monaco 2011-2012 Borussia Dortmund 2010-2011 Borussia Dortmund 2009-2010 Bayern Monaco 2008-2009 Wolfsburg 2007-2008 Bayern Monaco 2006-2007 Stoccarda 2005-2006 Bayern Monaco 2004-2005 Bayern Monaco
2003-2004 Werder Brema 2002-2003 Bayern Monaco 2001-2002 Borussia Dortmund 2000-2001 Bayern Monaco 1999-2000 Bayern Monaco 1998-1999 Bayern Monaco 1997-1998 Kaiserslautern 1996-1997 Bayern Monaco 1995-1996 Borussia Dortmund 1994-1995 Borussia Dortmund
CALENDARIO CHAMPIONS LEAGUE detentore REAL MADRID
CALENDARIO EUROPA LEAGUE detentore SIVIGLIA
1° preliminare (andata) 01-02/07/14 1° preliminare (ritorno) 08-09/07/14 2° preliminare (andata) 15-16/07/14 2° preliminare (ritorno) 22-23/07/14 3° preliminare (andata) 29-30/07/14 3° preliminare (ritorno) 05-06/08/14 Playoff (andata) 19-20/08/14 Playoff (ritorno) 26-27/08/14 Fase a gruppi (1ª g.) 16-17/09/14 Fase a gruppi (2ª g.) 30/09-01/10/14 Fase a gruppi (3ª g.) 21-22/10/14 Fase a gruppi (4ª g.) 04-05/11/14 Fase a gruppi (5ª g.) 25-26/11/14 Fase a gruppi (6ª g.) 09-10/12/14 Sedicesimi (andata) 17-18/02/15 oppure 24-25/02/15 Sedicesimi (ritorno) 10-11/03/15 oppure 17-18/03/15 Quarti (andata) 14-15/04/15 Quarti (ritorno) 21-22/04/15 Semifinali (andata) 05-06/05/15 Semifinali (ritorno) 12-13/05/15 Finale (a Berlino) 06/06/15
1° preliminare (andata) 1° preliminare (ritorno) 2° preliminare (andata) 2° preliminare (ritorno) 3° preliminare (andata) 3° preliminare (ritorno) Playoff (andata) Playoff (ritorno) Fase a gruppi (1ª g.) Fase a gruppi (2ª g.) Fase a gruppi (3ª g.) Fase a gruppi (4ª g.) Fase a gruppi (5ª g.) Fase a gruppi (6ª g.) Trentaduesimi (andata) Trentaduesimi (ritorno) Sedicesimi (andata) Sedicesimi (ritorno) Quarti (andata) Quarti (ritorno) Semifinali (andata) Semifinali (ritorno) Finale (a Varsavia)
03/07/14 10/07/14 17/07/14 24/07/14 31/07/14 07/08/14 21/08/14 28/08/14 18/09/14 02/10/14 23/10/14 06/11/14 27/11/14 11/12/14 19/02/15 26/02/15 12/03/15 19/03/15 16/04/15 23/04/15 07/05/15 14/05/15 27/05/15
Calcio 2OOO
93
CALENDARIO
1ª Giornata (16/08/2014)
6ª Giornata (27/09/2014)
11ª Giornata (08/11/2014)
16ª Giornata (13/12/2014)
Arsenal-Crystal Palace
Arsenal-Tottenham H.
Burnley-Hull City
Arsenal-Newcastle Utd.
Burnley-Chelsea
Chelsea-Aston Villa
Liverpool-Chelsea
Burnley-Southampton
Leicester City-Everton
Crystal Palace-Leicester City
Manchester Utd.-Crystal Palace
Chelsea-Hull City
Liverpool-Southampton
Hull City-Manchester City
Q.P. Rangers-Manchester City
Crystal Palace-Stoke City
Manchester Utd.-Swansea City
Liverpool-Everton
Southampton-Leicester City
Everton-Q.P. Rangers
Newcastle Utd.-Manchester City
Manchester Utd.-West Ham Utd.
Sunderland-Everton
Leicester City-Manchester City
Q.P. Rangers-Hull City
Southampton-Q.P. Rangers
Swansea City-Arsenal
Manchester Utd.-Liverpool
Stoke City-Aston Villa
Stoke City-Newcastle Utd.
Tottenham H.-Stoke City
Sunderland-West Ham Utd.
WBA-Sunderland
Sunderland-Swansea City
WBA-Newcastle Utd.
Swansea City-Tottenham H.
West Ham Utd.-Tottenham H.
WBA-Burnley
West Ham Utd.-Aston Villa
WBA-Aston Villa
2ª Giornata (23/08/2014)
7ª Giornata (04/10/2014)
12ª Giornata (22/11/2014)
17ª Giornata (20/12/2014)
Aston Villa-Newcastle Utd.
Aston Villa-Manchester City
Arsenal-Manchester Utd.
Aston Villa-Manchester Utd.
Chelsea-Leicester City
Chelsea-Arsenal
Aston Villa-Southampton
Hull City-Swansea City
Crystal Palace-West Ham Utd.
Hull City-Crystal Palace
Chelsea-WBA
Liverpool-Arsenal
Everton-Arsenal
Leicester City-Burnley
Crystal Palace-Liverpool
Manchester City-Crystal Palace
Hull City-Stoke City
Liverpool-WBA
Everton-West Ham Utd.
Newcastle Utd.-Sunderland
Manchester City-Liverpool
Manchester Utd.-Everton
Hull City-Tottenham H.
Q.P. Rangers-WBA
Southampton-WBA
Sunderland-Stoke City
Leicester City-Sunderland
Southampton-Everton
Sunderland-Manchester Utd.
Swansea City-Newcastle Utd.
Manchester City-Swansea City
Stoke City-Chelsea
Swansea City-Burnley
Tottenham H.-Southampton
Newcastle Utd.-Q.P. Rangers
Tottenham H.-Burnley
Tottenham H.-Q.P. Rangers
West Ham Utd.-Q.P. Rangers
Stoke City-Burnley
West Ham Utd.-Leicester City
3ª Giornata (30/08/2014)
8ª Giornata (18/10/2014)
13ª Giornata (29/11/2014)
18ª Giornata (26/12/2014)
Aston Villa-Hull City
Arsenal-Hull City
Burnley-Aston Villa
Arsenal-Q.P. Rangers
Burnley-Manchester Utd.
Burnley-West Ham Utd.
Liverpool-Stoke City
Burnley-Liverpool
Everton-Chelsea
Crystal Palace-Chelsea
Manchester Utd.-Hull City
Chelsea-West Ham Utd.
Leicester City-Arsenal
Everton-Aston Villa
Q.P. Rangers-Leicester City
Crystal Palace-Southampton
Manchester City-Stoke City
Manchester City-Tottenham H.
Southampton-Manchester City
Everton-Stoke City
Newcastle Utd.-Crystal Palace
Newcastle Utd.-Leicester City
Sunderland-Chelsea
Leicester City-Tottenham H.
Q.P. Rangers-Sunderland
Q.P. Rangers-Liverpool
Swansea City-Crystal Palace
Manchester Utd.-Newcastle Utd.
Swansea City-WBA
Southampton-Sunderland
Tottenham H.-Everton
Sunderland-Hull City
Tottenham H.-Liverpool
Stoke City-Swansea City
WBA-Arsenal
Swansea City-Aston Villa
West Ham Utd.-Southampton
WBA-Manchester Utd.
West Ham Utd.-Newcastle Utd.
WBA-Manchester City
4ª Giornata (13/09/2014)
9ª Giornata (25/10/2014)
14ª Giornata (02/12/2014)
19ª Giornata (28/12/2014)
Arsenal-Manchester City
Burnley-Everton
Arsenal-Southampton
Aston Villa-Sunderland
Chelsea-Swansea City
Liverpool-Hull City
Burnley-Newcastle Utd.
Hull City-Leicester City
Crystal Palace-Burnley
Manchester Utd.-Chelsea
Chelsea-Tottenham H.
Liverpool-Swansea City
Hull City-West Ham Utd.
Q.P. Rangers-Aston Villa
Crystal Palace-Aston Villa
Manchester City-Burnley
Liverpool-Aston Villa
Southampton-Stoke City
Everton-Hull City
Newcastle Utd.-Everton
Manchester Utd.-Q.P. Rangers
Sunderland-Arsenal
Leicester City-Liverpool
Q.P. Rangers-Crystal Palace
Southampton-Newcastle Utd.
Swansea City-Leicester City
Manchester Utd.-Stoke City
Southampton-Chelsea
Stoke City-Leicester City
Tottenham H.-Newcastle Utd.
Sunderland-Manchester City
Stoke City-WBA
Sunderland-Tottenham H.
WBA-Crystal Palace
Swansea City-Q.P. Rangers
Tottenham H.-Manchester Utd.
WBA-Everton
West Ham Utd.-Manchester City
WBA-West Ham Utd.
West Ham Utd.-Arsenal
5ª Giornata (20/09/2014)
10ª Giornata (01/11/2014)
15ª Giornata (06/12/2014)
20ª Giornata (01/01/2015)
Aston Villa-Arsenal
Arsenal-Burnley
Aston Villa-Leicester City
Aston Villa-Crystal Palace
Burnley-Sunderland
Aston Villa-Tottenham H.
Hull City-WBA
Hull City-Everton
Everton-Crystal Palace
Chelsea-Q.P. Rangers
Liverpool-Sunderland
Liverpool-Leicester City
Leicester City-Manchester Utd.
Crystal Palace-Sunderland
Manchester City-Everton
Manchester City-Sunderland
Manchester City-Chelsea
Everton-Swansea City
Newcastle Utd.-Chelsea
Newcastle Utd.-Burnley
Newcastle Utd.-Hull City
Hull City-Southampton
Q.P. Rangers-Burnley
Q.P. Rangers-Swansea City
Q.P. Rangers-Stoke City
Leicester City-WBA
Southampton-Manchester Utd.
Southampton-Arsenal
Swansea City-Southampton
Manchester City-Manchester Utd.
Stoke City-Arsenal
Stoke City-Manchester Utd.
Tottenham H.-WBA
Newcastle Utd.-Liverpool
Tottenham H.-Crystal Palace
Tottenham H.-Chelsea
West Ham Utd.-Liverpool
Stoke City-West Ham Utd.
West Ham Utd.-Swansea City
West Ham Utd.-WBA
94
Calcio 2OOO
PREMIER LEAGUE 2014-2015
21ª Giornata (10/01/2015)
26ª Giornata (21/02/2015)
31ª Giornata (04/04/2015)
35ª Giornata (02/05/2015)
Arsenal-Stoke City
Aston Villa-Stoke City
Arsenal-Liverpool
Aston Villa-Everton
Burnley-Q.P. Rangers
Chelsea-Burnley
Burnley-Tottenham H.
Chelsea-Crystal Palace
Chelsea-Newcastle Utd.
Crystal Palace-Arsenal
Chelsea-Stoke City
Hull City-Arsenal
Crystal Palace-Tottenham H.
Everton-Leicester City
Crystal Palace-Manchester City
Leicester City-Newcastle Utd.
Everton-Manchester City
Hull City-Q.P. Rangers
Everton-Southampton
Liverpool-Q.P. Rangers
Leicester City-Aston Villa
Manchester City-Newcastle Utd.
Leicester City-West Ham Utd.
Manchester Utd.-WBA
Manchester Utd.-Southampton
Southampton-Liverpool
Manchester Utd.-Aston Villa
Sunderland-Southampton
Sunderland-Liverpool
Sunderland-WBA
Sunderland-Newcastle Utd.
Swansea City-Stoke City
Swansea City-West Ham Utd.
Swansea City-Manchester Utd.
Swansea City-Hull City
Tottenham H.-Manchester City
WBA-Hull City
Tottenham H.-West Ham Utd.
WBA-Q.P. Rangers
West Ham Utd.-Burnley
22ª Giornata (17/01/2015)
27ª Giornata (28/02/2015)
32ª Giornata (11/04/2015)
36ª Giornata (09/05/2015)
Aston Villa-Liverpool
Arsenal-Everton
Burnley-Arsenal
Arsenal-Swansea City
Burnley-Crystal Palace
Burnley-Swansea City
Liverpool-Newcastle Utd.
Aston Villa-West Ham Utd.
Everton-WBA
Leicester City-Chelsea
Manchester Utd.-Manchester City
Chelsea-Liverpool
Leicester City-Stoke City
Liverpool-Manchester City
Q.P. Rangers-Chelsea
Crystal Palace-Manchester Utd.
Manchester City-Arsenal
Manchester Utd.-Sunderland
Southampton-Hull City
Everton-Sunderland
Newcastle Utd.-Southampton
Newcastle Utd.-Aston Villa
Sunderland-Crystal Palace
Hull City-Burnley
Q.P. Rangers-Manchester Utd.
Q.P. Rangers-Tottenham H.
Swansea City-Everton
Leicester City-Southampton
Swansea City-Chelsea
Stoke City-Hull City
Tottenham H.-Aston Villa
Manchester City-Q.P. Rangers
Tottenham H.-Sunderland
WBA-Southampton
WBA-Leicester City
Newcastle Utd.-WBA
West Ham Utd.-Hull City
West Ham Utd.-Crystal Palace
West Ham Utd.-Stoke City
Stoke City-Tottenham H.
23ª Giornata (31/01/2015)
28ª Giornata (03/03/2015)
33ª Giornata (18/04/2015)
37ª Giornata (16/05/2015)
Arsenal-Aston Villa
Aston Villa-WBA
Arsenal-Sunderland
Burnley-Stoke City
Chelsea-Manchester City
Hull City-Sunderland
Aston Villa-Q.P. Rangers
Liverpool-Crystal Palace
Crystal Palace-Everton
Liverpool-Burnley
Chelsea-Manchester Utd.
Manchester Utd.-Arsenal
Hull City-Newcastle Utd.
Manchester City-Leicester City
Crystal Palace-WBA
Q.P. Rangers-Newcastle Utd.
Liverpool-West Ham Utd.
Newcastle Utd.-Manchester Utd.
Everton-Burnley
Southampton-Aston Villa
Manchester Utd.-Leicester City
Q.P. Rangers-Arsenal
Hull City-Liverpool
Sunderland-Leicester City
Southampton-Swansea City
Southampton-Crystal Palace
Leicester City-Swansea City
Swansea City-Manchester City
Stoke City-Q.P. Rangers
Stoke City-Everton
Manchester City-West Ham Utd.
Tottenham H.-Hull City
Sunderland-Burnley
Tottenham H.-Swansea City
Newcastle Utd.-Tottenham H.
WBA-Chelsea
WBA-Tottenham H.
West Ham Utd.-Chelsea
Stoke City-Southampton
West Ham Utd.-Everton
24ª Giornata (07/02/2015)
29ª Giornata (14/03/2015)
34ª Giornata (25/04/2015)
38ª Giornata (24/05/2015)
Aston Villa-Chelsea
Arsenal-West Ham Utd.
Arsenal-Chelsea
Arsenal-WBA
Burnley-WBA
Burnley-Manchester City
Burnley-Leicester City
Aston Villa-Burnley
Everton-Liverpool
Chelsea-Southampton
Crystal Palace-Hull City
Chelsea-Sunderland
Leicester City-Crystal Palace
Crystal Palace-Q.P. Rangers
Everton-Manchester Utd.
Crystal Palace-Swansea City
Manchester City-Hull City
Everton-Newcastle Utd.
Manchester City-Aston Villa
Everton-Tottenham H.
Newcastle Utd.-Stoke City
Leicester City-Hull City
Newcastle Utd.-Swansea City
Hull City-Manchester Utd.
Q.P. Rangers-Southampton
Manchester Utd.-Tottenham H.
Q.P. Rangers-West Ham Utd.
Leicester City-Q.P. Rangers
Swansea City-Sunderland
Sunderland-Aston Villa
Southampton-Tottenham H.
Manchester City-Southampton
Tottenham H.-Arsenal
Swansea City-Liverpool
Stoke City-Sunderland
Newcastle Utd.-West Ham Utd.
West Ham Utd.-Manchester Utd.
WBA-Stoke City
WBA-Liverpool
Stoke City-Liverpool
25ª Giornata (10/02/2015)
30ª Giornata (21/03/2015)
Arsenal-Leicester City
Aston Villa-Swansea City
Chelsea-Everton
Hull City-Chelsea
Crystal Palace-Newcastle Utd.
Liverpool-Manchester Utd.
Hull City-Aston Villa
Manchester City-WBA
Liverpool-Tottenham H.
Newcastle Utd.-Arsenal
Manchester Utd.-Burnley
Q.P. Rangers-Everton
Southampton-West Ham Utd.
Southampton-Burnley
Stoke City-Manchester City
Stoke City-Crystal Palace
Sunderland-Q.P. Rangers
Tottenham H.-Leicester City
WBA-Swansea City
West Ham Utd.-Sunderland
I VINCITORI DELLE ULTIME 20 EDIZIONI
2013-2014 Manchester City 2012-2013 Manchester United 2011-2012 Manchester City 2010-2011 Manchester United 2009-2010 Chelsea 2008-2009 Manchester United 2007-2008 Manchester United 2006-2007 Manchester United 2005-2006 Chelsea 2004-2005 Chelsea
2003-2004 Arsenal 2002-2003 Manchester United 2001-2002 Arsenal 2000-2001 Manchester United 1999-2000 Manchester United 1998-1999 Manchester United 1997-1998 Arsenal 1996-1997 Manchester United 1995-1996 Manchester United 1994-1995 Blackburn Rovers
Calcio 2OOO
95
CALENDARIO
1ª Giornata (09/08/2014)
6ª Giornata (20/09/2014)
11ª Giornata (25/10/2014)
16ª Giornata (03/12/2014)
Bastia-Ol. Marsiglia
Bordeaux-Évian
Bastia-Monaco
Bastia-Évian
Évian-Caen
Lens-St. Étienne
Caen-Lorient
Guingamp-Caen
Guingamp-St. Étienne
Lille-Montpellier
Évian-Nantes
Lille-Paris S.G.
Lille-Metz
Lorient-Reims
Guingamp-Nizza
Lorient-Ol. Marsiglia
Monaco-Lorient
Metz-Bastia
Ol. Lione-Ol. Marsiglia
Metz-Bordeaux
Montpellier-Bordeaux
Monaco-Guingamp
Paris S.G.-Bordeaux
Monaco-Lens
Nantes-Lens
Nantes-Nizza
Reims-Montpellier
Montpellier-St. Étienne
Nizza-Tolosa
Ol. Marsiglia-Rennes
Rennes-Lille
Nantes-Tolosa
Ol. Lione-Rennes
Paris S.G.-Ol. Lione
St. Étienne-Metz
Nizza-Rennes
Reims-Paris S.G.
Tolosa-Caen
Tolosa-Lens
Ol. Lione-Reims
2ª Giornata (16/08/2014)
7ª Giornata (24/09/2014)
12ª Giornata (01/11/2014)
17ª Giornata (06/12/2014)
Bordeaux-Monaco
Bastia-Nantes
Bordeaux-Tolosa
Bordeaux-Lorient
Caen-Lille
Caen-Paris S.G.
Guingamp-Bastia
Caen-Nizza
Lens-Guingamp
Évian-Lens
Lille-St. Étienne
Évian-Ol. Lione
Lorient-Nizza
Guingamp-Metz
Lorient-Paris S.G.
Lens-Lille
Metz-Nantes
Montpellier-Monaco
Metz-Caen
Ol. Marsiglia-Metz
Ol. Marsiglia-Montpellier
Nizza-Lille
Monaco-Reims
Paris S.G.-Nantes
Paris S.G.-Bastia
Ol. Lione-Lorient
Montpellier-Évian
Reims-Guingamp
Rennes-Évian
Reims-Ol. Marsiglia
Nantes-Rennes
Rennes-Montpellier
St. Étienne-Reims
Rennes-Tolosa
Nizza-Ol. Lione
St. Étienne-Bastia
Tolosa-Ol. Lione
St. Étienne-Bordeaux
Ol. Marsiglia-Lens
Tolosa-Monaco
3ª Giornata (23/08/2014)
8ª Giornata (27/09/2014)
13ª Giornata (08/11/2014)
18ª Giornata (13/12/2014)
Bastia-Tolosa
Bordeaux-Rennes
Bastia-Montpellier
Bastia-Rennes
Évian-Paris S.G.
Lens-Caen
Caen-Nantes
Guingamp-Paris S.G.
Guingamp-Ol. Marsiglia
Lille-Bastia
Évian-Nizza
Lille-Tolosa
Lille-Lorient
Lorient-Évian
Lens-Bordeaux
Lorient-Metz
Montpellier-Metz
Metz-Reims
Ol. Lione-Guingamp
Monaco-Ol. Marsiglia
Nantes-Monaco
Monaco-Nizza
Paris S.G.-Ol. Marsiglia
Montpellier-Lens
Nizza-Bordeaux
Montpellier-Guingamp
Reims-Lille
Nantes-Bordeaux
Ol. Lione-Lens
Nantes-Ol. Lione
Rennes-Lorient
Nizza-St. Étienne
Reims-Caen
Ol. Marsiglia-St. Étienne
St. Étienne-Monaco
Ol. Lione-Caen
St. Étienne-Rennes
Tolosa-Paris S.G.
Tolosa-Metz
Reims-Évian
4ª Giornata (30/08/2014)
9ª Giornata (04/10/2014)
14ª Giornata (22/11/2014)
19ª Giornata (20/12/2014)
Bordeaux-Bastia
Bastia-Lorient
Bastia-Ol. Lione
Bordeaux-Ol. Lione
Caen-Rennes
Caen-Ol. Marsiglia
Guingamp-Rennes
Caen-Bastia
Lens-Reims
Évian-Metz
Lille-Évian
Lens-Nizza
Lorient-Guingamp
Guingamp-Nantes
Lorient-Lens
Lorient-Nantes
Metz-Ol. Lione
Nizza-Montpellier
Metz-Paris S.G.
Metz-Monaco
Monaco-Lille
Ol. Lione-Lille
Monaco-Caen
Ol. Marsiglia-Lille
Nantes-Montpellier
Paris S.G.-Monaco
Montpellier-Tolosa
Paris S.G.-Montpellier
Ol. Marsiglia-Nizza
Reims-Bordeaux
Nantes-St. Étienne
Rennes-Reims
Paris S.G.-St. Étienne
Rennes-Lens
Nizza-Reims
St. Étienne-Évian
Tolosa-Évian
St. Étienne-Tolosa
Ol. Marsiglia-Bordeaux
Tolosa-Guingamp
5ª Giornata (13/09/2014)
10ª Giornata (18/10/2014)
15ª Giornata (29/11/2014)
20ª Giornata (10/01/2015)
Bastia-Lens
Bordeaux-Caen
Bordeaux-Lille
Bastia-Paris S.G.
Évian-Ol. Marsiglia
Lens-Paris S.G.
Caen-Montpellier
Évian-Rennes
Guingamp-Bordeaux
Lille-Guingamp
Évian-Guingamp
Guingamp-Lens
Lille-Nantes
Lorient-St. Étienne
Lens-Metz
Lille-Caen
Montpellier-Lorient
Metz-Rennes
Ol. Marsiglia-Nantes
Monaco-Bordeaux
Nizza-Metz
Monaco-Évian
Paris S.G.-Nizza
Montpellier-Ol. Marsiglia
Ol. Lione-Monaco
Montpellier-Ol. Lione
Reims-Bastia
Nantes-Metz
Reims-Tolosa
Nantes-Reims
Rennes-Monaco
Nizza-Lorient
Rennes-Paris S.G.
Nizza-Bastia
St. Étienne-Ol. Lione
Ol. Lione-Tolosa
St. Étienne-Caen
Ol. Marsiglia-Tolosa
Tolosa-Lorient
Reims-St. Étienne
96
Calcio 2OOO
LIGUE 1 2014-2015
21ª Giornata (17/01/2015)
26ª Giornata (21/02/2015)
31ª Giornata (04/04/2015)
35ª Giornata (03/05/2015)
Bordeaux-Nizza
Bastia-Lille
Bordeaux-Lens
Bastia-St. Étienne
Caen-Reims
Caen-Lens
Guingamp-Ol. Lione
Guingamp-Reims
Lens-Ol. Lione
Évian-Lorient
Lille-Reims
Lille-Lens
Lorient-Lille
Guingamp-Montpellier
Lorient-Rennes
Lorient-Bordeaux
Metz-Montpellier
Nizza-Monaco
Metz-Tolosa
Metz-Ol. Marsiglia
Monaco-Nantes
Ol. Lione-Nantes
Monaco-St. Étienne
Monaco-Tolosa
Ol. Marsiglia-Guingamp
Paris S.G.-Tolosa
Montpellier-Bastia
Montpellier-Rennes
Paris S.G.-Évian
Reims-Metz
Nantes-Caen
Nantes-Paris S.G.
Rennes-St. Étienne
Rennes-Bordeaux
Nizza-Évian
Nizza-Caen
Tolosa-Bastia
St. Étienne-Ol. Marsiglia
Ol. Marsiglia-Paris S.G.
Ol. Lione-Évian
22ª Giornata (24/01/2015)
27ª Giornata (28/02/2015)
32ª Giornata (12/04/2015)
36ª Giornata (09/05/2015)
Bastia-Bordeaux
Bordeaux-Reims
Bordeaux-Ol. Marsiglia
Bordeaux-Nantes
Évian-Tolosa
Lens-Rennes
Caen-Monaco
Caen-Ol. Lione
Guingamp-Lorient
Lille-Ol. Lione
Évian-Lille
Évian-Reims
Lille-Monaco
Lorient-Bastia
Lens-Lorient
Lens-Montpellier
Montpellier-Nantes
Metz-Évian
Ol. Lione-Bastia
Metz-Lorient
Nizza-Ol. Marsiglia
Monaco-Paris S.G.
Paris S.G.-Metz
Ol. Marsiglia-Monaco
Ol. Lione-Metz
Montpellier-Nizza
Reims-Nizza
Paris S.G.-Guingamp
Reims-Lens
Nantes-Guingamp
Rennes-Guingamp
Rennes-Bastia
Rennes-Caen
Ol. Marsiglia-Caen
St. Étienne-Nantes
St. Étienne-Nizza
St. Étienne-Paris S.G.
Tolosa-St. Étienne
Tolosa-Montpellier
Tolosa-Lille
23ª Giornata (31/01/2015)
28ª Giornata (07/03/2015)
33ª Giornata (18/04/2015)
37ª Giornata (16/05/2015)
Bordeaux-Guingamp
Bastia-Nizza
Bastia-Reims
Bastia-Caen
Caen-St. Étienne
Caen-Bordeaux
Guingamp-Évian
Évian-St. Étienne
Lens-Bastia
Évian-Monaco
Lille-Bordeaux
Guingamp-Tolosa
Lorient-Montpellier
Guingamp-Lille
Lorient-Tolosa
Lille-Ol. Marsiglia
Metz-Nizza
Ol. Lione-Montpellier
Metz-Lens
Monaco-Metz
Monaco-Ol. Lione
Paris S.G.-Lens
Monaco-Rennes
Montpellier-Paris S.G.
Nantes-Lille
Reims-Nantes
Montpellier-Caen
Nantes-Lorient
Ol. Marsiglia-Évian
Rennes-Metz
Nantes-Ol. Marsiglia
Nizza-Lens
Paris S.G.-Rennes
St. Étienne-Lorient
Nizza-Paris S.G.
Ol. Lione-Bordeaux
Tolosa-Reims
Tolosa-Ol. Marsiglia
Ol. Lione-St. Étienne
Reims-Rennes
24ª Giornata (07/02/2015)
29ª Giornata (14/03/2015)
34ª Giornata (25/04/2015)
38ª Giornata (23/05/2015)
Bastia-Metz
Bordeaux-Paris S.G.
Bordeaux-Metz
Bordeaux-Montpellier
Caen-Tolosa
Lens-Tolosa
Caen-Guingamp
Caen-Évian
Évian-Bordeaux
Lille-Rennes
Évian-Bastia
Lens-Nantes
Guingamp-Monaco
Lorient-Caen
Lens-Monaco
Lorient-Monaco
Montpellier-Lille
Metz-St. Étienne
Ol. Marsiglia-Lorient
Metz-Lille
Nizza-Nantes
Monaco-Bastia
Paris S.G.-Lille
Ol. Marsiglia-Bastia
Ol. Lione-Paris S.G.
Montpellier-Reims
Reims-Ol. Lione
Paris S.G.-Reims
Reims-Lorient
Nantes-Évian
Rennes-Nizza
Rennes-Ol. Lione
Rennes-Ol. Marsiglia
Nizza-Guingamp
St. Étienne-Montpellier
St. Étienne-Guingamp
St. Étienne-Lens
Ol. Marsiglia-Ol. Lione
Tolosa-Nantes
Tolosa-Nizza
25ª Giornata (14/02/2015)
30ª Giornata (21/03/2015)
Bordeaux-St. Étienne
Bastia-Guingamp
Lens-Évian
Caen-Metz
Lille-Nizza
Évian-Montpellier
Lorient-Ol. Lione
Lens-Ol. Marsiglia
Metz-Guingamp
Ol. Lione-Nizza
Monaco-Montpellier
Paris S.G.-Lorient
Nantes-Bastia
Reims-Monaco
Ol. Marsiglia-Reims
Rennes-Nantes
Paris S.G.-Caen
St. Étienne-Lille
Tolosa-Rennes
Tolosa-Bordeaux
I VINCITORI DELLE ULTIME 20 EDIZIONI
2013-2014 Paris S.G. 2012-2013 Paris S.G. 2011-2012 Montpellier 2010-2011 Lille 2009-2010 Olympique Marsiglia 2008-2009 Bordeaux 2007-2008 Olympique Lione 2006-2007 Olympique Lione 2005-2006 Olympique Lione 2004-2005 Olympique Lione
2003-2004 Olympique Lione 2002-2003 Olympique Lione 2001-2002 Olympique Lione 2000-2001 Nantes 1999-2000 Monaco 1998-1999 Bordeaux 1997-1998 Lens 1996-1997 Monaco 1995-1996 Auxerre 1994-1995 Nantes
Calcio 2OOO
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SI
DICE
di Marco CONTERIO - foto Image Sport
IL DIVORZIO CHE NON T’ASPETTI CONTE E L’ADDIO SHOCK
un percorso di crescita esponenziale. Ma di fronte ai sentimenti e alle ragioni personali anche un Presidente deve fare un passo indietro. Sono passati solamente due mesi dall’ultima grande vittoria e la Juventus deve continuare il suo percorso. Si riparte da zero. Da zero punti in classifica, come gli altri, e da zero vittorie”. Andrea Agnelli – Juventus.com
BUFFON: PAROLE DA CAPITANO
IL SALUTO COMMOSSO DI LLORENTE
“Ho maturato la decisione dell’addio dopo un percorso. Vincere è difficile, comporta fatica e farlo in un club così glorioso è più faticoso che altrove. Ai tifosi dico grazie, deve inorgoglirci quello che abbiamo fatto in questi tre anni: tre Scudetti ed il record di punti. Ringrazio la società, Andrea Agnelli, che tre anni fa mi scelse in un momento non semplice”. Antonio Conte – Juventus.com
“E’ stata una fortuna e un piacere lavorare con te. Non dimenticherò mai quest’anno. Grazie di tutto mister”. Fernando Llorente - Twitter L’ULTIMO TENTATIVO DI MAROTTA
“La Juventus perde tanto perché è inutile negare il valore reale del nostro allenatore, i meriti di Conte in questi tre anni. È vero che tutti siamo maturati grazie a lui, abbiamo società e dirigenti solidi che sapranno ovviare a questa perdita. Anche noi giocatori dovremmo trovare quel senso di responsabilità e rispetto che è nel nostro lavoro, per i tifosi e per la squadra. Non siamo all’anno zero, ora però aumentano le responsabilità per tutti”. Gianluigi Buffon – Sky Sport ALLEGRIA ALLEGRI
TRISTEZZA AGNELLI
“Caro Antonio, Sei stato un grande condottiero per i nostri ragazzi e la notizia di oggi mi rattrista enormemente. Penso ai tre anni trascorsi insieme, tre anni che ci hanno portato a scrivere la storia di questa Società: tre scudetti consecutivi, due Supercoppe italiane, ma sopratutto
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Calcio 2OOO
“Conte non è più l’allenatore della Juventus dopo un’esperienza più che positiva. Abbiamo fatto qualcosa di storico, qualcosa che rimarrà per sempre nella bacheca dei trofei bianconera. Abbiamo vinto 3 scudetti e 2 Supercoppe, voglio ringraziare Conte per tutto quello che ha fatto. Noi abbiamo tentato in tutti i modi di ‘tenercelo stretto’, visto che lo riteniamo un tecnico vincente che ha contribuito in parte rilevante al raggiungimento di certi obiettivi. Il nostro è stato un confronto in cui erano chiare due posizioni: noi volevamo continuare, Conte ha spesso palesato la propria voglia di fermarsi. Quando si è presentato in ritiro si sono palesate altre difficoltà assolutamente non legate alla società o al calciomercato, ma ad una sua condizione personale”. Beppe Marotta – Conferenza stampa
“Capisco lo scetticismo dei tifosi, in un giorno hanno cambiato allenatore. Li conquisterò con i risultati, il lavoro, il rispetto e la professionalità. Avranno modo come voi di conoscermi. Capisco l’importanza di allenare la Juventus. È normale ci sia questa reazione, perché Conte ha rappresentato la Juventus sia da giocatore che da allenatore”. Massimiliano Allegri – Conferenza stampa LADY AGNELLI AL VELENO “Ma cosa credete che Andrea Agnelli se ne stia qui sul divano a girarsi i pollici invece di fare il suo fottuto meglio per risolvere un problema che qualcun altro ha creato?” Emma Winter - Twitter
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