Calcio2000 n.218

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Mensile | FEBBRAIO 2016 | N. 218 | Italia | Euro 3,90

Calcio

BE €8,00 | F €11,50 | PTE CONT €7,50 | E €7,50 | CHCT chf 8,50

EDIZIONE SPECIALE CON L’ALBUM CALCIATORI 2015-2016

2OOO il mensile diretto da FABRIZIO PONCIROLI

L’ALFABETO DEI BIDONI

Esclusiva Daniel Ricardo BERTONI “CHE RICORDI A FIRENZE”

LUIS SILVIO DANUELLO “TUTTA COLPA DI UNA VOCALE”

Esclusiva Alberto ZACCHERONI “DA CESENATICO AL GIAPPONE”

ESCLUSIVA

Emiliano VIVIANO

Speciale Io sono RETROCESSO I TANTI CAMPIONI CADUTI

“ALLA SAMP SONO RINATO”

SPECIALE

CALCIOMERCATO

2016 “I 100 NOMI DEL MERCATO” SPECIALE CALCIOMERCATO

foto Pegaso News

Esclusiva Moreno ROGGI “HO COMINCIATO MOLTO GIOVANE”

RIECCOLO

100 NOMI CHE SCALDERANNO IL MERCATO INVERNALE…


L'EDITORIALE di fabrizio PoNCiRoli

direttore@calcio2000.it

CHE SIA UN FELICE 2016

PIU’ DI 900 SOGGETTI IN OLTRE 500 FIGURINE! Colleziona e vota il golden Panini sticker inserendo il codice presente nel retro delle figurine speciali su www.panini365.com

N. 218 - FEBBRAIO 2016

Calcio

BE €8,00 | F €11,50 | PTE CONT €7,50 | E €7,50 | CHCT chf 8,50

EDIZIONE SPECIALE CON L’ALBUM CALCIATORI 2015-2016

2OOO il mensile diretto da FABRIZIO PONCIROLI

L’ALFABETO DEI BIDONI

Esclusiva Daniel Ricardo BERTONI “CHE RICORDI A FIRENZE”

LUIS SILVIO DANUELLO “TUTTA COLPA DI UNA VOCALE”

Esclusiva Alberto ZACCHERONI “DA CESENATICO AL GIAPPONE”

ESCLUSIVA Esclusiva Moreno ROGGI “HO COMINCIATO MOLTO GIOVANE”

Speciale Io sono RETROCESSO I TANTI CAMPIONI CADUTI

“ALLA SAMP SONO RINATO”

SPECIALE

CALCIOMERCATO

2016 “I 100 NOMI DEL MERCATO” SPECIALE CALCIOMERCATO

foto Pegaso News

EMILIANO VIVIANO

Emiliano VIVIANO

2OOO

TOP PLAYER DI TUTTO IL MONDO

Mensile | FEBBRAIO 2016 | N. 218 | Italia | Euro 3,90

Calcio

M

eraviglioso equilibrio. La Serie A non sarà il campionato più spettacolare d’Europa, i veri campioni giocheranno altrove ma, onestamente, quale torneo regala più emozioni del nostro? Nessuno, ne sono certo. Il 2016 sarà tutto da scoprire con tante squadre lassù, pronte a tutto per restarci fino alla fine. Divertimento assicurato, alla faccia di chi continua, senza sosta, a criticare il nostro pallone. Mi sono appuntato dei desideri per l’anno appena giunto. Innanzitutto, sportivamente parlando, mi auguro che ci siano meno scandali (azzerarli mi pare utopico, almeno conteniamoli). In secondo luogo auspico meno critiche nei confronti dei tecnici più bistrattati. Un giorno sì e l’altro anche c’è un allenatore che viene esonerato mediaticamente. Direi di andarci con più raziocinio. Terzo punto: più sportività. Al termine della corsa, solo una squadra alzerà il trofeo di Campione d’Italia. Non vincono tutte. Bisogna anche saper perdere, è il primo passo verso grandi trionfi. Passiamo a noi. Mi sono visto con Viviano, personaggio, in campo e fuori, che merita attenzione. Bello rivederlo protagonista nel nostro campionato. Ovviamente non poteva mancare un tuffo nel calciomercato invernale con 100 giocatori che, per svariati motivi, vivranno intensamente questi giorni di convulsi affari. Vedo che la rubrica dedicata ai bidoni del calcio intriga. In questo numero, riflettori puntati su Luis Silvio Danuello, ossia il mito per eccellenza. La sua storia merita tutto il nostro rispetto… Insomma, come sempre tanti spunti, così da divertirsi insieme. Ritorno a parlare d’altro. Un pensiero a tutte quelle persone che, giorno dopo giorno, fanno i salti mortali per restare in pista. La vita non è facile ma sorridendo, tutto sembra meno complicato (un abbraccio a Luca in particolare). Il calcio, per sua natura, è un mondo magico e perfido allo stesso momento. Sa farci gioire ma può anche iniettarci rabbia o tristezza. Ma, in un modo o nell’altro, è un’emozione continua. Sarà per questo che rinunciamo a tutto ma non al calcio… Quindi, anche in questo atteso 2016, ricordiamoci che, comunque vada, il calcio sarà sempre al suo posto, pronto a raccontarci le sue storie e, di quelle, non possiamo proprio farne a meno…

RIECCOLO

100 NOMI CHE SCALDERANNO IL MERCATO INVERNALE… di Thomas SACCANI

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foto Image SPORT

Calcio 2OOO

“Nel momento più buio della sconfitta, la vittoria potrebbe essere più vicina”

Official FIFA licensed product. © FIFA and FIFA’ s Official Licensed Product Logo are copyrights and/or trademarks of FIFA. All rights reserved. Manufactured under license by Panini.

IN TUTTE LE EDICOLE!

www.calcio2000.it Calcio 2OOO

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SOMMARIO N.218 6

ANNO 19 N. 2 FEBBRAIO 2016

ISSN 1126-1056

LA BOCCA DEL LEONE di Fabrizio Ponciroli

Registrazione al Tribunale di Milano n.362 del 21/06/1997 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246

8 I 100 NOMI DEL MERCATO SPECIALE

di Fabrizio Ponciroli

16 EMILIANO VIVIANO

INTERVISTA ESCLUSIVA

8

di Fabrizio Ponciroli

22 SCUOLA PORTIERI SPECIALE

16

36 CAMPIONI RETROCESSI

Marco Conterio, Luca Bargellini, Gaetano Mocciaro, Chiara Biondini, Simone Bernabei, Lorenzo Marucci, Pietro Lazzerini, Tommaso Maschio, Lorenzo Di Benedetto.

di Luca Gandini

42 DANIEL BERTONI

INTERVISTA ESCLUSIVA di Lorenzo Marucci di Thomas Saccani

22

52 SÜDTIROL - LEGA PRO di SimoneToninato

54 DUE TORRI- SERIE D I RE DEL MERCATO

di Luca Bargellini

30

66 ALBERTO ZACCHERONI

I GIGANTI DEL CALCIO

STATISTICHE

STORIA

Redazione Calcio2000

di Gabriele Porri

42

DOVE SONO FINITI? di Alessandro Cosattini

CAMPIONATI STRANIERI

Calcio 2OOO

DISTRIBUZIONE

Mepe S.p.A. Via Ettore Bugatti, 15 20142 Milano Tel +39 0289592.1 Fax +39 0289500688

www.calcio2000.it

SCOVATE DA CARLETTO RTL

IL PROSSIMO NUMERO sarà in edicola il 10 FEBBRAIO 2016 4

56

I NUMERI DELLA SERIE A NUMERO CHIUSO IL 28 DICEMBRE 2015

e-mail: media@calcio2000.it Tiber S.p.A. Via della Volta, 179 25124 Brescia Tel. +39 0303543439 Fax. +39 030349805

80 MARIO BERETTA

92 98

CONTATTI PER LA PUBBLICITÀ: STAMPA

di Thomas Saccani

84 SPAGNA di Paolo Bardelli 86 INGHILTERRA di Luca Manes 88 GERMANIA di Flavio Sirna 90 FRANCIA di Renato Maisani

Image Photo Agency (imagephotoagency.it), Agenzia Aldo Liverani, Pegaso News, Federico De Luca. TC&C S.r.l.

74 CHAMPIONS LEAGUE ’84/’85

ACCADDE A...

Sergio Stanco, Thomas Saccani, Luca Gandini, Alessio Alaimo, Simone Toninato, Gabriele Porri, Flavio Sirna, Paolo Bardelli, Luca Manes, Renato Maisani, Alessandro Cosattini, Carletto RTL.

REALIZZAZIONE GRAFICA

di Simone Toninato

78 JOSÉ MOURINHO

HANNO COLLABORATO

FOTOGRAFIE

di Alessio Alaimo

56 MORENO ROGGI

DIRETTO DA

FABRIZIO PONCIROLI

REDAZIONE

SPECIALE

50 ENTELLA - SERIE B

TC&C srl Strada Setteponti Levante 114 52028 Terranuova Bracciolini (AR) Tel +39 055 9172741 Fax +39 055 9170872 Michele Criscitiello

30 LUIS SILVIO DANUELLO di Fabrizio Ponciroli

EDITORE

DIRETTORE RESPONSABILE

di Sergio Stanco

L’ALFABETO DEI BIDONI

Calcio2OOO

66

Calcio2000 è parte del Network

CalCiatori, finalmente!

Ci siamo, è arrivato Panini Calciatori 2015-2016, l’appuntamento da non perdere per chi ama il calcio… La 55esima edizione Calciatori, che fin dalla copertina si ammanta delle festose bandiere delle squadre di Serie A TIM, è certamente la più ricca mai realizzata. Lo è per la accresciuta completezza delle rose della Serie A TIM, per le quali ora ci sono ben 22 figurine dei calciatori da collezionare e le carriere complete di tutti gli allenatori. Lo è per il gran numero di informazioni e curiosità, anche storiche, messe a disposizione degli appassionati più esigenti. Lo è per il formato rinnovato delle figurine della Serie B ConTe.it, ognuna delle quali ritrae quest’anno due giocatori. Lo è per la ricchezza e la varietà dei materiali utilizzati, con tutte le maglie di Serie A TIM ritratte in figurine trasparenti con gli scudetti in raso. Lo è anche perché alcuni degli splendidi disegni dei collezionisti proposti nell’ambito dell’iniziativa online “RafFIGUra la tua squadra” sono diventati figurine dell’omonima sezione! Collezionisti che saranno ancora protagonisti della raccolta: infatti, sta a voi eleggere due delle figurine del rinnovato “Film del Campionato” sul sito ufficiale della collezione www.calciatoripanini. it. Per farlo, basta inserire nella sezione “Vota i tuoi Idoli” il codice alfanumerico presente all’interno di ogni bustina (escluse bustine omaggio) e selezionare il vostro idolo assoluto e la vostra giovane promessa. Calciatori Panini 2015-2016 ti aspetta in edicola con tante proposte vantaggiose, fra cui la scatola da 50 bustine al prezzo di €29,40 (anziché €35) e la confezione da 8 bustine al prezzo di €4,90 (anziché €5,60).


PER SCRIVERCI: media@calcio2000.it

LA BOCCA DEL LEONE di Fabrizio PONCIROLI - foto Image Sport MIHAJLOVIC NON SA ALLENARE… Buongiorno Direttore, dopo i complimenti per la rivista, vengo subito al punto. Ero a San Siro a vedere Milan-Verona. Ma perché continuiamo a dire che Mihajlovic sa allenare? Non è vero, non sa allenare. De Jong perché ha giocato? Cosa ce ne facciamo di uno così? Gattuso aveva piedi migliori e un carisma mille volte meglio. Vogliono la Champions e non battono il Verona? Era meglio Inzaghi, questo Mihajlovic sa solo lamentarsi di tutto e tutti. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa lei. Grazie per la risposta Enrico, mail firmata Caro Enrico, non sono d’accordo con te… A mio avviso, Mihajlovic sta facendo il massimo per questo Milan. Osserva le rose di squadre come Juventus, Roma, Inter o Napoli. Direi che il Diavolo non ha una rosa equiparabile alle prime della classe. Mihajlovic sta lanciando tanti giovani, sta rigenerando giocatori che avevano perso fiducia (come De Jong), non gli si può chiedere miracoli. Si lamenta di tutto e tutti? Non mi pare, anzi credo che sia sempre molto lucido nell’analiz-

SINIŠA MIHAJLOVIĆ

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Calcio 2OOO

zare la varie situazioni. Sai quale è la verità? Il Milan non è attrezzato per arrivare ai vertici e questo è difficile da accettare ma, con il lavoro e la programmazione, credo che il futuro sarà migliore del presente. BIDONI, CHE SPETTACOLO Direttore, finalmente ha rimesso in carreggiata Calcio2000. In particolare ho apprezzato la rubrica dedicata ai bidoni del calcio. Bella e con aneddoti che non conoscevo e, le assicuro, che io sono un fan dei bidoni del calcio, tanto che ho comprato anche il suo libro. Spero che continuerà a deliziarci con storie curiose e che non conoscevo. Mi piace anche che sente sempre qualcuno che parla di loro. Mi raccomando, mi aspetto tanto da Zavarov e Rush, due che ho anche visto giocare dal vivo quando erano alla Juventus. Complimenti, ora mancano solo le statistiche dei campionati esteri e poi siamo a posto. Gianmaria, mail firmata Buongiorno Gianmaria, sono felice che la rubrica piaccia… Guarda, non è semplice scovare aneddoti e curiosità

CAIO RIBEIRO

su certi elementi ma ne vale la pena. A volte senti storie incredibili, frutto più della fantasia che della realtà ma comunque degne di essere raccontate. Zavarov e Rush? Vuoi il mio pensiero su entrambi? Il primo aveva doti importanti solo che era abituato ad un certo sistema di gioco, collaudato e schematico, che conosceva alla perfezione (alla Dinamo Kiev era il pupillo di Lobanovski). Era sovietico, non era pronto al mondo occidentale… Rush? Grande delusione ma, anche lui, è stato molto sfortunato. Non era la squadra adatta alle sue caratteristiche… Lo sapevi che Zavarov, arrivato a Torino, andò a vivere nella casa che era stata di Rush? CALCIATORI, SEMPRE IL TOP Direttore, visto il nuovo Calciatori Panini? Come ogni anno le chiedo un suo giudizio. Io l’ho già quasi completato e sta per entrare nella mia collezione Calciatori. Buone Feste Direttore Angelo, mail firmata Sai che ho una venerazione per il mondo Panini. Non a caso, anche quest’anno, abbiamo, in allegato, l’album

CALCIATORI PANINI 2015-2016

Calciatori!!! Guarda per me, quest’anno, la Panini ha esagerato. Ha realizzato degli album da applausi a scena aperta. Su Calciatori non avevo il minimo dubbio. Nessuno sa raccontare, in formato figurine, il calcio italiano come la Panini ma, caro Angelo, io sono rimasto a bocca aperta per Tex. Una collezione meravigliosa, da mostrare alle generazioni a venire. E che dire di 365 Fifa? Un altro capolavoro. Calciatori 2015/16, comunque, è già finito nella mia collezione… Su questo non c’erano dubbi… EUROPA LEAGUE, CE LA FACCIAMO? Egregio Ponciroli, la seguo sempre con interesse sia su Calcio2000 che su TMW e anche quando va in TV. La seguo pure su Twitter e ho scoperto che è un vero collezionista. Allora, la Champions League non è affar nostro. Mi spiace per Juventus e Roma ma non ci sono speranze per noi italiani di vincerla. Ma l’Europa League? Pensa che una delle italiane in corsa ce la possa fare? Io sono un tifoso del Como, quindi non sono di parte. Mi piacerebbe che l’Italia la vincesse, almeno una volta. Non le chiedo nulla sul Como,

MAURIZIO SARRI

non infieriamo. Complimenti per tutto. Stefano, mail firmata Buongiorno Stefano, troppo gentile… Spero almeno di dire qualcosa di interessante… Andiamo con ordine. Champions League: concordo. La Juventus ha fatto un autentico miracolo lo scorso anno ad arrivare in finale, difficile ripetersi. La Roma non ha la personalità per arrivare fino in fondo. Europa League: fattibile. Il Napoli è la mia favorita per alzare il trofeo. Ho paura del Siviglia e pure del Liverpool ma le nostre squadre hanno possibilità concrete di sorprendere tutti. Non dico nulla sul Como… L’ho visto ad inizio torneo a Novara contro il Livorno… Non aggiungo altro… QUANTO DURERÀ LA VIOLA? Direttore Ponciroli, la leggo sempre con interesse e ho una domanda per lei: tutto si aspettano che, prima o poi, la Fiorentina possa cadere… Tutti gufano ma, onestamente, credo che Sousa non sia uno stupido e possa far bene a lungo. Che ne pensa? Emiliano, mail firmata La penso come te Emiliano. Ritengo

NIKOLA KALINIĆ

la Fiorentina la più grande sorpresa della stagione. Bravo Sousa ma altrettanto bravi dirigenti e giocatori. Kalinic è il miglior acquisto dell’anno, Bernardeschi il talento azzurro di cui sentiremo parlare più a lungo (insieme ad Insigne). Bene così, la dimostrazione che si può vincere anche con il bel calcio.. Dovesse arrivare tra le prime tre, avrebbe fatto un lavoro eccezionale. E poi c’è l’Europa League… RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO HIGUAIN, IL MIO IDOLO Mi chiamo Federico, ho 11 anni e il mio idolo è Gonzalo Higuain. Lui è il più forte. Sa segnare tanti gol e mi fa tanto gioire con i suoi gol per il Napoli. Io lo seguo sempre in televisione quando gioca il Napoli e il mio sogno è di vederlo giocare al San Paolo. È il più grande giocatore di tutti. Mio papà dice che Maradona è più forte ma non è vero. Higuain è il più forte di tutti e io sono contento che gioca a Napoli. Vinceremo lo Scudetto con Higuain. Io ho la sua maglietta e la metto sempre, anche quando vado a scuola. Grazie Gonzalo, sei il migliore Federico, 11 anni - Napoli

GONZALO HIGUAIN

Calcio 2OOO

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SPECIALE CALCIOMERCATO

SPECIALE / CALCIOMERCATO

I

mpossibile vivere senza l’ebrezza del calciomercato. Nel convulso mondo del calcio di oggi, il mercato è un tassello dall’importanza strategica. Le mille voci che circolano nei salotti del pallone che conta sono pane quotidiano per gli affamati tifosi, di qualsiasi fede essi siano. Se il mercato estivo è quello dei grandi sogni, dei nomi altisonanti, capaci di esaltare le folle, quello invernale è, per lo più, quello di riparazione, per chi ha bisogno di qualche “rinforzo” per rimettersi in carreggiata o, in altri casi, per la volata finale. Ci siamo divertiti a selezionare 100 nomi “caldi”, ossia 100 giocatori che, molto probabilmente, saranno protagonisti del mercato

RIECCOLO Calcio 2OOO

NON SIAMO FINITI Tra i 100 nomi selezionati, ce ne sono alcuni da rimarcare. Parliamo di giocatori che, una volta, erano ambiti da ogni club che

si rispetti. Ma, quei tempi, sono andati e, ora, sono in balia del tempo, a caccia di una nuova occasione che gli permetta di tornare protagonisti. Il primo nome è quello di Cassano. Ha fatto di tutto per tornare alla Sampdoria. Ad oggi, il suo secondo viaggio a Genova, non ha portato nessun beneficio. Pochi spezzoni di gara e nessuna prestazione da FantAntonio. A 33 anni suonati, Cassano non si sente finito. Cercherà di sbocciare altrove? Da non escludere… A Bari lo aspettano da una vita… Passiamo a Zuniga. Dopo quattro anni, splendidi, a Napoli, è sparito dai radar. Nessuna presenza in campo quest’anno, 13 (complessive) in campionato, nelle precedenti due annate. Problemi con la società (nessuno sa di che genere). A 30 anni può dare an-

cora molto, anche se viene da tre anni in cui ha fatto lo spettatore (nazionale colombiana a parte). Altro nome ben noto: Diamanti. Cinque club diversi negli ultimi cinque anni. Non un gran biglietto da visita. Al Watford, di proprietà dei Pozzo, di fatto non l’ha mai visto nessuno. Potrebbe far comodo il suo talento ma deve trovare la piazza giusta. Magari all’Udinese, sempre di proprietà dei Pozzo, potrebbe ritrovarsi… La lista è lunga. Merita una citazione anche Cole. Al suo arrivo alla Roma (estate 2014), tutti esaltati. Il suo palmares al Chelsea parlava da solo. Peccato che, in giallorosso, abbia deluso. Ora, a 35 anni, cerca una nuova sfida. Difficile che qualche società italiana punti su di lui. Infine non dimentichiamoci di Pato. Al Milan ha fatto cose egregie, in Brasile

100 NOMI CHE SCALDERANNO IL MERCATO INVERNALE… di Thomas SACCANI

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invernale 2015/16 (apertura 4 gennaio, chiusura 1 febbraio, ore 23.00). Una certezza c’è: anche chi giura e spergiura di non aver intenzione di muoversi a gennaio, alla fine, non resiste alla voglia di portarsi a casa qualcuno… Le chiamano “occasioni di gennaio” ma, in realtà, è tutto già scritto. A gennaio bisogna fare qualcosa, lo impone il sistema calcio. E, allora, via a speranze e segrete trattative. Tutti al lavoro per strappare il crack in grado di far svoltare la propria squadra e portarla, a fine stagione, agli obiettivi prefissati quando si era ancora in piena estate…

foto Image SPORT

JUAN CAMILO ZÚÑIGA

KEISUKE HONDA Calcio 2OOO

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SPECIALE / CALCIOMERCATO

SPECIALE / CALCIOMERCATO

I GRANDI COLPI DI GENNAIO Di fabrizio ponciroli

DA RONALDO A GUARIN, pASSANDO pER ACQUISTI LUNGIMIRANTI COME MAURI O BARZAGLI…

FREDY GUARÍN

ADEM LJAJIĆ

C

hi l’ha detto che, durante la finestra di mercato invernale, non si possono fare acquisti importanti? La storia ci racconta che, a volte, gennaio regala magie e colpi inattesi. Apriamo la nostra carrellata con Ronaldo. 30 gennaio 2007, il Milan ufficializza l’ingaggio del fenomeno (7,5 milioni di euro al Real Madrid). Un acquisto di livello mondiale, tra l’altro rivelatosi anche utile, considerato che l’ex nerazzurro aiuta, con gol pesanti, come quello nel Derby, a conquistare un posto in Champions League. Il Diavolo è sempre stato molto vigile durante il mercato di gennaio. Si spiegano così gli arrivi di gente di valore assoluto come pato (2008), Beckham (2009), Van Bommel e, nel 2013, un certo Balotelli. Ecco, poi ci sono anche le operazioni invernali non andate proprio benissimo. Un esempio? José Mari. Stella dell’Atletico Madrid, nel 1999 si veste di rossonero per ben 40 miliardi di vecchie lire. In due stagioni e mezzo al Milan, segnerà cinque reti. Comunque, applausi al Milan, solitamente chirurgico e positivo nel suo destreggiarsi nel mercato di riparazione. Bene anche l’Inter. La memoria deve tornare indietro sino al 1999 quando, dal Real Madrid, arriva un certo Seedorf. Non farà benissimo in nerazzur10

Calcio 2OOO

RADJA NAINGGOLAN

è rinato, almeno in parte. Gli manca l’Europa, vuole ricordare a tutti che lui è l’unico, vero Papero… NOI VOGLIAMO GIOCARE Passiamo ora al partito di quelli che sono bravi ma non hanno spazio nelle loro rispettive squadre e, di conseguenza, potrebbero guardarsi attorno per trovare qualcuno che gli consegni una maglia da titolare. Cominciamo con un difensore, visto che, di valore, non se ne vedono molti in circolazione. Lui si chiama Benatia e indossa (almeno spera di indossarla) la casacca del Bayern Monaco. Guardiola non lo considera tantissimo. Un giorno sì e l’altro anche, lancia segnali a diverse squadre, principalmente italiane. A Roma, nonostante l’addio non sia stato esente da polemiche, lo riabbraccerebbero con

entusiasmo. Una difesa con Manolas e Benatia sarebbe un bel biglietto da visita per la seconda parte della stagione. Pure alla Juve, dove i titolarissimi hanno una certa età, farebbe comodo. Problema? Costicchia… Parliamo di 22/25 milioni di euro, possibilmente cash. Costa molto meno Rugani. Che sia fortissimo non ci sono dubbi, eppure in bianconero non trova spazio. Nessuno ha colpe. Davanti a lui ha dei mostri sacri, difficile rubargli il posto. È un classe 1994, ha tutto il tempo per crescere e giocare ma è dura restare in disparte. Napoli, Sampdoria, Genoa, la lista di club interessati all’ex Empoli è lunghissima. Problema? La Juventus non vuole mollarlo, lo vuole tenere “sotto coperta”. Altro difensore: Ranocchia. È stato il capitano dell’Inter,

ora si ritrova, sempre, in panchina. Mancini non ha nessuna intenzione di smembrare la coppia Murillo-Miranda, quindi per Ranocchia solo tanta, troppa panchina. Problema? Nessuno. Andrà via, anche se gli dispiacerà lasciare la Pinetina. Sponda rossonera, andiamo da Honda. Davvero particolare la storia del giapponese. Approdato al Diavolo tra squilli di tromba, doveva essere il nuovo 10, quello con fantasia e facilità di gol davanti alla porta. Discreto il primo anno e mezzo in rossonero, disastroso quello in corso. I titolari in attacco sono altri. Per Honda inevitabile fare le valigie e rimettersi in gioco altrove. CERCASI FIDUCIA Ad ogni finestra di mercato, è sempre presente la banda di quelli che hanno

perso la fiducia e hanno bisogno di nuova linfa vitale, ossia un ambiente nuovo che li rigeneri. Un nome su tutti: Iturbe. A distanza di poco più di un anno dal suo approdo nella capitale (per la bellezza di circa 31 milioni di euro), le sue quotazioni sono ai minimi storici. Del fenomeno apprezzato a Verona nemmeno l’ombra. Tante occasioni avute, nessuna sfruttata (a parte la rete nel derby con la Lazio). Fiducia e morale a terra. Che fare? Cambiare aria e provare a ricostruirsi in un luogo meno impegnativo e stressante. Ventura, tecnico del Torino, è un mago a rigenerare talenti in crisi, così come Gasperini al Genoa… Altro elemento a caccia di adrenalina è Lavezzi. Al PSG, di fatto, l’hanno scaricato. Non è più funzionale al progetto di Blanc. In Italia ha lascia-

STEFANO MAURI ro ma fu un colpo ad effetto (e molto costoso, circa 43 miliardi di vecchie lire). Il re del mercato del gennaio 2004 è Adriano (ritorno, in maniera definitiva, alla Beneamata via parma). Nello stessa finestra di mercato arriva, dalla Lazio, anche Stankovic. Nel 2011 viene prelevato un certo Ranocchia, l’anno successivo tocca ad un colombiano di belle speranze: Guarin. Nel 2013 dalla Dinamo Zagabria giunge Kovacic, l’anno seguente, dalla Lazio, ecco Hernanes. Qualche numero d’alta scuola l’ha messo a segno anche la Juventus come quando, nel 2011, porta a Torino Barzagli (dal Wolfsburg) e Matri (dal Cagliari), oltre a Toni, dal Genoa. Negli anni seguenti, ecco Caceres e Osvaldo, utili per continuare a vincere. Attive anche le altre grandi. La Roma, nel 2010, si assicura i servizi di Toni, fondamentale per agguantare il secondo posto in campionato alle spalle dell’Inter. Da ricordare il colpo giallorosso del 2014: Nainggolan. E la Lazio? Notevole l’intuizione Mauri nel 2006, così come, nel 2012, la decisione di puntare forte su Candreva. Anche la fiorentina si è data da fare a gennaio. Nel 2010, ad esempio, per “solo” 6,5 milioni di euro, ecco un giovanissimo Ljajic. Ancora meglio il colpo confezionato nel 2013: Giuseppe Rossi.

SEBASTIAN GIOVINCO

ASHLEY COLE Calcio 2OOO

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SPECIALE / CALCIOMERCATO - 100 NOMI

Nome

12

SPECIALE / CALCIOMERCATO - 100 NOMI

Cognome

Età

Valore di mercato in €

Squadra di appartenenza

Squadre interessate

Nome

Cognome

Età

Valore di mercato in €

Squadra di appartenenza

Squadre interessate

Alisson

23

3-5 milioni

Internacional

Roma/Juventus

Erik

Lamela

23

15-17 milioni

Tottenham

Inter

Xabi

Alonso

34

4-5 milioni

Bayern Monaco

Liverpool

Ezequiel

Lavezzi

30

8-10 milioni

Paris Saint-Germain

Inter/Juventus

Maximilian

Arnold

21

13-15 milioni

Wolfsburg

Schalke 04

Leandrinho

17

2-5 milioni

Ponte Preta

Amburgo/Udinese/Real Madrid

André

Ayew

25

13-15 milioni

Swansea City

Liverpool

Robert

Lewandowski

27

70-80 milioni

Bayern Monaco

Real Madrid

Emmaneul

Badu

25

7-9 milioni

Udinese

Napoli/Liverpool

Lisandro

Lopez

26

6-8 milioni

Benfica

Fiorentina

Ever

Banega

27

15 milioni

Siviglia

Juventus/Everton/Roma

Sadio

Mané

23

30-35 milioni

Southampton

Bayern Monaco

Hatem

Ben Arfa

28

5-6 milioni

Nizza

Inter/Borussia Dortmund

Marlon

20

5-7 milioni

Fluminense

Fiorentina/Roma/Juventus

Mehdi

Benatia

28

22-25 milioni

Bayern Monaco

Roma/Juventus

Arthur

Masuaku

22

10-12 milioni

Olympiacos

Sunderland/Roma

Lucas

Biglia

29

25 milioni

Lazio

Inter/Real Madrid

Joël André

Matip

24

5-8 milioni

Schalke 04

Lazio/Milan/Fiorentina

Jonathan

Calleri

22

12-15 milioni

Boca Juniors

Palermo/Inter/Stoke City

Thomas

Meunier

24

7-8 milioni

Club Brugge

Inter

Antonio

Candreva

28

20 milioni

Lazio

Inter/Barcellona

Benjamin

Moukandjo

27

3-4 milioni

Lorient

Sunderland/Hertha Berlino

André

Carrillo

24

12-15 milioni

Sporting Lisbona

Siviglia/Valencia

João

Moutinho

29

25 milioni

Monaco

Juventus

William

Carvalho

23

28-30 milioni

Sporting Lisbona

Arsenal

Jeison

Murillo

23

30-35 milioni

Inter

Real Madrid

Antonio

Cassano

33

1-2 milioni

Sampdoria

Atalanta/Bari

Ruben

Neves

18

30 milioni

Porto

Arsenal

Papiss

Cissé

30

8-10 milioni

Newcastle United

Galatasaray

Nicolas

N'Koulou

25

5 milioni

Olympique Marsiglia

Lazio/Olympique Lione/Fiorentina

Ashley

Cole

35

0.5 milioni

Roma

Aston Villa/Newcastle United

Nolito

29

15 milioni

Celta Vigo

Barcellona/Arsenal

Orban

26

5 milioni

Valencia

River Plate/Boca Juniors

Oscar

24

30 milioni

Chelsea

Juventus

Ante

Coric

18

5-7 milioni

Dinamo Zagabria

Inter/Manchester City/Porto

Bryan

Cristante

20

6-7 milioni

Benfica

Sassuolo/Inter

Lucas

Jonathan

De Guzman

28

2-3 milioni

Napoli

Bournemouth

Pablo Daniel

Osvaldo

29

5-6 milioni

Porto

Boca Juniors

Moussa

Dembélé

28

8-10 milioni

Tottenham

Chelsea

Alexandre

Pato

26

10-15 milioni

Corinthians

Tottenham/Arsenal

Alessandro

Diamanti

32

2-3 milioni

Watford

Udinese

Adrien

Rabiot

20

10 milioni

Paris Saint-Germain

Inter/Tottenham

Sergio

Diaz

17

5-6 milioni

Cerro Porteño

Atletico Mineiro/Roma/Chelsea

Andrea

Ranocchia

27

8-10 milioni

Inter

Siviglia/Sporting Lisbona/Benfica

Douglas

25

4-6 milioni

Dnipro Dnipropetrovsk

Lazio

Franck

Ribery

32

25 -30 milioni

Bayern Monaco

Chelsea

Aleksandar

Dragovic

24

12-15 milioni

Dinamo Kiev

Stoccarda/Inter

Sebastian

Rode

25

9-11 milioni

Bayern Monaco

Schalke 04

Munir

El Haddadi

20

10-12 milioni

Barcellona

Everton/Celta Vigo

Daniele

Rugani

21

25 milioni

Juventus

Napoli/Sampdoria/Genoa

Mario

Rui

24

5 milioni

Empoli

Fiorentina

Jacopo

Sala

24

4-5 milioni

Hellas Verona

Inter

Samir

22

4-5 milioni

Flamengo

Granada/Udinese Real Sociedad/Sporting Lisbona/ Anderlecht

Breel-Donald

Embolo

18

25-30 milioni

Basilea

Juventus/Manchester United/ Chelsea/Chelsea/Wolfsburg

Luis

Fabiano

35

1-1.5 milioni

San Paolo

Tianjin Songjiang

Radamel

Falcao

29

25-30 milioni

Chelsea

Valencia

Felipe

26

6-7 milioni

Corinthians

Udinese

Nicolas

Gaitan

27

30 milioni

Benfica

Atletico Madrid

Rafael

Mario

Gaspar

25

10-15 milioni

Villarreal

Paris Saint-Germain

Pione

Sebastian

Giovinco

28

13-15 milioni

Toronto FC

Barcellona

Islam

Antoine

Griezmann

24

50-55 milioni

Atletico Madrid

Chelsea/Bayern Monaco

Roberto

Kevin

GroSSkreutz

27

4-5 milioni

Galatasaray

Liverpool

Jonathan

Marko

Grujic

19

5 milioni

Stella Rossa Belgrado

Inter/Liverpool/PSG

Fredy

Guarin

29

8-10 milioni

Inter

Juventus

Nemanja

Gudelj

Ajax

Juventus

Raphael

Guerreiro

21

8-9 milioni

Lorient

Southampton/Liverpool

Ilkay

Gündogan

25

30 milioni

Borussia Dortmund

Juventus

Rico

Henry

18

2-3 milioni

Walsall

Manchester United

Martin

Hinteregger

23

8-10 milioni

Red Bull Salisburgo

Samper

20

5-6 milioni

Barcellona

Silva

22

13-15 milioni

Sporting Braga

West Ham/Manchester United

Sisto

20

5-6 milioni

Midtjylland

Paris Saint-Germain/Amburgo

Slimani

27

14-15 milioni

Sporting Lisbona

Crystal Palace/Tottenham

Soriano

24

15 milioni

Sampdoria

Napoli/Milan

Soriano

31

7-10 milioni

Red Bull Salisburgo

Barcellona

John

Stones

21

45-60 milioni

Everton

Chelsea/Manchester United/ Arsenal

Mario

Suarez

28

6-7 milioni

Fiorentina

Valencia/Siviglia/Liverpool

Neven

Subotic

27

18-20 milioni

Borussia Dortmund

Liverpool

Suso

22

3-5 milioni

Milan

Genoa

Adel

Taarabt

26

4-5 milioni

Benfica

Newcastle United

Lazio/Borussia Mönchengladbach

Youri

Tielemans

18

15-17 milioni

Anderlecht

Atletico Madrid

Gregory

Van der Wiel

27

9-11 milioni

Paris Saint-Germain

Inter-Juventus

Anthony

Vanden Borre28

1-2 milioni

Anderlecht

Betis Siviglia

Franco

Vazquez

26

25-30 milioni

Palermo

Milan

Julian

Weigl

21

8-10 milioni

Borussia Dortmund

Barcellona

Silvan

Widmer

22

6-9 milioni

Udinese

Juventus

Keisuke

Honda

29

5-8 milioni

Milan

West Ham/Tottenham

Giannelli

Imbula

23

18-20 milioni

Porto

Southampton

Gokhan

Inler

31

5 milioni

Leicester City

Schalke 04

Juan

Iturbe

22

20.22 milioni

Roma

Genoa/Torino

Harry

Kane

22

55-70 milioni

Tottenham

Manchester United

Davy

Klaassen

22

8-10 milioni

Ajax

Inter/Juventus

Timm

Klose

27

3-4 milioni

Wolfsburg

Hannover 96/Napoli

Sead

Kolasinac

22

6-8 milioni

Schalke 04

Roma

Zradvko

Kuzmanovic

28

3-4 milioni

Basilea

Bologna/Sampdoria/CSKA Mosca/Besiktas

Calcio 2OOO

Sergi

Axel

Witsel

26

28-33 milioni

Zenit San Pietroburgo

Milan

Eran

Zahavi

28

3-4 milioni

Maccabi Tel Aviv

Amburgo

Simone

Zaza

24

20-25 milioni

Juventus

Udinese/West Ham

Andrija

Zivkovic

19

10 milioni

Partizan Belgrado

Arsenal/Inter/Atletico Madrid

Juan Camilo

Zuniga

30

4 milioni

Napoli

Sampdoria/Fiorentina

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SPECIALE / CALCIOMERCATO

SPECIALE / CALCIOMERCATO

IL SOGNO IMPOSSIBILE Messi piace a tutti ma, per lui, non pare una questione di soldi...

ROBERT LEWANDOWSKI to un ricordo fantastico. Certo, difficile pensare ad un suo ritorno a Napoli, ma, per il Pocho, c’è la fila. Ecco, poi bisognerebbe capire come accontentarlo a livello di ingaggio, considerato che l’argentino, dal club parigino, prende tanti soldini (si vocifera di 4,5 milioni di euro, netti, all’anno). Certo, sul talento non ci sono dubbi e il talento, si sa, va pagato a caro prezzo. Salvo miracoli, non lo vedremo nella nostra Serie A, eppure Falcao è un altro di quei giocatori che si sono smarriti e cercano una nuova parrocchia. Stellare ai tempi della militanza all’Atletico Madrid, ha avuto qualche infortunio

JEISON MURILLO 14

Calcio 2OOO

FRANCK RIBÉRY di troppo. Gli è andata male allo United, gli sta andando ancor peggio al Chelsea. Investimento oneroso ma, a conti fatti, fino a tre anni fa, era uno dei top player d’Europa. Magari deve solo sentirsi “a casa”. I SOGNI IMPOSSIBILI Chiudiamo con i sogni impossibili (o quasi). Tralasciando le “sparate” su Messi e Cristiano Ronaldo, ci sono comunque indiscrezioni che vanno tenute in conto. La prima riguarda Lewandowski. Il polacco, futuro avversario della Juventus in Champions League, è una forza della natura. Al Bayern se lo stanno gustando, partita

dopo partita. C’è un club che lo vorrebbe al centro del suo attacco, ossia il Real Madrid. Fantascienza? Chi lo sa… I soldi comprano tutto o, almeno, avvicinano l’impossibile al possibile. E allora parliamo anche di Giovinco. La Formica Atomica, in MLS, ha zittito tutti. Titolo di MVP della stagione e secca risposta a chi credeva che fosse volato in Canada solo per il dio denaro. Ora in tanti lo vorrebbero in squadra. Dura riportarlo indietro, in MLS è una star e si sente a proprio agio. Anche Ribery, altro uomo di talento, è al centro di presunte trattative. Al Chelsea sono alla disperata ricerca di giocatori veri. Il

francese, se in condizione fisica ottimale, resta uno dei primi della pista. Restando a Londra, sponda Blues, come non parlare di Oscar. La Juventus gli ha fatto la corte per tutta la scorsa estate. Sono passati diversi mesi. Il Chelsea stenta, il brasiliano potrebbe anche fare una pazzia. Ma chi lascerebbe andare un fuoriclasse simile a stagione in corso? Mai dire mai, il mercato non ha regole. Quelle regole che Mancini ha spiegato, a gran voce, a Murillo, oggetto del desiderio del Real Madrid. Insomma, all’apparenza tutto dovrebbe restare immutato ma, si sa, l’apparenza, spesso, inganna…

CRISTIANO RONALDO Calcio 2OOO

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INTERVISTA EMILIANO VIVIANO SEMpRE IN pRIMA LINEA Viviano non si è mai fermato, ora si gode la sua Samp...

THE GUARDIAN

COME KEVIN COSTNER, ANCHE EMILIANO VIVIANO È UN FENOMENO NELL’ARTE DI SALVARE… IN QUESTO CASO LA PORTA

di Fabrizio PONCIROLI foto pegaso News

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INTERVISTA / EMILIANO VIVIANO

N

el film The Guardian, Ben Randall, in arte Kevin Costner, è un veterano della Guardia Costiera degli Stati Uniti. La sua missione? Salvare chi rischia di annegare in mare. Emiliano Viviano, estremo difensore della Samp, è il Ben Randall dei blucerchiati. La sua missione? Salvare la porta della Samp… Lo attendiamo all’Hotel Astor di Genova. Nonostante l’arrivo di dicembre, il clima è decisamente mite. La passeggiata al mare, per le fotografie di rito, confermano la bontà del luogo. “Sono stato a Brescia qualche giorno fa, c’era -1 al mattino. Sono arrivato qui a Genova alle 12 e c’erano 15 gradi”, racconta Viviano… Come dargli torto, Genova (e il mare) sono un toccasana, non solo per il temperato clima… Tempo di intervista. “È un problema se la facciamo mentre pranzo?”, chiede Emiliano. E che problema c’è… Dopo aver ANCHE UN pO' DI RELAX Il mare di Genova, un toccasana per ritrovare l'energia...

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INTERVISTA / EMILIANO VIVIANO

“” A londrA ho

risponde il compagno di reparto Viviano al giovane collega (e amico)…

FAtto Anche un corSo per SommelIer. mI conFronto SpeSSo Anche con oStI, Altro Super AppASSIonAto dI vInI

Riproviamoci: da piccoli tutti sognano di giocare in attacco, come sei finito a fare il portiere? “Anche io ho provato a giocare in attacco ma, quando sei piccolo, sai che, a turno, finisci in porta. Quando ci sono andato io, non mi hanno fatto più uscire. Hanno visto che ero bravo e mi hanno obbligato a restare tra i pali”.

ordinato (piatto di breasola con grana e secondo di carne rossa a cottura media), il numero uno della Sampdoria, tra una battuta e l’altra, si concede a Calcio2000… Allora Emiliano… Veniamo interrotti da Brignoli, portiere della Samp al tavolo con noi: “Ho preparato anche io qualche domanda per Emiliano…”. “Se mi fa delle domande lui, io mi alzo”,

E quando hai capito che avevi le qualità per diventare un grande portiere? “Guarda, già da quando avevo 10 anni, tutti dicevano che avrei avuto un grande futuro. Ovvio, non ne puoi essere certo quando sei giovane, ma in tanti mi dicevano che ero destinato a diventare un professionista”. Come hai convissuto con la tua fede calcistica? Tutti sanno che

LA CARRIERA DI VIVIANO Di fabrizio ponciroli

UN pREDESTINATO, ORA pRONTO A fARE IL GRANDE SALTO CON LA SAMp…

E

miliano Viviano è sempre stato un predestinato. Classe 1985, è cresciuto nel vivaio della fiorentina, il club per cui ha sempre fatto il tifo. Complici i problemi finanziari che hanno caratterizzato la società viola ad inizio anni Duemila, è finito al Brescia. Nel 2004, a soli 18 anni, fa il suo debutto da professionista. Lo fa con la casacca del Cesena, contro la Triestina. Al termine della stagione con i bianconeri, torna al Brescia dove resta per quattro anni, mostrando qualità importanti. Nel 2009 si trasferisce al Bologna. Il suo cartellino è in comproprietà tra i felsinei e l’Inter che investe molto su di lui. La grande occasione gli si presenta nel 2011. Il 23 luglio, durante un allenamento, si lesiona completamente il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Resta fuori dal campo per un lungo periodo. L’Inter lo vorrebbe trattenere ma decide di rimettersi in gioco al palermo, a gennaio del 2012. Terminata l’annata in rosanero, corona il suo sogno di tifoso, arrivando ad indossare la casacca della fiorentina. Terminato il prestito ai viola, torna al palermo ma, nell’ultimo giorno di mercato, accetta la corte dell’Arsenal. Con i Gunners resta sempre al palo, senza collezionare una sola presenza. Siamo all’agosto del 2014 quando si celebra il matrimonio con la Sampdoria. Con impegno e dedizione, si prende il ruolo di titolare della squadra blucerchiata. Nella sua carriera, c’è anche l’azzurro della Nazionale. Ad oggi sei le presenze con l’Italia. La prima a firenze, la sua città, nel 2010: Italia-far Oer 5-0, gara valida per le qualificazioni ad Euro 2012… Un rapporto, quello con l’Italia, interrotto nel 2011 ma che, un giorno, potrebbe anche riaprirsi. Nel suo palmares c’è una fA Cup vinta quando faceva parte del roster dell’Arsenal. Anche in questo caso, in attesa di nuovi successi da festeggiare…

NUMERO UNO DORIANO

Alla Samp, Viviano è tornato grande protagonista in campo

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INTERVISTA / EMILIANO VIVIANO UN GRAZIE AL CLUB BLUCERCHIATO Grazie alla Samp, Viviano è tornato ai suoi livelli...

INTERVISTA / EMILIANO VIVIANO

sei un fan della Fiorentina… “Ma sai, c’è chi si espone e chi no. Io non ho mai nascosto la mia fede calcistica. A volte, i tifosi possono non essere contenti di avere in rosa un giocatore che tifa per un’altra squadra ma, alla fine, sono le prestazioni in campo che fanno la differenza e che ti portano il rispetto della gente, a prescindere dalla tua fede calcistica”. Una fede che è andata scemando in questi anni oppure no? “Ma scherzi? Anzi, dopo aver giocato con la Fiorentina, sono ancora più tifoso… Sai, la mamma e la fede calcistica non si possono cambiare…”. Torniamo alla tua carriera… Tanti step importanti. Dal Cesena fino all’Arsenal… “A Cesena ero molto giovane e ho alternato buone cose ad errori di gioventù. Poi sono stato a Brescia, in una Serie B molto diversa da quella di oggi, con più qualità. Da lì in poi è stato un continuo crescere. Inter e Bologna hanno speso tanto per avermi. Ho conquistato anche la Nazionale. Direi che, fino all’Inter, è stato un migliorarsi continuo. Poi mi sono infortunato e ho dovuto ricominciare…”.

“” All’Inter non volevano mandarmi via. Sono stato io ad andarmene. Volevo giocarmi le mia chances di partecipare all’Europeo Hai citato la Nazionale. Ci pensi ancora? Conte è uno che non chiude le porte in faccia a nessuno… “Quello che hai detto di Conte è verissimo ma dire che ci punto e che me la merito sarebbe una mancanza di rispetto verso chi adesso è nel giro della Nazionale. Certo, chi è italiano deve sempre ambire ad indossare la maglia dell’Italia, questo è chiaro”. Che ti ha lasciato l’esperienza all’Arsenal? “Non ho giocato ma è stata un’esperienza favolosa. Sai, fino a quell’anno (stagione 2013/14, ndr), io avevo sempre giocato e, quin-

di, non giocare per tanto è stato difficile da accettare. Tuttavia è stato molto importante per me. Ho imparato un nuovo modo di vivere il calcio. Poi, vivere a Londra è spettacolare”. Nella tua carriera hai sostato sempre in bellissime città… “Per fortuna (ride, ndr). Ma, sai, soprattutto negli ultimi anni, ho cercato di andare a giocare dove volevo io, anche per questioni legate alla mia famiglia”. Si è parlato tanto anche del tuo addio all’Inter… “All’Inter non volevano mandarmi via. Sono stato io che ho voluto andare via. Volevo giocarmi le mia chances di partecipare all’Europeo (2012, ndr) e quindi ho decido di andarmene. Poi, l’anno seguente, quando avrei dovuto rientrare all’Inter, si è presentata la Fiorentina e io, a quel punto, non ho capito più nulla. Non potevo dire di no alla squadra del mio cuore ma, ripeto, l’Inter non voleva che me ne andassi”. Immagino che giocare per la Fiorentina sia stato il massimo… Ricordi della tua prima ufficiale in maglia viola?

Stagione

Squadra

Serie

Presenze

Reti Subite

2004-2005

Cesena Brescia Brescia Brescia Brescia Bologna Bologna Inter Palermo Fiorentina Arsenal Sampdoria Sampdoria

B B B B B A A A A A PL A A

13

-18

14

-17

45

-49

38

-35

44

-41

35

-52

38

-52

0

0

20

-36

32

-34

0

0

30

-30

17

-29

2005-2006 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011 2011-gen. 2012 gen.-giu. 2012 2012-2013 2013-2014 2014-2015 2015-2016

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* Dati aggiornati al 7/12/2015

LA CARRIERA DI VIVIANO

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INTERVISTA / EMILIANO VIVIANO

“Le emozioni più forti, più che in campo, le ho vissute fuori dal terreno di gioco. Quando sono andato in città per cercare casa, la gente mi fermava e mi diceva che avrebbe fatto l’abbonamento solo se ci fossi stato io. C’è stata gente che ha pianto per la gioia. D’altronde, erano tanti anni che un fiorentino non vestiva la maglia della Viola. L’ultimo era stato Flachi… Quindi, per chi mi vedeva in curva da anni, era il coronamento di un sogno. Poi è stata anche stagione meravigliosa, con risultati importanti. Grande annata”.

INTERVISTA / EMILIANO VIVIANO

“” Il mIo IncuBo? mIlIto mI hA Sempre FAtto gol... Quello che, Invece, mI hA FAtto pIÙ ImpreSSIone È hIguAIn… “Direi eccentrico, focoso e generoso”.

Quanto è stata importante la chiamata della Sampdoria? “Ci pensavo qualche giorno fa. Genova è stata la tappa successiva al momento più basso della mia carriera. Non giocavo da un anno, non era facile puntare su di me. Ho trovato un ambiente fantastico, la gente mi adora. Mi sono trovato subito benissimo, con una tifoseria spettacolare”.

E Montella, come l’hai ritrovato qui a Genova? “Facciamo una premessa: un conto è avere un allenatore dal primo giorno di ritiro, un altro a stagione in corso. Comunque, direi che l’ho trovato più esperto. A Firenze era la sua prima grande occasione, ora ha tanti anni importanti alle spalle ed è cresciuto molto”.

Una tifoseria spettacolare con un patron, Ferrero, davvero unico. Tre aggettivi per definirlo…

Parliamo di colleghi. Tantissime big in Italia si affidano a portieri stranieri…

“Guarda, fino a quando parliamo di portieri del calibro di Reina o Handanovic, ben vengano da noi. Parliamo di grandissimi portieri. Ecco, a volte vengono fatte delle scelte, e non mi riferisco solo ai portieri, che lasciano un po’ perplessi. Forse si dovrebbe guardare più in casa propria. Guardiamo a Donnarumma. Ha 16 anni ma il Milan ha deciso di puntare comunque su di lui. Ha visto delle qualità”.

MILLE INTERESSI Calcio, tennis e un debole per il buon vino...

Credi che l’esempio di Donnarumma possa essere seguito da altri club? “Sì, rispetto al passato, ci sono meno soldi e questo favorisce quei giocatori che fanno già parte del club. Ti faccio un esempio: quando giocavo io al Brescia, ci capitava spesso che, quando giocavano le nazionali, perdevamo 5/6 giocatori. Ora non è più così. Il fatto di esserci meno soldi, costringe le società a puntare su ragazzi nati in casa. Ecco, forse questo tipo di lavoro andava fatto 10 anni fa, non solo adesso perché si è costretti”. E Buffon? Te lo aspettavi ancora decisivo a quest’età?

ORA CON MONTELLA Già avuto a firenze, se lo ritrova anche a Genova...

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INTERVISTA / EMILIANO VIVIANO ORA L'ITALIA, IN fUTURO...

Sta bene nel calcio italiano ma, un giorno, potrebbe volare in MLS...

INTERVISTA / EMILIANO VIVIANO

“Sì. Non ho mai nascosto la mia profonda stima per Buffon. Ti racconto una mia riflessione: quando è rientrato dall’infortunio alla schiena, è dimagrito 4/5 kg. Ha iniziato ad alimentarsi in maniera differente ed ha fatto un ulteriore salto di qualità. Parliamo di un portiere che è al top da 20 anni. Non c’è altro da aggiungere”. A questo proposito, che idea ti sei fatto del calcio italiano di oggi? Come stiamo? “Noi italiani troviamo sempre il modo di reinventarci. Lo scorso anno abbiamo avuto una squadra italiana in finale di Champions… Credo ci sia stato un livellamento dei valori. Una volta, quando andavo a vedere le partite da tifoso, ogni campione voleva giocare da noi. Oggi non è così. È anche vero che le squadre, diciamo così, più deboli, sono cresciute. Infatti, da noi, è difficile vincere contro chiunque”. Evra ha detto che il calcio italiano è complicato… “Guarda, il calcio italiano è difficilissimo. Da noi è durissima imporsi. Per un giocatore l’Italia è una sorta di esame di maturità. È un calcio diverso, con delle responsabilità enormi”. Una curiosità: l’attaccante che ti ha messo più in difficoltà nella tua carriera? “Milito mi ha sempre fatto gol... Quello che, invece, mi ha fatto più impressione è Higuain. È uno che decide le partite da solo”. Pallone d’Oro? “Messi. Non ci sono discussioni. Vorrei che, almeno una volta, l’avesse vinto Iniesta”. La Spagna ti intriga? “Meno dell’Inghilterra e della Germania. Io, sono sincero, non mi diverto molto a vedere il calcio spagnolo. C’è tanto spazio tra difensore e attaccante, troppa libertà. Io sono cresciuto con l’idea del nostro calcio, dove ti ritrovi di fronte squadre tatticamente prontissime

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“” Il cAlcIo ItAlIAno È dIFFIcIlISSImo. dA noI È durISSImA ImporSI. per un gIocAtore l’ItAlIA È unA SortA dI eSAme dI mAturItÀ e serratissime. Da un certo punto di vista, mi piace il gioco brutto (ride, ndr). Mi intriga, ad esempio, il calcio tedesco. Stadi sempre pieni, tanta corsa e tanti giovani di qualità”. Insomma non sei un fan del Barcellona? “No, non scherziamo. È chiaro che veder giocare il Barcellona è uno spettacolo per gli occhi. Giocano in maniera fantastica. È il calcio spagnolo in genere che non mi attira molto. Non penso che le nostre squadre affronterebbero il Barcellona come fanno le avversarie dei blaugrana in campionato… Però, vedi, Luis Enrique che al Barcellona è un idolo assoluto, in Italia è stato asfaltato”. E l’MLS? Giovinco si trova benissimo negli States… “Bel campionato, mi piacerebbe giocarci un giorno”.

“Non mi devi fare neanche la domanda…”. Direi Federer… “Ci siamo capiti…”. Sbaglio o vieni da una famiglia di pescatori… “È vero ma solo l’unico della famiglia che non pesca. Comunque, qui a Genova, qualche volta sono andato a pescare con Coda e Palombo che sono i nostri due Sampei”. Altre passioni che coltivi fuori dal mondo calcio? “Vino. A Londra ho fatto anche un corso per sommelier. Mi confronto spesso anche con il nostro direttore Osti, altro super appassionato di vini”. Ultime tre domande… Dove ti piacerebbe andare in vacanza? “Mi piacerebbe fare il tour dell’America”. Una donna, esclusa tua moglie, che porteresti a cena? Interviene Brignoli con qualche consiglio… Poi Viviano prende in mano la situazione: “Monica Bellucci”. Un film in cui ti sarebbe piaciuto essere il protagonista? “Bella domanda… Non guardo film di fantascienza, mi piacciono gli horror. Un film? Direi The Guardian, quello con Kevin Costner. Mi è piaciuto il ruolo che fa”. The Guardian, si torna da dove tutto è cominciato…

Parliamo un po’ di te… Con i due bimbi sei maturato, sei cambiato? “Sicuramente la famiglia ti cambia molto. Da giovane ero piuttosto fumantino, ora sono più attento”. Oltre al calcio, che altro segui di sport? “Tutto, mi piace tutto. Mi diverte molto il tennis…” Djokovic o Federer?

Intervista di Fabrizio Ponciroli Calcio 2OOO

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SPECIALE

SPECIALE / PORTIERI

di Sergio STANCO

PORTIERI

PROFESSIONE PORTIERE

I

l miglior centravanti al Mondo, il bomber più bomber, il portiere più affidabile, il difensore più tosto. Il mondo del calcio è specializzato in classifiche, confronti, somiglianze. "Mi ricorda tizio", "Ha le stesse movenze di Caio", "È uguale a Sempronio", quante volte abbiamo sentito paragoni del genere? Alimentati, ad onor del vero, anche dalla nostra categoria, che ad ogni intervista che si rispetti chiede "A chi ti ispiri?" o "In chi ti rivedi?" a seconda dell'anagrafe dell'intervistato. E in un ambiente che ancora discute su chi sia stato il migliore di sempre - Diego o Pelé? Maradona o Platini (per i più giovani)? Ronaldo o Messi (per gli imberbi)? - Secondo voi è facile sapere chi sia il portiere più forte al Mondo? Oggi la pallina della roulette si ferma su Manuel Neuer, saracinesca del Bayern e della Germania campione del Mondo in carica. Tuttavia, fa più 26

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foto imge Sport

MANUEL NEUER

notizia che il nostro Gigi Buffon non sia stato inserito nel novero dei candidati al Pallone d'Oro. D'altronde, SuperGigi fa sempre notizia, inevitabile per quello che, da molti, è considerato il miglior portiere della storia del calcio. Ovvio, giudizi personali, si fa fatica ad assegnare la "palma" anno dopo anno, figuriamoci se è facile paragonare generazioni, stili ed epoche calcistiche. Questo attiene alla sfera della soggettività, dicevamo, ma quando a sancirlo è chi con i numeri ha una certa dimestichezza, allora le considerazioni inevitabilmente cambiano. Già, perché i numeri non dicono tutto, ma aiutano ad interpretare. E allora se l'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio (IFFHS) sancisce che Buffon è il miglior portiere degli ultimi 25 anni (il periodo in esame copriva dal 1987 al 2011), è difficile immaginare che in 4 anni le gerarchie possano essere cambiate. Anche perché il "giovane" Neuer (classe '86) ha ancora una carriera davanti. Il punto è che non

è detto che questa carriera non ce l'abbia anche "nonno" Buffon, che dall'alto dei suoi 38 anni ha già dichiarato di voler arrivare almeno a 40. E, conoscendolo, non si tratta di una semplice boutade, anche perché la sensazione è che SuperGigi sia seguace della setta Ibrahimovic, secondo il quale giocatori eccezionali come lui (la modestia è sempre stata una qualità dello svedese) sono come il vino buono, migliorano con il passare degli anni. E il portierone della Juve fa indubbiamente parte della categoria. Tornando ai dati oggettivi, però, la statistica non lascia spazio all'immaginazione, sul gradino più alto del podio sale Buffon, dicevamo, sul secondo si accomoda Casillas e sul terzo, un po' a sorpresa, una vecchia conoscenza (mai rimpianta in realtà) dei tifosi bianconeri: quell'Edwin Van der Sar che molti a Torino ricordano per lo Scudetto regalato alla Roma di Capello piuttosto che per le annate indimenticabili come baluardo del Manchester United. Non solo Buffon, però, perché tra i migliori 10 troviamo un altro orgoglio tricolore, Walter Zenga (8°). Nessun’altra nazione può contare due esponenti nella Top 10 ad eccezione della Spagna (Zubizarreta 9° oltre a Casillas). Per completare la lista, il danese Schmeichel occupa il quarto posto, il tedesco Kahn il quinto, il ceco Cech il sesto, il paraguaiano Chilavert il settimo e il brasiliano ex Parma Taffarel il decimo. Se la scuola italiana si difende nei primi 10, diventa insuperabile se allunghiamo la lista fino alla 20° posizione. L'Italia, infatti, ha un quinto dei rappresentanti (4) come nessun altro paese: a Buffon e Zenga si aggiungono Pagliuca e Toldo,

WALTER ZENGA

foto image Sport

GIANLUIGI BUFFON

foto liverani

Delicato il ruolo del portiere ma c'è chi sa farlo al meglio...

PETR ČECH

rispettivamente al 16° e 17° posto. La Germania e il Brasile sono costretti ad inseguire con 3 (Kahn, Neuer e Lehmann per i tedeschi, Taffarel, Dida e Julio Cesar per i brasiliani). A 3 si ferma anche la Spagna, che a fianco di Casillas e Zubizarreta piazza anche Victor Valdez. Parlavamo di scuola italiana, ma oggi si potrebbe dire lo stesso di quella spagnola, perché se consideriamo Casillas, De Gea e Reina (e Diego Lopez), forse al momento il Paese dei portieri non è più l'Italia, anche se con Buffon e Sirigu ci difendiamo bene. Il Brasile, invece, è un caso a parte: per anni deriso per una classe di estremi difensori al limite del ridicolo, con impegno e dedizione oggi il livello medio è qualitativamente all'altezza della fama dei connazionali di movimento, ma anche in questo caso l'età dell'oro (Taffarel, Dida e Julio Cesar appunto) sembra essere passata e le nuove generazioni faticano a tenere il passo degli “anziani”. Un po' come succede da noi: dietro Buffon non si può dire che ci sia il nulla, perché Sirigu, Perin, Marchetti e De Sanctis non sono ottimi professionisti, ma è indubbio che Gigi ha fatto terra bruciata intorno a sé spazzando via tutta la concorrenza. E senza sudare più di tanto visto il baratro che lo separava dagli antagonisti. Si sono alternati "secondi" sia alla Juve sia in Nazionale, ma la sua leadership non è mai stata scalfita. Tuttavia, sono lontani i tempi in cui il secondo di Albertosi (Zoff) era pronto a prendersi la scena dei successivi 20 anni, o quando i secondi di Zoff in Nazionale o alla Juve (Bordon, Galli e Bodini) avrebbero potuto giocare titolari in qualsiasi squadra o quando ancora nel-

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L'ULTIMO BALUARDO

foto image Sport

UNA GUIDA PER CONOSCERE I MIGLIORI TRA I PALI, MESTIERE DECISAMENTE COMPLICATO…

GIANLUIGI DONNARUMMA Calcio 2OOO

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la porta azzurra si alternavano Tacconi, Zenga, Pagliuca, Toldo, Marchegiani, Peruzzi e, appunto, il giovane Buffon. Diciamo che la longevità di SuperGigi ci ha concesso il lusso di saltare una generazione, ma oggi dobbiamo fare i conti con la realtà e con una carta d'identità che non mente. Lunga vita a Buffon, ma quando deciderà di appendere i guanti al chiodo, anche se fosse fra due anni o più, saremo pronti per sostituirlo? Ci fossimo posti questo interrogativo ad inizio stagione, avremmo dato una risposta che gli inglesi definirebbero politically correct (e che noi potremmo tradurre come diplomatica), oggi però siamo decisamente più confortati. Di nuovi Buffon nati e poi repentinamente pensionati sono pieni gli annali: l'ultimo in ordine di tempo è quel Perin accomunato al "marmo di Carrara" forse più per il suo atteggiamento scanzonato e la sua "follia" cal-

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cistica tipica del "giovane Buffon" che per le sue reali doti (ottimo portiere intendiamoci ma forse non con le stigmate del predestinato). Quelle che, invece, sembra avere l'ultimissimo candidato alla successione di Re Gigi: ovviamente parliamo di quell'impertinente sedicenne di Donnarumma che prima ha scalzato l'ex portiere titolare del Real Madrid (quel Casillas che guarda caso è secondo in classifica dopo Buffon nella graduatoria degli ultimi 25 anni “prepensionato” da un Diego Lopez in grandissima forma nella sua ultima stagione spagnola) e poi ha sverniciato colleghi come Leali, Fiorillo, Scuffet e molti altri che da anni sono costretti a sopportare la scomoda etichetta di "dopo-Buffon". Oggi possono anche togliersela, perché non solo Donnarumma ha dimostrato di portarla con orgoglio, ma probabilmente anche di poterla onorare per i prossimi 25 anni...

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L’ALFABETO DEI BIDONI LUIS SILVIO DANUELLO

L’ALFABETO DEI BIDONI / LUIS SILVIO DANUELLO

di Fabrizio PONCIROLI

IO SONO UNA PONTA... IL BELLO DI PISTOIA

Danuello non ha incantato come giocatore, ma come uomo sì

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i sono personaggi che fanno parte, di diritto, del gotha del calcio. La maggior parte riceve tale onorificenza per le proprie arti pedatorie, per la loro sopraffina classe. Ecco, per Luis Silvio Danuello non è stato così. Lui, il brasiliano della Pistoiese, è considerato, senza obiezioni, il re dei bidoni. Eppure la sua storia, quella vera, non quella romanzata, è ricca di sostanziosi alibi che, se tenuti in considerazione, lo renderebbero meno bidone di quanto il calcio italiano ricordi. Tuttavia la leggenda, in questo caso, ha soppiantato la realtà facendo di Luis Silvio Danuello un mito senza tempo, il bidone per eccellenza. Andiamo con ordine. Soffermiamoci sulla Pistoiese. Primo giugno 1980, la Pistoiese, pareggiando con il Lecce, conquista, matematicamente, la promozione in Serie A. Per gli arancioni (da qui il soprannome, nel massimo campionato italiano, di Olandesina) si tratta della prima, storica promozione nel calcio che conta. Un traguardo che giunge proprio nel medesimo anno in cui la Federcalcio decide di riaprire le frontiere ai calciatori stranieri. C’è la possibilità di acquisire un fenomeno fuori dai confini nazionali. La società toscana non ha grandi possibilità economiche. Si decide di puntare sul ricco e talentuoso bacino brasiliano. Malavasi, inviato in Brasile per conto dell’allora patron della Pistoiese Melani, rimane rapito dallo sfrontato Luis Silvio Danuello. È un ragazzino di 20 anni, promessa del calcio brasiliano. Si mette in luce in una sfida tra il Ponte Preita (club in cui milita, in prestito, dal Palmeiras)

e il Comercial. L’incontro si conclude sul risultato finale di 2-0 con doppietta del riccioluto Danuello. È amore a prima vista. L’accordo si trova in tempi rapidissimi e a poche lire: 170 milioni di vecchie lire per il cartellino e 26,5 milioni di lire per un anno di contratto al ragazzo (al cambio attuale, circa 1000 euro al mese). Negli stessi giorni in cui la Roma abbraccia Falcao (piccola curiosità: il 5 della Roma, interrogato sulle doti di Luis Silvio, fa sapere di non conoscerlo), la Pistoiese accoglie il baby fenomeno. “I difensori italiani non mi fanno paura. Li supererò con la mia velocità” dichiara, candidamente, alla Gazzetta dello Sport (11 agosto 1980). C’è un’elettricità pazzesca in città. I tifosi si riversano al campo dall’allenamento per vedere, dal vivo, il nuovo stellare acquisto. C’è anche chi gli dedica uno striscione (“Sei più bello di Cabrini”). Che sia avvenente non ci sono dubbi (si racconta che furono tante le ragazze che cercarono di consolarlo quando fu messo fuori rosa), che sappia fare bene in campo, beh tutta un’altra storia. Lido Vieri, il tecnico della neopromossa Olandesina (subentrato a Riccomini, l’uomo della promozione), ha fiducia nel ragazzo, arrivando al punto di dichiarare: “Ha un bel controllo di palla. È velocissimo”. Parole dette a La Nazione l’11 agosto 1980. A distanza di qualche settimana, la realtà è drammaticamente diversa. Le prime uscite del brasiliano sono imbarazzanti. Da prima punta è completamente spaesato, come se il calcio non fosse lo sport praticato da sempre. Dopo solo sei gare, viene messo in disparte dal tecnico Vieri. Meglio puntare su Frustalupi e Chimenti (quest’ultimo sarà il goleador massimo della stagione deL'AMICO VIERI

foto Agenzia liverani

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Il tecnico, qui con Pizzaballa, ha sostenuto Danuello fino all'ultimo

LUIS SILVIO DANUELLO, IL MITO DELLA PISTOIESE, INCASTRATO DA UNA VOCALE MAL COMPRESA… 30

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L’ALFABETO DEI BIDONI / LUIS SILVIO DANUELLO

Di Fabrizio Ponciroli “L’HO VISTO VENDERE GELATI ALLO STADIO DI PISTOIA”…

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e dicerie su Luis Silvio Danuello hanno superato la fantasia più fervida. Dopo il suo tragico anno alla Pistoiese, si racconta che il giovinastro brasiliano si sia recato negli uffici della società arancione per strappare un nuovo contratto al minimo sindacale. Ricevuto un secco rifiuto, si sarebbe ingegnato per trovare un modo per sopravvivere. Ma cosa fare? Perché non il venditore di gelati allo stadio… Spulciando sul web si trovano testimonianze oculari di persone che giurano di averlo visto aggirarsi, tra le tribune dello stadio di Pistoia, intento a vendere bibite e gelati: “Sì, l’ho visto con i miei occhi che vendeva gelati. Era sempre presente allo stadio quando giocava in casa la Pistoiese”, racconta un tifoso del club toscano. Una carriera parallela? No, niente di tutto questo. La verità è di tutt’altra natura. In realtà, al termine della sgangherata stagione italiana, Luis Silvio Danuello ha lasciato Pistoia e il Bel Paese per non farci più ritorno. Nessun lavoro extra calcio, solo una fuga rapida e senza ripensamenti: “Terminata la stagione, ho fatto le valigie e me ne sono tornato subito in Brasile. Sapevo che non sarei più tornato in Italia”, le sue parole ad un media brasiliano anni dopo la fine della sua carriera. Eppure, in quella breve e lacerante esperienza italiana, qualcosa di buono Luis Silvio l’ha combinata. In terra toscana ha, infatti, concepito la sua primogenita, ossia Amanda. Le solite malelingue potranno dire che l’ha concepita perché aveva tanto tempo libero, visto che il campo non lo vedeva mai… IL COMPAGNO LIPPI Alla Pistoiese, Danuello fa la conoscenza di un giovane Marcello Lippi

FABBRI NON LO VEDE Con il leggendario allenatore, Danuello rimane ai margini del campo

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L’UOMO DEI GELATI

L’ALFABETO DEI BIDONI / LUIS SILVIO DANUELLO

SULLE FIGURINE PANINI Di Fabrizio Ponciroli NELLA RACCOLTA CALCIATORI 1980/81 C’È ANCHE LA FIGURINA DI LUIS SILVIO DANUELLO

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Si ringrazia Panini per la gentile concessione dell'immagine

foto Agenzia liverani

el mondo del calcio è fatto noto come l’apparire sull’album Calciatori Panini equivalga a raggiungere uno status importante, da vero professionista. Bene, Danuello quello status se l’è conquistato. Raccolta Calciatori 1980/81, tra i 16 giocatori scelti per far parte della doppia pagina dedicata alla Pistoiese c’è anche il giovane brasiliano. Non è tra gli 11 titolare, ironia della sorte è presente tra le riserve (in dolce compagnia visto che, tra i non titolari, fa capolino anche un giovane Marcello Lippi), per essere ancor più precisi come 16esimo della rosa ma, ed è quello che conta, c’è. La figurina di Luis Silvio Danuello è di quelle da conservare. Prima e unica apparizione sull’album Panini. Difficile che sia stato immortalato su altre raccolte, magari in patria. Quindi, figurina storia. E non è tutto. La foto lo ritrae con uno sguardo interrogativo. I maligni potrebbero pensare che, al momento dello scatto, si chiedesse perché fosse lì… In realtà Luis Silvio Danuello era così, un ragazzo giovane che sperava di far carriera in Italia ma che, a causa di tanti fattori, non ha lasciato il segno come avrebbe voluto. Anzi, il segno l’ha lasciato ma come re dei bidoni… Calcio 2OOO

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L’ALFABETO DEI BIDONI / LUIS SILVIO DANUELLO

SOLO SEI PRESENZE

foto Agenzia liverani

Nessun gol e poche apparizioni nella sua avventura in terra toscana

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gli arancioni con nove reti). E Luis Silvio Danuello? Il passaggio dalla panchina alla tribuna è repentino. Finisce fuori rosa, di fatto, alla Pistoiese, si vogliono dimenticare di lui. La squadra, nonostante qualche momento di gloria (vittoria nel derby toscano con la Fiorentina per 3-1), retrocede. La rabbia dei tifosi si concentra su Luis Silvio Danuello. Nascono decine di leggende metropolitane. C’è chi giura che il Ponte Preita, saputo dell’interesse del club toscano, trovò un accordo con gli avversari per far brillare il proprio futuro crack. Altri hanno raccontato di averlo visto vendere gelati allo stadio o, ancora, di averlo svolgere, in maniera impeccabile, il ruolo di barman. Secondo qualcuno si era distinto anche come pizzaiolo. La più fantasiosa? Attore di film porno. La verità? Niente di tutto questo, come spiegato, dallo stesso brasiliano, in un’intervista, alla Gazzetta dello Sport, del 4 gennaio 2007: “Sono stufo delle sciocchezze che sono state scritte su di me. La balla più grossa è quella dei gelati allo stadio di Pistoia. Quel che mi offende, invenzioni a parte, è che si parli di me come se fossi stato scarso. Nel 1979 venni eletto calciatore rivelazione del Brasile. Ho giocato in club di primo livello: Palmeiras, Ponte Preta, Botafogo di Riberao Preto”. Tutto vero ma allora come mai tanta inettitudine? La risposta sta in una vocale. Al suo sbarco a Pistoia, gli venne chiesto se fosse una punta. Luis Silvio Danuello, confondendo le vocali, rispose: “Sì, ponta”… Peccato che “ponta”, in portoghese, significa ala e non centravanti. Di fatto, lui era un’ala destra, con un discreto cross ma non un attaccante d’aria di rigore come credeva (e cercava) la dirigenza della Pistoiese. Un equivoco che portò il ragazzo a giocare fuori ruolo e, di conseguenza, a non trovare la giusta posizione sul terreno di gioco. “Mi hanno messo a giocare come centravanti ma non lo ero. In attacco ero solo, prendevo solo tanti calci”, le sue parole, a distanza di tanti anni, alla rivista brasiliana Placar. Sorge spontanea un quesito: perché non spiegare il tutto al tecnico? Lecita domanda ma stiamo parlando di un ragazzo, ventenne, catapultato in un altro mondo e con poche certezze. Difficile fare la scelta giusta… In un calcio non ancora mediatico (oggi non esiste più il rischio di acquisire un giocatore senza sapere vita, morte e miracoli sul suo conto), l’errore ci sta. Un errore che ha contribuito, in maniera evidente, a fare di Luis Silvio Danuello una leggenda senza tempo. Poco importa se, una volta conclusa la disastrosa avventura italiana, si sia dato da fare per tornare ad essere un vero calciatore, indossando, tra le altre, le casacche del Gremio Maringa e del Nautico. Per tutti, era, è e sarà sempre il re dei bidoni, con le mille favole che lo accompagnano dal giorno in cui decise, forte di un nonno di origini italiane, di accettare la corte della Pistoiese… Una scelta che, ancora oggi, si porta dietro con sé… Calcio 2OOO

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SPECIALE CAMPIONI RETROCESSI

SPECIALE / CAMPIONI RETROCESSI

di Luca GANDINI foto Agenzia Liverani

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UN'AMAREZZA CHE NON RISPARMIA NESSUNO Nemmeno un futuro Pallone d'oro come gianni Rivera...

il PRiMo iMPERAtoRE - Sprofondo Viola nel 2001/02, ma che grande Adriano!

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OGNI MALEDETTA DOMENICA QUANDO TALENTO E PERSONALITÀ NON BASTANO: ANCHE I CAMPIONI PIÙ CELEBRATI HANNO DOVUTO INGOIARE IL BOCCONE AMARO DELLA RETROCESSIONE... 36

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iamo abituati a vederli in fotografie sorridenti, con in mano l'immancabile trofeo o mentre si concedono il giro d'onore tra due ali di folla in delirio. Sembrerà strano, eppure anche a loro è capitato, a un certo punto della carriera, di doversi arrendere a un destino beffardo. Le immagini di festa che lasciano spazio a ricordi ingialliti dal tempo, che però continuano a fare male. Per alcuni è avvenuto presto ed è stato comunque utile per il prosieguo. Per altri è accaduto più tardi, quando ormai non vi erano più le forze per riemergere, perché già profuse nella conquista di ben più prestigiosi obiettivi. Qualcuno l'ha addirittura vissuta all'apice della popolarità e, proprio per questo, ne ha sofferto ancora di più. È la parola che nessun campione vorrebbe mai pronunciare. Dalla “A” di Adriano alla “Z” di Zoff: sono 14 le superstar che non hanno saputo evitare l'onta della retrocessione! CAMPIONI DEL FONDO L'esplosione dell'attaccante brasiliano Adriano, fu la luce che illuminò il lungo calvario della Fiorentina versione 2001/02. Né i problemi finanziari che avrebbero portato il club al fallimento, né una crisi tecnica irreversibile poterono oscurare la qualità del giovane carioca, che con 6 gol in 15 partite non riuscì nell'impresa impossibile di salvare la Viola, ma che si candidò a un futuro da protagonista. Il destino decise diversamente, e quanto fa rabbia ripensare a tutto quel patrimonio di talento che il mancato Imperatore sciupò. Non

l'AMARo Addio - Per Cabrini l'unica retrocessione arrivò a fine carriera...

avrebbe invece potuto chiedere di più alla carriera, Franco Baresi. Bandiera del Milan e della Nazionale, 3 Coppe dei Campioni e 6 Scudetti in bacheca, un Mondiale sfiorato a USA '94 e uno vinto, seppur senza giocare, a Spagna '82. L'annus horribilis lo visse proprio nella stagione 1981/82. Oltre a una misteriosa malattia virale che lo tenne fermo per quattro mesi, anche la crisi di gioco e di risultati di un Milan in caduta libera. Alla fine arrivò la retrocessione, la seconda per il Diavolo dopo quella a tavolino per illecito del 1980, ma il libero rossonero fu comunque tra i pochi a salvarsi, visto che venne poi convocato da Enzo Bearzot per la spedizione mundial. E fece molto rumore anche la caduta in B della Fiorentina nell'annata 1992/93. Fiore all'occhiello dei gigliati era l'attaccante argentino Gabriel Batistuta, le cui 16 reti in 32 presenze non evitarono però alla squadra il terzultimo posto in classifica. Non fu certo colpa sua. A metà stagione, in piena lotta per la zona-UEFA, il presidente Vittorio Cecchi Gori decise di sostituire, per motivi mai del tutto chiariti, l'allenatore Gigi Radice con Aldo Agroppi. Gli equilibri saltarono: 3 sole vittorie nelle restanti 20 giornate condannarono la Viola a una delle beffe più atroci della sua storia. Ed era partito con ben altre ambizioni anche il Bologna fanalino di coda nel 1990/91. Impegnato in Coppa UEFA, il club rossoblu sfiorò l'impresa giungendo fino ai quarti di finale, ma in campionato naufragò sin da subito. Il tutto nonostante la presenza di un certo Antonio Cabrini, il terzino sinistro già campione del mondo con la Nazionale a Spagna '82. Le 20 partite perse su 34 giocate la dissero lunga sulle difficoltà della Calcio 2OOO

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SPECIALE / CAMPIONI RETROCESSI

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PROFETA IN PATRIA? Più ombre che luci per Pirlo nella sua Brescia...

lA gRANdE BEffA - Scirea si arrese solo alla differenza-reti...

squadra. Per il Bell'Antonio 2 gol in 23 presenze ed un malinconico addio al calcio a fine stagione. Da un campione del mondo all'altro. Riconosciuto come una delle più importanti ali destre espresse dal nostro calcio, Franco Causio provò l'amarezza della retrocessione due volte, la prima all'inizio e la seconda alla fine di una carriera spesa a raccogliere gloria in maglia Juventus. Era proprio in prestito da Madama quando, nel 1969/70, tentò invano di salvare il Palermo, nell'unico anno in cui, ironia della sorte, un'altra isolana, il Cagliari, si laureò campione d'Italia. Era invece un Causio sul viale del tramonto, quello che finì in Serie B insieme al Lecce, la squadra della sua città, nel 1985/86. UN ANNO DA B... UTTARE Uno che invece il Mondiale lo sfiorò soltanto era il brasiliano Júnior, il terzino sinistro della leggendaria Seleção che a Spagna '82 capitolò sotto i colpi di Pablito Rossi. Molta acqua sotto i ponti era passata da allora. Nel 1988/89, Júnior viaggiava per i 35 anni, lo spunto non era più quello di un tempo e il suo Pescara non era certo il Brasile. Ci provarono fino alla fine, lui e i compagni, ma inutilmente. A tenere compagnia a Torino, Pisa e Como in Serie B finirono anche gli abruzzesi. Si legò poi al nome di Michael Laudrup una delle più deludenti stagioni nella storia della Lazio. Nonostante la classe ancora acerba ma purissima del fantasista danese, i biancocelesti terminarono il campionato 1984/85 all'ultimo posto, con il peggior attacco e 2 sole vittorie complessive. Di proprietà della Juventus, Laudrup tornò alla base la stagione successiva e si riscattò, dando un contributo fondamentale alle vittorie di Scudetto e Coppa Intercontinentale. E a proposito di grandi fantasisti, non fu38

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il BARoNE giAlloRoSSo - Nella sua lecce, Causio non riuscì nell'impresa della salvezza...

rono sufficienti al Bologna le 9 reti in 30 partite del giovanissimo Roberto Mancini, sfortunata rivelazione della Serie A 1981/82. I felsinei sarebbero retrocessi per la prima volta, mentre il Mancio sarebbe volato a Genova a costruire il miracolo-Sampdoria. Anche Andrea Pirlo, ad inizio carriera, sperimentò la delusione della retrocessione. Poco più di una comparsa, con 10 minuti di presenza, nel Brescia ultimo in classifica nel 1994/95, iniziò a lanciare segnali importanti nella stagione 1997/98. Le 4 reti in 29 incontri non condussero le Rondinelle alla salvezza, ma gli garantirono le prime convocazioni nella Nazionale Under-21 e, soprattutto, l'interesse dell'Inter, che lo ingaggiò proprio al termine di quel campionato. Tuttora detentore del record di reti in Nazionale (35 in 42 presenze), Gigi Riva legò indissolubilmente la sua vita calcistica al Cagliari. Alla gioia dello Scudetto centrato nel 1969/70 fecero però da contraltare i numerosi infortuni patiti in carriera. L'ultimo, un gravissimo strappo all'adduttore della gamba destra, lo costrinse al ritiro a poco più di 31 anni. Immalinconito dalla perdita del suo bomber, il Cagliari, peraltro già invischiato nelle retrovie, non seppe superare lo shock e terminò il campionato all'ultimo posto. Eravamo nel 1975/76. PALLONI D'ORO, SFORTUNA DI PLATINO Primo italiano a vincere il Pallone d'Oro, Gianni Rivera da Alessandria mosse i primi passi tra i professionisti proprio nella squadra della sua città. Già acquistato dal Milan, ma lasciato maturare in maglia grigia, il Golden Boy non riuscì a salvare il club piemontese dalla B nonostante le 6 reti in 25 apparizioni, ma poté comunque consolarsi con la convocazione nella Nazionale Olimpica poi grande protagonista ai Giochi di Roma '60. E visto che si parla di Calcio 2OOO

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SPECIALE / CAMPIONI RETROCESSI

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DELUSIONE BEST... IALE Di Luca Gandini

Anche in Europa c’è chi ha fatto una caduta fragorosa...

SCACCO A LE ROI - Meglio non ricordare a Platini la stagione 1973/74 del Nancy... ZIZOU PENSACI TU - Nemmeno la classe di Zidane salvò il Nantes nel 1991/92. Ma il meglio doveva ancora venire...

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on solo in Serie A. Anche in giro per l'Europa la dura lotta per la sopravvivenza ha fatto spesso vittime illustri. Era già un campione in declino, ma pur sempre un ex-Pallone d'Oro, il George Best che chiuse nel peggiore dei modi la sua epopea al Manchester United. Correva l'anno 1973/74 quando i Red Devils, caduti in disgrazia dopo il trionfo europeo del 1968, si aggrapparono all'asso nordirlandese per evitare una catastrofica “relegation”. Obiettivo centrato? Macché: Best giocò poco e male, segnò solo 2 gol in 12 gare e lasciò polemicamente il club a metà campionato. Lo United retrocedette, ma sarebbe tornato grande. La lenta discesa agli inferi di Best era 40

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invece appena iniziata. In quella stessa stagione, il futuro Pallone d'Oro Michel Platini toccò con mano la prima, grande delusione della carriera, scivolando con il suo Nancy in Seconda Divisione francese solo a causa di una maligna differenza-reti. Nemmeno l'estro del ventenne Zinedine Zidane riuscì ad aiutare il Cannes a mantenere un posto in massima divisione nel 1991/92. 5 reti in 30 presenze per Zizou in quel torneo, poi il passaggio al Bordeaux e l'inizio della lunga stagione di gloria. Una beffa, anche il campionato portoghese 1976/77 per il Beira-Mar, che, nonostante l'esperienza del grande Eusébio, peraltro spesso infortunato, non riuscì a evitare il quartultimo posto e quindi un malinconico “descenso”.

Palloni d'Oro, un applauso anche a Paolo Rossi, il cui primo anno in Serie A fu in realtà tutt'altro che memorabile. Nel 1975/76, la Juventus lo mandò a farsi le ossa a Como, ma la durissima lotta per la sopravvivenza mal si sposò con le ambizioni di un ventenne voglioso di esplodere. Risultato: 6 miseri spezzoni di partita, nessun gol e Como penultimo in classifica. Fu molto più clamoroso il tonfo nella stagione 1978/79. Rossi, dopo le magie al Mondiale argentino con la Nazionale, era già “Pablito” e non si smentì con la maglia del Lanerossi Vicenza, realizzando 15 gol in 28 presenze. Purtroppo per lui, la squadra incappò in un'annata nerissima e, dopo il 2° posto nel campionato precedente, sprofondò a sorpresa in B, condannata solo dalla differenza-reti. Non era ancora il grande Gaetano Scirea ammirato con Juventus e Nazionale, ma l'ultimo ad arrendersi nella sfortu-

PENA CAPITALE - Clamoroso l'ultimo posto della Lazio nel 1984/85. Nonostante un certo Laudrup...

nata stagione 1972/73 dell'Atalanta fu proprio il futuro libero dell'Italia campione del mondo. Gaetano, che in realtà in quel campionato si era fatto valere anche come centrocampista, timbrò il cartellino in 20 occasioni, ma non seppe evitare una beffarda retrocessione all'ultima giornata, decretata per giunta dalla differenza-reti. Chiudiamo con un altro monumento del calcio italiano: Dino Zoff. Anche per lui, come per l'amico Paolo Rossi, la trappola della retrocessione scattò due volte a inizio carriera. La prima con l'Udinese, nel 1961/62, nell'anno dell'esordio tra i professionisti, ma le sole 4 presenze non fecero certo di lui il principale responsabile dell'ultimo posto. Arrivò un ultimo posto anche nel 1964/65, stavolta con il Mantova, ma SuperDino fu comunque una delle poche certezze della squadra. I giorni di gloria di Spagna '82 erano però ancora molto lontani. Calcio 2OOO

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STORIE DI CALCIO DANIEL BERTONI

STORIE DI CALCIO / DANIEL BERTONI

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o vinto un Mondiale segnando un gol in finale e ho conquistato una coppa Intercontinentale. Ho il rimpianto di non aver vinto lo scudetto in Italia, ma della mia carriera sono felicissimo. Non potevo certo chiedere di più”. Parla così Daniel Ricardo Bertoni, semplicemente il Puntero. Sorriso solare, battute a raffica (“a Firenze oggi dicono che alla Fiorentina c’è una panchina corta? Compriamone una più lunga e abbiamo risolto il problema…”), l’argentino ripercorre la sua carriera raccontando aneddoti, episodi curiosi e partite straordinarie. Ala destra che poteva giocare anche da seconda punta, si faceva apprezzare per le sue doti tecniche, il dribbling, la rapidità, i calci da fermo e anche il tiro secco e potente. Portava il numero sette sulle spalle e quando arrivò a Firenze progressivamente diventò uno degli idoli della tifoseria. Era il calcio degli anni

Ottanta, quando in Italia sbarcarono, oltre a lui, campioni e fuoriclasse del calibro di Falcao, Platini, Junior, Zico e poi Maradona, Socrates, Rummenigge. Bertoni approdò a Firenze nella stagione 1980-81, proprio nel momento in cui erano state riaperte le frontiere. Quell’acquisto era il segnale del club viola di voler aprire una nuova era, non a caso nel corso del tempo a rendere molto competitiva la squadra arrivarono elementi di assoluto spessore come Pecci, Graziani, Passarella. Bertoni, cosa ricorda del trasferimento a Firenze? “I dirigenti della Fiorentina vennero a vedermi alcune volte al Siviglia. In particolare si mosse il fratello del conte Pontello (all’epoca la famiglia proprietaria del club viola, ndr) e poi dopo alcuni incontri fu chiusa la trattativa intorno ai tre miliardi di lire. Venivo da una grande stagione al Siviglia, con cui avevo realizzato sedici reti”.

Lei arrivava in Italia con grandi aspettative. Quale era stato il suo idolo nell’infanzia? “In Argentina sono cresciuto col mito di Raul Bernao, un attaccante argentino che aveva una straordinaria abilità nel dribbling, possedeva fantasia e doti tecniche eccellenti. E poi mi piaceva Jair dell’Inter. Così come, naturalmente, apprezzavo parecchio Pelè e Rivelino”. Bertoni da bambino com’era? “Mio padre era camionista, mia madre donna di casa. Classe media, ma felici. Felici anche di avere una palla con cui io e mio fratello potevamo giocare. Il pallone è sempre stato al mio fianco, fin da quando ero piccolo”. L’Independiente è stata la squadra con cui si è messo in luce. “Sì, mi ha dato la spinta per poter poi sbarcare in Europa, mi ha fatto conoscere e soprattutto mi ha fatto assaporare la gioia dei primi grandi successi ITALIA NEL CUORE Bertoni non ha dimenticato le gioie provate nel Bel Paese...

RICORDI DEL BEL PAESE… 42

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UNA COPPA DEL MONDO CON L’ARGENTINA MA IL CUORE È LEGATO ALL’ITALIA, PAROLA DI BERTONI… di Lorenzo MARUCCI foto Federico DE LUCA

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come l’Intercontinentale del ’73, che conquistammo battendo la Juventus”. Facciamo un salto al ’78, l’anno della grande conquista della Coppa del Mondo, tra l’altro vinta mentre in Argentina dominava il regime militare… “Quel successo è un ricordo incancellabile. Un Mondiale non si vince tutti i giorni e segnare poi nella finale contro l’Olanda è stata la conferma che potevo giocare a grandissimi livelli. Oltretutto in passato era più difficile arrivare in Nazionale e diventarne un punto fermo, forse c’era più qualità in generale e occorreva anche dimostrare il proprio valore in modo continuo. Tornando comunque a quella partita fu davvero difficile perché l’Olanda giocava a memoria, aveva curato ogni dettaglio in vista della finale. Del resto era la squadra che aveva rivoluzionato la cultura calcistica degli anni Settanta. Abbiamo resistito al loro urto, sofferto e piazzato poi i colpi vincenti. ConquiVISTO ANCHE A NAPOLI Bertoni con la casacca azzurra, altra avventura positiva

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stammo il titolo ai tempi supplementari dove venne fuori anche la nostra gran preparazione fisica. Ricordo i grandi festeggiamenti di quel momento, l’allegria negli occhi di ognuno di noi. E poi l’abbraccio con Mario Kempes, la coppa alzata al cielo. Una notte semplicemente magica”. Torniamo a Firenze e al suo inserimento in Italia: come fu? “Ricordo la mia tensione dei primi giorni, un ambiente nuovo, una città da scoprire. La Fiorentina decise di farmi trascorrere i primi giorni in un hotel a ridosso del Ponte Vecchio. La vista era incredibile e non c’era modo migliore per iniziare quell’avventura. Alzarsi e vedere subito quella meraviglia ti dava subito una carica speciale”. E in campo invece come andarono le cose? “Era un calcio totalmente diverso rispetto a quello argentino, dove si giocava a zona, e anche a quello spagno-

lo dove c’era una predominanza della pura forza fisica. In Italia c’era ancora molto catenaccio e ci si affidava alle invenzioni dei giocatori migliori in contropiede: io dovevo abituarmi ai miei compagni e non loro a me, ma piano piano mi calai nella nuova realtà”.

IN FORMA A 60 ANNI Ha smesso nel 1987 ma il calcio è ancora al centro della sua vita

Il primo gol lo ricorda? “Certo. Sono stato il primo straniero, dalla riapertura delle frontiere, a segnare. È successo alla terza giornata, nella partita in casa contro il Catanzaro. Con una punizione a scavalcare la barriera ho battuto Zaninelli. Peccato che però non siamo riusciti a vincere quel giorno, pareggiammo uno a uno”. Qualche suo critico diceva che lei durante qualche partita nel secondo tempo si nascondeva andando a giocare dove in campo c’era l’ombra… “Questa era una battuta di qualche giornalista dell’epoca, ma io sono tranquillissimo: ho sempre dato tutto per la SPETTACOLO A FIRENZE Tanti gol e un rapporto unico con la tifoseria viola

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HA VINTO UN MONDIALE Nel suo palmares spicca la Coppa del Mondo...

STORIE DI CALCIO / DANIEL BERTONI

Fiorentina, abbiamo sfiorato lo scudetto e sono convinto di aver lasciato un bel ricordo tra la tifoseria. Non a caso ho sempre avuto un buon rapporto con la gente”. Quello scudetto sfuggì all’ultima giornata – nell’81/82 - per un pareggio contro il Cagliari dove fu annullato un gol molto probabilmente regolare ai viola. E a vincerlo fu la Juve… “Credo che quel campionato lo perdemmo fuori dal campo. Il potere della Juve, soprattutto in quel periodo, era forte in Italia e in Europa. Noi eravamo una squadra nuova, ben costruita, solida, sicura, agile, aggressiva. Eravamo forti anche in difesa dove Vierchowod svettava per la sua marcatura spesso implacabile. Peccato per l’infortunio di Antognoni (l’incidente alla testa nello scontro col portiere del Genoa Martina, ndr), era il nostro faro e con lui in campo magari potevamo fare di più. Ma non va dimenticato che Miani, che lo sostituì, fece comunque un gran campionato. E aggiungo che in quella partita col Cagliari ci fu annullato

un gol regolare di Graziani: l’arbitro Mattei vide un mio fallo su Corti ma io non commisi nessuna scorrettezza”. Che ricorda di quel giorno a Cagliari negli spogliatoio dopo la partita? “Il Conte Pontello mi disse: 'L’unico che poteva farci vincere lo scudetto eri te'. Ma io giocavo nella squadra, non ce la facemmo tutti insieme. Si vince e si perde tutti insieme. Eravamo stati bravi ad arrivare fin lì, poi purtroppo quella gara andò male, il Cagliari tra l’altro giocò quel match come una finale”. L’anno successivo fu bloccato dall’epatite virale: che successe? “Non so, francamente. So solo che per fortuna non si rivelò cronica. Altrimenti avrei dovuto lasciare il calcio. Vissi male quei mesi, ma sentii la vicinanza e l’affetto della città. E la società si comportò benissimo con me: mi appoggiò sempre, devo ringraziare la famiglia Pontello. Così deve agire un club in questi casi”. Quella dell’83-84, la stagione successiva, fu invece una Fiorentina

ancor più bella dal punto di vista del gioco. Merito anche di De Sisti? “Aveva creato un bel gruppo e tatticamente sapeva disporre bene la squadra. È poi per noi era un compagno in più, c’era un buon rapporto tra la squadra e il tecnico. Lo spogliatoio funzionava bene, merito dei dirigenti e della società”. Si arriva così alla sua partenza da Firenze. La Fiorentina decide di puntare su Socrates e Passarella e lei viene ceduto al Napoli. “Fu un brutto giorno perché amavo la squadra e la città. A Firenze avevo iniziato un cammino fondamentale come giocatore di classe e qualità”. Il gol più bello che ha segnato? “Diciamo le due reti segnate alla Juve nel 3-3 dell’83-84. Qualcuno disse che avevo segnato una doppietta anche perché quel giorno giocava Caricola e non c’era Gentile… Ma il giocatore di classe resta tale anche se l’avversario sulla carta può essere più debole. C’era evidentemente chi voleva trovare delle scuse per criticarmi ma io ripeto; sono LETTORE ACCANITO Intento a sfogliare la nostra rivista...

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STORIE DI CALCIO / DANIEL BERTONI

SEMPRE SORRIDENTE Bertoni ha avuto tanto dal calcio e lo ricorda con affetto

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contento così, convinto di aver dati tutto a Firenze. E quella partita con la Juve fu emozionante, indimenticabile anche il gol di Antognoni di testa in tuffo”. A Napoli che stagioni furono? “Alla prima annata mi trovai molto bene. Erano appena arrivati Diego Maradona, Bagni e Penzo. Segnai 11 reti e Diego 14. La città è bellissima, mi inserii bene anche perché molto l’atmosfera è molto simile all’Argentina. Nella stagione successiva invece arrivò in panchina Ottavio Bianchi che mi chiedeva compiti diversi, voleva che facessi il tornate ma non mi sentivo a mio agio. Peccato, tra l’altro dopo il primo anno al Napoli potevo anche andare al Torino che mi aveva richiesto. Mi dispiacque salutare tutti”. L’ultima esperienza italiana è stata l’Udinese. Ricordi? “Si partiva da una penalizzazione di nove punti, dunque le premesse non erano delle migliori. Ma la squadra era buona. Tecnico De Sisti e giocatori del calibro di Collovati, Galparoli, Chierico, Ciccio Graziani. Io arrivai a ritiro già concluso e risentii un po’ della mancanza di preparazione ma ad ogni modo se non avessimo avuto la penalizzazione ci saremmo salvati, i punti per restare in A li avevamo fatti”. Si chiuse così il lungo capitolo italiano della sua carriera? “Il presidente Pozzo a fine campionato venne da me e mi chiese di restare in B. Ma io dissi di no, volevo tornare in Argentina e così feci”. E in Argentina riprese a giocare? “No, non mi accordai con nessun club e così a 33 anni terminai la carriera”. Dunque l’unico rimpianto è legato alla mancata conquista di uno scudetto? “Ci sono andato vicinissimo con la Fiorentina. Tra l’altro nell’82 mi aveva cercato la Roma che poi in quella stagione avrebbe vinto il titolo.

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E nell’84 mi voleva il Verona che in quel campionato avrebbe conquisto il tricolore. Evidentemente era destino che non avrei dovuto vincere lo scudetto. Peccato perché sarebbe stato bello giocare una Coppa Campioni. Con la Fiorentina abbiamo chiuso il campionato una volta al secondo e un’altra al terzo posto. Oggi avremmo giocato due Champions…” Quali sono stati i difensori che le hanno creato i maggiori problemi? “Claudio Gentile e Giuseppe Bruscolotti in Italia. In Spagna, Pirri (parla di Josè Martinez Sanchez, soprannominato Pirri, che vinse 10 titoli col Real Madrid e anche un Coppa Campioni, ndr)”. I giocatori più forti con cui ha giocato? “Maradona, Bochini e Antognoni. È stato un onore giocare con loro, ma anche un onore loro giocare con me… Maradona è stato un dieci stratosferico, così come Pelè. Dire chi è stato più forte è difficile, credo che ognuno vada inquadrato nella sua epoca. Bochini per chi non lo ricordasse è stato un centrocampista offensivo dotato di gran tecnica. È stato una bandiera dell’Independiente. Con Antognoni ho mantenuto una grande amicizia, è stato un giocatore raro, un campione vero”. Passando agli allenatori, quali sono stati quelli che le hanno lasciato una maggiore impronta? “Menotti, Pastoriza e De Sisti. Pastoriza l’ho avuto all’Independiente, Menotti è stato il ct dell’Argentina campione del mondo nel ‘78” Quali sono stati i grandi meriti del Flaco Menotti? “Ha portato una mentalità nuova per il calcio. Dopo che vincemmo quel Mondiale, tanti allenatori iniziarono a studiarlo, a ispirarsi a lui come succede spesso dopo qualche gran successo. Menotti sapeva scegliere i giocatori di buon piede e formare un ottimo gruppo in campo e nello spogliatoio.

A livello tattico lavorava molto, un tecnico vincente cerca pregi e difetti dei calciatori, ma El Flaco mirava soprattutto a migliorare i singoli giocatori provando ad eliminare le lacune. E insegnò a tutti nel corso del tempo ad essere professionisti”. Lei avrebbe voluto fare l’allenatore? “No, ho fatto il corso allenatori sia in Argentina che in Italia, a Coverciano ma non ho mai avuto questa prerogativa. Ho guidato l’Independiente per una stagione perché me lo aveva chiesto il presidente e per amore del club. Ma poi me andai nel momento in cui capii che non avrei potuto metter bocca sulla costruzione della squadra”. Ha fatto per un po’ il procuratore. “Sì, iniziai ma mi accorsi che è un mestiere molto… sporco. Alcuni agenti purtroppo… sporcano il pallone. Non mi è piaciuto. Ho fatto in passato anche il commentare per Fox Sport in Argentina ma adesso sono fuori dal calcio, sono nonno e mi dedico al mio nipotino”. Ha fatto anche l’osservatore dal Sudamerica per la Fiorentina… “Sì, segnalai i giocatori più importanti, i talenti che sarebbero sbocciati: Samuel, Cambiasso, Zanetti. Ma non mi prese nessuno. Non ero stipendiato, lo facevo solo per amore dei colori viola. Peccato, potevano essere giocatori con cui costruire un buon futuro”.

Intervista di Lorenzo Marucci Calcio 2OOO

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TALENTO GREZZO Dal Monaco all'Entella con il sogno di diventare grande

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lla Virtus Entella se lo stanno coccolando… Cheick Keita è un nome da iniziare a ricordare. Classe 1996, ruolo difensore, sta dimostrando di avere i numeri per imporsi nel calcio italiano. Preso, con un grande colpo di mercato, a parametro zero dal Monaco, si sta imponendo grazie ai suoi modi gentili e alla sua incredibile voglia di arrivare. Nonostante la giovanissima età, la sua maturità è sotto gli occhi di tutti. Ha un obiettivo chiaro: arrivare a giocare in Serie A. Calcio2000 ha deciso di fare due chiacchiere con questo nuovo giovanissimo talento, uno di cui sentiremo parlare a lungo…

UN GRANDE SOGNO di Thomas SACCANI

KEITA, PUNTO DI FORZA DELL’ENTELLA, SPERA DI ARRIVARE NELLA MASSIMA SERIE ITALIANA... 50

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foto per gentile concessione dell'Ufficio Stampa Entella

Quando il Monaco ti ha liberato hai temuto che il tuo sogno fosse infranto definitivamente? “Assolutamente no. Sapevo di poter trovare una squadra perché avevo fiducia nelle mie qualità. Certo mi è dispiaciuto perché non me l’aspettavo. Mi ha fatto capire tante cose per la mia carriera e mi ha anche fatto crescere come persona”. Come è nata l'ipotesi Entella? “L’ipotesi di giocare nella Virtus Entella è nata un po’ per caso. Loro avevano mostrato interesse nei miei confronti e mi hanno proposto di fare un provino. Dopo 2-3 giorni si sono convinti delle mie potenzialità e hanno deciso di tesserarmi”.

SERIE B / ENTELLA allo stadio più gente possibile ogni settimana”. Il passaggio da Montecarlo a Chiavari deve essere stato d'impatto... “Sicuramente. Come dicevo prima il problema della lingua è stato quello principale, poi chiaramente Chiavari è una città piccola, molto diversa da Montecarlo, è un’altra realtà con una cultura diversa. I cambiamenti all’inizio non sono mai facili”. Chi era il tuo idolo da ragazzino e a chi ti ispiri oggi? “Il mio idolo da ragazzino era Ronaldinho, ora nel mio ruolo mi ispiro a Marcelo che considero davvero un grande giocatore”. Segui la Serie A? Quale squadra ti diverte guardare? “Guardo spesso la Juventus, in particolare Pogba. È un piacere vederlo giocare. Ha numeri davvero importanti”.

to di Serie B è ancora lungo. A livello personale sto facendo abbastanza bene, devo restare concentrato e con i piedi per terra per raggiungere i miei obiettivi professionali anche con l’aiuto di Football Capital, l’agenzia che segue la mia carriera sportiva e la mia immagine”. Quali obiettivi ti sei posto? “Il mio obiettivo è giocare in Serie A, ma per arrivarci devo prima fare bene con l’Entella e lavorare duramente ogni giorno”. Hai anche un sogno nel cassetto? “Il mio sogno è quello di giocare una finale di Champions League”. Quando giochi ai videogame, che squadra prendi? “Prendo sempre il Bayern Monaco”.

L'attaccante che non vorresti mai trovarti di fronte? “Direi senza dubbio Neymar”.

Il luogo ideale dove andare in vacanza, un film in cui ti sarebbe piaciuto essere protagonista... “Il mio luogo ideale per andare in vacanza è senza dubbio Punta Cana, in Repubblica Dominicana. Riguardo al film, direi Stepping”.

La stagione dell'Entella come la giudichi finora? E la tua personale? “Abbiamo iniziato molto male con quattro sconfitte, poi ci siamo ripresi. Questo è merito di tutta la squadra, ma come ha detto il mister non abbiamo ancora ottenuto nulla, dobbiamo continuare così. Il campiona-

E come dargli torto? Nel film si racconta di un ragazzo che, dopo aver lavorato duramente ed essersi guardato dentro in maniera profonda, riesce a coronare il proprio sogno di diventare un grandissimo ballerino. Proprio la strada che ha intrapreso Keita…

Quando te l'hanno proposta sapevi dove fosse Chiavari? “(Sorride, ndr) Devo dire che non conoscevo molto la città e la squadra, ma ero determinato a mostrare le mie qualità”. Come è andato l'ambientamento? Pregi e difetti di giocare in provincia? “L’ambientamento è andato bene. Certo l’inizio non è stato facile, soprattutto per colpa della lingua, ma i miei compagni mi hanno aiutato molto e mi sono adattato velocemente. Il pregio di una realtà come l’Entella è che permette di far crescere i giovani gradualmente, senza troppa pressione. Per un ragazzo come me che è alla sua prima stagione in Serie B questo è molto importante. Difetti particolari non ce ne sono, certo sarebbe bello avere più tifosi, ma io e i miei compagni lavoreremo duramente per portare

foto per gentile concessione dell'Ufficio Stampa Entella

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LA VOGLIA DI STROPPA L'ex rossonero è un valore aggiunto ineguagliabile...

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arà la moda del momento, ma ormai, se fai l’allenatore e non sei un “sacchiano” o un “capelliano”, non sei nessuno: neanche si trattasse di filosofia o capi di abbigliamento. “Io sono a metà” - sorride agnostico Giovanni Stroppa, discepolo di entrambi i maestri ai tempi del Milan, e adesso tecnico del Südtirol. Tra i due, ci fu un boemo, uno qualunque… “Zeman: il miglior allenatore. Foggia fu un’esperienza fantastica”. Adesso li prenda tutti e tre e dica cosa pensa di aver imparato da loro. “Parliamo di mostri sacri del calcio italiano, tecnici di livello internazionale. Tutti e tre mi hanno dato tantissimo e indubbiamente mi hanno influenzato. Oggi cerco di personalizzare a modo mio quelle esperienze e di creare qualcosa di nuovo”.

foto Andrea Anselmi - Ufficio Stampa Sud Tirol - 2

Il suo Südtirol, per esempio? “È una squadra organizzata, che sta crescendo attraverso il gioco. Sta trovando identità e personalità”.

“PRIMA SALVIAMOCI”, IL TROPPO… STROPPA di Simone TONINATO

NÉ SACCHI, NÉ CAPELLO, NÉ ZEMAN, IL SUDTIROL HA UN’IDENTITÀ TUTTA SUA 52

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Difesa a tre, difesa a quattro… il modulo migliore? “Nelle prime quattordici giornate, abbiamo giocato undici volte con la difesa a tre e tre con quella a quattro. Potendo scegliere, giocherei sempre con un quartetto dietro, tre centrocampisti e tre attaccanti, ma ogni tanto dobbiamo adattarci alle necessità. Mi fa piacere che la squadra esprima il proprio gioco indipendentemente dal modulo e dai giocatori impiegati. Ritengo che l’equilibrio e la capacità di difendere e attaccare insieme, siano gli aspetti più importanti”. Stroppa e il Südtirol, una coppia già proposta nel 2011-12, ci racconti il replay… “Avevo tante richieste dalla Lega Pro e potevo aspettarne altre dalla B, ma volevo rimettermi in gioco e avevo fretta di tornare in panchina. Qui conoscevo già l’ambiente, le persone sono le stesse di quattro anni fa, hanno sempre fatto delle ottime stagioni e sono loro che mi hanno fatto tornare qui”. Quella volta chiuse settimo, questa?

LEGA PRO / SÜD TIROL “Uso una frase fatta: andiamo avanti di partita in partita. Ad inizio stagione avevo detto che avremmo lottato per la salvezza. Adesso puntiamo i quaranta punti e poi decideremo cosa fare, dobbiamo restare sul pezzo, senza adagiarci. L’anno scorso con un girone di andata fantastico e un ritorno meno bello alla fine il Südtirol ha quasi rischiato”. Sul girone A che ci dice? “Sulla carta è proibitivo, perché ci sono delle squadre allestite per fare un campionato di vertice o addirittura un’altra categoria. Fortunatamente nel calcio non esistono cose certe. Ci sono squadre fortissime, altre forti che stanno facendo un po’ più fatica, ma anche le meno blasonate o quelle più giù in classifica ti obbligano ad impegnarti sempre al massimo. È un torneo molto competitivo”. Una favorita al volo… “Credo che se avranno la continuità mostrata fino ad ora Alessandria e Cittadella se la giocheranno fino alla fine. L’Alessandria sta vivendo un grande momento, è una squadra in salute, esprime un ottimo calcio, ha acquisito autostima e ha ottenuto un risultato storico contro il Palermo in Coppa Italia”. Parliamo dei play off. Condivide la formula che “incrocia” i gironi A, B e C? “Con questo regolamento c’è la

foto Andrea Anselmi - Ufficio Stampa Sud Tirol

LEGA PRO SÜD TIROL

ARTURO DI NAPOLI

possibilità che i confronti diventino ancora più difficili. Prendiamo il fattore campo: quelli del Süd sono molto caldi…”. Vuol dire che a livello di spinta una squadra meridionale potrebbe essere avvantaggiata rispetto a una del nord? “Per ora pensiamo a cosa potremmo combinare (ride, ndr), poi avremo tempo per poter eventualmente ripensare e riparlare dei play off”. Le è capitato di dare un’occhiata agli altri due raggruppamenti? Che ne pensa? “Ogni tanto butto l’occhio, guardo delle partite. Nel girone B Pisa e Spal stanno venendo fuori. Nel girone C seguo molto il Foggia, perché mi piace come gioca. Poi c’è la Casertana che è partita forte… ma anche il Benevento”. Torniamo a voi. Lei ha detto di aver pensato alla salvezza come obiettivo, ai play off abbiamo appena accennato. Sarebbero quantomeno un bel sogno: cosa vi manca per prendere il treno? “Diciamo che una volta salvi ci penseremo. Posso solo dire di essere contento della mia squadra, perché stiamo crescendo e abbiamo ampi margini di miglioramento. Raggiunta la tranquillità, vedremo se saremo in grado di avere costanza e qualità a sufficienza. E poi c’è sempre da considerare che a gennaio possono avvenire delle vere e proprie rivoluzioni, perché ci sono squadre con grandi potenzialità economiche e andranno a migliorare ulteriormente gli organici che hanno già a disposizione. Qualora dovessimo raggiungere gli spareggi, a quel punto saranno decisive: la condizione fisica nel momento in cui si incrociano gli avversari, crisi e squalifiche. In base a questo, può cambiare tutto”. Chiudiamo con la città e i tifosi… “A Bolzano si vive bene, c’è molta serenità durante la settimana. Purtroppo allo stadio viene poca gente, ci sarebbe bisogno di un po’ di calore in più, ma la situazione è questa. Dovremo essere noi a fare risultati e fare avvicinare il pubblico, perché quando questa squadra è arrivata a giocarsi semifinali e finali per salire di categoria, gli spalti erano gremiti. Può succedere di nuovo”.

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di Alessio ALAIMO

CERTEZZA DEL DUE TORRI, CON TANTA VOGLIA DI FAR BENE… 54

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ravo e meticoloso dietro una scrivania, tra i libri. Leader in campo nonostante la giovane età e un passato in giro per l’Italia, alla ricerca della giusta consacrazione che potrebbe arrivare presto. Difensore vecchio stampo, o la palla o la gamba diceva l'ex Juventus Paolo Montero, oggi allenatore che sogna un futuro su una panchina italiana. Le parole di Montero non rispecchiano pienamente il caso di Stefano Acquaviva, che in difesa sa comunque farsi rispettare. E a discapito di una carta d’identità che gli dà grosse aspettative per il futuro, è già una delle certezze del Due Torri, squadra del Girone I di Serie D. Calciatore grazie a… una schedina, un passato tra le formazioni Primavera di Parma, Varese e Avellino e un futuro tutto da scrivere e che Acquaviva vorrebbe ritagliarsi tra i professionisti. Testa sulle spalle, voglia di arrivare lontano con costanza, pazienza e sacrifici e tra un allenamento e l’altro, sguardo rivolto ai libri. Perché tra gli impegni del giovane difensore siciliano non c’è solo l’avversario da fermare ogni settimana, ma un percorso di studi da portare avanti, con impegno e dedizione. Sognando un posto nel calcio che conta: quello dei grandi. Acquaviva – che in estate ha disputato un’amichevole contro il Trapani mettendosi in luce e riscuotendo apprezzamenti anche in casa granata, ha scelto nonostante altre richieste, di rimanere al Due Torri per il legame con il suo allenatore, Venuto – apre l’album dei ricordi non troppo lontani e parla in esclusiva a Calcio2000, anche delle prospettive future. In attesa che il telefono squilli. In attesa della chiamata giusta. Anche se il rapporto tra i cellulari e il giovane difensore, ultimamente, non è proprio idilliaco. Chiedere ai tre dispositivi mobili – non proprio baciati dalla fortuna – da poco passati a miglior vita. Meglio riderci su.

SERIE D / DUE TORRI della vincita, ottenuta per merito mio, mi sono iscritto ad una scuola calcio, lì è cominciato il mio cammino che nel giro di qualche tempo mi ha portato: due anni al Parma, dove ho militato una stagione, poi al Varese per due e infine all’Avellino un anno. Terminata la Primavera ho deciso di affrontare un campionato di Serie D, che mi facesse acquisire un po’ di esperienza. Ed eccomi al Due Torri per il secondo anno consecutivo”. Parma, Varese, Avellino. Esperienze importanti. Cosa le è rimasto? “Gli insegnamenti degli allenatori che mi hanno allenato. Annoni a Parma mi ha fatto crescere tantissimo in fase difensiva, a Varese ho conosciuto Stefano Bettinelli e all’Avellino l’annata non è stata importante, ma ho cercato di cogliere, per quanto possibile, le indicazioni e i consigli di Mister Luperto”. Il presente si chiama Due Torri. Con quale obiettivo? “Pensiamo più alla salvezza che ad altro. Siamo una squadra solida che cerca di prendere pochi gol. Abbiamo la miglior difesa del campionato. La realtà - in Provincia di Messina - è piccola, composta da duemila abitanti, ma c’è molto calore. E i tifosi ci sono sempre accanto, molto vicini. Pronti a sostenerci, settimana dopo settimana. Lottiamo tutti insieme”. Però non ci sono grosse risorse economiche… “La gente qui è davvero orgogliosa della propria squadra. Per quanto riguarda le risorse economiche, beh sì, sono abbastanza limitate. Un motivo in più per legarsi alla realtà, ai

colori, alla maglia”. Esperienza e gioventù, il Due Torri ha il giusto mix. “Abbiamo un punto di riferimento. Santino Matinella, ha alle spalle tanti anni tra i professionisti. Ci aiuta molto, è un trascinatore, indica sempre la strada giusta. È un esempio da seguire”. Stefano Acquaviva fuori dal campo? “Siamo sempre su un rettangolo da gioco. Entriamo al campo alle 14, usciamo alle 19-19.30. Mangiamo tutti insieme e poi ognuno va a casa. Io invece, la mattina cerco sempre di studiare perché vado all’Università”. Calciatore e studente. Binomio che non si vede spesso in giro. “Ho vinto una borsa di studio quando giocavo nell’Avellino, messa in palio dalla Lega Serie B. Sono iscritto a Scienze Motorie, sto facendo il mio percorso di studi”. Il suo idolo? “David Luiz”. Cosa apprezza di lui? “Mi piace il suo modo di fare in campo. Le caratteristiche. La sua follia”. E lei, dove si vede tra cinque-sei anni? “Spero tra i professionisti”. Squadra del cuore? “La Juventus. Mi sono innamorato da piccolo di Zinedine Zidane, da lì ho sempre tifato per la Juve. Per i colori bianconeri”.

Acquaviva, quando ha iniziato a giocare a calcio? “Avevo tredici anni, mio fratello giocò una schedina e chiese a me di aiutarlo con dei pronostici sulle partite”.

foto Arianna de Carlo

FONTE ACQUAVIVA

DIFENSORE ALL'ATTACCO Il siciliano punta a ritagliarsi un ruolo da protagonista

foto Arianna de Carlo

SERIE D DUE TORRI

Scusi, cosa c’entra? “Ha indovinato tutti i pronostici. Vittoria. Alla cassa. Con il ricavato

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I RE DEL MERCATO MORENO ROGGI UNO DEI PRIMI

Roggi ha iniziato la professione di procuratore quando c'era tutto da creare...

“HO SMESSO PRESTO” SCARPETTE AL CHIODO A VENTICINQUE ANNI, MORENO ROGGI SI RACCONTA. COME DIRIGENTE E COME PROCURATORE

di Luca BARGELLINI foto Federico DE LUCA 56

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I RE DEL MERCATO / MORENO ROGGI

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alciatore, direttore sportivo ed oggi procuratore. Moreno Roggi ha toccato ogni scrivania, campo ed ambiente del mondo del calcio. Che ha lasciato giovanissimo. "A 25 anni - spiega da Firenze, negli uffici della Playground - giocavo ad Avellino ed a dicembre decisi di smettere a causa dei miei infortuni. Nella stagione successiva, ovvero la 1978/1979, entrai nella dirigenza del Prato in qualità di direttore sportivo". Tra i più giovani di sempre. "Ero molto giovane, sì, e per darmi un tono con i giocatori più grandi di me, mi vestivo sempre in maniera molto seria. Giacca, cravatta, in abito". Poi, diventa procuratore: il passaggio come è avvenuto? "Dopo l'esperienza a Prato, ho lavorato per la Lucchese, per lo Spezia, per la Reggiana e poi anche due mesi a Taranto. Lì ho capito che non volevo più obbli-

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“” ero dIrIgente gIovAne, per QueSto mI veStIvo con gIAccA e crAvAttA gare la mia famiglia a girare per l'Italia. Era la metà del 1983, ho iniziato a guardarmi attorno nel tentativo di capire cosa potessi fare in questo ambiente". In quell'epoca, però, il ruolo dell'agente non era ancora ben definito. "Antonio Caliendo aveva già intrapreso questa strada ma con i giocatori vincolati alle società, il ruolo del manager non era ancora legato alla mera gestione dei contratti. Dario Canovi, d'altro canto, lavorava per l'Asso Calciatori in qualità di avvocato e dalla sua posizione iniziò a muoversi a tutela dei giocatori. Quello che però mancava era un'altra cosa: la mentalità".

Quanto cambiò tutto? "Dopo la vittoria del Mondiale in Spagna, nel 1982. Due anni prima era arrivato in Italia Paulo Roberto Falcao, assistito da un certo Cristoforo Colombo, capace di strappare alla Roma un ingaggio ben superiore a quello di Bruno Conti. Che, in Spagna, conquistò il titolo di Campione del Mondo. Assieme al dottor Guaglieri, allora, nel 1984, sono riuscito a creare la mia società, la Playground, che adesso ha trentuno anni di vita".

IL RAPPORTO CON PAOLO

Di Canio è stato un cliente davvero particolare e unico per Roggi...

Quali furono le sue prime mosse nell'ambiente? "Parlai con quei giocatori che fino a pochi anni prima erano stati miei compagni: Antonio Di Gennaro, Giovanni Galli e Roberto Tancredi. Poi ho sentito anche quelle che erano le opinioni di coloro, come Andrea Carnevale e Antonio Imborgia, erano stati miei calciatori durante la parentesi da direttore sportivo. Feci questo per capire la fattibilità della mia idea e se veniva accolta favorevolmente. Tutto andò in maniera positiva perché i giocatori per la prima volta avevano una persona terza, esterna anche sul piano

GRANDE PROFESSIONALITÀ Si è sempre distinto per eleganza e notevole competenza

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I RE DEL MERCATO / MORENO ROGGI CLASSE DI FERRO Roggi è originario di San Miniato, in provincia di Pisa. E' nato nel 1954...

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I RE DEL MERCATO / MORENO ROGGI QUANTI CAMPIONI

Tantissimi i fuoriclasse nella sua brillante scuderia

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I RE DEL MERCATO / MORENO ROGGI emotivo, che li tutelasse nella sede della società per trattare le situazioni contrattuali. Spesso, infatti, i giocatori, non hanno una chiara valutazione di loro stessi, o si sottovalutano o si sovrastimano. Dico questo perché era ciò che succedeva anche a me”. Fra le tante trattative portate a termine, ce n'è una che ricorda in modo particolare? "Senza dubbio quella per portare Paolo Di Canio alla Lazio con il presidente Claudio Lotito". Ci mettiamo comodi ad ascoltare, allora. "Si trattava di trovare la posizione giusta, il punto d'accordo, tra due personalità molto forti. Vede, una delle doti fondamentali per fare la professione di procuratore è quella di capire ciò che è meglio per il proprio assistito. A volte, oltretutto, anche andando contro se necessario alla convinzione dello stesso giocatore per poi convincerlo di ciò che è giusto fare. Serve ragionare, serve riflessione, senza che l'emotività prenda il sopravvento. Soprattutto adesso, in un'epoca di ristrettezze economiche". E come si convince un giocatore dal carattere deciso come quello dell'ex

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AnnI FA Il torneo dI vIAreggIo erA IdeAle per prendere nuovI tAlentI attaccante biancoceleste? "Paolo è stato il giocatore che mi ha dato la possibilità di estrinsecare tutte le sfaccettature del mestiere del procuratore. Durante la sua carriera c'è stato molto: siamo passati dall'aver 'toccato' il direttore di gara durante l'avventura in Premier League fino a grandi stagioni come quella con il Napoli. Proprio dopo la sua avventura in Campania, devo dire che Di Canio ha dato prova della sua grande, grandissima personalità". Ovvero? "Il cartellino di Paolo era di proprietà della Juventus e dopo la stagione in prestito in Campania, tornò a Torino. La società bianconera però decise di non confermarlo e così mi misi alla ricerca di una nuova sistemazione. Arrivò il Genoa,

non c'erano alternative". Ma? "Parlando con lui, decidemmo di attendere ancora. E questo nonostante a me non piaccia lasciare il certo per l'ignoto, Paolo riuscì a trasmettermi tranquillità. Continuò ad allenarsi da solo e poco dopo riuscii a portargli una proposta".

CHE ORGOGLIO

Fiorentina e Italia, i due amori, da calciatori, di Roggi

Dal Milan. "Esatto. Così, a quel punto, mi guardò e disse: 'hai visto che avevo ragione io ad aspettare?'". Parlando di giovani promesse: come occorre comportarsi a suo avviso e cosa è importante per la fase di scouting? "Sembrerà banale, ma oggi sono decisive la competenza ed i contatti. Quando ho iniziato a fare questo mestiere, non c'era molta concorrenza e così avevo abbastanza campo libero. Andavi al Viareggio, che era il vero e proprio banco di prova, e ti mettevi in contatto con i giocatori che ti interessavano grazie anche ad altri tuoi assistiti che militavano nello stesso club". Chi ha conosciuto così? "Faccio degli esempi: è così che ho conosciuto i vari Lentini e Venturin. È grazie a

INNAMORATO DEL CALCIO In pochi amano il calcio come Roggi

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I RE DEL MERCATO / MORENO ROGGI

I RE DEL MERCATO / MORENO ROGGI

GUARDARE AVANTI Roggi ha ancora tanto da dare al mondo del calcio

CON LE GLORIE VIOLA - Moreno Roggi a destra, con Celeste Pin, Giancarlo De Sisti, Luciano Chiarugi e Giancarlo Antognoni Silvano Martina, che avevo fatto trasferire dal Genoa al Torino, dove giocavano i due ragazzi". Con Massimo Ambrosini come è andata? "Nello stesso modo. Quando lui era a Cesena, avevo in procura Scarafoni, che giocava nella stessa squadra. Fu lui a dirmi, 'guarda qua c'è un ragazzo davvero forte'. Andai in Romagna a vederlo giocare, poi parlai sia con lui che con la famiglia a Pesaro e lì chiudemmo l'accordo. Un'avventura che è durata fino a pochi anni fa, quasi un ventennio". Oltre al Moreno Roggi procuratore, ne esiste anche un altro molto impegnato nella solidarietà verso i calciatori meno fortunati. "Grazie all'associazione Glorie Viola, composta da tanti ex giocatori che hanno vestito la maglia della Fiorentina, cerchiamo di dare una mano a chi ne ha bisogno. È un'attività che mi gratifica molto a livello personale. Mi dà l'opportunità, assieme a tanti amici di una vita, di aiutare chi non se la passa bene". 64

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le glorIe vIolA cI permettono dI AIutAre chI hA pIÙ BISogno Un'avventura che proprio grazie a lei ha conquistato una dimensione più importante. "Le Glorie Viola esistono da molto tempo. Nel 1979, partecipai ad un campionato italiano di ex giocatori che vincemmo, a Bologna. Poi, insieme a tanti ex colleghi che io reputo soprattutto amici, abbiamo iniziato a pensare a come aiutare coloro che avevano bisogno". In che modo? "Ci siamo autotassati ed anche grazie ad alcuni sponsor, siamo riusciti nel nostro obiettivo, tanto che oggi siamo in grado di fornire assistenza medica e riabilitativa attraverso una struttura presente presso l'ospedale fiorentino di Careggi,

gestita dal professor Galanti". Ha dei rimpianti, Roggi? "Nessuno. Trenta anni fa ho reagito senza mai pensare al fatto che avrei potuto giocare per altri dieci anni, ma ricordandomi sempre che ho avuto una bellissima carriera che però è durata sei anni. Anzi, forse ho avuto il vantaggio di dover iniziare a guadagnarmi da vivere nel mondo reale all'età giusta, attorno ai venticinque anni anziché a quaranta. Quella è l'età giusta per iniziare a pedalare".

Intervista di Luca Bargellini Calcio 2OOO

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I GIGANTI DEL CALCIO ALBERTO ZACCHERONI TANTA ELEGANZA Zaccheroni è sempre stato un signore in panchina

TIC – ZAC, L’OROLOGIO DELLA MEMORIA CAMPIONE D’ITALIA, TRIONFATORE IN ASIA …E NUMERO UNO IN DISPONIBILITÀ

di Simone TONINATO foto Image SPORT

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I GIGANTI DEL CALCIO / ALBERTO ZACCHERONI

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ac” è, per definizione, una voce onomatopeica indicante un taglio netto e per un intervistatore non esiste paura più grande del trovarsi di fronte un interlocutore che voglia tagliare corto. Quindi, semmai aveste creduto che ci fosse un legame tra la suddetta onomatopea e il nomignolo affibbiato ad Alberto Zaccheroni da Meldola (FC), adesso potrete fugare ogni dubbio: non è dovuto al parlar poco, né allo scappare dai giornalisti. No di certo. Il tecnico romagnolo ha ripercorso passo passo tutta la sua carriera, con una gentilezza e una disponibilità che sarebbe bene insegnare a molti suoi colleghi. Da Cesenatico al Giappone le tappe sono tantissime, ma con una memoria come la sua non c’è pericolo di saltarne. Molti allenatori provengono dal calcio giocato. Del Zaccheroni tecnico se n’è sentito parlare, ma di quello calciatore si sa ben poco… "Semplicemente perché non sono stato un calciatore di alto livello. Da ragazzino

“” l’eSperIenZA dI udIne È StAtA lA pIÙ BellA e grAtIFIcAnte, SoprAttutto rIguArdo AllA vAlorIZZAZIone deI cAlcIAtorI ho giocato nelle giovanili del Bologna e in serie D con il Cesenatico. Poi mi sono ammalato ai polmoni, sono stato fermo due anni, ho ripreso in Promozione e ho giocato fino al ’78 o ’79. Subito dopo ho iniziato ad allenare i ragazzini". E ha fatto tutta la trafila… "Partendo da Pulcini e Allievi Regionali". Fino ad arrivare alle prime squadre… "La prima fu il Cesenatico in C2, nel campionato 1983/84. In realtà io mi occupavo degli Allievi, ma la squadra era ultima in classifica e mi chiamarono

I GIGANTI DEL CALCIO / ALBERTO ZACCHERONI per sostituire l’allenatore; ho esordito così. Tra l’altro iniziai con la deroga della Federazione, perché non ero abilitato. Sa, nel finale di stagione danno le deroghe, così potei allenare il Cesenatico e ottenemmo la salvezza. Raggiunto l’obiettivo tornai ad occuparmi del settore giovanile, ma curiosamente l’anno successivo, verso febbraio-marzo, si ripresentò la stessa situazione, mi chiamarono di nuovo e centrammo un’altra salvezza".

ANCHE IN GIAPPONE Da applausi la sua avventura in terra nipponica...

Era diventato un allenatore vero. Fu in quel momento che capì che quello sarebbe stato il suo lavoro? "Fosse stato per me, avrei continuato ad occuparmi dei settori giovanili, era ciò che volevo fare. Ma dopo aver salvato per due volte il Cesenatico, per tutti ero diventato un allenatore da prima squadra e di conseguenza tutte le offerte che ricevevo erano legate alla possibilità di allenare esclusivamente prime squadre. Ma occuparmi delle giovanili a me stava bene". Cesenatico-Riccione, un viaggio che in macchina dure mezz’ora per lei è durato due anni… "Due ottime stagioni in Interregionale

AI TEMPI DELL'UDINESE

foto Agenzia liverani

Zac ha puntato molto sul gioco offensivo...

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I GIGANTI DEL CALCIO / ALBERTO ZACCHERONI (’85-’86 e ’86-’87, ndr). Il primo anno abbiamo perso lo spareggio, il secondo abbiamo vinto il campionato e siamo andati in C2, ma io sono subito tornato in Interregionale perché in C2 non potevo allenare. Da lì un anno a San Lazzaro di Savena e due al Baracca Lugo, con la doppia promozione dalla D alla C1". “Zac propheta in patria”, fino a quando un giorno alza il telefono e sente dall’altra parte la voce roca di Zamparini, all’epoca presidente del Venezia. Era già così, anche un quarto di secolo fa? "Era già come oggi. È uno di quei presidenti molto generosi e poi è chiaro, è esigente. Ma ce ne fossero presidenti così. Ovunque sia passato lo rimpiangono. Quello di Venezia, fu un bel triennio e ottenemmo la promozione in B dopo ventiquattro anni". Via dalla laguna, due squadre rossoblù. Prima Bologna e poi Cosenza… "Beh, a Bologna ho avuto si e no il tempo di fare la foto con la squadra. Era il Bologna post-fallimento, a calciomercato già chiuso. Non siamo partiti bene e sono rimasto pochissimo. L’anno successivo LO SCUDETTO COL MILAN Al Diavolo tante soddisfazioni, compreso un tricolore inatteso

I GIGANTI DEL CALCIO / ALBERTO ZACCHERONI

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Il mIglIor gIocAtore che ho AllenAto? potenZIAlmente, cI tengo A precISArlo, AdrIAno. purtroppo hA Avuto delle vIcISSItudInI (stagione 1994/’95, ndr) andai a Cosenza. Ricordo che nell’ultima settimana di gennaio ci tolsero nove punti per mancati pagamenti da parte della società, ma nonostante questo riuscimmo a salvarci. Facemmo molto bene, riuscendo a far esordire tantissimi giovani, basti pensare che giocarono undici ragazzi della Primavera. Facendo un bilancio delle due esperienze, posso dire che quella di Bologna mi ha incattivito, mentre quella di Cosenza la ritengo la più difficile. La

considero un’impresa, era complicatissimo, senza campo di allenamento, niente soldi, con tanti infortuni e molti giovani. Ci allenavamo tra l’aeroporto e la pista, è stata senza dubbio la stagione più difficile e ancora oggi sono convinto che se fosse ricapitato altre mille volte non ce l’avrei fatta, era troppo complicato venirne fuori". Più sono le difficoltà, più grandi sono i meriti di chi riesce a superarle. Devono aver pensato questo a Udine quando l’hanno chiamata all’indomani della promozione in serie A. Quella friulana fu un’escalation: 10° posto il primo anno, 5° il secondo e 3° l’ultimo. Che ci dice a riguardo? "L’esperienza di Udine è stata la più bella e gratificante, soprattutto riguardo alla valorizzazione dei calciatori. Se inizio un elenco dei giocatori che abbiamo ceduto alle grandi squadre non finisco più. Li abbiamo venduti tutti a grandi squadre. Tranne quelli che si sono fatti male, titolari e riserve li abbiamo ceduti tutti. E il gioco di quell’Udinese mi inorgoglisce". Di bene in meglio, dal podio al primo posto. Ma quel Milan ’98/’99 era una

Ferrari? "Il Milan era arrivato undicesimo con Sacchi e decimo con Capello nelle due stagioni precedenti, quindi vincendo fummo la sorpresa. Il bello è che ci riuscimmo, pur avendo quasi tutti gli stessi giocatori dell’anno prima. A parte Bierhoff, arrivarono perlopiù dei giovani: Ambrosini e Coco dal Vicenza in Serie B, Guglielminpietro, Sala dal Bari, N’Gotty. Non prendemmo giocatori affermati". Nel marzo 2001, a seguito di un pareggio col Deportivo La Coruna in Champions, il rapporto si interrompe… "La verità è che al Milan avevo fatto il mio tempo. Galliani mi propose il rinnovo a gennaio dopo il derby con l’Inter, ma io non lo firmai, perché pensavo di aver fatto il mio tempo". L’anno dopo la Lazio la sceglie per sostituire Zoff, poi di nuovo a Milano, ma stavolta sponda Inter… "Credo che la fortuna di un allenatore sia quella di arrivare nel posto giusto al momento giusto. Fatta questa premessa, credo di non essere arrivato alla Lazio nel momento giusto. Con le cessioni di Nedved, Veron e Salas, avevano ridotto

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gIochereI volentIerI A cAlcIo o A tennIS e AndreI A cAvAllo mA lA mIA SchIenA non me lo conSente gli obiettivi dopo aver allestito rose stratosferiche negli anni precedenti. Parliamo del cuore dei migliori dieci anni della Serie A, in cui i calciatori più forti del mondo venivano a giocare in Italia. Tra il ’95 e il 2005 abbiamo avuto la migliore Serie A di sempre. C’era il Parma di Tanzi e i vari Agnelli, Moratti, Berlusconi, Cragnotti, Sensi che investivano tanti soldi. La Fiorentina di Rui Costa e Batistuta forse era la peggiore, per dare un’idea. Mai in Italia ci siamo divertiti come in quegli anni. Comunque a fine stagione arrivammo in Uefa, ma non fui confermato, anche se avevo un contratto di tre anni. All’Inter, invece, presi una squadra che era ottava o nona e facem-

mo subito un filotto di vittorie, mi sembra sette su otto o otto su nove. Andammo in Champions, ma quando parlai col presidente, un mese dopo che era finito il campionato, lo vidi titubante, facemmo il punto della situazione, mi accorsi che non c’erano più le condizioni per restare e ci salutammo di comune accordo". Esce dal derby della Madunina e si tuffa in quello della Mole. Un bilancio dell’esperienza nella Torino granata? "Arrivai il giovedì con il campionato che iniziava la domenica. L’avvio fu stentato, ma poi risalimmo fino all’ottavo posto prima della pausa. In sede di mercato avremmo dovuto fare di più, invece non lo facemmo e inanellammo sei sconfitte di fila. E io sono andato a casa, come succede nel calcio". Nella metà bianconera invece… "Fu un’esperienza simile a quella vissuta con la Lazio, vale sempre il discorso sul posto giusto al momento giusto, ma qui aggiungo che l’altra fortuna di un allenatore è quella di non avere tanti infortuni. Alla Juve mi sono trovato in grande sintonia con la squadra, ma purtroppo ho ereditato un organico decimato e tale

IL PENSIERO DI COSTACURTA Di Simone Toninato

"ZACCHERONI? UN TATTICO SERENO, MA CHE PERSONALITÀ".

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© @fdlCoM

foto Agenzia liverani

ul Milan di fine anni ’90 pochi sono preparati come Alessandro Costacurta. fortuna vuole che allenatore di quel “Diavolo” fosse Alberto Zaccheroni e che Costacurta ricordi bene anche lui. "Ci conquistò subito con l’attenzione per la tattica – attacca “Billy” – e confesso che alcuni dei suoi insegnamenti li ho sfruttati quando sono diventato allenatore a mia volta". Segno distintivo di Zaccheroni è sempre stato il 3-4-3: "Con me centrale dei tre dietro (tra Sala e Maldini, ndr), in quel caso". Al primo anno fu subito scudetto: "Con due segreti: l’organizzazione, perché Lazio, Fiorentina e Parma sulla carta erano più forti di noi. E la capacità che Zaccheroni ebbe di conquistare 4-5 senatori". E se pensate che “Zac” potesse essere diverso fuori dal campo, vi sbagliate: "Studiava, viveva di calcio ed era sempre tranquillo. Capello si arrabbiava, lui non faceva mai trasparire nervosismo. Ma che personalità: vi svelo un aneddoto, una litigata con mani addosso con Sebastiano Rossi. Non so se mi spiego (sorride, ndr)". Calcio 2OOO

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I GIGANTI DEL CALCIO / ALBERTO ZACCHERONI

I GIGANTI DEL CALCIO / ALBERTO ZACCHERONI ANCORA TANTA VOGLIA Zac può dare ancora tanto al mondo del calcio...

ha continuato ad essere anche dopo: non abbiamo mai avuto meno di tredici indisponibili. Tant’è vero che a parte le ultime due partite di campionato non siamo mai andati sotto nel primo tempo, crollavamo alla distanza. Poi è cambiata la proprietà e io sono andato via". La partita più strana vissuta sulla panchina della Juve fu probabilmente Fulham – Juventus, ritorno dei quarti di finale di Europa League… "Avevamo vinto 3-1 in casa ed eravamo andati in vantaggio a Londra, poi abbiamo subito il pari e ne abbiamo presi altri tre. Succedeva perché coloro che subentravano erano fuori da trenta-quaranta giorni e quindi erano costretti a giocare nonostante la loro tenuta fosse limitata. Crollavamo letteralmente, perché la condizione fisica non ci consentiva di reggere fino alla fine. Perdemmo così in casa della Sampdoria, in casa dell’Inter, in casa del Napoli. Al “San Paolo” eravamo addirittura in vantaggio". Salutata la Vecchia Signora, un successo “Made in Japan”. Che esperienza è stata? Il Giappone è bello come dicono? "Se posso definire quella di Udine l’esperienza più gratificante, qui dico la più affascinante. Tra noi e il Giappone ci sono gli stessi diecimila chilometri che ci separano geograficamente. Siamo molto diversi, però mi piace dire che messi insieme saremmo il più bel paese del mondo. È stata un’esperienza di vita incredibile e anche sul piano sportivo mi ha gratificato tanto. Ho trovato giocatori molto interessanti e decisamente più avanti di quanto pensassi. Gli manca solamente la storia per aumentare la propria autostima, ma ci sono tanti buoni calciatori". Con le panchine abbiamo finito, ma abbiamo parlato poco dei presidenti. Zamparini, Pozzo, Berlusconi, Cragnotti, Moratti, Cairo, caspita che menù… "Già, non mi sono fatto mancare nulla. In generale posso dire di essermi trovato bene con alcuni e meno bene con altri. Con qualcuno non mi sono trovato bene per niente, almeno dal punto di vista umano. Tendenzialmente come tecnico non ho avuto problemi con i calciatori, quando li ho avuti è stato sempre con i presidenti".

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credo che lA FortunA dI un AllenAtore SIA QuellA dI ArrIvAre nel poSto gIuSto Al momento gIuSto Al volo, il nome del miglior giocatore che ha allenato? "Potenzialmente, ci tengo a precisarlo, Adriano. Purtroppo ha avuto delle vicissitudini che non gli hanno consentito di rendere per le potenzialità che aveva. Ho avuto Shevchenko, Del Piero, Weah, Maldini, Nesta, Bierhoff, li ho avuti tutti, ma Adriano era un giocatore devastante. Se andiamo a rivedere l’Adriano che arrivò dal Parma (gennaio 2004, ndr), vinceva le partite da solo, era devastante, poi io sono andato via e lui ha continuato benissimo per qualche altro mese, poi purtroppo si è perso. Mi dispiace moltissimo, perché era un giocatore che poteva veramente essere ai livelli di Messi o Cristiano Ronaldo. Ma mi trovo in imbarazzo a dire Adriano, perché ho avuto tanti grandi campioni e con tutti ho un ottimo rapporto. Forse lo dico perché non è riuscito a fare ciò che gli altri sono riusciti a fare. Sheva è sulla bocca di tutti, così come Del Piero, Maldini, Mihajlovic, Costacurta, Bierhoff, Stam, Crespo, Trezeguet. Come dicevo, li ho avuti tutti, però per i mezzi e le potenzialità, scelgo

sempre Adriano". Come ci si sente ad essere stato seduto sulle due panchine opposte di Milano e Torino e su quella della Lazio? "Quando uno è lì ad allenare non ci pensa, conta solo centrare gli obiettivi che si è prefissato. Sono piuttosto freddo nel lavoro, devo dire la verità. Nei rapporti sono caldo, quando alleno invece sono determinato e concentrato solo sull’obiettivo". Un’opinione sul calcio italiano di oggi? "C’è meno qualità. Sono stati fatti sforzi economici importanti nel calciomercato estivo, ma non c’è stato un aumento consistente in quanto a qualità. Siamo un po’ migliorati, questo è vero, ma non abbiamo portato in Italia campioni in grado di lasciare il segno nella storia. Possono farlo al massimo uno o due. Spero di sbagliarmi". Lei e la Nazionale, siete mai stati realmente vicini? "Non ci sono mai state trattative. Il mio nome è circolato dopo il Mondiale 2006, prima di Donadoni, poi prima di Prandelli e anche prima di Conte. Ma io contatti non ne ho avuti". Con una carriera come la sua, c’è spazio per un rammarico? "L’unico che ho è il non aver mai potuto fare un campionato di Serie A intero, compreso il ritiro, se escludiamo le stagioni all’Udinese e quelle al Milan. Mi sarebbe piaciuto rimettermi alla prova con una squadra importante dall’inizio. La Lazio stessa l’ho presa dopo tre giornate, quindi dopo il Milan non ho mai più allenato una squadra dall’inizio. Visto come è andata con friulani e rossoneri…". Ci descriva Alberto Zaccheroni lontano dalla panchina… "Un appassionato lettore, si, mi piace molto leggere. Dopo essere stato a lungo lontano dalla famiglia, adesso me la godo. Dedico tempo ai miei hobby, mi rilasso a casa, passeggiando e guardando film. Niente di particolare. Purtroppo la mia schiena non mi permette di riprendere gli sport che mi piacevano tanto. Giocherei volentieri a calcio o a tennis e andrei a cavallo ma la mia schiena non me lo consente. E mi piace interessarmi di ciò che accade nel mondo, cerco di documentarmi e di capire i fatti di ogni giorno". Calcio 2OOO

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SPECIALE STORIA - COPPA DEI CAMPIONI

di Gabriele PORRI

VINCE LA JUVENTUS MA NON C’È NULLA DA FESTEGGIARE NELLA TRAGICA SERATA DELL’HEYSEL…

foto Agenzia Liverani

COPPA MALEDETTA Nessuna gioia per il successo sul Liverpool...

GAETANO SCIREA

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orte delle quattro coppe conquistate negli ultimi otto anni, senza avere mai perso una finale, il Liverpool di Joe Fagan è favoritissimo per confermarsi campione europeo. A contendere il primato dei Reds c’è in primis la Juventus, che rispetto alla finale persa nel 1983 non ha più Zoff tra i pali, sostituito dal valido Stefano Tacconi e davanti ha il trio delle meraviglie Platini-Boniek-Rossi. Con Platini capocannoniere, la Juve ha conquistato il 21° scudetto con due punti di vantaggio sulla Roma, concludendo l’annata positiva con la vittoria in Coppa delle Coppe, in finale sul Porto a Basilea. Se non ci saranno scherzi alle urne dei sorteggi più avanzati, potrebbe essere quella tra inglesi e bianconeri la finale di Bruxelles. Infatti, molte squadre campioni dei paesi dominanti hanno lasciato la competizione nei turni iniziali, alcune addirittura già ai sedicesimi. In Spagna, il dominio basco prosegue e a rappresentare la nazione iberica c’è nuovamente l’Athletic Bilbao di Javier Clemente. che però trova subito l’agguerritissimo Bordeaux di Battiston, Tigana, Giresse e Lacombe. I baschi si portano avanti 2-1 in casa dei Girondini, che però rimontano fino al 3-2 finale. Al San Mames, il belga Alexis Ponnet annulla due reti ai padroni di casa, una di Goicoechea e l’altra di Noriega, la partita termina 0-0 e ci sono incidenti a seguito della prematura eliminazione del Bilbao. È a rischio, ma per motivi geopolitici, l’incontro tra i nordirlandesi del Linfield, lealisti protestanti e i campioni della Repubblica di Irlanda dello Shamrock Rovers. Dopo l’1-1 in terra repubblicana, a Belfast finisce 0-0 e passa così il Linfield. Nonostante scuole e strade chiuse nei dintorni dello stadio, ci sono incidenti ed è solo un piccolo preludio al triste epilogo di questa tragica edizione. Tornando alle eliminate illustri del primo turno, i gol fuori casa sono fatali allo Stoccarda, che pareggia 1-1 in terra bulgara, nella gara in cui fa il suo esordio europeo un giovanissimo Jürgen Klinsmann contro il Levski e non basta la doppietta di Allgöwer, perché al Neckarstadion al ritorno finisce 2-2. Termina anche l’avventura dell’Aberdeen di Alex Ferguson di fronte alla Dinamo Berlino. Se le partite durassero 80’ gli scozzesi sarebbero passati, invece in casa, avanti 2-0, subiscono il gol di Schulz all’83’ mentre a Berlino, sull’1-1, all’84’Ernst fa il 2-1 e pareggia i conti. Si va ai rigori, sbaglia Schulz, ma poi lo imitano Miller e Black. Trieloff ha il matchball e non sbaglia. Nessun problema per le due favorite. Il Liverpool torna in Polonia, laddove aveva vissuto l’ultima eliminazio-

SPECIALE COPPA DEI CAMPIONI / 1984-1985 ne. Perso Souness, andato alla Sampdoria, con gli innesti di Wark e Walsh, i campioni in carica espugnano il campo del Lech Poznan 1-0 e dilagano in casa, al contrario della Juventus, che vince con un pesante 4-0 in casa dell’Ilves, e batte i finlandesi solo di misura a Torino. Nel secondo turno, tutto facile per i campioni d’Italia, che superano agevolmente il Grasshoppers, che nel primo turno ha sconfitto la Honved Budapest, col punteggio complessivo di 6-2, frutto del 2-0 casalingo e di un roboante 4-2 ad Hardturm. Più difficile il compito della squadra della Merseyside, che viene accoppiata al Benfica. In crisi in campionato, dopo un derby perso male (l’Everton vincerà il titolo), i Reds grazie alle giocate di Dalglish e ai gol di Rush vincono 3-1 ad Anfield. Diverso al Da Luz: segna subito Manniche su rigore, poi si combatte, vengono espulsi Dalglish e Pietra e Grobbelaar deve prodursi in molti interventi decisivi per salvare il passaggio del turno. Fa parlare ancora il Linfield, ma per meriti sportivi: per poco i nordirlandesi non riescono a eliminare il Panathinaikos, che vince 2-1 in casa in rimonta e sempre rimontando passa dallo 0-3 al 3-3. Il Linfield, come si dice in questi casi, esce a testa alta. Ai quarti si presentano anche Bordeaux, Sparta Praga, Dnepr, Austria Vienna e IFK Göteborg. Le quattro sfide non riservano grosse sorprese, anche se non tutte si concludono allo stesso modo. Soffre oltremisura il Bordeaux, che si impone ai rigori contro il Dnepr, squadra ucraina che ha vinto il titolo sovietico. Finisce 1-1 sia in Francia (con Dieter Müller che sbaglia un rigore) che in URSS, ma stavolta dal dischetto i giocatori del Bordeaux si rivelano infallibili. Soffre moltissimo il Panathinaikos, che vince in Svezia 1-0, ma si ritrova sotto 2-1 in casa contro il Göteborg che tre anni prima, guidato da un giovane Eriksson, ha vinto la Coppa UEFA. A togliere le castagne dal fuoco per i greci ci pensa Saravakos, che a 12’ dalla fine subisce un fallo in area e trasforma il rigore che porta in semifinale i finalisti del 1971. La Juventus viene accoppiata allo Sparta Praga, squadra che annovera i nazionali Straka, Berger e Hasek, tra gli altri. A Torino però è la festa del gol, con Tardelli, Rossi e Briaschi che vanno a segno, limitando poi i danni al ritorno, 0-1 con rigore di Jan Berger. Il Liverpool fa ancora l’opposto: pareggio in casa dell’Austria Vienna all’andata, vittoria larga ad Anfield. Tra le quattro semifinaliste, i Reds pescano la più agevole, il Panathinaikos, ed è un 5-0 complessivo, nonostante sullo 0-0 della gara di andata fosse stato annullato un gol ai greci. Anche la Juve, dopo il 3-0 dell’andata, sembra avere un piede in finale, con Platini dominante sui suoi connazionali.

Tuttavia, a Bordeaux i bianconeri corrono rischi, prendono gol da Müller e, quando Battiston a dieci dalla fine trova il secondo gol, la difesa inizia a traballare ed è Bodini, sostituto di Tacconi, a salvare il risultato. La finale del 29 maggio 1985 è quella più attesa e, purtroppo, quella che viene da tutti ricordata come la pagina più nera del calcio europeo. I fatti sono a tutti noti: 39 persone, di cui 32 italiani, nemmeno tutti tifosi della Juventus, perdono la vita schiacciati dopo che il loro settore, il famigerato “Settore Z”, è assaltato dagli ultras del Liverpool, i famigerati Hooligans. Quando le televisioni di tutta Italia si sintonizzano sulla partita, già si sa che ci sono stati incidenti e la voce di Bruno Pizzul fa pensare al peggio, specialmente quando dichiara che effettuerà una telecronaca senza enfasi, puramente informativa. Altre nazioni non trasmettono la partita, o la trasmettono senza commento. Prima del match, i capitani Neal e Scirea leggono un messaggio ai tifosi, il cui sunto è «Giochiamo la partita "solo" per permettere alle forze dell'ordine di organizzarsi. Non rispondete alle provocazioni, giochiamo per voi». Si inizia in un clima irreale, all’inizio nessuno sembra metterci impegno, poi il fervore agonistico prevale sullo sgomento. All’inizio della ripresa, Boniek lanciato a rete viene falciato un paio di metri fuori area, ma incredibilmente lo svizzero di origini bergamasche André Daina concede il penalty. Platini realizza, poi un fallo di Bonini su Whelan in area viene ignorato, vince la Juve 1-0 e porta a casa la tanto agognata coppa. Lo fa però nel momento sbagliato e nel modo peggiore, anche se senza colpa (varie inchieste, tra cui una della magistratura belga, accerteranno invece le responsabilità di UEFA e polizia belga, anche se nessuno le ammetterà mai). Torino viene invasa da tifosi in delirio, suscitando la reazione indignata del sindaco Giorgio Cardetti, che trova «assurda e da biasimare» la festa in città. Provoca polemiche anche la decisione dei giocatori della Juve di rimanere in campo all’Heysel, per il giro d’onore con la coppa in mano, dopo averla ricevuta senza alcuna premiazione, per rispetto dei morti. A trent’anni di distanza, si discute ancora sul valore sportivo di quella coppa, che di fatto ha premiato i bianconeri dopo vari tentativi. Lo stesso imbarazzo della società nelle commemorazioni che con gli anni si sono succedute, con la lodevole eccezione del recente trentennale, vanno appunto nella direzione di dimenticare la tragedia per non togliere valore sportivo alla vittoria. Resta il fatto che, purtroppo, il 29 maggio del 1985 è stato consegnato alla storia del calcio più come il giorno in cui avvenne la strage dell’Heysel, che non la prima volta juventina sul tetto d’Europa. Calcio 2OOO

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SEMIFINALE 1

SEMIFINALE 2

FINALE

LIVERPOOL-PANATHINAIKOS 4-0 (1-0)

JUVENTUS-BORDEAUX 3-0 (1-0)

JUVENTUS-LIVERPOOL 1-0 (0-0)

Mercoledì 10 aprile 1985, ore 19:30 LIVERPOOL (Stadio "Anfield Road") Arbitro: Johannes KEIZER (NED) Spettatori: 39.488

Mercoledì 10 aprile 1985, ore 20:30 TORINO (Stadio "Comunale") Arbitro: Bruno GALLER (SUI) Spettatori: 65.237

Mercoledì 29 maggio 1985, ore 21:40 BRUXELLES (Stadio "Heysel") Arbitro: André DAINA (SUI) Spettatori: 50.000

LIVERPOOL: Bruce GROBBELAAR, Philip NEAL (cap.), James BEGLIN, Mark LAWRENSON, Samuel LEE, Alan HANSEN, Kenneth DALGLISH, Ronald WHELAN, Ian RUSH, Kevin MC DONALD, John WARK Commissario tecnico: Joseph FAGAN.

JUVENTUS: Luciano BODINI, Luciano FAVERO, Antonio CABRINI, Massimo BONINI, Nicola CARICOLA, Gaetano SCIREA (cap.), Massimo BRIASCHI, Marco TARDELLI, Paolo ROSSI, Michel PLATINI, Zbigniew BONIEK Commissario tecnico: Giovanni TRAPATTONI.

JUVENTUS: Stefano TACCONI, Luciano FAVERO, Antonio CABRINI, Massimo BONINI, Sergio BRIO, Gaetano SCIREA (cap.), Massimo BRIASCHI [84' Cesare PRANDELLI], Marco TARDELLI, Paolo ROSSI [89' Beniamino VIGNOLA], Michel PLATINI, Zbigniew BONIEK Commissario tecnico: Giovanni TRAPATTONI.

PANATHINAIKOS: Thomas LAFTSIS, Mihalis GEROTHODOROS, Nikos KAROULIAS, Giannis KYRASTAS (cap.), Velimir ZAJEC, Giannis DONTAS, Dimitris SARAVAKOS, Konstantinos ANTONIOU [54' Spiros LIVATHINOS], Konstantinos MAVRIDIS, Juan Ramon ROCHA, Athanasios DIMOPOULOS [80' Dimos KAVOURAS] Commissario tecnico: Jacek GMOCH.

GARA DI ANDATA

GARA DI ANDATA

SPECIALE COPPA DEI CAMPIONI / 1984-1985

Reti: 27' Zbigniew BONIEK, 60' Massimo BRIASCHI, 62' Michel PLATINI.

Reti: 36' John WARK, 48' e 49' Ian RUSH, 84' James BEGLIN. Ammonito: 50' Mihalis GEROTHODOROS.

Mercoledì 24 aprile 1985, ore 20 BORDEAUX (Stadio "Parc Lescure") Arbitro: Augusto LAMO CASTILLO (ESP) Spettatori: 40.211

PANATHINAIKOS: Thomas LAFTSIS, Konstantinos TARASIS, Nikos KAROULIAS, Giannis KYRASTAS (cap.), Velimir ZAJEC [78' Grigoris PAPAVASILEIOU], Konstantinos MAVRIDIS, Dimitris SARAVAKOS, Konstantinos ANTONIOU, Grigoris CHARALAMBIDIS [69' Nikos KARAVIDAS], Juan Ramon ROCHA, Athanasios DIMOPOULOS Commissario tecnico: Jacek GMOCH.

BORDEAUX: Dominique DROPSY, Jean Christophe THOUVENEL, Thierry TUSSEAU, Leonard SPECHT, Patrick BATTISTON, René GIRARD, Gernot ROHR [56' Fernando CHALANA], Jean TIGANA, Bernard LACOMBE, Alain GIRESSE (cap.), Dieter MÜLLER Commissario tecnico: Aimé JACQUET.

Rete: 60' Mark LAWRENSON.

GARA DI RITORNO

Mercoledì 24 aprile 1985, ore 21 ATENE (Stadio "Louis Spiros") Arbitro: Adolf PROKOP (GDR) Spettatori: 53.000

LIVERPOOL: Bruce GROBBELAAR, Philip NEAL (cap.), James BEGLIN, Mark LAWRENSON, Stephen NICOL, Alan HANSEN, Kenneth DALGLISH, Ronald WHELAN, Paul WALSH [69' Craig JOHNSTON], Gary GILLESPIE, John WARK Commissario tecnico: Joseph FAGAN.

LIVERPOOL: Bruce GROBBELAAR, Philip NEAL (cap.), James BEGLIN, Mark LAWRENSON [3' Gary GILLESPIE], Stephen NICOL, Alan HANSEN, Kenneth DALGLISH, Ronald WHELAN, Ian RUSH, Paul WALSH [46' Craig JOHNSTON], John WARK Commissario tecnico: Joseph FAGAN. Rete: 57' rigore Michel PLATINI. Ammonito: 38' John WARK.

BORDEAUX-JUVENTUS 2-0 (1-0)

PANATHINAIKOS-LIVERPOOL 0-1 (0-0)

GARA DI RITORNO

BORDEAUX: Dominique DROPSY, Gernot ROHR, Thierry TUSSEAU, Leonard SPECHT, Patrick BATTISTON, René GIRARD [30' Jean Christophe THOUVENEL], Jean TIGANA, Fernando CHALANA, Bernard LACOMBE, Alain GIRESSE (cap.), Dieter MÜLLER Commissario tecnico: Aimé JACQUET.

JUVENTUS: Luciano BODINI, Luciano FAVERO, Antonio CABRINI, Massimo BONINI, Nicola CARICOLA, Gaetano SCIREA (cap.), Massimo BRIASCHI [87' Stefano PIOLI], Marco TARDELLI, Paolo ROSSI [65' Cesare PRANDELLI], Michel PLATINI, Zbigniew BONIEK Commissario tecnico: Giovanni TRAPATTONI. Reti: 25' Dieter MÜLLER, 80' Patrick BATTISTON. Ammoniti: 27' René GIRARD, 28' Massimo BRIASCHI, 35' Massimo BONINI, 37' Gernot ROHR, 63' Jean Christophe THOUVENEL, 83' Luciano FAVERO, 83' Bernard LACOMBE.

foto Agenzia Liverani

STEFANO TACCONI

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LA COPPA

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di Thomas SACCANI

JOSÉ MOURINHO UNICO NEL SUO GENERE Mai banale, sempre diretto e con capacità uniche, semplicemente Mourinho

ACCADDE A.../ JOSÉ MOURINHO

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rima di lui, solo noia… Difficile raccontare chi sia José Mourinho. Secondo alcuni è il più grande allenatore di sempre, per altri un motivatore eccezionale. C’è chi, invece, non lo sopporta, pensando che sia solo tanto fumo e poco arrosto. Probabilmente la verità è una perfetta miscela di tutti questi punti di vista. Lui è e sarà sempre The Special One. Figlio di Felix Mourinho, ex portiere del Vitoria Setubal e, successivamente, discreto allenatore, non è stato, diciamo così, un giocatore dai piedi raffinati e dal talento smisurato. Difensore ruvido, ha capito presto (a 24 anni) di non essere tagliato per fare carriera nel calcio, almeno come giocatore. Dopo aver fatto l’osservatore per il padre allenatore, ha studiato tanto (laurea in Educazione Fisica), arrivando, nel 1988, al suo primo vero ruolo da allenatore. È il secondo di Joao Alves all’Estrela Amadora. Arriva anche il primo trofeo (Coppa di Portogallo 1990). Impara moltissimo, come assistente di Robson, al Porto. L’ex leggenda inglese lo chiama anche quando passa al Barcellona. Ci resta tanto in Spagna ma la sua voglia di essere protagonista assoluto in panchina

inizia a farsi sentire. Non gli va benissimo con il Benfica, esplode con l’Uniao Leira (lo trascina al quinto posto in campionato, mai accaduto prima). Nel dicembre del 2001 la svolta: il Porto lo chiama, Mou risponde. Il primo capolavoro nella stagione 2003/04 quando riporta i Dragoes sul tetto d’Europa. Una Coppa Campioni che fa di Mourinho il tecnico più ambito dai maggiori club europei. La spunta il Chelsea. È amore a prima vista. Nasce a Londra il nomignolo di The Special One. Vince tanto ma non la Champions League. È il 2 giugno 2008. L’Inter annuncia ufficialmente di aver messo sotto contratto José Mourinho. In due stagioni il portoghese incanta tutti. La stagione 2009/10 è quella della consacrazione: Triplete storico con l’Inter. Inizio di una storia d’amore infinita? Niente affatto. Mou, appena vinta la Champions League, sa già che andrà via. Lo aspetta il Real Madrid. Altre vittorie ma niente Champions League. In Spagna è odio e amore, meglio tornare all’ovile, al Chelsea. Altri trofei ma sempre a caccia di quella Champions League, la terza della sua carriera, la terza con tre club differenti. Roba da Special One… Questa è la storia, in breve, di Mou poi c’è tutta un altro racconto, quello che ha e combina fuori dal campo, ossia dove può

LE MIGLIORI FRASI DI MOU

esprimere, al meglio, il suo carattere da leone. Qualche nota. Ai tempi del Porto, ha tolto dalle mani del suo portiere Vitor Baia, la maglia dell'estremo difensore del Benfica Rui George (i due se l’erano scambiata a fine gara). Motivo? Non fraternizzare troppo con gli avversari. Alla sua prime esperienze al Chelsea, ha definito Wenger (suo “nemico” storico) un “guardone” per la sua ossessione nei confronti del Chelsea. Storiche le manette mostrate ad arbitro e pubblico al termine della sfida Inter-Sampdoria del 20 febbraio 2010. Spettacolare il consiglio, quando sedeva sulla panchina del Real Madrid, a Xabi Alonso e Sergio Ramos. Negli ultimi minuti della sfida di Champions con l’Ajax, Mou pretende che i suoi giocatori, diffidati, si facciano espellere volontariamente per saltare il turno di squalifica all’ultima gara del girone e non rischiassero gli ottavi di finale. Ci sarebbe poi il dito all’occhio a Villanova e la questione del “…non sono un pirla” o, ancora, la recente querelle con Eva Carneiro, ormai diventate icone del web. Insomma, fuori e dentro al terreno di gioco, un uomo e un allenatore sui generis. Ce lo gustiamo, certi che, quel 26 gennaio del 1963, sia nato un bambino destinato a riscrivere le regole del calcio…

di Thomas SACCANI

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IL GIORNO DELLO SPECIAL ONE 78

26 GENNAIO 1963, NASCE JOSÉ MOURINHO, IL TECNICO PIÙ RIVOLUZIONARIO DEL CALCIO MODERNO… Calcio 2OOO

2004 – Chelsea “Se avessi voluto un lavo- 2009 – Inter “Sento il rumore dei nemici e ro facile sarei rimasto al Porto: una bella mi piace” sedia blu, una Champions League, Dio, e 2010 – Real Madrid “Sono José Mourinho dopo Dio, io” e non cambio. Arrivo qui con tutte le mie 2005 – Chelsea “Wenger ha un vero pro- qualità e tutti i miei difetti” blema con noi e credo che lui sia quello che in Inghilterra si chiama voyeur. Gli piace 2011 – Real Madrid “Amo il calcio, amo allenare e probabilmente sarò in panchina guardare” anche dopo i settant’anni: sono solo all’ini2008 – Inter “Ma io non sono un pirla…” zio della mia carriera” 2008 – Inter “Non sono il migliore del mon- 2012 – Real Madrid “Sarei un mediocre? do, ma penso che nessuno sia meglio di me” Rispetto le opinioni di tutti, anche quelle di Zeman. Scusi, ma dove gioca questo Ze2008 – Inter “Lo Monaco? Io conosco il man? Lo cercherò su google” monaco del Tibet, il Principato di Monaco, il Bayern Monaco, il Gran Prix di Monaco. 2013 – Chelsea “Il problema del Chelsea Non ne conosco altri” è che manca un attaccante. Ho Eto’o ma lui

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ECCO ALCUNE DELLE DICHIARAZIONI CHE HANNO FATTO LA STORIA DELLO SPECIAL ONE

ha 32 anni, forse 35,chi lo sa…”. 2014 – Chelsea “Se ho paura di fallire? Lui (riferito a Wenger) è lo specialista dei fallimenti. Non io…”

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DOVE SONO FINITI MARIO BERETTA CAMBIO DI RUOLO Dopo vent'anni in panchina, Beretta ha cambiato professione...

di Alessandro COSATTINI

DOVE SONO FINITI / MARIO BERETTA

DALLA PANCA ALLA SCRIVANIA

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e ha fatta di strada Mario Beretta nelle vesti di allenatore. La prima esperienza alla guida di una squadra del settore giovanile del Centro Schuster, storica società calcio milanese. Poi il passaggio in Serie D, al Corsico, sempre alle porte del capoluogo lombardo. In mezzo le esperienze - a livello giovanile - con Monza e Como. Il raggiungimento del secondo posto in campionato con il Corsico convinse la Pro Patria a puntare sul tecnico, ai tempi 36enne, per la Serie C2. Alle porte di Busto Arsizio, nel lontano 1995, ebbe inizio la lunga carriera da allenatore professionista di Mario Beretta. L’ultima esperienza in ordine cronologico è quella sulla panchina del Latina, terminata nell’ottobre del 2014. Ma il momento più triste vissuto da allenatore è senza dubbio quello di Siena: “Sfiorammo i playoff in Serie B, non ricevemmo stipendi per l’intera annata e inoltre ci penalizzarono di otto punti. La mancata iscrizione al campionato della stagione 2014/2015 - racconta Beretta - fu un colpo basso per tutto l’ambiente. Calcisticamente parlando, il peggiore degli incubi. Sono rimasto molto legato a Siena, una piazza magnifica in cui ho passato momenti indimenticabili”. Mario Beretta si racconta con semplicità e spiega le ragioni che lo hanno spinto ad accettare l’incarico di responsabile del settore giovanile a Cagliari. “Mi è stata fatta questa proposta e non potevo rifiutarla. Da tempo coltivavo il desiderio di dirigere un settore giovanile. Le prime squadre non riuscivano più a darmi gli stimoli necessari, però la voglia di continuare a vivere a stretto contatto con il campo era forte: da qui l’idea di assumere l’incarico di responsabile del

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INCONTRIAMO MARIO BERETTA, PER ANNI ALLENATORE DI SERIE A E B E CHE OGGI HA DECISO DI FARE IL GRANDE SALTO… DIETRO LA SCRIVANIA settore giovanile. Ho la possibilità di vedere crescere i ragazzi sotto i miei occhi e di andare in campo quotidianamente senza subire la pressione che circonda gli allenatori delle prime squadre. Uscire dai radar permette di lavorare con grande tranquillità”. Come ha trascorso i primi mesi alla scrivania? “Molto serenamente. Ho allenato per vent’anni e in questo lungo periodo è cambiato notevolmente il ruolo del tecnico. Mi spiego, prima le competenze erano più delineate, adesso non è così. Spesso ci sono figure che vanno oltre il loro ruolo e sconfinano nel campo dell’allenatore. Fare questo mestiere in Italia è sempre stato difficile, ultimamente lo è ancora di più perché si ha sempre meno pazienza. Un tecnico deve essere libero di fare le proprie scelte e di lavorare secondo le proprie idee, non deve diventare un burattino. Al momento invece gli allenatori non sono “liberi””. Lei ne ha fatta di gavetta prima di arrivare in Serie A… “Tutti dovrebbero farla, dal primo all’ultimo che intraprende questo meraviglioso percorso, “nessuno nasce imparato”. Un buon giocatore non è detto che sia anche un buon tecnico. Io sto vedendo con grande piacere i risultati di due ragazzi che ho allenato a Terni. Oggi siedono già su panchine prestigiose e sono molto fiero di loro. Sto parlando di Roberto D’Aversa e Davide Nicola, alla guida rispettivamente di Lanciano e Bari in Serie B. Sicuramente ci saranno altri miei ex giocatori che intraprenderanno il cammino da allenatore ma non mi sento di dar loro consigli: è giusto che ognuno faccia il proprio percorso. Il mio augurio più grande è che Max Canzi, attuale allenatore della Primavera del Cagliari, riesca ad arrivare più in alto di tutti. Calcio 2OOO

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Ancelotti, De Biasi, Ranieri… L’allenatore made in Italy funziona all’estero. “I tecnici italiani ottengono dei risultati più che soddisfacenti perché la scuola italiana di allenatori è una delle migliori al mondo. Forse è addirittura la migliore in assoluto. Ciò che la contraddistingue dalle altre è la struttura: chi svolge i corsi ha un ampio bagaglio di conoscenze e riesce a trasmetterle in modo efficace. Non solo sul campo ma anche a livello “teorico”: per diventare allenatori bisogna studiare, non ci si può improvvisare. Il campionato italiano non sarà il più entusiasmante del mondo, anche perché altrove circola più denaro, ma ogni anno è molto combattuto e questo contribuisce alla formazione dei nostri tecnici. A livello numerico l’Italia ha fatto emigrare molti allenatori all’estero, per altro con ottimi risultati. Per i tecnici stranieri è più difficile invece svolgere il proprio lavoro nel nostro paese per via della pressione: dopo due sconfitte consecutive in Serie A - e anche in Serie

Beretta ha avuto la fortuna di allenare in tante piazze prestigiose

foto @fdlCoM foto @fdlCoM

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Di calciatori internazionali lei ne ha allenato qualcuno… “Ho avuto l’immensa fortuna di guidare giocatori come Luca Marchegiani, Luca Bucci, Stefano Sorrentino tra i pali; Federico Balzaretti, Fernando Couto, Daniele Portanova, Simone Vergassola, Marco Marchionni, Mark Bresciano, Sergio Pellissier come calciatori di movimento. Potrei andare avanti per ore a citarne, spero che i non menzionati non si siano offesi (ride, ndr). Ho avuto tanti giocatori delle proprie Nazionali e sono molto felice di aver allenato campioni di questo calibro. Con molti di loro sono riuscito a togliermi delle grandi soddisfazioni e il rapporto con i miei giocatori è sempre stato improntato al rispetto, con molti di loro sono ancora in contatto, segno comunque che si è creato un bel legame. È una delle cose di cui vado più fiero”.

In futuro darà nuove chance a club stranieri? “Mai dire mai. Al momento mi trovo bene a Cagliari, ho sposato il progetto del presidente Giulini e sono più che soddisfatto della decisione presa. Qui in Sardegna ho trovato grande professionalità, le persone da cui sono circondato mi hanno fatto immediatamente sentire a mio agio. Tuttavia non escludo che Mario Beretta possa tornare ad allenare, in Italia o all’estero. L’esperienza maturata da tecnico e da responsabile del settore giovanile mi aiuterà a scegliere quale percorso intraprendere in futuro, ma per i prossimi anni la mia casa sarà Cagliari”.

QUANTE AVVENTURE

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A proposito di Primavera del Cagliari, giovani profili da segnalare? “Mister Rastelli ha già lanciato in prima squadra Santiago Colombatto. È un centrocampista classe 1997 di nazionalità argentina che sta facendo molto bene con Max (Canzi, ndr). Ha disputato novanta minuti nel match di Coppa Italia contro il Sassuolo e la settimana successiva quasi tutto il secondo tempo negli ottavi di finale contro l’Inter. Qui in Sardegna ci sono dei ragazzi molto interessanti che bisogna far crescere con estrema calma e senza metter loro pressione. La mia grande esperienza, più di vent’anni da allenatore e sedici anni di settore giovanile, mi permette di aiutare tutti i membri dello staff del Cagliari per far crescere al meglio i giocatori del futuro. E, naturalmente, coloro che fanno parte dell’ambiente da più anni, mi danno importanti consigli per la gestione del vivaio rossoblu. È un lavoro che richiede grande collaborazione ed è un impegno importante, ma anche molto gratificante”.

E la sua esperienza all’estero? “Il Paok Salonicco mi chiamò nell’estate del 2010 e mi offrì la panchina della squadra. Accettai immediatamente, ma dopo un mese di lavoro mi resi conto che non c’erano più le condizioni per andare avanti. Il motivo? Probabilmente non piacevano i metodi di allenamento italiani. L’atmosfera si fece pesante e decisi - prima ancora di disputare la prima gara ufficiale e in accordo con la società - di interrompere il contratto”.

foto @fdlCoM

È stato mio giocatore da bambino e inoltre il mio vice per dieci anni. Ci lega una profonda amicizia, ma non è questo, è perché ha davvero fatto tanta gavetta e meriterebbe di arrivare in fondo”.

DOVE SONO FINITI / MARIO BERETTA

B ormai - si è in discussione. Fare l’allenatore è diventato sempre più complesso al giorno d’oggi, come anticipavo in precedenza”.

che è fermo. Lo consiglierei a club di Lega Pro ma non solo. È un allenatore che conosco bene, con cui ho fatto un corso di master e che ha tutte le carte in regola per fare bene. Deve trovare qualcuno che gli dia una nuova chance. Il calcio oggi avrebbe bisogno di lui, perché ha bisogno di persone serie e preparate come lui, che possano aggiungere qualcosa ad un settore che a volte tende a “sedersi””.

Un allenatore che consiglierebbe al calcio italiano? “Senza ombra di dubbio Ezio Glerean. Ha allenato a livello di Serie C e D, portando grandi novità nel mondo del calcio. La fortuna tuttavia non è stata dalla sua parte e sono diversi anni

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LIGA SPAGNA

di Paolo BARDELLI

CHE BEL SOTTOMARINO

foto liverani

Il Villarreal ha regalato momenti di pura gioia...

GLI ANNI D'ORO DEL VILLARREAL

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ellow Submarine", un pezzo conosciuto da tutti che nel 1967 Paul McCartney scrisse per il vocione di Ringo Starr. I Beatles erano geniacci, ma difficilmente Macca si sarebbe mai immaginato che i suoi versi andassero a raccontare una favola di stampo calcistico. Un anno dopo la pubblicazione infatti, i tifosi del Villarreal scelsero il soprannome di Submarino Amarillo, il Sottomarino giallo appunto. All'epoca però la squadra del Madrigal era in Tercera Division e il nomignolo in questione divenne marchio per il ben più blasona84

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to Cadice. Gli anni passano, i ricordi no, sembra ieri quando una sconosciuta squadra in maglia gialla si è affacciata sul palcoscenico della Primera Division per poi farsi un nome in tutta Europa. Nel 1998 l'approdo tra le grandi di Spagna, l'esordio in casa di sua maestà Real Madrid, fu una stagione difficile, culminata con l'immediato ritorno in Segunda Division. Altrettanto lesto il rientro, dopo giusto un anno di purgatorio, da qui in avanti si scrive la storia del Villarreal. 12 anni nella massima categoria, figuroni in giro per l'Europa: due coppe Intertoto vinte, una semifinale di

MARCELINO GARCÍA TORAL

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LA STORIA DEL “YELLOW SUBMARINE”

Coppa Uefa e una di Champions League, persa contro l'Arsenal. È la squadra di Riquelme, di Forlan, in questi anni al Madrigal c'è da divertirsi. Nel 2008 arriva il miglior risultato in campionato fino a oggi, il secondo posto alle spalle del Real, il Sottomarino ormai è una grande di Spagna ma le favole finiscono e nel 2012 arriva la legnata. A nulla serve l'avvicendamento Molina-Lotina, il 13 maggio la sconfitta contro l'Atletico Madrid condanna i gialli alla retrocessione. Le cose vanno male, se ne vanno campioni quali Diego Lopez, Borja Valero e Giuseppe Rossi, ma dopo la pioggia arriva pure la grandine. La società vuole lanciare un nuovo progetto ad ampio respiro e sceglie bene affidandosi a Manolo Preciado, tecnico preparato e uomo di valore, spettacolare alla guida dello Sporting Gijon. L'annuncio del club arriva il 6 giugno, la notte stessa Manolo muore per un infarto. Tutta la Spagna piange quest'uomo sfortunato, che pochi anni prima aveva perso figlio

e moglie. Piangono Villa e Barral, che gli devono tutto, Sergio Ramos gli dedica la vittoria di Euro 2012, Mou gli dedica parole commoventi. Piangono tutti, abbiamo detto, ma piange soprattutto il Villarreal, comprensibilmente sprovvisto di piano B. B come la squadra allenata fino a quel momento da Julio Velázquez, giovanissimo tecnico chiamato a un incarico più grande di lui. Dura poco. Al suo posto arriva Marcelino García Toral, che un anno prima era stato esonerato dal Siviglia proprio in seguito a una sconfitta con i gialli. Il Villarreal gli ha tolto una panchina, ora gli offre una grande occasione. Che lui coglie al volo. Grande seconda parte di stagione, secondo posto e ritorno in paradiso. Marcelino è bravo e sa migliorare chi gli sta intorno, si pensi a Gabriel Paulista (ora all’Arsenal), ma pure a un non giovanissimo come Cani, arrivato al top sotto la guida del tecnico. L'allenatore è solo una parte di una macchina che funziona, senza spese folli. Il presidente Fernando Roig preferisce ridimensionare le spese, "Esistono altre priorità a livello sociale" ha detto. Fa strano sentire argomenti ragionevoli nel circo del pallone. Non troverete vecchie cariatidi nelle fila del Villarreal, si punta forte sugli Under 25 e ampio spazio è concesso ai ragazzi della Cantera, questa scelta presenta dei rischi che spesso si materializzano in cali di rendimento, i risultati però danno ragione a Roig. Due sesti posti di fila, doppia qualificazione europea, mai una neopromossa in Spagna è riuscita a fare tanto. Difesa da record lo scorso anno, la migliore del campionato, record di risultati utili consecutivi e più lunga serie di risultati utili tra le mura amiche. È un Villarreal da record, ma le sorprese non sono finite. Per tornare a essere una certezza, il Submarino Amarillo si affida alle sue certezze, a cominciare da Trigueros, testa pensante della banda Marcelino, a fare da chioccia a un gruppo di ragazzini terribili c'è capitan Bruno Soriano, vero collante tra il Villarreal che fu e quello che dopo 92 anni di storia ha conquistato il primo posto della massima categoria. Restano i problemi, troppi gli infortuni di questo biennio, così come gli errori di gioventù e il gioco spesso e volentieri non incanta (la partenza di Cheryshev pesa), avvio portentoso, poi qualche problemino di troppo. Questa squadra non è costruita per vincere, non ancora almeno, ma qui

SOTTOMARINO GIALLO ANCHE IN ITALIA È VILLARREAL-MANIA

Il Villarreal si è ritagliato uno spazio nel cuore di molti appassionati, tra questi ce n'è uno speciale. Si tratta di Mihai Vidroiu, la penna che ha dato vita al blog "Il Sottomarino Giallo". Ma perché, tra tutte le squadre, proprio il Submarino? "Da tifoso della Roma ho incrociato il Villarreal agli ottavi della Coppa Uefa 2003/04. Ci eliminarono e lo fecero con un gioco propositivo e ordinato, iniziai a informarmi meglio. Impossibile non innamorarsi: una cittadina di 50 mila abitanti che, solamente grazie a dirigenti competenti, ha saputo scalare la piramide calcistica, senza grandi investimenti. Perciò dando priorità allo sviluppo della cantera, acquistando in mercati meno esplorati per comprare a poco e rivendere al triplo, sulle gradinate una tifoseria corretta e piena di donne, bambini e anziani, insomma il tipo di realtà che ricalca i miei valori calcistici, dove fa strada chi è capace e non chi è più ricco". Come è nata l'idea di un blog? "Diciamo che con la retrocessione del 2012 mi sono sentito in colpa, pur professandomi tifoso del Villarreal da molti anni seguivo soltanto i big match, così ho deciso di dedicare maggiore attenzione e sfruttare questa passione per far conoscere la squadra anche in Italia. L’obiettivo è quello di fornire una copertura ampia, nella speranza che altri italiani come me possano appassionarsi a questa bella realtà, e non siano costretti a studiare lo spagnolo, visto che il Villarreal non aveva alcun punto di riferimento in Italia". "ognuno ha ciò di cui ha bisogno" per dirla con le parole di "Yellow Submarine". Calcio 2OOO

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PREMIER LEAGUE INGHILTERRA

di Luca MANES

DAVVERO UN CAMPIONATO PREMIER In Inghilterra sanno come costruire stadi all'avanguardia...

LE CASE DELLA PREMIER TANTI I CLUB INGLESI CHE SONO IN PROCINTO DI RINNOVARE LA PROPRIA DIMORA…

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avori in corso”. Da qualche anno è questa la scritta che idealmente campeggia sul football londinese, impegnato in un'opera di profondo “cambiamento” dei luoghi della passione, gli stadi. Se l'Emirates Stadium è ormai da circa due lustri la casa dell'Arsenal, con il vecchio Highbury “relegato” a ospitare un condominio alquanto sui generis, le altre big (e non solo) della capitale inglese si apprestano a trasferirsi in arene nuove di zecca o ad ampliare quelle attuali. Ormai mancano solo otto mesi e poi il 86

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West Ham lascerà la sua casa dal 1904, il Boleyn Ground, per diventare l'inquilino dell'impianto sorto a Stratford per i Giochi Olimpici del 2012. Un colpo al cuore per i puristi e i nostalgici del beautiful game e per i frequentatori di lunga data della “cattedrale” dell'East End, teatro delle imprese della cosiddetta Academy of Football negli anni Sessanta. Quella capitanata dall'immenso Bobby Moore, tanto per intenderci. Proprio a uno dei più forti giocatori della storia del calcio inglese è dedicata la end dove trova posto la fetta più rumorosa e appassionata della tifoseria degli

Irons. Quella tribuna sparirà, così come la Chicken Run e le altre, per far posto al piano di sviluppo edilizio di prammatica. Dall'agosto del 2016 i plotoni di supporter del West Ham non scenderanno più alla fermata della metro di Upton Park per poi percorrere il breve tratto di Green Street che conduce al Boleyn Ground, facendo tappa fissa negli storici pub dell'area. Molto più anonimo è il tragitto che dalla stazione di Stratford porta all'Olimpico, un'arena che, dopo lunghi e costosi lavori di adeguamento al contesto calcistico, potrà ospitare 54mila spettatori. Parecchi di più rispetto ai

35mila del vecchio impianto. In termini di ritorno economico parliamo di una vera e propria manna per la dirigenza degli Hammers. L'aumento degli introiti ha indotto anche il Tottenham a dire addio allo splendido ma “piccolo” White Hart Lane (36mila) e a investire 450 milioni di sterline per un impianto “state-ofthe-art” che sorgerà accanto a quello vecchio. La nuova casa degli Spurs da 57mila posti dovrebbe essere pronta per il 2018-19. La stagione precedente la compagine del nord di Londra dovrà trovare ospitalità altrove (forse addirittura a Milton Keynes), per permettere il pieno completamento dei lavori. Pure il Chelsea ha appena svelato il progetto di massiccio ammodernamento dello Stamford Bridge, che porterà la capienza a 60mila posti rispetto agli attuali 42mila. Riposta nel cassetto, quindi, l'idea di spostarsi dal luogo che dalla sua fondazione nel 1905 ospita ininterrottamente le gesta dei ragazzi in blu. Qualche tempo fa era stato addirittura fatto un tentativo per muoversi nella zona dove si trova la iconica Battersea Power Station (quella raffigurata nella copertina dell'album Animals dei Pink Floyd), senza però successo. Proprio i Blues hanno rilevato il Kingsmeadow, dove dalla sua “rinascita”, nel 2002, gioca l'AFC Wimbledon. Nel minuscolo stadio dal 2016-17 giocheranno le giovanili e il team femminile del Chelsea, mentre i Dons useranno l'assegno staccato da Roman Abramovich per resuscitare il Plough Lane, nel quartiere di Merton, dove fino al 1988 si esibiva la Crazy Gang guidata da John Fashanu e Vinny Jones. A proposito di piccole, detto del QPR che per il momento, senza un pronto ritorno in Premier League (e una consistente sistemata al bilancio) non potrà lasciare il Loftus Road, entro il 2019-20 si dovrebbe concretizzare lo spostamento del Brentford in quel di Lionel Road, dove il club attualmente in Championship intende realizzare un impianto da 20mila spettatori. Fra un po', quindi, toccherà dire addio anche al mitico Griffin Park, quello che si vede quando si atterra all'aeroporto di Heathrow e che è da sempre famoso per vantare un pub ad ogni suo angolo. In realtà ora di pub ne sono rimasti solo tre, perché The Royal Oak ha chiuso i battenti. Un inequivocabile segno dei tempi...

SORPRESA BRIGHTON TRA I CADETTI INGLESI, C’È UNA REALTÀ CHE FA SOGNARE…

CHRIS HUGHTON

A metà della stagione 2014-15 in pochi avrebbero scommesso sulla permanenza del Brighton in Championship, tanto era tragica la classifica dei Seagulls. Dodici mesi dopo la compagine dell'East Sussex è senza dubbio la sorpresa in positivo della cadetteria inglese. Alcuni credevano che lo scintillante inizio di campionato fosse solo un fuoco di paglia, invece il team allenato da Chris Hughton sta provando seriamente a issarsi fino in Premier League. Il Brighton può vantare solo una campagna disputata nella massima serie inglese, quella 1982-83. Finì male, con una retrocessione immediata e soprattutto con il sapore dolce-amaro di una sconfitta nell'atto conclusivo della FA Cup contro il Manchester United (2-2 la prima gara, 0-4 al replay). Ora con un team infarcito di giocatori stranieri (una decina) e con il cavallo di ritorno Bobby Zamora a segnare goal pesanti quando chiamato a dare il suo contributo il sogno di una promozione che avrebbe del clamoroso potrebbe realizzarsi davvero. L'American Express Community Stadium (30mila posti di capienza), inaugurato nel luglio del 2011, non sfigurerebbe in Premier League. Anzi. Noi ci siamo stati qualche mese fa e possiamo assicurarvi che farebbe l'invidia di molti club della nostra Serie A, tanto è bello e funzionale. Calcio 2OOO

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BUNDESLIGA GERMANIA

di Flavio SIRNA

W IL MADE IN ITALY

LA NUOVA FORZA TEDESCA L'Hertha sta facendo davvero sul serio in Bundes...

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DONATI E CALDIROLA, L’AZZURRO È DI NUOVO DI MODA IN BUNDESLIGA

foto Agenzia liverani

PER CILJAN SKJELBRED

BERLINO, LA PORTA È AP...HERTHA!

GRANDE SORPRESA NEI PIANI ALTI DELLA BUNDES...

A

lzi la mano chi avrebbe mai pensato che alla fine del girone di andata della Bundesliga edizione 2015-2016 al terzo posto in classifica, che vale l'accesso diretto in Champions League, ci sarebbe stato l'Hertha Berlino di Pal Dardai. Dopo il 15° posto e la salvezza risicata della scorsa stagione, nemmeno il più ottimista dei sostenitori sperava che il nuovo corso avrebbe portato risultati così confortanti. In carica dallo scorso 5 febbraio, quando ha preso il posto di Luhukay, il 39enne ungherese, che era 88

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allenatore delle giovanili, ha preso in mano la squadra e ne ha fatto un meccanismo capace di infiammare nuovamente il pubblico dell'Olympiastadion di Berlino. Il tutto nonostante una campagna di rafforzamento estiva tutt'altro che dispendiosa: 4M al Friburgo per il centrale ceco Darida, 3M al Norimberga per il giovane mediano Niklas Stark, Ibisevic in prestito gratuito dallo Stoccarda. In uscita sono stati incassati 4M, versati dal Monchengladbach per il terzino sinistro Nico Schulz. Dardai ha disegnato un 4-2-3-1, modulo top in Germania, che è riuscito ad essere, a

VEDAD IBIŠEVIĆ

metà del cammino stagionale, la terza miglior difesa ed il quarto miglior attacco del campionato teutonico. Davanti al portiere norvegese Rune Jarstein, c'è il quartetto formato dal 22enne americano John Antony Brooks e da Sebastian Langkamp come centrali; sulle fasce spingono due tedeschi, Plattenhardt sulla sinistra ed il giovanissimo Yanni Regasel sulla destra. Lo scudo difensivo è rimpolpato dal 27enne svizzero Fabian Lustenberger e dal norvegese Skjelbred (due mediani che assicurano più interdizione che regia; il loro antagonista nel ruolo è Jens Hegeler; ai box per adesso l'interessante turco Tolga Cigerci). Non rappresenta comunque un problema, visto che la trequarti è di pura qualità: Vladimir Darida è il centrale, capace sia di inventare gioco che di andare alla conclusione (3 goal per lui). Sulle fasce agiscono il 21enne Mitchell Weser e l'ivoriano Salomon Kalou (ha trovato anche il suo spazio il 24enne giapponese Genki

Haraguchi). Ed è proprio l'ex Chelsea il protagonista assoluto di questo inizio di stagione della squadra capitolina: dopo i sei goal del 2014-2015, Kalou, che molti consideravano come un calciatore che stava per imboccare il viale del tramonto, ha sorpreso tutti. 8 goal in Bundesliga, 3 in Coppa di Germania, ed in generale un rendimento in campo che ne fa l'unico elemento imprescindibile dell'undici dell'Hertha e che ha costretto spesso alla panchina il valido svizzero Stocker. Per larghi tratti si è rivisto quel giocatore ammirato ai tempi del Feyenoord ed anche del Lille, che ha convinto il Chelsea a puntare su di lui (coi Blues 254 presenze complessive e 60 goal realizzati). Completa la squadra titolare il bosniaco Vedad Ibisevic: dopo la fallimentare ultima stagione in maglia biancorossa (Stoccarda), Vedad, onestamente oramai lontano parente dal cecchino ammirato ai tempi dell'Hoffenheim, è comunque riuscito a non far rimpiangere le assenze di coloro che avrebbero dovuto giocarsi la maglia da titolare, ossia Julian Schieber e Sami Allagui, entrambi fermi ai box per infortunio, mettendo a segno 6 reti. Non è quindi da escludere che anche quando torneranno abili ed arruolabili i sopra menzionati Ibisevic possa comunque conservare la maglia da titolare e convincere la dirigenza dell'Hertha a riscattarlo la prossima estate. In fondo 31 anni non sono poi così troppi. se si saprà gestire Vedad potrà ancora tirare la carretta per 2-3 stagioni. E, magari, potrà indossare la maglia della squadra della Capitale anche in Champions League, dove l'ultima apparizione risale al 1999-2000, quando fu eliminato nella seconda fase a gironi della competizione (risale invece al 2009-2010 l'ultima partecipazione all'Europa League).

LUCA CALDIROLA

La Germania sta tornando ad essere un paese per 'italiani'. Ne rappresentano un esempio il difensore del Bayer Leverkusen Giulio Donati e quello del neopromosso Darmstadt Luca Caldirola. L'Aspirina ex Inter, che nel 2014-2015, dopo un buon inizio, con 8 presenze in campionato ed addirittura 5 (con goal) in Champions, è stato letteralmente accantonato dall'attuale tecnico del Bayer Schmidt, nel 20152016 ha saputo nuovamente riconquistarsi il proprio spazio, collezionando sino a questo momento buone prestazioni. Non è quindi da escludere che se le cose continueranno in questo modo la società gli possa presto proporre di prolungare e/o rinnovare il contratto, attualmente in scadenza nel giugno del 2017. Diverso il discorso di Caldirola: poco impiegato l'anno scorso, quando militava tra le fila del Werder Brema (8 presenze e 590 minuti complessivi in tutto il 2014-2015 con un goal all'attivo), in estate Luca è passato in prestito al neopromosso Darmstadt. Qui è diventato sin da subito un punto fermo della squadra, con la quale ha giocato praticamente sempre come titolare. Il Darmstadt attualmente è infatti ben al di fuori della zona calda della classifica e se continuerà in questo modo potrà facilmente raggiungere l'obiettivo stagionale, la salvezza. Il futuro di Caldirola sarà sicuramente legato alle vicende del club: appare plausibile che, a salvezza raggiunta, la società possa anche decidere di riscattarlo dal Werder Brema. Non è però nemmeno da escludere del tutto che le sue buone prestazioni possano convincere i biancoverdi anseatici a puntare su di lui per la seconda volta in pochi anni (il suo contratto col Werder ha scadenza nel giugno del 2017). Calcio 2OOO

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LIGUE 1 FRANCIA

di Renato MAISANI

CAMBIO EPOCALE

foto image Sport

Lione pronto a rinnovare la propria casa...

ADIEU GERLAND… LA CASA DEL LIONE, DOPO 95 ANNI DI VITA, È DESTINATO AD ALTRO… TUTTI CONTENTI? INSOMMA…

È

già toccato ad “Highbury” e al “San Mamés”, adesso è la volta del “Gerland”. Dopo 95 anni di onorato ‘servizio’, il mitico stadio dell’Olympique Lione cessa di essere la casa dell’OL per consegnarsi esclusivamente al rugby. È questa la decisione che, tra lo stupore dei tifosi della squadra francese, vedrà definitivamente entrare nella storia del club lo stadio che ne ha ospitato le gesta per la sua intera storia. Più di 1000 sono stati gli incontri disputati dal Lione nella struttura inaugurata nel 1920, 7 anni dopo la posa della 90

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prima pietra e nonostante l’interruzione dei lavori legata allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. È stato proprio al ‘Gerland’ che il Lione ha scritto la storia del calcio francese e non solo, conquistando 7 titoli nazionali consecutivi, record storico per la Francia. Dal 2002 al 2008, infatti, il titolo è stato sempre sollevato al cielo del Gerland, stadio che deve il proprio nome al quartiere di Lione nel quale è stato edificato. In un calcio che continua ad essere sempre meno romantico, un altro simbolo della passione di un’intera tifoseria viene accantonato, messo da parte o, per

dirla in ‘burocratese’, viene “destinato ad un altro scopo”. Il rugby, appunto. E così, il Lione è chiamato al difficile compito di ripartire da una casa tutta nuova, ma che – a differenza di quanto spesso accaduto a club che, con entusiasmo, hanno assistito alla nascita di un nuovo stadio – è stata praticamente imposta. In vista degli imminenti campionati europei in programma proprio in Francia, infatti, nella periferia di Lione è stato edificato un nuovo stadio che sarà teatro di alcuni match della competizione continentale. Per questa ragione, una volta messo in piedi un impianto nuova di zecca, il Lione è stato chiamato a farne la propria casa, per testarlo in vista degli Europei e, soprattutto, per dare ad esso un senso anche ad Europei conclusi. Non sono mancate le manifestazioni di dissenso da parte di tifosi e addetti ai lavori che, seppur riconoscendone i limiti strutturali, conservano col Gerland un rapporto speciale. Un rapporto fatto di ricordi, di sorrisi, di lacrime, di trion-

fi. D’ora in avanti, e probabilmente per molto tempo, la nuova casa dell’OL sarà quindi lo “Stade des Lumières”, situato a Décines-Charpieu, comune che si trova circa 15 km ad est di Lione. In un primo momento, il nome dello stadio sembrava dover essere appunto quello di “OL land”, in omaggio al club, ma – per lo meno momentaneamente – porterà invece il nome di “Stade des Lumières”. Si tratta di una struttura decisamente avveniristica, seppur non rivoluzionaria. Innanzitutto, con una capienza di 60.000 spettatori, sarà il terzo stadio più grande del Paese e potrà ospitare quasi 20.000 tifosi in più rispetto a quanti non ne riuscisse a contenere il “Gerland”. Inoltre, così come avviene ormai in tutti gli stadi moderni, il progetto ne prevede un completo utilizzo non limitato soltanto alla gara settimanale. Hotel, uffici ed altre attività collaterali prenderanno vita nello spazio circoscritto allo stadio e permetteranno, all’edificio e all’intero quartiere, di essere vissuto giorno dopo giorno. Insomma, da una parte verrà meno un importante aspetto romantico ma dall’altra – a quanto pare - ne deriveranno benefici in termini economici, di capienza e di spettacolarità. Il gioco varrà la candela? Chissà. Intanto il Lione ha già fatto le valigie e detto addio a quello stadio che ne ha esaltato le gesta. Eccezion fatta per l’appendice di Coupe de la Ligue, datata 16 dicembre (quando, in occasione del match contro il Tours, il ‘Gerland’ ha ospitato per l’ultima volta l’Olympique Lione), il match considerato a tutti gli effetti l’ultimo è stato quello disputato dall’OL contro l’Angers il 5 dicembre scorso. Accompagnato dall’hashtag #adieuGerland, l’ultimo match organizzato nello storico stadio ha avuto quasi tutti i connotati di una autentica cerimonia. I grandi ex della storia recente del Lione sono stati invitati ad assistere alla gara e molti di loro, da Juninho a Wiltord, da Coupet a Sonny Anderson, hanno aderito con entusiasmo e si sono accomodati sugli spalti dello stadio che per anni ne ha ammirato le gesta. Peccato – non ce ne voglia l’Angers – che a mancare sia stato però il lieto fine. Il Lione è stato infatti sconfitto per 0-2, risultato che ha inevitabilmente “macchiato” l’ultimo spettacolo andato in scena al Gerland, ma che non ne sbiadirà certo il ricordo. Dopo il fischio finale, infatti, gli occhi – in

LA MAGIA DEL GERLAND IL LIONE CI HA COSTRUITO UNA STORIA FATTA DI VITTORIE E CAMPIONI…

Non avrà certo la maestosità del “Bernabeu” né il fascino dell’ “Old Trafford”, ma il “Gerland” rimarrà per sempre uno stadio indimenticabile. Le punizioni di Juninho Pernambucano, i miracoli dell’amatissimo portiere Coupet, i goal di Karim Benzema, le magie di Wiltord e Govou: tra il 2001 e il 2008, per i tifosi dell’Olympique Lione andare allo stadio era sempre una festa. La vittoria era quasi scontata e, a fine anno, macinando record su record, via ai festeggiamenti. I 7 titoli vinti consecutivamente in quegli anni rappresentano un record assoluto per il calcio transalpino e quei successi sono stati costruiti proprio tra le mura del Gerland. Uno stadio che, tuttavia, è destinato anche ad essere ricordato per sempre anche per un evento molto meno esaltante: fu proprio sul terreno di gioco dell’ormai ex stadio del Lione che Marc-Vivien Foé perse la vita durante la gara di Confederations Cup tra il Camerun e la Colombia. alcuni casi persino lucidi – dei tifosi presenti allo stadio hanno potuto ammirare un bellissimo spettacolo pirotecnico, con i fuochi d’artificio ad accompagnare l’uscita di scena del Lione e l’addio al calcio del Gerland. Un altro “tempio” che entra a far parte della storia. Calcio 2OOO

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1X2

I NUMERI DELLA

14a GIORNATA

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I NUMERI DELLA

15a GIORNATA

CHIEVO-UDINESE 2-3 (1-1)

EMPOLI-LAZIO 1-0 (1-0)

FROSINONE-VERONA 3-2 (2-0)

ATALANTA-PALERMO 3-0 (2-0)

BOLOGNA-NAPOLI 3-2 (2-0)

CARPI-MILAN 0-0 (0-0)

GENOA-CARPI 1-2 (1-0)

MILAN-SAMPDORIA 4-1 (2-0)

NAPOLI-INTER 2-1 (1-0)

FIORENTINA-UDINESE 3-0 (1-0)

FROSINONE-CHIEVO 0-2 (0-0)

INTER-GENOA 1-0 (0-0)

PALERMO-JUVENTUS 0-3 (0-0)

ROMA-ATALANTA 0-2 (0-1)

SASSUOLO-FIORENTINA 1-1 (1-1)

LAZIO-JUVENTUS 0-2 (0-2)

SAMPDORIA-SASSUOLO 1-3 (0-3)

TORINO-ROMA 1-1 (0-0)

TORINO-BOLOGNA 2-0 (0-0)

CLASSIFICA

MARCATORI

VERONA-EMPOLI 0-1 (0-0)

CLASSIFICA

Data: 29-11-2015 – Ore: 15:00 CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 6; frey 5, gamberini 5,5, Cesar 5, gobbi 6; Castro 6, Rigoni 6, Hetemaj 6; Birsa 6,5 (25’ st Pepe 5,5); Paloschi 6 (22’ st Pellissier 6), Meggiorini 6,5 (15’ st inglese 7). Allenatore: Maran 6,5. UDINESE 3-5-2: Karnezis 6; Piris 6, danilo 6, felipe 6; Widmer 7, Badu 6,5, lodi 7, iturra 6 (17’ st Bruno fernandes 6), Edenilson 6 (33’ st Adnan 6); Aguirre 7 (27’ st di Natale 7), théréau 8. Allenatore: Colantuono 7. ARBITRO: gervasoni di Mantova 6,5. RETI: 26’ pt Paloschi (C), 42’ frey (C) aut.; 1’ st théréau (u), 27’ inglese (C), 36’ théréau (u). RECUPERO: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). AMMONITI: frey, Cesar, Castro, Rigoni, Meggiorini (C); danilo, iturra (u). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: non comunicati.

Data: 29-11-2015 – Ore: 15:00 GENOA 3-4-3: Perin 7; izzo 6, Burdisso 6,5, Ansaldi 6; figueiras 6 (44’ pt de Maio 5, 26’ st Pandev 5,5), Rincón 6, tino Costa 6 (15’ st Ntcham 5), laxalt 6; lazovic 6, Pavoletti 4, gakpé 5,5. Allenatore: gasperini 5,5. CARPI 4-4-1-1: Belec 6,5; Zaccardo 7, Romagnoli 5,5, Gagliolo 6, Letizia 6; Pasciuti 6, Cofie 6, Lollo 6, Martinho 6 (9’ st di gaudio 7); Matos 5 (5’ st Borriello 7,5); Mbakogu 5,5 (30’ st lasagna 6,5). Allenatore: Castori 6,5. ARBITRO: gavillucci di latina 6. RETI: 7’ pt figueiras (g); 12’ st Borriello (C), 36’ Zaccardo (C). RECUPERO: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). AMMONITI: gagliolo, Matos, Borriello (C). ESPULSI: 6’ pt Pavoletti (g) per gioco scorretto. SPETTATORI: 19.633.

Data: 29-11-2015 – Ore: 20:45 PALERMO 4-3-1-2: Sorrentino 5,5; Struna 5 (29’ st Rispoli 5,5), goldaniga 6, gonzález 6, lazaar 6; Hiljemark 5,5 (15’ st Quaison 5), Jajalo 5,5, Chochev 5; Brugman 5; gilardino 5,5 (22’ st trajkovski 5), Vazquez 5,5. Allenatore: Ballardini 5,5. JUVENTUS 3-5-2: Buffon ng; Barzagli 7, Bonucci 6, Chiellini 6,5; Cuadrado 6 (23’ st lichtsteiner 6), Sturaro 7, Marchisio 6, Pogba 6,5, Evrà 6; dybala 7 (38’ st Zaza 6,5), Mandzukic 7 (22’ st Morata 6). Allenatore: Allegri 7. ARBITRO: Valeri di Roma 6. RETI: 9’ st Mandzukic, 44’ Sturaro, 48’ Zaza. RECUPERO: 3 minuti (0’ pt + 3’ st). AMMONITI: Struna, Vazquez (P); Barzagli, Sturaro, Pogba (J). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 25.737.

Data: 28-11-2015 – Ore: 18:00 TORINO 3-5-2: Padelli ng; Bovo 6,5, glik 6, Moretti 6; Bruno Peres 7, Acquah 6,5, Vives 7, Baselli 6, Molinaro 6,5; Belotti 7, Quagliarella 6 (23’ st Maxi lópez 6,5). ng. Allenatore: Ventura 7. BOLOGNA 4-3-3: Mirante 6; Rossettini 6, gastaldello 6, Maietta 5, Masina 5,5; Brighi 5, diawara 6, donsah 5,5 (34’ st Mounier ng); Rizzo 5, Mancosu 4,5 (18’ st Acquafresca 6), giaccherini 6 (7’ st Brienza 5). Allenatore: donadoni 5,5. ARBITRO: ghersini di genova 5. RETI: 30’ st Belotti, 46’ Vives. RECUPERO: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). AMMONITI: Maietta (B). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 17.508.

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Data: 29-11-2015 – Ore: 18:00 EMPOLI 4-3-1-2: Skorupski 7; laurini 7, tonelli 7, Costa 7, Mario Rui 7; Zielinski 6, Paredes 6, Büchel 6; Saponara 6 (7’ st Krunic ng, 24’ st Pucciarelli 6); Maccarone 6, livaja 6 (18’ st Zambelli 6). Allenatore: giampaolo 6,5. LAZIO 4-2-3-1: Marchetti 6; Basta 5,5, Mauricio 5, Hoedt 5,5, Radu 5,5 (11’ st felipe Anderson 5,5); Parolo 6, Biglia 5; Candreva 5,5, Milinkovic-Savic 5 (11’ st Klose 6), lulic 5,5; djordjevic 5 (29’ st Matri 5,5). Allenatore: Pioli 5. ARBITRO: fabbri di Ravenna 5. RETE: 5’ pt tonelli. RECUPERO: 9 minuti (4’ pt + 5’ st). AMMONITI: tonelli, Paredes, Pucciarelli, livaja (E). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 9.362.

Data: 28-11-2015 – Ore: 20:45 MILAN 4-4-2: donnarumma 6; Abate 6, Alex 6, Romagnoli 6,5, Antonelli 6; Cerci 7 (35’ st Honda ng), Kucka 7 (8’ st Poli 6), Montolivo 6,5, Bonaventura 7,5; Bacca 6, Niang 8 (29’ st luiz Adriano 7). Allenatore: Mihajlovic 7,5. SAMPDORIA 4-3-1-2: Viviano 4; de Silvestri 4 (19’ st Pedro Pereira 6), Silvestre 5, Regini 4, Mesbah 4; ivan 5,5 (29’ st Palombo 6), fernando 4, Barreto 4,5; Soriano 5,5; Muriel 5 (18’ st Bonazzoli 6), Eder 6. Allenatore: Montella 4,5. ARBITRO: doveri di Roma 6. RETI: 16’ pt Bonaventura (M), 38’ Niang (M) rig.; 4’ st Niang (M), 34’ luiz Adriano (M), 42’ Eder (S) rig. RECUPERO: 4 minuti (1’ pt + 3’ st). AMMONITI: Kucka (M); de Silvestri, Soriano (S). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 32.368.

Data: 29-11-2015 – Ore: 15:00 ROMA 4-3-3: de Sanctis 6; florenzi 5 (25’ st Maicon 4,5), Manolas 5, Castan 5, digne 4; Pjanic 5, de Rossi 5,5, Nainggolan 5; iturbe 4 (37’ st torosidis ng), dzeko 5, iago falqué 4 (16’ st Sadiq 5). Allenatore: garcia 4. ATALANTA 4-3-3: Sportiello 6,5; Raimondi 6,5, Stendardo 6, Paletta 7, Brivio 6; grassi 6, Cigarini 7 (26’ st Migliaccio 6), Kurtic 6,5 (38’ st de Roon ng); Moralez 6,5, denis 7, gomez 8 (43’ st Cherubin ng). Allenatore: Reja 7. ARBITRO: Calvarese di teramo 5,5. RETI: 40’ pt gomez; 37’ st denis rig. RECUPERO: 6 minuti (1’ pt + 5’ st). AMMONITI: torosidis (R); Sportiello, Stendardo, grassi, Cigarini (A). ESPULSI: 35’ st Maicon (R) per fallo da ultimo uomo; 41’ Stendardo (A), 48’ grassi (A) entrambi per doppia ammonizione. SPETTATORI: 29.222.

Napoli inter fiorentina Roma Juventus Sassuolo Milan torino Atalanta lazio udinese Empoli Chievo Sampdoria genoa Palermo frosinone Bologna Carpi Verona

31 30 29 27 24 23 23 21 21 19 18 18 16 16 16 15 14 13 9 6

14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14 14

9 9 9 8 7 6 7 6 6 6 5 5 4 4 4 4 4 4 2 0

4 3 2 3 3 5 2 3 3 1 3 3 4 4 4 3 2 1 3 6

1 2 3 3 4 3 5 5 5 7 6 6 6 6 6 7 8 9 9 8

26 17 27 29 20 16 19 20 15 17 14 16 18 20 15 13 14 13 13 10

9 9 12 17 11 13 18 18 15 22 17 20 16 22 19 20 24 19 27 24

Data: 29-11-2015 – Ore: 15:00 FROSINONE 4-4-2: leali 6; Rosi 6, diakité 6,5, Blanchard 6,5 (16’ st Bertoncini 6), Crivello 6; Paganini 6, gori 6, Sammarco 6,5, Soddimo 6 (27’ st frara 6); Ciofani d. 7 (19’ st Castillo 5,5), dionisi 7. Allenatore: Stellone 6,5. VERONA 4-3-3: Rafael 4; Pisano 5,5, Bianchetti 6, Moras 6, Souprayen 6; ionita 5 (10’ st greco 6), Viviani 6, Hallfredsson 6; Siligardi 6 (20’ pt gollini 6), toni 6, gomez 5 (1’ st Pazzini 5,5). Allenatore: Mandorlini 5,5. ARBITRO: Rizzoli di Bologna 6,5. RETI: 21’ rig. e 39’ pt Ciofani d. (f); 3’ st dionisi (f), 24’ Viviani (V), 30’ Moras (V). RECUPERO: 5 minuti (2’ pt + 3’ st). AMMONITI: Blanchard (f); Moras, Souprayen, Viviani, Hallfredsson (V). ESPULSI: 19’ pt Rafael (V) per comportamento non regolamentare. SPETTATORI: 6.864.

Data: 30-11-2015 – Ore: 21:00 NAPOLI 4-3-3: Reina 7; Hysaj 6, Albiol 6, Koulibaly 6, ghoulam 6; Allan 6, Jorginho 6, Hamsik 7 (35’ st david lópez ng); Callejón 6 (43’ st Maggio ng), Higuaín 8, insigne 6,5 (25’ st El Kaddouri ng). Allenatore: Sarri 6,5. INTER 4-3-3: Handanovic 7; d’Ambrosio 6, Miranda 5,5, Murillo 5, Nagatomo 4,5; guarín 5 (17’ st Biabiany 6), Medel 6, Brozovic 6; Perisic 6 (38’ st Jovetic 6,5), icardi 5 (1’ st telles 6), ljajic 7. Allenatore: Mancini 6. ARBITRO: orsato di Schio 6. RETI: 2’ pt Higuaín (N); 17’ st Higuaín (N), 22’ ljajic (i). RECUPERO: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). AMMONITI: Hysaj, Koulibaly, Allan, Callejón (N); Nagatomo, guarín (i). ESPULSI: 44’ pt Nagatomo (i) per doppia ammonizione. SPETTATORI: 54.149.

Data: 30-11-2015 – Ore: 19:00 SASSUOLO 4-3-3: Consigli 6,5; Vrsaljko 6, Cannavaro 6, Acerbi 6,5, Peluso 6; laribi 6 (27’ st Biondini 6), Magnanelli 6, Missiroli 7; defrel 6, floccari 6,5 (32’ st floro flores 6), Sansone 6 (43’ st Politano ng). Allenatore: di francesco 6,5. FIORENTINA 3-4-2-1: tatarusanu 5,5; Roncaglia 6, Rodríguez 6, Astori 6; Bernardeschi 6,5, Vecino 6, Badelj 6 (23’ st Verdù 5,5), Pasqual 6 (34’ st Alonso ng); ilicic 6, Borja Valero 6,5; Rossi 5 (11’ st Kalinic 6). Allenatore: Paulo Sousa 6. ARBITRO: Massa di imperia 5. RETI: 5’ pt Borja Valero (f), 42’ floccari (S). RECUPERO: 4 minuti (1’ pt + 3’ st). AMMONITI: Vrsaljko, floccari (S); Astori, Badelj (f). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 13.633.

12 RETI: Higuaín (Napoli) 10 RETI: Eder (Sampdoria, 3 rig.) 9 RETI: Kalinic (fiorentina) 7 RETI: insigne (Napoli) 6 RETI: dybala (Juventus, 2 rig.); Bacca (Milan, 1 rig.); gervinho, Pjanic (Roma, 1 rig.) 5 RETI: Paloschi (Chievo); Pavoletti (genoa); Salah (Roma); théréau (udinese) 4 RETI: gomez (Atalanta); Saponara (Empoli); Babacar (1 rig.), ilicic (fiorentina, 4 rig.); dionisi (frosinone); icardi (inter); felipe Anderson (lazio); Muriel (Sampdoria); Baselli, Quagliarella (torino)

Data: 6-12-2015 – Ore: 15:00 ATALANTA 4-3-3: Sportiello 7; Raimondi 6,5, Paletta 6, Cherubin 7, Brivio 6; Kurtic 6 (31’ st Migliaccio 4,5), de Roon 7, Cigarini 6,5; Moralez 5,5 (38’ st Estigarribia ng), denis 7, gomez 7 (27’ st d’Alessandro 6). Allenatore: Reja 7. PALERMO 4-3-1-2: Sorrentino 6; Andelkovic 5 (7’ st Morganella 6), goldaniga 5, gonzález 5, lazaar 6; Hiljemark 5,5 (11’ st Quaison 5,5), Jajalo 5 (20’ st Pezzella 6), Chochev 6; Brugman 6; gilardino 6, trajkovski 5. Allenatore: Ballardini 5. ARBITRO: Russo di Nola 6. RETI: 18’ pt denis, 26’ Cherubin; 35’ st de Roon. RECUPERO: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). AMMONITI: Kurtic (A); Andelkovic, gonzález, Jajalo (P). ESPULSI: 31’ st Migliaccio (A) per gioco scorretto. SPETTATORI: 14.499.

Data: 6-12-2015 – Ore: 15:00 FIORENTINA 3-4-2-1: tatarusanu 6; tomovic 6, Rodríguez 7, Astori 6,5; Bernardeschi 6,5 (42’ st Babacar ng), Badelj 6, Vecino 6, Alonso 6; ilicic 7 (28’ st Pasqual 6), Borja Valero 6 (35’ st gilberto ng); Kalinic 7. Allenatore: Paulo Sousa 7. UDINESE 3-5-2: Karnezis 6; Piris 6, danilo 6, felipe 5,5 (30’ st Marquinho ng); Widmer 6,5, Badu 5,5, lodi 6, iturra 6 (13’ st Bruno fernandes 5), Edenilson 6; théréau 6, Aguirre 5 (13’ st di Natale 5). Allenatore: Colantuono 6. ARBITRO: guida di torre Annunziata 6. RETI: 26’ pt Badelj; 17’ st ilicic rig., 41’ Rodríguez. RECUPERO: 5 minuti (2’ pt + 3’ st). AMMONITI: Rodríguez, gilberto (f); danilo, felipe, Badu, iturra, Edenilson (u). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 27.021.

Data: 4-12-2015 – Ore: 20:45 LAZIO 4-2-3-1: Marchetti 5; Basta 5, Mauricio 5, gentiletti 5, Radu 5; Biglia 5, Parolo 5,5; Candreva 5 (1’ st felipe Anderson 5), Milinkovic-Savic 5 (23’ st Matri 5), Kishna 5 (14’ st Keita 6); Klose 5. Allenatore: Pioli 5. JUVENTUS 3-5-2: Buffon 6; Barzagli 6,5, Bonucci 6,5, Chiellini 7; lichtsteiner 6, Sturaro 6, Marchisio 6, Asamoah 6,5 (23’ st Evrà 6), Alex Sandro 7; Mandzukic 6,5 (37’ st Morata ng), dybala 8 (36’ st Cuadrado ng). Allenatore: Allegri 7. ARBITRO: Banti di livorno 5,5. RETI: 7’ pt gentiletti (l) aut., 32’ dybala. RECUPERO: 7 minuti (3’ pt + 4’ st). AMMONITI: Mauricio, gentiletti, Radu, Parolo, Klose (l); Evrà, Alex Sandro, Mandzukic (J). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 27.740.

Data: 6-12-2015 – Ore: 15:00 VERONA 4-2-3-1: gollini 6; Pisano 5,5 (23’ st Sala 6), Bianchetti 5, Moras 6, Souprayen 6; Viviani 6 (33’ st Zaccagni 6), Hallfredsson 6,5; Wszolek 6 (12’ st Jankovic 5), ionita 6, Siligardi 6,5; toni 5,5. Allenatore: del Neri 6. EMPOLI 4-3-1-2: Skorupski 7,5; laurini 6, Costa 7, Barba 6, Mario Rui 6; Zielinski 6, Paredes 6 (28’ st Croce 6), Büchel 6; Saponara 5,5 (8’ st Maiello 6); Pucciarelli 6 (40’ st Piu ng), Maccarone 6. Allenatore: giampaolo 6,5. ARBITRO: tagliavento di terni 5. RETE: 17’ st Costa. RECUPERO: 5 minuti (0’ pt + 5’ st). AMMONITI: Hallfredsson (V); Costa, Mario Rui, Paredes, Büchel (E). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 15.198.

Data: 6-12-2015 – Ore: 12:30 BOLOGNA 4-3-3: Mirante 7; Rossettini 7, oikonomou 7, gastaldello 7, Masina 7; taider 7, diawara 7,5 (47’ st Pulgar ng), Brienza 6 (20’ st Brighi 6); Mounier 6, destro 8, Rizzo 7 (29’ st Mbaye 5,5). Allenatore: donadoni 7,5. NAPOLI 4-3-3: Reina 5; Hysaj 5 (18’ st Maggio 5), Albiol 5, Koulibaly 5, ghoulam 5; Allan 5 (31’ st david lópez 6), Jorginho 5,5, Hamsik 5; Callejón 6 (20’ st Mertens 6), Higuaín 6, insigne 6. Allenatore: Sarri 5,5. ARBITRO: Mazzoleni di Bergamo 5,5. RETI: 14’ pt destro (B), 21’ Rossettini (B); 15’ st destro (B), 42’ e 45’ Higuaín (N). RECUPERO: 5 minuti (0’ pt + 5’ st). AMMONITI: Masina, destro (B). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 35.068.

Data: 6-12-2015 – Ore: 15:00 FROSINONE 4-4-2: leali 6; Rosi 6, Bertoncini 6 (45’ st longo ng), diakité 4,5, Pavlovic 6; Paganini 6, gori 6 (30’ st gucher 5), Sammarco 7, Soddimo 5 (21’ st Carlini 5); Ciofani d. 6, dionisi 6. Allenatore: Stellone 5,5. CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 6; Cacciatore 6, dainelli 6, gamberini 6, gobbi 6; Rigoni 6, Radovanovic 6 (35’ st Pinzi ng), Hetemaj 6; Birsa 5 (23’ st Pepe 4); inglese 6 (12’ st Meggiorini 7), Paloschi 6,5. Allenatore: Maran 6,5. ARBITRO: Rocchi di firenze 6,5. RETI: 44’ st Paloschi rig., 48’ Meggiorini. RECUPERO: 5 minuti (0’ pt + 5’ st). AMMONITI: diakité, gori, dionisi (f); Cacciatore, dainelli, Rigoni, Paloschi (C). ESPULSI: 47’ st Pepe (C) per proteste. SPETTATORI: 6.007.

Data: 6-12-2015 – Ore: 18:00 SAMPDORIA 3-4-1-2: Viviano 6; Cassani 5, Silvestre 5, Moisander 5; Christodoulopoulos 5 (15’ st Carbonero 5,5), fernando 4 (11’ st Palombo 6), Barreto 5, Regini 5 (37’ st Zukanovic 6); Soriano 5; Eder 5, Cassano 5. Allenatore: Montella 5. SASSUOLO 4-3-3: Consigli 6; Vrsaljko 6,5, Cannavaro 6,5, Acerbi 7, Peluso 6 (23’ st longhi 6); laribi 6,5, Missiroli 7, Pellegrini 7,5; Politano 7 (25’ st Biondini 6), floccari 7 (31’ st defrel 6), Sansone 7. Allenatore: di francesco 7,5. ARBITRO: Mariani di Aprilia 6. RETI: 8’ pt Acerbi (Sas), 27’ floccari (Sas), 39’ Pellegrini (Sas); 45’ st Zukanovic (Sam). RECUPERO: 5 minuti (0’ pt + 5’ st). AMMONITI: Cassani, Silvestre (Sam); Vrsaljko, Acerbi, Pellegrini (Sas). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 20.581.

inter fiorentina Napoli Roma Juventus Sassuolo Atalanta Milan torino Empoli Chievo lazio udinese Sampdoria Bologna genoa Palermo frosinone Carpi Verona

Data: 6-12-2015 – Ore: 20:45 CARPI 4-4-1-1: Belec 7; Zaccardo 6, Romagnoli 5,5, Gagliolo 6, Letizia 7; Pasciuti 6, Cofie 6, Lollo 6, Martinho 6 (7’ st di gaudio 6); lasagna 6,5 (26’ st Mbakogu 6); Borriello 7 (41’ st gabriel Silva ng). Allenatore: Castori 6,5. MILAN 4-4-2: donnarumma 6,5; Abate 5, Alex 5, Romagnoli 5,5, de Sciglio 6; Cerci 4,5 (23’ st luiz Adriano 5), Kucka 5, Montolivo 6, Bonaventura 6; Niang 6, Bacca 4,5. ng. Allenatore: Mihajlovic 5,5. ARBITRO: irrati di Pistoia 4,5. RECUPERO: 3 minuti (0’ pt + 3’ st). AMMONITI: Alex, Romagnoli (M). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 12.150.

Data: 5-12-2015 – Ore: 20:45 INTER 4-4-2: Handanovic 6; d’Ambrosio 6, Miranda 7,5, Murillo 7, telles 6,5; Biabiany 7, Medel 6, felipe Melo 6,5 (1’ st Brozovic 6), ljajic 7,5; Palacio 6 (45’ st guarín 6), Jovetic 5,5 (30’ st Perisic 6). Allenatore: Mancini 7. GENOA 3-4-3: Perin 6; izzo 6 (36’ st Cissokho ng), Burdisso 6, Ansaldi 6; figueiras 5 (30’ st Pandev 5,5), Rincón 6, tino Costa 6, laxalt 5,5; lazovic 5 (15’ st Capel 5,5), gakpé 5, Perotti 6. Allenatore: gasperini 5,5. ARBITRO: giacomelli di trieste 5,5. RETE: 14’ st ljajic. RECUPERO: 7 minuti (3’ pt + 4’ st). AMMONITI: d’Ambrosio, telles (i); Ansaldi, tino Costa, Perotti (g). ESPULSI: 42’ st d’Ambrosio (i) per doppia ammonizione. SPETTATORI: 39.485.

Data: 5-12-2015 – Ore: 15:00 TORINO 3-5-2: Padelli 5; Bovo 6, glik 6, Moretti 6; Bruno Peres 6, Acquah 6, Vives 5,5, Baselli 6 (24’ st Benassi 6), Molinaro 6 (40’ st Martínez ng); Belotti 6, Quagliarella 5 (20’ st Maxi lópez 6). Allenatore: Ventura 6. ROMA 4-3-3: Szczesny 6; florenzi 5,5, Manolas 6, Rüdiger 5, digne 6; Pjanic 6, de Rossi 6, Nainggolan 6 (26’ st Vainqueur 6); gervinho 5,5 (25’ pt iturbe 5), dzeko 5, iago falqué 5 (39’ st torosidis ng). Allenatore: garcia 5,5. ARBITRO: damato di Barletta 5,5. RETI: 38’ st Pjanic (R), 49’ Maxi lópez (t) rig. RECUPERO: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). AMMONITI: glik, Bruno Peres, Acquah (t); florenzi, Manolas, Pjanic, Nainggolan (R). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 19.781.

MARCATORI 33 32 31 28 27 26 24 24 22 21 19 19 18 16 16 16 15 14 10 6

15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15

10 10 9 8 8 7 7 7 6 6 5 6 5 4 5 4 4 4 2 0

3 2 4 4 3 5 3 3 4 3 4 1 3 4 1 4 3 2 4 6

2 3 2 3 4 3 5 5 5 6 6 8 7 7 9 7 8 9 9 9

18 30 28 30 22 19 18 19 21 17 20 17 14 21 16 15 13 14 13 10

9 12 12 18 11 14 15 18 19 20 16 24 20 25 21 20 23 26 27 25

14 RETI: Higuaín (Napoli) 10 RETI: Eder (Sampdoria, 3 rig.) 9 RETI: Kalinic (fiorentina) 7 RETI: dybala (Juventus, 2 rig.); insigne (Napoli); Pjanic (Roma, 1 rig.) 6 RETI: Paloschi (Chievo, 1 rig.); Bacca (Milan, 1 rig.); gervinho (Roma) 5 RETI: ilicic (fiorentina, 5 rig.); Pavoletti (genoa); Salah (Roma); théréau (udinese) 4 RETI: gomez (Atalanta); destro (Bologna, 1 rig.); Meggiorini (Chievo); Saponara (Empoli); Babacar (fiorentina, 1 rig.); dionisi (frosinone); icardi (inter); felipe Anderson (lazio); Muriel (Sampdoria); Baselli, Quagliarella (torino)

Calcio 2OOO

93


1X2

I NUMERI DELLA

16a GIORNATA

1X2

I NUMERI DELLA

17a GIORNATA

CHIEVO-ATALANTA 1-0 (0-0)

EMPOLI-CARPI 3-0 (0-0)

GENOA-BOLOGNA 0-1 (0-0)

ATALANTA-NAPOLI 1-3 (0-0)

BOLOGNA-EMPOLI 2-3 (2-2)

CARPI-JUVENTUS 2-3 (1-2)

JUVENTUS-FIORENTINA 3-1 (1-1)

LAZIO-SAMPDORIA 1-1 (0-0)

MILAN-VERONA 1-1 (0-0)

FIORENTINA-CHIEVO 2-0 (2-0)

FROSINONE-MILAN 2-4 (1-0)

INTER-LAZIO 1-2 (0-1)

NAPOLI-ROMA 0-0 (0-0)

PALERMO-FROSINONE 4-1 (2-1)

SASSUOLO-TORINO RINVIATA

ROMA-GENOA 2-0 (1-0)

SAMPDORIA-PALERMO 2-0 (0-0)

TORINO-UDINESE 0-1 (0-1)

UDINESE-INTER 0-4 (0-2)

CLASSIFICA

MARCATORI

VERONA-SASSUOLO 1-1 (1-1)

CLASSIFICA

Data: 13-12-2015 – Ore: 15:00 CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 6; Cacciatore 6, dainelli 6, gamberini 6, gobbi 6; Castro 6, Hetemaj 6, Radovanovic 6; Birsa 7 (40’ st Rigoni ng); Paloschi 5,5 (35’ st Mpoku ng), Meggiorini 7 (31’ st inglese ng). Allenatore: Maran 6,5. ATALANTA 4-3-3: Sportiello 7; Raimondi 6 (33’ st Monachello ng), Cherubin 4, Paletta 6, Brivio 5; grassi 6 (24’ st Stendardo 6), de Roon 6,5, Kurtic 5; Moralez 5 (19’ st Bellini 6), denis 5,5, gomez 6. Allenatore: Reja 6. ARBITRO: Pasqua di tivoli 5,5. RETE: 30’ st Birsa. RECUPERO: 6 minuti (1’ pt + 5’ st). AMMONITI: dainelli, Hetemaj, Radovanovic (C); Raimondi, grassi, Kurtic (A). ESPULSI: 21’ st Cherubin (A) per fallo di reazione, 45’ Kurtic (A) per proteste. SPETTATORI: non comunicati.

Data: 13-12-2015 – Ore: 20:45 JUVENTUS 3-5-2: Buffon ng; Barzagli 7, Bonucci 7, Chiellini 6; Cuadrado 6,5, Khedira 6 (17’ st Sturaro 6), Marchisio 6,5, Pogba 6, Evrà 6 (32’ st Alex Sandro 6); dybala 7, Mandzukic 7 (40’ st Morata ng). Allenatore: Allegri 7. FIORENTINA 3-4-2-1: tatarusanu 5; tomovic 6, Rodríguez 5, Astori 5; Bernardeschi 6, Badelj 6, Vecino 6 (40’ st Rossi ng), Alonso 5 (40’ st Pasqual ng); ilicic 6 (40’ st fernández ng), Borja Valero 6; Kalinic 5. Allenatore: Paulo Sousa 5. ARBITRO: orsato di Schio 5,5. RETI: 3’ pt ilicic (f) rig., 6’ Cuadrado (J); 35’ st Mandzukic (J), 46’ dybala (J). RECUPERO: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). AMMONITI: Marchisio, Pogba, Mandzukic (J); Vecino, Alonso, Pasqual, Borja Valero (f). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 36.690.

Data: 13-12-2015 – Ore: 18:00 NAPOLI 4-3-3: Reina 6; Hysaj 6, Albiol 6, Koulibaly 7, ghoulam 6; Allan 6, Jorginho 5,5, Hamsik 6,5; Callejón 5 (22’ st Mertens 6), Higuaín 5,5, insigne 6 (43’ st El Kaddouri ng). Allenatore: Sarri 6. ROMA 4-2-3-1: Szczesny 7; florenzi 5 (43’ st Vainqueur ng), Manolas 7, Rüdiger 6,5, digne 6; de Rossi 6, Nainggolan 6; iago falqué 5 (37’ st gyömber ng), Pjanic 5, Salah 5 (31’ st iturbe 6); dzeko 6. Allenatore: garcia 6. ARBITRO: Rizzoli di Bologna 6,5. RECUPERO: 6 minuti (3’ pt + 3’ st). AMMONITI: Albiol, Mertens (N); de Rossi, Nainggolan, gyömber (R). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 55.726.

Data: 12-12-2015 – Ore: 20:45 UDINESE 3-5-2: Karnezis 6; Wagué 5,5, domizzi 4, Piris 5; Widmer 6, iturra 6 (25’ st Perica 5), lodi 5, Bruno fernandes 5 (11’ st Marquinho 5), Edenilson 5,5; théréau 6, di Natale 6 (34’ st Aguirre ng). Allenatore: Colantuono 6. INTER 4-2-3-1: Handanovic 7; Montoya 6, Miranda 6, Murillo 6,5, telles 6; guarín 6, felipe Melo 6,5; Perisic 6, Jovetic 6 (16’ st Brozovic 7), ljajic 6,5 (37’ st Juan Jesus ng); icardi 7 (45’ st Manaj ng). Allenatore: Mancini 7. ARBITRO: Massa di imperia 6. RETI: 23’ pt icardi, 31’ Jovetic; 39’ st icardi, 41’ Brozovic. RECUPERO: 3 minuti (0’ pt + 3’ st). AMMONITI: domizzi, Bruno fernandes, Marquinho (u); telles, Perisic, ljajic (i). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 16.780.

94

Calcio 2OOO

Data: 13-12-2015 – Ore: 15:00 EMPOLI 4-3-1-2: Skorupski 6,5; laurini 6, tonelli 6, Costa 6,5, Mario Rui 7; Zielinski 7 (25’ st Croce 6), Paredes 7, Büchel 7 (31’ st dioussè ng); Saponara 7; Pucciarelli 6, Maccarone 8 (18’ st livaja 6). Allenatore: giampaolo 7,5. CARPI 4-4-1-1: Belec 5; Zaccardo 5,5, Romagnoli 4 (28’ st gabriel Silva 5,5), gagliolo 4,5, letizia 5; Pasciuti 5 (7’ st Di Gaudio 6), Cofie 5, Lollo 5,5, Martinho 5,5 (7’ st Borriello 6); Matos 6; lasagna 5. Allenatore: Castori 5. ARBITRO: Cervellera di taranto 5,5. RETI: 1’ st Maccarone, 6’ Saponara, 16’ Maccarone. RECUPERO: 3 minuti (0’ pt + 3’ st). AMMONITI: gagliolo, di gaudio (C). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 8.863.

Data: 14-12-2015 – Ore: 20:45 LAZIO 4-3-1-2: Marchetti 6 (37’ st Berisha 5); Konko 5, Hoedt 6, gentiletti 5, Radu 6,5; Cataldi 5 (1’ st felipe Anderson 5), Biglia 5,5, Parolo 5; Candreva 6; djordjevic 5, Klose 5 (21’ st Matri 7). Allenatore: Pioli 5. SAMPDORIA 4-5-1: Viviano 6; de Silvestri 5,5, Moisander 6, Zukanovic 6, Regini 5,5; Christodoulopoulos 6 (39’ st Bonazzoli ng), Soriano 6, fernando 6, Barreto 6 (21’ st ivan 6), Carbonero 5; Cassano 5 (25’ st Muriel 6,5). Allenatore: Montella 5,5. ARBITRO: Calvarese di teramo 6. RETI: 33’ st Matri (l), 48’ Zukanovic (S). RECUPERO: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). AMMONITI: Berisha, gentiletti (l); Zukanovic, Soriano, Carbonero, Cassano (S). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 16.544.

Data: 12-12-2015 – Ore: 18:00 PALERMO 4-3-2-1: Sorrentino 6; Struna 6, goldaniga 6,5, gonzález 6, lazaar 6,5; Hiljemark 6,5 (42’ st Andelkovic ng), Jajalo 6, Chochev 6; Vazquez 6,5, trajkovski 7 (36’ st Brugman ng); djurdjevic 6 (1’ st gilardino 6). Allenatore: Ballardini 6,5. FROSINONE 4-4-2: leali 6; Rosi 5,5 (38’ st gucher ng), diakité 5, Blanchard 5,5, Pavlovic 6; Paganini 5,5 (18’ st tonev 5,5), gori 5,5 (33’ st Castillo 5,5), Sammarco 6, Soddimo 6; Ciofani d. 5,5, dionisi 6,5. Allenatore: Stellone 5,5. ARBITRO: doveri di Roma 6,5. RETI: 5’ pt goldaniga (P), 17’ Vazquez (P), 25’ Sammarco (f); 15’ st trajkovski (P), 41’ gilardino (P). RECUPERO: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). AMMONITI: gonzález, djurdjevic (P); Blanchard, Pavlovic, gori (f). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 14.402.

inter fiorentina Napoli Juventus Roma Sassuolo Milan Atalanta Empoli Chievo torino lazio Bologna Palermo udinese Sampdoria genoa frosinone Carpi Verona

36 32 32 30 29 26 25 24 24 22 22 20 19 18 18 17 16 14 10 7

16 16 16 16 16 15 16 16 16 16 15 16 16 16 16 16 16 16 16 16

11 10 9 9 8 7 7 7 7 6 6 6 6 5 5 4 4 4 2 0

3 2 5 3 5 5 4 3 3 4 4 2 1 3 3 5 4 2 4 7

2 4 2 4 3 3 5 6 6 6 5 8 9 8 8 7 8 10 10 9

22 31 28 25 30 19 20 18 20 21 21 18 17 17 14 22 15 15 13 11

9 15 12 12 18 14 19 16 20 16 19 25 21 24 24 26 21 30 30 26

Data: 12-12-2015 – Ore: 15:00 GENOA 3-5-2: Perin 6; de Maio 6, Burdisso 6, Ansaldi 6; izzo 6, Rincón 6, tino Costa 6 (9’ st Perotti 4), tachtsidis 6,5, laxalt 5,5; Pandev 5,5 (26’ st Capel 5,5), gakpé 5 (38’ st Ntcham ng). Allenatore: gasperini 6. BOLOGNA 4-3-3: Mirante 7; Rossettini 7, oikonomou 6,5, gastaldello 6 (1’ st ferrari 6), Morleo 6 (26’ st Mbaye 6); taider 6, diawara 5, Brienza 6,5; Mounier 6, destro 6, Rizzo 6 (31’ pt Brighi 6). Allenatore: donadoni 6,5. ARBITRO: di Bello di Brindisi 6,5. RETE: 47’ st Rossettini. RECUPERO: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). AMMONITI: gastaldello, diawara, Mounier (B). ESPULSI: 36’ st Perotti (g) per gioco scorretto, 47’ st diawara (B) per comportamento non regolamentare. SPETTATORI: 19.594.

Data: 13-12-2015 – Ore: 15:00 MILAN 4-4-2: donnarumma 6; Abate 5,5, Alex 6, Romagnoli 6, de Sciglio 5; Niang 6 (37’ st Cerci ng), de Jong 4,5, Montolivo 4,5 (33’ st Bertolacci 6), Bonaventura 7; luiz Adriano 5,5 (17’ st Kucka 5,5), Bacca 6. Allenatore: Mihajlovic 5. VERONA 4-4-1-1: gollini 6,5; Sala 6, Marquez 5, Moras 6, Pisano 6; Wszolek 6 (34’ st Bianchetti 6), Viviani 6,5, greco 6,5 (36’ st gomez ng), Siligardi 6 (33’ st Jankovic 6); ionita 6; toni 6,5. Allenatore: del Neri 6,5. ARBITRO: Valeri di Roma 5. RETI: 7’ st Bacca (M), 12’ toni (V) rig. RECUPERO: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). AMMONITI: Abate, Bonaventura, Kucka (M); gollini, Marquez, Moras, Pisano, Wszolek, ionita (V). ESPULSI: 11’ st de Jong (M) per fallo su chiara azione da gol. SPETTATORI: 27.497.

Rinviata al 20-12-2015

14 RETI: Higuaín (Napoli) 10 RETI: Eder (Sampdoria, 3 rig.) 9 RETI: Kalinic (fiorentina) 8 RETI: dybala (Juventus, 2 rig.) 7 RETI: Bacca (Milan, 1 rig.); insigne (Napoli); Pjanic (Roma, 1 rig.) 6 RETI: Paloschi (Chievo, 1 rig.); ilicic (fiorentina, 6 rig.); icardi (inter); gervinho (Roma) 5 RETI: Maccarone, Saponara (Empoli); Pavoletti (genoa); Salah (Roma); théréau (udinese)

Data: 20-12-2015 – Ore: 15:00 ATALANTA 4-3-3: Bassi 6; Bellini 6 (18’ st Raimondi ng, 44’ st Masiello 5,5), Stendardo 5,5, Paletta 5,5, Brivio 6, grassi 6, de Roon 5 (33’ st d’Alessandro 5,5), Cigarini 6, Moralez 6, denis 6, gomez 7. Allenatore: Reja 6. NAPOLI 4-3-3: Reina 7; Hysaj 6, Albiol 6, Koulibaly 6, ghoulam 6; Allan 6 (21’ st david lópez 6), Jorginho 5, Hamsik 6,5; Callejón 6, Higuaín 8 (44’ st Maggio ng), insigne 6 (27’ st Mertens 7). Allenatore: Sarri 6,5. ARBITRO: Rocchi di firenze 6,5. RETI: 7’ st Hamsik (N) rig., 9’ gomez (A), 17’ Higuaín (N), 40’ Higuaín (N). RECUPERO: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). AMMONITI: Cigarini (A); Koulibaly, Jorginho (N). ESPULSI: 29’ st Jorginho (N) per doppia ammonizione, 46’ Paletta (A) per fallo su chiara occasione da gol. SPETTATORI: 17.134. NOTE: Al 46’ st Hamsik (N) ha calciato alto un rigore.

Data: 20-12-2015 – Ore: 15:00 FIORENTINA 3-4-2-1: tatarusanu 6; Roncaglia 6, Rodríguez 6,5, Astori 6; Bernardeschi 7, Badelj 7, Vecino 6, Alonso 6; ilicic 7 (13’ st fernández 6), Borja Valero 6,5 (36’ st Suárez ng); Kalinic 7. Allenatore: Paulo Sousa 7. CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 5,5; Cacciatore 6, dainelli 5, gamberini 5, gobbi 5; Castro 5,5, Radovanovic 5,5 (20’ st Rigoni 5), Hetemaj 6; Birsa 5 (29’ st Pepe 5,5); Meggiorini 5 (1’ st inglese 5,5), Paloschi 5. Allenatore: Maran 5,5. ARBITRO: tagliavento di terni 6. RETI: 20’ pt Kalinic, 32’ ilicic. RECUPERO: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). AMMONITI: Bernardeschi (f); gamberini, inglese (C). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 25.156.

Data: 20-12-2015 – Ore: 15:00 ROMA 4-3-3: Szczesny 6; florenzi 6, Manolas 6, Rüdiger 6,5, digne 6; Pjanic 5 (20’ st iago falqué 6), de Rossi 5,5, Nainggolan 6 (43’ st Vainqueur 6); Salah 5 (37’ st Sadiq 7), dzeko 4, gervinho 6. Allenatore: garcia 6. GENOA 3-4-3: Perin 6; Muñoz 4, de Maio 6, Ansaldi 6 (12’ st Pandev 5); izzo 6, Rincón 6, tachtsidis 5 (19’ st Cissokho 5,5), laxalt 5,5; gakpé 6, Ntcham 5, Capel 6 (1’ st lazovic 5). Allenatore: gasperini 5,5. ARBITRO: gervasoni di Mantova 5,5. RETI: 42’ pt florenzi; 44’ st Sadiq. RECUPERO: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). AMMONITI: florenzi, Pjanic, Nainggolan (R); laxalt (g). ESPULSI: 29’ st dzeko (R) per proteste. SPETTATORI: 28.133.

Data: 20-12-2015 – Ore: 15:00 VERONA 4-2-3-1: gollini 6,5; Sala 6,5, Bianchetti 5, Moras 6, Souprayen 5,5; Viviani 6, Hallfredsson 5,5 (15’ st greco 5,5); Wszolek 7, ionita 6, Siligardi 5 (15’ st Pazzini 6); toni 7. Allenatore: del Neri 6. SASSUOLO 4-3-3: Consigli 6,5; Vrsaljko 6,5, Cannavaro 6, Acerbi 6, Peluso 6; laribi 5,5 (23’ st Biondini 6), Missiroli 6, Pellegrini 6 (36’ st duncan ng); Politano 6 (13’ st floro flores 6,5), floccari 7, Sansone 6,5. Allenatore: di francesco 6. ARBITRO: guida di torre Annunziata 5,5. RETI: 35’ pt floccari (S), 39’ toni (V). RECUPERO: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). AMMONITI: Sala, Hallfredsson (V); Missiroli (S). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 16.949.

Data: 19-12-2015 – Ore: 20:45 BOLOGNA 4-3-3: Mirante 6; Rossettini 5, oikonomou 5, gastaldello 6, Masina 5,5; taider 6, Crisetig 5 (11’ st falco 6), donsah 5 (27’ st Pulgar 6); Mounier 5,5 (40’ st Mancosu ng), destro 7, Brienza 7. Allenatore: donadoni 6. EMPOLI 4-3-1-2: Skorupski 5,5; laurini 6 (34’ st Zambelli 6), tonelli 5,5, Costa 5, Mario Rui 6; Zielinski 7 (40’ st Croce ng), Paredes 6,5, Büchel 7; Saponara 7; Maccarone 8 (23’ st livaja 6), Pucciarelli 7. Allenatore: giampaolo 7,5. ARBITRO: Mariani di Aprilia 5,5. RETI: 24’ pt Pucciarelli (E), 36’ Brienza (B), 42’ Maccarone (E), 45’ destro (B); 3’ st Maccarone (E). RECUPERO: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). AMMONITI: taider, Pulgar (B); Skorupski, laurini, Costa, Mario Rui (E). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 19.214.

Data: 20-12-2015 – Ore: 18:00 FROSINONE 4-4-2: leali 6; Ciofani M. 6 (45’ st longo ng), diakité 5, Blanchard 5, Pavlovic 5; tonev 6 (18’ st Paganini 5), gori 6 (27’ st Chibsah 5), Sammarco 5,5, Soddimo 5; dionisi 7, Ciofani d. 6. Allenatore: Stellone 5,5. MILAN 4-4-2: donnarumma 6; Abate 7, Alex 6, Romagnoli 5,5, de Sciglio 5,5; Honda 7, Montolivo 6, Bertolacci 5,5, Bonaventura 7; Bacca 6,5 (45’ st Poli ng), Niang 6 (35’ st luiz Adriano ng). Allenatore: Mihajlovic 6,5. ARBITRO: Banti di livorno 5,5. RETI: 19’ pt Ciofani d. (f); 5’ st Abate (M), 10’ Bacca (M), 32’ Alex (M), 39’ dionisi (f), 48’ Bonaventura (M). RECUPERO: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). AMMONITI: Blanchard, Pavlovic, tonev, Soddimo, Ciofani d. (f); Romagnoli, Niang (M). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 7.931.

Data: 20-12-2015 – Ore: 18:00 SAMPDORIA 4-1-4-1: Viviano 6; de Silvestri 6, Moisander 6, Regini 6, Cassani 6; fernando 6; ivan 7, Soriano 6,5 (42’ st Coda ng), Barreto 6,5 (33’ st Christodoulopoulos 6), Carbonero 6; Cassano 7 (26’ st Muriel 6,5). Allenatore: Montella 6,5. PALERMO 4-3-1-2: Sorrentino 6; Struna 5 (35’ st Rispoli ng), goldaniga 5, gonzález 5,5, lazaar 5,5; Hiljemark 6, Jajalo 6, Chochev 5,5 (12’ st Quaison 5,5); Vazquez 5; gilardino 5,5 (19’ st djurdjevic 5,5), trajkovski 6. Allenatore: Ballardini 5,5. ARBITRO: fabbri di Ravenna 5. RETI: 8’ st Soriano, 31’ ivan. RECUPERO: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). AMMONITI: fernando, ivan (S); Struna, gonzález, Vazquez, djurdjevic (P). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 20.309.

inter fiorentina Napoli Juventus Roma Milan Sassuolo Empoli Atalanta lazio Chievo torino udinese Sampdoria Bologna Palermo genoa frosinone Carpi Verona

Data: 20-12-2015 – Ore: 12:30 CARPI 4-4-2: Belec 6; Zaccardo 5, Romagnoli 5,5, Gagliolo 6, Gabriel Silva 6; Letizia 5,5, Cofie 5,5 (25’ st Bianco 6), Marrone 6, lollo 6; Borriello 7 (20’ st Mbakogu 6), di gaudio 5,5 (9’ st lasagna 5). Allenatore: Castori 6. JUVENTUS 3-5-2: Buffon 5; Barzagli 6 (12’ st Rugani 6), Bonucci 5, Chiellini 6; Cuadrado 6 (38’ st lichtsteiner ng), Khedira 6, Marchisio 7, Pogba 7, Evrà 6; Mandzukic 8, dybala 6 (24’ st Morata 6). Allenatore: Allegri 6,5. ARBITRO: giacomelli di trieste 6. RETI: 14’ pt Borriello (C), 17’ e 41’ Mandzukic (J); 4’ st Pogba (J), 47’ Bonucci (J) aut. RECUPERO: 3 minuti (0’ pt + 3’ st). AMMONITI: gabriel Silva (C). ESPULSI: nessuno. SPETTATORI: 17.755.

Data: 20-12-2015 – Ore: 20:45 INTER 4-4-2: Handanovic 6,5; Montoya 5, Miranda 6, Murillo 6, telles 5,5 (44’ st Palacio ng); Biabiany 5 (13’ st Brozovic 6), Medel 5, felipe Melo 4, Perisic 5,5; icardi 6, Jovetic 5 (13’ st ljajic 6). Allenatore: Mancini 5. LAZIO 4-1-4-1: Berisha 6; Konko 6,5, Mauricio 6, Hoedt 6,5, Radu 6,5; Biglia 7; Candreva 7 (50’ st Patric ng), Milinkovic-Savic 6,5, Parolo 6, felipe Anderson 6 (38’ st Keita ng); Matri 5,5 (29’ st djordjevic ng). Allenatore: Pioli 7. ARBITRO: Mazzoleni di Bergamo 5,5. RETI: 5’ pt Candreva (l); 16’ st icardi (i), 42’ Candreva (l). RECUPERO: 8 minuti (1’ pt + 7’ st). AMMONITI: Biabiany (i); Biglia, Candreva, MilinkovicSavic (l). ESPULSI: 45’ st felipe Melo (i) per gioco falloso, 48’ Milinkovic-Savic (l) per doppia ammonizione. SPETTATORI: 46.260. NOTE: Al 42’ st Candreva (l) si è fatto parare un rigore.

Data: 20-12-2015 – Ore: 15:00 TORINO 3-5-2: Padelli 7; Bovo 5,5 (24’ st Maxi lópez 5), Jansson 5, Moretti 6; Zappacosta 5, Benassi 5 (18’ st Acquah 5), Vives 6, Baselli 5, Molinaro 5 (11’ st Avelar 6); Belotti 6, Quagliarella 6. Allenatore: Ventura 5,5. UDINESE 3-5-2: Karnezis 6; Wagué 4,5, danilo 6, felipe 6; Widmer 6,5, Badu 6, lodi 6,5 (43’ st iturra ng), Bruno fernandes 6, Edenilson 6 (29’ st Adnan 5,5); di Natale 6,5 (21’ st Piris 6), Perica 7. Allenatore: Colantuono 6,5. ARBITRO: gavillucci di latina 6,5. RETE: 41’ pt Perica. RECUPERO: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). AMMONITI: Bovo, Maxi lópez (t); Wagué, danilo (u). ESPULSI: 19’ st Wague (u) per doppia ammonizione. SPETTATORI: 15.624.

MARCATORI 36 35 35 33 32 28 27 27 24 23 22 22 21 20 19 18 16 14 10 8

17 17 17 17 17 17 16 17 17 17 17 16 17 17 17 17 17 17 17 17

11 11 10 10 9 8 7 8 7 7 6 6 6 5 6 5 4 4 2 0

3 2 5 3 5 4 6 3 3 2 4 4 3 5 1 3 4 2 4 8

3 4 2 4 3 5 3 6 7 8 7 6 8 7 10 9 9 11 11 9

23 33 31 28 32 24 20 23 19 20 21 21 15 24 19 17 15 17 15 12

11 15 13 14 18 21 15 22 19 26 18 20 24 26 24 26 23 34 33 27

16 RETI: Higuaín (Napoli) 10 RETI: Kalinic (fiorentina); Eder (Sampdoria, 3 rig.) 8 RETI: dybala (Juventus, 2 rig.); Bacca (Milan, 1 rig.) 7 RETI: Maccarone (Empoli); ilicic (fiorentina, 6 rig.); icardi (inter); insigne (Napoli); Pjanic (Roma, 1 rig.) 6 RETI: Paloschi (Chievo, 1 rig.); Mandzukic (Juventus); gervinho (Roma) 5 RETI: gomez (Atalanta); destro (Bologna, 1 rig.); Saponara (Empoli); dionisi (frosinone); Pavoletti (genoa); Salah (Roma); théréau (udinese)

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CURIOSITÀ DOPO LA 17A I TOP Higuaín (Napoli) ilicic (fiorentina) Borja Valero (fiorentina) Kalinic (fiorentina) Cuadrado (Juventus) gomez (Atalanta) dybala (Juventus) Handanovic (inter) ljajic (inter) Meggiorini (Chievo) Saponara (Empoli) Acerbi (Sassuolo) Borriello (Carpi) insigne (Napoli) Bonaventura (Milan) Perin (genoa) Sportiello (Atalanta) Missiroli (Sassuolo) Koulibaly (Napoli) Eder (Sampdoria) Barzagli (Juventus) floro flores (Sassuolo) Maccarone (Empoli) Allan (Napoli) Sorrentino (Palermo) gervinho (Roma) dionisi (frosinone) Szczesny (Roma) Magnanelli (Sassuolo) Benassi (torino) Büchel (Empoli) Bernardeschi (fiorentina) inglese (Chievo) Castro (Chievo) felipe (udinese) Pjanic (Roma)

I FLOP Pandev (genoa) Regini (Sampdoria) Mancosu (Bologna) iturbe (Roma) Struna (Palermo) Crivello (frosinone) Mauricio (lazio) de Sciglio (Milan) Honda (Milan) torosidis (Roma) lulic (lazio) gentiletti (lazio) Chochev (Palermo) ferrari (Bologna) djordjevic (lazio) Bubnjic (Carpi) longo (frosinone) Hoedt (lazio) Marquez (Verona) Basta (lazio) de Maio (genoa) Jajalo (Palermo) lazaar (Palermo) lichtsteiner (Juventus) gagliolo (Carpi) Cofie (Carpi) Moisander (Sampdoria) Capel (genoa) gabbiadini (Napoli) Radu (lazio) luiz Adriano (Milan) Aguirre (udinese) Bianchetti (Verona) Romagnoli (Carpi) Jankovic (Verona) gucher (frosinone) Marquinho (udinese) iturra (udinese) Bertolacci (Milan)

media

pr.

6,91 6,71 6,68 6,63 6,54 6,53 6,53 6,47 6,45 6,44 6,43 6,43 6,42 6,41 6,41 6,4 6,38 6,38 6,38 6,37 6,36 6,35 6,34 6,34 6,34 6,33 6,32 6,31 6,31 6,3 6,3 6,29 6,29 6,28 6,28 6,27

17 13 17 16 14 17 16 17 11 16 14 14 12 17 16 10 16 16 13 15 14 11 17 16 16 12 15 13 13 13 11 14 11 16 9 15

media

pr.

5,22 5,25 5,29 5,33 5,35 5,35 5,41 5,42 5,42 5,42 5,46 5,46 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,53 5,54 5,55 5,56 5,56 5,58 5,59 5,6 5,6 5,6 5,61 5,62 5,63 5,63 5,64 5,64 5,64 5,64 5,65 5,65

9 10 9 12 13 10 11 13 12 9 14 13 13 11 10 9 9 9 9 15 12 11 17 9 13 12 11 10 9 9 16 10 9 11 11 10 10 15 10

In entrambe le classifiche sono stati presi in considerazione i calciatori con almeno 9 presenze

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TUTTI I GOL SQUADRA PER SQUADRA ATALANTA gomez denis Pinilla Cherubin Cigarini de Roon Moralez Stendardo tolói *Sportiello *Bassi 2 autoreti a favore BOLOGNA destro Mounier Brienza giaccherini Masina Rossettini donsah gastaldello Mancosu *Mirante *da Costa CARPI Borriello Matos di gaudio lazzari letizia Marrone Zaccardo *Belec *Brkic *Benussi 4 autoreti a favore CHIEVO Paloschi Meggiorini Birsa inglese Castro Hetemaj Pellissier Pepe *Bizzarri EMPOLI Maccarone Saponara Pucciarelli Büchel Costa Krunic livaja Paredes tonelli Zielinski *Skorupski FIORENTINA Kalinic ilicic Babacar Alonso Borja Valero Rodríguez Badelj Blaszczykowski Rebic Suárez Verdù *tatarusanu *lezzerini 1 autorete a favore FROSINONE dionisi Ciofani d. Blanchard Sammarco diakité frara

gol 5 3 3 1 1 1 1 1 1 -16 -3

rig.

gol 5 3 2 2 2 2 1 1 1 -22 -2 gol 4 2 1 1 1 1 1 -18 -12 -3

rig. 1

gol 6 4 3 3 2 1 1 1 -18 gol 7 5 3 2 1 1 1 1 1 1 -22 gol 10 7 4 2 2 2 1 1 1 1 1 -14 -1

rig. 1

gol 5 4 2 2 1 1

1

1

-1 -1

-3 rig.

-2 -2 -

-1 rig.

rig. 6 1

rig. 1

Paganini Soddimo *leali *Zappino GENOA Pavoletti gakpé laxalt Perotti dzemaili figueiras Rincón tachtsidis *Perin *lamanna INTER icardi Jovetic Brozovic ljajic Perisic Biabiany felipe Melo guarín Kondogbia Medel Murillo *Handanovic JUVENTUS dybala Mandzukic Pogba Cuadrado Zaza Evrà Khedira lemina Morata Sturaro *Buffon *Neto 2 autoreti a favore LAZIO felipe Anderson Biglia Candreva Matri djordjevic Kishna Keita lulic Parolo *Marchetti *Berisha MILAN Bacca Bonaventura luiz Adriano Niang Abate Alex Antonelli Balotelli Bertolacci Mexès Zapata *diego lópez *donnarumma NAPOLI Higuaín insigne Allan Hamsik gabbiadini Mertens *Reina 1 autorete a favore PALERMO gilardino Hiljemark goldaniga

1 1 -30 -4 gol 4 3 2 2 1 1 1 1 -16 -7 gol 7 4 2 2 2 1 1 1 1 1 1 -11 gol 8 6 3 2 2 1 1 1 1 1 -13 -1 gol 4 3 3 3 2 2 1 1 1 -19 -7 gol 8 4 3 2 1 1 1 1 1 1 1 -14 -7 gol 16 7 3 2 1 1 -13 gol 4 3 2

-1 -1 rig.

1

-1 rig. 1

-1 rig. 2 1

-1 rig. 1 1

-2 rig. 1

1

-1 -2 rig.

1

-1 rig.

gonzález 2 Vazquez 2 djurdjevic 1 El Kaoutari 1 Rigoni 1 trajkovski 1 *Sorrentino -25 *Colombi -1 ROMA gol Pjanic 7 gervinho 6 Salah 5 dzeko 3 florenzi 3 de Rossi 1 digne 1 iago falqué 1 iturbe 1 Maicon 1 Manolas 1 Sadiq 1 totti 1 *Szczesny -11 *de Sanctis -7 SAMPDORIA gol Eder 10 Muriel 4 Soriano 4 Zukanovic 3 fernando 1 ivan 1 *Viviano -26 1 autorete a favore SASSUOLO gol floccari 4 floro flores 3 Sansone 3 Acerbi 2 Berardi 2 defrel 2 Magnanelli 1 Missiroli 1 Pellegrini 1 Politano 1 *Consigli -13 *Pegolo -2 TORINO gol Baselli 4 Quagliarella 4 Maxi lópez 3 Bovo 2 Acquah 1 Belotti 1 Benassi 1 Moretti 1 Vives 1 Zappacosta 1 *Padelli -20 2 autoreti a favore UDINESE gol théréau 5 Badu 3 Zapata 3 di Natale 1 lodi 1 Perica 1 *Karnezis -24 1 autorete a favore VERONA gol toni 3 Pisano 2 gomez 1 Helander 1 ionita 1 Jankovic 1 Moras 1 Pazzini 1 Viviani 1 *Rafael -18 *gollini -9 * = portiere, gol = gol subiti

-1 rig. 1

2

-2 -1 rig. 3

-2 rig.

1

-1 rig. 2

-1 rig.

-3 rig. 2

1 -1 -1


scovate da

CARLETT

CAPEZZI Splendida questa immagine del centrocampista toscano del Crotone, al momento di andare in stampa, primo in classifica e grande rivelazione del campionato di Serie B.

CUADRADO Da tifoso viola soffro nel veder festeggiare Cuadrado e Buffon dopo la vittoria contro la mia Fiorentina, però da inguaribile romantico, sono felice per il colombiano e per il suo ambientamento a Torino dopo le difficoltà iniziali.

DEL PIERO Il gruppo di talent e cronisti di Sky in questo selfie dell'ex capitano bianconero poco prima di andare in onda.

ICARDI I due bomber della passata stagione premiati dall'Associazione Italiana Calciatori.

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Calcio 2OOO

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KALINIC Tenerissima l'immagine del piccolo bimbo del bomber viola, grande sorpresa di questo inizio stagione.

PATO Da quando è andato via all'Italia non si hanno più sue notizie, che si sia dedicato totalmente allo Sci?

SUAREZ

Ancora non si è ambientato totalmente nei meccanismi di Paulo Sousa, ma si è invece inserito benissimo nel gruppo viola, come dimostra la foto con il portiere Lezzerini dopo l'esordio di quest'ultimo in Serie A.

VARDY Rivelazione assoluta in Premier League con il Leicester di Claudio Ranieri. Bomber assoluto.

Il DJ/Speaker di RTL 102.5 Carlo CARLETTO Nicoletti seguirà i profili Instagram e Twitter dei giocatori più importanti del pianeta Calcio e ci segnalerà le foto e i tweet più divertenti e particolari. Segnalate quelle che magari potrebbero sfuggirgli scrivendogli al suo profilo Instagram e Twitter: @carlettoweb



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