Calcio2000 n. 222

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Bimestrale | GIUGNO-LUGLIO 2016 | N. 222 | Italia | Euro 3,90

Calcio 2OOO il mensile diretto da FABRIZIO PONCIROLI

BE €8,00 | F €11,50 | PTE CONT €7,50 | E €7,50 | CHCT chf 8,50

L’ALFABETO DEI BIDONI

VRATISLAV GREŠKO INCUBO 5 MAGGIO…

EDIZIONE SPECIALE CON L’ALBUM UEFA EURO 2016

Speciale Copa AMERICA MESSI CONTRO TUTTI

Esclusiva GIGANTI DEL CALCIO MAGRIN, L’EREDE DI PLATINI

Esclusiva I RE DEL MERCATO BONATO, LO SCOPRITORE DI TALENTI

SPECIALE

UEFA EURO 2016

LE STELLE IN CAMPO!!!

ESCLUSIVA LUCAS CASTRO

“CALCIATORE E MUSICISTA”

foto Image Sport

Speciale Coppa Campioni 1989/90 L’IMPRESA DEL MILAN



8 UEFA EURO 2016 SPECIALE di Thomas Saccani 20 Stefano Fiore INTERVISTA ESCLUSIVA di Pierfrancesco Trocchi 26 LUCAS CASTRO INTERVISTA ESCLUSIVA di Paolo Camedda 34 COPA AMERICA SPECIALE di Thomas Saccani 40 GRANDI A METà SPECIALE di Luca Gandini 46 Vratislav Greško L’ALFABETO DEI BIDONI di Fabrizio Ponciroli 50 SPECIALE STRANIERI - SERIE B

di Thomas Saccani

Registrazione al Tribunale di Milano n.362 del 21/06/1997 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246

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Redazione

di Sergio Stanco

54 TRASTEVERE - SERIE D

di Simone Toninato

56 Nereo Bonato I RE DEL MERCATO di Sergio Stanco 64 MARINO MAGRIN I GIGANTI DEL CALCIO di Fabrizio Ponciroli 74 CHAMPIONS LEAGUE ’88/’89

DOVE SONO FINITI?

CAMPIONATI STRANIERI

NUMERO CHIUSO IL 15 MAGGIO 2016

IL PROSSIMO NUMERO sarà in edicola il 10 LUGLIO 2016 Calcio 2OOO

Image Photo Agency (imagephotoagency.it), Agenzia Aldo Liverani, Federico De Luca.

Realizzazione Grafica TC&C S.r.l.

EURO, LA NOSTRA OCCASIONE

I

l calcio italiano non se la passa bene… Ci BUFFON ostiniamo a concentrarsi sulla nostra Serie TI ASPETTA CON A, non rendendoci conto che, all’estero, sono LA COLLEZIONE tutti ad un livello superiore. Noi viviamoUFFICIALE alla DI FIGURINE giornata, gli altri progettano a lungo raggio. UEFA EURO 2016 Ma, si sa, gli italiani sono capaci di imprese epiche. Nel 2006, alle prese con Calciopoli, abbiamo conquistato il Mondiale. La speranza è che, ad Euro 2016, ci riesca un nuovo miracolo. Il Ct Conte ha una squadra mediocre a disposizione ma, nelle grandi competizioni, sappiamo esaltarci. E, quindi, esaltiamoci!!! Io ci credo, come sempre… Passiamo a tutt’altro argomento. Juve Campione d’Italia. Ancora una volta… Giusto così, la dimostrazione che, se si sa lavorare con intelligenza, i risultati arrivano. L’unica possibilità per le avversarie è che, il prossimo anno, i bianconeri non abbiano voglia del sesto titolo… Ora argomento Calcio2000. Da questo numero, diventiamo un bimestrale. Penserete che stiamo tirando i remi in barca… Tutt’altro. Per poter fare un prodotto migliore, con rubriche e contenuti decisamente più intriganti e completi, era necessario questo passo. Ora avremo davvero il tempo per progettare, quello che dovrebbe fare il nostro calcio. Vivere alla giornata non ha più senso, soprattutto ai giorni nostri quando il pallone non è più solo un semCOLLEZIONE DI FIGURINE plice gioco.LA Dobbiamo capire cheUFFICIALE la globalizzazione è IN TUTTE LE EDICOLE una realtà, non una possibilità da valutare. La Juventus vince perché ha compreso, prima di tutti, che, per restare al vertice, bisogna sapersi adattare. Tutte le altre si stanno interrogando su chi comprare o a chi vendere quote societarie. Domande lecite ma che distraggono dall’unica strada possibile: emulare la Vecchia Signora. Non è reato prendere spunto da chi eccelle. Lo hanno fatto tutti, anche quei campionati stranieri che ora dominano ma che, in passato, pendevano dalle nostre labbra. Ultimo appunto: ora che Calcio2000 diventa bimestrale, pronto ad accogliere tutte le vostre proposte per un prodotto ancor più di qualità. Scrivetemi, sapete che rispondo… Buona lettura!!! TM

The UEFA and EURO 2016 words, the UEFA EURO 2016 Logo and Mascot and the UEFA EURO Trophy

Statistiche

Redazione Calcio2000

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Contatti per la pubblicità: e-mail: media@calcio2000.it

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Tiber S.p.A. Via della Volta, 179 25124 Brescia Tel. +39 0303543439 Fax. +39 030349805

di Stefano Borgi

84 SPAGNA di Paolo Bardelli 86 INGHILTERRA di Luca Manes 88 GERMANIA di Flavio Sirna 90 FRANCIA di Renato Maisani 92 I NUMERI DELLA SERIE A 98 SCOVATE da CARLETTO RTL

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34

di Gabriele Porri

Hanno collaborato

Sergio Stanco, Pasquale Romano, Luca Gandini, Thomas Saccani, Simone Toninato, Gabriele Porri, Stefano Borgi, Pierfrancesco Trocchi, Paolo Bardelli, Luca Manes, Flavio Sirna, Renato Maisani, Carletto RTL.

Fotografie

STORIA

78 ITALIA 1930 ACCADDE A... di Luca Gandini 80 GIUSEPPE VOLPECINA

Diretto da

Fabrizio Ponciroli Marco Conterio, Luca Bargellini, Gaetano Mocciaro, Chiara Biondini, Simone Bernabei, Lorenzo Marucci, Pietro Lazzerini, Tommaso Maschio, Lorenzo Di Benedetto.

52 CITTADELLA - LEGA PRO

TC&C srl Strada Setteponti Levante 114 52028 Terranuova Bracciolini (AR) Tel +39 055 9172741 Fax +39 055 9170872 Michele Criscitiello

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direttore@calcio2000.it

EDITORE

DIRETTORE RESPONSABILE

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L'EDITORIALE di Fabrizio PONCIROLI

Distribuzione

Mepe S.p.A. Via Ettore Bugatti, 15 20142 Milano Tel +39 0289592.1 Fax +39 0289500688

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di Fabrizio Ponciroli

Calcio2OOO

N. 222 - GIUGNO-LUGLIO 2016

LA BOCCA DEL LEONE

UEFA EURO 2016

issn 1126-1056

2OOO

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Anno 19 n. 6 GIUGNO-LUGLIO 2016

Calcio

sommario n.222

“Non si può mai pianificare il futuro pensando al passato”

www.calcio2000.it

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Calcio2000 è parte del Network www.calcio2000.it Calcio 2OOO

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PER SCRIVERCI: media@calcio2000.it

LA BOCCA DEL LEONE di Fabrizio Ponciroli - foto Image Sport UNA JUVE SENZA AVVERSARI Buongiorno Direttore Ponciroli, la seguo su TuttoJuve.com e non mi trova d’accordo su molti aspetti, a partire dalla sua fede calcistica che non è affatto la mia (sono interista). Credo che la Juventus abbia vinto ancora solo perché non ci sono rivali degni di questo nome in Italia. Il Napoli senza Higuain è crollato, la Roma si è persa con Garcia, le milanesi non ci sono da anni. Contro chi ha vinto la Juventus? Contro il nulla, glielo dico io. Inoltre sempre favori arbitrali e mai una squalifica pesante. Capisco che è il suo lavoro ma dovrebbe essere più obiettivo. Hanno vinto perché non c’è concorrenza, in Liga non avrebbero mai vinto. Infatti in Europa sono usciti subito, guarda caso. Saluti Direttore Enrico, mail firmata Premessa: rispetto ogni punto di vista. Ora entro nel merito della questione: io amo il calcio. La mia passione bianconera è figlia della mia fanciullezza ma, come ho sempre ribadito, mi esalto per il bel calcio, a prescindere dalla fede calcistica. Ho goduto enormemente al Triplete dell’Inter, tanto per fare un esempio calzante. La Juventus

5° SCUDETTO CONSECUTIVO per la juve

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Calcio 2OOO

ha vinto (e continuerà a farlo) perché è la società che programma meglio il proprio futuro. Gli avversari li ha avuti, solo che non hanno dimostrato di essere all’altezza di questa Juventus. Credo che la squadra di Allegri farebbe bene ovunque, in qualsiasi campionato straniero. Le ricordo che è uscita dalla Juventus per un gol subito negli ultimi secondi di partita e che è uscita per mano del Bayern Monaco, una corazzata. Ovviamente, è solo il mio pensiero… IL FUTURO DI SOUSA Direttore, mi aiuti lei che è nel calcio che conta. Sono un tifoso viola preoccupato. Secondo me Sousa lascerà la Fiorentina quest’estate e, a mio modo di vedere, sarà durissima rialzarsi. E’ vero che non abbiamo vinto nulla ma io mi sono divertito a veder giocare la Fiorentina quest’anno. Anche uno come Ilicic che sembrava morto, è tornato a fare grandi cose. Altra cosa: mi parla un po’ poco della Fiorentina, si ricordi che siamo comunque una delle big del campionato. La faccio una domanda: chi vede al posto di Sousa il prossimo anno? Sperando che, alla fine, resti ma secondo me va via.

Paulo Sousa

Federico, mail firmata Caro Federico, la pensiamo allo stesso modo. Ho il timore che l’avventura toscana di Paulo Sousa sia giunta al capolinea. Il portoghese ha portato un calcio innovativo e divertente ma, probabilmente, si è reso conto che, a Firenze, ci vorrà ancora tanto tempo per pensare di poter vincere qualcosa di importante. Mi pare che Sousa abbia idee diverse, che voglia vincere subito. Da qui la mia ferma convinzione che il tecnico portoghese, il prossimo anno, sarà su un’altra panchina, probabilmente di un top club. Dispiace anche a me, la Fiorentina è stato uno spettacolo, per lunghi tratti della stagione. Chi al suo posto? Io butto lì il nome di Mihajlovic… Sarebbe una Fiorentina completamente diversa ma con più carattere, quello che è mancato alla bella creatura di Sousa… TRE DOMANDE AL DIRETTORE Direttore Ponciroli, sono un suo fan. Tre domande al volo, sarò sintetico. Miglior giocatore della stagione in Serie A? Il giocatore che l’ha delusa maggiormente? Il giovane che l’ha più stupita? Grazie, so che mi risponderà, anzi lo spero.

gianluigi donnarumma

Christian, mail firmata Sintetico pure io… Miglior giocatore? Pogba, crescita esponenziale nella seconda parte della stagione. Chi mi ha deluso maggiormente? Dzeko, poteva e doveva fare di più. Il giovane? Donnarumma. è già un autentico crack del nostro calcio. MESSI, NON PUò SBAGLIARE Direttore, vengo da lei in qualità di collezionista ed esperto di calcio internazionale. Non vedo l’ora di seguire la Copa America e mi chiedo: sarà la volta buona per Messi? Mai visto un’Argentina così forte ma non sempre vincono i migliori. Uscirà anche la collezione ufficiale della Copa America come lo scorso anno? Grazie per l’eventuale risposta. Marcello, mail firmata Grazie per i tanti complimenti… Allora, andiamo con ordine. Credo che questa Copa America sarà la consacrazione di Messi. E’ il momento giusto, quello dei festeggiamenti. Come hai detto anche tu, ritengo che l’Argentina sia, davvero, la squadra nettamente più forte del lotto delle partecipanti. Messi, Higuain, Dybala, Aguero e

lionel messi

mi fermo agli attaccanti… Secondo punto: ovviamente sì. Sempre griffata Panini, è già disponibile la raccolta ufficiale di figurine Copa del Centenario. Non vedo l’ora di completarla… MILAN, CHE DISFATTA Direttore, sono schifato dal Milan. Continuano a cambiare allenatore senza capire che il problema è la società che non sa più scegliere i campioni e non investe più sui giovani. Ho paura che non rivedrò mai il Milan dei bei tempi, mi sembrano tutti impazziti Lorenzo, mail firmata Diciamo che la situazione, caro Lorenzo, è complicata… Temo che, senza un vero cambio al vertice, sarà difficile dare il via ad un nuovo progetto. Mi era piaciuta l’idea del presidente Berlusconi di un Diavolo “Made in Italy” ma, a conti fatti, si continua a parlare di allenatori, senza riflettere sulla rosa, davvero scarsa o, meglio, non da Milan… RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO Pistoia - Dialoghi sull’uomo Dopo il successo della sesta edizione

SILVIO BERLUSCONI

con 20.000 presenze, torna dal 27 al 29 maggio Pistoia – Dialoghi sull’uomo www.dialoghisulluomo.it , il festival di antropologia del contemporaneo promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli. Tre giornate con circa 25 appuntamenti tra incontri, spettacoli, conferenze e dialoghi, che animeranno – con un linguaggio come sempre accessibile a tutti – il centro storico di Pistoia. Filo conduttore della settima edizione sarà: “L’umanità in gioco”. Lo storico Johan Huizinga scrisse che «la cultura sorge in forma ludica» (Homo ludens) e, dunque, come dice Umberto Eco «il gioco è il momento della più grande e più preoccupata serietà». Il gioco non è solo una sopravvivenza di epoche antiche e neppure solo un’attività da bambini. Il gioco è al centro della cultura perché è attraverso la simulazione, la finzione, il prefigurare situazioni che si costruisce umanità. Appositamente per i Dialoghi Ferdinando Scianna realizzerà la mostra fotografica personale “In gioco”, ispirata al tema del festival, che si terrà dal 27 maggio al 3 luglio presso le sale affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia.

Pistoia - Dialoghi sull’uomo

Calcio 2OOO

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SPECIALE UEFA EURO 2016 IL SOGNO DI TUTTI

foto Image Sport

L'ambita Coppa Henri Delaunay

EURO 2016, CI SIAMO 8

Calcio 2OOO

I migliori in campo, un solo trofeo in gioco… di Thomas Saccani foto Archivio TC&C


SPECIALE / UEFA EURO 2016

Roman SHIROKOV

Romania – Rat (Rayo Vallecano) Classe 1981, capitano della nazionale rumena, ha la personalità per farsi trovare pronto al momento topico della sua carriera internazionale. Albania – Cana (Nantes) Il Guerriero (il suo soprannome) è l’anima della cinderella Albania. Giocatore con più presenze in nazionale, punta ad un grande Europeo.

Paul Pogba

L'INGHILTERRA SI AFFIDA A ROONEY Sarà sempre lui l'arma in più degli inglesi

razvan RAT

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GRUPPO A Francia – Pogba (Juventus) Mister 100 milioni di euro, dopo aver incantato in maglia Juventus, è pronto a trascinare i Galletti verso il trionfo nell’Europeo di casa.

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Svizzera – Shaqiri (Stoke City) In Italia non ha convinto ma il fantasioso attaccante svizzero ha i numeri per lasciare il segno. Gli elvetici si affidano al suo genio per ben figurare… GRUPPO B Inghilterra – Rooney (Manchester United) Gli anni passano, i giocatori cambiano ma i Tre Leoni non possono prescindere dalla stella dello United. Probabile

Lorik Cana

Wayne Rooney

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LE 24 STELLE Probabilmente, Euro 2016 passerà alla storia come il

torneo europeo più ricco di stelle di sempre. Ognuna delle nazionali presenti ha almeno un top player da mostrare al mondo del calcio.

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Xherdan Shaqiri

na, Polonia ed Irlanda del Nord. Tosto il Gruppo D con Spagna, Croazia, Repubblica Ceca e Turchia. Il Gruppo E è quello che ci interessa da vicino: Italia, Belgio, Irlanda e Svezia. Infine, Gruppo F con Portogallo, Austria, Ungheria e l’altra sorpresa del torneo, ossia l’Islanda. 24 nazionali per un solo trofeo. A chi lo scettro di favorita assoluto? Probabilmente alla Germania. Dopo il Mondiale, punta a portare a casa anche l’Europeo (sarebbe il quarto). Subito dietro Spagna e Francia, compagini con tantissimo talento. Sorprese? Oltre agli Azzurri di cui parleremo più avanti, attenzione ad Inghilterra, Portogallo e Svezia. In fin dei conti, l’Europeo ha, diverse volte, regalato grandi sorprese. Vi ricordate di Danimarca e Grecia?

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città francesi saranno teatro di Euro 2016. Prima grande novità: 24 squadre ai nastri di partenza (non più 16). Tutti con un sogno: arrivare alla finalissima, allo Stade de France, in programma il 10 luglio. 24 nazioni che sono state suddivise in sei gruppi. Voleranno agli ottavi di finale, le prime due classificate e le quattro migliori squadre classificate terze. Insomma, occasioni per tutti. Intriganti i gironi. I padroni di casa (esordio, il 10 giugno, contro la Romania), sono finiti nel Gruppo A, insieme a Svizzera, Romania e la sorpresa Albania. Divertente il Gruppo B composto da Inghilterra, Russia, Galles e Slovacchia. Nel Gruppo C la favorita numero uno alla vittoria finale, ossia la Germania. Faranno compagnia ai tedeschi Ucrai-

SPECIALE / UEFA EURO 2016

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SPECIALE / UEFA EURO 2016

SPECIALE / UEFA EURO 2016

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UN PO’ DI STORIA Di Thomas Saccani

Gli Europei hanno regalato tante emozioni e qualche sorpresa...

Thomas Müller

foto Image Sport

Galles – Bale (Real Madrid)

Slovacchia – Hamsik (Napoli) Non ha vinto lo Scudetto ma può brillare ad Euro 2016. Centrocampista completo, con grande fiuto del gol, ha voglia di stupire

Andrij Jarmolenko

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tutti con il suo talento… GRUPPO C Germania – Müller (Bayern Monaco) I tedeschi, Campioni del Mondo in carica, sono pieni di fuoriclasse. Müller, asso dei bavaresi, è il collante, colui che tiene tutti sulla retta via. Senza difetti. Ucraina – Yarmolenko (Dinamo Kiev)

Robert Lewandowski

Probabilmente il miglior giocatore ucraino in attività. Classe 1989, potrebbe sfruttare la ribalta europea per strappare un contratto in un top club estero. Polonia – Lewandowski (Bayern Monaco) Tra le stelle di Euro 2016, non può mancare il suo nome. Reduce da una stagione esaltante con i bavaresi, vuole portare la Polonia nel gotha del

Steven Davis

LA POTENZA IBERICA La Spagna ha dominato a livello europeo

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Russia – Shirokov (CSKA Mosca) A 34 anni suonati si appresta a giocare il suo ultimo grande torneo con la Russia. Difensore o centrocampista, ecclettico e affidabile. Un motore inesauribile.

Non ha bisogno di presentazioni. L’intero Galles è ai suoi piedi, tutto dipenderà dalla sua classe. Avrà gli occhi del mondo su di sé. Potrebbe essere la sua consacrazione.

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ultima chance per lasciare il segno…

Marek hamsik

foto Agenzia Liverani

Gareth Bale

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foto Image Sport

G

li Europei, denominati anche Coppa Henri Delaunay (il nome di chi ha avuto l’idea originale del torneo), rappresentano l’eccellenza del calcio europeo per nazionali. In palio un trofeo, in argento, del peso di circa 8 kg, il simbolo dei campioni d’Europa. Dalla prima edizione (1960, in terra francese, successo dell’allora URSS), sono nove i Paesi che sono riusciti, almeno una volta, a conquistare il titolo. Germania e Spagna (gli spagnoli hanno vinto le ultime due edizioni) guidano la speciale classifica con tre trionfi a testa. A seguire la Francia, con due vittorie. Infine, con un successo a testa, Russia, Repubblica Ceca, Olanda, Danimarca, Grecia e Italia (anche due secondi posti per gli Azzurri). A livello di prestazioni singole, Platini è il capocannoniere della storia del torneo (9 gol, seguito da Shearer a 7). Tra i giocatori in attività, attenzione ad Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo, entrambi a quota 6 reti e presenti ad Euro 2016. Se nell’edizione 2012, l’unica nazionale esordiente è stata l’Ucraina, nell’edizione 2016 saranno ben cinque i Paesi al primo ballo europeo: Galles, Albania, Irlanda del Nord, Islanda e Slovacchia. Iker Casillas è alla sua quinta partecipazione ad una fase finale di un Europeo (record assoluto). Diversi i giocatori che hanno segnato una tripletta ad un Europeo. Tra i tanti, Platini (1984), Van Basten (1988), Kluivert (2000). L’ultimo a riuscirci è stato Villa, nel 2008. L’olandese Willems è il giocatore più giovane ad aver giocato una partita di un Europeo (18 anni, 71 giorni). Matthaus il più anziano (39 anni e 91 giorni).


Radja Nainggolan

GRUPPO E Belgio – Nainggolan (Roma) Se mezza Europa lo cerca, un motivo ci sarà. Forza fisica e grande istinto sotto porta, un centrocampista senza limiti. Il talentuoso Belgio punta molto su di lui. Italia – Buffon (Juventus)

Gianluigi Buffon

San Gigi pensaci tu. La difesa azzurra è forte, con questo Buffon tra i pali lo è ancor di più. Primo non prenderle e questo ci penserà il numero uno bianconero. Irlanda – Keane (Los Angeles Galaxy) Dall’MLS alla Francia con tanta voglia di mostrare tutto il suo attaccamento alla maglia della nazionale. Quasi 36enne ma con ancora molto da dare. Tutti

David Alaba

avvisati. Svezia – Ibrahimovic (PSG) La Champions non l’ha conquistata, che gli riesca il colpaccio a sorpresa ad Euro 2016? Ultimo ballo in nazionale, pronto a far decollare gli svedesi. GRUPPO F Portogallo – Cristiano Ronaldo (Real Madrid) Il più forte giocatore d’Europa non poteva mancare. Come Messi, ha una

Cristiano Ronaldo

voglia matta di lasciare il segno anche in nazionale. Tutto passa da lui. Islanda – Sigurdsson (Swansea) Da anni in Premier, è un centrocampista di grande sostanza, con un ottimo feeling con il gol. L’arma in più della sorpresa Islanda. Da tener d’occhio. Austria – Alaba (Bayern Monaco) Guardiola stravede per

Balázs Dzsudzsák

Gylfi Sigurðsson

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Zlatan Ibrahimovic

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Robbie Keane

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questo ragazzone austriaco di 24 anni. Sa fare tutto in campo e, a livello tattico, è un maestro di saggezza. L’Austria lo seguirà ciecamente… Ungheria – Dzsudzsak (Bursaspor) Bomber e capitano degli ungheresi. Due volte calciatore dell’anno in patria, ha un sogno: portare la sua nazionale almeno tra le migliori 16 d’Europa. Missione fattibile?

foto Agenzia Liverani

Petr cech

Croazia – Mandzukic (Juventus) Non c’è giocatore più adatto a tornei ad eliminazione diretta di Mandzukic. Alla Juve lo sanno bene.

Uomo da gol pesanti, quelli che va cercando la Croazia…

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GRUPPO D Spagna – Iniesta (Barcellona)

Repubblica Ceca – Cech (Arsenal) All’Arsenal è tornato protagonista, ora vuole esaltarsi insieme alla sua nazionale. Tutto è possibile per uno che ha esordito, in nazionale, nel lontano 2002…

Turchia – Arda Turan (Barcellona) Capitano della Turchia, è un centrocampista moderno, capace di svolgere più ruoli in campo. Come se non bastasse, è l’uomo barometro del gruppo.

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Irlanda del Nord – Davis (Southampton) Già esserci è un capolavoro, ma il centrocampista classe 1985 vuole provare almeno a trascinare i suoi agli ottavi di finale. Poi si vedrà. L’esperienza è dalla sua parte.

In Spagna ne sono convinti: per vincere il terzo alloro europeo di fila servirà il miglior Iniesta. Se in forma, è un centrocampista unico al mondo. Lo sanno tutti.

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calcio europeo.

Mario Mandžukic

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Arda Turan

Andrés Iniesta

SPECIALE / UEFA EURO 2016

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SPECIALE / UEFA EURO 2016

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TUTTO L’EUROPEO PER LA PRIMA VOLTA SU SKY

UN RICCO PALINSESTO E LO SKY BATEAU A PARIGI Il canale di riferimento per i grandi appuntamenti dell’estate è Sky Sport 1 HD. Dal 6 giugno, ogni giorno alle 13.30, Diletta Leotta conduce “Estate Mondiale”: la sintesi di quanto accaduto nella notte in America e il giorno prima in Francia, con highlights, gol, classifiche, quiz e curiosità dai social e dal web. Alle 14, live da Parigi, “Vive l’Euro”, per introdurre le partite di giornata insieme ad Anna Billò, Alessandro Costacurta e Gianluca Di Marzio. Alle 17, la palla passa allo Sky Bateau, lo studio parigino a bordo Senna affacciato sulla Tour Eiffel, per “Paris Jour Live”: l’approfondimento condotto da Marco Cattaneo, con Paolo Condò e i commentatori di Sky Sport, guida i telespettatori tra il post della partita delle 15 e il pre di quella delle 18. E poi “Paris Nuit Live”, con Cattaneo dalle 20 (e poi alle 23, dopo la partita delle 21), per commentare anche le altre gare. Chiude la giornata, alle 23.30, “Euro Calciomercato–L’Originale”: Alessandro Bonan accompagna i telespettatori fino all’inizio della prima partita della notte americana, con un occhio aperto sempre sul mercato. In occasione dei match più importanti e delle partite dell’Italia, torna Ilaria D’Amico, padrona di casa di “Sky Euro Show”: è lo studio dedicato alle serate speciali, “di gala”, con Leo Di Bello, Stefano De Grandis al commento delle partite degli Azzurri, e ospiti come Alessandro Del Piero e Gianluca Vialli. Inoltre gli approfondimenti di Giorgio Porrà e i commenti di Mario Sconcerti. E tra sabato 18 e domenica 19 giugno da non perdere “La notte bianca del calcio”: più di 15 ore live su Sky Sport, dalle 13.30 alle 6 del mattino, con 5 sfide in diretta no stop e gli studi pre e post partita.

24 MATCH IN ESCLUSIVA, di cui 20 dei 36 della fase a gironi E 4 OTTAVI DI FINALE Dal 10 giugno al 10 luglio, 31 giorni con i Campionati Europei di Francia 2016, tutti i 51 match del torneo in diretta, di cui 24 in esclusiva su Sky. Sarà l’edizione più ricca di sempre: sono infatti 24, e non più 16, le squadre che parteciperanno alla fase finale del torneo. Più partite live, più ore di diretta, più gol, più campioni, più spettacolo. Da vivere tutto live su Sky Sport, anche quando i match saranno in contemporanea, grazie all’esclusiva di Diretta Gol, con il ping pong degli incontri che, nella terza giornata del girone, si giocheranno alla stessa ora. In esclusiva su Sky, l’esordio a Francia 2016 della Spagna Campione d’Europa in carica e, durante i gironi, tutte le tre partite del Galles di Bale, della Repubblica Ceca di Petr Cech e due dei tre match dell’Albania di De Biasi: in totale, per Euro 2016, 51 partite, 24 in esclusiva, di cui 20 delle 36 della prima fase e 4 ottavi di finale su 8. I 51 match saranno visibili ai clienti con pacchetto Sky Sport e/o Sky Calcio. Il racconto degli Europei e delle stelle in campo sarà arricchito da rubriche, studi, pre e post partita live anche da Parigi, dove si respirerà l’atmosfera del grande evento direttamente a bordo Senna, sotto la Tour Eiffel, sullo Sky Bateau. Eccellenza anche nei commenti, con la competenza e la professionalità della Nazionale Sky: con Fabio Caressa e Beppe Bergomi, confermati alla telecronaca degli Azzurri, ci saranno tra gli altri anche Massimo Ambrosini, Daniele Adani, Zvonimir Boban, Alessandro Costacurta, Alessandro Del Piero, Luca Marchegiani, Gianluca Vialli e Giancarlo Marocchi, che avrà anche un ruolo da “insider”, inviato speciale nel ritiro degli Azzurri a Montpellier. Sarà infatti una copertura straordinaria, dall’alba a notte fonda, quella di Sky al seguito dell’Italia di Conte: Alessandro Alciato, Giovanni Guardalà e Marco Nosotti saranno i giornalisti che seguiranno la Nazionale, in una sorta di narrazione reality garantita anche dalla copertura di Sky Sport24 HD e di skysporthd.it

CARBONI CANTA GLI EUROPEI DI SKY

OLTRE L'ALTA DEFINIZIONE, CON IL SUPER HD DI SKY

L’estate di calcio mondiale avrà una colonna sonora ad hoc, “Happy”, scritta e cantata da Luca Carboni per gli Europei e la Copa America di Sky. Il nuovo singolo, estratto dall’album “POP-UP” e già on air su tutte le radio, accompagnerà gli appassionati di calcio per tutta la durata dei due grandi eventi, sostenendo il sogno azzurro. «Sono onorato di questa opportunità – spiega il cantautore bolognese – Il calcio è la mia grande passione e prestare la mia voce per gli azzurri mi riempie di orgoglio».

Le grandi emozioni di Euro 2016 su Sky Sport HD saranno ancora più intense grazie al Super HD, un’innovazione che migliora sensibilmente l’esperienza di visione senza che sia necessario cambiare la propria TV HD. Quest’estate per la prima volta, tutte le 51 partite degli Europei saranno immediatamente visibili con una qualità che supera quella dell’HD. Il Super HD offre infatti un’esperienza di visione superiore, immagini dai colori più vividi, dettagli più fedeli e una profondità ancora più coinvolgente, portando benefici che possono essere percepiti su ogni schermo HD di ogni dimensione. La visione di Euro 2016 in Super HD sarà disponibile per tutti i clienti Sky iscritti a “extra”, abbonati da tre anni, con HD attivo e pacchetto Sport o Calcio, sul canale 209 della piattaforma Sky.


18 Calcio 2OOO

19 SPECIALE / UEFA EURO 2016 / ITALIA Calcio 2OOO

SPECIALE / UEFA EURO 2016 / ITALIA

CONTE VUOLE STUPIRE

La sua Italia punta a lasciare il segno

FORZA ITALIA Tutto nelle mani del futuro tecnico del Chelsea… di Francesco SCABAR

Ormai lo conosciamo bene Antonio Conte: l’attuale Ct dell’Italia che da luglio si siederà sulla prestigiosa panchina del Chelsea è un personaggio che ama ergersi al ruolo di demiurgo e salvatore della patria: la storia del tecnico salentino parla chiaro, ovunque sia andato (Bari, Juventus in special modo) Conte è sempre riuscito a costruire un progetto sportivo vincente dalle macerie per poi andarsene non appena ha sentito qualche spiffero sinistro (e alla Juve ha fatto male i conti, visto il lavoro egregio che sta portando avanti Allegri). Per quanto riguarda la Nazionale il discorso è un po’ diverso perché fin dal giorno del suo insediamento era chiaro che l’opzione fatta dall’ex tecnico juventino di allenare gli azzurri andasse vista come una scelta di pura transizione (un biennio e poi via) e diciamolo papale papale: il tecnico leccese ha utilizzato la

panchina azzurra solo ed esclusivamente per poter fare finalmente il salto verso quella di una big europea. Conscio che il suo sarebbe stato un impegno a termine, Conte al momento della firma sapeva benissimo che nell’attuale situazione disastrosa in cui versa il calcio italiano non avrebbe avuto nulla da perdere: innanzitutto perché la nuova formula dell’europeo largo a ventiquattro squadre rendeva automaticamente impossibile per una big, seppur declinante, non centrare la qualificazione contro il Malta, la Moldova o il San Marino di turno; in secondo luogo perché, sempre con questa nuova e inedita formula, c’erano concrete possibilità di fare meglio, anche dal punto di vista della pura immagine sportiva, del disastroso biennio 2012-14 targato Cesare Prandelli. Antonio Conte è un personaggio abituato a dividere, amato (dagli juventini in special

modo) o detestato a seconda dei casi, mettendoci però nei suoi panni chiunque avrebbe fatto la scelta di fare il Ct “a scadenza”: l’attuale Nazionale è probabilmente la meno dotata di sempre, se si escludono gli anni pionieristici, e non sembra nemmeno avere grossi margini di miglioramento nell’immediato futuro. Il fatto che gli Azzurri siano stati sorteggiati assieme alla Spagna nel gruppo di qualificazione per Russia 2018, in un girone comunque incerto con una nazionale in ascesa come l’Albania, potrebbe seriamente porre in pericolo un’eventuale qualificazione ai prossimi mondiali. Un futuro tutt’altro che roseo. Come detto, questa che si accinge a disputare Euro 2016 è una Nazionale “media”, con pochi margini di crescita e di miglioramento, però dobbiamo riconoscere che Conte è bravo: in questi due anni la

mano del tecnico ex Juve si è potuta vedere solo a tratti, perché allenare ogni due mesi non è la stessa cosa che allenare tutti i giorni, però la presenza del “martello” sul gruppo azzurro e nella testa dei giocatori si è sicuramente vista. Il sorteggio ci ha premiati perché, tolto il Belgio favorito per la prima piazza, Irlanda e Svezia non sono avversari insormontabili (e ricordiamo che si qualificano anche le migliori terze!) e dagli ottavi in avanti tutto può succedere. Ecco perché crediamo che l’ItalConte possa fare più strada di quella di Prandelli. Consci che il materiale a disposizione del CT non sia di primissimo livello, proviamo ad analizzare la squadra reparto per reparto: Portiere: pochi dubbi su questo ruolo, gli europei francesi saranno uno degli ultimi palcoscenici per Gigi Buffon sul quale esibirsi con


Attacco: il vero punto debole di questa Nazionale. L’involuzione repentina di Balotelli, l’inevitabile declino di vecchi draghi come Cassano, Gilardino e Di Natale (per altro mai decisivi in azzurro), la mancata esplosione di talenti come Destro, Immobile e Cerci hanno messo in evidenza tutti i limiti di un settore offensivo mai così sguarnito nella storia dei un’Italia che è sempre stata patria di grandi bomber. Il problema si acuisce

Stephan El Shaarawy

se si pensa che questa Nazionale non dispone di trequartisti (e la filosofia di Conte non ne prevede) e nemmeno di centrocampisti con il gol nel sangue, se si eccettua per il declinante Parolo. Conte dovrà quindi giocoforza optare per le due punte: Pellé (con Zaza di scorta) con al suo fianco uno a scelta tra Insigne, El Sharaawy (che però può anche fare il tornante) o Eder. Se si pensa che nel non lontano 2006 Lippi poteva scegliere tra Toni, Inzaghi, Del Piero, Totti e Gilardino per il reparto offensivo, un po’ di nostalgia è inevitabile… Modulo: nel percorso che ha portato

Eder

l’Italia in Francia, Antonio Conte ha provato svariati sistemi di gioco (3-5-2/44-2/ 4-3-3/ 3-4-3) dando la prova che l’estremista del 4-4-2 (o 4-2-4) è solo un lontano ricordo. L’unica certezza è che Conte non giocherà con il trequartista come ha fatto spesso il suo predecessore Prandelli e che giungerà al fatidico appuntamento senza un’idea precisa sul modulo definitivo. Noi ci sentiamo di consigliare al CT moduli semplici e di facile lettura come il 3-5-2 o il 4-4-2, già il 4-3-3 potrebbe essere di difficile attuazione perché l’Italia non dispone di un tridente del calibro di quello del Barcellona (MessiSuarez-Neymar) o del Real

Marco Verratti

Madrid (la famosa BBC) e quando disponi di tre attaccanti puri, nel calcio di oggi devi anche trovare il modo di fargli fare la fase difensiva, specie se a centrocampo non ci sono incontristi puri che sanno “fare legna”. Insomma, tanti dubbi e pochi tasselli di sicuro affidamento. Toccherà a Conte riuscire nel miracolo, ovvero fare di una squadra operaia con qualche buon elemento, una compagine in grado di mettere in crisi colossi ben più attrezzati di noi (Germania, Francia e Spagna in primis). Nel 2006 abbiamo vinto un Mondiale partendo con tanti punti interrogativi, gli stessi di oggi…

Giacomo Bonaventura

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daniele de rossi

contro i tedeschi quando ha schierato un centrocampo a due formato da Montolivo e Motta, due giocatori che non fanno del dinamismo il loro punto di forza.

antonio conte

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giorgio chiellini

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Centrocampo: assieme alla difesa, doveva essere un punto di forza del Ct. Poi è arrivato l’infortunio a Marchisio. Un

bel problema, visto che il centrocampista bianconero è, probabilmente, l’unico vero insostituibile in casa azzurra. Quindi spazio alle soluzioni d’emergenza. Di conseguenza gli unici intoccabili nel settore nevralgico del gioco sono il duo del PSG Thiago Motta (volante davanti alla difesa) e Verratti (mezzala). Se Conte dovesse optare per un centrocampo a tre, accanto ai due parigini, potrebbe essere utile avere gente con le caratteristiche di Florenzi o Montolivo (anche se non è il classico incursore box to box) piuttosto che un Jorginho o un Bonaventura. L’importante è che il Ct non ripeta l’errore commesso recentemente

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leonardo bonucci

ni. Quest’ultimi potrebbero trovarsi a mal partito contro squadre che giocano con attacchi leggeri e rapidi, con molte mezze punte che s’inseriscono da dietro, fatto evidenziato nella recente amichevole contro la Germania, formazione che non annovera tra le sue fila un centravanti vero. Però, contro avversari fisici e poco fantasiosi come Irlanda e Svezia, che attaccano ancora con i classici sfondamenti sulle fasce, Bonucci e soci potrebbero trovarsi più a loro agio.

Jorginho

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Difesa: il reparto con più certezze, assieme al centrocampo. Certamente Conte dovrà sciogliere il dubbio se giocare con la difesa a tre o con quella a quattro, però il reparto difensivo ci sembra affidabile nel complesso, se si considera che, in caso di difesa a tre, potranno scalare nelle retrovie giocatori come De Rossi (al centro) o Florenzi (sulla fascia). L’unico grosso interrogativo verte sul modo in cui l’Italia si difenderà. La difesa della Juventus, assieme a quella dell’Atletico Madrid, è tra le più “fisiche”, con frequenti corpo a corpo, una tattica che privilegia marcatori fisici ed arcigni alla Barzagli e alla Chielli-

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ANDREA BARZAGLI

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la maglia della Nazionale. Il portierone della Juventus non ha più la reattività dei bei tempi (specie sui tiri bassi), esce di rado dall’area piccola, però ha ancor un senso della posizione portentoso, con il quale attira la palla come fosse una calamita, e un carisma debordante. Dietro Buffon, caduto in disgrazia Sirigu ed infortunatosi Perin, salgono le quotazioni del giovane Gigi Donnarumma per il ruolo di vice. Per la terza piazza Conte potrebbe portare anche Dino Zoff a settantaquattro anni, tanto il terzo portiere è destinato a farsi un mesetto di vacanza gratis senza alcuna possibilità di scendere in campo!

gianluigi donnarumma

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GIANLUIGI BUFFON

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SPECIALE / UEFA EURO 2016 / ITALIA

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23 SPECIALE / UEFA EURO 2016 / L'intervista Calcio 2OOO FIORE AZZURRO Con l'Italia, Fiore ha vissuto momenti importanti...

SPECIALE / UEFA EURO 2016 / L'intervista

UN FIORE AZZURRO L’Europeo conta, il racconto di chi ci è stato… di Pierfrancesco TROCCHI

23 febbraio 2000: a Palermo fai il tuo esordio in Azzurro contro la Svezia. Che sensazioni hai provato? “È la realizzazione del sogno di qualsiasi bambino. C’è chi desidera giocare in Serie A o nella squadra

della propria città, però rappresentare la propria Nazione è un’altra cosa. Fu un giorno bellissimo, con i miei genitori in tribuna. Ero già contento di ciò che stavo facendo con l’Udinese, ma la Nazionale chiuse il cerchio”. Devi ringraziare più De Canio, al tempo allenatore dei friulani, o Zoff? “La risposta non è da ipocrita: hanno contribuito entrambi. Senza l’uno, non sarei riuscito a convincere l’altro. A Zoff devo il fatto di avermi chiamato ed imposto in un momento particolarmente difficile. Se per De Canio, essendo allenatore di club, era stato più facile darmi fiducia per le minori responsabilità, Zoff rischiò di più, chiamandomi quattro mesi prima dell’Europeo e poi facendomi giocare da titolare. Gli devo davvero tanto”. Appunto, vieni convocato per Euro 2000. Te l’aspet-

tavi? “Dopo l’esordio in amichevole e comportandomi poi bene in campionato, è ovvio che pensassi alla convocazione. Ecco, giocare quella competizione da protagonista, da titolare, non me l’aspettavo, in effetti”. Alla seconda partita del girone, contro il Belgio, segni anche il tuo primo goal in Nazionale. “Avevamo una squadra costruita per le mie caratteristiche, giocavamo più o meno come ero abituato nell’Udinese e mi trovavo a mio agio. Partimmo con tante perplessità, ma fu un crescendo, perché, rotto il ghiaccio, presi fiducia nelle mie possibilità e il goal fu, come dire, una conseguenza”. Dopo la rocambolesca semifinale con l’Olanda, l’ultimo atto contro la Francia. Raccontaci… “La finale fu un vero e proprio dramma sportivo.

La fortuna che ci aveva assistito nella partita precedente ci girò le spalle contro i transalpini. Giocammo un’ottima partita e l’1 a 1, a dieci secondi dalla fine, ci tagliò le gambe”. Dico una “parolaccia”: golden goal… “Invenzione terribile, poi giustamente abolita. Dopo il pareggio, l’inerzia della gara si spostò in favore dei francesi. Eravamo tutti abbracciati in panchina, c’erano già i fiocchetti azzurri sulla coppa e eravamo in procinto di entrare in campo per esultare e il golden goal di Trezeguet fu una mazzata a livello morale. Insomma, maledetto quel pallone (ride, ndr)”. Il calcio dà, il calcio toglie… “Sì, soprattutto se pensi che poi, sei anni dopo, Trezeguet fu l’unico a sbagliare nella lotteria dei rigori nella finale dei Mondiali di Germania. È una ruota che gira!”.

STEFANO FIORE

foto Agenzia Liverani

Una Nazione intera sta per riunirsi euforica di fronte ad uno schermo, su cui irraggiare un universo intero di emozioni, con gli occhi infuocati di speranze. A meno di un respiro di distanza da Francia 2016, c’è chi può raccontarci cosa è successo e aiutarci a capire cosa succederà. Chi? Uno dei migliori centrocampisti italiani d’incursione degli ultimi vent’anni, esploso con l’Udinese a cavallo del 2000, globetrotter del nostro campionato, dove ha vestito, tra le altre, le maglie di Parma – con due Coppe UEFA e una Coppa Italia Lazio, Fiorentina e Torino. Parliamo di Stefano Fiore, protagonista e fine conoscitore di Europei…


TECNICI DI QUALITà De Canio e Zoff, allenatori di grande esperienza

Quattro anni dopo, gli Europei in Portogallo. Situazione strana, no? “Per un motivo o per un altro, avremmo potuto dare molto di più, ma qualcosa andò storto”. Come il “biscottone” scandinavo tra Danimarca e Svezia. “Sì, anche perché non finì 0 a 0, ma 2 a 2, proprio il punteggio che serviva alle due squadre per passare il turno… Insomma, non fu casuale. Non ritenevamo impossibile che succedesse, ma, quantomeno, improbabile”. Tutti ricordiamo il pianto di Cassano dopo il goal del successo contro la Bulgaria nell’ultimo match del girone… “Eravamo costantemente aggiornati sul risultato della partita tramite la panchina, le espressioni ci facevano

già presagire il peggio. Quando segnò, contemporaneamente Antonio seppe del pareggio e non riuscì a trattenere la delusione”. Dal 2004 non venisti più convocato. Problemi con Lippi? “Giocai tre partite con Lippi, appena subentrò a Trapattoni, quindi il feeling c’era. Poi, a Valencia, nella stagione 2004/05 non fui molto impiegato e, come ci può stare, persi la Nazionale. Credevo, però, che con la stagione successiva a Firenze avrei potuto tornare nel giro azzurro, ma oramai era stato creato un gruppo solido, un equilibrio che Lippi non volle modificare e che fece le fortune dell’Italia”. Quanto ti dispiace non aver partecipato a un Mondiale? “C’è sicuramente ramma-

CENTROCAMPO AZZURRO Thiago Motta e Montolivo, armi azzurre

rico, per la carriera che ho fatto credo che me lo meritassi. La mancata convocazione del 2002 non mi disturbò molto, perché non feci una grande annata, mentre il 2005/2006 alla Fiorentina fu fantastico, con 38 partite giocate e 8 reti. La mia convocazione per il 2006 avrebbe potuto starci, insomma”. Torniamo al presente. Manca pochissimo agli Europei di Francia: chi è la favorita di Stefano Fiore? “Non credo che ce ne sia una sola. Se dovessi scegliere tre squadre, direi Germania, campione del Mondo in carica, che è una squadra giovane, ma molto esperta e affamata. Inoltre, mi incuriosiscono molto il Belgio, cresciuto tantissimo negli ultimi anni, e anche la Francia, che, grazie ad un processo di rinnovamento,

ora si ritrova una squadra di grandissimo talento e “verde”…”. Francia e Belgio hanno ricostruito dalle fondamenta: quello che non ha fatto l’Italia. “L’ostacolo per Conte è proprio questo, ma, soprattutto, per chi prenderà la Nazionale dopo di lui. Non abbiamo grande materia prima”. Complice anche il calo di livello della Serie A, no? “Il nostro malcostume è sempre stato attenuato dall’estro delle nuove generazioni, che hanno nascosto i veri problemi. Ci sono pochi talenti puri, quindi bisognerebbe costruirseli partendo dai settori giovanili. Preferiamo comprare giocatori dall’estero, anche di scarso talento, e togliere spazio ai nostri, che arrivano in Serie

FABIO CANNAVARO

L'ATTACCO DI CONTE Zaza e Pellè, i bomber del presente e del futuro

A a 23-25 anni, mentre i pari età delle altre nazioni giocano ad alti livelli già da qualche anno. Un altro approccio”. Quanti giovani mandati a “farsi le ossa” in Lega Pro e poi dimenticati. “Esattamente. Si pensa che vadano a formarsi, ma, giocando secondo standard così bassi, arrivano in massima serie impreparati, perché in Serie A il tasso tecnico è tremendamente più elevato e si va a velocità tripla. Si ha sempre timore di “bruciare” i talenti, ma poi si ottiene il risultato contrario. Ad esempio, Verratti era bravo già a Pescara, ma questi tre anni al PSG lo hanno cambiato in positivo. È un giocatore maturo, perché, giocando insieme a campioni, acquisisci una consapevolezza diversa”.

A proposito, il centrocampo titolare di Conte sarà dimezzato a causa dell’assenza probabile dello stesso Verratti e di quella certa di Marchisio. Come imposteresti la mediana? “Non escluderei nulla. Sceglierei sicuramente uno tra Thiago Motta e Montolivo, giocano con continuità e tecnicamente sono solidi, ma non li schiererei insieme, in quanto non hanno più un passo sostenuto. Uno dei due in mezzo, in un 4-3-3 con ai lati qualcuno con più gamba ad alzare i ritmi”. La mancanza di qualità in attacco ti preoccupa? “Ci manca un bomber puro. Zaza è un buon giocatore, come pure Pellè, ma, se facciamo il confronto con il passato, nemmeno troppo lontano, rimaniamo delusi”. Il Ct pugliese se ne andrà

MARCELLO LIPPI

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graziano pellè

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simone zaza

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riccardo montolivo

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thiago motta

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DINO ZOFF

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LUIGI DE CANIO

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SPECIALE / UEFA EURO 2016 / L'intervista

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IL DOPO CONTE Lippi e Cannavaro, loro conoscono l'Azzurro

alla fine della manifestazione. Chi vedi per la successione? “La Nazionale è sempre stato il luogo dell’esperienza, penso a Zoff, Trapattoni, Lippi. Proprio perché dobbiamo rifondare, io punterei su un giovane, che abbia voglia di ripartire dal basso, con umiltà. Forse, abbiamo bisogno di un selezionatore, in quanto allenare ogni tre mesi è un mestiere diverso da quello dell’allenatore di club, moto complesso, perché si deve dare un’idea di gioco in pochissimo tempo. Quindi, o si va su un giovane o una figura di esperienza come selezionatore”. Un nome? “Una soluzione potrebbe essere quella di un duo. Ad esempio, un selezionatore come Lippi e un allenatore come Cannavaro, che

hanno già lavorato assieme in Cina. Al di là dei nomi, mi piacerebbe che ci fosse qualcuno esperto al di sopra, che curi i rapporti con le società per far capire l’importanza della Nazionale, e un giovane che abbia voglia di trasmettere entusiasmo”. È tempo di pronostici. Quante possibilità ha questa Italia? “Dipende da chi si incontra nel cammino. Sulla carta, sarà difficile arrivare tra le prime quattro. Dovessimo raggiungere la semifinale, sarebbe quasi un’impresa”. In definitiva, non sarà per niente facile. Sappiamo, però, che l’Italia non ha mai mancato di carattere e che, anche nei momenti più complessi, ha saputo regalarci di misticismo calcistico. Forza Azzurri!


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SPECIALE / UEFA EURO 2016 / 10 giugno - 1o luglio 2016

Fase A Gironi

LE NAZIONI IN GARA Gruppo A

Gruppo B

Gruppo C

1ª Giornata

Stadio

Partita

Albania Francia Romania Svizzera

Inghilterra Russia Slovacchia Galles

Germania Irlanda del Nord Polonia Ucraina

Venerdì, 10 Giugno 2016

Stade De France Saint-Denis

Francia-Romania

21:00

A

Gruppo D

Gruppo E

Gruppo F

Sabato, 11 Giugno 2016

Stade Bollaert-Delelis Lens Stade De Bordeaux Bordeaux Stade Vélodrome Marsiglia

Albania-Svizzera Galles-Slovacchia Inghilterra-Russia

15:00 18:00 21:00

A B B

Croazia Repubblica Ceca Spagna Turchia

Belgio Italia Irlanda Svezia

Austria Ungheria Islanda Portogallo

Domenica, 12 Giugno 2016

Parc Des Princes Parigi Stade De Nice Nizza Stade Pierre Mauroy Lille

Turchia-Croazia Polonia-Irlanda del Nord Germania-Ucraina

15:00 18:00 21:00

D C C

Lunedì, 13 Giugno 2016

Stadium De Toulouse Tolosa Stade De France Saint-Denis Stade De Lyon Lione

Spagna-Repubblica Ceca Irlanda-Svezia Belgio-Italia

15:00 D 18:00 E 21:00 E

Martedì, 14 Giugno 2016 2ª Giornata

Stade De Bordeaux Bordeaux Stade Geoffroy Guichard St.Etienne

Austria-Ungheria Portogallo-Islanda

18:00 21:00

F F

Mercoledì, 15 Giugno 2016

Stade Pierre Mauroy Lille Parc Des Princes Parigi Stade Vélodrome Marsiglia

Russia-Slovacchia Romania-Svizzera Francia-Albania

15:00 18:00 21:00

B A A

Giovedì, 16 Giugno 2016

Stade Bollaert-Delelis Lens Stade De Lyon Lione Stade De France Saint-Denis

Inghilterra-Galles Ucraina-Irlanda del Nord Germania-Polonia

15:00 18:00 21:00

B C C

Venerdì, 17 Giugno 2016

Stadium De Toulouse Tolosa Stade Geoffroy Guichard St.Etienne Stade De Nice Nizza

Italia-Svezia Repubblica Ceca-Croazia Spagna-Turchia

15:00 E 18:00 D 21:00 D

Sabato, 18 Giugno 2016 3ª Giornata

Stade De Bordeaux Bordeaux Stade Vélodrome Marsiglia Parc Des Princes Parigi

Belgio-Repubblica Irlanda Islanda-Ungheria Portogallo-Austria

15:00 18:00 21:00

E F F

Domenica, 19 Giugno 2016

Stade De Lyon Lione Stade Pierre Mauroy Lille

Romania-Albania Svizzera-Francia

21:00 21:00

A A

Lunedì, 20 Giugno 2016

Stadium De Toulouse Tolosa Stade Geoffroy Guichard St.Etienne

Russia-Galles Slovacchia-Inghilterra

21:00 21:00

B B

Martedì, 21 Giugno 2016

Stade Vélodrome Marsiglia Parc Des Princes Parigi Stade Bollaert-Delelis Lens Stade De Bordeaux Bordeaux

Ucraina-Polonia Irlanda del Nord-Germania Repubblica Ceca-Turchia Croazia-Spagna

18:00 18:00 21:00 21:00

C C D D

Mercoledì, 22 Giugno 2016

Stade De France Saint-Denis Stade De Lyon Lione Stade Pierre Mauroy Lille Stade De Nice Nizza

Islanda-Austria Ungheria-Portogallo Italia-Irlanda Svezia-Belgio

18:00 F 18:00 F 21:00 E 21:00 E

LE FINALI DELLE EDIZIONI PRECEDENTI Anno Sede Finale

Risultato

1960.............. Francia.............................................U.R.S.S.-Jugoslavia...................................................dopo supplementari 2-1 1964.............. Spagna............................................Spagna-U.R.S.S............................................................................................2-1 1968.............. Italia.................................................Italia-Jugoslavia...................................................(1-1) dopo ripetizione 2-1 1972.............. Belgio...............................................Germania Ovest-U.R.S.S..........................................................................3-0 1976.............. Jugoslavia........................................Cecoslovacchia-Germania Ovest................................ (2-2) ai rigori 5-3 1980.............. Italia.................................................Germania Ovest-Belgio..........................................................................2-1 1984.............. Francia.............................................Francia-Spagna.........................................................................................2-0 1988.............. Germania Ovest...............................Olanda-U.R.S.S............................................................................................2-0 1992.............. Svezia..............................................Danimarca-Germania...............................................................................2-0 1996.............. Inghilterra.........................................Germania-Repubblica Ceca..................................dopo supplementari 2-1 2000.............. Belgio/Olanda..................................Francia-Italia............................................................dopo supplementari 1-0 2004.............. Portogallo.........................................Grecia-Portogallo.................................................................................1-0 2008.............. Austria/Svizzera...............................Spagna-Germania......................................................................................1-0 2012.............. Polonia/Ucraina...............................Spagna-Italia..............................................................................................4-0 PALMARES Nazione

Vittorie

CLASSIFICA MARCATORI Finali

Semifinali

Germania Ovest/Germania........... 3.....................6.....................8 Spagna.......................................... 3.....................4.....................4 Francia.......................................... 2.....................2.....................4 U.R.S.S......................................... 1.....................4.....................5 Italia............................................... 1.....................3.....................5 Olanda........................................... 1.....................1.....................5 Cecoslovacchia............................. 1.....................1.....................3 Danimarca..................................... 1.....................1.....................3 Grecia............................................ 1.....................1.....................1 Jugoslavia............................................................2.....................3 Portogallo.............................................................1.....................4 Belgio...................................................................1.....................2 Repubblica Ceca..................................................1.....................2 Inghilterra....................................................................................2 Ungheria......................................................................................2 Russia.........................................................................................1 Svezia..........................................................................................1 Turchia.........................................................................................1 L’ItALIA NELLE EDIZIONI PRECEDENTI 1960: non iscritta 1964: eliminata agli ottavi di finale dall’U.R.S.S. 1968: vincitrice (finale vinta con la Jugoslavia) 1972: eliminata ai quarti di finale dal Belgio 1976: eliminata agli ottavi di finale (girone di qualificazione) 1980: 4ª (sconfitta ai rigori dalla Cecoslovacchia nella finale 3° posto) 1984: eliminata agli ottavi di finale (girone di qualificazione) 1988: eliminata ai quarti di finale (girone di qualificazione) 1992: eliminata agli ottavi di finale (girone di qualificazione) 1996: eliminata agli ottavi di finale (girone di qualificazione) 2000: finalista (sconfitta in finale dalla Francia) 2004: eliminata agli ottavi di finale (girone di qualificazione) 2008: eliminata ai quarti di finale dalla Spagna 2012: finalista (sconfitta in finale dalla Spagna)

Calciatore

Totale gol

Platini (Francia 1984) ��������������������������������������������������9 Shearer (Inghilterra 2000) �������������������������������������������7 Kluivert (Olanda 1996, 2000) ��������������������������������������6 Nuno Gomes (Portogallo 2000, 2004, 2008) ���������������6 Henry (Francia 2000, 2004, 2008) ������������������������������6 Van Nistelrooy (Olanda 2004, 2008) ���������������������������6 Cristiano Ronaldo (Portogallo 2004, 2008, 2012) �������6 Ibrahimovic (Svezia 2004, 2008, 2016) �����������������������6 Van Basten (Olanda 1988) ������������������������������������������5 Klinsmann (Germania 1988, 1992, 1996) �������������������5 Milosevic (Serbia 2000) �����������������������������������������������5 Zidane (Francia 2000, 2004) ���������������������������������������5 Dzajic (Jugoslavia 1968, 1976) �����������������������������������4 Muller Gerd (Germania Ovest 1972) ���������������������������4 Muller Dieter (Germania Ovest 1976) �������������������������4 Voller (Germania Ovest 1984, 1988) ���������������������������4 Bergkamp (Olanda) �����������������������������������������������������4 Smicer (Repubblica Ceca 1996, 2000, 2004) �������������4 Larsson Henrik (Svezia 2000, 2004) ��������������������������4 Charisteas (Grecia 2004, 2008) ����������������������������������4 David Villa (Spagna 2008) �������������������������������������������4 Podolski (Germania 2008, 2012) ���������������������������������4 Pavlyuchenko (Russia 2008, 2012) �����������������������������4 Baros (Repubblica Ceca 2004) �����������������������������������4 Torres (Spagna 2008, 2012) ����������������������������������������4 Rooney (Inghilterra 2004, 2012) ����������������������������������4

Ora Gruppo

Ottavi Di Finale Gara Sabato, 25 Giugno 2016

Stade Geoffroy Guichard St.Etienne Parc Des Princes Parigi Stade Bollaert-Delelis Lens

2ª Gruppo A-2ª Gruppo C 1ª Gruppo B-Miglior 3ª A/C/D 1ª Gruppo D-Miglior 3ª B/E/F

15:00 18:00 21:00

1 2 3

Domenica, 26 Giugno 2016

Stade De Lyon Lione Stade Pierre Mauroy Lille Stadium De Toulouse Tolosa

1ª Gruppo A-Miglior 3ª C/D/E 1ª Gruppo C-Miglior 3ª A/B/F 1ª Gruppo F-2ª Gruppo E

15:00 18:00 21:00

4 5 6

Lunedì, 27 Giugno 2016

Stade De France Saint-Denis Stade De Nice Nizza

1ª Gruppo E-2ª Gruppo D 2ª Gruppo B-2ª Gruppo F

18:00 21:00

7 8

Vincente Ottavi 1-Vincente Ottavi 3 Vincente Ottavi 2-Vincente Ottavi 6 Vincente Ottavi 5-Vincente Ottavi 7 Vincente Ottavi 4-Vincente Ottavi 8

21:00 21:00 21:00 21:00

1 2 3 4

Vincente Quarti 1-Vincente Quarti 2 Vincente Quarti 3-Vincente Quarti 4

21:00 21:00

QUARTI Di Finale Giovedì, 30 Giugno 2016 Venerdì, 1 Luglio 2016 Sabato, 2 Luglio 2016 Domenica, 3 Luglio 2016

Stade Vélodrome Marsiglia Stade Pierre Mauroy Lille Stade De Bordeaux Bordeaux Stade De France Saint-Denis SEMIFINALI

Mercoledì, 6 Luglio 2016 Giovedì, 7 Luglio 2016

Stade De Lyon Lione Stade Vélodrome Marsiglia FINALE

Domenica, 10 Luglio 2016

Stade De France Saint-Denis

21:00


INTERVISTA LUCAS CASTRO MUSICISTA GOLEADOR Lucas Castro è un centrocampista col vizio del gol (e della musica)

Questo Chievo è Rock! Intervista a Lucas Castro, centrocampista argentino, uno dei protagonisti della splendida stagione dei veneti

foto Federico De Luca

di Paolo CAMEDDA foto Archivio TMW

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INTERVISTA / LUCAS CASTRO

Lucas, partiamo dal presente. Che stagione è stata questa con il Chievo? "È stata una stagione bellissima, per il gruppo e a livello personale. Qui a Verona mi sono trovato subito bene e ho giocato tanto. Sicuramente è stato un anno importante, anche grazie alla conquista di una salvezza tranquilla". Ogni anno il Chievo all'inizio non ISOLA FELICE

L’argentino a Verona ha trovato la sua dimensione ideale

Dopo una bella partenza, c'è stata una flessione. Qual è stato il momento chiave della stagione? "Credo che il momento migliore sia stato all'inizio del campionato, dove abbiamo ottenuto due vittorie consecutive ad altri risultati importanti. Poi siamo scesi un po' quando abbiamo affrontato le grandi, però siamo stati bravi a riprenderci, facendo bene anche fuori casa. A fine 2015 siamo andati di nuovo così così, ma nel 2016 ci siamo rifatti molto bene". Eppure per te non dev'essere stato semplice adattarti alla nuova realtà dopo i tre anni trascorsi in Sicilia... Come è stato l'impatto

con Verona? "Rispetto a Catania, Verona è una città molto più tranquilla. La tifoseria etnea è molto più calda, più simile a quelle sudamericane. Qua invece la gente è tranquilla e vive il calcio con più serenità. Io mi sono inserito subito bene. Questa è un'esperienza diversa di quella in rossazzurro, ma per me sono state belle entrambe".

TUTTOCAMPISTA

Castro è un centrocampista completo: difende, attacca, imposta

Fra i tuoi attuali compagni di squadra hai legato con qualcuno in particolare? "Ho legato un po' con tutti, spesso andiamo a cena tutti insieme. Ovviamente mi trovo benissimo con gli altri argentini della squadra, Bizzarri, Spolli e Izco. Ma in generale c'è un bel gruppo e ci troviamo bene assieme. Questa è la nostra forza". Com'è il tuo rapporto con Maran? "Il mister l'ho conosciuto a Catania, dove l'ho avuto per due stagioni, ed è in assoluto l'allenatore che mi ha allenato di più nella mia carriera. Mi ha dato subito grande fiducia ed è stato molto importante per la mia crescita. Riesce a dare fiducia a chi gioca e a far sentire importante chi invece gioca meno. È stato lui a volermi con sé anche qui al Chievo". In campo sei utilizzato in più ruoli: qual è la tua posizione preferita? "A Catania ho fatto l'esterno nel tridente offensivo perché c'erano tanti giocatori e io ero l'ultimo arrivato. Ma sono sempre stato centrocampista in un centrocampo a 4 o anche a 3. A volte ho fatto l'interno destro o sinistro, altre volte il trequartista. Ma preferisco giocare a centrocampo perché questo mi permette di giocare di più la palla e di inserirmi in attacco per cercare il gol”. A proposito di gol, quest'anno nei hai fatti diversi: una dote naturale o una qualità su cui hai lavorato? "È una qualità mia. Mi piace arrivare in area, sono un centrocampista offensivo, più che difensivo, e per questo mi piace inserirmi davanti e

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gode di grandi favori da parte dei critici, ma puntualmente riesce sempre a fare dei buoni campionati. Qual è il segreto? "Ce ne sono tanti. Primo fra tutti il gruppo: composto da ragazzi bravi, tutti grandi professionisti che si allenano con grande serietà. Poi una società in formato familiare, con persone che ti parlano e ti fanno sentire a casa, completamente a tuo agio".

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l Chievo non smette di stupire. Anche in questa stagione, in cui – come al solito - avrebbero dovuto lottare fino alla fine per la salvezza in Serie A, i gialloblu hanno sovvertito tutti i pronostici, conquistando con ampio anticipo la permanenza nella massima categoria e guadagnandosi in maniera stabile la parte sinistra della classifica. Calcio2000 ha intervistato in esclusiva uno degli interpreti del giocattolo magico di Rolando Maran, l'argentino Lucas Castro, prelevato la scorsa estate dal Catania.

INTERVISTA / LUCAS CASTRO

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“” Rispetto a Catania, Verona è una città molto più tranquilla. La tifoseria etnea è molto più calda, più simile a quelle sudamericane andare a cercare la rete". Il tuo contratto con il Chievo scadrà nel 2018. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? "Per adesso mi piace molto l'Italia e il calcio italiano, e, anche se vorrei

chiudere la carriera in patria, credo che resterò a giocare qui in Serie A ancora per un po' di anni. L'Italia alla fine è molto simile all'Argentina". Come mai, secondo te, voi argentini vi adattate in maniera così istantanea all'Europa? "Io penso che gli argentini si abituino a stare ovunque, diversamente da altri popoli sudamericani a noi non pesa così tanto lasciare il nostro Paese. L'Italia poi, come stile di vita, somiglia molto all'Argentina per cultura, lingua e tradizioni". Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro nel tempo. Come hai iniziato a giocare a calcio? "Ho iniziato a fare il calciatore nelle Giovanili del Gimnasia y Esgrima La Plata. Sono partito dagli Allievi e poi ho fatto tutta la trafila fino alla Prima squadra, dove sono rimasto due anni. Nel 2011 sono passato al RaCalcio 2OOO

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INTERVISTA / LUCAS CASTRO

cing di Avellaneda, e ho fatto la mia miglior stagione in Argentina con 26 presenze e 5 gol. Nell'estate 2012 c'è stato poi il passaggio in Italia, al Catania". Fu una trattativa difficile? "No. Arrivò l'offerta dall'Italia e appena mi è stata comunicata dal mio club, ho detto subito di sì. A me piaceva l'idea di trasferirmi in Sicilia, perché c'erano già tanti argentini che giocavano a Catania. Il Racing non mise ostacoli e così si perfezionò il mio trasferimento con i rossazzurri". In Argentina sei stato allenato da Zubeldia, che era considerato un “maestro”. Sorpreso dalla sua carriera? Ci racconti qualche aneddoto? "Sorpreso no, il mister è sempre stato uno che lavora tanto. Si applicava molto per migliore, oggi allena il Santos Laguna in Messico e a mio parere essendo giovane può crescere ancora parecchio come allenatore. Nella mia carriera in Argentina oltre a lui ho avuto anche un altro grande allenatore, Diego Simeone...".

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Come è stata per te l'esperienza di Catania e qual è il tuo ricordo più bello del periodo in Sicilia? "Quella in Sicilia è stata un'esperienza molto positiva, anche se conclusa male con una doppia retrocessione. Il primo anno, il 2012-13, in particolare, è stato bellissimo, con il record di punti in Serie A della storia della società. Ricordo che fu tutto molto entusiasmante". Hai sempre segnato qualche gol anche nelle tue stagioni finora disputate in Italia. Qual è stato il più bello? "Fra tutti mi è piaciuto molto quello che ho segnato di testa col Catania contro la Fiorentina il 27 gennaio 2013. Sul punteggio di 1-1, Barrien-

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Il mio idolo era Juan Romàn Riquelme. Era un giocatore straordinario, anche se non faceva proprio il mio ruolo tos crossa dalla destra, e io di testa, in sospensione, firmo il gol decisivo per la vittoria della mia squadra. Quella era la prima volta che il Catania si ritrovava in zona Europa League". Perché in Argentina ti hanno soprannominato 'El Pata'? “'El Pata' vuol dire 'Piedone'. Io calzo 44 e 1/2, e ci sono giocatori con il piede più grande del mio. Ma la mia particolarità è che io avevo questa misura fin da ragazzino, e per questo tutti da allora mi chiamano così". Chi era il tuo idolo da ragazzino? "A me piaceva tanto Juan Romàn Riquelme. Era un giocatore straordi-

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Cosa ricordi del Cholo? Ti aspet-

tavi che riuscisse ad ottenere risultati così importanti? "Simeone ha allenato prima al Catania, poi è tornato in Argentina ad allenare il Racing. Con lui in panchina siamo arrivati secondi. Già allora aveva imparato tanto dall'Europa. Ora è cresciuto ancora di più come tecnico e i risultati lo dimostrano e gli danno ragione. Il Cholo è un grande allenatore, capace sempre di creare grandi gruppi nelle squadre che allena".

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CATANIA NEL CUORE

La prima esperienza italiana di Castro è stata in Sicilia, dove si è trovato molto bene

INTERVISTA / LUCAS CASTRO

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INTERVISTA / LUCAS CASTRO

INTERVISTA / LUCAS CASTRO

“” 'El Pata' vuol

Castro, quando il pallone è al centro di tutto…

Di Paolo Camedda

C’è il pallone ma c’è anche dell’altro nella vita di Castro…

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e il calcio è la sua professione, la grande passione di Lucas Castro è la musica. Ai tempi di Catania, nel 2013, il centrocampista argentino aveva formato addirittura una band, 'Los Vulcanos' con i suoi connazionali Papu Gomez (cantante), Nicolas Spolli (chitarra) e Pablo Alvarez (percussioni) con lui nelle vesti di tastierista-chitarrista, per spezzare la noia del ritiro estivo a Torre del Grifo. Sciolto il gruppo con l'addio dei suoi componenti al club rossazzurro, Castro non ha però abbandonato il suo grande hobby. Così, imbracciata la chitarra, il giocatore del Chievo ha voluto realizzare diverse 'performance' da solista, postando poi i relativi video sui suoi profili su 'Facebook' e 'Twitter'. La scorsa estate 'El Pata' ha anche inciso una canzone, dal titolo 'Chica de La Plata', il cui video è stato poi inserito su Youtube, assieme al gruppo 'De Arriba'. Chi lo segue sui social network giura che il ragazzo, oltre che con la palla fra i piedi, ci sappia fare anche nelle vesti di musicista-cantate. Chissà che quando terminerà la sua carriera da calciatore, il ragazzo di La Plata non si dedichi a tempo pieno alla sua grande passione. I video delle sue esibizioni canore riscuotono grande successo in Argentina e sul web, dove diventano sempre 'virali' nel giro di poco tempo dalla loro pubblicazione.

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2008-2009 2009-2010 2010-2011 2011-2012 2012-2013 2013-2014 2014-2015 2015-2016

Gimnasia La Plata Gimnasia La Plata Gimnasia La Plata Racing Avellaneda Catania Catania Catania Chievo

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NAZIONE ARGENTINA ARGENTINA ARGENTINA ARGENTINA SERIE A SERIE A SERIE B SERIE A

PRESENZE 2 35 31 26 39 29 25 25

RETI 0 2 4 5 4 3 6 3

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* Aggiornate al 20/04/2016

LA carriera DI CASTRO CLUB

nario, anche se non faceva proprio il mio ruolo. Ma da giovane anche lui faceva il centrocampista". Il giocatore che ti ha impressionato di più in Italia? "Senza dubbio, fra quelli che ho visto in questi anni, Andrea Pirlo. Anche lui, come Riquelme, un giocatore di gran classe".

Musica, che passione!

STAGIONE

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ato a La Plata, in Argentina, il 9 aprile 1989, Lucas Nahuel Castro intraprende la carriera da calciatore nel 2003, all'età di 14 anni, quando entra a far parte degli allievi del Gimnasia, la squadra della sua città. Con 'Los Triperos' fa tutta la trafila fino alla Prima squadra, con cui debutta nel massimo campionato argentino il 13 aprile 2009 in occasione della gara contro con il River Plate. Il primo gol da professionista lo firma invece il 10 ottobre nella sfida contro il Rosario Central. Dopo 3 stagioni con la maglia del Gimnasia, con cui colleziona 63 presenze e 5 reti, nel 2012, complice la retrocessione del 'Lobo' in Seconda Divisione, il promettente centrocampista viene ceduto al Racing di Avellaneda. Qui Castro esplode, disputando la sua miglior stagione in Argentina con 26 presenze e 5 gol, e per lui si aprono le porte dell'Europa. Ad accaparrarselo per 2,5 milioni di euro, battendo la concorrenza, è il Catania di Pulvirenti e del D.S. Nicola Salerno. L'esordio in Serie A è datato 26 agosto 2012 (2-2 all'Olimpico contro la Roma). Duttile tatticamente, visto che è in grado di disimpegnarsi efficacemente da esterno o da interno di centrocampo, da ala e da trequartista, Castro ha un buon fisico (un metro e 82 per 78 chili) e il classico temperamento che rende spesso i giocatori argentini i più adatti fra i sudamericani ad ambientarsi nel calcio italiano. Con i rossazzurri il primo anno Castro sfiora la qualificazione all'Europa League, con un 8° posto finale e il record di sempre di punti (56) nella storia del Catania. Poi però le cose vanno meno bene per la squadra etnea, che l'anno seguente retrocede in Serie B. L'ex Gimnasia, dopo 65 presenze e 7 gol in Serie A, rimane in Sicilia anche in B (25 presenze e 6 gol), ma qui la squadra viene penalizzata per le vicende legate al calcioscommesse e retrocede in Lega Pro. Castro l'estate successiva passa così al Chievo Verona, guidato da quel Rolando Maran con cui aveva già avuto modo di lavorare a Catania. Con i “Mussi” l'argentino è protagonista di un altro bel campionato, che ha visto costantemente il club veronese nella parte sinistra della classifica. Poca fortuna invece per Castro con l'Albiceleste. Almeno finora...

Inutile chiederti chi sia il giocatore più forte al Mondo? "Di adesso sicuramente Lionel Messi, ma il più grande di sempre per me è stato Diego Armando Maradona". Perché esiste un Messi nel Barcellona e un altro nell'Argentina? "Veramente non so quale sia il suo problema. Ma penso che col tempo riuscirà ad ottenere grandi successi anche con la Nazionale. Penso che rispetto al Barcellona, dove gioca con altri campioni che conosce molto bene, con l'Albiceleste si trova sempre con giocatori diversi e non è semplice riuscire sempre a rendere al top. Ci sta che puoi fare fatica". A giugno parte la Coppa America: come vedi l'Argentina? "L'Argentina è sempre favorita, noi faremo un po' di tifo da fuori. Ha tanti giocatori bravi e tanti giovani promettenti di belle prospettive, per questo penso che andrà in finale".

dire 'Piedone'. Io calzo 44 e 1/2, e ci sono giocatori con il piede più grande del mio ma io, già da ragazzino, avevo il piede grande A proposito: mai pensato di poter arrivare in Nazionale? "Una volta sono stato convocato quando il Ct era Sabella. Se arrivasse l'esordio ovviamente sarei contentissimo, ma non ne faccio un problema. Giocare con l'Argentina è molto difficile, perché da noi ci sono sempre tanti giocatori bravi che possono ambire alla maglia della Nazionale". So che sei un grande appassionato di musica. Quanti strumenti suoni e che generi ascolti? "Sì, è verissimo. La musica è la mia grande passione. Suono la chitarra e qualcosa con il pianoforte, anche se non allo stesso livello. Mi piac-

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Di Paolo Camedda

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LA SUA STORIA

ciono un po' tutti i generi, ascolto di tutto, non ho un genere musicale preferito". A Catania hai addirittura formato un complesso con i tuoi connazionali, come vi venne l'idea? "Portai la chitarra in ritiro, e allora, per spezzare un po' la noia, ci venne l'idea di formare un gruppo, 'Los Vulcanos', con il 'Papu' Gomez, Alvarez e Spolli. Abbiamo composto una canzone e andò bene, è stata un'esperienza molto divertente". Ora invece ogni tanto ti esibisci da solista 'chitarra e voce' e pubblichi i video sui social network. Che riscontri hai avuto per le tue esibizioni? "Alla fine non sono molti i calciatori appassionati di musica, forse anche per questo alla gente piace quello che faccio. In tanti mi incoraggiano e mi incitano a continuare a coltivare questa passione. Alcuni mi danno suggerimenti, anche i miei compagni a volte mi chiedono di suonare qualche pezzo. A me piace molto". Se non avessi fatto il calciatore? "Sicuramente, al 100%, avrei fatto il musicista. Su questo non ci sono dubbi". E per ora Luca Castro dirige l’orchestra Chievo. Per il resto, c’è tempo… Calcio 2OOO

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SPECIALE COPA AMERICA

LA COPA DEL CENTENARIO

Ad un solo anno di distanza dal capolavoro del Cile, si torna in campo per festeggiare il Conmebol… di Thomas SACCANI

SPECIALE / COPA AMERICA

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l ricordo del favoloso capolavoro del Cile, vincitore della Copa America 2015, è ancora vivo nella mente di tutti gli appassionati di calcio. La prossima edizione della Copa America andrà in scena, come da regolamento, nel 2019, in Brasile. Eh sì, perché la Copa America ha, dall’edizione 2007, cadenza quadriennale. No, sbagliato… C’è da fare i conti con l’eccezione Copa America del Centenario. Per festeggiare i 100 anni di vita del Conmebol, si è deciso di riportare in campo, ad un solo anno di distanza dal successo cileno, le migliori squadre del panorama calcistico sudamericano per un’edizione speciale del torneo continentale più antico del mondo. Si svolgerà tutto negli States, Paese che, come dimostra il successo della MLS, è ormai drogato di pallone. Partenza il 3 giugno e finale in programma il 26, sempre di giugno, nel meraviglioso MetLife Stadium, zona New York, stadio da 82.566 spettatori. Evento organizzato in grande stile, con ben 16 nazionali presenti, il gotha del calcio non europeo. Si parte dall’intrigante Gruppo A, con Stati Uniti, Colombia, Paraguay e Costa Rica. Decisamente abbordabile il Gruppo B con il Brasile favoritissimo, vista la non eccelsa qualità delle rivali del raggruppamento, ossia Ecuador, Haiti e Perù. Potrebbe risultare interessante il Gruppo C con Uruguay, Messico, Jamaica e Venezuela. Infine riflettori puntati sul Gruppo D dove, il destino, ha voluto che Cile ed Argentina, finaliste nell’ultima Copa America, fossero destinate ad incrociarsi sin dalla fase a gironi (completano il girone Bolivia e Panama). Le prime due di ogni

raggruppamento voleranno ai quarti, quando comincerà la fase ad eliminazione diretta. Per rendere ancor più unica la manifestazione in terra statunitense, è stato coniato un trofeo ad hoc, che ricorda quello impiegato nella prima, storica edizione della Copa America (1916, anno di fondazione del Conmebol, successo dell’Uruguay). Difficile trovare dei favoriti in un evento che, storicamente, ha sempre regalato sorprese. Sulla carta, l’Argentina pare avere una marcia in più, forte di una rosa imbottita di fuoriclasse (Messi su tutti) e di troppi anni di delusioni (14 successi ma l’ultima vittoria risale al 1993). Non scherzano neppure Brasile (otto successi) e Uruguay (nazionale con più vittorie in Copa America, ben 15). Non mancano neppure gli outsider. Il Cile, Campione in carica, è una squadra esperta e che mette paura a tutti. Attenzione anche alla Colombia, nazionale in rapida crescita e con tanto, tantissimo talento… LE GRANDI NOVITÀ Comunque andrà, sarà un’avventura indimenticabile in particolare per due nazionali, ossia Haiti e Panamá, entrambe all’esordio ufficiale nella prestigiosa manifestazione. I Los Granaderos (Haiti) hanno conquistato il pass eliminando Trinidad & Tobago, Paese con una storia calcistica decisamente superiore. La squadra di Patrice Neveu (Ct di Haiti dal 2015) è già diventata leggendaria. Si sono scomodati i paragoni con l’impresa del 1974, anno in cui i Los Granaderos hanno conquistato l’accesso ai Mondiali (prima e unica volta della propria storia). In quell’occasione, la formazione dell’allora Ct Tassy fu eliminata al primo turno, perdendo tre A CACCIA DEL CILE

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Vidal e compagni sono i campioni in carica

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SPECIALE / COPA AMERICA

SPECIALE / COPA AMERICA

QUANTA STORIA

MESSI L'HA SOLO SFIORATA Questa volta la Pulce non vuole sbagliare...

Di Thomas Saccani

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La Copa America è un torneo antichissimo, in cui può accadere di tutto…

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ALBO d’ORO COPA AMERICA TITOLI VINTI

Uruguay

15

Argentina

14

Brasile Paraguay Perù Bolivia Colombia CILE

8 2 2 1 1 1

EDIZIONI VINTE 1916, 1917, 1920, 1923, 1924, 1926, 1935, 1942, 1956, 1959 (Ecuador), 1967, 1983, 1987, 1995, 2011 1921, 1925, 1927, 1929, 1937, 1941, 1945, 1947, 1955, 1957, 1959 (Argentina), 1991, 1993 1919, 1922, 1949, 1989, 1997, 1999, 2004, 2007 1953, 1979 1939, 1975 1963 2001 2015

gare su tre (zero gol fatti, 14 subiti, di cui tre dagli Azzurri). Ora tocca ai giovani e brillanti caraibici di Neveu, elementi da non sottovalutare. Come non far riferimento a Pascal Millien, 30enne centrocampista diventato un idolo assoluto in patria per la rete rifilata a Trinidad & Tobago (c’è chi attribuisce il gol a Belford per un’impercettibile deviazione) nella famosa sfida per il pass per la Copa del Centenario. Intriganti anche i due attaccanti Maurice e, appunto, Belford (il secondo, 24 anni, milita nella seconda divisione turca, ma sta segnando grappoli di gol con i Los Granaderos). Si dice un gran bene anche di Lambese, difensore classe 1995 che gioca nell’Academy del PSG. Insomma una squadra tutta da scoprire, come del resto Panama. Anche i Los Canaleros sono alla loro prima volta in Copa America. Hanno conquistato il diritto a parteciparvi eliminando Cuba (secco 4-0). Si portano già un record: saranno la nazionale 38

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più vecchia alla Copa del Centenario (abbondantemente oltre i 30 anni). Abituata a giocare con il classico 4-4-2, ha in Gabriel Gomez la stella indiscussa della rosa. Classe 1984, di professione centrocampista, gioca in Costa Rica ma ha grande esperienza internazionale (record man di presenze con i Los Canaleros, con 112 presenze in nazionale). Di fatto, è lui ad aver raccolto la pesante eredità di Dely Valdes, bomber panamense visto anche in Italia, con la casacca del Cagliari. Oltre a Gabriel Gomez, spiccano i nomi di Penedo (portiere, 34 anni), Baloy (difensore, 35 anni) e Perez (attaccante, 35 anni), ovvero l’ossatura della squadra di Hernán Darío Gómez, il profeta che ha messo Panama sulla mappa del calcio mondiale… LE STELLE NON STANNO A GUARDARE La preoccupazione della Conmebol, una volta ufficializza-

* Dati aggiornati all'edizione 2015

NAZIONALE

00 anni, questa l’età della Copa America. La prima edizione risale al lontanissimo 1916 (successo dell’Uruguay). Inizialmente si decise per la cadenza annuale. La volontà degli iscritti al Conmebol era quella di fare di questo evento un appuntamento fisso, inderogabile. Ogni anno doveva esserci un nuovo campione. L’Uruguay fu, di fatto, il primo a sollevare il vero trofeo. Dopo aver vinto l’edizione inaugurale, si confermò anche l’anno successivo. Brasile ed Argentina non rimasero a secco a lungo. Nel 1919 arrivò il primo trionfo dell’Albiceleste, due anni più tardi toccò ai brasiliani festeggiare la loro Copa America. Nei primi decenni, tuttavia, la manifestazione fece fatica ad imporsi. Si pensi che l’edizione del 1925 vide solo tre nazionali presenti. Un enorme passo in avanti fu fatto nel 1937 quando venne denominata Copa America (prima era nota come Campionato Sudamericano delle Nazionali). L’Argentina diventa la regina della manifestazione durante gli anni ’40 quando riesce, unica nazionale a riuscirci nella storia della competizione, a conquistare tre vittorie consecutive (1945, 1946 e 1947). Importante ricordare la Copa America del 1953. Il dominio delle grandi potenze (Argentina, Brasile e Uruguay) viene interrotto dal miracolo del Paraguay che conquista la sua prima Copa America (rivincerà 26 anni dopo il suo secondo e ultimo alloro). Accade tutto in uno spareggio al cardiopalma contro il Brasile (le due squadre avevano chiuso il torneo a pari punti). Allo Stadio Nacional di Lima, davanti a circa 35.000 persone, con arbitro inglese (Dean), la Albirroja parte sfavorita contro il Brasile di Didi, Julinho e Baltazar. Invece, dopo i primi 45’, il Paraguay comanda 3-0. La Selecao, nella ripresa, mette paura ai paraguaiani (doppietta di Baltazar) ma il trofeo finisce in Paraguay. Incredibile. Copa America che non ha portato bene neppure ad un certo Pelè. Il mito brasiliano partecipa all’edizione del 1959. La Selecao che si presenta in terra argentina (sede della 26esima edizione, quella del 1959 appunto) è impressionante. Oltre a Pelé, ci sono fuoriclasse assoluti come Djalma Santos, Didi e Garrincha. O Rei spazza via tutti, segna otto gol (capocannoniere del torneo) ma il titolo va all’Argentina, bra-

va a pareggiare la gara decisiva proprio contro il Brasile (1-1 il finale). Nel 1963 ecco il primo successo storico, sui campi di casa, della Bolivia. Le partite si giocarono ad altitudini proibitive e le squadre ospitate non riuscirono ad adattarsi all’aria rarefatta. La mancata presenza dei migliori giocatori di Brasile ed Argentina fece il resto. Da rimarcare anche la Copa America del 1975 dove, finalmente, fanno capolino i classici gironi all’italiana. Il successo andrà al Perù (secondo titolo) grazie alla vittoria, nello spareggio, con la Colombia. Eroe di quella finale sarà Hugo Sotil, leggenda del calcio peruviano, visto anche al Barcellona. Segnerà lui l’unica rete del match, quella del trionfo. Pelé nel 1959, Maradona esattamente 20 anni più tardi, nel 1979. Come O Rei, anche El Pibe de Oro non conquisterà mai la Copa America. Negli anni ’80 brilla la stella di Francescoli. Il regista visto a Cagliari porta la Celeste a vincere le edizioni del 1983 e del 1987. Nel 1989 tocca al Brasile del meraviglioso duo Romario-Bebeto. La Seleção torna al successo dopo ben 40 anni di attesa (ultimo trionfo nel lontano 1949). Nessuna novità nella successiva decade con Uruguay (un titolo), Argentina (due titoli) e Brasile (due titoli) a dominare la scena. Arriviamo così al nuovo millennio. Spettacolare ed emozionante l’edizione numero 40, disputata in Colombia e vinta proprio dai padroni di casa. È un evento blindato (in terra colombiana imperversa la guerra civile). I Cafeteros, dopo aver dominato il proprio girone, spazzano via il Perù nei quarti (3-0); la sorpresa Honduras in semifinale (20) e, in finale, hanno la meglio sul Messico. L’ultimo atto viene deciso da un guizzo di Cordoba, apprezzato poi in maglia Inter. Le successive due competizioni (2004 e 2007) sorridono al Brasile, sempre senza le sue grandi stelle ma con tantissimi nuovi e promettenti talenti. E siamo ai giorni nostri. Nel 2011 è l’Uruguay ad alzare il trofeo al cielo. La decide Forlan, autore di una doppietta nella finale vinta, con un secco 3-0 (l’altra rete a firma di Suarez), sul Paraguay, quest’ultimo capace di eliminare il Brasile, ai rigori, nei quarti di finale. Dello scorso anno si sa tutto, con il Cile capace di bloccare l’Argentina di Messi e portarsi a casa il trofeo ai rigori… Calcio 2OOO

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SPECIALE / COPA AMERICA

SPECIALE / COPA AMERICA

ZIZINHO E MENDEZ, I GOLEADOR

Di Thomas Saccani

Il record di gol nella Copa America è nelle mani di un duo davvero insolito… I GRANDI MARCATORI

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Nell'albo d'oro dei cannonieri, tanti fuoriclasse e qualche sorpresa

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hi è il capocannoniere assoluto della Copa America? Batistuta ne ha segnati 13 (in tre edizioni), Jair altrettanti, Ronaldo 10, lo stesso numero di reti messe a referto da Guerrero del Perù ma ci sono due giocatori che ne hanno messi a referto ben 17. Zizinho e Norberto Mendez, il primo brasiliano, il secondo argentino, sono i detentori del titolo di massimi goleador della competizione. Considerato da Pelè, uno dei giocatori più completi e decisivi della storia del calcio brasiliano, Zizinho ha legato il suo nome principalmente alla maglia del Flamengo, con cui ha giocato dal 1939 al 1950. Vincitore dell’edizione della Copa America del 1949, un anno prima della disfatta del Mondiale del 1950, Zizinho ha tenuto una media realizzativa decisamente interessante in Copa America: in 34 presenze complessive (primatista assoluto, 40

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insieme al cileno Livingstone), snocciolate su sei edizioni complessive, il brasiliano ha siglato 17 reti, quindi un gol ogni due gare. Non male per uno che giostrava parecchio a centrocampo. Indimenticabile una sua partita nell’edizione del 1946. Il Brasile affronta il Cile e si impone con un secco 5-1, con quaterna firmata da uno scatenato Zizinho. Curiosa anche la storia di Norberto Mendez, detto “Tucho”. Ex stella di Huracan e Racing Club, il bomber argentino ha vinto tre edizioni della Copa America (1945, 1946 e 1947), risultando il capocannoniere della manifestazione nel 1945, in Cile (sei gol, come il brasiliano Heleno). Anche Mendez ha la sua gara da incorniciare: Argentina-Brasile 3-1, del 1945. Tutti i gol argentini portano la sua firma... Famosa una sua massima “L’Huracan è stata la mia ragazza, il Racing mia moglie e la Nazionale la mia amante”.

GIOCATORE

NAZIONE

GOL

1 1 3 3 5 5 5 5 5 10 10

Norberto Méndez Zizinho Teodoro Fernández Severino Varela Ademir Gabriel Batistuta Jairzinho Jose Manuel Moreno Héctor Scarone Roberto Porta Angel Romano

Argentina Brasile Peru Uruguay Brasile Argentina Brasile Argentina Uruguay Uruguay Uruguay

17 17 15 15 13 13 13 13 13 12 12

ta la Copa del Centenario, era che le “estrellas” mondiali potessero snobbare la manifestazione. E, invece, i migliori hanno aderito all’evento, rendendolo, di fatto, ancor più eccezionale. In particolare, c’era grande attesa per le decisioni del tridente delle meraviglie, quello che diletta il popolo blaugrana. Messi, il più forte giocatore del pianeta, ci ha messo poco a far sapere che non sarebbe mancato. Sa che questa potrebbe essere l’occasione giusta per cominciare a vincere con l’Albiceleste. Ci è andato vicinissimo in più occasioni, spera di centrare l’obiettivo in terra americana. Non poteva saltare l’appuntamento pure l’amico Neymar. Il Brasile ha bisogno di un nuovo eroe, di un nuovo condottiero. Neymar è la risposta. Sarà lui a guidare la Seleçao verso la vittoria della Copa del Centenario. Sarà della compagnia anche Suarez. La Celeste, con lui al centro dell’attacco, ha già trionfato in Copa America (2011), la conferma che, con il Pistolero, è più facile vincere. Saranno loro i tre assi da

* Dati aggiornati all'edizione 2015

posizione

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foto Agenzia Liverani

marcatori all time COPA AMERICA

mettere in bella mostra. Eppure ci saranno tanti altri fuoriclasse ad impreziosire la manifestazione. La Colombia si affiderà al talento realizzativo di Bacca, bomber dal gol facile e punto di riferimento offensivo dei Los Cafeteros. Il Cile, ancora una volta, si affiderà al suo condottiero Vidal, uno che, in nazionale, rende ancor di più rispetto al già elevatissimo apporto che dà al club di appartenenza. Nomi notissimi che non saranno soli. Al loro fianco potranno contare su altri top player. Messi avrà l’imbarazzo della scelta. Da Higuain ad Aguero, passando per Di Maria e Dybala (solo soffermandoci sull’attacco). Neymar potrà contare sull’esperienza di Miranda e gli assist di Oscar. Suarez, ovviamente, punterà su un Cavani voglioso di mettersi in mostra. Vidal sa di poter contare sull’effervescenza di Sanchez e sulla cattiveria di Medel. Bacca farà benissimo, avendo alle spalle uno come James Rodriguez… Insomma, i talenti non mancheranno nella Copa del Centenario… Calcio 2OOO

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LA COPA AMERICA CELEBRA IL SUO CENTENARIO: TUTTE LE PARTITE IN ESCLUSIVA SU SKY

Dal 3 al 26 giugno negli Stati Uniti va in scena un’edizione straordinaria e storica della Copa America, quella del Centenario. 24 giorni di calcio spettacolo, 32 match in diretta esclusiva su Sky con in campo 16 Nazionali tra le più vincenti al mondo: 10 della CONMEBOL, la Confederazione Sudamericana (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela) e 6 della CONCACAF, la Confederazione Americana (Costa Rica, Giamaica, Haiti, Messico, Panama e Stati Uniti). In campo, tre Nazionali campioni del mondo, Brasile, Argentina e Uruguay: in tutto, nove Coppe del Mondo. Anche Sky Sport schiererà il suo campione: sarà Esteban Cambiasso, il nuovo commentatore della Copa America 2016. L’ex centrocampista dell’Inter e della Nazionale argentina entrerà infatti a far parte della squadra del commento di Sky. Con lui, anche Daniele Adani e le telecronache di Massimo Marianella. E dal 10 al 26 giugno la Copa America Centenario farà “coppia” con l’Europeo, in programma in Francia. Trait d’union delle due competizioni sarà “Estate Mondiale”, il programma condotto da Diletta Leotta, che ogni giorno alle 13.30 su Sky Sport 1 HD chiuderà la giornata americana e darà il via a quella europea. In tutto, 17 giorni in contemporanea, con in campo le migliori 40 nazionali del mondo, i 920 campioni più titolati e una media di almeno 2 match al giorno. sempre in diretta. News e aggiornamenti anche su Sky Sport24 HD, sul sito skysporthd.it e sulla community social di Sky. Come sempre, ci sarà la possibilità di vedere i match in mobilità grazie a Sky Go.

LA NOTTE BIANCA DEL CALCIO Non solo Copa America a giugno su Sky, anche gli Europei. Dagli Stati Uniti alla Francia, dal giorno alla notte. Perché anche le notti estive di Sky saranno ricchissime di appuntamenti live. Tra sabato 18 e domenica 19 giugno da non perdere, ad esempio, una notte speciale: “La notte bianca del calcio”. Più di 15 ore live su Sky Sport HD, dalle 13.30 alle 6 del mattino dopo, con 5 sfide in diretta no stop e gli studi pre e post partita. Tra i match in programma, alle 15 Belgio-Irlanda, alle 18 Islanda-Ungheria, alle 21 Portogallo-Austria per Euro 2016, all’1 e alle 4 di notte due quarti di Copa America.

ESTEBAN CAMBIASSO

ECCO PERCHè NON PERDERSI NEMMENO UN MATCH DELLA COPA AMERICA Risponde Massimo Marianella 1) L’Argentina è la Nazionale più attesa. La Copa manca ormai da oltre 20 anni nella bacheca dell’Albiceleste e il Tata Martino ha convocato tutti i migliori giocatori per provare a riportare il trofeo a Buenos Aires. Per Messi, che con la maglia del Barcellona ha vinto tutto, è l’occasione giusta per vincere il primo vero titolo anche con la sua Nazionale. 2) Il calcio a stelle e strisce è un altro motivo d’interesse di questa edizione. Negli Stati Uniti, il mondo del pallone sta vivendo un momento di grande crescita e popolarità tra i fan. La criticatissima squadra di Klinsmann ha la chance di dimostrare, davanti al proprio pubblico, di non essere più un’outsider ma di poter competere con le big del calcio sudamericano.

Massimo Marianella

Diletta Leotta

Esteban Cambiasso

Dal campo alla tv. La Copa America 2016 su Sky Sport avrà un commentatore d’eccezione: Esteban Cambiasso. L’ex centrocampista dell’Inter e della Nazionale argentina, fresco vincitore del campionato greco con la maglia dell’Olympiacos, sarà il fiore all’occhiello della squadra del racconto di Sky.

3) Spettacolo a suon di gol per un’edizione storica, quella del Centenario della Confederazione Calcistica Sudamericana. Messi, Higuain, Suarez, Coutinho, James Rodriguez, Chicarito Hernandez, Alexis Sanchez e Vidal: sono solo alcuni dei nomi che si sfideranno negli States.


SPECIALE GRANDI A METÀ

di Luca GANDINI

SPECIALE / grandi a metà

foto Agenzia Liverani

SIGNOR JUVENTUS Tanto grande in campionato quanto deludente in Coppa dei Campioni e in Nazionale. Il caso-Boniperti.

FINALI MALEDETTE - Quante finali perse per Michael Ballack, il Kaiser mancato del 2000

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al Campionato Mondiale alla Coppa delle Nazioni Oceaniane; dalla Champions League alla Coppa Intercontinentale, passando per la Supercoppa d'Africa, la Coppa delle Coppe d'Asia e la Recopa Sudamericana. È quasi interminabile l'elenco delle competizioni internazionali, più o meno prestigiose, che fin dalla notte dei tempi contrappongono le Nazionali e i club di tutto il mondo. Molto più ristretta è invece la lista dei campioni di ieri e di oggi a cui questi trofei sono sempre, inesorabilmente, sfuggiti. La loro bacheca sarà anche piena di titoli e coppe nazionali, di primati e riconoscimenti individuali, ma quel posto vuoto nel loro palmarès internazionale, oltre a gridare vendetta, stride enormemente con la fama conquistata in tanti anni di onorata carriera.

A LIVELLO NAZIONALE HANNO VINTO TUTTO, MA LA LORO BACHECA INTERNAZIONALE È DESOLATAMENTE VUOTA. QUEI DIECI CAMPIONI GRANDI SOLO A METÀ

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VINCENTI DI INSUCCESSO

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MALEDIZIONE CHAMPIONS Il primo nome pesante è quello di MICHAEL BALLACK, sicuramente uno dei migliori giocatori tedeschi del decennio scorso. Centrocampista completo, bravo tanto nell'impostazione quanto nell'interdizione e sempre pericoloso negli inserimenti offensivi, ha però raccolto in carriera molto meno di quanto avrebbe meritato. Non a livello nazionale, visto che, tra Kaiserslautern, Bayern Monaco e Chelsea, riuscì a vincere 4 titoli di Bundesliga e uno di Premier League. Le delusioni arrivarono semmai con la Nazionale e in Champions League. Leader della Germania ai Mondiali del 2002 e del 2006, non andò oltre un secondo e un terzo posto, mentre a

SOGNI DI GLORIA AC...CANTONA...TI- Tanti trofei a livello nazionale, scena muta in campo internazionale per Éric the King

Euro 2008 fu l'emergente Spagna a beffare i tedeschi in finale. In Champions fu sorprendentemente medaglia d'argento con il Bayer Leverkusen nel 2001/02; ben più dolorosa, invece, la sconfitta ai rigori del suo Chelsea nell'ultimo atto dell'edizione 2007/08, quando a trionfare fu il Manchester United di Cristiano Ronaldo. “Alla Juventus vincere non è importante. È l'unica cosa che conta”. È questa una delle frasi più celebri di GIAMPIERO BONIPERTI, un altro che ha però chiuso la carriera agonistica senza il sospirato alloro internazionale. Prima centravanti dall'eccelsa qualità tecnica e poi, negli anni della maturità, prezioso regista offensivo, fu capitano di una Juventus grande in Italia ma estremamente deludente nelle prime apparizioni europee. Nonostante la sua presenza, i bianconeri dovettero infatti abbandonare la Coppa dei Campioni al primo turno sia nel 1958/59 che nel 1960/61, sommersi di gol dalle non irresistibili Wiener Sport-Club e CDNA Sofia rispettivamente. In Nazionale le cose non andarono meglio. Protagonista delle fallimentari avventure mondiali a Brasile '50 e Svizzera '54, Boniperti legò il suo nome anche alla mancata qualificazione (l'unica nella storia del calcio azzurro) a Svezia '58. Che sia stato un campione autentico, però, nessun dubbio. 178 gol in campionato, 5 Scudetti e 2 Coppe Italia vinti con la Juventus, seppe rifarsi come presidente, andando a conquistare, con Giovanni Trapattoni in panchina e Gaetano Scirea in campo, tutte le più prestigiose coppe internazionali. Tutt'altro che esaltante anche la carriera di ÉRIC CANTONA con la Nazionale francese, perché segnata dalle mancate qualificazioni ai Mondiali di Italia '90 Calcio 2OOO

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SPECIALE / grandi a metà

SPECIALE / grandi a metà

MAD IN ENGLAND È grazie a quel mattacchione di Gascoigne se negli ultimi 50 anni l'Inghilterra è andata più vicina al successo. Ma...

UN TUFFO NEGLI ANNI '80 - Con Rinat Dasaev, portiere di un'URSS grande ed incompiuta

e di USA '94 e dall'anonima comparsata a Euro '92. Del resto, dal carisma e dalla classe di questo attaccante potente e in grado di inventare giocate geniali in qualsiasi momento, era lecito attendersi molto di più. Ai tempi dell'Olympique Marsiglia un brutto infortunio al ginocchio gli impedì di giocare la finale di Coppa Campioni 1990/91, poi persa contro la Stella Rossa. Una volta passato al Manchester United, fece incetta di campionati e coppe nazionali, ma senza mai eccellere a livello continentale. Dei quattro storici numeri 7 dei Red Devils (George Best, David Beckham, Cristiano Ronaldo e, appunto, Éric the King), è l'unico a non aver mai alzato la Coppa dei Campioni BEFFE EUROMONDIALI Ed eccoci a RINAT DASAEV, forse il miglior portiere degli anni '80. Erede del mitico Lev Yashin nella Nazionale sovietica, si rivelò ai grandi palcoscenici internazionali al Mondiale di Spagna '82, quando, con le sue prestazioni, riuscì ad aggiudicarsi il premio quale calciatore sovietico dell'anno. Estremo difensore agilissimo tra i pali e formidabile nelle uscite, sfiorò la consacrazione all'Europeo del 1988. Dopo aver impressionato per buona parte del torneo, non poté però nulla in finale contro la più ispirata Olanda di Ruud Gullit e Marco van Basten. Eletto miglior portiere del mondo dalla Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio proprio quell'anno, si trasferì al Siviglia, dove una condotta di vita non proprio lineare e l'abitudine ad alzare il gomito lo fecero naufragare in un malinconico declino. Piuttosto scarno anche il suo palmarès domestico, con 2 soli campionati sovietici vinti con lo Spartak Mosca. Tutti i più grandi assi brasiliani, da Pelé a Garrincha, da Rivelino a Jairzinho, da Zico a Romário, per arrivare ai più recenti Ronaldo, Ronaldinho, Kaká e 46

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FALCÃO MERAVIGLIÃO - Tutti i più famosi assi brasiliani hanno saputo imporsi in almeno un grande appuntamento internazionale. Tranne Falcão

Neymar, hanno conquistato, o a livello di club o a livello di Nazionale, almeno un grande titolo internazionale. PAULO ROBERTO FALCÃO, invece, no. Regista impeccabile, fu 3 volte campione del Brasile con l'Internacional di Porto Alegre, ma anche finalista sconfitto nella Coppa Libertadores 1980. Approdato a Roma, fu il trascinatore nella cavalcata Scudetto del 1982/83, ma alla gustosissima torta non seppe apporre la ciliegina (e che ciliegina!) della Coppa Campioni, sfumata contro il Liverpool nella finale stregata dell'Olimpico. Nemmeno in Nazionale riuscì a rompere l'incantesimo. Il Brasile da sogno che a Spagna '82 crollava sotto i colpi di Paolo Rossi rappresenta tuttora uno dei più grandi rimpianti per la torcida. E si può definire occasione mancata anche il terzo posto nella Coppa America 1979, alle spalle di Paraguay e Cile. Chissà dove sarebbe potuto arrivare, PAUL GASCOIGNE, se all'enorme talento avesse abbinato uno stile di vita meno irrequieto. Dati alla mano, è con lui in campo che l'Inghilterra, nell'ultimo mezzo secolo, è andata più vicina al trionfo. Al Mondiale di Italia '90, “Gazza” e compagni approdarono addirittura in semifinale, prima di cedere, e solo ai rigori, alla Germania Ovest. Stesso copione anche 6 anni dopo, all'Europeo di casa, quando i Bianchi di Sua Maestà caddero di nuovo in semifinale, e sempre ai rigori, contro i rivali tedeschi. A livello di club, Gascoigne, che mai ha militato in un top-team, ha dovuto accontentarsi di una FA Cup con il Tottenham nel 1991 e di 2 campionati scozzesi con i Rangers. UWE SEELER ebbe invece la sfortuna di giocare in una delle rare epoche in cui la Germania Ovest non riuscì ad imporre il proprio nome in nessun albo d'oro. 72 presenze e 43 gol con la Nationalmannschaft dall'ottobre 1954 al settembre 1970, appena dopo cioè il trionfo al Mondiale di Svizzera e appena prima del successo Calcio 2OOO

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SPECIALE / grandi a metà

PANINI ECCO “UEFA EURO 2016™” BUFFON TESTIMONIAL: “DA COLLEZIONISTA, UNA VERA GRATIFICAZIONE”

Non poteva mancare… “UEFA Euro 2016™”, la nuovissima collezione di figurine, griffata Panini, sulle 24 Nazionali che si contenderanno il trofeo europeo. Una raccolta articolata in 680 figurine adesive (di cui 200 speciali), da raccogliere nell’apposito album da 96 pagine. Ben in anticipo sulle convocazioni ufficiali del CT Antonio Conte, dunque, l’azienda di Modena ha puntato su 20 calciatori per comporre l’Italia che giocherà sui campi d’oltralpe. Testimonial d’eccezione per il lancio di questa collezione è Gianluigi Buffon, protagonista di uno spot in onda nei prossimi giorni: “è stato un grande piacere, una vera gratificazione”, ha detto il portiere della Nazionale. “Sono stato e sono tutt’ora un collezionista di figurine Panini, una delle mie più grandi passioni sin da bambino”.

SUA MAESTÀ IL GOL - Oltre 400 reti segnate in carriera, ma un solo titolo nazionale in bacheca. Un po' poco, per uno come Alan Shearer

a Euro '72. Piccolo e tozzo, ma goleador infallibile grazie al micidiale opportunismo e alla sorprendente elevazione, trascorse tutta la carriera nell'Amburgo, con cui si laureò campione di Germania nel 1959/60. Capocannoniere dell'edizione 1967/68 della Coppa delle Coppe, cedette però in finale al Milan di Gianni Rivera. In Nazionale, come detto, solo sfortuna. Un secondo posto mondiale a Inghilterra '66, macchiato per giunta dal gol fantasma di Geoff Hurst, e una bruciante eliminazione in semifinale a Messico '70, arrivata dopo l'epico 4-3 per l'Italia sotto il sole dell'Azteca. GOL E RIMPIANTI E un formidabile cecchino fu anche ALAN SHEARER, uno tra i più grandi attaccanti inglesi del dopoguerra. Magari non un fenomeno tecnicamente, ma caparbio su ogni pallone ed autentico predone dell'area di rigore, detiene tuttora il record di gol in Premier League: 260. Nella stagione '94/'95, con 34 reti in 42 partite, trascinò il Blackburn sul trono d'Inghilterra dopo oltre 80 anni di attesa, mentre nell'estate del '96 divenne il giocatore inglese più pagato di sempre, passando al Newcastle per 15 milioni di Sterline. Tra tante soddisfazioni, il grande neo del mancato successo a livello internazionale. Con la Nazionale fu capocannoniere all'Europeo del '96 davanti al pubblico di casa, ma in semifinale fu la Germania a espugnare Wembley e a gettare nello sconforto un popolo intero. Ecco un altro che ha segnato valanghe di gol ma che non ha mai piazzato la 48

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IL PALLONE D'ORO NON BASTA - Da George Weah era lecito aspettarsi la zampata vincente in Champions League. E invece...

zampata su una grande impresa internazionale, né con la maglia dell'Olanda né con quelle di Manchester United e Real Madrid, le squadre che lo videro protagonista per tutti gli anni 2000. RUUD VAN NISTELROOIJ fu centravanti di razza in grado di segnare 60 reti in Champions League (è attualmente al quarto posto assoluto) e di vincere la classifica cannonieri in patria, in Inghilterra e in Spagna. Nonostante sia sempre stato inserito in contesti tecnici da urlo, è spesso mancato negli appuntamenti decisivi. Fu anche sfortunato. Attesissimo, nel 2000, all'Europeo di casa, dovette saltare il torneo a causa di un grave infortunio. Con un Van Nistelrooij in più nel motore, l'Olanda avrebbe fatto sicuramente più paura all'eroica Italia di Dino Zoff. Parzialmente giustificato dall'ingombrante “nessuno” alla voce “titoli internazionali” è invece GEORGE WEAH, visto che la sua Liberia non è mai stata una potenza calcistica in Africa. Paradossalmente, le uniche volte in cui andò veramente vicino al successo non furono con il Milan, bensì con il Monaco, finalista sconfitto dal Werder Brema nella Coppa delle Coppe 1991/92, e con il Paris Saint-Germain, semifinalista in Champions League nel 1995. L'anno in cui vinse il Pallone d'Oro e il FIFA World Player. L'anno in cui passò proprio al Milan, dove avrebbe dettato legge, sì, ma soltanto in Italia. Eletto calciatore africano del secolo dall'IFFHS, è oggi, alla soglia dei 50 anni, impegnato per diventare Presidente della Repubblica nel suo martoriato Paese. E siamo certi che quella sarebbe la vittoria più bella e importante della sua vita.

Nella collezione “UEFA Euro 2016™”, ogni Nazionale ha 28 figurine, di cui 2 speciali, con il logo della Federazione e un’immagine di esultanza del team, 20 mezzobusto sui calciatori e 5 fustellate ognuna con 2 giocatori in azione che, insieme alla figurina speciale del Top Player, vanno a comporre una sorta di “11 ideale” di quella Nazionale. Nell’album, ognuno dei 6 Gruppi di Nazionali si apre con una doppia pagina di presentazione delle squadre del Gruppo, a cui seguono le doppie pagine dedicate a ciascuna Nazionale con i relativi giocatori e infine le doppie pagine che contengono le figurine in azione dell’undici tipo. Vi è poi la sezione istituzionale, con 8 figurine sulla coppa, il simbolo della competizione, la locandina, il pallone ufficiale, la mascotte “Super Victor” e anche il “calciatore in rovesciata” Panini. In questa sezione sono anche riportati l’albo d’oro, il programma della manifestazione, le città e gli stadi francesi che ospitano le partite del torneo. E infine spazio ad una ricca sezione storica. La collezione “UEFA Euro 2016™”, realizzata su licenza ufficiale UEFA, è già in vendita in tutte le edicole. L’album ha un costo di 2 euro, mentre una bustina contenente 5 figurine costa 0,70 euro. Oltre che in tutta Europa, questa raccolta viene anche distribuita da Panini in più di 80 Paesi di tutto il mondo.


L’ALFABETO DEI BIDONI Vratislav Greško

di Fabrizio PONCIROLI

L’ATTORE DI TEATRO

L’ALFABETO DEI BIDONI / Vratislav Greško

SCOPERTO DA TARDELLI

Si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini

Giovane di grandi speranze, si è perso per colpa del famoso 5 maggio...

ncubo per ogni tifoso interista che si rispetti, autentico idolo per il popolo bianconero. La storia di Vratislav Greško è legata, indissolubilmente, al 5 maggio 2002, il giorno in cui, complici le sue clamorose disattenzioni difensive, la Beneamata crolla contro la Lazio, regalando lo Scudetto agli odiati juventini... Ma, prima e dopo quel fatidico 5 maggio 2002, rimasto tatuato sulla pelle dell’Inter, c’è tanto altro, degno di scrittura... Vratislav nasce a Tajov, comune di neppure 800 anime dell’attuale Slovacchia. Nella zona, non fiorente, la maggior parte delle persone lavora in raffineria. Ma Vratislav ha altri sogni. Cresce, calcisticamente parlando, tra le fila del Dukla Banska Bystrica, il club clacistico più noto della sua regione. Nel 1997, a 20 anni, firma per l’Inter Bratislava. Il Bayer Leverkusen lo segue e, nell’estate del 50

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1999, decide di portarlo in Bundesliga. Non gioca tantissimo (è chiuso, nel suo ruolo naturale di esterno sinistro da Zé Roberto) ma mostra di avere del potenziale. E qui è il destino a scegliere per lui. Stella della Slovacchia Under 21 guidata dal CT Radolský, incontra, nella fase finale degli Europei del 2000, l’Italia, allora guidata da Tardelli. Vratislav disputa un ottimo match (1-1 il finale), stupendo il Campione del Mondo 1982, ora tecnico degli Azzurrini. Il destino vuole che Tardelli, chiusa la partentesi con l’U21, sia chiamato all’Inter. C’è confusione all’interno del club nerazzurro. Si cercano rinforzi a tutti i costi. Tardelli si ricorda di quel biondino che lo aveva fatto soffrire con la Slovacchia agli Europei. Il patron Moratti stacca l’assegno (circa 10 miliardi di vecchie lire) e Vratislav diventa un giocatore nerazzurro. Ironia della sorte, il contratto di Greškoviene depositato in Lega a pochissimi minuti dalla chiusura ufficiale del mercato. Per lui contratto quadriennale.

foto Agenzia Liverani

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Greško, un nome che evoca ricordi terribili ai tifosi dell’Inter...

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L’ALFABETO DEI BIDONI / Vratislav Greško

L’ALFABETO DEI BIDONI / Vratislav Greško

MISTER GATTO NERO

IN ITALIA HA FALLITO

Il 5 maggio l'ha rovinato, non si è ripreso neppure in maglia Parma...

Di Fabrizio Ponciroli

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en 75.333 persone erano presenti, il 5 maggio 2002, allo stadio Olimpico di Roma. La maggior parte di fede nerazzurra. Tutti pronti a festeggiare il tanto agognato Scudetto. La squadra di Cuper parte alla grande. Vieri infila la rete dell’1-0. Poborsky, tuttavia, pareggia i conti, dopo qualche minuto. I nerazzurri non ci stanno e si riportano avanti con il duro Di Biagio. È il 24’ e pare ormai tutto delineato. La Lazio non crea molto e non fa nulla per scuotersi. I minuti passano. L’intervallo dista qualche secondo. Cordoba colpisce maldestramente il pallone che svirgola dalle parti di Greško. L’esterno nerazzurro decide di appoggiarlo dolcemente a Toldo. Una mossa istintiva che non fa i conti con l’accorrente Poborsky (sì, ancora lui) che, anticipando Toldo, infila la palla in rete. È dramma sportivo. L’intervallo non aiuta l’Inter che, sconvolta, torna in campo con le gambe molli. I biancocelesti infieriscono: altri due gol e Scudetto che vola in direzione di Torino, sponda bianconero. “I miei giocatori sono dei poveri cristi...”, tuonerà Moratti nel post match. Tutti (ma proprio tutti) se la 52

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foto Agenzia Liverani

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Scudetto perso con l’Inter ma non solo, Gresko il porta sfiga?

prenderanno con Vratislav , colui che ha deciso di “appoggiarla a Toldo”. Non giocherà più con la casacca nerazzurra. Quel passaggio azzardato gli costerà tanto, tantissimo. Niente tricolore soprattutto e, soprattutto, la nomea di “gatto nero”. Eh sì perchè Greško non era al primo campionato nazionale perso in volata. Gli era già accaduto nelle sue precedenti avventure all’Inter Bratislava (secondo a -2 dallo Slovan, vincerà il suo primo alloro nazionale l’anno successivo alla partenza di Vratislav ) e, in Germania, al Bayer Leverkusen. Imbarazzante il precedente con il Leverkusen. Le aspirine si presentano all’ultima giornata con tre punti di vantaggio sul Bayern, secondo in classifica. Mentre i bavaresi asfaltano il Werder Brema, il Bayer Leverkusen crolla con l’Unterhaching. I due club finiscono con gli stessi punti ma, per miglior differenza reti, sorridono i bavaresi. Anche allora era maggio, anche allora c’era Greško... Per fortuna di Vratislav , nel 2006/07, con il Norimberga, riuscirà ad alzare un trofeo: la Coppa di Germania... Per una volta, la maledizione non ha avuto effetto...

Tardelli è felicissimo: “Greškoè un ottimo giocatore, un sinistro naturale, dotato di un tiro terribile, soprattutto sui calci di punizione. E poi è giovane, un acquisto per il futuro...”, le sue parole riportate nel libro I Bidoni del Calcio. Greškodeve colmare il ruolo lasciato da grandi terzini come Brehme e Roberto Carlos. Esordisce, contro la Roma, nel novembre del 2000. La prima annata è discreta (20 presenze totali, 18 in campionato e nessun gol). Con l’arrivo di Cuper, ha ancora più spazio. Alterna alti e bassi ma non combina grandi pasticci, almeno sino alla presenza numero 23 in stagione, quella con la Lazio che costa lo Scudetto all’Inter. Nonostante abbia un contratto garantito, viene spedito a Parma dove gioca la miseria di cinque gare. Nel 2003 si trasferisce in Premier League, al Blackburn (a titolo definitivo). Ci resta tre anni, giocando poco (complice un infortunio ai legamenti). A 29 anni suonati fa ritorno in Germania. Prima al Norimberga, poi ancora al Bayer Leverkusen. Chiude la carriera allo Sport Podbrezova, nella natia Slovacchia dove, in quattro annate, si toglie la soddisfazione di conquistare due promozioni. Nel 2015, a quasi 38 anni, decide di appendere gli scarpini al chiodo. Ha altri pensieri per la testa e il fisico implora pietà. Recentemente, attraverso i microfoni della Gazzetta dello Sport, ha ripercorso le tappe più significative della sua carriera: “Un voto alla mia carriera? Poteva andare peggio, così come meglio. Ho sofferto vari infortuni al ginocchio, che mi hanno limitato. Eppure ho detto la mia in Serie A, in Premier

e Bundesliga e giocato le coppe internazionali. Ho diviso lo spogliatoio con campioni come Vieri, Zanetti e Ronaldo, Ballack, Vidal e Hamsik, quindi non posso lamentarmi. Oggi mi rimangono solo bei ricordi e straordinarie amicizie". Nessun amico tra i tifosi interisti anche se, il diretto interessato, fa sapere che, quando torna a Milano, la gente lo riconosce e chiede autografo e foto (magari saranno tifosi bianconeri). È nato anche il “Premio Gresko”, riconoscimento al peggior nerazzurro della stagione e c’è chi, ancora oggi, non indossa mai la casacca numero 24, ossia quella di Vratislav ai tempi della sua esperienza milanese (numero non fortunatissimo nella storia nerazzurra, come dimostrano alcuni “24” come Silvestre, Peralta e Rivas). Ma lui, il buon Vratislav , è andato avanti, quel giorno, il famoso 5 maggio, l’ha lasciato nel dimenticatoio: “Tutti noi volevamo quel titolo e la delusione di conseguenza fu grande. Sinceramente, però, trovo poco sensato parlare di un fatto avvenuto quindici anni fa: la vita va avanti e arrivano sempre nuove sfide”. E, in effetti, lo slovacco si è lanciato in una nuova sfida. Ha deciso di fare l’attore, o meglio, di organizzare programmi teatrali. Una passione, quella del teatro, che lo accompagnava da anni e che, ora, è diventata realtà. In Slovacchia ha deciso di regalarsi un suo personale teatro, dove svolge il ruolo di manager (pare anche piuttosto bene). Chissà se, un giorno, porterà a teatro la vicenda del 5 maggio 2002, il giorno in cui il nome di Vratislav Greškofu cancellato dagli annali della storia nerazzurra... Calcio 2OOO

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SERIE B / SPECIALE STRANIERI

SERIE B SPECIALE STRANIERI

STRANIERI SELEZIONATI Embalo, uno delle giovani promesse "estere" presenti in Serie B...

(lo scorso anno, stagione 2014/15, gli stranieri in Serie B rappresentavano ben 47 Paesi). Parliamo di una media, a club, pari a 7,2 giocatori “non italiani”. Una media decisamente accettabile, se paragonata agli eccessi della massima serie dove troviamo squadre (Udinese, Inter, Roma e tante altre) che faticano a schierare uno o due italiani nell’undici titolare. Fa colpo notare come, su 22 partecipanti, solo sei società hanno 10 o più stranieri in rosa. La squadra più esterofila è lo Spezia, con 14 “presenze”, con ben 12 impiegati almeno una volta nel torneo. La conferma di come lo Spezia abbia un debole per lo straniero. Se gli Aquilotti sono la società più esterofila, la Pro Vercelli è, invece, la realtà più italiana. In rosa, solo tre giocatori “made in Italy”. Di questi, i soli Coly, difensore ormai italianizzato, viste le sue tante stagioni nel Bel Paese (ha cominciato, nel lontano 2002/03, con la Cre-

STRANIERI DI QUALITà

CARLOS EMBALO

POCHI MA BUONI di Thomas SACCANI

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In Serie B la percentuale di stranieri è contenuta (25%) mentre il talento abbonda… ecenni fa, alla riapertura delle frontiere, c’era un limite tassativo per il numero di stranieri tesserabili. Prima due, poi tre, poi si è arrivati, causa Legge Bosman, a nessun limite… Ed ecco così che il calcio italiano, quello di Serie A, si è ritrovato invaso da giocatori di nazionalità non italiana. Concetto valido per il massimo torneo italiano, non per quello cadetto. Dati alla mano, sono 160 gli stranieri tesserati dalle 22 squadre che partecipano al campionato di Serie B

foto Image Sport

Da Chichizola a Farias, occasioni da non lasciarsi scappare… La stagione in corso ha sospinto sotto i riflettori diversi stranieri che, molto probabilmente, saranno uomini mercato durante l’estate. Partiamo da Leandro Chichizola. Professione portiere, cresciuto nel River Plate, il classe 1990 è la vera, grande saracinesca dello Spezia. Al suo secondo campionato con gli Aquilotti, ha attirato su di sé l’interesse di diversi club di prima fascia, sia italiani che stranieri. È considerato tra i migliori portieri del torneo cadetto, al pari di Alfred Gomis. Senegalese (ma ha anche la cittadinanza italiana), il 22enne portiere cresciuto nelle giovanili del Torino, sta facendo grandissime cose alla sua prima stagione a Cesena, dopo aver impressionato anche ad Avellino. Senegalese di nascita ma, grazie anche all’intuizione di Di Biagio, di fatto un italiano acquisito. Passiamo ad un attaccante che sta bruciando le tappe: Filip Raicevic, montenegrino classe 1993, stella del Vicenza e valutato già 5/7 milioni di euro (è già nel giro della nazionale montenegrina). Se cercate un attaccante che, oltre

monese) e Malonga, attaccante sbarcato in Italia nel lontano 2007, sono utilizzati in maniera stabile. Insomma, la Serie B si presenta come un torneo evidentemente tracciato d’azzurro. Il “prodotto italiano doc” rappresenta le fondamenta su cui si erge l’intero campionato. Un bacino di notevole interesse soprattutto per le squadre di Serie A che hanno così modo di visionare, sul campo, prospetti per il futuro. Ma, attenzione, la Serie B è anche una vetrina eccezionale per giovanissimi talenti stranieri. In ogni società sono presenti elementi in verdissima età, pronti ad esplodere. Diversi sono in prestito da club della massima serie, come l’attaccante, classe 1996, Puskas, di proprietà dell’Inter ma in forza al Bari o Vergara, passato dal Milan ora al Livorno, altri sono scommesse per il futuro, come i due classe 1998 Lukanovic e Sakaj, entrambi centrocampisti, rispettivamente di Novara

e Modena. Altri ancora hanno già dimostrato di saperci fare come i vari Tello, Embalo, Bastien, Jankto e via dicendo… Tutti elementi di non più di 21/22 anni, quindi con ampi margini di miglioramento ma già capaci di far intravedere il talento di cui dispongono. L’ennesima dimostrazione di lungimiranza che caratterizza il torneo cadetto, il campionato che sa valorizzare i calciatori italiani, senza dimenticare gli stranieri… Un modus operandi che potrebbe, un giorno, essere adottato anche dalla milionaria Serie A, garantendo così alla Nazionale più risorse per ben figurare in campo internazionale. Non è necessario tornare ad un limite di giocatori stranieri tesserabili, è più conveniente scegliere stranieri di qualità e puntare sul “made in Italy”. I numerosi talenti azzurri che brillano in cadetteria potrebbero non sfigurare in Serie A. L’importante è che ci sia la possibilità di provarli…

STRANIERI IN CADETTERIA SQUADRA ASCOLI AVELLINO BARI BRESCIA CAGLIARI CESENA COMO CROTONE LATINA LIVORNO MODENA NOVARA PERUGIA PESCARA PRO VERCELLI SALERNITANA SPEZIA TERNANA TRAPANI VICENZA VIRTUS ENTELLA VIRTUS LANCIANO TOTALE STRANIERI

Numero 8 4 10 7 7 4 6 5 10 6 7 8 12 11 3 10 14 8 4 6 6 4 160

PROSPETTO JANKTO BASTIEN PUSKAS EMBALO TELLO KESSIE CASASOLA BALASA MBAYE VERGARA SAKAJ LUKANOVIC ZEBLI TORREIRA LOVIN ODJER CANADJIJA GONDO PETKOVIC MODIC KEITA BOLDOR

a segnare, sa sfornare assist a profusione, il nome giusto è quello di Diego Farias. Arma letale del Cagliari, il 26enne brasiliano, dalla lunga militanza italiana (è arrivato nel Bel Paese, nel 2005, grazie all’intuizione del Chievo), è alla sua miglior stagione della carriera. Probabile che

ANNO 1996 1996 1996 1994 1996 1996 1995 1995 1995 1994 1998 1998 1997 1996 1997 1996 1994 1996 1994 1996 1996 1995

NAZIONE CZE BEL ROU GUI COL CIV ARG ROU SEN COL ALB CRO CIV URU ROU GHA CRO CIV CRO BIH MLI ROU

RUOLO CENTRO CENTRO ATTACC CENTRO CENTRO DIFENS DIFENS DIFENS CENTRO DIFENS CENTRO CENTRO CENTRO CENTRO DIFENS CENTRO CENTRO ATTACC ATTACC CENTRO DIFENS DIFENS

tanti busseranno alla porta dei sardi per saperne di più. Un altro nome sul quale investire è quello di Ante Budimir. Di proprietà del St.Pauli, ha incantato a Crotone, confermandosi un centravanti di qualità importanti. Ne sentiremo parlare a lungo di questo croato dal gol facile…

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I RE DEL MERCATO NEREO BONATO IL LAUREATO

Bonato è laureato in Economia e Commercio

Modello Bonato

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Intervista esclusiva a Nereo Bonato che, da direttore sportivo del Sassuolo, ha contribuito alla scalata degli emiliani dalla C2 alla A

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di Sergio STANCO foto Federico De Luca Calcio 2OOO

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I RE DEL MERCATO / NEREO BONATO

EX PORTIERE

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L'ex DS del Sassuolo ha giocato a livello professionistico per 12 anni

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“” Qualcuno pensa che il lavoro del direttore sportivo sia solo fare mercato, ma non è così… al Sassuolo: "Macché, mia moglie mi ha detto che ho lavorato più quest'anno che in tutta la mia vita. - ci svela ridendo - Ne ho approfittato per fare quelle cose che non riesci mai a fare quando sei sotto contratto: ho ripreso in mano le lingue, ho studiato l'inglese, lo spagnolo, poi ho fatto il giro del mondo per andare a studiare i metodi degli altri. Sono stato in Olanda, Spagna, Inghilterra, Francia e Brasile: solo se vai sul posto e vedi come lavorano gli altri, solo così puoi capire quali possano essere le problematiche dei ragazzi, i miglioramenti

da apportare alle nostre strutture o come prevenire eventuali difficoltà di ambientamento quando acquisti, ad esempio, un calciatore sudamericano. Qualcuno pensa che il lavoro del direttore sportivo sia solo fare mercato, ma non è così: la proprietà detta le linee di lungo periodo, l'area tecnica quelle di medio periodo e l'allenatore quelle di breve. Ma il DS è l'interlocutore principale sia della proprietà che dell'allenatore, entra nelle questioni tecniche dicendo la sua anche su questioni prettamente tattiche, ovviamente lasciando completa libertà all'allenatore com'è giusto che sia, e si offre come mediatore anche tra il mister e i calciatori e tra i calciatori e la società quando c'è da gestire i loro malumori, come i "mal di pancia" per questioni contrattuali o perché giocano meno. Il confronto è aperto e quotidiano, sia con il presidente che con il mister, i giocatori e i loro agenti. Deve ovviamente avere una conoscenza assoluta di tutti i calciatori della rosa, anche del loro lato caratteriale per poterli aiutare in ogni momento, ma anche di tutti i giocatori europei e direi anche del mondo. Per questo, natu-

SASSUOLO PER SEMPRE Quanto fatto con i neroverdi legherà per sempre Bonato al Sassuolo

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ereo Bonato non è un "semplice" ex calciatore diventato dirigente. L'ex DS del Sassuolo è uno che, mentre ancora giocava, si è laureato in Economia. Cosa già rara oggi, figuriamoci 20 anni fa. E non solo, perché nell'ultimo anno di professionismo, il pomeriggio si allenava, la domenica giocava, ma tutte le mattine faceva il praticantato per diventare commercialista: "Ho sempre pensato che lo studio fosse importante - ci racconta - perché apre la mente, ti fa ragionare in modo diverso. Ancora oggi se c'è qualche "mio" ragazzo che studia, lo incito a non mollare, perché la carriera del calciatore è precaria per definizione, soprattutto nelle categorie inferiori, nelle quali lo stipendio non ti consente di avere una visione serena del futuro". Uno coi piedi per terra, la saggezza tipica di una terra, il Veneto, in cui si guarda alla concretezza, al "pezzo di carta", al lavoro. E non a caso, non parlate al direttore di un anno sabbatico dopo il suo addio

I RE DEL MERCATO / NEREO BONATO

ralmente, ha bisogno di una struttura di scouting che coordina in prima persona, ma poi deve anche andare sul campo a vedere i giocatori. Ho perso il conto di quante partite ho visto nella mia vita, solo quest'anno ho visto tutta la A, tutta la B e gran parte della Lega Pro e del campionato Primavera, oltre a quelle straniere quando sono andato in trasferta. Solo quando sei sul campo puoi capire se il giocatore che sei andato a vedere è quello giusto per te, perché oltre al lato tecnico, guardi come si muove, come interagisce con i compagni e con l'allenatore, a volte ascolti anche cosa dicono di lui dagli spalti per farti un'idea sul carattere. E poi è fondamentale fare una chiacchierata a quattr'occhi, per capire le sue motivazioni, le sue ambizioni. Io dico sempre che prendo un calciatore solo se "lo sento mio", se mi ha trasmesso qualcosa". È così che Bonato ha scelto i suoi ragazzi del Sassuolo, che ha preso in C2 e ha portato in A. Ma non parlategli di miracolo: "Il Sassuolo è frutto di un grande lavoro cominciato in C2 e che dura ancora oggi - continua il direttore -. Non a caso 8/11 di questa squadra sono giocatori che abbiamo preso noi. Il "segreto" è stato quello di

“”

Berardi l'abbiamo scovato in un torneo di calcetto notturno. Lo abbiamo visto giocare e non credevamo ai nostri occhi creare fin da subito uno zoccolo duro di giocatori seri, preferibilmente italiani e con grandi motivazioni e poi di anno in anno aggiungere qualche altro elemento, ma senza mai stravolgere. In dieci anni abbiamo fatto solo tre rifondazioni, l'ultima una volta arrivati in A. Abbiamo puntato su un'identità precisa anche dal punto di vista tattico, il 4-3-3, e su un forte spirito di appartenenza da parte dei calciatori. Certo, non nego che alle spalle avevamo una società forte, ma le risorse messe a disposizione sono sempre

state "misurate": spesso abbiamo vinto campionati contro squadre con budget ben più alti dei nostri. Non abbiamo mai sprecato denaro, siamo sempre andati a colpo sicuro, siamo stati abbastanza "tedeschi" da questo punto di vista: guardavamo alle esigenze, identificavamo il ragazzo che faceva per noi e cercavamo di prenderlo. E spesso siamo riusciti ad acquistare giocatori che poi sono stati rivenduti generando importanti plusvalenze: penso a Zaza, Berardi e probabilmente anche per Vrsaljko a fine stagione sarà lo stesso. Non abbiamo storie alla Milito da raccontare, con contratti lanciati attraverso la porta sul gong del calciomercato, abbiamo sempre cercato di programmare e di non dover rincorrere, perché poi rischi di acquistare tanto per acquistare e, quando ti accorgi di aver sbagliato, poi è difficile tornare indietro e sei costretto a "liquidare": noi abbiamo sempre venduto i nostri giocatori, mai svenduto, non siamo mai stati costretti ad incentivare nessuno a partire, mai avuto esuberi, né abbiamo mai accettato "suggerimenti" dai procuratori, abbiamo sempre preferito scegliere - e qualche volta anche sbagliare - liberamente. Certo, a volte è capitato che un Calcio 2OOO

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Dalla porta alla scrivania Di Sergio Stanco

La storia di Bonato, uno che in porta ci sapeva fare…

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ereo Bonato calciatore è un portiere classe 1965 che ha giocato 12 anni tra i professionisti, calcando soprattutto i campi della Lega Pro. Si forma nel settore giovanile del Verona, ma è al Brescello che riesce a togliersi le maggiori soddisfazioni. Ed è proprio dal Brescello che comincia la sua carriera come direttore sportivo. Praticamente fa direttamente il salto dal campo alla scrivania: "È andata proprio così. Io mi ero già laureato in Economia e nel

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TUTTOMERCATO

L'ex DS del Sassuolo è considerato uno dei maggiori esperti di mercato

I RE DEL MERCATO / NEREO BONATO

mio ultimo anno da professionista stavo già pensando ad una carriera come dirigente sportivo. Il caso volle che a fine stagione l'allora Direttore Sportivo del Brescello se ne andò e la società mi propose questo incarico. Lo accettai al volo e quasi non mi resi conto di aver smesso di giocare". Da lì è cominciato un giro dell'Italia del Nord, tra San Marino, Monza, Modena, fino a trovare l'habitat naturale a Sassuolo, dove arriva nel 2004 e dà il via alla famosa scalata dalla C2 alla A.

Molto più di un "miracolo" Di Sergio Stanco

Al sassuolo ha lasciato il suo marchio indelebile

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al 2004 al 2015, poco più di 10 anni in cui il Sassuolo si è trasformato in una realtà del nostro calcio, grazie ovviamente alla lungimiranza e alla disponibilità economica di Patron Squinzi (proprietario della Mapei), ma anche ad un gruppo di lavoro che, nel suo piccolo, ha segnato una strada. Se fate caso, nell'intervista Bonato non ha mai parlato alla prima persona singolare, ma sempre al plurale. Un "noi" per testimoniare l'unità di intenti che si è creata tra tutte le componenti del club e che ha consentito questa "splendida cavalcata", come lo stesso DS l'ha definita nella nostra chiacchierata. Bonato ci ha chiarito i principi cardine del suo "sistema", ragazzi motivati, uno zoccolo duro, l'italianità della rosa, lo spirito di appartenenza, pochi stravolgimenti di anno in anno e così via, che dovrebbero ricordarvi qualcosa: "Ritengo che lo zoccolo duro italiano in una squadra sia fondamentale. Basta guardare al Milan di Sacchi e Capello, in cui spiccavano gli olandesi o Savicevic, ma poi si reggeva su Rossi, Baresi, Costacurta, Filippo Galli, Ancelotti, Evani, Massaro e gli altri. E poi noi abbiamo sempre pensato che investire sui migliori giovani ci avrebbe ripagato, e così è stato. Oggi c'è la Juve che si fonda su Buffon, Bonucci, Barzagli, Chiellini, Marchisio, ma non si accontenta, perché sfrutta il suo dominio tecnico ed economico accumulato in questi anni per acquistare tutti i

migliori prospetti sul mercato nazionale e internazionale. In questo modo stravince sul campo e si assicura il futuro". Quello che, nel suo piccolo, ha fatto anche il Sassuolo... Calcio 2OOO

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“” Per me Zaza è uno da Juve, deve solo capire lui cosa vuole fare. Simone è uno che sceglie d'istinto Bonato: "Ricordo Magnanelli acquistato dal Gubbio per 7 milioni delle vecchie lire, o Pavoletti prelevato dall'Armando Picchi in Serie D per 10mila euro e poi rivenduto al Genoa per 4 milioni, ma anche l'operazione Zaza fatta con la Juve. Tutti bravissimi ragazzi e con una grande motivazione: per assurdo, non abbiamo mai avuto difficoltà a trovare giocatori che sposassero con entusiasmo la nostra causa, almeno fino a quando siamo arrivati in A. Il mercato estivo di quell'anno è stato un calvario, ho perso il conto dei no ricevuti: eravamo d'accordo su tutto, poi ci dicevano "Mi dispiace, ma non me la sento. Grazie lo stesso". Ma l'orgoglio è che quegli stessi giocatori che avevano rifiutato a luglio, ci hanno chiamato

a gennaio per venire da noi. Con quei ragazzi ci siamo salvati e ora sono la colonna portante del Sassuolo". Grandi motivazioni e grande cuore, caratteristiche ricercate anche nei mister: "Spesso abbiamo ingaggiato allenatori che venivano da esoneri - ci spiega - perché avevano uno spirito di rivalsa che ci era utile. Da noi sono passati tecnici importanti, come Mandorlini, Allegri, Pioli, Di Francesco, tutta gente che magari allora non aveva tanta esperienza, ma su cui noi abbiamo puntato per il carisma e, soprattutto, perché avevano idee. La condizione necessaria, però, era che giocassero col 4-3-3: fin da quando abbiamo "scoperto" questo modulo con Brucato in C2, abbiamo trovato la nostra identità e fisionomia, così al nuovo mister dicevamo sempre "Noi siamo questi e giochiamo così, le va bene?". Anche per questo da un anno all'altro non avevamo necessità di fare grandi rivoluzioni". Ora c'è un Sassuolo che gioca ancora col 4-3-3, con un Di Francesco che fa gola alle grandi e con 4-5 giocatori nel giro della Nazionale: "Per me è un grande orgoglio, perché significa che avevamo messo le basi per costruire un qualcosa di importante. Berardi e Zaza per me sono due top, due che potrebbero fare molto

IL PROFUMO DELL'ERBA Nereo Bonato è pronto per un nuovo progetto

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giocatore abbia reso meno di quanto ci aspettassimo, ma questo ci sta, fa parte dell'imponderabilità del calcio". E comunque è impossibile che non ci sia qualche curiosità da raccontare, per questo scavando siamo riusciti a far aprire lo scrigno dei ricordi anche ad un DS "riservato" come Bonato: "La storia di Berardi credo sia nota a tutti, l'abbiamo scovato in un torneo di calcetto notturno. Lo abbiamo visto giocare e non credevamo ai nostri occhi, lo abbiamo praticamente rapito (ride, ndr). La cosa che forse non tutti sanno, è come l'ho detto a Di Francesco. Quando gli ho presentato la rosa nel 2012, son rimasto sul vago: "Abbiamo questi 24, poi c'è questo ragazzo, è il 25°, non ti dico nulla, valutalo e poi mi fai sapere". La prima partita di campionato Berardi era titolare (sorride, ndr). Il calcio non può essere solo statistica: certo, i numeri sono importanti ed è giusto studiarli perché possono svelarti tante cose, ma poi ci sono anche le sensazioni, l'istinto, la pancia. Altrimenti sarebbe troppo facile, vincerebbero sempre i più ricchi e non esisterebbero i Leicester. Per fortuna non è così. Con Domenico, ad esempio, è stata una sorta di magia". Berardi, ma non solo, sono tanti i "ragazzi" di

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PREMI E PLUSVALENZE

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Sono tanti i giocatori acquistati e valorizzati da Bonato

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comodo a Conte in Francia per come il CT ha deciso di impostare la squadra. Sono particolarmente felice anche per Sansone, anche lui è nel giro della Nazionale, ma soprattutto per Acerbi: sembrava un giocatore perso, invece noi ci abbiamo creduto. Lo seguivamo dai tempi del Pavia e quell'anno non siamo riusciti a prenderlo perché lui preferì andare in B alla Reggina piuttosto che venire in Lega Pro da noi, ma quando c'è stata la possibilità di acquistarlo dal Genoa, non ci abbiamo pensato due volte. Anche in questo caso ci abbiamo visto giusto". Inevitabile, però, che Berardi, Zaza e Di Francesco rubino la scena: "Per me Zaza è uno da Juve, deve solo capire lui cosa vuole fare. Simone è uno che sceglie d'istinto e se non è convinto di una cosa, meglio che non la faccia. A me sembra che si sia calato bene nell'ambiente, è uno che riesce a farsi voler bene da tutti e per me può diventare certamente un punto di riferimento della Juve, ma è soprattutto lui che deve convincersi. Certo,

“”

Ricordo Magnanelli Acquistato dal Gubbio per 7 milioni di lire, o Pavoletti, dall'Armando Picchi, per 10mila euro deve limare alcuni tratti del suo carattere, come quando prende qualche giallo per proteste plateali o per interventi irruenti, ma sul giocatore non si discute. Berardi è molto diverso da Simone dal punto di vista caratteriale, lui è uno che ha preferito restare a Sassuolo ancora un po', piuttosto che fare il grande salto. È uno a cui piace giocare, non riesce

proprio ad accettare un ruolo part-time e questo può condizionare le sue scelte. Tuttavia, chissà che questa stagione così così non lo spinga finalmente a provare a misurarsi con i grandi, per assurdo potrebbe essere la volta buona. Ho visto pochi giocatori con la sua qualità, ha colpi da fuoriclasse, farebbe la fortuna di qualsiasi squadra, ma è uno che ha bisogno di sentire fiducia". Poi ci sono i rimpianti - "Abbiamo fatto di tutto per portare a Sassuolo Bernardeschi, ma la Fiorentina non ha voluto sentire ragioni" - o i ricordi indelebili - "Troianiello (oggi alla Ternana, ndr) è stato il nostro trascinatore nella nostra cavalcata 20122013 verso la A, in campo e fuori, negli spogliatoi era uno spasso". Ed è anche per rivivere momenti come questi che Bonato vuole tornare al più presto in pista: "Io dico che ogni tanto una pausa serve - conclude - perché ti permette di studiare, di aggiornarti e di fare formazione. Ma un anno basta (ride, ndr), ora mi sento pronto per ricominciare". Calcio 2OOO

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I GIGANTI DEL CALCIO MARINO MAGRIN LA FORZA DELLA COSTANZA Magrin ha conquistato, con sacrificio e sudore, anche la Juventus

L’IMPRESA DEL FALEGNAME

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Magrin, l’uomo chiamato a sostituire Platini che assomigliava a Tardelli e che lavorava il legno...

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di Fabrizio PONCIROLI foto Agenzia Liverani

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I GIGANTI DEL CALCIO / MARINo MaGRIN

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arino Magrin fa parte di quel ristretto numero di giocatori che possono dire di aver indossato la prestigiosa casacca della Juventus, non proprio una fortuna che capita a tutti. La Vecchia Signora lo scelse per prendere il posto di Platini. Di talento ne aveva tanto, ma non poteva essere il classico 10... Ecco la sua storia, quella di uno che ha conquistato la vetta da solo, senza mai un aiuto e senza mai alzare la voce... Marino, partiamo dai primi passi. Come nasce la tua passione per il gioco del calcio? “Ricordo che ho cominciato a giocare, con gli amici, al paese, dopo le lezioni di catechismo. C’era sempre qualcuno che portava un pallone e tutti ci giocavamo. Io mi sono avvicinato al calcio anche grazie ai miei due fratelli. Mi è piaciuto subito giocare a calcio”.

I GIGANTI DEL CALCIO / MARINo MaGRIN

“” Io non ero un vero e proprio regista, come Platini. Giocavo da numero 8, anche se sognavo la maglia numero 10, quella di Rivera Quindi è cominciato tutto al suo paese, a Casoni di Mussolente, in provincia di Vicenza... “La squadra in cui militavo faceva la Seconda Categoria. Era una squadra particolare, pensa che ci giocavano anche due sacerdoti (ride, ndr)... A fine primo tempo, durante l’intervallo, io e

altri prendevamo il controllo del campo e giocavamo come dei matti e tutti mi dicevano che ero davvero bravo. Ero un bambino, a quel tempo a me interessava solo giocare”.

MOMENTI INDIMENTICABILI Magrin ricorda con grande orgoglio la sua avventura in bianconero

Quando hai capito che il calcio poteva diventare qualcosa di più di un gioco? “A 16 anni, dopo un buon campionato Allievi, sono andato a Bassano del Grappa. Li ho avuto la fortuna di conoscere Bepi Bonotto, persona fondamentale per la mia carriera. Io, prima di conoscerlo, giocavo senza criterio, lui mi ha insegnato come giocare davvero a calcio, come stare in mezzo al campo. Giocavo da numero 8, anche se sognavo la maglia numero 10, quella di Rivera. È stato lui a mettermi a giocare come mezzala di sinistra, obbligandomi a crossare di sinistro. Sempre lui mi ha aiutato a diventare uno che calciava le punizioni...”. E poi sei esploso... “No, non proprio. Nel mio primo anno mi

DOVEVA SOSTITUIRE PLATINI

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foto Agenzia Liverani

foto Agenzia Liverani

Impresa impossibile, eppure Magrin non si è tirato indietro

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I GIGANTI DEL CALCIO / MARINo MaGRIN sono fatto notare, ho giocato sette partite, segnando tre gol, ma tutti ripetevano che ero troppo mingherlino, non ero mai la prima scelta. Sono rimasto tre anni a Bassano, prima di andare al Montebelluno, società ben nota visto che da lì erano passati grandi giocatori come Aldo Serena, tanto per fare un esempio. Avevo Gianni Rossi come Mister che mi ha eletto anche rigorista della squadra. Sono stati due anni bellissimi”. Arriviamo così al 1980. Hai 21 anni e finisci al Mantova... “Sono arrivato quando la stagione stava già per cominciare... Periodo particolare della mia vita. Facevo il falegname, lavoro che mi permetteva di non saltare gli allenamenti. Quando sono arrivato al Mantova, ho dovuto scegliere. Ho deciso di mettermi alla prova e fare un anno da calciatore professionista. Ricordo che prendevo, di stipendio, 416.000 lire al mese...”. È stata importante la tappa di Mantova per la tua carriera?

I GIGANTI DEL CALCIO / MARINo MaGRIN

“” È stato Boniperti a dirmi che avrei indossato la maglia numero 8, la 10, a quel tempo, era di De Agostini “Assolutamente, direi decisiva. Giocavo con l’8. La Gazzetta di Mantova, dopo una mia partita, scrisse che ero il ‘Riverino Virgiliano”. Mi sono letteralmente montato la testa. Pensa che ho ancora quell’articolo di giornale”. Spiegami come sei finito all’Atalanta... “Beppe Savoldi, ex stella, tra le altre, del Napoli, lavorava per l’Atalanta e veniva

a vedermi giocare a Mantova. Io, allora, ero in comproprietà tra Montebelluno e Mantova. Nel mese di marzo (1981, ndr), il Montebelluno cede il suo 50% all’Atalanta. Capita che, a fine di quella stagione, l’Atalanta retrocede in Serie C, la stessa categoria del Mantova. Io, anche spinto da altre persone, alla fine ho scelto di andare all’Atalanta che mi prende a titolo definitivo”.

ANCHE A VERONA Magrin, dopo la Juve, si è rimesso in gioco con l'Hellas

Una scelta azzeccata... “È stato un vero spettacolo. In soli tre anni abbiamo conquistato la Serie A. Ho avuto, come allenatori, Ottavio Bianchi e Nedo Sonetti. Quando abbiamo conquistato la Serie A ero al settimo cielo. Mai avrei pensato di conquistare la massima serie. Un falegname che arriva a conquistare la Serie A, era davvero un sogno”. Cosa ti ricorda la seguente data: 16 settembre 1984? “Indimenticabile, è la data del mio esordio in Serie A. Tantissime persone a Bergamo, avversario l’Inter, non una squadra qualsiasi. Loro vanno in vantaggio con

TARDELLI COME RIFERIMENTO

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foto Agenzia Liverani

foto Agenzia Liverani

Mai stato un 10 classico, Magrin si sentiva un 8 con fiuto del gol

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I GIGANTI DEL CALCIO / MARINo MaGRIN

I GIGANTI DEL CALCIO / MARINo MaGRIN

LA FAVOLA ATALANTA

UN GRAZIE A BERGAMO L'Atalanta gli ha permesso di diventare un giocatore vero, di prima fascia

Di Fabrizio Ponciroli

Magrin approda all’Atalanta nell’estate del 1981, con gli orobici appena retrocessi in C1... SPLENDIDA REALTà

foto Agenzia Liverani

Tantissimi i campioni con cui ha giocato a Bergamo...

Muraro, noi pareggiamo con Osti, nella ripresa, su cross mio. Che emozione...”.

mai visto come un regista alla Platini. Guarda, per me indossare la casacca numero 8 della Juventus è stato un onore. È stato Boniperti a dirmi che avrei indossato la maglia numero 8, la 10, a quel tempo, era di De Agostini”.

Arriviamo così all’estate del 1987, quella in cui Magrin viene ingaggiato dalla Juventus, alla disperata ricerca di un sostituto di Platini... “Una lunga storia... Allora, diciamo che, per un paio di anni buoni, si era parlato tanto di me. La famiglia Bortolotti, proprietaria dell’Atalanta, aveva avuto contatti con il Genoa, poi anche con l’Inter. Nell’estate del 1986, il Milan prende Donadoni, mio compagno di squadra all’Atalanta. L’anno seguente capisco che tocca a me. Si fa avanti la Juventus. Il

Ma non ti ha pesato il fatto di essere indicato come l’erede di Platini? “Per settimane si è scritto ‘... arriva Magrin al posto di Platini’. Ma io sono sempre stato chiaro, ho sempre detto che ero un buon giocatore ma che non potevo certo essere come Michel. Lui era un fuoriclasse. Io ho sempre giocato da 8, non da 10 alla Platini”. E, infatti, la maglia numero 10 non la indossi a Torino... “Certo, ed è stato giusto così. Io mi sono sempre accostato a Tardelli, non mi sono Calcio 2OOO

Si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini-3

Esperienza comunque positiva? “Non ci sono dubbi. Ho giocato nella

presidente Bortolotti dà l’ok al trasferimento. Io non potevo certo dire di no alla Juventus...”.

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foto Agenzia Liverani

Alti e bassi in maglia Juventus, non credi? “Sì ma che ricordi... Ho segnato, su rigore, all’Inter. Stavo andando benissimo, poi mi sono stirato. Sul più bello, mi sono dovuto fermare. Un peccato...”.

S

tagione 1980/81, l’Atalanta conclude il torneo cadetto al 18esimo posto e finisce in Serie C1. È il primo anno dell’era Bortolotti e la piazza già mugugna per l’inizio disastroso. Dal Mantova arriva un 22enne segnalato da Savoldi, tale Marino Magrin. In panchina siede Ottavio Bianchi e nella rosa, oltre ad elementi già esperti, come Vavassori e Mutti, si fanno notare elementi giovanissimi come Donadoni, Madonna e Pacione. In soli tre anni, l’Atalanta conquista la Serie A (due anni con Bianchi, il terzo con Sonetti in panchina): “Bellissima cavalcata. Eravamo un gruppo molto unito e con delle individualità importantissime. Bianchi ci ha modellato, Sonetti ci ha dato la convinzione di potercela fare. Siamo arrivati primi in Serie B nel 1983/84, con 15 gol totali a testa di Pacione e del sottoscritto. Quel gruppo aveva una forza interiore pazzesca, ognuno dava il meglio per il proprio compagno. C’era una chimica nello spogliatoio fantastica”, conferma Magrin. Ma l’Atalanta non si ferma certo qui. Al primo anno in Italia, al gruppo storico, si aggiungono nomi entrati nella leggenda del club orobico come Stromberg, Osti e Piotti. I berga-

maschi si stabilizzano in Serie A e conquistano una finale di Mitropa Cup e, soprattutto, nella stagione 1986/87, la finale di Coppa Italia. La marcia dei nerazzurri è spettacolare. Agli ottavi, eliminano la Casertana. Poi è la volta del Parma. In semifinale, grazie ad un 2-0 casalingo e ad un pareggio fuori casa (0-0), hanno la meglio sulla Cremonese. Si va in finale, contro il mostruoso Napoli di Maradona. Finisce con un secco 4-0 complessivo a favore dei partenopei (3-0 al San Paolo, 1-0 a Bergamo) ma, grazie alla contemporanea vittoria dello Scudetto da parte dei partenopei, l’Atalanta conquista il pass per la Coppa delle Coppe: “Onestamente, battere quel Napoli era difficile da immaginare. Era uno squadrone, capitanato da un Maradona in stato di grazia. Comunque, l’aver conquistato quella finale è stato incredibile. Nessuno pensava potessimo fare quel risultato ed invece riuscimmo ad arrivare fino all’ultimo atto e, giustamente, fummo ricompensati con l’accesso alla Coppa delle Coppe dove l’Atalanta si fece rispettare”(semifinale, ndr), racconta Magrin, uno dei grandi protagonisti di quel periodo d’oro, quello della favola Atalanta griffata Bortolotti... Calcio 2OOO

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I GIGANTI DEL CALCIO / MARINo MaGRIN PERSONA TRANQUILLA Mai un eccesso, mai una polemica, Magrin è sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle

I GIGANTI DEL CALCIO / MARINo MaGRIN Juventus, con grandissimi giocatori, Scirea e Cabrini su tutti. È stata una grande opportunità, peccato non essere stato al meglio della condizione”. Successivamente tappa a Verona... “La Juventus aveva deciso di puntare sui russi (Zavarov e Alejnikov, ndr) e si è presentata questa opportunità di giocare a Verona. Ho avuto la fortuna di avere Bagnoli, al suo ultimo anno all’Hellas. Ne ho apprezzato moltissimo la semplicità. Ho anche giocato con Fanna, altro grandissimo giocatore. Ci sono rimasto tre anni, poi sono tornato a Bassano dove ho chiuso la carriera e ho trovato ancora tantissimo affetto nei miei riguardi. La festa d’addio è stata bellissima. Poi, chiuso con il calcio giocato, mi sono messo subito ad allenare...”. Da allenatore sei finito pure al Milan... “Sì, ad allenare i Pulcini. Esperienza davvero gratificante. Da piccolo, sono stato un grande tifoso del Milan, forse era destino che, in un modo o nell’altro, sperimentassi anche quel club e quei colori”. Di cosa vai orgoglioso?

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Quando arrivi alla Juve, sai che non puoi permetterti di non vincere. Ci provi sempre e comunque “Di tutto ma, in particolare, delle mie cinque partite con la Nazionale Olimpica. Ho perso mio padre quando avevo solo sei anni, la mia famiglia non aveva nulla, eravamo in tanti fratelli e mia mamma ci ha cresciuti da sola. Non è stato facile, ma sono comunque arrivato a giocare in Serie A, a stare in campo contro giocatori del calibro di Maradona, Gullit, Baresi... Mi ritengo più che soddisfatto della mia carriera, non rimpiango nulla”. Come è cambiato il calcio rispetto ai tuoi tempi? “Tanto, tantissimo. Una volta era tutto più

famigliare, ora ogni giocatore è, di fatto, un’azienda. Non mi piacciono certi atteggiamenti dei professionisti di oggi. A volte si dimenticano che sono, per migliaia di ragazzini, dei modelli e dovrebbero comportarsi come tali. Io avevo il mito di Rivera, uno che si comportava sempre bene. Così dovrebbe essere anche oggi”. Hai giocato nella Juventus, come mai questa società ha un dna così vincente? “Fa parte della sua storia. Quando arrivi alla Juve, sai che non puoi permetterti di non vincere. Ci provi sempre e comunque”. Un giocatore del nostro campionato che ti piace parecchio? “Dybala. Ho parlato con diversi giocatori del Palermo… Si vedeva già allora che era un fuoriclasse ma non pensavo si inserisse così presto nei meccanismi della Juventus. Ha una visione di gioco importante, sa giocare per la squadra. Ha i numeri”. Se lo dice Magrin, uno che, da falegname, ha conquistato la Serie A solo con i propri mezzi, c’è da crederci...

8, COME I GOL CON LA JUVE Di Fabrizio Ponciroli

Magrin ha messo a segno otto reti nella sua esperienza in bianconero...

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foto Agenzia Liverani

foto Agenzia Liverani

esperienza di Magrin alla Juventus è durata solo due stagioni, entrambe segnate da diversi problemi fisici. Eppure l’ex atalantino è riuscito a farsi notare, segnando otto reti complessive, proprio come il numero che indossava. Quella a cui è più legato è sicuramente legata al Derby d’Italia con l’Inter, allora guidata da Trapattoni: “Abbiamo vinto per 1-0, a Torino, e il gol decisivo, su rigore, l’ho segnato io, a Malgioglio, nella ripresa. Abbiamo vinto per un mio gol, ero al settimo cielo”, ci racconta lo stesso Magrin. Ma il centrocampista ha timbrato in altre sette occasioni. Il primo sigillo è arrivato, sempre in casa, contro il Como (13/09/1987). Qualche giorno dopo, trova la via del gol in Coppa Uefa, contro la Valletta. Altro gol, decisivo, nell’1-0 con cui la Juventus piega l’Ascoli. A gennaio del 1988, prima doppietta, contro l’Empoli. Segna poi, come detto, nel Derby d’Italia, a marzo, contro i nerazzurri. Deve attendere, a causa dei tanti infortuni che lo tengono lontano dal campo, oltre un anno per tornare nello specchietto dei marcatori. Va in gol, sempre su rigore, contro Napoli (unica rete lontano da Torino) e, in casa, contro la Roma: “Un altro rigore, questa volta battendo un certo Peruzzi”, conclude Magrin. Calcio 2OOO

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SPECIALE STORIA

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COPPA DEI CAMPIONI / 1988-1989

di Gabriele PORRI

Il Milan bastona il favorito Barcellona, è l’inizio di un’era favolosa per i rossoneri…

foto Agenzia Liverani

TOCCA AGLI OLANDESI Il Diavolo è sul tetto d'Europa grazie agli assi orange...

CI PENSA IL DIAVOLO 74

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a Coppa dei Campioni che inizia nel settembre del 1988 vede al via numerose squadre di livello, nonostante la perdurante assenza delle inglesi. Ci sono le ultime tre sorprendenti vincitrici, Steaua, Porto e PSV Eindhoven e antichi campioni come Real Madrid, Milan e Celtic. Mentre i Blancos hanno mantenuto il dominio in patria e fuori, con due Coppa UEFA vinte a metà decennio, per il Milan è un rientro dopo otto anni di assenza e, soprattutto, dopo essere scesa per due volte in Serie B, una a tavolino per il calcioscommesse e una sul campo nel 1982. L’arrivo di “Sua Emittenza” Silvio Berlusconi nel 1986 ha però portato grandi disponibilità economiche e il primo successo non ha tardato, con lo scudetto in rimonta sul Napoli grazie all’arrivo degli assi olandesi Ruud Gullit e Marco Van Basten, aggiuntisi a italiani del calibro di Franco Baresi, Paolo Maldini, Costacurta, Ancelotti, Donadoni. Tra l’altro, van Basten ha saltato gran parte della stagione per un infortunio. Il primo turno dei rossoneri, che con l’apertura al terzo straniero si sono accaparrati il leader di centrocampo Rijkaard, anch’egli olandese, non presenta grandi difficoltà. Il Vitosha Sofia, nome assunto in quegli anni dal Levski Sofia dopo la caduta del regime, è avversario abbordabile e viene sconfitto già nella gara casalinga di andata con un gol di Virdis. A San Siro, si scatena il rientrante van Basten che realizza un poker. Con il PSV che passa al secondo turno quale detentore del trofeo, anche tutte le altre favorite accedono agli ottavi, senza particolari patemi. L’unico a soffrire un po’ è il Porto, che dopo avere rifilato tre reti ai finlandesi dell’HJK, subisce una parziale rimonta che si conclude con il 2-0 di Kanerva a pochi minuti dal fischio finale. Impressiona la Steaua, 7-3 allo Sparta Praga con un 5-1 in terra boema, mentre riesce un’incredibile rimonta al Werder, nello scontro fratricida con la Dinamo Berlino. I campioni dell’Oberliga vincono 3-0 in casa propria, ma al ritorno il Brema trova il vantaggio prima dell’intervallo e nella ripresa dilaga fino al 5-0 finale. Equilibrato il confronto tra i greci del Larissa e il Neuchatel Xamax, con la vittoria ai rigori degli svizzeri, mentre il Bruges supera il Brøndby grazie ai gol in trasferta, salvandosi dall’eliminazione a dieci minuti dal termine. Che sia un’edizione dai risultati roboanti lo si vede dal secondo turno, in cui i campioni delle ultime due edizioni vengono accoppiati dall’urna del sorteggio. Al Philips Stadion, un PSV scatenato e senza alcuna intenzione di lasciare il trono continentale rifila una cinquina al malcapitato Porto, che trova sol-

tanto la vittoria parziale al ritorno, con un 2-0 maturato nel finale. Come il Werder ai sedicesimi, il Galatasaray del bomber Tanju Çolak compie l’impresa di rimontare da uno 0-3 esterno con un 5-0 al ritorno, questa volta vittima sono gli svizzeri nel Neuchatel Xamax di Gilbert Gress. La goleada arriva anche dal Monaco di un giovane Arsene Wenger, che trascinato dall’ivoriano Fofana sommerge di gol il Bruges dopo avere perso all’andata (0-1 e 6-1). Passano la Steaua, che con l’innesto di Petrescu e soprattutto Gheorghe Hagi è considerata più forte di quando vinse la Coppa tre anni prima, il Werder e il Göteborg. Tuttavia, le sfide più epiche del turno sono quelle tra Stella Rossa e Milan e tra Gornik e Real Madrid. Il Milan sacchiano è l’esatto opposto del cliché catenaccio e contropiede, tipico del calcio del Bel Paese. Pressing alto, diremmo oggi, gioco offensivo e trappola del fuorigioco sono i marchi di fabbrica del mister di Fusignano. Tuttavia, gli jugoslavi riescono a imbrigliare il gioco di Arrigo e riescono a portarsi in vantaggio a San Siro a inizio ripresa, gol presto pareggiato da Virdis. Il ritorno al Marakana di Belgrado è infuocato, la Stella Rossa attacca e si porta in vantaggio con Savicevic al 50’, ma al 57’ la partita viene sospesa per nebbia. La gara viene ripetuta il giorno dopo, col Milan che deve fare a meno degli squalificati Virdis e Ancelotti (curiosamente, si riparte da zero, ma i cartellini ai fini delle ammonizioni si contano) e arriva anche al gol con un tiro deviato di Mannari che supera abbondantemente la linea di porta, ma la segnatura non è concessa, l’arbitro tedesco orientale Pauly non ha visto. Poi segna Van Basten di testa, risponde subito dopo Stojkovic e non succede più nulla fino alla lotteria dei rigori, se si eccettua un grave infortunio a Donadoni, che viene colpito duramente al volto e deve essere operato alla mandibola. Ai rigori Giovanni Galli para i tiri di Savicevic e Mrkela, il penalty decisivo è realizzato da Rijkaard e il Milan va avanti. Il Real, invece, espugna il campo del Gornik Zabrze con un gol su rigore del messicano Hugo Sanchez, ma al ritorno va sotto 2-1 e a un quarto d’ora dalla fine è virtualmente eliminato, finché Butragueño e ancora Sanchez danno i quarti ai campioni di Spagna. Qui i madridisti incontrano i campioni uscenti del PSV, che rispetto all’anno prima si sono rinforzati con l’arrivo di un attaccante brasiliano di 23 anni, Romario de Souza Faria. Suo il gol che risponde al vantaggio del solito Butragueño al Philips Stadion, suo quello che pareggia il rigore di Sanchez a sei minuti dalla fine al Bernabeu. Si va ai supplementari e al termine della prima frazione arriva il gol decisivo di Martin Vazquez, a cui stavolta Romario non riesce a replicare. Ancora una volta il Milan trova un avversario tosto, il Werder

Brema di Otto Rehhagel. In Germania i rossoneri rivivono i fantasmi di Belgrado quando un colpo di testa di Rijkaard viene respinto oltre la linea da Reck e l’arbitro non concede il gol. Sacchi e i suoi tornano a casa con uno 0-0, nonostante numerose occasioni nel finale e a Milano benché il Milan domini, il gol della qualificazione arriva solo su rigore, dubbio, trasformato da Van Basten. In semifinale arriva nuovamente la Steaua, che ribalta la sconfitta su misura in Svezia con un 5-1 magistrale in casa contro il Göteborg di Ingesson e Kennet Andersson: sugli scudi l’ala Marius Lacatus, autore di una tripletta. Completa il quadro il Galatasaray, alla ricerca della prima finale per una squadra turca. A farne le spese il Monaco, sconfitto di misura nel principato con rete del solito Çolak e incapace di andare oltre l’1-1 in Turchia, dove al gol di Prekazi risponde un giovane George Weah. L’urna beffarda accoppia Milan e Real in semifinale, ma quello che sulla carta doveva essere un doppio confronto equilibrato diventa un massacro per i Blancos. Dopo l’1-1 al Bernabeu (Sanchez su rigore e Van Basten), con il Milan che meriterebbe di più, a San Siro fin dai primi minuti la squadra di Sacchi manda in tilt il gioco del Real, tra il 19’ e il riposo arrivano tre gol di Ancelotti, Rijkaard e Gullit. Nel primo quarto d’ora della ripresa arrivano anche i gol di Van Basten e Donadoni, il Real è umiliato e la prospettiva di andare al Camp Nou a giocare la finale svanisce per gli uomini di Beenhakker, a Barcellona va il Milan. Lì trova la Steaua, che costruisce il passaggio in finale in modo simmetrico rispetto al Milan: goleada in casa e 1-1 fuori. Dopo lo 0-4 dell’andata, il gol del pareggio di Dumitrescu a Istanbul toglie ogni speranza alla squadra della parte europea della capitale turca e per i rossi di Bucarest è un’altra finale. A Barcellona si assiste a una delle più grandi migrazioni della storia del calcio, lo stadio da blaugrana si tinge di rossonero e Baresi e compagni non deludono la marea umana giunta da tutta Italia. Ancelotti blocca Hagi e, alternati, due gol di Gullit e due di Van Basten annichiliscono i rumeni, già sotto di 3 reti all’intervallo e di 4 a inizio ripresa. Il primo gol arriva al 19’, dopo che lo stesso Gullit aveva colpito un palo e un gol di Van Basten era stato annullato da Tritschler per un fuorigioco inesistente. I quasi 90.000 tifosi milanisti giunti in pullman, aereo, nave, treno e con mezzi privati, possono fare festa: a venti anni di distanza, il Milan è di nuovo sul trono d’Europa e il suo giocatore simbolo, Marco Van Basten, artefice della vittoria olandese all’Europeo dell’anno prima, vince anche la classifica marcatori con 10 reti, davanti a Lacatus con 7 e Hagi con 6, rimasti però a secco nella partita più importante del torneo. Calcio 2OOO

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SEMIFINALE 1

SEMIFINALE 2

FINALE

STEAUA BUCAREST-GALATASARAY 4-0 (2-0)

REAL MADRID-MILAN 1-1 (1-0)

MILAN-STEAUA BUCAREST 4-0 (3-0)

Mercoledì 24 maggio 1989, ore 20:15 BARCELLONA (Stadio "Nou Camp") Arbitro: Karl-Heinz TRITSCHLER (GER) Spettatori: 98.000

STEAUA BUCAREST: Silviu LUNG, Dan PETRESCU, Nicolae UNGUREANU [64' Gavril BALINT], Adrian BUMBESCU, Tudorel STOICA (cap.), Stefan IOVAN, Marius LACATUS [86' Lucian BALAN], Ilie DUMITRESCU, Victor PITURCA, Gheorghe HAGI, Iosif ROTARIU Commissario tecnico: Anghel IORDANESCU.

REAL MADRID: Francisco BUYO, CHENDO, Miguel TENDILLO, MICHEL [82' Francisco LLORENTE], Manuel SANCHIS, Rafael GORDILLO, Emilio BUTRAGUEÑO, Bernd SCHUSTER, Hugo SANCHEZ, Ricardo GALLEGO (cap.), Rafael MARTIN VAZQUEZ Commissario tecnico: Leo BEENHAKKER.

MILAN: Giovanni GALLI, Mauro TASSOTTI, Paolo MALDINI, Angelo COLOMBO, Alessandro COSTACURTA [75' Filippo GALLI], Franco BARESI (cap.), Roberto DONADONI, Frank RIJKAARD, Marco VAN BASTEN, Ruud GULLIT [59' Pietro Paolo VIRDIS], Carlo ANCELOTTI Commissario tecnico: Arrigo SACCHI.

MILAN: Giovanni GALLI, Mauro TASSOTTI, Paolo MALDINI, Angelo COLOMBO [89' Alessandro COSTACURTA], Frank RIJKAARD, Franco BARESI (cap.), Roberto DONADONI, Carlo ANCELOTTI, Marco VAN BASTEN, Ruud GULLIT [76' Pietro Paolo VIRDIS], Alberigo EVANI Commissario tecnico: Arrigo SACCHI.

STEAUA BUCAREST: Silviu LUNG, Dan PETRESCU, Nicolae UNGUREANU, Adrian BUMBESCU, Tudorel STOICA (cap.), Stefan IOVAN, Marius LACATUS, Daniel Adrian MINEA, Victor PITURCA, Gheorghe HAGI, Iosif ROTARIU [46' Gavril BALINT] Commissario tecnico: Anghel IORDANESCU.

Reti: 7' Ilie DUMITRESCU, 40' rigore Gheorghe HAGI, 68' Dan PETRESCU, 71' Gavril BALINT. Ammoniti: 31' Savas KOÇ, 42' Marius LACATUS, 47' Ugur TÜTÜNEKER, 54' Nicolae UNGUREANU, 71' Tanju COLAK.

Reti: 41' Hugo SANCHEZ, 77' Marco VAN BASTEN. Ammonito: 53' Mauro TASSOTTI.

Reti: 18' Ruud GULLIT, 27' Marco VAN BASTEN, 39' Ruud GULLIT, 47' Marco VAN BASTEN. Ammoniti: 4' Adrian BUMBESCU, 48' Franco BARESI.

GALATASARAY-STEAUA BUCAREST 1-1 (1-1)

MILAN-REAL MADRID 5-0 (3-0)

GALATASARAY: Zoran SIMOVIC, Ismail DEMIRIZ, Semih YUVAKURAN, Tanman Mehmet CÜNEYT (cap.), Erhan ÖNAL, Yusuf ALTINTAS, Ugur TÜTÜNEKER, Dzevad PREKAZI [76' Arif KOCABIYIC], Savas DEMIRAL [76' Mirsad KOVACEVIC], Tanju COLAK, Savas KOÇ Commissario tecnico: Mustafa DENIZLI.

Mercoledì 19 aprile 1989, ore 17:30 SMIRNE (Stadio "Kemal Atatürk") Arbitro: Keith Stuart HACKETT (ENG) Spettatori: 24.605

Mercoledì 19 aprile 1989, ore 20:30 MILANO (Stadio "Giuseppe Meazza") Arbitro: Alexis PONNET (BEL) Spettatori: 73.102

GALATASARAY: Zoran SIMOVIC, Ismail DEMIRIZ, Semih YUVAKURAN, Tanman Mehmet CÜNEYT (cap.), Erhan ÖNAL, Yusuf ALTINTAS, Arif KOCABIYIC [48' Savas KOÇ], Dzevad PREKAZI, Mirsad KOVACEVIC, Korkmaz BÜLENT, Kerimoglu TUGAY [65' Ilyas TÜFEKCI] Commissario tecnico: Mustafa DENIZLI.

MILAN: Giovanni GALLI, Mauro TASSOTTI, Paolo MALDINI, Angelo COLOMBO [78' Filippo GALLI], Alessandro COSTACURTA, Franco BARESI (cap.), Roberto DONADONI, Frank RIJKAARD, Marco VAN BASTEN, Ruud GULLIT [70' Pietro Paolo VIRDIS], Carlo ANCELOTTI Commissario tecnico: Arrigo SACCHI.

STEAUA BUCAREST: Silviu LUNG, Dan PETRESCU, Nicolae UNGUREANU, Adrian BUMBESCU, Tudorel STOICA (cap.) [60' Daniel Adrian MINEA], Stefan IOVAN, Gavril BALINT, Ilie DUMITRESCU, Victor PITURCA, Gheorghe HAGI, Iosif ROTARIU [84' Adrian NEGRAU] Commissario tecnico: Anghel IORDANESCU. Reti: 36' Tanman Mehmet CÜNEYT, 39' Ilie DUMITRESCU. Ammoniti: 10' Ilie DUMITRESCU, 49' Erhan ÖNAL, 5' Semih YUVAKURAN.

foto Agenzia Liverani

Mercoledì 5 aprile 1989, ore 21 MADRID (Stadio "Santiago Bernabeu") Arbitro: Erik FREDRIKSSON (SWE) Spettatori: 85.500

GARA DI ANDATA

Mercoledì 5 aprile 1989, ore 17:30 BUCAREST (Stadio "23 Augusti") Arbitro: Vitor FERNANDES CORREIA (POR) Spettatori: 21.161

GARA DI RITORNO

GARA DI RITORNO

GARA DI ANDATA

COPPA DEI CAMPIONI / 1988-1989

REAL MADRID: Francisco BUYO, CHENDO, Rafael GORDILLO, MICHEL, Manuel SANCHIS, Francisco LLORENTE, Emilio BUTRAGUEÑO, Bernd SCHUSTER, Hugo SANCHEZ, Ricardo GALLEGO (cap.), Rafael MARTIN VAZQUEZ Commissario tecnico: Leo BEENHAKKER. Reti: 17' Carlo ANCELOTTI, 24' Frank RIJKAARD, 45' Ruud GULLIT, 49' Marco VAN BASTEN, 60' Roberto DONADONI. Ammonito: 2' Hugo SANCHEZ.

MARCO VAN BASTEN

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Gheorghe Hagi

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ITALIA 1930

L’ALBA DI UN SOGNO AZZURRO

LA FORZA DELL'AZZURRO L'Italia si è scoperta forte agli albori del calcio...

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di Luca GANDINI

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foto Agenzia Liverani

a risonanza dell'evento fu, inutile negarlo, clamorosa. Ecco cosa scrisse "La Gazzetta dello Sport": “La squadra italiana gioca una partita colossale, sbaraglia la massiccia squadra ungherese e conquista in campo avversario la prima Coppa Internazionale, ambito trofeo di campioni”. "La Stampa" di Torino non fu certo da meno: “Gli Azzurri con una clamorosa vittoria a Budapest conquistano il titolo di campioni d'Europa”. Molto più catastrofista, e non poteva essere altrimenti, l'ungherese "Reggeli Újság": “Gli italiani hanno inflitto agli ungheresi una sconfitta annientatrice. Quarantamila persone hanno presenziato al funebre avvenimento”. Cos'era dunque successo? L'11 maggio 1930, la Nazionale italiana si era presentata a Budapest per la ventesima e ultima partita valida per la prima edizione della Coppa Internazionale, rinomato torneo riservato alle nazioni calcisticamente più evolute dell'Europa continentale: Austria, Cecoslovacchia, Italia, Svizzera e Ungheria. Iniziata nel 1927 e strutturata in un girone unico con incontri di andata e ritorno tra tutte le partecipanti, la competizione si apprestava a vivere il momento decisivo con una classifica che vedeva al comando austriaci e cecoslovacchi con 10 punti, davanti a noi e agli ungheresi con 9 e ai deludenti svizzeri a quota 0. Accolti a Budapest con rispetto e amicizia, gli Azzurri dovettero fronteggiare un pronostico tutto dalla parte magiara. In 7 precedenti, i nostri rivali si erano infatti imposti 4 volte, con 2 pareggi e un solo successo italiano. A complicare di più le cose, il fattorecampo: mai, prima di allora, avevamo espugnato Budapest.

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LA LEGGE DEL PEPPIN Che però il destino stesse per prendere una piega diversa, lo si capì gettando un occhio alla formazione schierata dal commissario unico Vittorio Pozzo. Una

linea d’attacco da paura, innanzitutto, nobilitata dall'estro dell'ala sinistra Raimundo "Mumo" Orsi, oriundo argentino e stella della Juventus, e dalle fiammate di Giuseppe Meazza, giovane centravanti in prepotente ascesa. Come ignorare poi colui che fu incoronato da Gianni Brera ne "Il Mestiere del Calciatore", come “il più dotato giocatore italiano degli anni '20”, vale a dire l'interno destro e capitano Adolfo Baloncieri. Qualche metro più indietro, in posizione di centromediano metodista, ecco Attilio Ferraris IV, un romano verace, amante della dolce vita ma in campo indomito combattente. In porta giganteggiava Gianpiero Combi, freddo ed efficace nonostante uno stile non certo appariscente. Davanti a lui, come terzini d'area, due assi quali Umberto Caligaris ed Eraldo Monzeglio. Il primo, atleta potente e generoso; il secondo, una sorta di libero ante litteram piazzato alle spalle di Caligaris con il compito di spazzare l'area senza troppi convenevoli. L'Ungheria, dal canto suo, proponeva una squadra piuttosto avanti con l'età, ma sicuramente meritevole di rispetto. La sua stella era quel Ferenc Hirzer che, anni prima, aveva incantato le folle italiane con la maglia della Juventus, segnalandosi come attaccante imprendibile e dalla tecnica cristallina. Trascinati dai quarantamila dello stadio del Ferencváros, furono proprio i danubiani a distendersi in attacco per primi e a impensierire la nostra pur solida retroguardia. Una volta prese le misure, l'Italia passò a imporre il proprio micidiale gioco di rimessa. Dalle pagine del suo "Storia Critica del Calcio Italiano", ecco il racconto appassionato di Gianni Brera: “La furia magiara si scatena in un subisso di girandole inciuccanti. Combi è letteralmente assediato fra i pali. Poi, al 16°, un attimo di respiro. Ferraris IV batte verso porta una punizione lunga: il portiere magiaro non riesce a trattenere palla: guizza Peppin Meazza e lo uccella con un tocchetto dei suoi che pare un cippirimerlo. Inferociti, gli ungheresi tornano a

SCONFIGGENDO L'UNGHERIA PER 5-0 A BUDAPEST, L'ITALIA SI AGGIUDICA LA COPPA INTERNAZIONALE, IL PRIMO GRANDE TROFEO DELLA SUA STORIA. ERA L'11 MAGGIO 1930 testa bassa sotto la porta di Combi: e non passano. Incominciano il secondo tempo schiumando di rabbia”. Tutto inutile: ogni assalto avversario venne puntualmente respinto e, come un torrente in piena, l'ondata azzurra straripò nella metà campo magiara. Il solito Meazza, tra il 65° e il 70°, trovò le reti che in pratica chiusero il discorso. Ma non era certo finita. Al 72°, Mario Magnozzi detto "Motorino", dinamico interno sinistro del Livorno, piazzò lo 0-4 e, a pochi minuti dalla conclusione, ci fu gloria anche per la giovane ala destra barese Raffaele Costantino, bravo a sigillare lo 0-5 finale. Budapest era stata espugnata. La Coppa Internazionale era nostra. IL PORTAFORTUNA “A mio parere – sentenziò l'incorreggibile Brera ne "Il Mestiere del Calciatore" – la clamorosa partita di Budapest segna una svolta decisiva nell'evoluzione del calcio nazionale, ora non più provinciale né tecnicamente arretrato”. Non solo: con quel successo, l'Italia inaugurò alla grande la sua era più gloriosa. 4 anni dopo sarebbe infatti arrivato il successo nel Campionato del Mondo, seguito a ruota dalla seconda Coppa Internazionale, dall'Oro olimpico di Berlino e dal bis mondiale di Parigi. Tutte vittorie strappate in finale alle care nemiche Cecoslovacchia, Austria e Ungheria, ovvero le avversarie messe in riga in questa prima, storica affermazione. Come in tutti i grandi romanzi, anche qui c'è spazio per l'aneddoto finale. Durante il viaggio di ritorno da Budapest, la Coppa (un meraviglioso trofeo in cristallo di Boemia chiamato Švehla Pokal in onore del primo ministro cecoslovacco Antonín Švehla, che l'aveva donato alla squadra vincitrice) ruzzolò a terra e si danneggiò. Prontamente, Pozzo ne raccolse una scheggia e se la portò sempre appresso, a mo' di portafortuna. Il resto è storia, con quel lungo e forse irripetibile ciclo di trionfi che solo la Seconda Guerra Mondiale riuscì a interrompere. Calcio 2OOO

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DOVE SONO FINITI SEMPRE DI CORSA Volpecina, un giocatore che farebbe comodo anche oggi...

Giuseppe VOLPECINA

LA MIA VITA, TRA BAGGIO E MARADONA

foto Alberto Maddaloni

Terzino tutto mancino, pupillo di Bagnoli, è stato protagonista del Napoli di Maradona. E di uno storico gol segnato alla Juve... in fuorigioco di Stefano BORGI

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alzettoni abbassati alla Sivori (“io però non l'ho mai conosciuto. Tenevo i calzini giù per favorire la circolazione ai polpacci...”) due campionati vissuti accanto a Baggio e Maradona (“Roby? Forse il più grande calciatore italiano di sempre. Su Diego invece non ho dubbi... è stato il più grande di tutti”). Eppure Giuseppe Volpecina si considera un giocatore normale, o poco di più. Gran carattere, fisico e cattiveria al punto giusto, addirittura nel 1987 fu premiato come 'miglior calciatore non protagonista' del campionato. “È vero – prosegue il mancino di Caserta – quando vincemmo lo scudetto col Napoli fui giudicato il migliore tra i gregari. Per me fu una grande soddisfazione, tanto che Arrigo Sacchi a fine stagione mi convocò nel Top 11. In effetti feci un'ottima annata”.

foto Agenzia Liverani

Da San Clemente di Caserta... al San Paolo di Napoli. Ci dica, come si fa? “Non è facile, anche perché a Caserta mancano le strutture. Non è come a Napoli che c'è fame di calcio. Però vede, nel calcio ci sono tante componenti: la tecnica, la testa, il fisico... Io avevo un po' di tutto, ci ho solo aggiunto sacrificio e tanta volontà. E poi la mia famiglia mi ha trasmesso valori importanti: prima dovevo studiare e poi giocare al calcio. Un diploma di perito industriale, 10 esami all'Isef, poi quando abbiamo visto che il calcio poteva essere la mia strada... Più o meno quello che ho cercato di fare con i miei tre figli: tutti hanno giocato al calcio, due si sono anche laureati. A loro non ho mai imposto niente. Quello che mi interessava è che andassero d'accordo con gli allenatori e con gli insegnanti a scuola. Il resto viene da sé...”

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Il primo, storico titolo con la maglia del Napoli. C'è da scriverci un libro... “E forse non basterebbe. Che dire? Un'emozione incredibile, indimenticabile. Anche oggi, quando torno a Napoli la gente mi riconosce. Poco tempo fa, a Caserta, un signore mi vide e si inginocchiò per ringraziarmi. Se poi considera che la mia carriera è cominciata nelle giovanili del Napoli, a 16 anni, la soddisfazione è ancora più grande. Vincemmo anche un campionato Primavera nel 1979, con Mariolino Corso allenatore, in squadra c'erano Di Fusco, Celestini, Amodio e Musella. Dello scudetto ricordo ancora l'ultima partita in casa, quella decisiva contro la Fiorentina: per arrivare allo stadio ci mettemmo due ore, c'era tutta la città per strada. Un fiume di macchine e la gente che ci camminava sopra per toccare il pullman”. Soprattutto si ricorderà un gol segnato alla Juve... “E come no? Anzi, sa chi devo ringraziare? Andrea Carnevale, che me la passò in ritardo”. Si spieghi meglio... “Era un azione di contropiede, Carnevale si avvia verso l'area avversaria, io lo affianco e gli chiedo palla. Lui da buon attaccante cerca in tutti i modi lo spazio per tirare e tergiversa... poi si vede chiuso e finalmente me la passa. Io a quel punto sono in fuorigioco, freno la corsa e tiro di prima intenzione. Un sinistro al giro che batte Tacconi. Ha presente il gol di Grosso ai mondiali? Se invece me la dava in tempo probabilmente avrei chiuso il triangolo e non avrei fatto gol. Insomma, era destino... Tra l'altro i tifosi ancora oggi godono perché ho segnato alla Juve

Il gol alla Juventus? Un sinistro di prima intenzione, decisivo per lo scudetto del Napoli... e pure in fuorigioco

in fuorigioco, un gol che cambiò il nostro campionato. E anche la mia carriera”. Due parole su Maradona? “Vi sorprenderò, ma Diego quell'anno fu perfetto. Anche fuori dal campo. Sul rettangolo verde faceva magie da fuoriclasse, com'era ovvio. Fuori, invece, ebbe un comportamento irreprensibile: serio, puntuale agli allenamenti, sempre in forma. Sul pullman poi... raccontava barzellette, si metteva a palleggiare con la frutta, un vero uomo squadra. Veniva dalla vittoria del mondiale in Messico, però penso che quello scudetto gli dette ancora più soddisfazione. Poi quando leggevo certe cose su di lui, non ci potevo credere. Restavo spiazzato. Comunque ripeto, è stato il più grande di tutti”. Tra lo scudetto dei giovani e quello dei grandi, sei anni di esilio... “Diciamo sei anni che mi hanno formato, Calcio 2OOO

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DOVE SONO FINITI

A Verona trovò Bagnoli... “Anche Bagnoli stravedeva per me. Pensi che mi avrebbe voluto al Genoa, ma Lazaroni alla Fiorentina non volle cedermi. Poi mi voleva Trapattoni all'Inter. La verità è che nel mio ruolo i difensori scarseggiavano. Le dico solo che al mio posto furono presi Branco e Brehme, non proprio gli ultimi arrivati...”

QUANTI RICORDI

A Firenze c'erano Baggio e Dunga. Altri grandi nomi... “Baggio era un signore, oltre ad essere un giocatore immenso. Dunga era più uomo squadra. A Firenze disputammo una stagione a due facce: male in campionato dove ci salvammo all'ultima giornata, benissimo in Coppa Uefa dove ancora non me ne faccio una ragione...”

Momenti indimenticabili di una carriera importante...

Di cosa? “La finale di ritorno contro la Juventus giocata ad Avellino. Io sono di Caserta e so benissimo che Avellino è piena di tifosi juventini. Come si fa a far disputare una finale in campo neutro proprio ad Avellino? Già all'andata subimmo dei torti arbitrali, poi al ritorno... evidentemente il potere della Juventus fu più forte di tutto”. Cosa disse esattamente a Schillaci? “Schillaci in campo mi calpestò. Sul momento feci finta di nulla, ma nel sottopassaggio gli dissi che al ritorno non si doveva presentare perché gli avrei fatto male. Qualcuno sentì e lo riferì all'arbitro. La Gazzetta parlò di massacro... non era vero. Feci la smentita ma non fu ascoltata. Capirà, eravamo molto tesi per quante ce ne avevano fatte in campo. Mi dettero sei giornate di squalifica, un'enormità...” E non finisce lì... “Sei giornate da scontare in campiona-

foto Alberto Maddaloni

foto Alberto Maddaloni

to, si rende conto? Cioè, che c'entra la Coppa Uefa con il campionato? Poi nonostante si riferissero alla partita d'andata, la sentenza arrivò dopo il ritorno. Va beh, lasciamo perdere...”

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Roby Baggio invece è stato, allo stesso tempo, un signore ed il più grande calciatore Italiano Di sempre

A questo punto glielo devo chiedere: è solo sudditanza psicologica, o c'è dell'altro? “Se si riferisce alla malafede... direi di no. Certo le grandi squadre hanno dei vantaggi, e a volte gli arbitri si lasciano condizionare. Tornando alla finale con la Fiorentina: potevamo andare a giocare a Napoli, perché proprio ad Avellino? Lì

foto Alberto Maddaloni

come uomo e come giocatore. Quattro anni a Palermo, dall'80' all'84, tra prestiti e comproprietà. Poi due anni a Pisa grazie ad Anconetani che mi seguiva da tempo. Nell'anno della Serie A ebbi la fortuna di disputare due ottime partite contro il Napoli, nella seconda marcai alla grande Maradona (il Pisa vinse 1-0 al San Paolo, gol di Berggreen al 39' ndr.) Ricordo che per tutta la settimana l'allenatore del Pisa Guerini provò Caneo in marcatura, poi invece lo chiese a me: te la senti di marcare il dieci? Potevo dirgli di no? In quella partita mi vide Allodi, che stravedeva per me, e decise di riportarmi al Napoli. Ed io sinceramente non vedevo l'ora. Anche quella volta, però, ero in prestito con diritto di riscatto. L'anno dopo, purtroppo, Allodi si sentì male, venne Moggi che portò altri giocatori e non fui riscattato. Al tempo accettai senza protestare, oggi mi comporterei diversamente. Morale: mi riprese il Pisa che mi vendette al Verona. In tutto Anconetani ci guadagnò 2,5 miliardi di lire, e anche lì dimostrò di saperci fare...”

foto Alberto Maddaloni

Maradona è stato il più grande di tutti. Nell'anno del tricolore era serio, puntuale agli allenamenti, il miglior Periodo della sua carriera

Giuseppe VOLPECINA

come fai a non pensare che c'è qualcosa di strano...”

anni. Io uno schiaffo ad un ragazzo... ma stiamo scherzando? Andammo per vie legali, e dopo 2 anni sono stato completamente scagionato”.

Altra delusione, i fatti della Mariano Keller... “Diciamo che, come società sportiva giovanile, la Mariano Keller di Caserta per me è stata una grande soddisfazione. Abbiamo avuto fino a 1000 ragazzi iscritti, abbiamo dato giovani alle più grandi società di serie A... l'ultimo è stato Mandragora al Genoa, che ora è della Juventus. Poi nel '92, durante una finale Allievi, il Commissario di gara mi accusò di aver dato uno schiaffo ad un ragazzo di 16

Chi è oggi Giuseppe Volpecina? “Un pensionato e me la godo. La vicenda della Mariano Keller è stata una grande delusione, la mia immagine in quegli anni ne risentì moltissimo. Da allora mi sono allontanato. Ho avuto una scuola calcio a Caserta, oggi collaboro col Torino come osservatore, ma col calcio attivo ho chiuso”.

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LIGA SPAGNA

di Paolo BARDELLI

foto Imago/Image Sport

Gol a grappoli per un giocatore diverso da tutti

SUAREZ L’INSAZIABILE Talento stellare con una storia decisamente particolare…

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e fino a dieci anni fa vi avessero parlato di un "Pistolero", con tutta probabilità avreste pensato al Far West, meno immediato il collegamento a Roy Maakay, attaccante olandese che si portava appresso questo soprannome. Adesso questo nomignolo porta a Luis Suarez, il bomber che, quando fa fuoco, non perdona. Tanti i cowboy caduti sotto i suoi colpi, parliamo del più prolifico goleador nella storia dell'Uruguay e di un bomber capace di piegare il destino. O quasi. Già, perché la sua opera incompiuta resta la stagione 2013/2014, 84

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quella dei 31 gol in Premier con il Liverpool, tantissimi ma non sufficienti a riportare il Liverpool sul tetto d'Inghilterra (ultimo titolo nel lontano 1989/90). Suarez è, per tutti, il Pistolero ma pure il Cannibale. Sbrana gli avversari, di solito si limita all'aspetto sportivo, qualche volta li addenta direttamente, senza neppure bisogno di condimento. E qui arriviamo ai due lati di questo strano personaggio, "Dottor Jekyll & Mister Hyde", ogni tanto arriva il raptus e lui non sa controllarsi, razzismo, episodi violenti e chi più ne ha più ne metta. Non certo un modello comportamentale, ma questo è Luis Suarez,

un uomo dominato dall'istinto, croce e delizia di una vita nata complicata. Pulire marciapiedi, raccogliere e rivendere schede telefoniche, Luis li fa così i primi soldi, il grosso della giornata lo trascorre in strada. Il ragazzo sa giocare, ma non sembra il talento cristallino da predestinato, sopperisce, appunto, con la fame, con la voglia di lasciarsi alle spalle la strada. Puoi togliere il ragazzo dalla strada, non la strada da Luis, un elemento che torna fuori prepotente quando meno te lo aspetti, una storia di riscatto e di continue ricadute. Tutto comincia al Nacional, dove il giovane Luis

mostra sprazzi della sua forza e anche ingenuità, come il giallo evitabile che gli costa lo scontro con il Danubio, decisivo per il titolo giovanile. La normalità non è scritta nel destino del giovane Suarez, che vince il campionato nel 2006, quello vero, a soli 19 anni. Tutto pronto per il viaggio verso l'Europa, Groningen come tappa intermedia prima di passare all'Ajax per meno di otto milioni. I Lancieri tradizionalmente hanno gran fiuto per i giovani e questo attaccante uruguayano non li delude, 111 reti in 159 apparizioni: Suarez fa gola a tutti. Nel 2007 arriva pure l'esordio in nazionale, preludio all'esperienza Mundial in Sudafrica. Abbiamo detto dell'istinto, spesso sua debolezza, nel 2010 la Celeste arriva in semifinale grazie a una parata sulla linea, Suarez evita il gol di Asamoah con la mano, espulsione ben spesa considerato che il seguente rigore verrà sprecato. Niente sfida contro l'Olanda, il Paese che lo ospita fino al gennaio 2011. In quel periodo succede un po' di

tutto a Liverpool, con Torres che se ne va al Chelsea per quasi 60 milioni. I Reds, dopo un'estenuante trattativa, investono metà di quel gruzzolo per accaparrarsi Suarez, che quattro giorni dopo il trasferimento è già in gol, lo Stoke è la sua prima vittima in Premier. Quattro anni in Inghilterra, gol come se piovesse, l'ultima stagione raggiunge vette sensazionali: Suarez viaggia alla media di un gol a partita (31 centri su 33 match) e spinge i Reds a sognare il titolo, nonostante un inizio ad handicap. Sì perché l'esperienza inglese di Suarez non è tutta rose e fiori, è sempre il profilo comportamentale a metterlo nei guai. Nel 2012 gli insulti razzisti a Patrice Evra, sul finire della stagione 2012/2013 il morso a Ivanovic gli vale la pena esemplare di 10 giornate. Luis se ne infischia e, come detto, eguaglia il record, pur saltando le prime cinque di campionato. Ne fa quattro al Norwich (vittima che adora, visto che proprio ai Canarini rifila la prima tripletta, con tanto di gol da distanza siderale), segna senza sosta, ma il diavolo ci mette lo zampino e sullo scivolone di Gerrard contro il Chelsea svaniscono i sogni di gloria. Prosegue il digiuno Liverpool, ma quello dell'Uruguay si interrompe nel 2011, quando Suarez conquista il titolo di miglior giocatore della Copa America e stende il Paraguay in finale, suo il primo gol, assist per gli altri due. Un'ascesa inarrestabile, sesto posto nella classifica del Pallone d'Oro 2011, l'Uruguay punta tutto su di lui per i Mondiali 2014. E qui torniamo alle note dolenti, perché questo giocatore ha il potere di polverizzare tutto in un attimo, non solo le difese avversarie. La Celeste è ai piedi del suo fuoriclasse, due gol all’Inghilterra, poi un morso a Chiellini. Ricordiamo tutti l’episodio, coinciso con l’eliminazione azzurra, quattro mesi di squalifica per l’attaccante. Suarez prova a lavorare su se stesso, pure con l’ausilio di uno psicologo, ma alla fine torna sempre al punto di partenza. Il Barcellona è disposto ad attendere che sconti la squalifica e fa bene, 75 milioni sono tanti ma i blaugrana li spendono volentieri per completare un tridente da sogno con Messi e Neymar. L'anno scorso il Triplete, con tanto di gol alla Juventus in finale, quest'anno ancora meglio… Solo lui è in grado di tenere testa a Cristiano Ronaldo in materia di gol. 30 anni il prossimo 24 gennaio, ne

IL PISTOLERO PAZZO Suarez, quando l’eccesso fa parte del proprio modo di essere…

foto Imago/Image Sport

IL GRANDE PISTOLERO

Luis Suarez

"Ha già dimostrato di avere problemi mentali, questo lo sanno tutti. E' per questo che continua ad andare da uno psicologo, anche se non mi pare che stia funzionando. Dovrebbe andare da qualcun altro...". Le parole di Daniel Fonseca, suo ex procuratore, saranno pure di frutto di ruggini passate, ma il messaggio resta forte: Suarez è pazzo? A giudicare da alcune "bravate", il dubbio verrebbe. Bakkal, Ivanovic e Chiellini hanno provato sulla propria pelle i denti del Cannibale, ma secondo la stampa inglese ci sarebbero altri cinque casi analoghi tenuti nascosti dalla federazione uruguayana. Il tutto potrebbe essere giustificato da raptus, ma ben diverso è l'episodio che lo vide insultare Evra. "Io non parlo con i negri" non gli sembro abbastanza, il concetto fu ribadito ripetendo per ben sette volte l'infame parola. Il francese non la prese bene, ma non è il solo nemico che si è fatto in Inghilterra. Per tutta l'esperienza in Premier, Suarez è stato infatti accompagnato dalla fama di cascatore, un'accusa che da quelle parti lascia segni più profondi dei morsi. ha fatta di strada quel ragazzo che a 12 anni si è rotto un piede dopo che una macchina gli passa sopra. Allora non si è fermato, non l’ha mai fatto… Calcio 2OOO

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PREMIER LEAGUE INGHILTERRA

di Luca MANES

TOP & FLOP

UN COLPO DA K.O.

Aston Villa retrocesso, uno smacco per una società gloriosa

foto Imago/Image Sport

Tante sorprese ma anche delusioni inattese…

foto Agenzia Liverani

Eric Black

VILLANS, CHE BOTTA…

quanto meno sforzi capaci di risollevare una squadra in perenne difficoltà. I primi risultati in campionato non stati sono nemmeno da disprezzare, a dirla tutta. Inoltre nel suo cursus honorum Lerner può vantare due finali, nel 2010 in Coppa di Lega e nel 2015 in FA Cup – quest'ultima persa contro l'Arsenal con un umiliante 0-4.

“D

a Rotterdam a Rotherham, Lerner vai via!”. Questo striscione è apparso nel settore ospiti dell'Old Trafford il 16 aprile, giorno in cui la retrocessione in Championship dell'Aston Villa, già abbondantemente “acquisita” da settimane, è diventata ufficiale. Rimanda alle glorie europee – nel 1982 proprio nella città olandese i Villans vinsero la loro prima, e finora unica, Coppa dei Campioni – contrapposte con almeno un anno in purgatorio, a calcare palcoscenici non proprio illustri – con tutti il rispetto per la compagine dello Yorkshire, 86

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protagonista di una salvezza a sorpresa nella divisione cadetta. Il tutto condito con la protesta, alimentata a dismisura dalle figuracce inanellate in questo 2015-16 da incubo, contro il proprietario statunitense Randy Lerner. Ovvero colui che al suo arrivo nel 2006 in tanti avevano salutato come una sorta di salvatore della patria. Non che ci volesse molto, perché anche all'epoca c'era un proprietario, mister Doug Ellis, che dalle parti del Villa Park vedevano come il fumo negli occhi. All'inizio Lerner aveva lasciato ben sperare. Per carità, nessuna campagna acquisti alla Abramovich, ma

Joleon Lescott

foto Imago/Image Sport

Dopo 28 anni di Premier League, l’Aston Villa è caduto in Championship…

Micah Richards

Ma proprio quell'apparizione a Wembley ha rappresentato il canto del cigno di un team che ormai quasi un lustro si salvava per il rotto della cuffia, spesso grazie a dei finali di stagione al limite del miracoloso. Quest'anno non c'è stato nulla da fare. Persi Benteke e Delph in sede di mercato estivo, non sono bastati un po' di professionisti navigati (Richards e Lescott) e un manipolo di giovani e semi-carneidi (Jordan Ayew, Grealish e Gested) per invertire una inesorabile discesa agli inferi. Per non parlare poi dell'inutile balletto degli allenatori. Allontanato Tim Sherwood dopo il primo filotto di sconfitte, si è puntato su Remi Garde, uno che non faceva dell'esperienza il suo punto di forza. Finita anzitempo la tragica parentesi del francese, è arrivato il traghettatore Eric Black, ma ormai i giochi (in negativo) erano fatti. Già si parla di provare l'immediata risalita affidandosi al sergente di ferro Nigel Pearson, il predecessore di Claudio Ranieri al Leicester City. Troppo presto per lambiccarsi il cervello di nuovi innesti in una rosa che così com'è rischia di non bastare al piano di sotto. E poi c'è l'ambiente, a metà tra il depresso e l'infuriato. Negli ultimi tempi si sono sprecati gli esempi di squadre di alto profilo (Leeds, Nottingham, Southampton, lo stesso Leicester) che ci hanno messo tanto tempo per riconquistare la terra promessa della Premier. Senza una promozione entro il 2019, il danno per le casse dell'Aston Villa potrebbe ammontare fino a 200 milioni di euro. Con il nuovo contratto televisivo da 10 miliardi che entra in vigore da questa estate, infatti, non essere invitate al grande ballo della massima divisione inglese rischia di avere effetti devastanti anche a lungo termine. I tifosi si consolano con il ritorno del derby con il Birmingham. Ma certo ben altra cosa sarebbe stato poterlo giocare in Premier...

CLAUDIO RANIERI

Forse è la più grande sorpresa del decennio, di sicuro di questa stagione. È ovviamente il Leicester City, ma non sottovaluteremmo quando raggiunto dal Bournemouth nella sua campagna di esordio assoluto nella Premier. Una salvezza inaspettatamente facile, favorita dai disastri delle due del nord-est (Newcastle e Sunderland) e da uno dei peggiori Aston Villa, di cui abbiamo già parlato diffusamente. A dir poco deludenti anche i campioni uscenti del Chelsea (addirittura fuori dall'Europa, tutto sommato un vantaggio per Conte, però), mentre tutt'altro entusiasmanti sono state le due di Manchester, aggrappatesi alle coppe per riscattare tante prestazioni al di sotto delle loro possibilità in Premier. Louis Van Gaal è sembrato spesso in totale confusione, l'esatto opposto del duo Ranieri & Pochettino, indubitabilmente i migliori manager del 2015-16. Leicester e Tottenham hanno potuto contare su molti giocatori che inseriremmo nel nostro undici ideale: Mahrez, Vardy, Kanté e Drinkwater per le Foxes, Kane, Alli, Walker e Alderweireld per gli Spurs. A completare la formazione dei sogni (un po' troppo offensiva, lo ammettiamo...) ci sono De Gea, Aguero e Payet. Dietro la lavagna finiscono invece Hazard, Fabregas, Diego Costa, Depay, Mata e, per il rendimento espresso nelle partite chiave, Ozil. A dispetto dei tanti assist scodellati, è proprio il centrocampista tedesco di origini turche uno dei “motivi” del mancato salto di qualità dell'Arsenal, che forse deve dire anche dire addio a Wenger per iniziare un nuovo ciclo vincente. Calcio 2OOO

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BUNDESLIGA GERMANIA

di Flavio SIRNA

foto Agenzia Liverani

Tante le giovani stelle che puntano a diventare grandi nella Bundes

QUANTI SOGNI Molti calciatori ambiscono ad un posto in qualche big e qualcuno ci riuscirà…

I

l sogno di ogni calciatore è quello di approdare in una grande squadra. Sarà questo l'obiettivo di coloro che in questa edizione 2015-2016 della Bundesliga si sono messi in mostra e che aspettano la chiamata di una 'Big'. Il primo nome sul taccuino non può che essere quello del trequartista classe 1992 del Mainz Yunus Malli. Raffinatissimo piede destro, capace di giocare anche come ala sinistra (può quindi adattarsi, oltre che al 4-3-1-2 anche al 4-2-3-1), con le sue giocate e soprattutto coi suoi goal è stato capace di far mantenere la 88

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squadra di Magonza nelle zone medioalte della classifica. Contratto in scadenza nel 2018, ha una valutazione di 10 milioni di euro. Nella stessa posizione di campo di Malli troviamo l'austriaco di origine jugoslava Zlatko Junuzovic. Il suo Werder Brema ha disputato una stagione tutt'altro che trascendentale, ma l'ex Austria Vienna si è segnalato comunque per essere una spanna sopra, e non solo rispetto ai suoi compagni di squadra. È diventato uno dei punti fermi della nazionale biancorossa, che potrà essere una delle sorprese di Euro 2016. Contratto in scadenza nel 2018, classe 1987, Junuzo-

Sandro Wagner

vic, valutazione inferiore ai 10 milioni di euro, potrebbe rappresentare un vero e proprio colpaccio di mercato. Meritano una doverosa menzione anche Moritz Hartmann dell'Ingolstadt e Sandro Wagner del Darmstadt. In due squadre che, seppur rivelazioni in positivo, non fanno della loro capacità di andare a segno la loro arma migliore, e in un'epoca come quella attuale, dove è fortemente svalutato il ruolo della punta centrale di peso a favore del 'falso nueve' o del bomber tuttofare, Moritz e Sandro hanno fatto più di quello che ci si aspettava. Il primo, classe 1986, è riuscito ad adattarsi anche al ruolo di seconda punta a destra (essendo alto 'solo' 183 cm), raggiungendo l'obiettivo della doppia cifra in campionato. Contratto in scadenza nel 2017, la sua valutazione sfora di poco il milione di euro. Il secondo, 194 cm di altezza, arrivato in prestito gratuito dall'Hertha Berlino, ha trascinato a furia di spintoni e goal la squadra del 'nostro' Caldirola. Di sicuro l'Hertha, che ne detiene il cartellino

sino a giugno 2017, non sarà rimasto indifferente di fronte alle sue giocate: motivo per il quale Wagner potrebbe anche sperare di tornare alla base e disputare nel 2016-2017 una competizione europea. L'Europa la meriterebbe sicuramente anche l'esterno sinistro del Mainz Jairo Samperio Bustara. Acquistato dal Siviglia nell'estate del 2014 per soli 2 milioni di euro, il ragazzo classe 1993, dopo una prima stagione caratterizzata da un infortunio ai legamenti che lo ha fortemente condizionato, nel campionato attuale ha invece ripagato le aspettative della società, riuscendo a raggiungere ben presto la doppia cifra tra assist e goal. Ala sinistra in grado di poter giostrare sia come esterno offensivo che come seconda punta, ha una valutazione intorno ai 5 milioni di euro. La sua giovane età non preclude però di farne lievitare il prezzo e di permettere al Mainz, nel momento in cui deciderà di privarsene, più per le richieste che arriveranno che per volontà del club, di poter porre in essere una importante plusvalenza. Torniamo invece sulla trequarti per parlare del coreano dell'Augsburg Ja-Cheol Koo. Acquistato l'estate scorsa dal Mainz per 5 milioni di euro, il duttile asiatico (capace di poter giocare anche in mezzo al campo insieme ad un mediano puro), è riuscito anch'egli, come il sopra menzionato Jairo Samperio, a superare la doppia cifra 'assist-goal', con una predilezione maggiore però per la conclusione a rete. Contratto in scadenza nel 2017, Ja-Cheol Koo spera di poter emulare Heung-Min Son, che in Germania con la maglia del Bayer Leverkusen è diventato un vero e proprio idolo. La carrellata di sorprese non può che avere termine con il duo dello Stoccarda formato da Daniel Didavi e Filip Kostic. Didavi, trequartista dal raffinato piede sinistro, contratto in scadenza nel giugno del 2016, ha disputato una stagione da urlo, soprattutto nella seconda parte, che ha fatto drizzare le orecchie praticamente a tutta Europa (Roma compresa). Lo Stoccarda lo perderà quasi sicuramente a parametro zero: un bel rimpianto per i biancorossi, che avrebbero potuto incassare anche una cifra vicina ai 10 milioni di euro. La sua destinazione sarà quasi sicuramente il Wolfsburg: è quindi l’unico dei menzionati che ha già raggiunto l’obiettivo dell’approdo ad una big. Una big è chiaramente anche nel destino di Filip Kostic. Acquistato nel 2014

VIDAL LA COMBINA GROSSA Simula e anche i suoi compagni lo riprendono…

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VOGLIA DI GRANDEZZA

ARTURO VIDAL

Vidal, inutile nascondersi, è stato un acquisto azzeccato da parte del Bayern Monaco. Un elemento prezioso, capace di portare gol e grandi prestazioni. Ma il cileno è anche capace, purtroppo, di “giocate da dimenticare”. In Coppa di Germania, contro il Werder Brema, l’ex bianconero si è conquistato un calcio di rigore (2-0 il finale, grazie anche al penalty trasformato da Muller), tuffandosi in area di rigore. Una simulazione a tutti gli effetti che non è piaciuta a nessuno. L’arbitro del match, tale Stieler, si è scusato pubblicamente per il granchio preso mentre i compagni di Vidal l’hanno ripreso duramente. Sul momento mi sembrava fallo, in realtà non lo tocca, è stata una simulazione – ha spiegato il compagno Mueller -. “Non ci sono scuse per questo, se fosse successo contro di noi mi sarei molto innervosito”. Ancor più duro il tecnico Guardiola: “Il rigore non c'era e a me non è piaciuto segnare il secondo gol in questo modo”. Vidal, la prossima volta meglio evitare… dal Groningen per la già considerevole cifra di 6 milioni di euro, l'attaccante-ala sinistra (piede sinistro), ha anch'egli contribuito alla risalita della squadra di Jurgen Krammy. Contratto in scadenza nel 2020, per strapparlo allo Stoccarda ci vorranno, in estate, perlomeno 10 milioni di euro. Probabile quindi che la società, anche per una questione di tornaconto personale, cercherà di farlo maturare un'altra stagione per poi piazzarlo tra due anni sul mercato ad una cifra che potrebbe essere tanto ma tanto conveniente. Calcio 2OOO

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LIGUE 1 FRANCIA

di Renato MAISANI

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Benzema, i conti non tornano: addio Francia

Il bomber fuori da Euro 2016, paga la pessima condotta extra sportiva…

“M

alheureusement pour moi et pour tous ceux qui m'ont toujours soutenu et supporté. Je ne serai pas sélectionné pour notre Euro en France...”. Un tweet, appena 139 caratteri che hanno di fatto cambiato la storia di Euro 2016. Karim Benzema, già autore di 27 reti con la maglia della Nazionale francese, 3 delle quali messe a segno nell’ultimo Mondiale, ha ufficializzato così la sua assenza ai prossimi campionati europei. “Malauguratamente per me e per tutti coloro che mi hanno sempre supportato e sostenuto - si legge 90

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nel tweet arrivato nel corso di un anonimo mercoledì pomeriggio – non sarò selezionato per l’Europeo in Francia”: così Benzema ha comunicato al popolo transalpino la decisione adottata dalla FFF, la federcalcio francese, che ha scelto di estromettere per ragioni comportamentali il 28enne bomber di Lione. La storia è nota: il video hard tra Mathieu Valbuena - altro attaccante della Nazionale - e la moglie, finito nelle mani sbagliate, il ricatto di 150.000 € e Benzema a fare da ‘intermediario’ tra i ricattatori e il compagno di nazionale. Un atteggiamento intollerabi-

le, secondo la Federcalcio francese, e che è costato carissimo al campione del Real Madrid, costretto così ad assistere da spettatore all’evento che sarà organizzato proprio in patria. La Francia si è inevitabilmente divisa: seppur sia apparso a tutti evidente che la presenza di Benzema avrebbe minato la serenità dello spogliatoio, molti sostenitori dei ‘Galletti’ hanno sperato fino all’ultimo nel trionfo del buon senso. Così non è stato e la FFF ha sgravato Deschamps dell’ingrato compito di decidere come agire, se privilegiare l’aspetto tecnico o quello morale, assumendo la decisione

Mathieu Valbuena

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BENZEMA è OUT

di estromettere il giocatore probabilmente più importante per la Nazionale. La scelta, a sua volta, ha generato reazioni biunivoche: in molti hanno condiviso il provvedimento, tanti altri invece avrebbero sperato in una scelta diversa. Del resto, Benzema, è uno che sui

campi da gioco non si è mai fatto notare per atteggiamenti sopra le righe. In 446 gare ufficiali disputate con i club, infatti, l’attaccante di Lione e Real Madrid ha accumulato appena 12 cartellini gialli, senza mai essere espulso. Un giocatore modello, verrebbe da dire. Proprio così, se la ‘regolarità’ dei comportamenti all’interno del rettangolo di gioco non avesse fatto il paio con una vita privata un po’ sregolata. Già nel 2012, infatti, “Karim The Dream” era stato coinvolto in un’altra vicenda dai risvolti poco chiari. Insieme all’ex compagno di Nazionale Franck Ribery, infatti, era stato accusato di aver pagato circa 700 dollari per un rapporto sessuale con la giovane Zahia Dehar, risalente al maggio del 2008, quando la ragazza era ancora minorenne. La stessa ragazza aveva dichiarato di aver mentito sulla sua età ma, mentre Ribery aveva ammesso il rapporto sessuale ribadendo, però, di non essere a conoscenza della reale età della Dehar, Benzema aveva negato tutto. Dopo un lungo iter giudiziario, i due erano poi stati prosciolti ma la vicenda non aveva certo giovato all’immagine del giocatore, all’epoca impegnato con la bella Chloé de Launay, dalla quale ha poi avuto anche una figlia. Una sorta di “Dottor Jekyll e Mister Hyde”, insomma, che nel 2013, è stato accusato anche di aver pagato 8.000 € per una notte di sesso con un transessuale belga. In campo, come detto, Benzema non ha mai fatto registrare atteggiamenti da censura ma, inevitabilmente, le vicende extracalcistiche ne hanno inficiato la reputazione. Probabilmente anche questi precedenti, seppur mai confermati, hanno indotto la Federazione ad una maggiore intransigenza nei confronti del giocatore. Del resto, per scegliere di privarsi della propria stella in vista di una manifestazione così importante e per di più organizzata in patria, le motivazioni (e le pressioni) dovevano necessariamente essere forti. A meno di colpi di scena, dunque, Benzema dovrà rinunciare alla manifestazione alla quale, ironia della sorte, prenderà parte invece con ogni probabilità l’ex amico Valbuena. Per molti è giusto così, per qualcuno no. Ma così sarà e soltanto il campo ci dirà se la scelta della Federazione sarà stata azzeccata o dannosa.

E SPUNTA RIBERY… Sembrava destinato a guardare Euro 2016 dalla TV di casa…

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NIENTE EUROPEI

FRANCK RIBERY

Per una stella ‘perduta’, un’altra potrebbe tornare a splendere. Franck Ribery, infatti, due anni dopo la sua ultima gara con la Nazionale francese, potrebbe clamorosamente fare ritorno tra i ‘Bleus’. È datata 5 marzo 2014 la sua ultima uscita ufficiale, seppur in amichevole, con la maglia della Francia, ma non è escluso che, approfittando anche del ‘forfait forzato’ di Benzema, Ribery torni a vestire la maglia con la quale ha disputato ben 81 gare. Secondo “L’Equipe”, infatti, la stella del Bayern Monaco avrebbe chiesto un colloquio al c.t. Deschamps per proporre la propria candidatura per Euro 2016. Una vicenda alquanto singolare se si tiene conto del fatto che Ribery non si è certo lasciato nel migliore dei modi con la Federazione che, seppur mai prendere una posizione ufficiale, ne aveva spesso stigmatizzato i comportamenti e, soprattutto, a ridosso dei Mondiali brasiliani, gli aveva vietato di farsi curare un fastidioso mal di schiena dal medico del Bayern. Mal di schiena dal quale Ribery non riuscì a recuperare in tempo e che lo costrinse a gettare la spugna e a dire addio a quello che con ogni probabilità sarebbe stato il suo ultimo Campionato del Mondo. Fa ancor più specie pensare che, non più tardi di un anno fa, lo stesso Ribery aveva annunciato alla Bild la propria volontà di diventare cittadino tedesco: “Con la Francia ho chiuso, adesso voglio diventare tedesco”, aveva dichiarato. Per poi ripensarci un anno dopo. Tuttavia, le chances di vederlo rappresentare i padroni di casa a Francia 2016 sono davvero ridotte al lumicino. Calcio 2OOO

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i NUMERI Della

31a GIORNATA

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I NUMERI Della

32a GIORNATA

Atalanta-Milan 2-1 (1-1)

Bologna-Verona 0-1 (0-1)

Carpi-Sassuolo 1-3 (1-2)

Chievo-Carpi 1-0 (0-0)

Empoli-Fiorentina 2-0 (1-0)

Frosinone-Inter 0-1 (0-0)

Chievo-Palermo 3-1 (1-1)

Fiorentina-Sampdoria 1-1 (1-1)

Genoa-Frosinone 4-0 (1-0)

Milan-Juventus 1-2 (1-1)

Napoli-Verona 3-0 (2-0)

Palermo-Lazio 0-3 (0-2)

Inter-Torino 1-2 (1-0)

Juventus-Empoli 1-0 (1-0)

Lazio-Roma 1-4 (0-1)

Roma-Bologna 1-1 (0-1)

Sampdoria-Udinese 2-0 (0-0)

Sassuolo-Genoa 0-1 (0-1)

Udinese-Napoli 3-1 (2-1)

CLASSIFICA

MARCATORI

Torino-Atalanta 2-1 (1-0)

CLASSIFICA

MARCATORI

Data: 3-04-2016 – Ore: 15:00 ATALANTA 4-2-3-1: Sportiello 6; Masiello 6, Stendardo 5, Paletta 7, Dramè 6; De Roon 7 (34’ st Migliaccio 6), Cigarini 7; Kurtic 6, Diamanti 6,5 (37’ st Raimondi 6), Gomez 7 (48’ st D’Alessandro ng); Pinilla 7. Allenatore: Reja 7. MILAN 4-4-2: Donnarumma 6; Abate 6, Zapata 5, Romagnoli 5, Antonelli 5; De Sciglio 5 (22’ st Menez 5,5), Montolivo 5, Bertolacci 5 (32’ st Poli 5,5), Bonaventura 5,5; Bacca 4,5, Luiz Adriano 6 (13’ st Balotelli 6). Allenatore: Mihajlovic 5. Arbitro: Rocchi di Firenze 5,5. Reti: 5’ pt Luiz Adriano (M) rig., 44’ Pinilla (A); 18’ st Gomez (A). Recupero: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). Ammoniti: Cigarini (A); Zapata, De Sciglio, Bertolacci (M). Espulsi: nessuno. Spettatori: 18.652.

Data: 3-04-2016 – Ore: 15:00 CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 6; Cacciatore 7, Spolli 6, Cesar 6, Gobbi 6; Rigoni 7 (31’ st Pinzi 6), Radovanovic 6, Castro 6; Birsa 7; Meggiorini 7 (36’ st Mpoku ng), Floro Flores 6 (13’ st Inglese 6). Allenatore: Maran 7. PALERMO 4-3-3: Sorrentino 6; Struna 5, Cionek 5, Andelkovic 5, Lazaar 5; Hiljemark 5,5 (38’ pt Maresca 5,5), Jajalo 5,5, Brugman 6 (19’ st Quaison 5); Vazquez 6,5, Gilardino 6,5, Trajkovski 5,5 (30’ st Balogh ng). Allenatore: Novellino 5. Arbitro: Mariani di Aprilia 6. Reti: 6’ pt Cacciatore (C), 28’ Gilardino (P); 8’ st Rigoni (C), 29’ Birsa (C). Recupero: 4 minuti (1’ pt + 3’ st). Ammoniti: Pinzi, Floro Flores (C); Struna, Andelkovic, Gilardino (P). Espulsi: nessuno. Spettatori: non comunicati.

Data: 3-04-2016 – Ore: 20:45 INTER 4-2-3-1: Handanovic 6; Santon 5 (40’ st Eder ng), Miranda 4,5, Juan Jesus 5, Nagatomo 5; Medel 6, Brozovic 5,5; Ljajic 5 (14’ st Murillo 5,5), Palacio 6, Perisic 5,5; Icardi 6 (26’ st Biabiany 5,5). Allenatore: Mancini 5. TORINO 3-5-2: Padelli 7; Bovo 7, Jansson 7, Moretti 6; Bruno Peres 6, Benassi 7 (34’ st Farnerud 6), Vives 6 (22’ st Gazzi 6), Obi 6 (11’ st Baselli 6,5), Molinaro 7; Maxi López 7, Belotti 7. Allenatore: Ventura 7. Arbitro: Guida di Torre Annunziata 5,5. Reti: 17’ pt Icardi (I) rig.; 10’ st Molinaro (T), 28’ Belotti (T) rig. Recupero: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). Ammoniti: Nagatomo, Medel (I); Moretti, Bruno Peres, Vives, Molinaro, Belotti (T). Espulsi: 12’ st Miranda (I) per doppia ammonizione, 27’ Nagatomo (I) per fallo su chiara occasione da gol. Spettatori: 39.125

Data: 3-04-2016 – Ore: 12:30 UDINESE 3-5-2: Karnezis 6; Heurtaux 7, Danilo 7, Felipe 7; Widmer 7,5, Badu 7, Kuzmanovic 7, Bruno Fernandes 7, Armero 6 (29’ st Piris 6); Théréau 7 (39’ st Perica ng), Zapata 7 (19’ st Matos 6). Allenatore: De Canio 7,5. NAPOLI 4-3-3: Gabriel 5; Hysaj 5, Albiol 5, Koulibaly 4, Ghoulam 4; Allan 6, Jorginho 5,5 (29’ st El Kaddouri 6), Hamsik 5; Callejón 5,5 (16’ st Mertens 5), Higuaín 5, Insigne 5 (27’ st Gabbiadini 5,5). Allenatore: Sarri 4,5. Arbitro: Irrati di Pistoia 5,5. Reti: 14’ pt Bruno Fernandes (U) rig., 24’ Higuaín (N), 46’ Bruno Fernandes (U); 12’ st Théréau (U). Recupero: 7 minuti (1’ pt + 6’ st). Ammoniti: Heurtaux, Widmer, Kuzmanovic, Bruno Fernandes (U); Koulibaly, Ghoulam, Jorginho, Mertens, Higuaín (N). Espulsi: 30’ st Higuaín (N) per somma di ammonizioni. Spettatori: 20.162. Note: Al 26’ pt Bruno Fernandes (U) si è fatto parare un rigore.

92

Calcio 2OOO

Data: 4-04-2016 – Ore: 20:45 BOLOGNA 4-3-3: Mirante 6; Ferrari 6, Rossettini 5,5, Maietta 5, Masina 5,5; Donsah 6 (27’ st Zuculini 6), Diawara 5, Taider ng (10’ pt Brienza 5,5); Mounier 5 (1’ st Rizzo 6), Floccari 5, Giaccherini 5. Allenatore: Donadoni 6. VERONA 4-5-1: Gollini 6,5; Pisano 6, Samir 7, Bianchetti 6, Albertazzi 6 (34’ st Souprayen 6); Wszolek 6, Ionita 6, Viviani 6, Emanuelson 6 (20’ st Gilberto 6), Gomez 6,5 (28’ st Marrone 6); Pazzini 6. Allenatore: Del Neri 7. Arbitro: Ghersini di Genova 6,5. RetE: 42’ pt Samir. Recupero: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). Ammoniti: Ferrari, Maietta, Giaccherini (B); Viviani (V). Espulsi: nessuno. Spettatori: 16.606.

Data: 3-04-2016 – Ore: 15:00 FIORENTINA 3-4-2-1: Tatarusanu 7; Tomovic 5,5, Rodríguez 6, Astori 6; Tello 6, Tino Costa 5 (25’ st Blaszczykowski 5), Badelj 5 (1’ st Vecino 5,5), Alonso 6; Borja Valero 6, Ilicic 7; Babacar 5 (18’ st Zárate 6). Allenatore: Paulo Sousa 5,5. SAMPDORIA 3-4-2-1: Viviano 7; Diakité 6, Ranocchia 6, Cassani 6; De Silvestri 6, Fernando 6, Krsticic 5,5 (21’ st Ivan 6), Dodô 5,5 (41’ st Moisander ng); Correa 5, Álvarez 7 (17’ st Soriano 6); Quagliarella 7. Allenatore: Montella 6,5. Arbitro: Gervasoni di Mantova 6. Reti: 24’ pt Ilicic (F), 39’ Álvarez (S). Recupero: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). Ammoniti: Rodríguez (F); Cassani, Krsticic, Correa (S). Espulsi: 27’ st Correa (S) per doppia ammonizione. Spettatori: 28.803.

Data: 2-04-2016 – Ore: 20:45 JUVENTUS 3-5-2: Buffon 6; Rugani 6,5, Barzagli 6, Chiellini 6 (9’ st Cuadrado 6); Lichtsteiner 6,5, Pereyra 5 (34’ st Asamoah ng), Marchisio 6,5, Pogba 7,5, Evrà 6; Morata 7, Mandzukic 6,5 (21’ st Zaza 6). Allenatore: Allegri 6,5. EMPOLI 4-3-1-2: Skorupski 6; Bittante 6, Tonelli 6, Costa 5,5, Mario Rui 6; Zielinski 6, Paredes 6,5, Büchel 5 (9’ st Croce 6); Saponara 5 (14’ st Piu 6); Pucciarelli 6, Maccarone 5,5 (30’ st Krunic ng). Allenatore: Giampaolo 6,5. Arbitro: Calvarese di Teramo 6,5. RetE: 44’ pt Mandzukic. Recupero: 6 minuti (1’ pt + 5’ st). Ammoniti: Lichtsteiner, Zaza (J); Tonelli, Paredes (E). Espulsi: nessuno. Spettatori: 39.260.

Juventus Napoli Roma Fiorentina Inter Milan Sassuolo Lazio Chievo Genoa Torino Atalanta Bologna Empoli Udinese Sampdoria Carpi Palermo Frosinone Verona

73 31 23 4 4 56 16 67 31 20 7 4 63 27 63 31 18 9 4 66 32 56 31 16 8 7 51 33 55 31 16 7 8 41 30 49 31 13 10 8 41 33 48 31 12 12 7 40 34 42 31 11 9 11 39 42 41 31 11 8 12 37 40 37 31 10 7 14 36 37 36 31 9 9 13 39 43 36 31 9 9 13 30 36 36 31 10 6 15 30 36 36 31 9 9 13 34 43 34 31 9 7 15 29 46 33 31 8 9 14 44 49 28 31 6 10 15 29 49 28 31 7 7 17 29 54 27 31 7 6 18 29 59 22 31 3 13 15 27 51

Data: 2-04-2016 – Ore: 18:00 CARPI 4-5-1: Belec 6; Letizia 6, Romagnoli 5, Gagliolo 6,5, Poli 6; Pasciuti 5, Cofie 6, Porcari 5 (1’ st Lasagna 5,5), Bianco 6,5, Di Gaudio 6 (17’ st Verdi 5,5); Mancosu 5 (32’ st De Guzman 6). Allenatore: Castori 5,5. SASSUOLO 4-3-3: Consigli 6; Vrsaljko 6,5, Acerbi 7, Peluso 6, Longhi 6 (21’ st Cannavaro 6); Biondini 6 (39’ st Pellegrini ng), Magnanelli 6,5, Duncan 6,5; Berardi 6,5 (35’ st Politano 6), Defrel 7, Sansone 7. Allenatore: Di Francesco 7. Arbitro: Cervellera di Taranto 6. Reti: 3’ pt Sansone (S), 25’ Gagliolo (C), 35’ Defrel (S); 28’ st Acerbi (S). Recupero: 6 minuti (1’ pt + 5’ st). Ammoniti: Gagliolo, Bianco, Verdi (C); Vrsaljko, Magnanelli, Sansone (S). Espulsi: nessuno. Spettatori: 7.457.

Data: 3-04-2016 – Ore: 15:00 GENOA 3-5-2: Perin 6; Izzo 7, Muñoz 6, De Maio 6,5; Fiamozzi 6, Rigoni 6,5, Rincón 7, Dzemaili 6 (32’ st Tachtsidis ng), Gabriel Silva 6; Suso 8 (43’ st Capel ng), Pandev 6 (20’ pt Matavz 6). Allenatore: Gasperini 7. FROSINONE 4-3-3: Leali 6; Ciofani M. 5,5, Ajeti 5, Blanchard 5, Pavlovic 4; Gori 6, Gucher 5, Sammarco 5,5 (28’ st Carlini 6); Dionisi 6 (23’ st Longo 5,5), Ciofani D. 6, Kragl 5 (17’ st Tonev 5). Allenatore: Stellone 5,5. Arbitro: Mazzoleni di Bergamo 5,5. Reti: 43’ pt Suso; 15’ st Suso, 27’ Rigoni, 31’ Suso. Recupero: 1 minuti (1’ pt + 0’ st). Ammoniti: Perin (G); Ajeti, Gori, Gucher, Dionisi (F). Espulsi: nessuno. Spettatori: 20.033.

Data: 3-04-2016 – Ore: 15:00 LAZIO 4-3-3: Marchetti 5,5; Patric 5, Bisevac 4,5, Hoedt 4, Braafheid 5; Cataldi 5 (39’ st Djordjevic ng), Biglia 6, Parolo 6; Candreva 5 (10’ st Keita 6,5), Matri 5 (10’ st Klose 6), Felipe Anderson 5. Allenatore: Pioli 4,5. ROMA 4-2-4: Szczesny 5,5; Florenzi 7, Manolas 7, Rüdiger 6, Digne 6,5; Pjanic 6,5, Keita 6; Salah 6 (36’ st Zukanovic ng), Nainggolan 7 (26’ st Iago Falqué 6), Perotti 7, El Shaarawy 7 (15’ st Dzeko 6,5). Allenatore: Spalletti 7,5. Arbitro: Banti di Livorno 6. Reti: 15’ pt El Shaarawy (R); 19’ st Dzeko (R), 30’ Parolo (L), 38’ Florenzi (R), 42’ Perotti (R). Recupero: 6 minuti (0’ pt + 6’ st). Ammoniti: Patric, Hoedt, Cataldi, Biglia, Candreva (L); Rüdiger, Nainggolan (R). Espulsi: 50’ Hoedt (L) per doppia ammonizione. Spettatori: 29.922.

30 reti: Higuaín (Napoli, 3 rig.) 14 reti: Dybala (Juventus, 3 rig.); Bacca (Milan, 1 rig.) 13 reti: Icardi (Inter, 1 rig.) 12 reti: Ilicic (Fiorentina, 7 rig.); Eder (12 Sampdoria, 3 rig./0 Inter) 11 reti: Maccarone (Empoli, 1 rig.); Kalinic (Fiorentina); Insigne (Napoli, 1 rig.); Salah (Roma) 10 reti: Pavoletti (Genoa) 9 reti: Pjanic (Roma, 1 rig.); Belotti (Torino, 2 rig.); Théréau (Udinese)

Data: 9-04-2016 – Ore: 18:00 CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 6,5; Cacciatore 6, Gamberini 6, Cesar 6, Gobbi 6; Castro 6, Radovanovic 6, Hetemaj 6; Birsa 6 (33’ st Pellissier 7); Meggiorini 6 (40’ st Rigoni ng), Floro Flores 6 (1’ st Inglese 6). Allenatore: Maran 7. CARPI 4-4-1-1: Belec 7; Zaccardo 7, Romagnoli 5,5, Suagher 6, Gagliolo 6; Pasciuti 5, Cofie 5,5, Bianco 5 (37’ st Letizia ng), Di Gaudio 5,5 (15’ st Lasagna 6); Lollo 5 (23’ st Crimi 6); Mbakogu 6. Allenatore: Castori 5,5. Arbitro: Fabbri di Ravenna 6. RetE: 38’ st Pellissier. Recupero: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). Ammoniti: Radovanovic, Meggiorini (Ch); Suagher, Pasciuti, Lollo (Ca). Espulsi: nessuno. Spettatori: non comunicati.

Data: 9-04-2016 – Ore: 20:45 MILAN 4-4-2: Donnarumma 6; Abate 5, Alex 7, Romagnoli 5,5, Antonelli 6; Honda 6 (29’ st Luiz Adriano 5), Montolivo 6, Kucka 6, Bonaventura 5; Bacca 5, Balotelli 6 (32’ st Boateng ng). Allenatore: Mihajlovic 6. JUVENTUS 3-5-2: Buffon 8,5; Barzagli 6, Bonucci 6, Rugani 6; Lichtsteiner 6 (36’ st Cuadrado ng), Pogba 7,5, Marchisio 6, Asamoah 6 (40’ st Evrà ng), Alex Sandro 6; Mandzukic 7, Morata 7 (22’ st Zaza 6). Allenatore: Allegri 7. Arbitro: Orsato di Schio 6. Reti: 18’ pt Alex (M), 27’ Mandzukic (J); 20’ st Pogba (J). Recupero: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). Ammoniti: Alex, Antonelli, Kucka, Balotelli (M); Asamoah, Mandzukic, Zaza (J). Espulsi: nessuno. Spettatori: 75.393.

Data: 11-04-2016 – Ore: 20:45 ROMA 4-2-4: Szczesny 6; Florenzi 6, Manolas 6, Rüdiger 5, Digne 6; Pjanic 5,5, De Rossi 6 (46’ st Keita ng); Salah 7, Iago Falqué 5 (1’ st Totti 6,5), Perotti 6,5, El Shaarawy 6 (26’ st Dzeko 5,5). Allenatore: Spalletti 6. BOLOGNA 4-5-1: Mirante 7; Mbaye 6, Rossettini 6, Maietta 6,5 (37’ st Krafth ng), Masina 5 (14’ st Oikonomou 6); Zuñiga 6, Donsah 6 (43’ pt Pulgar 6), Diawara 6, Brighi 6, Rizzo 6,5; Floccari 6. Allenatore: Donadoni 6,5. Arbitro: Massa di Imperia 5,5. Reti: 25’ pt Rossettini (B); 5’ st Salah (R). Recupero: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). Ammoniti: Totti (R); Mbaye, Oikonomou (B). Espulsi: nessuno. Spettatori: 32.835.

Data: 10-04-2016 – Ore: 15:00 TORINO 3-5-2: Padelli 6,5; Bovo 6, Glik 6, Moretti 6; Bruno Peres 7, Acquah 6,5 (1’ st Benassi 5,5), Vives 5,5, Obi 5,5 (11’ st Baselli 6), Molinaro 6; Belotti 5,5 (28’ st Martínez 5,5), Maxi López 6,5. Allenatore: Ventura 6,5. ATALANTA 4-2-3-1: Sportiello 6; Masiello 6, Stendardo 5, Paletta 6, Dramè 5,5; Cigarini 6,5, De Roon 5,5; Conti 5 (1’ st D’Alessandro 5,5), Kurtic 5 (24’ st Gakpé 5,5), Gomez 6 (29’ st Borriello 5,5); Pinilla 5. Allenatore: Reja 6. Arbitro: Di Bello di Brindisi 6. Reti: 35’ pt Bruno Peres (T); 1’ st Maxi López (T), 37’ Cigarini (A). Recupero: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). Ammoniti: Bruno Peres, Baselli (T); Masiello, Stendardo, Cigarini, De Roon (A). Espulsi: 46’ st De Roon (A) per doppia ammonizione. Spettatori: 19.369.

Data: 10-04-2016 – Ore: 12:30 EMPOLI 4-3-1-2: Pelagotti 7; Laurini 6 (11’ st Bittante 6), Tonelli 7, Cosic 7, Mario Rui 6,5; Zielinski 7, Paredes 6, Croce 6 (25’ st Büchel 6); Saponara 6 (31’ st Krunic 6); Pucciarelli 8, Maccarone 6,5. Allenatore: Giampaolo 7. FIORENTINA 4-2-3-1: Tatarusanu 6; Roncaglia 5 (37’ st Blaszczykowski ng), Rodríguez 5, Astori 5, Alonso 5,5; Vecino 6, Borja Valero 5,5; Tello 6, Ilicic 6 (37’ st Kone ng), Bernardeschi 5 (11’ st Zárate 6); Kalinic 5. Allenatore: Paulo Sousa 5. Arbitro: Damato di Barletta 5,5. Reti: 41’ pt Pucciarelli; 43’ st Zielinski. Recupero: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). Ammoniti: Cosic, Zielinski, Büchel (E); Roncaglia, Astori, Alonso, Vecino (F). Espulsi: nessuno. Spettatori: 9.651.

Data: 10-04-2016 – Ore: 15:00 NAPOLI 4-3-3: Reina 6; Hysaj 6, Albiol 6, Chiriches 6, Ghoulam 6 (42’ st Strinic ng); David López 6,5, Jorginho 6, Hamsik 7 (34’ st Chalobah ng); Callejón 7,5, Gabbiadini 7 (23’ st El Kaddouri 6,5), Insigne 7. Allenatore: Sarri 7. VERONA 4-5-1: Gollini 7; Pisano 5, Bianchetti 5,5, Samir 5, Souprayen 4; Rebic 5,5 (27’ st Marrone 5), Ionita 5,5, Viviani 5 (7’ st Greco 5,5), Emanuelson 5, Wszolek 5 (7’ st Pazzini 5,5); Gomez 5,5. Allenatore: Del Neri 5,5. Arbitro: Celi di Bari 5. Reti: 33’ pt Gabbiadini, 47’ Insigne rig.; 25’ st Callejón. Recupero: 2 minuti (2’ pt + 0’ st). Ammoniti: Albiol, Chiriches (N); Bianchetti, Samir (V). Espulsi: 46’ pt Souprayen (V) per fallo da ultimo uomo. Spettatori: 42.784.

Data: 10-04-2016 – Ore: 15:00 SAMPDORIA 3-5-2: Viviano 6; Diakité 6,5, Ranocchia 7, Moisander 6; De Silvestri 6, Soriano 6 (26’ st Ivan ng, “ (40’ st Fernando 6,5), Krsticic 6, Barreto 6, Dodô 6; Muriel 6,5 (19’ st Cassano 6,5), Quagliarella 7,5. Allenatore: Montella 7. UDINESE 3-5-2: Karnezis 7; Heurtaux 6 (31’ st Edenilson 5,5), Danilo 5, Piris 5 (23’ st Wagué 5); Widmer 6, Lodi 6, Kuzmanovic 5,5, Hallfredsson 5 (17’ st Matos 5), Armero 6; Zapata 5,5, Théréau 5,5. Allenatore: De Canio 5,5. Arbitro: Russo di Nola 5. Reti: 13’ st Armero (U) aut., 40’ Fernando. Recupero: 8 minuti (2’ pt + 6’ st). Ammoniti: Diakité, Ranocchia, Moisander, Muriel (S); Kuzmanovic (U). Espulsi: nessuno. Spettatori: 20.615.

Juventus Napoli Roma Inter Fiorentina Milan Sassuolo Lazio Chievo Genoa Torino Empoli Bologna Sampdoria Atalanta Udinese Carpi Palermo Frosinone Verona

76 32 24 4 4 58 17 70 32 21 7 4 66 27 64 32 18 10 4 67 33 58 32 17 7 8 42 30 56 32 16 8 8 51 35 49 32 13 10 9 42 35 48 32 12 12 8 40 35 45 32 12 9 11 42 42 44 32 12 8 12 38 40 40 32 11 7 14 37 37 39 32 10 9 13 41 44 39 32 10 9 13 36 43 37 32 10 7 15 31 37 36 32 9 9 14 46 49 36 32 9 9 14 31 38 34 32 9 7 16 29 48 28 32 6 10 16 29 50 28 32 7 7 18 29 57 27 32 7 6 19 29 60 22 32 3 13 16 27 54

Data: 9-04-2016 – Ore: 15:00 FROSINONE 4-1-4-1: Leali 6; Rosi 5, Ajeti 6, Blanchard 5, Pavlovic 6; Gucher 6 (34’ st Longo ng); Paganini 6, Gori 6 (26’ st Chibsah 6), Frara 7, Kragl 6 (30’ st Carlini 6); Ciofani D. 5,5. Allenatore: Stellone 6,5. INTER 4-2-3-1: Handanovic 6; D’Ambrosio 5,5, Murillo 6,5, Juan Jesus 6, Telles 6 (41’ st Santon 6,5); Felipe Melo 6,5 (40’ st Medel ng), Brozovic 5,5; Biabiany 5, Jovetic 6 (44’ st Palacio ng), Perisic 6,5; Icardi 7. Allenatore: Mancini 6,5. Arbitro: Tagliavento di Terni 6. RetE: 29’ st Icardi. Recupero: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). Ammoniti: Ajeti, Blanchard, Pavlovic, Gucher, Frara, Kragl (F); D’Ambrosio, Felipe Melo (I). Espulsi: 35’ st Blanchard (F) per doppia ammonizione. Spettatori: 7.594.

Data: 10-04-2016 – Ore: 20:45 PALERMO 4-4-2: Sorrentino 6; Vitiello 4,5, González 5, Andelkovic 5, Pezzella 5; Morganella 5 (7’ st La Gumina 6), Jajalo 5, Hiljemark 5, Lazaar 5 (37’ pt Brugman 5); Quaison 5 (29’ st Trajkovski 5), Gilardino 5,5. Allenatore: Novellino 4,5. LAZIO 4-3-3: Marchetti 6; Patric 6, Bisevac 6, Gentiletti 6, Lulic 6 (31’ st Mauricio 5,5); Onazi 6,5, Biglia 7, Parolo 7; Candreva 7, Klose 8 (33’ st Djordjevic 6), Keita 7 (24’ st Felipe Anderson 7). Allenatore: Inzaghi 7. Arbitro: Gervasoni di Mantova 6,5. Reti: 10’ e 15’ pt Klose; 27’ st Felipe Anderson. Recupero: 10 minuti (3’ pt + 7’ st). Ammoniti: Jajalo, Quaison (P); Gentiletti, Mauricio, Parolo (L). Espulsi: nessuno. Spettatori: 22.531.

Data: 9-04-2016 – Ore: 18:00 SASSUOLO 4-3-3: Consigli 6; Vrsaljko 6, Cannavaro 5,5, Acerbi 6, Peluso 6; Biondini 6 (34’ st Falcinelli 6), Magnanelli 6, Duncan 6 (41’ st Pellegrini ng); Berardi 5,5 (29’ st Politano 6), Defrel 5,5, Sansone 6,5. Allenatore: Di Francesco 6. GENOA 3-5-2: Perin 7; De Maio 6,5, Muñoz 6, Marchese 6 (35’ st Tachtsidis 6); Fiamozzi 6, Rigoni 6 (19’ st Ansaldi 6), Rincón 6, Dzemaili 7, Gabriel Silva 6; Matavz 6 (25’ st Pavoletti 6), Suso 5. Allenatore: Gasperini 6,5. Arbitro: Gavillucci di Latina 6. RetE: 42’ pt Dzemaili. Recupero: 5 minuti (2’ pt + 3’ st). Ammoniti: Duncan, Politano (S); Muñoz (G). Espulsi: nessuno. Spettatori: 10.203.

30 reti: Higuaín (Napoli, 3 rig.) 14 reti: Icardi (Inter, 1 rig.); Dybala (Juventus, 3 rig.); Bacca (Milan, 1 rig.) 12 reti: Ilicic (Fiorentina, 7 rig.); Insigne (Napoli, 2 rig.); Salah (Roma); Eder (12 Sampdoria, 3 rig./0 Inter) 11 reti: Maccarone (Empoli, 1 rig.); Kalinic (Fiorentina) 10 reti: Pavoletti (Genoa) 9 reti: Pjanic (Roma, 1 rig.); Belotti (Torino, 2 rig.); Théréau (Udinese)

Calcio 2OOO

93


1X2

i NUMERI Della

33a GIORNATA

1X2

I NUMERI Della

34a GIORNATA

Atalanta-Roma 3-3 (2-2)

Bologna-Torino 0-1 (0-0)

Carpi-Genoa 4-1 (2-1)

Chievo-Frosinone 5-1 (1-1)

Empoli-Verona 1-0 (0-0)

Genoa-Inter 1-0 (0-0)

Fiorentina-Sassuolo 3-1 (1-0)

Inter-Napoli 2-0 (2-0)

Juventus-Palermo 4-0 (1-0)

Juventus-Lazio 3-0 (1-0)

Milan-Carpi 0-0 (0-0)

Napoli-Bologna 6-0 (2-0)

Lazio-Empoli 2-0 (2-0)

Sampdoria-Milan 0-1 (0-0)

Udinese-Chievo 0-0 (0-0)

Palermo-Atalanta 2-2 (1-1)

Roma-Torino 3-2 (0-1)

Sassuolo-Sampdoria 0-0 (0-0)

Verona-Frosinone 1-2 (0-1)

CLASSIFICA

MARCATORI

Udinese-Fiorentina 2-1 (1-1)

CLASSIFICA

MARCATORI

Data: 17-04-2016 – Ore: 12:30 ATALANTA 4-3-3: Sportiello 6,5; Masiello 6, Tolói 6, Paletta 6, Dramè 6; Kurtic 7, Migliaccio 7, Freuler 6; D’Alessandro 7 (29’ st Raimondi 5,5), Borriello 8 (38’ st Pinilla 6), Gomez 8 (45’ st Brivio ng). Allenatore: Reja 7. ROMA 4-3-1-2: Szczesny 6; Rüdiger 5, Manolas 5, Zukanovic 5 (8’ st El Shaarawy 6), Digne 6,5 (34’ pt Emerson 6); Florenzi 6, De Rossi 5 (32’ st Totti 7), Nainggolan 6,5; Perotti 6,5; Salah 6, Dzeko 5. Allenatore: Spalletti 5. Arbitro: Irrati di Pistoia 5,5. Reti: 23’ pt Digne (R), 27’ Nainggolan (R), 33’ D’Alessandro (A), 37’ Borriello (A); 5’ st Borriello (A), 40’ Totti (R). Recupero: 6 minuti (1’ pt + 5’ st). Ammoniti: Masiello, Paletta, Kurtic, Raimondi, Borriello (A); Manolas, Zukanovic, De Rossi, Nainggolan (R). Espulsi: nessuno. Spettatori: 15.326.

Data: 17-04-2016 – Ore: 15:00 FIORENTINA 4-4-1-1: Tatarusanu 6; Tomovic 6, Rodríguez 7, Roncaglia 5, Alonso 6,5; Tello 6 (25’ st Bernardeschi 6), Badelj 6,5, Vecino 6, Borja Valero 6,5 (42’ st Blaszczykowski ng); Ilicic 7,5 (32’ st Zárate 6); Kalinic 6. Allenatore: Paulo Sousa 6,5. SASSUOLO 4-3-3: Consigli 4; Vrsaljko 6 (28’ st Adjapong 6), Cannavaro 6, Acerbi 5, Peluso 6; Pellegrini 5,5 (31’ st Falcinelli 6), Magnanelli 6, Duncan 6,5; Berardi 7, Defrel 5,5, Politano 5 (24’ st Sansone 6). Allenatore: Di Francesco 6. Arbitro: Banti di Livorno 5,5. Reti: 10’ pt Rodríguez (F); 10’ st Berardi (S), 12’ Ilicic (F), 39’ Consigli (S) aut. Recupero: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). Ammoniti: Tello (F); Vrsaljko, Peluso, Berardi (S). Espulsi: nessuno. Spettatori: 27.585.

Data: 17-04-2016 – Ore: 18:00 LAZIO 4-3-3: Marchetti 6; Patric 6 (39’ st Basta ng), Hoedt 6, Gentiletti 6,5, Lulic 6; Onazi 7, Biglia 6,5, Parolo 6,5; Candreva 7, Klose 6,5 (26’ st Djordjevic 6), Keita 7 (18’ st Felipe Anderson 5). Allenatore: Inzaghi 7. EMPOLI 4-3-1-2: Pelagotti 6,5; Laurini 5,5 (19’ pt Bittante 5), Cosic 5, Costa 6, Mario Rui 5; Croce 6, Paredes 6 (23’ st Dioussè 6), Büchel 6; Saponara 6; Piu 5 (14’ st Mchedlidze 6), Pucciarelli 5. Allenatore: Giampaolo 5,5. Arbitro: Cervellera di Taranto 5,5. Reti: 6’ pt Candreva rig., 44’ Onazi. Recupero: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). Ammoniti: Biglia, Parolo, Keita (L); Cosic, Mchedlidze (E). Espulsi: nessuno. Spettatori: 20.983.

Data: 17-04-2016 – Ore: 15:00 VERONA 4-3-3: Gollini 6; Pisano 5, Bianchetti 6, Helander 6 (21’ pt Moras 6), Albertazzi 5 (36’ st Wszolek ng); Ionita 5,5, Viviani 5,5, Emanuelson 5,5; Jankovic 5 (1’ st Pazzini 6), Toni 5,5, Gomez 6. Allenatore: Del Neri 5,5. FROSINONE 4-3-3: Leali 6; Rosi 6, Russo 7, Pryima 6, Crivello 6; Gori 6 (25’ st Carlini 6), Gucher 6 (41’ st Soddimo ng), Frara 7; Paganini 7, Ciofani D. 6,5, Kragl 6 (1’ st Chibsah 6). Allenatore: Stellone 6,5. Arbitro: Doveri di Roma 5,5. Reti: 15’ pt Russo (F); 19’ st Bianchetti (V), 46’ Frara (F). Recupero: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). Ammoniti: Bianchetti, Viviani, Toni (V); Crivello, Frara, Paganini (F). Espulsi: nessuno. Spettatori: 17.761.

94

Calcio 2OOO

Data: 16-04-2016 – Ore: 15:00 BOLOGNA 4-3-3: Mirante 6; Oikonomou 5,5, Rossettini 5, Maietta 6, Constant 6 (15’ st Masina 5); Taider 5,5 (36’ st Brighi ng), Diawara 6, Brienza 5; Rizzo 5,5 (1’ st Zuñiga 6), Floccari 5, Giaccherini 6. Allenatore: Donadoni 5,5. TORINO 3-5-2: Padelli 6; Bovo 6, Glik 6, Moretti 6; Bruno Peres 6, Obi 6 (36’ st Farnerud ng), Vives 5,5 (25’ st Gazzi 6), Baselli 6, Molinaro 6; Martínez 6, Belotti 7. Allenatore: Ventura 6. Arbitro: Abisso di Palermo 5,5. RetE: 48’ st Belotti rig. Recupero: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). Ammoniti: Mirante, Rossettini, Masina, Brienza (B); Bovo (T). Espulsi: nessuno. Spettatori: 20.655.

Data: 16-04-2016 – Ore: 20:45 INTER 4-4-1-1: Handanovic 6; D’Ambrosio 6, Miranda 7, Murillo 7, Nagatomo 6; Brozovic 7, Medel 7, Kondogbia 6,5 (23’ st Biabiany 6), Perisic 6; Jovetic 6,5 (32’ st Felipe Melo 6); Icardi 8 (43’ st Palacio ng). Allenatore: Mancini 7. NAPOLI 4-3-3: Reina 5,5; Hysaj 5, Albiol 5,5, Koulibaly 5, Strinic 5 (5’ st Ghoulam 6); Allan 6, Jorginho 5,5 (28’ st El Kaddouri 5,5), Hamsik 5,5; Callejón 5, Gabbiadini 4,5, Insigne 5 (6’ st Mertens 6). Allenatore: Sarri 5. Arbitro: Rocchi di Firenze 5. Reti: 4’ pt Icardi, 44’ Brozovic. Recupero: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). Ammoniti: Murillo, Nagatomo, Kondogbia, Perisic (I); Albiol, Jorginho, Mertens (N). Espulsi: nessuno. Spettatori: 59.310.

Data: 17-04-2016 – Ore: 20:45 SAMPDORIA 3-4-2-1: Viviano 7; Diakité 5,5, Silvestre 6, Cassani 6; De Silvestri 7, Fernando 6,5, Krsticic 6 (21’ st Barreto 6), Dodô 6; Álvarez 5 (11’ st Correa 6), Soriano 5,5 (34’ st Muriel ng); Quagliarella 6. Allenatore: Montella 6. MILAN 4-3-1-2: Donnarumma 6; Abate 6, Alex 6, Romagnoli 6, Antonelli 5,5; Kucka 7, Montolivo 6, Bertolacci 5 (9’ st Poli 6); Bonaventura 6,5 (43’ st Boateng ng); Bacca 6 (34’ st Menez ng), Balotelli 6. Allenatore: Brocchi 6,5. Arbitro: Valeri di Roma 5,5. RetE: 26’ st Bacca. Recupero: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). Ammoniti: De Silvestri, Fernando, Krsticic (S); Kucka, Poli (M). Espulsi: nessuno. Spettatori: 21.615.

Juventus Napoli Roma Inter Fiorentina Milan Sassuolo Lazio Chievo Torino Genoa Empoli Atalanta Bologna Sampdoria Udinese Carpi Frosinone Palermo Verona

79 33 25 4 4 62 17 70 33 21 7 5 66 29 65 33 18 11 4 70 36 61 33 18 7 8 44 30 59 33 17 8 8 54 36 52 33 14 10 9 43 35 48 33 12 12 9 41 38 48 33 13 9 11 44 42 45 33 12 9 12 38 40 42 33 11 9 13 42 44 40 33 11 7 15 38 41 39 33 10 9 14 36 45 37 33 9 10 14 34 41 37 33 10 7 16 31 38 36 33 9 9 15 46 50 35 33 9 8 16 29 48 31 33 7 10 16 33 51 30 33 8 6 19 31 61 28 33 7 7 19 29 61 22 33 3 13 17 28 56

Data: 16-04-2016 – Ore: 18:00 CARPI 4-4-1-1: Belec 6; Letizia 6, Romagnoli 6, Poli 7, Gagliolo 6,5; Pasciuti 7,5, Cofie 7 (34’ st Crimi ng), Bianco 6,5, Di Gaudio 7 (16’ st Sabelli 7); Lollo 7 (7’ st Lasagna 6); Mbakogu 7. Allenatore: Castori 7,5. GENOA 3-5-2: Lamanna 6; Izzo 5,5, De Maio 5,5, Marchese 5 (31’ st Capel ng); Ansaldi 6, Rigoni 5 (1’ st Fiamozzi 6), Tachtsidis 5, Dzemaili 6, Laxalt 6; Pavoletti 6, Cerci 5 (1’ st Lazovic 6). Allenatore: Gasperini 5,5. Arbitro: Rizzoli di Bologna 5,5. Reti: 34’ pt Pavoletti (G), 49’ Di Gaudio (C), 50’ Lollo (C); 4’ st Pasciuti (C), 41’ Sabelli (C). Recupero: 7 minuti (5’ pt + 2’ st). Ammoniti: Poli, Gagliolo, Lollo, Mbakogu (C); Izzo (G). Espulsi: 46’ pt Izzo (G) per doppia ammonizione. Spettatori: 9.243.

Data: 17-04-2016 – Ore: 15:00 JUVENTUS 3-5-2: Buffon 6; Barzagli 6,5, Bonucci 6, Rugani 6; Cuadrado 7, Khedira 7 (33’ st Padoin 6,5), Marchisio ng (16’ pt Lemina 6), Pogba 7,5, Evrà 6; Mandzukic 6, Dybala 6,5 (22’ st Morata 6). Allenatore: Allegri 7. PALERMO 3-5-2: Sorrentino 6; Goldaniga 5,5 (28’ st La Gumina 5,5), González 6, Andelkovic 5; Rispoli 6, Hiljemark 5, Jajalo 5 (14’ st Brugman 5), Chochev 5, Lazaar 4,5; Vazquez 6, Trajkovski 5. Allenatore: Ballardini 5. Arbitro: Giacomelli di Trieste 6. Reti: 10’ pt Khedira; 26’ st Pogba, 29’ Cuadrado, 44’ Padoin. Recupero: 5 minuti (2’ pt + 3’ st). Ammoniti: Barzagli, Morata (J); Goldaniga, González, Hiljemark (P). Espulsi: nessuno. Spettatori: 39.133.

Data: 17-04-2016 – Ore: 15:00 UDINESE 3-5-2: Karnezis 6; Wagué 6, Danilo 6,5, Felipe 4,5; Widmer 7, Badu 5,5 (6’ st Hallfredsson 6), Kuzmanovic 6, Bruno Fernandes 6 (44’ st Heurtaux ng), Pasquale 6 (11’ st Adnan 5,5); Théréau 6,5, Zapata 5. Allenatore: De Canio 5,5. CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 7; Cacciatore 6, Gamberini 7 (30’ st Spolli 6), Cesar 6, Gobbi 6; Castro 6, Radovanovic 6, Hetemaj 6; Birsa 5 (24’ st Pepe 6); Inglese 5,5 (19’ st Floro Flores 5), Meggiorini 5. Allenatore: Maran 6. Arbitro: Gavillucci di Latina 5,5. Recupero: 5 minuti (0’ pt + 5’ st). Ammoniti: Kuzmanovic, Bruno Fernandes (U); Cacciatore, Spolli, Cesar, Radovanovic (C). Espulsi: 30’ st Felipe (U) per gioco scorretto, 40’ Meggiorni (C) per gioco falloso. Spettatori: 15.785.

30 reti: Higuaín (Napoli, 3 rig.) 15 reti: Icardi (Inter, 1 rig.); Bacca (Milan, 1 rig.) 14 reti: Dybala (Juventus, 3 rig.) 13 reti: Ilicic (Fiorentina, 7 rig.) 12 reti: Insigne (Napoli, 2 rig.); Salah (Roma); Eder (12 Sampdoria, 3 rig./0 Inter) 11 reti: Maccarone (Empoli, 1 rig.); Kalinic (Fiorentina); Pavoletti (Genoa) 10 reti: Belotti (Torino, 3 rig.) 9 reti: Pjanic (Roma, 1 rig.); Théréau (Udinese)

Data: 20-04-2016 – Ore: 20:45 CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 6; Sardo 6 (38’ st Ninkovic ng), Spolli 6, Cesar 5,5, Gobbi 6; Castro 6 (15’ pt Pinzi 6), Rigoni 7, Hetemaj 6 (31’ st Costa 6); Pepe 7; Floro Flores 7,5, Pellissier 7. Allenatore: Maran 7. FROSINONE 4-3-3: Leali 5; Ciofani M. 6, Russo 5,5, Ajeti 4, Pavlovic 5; Chibsah 5, Gucher 6, Frara 6 (21’ st Blanchard 5); Paganini 5,5 (33’ st Rosi 6), Ciofani D. 6 (19’ st Tonev 5), Soddimo 5,5. Allenatore: Stellone 5,5. Arbitro: Russo di Nola 5,5. Reti: 5’ pt Ciofani D. (F), 36’ Floro Flores (C); 2’ st Pellissier (C) rig., 13’ Rigoni (C), 15’ Sardo (C), 35’ Pellissier (C). Recupero: 3 minuti (3’ pt + 0’ st). Ammoniti: Sardo, Pinzi (C); Leali, Ciofani M., Chibsah, Soddimo (F). Espulsi: 17’ pt Ajeti (F) gioco scorretto; 7’ st Chisbah (F) per doppia ammonizione. Spettatori: non comunicati.

Data: 20-04-2016 – Ore: 20:45 JUVENTUS 3-5-2: Buffon 6; Barzagli 7, Bonucci 7, Rugani 7; Lichtsteiner 7, Khedira 7 (25’ st Sturaro 6), Hernanes 6, Pogba 7,5 (37’ st Asamoah ng), Alex Sandro 7; Mandzukic 7, Dybala 8 (3’ st Zaza 6). Allenatore: Allegri 7,5. LAZIO 4-3-3: Marchetti 7; Patric 4, Hoedt 5, Gentiletti 5, Lulic 5; Onazi 5, Biglia 5,5 (38’ st Cataldi ng), Parolo 5 (1’ st Milinkovic-Savic 5); Felipe Anderson 5 (9’ st Basta 6), Djordjevic 5,5, Keita 5. Allenatore: Inzaghi 5,5. Arbitro: Mazzoleni di Bergamo 6. Reti: 39’ pt Mandzukic; 7’ rig. e 19’ st Dybala. Recupero: 1 minuti (0’ pt + 1’ st). Ammoniti: Sturaro (J); Patric, Lulic (L). Espulsi: 3’ st Patric (L) per doppia ammonizione. Spettatori: 38.655.

Data: 20-04-2016 – Ore: 20:45 PALERMO 4-3-1-2: Sorrentino 6; Struna 6, Vitiello 5, González 5, Pezzella 5,5 (28’ st Lazaar 5,5); Hiljemark 6, Jajalo 6, Chochev 5,5 (13’ st Quaison 6); Vazquez 6; Djurdjevic 5 (1’ st Gilardino 5,5), Trajkovski 5. Allenatore: Ballardini 5,5. ATALANTA 4-3-3: Sportiello 6,5; Bellini 5 (28’ st Conti 6), Tolói 6, Paletta 6,5, Dramè 5,5; Cigarini 6 (19’ st Migliaccio 6), De Roon 6,5, Freuler 6; Raimondi 6 (13’ st Diamanti 5,5), Borriello 6, Gomez 6,5. Allenatore: Reja 6. Arbitro: Doveri di Roma 6,5. Reti: 2’ pt Vazquez (P) rig., 11’ Borriello (A) rig.; 10’ st Paletta (A), 31’ Struna (P). Recupero: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). Ammoniti: Struna, Jajalo, Chochev (P); Bellini, Tolói, De Roon (A). Espulsi: 44’ st Vitiello (A) per gioco scorretto. Spettatori: gara giocata a porte chiuse.

Data: 20-04-2016 – Ore: 20:45 UDINESE 3-5-2: Karnezis 6; Heurtaux 6, Danilo 6,5, Wagué 6, Widmer 7, Badu 6,5, Kuzmanovic 6,5 (47’ st Domizzi ng), Bruno Fernandes 6,5 (33’ st Hallfredsson ng), Adnan 6, Zapata 7, Théréau 7 (38’ st Matos 6). Allenatore: De Canio 7. FIORENTINA 4-4-1-1: Tatarusanu 6; Tomovic 6, Rodríguez 5, Roncaglia 5,5, Alonso 6; Tello 6 (27’ st Ilicic 5,5), Vecino 5,5, Badelj 6 (16’ st Borja Valero 6), Blaszczykowski 6; Bernardeschi 5 (16’ st Kalinic 6); Zárate 6,5. Allenatore: Paulo Sousa 5. Arbitro: Massa di Imperia 6. Reti: 2’ pt Zapata (U), 23’ Zárate (F); 8’ st Théréau (U). Recupero: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). Ammoniti: Bruno Fernandes, Adnan (U); Tomovic, Roncaglia, Alonso, Badelj (F). Espulsi: nessuno. Spettatori: 18.493.

Data: 20-04-2016 – Ore: 20:45 EMPOLI 4-3-1-2: Pelagotti 7,5; Bittante 6 (6’ st Zambelli 6), Cosic 6, Costa 6, Mario Rui 6; Zielinski 6, Paredes 6, Croce 7; Saponara 7 (15’ st Büchel 6); Pucciarelli 6, Maccarone 7 (36’ st Mchedlidze ng). Allenatore: Giampaolo 6,5. VERONA 4-2-3-1: Gollini 7; Pisano 5,5, Bianchetti 5, Samir 5,5, Souprayen 5,5; Viviani 5, Greco 6 (7’ st Toni 5, 29’ st Rebic 5,5); Wszolek 6, Ionita 6, Siligardi 6 (29’ st Gomez 5); Pazzini 6. Allenatore: Del Neri 6. Arbitro: Serra di Torino 5,5. RetE: 5’ st Maccarone. Recupero: 3 minuti (0’ pt + 3’ st). Ammoniti: Saponara (E); Bianchetti, Souprayen, Viviani, Wszolek (V). Espulsi: 44’ st Viviani (V) per somma di ammonizioni. Spettatori: 7.816.

Data: 21-04-2016 – Ore: 20:45 MILAN 4-3-1-2: Donnarumma 7; Abate 6, Alex 6, Romagnoli 5,5, Antonelli 6; Poli 5,5 (43’ st Locatelli ng), Montolivo 5, Bonaventura 6; Boateng 4,5 (17’ st Mauri 6); Balotelli 5, Bacca 4,5 (26’ st Menez 5,5). Allenatore: Brocchi 5,5. CARPI 5-3-1-1: Belec 6,5; Sabelli 6 (34’ st Pasciuti ng), Zaccardo 6, Romagnoli 6, Suagher 6, Letizia 6; Crimi 7, Cofie 6, Martinho 6 (44’ st Lollo ng); De Guzman 5 (9’ st Lasagna 5); Mbakogu 6. Allenatore: Castori 6,5. Arbitro: Guida di Torre Annunziata 6. Recupero: 6 minuti (1’ pt + 5’ st). Ammoniti: Alex, Balotelli (M); Suagher, Crimi, Cofie (C). Espulsi: nessuno. Spettatori: 28.801.

Data: 20-04-2016 – Ore: 20:45 ROMA 4-3-1-2: Szczesny 6; Maicon 6,5, Manolas 6, Rüdiger 6, Emerson 5 (14’ st Dzeko 6); Florenzi 5,5, Keita 5 (41’ st Totti 8), Nainggolan 6; Perotti 6; Salah 5,5, El Shaarawy 5,5 (35’ st Pjanic ng). Allenatore: Spalletti 6. TORINO 3-5-2: Padelli 6; Maksimovic 6, Glik 5, Moretti 5; Bruno Peres 6,5, Baselli 6 (27’ st Vives 6), Gazzi 5,5 (49’ st Edera ng), Obi 6, Gastón Silva 6 (18’ st Molinaro 5,5); Martínez 6, Belotti 7. Allenatore: Ventura 6. Arbitro: Calvarese di Teramo 4,5. Reti: 35’ pt Belotti (T) rig.; 20’ st Manolas (R), 35’ Martínez (T), 41’ e 44’ rig. Totti (R). Recupero: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). Ammoniti: Florenzi (R); Padelli, Glik, Belotti (T). Espulsi: nessuno. Spettatori: 30.407.

Juventus Napoli Roma Inter Fiorentina Milan Sassuolo Chievo Lazio Genoa Torino Empoli Atalanta Udinese Sampdoria Bologna Carpi Frosinone Palermo Verona

82 34 26 4 4 65 17 73 34 22 7 5 72 29 68 34 19 11 4 73 38 61 34 18 7 9 44 31 59 34 17 8 9 55 38 53 34 14 11 9 43 35 49 34 12 13 9 41 38 48 34 13 9 12 43 41 48 34 13 9 12 44 45 43 34 12 7 15 39 41 42 34 11 9 14 44 47 42 34 11 9 14 37 45 38 34 9 11 14 36 43 38 34 10 8 16 31 49 37 34 9 10 15 46 50 37 34 10 7 17 31 44 32 34 7 11 16 33 51 30 34 8 6 20 32 66 29 34 7 8 19 31 63 22 34 3 13 18 28 57

Data: 20-04-2016 – Ore: 20:45 GENOA 3-4-3: Lamanna 7; De Maio 7, Muñoz 6,5, Marchese 6; Ansaldi 7, Rigoni 6 (22’ st Tachtsidis 6,5), Dzemaili 6 (43’ st Fiamozzi ng), Gabriel Silva 6; Laxalt 6,5, Pavoletti 6,5, Suso 5 (27’ st Capel 6). Allenatore: Gasperini 7. INTER 4-4-1-1: Handanovic 7; D’Ambrosio 5, Miranda 7, Murillo 6, Telles 5 (35’ st Jovetic ng); Brozovic 5, Felipe Melo 6, Medel 6, Perisic 5 (28’ st Eder 5); Palacio 6,5 (44’ st Ljajic ng); Icardi 5,5. Allenatore: Mancini 5,5. Arbitro: Irrati di Pistoia 6. RetE: 32’ st De Maio. Recupero: 5 minuti (2’ pt + 3’ st). Ammoniti: Muñoz, Tachtsidis (G); Brozovic, Medel (I). Espulsi: nessuno. Spettatori: 22.781.

Data: 19-04-2016 – Ore: 20:45 NAPOLI 4-3-3: Reina 6; Hysaj 6, Albiol 6,5, Koulibaly 6,5, Ghoulam 7; Allan 7, Jorginho 6, Hamsik 7 (36’ st David López 6); Callejón 8 (32’ st El Kaddouri ng), Gabbiadini 7,5 (28’ st Insigne ng), Mertens 8. Allenatore: Sarri 7. BOLOGNA 4-3-3: Mirante 5; Mbaye 4,5, Oikonomou 5, Rossettini 5, Constant 5; Brighi 5, Diawara 5,5 (36’ st Donsah ng), Taider 5; Zuñiga 4,5, Acquafresca 4 (14’ st Floccari 5), Giaccherini 5 (15’ st Mounier 5). Allenatore: Donadoni 4,5. Arbitro: Gervasoni di Mantova 6. Reti: 10’ e 35’ pt Gabbiadini; 13’, 35’ e 43’ st Mertens, 45’ David López. Recupero: 2 minuti (1’ pt + 1’ st). Ammoniti: Albiol (N); Mbaye, Diawara (B). Espulsi: nessuno. Spettatori: 22.533 paganti (abbonati non comunicati).

Data: 20-04-2016 – Ore: 18:30 SASSUOLO 4-3-3: Consigli 6; Vrsaljko 7, Cannavaro 6, Acerbi 6, Peluso 6; Biondini 6 (37’ pt Duncan 6), Magnanelli 6, Pellegrini 6 (32’ st Falcinelli 5,5); Berardi 5, Defrel 6,5 (31’ pt Trotta 5), Sansone 5. Allenatore: Di Francesco 6. SAMPDORIA 3-4-2-1: Viviano 8; Diakité 6, Ranocchia 5, Cassani 6; De Silvestri 6, Fernando 6, Barreto 6, Dodô 6; Soriano 6 (12’ st Krsticic 5), Correa 5,5 (1’ st Silvestre 6); Muriel 6 (28’ st Quagliarella 6). Allenatore: Montella 6,5. Arbitro: Mariani di Aprilia 5,5. Recupero: 6 minuti (2’ pt + 4’ st). Ammoniti: Cannavaro, Pellegrini, Berardi, Sansone (Sas); Diakité, Ranocchia, Dodô, Krsticic (Sam). Espulsi: 27’ pt Ranocchia (S) per doppia ammonizione. Spettatori: 9.392. Note: Al 43’ st Berardi (S) si è fatto parare un rigore.

30 reti: Higuaín (Napoli, 3 rig.) 16 reti: Dybala (Juventus, 4 rig.) 15 reti: Icardi (Inter, 1 rig.); Bacca (Milan, 1 rig.) 13 reti: Ilicic (Fiorentina, 7 rig.) 12 reti: Maccarone (Empoli, 1 rig.); Insigne (Napoli, 2 rig.); Salah (Roma); Eder (12 Sampdoria, 3 rig./0 Inter) 11 reti: Kalinic (Fiorentina); Pavoletti (Genoa); Belotti (Torino, 4 rig.) 10 reti: Théréau (Udinese) 9 reti: Ciofani D. (Frosinone, 2 rig.); Mandzukic (Juventus); Pjanic (Roma, 1 rig.)

Calcio 2OOO

95


35a GIORNATA

Atalanta-Chievo 1-0 (0-0)

Data: 24-04-2016 – Ore: 15:00 ATALANTA 4-2-3-1: Sportiello 6,5; Masiello 6, Tolói 6,5, Paletta 6 (28’ pt Stendardo ng, 37’ pt Cherubin 7), Brivio 6, Cigarini 7, De Roon 7, Kurtic 6, Diamanti 6,5 (37’ st Conti ng), Gomez 5, Borriello 7. Allenatore: Reja 6,5. CHIEVO 4-3-1-2: Bizzarri 6; Cacciatore 6, Gamberini 6, Spolli 6, Gobbi 6; Castro 6, Radovanovic 6, Hetemaj 5; Birsa 6 (27’ st Pepe 6); Meggiorini 5 (20’ st Inglese 5,5), Floro Flores 5 (11’ st Pellissier 5,5). Allenatore: Maran 5,5. Arbitro: Cervellera di Taranto 5,5. RetE: 10’ st Borriello. Recupero: 7 minuti (3’ pt + 4’ st). Ammoniti: Paletta, Stendardo, Kurtic (A); Spolli, Hetemaj (C). Espulsi: 30’ st Gomez (A) per gioco scorretto. Spettatori: 15.914.

Bologna-Genoa 2-0 (1-0)

Data: 24-04-2016 – Ore: 15:00 BOLOGNA 4-2-3-1: Mirante 6; Rossettini 6, Maietta 6,5, Gastaldello 6, Masina 6,5 (42’ st Ferrari ng); Taider 6, Brighi 6; Rizzo 6 (13’ st Zuñiga 6), Brienza 7,5, Giaccherini 7 (36’ st Constant ng); Floccari 7. Allenatore: Donadoni 7. GENOA 3-5-2: Lamanna 6; Izzo 5,5, Muñoz 6, De Maio 6; Ansaldi 5 (27’ st Fiamozzi 6), Ntcham 6,5, Rincón 6, Gabriel Silva 5,5, Laxalt 6 (13’ st Capel 5); Matavz 5 (1’ st Suso 6), Pavoletti 5,5. Allenatore: Gasperini 5,5. Arbitro: Damato di Barletta 6,5. Reti: 12’ pt Giaccherini; 18’ st Floccari. Recupero: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). Ammoniti: Rossettini (B); Muñoz, Rincón (G). Espulsi: nessuno. Spettatori: 17.099.

Carpi-Empoli 1-0 (0-0)

Data: 25-04-2016 – Ore: 19:00 CARPI 4-4-1-1: Belec 6; Letizia 6, Romagnoli 6,5, Poli 6, Gagliolo 6; Pasciuti 7, Crimi 6 (9’ st Lasagna 7), Bianco 6, Di Gaudio 6 (19’ st De Guzman 6); Lollo 5,5; Mbakogu 5 (39’ st Mancosu ng). Allenatore: Castori 6,5. EMPOLI 4-3-1-2: Pelagotti 6,5; Zambelli 6 (42’ st Bittante ng), Cosic 6, Costa 6, Mario Rui 5; Zielinski 6, Paredes 6 (41’ st Maccarone ng), Büchel 6 (30’ st Croce 6); Saponara 7; Mchedlidze 5, Pucciarelli 6. Allenatore: Giampaolo 6. Arbitro: Valeri di Roma 6. RetE: 40’ st Lasagna. Recupero: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). Ammoniti: Crimi, Bianco, Lollo, Mancosu (C); Zambelli, Cosic, Paredes, Maccarone (E). Espulsi: 25’ pt Michelidze (E) per gioco scorretto; 45’ st Lollo (C) per doppia ammonizione. Spettatori: 7.667.

Fiorentina-Juventus 1-2 (0-1)

Frosinone-Palermo 0-2 (0-0)

Inter-Udinese 3-1 (1-1)

Roma-Napoli 1-0 (0-0)

Sampdoria-Lazio 2-1 (1-1)

Torino-Sassuolo 1-3 (1-1)

Verona-Milan 2-1 (0-1)

CLASSIFICA

MARCATORI

Data: 24-04-2016 – Ore: 20:45 FIORENTINA 3-4-2-1: Tatarusanu 5,5; Tomovic 5, Rodríguez 5, Astori 5,5; Tello 5,5 (17’ st Fernández 6), Badelj 5,5, Borja Valero 6, Alonso 6,5; Ilicic 6 (8’ st Zárate 6), Bernardeschi 7; Kalinic 7. Allenatore: Paulo Sousa 6,5. JUVENTUS 3-5-2: Buffon 8; Barzagli 6, Bonucci 5, Rugani 5,5; Lichtsteiner 5,5 (43’ st Cuadrado 5), Khedira 7, Lemina 7, Pogba 7 (39’ st Asamoah ng), Evrà 6; Mandzukic 7, Dybala 6,5 (25’ st Morata 7). Allenatore: Allegri 7. Arbitro: Tagliavento di Terni 4,5. Reti: 39’ pt Mandzukic (J); 36’ st Kalinic (F), 38’ Morata (J). Recupero: 4 minuti (0’ pt + 4’ st). Ammoniti: Rodríguez (F); Rugani, Cuadrado, Morata (J). Espulsi: nessuno. Spettatori: 33.650. Note: Al 45’ st Kalinic (F) si è fatto parare un rigore.

Data: 25-04-2016 – Ore: 15:00 ROMA 4-2-4: Szczesny 7; Florenzi 5 (1’ st Maicon 6), Manolas 6 (21’ pt Zukanovic 6), Rüdiger 6, Digne 6; Pjanic 6, Keita 6; Salah 6, Nainggolan 7, Perotti 6, El Shaarawy 5 (36’ st Totti ng). Allenatore: Spalletti 6,5. NAPOLI 4-3-3: Reina 6; Hysaj 6, Albiol 6, Koulibaly 7, Ghoulam 6; Allan 6 (34’ st David López 5,5), Jorginho 5,5 (44’ st Gabbiadini ng), Hamsik 5; Callejón 6, Higuaín 6, Mertens 6 (29’ st Insigne 5,5). Allenatore: Sarri 5,5. Arbitro: Orsato di Schio 6,5. RetE: 44’ st Nainggolan. Recupero: 6 minuti (3’ pt + 3’ st). Ammoniti: Rüdiger, Pjanic (R); Koulibaly, Ghoulam, Jorginho, Mertens (N). Espulsi: nessuno. Spettatori: 35.273.

Data: 25-04-2016 – Ore: 17:00 VERONA 4-4-2: Gollini 5; Pisano 6, Moras 6, Bianchetti 6, Albertazzi 6,5; Wszolek 5,5 (16’ st Gomez 7), Ionita 6, Marrone 6, Siligardi 8; Pazzini 7 (32’ st Checchin 6), Rebic 5 (39’ pt Romulo 6,5). Allenatore: Del Neri 7. MILAN 4-3-1-2: Donnarumma 7,5; Abate 6, Zapata 5, Romagnoli 5, De Sciglio 6 (34’ pt Antonelli 5); Kucka 5, Montolivo 5, Mauri 6 (32’ st Luiz Adriano 5); Honda 6; Bacca 4, Menez 5. Allenatore: Brocchi 5. Arbitro: Di Bello di Brindisi 5,5. Reti: 21’ pt Menez (M); 27’ st Pazzini (V) rig., 50’ Siligardi (V). Recupero: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). Ammoniti: Albertazzi (V); Zapata, Mauri (M). Espulsi: nessuno. Spettatori: 18.738.

96

Calcio 2OOO

Data: 24-04-2016 – Ore: 12:30 FROSINONE 4-3-3: Leali 5; Rosi 6, Russo 6 (38’ st Longo ng), Blanchard 5,5, Pavlovic 6 (24’ st Dionisi 6); Gori 5,5, Gucher 5 (29’ st Tonev 5), Kragl 6; Paganini 6, Ciofani D. 6, Soddimo 5. Allenatore: Stellone 5,5. PALERMO 3-4-2-1: Sorrentino 7; Cionek 6,5, González 6,5, Andelkovic 6; Rispoli 6, Hiljemark 6, Maresca 6,5, Morganella 6; Vazquez 6 (33’ st Jajalo 6), Quaison 6 (17’ st Trajkovski 6,5); Gilardino 7 (45’ st Chochev ng). Allenatore: Ballardini 6,5. Arbitro: Rocchi di Firenze 6,5. Reti: 11’ st Gilardino, 47’ Trajkovski. Recupero: 7 minuti (2’ pt + 5’ st). Ammoniti: Rosi, Blanchard, Soddimo (F); Cionek, González, Maresca (P). Espulsi: nessuno. Spettatori: 6.105.

Data: 24-04-2016 – Ore: 15:00 SAMPDORIA 3-5-2: Viviano 8; Diakité 6,5, Silvestre 6, Cassani 6; De Silvestri 6, Fernando 7, Krsticic 5 (29’ st Soriano 6), Barreto 6, Dodô 5,5 (47’ st Skriniar ng); Muriel 5 (21’ st Correa 5), Quagliarella 6. Allenatore: Montella 6. LAZIO 4-3-3: Marchetti 6; Basta 6, Hoedt 6 (1’ st Mauricio 6), Gentiletti 5, Konko 6 (38’ st Morrison ng); Onazi 6,5, Biglia 6, Lulic 5; Candreva 5 (19’ st Felipe Anderson 5), Djordjevic 5,5, Keita 6. Allenatore: Inzaghi 6. Arbitro: Rizzoli di Bologna 6,5. Reti: 3’ pt Djordjevic (L), 20’ Fernando (S); 33’ st Diakité (S). Recupero: 5 minuti (0’ pt + 5’ st). Ammoniti: Dodô, Skriniar (S); Hoedt, Mauricio, Gentiletti, Konko, Candreva, Keita (L). Espulsi: nessuno. Spettatori: 20.560. Note: Al 45’ pt Candreva (L) si è fatto parare un rigore.

Juventus Napoli Roma Inter Fiorentina Milan Sassuolo Chievo Lazio Genoa Torino Empoli Atalanta Sampdoria Bologna Udinese Carpi Palermo Frosinone Verona

85 35 27 4 4 67 18 73 35 22 7 6 72 30 71 35 20 11 4 74 38 64 35 19 7 9 47 32 59 35 17 8 10 56 40 53 35 14 11 10 44 37 52 35 13 13 9 44 39 48 35 13 9 13 43 42 48 35 13 9 13 45 47 43 35 12 7 16 39 43 42 35 11 9 15 45 50 42 35 11 9 15 37 46 41 35 10 11 14 37 43 40 35 10 10 15 48 51 40 35 11 7 17 33 44 38 35 10 8 17 32 52 35 35 8 11 16 34 51 32 35 8 8 19 33 63 30 35 8 6 21 32 68 25 35 4 13 18 30 58

CONTIENE LA CHECKLIST DELLA COLLEZIONE!

Data: 23-04-2016 – Ore: 20:45 INTER 4-4-2: Handanovic 7; Nagatomo 6, Miranda 6, Murillo 6, Juan Jesus 6 (19’ st Perisic 6,5); Brozovic 6,5, Felipe Melo 6, Kondogbia 7, Biabiany 6 (40’ st D’Ambrosio ng); Icardi 7 (34’ st Eder 6,5), Jovetic 7. Allenatore: Mancini 6,5. UDINESE 3-5-2: Karnezis 7; Wagué 5, Danilo 5,5, Felipe 6,5 (36’ st Matos ng); Widmer 6, Badu 6,5, Kuzmanovic 6, Bruno Fernandes 6 (40’ st Hallfredsson ng), Edenilson 6 (31’ st Pasquale ng); Théréau 7, Zapata 6. Allenatore: De Canio 6. Arbitro: Celi di Bari 6. Reti: 9’ pt Théréau (U), 36’ Jovetic (I); 30’ st Jovetic (I), 50’ Eder (I). Recupero: 5 minuti (0’ pt + 5’ st). Ammoniti: Perisic, Kondogbia, Jovetic (I); Danilo, Zapata (U). Espulsi: nessuno. Spettatori: 48.012.

Data: 24-04-2016 – Ore: 15:00 TORINO 3-5-2: Padelli 5,5; Bovo 6, Glik 5, Moretti 6; Bruno Peres 6,5, Acquah 6 (27’ st Farnerud 5), Gazzi 5, Baselli 5,5 (25’ st Benassi 5), Gastón Silva 6 (36’ st Maxi López ng); Belotti 5,5, Martínez 5. Allenatore: Ventura 5,5. SASSUOLO 4-3-3: Consigli 6; Vrsaljko 5,5, Cannavaro 6, Acerbi 6, Peluso 6; Pellegrini 6, Magnanelli 6,5, Duncan 6,5; Berardi 5,5 (45’ st Longhi 6,5), Falcinelli 5 (40’ st Trotta 6,5), Sansone 6 (25’ st Politano 6). Allenatore: Di Francesco 6,5. Arbitro: Fabbri di Ravenna 6. Reti: 2’ pt Sansone (S), 7’ Bruno Peres (T); 30’ st Peluso (S), 49’ Trotta (S). Recupero: 5 minuti (1’ pt + 4’ st). Ammoniti: Moretti, Gazzi (T); Peluso (S). Espulsi: nessuno. Spettatori: 19.751.

30 reti: Higuaín (Napoli, 3 rig.) 16 reti: Dybala (Juventus, 4 rig.)

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15 reti: Icardi (Inter, 1 rig.); Bacca (Milan, 1 rig.)

Inserisci il codice stampato sul retro di ogni cards. Completa il tuo album virtuale e schiera la tua squadra vincente!

13 reti: Ilicic (Fiorentina, 7 rig.); Eder (12 Sampdoria, 3 rig./1 Inter)

Gioca contro centinaia di avversari, invita gli amici e battili con le tue cards più forti!

12 reti: Maccarone (Empoli, 1 rig.); Kalinic (Fiorentina); Insigne (Napoli, 2 rig.); Salah (Roma) 11 reti: Pavoletti (Genoa); Belotti (Torino, 4 rig.); Théréau (Udinese)

EMPIO

i NUMERI Della

CODICE ES

1X2

UCEB-21GR-L5M1 Gioca anche su mobile! APP DISPONIBILE SU:

10 reti: Mandzukic (Juventus) 9 reti: Ciofani D. (Frosinone, 2 rig.); Gilardino (Palermo); Pjanic (Roma, 1 rig.) The UEFA and EURO 2016 words, the UEFA EURO 2016 Logo and Mascot and the UEFA EURO Trophy are protected by trademarks and/or copyright of UEFA. All rights reserved.


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