Bimestrale
diretto da Fabrizio Ponciroli
Calcio 2OOO
ott
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nov
BE €8,00 | F €11,50 | PTE CONT €7,50 | E €7,50 | CHCT fch 8,50
prima immissione 01/09/2019
3,90€
intervista esclusiva ESCLUSIVA
ZICO
“Dovevo andare al Milan ma...” speciale presidenti ESCLUSIVA
“Prima di Commisso, l’era Della Valle”
antonio conte
ALL’INTER GUIDA SERIE A 2019/20 Stats, rose & profili squadre
REPORTAGE ESCLUSIVA
“La magia del Moccagatta”
DOVE SONO FINITI?
Adrian Ricchiuti, l’argentino di Rimini
EROI PER UN GIORNO Il derby deciso da Mapou Yanga-Mbiwa
L’ALFABETO DEI BIDONI El Malaka Jorge Martinez
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Creatività, competenza e passione al servizio dell’editoria Prodotti, contenuti e servizi per il mobile, il web e la carta stampata. Per noi l’EDITORE non è un semplice cliente, ma un partner da supportare ed aiutare nel proprio percorso.
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FP
una serie a luccicante
B
entornato campionato, bentornati campioni! Bisogna ammetterlo, la Serie A si è rifatta il trucco e si è presentata al via della nuova stagione con uno charme davvero strepitoso. Onestamente, è qualche anno che il nostro massimo campionato sta recuperando terreno rispetto ai tornei top europei. La scorsa estate, con il “colpo del secolo”, ovvero l’acquisto, da parte della Juventus, di Cristiano Ronaldo, ecco che l’intera Serie A ne ha tratto giovamento. Lo si è capito durante l’ultima finestra di mercato, con le squadre italiane capaci di portare (o riportare) in Italia geni del pallone. La solita Juventus è riuscita ad avere la meglio nella complicata corsa al gioiello De Ligt. L’Inter si è presa Lukaku, attaccante di “stazza mondiale”. Il Napoli non è rimasto a guardare, regalando al popolo azzurro Lozano, asso del calcio messicano. Benissimo anche la Fiorentina di Commisso con il “capolavoro Ribery”. E complimenti sinceri a Genoa e Brescia, rispettivamente, per i colpi Schone e Balotelli. Vero, qualcuno ha qualche primavera di troppo sulle spalle ma, comunque sia, la classe è intatta. Nomi che ritroverete, come tradizione,
editoriale
Ponciroli Fabrizio
nella nostra/vostra amata Guida alla Serie A 2019/20, appuntamento classico con il numero di settembre! Un “manuale” che torna sempre utile ma, soprattutto, la conferma che il calcio è tornato protagonista. Finalmente si gioca. La sensazione è che quest’anno ci si divertirà anche di più. Ovviamente, non ci siamo limitati alla pur apprezzatissima e richiestissima Guida alla Serie A 2019/20. Tanti altri spunti editoriali meritano attenzione. Quando a parlare è uno del calibro di Zico, conviene sempre ascoltare quello che ha da raccontare! Per comprendere al meglio la nuova era Commisso alla Fiorentina, doveroso ricordare i Della Valle, tra pregi e difetti. Chi si ricorda di Yanga-Mbiwa? I tifosi della Roma non l’hanno scordano… E di Jorge Martinez vogliamo parlarne? La sua è una storia davvero singolare, anche in un mondo folle come quello del calcio. Insomma, un numero ricco di sorprese, impreziosito dalla Guida alla Serie A 2019/20. Anche quest’anno saremo qui, a fare del nostro meglio per fare della nostra/vostra rivista un piacevole appuntamento che regala emozioni a chi ama il calcio nella maniera più pura… Buona lettura e grazie per essere sempre al nostro fianco!
Quando non si può tornare indietro, bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per avanzare
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SOMMARIO
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BOCCA DEL LEONE 6 LA di Fabrizio Ponciroli SERIE A 8 GUIDA ECCO LA STAGIONE 2019/20
di Thomas Saccani
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Calcio2OOO
Anno 22 n. 5 ottobre/novembre 2019 ISSN 1126-1056
IL CALENDARIO tutte le PARTITE SERIE A 2019/20
NUOVA SERIE A 14 LA 2018/19
Stats, rose e profili squadre
60 ZICO GIGANTI DEL CALCIO di Fabrizio Ponciroli
DELLA VALLE 68 IGRANDI PRESIDENTI di Stefano Borgi
74
SOGNANDO LA SERIE A FOCUS di Luca Gandini
80 Yanga-Mbiwa EROI PER UN GIORNO di Patrick Iannarelli
di Gianfranco Giordano, Patrick Iannarelli, Thomas Saccani, Luca Savarese Sergio Stanco
Bologna Brescia Cagliari Genoa
Lazio Lecce Milan Napoli Parma Roma Sampdoria
RICCHIUTI 84 ADRIAN DOVE SONO FINITI? di Sergio Stanco
MARTINEZ 88 JORGE L’ALFABETO DEI BIDONI di Thomas Saccani
92
INTER-SAMPDORIA GARE DA RICORDARE di Alessandro Guerrieri
Sassuolo Torino Udinese Verona
58 MOCCAGATTA SPECIALE di Fabrizio Ponciroli
Diretto da Fabrizio Ponciroli Redazione Marco Conterio, Luca Bargellini, Gaetano Mocciaro, Chiara Biondini, Simone Bernabei, Lorenzo Marucci, Pietro Lazzerini, Tommaso Maschio, Lorenzo Di Benedetto.
Fotografie Image Photo Agency, Agenzia Aldo Liverani, Federico De Luca, Mascolo/Photoview. Statistiche Redazione Calcio2000 Contatti per la pubblicità e-mail: media@calcio2000.it Stampa Tiber S.p.A. Via della Volta, 179 25124 Brescia (Italy) Tel. 030 3543439 - Fax. 030349805 Distribuzione Mepe S.p.A. Via Ettore Bugatti, 15 20142 Milano Tel +39 0289592.1 Fax +39 0289500688
Spal
54 ILARECORD SERIE A IN NUMERI
DIRETTORE RESPONSABILE Michele Criscitiello
Realizzazione Grafica Francesca Crespi
Fiorentina
Juventus
EDITORE TC&C srl Strada Setteponti Levante 114 52028 Terranuova Bracciolini (AR) Tel +39 055 9172741 Fax +39 055 9170872
Hanno collaborato Thomas Saccani, Sergio Stanco, Luca Gandini, Gianfranco Giordano, Pierfrancesco Trocchi, Stefano Borgi, Giorgio Coluccia, Luca Savarese, Luca Manes, Carletto Nicoletti
Atalanta
Inter
Registrazione al Tribunale di Milano n.362 del 21/06/1997 Prima immissione: 01/09/2019 Iscritto al Registro degli Operatori di Comunicazione al n. 18246
Calcio2000 è parte del Network
DA 98 SCOVATE CARLETTO
Il prossimo numero sarà in edicola il 10 novembre 2019 Numero chiuso l’1 settembre 2019
ie r e s a l l a guida
a
2019/2020
di Thomas Saccani
GUIDA SERIE A 2019/20
T
utti a caccia della Juventus. La Vecchia Signora, forte di otto Scudetti vinti consecutivamente, si è rifatta il trucco ma punta, come sempre, a primeggiare in quello che, da tempo, è il suo giardino preferito. Mai come in questa stagione, le avversarie non mancano. Il Napoli, con Ancelotti al timone, si è potenziato ulteriormente mentre, all’Inter, spazio ad una vera e propria rivoluzione con Conte a dettar legge. Attenzione alle romane con la Lazio di S.Inzaghi che ha puntato sulla “vecchia guardia” e la Roma che ha investito sulla novità Fonseca. Da non sottovalutare outsiders come Atalanta, Torino, Sampdoria e quella Fiorentina ora nelle mani di Commisso. Tante le star al via, diverse all’esordio nel massimo torneo italiano come De
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Ligt, colpo estivo della Juventus, o Lukaku (stella della nuova Inter), altre con casacche diverse come Manolas (dalla Roma al Napoli), Muriel, ora all’Atalanta, e Bennacer, volto nuovo del Milan di Giampaolo. Si tratta del 118° campionato di Serie A, l’88° a girone unico. Iniziato il 24 agosto, si concluderà il prossimo 24 maggio 2020. Al posto delle retrocesse Chievo, Frosinone ed Empoli, sono arrivate, dal campionato cadetto, Brescia, Lecce e Verona. Sono previsti ben tre turni infrasettimanali (25 settembre, 30 ottobre e 22 aprile) mentre il torneo si fermerà in cinque occasioni, quattro delle quali dovute agli impegni della Nazionale (8 settembre, 13 ottobre, 17 novembre 2019 e 29 marzo, l’altra in occasione delle Feste Natalizie, il 29 dicembre).
L’APOTEOSI DEGLI ALLENATORI La Serie A 2019/20 rischia di passare alla storia come il “torneo degli allenatori”. La qualità media dei tecnici seduti sulle 20 panchine dei club della massima serie è impressionante. Si parte con Maurizio Sarri che, dopo aver incantato a Napoli e vinto al Chelsea, si gioca la sua grande chance alla Juventus dove dovrà vincere e convincere. L’Inter non ha avuto dubbi, scegliendo Antonio Conte per tornare a duellare al vertice. Secondo anno al Napoli per il veterano Carlo Ancelotti, chiamato a portare in città un trofeo. Ventate di novità in casa Milan e Roma. Il Diavolo ha sposato il progetto dei giovani e del gioco, affidandosi alle geniali intuizioni di Marco Giampaolo. Il portoghese Paulo Fonseca, invece, dovrà stupire l’intera capitale, sponda giallorossa. L’altra società capitolina, la Lazio, ha riconfermato Simone Inzaghi, così come la Fiorentina, ancora nelle mani di Vincenzo Montella. Non potevano esserci scossoni a Bergamo, con Gian Piero Gasperini al timone e pronto a telecomandare l’Atalanta in Champions League. Eusebio Di Francesco, dopo la negativa parentesi alla Roma, ricomincia dalla Sampdoria mentre Aurelio Andreazzoli ha visto premiato il suo lavoro, venendo scelto dal Genoa. Aria di continuità al Sassuolo con Roberto De Zerbi riconfermato senza dubbi, così come Walter Mazzarri a Torino. Fiducia intatta anche in Rolando Maran (Cagliari), Roberto d’Aversa (Parma) e Leonardo Semplici (Spal). Tutto l’affetto possibile per Sinisa Mihajlovic, tecnico del Bologna. Due croati, Igor Tudor e Ivan Juric, rispettivamente al comando delle ambizioni di Udinese e Verona. Ben tornati nel calcio che conta a Fabio Liverani (Lecce) ed Eugenio Corini (Brescia). Curiosità: su 20 allenatori, ben 16 sono italiani, ovvero l’80% del totale.
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calendario serie a 2019 2020
25 agosto 2019
1 settembre 2019
15 settembre 2019
22 settembre 2019
1° giornata
2° giornata
3° giornata
4° giornata
Cagliari-Brescia Fiorentina-Napoli Verona-Bologna Inter-Lecce Parma-Juventus Roma-Genoa Sampdoria-Lazio Spal-Atalanta Torino-Sassuolo Udinese-Milan
Atalanta-Torino Bologna-Spal Cagliari-Inter Genoa-Fiorentina Juventus-Napoli Lazio-Roma Lecce-Verona Milan-Brescia Sassuolo-Samp Udinese-Parma
Brescia-Bologna Fiorentina-Juventus Genoa-Atalanta Verona-Milan Inter-Udinese Napoli-Sampdoria Parma-Cagliari Roma-Sassuolo Spal-Lazio Torino-Lecce
Atalanta-Fiorentina Bologna-Roma Cagliari-Genoa Juve-Verona Lazio-Parma Lecce-Napoli Milan-Inter Samp-Torino Sassuolo-Spal Udinese-Brescia
ritorno
ritorno
ritorno
ritorno
19 gennaio 2020
26 gennaio 2020
2 febbraio 2020
9 febbraio 2020
andata
andata
andata
andata
20° giornata 21° giornata 22° giornata 23° giornata 25 settembre 2019
29 settembre 2019
5° giornata
6° giornata
Brescia-Juventus Fiorentina-Sampdoria Genoa-Bologna Verona-Udinese Inter-Lazio Napoli-Cagliari Parma-Sassuolo Roma-Atalanta Torino-Milan Spal-Lecce
Cagliari-Verona Juventus-Spal Lazio-Genoa Lecce-Roma Milan-Fiorentina Napoli-Brescia Parma-Torino Sampdoria-Inter Sassuolo-Atalanta Udinese-Bologna
ritorno
ritorno
andata
andata
24° giornata
25° giornata
16 febbraio 2020 6 ottobre 2019
23 febbraio 2020
20 ottobre 2019
27 ottobre 2019
30 ottobre 2019
7° giornata
8° giornata
9° giornata 10° giornata andata
andata
Atalanta-Lecce Bologna-Lazio Brescia-Sassuolo Fiorentina-Udinese Genoa-Milan Verona-Sampdoria Inter-Juventus Roma-Cagliari Spal-Parma Torino-Napoli
Brescia-Fiorentina Cagliari-Spal Juventus-Bologna Lazio-Atalanta Milan-Lecce Napoli-Verona Parma-Genoa Sampdoria-Roma Sassuolo-Inter Udinese-Torino
Atalanta-Udinese Bologna-Sampdoria Fiorentina-Lazio Genoa-Brescia Verona-Sassuolo Inter-Parma Lecce-Juventus Roma-Milan Spal-Napoli Torino-Cagliari
Brescia-Inter Cagliari-Bologna Juventus-Genoa Lazio-Torino Milan-Spal Napoli-Atalanta Parma-Verona Sampdoria-Lecce Sassuolo-Fiorentina Udinese-Roma
ritorno
ritorno
ritorno
ritorno
1 marzo 2020
8 marzo 2020
15 marzo 2020
22 marzo 2020
andata
andata
26° giornata 27° giornata 28° giornata 29° giornata
10 novembre 2019
24 novembre 2019
1 dicembre 2019
andata
andata
andata
andata
Atalanta-Cagliari Bologna-Inter Fiorentina-Parma Genoa-Udinese Verona-Brescia Lecce-Sassuolo Milan-Lazio Roma-Napoli Spal-Sampdoria Torino-Juventus
Brescia-Torino Cagliari-Fiorentina Inter-Verona Juventus-Milan Lazio-Lecce Napoli-Genoa Parma-Roma Sampdoria-Atalanta Sassuolo-Bologna Udinese-Spal
Atalanta-Juventus Bologna-Parma Verona-Fiorentina Lecce-Cagliari Milan-Napoli Roma-Brescia Sampdoria-Udinese Sassuolo-Lazio Spal-Genoa Torino-Inter
Brescia-Atalanta Cagliari-Sampdoria Fiorentina-Lecce Genoa-Torino Verona-Roma Inter-Spal Juventus-Sassuolo Lazio-Udinese Napoli-Bologna Parma-Milan
ritorno
ritorno
ritorno
ritorno
5 aprile 2020
11 aprile 2020
19 aprile 2020
22 aprile 2020
8 dicembre 2019
15 dicembre 2019
andata
andata
Atalanta-Verona Bologna-Milan Inter-Roma Lazio-Juventus Lecce-Genoa Sampdoria-Parma Sassuolo-Cagliari Spal-Brescia Torino-Fiorentina Udinese-Napoli
Bologna-Atalanta Brescia-Lecce Cagliari-Lazio Fiorentina-Inter Genoa-Sampdoria Verona-Torino Juventus-Udinese Milan-Sassuolo Napoli-Parma Roma-Spal
ritorno
ritorno
26 aprile 2020
3 maggio 2020
11° giornata 12° giornata
calendario serie a 2019 2020
3 novembre 2019
13° giornata 14° giornata
30° giornata 31° giornata 32° giornata 33° giornata 15° giornata 16° giornata
34° giornata 35° giornata 22 dicembre 2019
5 gennaio 2019
19 gennaio 2019
andata
andata
andata
Atalanta-Milan Fiorentina-Roma Inter-Genoa Lazio-Verona Lecce-Bologna Parma-Brescia Sampdoria-Juventus Sassuolo-Napoli Torino-Spal Udinese-Cagliari
Atalanta-Parma Bologna-Fiorentina Brescia-Lazio Genoa-Sassuolo Juventus-Cagliari Lecce-Udinese Milan-Sampdoria Napoli-Inter Roma-Torino Spal-Verona
Cagliari-Milan Fiorentina-Spal Verona-Genoa Inter-Atalanta Lazio-Napoli Parma-Lecce Roma-Juventus Sampdoria-Brescia Torino-Bologna Udinese-Sassuolo
ritorno
ritorno
ritorno
10 maggio 2020
17 maggio 2020
24 maggio 2020
17° giornata 18° giornata 19° giornata
36° giornata 37° giornata 38° giornata
LA NUOVA SERIE A torino juventus
inter milan brescia atalanta udinese verona parma spal bologna
genoa sampdoria
fiorentina sassuolo roma lazio napoli cagliari
lecce
SOGNI DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE VOTO
so anno, torna in campo per poter onorare al meglio la Champions League. Non sarà affatto semplice, ma sicuramente la Dea del Gasp farà divertire tutti gli appassionati. La conferma del tecnico è stata una delle mosse migliori fatte dalla presidenza Percassi, aver trattenuto l’artefice della qualificazione europea e del terzo posto è stato un gran colpo sul mercato, probabilmente il migliore. Manca ancora qualcosa per poter migliorare la rosa, le notti di Champions non si affrontano con semplicità e leggerezza. Ma già con questo organico i tifosi nerazzurri possono sognare.
LA STELLA Occhi puntati sul Papu Gomez, il numero 10 dell’Ata-
lanta è diventata una vera bandiera. Il trascinatore, il simbolo, ma soprattutto il collante tra attacco e centrocampo che può dare la svolta alla squadra nei momenti più difficili. Il modo di giocare dell’argentino ha stravolto anche il calcio di Gasperini, con strappi e accelerazioni tra le linee che possono essere decisivi. Lo stesso Gomez ha confermato in più di un’occasione la sua volontà di rimanere a Bergamo e guidare anche nelle notti europee la compagine orobica, l’occasione è davvero unica: il folletto argentino ha fatto innamorare tutti e sarà lui l’uomo che si caricherà la squadra sulle spalle in una stagione ricca di impegni.
ILThimothy GIOVANE Castagne è sicuramente uno dei giova-
ni più interessanti della squadra atalantina. Classe 1995, nonostante l’età sta in campo già come un veterano ed è nel giro della nazionale. Un titolare fisso che ha stupito tutti, in Serie A ha già collezionato 48 presenze nel massimo campionato. Sarà una stagione importante per la sua carriera, con gli Europei e la Champions League può fare un ulteriore salto di qualità.
LA SORPRESA Martin Skrtel è arrivato a parametro zero e molti
hanno dubbi sul suo rendimento, ma lo slovacco è un giocatore che può fare la differenza nella squadra di Gasperini. Un difensore con esperienza da vendere, soprattutto in Champions League. Se riuscirà a ritrovare la continuità giusta sarà l’ulteriore arma a disposizione del tecnico di Grugliasco in vista della nuova stagione.
7
atalanta
IlL’Atalanta, TEAM dopo la sorprendente stagione dello scor-
LA ROSA 2019/2020 n.
“Muriel ha caratteristiche straordinarie, spero di vincere questa scommessa” Gasperini
Formazione tipo: (3-4-1-2) Allenatore: Gasperini Stadio: Gewiss Stadium
giocatore
nazionalità
Portieri 31 Francesco Rossi Italia 57 Marco Sportiello Italia 95 Pierluigi Gollini Italia DIFENSORI 2 Rafael Toloi Brasile 5 Andrea Masiello Italia 6 Jose’ Luis Palomino Argentina 7 Arkadiusz Reca Polonia 8 Robin Gosens Germania 19 Berat Djimsiti Albania 21 Timothy Castagne Belgio 33 Hans Hateboer Olanda 37 Martin Skrtel Slovacchia 41 Roger Ibanez Brasile CENTROCAMPISTI 11 Remo Freuler Svizzera 15 Marten De Roon Olanda 18 Ruslan Malinovsky Ucraina 72 Josip Ilicic Slovenia 88 Mario Pasalic Croazia ATTACCANTI 9 Luis Muriel Colombia 10 Alejandro Gomez Argentina 17 Roberto Piccoli Italia 91 Duvan Zapata Colombia 99 Musa Barrow Gambia
Fonte dati
data di nascita 27/04/1991 10/05/1992 18/03/1995 10/10/1990 05/02/1986 05/01/1990 17/06/1995 05/07/1994 19/02/1993 05/12/1995 09/01/1994 15/12/1984 23/11/1998 15/04/1992 29/03/1991 04/05/1993 29/01/1988 09/02/1995 16/04/1991 15/02/1988 27/01/2001 01/04/1991 14/11/1998
Gosens Palomino
Zapata De Roon
Gollini
SKRTEL
Gomez Freuler
Toloi
MURIEL Hateboer
15
PENSANDO A SINISA VOTO
nelle parti basse della classifica con un attacco anemico, seguita da un’ottima seconda parte coronata da una brillante salvezza, il Bologna punta ad avere un po’ di stabilità. Pesa l’incognita legata alla salute del condottiero Mihajlovic, subentrato a lavori in corso la passata stagione, il club lo ha giustamente riconfermato in attesa che la situazione si definisca. La squadra ha perso due cardini come Helander e Pulgar e manca ancora un attaccante in grado di segnare con continuità. Uno zoccolo duro di esperti mestieranti cercherà di guidare i tanti giocatori nuovi, e giovani, arrivati sotto le due torri.
LA STELLA Per esperienza, prestigio, palmares e carisma, no-
nostante sia ormai agli sgoccioli di una formidabile carriera, Palacio è ancora il leader carismatico della squadra. In passato ha avuto discrete percentuali realizzative ma ormai negli ultimi tempi si è allontanato dalla porta, con l’obiettivo di creare spazi e assist per i suoi compagni di reparto. Dove non arriva più lo scatto arriva sicuramente l’esperienza, sarà un elemento fondamentale per l’inserimento di un giovane straniero di belle speranza come Skov Olsen.
ILDopoGIOVANE il boom con l’Ascoli e le incertezze seguite
al passaggio alla Juventus, e il successivo prestito all’Atalanta, Orsolini al Bologna ha ritrovato la costanza di rendimento e il feeling con la rete dei tempi degli esordi. Mancino capace di giocare su entrambe le fasce, anche se preferisce giocare a destra, con Mihajlovic ha trovato la sua dimensione in campo. Dai suoi piedi dovrebbero arrivare suggerimenti preziosi per le punte rossoblù.
LA SORPRESA Quando vediamo arrivare un giocatore giapponese in
Italia scappa spesso un sorriso superficiale, dimenticandoci gli enormi progressi del calcio giapponese degli ultimi anni. Difensore centrale di notevole stazza fisica, Tomiyasu ha un buon senso della posizione e buone doti nel gioco aereo, mentre ha ancora qualche lacuna nella fase di impostazione. Nonostante la giovane età, solo 20 anni, è un punto fermo della nazionale nipponica ed è considerato uno dei giocatori emergenti nel suo paese. In Italia migliorerà sicuramente la sua tecnica e il senso tattico
6,5
bologna
IlDopo TEAM una stagione dalle due facce, una prima parte
LA ROSA 2019/2020 n.
“La gente: quando arriva qui, da noi, chi c’era e chi è nuovo, ha voglia di abbracciarsi. Che simbolicamente è come abbracciare Sinisa” Sabatini
Formazione tipo: (4-2-3-1) Allenatore: Mihajlovic Stadio: Renato Dall’Ara
giocatore
nazionalità
Portieri Angelo Da Costa Brasile Marco Molla Italia Lukasz Skorupski Polonia Mouhamadou Sarr Senegal DIFENSORI 4 Stefano Denswil Olanda 6 Nehuen Paz Argentina 13 Mattia Bani Italia 14 Takehiro Tomiyasu Giappone 15 Ibrahima Mbaye Senegal 23 Danilo Brasile 25 Gabriele Corbo Italia 35 Mitchell Dijks Olanda CENTROCAMPISTI 11 Ladislav Krejci Rep. Ceca 16 Andrea Poli Italia 21 Roberto Soriano Italia 30 Jerdy Schouten Olanda 31 Blerim Dzemaili Svizzera 32 Mattias Svanberg Svezia 99 Michael Kingsley Nigeria Gary Medel Cile ATTACCANTI 7 Riccardo Orsolini Italia 9 Federico Santander Paraguay 10 Nicola Sansone Italia 17 Andreas Skov Olsen Danimarca 22 Mattia Destro Italia 24 Rodrigo Palacio Argentina 91 Diego Falcinelli Italia 1 12 28 97
Fonte dati
data di nascita 12/11/1983 19/06/2002 05/05/1991 05/01/1997 07/05/1993 28/04/1993 10/12/1993 05/11/1998 19/11/1994 10/05/1984 11/01/2000 09/02/1993 05/07/1992 29/09/1989 08/02/1991 12/01/1997 12/04/1986 05/01/1999 26/08/1999 03/08/1987 24/01/1997 04/06/1991 10/09/1991 29/12/1999 20/03/1991 05/02/1982 26/06/1991
Djiks Soriano DENSWIL
Dzemaili
Palacio
Skorupski TOMIYASU
SKOVOLSEN
Poli Orsolini
Mbaye
17
IlIl Brescia TEAM è tornato in Serie A dopo ben otto anni.
Non sarà affatto semplice mantenere la categoria, ma Corini è riuscito a costruire un’ossatura solida. C’è tanta qualità, Tonali su tutti, ma anche quantità, per maggiori informazioni chiedere a Dimitri Bisoli. Il centrocampo delle rondinelle è sicuramente il reparto più completo: dinamismo, corsa, inserimenti e anche precisione, non è semplice condensare tutte queste caratteristiche in tre elementi. Inoltre l’arrivo di Balotelli è sicuramente un gran colpo per la squadra di Cellino: entrambe le parti in gioco hanno bisogno l’una dell’altra, un connubio indissolubile che evidenzia non solo la necessità di salvezza. Ad ogni modo l’obiettivo principale rimane la permanenza in Serie A: impresa difficile, ma non impossibile, soprattutto per una squadra che ha molte qualità.
LA STELLA Il colpo dell’estate è sicuramente quello di Mario Ba-
lotelli, il ritorno in Italia di Supermario può essere l’ideale per la compagine bresciana, a caccia di quel campione in grado di poter aiutare la squadra a raggiungere l’obiettivo. Bisognerà capire quali saranno le condizioni fisiche e mentali del calciatore, ma come già detto più volte ci sono i campionati europei da giocare: aumenta la pressione, ma c’è una motivazione in più per poter fare ancora meglio.
ILL’osservato GIOVANEspeciale delle rondinelle sarà Sandro Tonali, centrocampista di qualità paragonato spesso ad Andrea Pirlo. Paragoni scomodi, come spesso ripetuto anche dal giovane talento, ma sicuramente calzanti: lanci lunghi, geometrie e tanta imprevedibilità, senza dimenticare la precisione chirurgica. Un centrocampista simile fa comodo, vista la giovane età avrà anche voglia di avere un impatto decisivo sul grande palcoscenico. Davanti la difesa può fare la differenza, soprattutto con un pacchetto avanzato roccioso.
LA SORPRESA Dimitri Bisoli è sicuramente uno dei giocatori che
potrà incidere in questo Brescia. Corsa e inserimento, ha anche portato diversi gol durante lo scorso anno. Sarà sicuramente lui una delle sorprese della compagine allenata da Eugenio Corini.
VOTO
6,5
brescia
CORINI, GIOCO E GRINTA PER LA SALVEZZA
LA ROSA 2019/2020 n.
“Il Brescia gioca sempre per vincere. Balo? Ci darà una mano” Corini
Formazione tipo: (4-3-1-2) Allenatore: Corini Stadio: Mario Rigamonti
giocatore
nazionalità
Portieri 1 Jesse Joronen Finlandia 12 Lorenzo Andrenacci Italia 22 Enrico Alfonso Italia DIFENSORI 2 Stefano Sabelli Italia 3 Ales Mateju Rep. Ceca 5 Daniele Gastaldello Italia 14 John Chancellor Venezuela 15 Andrea Cistana Italia 16 Felipe Curcio Brasile 19 Massimiliano Mangraviti Italia 20 Giangiacomo Magnani Italia 26 Bruno Martella Italia 29 Alessandro Semprini Italia CENTROCAMPISTI 4 Sandro Tonali Italia 6 Emanuele Ndoj Albania 7 Nikolas Spalek Slovacchia 8 Jaromir Zmrhal Rep. Ceca 23 Leonardo Morosini Italia 24 Mattia Viviani Italia 25 Dimitri Bisoli Italia 27 Daniele Dessena Italia 32 Luca Tremolada Italia ATTACCANTI 9 Alfredo Donnarumma Italia 11 Ernesto Torregrossa Italia 18 Florian Ayè Francia 45 Mario Balotelli Italia
Fonte dati
data di nascita 21/03/1993 02/01/1995 04/05/1988 13/01/1993 03/06/1996 25/06/1983 02/01/1992 01/04/1997 06/08/1993 24/01/1998 04/10/1995 14/08/1992 24/02/1998 08/05/2000 20/11/1996 12/02/1997 02/08/1993 13/10/1995 04/09/2000 25/03/1994 10/05/1987 25/11/1991 30/11/1990 28/06/1992 19/01/1997 12/08/1990
Martella ZMRHAL BALOTELLI
CHANCELLOR Tonali
JORONEN MAGNANI
Spalek
Donnarumma Bisoli
Sabelli
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Raja come Lessie, torna a casa VOTO
sto mercato di botti, c’è di sicuro quello cagliaritano. Mentre tutti pensavano, lui già agiva. Subito sotto con Rog, ‘scavallato’ a varie pretendenti. Mentre la Samp provava e la Fiorentina tentava, lui se lo aggiudicava: ecco, o meglio riecco Nainggolan, che fa come il cane Lessie, torna a casa, in quell’isola che lo ha reso grande. Ma, non c’è due senza tre in quel di Casteddu: ecco Nandez direttamente dal Boca: bum bum bum. I fuochi d’artificio al Sant’Elia e dintorni, li hanno accesi in estate.
LA STELLA Cavallo di ritorno ma con ancora diversi nitriti in can-
na. Arrivato in Sardegna poco più che pony, ci ritorna da stallone pronto a cavalcare rivincite. In mezzo, il galoppo romanista ed il piccolo trotto interista. Arriva in prestito, è ancora dell’Inter, ma arriva per aiutare il Cagliari a togliersi diverse soddisfazioni e lui stesso a ritrovare il giusto appeal. Insomma, supporto e non più sopportato. A 31 anni, Nainggolan è una sfida intrigante, tutta da vivere.
ILLucaGIOVANE Pellegrini, dopo un’estate avventurosa, iniziata
da protagonista con la maglia della nazionale Under 20 di Nicolato e l’arrivo a Torino, sponda Madama, è ritornato a Cagliari, un altro anno, con la certezza di essere già un volto della Juve che sarà. E’ tornato ad essere una pedina rossoblù grazie alla mossa di Passetti, dg isolano. Classe 1999, a Roma si è messo in mostra e ora avrà la possibilità di continuare a crescere, da titolare.
LA SORPRESA Pavoletti, adesso o mai più. L’ ariete livornese classe
1988, che ha affilato la specialità della casa, il colpo di testa, perché da ragazzino giocava spesso in un prato dove campeggiava la scritta: “Vietato giocare con i piedi”, ha tutte le carte in regola per sorprendere. Intendiamoci, non che non l’abbia già fatto, 16 gol nell’ultima Serie A, il più prolifico per lui da quando è in Sardegna. Ma ora è arrivato il momento, anche innescato da un centrocampo monstre, per essere una sorpresa certa, continua.
6,5
cagliari
IlGiu(lini) TEAMil cappello! Tra i presidenti mattatori di que-
LA ROSA 2019/2020 n.
“La voglia di alzare l’asticella a livello personale e di squadra, è fortissima” Maran
Formazione tipo: (4-3-1-2) Allenatore: Maran Stadio: Sardegna Arena
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri 1 Rafael Brasile 20 Simone Aresti Italia 28 Alessio Cragno Italia 34 Giuseppe Ciocci Italia 1 Robin Olsen Svezia DIFENSORI 2 Simone Pinna Italia 3 Federico Mattiello Italia 12 Fabrizio Cacciatore Italia 15 Ragnar Klavan Estonia 19 Fabio Pisacane Italia 22 Charalambos Lykogiannis Grecia 23 Luca Ceppitelli Italia 33 Luca Pellegrini Italia 40 Sebastian Walukiewicz Polonia 56 Filippo Romagna Italia CENTROCAMPISTI 4 Radja Nainggolan Belgio 6 Marko Rog Croazia 8 Luca Cigarini Italia 10 Joao Pedro Brasile 14 Valter Birsa Slovenia 16 Filip Bradaric Croazia 17 Christian Oliva Uruguay 18 Nahitan Nandez Uruguay 21 Artur Ionita Moldavia 24 Paolo Farago’ Italia 27 Alessandro Deiola Italia 29 Lucas Castro Argentina 31 Santiago Colombatto Argentina ATTACCANTI 9 Alberto Cerri Italia 25 Kwang Song Han Corea del Nord 26 Daniele Ragatzu Italia 30 Leonardo Pavoletti Italia 32 Kiril Despodov Bulgaria Giovanni Simeone Argentina
03/03/1982 15/03/1986 28/06/1994 24/01/2002 08/01/1990 17/10/1997 14/07/1995 08/10/1986 30/10/1985 28/01/1986 22/10/1993 11/08/1989 07/03/1999 05/04/2000 26/05/1997 04/05/1988 19/07/1995 20/06/1986 09/03/1992 07/08/1986 11/01/1992 01/06/1996 28/12/1995 17/08/1990 12/02/1993 01/08/1995 09/04/1989 17/01/1997 16/04/1996 11/09/1998 21/09/1991 26/11/1988 11/11/1996 05/07/1995
MATTIELLO ROG
Pavoletti
Ceppitelli NANDEZ
Cragno
NAINGGOLAN
Romagna Ionita Cacciatore
Joao Pedro
21
Una Fiorentina a stelle e strisce VOTO
Entusiasmo contagioso, voglia di seguire il nuovo progetto, desiderio di uscire a riveder le stelle. Va bene che la città è ‘partita’ cioe’ divisa da sempre: guelfi e ghibellini e infiniti altri dualismi ma negli ultimi anni anche le cose col pallone risultavano troppo divise, troppo lacerate. Poi è arrivato Rocco. Commisso, il magnate italo americano ci ha messo poco a scalzare i Della Valle che in fatto di scarpe, se ne intendevano. Ma che ultimamente dovevano registrare un termometro cittadino pari ad un paio di vecchie suole. Rocco si è da subito messo gli anfibi del coraggio, della fierezza e degli acquisti. Uno su tutti: trattenere Chiesa. Poi ecco Boateng e Lirola e il ritorno di Badelj. Poi Pulgar. Quindi dulsic in fundo Frank Ribery. Caccia grossa signor Rocco! Rete piena, carne di ottima qualità. Montella conosce umori e ambiente. Non è nuovo e ne’ pivello.
LA STELLA Frank, il giocoliere con la faccia sporca e rovinata da
un incidente stradale in giovane età, può splendere ancora e rendere puliti e freschi antichi sogni europei. Dopo la lunga militanza al Bayern, ecco l’Italia. è lui il fiammifero pronto ad accendere la rivoluzione delle stelle viola. Maglia numero 7, presentazione alla Rocky. L’attore principale del nuovo kolossal gigliato. La classe 83 non un peso, semmai un segno di saggezza.
ILLa GIOVANE dinastia Sottil. Prima papà Andrea, difensore ope-
raio. Ora Riccardo figlio, attaccante esterno di classe e potenza. Dopo l’esperienza pescarese ritorna alla base viola. Classe 99, il terzo elemento pericoloso (per i difensori) dopo Bernardeschi e Chiesa del fertile vivaio viola. Sembra magari perdersi ogni tanto, ma da’ sempre l’anima. La presenza di Ribery un pungolo non un problema. Lui davanti non va proprio per il Sottil...
LA SORPRESA Un Vlaovic aveva già rubato gli occhi. Era croato erano
gli anni 90 e vestiva la maglia del Padova. Questo invece si scrive con l’h e potrebbe ammaliare gli sguardi dei tifosi viola. Dusan Vlahovic, un lungagnone serbo di 1,90 ma dalla tecnica niente male. Alto e abile con i piedi, da quelle parti ne avevano visto un altro, si chiamava Toni. Dusan è un 2000 e potrebbe scalare velocemente le gerarchie là davanti. Già in gol in Coppa Italia contro il Monza. Lui freme. Lui, può sorprendere.
8,5
fiorentina
Ilè arrivato TEAM Rocco e tutto è cambiato fuori dagli Uffizi.
LA ROSA 2019/2020 n.
“Voglio portare la Fiorentina nei primi tre posti della classifica” Ribery
Formazione tipo: (4-3-3) Allenatore: Montella Stadio: Franchi
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri 1 Pietro Terracciano Italia 33 Federico Brancolini Italia 69 Bartlomiej Dragowski Polonia DIFENSORI 4 Nikola Milenkovic Serbia 6 Luca Ranieri Italia 17 Federico Ceccherini Italia 20 German Pezzella Argentina 21 Pol Lirola Spagna 23 Lorenzo Venuti Italia 32 Jacob Rasmussen Danimarca 93 Aleksa Terzic Serbia Dalbert Brasile Martin Caceres Uruguay CENTROCAMPISTI 5 Milan Badelj Croazia 7 Franck Ribery Francia 8 Gaetano Castrovilli Italia 14 Bryan Dabo Burkina Faso 15 Sebastien Cristoforo Uruguay 16 Valentin Eysseric Francia 19 Cristobal Montiel Spagna 24 Marco Benassi Italia 27 Szymon Zurkowski Polonia 30 Andres Schetino Uruguay 78 Erick Pulgar Cile ATTACCANTI 10 Kevin Prince Boateng Ghana 11 Riccardo Sottil Italia 25 Federico Chiesa Italia 28 Dusan Vlahovic Serbia 35 Gabriele Gori Italia 77 Cyril Thereau Francia
08/03/1990 14/07/2001 19/08/1997 12/10/1997 23/04/1999 11/05/1992 27/06/1991 13/08/1997 12/04/1995 28/05/1997 17/08/1999 08/09/1993 07/04/1987 25/02/1989 07/04/1983 17/02/1998 18/02/1992 23/08/1993 25/03/1992 11/04/2000 08/09/1994 25/09/1997 26/05/1994 15/01/1994 06/03/1987 03/06/1999 25/10/1997 28/01/2000 13/02/1999 24/04/1983
LIROLA PULGAR
Chiesa
BADELJ
boateng
Benassi
RIBERY
Pezzella
DRAGOWSKI Milenkovic
Biraghi
23
VOTO
IlDopo TEAM varie stagioni anonime e spesso da puro car-
7
LA STELLA Schone ha subito creato stupore e pensieri stupendi
genoa
Finalmente lo Schone può cominciare diopalma per il pubblico rossoblù, dalle parti della Zena genoana, sono cambiate decisamente le cose. Al timone Andreazzoli, tecnico romano di grande valore. Pochi tocchi, molta verticalità, tanta essenzialità, fronzoli, zero. Il primo ad aderire al progetto, Pinamonti, desideroso di incidere e di diventare un bomber a tutto tondo dopo le chicche che ha disseminato sulle strade del mondiale Under 20. Interessanti anche le mosse Barreca e Saponara. Il colpo ad effetto? Schone!
tra i tifosi del Grifone. Stanchi di mangiare la solita sbobba della salvezza sospirata alle ultime curve dell’autodromo Serie A. Con l’ex Ajax, si romba di nuovo. Volenteroso ad imparare l’italiano dai suoi compagni, si racconta che al termine di ogni sessione di allenamento raccolga le mute ordinatamente nella cesta. Ordine nella vita, geometrie in mezzo al campo. E poi le punizioni, la specialità della casa. Il Genoa ha trovato una perla.
ILSe GIOVANE Pinamonti è quella furia goleador dell’Under 20
e quello apprezzato a tratti a Frosinone, vedere il gol alla Fiorentina per farsi un’idea, allora può davvero divertirsi e far divertire. La tecnica, non gli è mai mancata. La personalità, ogni tanto si. Certo è un classe 1999 ed avrà tempo di procurarsela in dose massiccia. L’Inter ne osserverà con attenzione giocate e biografie di gol. In fondo un altro delantero è fiorito nel Genoa. Si chiamava Milito.
LA SORPRESA Saponara è salito su un treno che non può permet-
tersi di non gustare intensamente. Diversi viaggi per lui, anche nobili, ma mai davvero pienamente fatti suoi. Lo scorso torneo sembrava esserci riuscito in maglia Samp, con quella delizia di tacco nell’Olimpico biancazzurro. Non è bastato. Da Giampaolo ad Andreazzoli, con i maestri di calcio, il suo futebol, tutto giocate e colpi proibiti, si esalta. Occasione d’oro per un giocatore geniale.
LA ROSA 2019/2020 n.
“Le mie sensazioni sono eccezionali, si respira la storia in questa società. È coinvolgente ed emozionante” Andreazzoli
Formazione tipo: (3-5-1-1) Allenatore: ANDREAZZOLI Stadio: Ferraris
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri 22 Federico Marchetti Italia 25 Rok Vodisek Slovenia 93 Jandrei Brasile 97 Ionut Radu Romania DIFENSORI 2 Cristian Zapata Colombia 3 Antonio Barreca Italia 4 Domenico Criscito Italia 13 Jawad El Yamiq Marocco 14 Davide Biraschi Italia 17 Cristian Romero Argentina 18 Paolo Ghiglione Italia 33 Marko Pajac Croazia 98 Nicholas Rizzo Italia CENTROCAMPISTI 5 Romulo Italia 8 Lukas Lerager Danimarca 15 Filip Jagiello Polonia 20 Lasse Schone Danimarca 21 Ivan Radovanovic Serbia 23 Sandro Brasile 27 Stefano Sturaro Italia 28 Kevin Agudelo Colombia 29 Francesco Cassata Italia 65 Nicolò Rovella Italia 88 Oscar Hiljemark Svezia 91 Riccardo Saponara Italia ATTACCANTI 9 Antonio Sanabria Paraguay 10 Sinan Gumus Germania 11 Christian Kouamè Costa d’Avorio 19 Goran Pandev Macedonia 30 Andrea Favilli Italia 99 Andrea Pinamonti Italia
07/02/1983 05/12/1998 01/03/1993 28/06/1997 30/09/1986 18/03/1995 30/12/1986 29/02/1992 02/07/1994 27/04/1998 02/02/1997 11/05/1993 11/03/2000 22/05/1987 12/07/1993 08/08/1997 27/05/1986 29/08/1988 15/03/1989 09/03/1993 14/11/1998 16/07/1997 04/12/2001 28/06/1992 21/12/1991 04/03/1996 15/01/1994 06/12/1997 27/07/1983 17/05/1997 19/05/1999
PAJAC Criscito Lerager
RADU
ROMERO
SCHONE
SAPONARA
PINAMONTI
Sturaro ZAPATA Romulo
25
TOCCA AL GIGANTE LUKAKU VOTO
tato Spalletti, l’Inter si è affidata a Conte, allenatore top che sa solo vincere. Sin dai suoi primi giorni alla guida del club nerazzurro, il neo allenatore ha fatto pulizia. Via giocatori considerati “non in linea” con il nuovo progetto (come Perisic, Nainggolan e Icardi, quest’ultimo caso aperto) e spazio ad elementi di grande prospettiva e con quello spirito di sacrificio che tanto piace all’ex tecnico, tra le altre, di Juventus e Chelsea. Il colpo Lukaku in attacco è stata la ciliegina sulla torta per puntare al vertice.
LA STELLA Icardi fa parte del passato, Lukaku è il nuovo bom-
ber, quello che dovrà riportare l’Inter ai massimi livelli, soprattutto in Italia. Il belga, 26 anni, è stato voluto, fortemente, da Conte. Un vero e proprio gigante ma con movenze feline e un eccellente senso del gol. Un attaccante che sa far tutto e che, soprattutto, si integra perfettamente con il pensiero calcistico di Conte. Dopo aver chiuso, malamente, la sua avventura al Manchester United, Lukaku vuole rinascere con la casacca nerazzurra. La maglia numero 9 gli appartiene.
ILChiGIOVANE l’ha detto che le amichevoli estive non servono
a nulla? Se il giovane Esposito si è guadagnato il rispetto di Conte, il merito è proprio dell’ottima figura che ha fatto durante i match di preparazione alla nuova stagione. A soli 17 anni, il promettente attaccante ha tutte le carte in regola per crescere e diventare un giocatore importante nella rosa nerazzurra. Una scoperta che Conte ha intenzione di giocarsi nella maniera migliore. Da tenere in grande considerazione.
LA SORPRESA Al momento del suo acquisto da parte dell’Inter, in
tanti hanno storto il naso. Che Sensi fosse un buon giocatore era chiaro a tutti ma indossare la casacca nerazzurra è tutt’altra cosa. E, invece, l’ex Sassuolo si è calato perfettamente nella nuova, grande, realtà, dimostrando di avere la personalità per giocare nel centrocampo nerazzurro. Conte si fida ciecamente di lui e, di fatto, gli ha già dato le chiavi del gioco nerazzurro (insieme a Brozović). A 24 anni, Sensi è pronto a decollare… in nerazzurro!
9,5
inter
IlRivoluzione TEAM doveva essere e rivoluzione è stata. Salu-
LA ROSA 2019/2020 n.
“Non vedo l’ora di riportare l’Inter dove le compete” Conte
Formazione tipo: (3-5-2) Allenatore: CONTE Stadio: San Siro
giocatore
nazionalità
Portieri 1 Samir Handanovic Slovenia 27 Daniele Padelli Italia 46 Tommaso Berni Italia DIFENSORI 2 Diego Godin Uruguay 6 Stefan De Vrij Olanda 11 Federico Dimarco Italia 13 Andrea Ranocchia Italia 18 Kwadwo Asamoah Ghana 31 Lorenzo Pirola Italia 33 Danilo D’Ambrosio Italia 37 Milan Skriniar Slovacchia 95 Alessandro Bastoni Italia ßCristiano Biraghi Italia CENTROCAMPISTI 5 Roberto Gagliardini Italia 8 Matias Vecino Uruguay 12 Stefano Sensi Italia 19 Valentino Lazaro Austria 20 Borja Valero Spagna 23 Nicolo’ Barella Italia 32 Lucien Agoumè Francia 77 Marcelo Brozovic Croazia 87 Antonio Candreva Italia ATTACCANTI 7 Mauro Icardi Argentina 9 Romelu Lukaku Belgio 10 Lautaro Martinez Argentina 16 Matteo Politano Italia 30 Sebastiano Esposito Italia 74 Eddy Salcedo Italia Alexis Sanchez Cile
Fonte dati
data di nascita 14/07/1984 25/10/1985 06/03/1983 16/02/1986 05/02/1992 10/11/1997 16/02/1988 09/12/1988 20/02/2002 09/09/1988 11/02/1995 13/04/1999 01/09/1992 07/04/1994 24/08/1991 05/08/1995 24/03/1996 12/01/1985 07/02/1997 09/02/2002 16/11/1992 28/02/1987 19/02/1993 13/05/1993 22/08/1997 03/08/1993 02/07/2002 01/10/2001 19/12/1988
Asamoah
De Vrij Brozovič
Handanovič
GODIN
LUKAKU
SENSI
BARELLA
Lautaro
Skriniar LAZARO
27
PENSACI TU, SARRI POTTER!!! VOTO
Juventus dell’ultimo anno di Allegri fosse impossibile, è stato servito. La società bianconera ha fatto le cose, ancora una volta, in grande. Acquisti eccezionali, da Ramsey a Rabiot, passando per l’affare dell’estate, ossia De Ligt. Non c’è reparto che non sia di pura eccellenza. Al nuovo allenatore Sarri, la dirigenza ha regalato una rosa da fantascienza, creata per vincere e convincere. Gli obiettivi sono chiari e certi: continuare a dominare in Italia e arrivare fino in fondo in Champions League.
LA STELLA Durante la sua prima stagione italiana, CR7 ha confermato la sua classe sopraffina. Ha vinto lo Scudetto ma, in Europa, si è dovuto inchinare all’Ajax del suo nuovo compagno De Ligt. Il portoghese è conscio che, quest’anno, gli verrà chiesto di fare ancora meglio. Le responsabilità l’hanno sempre esaltato, quindi attendiamoci un Cristiano Ronaldo ancor più determinato e concentrato. Con lui in campo, tutto è possibile. Sarri deve solo metterlo nelle condizioni perfette per rendere al meglio. Al resto ci pensa lui, come ha sempre fatto.
ILSembrava GIOVANEdestinato a vestire blaugrana e, invece,
De Ligt è bianconero. Un colpo oneroso, dal punto di vista economico, ma tremendamente funzionale ai progetti della Vecchia Signora. L’ex capitano dell’Ajax è una sicurezza. Ha fisico, eleganza e uno spiccato senso del gol. Inoltre, a soli 20 anni, ha già un’esperienza internazionale notevole (30 presenze e tre reti con la casacca dei lanceri). Insieme a Chiellini e Bonucci, rappresenta il presente e il futuro della retroguardia bianconera. Un ragazzo d’oro, in tutti i sensi.
LA SORPRESA Secondo molti, è stato un azzardo. Rabiot, 24 anni,
è arrivato a parametro zero. Al PSG ha alternato ottime prestazioni a periodi in cui la luce si è spenta completamente. Personaggio ingombrante, ha piedi raffinati e, con Sarri a teleguidarlo, potrebbe diventare un elemento fondamentale del gioco bianconero. Dopo aver trascorso una stagione, l’ultima, più a guardare gli altri che a giocare, il francese ha un’irrefrenabile voglia di dimostrare il suo valore, così da zittire tutti i critici. Potrebbe essere la sorpresa dell’anno.
10
juventus
IlChiTEAM pensava che migliorare una corazzata come la
LA ROSA 2019/2020 n.
“Cosa mi aspetto? Mi aspetto di alzarmi la mattina e studiare il modo di vincere le partite” Sarri
Formazione tipo: (4-3-3) Allenatore: SARRI Stadio: Allianz Stadium
giocatore
nazionalità
Portieri Wojciech Szczesny Polonia Mattia Perin Italia Carlo Pinsoglio Italia Gianluigi Buffon Italia DIFENSORI 2 Mattia De Sciglio Italia 3 Giorgio Chiellini Italia 4 Matthijs De Ligt Olanda 12 Alex Sandro Brasile 13 Danilo Brasile 19 Leonardo Bonucci Italia 24 Daniele Rugani Italia 28 Merih Demiral Turchia CENTROCAMPISTI 5 Miralem Pjanic Bosnia Erz. 6 Sami Khedira Germania 8 Aaron Ramsey Galles 14 Blaise Matuidi Francia 16 Juan Cuadrado Colombia 23 Emre Can Germania 25 Adrien Rabiot Francia 30 Rodrigo Bentancur Uruguay ATTACCANTI 7 Cristiano Ronaldo Portogallo 10 Paulo Dybala Argentina 11 Douglas Costa Brasile 15 Marko Pjaca Croazia 17 Mario Mandzukic Croazia 21 Gonzalo Higuain Argentina 33 Federico Bernardeschi Italia 7 Ronaldo Cristiano Portogallo
1 22 31 77
Fonte dati
data di nascita 18/04/1990 10/11/1992 16/03/1990 28/01/1978 20/10/1992 14/08/1984 12/08/1999 26/01/1991 15/07/1991 01/05/1987 29/07/1994 05/03/1998 02/04/1990 04/04/1987 26/12/1990 09/04/1987 26/05/1988 12/01/1994 03/04/1995 25/06/1997 05/02/1985 15/11/1993 14/09/1990 06/05/1995 21/05/1986 10/12/1987 16/02/1994 05/02/1985
Cancelo RAMSEY
D. Costa
Pjanic
C. Ronaldo
RABIOT
Dybala
DE LIGT
Szczesny Chiellini
Alex Sandro
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MILINKOVIC POWER! VOTO
lia conquistata nella scorsa stagione ha suggellato un’altra annata indimenticabile per la Lazio. L’ennesima. Perché al di là della qualificazione Champions League sfuggita all’ultimo, i biancocelesti hanno dimostrato ancora una volta di poter competere contro chiunque. Oggi si presentano ai nastri di partenza con la stessa ambizione, quella di inserirsi nelle posizioni che contano e scombussolare le gerarchie che ogni anno la inseriscono come potenziale outsider. Un “vestito” che ormai sta un po’ stretto.
LA STELLA Non ci si può sbagliare: dopo un’altra estate trascorsa nella lista dei partenti, Milinkovic-Savic riparte con il biancazzurro tatuato sul corpo. Non c’è delusione o frustrazione, ma solo grande orgoglio e motivazione: ormai il serbo è il leader indiscusso di questa Lazio e, superati i problemi fisici patiti lo scorso anno, in questa stagione può davvero rappresentare l’arma in più per Mister Inzaghi, che l’anno scorso lo ha potuto sfruttare depotenziato (praticamente al 50%). Chissà dove può arrivare la Lazio con l’altro 50%!
ILLa GIOVANE Lazio è una squadra esperta, che punta su giocatori già formati e spesso già plasmati da Mister Inzaghi. La continuità è l’arma in più di un club che non crede negli stravolgimenti o negli acquisti roboanti. Anche Joaquin Correa era arrivato senza troppe celebrazioni: poi, però, l’argentino si è rivelato l’ennesimo coniglio pescato dal cilindro del “mago” Tare. L’ex Samp è il gioiello di un reparto offensivo che non ha nulla da invidiare alle concorrenti. A 25 anni forse non può essere definito giovane, ma è comunque nel momento clou della sua carriera.
LA SORPRESA Anche Manuel Lazzari, con i suoi 25 anni, non è più un “giovanissimo”, dunque può risultare azzardato definirlo “sorpresa”, ma è pur vero che, dopo una carriera spesa nella Spal, alla Lazio è chiamato a confermarsi. Anche perché il CT Roberto Mancini lo osserva con grandissima attenzione. Gli schemi di Mister Inzaghi, poi, esaltano gli esterni, chiamati a fare un gioco sfiancante, ma certamente fondamentale, in fase difensiva ma soprattutto in fase offensiva. Ali più che terzini, insomma. Un’occasione da sfruttare per “pendolino” Lazzari…
7
lazio
IlSquadra TEAMche vince, non si cambia. La Coppa Ita-
LA ROSA 2019/2020 n.
“Non ho mai detto di voler andare via, sto bene qui. Nuovi impegni mi aspettano con la maglia della Lazio” Milinkovic-Savic
Formazione tipo: (3-5-2) Allenatore: S. Inzaghi Stadio: Olimpico
giocatore
nazionalità
Portieri 1 Thomas Strakosha Albania 23 Guido Guerrieri Italia 24 Silvio Proto Belgio 71 Marco Alia Italia DIFENSORI 2 Wallace Brasile 3 Luiz Felipe Brasile 4 Patric Spagna 5 Jordan Lukaku Belgio 13 Nicolo’ Armini Italia 14 Riza Durmisi Danimarca 15 Bastos Angola 26 Stefan Radu Romania 33 Francesco Acerbi Italia 49 Jorge Silva Portogallo 77 Adam Marusic Montenegro 93 Denis Vavro Slovacchia CENTROCAMPISTI 6 Lucas Leiva Brasile 7 Valon Berisha Kosovo 10 Luis Alberto Spagna 16 Marco Parolo Italia 19 Senad Lulic Bosnia Erz. 21 Sergej Milinkovic-Savic Serbia 22 Jony Spagna 29 Manuel Lazzari Italia 32 Danilo Cataldi Italia ATTACCANTI 11 Joaquin Correa Argentina 17 Ciro Immobile Italia 20 Felipe Caicedo Ecuador 28 Andre’ Anderson Italia 34 Bobby Adekanye Olanda
Fonte dati
data di nascita 19/03/1995 25/02/1996 23/05/1983 26/04/2000 14/10/1994 22/03/1997 17/04/1993 25/07/1994 07/03/2001 08/01/1994 27/03/1991 22/10/1986 10/02/1988 04/02/1999 17/10/1992 10/04/1996 09/01/1987 07/02/1993 28/09/1992 25/01/1985 18/01/1986 27/02/1995 09/07/1991 29/11/1993 06/08/1994 13/08/1994 20/02/1990 05/09/1988 23/09/1999 14/02/1999
Lulic Radu Luis Alberto
Strakosha
Acerbi
Correa
Lucas Leiva Immobile Milinkovic-Savic
Luis Felipe
LAZZARI
31
VOGLIA DI STUPIRE VOTO
nare a respirare l’aria della massima serie italiana. Una lunga attesa che ha generato grandissimo entusiasmo attorno al Lecce del riconfermato Liverani, pronto a stupire. Ovviamente, la società si è data un gran da fare per allestire una rosa che possa puntare alla salvezza. Interventi mirati, in ogni reparto. Difesa completamente rivoluzionata con gli innesti di elementi di grande affidamento come Gabriel, Rispoli, Rossettini e Dell’Orco. In avanti, attenzione al duo Farias-Lapadula.
LA STELLA Lapadula è la possibile grande stella del Lecce edi-
zione 2019/20. Reduce dalla non eccelsa esperienza al Genoa, l’ex attaccante del Milan ha voglia di trascinare i salentini alla salvezza. L’unica maniera che conosce per riuscirci, è segnare più gol possibili. I tifosi del Lecce sperano che ritrovi la vena realizzativa della stagione 2015/16 quando, con la casacca del Pescara, nella serie cadetta, è arrivato a quota 30 gol. A 29 anni, Lecce potrebbe essere il luogo ideale dove rinascere.
ILLo scorso GIOVANE anno, nella splendida cavalcata giallorossa
coronata con la promozione in Serie A, Petriccione è stato un elemento fondamentale per Liverani. Centrocampista dai piedi più che educati, ha un debole per gli assist e, soprattutto, sa battere perfettamente le punizioni. Solo tre stagioni fa, militava in Lega Pro (Pistoiese), ora è pronto a fare di tutto per aiutare il suo amato Lecce per agguantare la salvezza. Classe 1995, è ancora nell’età giusta per lasciare tutti a bocca aperta.
LA SORPRESA Gabriel non ha ancora 27 anni ma è un veterano del
calcio italiano. Milan, Carpi, Napoli, Cagliari, Empoli, Perugia e ora Lecce. Un portiere che, con il passare degli anni, è migliorato in ogni aspetto del gioco e che ora, a Lecce, punta a dimostrare che ha tutto per essere uno da massima serie italiana. Reduce da una buona stagione al Perugia, torna a giocare in Serie A a distanza di oltre due anni. Questa volta lo farà da titolare. La sua grande chance…
6,5
lecce
IlI salentini TEAM hanno dovuto aspettare sette anni per tor-
LA ROSA 2019/2020 n.
“L’obiettivo è quello di provare a mantenere sempre la nostra identità e di giocare il nostro calcio” Liverani
Formazione tipo: (4-3-3) Allenatore: Liverani Stadio: Via del Mare
giocatore
nazionalità
Portieri 21 Gabriel Brasile 22 Mauro Vigorito Italia 95 Marco Bleve Italia 97 Gianmarco Chironi Italia DIFENSORI 2 Davide Riccardi Italia 3 Brayan Vera Colombia 5 Fabio Lucioni Italia 6 Romario Benzar Romania 13 Luca Rossettini Italia 14 Luka Dumancic Croazia 16 Biagio Meccariello Italia 18 Roberto Pierno Italia 25 Antonino Gallo Italia 27 Marco Calderoni Italia 28 Riccardo Fiamozzi Italia 29 Andrea Rispoli Italia 39 Cristian Dell’Orco Italia CENTROCAMPISTI 4 Jacopo Petriccione Italia 7 Thom Haye Olanda 8 Marco Mancosu Italia 11 Yevhen Shakhov Ucraina 20 Edgaras Dubickas Lituania 23 Andrea Tabanelli Italia 37 Zan Majer Slovenia 77 Panagiotis Tachtsidis Grecia ATTACCANTI 9 Gianluca Lapadula Italia 10 Filippo Falco Italia 17 Diego Farias Brasile 19 Andrea La Mantia Italia 32 Simone Lo Faso Italia 75 Mattia Felici Italia
Fonte dati
data di nascita 27/09/1992 22/05/1990 18/10/1995 07/09/1997 09/04/1996 15/01/1999 25/09/1987 26/03/1992 09/05/1985 27/10/1998 27/03/1991 14/02/2001 05/01/2000 18/02/1989 18/05/1993 29/09/1988 10/02/1994 22/02/1995 09/02/1995 22/08/1988 30/11/1990 09/07/1998 02/02/1990 25/07/1992 15/02/1991 07/02/1990 11/02/1992 10/05/1990 06/05/1991 18/02/1998 17/04/2001
DELL’ORCO ŠHAKHOV LAPADULA ROSSETTINI Petriccione
GABRIEL
Mancosu
Lucioni FARIAS Tachtsidis RISPOLI
33
VECCHIO CUORE ROSSONERO rio, ma anche tecnico. Esce Leonardo, entra Boban. Via Gennaro Gattuso, dentro Marco Giampaolo. E la chiara sensazione di dover ricominciare da capo. La certezza è Paolo Maldini, ma può bastare? Se non altro quest’anno si è deciso di parlare chiaro ai tifosi, la Champions League è un obiettivo, ovviamente, ma non è detto che lo sia a breve termine. Anche perché la campagna acquisti non ha dissolto tutti i dubbi, anzi. A Marco Giampaolo lo scomodo ruolo di far quadrare il cerchio…
LA STELLA “Suso è un fuoriclasse e i fuoriclasse non si vendono”, così il tecnico rossonero si è esposto a favore del talento spagnolo, chiedendone esplicitamente la conferma nel momento più caldo del calciomercato. A 25 anni, però, è arrivato il momento di togliere ogni dubbio, spiccicarsi di dosso l’etichetta di eterna promessa per vestire direttamente i panni del supereroe. A questo Milan ne serve uno in grado di trascinarlo laddove altrimenti probabilmente non riuscirebbe ad arrivare. Trequartista, laterale offensivo, seconda punta, è semplicemente un dettaglio. E’ la sostanza che conta.
ILIn questo GIOVANE momento in cui le risorse economiche non
sono così floride, prima di investire 30 milioni di euro su Rafael Leao i dirigenti rossoneri devono averci pensato abbastanza. E se lo hanno fatto è perché nel portoghese hanno visto un talento purissimo. Magari ancora acerbo e da modellare, ma a questo penserà Marco Giampaolo. Quello che si racconta sul suo conto, comunque, è che pochi in passato alla sua età avevano la stessa classe. Solo 20 anni, vale la pena ricordarlo. E un futuro roseo davanti. Assicurano Maldini e Boban.
LA SORPRESA Leo Duarte chi? Non saranno stati pochi i tifosi ros-
soneri che si son posti questa domanda al momento dell’acquisto del centrale portoghese. Però, anche in questo caso se Maldini lo ha visionato e poi ha dato l’ok, allora non dovrebbero esserci molti dubbi sulle sue qualità. In Brasile lo definiscono un difensore arcigno, magari un po’ grezzo, ma certamente affidabile. E di cosa avrebbe bisogno la retroguardia rossonera in questo momento se non di affidabilità? D’altronde per le giocate di classe basta rivolgersi a Capitan Romagnoli!
7
MILAn
IlEnnesima TEAM rivoluzione in casa Milan, a livello societa-
VOTO
LA ROSA 2019/2020 n.
“Siamo convinti che faremo ottimi risultati. Ci ha colpito Giampaolo, il suo ottimismo, si vede quanto voglia il bel gioco” Scaroni
Formazione tipo: (4-3-1-2) Allenatore: GIAMPAOLO Stadio: San Siro
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri 25 Josè Manuel Reina Spagna 90 Antonio Donnarumma Italia 99 Gianluigi Donnarumma Italia DIFENSORI 2 Davide Calabria Italia 12 Andrea Conti Italia 13 Alessio Romagnoli Italia 19 Theo Hernandez Francia 22 Mateo Musacchio Argentina 31 Mattia Caldara Italia 37 Leroy Abanda Francia 43 Leo Duarte Brasile 46 Matteo Gabbia Italia 68 Ricardo Rodriguez Svizzera 93 Diego Laxalt Uruguay CENTROCAMPISTI 4 Ismail Bennacer Algeria 5 Giacomo Bonaventura Italia 10 Hakan Calhanoglu Turchia 11 Fabio Borini Italia 20 Lucas Biglia Argentina 33 Rade Krunic Bosnia Erz. 39 Lucas Paquetà Brasile 79 Franck Kessiè Costa d’Avorio 94 Marco Brescianini Italia 97 Emanuele Torrasi Italia ATTACCANTI 7 Samuel Castillejo Spagna 8 Jesus Suso Spagna 9 Krzysztof Piatek Polonia 17 Rafael Leao Portogallo 27 Andrè Silva Portogallo 84 Matteo Soncin Italia
31/08/1982 07/07/1990 25/02/1999 06/12/1996 02/03/1994 12/01/1995 06/10/1997 26/08/1990 05/05/1994 07/06/2000 17/07/1996 21/10/1999 25/08/1992 07/02/1993 01/12/1997 22/08/1989 08/02/1994 29/03/1991 30/01/1986 07/10/1993 27/08/1997 19/12/1996 20/01/2001 16/03/1999 18/01/1995 19/11/1993 01/07/1995 10/06/1999 06/11/1995 28/03/2001
HERNANDEZ Paquetà
LEAO
Romagnoli BENNACER
Donnarumma
Suso
LEO DUARTE Kessie Calabria
Piatek
35
IlCerto, TEAMcon Icardi là davanti probabilmente sarebbe
stato diverso, così come i giudizi e le ipotetiche griglie di partenza della vigilia, ma l’argentino avrebbe rappresentato la classica ciliegina su una torta già di per sé dolcissima. Perché questo Napoli era già forte l’anno scorso, ha un anno di gestione ancelottiana nel suo background e ha aggiunto giocatori di livello superiore per fare un ulteriore salto di qualità. E per migliorare manca davvero solo un tassello, anche se non di poco conto: vincere!
LA STELLA Non ce ne vogliano i vari Insigne, Milik, Koulibaly e
soci, ma non possiamo non partire da Hirving Lozano, se non altro perché è l’acquisto più costoso della storia del Napoli, a testimonianza di quanto sia stato desiderato e voluto sia da Mister Ancelotti, che dal Presidente De Laurentiis. Il giovane messicano (già, perché parliamo di un ragazzo di 24 anni con ancora ampi margini di miglioramento) è l’elemento che mancava per dare entusiasmo a tutto l’ambiente e un’alternativa tattica importante all’allenatore emiliano.
ILDifendere GIOVANE la porta di un club importante come il Na-
poli, e reggere alle inevitabili pressioni di un ambiente molto esigente, non è facile nemmeno se sulla cintura hai centinaia di tacche e sul tuo curriculum esperienze da vendere, figuriamoci cosa significhi farlo a soli 21 anni. Alex Meret non solo ha dimostrato di essere un ottimo portiere, ma su questo c’erano pochissimi dubbi, ma anche di essere ben più maturo di quanto non recitasse la sua carta d’identità. E con un anno di esperienza in più sui guantoni la situazione non può che migliorare…
LA SORPRESA A proposito di carta d’identità, di anni, di esperienza e di curriculum. A volte serve tempo perché un calciatore riesca a trovare la sua strada, fare il suo percorso e semplicemente “arrivare”, come si dice in gergo. Questo è proprio quanto accaduto a Giovanni Di Lorenzo: dopo un’onesta carriera spesa nelle serie inferiori e l’ultima (ottima) annata di Empoli, al 26enne laterale toscano è arrivata la classica occasione da prendere al volo e sfruttare al meglio. E chissà che la Nazionale di Mancini non possa aver finalmente trovato il titolare nel ruolo di laterale basso.
VOTO
8,5
napoli
QUESTO NAPOLI PUò ANDARE… LOZANO!
LA ROSA 2019/2020 n.
“Il Napoli è la squadra che più somiglia al Barcellona in Serie A. La Juve vince, ma il Napoli gioca meglio” Piquè
Formazione tipo: (4-2-3-1) Allenatore: Ancelotti Stadio: San Paolo
giocatore
nazionalità
Portieri 1 Alex Meret Italia 25 David Ospina Colombia 27 Orestis Karnezis Grecia DIFENSORI 2 Kevin Malcuit Francia 6 Mario Rui Portogallo 13 Sebastiano Luperto Italia 19 Nikola Maksimovic Serbia 21 Vlad Chiriches Romania 22 Giovanni Di Lorenzo Italia 23 Elseid Hysaj Albania 26 Kalidou Koulibaly Senegal 31 Faouzi Ghoulam Algeria 44 Kostas Manolas Grecia 62 Lorenzo Tonelli Italia CENTROCAMPISTI 5 Allan Brasile 8 Fabian Ruiz Spagna 12 Eljif Elmas Macedonia 20 Piotr Zielinski Polonia ATTACCANTI 7 Josè Callejon Spagna 9 Simone Verdi Italia 14 Dries Mertens Belgio 24 Lorenzo Insigne Italia 28 Hirving Lozano Messico 34 Amin Younes Germania 70 Gianluca Gaetano Italia 99 Arkadiusz Milik Polonia
Fonte dati
data di nascita 22/03/1997 31/08/1988 11/07/1985 31/07/1991 27/05/1991 06/09/1996 25/11/1991 14/11/1989 04/08/1993 02/02/1994 20/06/1991 01/02/1991 14/06/1991 17/01/1990 08/01/1991 03/04/1996 24/09/1999 20/05/1994 11/02/1987 12/07/1992 06/05/1987 04/06/1991 30/07/1995 06/08/1993 05/05/2000 28/02/1994
Ghoulam Insigne MANOLAS
Allan
LOZANO
Meret
Milik
Koulibaly F. Ruiz Callejon DI LORENZO
37
PARMA REVOLUTION IlTraTEAM riscatti, nuovi acquisti e cessioni, non si può cer-
6,5
LA STELLA è ancora quel Gervinho che, quando in forma, rappre-
parma
VOTO
tamente dire che il Direttore Faggiano si sia annoiato. Come spesso capita dalle parti di Parma, d’altronde. L’anno scorso si era distinto in rientri d’eccezione (Gervinho, Kucka & co.) e visto che l’esperimento ha funzionato, perché non continuare sulla stessa strada? Oggi è toccato al giovane Karamoh, che con Gervinho e Inglese (confermatissimo dopo l’ottima annata scorsa) può rappresentare uno dei reparti offensivi più imprevedibili e completi dell’intero panorama della Serie A.
senta un fuoriclasse assoluto, uno che le cosiddette “grandi” si sognano. Riuscisse anche a trovare continuità di rendimento e in fase realizzativa, allora per il Parma potrebbero schiudersi porte ancora più prestigiose. L’Europa non è un tabù, ma un obiettivo (più o meno dichiarato). Non fatevi fuorviare dalle classiche dichiarazioni di facciata, un club che in squadra ha Gervinho (e Bruno Alves e Inglese e Kucka e Karamoh e così via) non può lottare “solo” per la salvezza.
ILYannGIOVANE Karamoh (21 anni) è arrivato all’Inter con un ba-
gaglio di raccomandazioni tecniche e qualche dubbio a livello caratteriale. La qualità è stata ampiamente confermata, ma purtroppo anche le bizze comportamentali. Anche al Bordeaux i tifosi ne hanno apprezzato le giocate da potenziale fuoriclasse, ma poi il rapporto si è incrinato per qualche colpo di testa di troppo extra-campo. A Parma cercheranno di disciplinarne il talento in campo, così come le “prestazioni” fuori. Dovessero realmente riuscirci, si troverebbero tra le mani una gemma purissima.
LA SORPRESA Hernani è il classico coniglio estratto dal cilindro del
Direttore Faggiano. Il centrocampista brasiliano prometteva benissimo da giovanissimo, tanto da essersi laureato campione del Sudamerica con la nazionale verdeoro Under 17, ma poi ha accusato il trasferimento in Europa, non riuscendo a imporsi immediatamente come avrebbe voluto. Il Parma ha deciso di scommetterci comunque ed è pronto a passare all’incasso, come spesso le è capitato in passato. D’altronde, 25 anni è l’età ideale per la maturazione (e l’esplosione) definitiva.
LA ROSA 2019/2020 n.
“L’obiettivo è la salvezza e la seconda stagione è sempre più difficile, ma l’ambizione di migliorarsi deve esserci sempre” D’Aversa
Formazione tipo: (4-3-3) Allenatore: D’Aversa Stadio: Tardini
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri 1 Luigi Sepe Italia 34 Simone Colombi Italia 53 Fabrizio Alastra Italia DIFENSORI 2 Simone Iacoponi Italia 3 Kastriot Dermaku Albania 16 Vincent Laurini Francia 22 Bruno Alves Portogallo 28 Riccardo Gagliolo Italia 36 Alessandro Minelli Italia 64 Giacomo Ricci Italia Giuseppe Pezzella Italia Matteo Darmian Italia CENTROCAMPISTI 5 Machin Guinea Eq. 8 Alberto Grassi Italia 10 Hernani Brasile 15 Gaston Brugman Uruguay 17 Antonino Barillà Italia 21 Matteo Scozzarella Italia 29 Gianni Munari Italia 32 Luca Rigoni Italia 33 Juraj Kucka Slovacchia 44 Dejan Kulusevski Svezia 66 Lorenzo Simonetti Italia 7 Yann Karamoh Francia 26 Luca Siligardi Italia 27 Gervinho Costa d’Avorio 93 Mattia Sprocati Italia ATTACCANTI 9 Roberto Inglese Italia 11 Andreas Cornelius Danimarca 30 Fabio Ceravolo Italia 88 Andrea Adorante Italia
08/05/1991 01/07/1991 01/10/1997 30/04/1987 15/01/1992 10/06/1989 27/11/1981 28/04/1990 23/07/1999 02/09/1996 29/11/1997 02/12/1989 14/08/1996 07/03/1995 27/03/1994 07/09/1992 01/04/1988 05/06/1988 24/06/1983 07/12/1984 26/02/1987 25/04/2000 28/08/1996 08/07/1998 26/01/1988 27/05/1987 28/04/1993 12/11/1991 16/03/1993 05/03/1987 05/02/2000
Darmian BRUGMAN
KARAMOH
HERNANI
Inglese
Kucka
Gervinho
Gagliolo
Sepe Bruno Alves
LAURINI
39
IlCome TEAMogni anno i tifosi giallorossi hanno dovuto ac-
cettare a malincuore cessioni eccellenti: quest’estate è toccato a Manolas e El Shaarawy essere sacrificati sull’altare del bilancio. Poi c’è stato l’addio di De Rossi, ma questa è un’altra storia. Fosse partito anche Dzeko, allora sarebbero stati davvero guai: la conferma del bomber bosniaco ha restituito entusiasmo ad un ambiente che correva il rischio di deprimersi. Ora il nuovo mister Fonseca può cercare di instillare la sua filosofia su un gruppo che fa del mix esperienza-novità il suo punto di forza.
LA STELLA è ovviamente Edin Dzeko: è l’elemento di spessore di
una rosa che si è rinnovata, ha perso importanti punti di riferimento e ha infinitamente bisogno di un leader tecnico e caratteriale. Per questo la sua conferma è stata accolta con grandissimo entusiasmo da tutti. Perché una Roma orfana di Totti prima, e De Rossi poi, ha bisogno di appoggiarsi su caratteri forti. Dzeko è uno di questi e perderlo sarebbe stato un autogol clamoroso. Il contributo del centravanti bosniaco andrà ben oltre il numero di gol (che comunque sarà importante, questo è certo).
ILA 23GIOVANE anni si può essere ancora definiti giovani nel cal-
cio moderno? In Italia sì. Per Lorenzo Pellegrini, però, è giunto il momento della maturazione definitiva, perché l’addio di De Rossi si farà sentire a metà campo e anche nello spogliatoio. Toccherà proprio a lui raccoglierne l’eredità, dal punto di vista tecnico e da quello caratteriale. Un altro figlio di Roma, un altro Capitan Futuro per far sognare i tifosi giallorossi. La società non ha voluto prendere in considerazione offerte per il centrocampista cresciuto nel suo settore giovanile, un’altra investitura importante.
LA SORPRESA Lo scambio Spinazzola-Luca Pellegrini ha sorpreso
tutti in fase di calciomercato, perché giunto davvero inatteso. E chissà che non sia proprio questa la mossa in grado di stupire anche in campo: d’altronde, al netto dei problemi fisici, quando impegnato l’anno scorso, il laterale ex Atalanta e Juventus ha mostrato di avere doti fuori dal comune. A Roma sperano che in giallorosso possa trovare quella continuità in grado di trasformarlo in perno imprescindibile della squadra di Fonseca e, chissà, magari anche della Nazionale...
VOTO
7,5
roma
TUTTE LE STRADE PORTANO A… DZEKO!
LA ROSA 2019/2020 n.
“La Roma è casa mia. Qui c’è tutto per vincere un trofeo e sono felice di poterci rimanere a lungo” Dzeko
Formazione tipo: (4-2-3-1) Allenatore: FONSECA Stadio: Olimpico
giocatore
nazionalità
Portieri Pau Lopez Spagna Matteo Cardinali Italia Daniel Fuzato Brasile Antonio Mirante Italia DIFENSORI 2 Davide Zappacosta Italia 5 Juan Jesus Brasile 11 Aleksandar Kolarov Serbia 15 Mert Cetin Turchia 18 Davide Santon Italia 20 Federico Fazio Argentina 23 Gianluca Mancini Italia 24 Alessandro Florenzi Italia 28 William Bianda Francia 37 Leonardo Spinazzola Italia 46 Riccardo Calafiori Italia 54 Devid Bouah Italia Chris Smalling Inghilterra CENTROCAMPISTI 4 Bryan Cristante Italia 6 Maxime Gonalons Francia 7 Lorenzo Pellegrini Italia 22 Nicolò Zaniolo Italia 27 Javier Pastore Argentina 42 Amadou Diawara Guinea 53 Alessio Riccardi Italia 21 Jordan Veretout Francia ATTACCANTI 8 Diego Perotti Argentina 9 Edin Dzeko Bosnia Erz. 14 Patrik Schick Rep. Ceca 17 Cengiz Under Turchia 34 Justin Kluivert Olanda 47 Ruben Providence Francia 48 Mirko Antonucci Italia 55 Ludovico D’Orazio Italia 13 45 63 83
Fonte dati
data di nascita 13/12/1994 28/06/2001 04/07/1997 08/07/1983 11/06/1992 10/06/1991 10/11/1985 01/01/1997 02/01/1991 17/03/1987 17/04/1996 11/03/1991 30/04/2000 25/03/1993 19/05/2002 13/08/2001 22/11/1989 03/03/1995 10/03/1989 19/06/1996 02/07/1999 20/06/1989 17/07/1997 03/04/2001 01/03/1993 26/07/1988 17/03/1986 24/01/1996 14/07/1997 05/05/1999 07/07/2001 11/03/1999 19/02/2000
SPINAZZOLA Kluivert MANCINI
VERETOUT Zaniolo
PAU LOPEZ Fazio
Dzeko
Pellegrini Under
Florenzi
41
TRA SOGNO E REALTà IlIl possibile TEAM passaggio di proprietà ha sicuramente
6,5
LA STELLA Se tra le tue fila hai il capocannoniere dell’ultimo tor-
sampdoria
VOTO
condizionato il calciomercato blucerchiato. Poche operazioni, le più importanti in uscita. Le partenze di Andersen in direzione Lione e di Praet per Leicester non avranno certamente fatto piacere a Mister Di Francesco, cui ora toccherà trovare soluzioni interne per risolvere la situazione. Certo, il rientro in Italia di Murillo non è affare di poco conto, ma il colombiano deve ripagare la fiducia che la società ha riposto in lui e tornare ai livelli dell’Inter. Altrimenti per lui (e per tutta la Samp) sarà dura…
neo parti già 1-0. I 36 anni per Quagliarella sono solo un dettaglio anagrafico e chi pensa di ritrovarsi di fronte un bomber dalla pancia piena, non lo conosce abbastanza bene. Anche se ovviamente non sarà facile, Fabio cercherà quanto meno di ripetersi, se non addirittura di superarsi. E Di Francesco se lo augura, perché i gol del bomber blucerchiato servono come il pane ad una squadra che ha perso punti di riferimento importanti rispetto allo scorso anno.
ILA Gonzalo GIOVANEMaroni in Argentina hanno già disegnato
un futuro radioso: è un centrocampista che abbina doti atletiche a capacità tecnica sopraffina. In grado di giocare in tutti i ruoli del centrocampo, avrà il difficile compito di far dimenticare Denis Praet. In Patria sulle sue potenzialità non hanno alcun dubbio e la sua presenza costante nelle nazionali giovanili ne sono la testimonianza più evidente. Toccherà a lui accendere la fase offensiva blucerchiata. D’altronde se chi lo ha visto crescere lo ha soprannominato “Gonzalo Maravilla” un motivo ci sarà, no?
LA SORPRESA Eusebio Di Francesco spera possa essere proprio
Jeison Murillo, perché se il colombiano dovesse realmente tornare ai grandi livelli espressi nella sua precedente esperienza nerazzurra, l’addio di Andersen farebbe decisamente meno paura. Per lui un’occasione importante dopo le annate in chiaro-scuro trascorse al Valencia prima e al Barcellona poi. E alla Sampdoria sanno benissimo come si fa a rilanciare in grande stile giocatori che hanno bisogno di ritrovarsi. D’altronde a 27 anni Murillo è ancora nel pieno della sua carriera.
LA ROSA 2019/2020 n.
“La mia è una squadra che deve osare e divertirsi, cercando le giocate che fanno male agli avversari, anche a costo di rischiare qualcosa” Di Francesco
Formazione tipo: (4-3-3) Allenatore: Di Francesco Stadio: Luigi Ferraris
giocatore
nazionalità
Portieri 1 Emil Audero Italia 30 Wladimiro Falcone Italia 35 Lorenzo Avogadri Italia DIFENSORI 3 Tommaso Augello Italia 5 Julian Chabot Germania 12 Fabio Depaoli Italia 15 Omar Colley Gambia 19 Vasco Regini Italia 21 Jeison Murillo Colombia 24 Bartosz Bereszynski Polonia 25 Alex Ferrari Italia 29 Nicola Murru Italia CENTROCAMPISTI 4 Ronaldo Vieira Inghilterra 6 Albin Ekdal Svezia 7 Karol Linetty Polonia 8 Edgar Barreto Paraguay 11 Gaston Ramirez Uruguay 13 Mohamed Bahlouli Francia 14 Jakub Jankto Rep. Ceca 18 Morten Thorsby Norvegia 20 Gonzalo Maroni Argentina 26 Mehdi Leris Francia ATTACCANTI 9 Federico Bonazzoli Italia 17 Gianluca Caprari Italia 23 Manolo Gabbiadini Italia 27 Fabio Quagliarella Italia
Fonte dati
data di nascita 18/01/1997 12/04/1995 21/08/2001 30/08/1994 12/02/1998 24/04/1997 24/10/1992 09/09/1990 27/05/1992 12/07/1992 01/07/1994 16/12/1994 19/07/1998 28/07/1989 02/02/1995 15/07/1984 02/12/1990 17/02/2000 19/01/1996 05/05/1996 18/03/1999 23/05/1998 21/05/1997 30/07/1993 26/11/1991 31/01/1983
Murru Linetty
Caprari
Ekdal
Quagliarella
Jankto
Ramirez
MURILLO Audero Colley
Bereszynski
43
GARANZIA DE ZERBI VOTO
qualche certezza in meno e qualche scommessa in più. Già, perché la campagna cessione quest’estate è stata certamente proficua dal punto di vista del bilancio, ma ha privato il tecnico di alcuni punti di riferimento: Lirola, Sensi e Demiral, infatti, erano ormai parte integrante del progetto neroverde e sostituirli non sarà così agevole. D’altro canto, però, la società ha già dimostrato di sapersi destreggiare al meglio in acque ai più sconosciute. In più c’è proprio la “certezza” De Zerbi a rassicurare tutti…
LA STELLA è sempre lui, quel Domenico Berardi che ogni estate
è in procinto di spiccare il grande salto e poi ad ogni inizio di campionato è di nuovo in neroverde. Difficile lasciare un ambiente che ha sempre creduto in lui, lo ha sempre coccolato, si fida ciecamente e gli perdona anche un’altalena di rendimento che forse altrove non sarebbe tollerata. A 25 anni, però, è giunto il momento di togliersi di dosso l’etichetta di eterna promessa per vestire definitivamente i panni di fuoriclasse assoluto. Anche in questo caso Mister De Zerbi potrebbe essere fondamentale.
ILJeremie GIOVANE Boga è alla sua seconda stagione in ne-
roverde e già nella prima ha fatto vedere sprazzi di grande classe. Sono solo 22 gli anni sulla carta d’identità per il talento francese di origini ivoriane, ma sono grandi le aspettative che il Chelsea per primo ha riposto su di lui (tanto che i Blues si sono riservati il diritto di “recompra”). Ala guizzante, con doti di dribbling, rientro e tiro decisamente importanti. Alla Douglas Costa, giusto per fare un paragone piuttosto impegnativo. A lui dimostrare di meritarlo.
LA SORPRESA Ciccio Caputo ci ha messo un po’ per arrivare a calca-
re i palcoscenici importanti, ma quando c’è riuscito, lo ha fatto alla grande. Lo scorso anno non è riuscito a trascinare l’Empoli alla salvezza, ma ci ha provato fino alla fine e il suo lo ha ampiamente fatto. Il fatto, poi, che De Zerbi lo abbia esplicitamente richiesto, dovrebbe tranquillizzare tutti su un acquisto inatteso, ma non così bizzarro tecnicamente parlando. Un centravanti atipico, forse, per una squadra per definizione originale nel modo di giocare. Dunque, sulla carta, un matrimonio perfetto!
6,5
sassuolo
IlIl Sassuolo TEAM di De Zerbi “atto secondo” riparte con
LA ROSA 2019/2020 n.
“L’obiettivo di lungo termine per un club come il Sassuolo è quello di restare sempre tra le prime 5-6 della Serie A. La Champions League non è un sogno” Squinzi
Formazione tipo: (4-3-3) Allenatore: De Zerbi Stadio: MAPEI Stadium
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri Andrea Consigli Italia Gianluca Pegolo Italia Stefano Turati Italia Alessandro Russo Italia DIFENSORI 2 Marlon Brasile 3 Edoardo Goldaniga Italia 5 Andrew Gravillon Francia 6 Rogerio Brasile 13 Federico Peluso Italia 22 Jeremy Toljan Germania 31 Gianmarco Ferrari Italia 33 Alessandro Tripaldelli Italia 17 Mert Muldur Turchia CENTROCAMPISTI 4 Francesco Magnanelli Italia 8 Alfred Duncan Ghana 10 Filip Djuricic Serbia 14 Pedro Obiang Guinea Eq. 23 Hamed Traorè Costa d’Avorio 36 Luca Mazzitelli Italia 44 Andrea Ghion Italia 68 Mehdi Bourabia Marocco 73 Manuel Locatelli Italia ATTACCANTI 7 Jeremie Boga Costa d’Avorio 9 Francesco Caputo Italia 18 Giacomo Raspadori Italia 25 Domenico Berardi Italia 30 Khouma Babacar Senegal 32 Alessandro Matri Italia 72 Aristidi Kolaj Albania 99 Enrico Brignola Italia Gregoire Defrel Francia
47 56 63 64
27/01/1987 25/03/1981 05/09/2001 31/03/2001 07/09/1995 02/11/1993 08/02/1998 13/01/1998 20/01/1984 08/08/1994 15/05/1992 09/02/1999 03/04/1991 12/11/1984 10/03/1993 30/01/1992 27/03/1992 16/02/2000 15/11/1995 23/02/2000 07/08/1991 08/01/1998 03/01/1997 06/08/1987 18/02/2000 01/08/1994 17/03/1993 19/08/1984 09/04/1999 08/07/1999 17/06/1991
Rogerio TRAORè
Boga
OBIANG
CAPUTO
Duncan
Berardi
Ferrari
Consigli Marlon
TOLJAN
45
LA RICETTA è: SEMPLICI(Tà) VOTO
lose”, la Spal di Leonardo Semplici cerca l’ennesima impresa. L’ultima per il tecnico toscano, che ha già dichiarato di sentirsi pronto per il grande salto. Prima, però, c’è da completare l’opera: per farlo, gli emiliani hanno puntato sulla continuità, confermando quasi interamente la rosa (tra i titolari hanno salutato solo Lazzari, ceduto alla Lazio, più Viviano e Bonifazi, rispettivamente per fine prestito e controriscatto), e inserendo qualche pedina ideale per sostituire i partenti.
LA STELLA La Spal ha deciso di puntare forte su di lui lo scorso
anno ed ha avuto ragione. In quest’estate bollente ha rifiutato diverse offerte, dimostrando di voler costruire la nuova squadra attorno a lui. Oggi, a 24 anni, Andrea Petagna è chiamato alla stagione della consacrazione. L’ex Atalanta, cresciuto nel settore giovanile del Milan, può e deve rappresentare il leader di una squadra che ha perso qualche punto di riferimento, in campo così come nello spogliatoio, e ha bisogno di appoggiarsi a lui, tatticamente ma anche dal punto di vista caratteriale.
ILArrivato GIOVANE il gennaio scorso a Ferrara con tante aspettative, Alessandro Murgia si è trasformato presto in un perno fondamentale dello scacchiere tattico di Mister Semplici. Il tecnico, di fatto, gli ha affidato le chiavi del centrocampo della sua squadra e ne ha richiesto esplicitamente il riscatto dalla Lazio dopo i primi sei mesi di prestito. A 23 anni, e dopo le buone esperienze con la Lazio e con le maglie delle varie nazionali giovanili, Murgia è chiamato a compiere quel salto di qualità che, in realtà, gli è stato già pronosticato da tempo.
LA SORPRESA Potrebbe sembrare strano il fatto che si definisca
sorpresa un giocatore di 37 anni, ma la cosa singolare sta proprio in questo: Leonardo Semplici sembra davvero deciso nel voler affidare l’attacco all’esperienza di Sergio Floccari. D’altronde, l’anno scorso l’ex Bologna, Sassuolo e Lazio (tra le altre) ha scalzato la concorrenza e si è anche tolto lo sfizio di segnare in maniera indelebile la salvezza della Spal. Tra i gol fondamentali anche quello siglato alla Juve nella storica e decisiva vittoria dell’aprile scorso.
6
SPAL
IlDopo TEAM due salvezze, che tutti hanno definito “miraco-
LA ROSA 2019/2020 n.
“Ho avuto un’offerta importante, ma ho scelto ancora la Spal. Ancora non ho concluso il mio lavoro” Semplici
Formazione tipo: (3-5-2) Allenatore: Semplici Stadio: Paolo Mazza
giocatore
nazionalità
Portieri 22 Demba Thiam Senegal 25 Karlo Letica Croazia 65 Marco Meneghetti Italia 99 Etrit Berisha Albania DIFENSORI 3 Igor Brasile 4 Thiago Cionek Polonia 23 Francesco Vicari Italia 24 Lorenzo Dickmann Italia 27 Felipe Brasile 40 Nenad Tomovic Serbia 66 Bartosz Salamon Polonia 67 Paolo Cannistrà Italia 93 Mohamed Fares Algeria CENTROCAMPISTI 6 Mirko Valdifiori Italia 7 Simone Missiroli Italia 8 Mattia Valoti Italia 11 Alessandro Murgia Italia 19 Jasmin Kurtic Slovenia 72 Ricardo Farcas Romania 77 Marco D’Alessandro Italia 92 Federico Viviani Italia 95 Marko Jankovic Montenegro 98 Shaka Mawuli Ghana ATTACCANTI 9 Gabriele Moncini Italia 10 Sergio Floccari Italia 21 Gabriel Strefezza Brasile 31 Federico Di Francesco Italia 37 Andrea Petagna Italia 43 Alberto Paloschi Italia
Fonte dati
data di nascita 09/03/1998 11/02/1997 01/06/2001 10/03/1989 07/02/1998 21/04/1986 03/08/1994 24/09/1996 31/07/1984 30/08/1987 01/05/1991 03/11/2000 15/02/1996 21/04/1986 23/05/1986 06/09/1993 09/08/1996 10/01/1989 24/06/2000 17/02/1991 24/03/1992 09/07/1995 16/05/1998 26/04/1996 12/11/1981 18/04/1997 14/06/1994 30/06/1995 04/01/1990
D’ALESSANDRO Felipe Kurtic
BERISHA
Vicari
Floccari
Missiroli
Murgia
Petagna
Cionek Dickmann
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IL CANTO DEL GALLO VOTO
Torino di Cairo ha deciso di andare sul sicuro, confermando di fatto la squadra dello scorso anno (che per altro aveva fatto benissimo). Mazzarri avrà il compito di ritrovare il miglior Zaza e allora a quel punto la coppia col “Gallo” Belotti può davvero far impazzire il popolo granata. Ma il Toro è completo in ogni reparto, dalla difesa all’attacco, passando per un centrocampo di assoluto livello. Per questo sognare in grande non è assolutamente peccato…
LA STELLA Non possiamo non citare il “Gallo” Belotti, chiama-
to a riscattare una stagione in chiaro-scuro (quella dello scorso anno). Il centravanti bergamasco deve ritrovare la forma migliore e riprendere da dove aveva lasciato, per trascinare nuovamente il Torino con i suoi gol e, così, tornare ad essere un elemento fondamentale anche in chiave nazionale. Mazzari ci punta tantissimo e lui, d’altronde, ha già dimostrato di non aver paura delle responsabilità: è il leader designato da tutti in questo Torino, adesso tocca a lui trascinare compagni (ed avversari) in campo!
ILVincenzo GIOVANE Millico ha compiuto da poco 19 anni, ma ha
già all’attivo un gol in Europa League. Lo ha segnato proprio nei recenti preliminari contro il Debrecen. Non è certamente una sorpresa, perché per lui il gol non è un’ossessione, ma semplicemente una dolcissima abitudine. Ne ha segnati caterve nella Primavera di Mister Coppitelli. Le sue doti non sono passate inosservate agli occhi di un allenatore attento come Mazzarri, che ha deciso di promuoverlo. E a giudicare dalle recenti prestazioni, non si è sbagliato. Chissà che non possa essere lui la classica carta a sorpresa del tecnico toscano.
LA SORPRESA Non è un nome nuovo, ma la nuova impostazione tattica studiata da Mazzarri potrebbe stravolgerne la carriera. Alejandro Berenguer potrebbe davvero essere l’uomo in più di questo Torino nel 3-4-3 che il tecnico granata ha intenzione di proporre in questa stagione. La sua rapidità sulla fascia, la capacità di accentrarsi e tirare, i suoi tagli difficilmente leggibili dalle difese avversarie, potrebbero aggiungere imprevedibilità ad un attacco già pregno di soluzioni. Lo spagnolo è pronto per la consacrazione definitiva.
7
torino
IlNonTEAM sempre comprare è sinonimo di migliorare. Il
LA ROSA 2019/2020 n.
“Per me è stato importante tenere tutta la rosa che lo scorso anno ha fatto 63 punti e ha lavorato per un anno intero con Mazzarri. Questa continuità è un valore positivo” Cairo
Formazione tipo: (3-4-3) Allenatore: Mazzarri Stadio: Olimpico Grande Torino
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri Antonio Rosati Italia Salvatore Sirigu Italia Luca Gemello Italia Andrea Zaccagno Italia DIFENSORI 4 Lyanco Brasile 5 Armando Izzo Italia 14 Kevin Bonifazi Italia 17 Wilfried Singo Costa d’Avorio 29 Lorenzo De Silvestri Italia 30 Koffi Djidji Costa d’Avorio 33 Nicolas N’Koulou Camerun 34 Ola Aina Nigeria 36 Gleison Bremer Brasile 94 Filippo Gilli Italia 99 Alessandro Buongiorno Italia CENTROCAMPISTI 7 Sasa Lukic Serbia 8 Daniele Baselli Italia 15 Cristian Ansaldi Argentina 21 Alex Berenguer Spagna 23 Soualiho Meite’ Francia 88 Tomas Rincon Venezuela ATTACCANTI 9 Andrea Belotti Italia 10 Iago Falque Spagna 11 Simone Zaza Italia 20 Simone Edera Italia 22 Vincenzo Millico Italia 27 Vittorio Parigini Italia 90 Nicola Rauti Italia
25 39 89 97
26/03/1983 12/01/1987 03/07/2000 27/05/1997 01/02/1997 02/03/1992 19/05/1996 25/12/2000 23/05/1988 30/11/1992 27/03/1990 08/10/1996 18/03/1997 19/10/2000 06/06/1999 13/08/1996 12/03/1992 20/09/1986 04/07/1995 17/03/1994 13/01/1988 20/12/1993 04/01/1990 25/06/1991 09/01/1997 12/08/2000 25/03/1996 17/04/2000
Ansaldi Bremer
Iago Falque Baselli
Sirigu
Nkolou
Belotti Rincon
Izzo
Berenguer De Silvestri
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IlCome TEAM spesso capita, è difficile valutare la campagna
acquisti dell’Udinese, perché i suoi bravissimi scout battono strade decisamente sconosciute. Anche in questo caso, gli uomini mercato dei friuliani non si sono certamente annoiati. La notizia più positiva per Tudor, però, non è tanto chi sia arrivato, ma chi alla fine non è partito. Per una volta la squadra “titolare” è rimasta praticamente invariata rispetto all’anno scorso e questo è un ottimo punto di partenza per il tecnico croato, che finalmente può cominciare a lavorare fin dalla fase di preparazione.
LA STELLA Il più importante tra i giocatori rimasti è certamente
Rodrigo De Paul: il 25enne fantasista argentino era in procinto di spiccare il grande salto, ma la richiesta di 40 milioni avanzata da Pozzo ha spaventato i club interessati. La notizia non è certamente dispiaciuta a Mister Tudor, perché De Paul nella passata stagione è stato fondamentale per la salvezza dei bianconeri friulani. Il fatto, poi, che l’allenatore croato stia cercando di disegnare la sua Udinese con il trequartista, dovrebbe esaltarne ancor di più le qualità.
ILRolando GIOVANE Mandragora è arrivato al punto di svolta del-
la sua carriera: all’Udinese hanno puntato forte su di lui e la Juve continua a vigilare sulla sua maturazione. Ventidue anni è l’età giusta per mettere da parte le speranze e cominciare a dare certezze. Anche il CT Roberto Mancini osserva con grande interesse, perché la Nazionale maggiore avrebbe grande bisogno di nuovi innesti di qualità a centrocampo. Giocare con continuità all’Udinese, prendersi le responsabilità e acquisire esperienza, sarà un passaggio fondamentale per la sua carriera.
LA SORPRESA Walace Souza Silva non è un nome sconosciuto ai più esperti conoscitori calcistici, perché chi ha vinto un oro alle Olimpiadi (per la precisione quelle di “casa” di Rio de Janeiro del 2016) non può esserlo. Il 24enne centrocampista brasiliano, poi, ha già esordito in Nazionale verdeoro, un altro segnale evidente delle sue qualità. In Europa, però, non è riuscito ad imporsi e, dopo le esperienze in chiaro-scuro all’Amburgo e all’Hannover, ha ora l’occasione del riscatto proprio con la maglia dell’Udinese. Un ambiente ideale per rilanciarsi…
VOTO
6
udinese
UN’UDINESE TUTTA DA SCOPRIRE
LA ROSA 2019/2020 n.
“Sarà un campionato molto difficile. Pensare di andare in Europa è una pazzia: la corsa alla salvezza quest’anno sarà ancora più dura” Tudor
Formazione tipo: (3-4-1-2) Allenatore: Tudor Stadio: Dacia Arena
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri 1 Juan Musso Argentina 27 Samuele Perisan Italia 31 Manuel Gasparini Italia 88 Nicolas Brasile DIFENSORI 2 Francisco Sierralta Cile 3 Samir Brasile 4 Nicholas Opoku Ghana 5 William Troost Ekong Nigeria 17 Bram Nuytinck Olanda 18 Hidde Ter Avest Olanda 19 Jens Stryger Larsen Danimarca 50 Rodrigo Becao Brasile 87 Sebastian De Maio Francia CENTROCAMPISTI 12 Ken Sema Svezia 6 Seko Fofana Costa d’Avorio 8 Mato Jajalo Bosnia Erz. 10 Rodrigo De Paul Argentina 11 Walace Brasile 13 Svante Ingelsson Svezia 14 Petar Micin Serbia 20 Aly Malè Mali 38 Rolando Mandragora Italia 45 Mamadou Coulibaly Senegal 72 Antonin Barak Rep. Ceca 99 Andrija Balic Croazia ATTACCANTI 15 Kevin Lasagna Italia 23 Ignacio Pussetto Argentina 30 Ilija Nestorovski Macedonia 91 Lukasz Teodorczyk Polonia
06/05/1994 21/08/1997 19/05/2002 12/04/1988 06/05/1997 05/12/1994 08/11/1997 01/09/1993 04/05/1990 20/05/1997 21/02/1991 19/01/1996 05/03/1987 30/09/1993 0/05/1995 25/05/1988 24/05/1994 04/04/1995 14/06/1998 29/09/1998 03/04/1998 29/06/1997 30/02/1999 03/12/1994 11/08/1997 10/08/1992 21/12/1995 12/03/1990 03/06/1991
Stryger Larsen Samir
Pussetto Mandragora
Musso
Troost-Ekong
De Paul WALACE
De Maio
Lasagna Ter Avest
51
ORA C’è DA DIFENDERL…A! VOTO
goria conquistata con tanta fatica, il Verona ha cambiato molto rispetto alla squadra che si era conquistata la promozione lo scorso anno. In primis il tecnico, da Aglietti a Juric. La difesa, poi, è stata praticamente rivoluzionata, così come centrocampo ed attacco. Insomma, si riparte praticamente da capo e questo potrebbe avere un impatto almeno in avvio, quando fatalmente non si avranno i meccanismi a punto. Servirà calma e sangue freddo, soprattutto nei momenti più complicati, che inevitabilmente ci saranno.
LA STELLA Tutte le probabili formazioni della vigilia lo escludono
e la nostra per coerenza non potrebbe fare altrimenti, ma alla fine Giampaolo Pazzini si ritaglierà il suo spazio, come sempre accaduto nelle sue stagioni in gialloblù. Servirà certamente la sua esperienza e il suo fiuto del gol ad una squadra che per la maggior parte dei suoi componenti ha scarsa abitudine con la Serie A. Conoscendo la sua voglia, non si accontenterà di un ruolo part-time, ma farà di tutto per ergersi a protagonista (e soprattutto a titolare), nonostante i 35 anni (solo anagrafici).
ILA contendere GIOVANE il posto a Giampaolo Pazzini sarà Gen-
naro Tutino: dopo tanta gavetta, l’attaccante napoletano ha la sua grande occasione. A 23 anni si è ancora giovani, ma a questo punto della carriera è arrivato il momento di raccogliere gli sforzi profusi e i sacrifici compiuti. C’è da riprendere un percorso che fino a qualche anno fa era segnato e indicava grandi palcoscenici. Il Napoli ne ha sempre mantenuto il controllo, a dimostrazione della fiducia riposta in questo ragazzo di cui, comunque, si è sempre detto un gran bene nell’ambiente.
LA SORPRESA Il percorso di Samuel Di Carmine ricorda un po’ quello
di Ciccio Caputo: l’attaccante fiorentino, cresciuto nel settore della Viola la gavetta se l’è fatta proprio tutta e, alla “veneranda” età di 30 anni, ha finalmente la sua grande occasione. Non è mai stato un bomber di razza, ma il suo lavoro risulta spesso fondamentale per i compagni di reparto, tanto che difficilmente i suoi allenatori si privano dei suoi movimenti e dei suoi tagli in attacco. Uomo fondamentale in chiave promozione, spera di ritagliarsi il suo spazio anche in Serie A.
5,5
hellas verona
IlNelTEAM tentativo di rinforzare la rosa e difendere la cate-
LA ROSA 2019/2020 n.
“Ho fiducia, abbiamo grande fame. Il punto fermo rimane sempre il gioco, fatto di corsa, aggressività ma anche di qualità” Juric
Formazione tipo: (3-5-2) Allenatore: JURIC Stadio: Bentegodi
giocatore
nazionalità
Fonte dati
data di nascita
Portieri Marco Silvestri Italia Alessandro Berardi Italia Boris Radunovic Serbia Nicola Borghetto Italia DIFENSORI 3 Luigi Vitale Italia 5 Marco Faraoni Italia 13 Amir Rrahmani Kosovo 15 Salvatore Bocchetti Italia 17 Alessandro Crescenzi Italia 21 Koray Gunter Germania 24 Marash Kumbulla Albania 27 Pawel Dawidowicz Polonia 33 Alan Empereur Brasile 98 Claud Adjapong Italia CENTROCAMPISTI 32 Matteo Pessina Italia 4 Miguel Veloso Portogallo 7 Emmanuel Badu Ghana 8 Liam Henderson Scozia 12 Daniel Bessa Brasile 14 Valerio Verre Italia 18 Lucas Brasile 20 Mattia Zaccagni Italia 25 Andrea Danzi Italia 88 Darko Lazovic Serbia 34 Sofyan Amrabat Marocco ATTACCANTI 10 Samuel Di Carmine Italia 11 Giampaolo Pazzini Italia 16 Abdoulaye Traorè Costa d’Avorio 19 Lubomir Tupta Slovacchia 23 Antonio Di Gaudio Italia 66 Gennaro Tutino Italia 90 Antonino Ragusa Italia
1 22 96 99
02/03/1991 16/01/1991 26/05/1996 25/11/1999 05/10/1987 25/10/1991 24/02/1994 30/11/1986 25/09/1991 16/08/1994 08/02/2000 20/05/1995 10/03/1994 06/05/1998 21/04/1997 11/05/1986 02/12/1990 25/04/1996 14/01/1993 11/01/1994 03/05/2000 16/06/1995 25/02/1999 15/09/1990 21/08/1996 29/09/1988 02/08/1984 30/04/2000 27/03/1998 16/08/1989 20/08/1996 27/03/1990
LAZOVIC BOCCHETTI BESSA
Silvestri
RRAHMANI
Di Carmine
VELOSO
Henderson
TUTINO
GUNTER ADJAPONG
53
I RECORD
Individuali e di squadra a cura di Tetractis
dati a cura
giocatori più ammoniti Giocatore Squadra Attuale Ammonizioni 1 GIAMPIERO PINZI - 158 2 DANIELE CONTI - 153 3 DANIELE DE ROSSI BOCA JUNIORS 127 4 LUIGI DI BIAGIO - 126 5 MASSIMO AMBROSINI - 121 6 FRANCESCO TOTTI - 121 7 ALESSANDRO LUCARELLI - 113 8 PAOLO CANNAVARO - 112 9 CESARE BOVO - 108 10 DAL BELLO DIAS DA SILVA FELIPE SPAL 107
i migliori realizzatori Giocatore Squadra Attuale reti realizzate 1 SILVIO PIOLA - 274 2 FRANCESCO TOTTI - 250 3 GUNNAR NORDAHL - 225 4 JOSè ALTAFINI - 216 5 GIUSEPPE MEAZZA - 216 6 ANTONIO DI NATALE - 209 7 ROBERTO BAGGIO - 205 8 KURT HAMRIN - 190 9 ALESSANDRO DEL PIERO - 188 10 ALBERTO GILARDINO - 188 11 GIUSEPPE SIGNORI - 188
giocatori con più presenze Giocatore Squadra Attuale presenze 1 PAOLO MALDINI - 647 2 GIANLUIGI BUFFON JUVENTUS 640 3 FRANCESCO TOTTI - 619 4 JAVIER ALDEMAR ZANETTI - 615 5 GIANLUCA PAGLIUCA - 592 6 DINO ZOFF - 570 7 PIETRO VIERCHOWOD - 562 8 ROBERTO MANCINI - 541 9 SILVIO PIOLA - 537 10 ENRICO ALBERTOSI - 532
54
totale vittorie in trasferta in serie a
Squadra Tot. 1 JUVENTUS 588 2 INTER 536 3 MILAN 518 4 ROMA 396 5 FIORENTINA 328 6 LAZIO 304 7 NAPOLI 295 8 TORINO 258 9 BOLOGNA 251 10 SAMPDORIA 212
totale vittorie casalinghe in serie a
Squadra Tot. 1 JUVENTUS 996 2 INTER 909 3 MILAN 859 4 ROMA 815 5 FIORENTINA 750 6 LAZIO 670 7 NAPOLI 670 8 TORINO 656 9 BOLOGNA 611 10 SAMPDORIA 500
totale sconfitte casalinghe in serie a
Squadra Tot. 1 BOLOGNA 255 2 LAZIO 252 3 ROMA 232 4 ATALANTA 231 5 FIORENTINA 229 6 TORINO 224 7 SAMPDORIA 220 8 UDINESE 212 9 MILAN 207 10 GENOA 199
totale sconfitte in trasferta in serie a
Squadra Tot. 1 LAZIO 597 2 FIORENTINA 583 3 ROMA 575 4 BOLOGNA 544 5 TORINO 541 6 ATALANTA 528 7 SAMPDORIA 522 8 NAPOLI 516 9 GENOA 484 10 INTER 473
NUOVA STAGIONE, ANCORA PIÙ SPORT
L’offerta multisport di DAZN si arricchisce per regalare sempre più emozioni
Una nuova stagione di grande calcio è appena iniziata ma DAZN, il servizio di streaming live e on-demand interamente dedicato allo sport, non ha abbandonato i tifosi neanche durante le vacanze. E, dopo le emozioni estive della Copa America e della Coppa d’Africa, per l’inizio del suo secondo anno in Italia, ha scelto come claim della propria campagna di comunicazione “Nuova stagione. Ancora più sport.”.
World Rally Championship (WRC), IndyCar, NASCAR e DTM, le principali competizioni europee di rugby (PRO14, Champions Cup e Challenge Cup), la CEV Champions League di pallavolo e i darts.
Le novità della stagione si avranno tra gli opinionisti con tre nuovi ingressi: Dejan Stankovic, Federico Balzaretti e Massimo Gobbi. La squadra comprende anche i “veterani” Mauro German Camoranesi, Francesco Guidolin, Roberto Cravero, Dario Marcolin, Simone Tiribocchi e Alessandro Budel.
Perché l’offerta in continua crescita di DAZN non si limita solo al calcio, ma abbraccia sempre più discipline, per soddisfare la “fame” degli appassionati di sport a tutto tondo e avvicinarli al cuore dell’azione.
CALCIO: EMOZIONI DA TUTTO IL MONDO Oltre alle tre partite per ogni giornata di Serie A TIM e a tutti i match della Serie BKT, gli appassionati di calcio potranno seguire su DAZN alcune tra le migliori competizioni europee come La Liga, Ligue 1, FA Cup, EFL League Cup, Eredivisie e Championship, quelle sudamericane come Copa Libertadores e Copa Sudamericana, oltre ad altri campionati internazionali come la Major League Soccer (MLS), la J1 League giap ponese e la Chinese Super League. MULTISPORT: L’OFFERTA SI ARRICCHISCE ANCHE CON I CANALI EUROSPORT Ricca anche l’offerta extra calcistica che include gli sport americani come NFL e MLB, gli sport da combattimento come la boxe e le arti marziali miste (UFC e Bellator), i motori con
che per la nuova stagione: Diletta Leotta continuerà a essere il volto di DAZN in diretta dagli stadi italiani per la conduzione dei pre e post partita dei principali match della Serie A TIM a cui si affiancheranno, al commento, Pierluigi Pardo, Massimo Callegari, Stefano Borghi, Ricky Buscaglia, Riccardo Mancini, Edoardo Testoni e Gabriele Giustiniani.
Dal agosto, inoltre, su DAZN sono disponibili i canali Eurosport 1 HD ed Eurosport 2 HD, che trasmettono nel corso dell’anno alcuni tra i più grandi eventi sportivi al mondo, come Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta di ciclismo, Australian Open, Roland Garros e US Open di tennis, Formula E, 24 Ore di Le Mans, campionato WTCR di motori, Serie A ed Eurolega di basket, le principali discipline invernali, oltre ai Giochi Olimpici. STANKOVIC, BALZARETTI E GOBBI LE NEW ENTRY DELLA SQUADRA DI DAZN PER LA SERIE A Confermata la squadra di DAZN an-
LE OFFERTE: C’È LA NUOVA CARD PREPAGATA DI 12 MESI Confermato il prezzo di €9,99 al mese per accedere alla sempre più ricca offerta di DAZN. Da questa stagione, inoltre, gli appassionati possono contare su una nuova offerta annuale: una card prepagata da €99,99 valida per 12 mesi di visione. Grazie alla collaborazione con epay, l’offerta annuale è disponibile nei principali punti vendita della GDS (Unieuro, MediaWorld, Euronics e Mondadori Store), della GDO (Esselunga e Carrefour) e nei tabaccai e bar dotati di tecnologia Lottomatica Servizi, a cui si aggiunge il capillare network di oltre 40 mila punti vendita Sisalpay grazie all’accordo con Domec.
I RECORD
Individuali e di squadra dati a cura
totale match persi in serie a
totale punti in serie a Squadra Tot. 1 JUVENTUS 4504 2 INTER 4182 3 MILAN 4029 4 ROMA 3760 5 FIORENTINA 3288 6 LAZIO 3102 7 NAPOLI 2977 8 TORINO 2803 9 BOLOGNA 2681 10 SAMPDORIA 2353
totale partite in serie a
Squadra Tot. vinte nulle perse Squadra Tot. 1 INTER 2925 1445 817 663 1 LAZIO 849 2 ROMA 2887 1211 869 807 2 FIORENTINA 812 3 JUVENTUS 2887 1584 786 517 3 ROMA 807 4 MILAN 2865 1377 850 638 4 BOLOGNA 799 5 FIORENTINA 2725 1078 835 812 5 TORINO 765 6 LAZIO 2587 974 764 849 6 ATALANTA 759 7 TORINO 2497 914 818 765 7 SAMPDORIA 742 8 NAPOLI 2433 965 761 707 8 NAPOLI 707 9 BOLOGNA 2423 862 762 799 9 GENOA 683 10 SAMPDORIA 2127 712 673 742 10 INTER 663
totale pareggi in trasferta in serie a
totale pareggi casalinghi in serie a
Squadra Tot. Squadra Tot. 1 ROMA 396 1 MILAN 484 2 FIORENTINA 383 2 ROMA 473 3 LAZIO 371 3 JUVENTUS 473 4 TORINO 368 4 INTER 453 5 MILAN 366 5 FIORENTINA 452 6 INTER 364 6 TORINO 450 7 NAPOLI 355 7 BOLOGNA 417 8 ATALANTA 353 8 NAPOLI 406 9 BOLOGNA 345 9 LAZIO 393 10 SAMPDORIA 342 10 SAMPDORIA 331
totale match nulli in serie a
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totale match vinti
Squadra Tot. 1 JUVENTUS 1584 Squadra Tot. 2 INTER 1445 1 ROMA 869 3 MILAN 1377 2 MILAN 850 4 ROMA 1211 3 FIORENTINA 835 5 FIORENTINA 1078 4 TORINO 818 6 LAZIO 974 5 INTER 817 7 NAPOLI 965 6 JUVENTUS 786 8 TORINO 914 7 LAZIO 764 9 BOLOGNA 862 8 BOLOGNA 762 10 SAMPDORIA 712 9 NAPOLI 761 10 SAMPDORIA 673
NEL SEGNO DI ADRENALYN XL!!! in edicola la collezione 2019/20 con tante novità…
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Calciatori Adrenalyn XL celebra i suoi 10 anni di vita con uno spettacolare Tin Box Celebration. Al suo interno presenti 25 cards ESCLUSIVE per rendere la collezione ancor più super e avere una squadra da urlo, anche per le sfide online…
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SPECIALE
Moccagatta di Fabrizio Ponciroli
LA MAGIA DEL MOCCA IL TABELLINO DELLA PARTITA 25/07/2019 – Stadio Giuseppe Moccagatta (AL)
Torino-Debrecen 3-0 (2-0) TORINO (3-4-3): Sirigu; Izzo, Nkoulou, Bremer; De Silvestri, Meitè, Baselli, Ansaldi; Falque (st. 30’ Lukic), Belotti, Berenguer (st. 35’ Zaza). A disp. Rosati, Lyanco, Singo, Rincon, Zaza, Millico. All. Mazzarri Debrecen (4-1-4-1): Nagy; Kinyik (st. 29’ Kusnyr), Pavkovics, Szatmari, Ferenczi; Toszer; Szecsi, Trujic, Haris, Varga (st. 41’ Pinter); Zsori (st. 1’ Garba). A disp. Barna, Csoz, Damasdi, Kusnyr, Kosicky, Takacs. All. Herczeg MARCATORI: pt. 20’ Belotti rig. (T), 42’ Ansaldi (T), st. 45’+3 Zaza (T) ARBITRO: Grabski Maae (DAN) AMMONITI: pt. 28’ Varga (D), st. 8’ Pavkovics (D), 38’ Zaza (T) Spettatori paganti: 4.376 - Incasso: 169.300 euro
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i sono luoghi speciali che, al solo citarli, sprigionano forti emozioni e toccanti ricordi. Lo stadio-tempio Giuseppe Moccagatta è uno di quei posti magici dove le emozioni si susseguono da decenni. Voluto dal regime fascista, è stato inaugurato nel lontano 28 ottobre 1929. È stato teatro della più forte squadra alessandrina di tutti i tempi con giocatori del calibro di Avalle e Ferrari o Gandini, Banchero e Cattaneo, tanto per citarne alcuni. Sul terreno della casa dei Grigi hanno giocato, in amichevole, campione del calibro di Pelé (1968) e pure un certo Michel Platini (in tre occasioni). Inizialmente noto come Campo del Littorio, cambia nome proprio con la caduta del regime fascista. Nell’ottobre del 1946, l’impianto viene intitolato a Giuseppe Moccagatta, sindaco piemontese, deceduto a soli 46 anni ma capace di legare, in maniera indissolubile, il suo nome ad Alessandria con l’incondizionato appoggio ai Grigi o, ad esempio, per il suo fondamentale apporto al Molino di San Giovanni Vecchio. In origine, il progetto prevedeva una costruzione futurista, con tanto di pista d’atletica, piscina e pure un monumento dedicati ai caduti di guerra. Poi ha prevalso il desiderio di realizzare un “piccolo gioiello” per il gioco del calcio. Ammalia, in particolare, la bellissima facciata neoclassica verso lo Spalto Rovereto, uno dei tratti distintivi del Mocca. La capienza, nel corso degli anni, è andata diminuendo (nel 1956 poteva contenere circa 25.000 spettatori) ma il suo fascino è andato crescendo, in maniera esponenziale. Nonostante le numerose opere di riammodernamento, la “parte storica” è rimasto il cuore pulsante del Mocca, lo stadio-tempio di Alessandria (a volte scritto con due “k” per renderlo ancor più evocativo). La sua posizione, in pieno centro cittadino, lo rende tanto anacronistico quanto affascinante. E dire che, causa la tremenda alluvione del 1994, l’impianto ha rischiato grosso ma, anche
nelle difficoltà, lo spirito del Mocca ha sempre trionfato. L’estate 2019 verrà inserita tra i ricordi più piacevoli della storia dell’impianto solitamente ad uso e consumo di Alessandria e Juventus U23. Il 25 luglio 2019, in una, decisamente, afosa serata, il Mocca è diventato teatro di un match di Europa League (primo incontro internazionale ufficiale mai disputato nella casa dei Grigi). Il leggendario stadio si è messo a disposizione del Torino di Walter Mazzarri, alla ricerca di un posto nei gironi della seconda manifestazione europea. Di fronte il Debrecen, compagine ungherese che, in modo inopportuno, ha l’ardire di criticare la scelta del Torino: “È un po’ strano giocare in questo stadio per partite di Europa League come questa. Strano giocare in stadi così piccoli. Come qualità è di basso livello”, le parole di Tőzsér, capitano del Debrecen visto in Italia con le casacche di Genoa e Parma. Una “mancanza di stile” che gli costerà cara. I circa 4600 spettatori che assiepano le tribune del Mocca si fanno sentire. Il “catino” è servito. L’atmosfera da calda (temperature estive) si fa torrida. Il Mocca, modernizzato a tempo di record per non sfigurare al cospetto degli inviati dell’Europa League, è uno spettacolo. Il tifo più radicato si è posizionato sui seggiolini (granata) della Gradinata Nord. C’è anche chi segue la partita comodamente dal balcone di casa propria. Uno dei vantaggi di avere lo stadio a pochi passi da casa… Un’atmosfera da calcio estivo ma con in palio qualcosa di tangibile, ossia il sogno di proseguire nella corsa all’Europa. In campo, la squadra di Walter Mazzarri risponde presente. Il Mocca esplode al gol, su rigore, del capitano Andrea Belotti che sblocca la partita. L’entusiasmo dilaga al 2-0 di Ansaldi e diventa incontenibile alla rete che chiude il match di Zaza. Il Torino svolge il suo compito alla perfezione, portando a casa il successo che bramava. Il tutto nella casa dei Grigi, un luogo evocativo e mistico. Un’altra bella storia di calcio…
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di Fabrizio Ponciroli
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Credit Foto - Liverani
L’INIMITABILE ZICO Faccia a faccia con o Galinho, fenomeno del Bresile visto a Udine
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hi ha avuto la fortuna di godersi, in prima fila, i meravigliosi Anni ’80, l’ha amato in maniera folla. La sua classe valeva il genio dei vari Maradona e Platini. Secondo tanti brasiliani, è stato il più grande di tutti, anche più di Pelé. Stiamo parlando di Arthur Antunes Coimbra, noto a tutti con il nomignolo di Zico. Quando, a 30 anni, nel lontano 1983, approda a Udine, i tifosi italiani scoprono un fenomeno, un campione, un uomo leale. A distanza di oltre 35 anni, O Galinho è stato l’ospite per eccellenza del prestigioso Premio Fair Play Menarini. L’occasione per scambiare due chiacchiere con Zico, l’unico che poteva stare al livello di gente come Maradona e Platini… Zico, gli anni passano ma sei sempre amatissimo in Italia. Come mai? “Ho bellissimi ricordi di questo paese. Ho giocato nell’Udinese, una società non grandissima ma con tifosi fantastici. Sono stati due anni meravigliosi. Ogni volta che torno in
Italia, sento l’affetto della gente e questo mi piace molto”. Quanto è cambiato il calcio rispetto ai tuoi tempi? “Tantissimo. Quando sono arrivato in Serie A, c’erano solo due stranieri, ora non è più così. Le squadre sono piene di giocatori stranieri, è tutto diverso. Ai miei tempi, c’erano tante squadre che potevano vincere. C’erano la Juventus, il Napoli, la Roma e anche una squadra non grandissima come il Verona, ha vinto lo Scudetto. Oggi non è più così”. In realtà, avresti potuto essere un giocatore del Milan… “In quel periodo storico, erano i club a decidere il futuro dei calciatori. In Brasile, non potevi andartene senza il permesso del club. Potevano anche offrirti tanti soldi ma, alla fine, l’ultima parola era della società. Qualche anno prima, il Milan si era fatto avanti. La squadra era in Serie B. Ricordo che avevo anche cercato casa a Milano, ma il presidente
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del Flamengo ha bloccato tutto e sono rimasto in Brasile”. Come mai, nel 1983, l’offerta dell’Udinese è andata a buon fine? “Grazie al regolamento che vigeva in Brasile. Se avevi giocato, per almeno 10 anni, con lo stesso club, all’età di 32 anni potevi liberarti a zero. Io ero al Flamengo già da oltre 10 anni e avevo 30 anni. Il Flamengo aveva paura di perdermi a zero e così ha accettato l’offerta dell’Udinese”. In Italia era applaudito anche in trasferta. I tifosi del Genoa gli chiesero anche un gol… “Mi ha sorpreso. In Brasile non mi era mai accaduto mentre, quando giocavo in Serie A, è successo e più di una volta. Ricordo quella gara contro il Genoa. Ho segnato due gol, l’ultimo quasi allo scadere, e i tifosi del Genoa mi hanno applaudito. Bei ricordi”. Hai giocato con la Seleçao per tanti anni. Cosa è successo contro l’Italia al Mundial del 1982? “Nulla di particolare, è il gioco del calcio. Puoi
Causio in compagnia di Zico, avversari al Mundial, amici nella vita
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vincere e puoi perdere. L’Italia era fortissima, aveva l’ossatura della Juventus. Aveva grandi campioni. Tutti pensavano che la squadra azzurra fosse scarsa perché aveva fatto male nella fase a gironi ma, in realtà, era una formazione di grandissimo talento. Loro sono cresciuti di condizione durante il Mondiale e ci hanno battuto, tutto qua”.
“Quando, a 30 anni, nel lontano 1983, approda a Udine, i tifosi italiani scoprono un fenomeno, un campione, un uomo leale” Chi è stato il giocatore più forte secondo Zico? “Non ho dubbi, il più forte è stato Pelé”. E oggi, chi è il miglior brasiliano in circolazione?
IL RICORDO DI CAUSIO, COLLOVATI E DE AGOSTINI Franco Causio e Fulvio Collovati conoscono perfettamente Zico. Il primo è stato suo compagno all’Udinese (stagione 1983/84) e, al pari di Collovati, fiero avversario a Spagna 1982. “Zico è sempre stato il campione della gente, quello che si faceva e si fa amare da tutti. In Flamengo è un’istituzione e lo è ovunque. Quando è arrivato all’Udinese, ha dimostrato il suo talento. Si è messo in gioco in un altro Paese e ha fatto vedere di che pasta fosse. A chi mi dice che ho avuto la fortuna di giocare con Zico, rispondo sempre che è stato lui a venire in Italia a giocare con me (Ride, n.d.r.). A parte le battute, è stato un campione unico, in campo e fuori dal campo. Siamo amici da tantissimo tempo”. Secondo il Barone, nella carriera di Zico è mancato solo un trionfo: “Non ha vinto con la sua amata Seleçao e questo credo gli abbia dato fastidio. Ci è andato sempre vicino, sia da calciatore che da vice di Zagalo ai Mondiali del 1998 vinti dalla Francia. Ma non cambia nulla. Ha lasciato un segno indelebile nel calcio, per sempre”. Gli fa eco Collovati: “Ricordo perfettamente quel Brasile del 1982. C’erano moltissimi fuoriclasse. Zico era uno di quelli. Tutti sapevano cosa fosse capace di fare. Un fuoriclasse vero. Per fortuna la gara l’abbiamo vinta noi e l’abbiamo fatto contro una delle nazionali brasiliane più forti di tutti i tempi. Io penso che Zico sia stato il più forte giocatore brasiliano dopo Pelé. Bastava guardarlo in campo per capire che era speciale”. Anche Luigi De Agostini ha avuto la fortuna di giocare al fianco del brasiliano, proprio negli anni friulani di O Galinho: “Quando sono rientrato da Catanzaro, mi sono ritrovato a giocare per Zico. Per me è stato il più grande di tutti. Era un esempio, fuori e dentro il campo. Si fermava con noi giovani, restavamo con lui per capire come calciare le punizioni e lui non lesinava consigli. Sicuramente il giocatore più forte con cui abbia mai giocato. Una persona squisita. Non l’ho mai visto rifiutare un autografo. Ci sentiamo ancora adesso”.
Si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini
“Neymar. Io non guardo a quello che fa fuori dal campo, io lo giudico come calciatore e, da quel punto di vista, è il più forte giocatore brasiliano che ci sia in questo momento”. Hai allenato ovunque, dalla Russia all’India. Ti piacerebbe allenare in Italia? “Credo di avere meno voglia rispetto al pas-
sato. Sono trascorsi tanti anni, ho allenato a lungo. Oggi faccio il DT in Giappone e mi piace così. Ormai sono nonno, ho tanti nipoti e quindi cerco di stare più con la famiglia. Anche se, ovviamente, non si può mai dire mai”. Segue ancora il calcio italiano? “Quando posso, cerco di vedere le partite in TV. In Giappone, con il fuso orario, non è così facile. Quando capita, comunque, le guardo volentieri”. In Italia, da anni, domina la Juventus… “Un po’ mi spiace. Come dicevo, il bello del calcio è quando ci sono più squadre che lottano per vincere. La Juventus si è presa i giocatori più forti e ha Cristiano Ronaldo. Per questo vince, perché ha i giocatori migliori che si possano avere”. Il tempo a nostra disposizione è terminato. Ce lo portano via, uno come Zico non lo puoi tenere a lungo. È giusto così. È un campione del popolo, una leggenda vivente che, anco-
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ra oggi, a 66 anni, illumina gli occhi di chi se lo trova davanti. Un adolescente gli chiede di fare una foto ricordo. Avrà 15 anni. Quando Zico batteva le sue meravigliose punizioni, non era neppure nato. Eppure, la magia di Zico è andata oltre al tempo. Anche in futuro, il suo nome sarà ricordato e venerato. Grazie Arthur Antunes Coimbra, noto a tutti con il nomignolo di Zico. Zico in compagnia del nostro Direttore Ponciroli
I DUE ANNI ALL’UDINESE Estate 1983, Dal Cin, rampante direttore sportivo dell’Udinese, annuncia un colpo sensazionale: “Abbiamo preso Zico”. Il Pelé Bianco in Italia? Possibile? A distanza di 36 anni, siamo certi che sia accaduto realmente ma, in quell’afosa estate, in tanti credono si tratti di una colossale bufala. Come poteva O Galinho, un fenomeno autentico, aver deciso di giocare con la casacca bianconera dell’Udinese? Semplice, il Flamengo, come confermato dallo stesso Zico, non voleva rischiare di perderlo, due anni dopo, a zero (le regole della federazione brasiliana “liberavano” ogni tesserato dopo 10 anni di militanza nello stesso club e al raggiungimento dell’età di 32 anni). Ma c’è molto altro nella favola che ha portato Arthur Antunes Coimbra a Udine. In primis, c’è la questione del “contratto in ritardo”. Le cronache di quei convulsi giorni estivi raccontano di una prima bocciatura da parte della FIGC. Il contratto viene depositato fuori dai tempi indicati dalle regole federali. L’allora presidente del club friulano Mazza viene accusato di spendere miliardi (sei) che farebbero comodo agli operai. I tifosi dell’Udinese si fanno sentire. Vogliono Zico, lo pretendono… In un altro luogo, a Rio de Janeiro, i tifosi di O Galinho sono in lacrime. Non vogliono perdere il loro campione, il simbolo della gente, il campione di tutti. A rendere reale il sogno ci pensa Carraro, l’allora presidente del Coni. Viene deliberata una deroga. Il contratto di Zico è valido, il brasiliano appare, magicamente, a Udine. Il popolo friulano risponde con un entusiasmo contagioso. Piovono abbinamenti. In un amen, il “friuli” è tutto esaurito (oltre 26.000 tessere). E O Galinho non tradisce le attese. Nascono leggende metropolitane. Si dice che, ai primi allenamenti, Zico si accorga immediatamente che l’altezza della traversa sia irregolare. Non si capacita del perché, sui calci piazzati, finisca spesso per prendere la traversa. “Era più bassa di 12 centimetri”, racconta. Sarà la verità? E chi se ne importa? Mai rovinare una bella storia con la verità. Non ci sono dubbi, invece, sul suo impatto in campo. Nelle amichevoli pre-campionato, incanta, elargendo perle di classe purissima. L’Udinese batte pure il quotatissimo Real Madrid (avete capito bene) con firma, ovviamente, del Pelé Bianco… La “prima” in campionato, a Marassi contro il Genoa, è puro spettacolo per palati fini. 5-0 per i friulani, con doppietta di Zico. L’ultimo gol, richiesto a gran voce dai tifosi del Grifone, lo realizza su calcio piazzato, il suo marchio di fabbrica. Ne segnerà tanti nella sua prima stagione italiana, ben 19 (a -1 da Platini, capocannoniere dell’annata 1983/84). Nell’estate del 1984, il club bianconero perde pezzi pregiati come Virdis e Causio. Zico, nonostante una squadra ridimensionata e privata di uomini decisionali a livello dirigenziale, continua a regalare gioie ai suoi tifosi, almeno fino all’infortunio, occorso a gennaio, che lo tiene lontano dai campi a lungo. Torna e timbra il cartellino contro Inter e Juventus poi esce di scena. Se ne va senza fare polemiche, da signore del calcio. I tifosi dell’Udinese non lo dimenticheranno mai…
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IL PREMIO FAIR PLAY
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Zico è stato il grande protagonista del Premio Fair Play Menarini, edizione 2019. Al fianco del suo ex compagno ai tempi dell’Udinese Causio, O Galinho ha confermato, ancora una volta, di essere una leggenda dai solidi valori: “È un vero onore ricevere questo premio - ha dichiarato il brasiliano -, diventare ambasciatore del Fair Play è una grande soddisfazione per me che ho sempre considerato il rispetto per l’avversario un punto centrale durante la mia carriera, sia quando giocavo, sia quando allenavo”. Soddisfatto anche Angelo Morelli, presidente del Comitato organizzatore: “Anche quest’anno la cerimonia di premiazione ci ha riservato grandi emozioni. Anche questa ventitreesima edizione ha visto la partecipazione di campioni, enti ed istituzioni di grande spessore che hanno alimentato il prestigio della nostra manifestazione. Tutti coloro che stasera sono diventati ambasciatori del Fair Play incarnano i valori dell’etica e del rispetto e spero siano di grande esempio soprattutto per le nuove generazioni”.
Secondo tanti appassionati di calcio, il Brasile del 1982, quello sconfitto, in una notte indimenticabile, dall’Italia di Bearzot, è stato quello con più qualità nella storia della Seleçao. Guidata, dalla panchina, da Telè Santana, quella formazione vedeva in campo, contemporaneamente, gente del calibro di Leandro, Cerezo, Junior, Socrates, Eder, Falcao e, ovviamente, Zico. Una squadra stellare, destinata a vincere il Mundial 1982. Poi, d’improvviso, arriva Rossi e il sogno di Zico e compagni va in cenere: “È stata una partita che è diventata storia - racconta Zoff, portiere di quella Nazionale capace di fermare il Brasile di Zico- Loro avevano tante stelle, sapevano giocare a pallone ma noi non abbiamo indietreggiato e siamo riusciti a vincere contro un Brasile che, sulla carta, era considerato imbattibile. È stata una gioia immensa che tutti ricordano. Ma, ve lo posso assicurare, loro erano davvero forti. Ma noi li abbiamo battuti…”. Grazie a Retro Football Club (www.retrofootballclub), Zico ha potuto riavere, tra le mani, la maglia di quel favoloso Brasile, riprodotta in maniera fedele all’originale: “È sempre un’emozione la casacca della Seleçao”, confida mentre la firma…
i t n e d i s e r Grandi p Della Valle di Stefano Borgi
DELLA VALLE E FIRENZE, IL CALCIO (NON) Ăˆ UN DIVERTIMENTO Dalla C2 alla Champions con Prandelli. Dal tiki taka di Montella al dolore per Astori. Passando per Calciopoli e le contestazioni. Tutto questo senza vincere neppure un trofeo...
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a Fiorentina targata Della Valle è durata 17 anni. Per meglio dire è resistita 17 anni... mese più mese meno. Era infatti il 2 agosto 2002 quando la coppia Domenici-Giani (rispettivamente sindaco ed assessore allo sport del comune di Firenze) consegnarono la defunta AC Fiorentina a Diego della Valle. Se poi anche la politica, con Massimo D’Alema (da sempre sponsor di Domenici) indirizzò l’affare... non è dato sapere. Era invece il 4 giugno 2019 quando sempre Diego della Valle accetta l’offerta di 150 milioni di dollari (133 milioni di euro circa), e cede la società a Rocco Commisso. E se per gli appassionati della “smorfia” il 17 significa sfortuna, addirittura... “a disgrazia”, permetteteci stavolta di dubitare. Ormai da mesi infatti, i ‘fratellini’ (così venivano chiamati Diego ed Andrea, con una diminutio nemmeno troppo nascosta) non godevano di buona fama. Ed usiamo un eufemismo. Le contestazioni erano all’ordine del giorno, i cori allo
stadio risuonavano offensivi, e poi la manifestazione pacifica in via Tornabuoni, davanti ai negozi Tod’s ed Hogan... la classica goccia che fece traboccare il vaso. Va bene tutto, avranno pensato i proprietari marchigiani, ma l’azienda di famiglia non si tocca. Men che meno l’immagine costruita attraverso le donazioni, il sostegno a Save the Children, il restauro del Colosseo, una presenza continua e generosa a fianco delle bellezze italiane. Ed invece, quel giorno, un migliaio di tifosi viola, prostrati dal tira e molla tra città e proprietà, osarono profanare il tempio della moda, dell’eleganza. “Game over” come recitava uno striscione in curva Fiesole: la storia tra i Della Valle e Firenze finisce qua. Nel peggiore dei modi. Per fortuna, dietro l’angolo c’era un signore italo-americano che, al terzo tentativo, faceva breccia nel portafoglio di Diego. Riuscendo finalmente ad acquistare la Fiorentina. Evidentemente la misura era colma, e la voglia di andarsene ha avuto il sopravvento.
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GRANDI PRESIDENTI Della Valle
NON GIOCO PIù, ME NE VADO Innanzitutto il titolo: la corretta dicitura sarebbe stata “Il calcio NON È PIÙ un divertimento”, perché a Firenze per tanti anni si sono divertiti. Eccome! Ma tant’è... Bisogna risalire al 17 luglio 2010, quando all’indomani dell’addio di Prandelli, con la tifoseria già in subbuglio, i Della Valle erano alla ricerca di messaggi positivi. Da dare in pasto all’opinione pubblica. A qualcuno venne l’idea di coniare la frase: “il calcio è un divertimento”, così da ammantare di armonia e serenità la conduzione marchigiana. È una frase che a Firenze ha fatto storia, e fu proprio Diego (in uno slancio di creatività) ad aggiungere al divertimento le parole dignità e dovere, così da promulgare la teoria delle “3D”. Una sorta di vademecum per il giovane calciatore viola. Ironia della sorte le due stagioni seguenti furono esattamente il contrario. Eh già perché con Sinisa Mihajlovic di divertimento se ne ebbe ben poco, dignità e dovere (se possibile) ancora meno, con i calciatori che fecero la loro parte. Il fondo si toccò il 17 marzo 2012 quando la Juventus di Antonio Conte maramaldeggia all’Artemio Franchi per 5-0. Il risultato causa l’esonero di Corvino, di lì a poco la cacciata di Delio Rossi (ricordate la scazzottata con Ljajic?) e la salvezza alla penultima giornata con la vittoria di Lecce. Quello è stato certamente il punto più basso della gestione Della Valle. Capirete che il calcio non era più un divertimento, già da due anni. Ed anche in seguito, a parte il triennio 2012-2015 del primo Montella, a Firenze non si è divertito più nessuno. Fino ad addormentarsi, e risvegliarsi in via Tornabuoni. Dove, appunto, si consuma l’atto finale tra Firenze e la famiglia Della Valle. C’ERAVAMO TANTO AMATI Va detta una cosa: chi definisce i 17 anni della ‘reggenza’ Della Valle i peggiori della storia viola, mente sapendo di mentire. Tralasciamo l’inizio: la Fiorentina di Cecchi Gori fallisce, il Franchi deserto, nessuno in giro, non c’erano nemmeno i palloni per allenarsi. In più il fug-
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gi fuggi generale dei calciatori (tutti svincolati, gioco forza...) e la razzia delle squadre avversarie sui giovani più promettenti (uno su tutti Francesco Tavano, prelevato dall’Empoli). La ricostruzione viene affidata a Giovanni Galli e Gino Salica. Vecchia bandiera e rampante dirigente il primo, ingegnere e uomo di fiducia il secondo. Insieme fanno il miracolo di allestire una squadra per il campionato di C2, e questo è già un primo traguardo. Ne seguiranno altri: la promozione immediata in C1... sul campo. La promozione successiva in B... a tavolino. Insomma, la Fiorentina (che nel 2003 aveva abbandonato il triste appellativo di Florentia Viola) in soli due anni torna tra i professionisti e si batte per tornare in Serie A. Il 20 giugno 2004 il miracolo si compie: nello spareggio col Perugia la Fiorentina di Mondonico (subentrato a Cavasin, che a sua volta l’anno prima aveva sostituito Vierchowod) vince e riguadagna il posto che le spetta. Tra il tripudio generale ed un tuffo in piscina: quello di Diego della Val-
Andrea Della Valle, tanta passione per i colori viola
17 ANNI DI DELLA VALLE A FIRENZE: ALLENATORI E PIAZZAMENTI FINALI 2002-2003: Pietro Vierchowod (dalla 1° alla 9° giornata), Alberto Cavasin (dalla 10° alla 34°). Florentia Viola 1° nel girone B di serie C2, promossa in C1. Ripescata in serie B per meriti sportivi. 2003-2004: Alberto Cavasin (dalla 1° alla 26°), Emiliano Mondonico (dalla 27° alla 46°). 6° in serie B, promossa in serie A dopo lo spareggio col il Perugia. 2004-2005: Emiliano Mondonico (dalla 1° alla 7°), Sergio Buso (dall’8° alla 20°), Dino Zoff (dalla 20° alla 38°). 16° in serie A, quarti di finale in coppa Italia. 2005-2006: Cesare Prandelli. Nona in serie A (declassata da parte della CAF dal 4º posto per Calciopoli). Ottavi di finale di Coppa Italia. 2006-2007: Cesare Prandelli. 5° in serie A (terzo posto sul campo, per penalizzazione iniziale inflitta dalla CAF per la stessa vicenda di Calciopoli). 2° turno di coppa Italia. 2007-2008: Cesare Prandelli. 4° in serie A, quarti di coppa Italia, semifinale di coppa Uefa. 2008-2009: Cesare Prandelli. 4° in serie A. Ottavi di coppa Italia, fase a gironi di Champions League, sedicesimi di coppa Uefa. 2009-2010: Cesare Prandelli. 11° in serie A, ottavi di Champions, semifinali di coppa Italia. 2010-2011: Sinisa Mihajlovic. 9° in serie A, ottavi di coppa Italia. 2011-2012: all. Sinisa Mihajlovic (dalla 1° all’11°), Delio Rossi (dalla 12° alla 36°), Vincenzo Guerini (dalla 37° alla 38°). 12° in serie A, ottavi di coppa Italia. 2012-2013: Vincenzo Montella. 4° in serie A, quarti di coppa Italia. 2013-2014: Vincenzo Montella. 4° in serie A, finale di coppa Italia, ottavi di Europa League. 2014-2015: Vincenzo Montella. 4° in serie A, semifinale di coppa Italia, semifinale di Europa League. 2015-2016: Paolo Sousa. 5° in serie A, ottavi di coppa Italia, sedicesimi di Europa League. 2016-2017: Paolo Sousa. 8° in serie A, ottavi di coppa Italia. 2017-2018: Stefano Pioli. 8° in serie A, ottavi di coppa Italia. 2018-2019: Stefano Pioli (dalla 1° alla 31°), Vincenzo Montella (dalla 32° alla 38°). 16° in serie A, semifinale di coppa Italia.
le che, negli spogliatoi, viene trascinato nei festeggiamenti e scaraventato in acqua. Con giacca e cravatta. È uno dei momenti TOP nella storia tra Firenze e la famiglia Della Valle, questo per spiegare che anche i Della Valle, a suo tempo, presero parte alla passione di Firenze. E che dire di Calciopoli, quando Diego ed Andrea incontrarono (rischiando in proprio) il designatore Bergamo per chiedere: “scusi, perché gli arbitri ci stanno mandando in Serie B?” Poi, ahimè, qualcosa va storto: l’ingenuità, il noviziato si incrocia con la fretta dovuta ai mondiali di Germania, cosicché la Fiorentina viene penalizzata di 30 punti nella stagione 2005-2006 e di 19 nella seguente. Una mazzata vera e propria. La verità è che i Della Valle
volevano cambiare il calcio ed invece il calcio aveva cambiato loro. In peggio. Cambiò soprattutto Diego Della Valle che da quel momento si stacca da un mondo effimero e volubile, delegando tutto al fratello. Che per qualche anno diviene il vero conducator dell’ACF Fiorentina. TANTI PIAZZAMENTI, NESSUNA VITTORIA La stagione 2006-2007 sarà, per assurdo, la migliore dell’era Della Valle: 73 punti totali, terzo posto virtuale, quinto effettivo (calcolate il -19 poi trasformatosi in -15), ed una rosa di altissima qualità. È rimasto il campione del mondo Luca Toni, arriva Fabio Liverani, arriva soprattutto il fuoriclasse romeno Adrian Mutu. In più Seba Frey in porta, Thomas Ujifalusi ter-
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GRANDI PRESIDENTI Della Valle
zino destro, Manuel Pasqual terzino sinistro. La coppia difensiva Dainelli-Gamberini, il tuttofare Jorgensen e l’attacco esplosivo ToniPazzini-Mutu. Allenatore Cesare Prandelli, che nei 4 anni in viola entrerà per sempre nei cuori dei tifosi viola. Terzo posto abbiamo detto, ottimo piazzamento. Purtroppo, quello dei piazzamenti, diverrà allo stesso tempo vizio e virtù, e come disse un famoso allenatore? “Zero tituli”. E la Fiorentina dei Della Valle (suo malgrado) è sempre rimasta coerente a sé stessa: tanti piazzamenti, alcuni anche prestigiosi, ma nessuna vittoria. Proseguiamo con la stagione 2007-2008: 4° posto e semifinale di coppa Uefa. L’anno dopo ancora 4° posto e qualificazione in Champions League. Aperta parentesi: il 2010 è l’anno di Ovrebo, che spezza i sogni di gloria viola. Chiusa parentesi. Quindi due anni di pausa con Mihajlovic, per poi rialzarsi con Vincenzo Montella: tre quarti posti consecutivi, due semifinali ed una finale di coppa Italia, una semifinale di Europa League. In più grandi protagonisti come Mario Gomez, Pepito Rossi, Borja Valero, Aquilani, David Pizarro, Cuadrado, Joaquin, Salah, e chi più ne ha... Però che ci volete fare: vittorie? Niente. Tituli? Zero!!! Sulle ragioni, for-
TOP 11
La scomparsa di Astori, un durissimo colpo per tutti
tuna e destino avverso tra le tante. Soprattutto il 3 maggio 2014 la tragedia di Ciro Esposito e la pantomima di Genny a’ carogna si frappongono tra i viola ed il primo, agognato trofeo. E poi (lo abbiamo già accennato) il fuorigioco di un ettaro di Miroslav Klose in Bayern-Fiorentina del 17 febbraio 2010, ottavi di Champions League. Sconfitta per 2-1 a Monaco e vittoria per 3-2 nel ritorno a Firenze. L’impressione fu di una squadra viola superiore, dominante, ma solo sul campo. Non dietro le scrivanie, orchestrate dai soloni dell’Uefa. E ricordiamo che quel Bayern, con Robben e Ribery, conquistò la finalissima contro l’Inter di Mourinho. Quella sera, al Santiago Bernabeu, ci poteva essere la Fiorentina. E non avrebbe sfigurato...
Fiorentina con i Della Valle. 4-2-3-1
Toni (Gilardino) Rossi (Joaquin)
Salah (Cuadrado)
Mutu (Aquilani) Borja Valero (Jorgensen)
Alonso (Pasqual)
Pizarro (Liverani)
G. Rodriguez (Dainelli)
Astori (Gamberini)
Ujifalusi (Savic)
Frey (Neto) All: Cesare Prandelli
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LA PIù BELLA DI TUTTE... “Si stacca piano dal cuore”, cantavano gli Stadio. E proprio in quella Champions League ci fu il momento più alto della Fiorentina dei Della Valle: la vittoria per 2-1 ad Anfield Road. Frey, Comotto, Natali, Krøldrup, Pasqual, Donadel, Montolivo, Jørgensen, (72’ Vargas), De Silvestri, (83’ Castillo), Santana, (72’ Marchionni), Gilardino. All. Prandelli. Questa la formazione che, il 9 dicembre 2009, affrontò il Liverpool di Rafa Benitez sotto la neve, davanti alla mitica Kop, la curva che ha applaudito Ray Clemence, Phil Neal, Ray ed Alan Kennedy, Jimmy Case. E poi su tutti “KKK” King Kevin Keegan, ed il suo erede naturale Kenny Dalglish. Fino all’ultimo
campione, tra l’altro ex-viola, Mohamed Salah. Ma andiamo in cronaca: si gioca l’ultima partita del girone E della prima fase, Fiorentina già qualificata che cerca il primo posto ed un sorteggio favorevole negli ottavi. Partenza sparata dei Reds e gol a fine primo tempo di Benayoun. Secondo tempo tutto ad appannaggio dei viola: pareggio al 63’ di Jorgensen su iniziativa di Gilardino. Rete finale dello stesso “gila” su discesa travolgente del peruviano Vargas. Fiorentina batte Liverpool 2-1, ad Anfield, prima italiana in Champions a riuscire in un’impresa simile. Il rientro a Firenze è un trionfo: la stazione, viale dei Mille, il piazzale antistante lo stadio, tutto trasuda di viola. I tifosi impazziscono al passaggio degli “eroi di Anfield”, ed il sogno Champions continua... SUL VIALE DEL TRAMONTO Come spesso capita, dopo l’ascesa inarrestabile subentra un calo... quasi fisiologico. Le due stagioni seguenti vedono Cesare Prandelli lasciare il posto a Sinisa Mihajlovic e Delio Rossi. E qui meglio stendere un velo. Fino al gennaio 2016, vero e proprio spartiacque della (presunta) storia d’amore tra i Della Valle e Firenze. Fiorentina seconda in classifica, Paolo Sousa nuovo profeta, squadra che va a mille: spettacolare, motivata, fisicamente devastante. Però, c’è un però... Sousa ha fatto una preparazione estiva a dir poco blanda (proprio per partire forte), tutti sanno che i viola non possono durare fino alla fine. Il portoghese chiede rinforzi, a suo
Tanti i campioni dell’era Della Valle come un certo Salah
tempo promessi. Più o meno solennemente. E invece nella finestra di gennaio arrivano Zarate (e va beh...) il francese Benalouane (che non giocherà mai), Tino Costa ed il greco Konè. Insomma, un tradimento bello e buono. Almeno così lo interpreta Paolo Sousa che smette di allenare, di motivare, di spingere i propri calciatori verso un sogno. Lui che si era sempre professato un sognatore. In più, il 9 gennaio 2016, dopo la sconfitta interna con la Lazio, Andrea della Valle viene contestato pesantemente all’uscita dallo stadio. Già nei giorni precedenti si erano avute delle avvisaglie, i tifosi fremono per dei rinforzi che non arrivano, la classifica risplende di una luce abbagliante ma fragile. Pronta a smorzarsi alla prima occasione. Che si concretizza, appunto, nell’1-3 casalingo contro i biancocelesti. A fine stagione la squadra si piazzerà al quinto posto, Andrea non dimentica e se la lega al dito, Mario Cognigni torna presidente. Viene richiamato addirittura Corvino e l’input è chiaro: autofinanziamento totale. Anzi di più... prima si vende poi (eventualmente) si compra. Nessuno sforamento, nessun anticipo di cassa: il progetto economico innanzitutto. Tutti principi che cozzano con la voglia di sognare tipica del tifoso. Che infatti si mette di traverso e contesta: a più non posso, in ogni occasione. In pratica si assiste ad una spaccatura netta tra tifoseria e proprietà. Con la città che si divide, nella migliore tradizione: Guelfi e Ghibellini. Questo fino al sopracitato “flash mob” di via Tornabuoni e l’avvento di Commisso. Non sta a noi commentare né giudicare, ma la sensazione è che la storia tra la famiglia Della Valle e Firenze sia stata una grande occasione persa. Per entrambe le parti. E se neppure il dolore per la scomparsa di Davide Astori, la folla oceanica ai funerali in Santa Croce, la partecipazione massiccia di città, tifosi e proprietà sono riuscite a ricucire lo strappo allora... vuol dire che non era destino. La colpa? Si sa, come sempre morì fanciulla. E come sempre sta nel mezzo. Ai posteri l’ardua sentenza.
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focus Serie A
di Luca Gandini
Il ritorno in Serie A di Brescia, Lecce e Verona riporta alla mente tante piccole grandi imprese di provincia. Tra chi resiste e chi manca da ormai troppi anni.
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volte ritornano
L
e tre guastafeste. Ecco la parola che meglio si adatta a descrivere l’indole di Brescia, Lecce ed Hellas Verona, provinciali d’assalto alla riconquista della Serie A proprio nell’anno in cui si festeggia il 90° anniversario del campionato a girone unico. Non sono stati infatti rari i momenti in cui queste tre squadre hanno deciso il destino di una stagione, mettendo i bastoni tra le ruote alle favorite di turno o andando addirittura a issarsi lassù, sul trono d’Italia, in barba alle più ricche e potenti avversarie. Proverbiale è, a questo proposito, la storia dell’Hellas Verona, per ben due volte arbitro del campionato ai danni del Milan. Tutto iniziò il 20 maggio 1973, ultima giornata di un torneo combattuto che vedeva i rossoneri saldamente al comando con 44 punti davanti a Lazio e Juventus a quota 43. Era un po’ come l’ultima tappa del Tour de France: passerella finale e poi tutti a festeggiare. Gianni Rivera e compagni non avevano però fatto i conti con i padroni di casa, che erano sì già salvi, ma non per questo disposti a fare sconti. Con la fatica ancora nelle gambe per la durissima finale di Coppa delle Coppe vinta a Salonicco il mercoledì precedente, il Milan capì subito che più che una passerella, quella sarebbe stata una via crucis. Come un torrente
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focus Serie A
impetuoso, la marea gialloblù iniziò a riversarsi nella metà campo rossonera, e per il Milan non ci fu scampo. 5-3 alla fine per i veneti, proprio mentre la Lazio perdeva di misura a Napoli e la Juventus batteva in extremis la Roma all’Olimpico. I bianconeri si aggiudicarono così uno dei campionati più emozionanti di sempre, mentre qualcuno iniziò a parlare della “Fatal Verona”. 17 anni dopo, la storia si ripeté. Campionato 1989/90. Il Milan di Arrigo Sacchi e dei tre olandesi, campione d’Europa in carica e in testa alla classifica a pari merito col Napoli di Diego Maradona e Careca, si presentò al “Bentegodi” per un penultimo turno erto di insidie. Il Verona era in piena lotta per non retrocedere e non avrebbe fatto regali, mentre il Napoli, contro il tranquillo Bologna, non avrebbe faticato più di tanto a portare
a casa i 2 punti. Quello che però successe quella domenica 22 aprile, per i tifosi del Milan, andò oltre ogni più fosca aspettativa. Il gol con cui Marco Simone aprì le danze al 33° fu solo un’illusione. Nel secondo tempo, esplose la corrida. Prima l’arbitro Rosario Lo Bello ignorò due rigori netti a favore del Milan ed espulse Sacchi per proteste, poi il Verona agguantò il pareggio. Con una situazione ormai fuori controllo, Lo Bello cacciò anche Frank Rijkaard e Marco van Basten, e così, all’88°, i veneti trovarono il definitivo 2-1 con Davide Pellegrini, prontamente seguito dall’ennesima espulsione, questa volta di Billy Costacurta. La “Fatal Verona” aveva colpito ancora. Alla fine, però, tutti infelici e scontenti. Il Milan perché appunto perse lo Scudetto a vantaggio del Napoli e il Verona perché, nonostante gli sforzi, non seppe evi-
Superando il Cittadella lo scroso 2 giugno, l’Hellas ha riconquistato la Serie A
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l’ultima volta Brescia, Lecce e Hellas Verona mancavano dal calcio che conta da diversi anni. Le Rondinelle hanno conquistato il pass per la massima serie nella sfida, valida per il terzultimo turno del campionato cadetto, contro l’Ascoli (1-0 il finale). Il Brescia ha ritrovato la Serie A esattamente otto anni dopo la sua ultima apparizione (2010/11). Solo un anno di purgatorio per gli scaligeri. Grazie ad una post season da favola, l’Hellas ha festeggiato il ritorno in Serie A in tempi brevissimi. I salentini, infine, attendevano la massima serie da ben sette anni. L’ultima cavalcata in Serie A è un ricordo amarissimo per i giallorossi (illecito sportivo e declassamento in Lega Pro). La lunga rincorsa è culminata con il capolavoro dell’ultima stagione. La festa per la promozione, arrivata nella decisiva sfida contro lo Spezia, è già nella storia del club. Le statistiche “da Serie A” delle tre neopromosse sono intriganti. Il Brescia, prendendo in considerazione solo i campionati a girone unico a partire dalla stagione 1929/30, è alla sua 23esima partecipazione al massimo torneo italiano (c’era nel primo campionato 1929/30). Per l’Hellas Verona, invece, sarà la presenza numero 29 (esordio nella stagione 1957/58). Il Lecce, infine, giocherà il suo 16esimo campionato di Serie A (il primo è datato 1985/86).
tare la retrocessione. Precipitava così in Serie B la squadra che solo 5 anni prima si era resa protagonista di una tra le imprese più memorabili nella storia del nostro calcio, quello Scudetto vinto nel 1984/85 mettendo in riga l’ultima Roma di Falcão e il primo Napoli di Maradona, oltre alle tre grandi del Nord, tra cui la Juventus di Michel Platini che quell’anno vinse la Coppa dei Campioni. Un inno alla maestria della buona provincia. La saggezza di mister Osvaldo Bagnoli, il mago della Bovisa. E poi il valore di un gruppo inossidabile, con qualche campione
Il Brescia batte l’Ascoli e dà il via ai festeggiamenti
(il danese Preben Elkjær e il tedesco HansPeter Briegel), ottimi talenti nostrani (il regista Antonio Di Gennaro, il portiere Claudio Garella, il libero Roberto Tricella e l’ala Pierino Fanna) e tanti buoni mestieranti capaci di portare a termine un’impresa mai riuscita a nessun’altra squadra veneta. Il Brescia, pur non avendo mai provato la gioia dello Scudetto, si è comunque tolto la soddisfazione di vestire con i propri colori alcuni tra i più raffinati fantasisti degli ultimi 30 anni. Il folletto rumeno Gheorghe Hagi all’inizio degli anni ‘90, e poi, all’inizio del nuovo millennio, Roberto Baggio, Andrea Pirlo e Pep Guardiola. Visse stagioni importanti, in quel periodo, la società di Gino Corioni, e, un po’ come il Verona, fu spesso giudice dei destini di una stagione. In pochi ricordano che se nel 2000/01 la Roma vinse lo Scudetto con 2
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focus Serie A
soli punti di vantaggio sulla Juventus, buona parte del merito fu proprio delle “Rondinelle”, che sia all’andata che al ritorno bloccarono sul pareggio Alessandro Del Piero e compagni. Celebre, a questo proposito, l’1-1 di Torino firmato da un capolavoro di Baggio su assist di Pirlo. Non contento di ciò, nel 2010/11 il Brescia ripeté lo scherzetto ai danni dei campioni d’Europa dell’Inter. Prima venne al “Meazza” a strappare un sorprendente 1-1 (gol di Andrea Caracciolo e Samuel Eto’o), e poi impose lo stesso risultato, con gli stessi marcatori, nella gara di ritorno del “Rigamonti”. A conti fatti non fu solo a causa di questo che l’Inter perse lo Scudetto, visto che i cugini del Milan chiusero il campionato con un rassicurante +6, ma quei due mezzi passi falsi evidenziarono che la corazzata del Triplete stava ormai imboccando il viale del tramonto. Anche il
Lecce fu micidiale guastafeste nella memorabile lotta-Scudetto tra Roma e Juventus, le due regine del campionato 1985/86. Domenica 20 aprile, il giorno del penultimo turno, con le duellanti appaiate in testa alla classifica a quota 41 punti, la Roma ospitò i giallorossi salentini ormai retrocessi e con ben poco da chiedere alla propria stagione. E invece, in quello che sembrava un pomeriggio senza storia, accadde l’imponderabile. Il Lecce si vestì da boia e mise fine al sogno tricolore dei capitolini, espugnando l’Olimpico con un clamoroso 2-3. Contemporaneamente la Juventus diede il colpo di reni decisivo battendo il Milan con un gol di Michael Laudrup. Fu il regalo d’addio di Giovanni Trapattoni alla “Vecchia Signora”. Ora lo attendeva la panchina dell’Inter. 15 lunghi anni avrebbe invece atteso la Roma per riconquistare lo Scudetto.
quelle che a...spettano
Le squadre che non hanno mai assaporato la massima serie… Visto che proprio in questi giorni ricorre il 90° anniversario dell’istituzione del campionato di Serie A a girone unico (che partì nella stagione 1929/30), vien voglia di dare un’occhiata agli atlanti e agli almanacchi per scoprire quali sono le più importanti squadre italiane che non hanno mai avuto l’onore di giocare in massima divisione. La più prestigiosa in assoluto è probabilmente il MONZA, e questo grida un po’ vendetta visti i tanti campioni che ne hanno indossato la maglia, da Patrice Evra a Evaristo Beccalossi, da Billy Costacurta a Gigi Casiraghi, da Claudio Sala a Daniele Massaro. I brianzoli vantano infatti come miglior risultato un 4° posto nel campionato di Serie B del 1978/79 e la conseguente sconfitta nello spareggio-promozione contro il Pescara. Oggi il club milita in Serie C, ma con l’acquisto da parte di Fininvest nel 2018, l’obiettivo pare più vicino che mai. Dal profondo Sud ecco poi emergere TARANTO, la più popolosa città italiana a non aver mai avuto una propria squadra in Serie A. I rossoblù furono però spesso protagonisti nel campionato cadetto, specialmente nel 1977/78, quando, con il futuro campione del mondo Franco Selvaggi in attacco, sfiorarono la promozione e imposero il pari sia al Milan che alla Juventus in Coppa Italia. Dal rossoblù del Taranto a quello del COSENZA, altra grande realtà del meridione che tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 fu valida outsider nel campionato di Serie B. Era l’epoca d’oro dei compianti Donato Bergamini e Gigi Marulla e di uno stadio “San Vito” traboccante di folla e passione. Persino una piccola ma ambiziosa società bergamasca, l’ALBINOLEFFE, fu a un passo dal realizzare il sogno nel 2007/08, quando si arrese solo al Lecce nella finale dei playoff. Curioso infine il caso della NOVESE, campione d’Italia nel lontanissimo 1921/22, ma sempre assente negli 87 tornei di Serie A finora disputati. Abbandonata la massima serie nel lontano 1924, la società con sede a Novi Ligure non è più riuscita a riaffacciarsi al calcio che conta, militando sempre nei campionati dilettantistici.
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PRESENZE IN SERIE A * Inter 88 Juventus 87 Roma 87 Milan 86 Fiorentina 82 Lazio 77 Torino 76 Napoli 74 Bologna 73 Sampdoria 63 Atalanta 59 Genoa 53 Udinese 47 Cagliari 40 Bari 30 L.R. Vicenza 30 Palermo 29
Verona 29 Triestina 26 Parma 26 Brescia 23 Livorno 18 SPAL 19 Catania 17 Chievo 17 Ascoli 16 Padova 16 Lecce 16 Alessandria 13 Cesena 13 Como 13 Empoli 13 Modena 13 Novara 13
Perugia 13 Pro Patria 12 Venezia 12 Foggia 11 Avellino 10 Reggina 9 Siena 9 Lucchese 8 Piacenza 8 Catanzaro 7 Cremonese 7 Mantova 7 Pescara 7 Pisa 7 Varese 7 Sassuolo 7 Pro Vercelli 6
Liguria 5 Messina 5 Casale 4 Lecco 3 Legnano 3 Reggiana 3 Sampierdarenese 3 Ancona 2 Crotone 2 Frosinone 2 Salernitana 2 Ternana 2 Benevento 1 Carpi 1 Pistoiese 1 Treviso 1
*Dalla stagione 1929/30 e compres La stagione 2019/20
Tifosi del Lecce in delirio per il ritorno nella massima serie
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O N R O I G N U EROI PER Yanga-Mbiwa di Patrick Iannarelli
Yanga-Mbiwa, game over Il difensore francese diventa l’eroe giallorosso in un derby duro e con poco spettacolo. Un gol decisivo per la qualificazione alla Champions League.
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ifficile capire se ci sia o meno qualcuno in grado di muovere i fili del destino a proprio piacimento. L’universo racchiude delle regole talmente complesse che si mescolano con una buonissima dose di credenza popolare. Il calcio, microcosmo di emozioni e di superstizioni, riesce a stravolgere ancor di più tutto ciò. Per non parlare del derby di Roma, dove sono stati già creati fiumi di inchiostro. Il 26 maggio 2013 ad esempio, con quella Coppa Italia
vinta dalla Lazio e che ancora brucia al tifo giallorosso. Ma la vita ti mette davanti le giuste opportunità per poter cancellare un momento negativo, per rifarti anche parzialmente di una giornata storta. Lunedì 25 maggio 2015, ore 18:00. Roma in seconda posizione a quota 67 punti, Lazio a quota 66. Penultima giornata, due anni (meno un giorno) dopo la fatidica Coppa Italia. Se i giallorossi vincono vanno direttamente in Champions League, se lo fanno i biancazzurri ci sarà il tanto temuto sorpasso anche se poi la Lazio affronterà il Napoli al San Paolo e i capitolini un Palermo già salvo. La tensione è alle stelle, non solo per una questione di importanza del match. I giallorossi sono molto critici nei confronti della dirigenza e contestano tutti, il solito gioco al massacro quando le cose non vanno come dovrebbero. O che semplicemente non rispettano le ambizioni collettive. Ci sono polemiche sull’orario, come sempre quanto un derby si gioca alle 18:00 del lunedì. Ma ci sono moltissime polemiche anche per l’eventuale biscotto tra le due squadre che penalizzerebbe il Napoli e la Fiorentina. Ma chi afferma queste assurdità non sa cosa vuol dire un derby a Roma. Si deve vincere, anche se parliamo di primavera o di giovanili, poco importa la categoria, gli obiettivi e i calcoli. Entrambe le tifoserie avranno pur dei difetti, ma guai a chi si permette di non scendere in
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RNO
GIO EROI PER UN Yanga-Mbiwa
campo con la dovuta grinta quando si tratta della stracittadina. La partita è ovviamente di quelle scorbutiche, che quasi ti aspetti durante il derby. La Lazio parte forte e sfiora il gol in un paio di occasioni, la Sud viene scossa da un brivido sul pallone sparato fuori da Klose, distanza dalla porta 0 metri. Di testa, specialità della casa del tedesco. La Roma arranca, fatica, è distratta: Holebas e Torosodis iniziano un duello a distanza su chi combina la frittata più grossa, il centrocampo senza Pjanic non crea gioco. Per non parlare di Francesco Totti, assente ingiustificato in una gara dal peso specifico clamoroso per il futuro di entrambe. Al 16’ del secondo tempo Rudi Garcia decide di prendersi una buona dose di fischi con il “cambio-Ranieri”, ovvero fuori Totti nel derby e dentro Victor Ibarbo. Un giocatore che si era visto pochissimo e che non lascerà il segno nella Capitale. Ma un’occasione sbagliata a pochi metri dalla porta riaccende la speranza dei giallorossi. Il gol arriva al 73’ ed è della Roma, quasi dal nulla. Ma lo racconteremo più tardi. Pioli manda in campo Djordjevic e poco dopo arriva il pareggio della Lazio: mancano circa nove minuti e allo stadio Olimpico regna la parità. Errore difensivo giallorosso, teste basse come al solito, pallone riportato a centrocampo tra l’esultanza del popolo biancoceleste, “leggermente” in maggioranza perché si gioca in casa Lazio.
Il fatidico momento del gol di Yanga-Mbiwa nel derby capitolino
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La partita scorre via come tutti i derby, lenta e senza nessuna emozione. C’è la paura di perdere, nessuno vuole essere eroe per caso in negativo. Passaggi lenti, ritmo spezzato dalla fatica e dalle paranoie, tanto caldo che limita le accelerazioni da parte di entrambe. In campo c’è un giocatore che nonostante le critiche ha sempre espresso un signor calcio, quel regista dai piedi buoni che serve come il pane, soprattutto alla Roma. Ma non lo segue nessuno, anche perché ormai manca poco al fischio finale e nessuno ha la forza di andare avanti e rischiare, d’altronde un punticino è sempre meglio di una sconfitta. Ecco, questi minuti sembrano eterni, immobili. Non sta succedendo niente, almeno apparentemente. Ma qualcuno, non sappiamo chi, decide in maniera annoiata di mettere un pizzico di pepe ad una gara ormai destinata al pareggio. Come quando si gioca a qualsiasi gioco e quasi per noia si urtano i pezzi, sparigliando le carte in tavola. Il segnale che tutto sta per finire perché ormai non ha più senso andare avanti. In questi momenti il calcio fa scattare quel meccanismo tutto italiano, quella traccia conservatrice che ci accompagna da sempre. Le due squadre provano a vincerla, ma non è che hanno la giusta convinzione. Ci provi in tutti i modi a portare il cuore oltre l’ostacolo, ma manca poco e non hai voglia di fare quello sforzo in più. La sliding door arriva quando Rocchi fischia un’innocua punizione sulla trequarti, lato tribuna Monte Mario. Sul pallone va lui, Miralem Pjanić, l’unico che ha voglia e grinta per potersi caricare la squadra sulle spalle. Sembra solo un calcio di punizione innocuo che non può fare moltissimi danni. In area di rigore laziale si portano alcuni giocatori che sono stati sempre criticati durante tutto l’anno. Abbiamo una strana concezione dello sport e del pensiero personale, ma anche del mondo del lavoro. Se ti diverti o fai ciò che ti piace non puoi essere scontento e devi dare solo il massimo. Ma non è vero, ogni mestiere ha la sua buona dose di contrattempi, per non
IL TABELLINO DELLA PARTITA Roma - Stadio Olimpico - 25 maggio 2015
Lazio-Roma 1-2 LAZIO (4-2-3-1): Marchetti; Basta, De Vrij, Gentiletti, Lulic; Parolo, Biglia (dal 33’ s.t. Cataldi); Felipe Anderson, Mauri (dal 31’ s.t. Djordjevic), Candreva; Klose. (Berisha, Strakosha, Braafheid, Mauricio, Ciani, Novaretti, Cavanda, Pereirinha, Onazi, Ledesma, Keita). All. Pioli. MILAN (4-3-3): De Sanctis; Torosidis, Manolas, Yanga-Mbiwa, Holebas; Keita (dal 23’ s.t. Pjanić), De Rossi, Nainggolan; Florenzi, Totti (dal 16’ s.t. Ibarbo), Iturbe (dal 40’ s.t. Doumbia). (Skorupski, Lobont, Astori, Spolli, Maicon, Holebas, Cole, Balzaretti, Paredes, Uçan, Pellegrini, Gervinho, Ljajic, Sanabria). All. Garcia. MARCATORI: Iturbe (R) al 28’, Djordjevic (L) al 36’; Yanga-Mbiwa (R) al 40’ s.t. ARBITRO: Rizzoli di Bologna NOTE: ammoniti Totti (R), Lulic (L), Gentiletti (L), Biglia (L), Klose (L), Florenzi (R), Torosidis (R, Iturbe (R).
essere volgari. Ma è un concetto che proprio non vogliamo accettare e dunque giù critiche per una stagione definita storta, ma che ti può regalare il secondo posto. Alcuni riuscirebbero a trovare problemi anche in un paio di scudetti e in una Champions League, figuriamoci in un piazzamento d’onore. E tra i più criticati in area c’è Mapou Yanga-Mbiwa, uno che ha preso più insulti in un anno che ognuno di noi in una vita. Un ragazzo di circa 26 anni nato a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, ma di nazionalità francese. Probabilmente non conosce nemmeno le parole che qualcuno gli rivolge o fa finta di non saperle. Ma in quel momento è lui il capro espiatorio di una tifoseria che non vuole mai essere contenta, per un motivo o per un altro. Il destino non gioca a dadi con le persone, al-
trimenti vincerebbe sempre. Fischio di Rizzoli, cross tagliato e preciso al millimetro di Miralem Pjanić in area di rigore, difesa della Lazio che si apre a ventaglio e quel ragazzo di circa 26 anni che colpisce il pallone in un modo strano, come se fosse stato sbilanciato da qualcuno. Risultato? Traiettoria imprendibile per chiunque, sfera che lentamente arriva sul secondo palo e muore letteralmente in rete. Mancano ancora cinque minuti al termine e c’è ancora tempo per vedere qualcosa di interessante. La Lazio tenta l’assalto, ma quando vai sotto due volte in un derby così è difficile reagire. Il tempo scorre, la Roma fa festa grazie ad una pennellata, anzi due, come quella di un pittore incompreso prima e amato dopo, ma solo dopo la sua morte. Quel derby del 2015 non sembra un romanzo, anche perché non ci sono capitoli da poter leggere o raccontare. Sembra una tela con quei colori accesi, diretti, che ti colpiscono. Giallorosso e biancazzurro che si mescolano tra loro in un classico pomeriggio romano, con quel sole che ti lascia senza forze. Un quadro a cui manca sempre un pizzico, un tocco in più. Ma quella firma, seppur senza nomi e cognomi, non la può apporre nessuno. Il destino ha la sua puntualità soprattutto quando si tratta di uno sport con regole talmente semplici che possono diventare più complesse di quelle che determinano l’universo. Perché anche quando la matematica e la sorte sono avverse, qualcuno di superiore ti permette di cancellare con un semplice tocco un’annata da buttare, perché tutti fondamentalmente hanno la loro seconda occasione. E da bidone passi ad eroe, anche solo per una notte, anche quando le stelle sono nascoste dalle nubi più nere. Quel derby verrà ricordato non solo per un gol simile, ma anche perché fu il giorno di Ibarbo, un altro che appena messo mezzo tacchetto sull’erba prese una bordata di fischi nemmeno rivolti a lui. Ma anche di Juan Manuel Iturbe, che diede il via a quella pazza serata di mezza estate, ma questa è tutta un’altra storia.
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TI I N I F O N O S DOVE Adrian Ricchiuti
di Sergio Stanco
Rimini, provincia
d’Argentina
Intervista a Chico Ricchiuti, bandiera e uomo della storia del Rimini. E non solo per il gol a Buffon‌
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drian Ricchiuti, per tutti Chico, è ormai un romagnolo DOC. Manca solo che il sindaco gli consegni le chiavi della città. Recordman di presenze con la maglia biancorossa tatuata sulla pelle, Chico ha fatto la storia del club degli ultimi vent’anni circa. Ma non è finita. Il suo legame con la città è tale che è lì che, quell’argentino dal carattere molto italiano, ha deciso di stabilirsi, continuando a giocare anche superati i 40 (sebbene a qualche chilometro più in là, alla Virtus Acquaviva, club di San Marino) e organizzando camp estivi per i bimbi del luogo, per trasmettere anche a loro il suo infinito entusiasmo. Rimini, ormai, per lui è “casa” e il Rimini la sua squadra per sempre: “Del Rimini sono stato e sarò sempre tifoso. Il fatto di essere entrato nella storia di questo club è un onore, ma spero che qualcuno batta il mio record, perché altrimenti significa che le cose non stanno andando bene”. Insomma, quando si dice mettere gli interessi della squadra davanti a tutto. Da Lanus a Terni, per poi innamorarsi di Rimini e metterci radici. Nel mezzo un gran girovagare che ha toccato tappe come Catania, Chiavari e la Toscana in lungo e in largo. Eppure, quando lo senti parlare, non ti puoi sbagliare sulle origini. E neanche quando gli si accendono gli occhi quando parla del Diez, quel Diego Maradona idolo di un Paese (e molto di più), che - forse per troppo rispetto - non nominerà mai nell’intervista. E, allora, eccolo Chio Ricchiuti a cuore aperto, dal suo arrivo in Italia, al primo gol (ad un certo Buffon) della storia della Juve subito in Serie B, per passare all’esordio in A a 31 anni (e poi rete a San Siro contro il Milan), fino ad arrivare ad oggi, sempre lì, sul campo, con la stessa passione e un solo obiettivo: “Insegnare ai ragazzini l’amore per il pallone e far capire loro che non basta essere bravi per diventare calciatori”. Chico, partiamo dall’inizio: sei arrivato in Italia giovanissimo, raccontaci un po’ la tua storia “Contrariamente a quello che si crede, non è il
calcio ad avermi portato in Italia, ma una questione familiare. Nel ’90 mio padre si è trasferito qui per motivi di lavoro e un anno più tardi ci siamo riuniti con tutta la famiglia. Avevo 13 anni e all’inizio non è stato facile, ma più che altro per ragioni di lingua. Nella mia integrazione il calcio è stato fondamentale, perché quando giochi è il pallone a parlare. E quella è una lingua universale”. Cosa ti resta dell’Argentina e in cosa oggi ti senti molto italiano? “Dell’Argentina mi rimane la grandissima passione per il calcio. Anche qui ce n’è, ma in Argentina è veramente una religione. Si gioca dappertutto, dalla mattina alla sera e basta guardare una partita qualsiasi del campionato argentino per capire come si vive il calcio da noi. Ormai sono tanti anni che sono in Italia e alla fine ho deciso di rimanere qui. Mia sorella maggiore, ad esempio, è tornata a casa, io invece ho deciso che l’Italia era la mia nuova casa. Alla fine, oggi posso dire di sentirmi anche italiano”. Italia e Rimini in particolare, cosa hai trovato in Romagna? “Semplicemente il mio ambiente ideale. Senza nulla togliere alle altre città in cui ho giocato e vissuto, qui mi hanno fatto sentire a casa dal primo giorno e qui sono maturato come calciatore e come uomo. Mi sono trovato bene dappertutto: a Terni sono nato, calcisticamente parlando, a Catania ancora mi vogliono bene dell’anima e ogni volta che torno è una festa, però - alla fine - è qui che ho vissuto le emozioni più forti”. Non è stato tutto rose e fiori, però… “Ma le emozioni sono positive e negative e quelle negative forse ti aiutano a crescere ancora di più. Quando sono arrivato qui ero il giocatore di C più pagato e forse ho perso un po’ la testa. Pensavo di poter fare la differenza e invece per i primi cinque mesi non ho visto il pallone. Era normale che cominciassero a contestarmi, mi sarei contestato da solo (sorride, n.d.r.). Poi, però, è scattato qualcosa, ho
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DOVE SONO
FINITI?
Adrian Ricchiuti reagito d’orgoglio e i risultati sono arrivati. Lì è scoppiato l’amore…”. Fino all’apice: prima giornata di campionato 2006/2007 Serie B, prima da capitano vero: Rimini-Juventus 1-1, gol di Ricchiuti a Buffon. Cosa ricordi di quel giorno? È l’emozione più bella della tua carriera? “Guarda, sembra incredibile, ma più che la partita in sé, il gol a Buffon, che comunque rimarrà indelebile, ricordo l’attesa, i giorni precedenti, la tensione e l’entusiasmo che si respirava a Rimini. Gente che non ha dormito la notte per accaparrarsi un biglietto. Dico sempre che quel gol l’ha segnato la città, non io. È stata una delle emozioni più belle della mia carriera…”. E allora raccontiamo le altre… “Ce ne sono un sacco, ci vorrebbero mesi (sorride, n.d.r.). Dal primo gol con la maglia del Rimini, all’esordio in Serie A con il Catania a 31 anni per il quale ringrazierò sempre il Direttore Lo Monaco perché non era facile scegliermi a quell’età, fino al gol a San Siro contro il Milan, ma anche alle delusioni per le retrocessioni, perché va ricordato tutto, non solo i momenti positivi. Il calcio mi ha dato tanto ed è stato un viaggio talmente bello che non voglio dimenticare nulla”. Non ti sei fatto mancare niente, neanche di tornare a Rimini in Serie D “Il legame con Rimini e il Rimini per me è speciale. Io non sono stato “solo” un giocatore del Rimini, ma un tifoso che la domenica scendeva in campo anziché andare sugli spalti. Avevo promesso che avrei riportato in alto questa società e ho mantenuto la promessa. Questa è una delle cose che mi rende più orgoglioso”. Come il fatto di essere diventato il giocatore con maggiori presenze della storia del Rimini “Eh sì, ma era inevitabile che succedesse, perché come detto con questo club e questa città c’era, e c’è tuttora, un rapporto speciale”. A proposito di emozioni speciali, la musichetta della Champions l’hai solo sfiorata… “Già, mi sarebbe piaciuto ascoltarla almeno
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Tante gioie al Rimini, compreso un gol alla Juventus in Serie B
una volta nella vita, ma purtroppo non è stato possibile. Nel 2017 ho disputato i preliminari con La Fiorita (club di San Marino, n.d.r.) ma purtroppo l’Uefa non ha concesso di farla suonare. Peccato. È stata comunque un’esperienza eccezionale per me, perché ho avuto modo di giocare sia i preliminari di Europa League che quelli di Champions”. E non è ancora finita, a 41 anni ancora in campo: dove trovi le forze? “A volte me lo chiedo anche io (ride, n.d.r.), ma la passione è troppo forte. Adesso gioco nella Virtus Acquaviva, un altro club di San Marino. Il calcio sammarinese sta crescendo, anche se ovviamente c’è ancora tanta strada da fare. In ogni caso mi permette ancora di sentire i brividi e questo per me è vitale”. E poi? Già pensato a cosa farai da grande? “Credo che continuerò a fare quello che sto fa-
cendo ora e cioè allenare i bambini. Abbiamo appena organizzato alcuni campi estivi qui a Rimini e devo dire che è una cosa che mi piace tantissimo. Quello che cerco di fare è trasmettere a questi ragazzi la mia passione, la voglia di fare calcio, i valori positivi e lo spirito di sacrificio. Tutte cose che, forse, in questi ultimi anni si sono un po’ perse. I ragazzi di oggi hanno tutto e forse non si rendono neanche conto dei sacrifici che ci vogliono per diventare un calciatore, pensano che sia sufficiente avere la tecnica o saper fare una diagonale. Questo è il mio mondo, la mia missione, il calcio dei grandi non fa per me, forse potrei aiutare e fare il secondo, ma credo che il ruolo di primo allenatore non faccia per me”. Eppure, tu hai avuto la fortuna di essere allenato da grandissimi mister: chi ha inciso di più? “Ricordo tutti con piacere, è difficile fare classifiche. A me piacciono particolarmente quelli che riescono a tirarti fuori il massimo, quelli che li guardi e sai che, un giorno, quando avrai bisogno di loro, loro saranno lì ad aiutarti e viceversa. Mihajlovic è uno così. Un guerriero. Sono convinto che sconfiggerà anche l’avversario più cattivo. Simeone (suo tecnico a Catania, n.d.r.) è un altro allenatore di questo tipo, uomo vero. Poi, dal punto di vista tecnico, ho avuto tanti bravi allenatori, Giampaolo è stato uno dei migliori tatticamente parlando. E poi ha un gran carattere, non dimentichiamo che per arrivare al Milan si è anche rimesso in gioco, ripartendo dalla C. Ricordo con piacere anche Montella e Maran, altri due allenatori bravissimi. Pure Mister Atzori è molto preparato, avrebbe meritato di più, ma ha avuto la sfortuna che con lui a Catania giocavamo bene ma non segna-
vamo. Ha pagato solo questo”. E invece il giovane Chico è diventato calciatore grazie a chi? “È curioso a dirsi, ma devo tutto a mia madre. Mio papà si arrabbia quando lo dico, ma alla fine la verità è che fu mia mamma la prima a portarmi a giocare a calcio”. Inutile chiedere ad un argentino del ’78 di ruolo trequartista chi fosse il suo idolo, giusto? “Sì, assolutamente inutile. Lui era il genio, unico, il calcio. Era, ed ancora è l’idolo di tutti i ragazzi argentini e io ho anche avuto la fortuna di conoscerlo personalmente. È stata un’emozione grandissima. Non giudico il resto, ma dal punto di vista calcistico, stiamo parlando del top assoluto”. Come te lo immagini De Rossi nella Bombonera? “Lo vedo bene, perché ha il carattere giusto. I tifosi argentini amano i giocatori con la sua “garra”. E lui amerà la Bombonera, ne sono certissimo. Anzi, secondo me ha scelto il Boca proprio per provare l’esperienza di giocarci almeno una volta nella vita. Ha fatto bene, merita”. Un’esperienza che tu, per altro, non sei riuscito a provare… “Purtroppo no. Avrei voluto, e ci sono andato anche vicino, ma alla fine non si è concretizzato. C’è stato un momento che il Lanus avrebbe voluto riportarmi a casa, ma Lo Monaco non mi liberò. Ecco, forse questo è l’unico rimpianto della mia carriera, ma sinceramente credo che il calcio ti dia quello che ti meriti. Io sono soddisfatto di quello che ho fatto e di quello che ancora sto facendo. E, poi, l’affetto che ricevo quotidianamente dai tifosi del Rimini, non ha prezzo”. Come fossimo in Argentina, appunto…
“Ricordo l’attesa, i giorni precedenti la gara con la Juventus, la tensione e l’entusiasmo che si respirava a Rimini. Dico sempre che quel gol l’ha segnato la città, non io”.
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n o d i b i e d o Alfabet Jorge Martinez
di Thomas Saccani
El Dorado a Catania, poi il nulla… La carriera “double face” di Jorge Martinez…
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EL MALAKA, L’UOMO CON LA VALIGIA
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orge Andrés Martínez Barrios è un figlio di quella generosa Montevideo che ha dato alla luce diversi grandi calciatori. Juan Alberto Schiaffino, tanto per citarne uno di conclamata fama, è nativo proprio della capitale dell’Uruguay. Il giovane Jorge si fa notare, sin da giovane, per la sua notevole tecnica e la facilità di corsa. Davanti alla porta, sa cosa fare, anche se non è il classico centravanti da 20 gol a stagione. È più un esterno con il dribbling nel sangue e l’eccellente capacità di sfornare assist ai compagni. Ha, come idoli, Alvaro Recoba e un certo Gato Hernandez, uno che, parole di Jorge Martinez: “… faceva sempre la stessa finta ma la faceva così bene che ci cascavano tutti”. Dopo essersi forgiato con la casacca del Wanderers, club uruguaiano in cui ha giocato un certo Enzo Francescoli (anche lui nativo di Montevideo), luccica al Nacional (9 gol in 43 gare nella stagione 2006/07). Diventa, per tutti, El Malaka, termine di origine greca che può avere più significati, alcuni decisamente poco raccomandabili. Nell’accezione positiva, cercando di essere benevoli, potremmo tradurre la parola con un più che generoso “genio folle”. In effetti, il soprannome risulterà azzeccato. Ma torniamo alla carriera di Jorge. Nell’estate del 2007, il Catania, grazie ad un’intuizione dell’allora ds Pietro Lo Monaco, lo strappa alla concorrenza e lo porta nel calcio italiano per una cifra attorno ai tre milioni di euro: “È il giocatore più costoso della mia gestione. Ma sono convinto che ne
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doni
ei bi Alfabeto d Jorge Martinez
Martinez in gol contro l’Inter di Mourinho con la casacca del Catania
valga la pena”, rivela Antonino Pulvirenti, numero uno del club siciliano. Il 26 settembre, contro l’Empoli, segna la sua prima rete nel massimo campionato italiano. Il suo gol vale la vittoria per i siciliani. El Malaka si trasforma in El Dorado il 18 maggio del 2008. Il Catania, al Massimino, affronta la Roma. In palio la permanenza nella massima serie e, sul fronte Roma, la concreta possibilità di vincere lo Scudetto, superando, in extremis, l’Inter, impegnata a Parma. Il gol del giallorosso Vucinic gela i tifosi del Catania. Lo spettro della retrocessione si fa sempre più reale, sino al minuto 85 quando Jorge Martinez supera l’estremo difensore dei capitolini Doni, trovando così la rete (deviando una conclusione del compagno Morimoto) che vale il pareggio ma, soprattutto, che permette agli etnei guidati da Walter Zenga di mantenere la categoria. Jorge Martinez è l’eroe di quella salvezza arrivata sul filo di lana: “Mi piace dribblare, non riesco a trattenermi, quando gioco la palla. È il mio modo di intendere il calcio, così, in allegria”, il suo mantra. Seguono due altre discrete stagioni con la casacca rossoazzurra poi accade l’impensabile. La Juventus di Beppe Marotta crede che l’uruguaiano pos-
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sa essere utile a Gigi Del Neri, neo allenatore del club bianconero. L’uomo mercato Beppe Marotta è rimasto impressionato da El Malaka, in particolare da un suo strepitoso gol all’Inter di Josè Mourinho. L’investimento è
IL RICORDO DI ANTONIO CONTE La carriera di Jorge Martinez alla Juventus è terminata nel momento in cui è arrivato Antonio Conte. L’uruguaiano ha un ricordo comunque positivo dell’allenatore che gli ha fatto svanire il sogno bianconero: “Dovrei dire che era una persona in mala fede ma non è così. Venne da me e mi disse: ‘Guarda Malaka, quando giocherai 20 o 30 partite, sarai uno dei miei ma così no. Io voglio soldati, quelli che giocano sempre. Il miglior giocatore, per me, è quello che sta sempre in grandi condizioni fisiche’. Era molto preparato, si andava a mille allora durante gli allenamenti. Era molto sincero, era un martello. Ti metteva alle calcagna un nutrizionista che ti controllava 24 ore su 24. Mi ha tolto il pane e la Coca Cola”, il pensiero dell’ex bomber rilasciato ai microfoni di pordeciralgo.com.uy.
Si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini
notevole: ben 12 milioni di euro con un ingaggio da un milione e 250 mila euro. Al suo arrivo, l’uruguaiano svela il segreto del suo soprannome. La Grecia conta poco, anzi nulla: “Da piccolo giocavo con un paio di scarpe che si chiamavano così. Erano bruttissime ma facevo sempre gol, e allora mi iniziarono a chiamare in quella maniera”, spiega ai giornalisti presenti alla sua prima conferenza stampa da giocatore bianconero. Va anche oltre: “Non sono un bomber che fa tanti gol ma posso promettere che darò il massimo. Poi se riuscirò a fare gol, sicuramente sarò più contento”. L’impatto de El Malaka è disastroso. Con una squadra, quella bianconera, male assemblata e con poche certezze in campo (la Vecchia Signora chiuderà settima, restando fuori anche dall’Europa League), l’attaccante uruguaiano, complice anche qualche infortunio di troppo, non decolla mai. Colleziona 20 presenze totali (14 in campionato) con la casacca della Juventus, con zero gol all’attivo. L’estate successiva, con l’arrivo del generale Antonio Conte sulla panchina bianconera, il destino di Jorge Martinez è segnato. Non rientra più nei piani della società. Inizia il valzer dei prestiti. Va al Cesena. Sceglie la maglia numero 55 e si presenta carico come una molla: “La società mi ha dato tanta fiducia e mi sono convinto a venire qua tanto da allenarmi pensando al Cesena”, dichiara. Pensa al Cesena ma non lascia nessuna traccia del suo passaggio in Romagna. Disputa 13 gare, quasi sempre con prestazioni poco brillanti, e non va mai in rete. L’anno seguente viene spedito in Romania, al Cluj dove non vede mai il campo. Il pellegrinaggio prosegue. Nella stagione 2013/14 è la volta del Novara dove scende sul rettangolo
verde per mezza partita. Per essere precisi, disputa 28’ nel match contro il Varese, valido per i play-out del campionato cadetto. Finisce l’incontro, Martinez non incide e i novaresi retrocedono. Nuova estate e nuovo prestito, questa volta alla Juventus (ironia della sorte), club uruguaiano: “È un acquisto molto importante. Ha tanta esperienza ed è una persona umile. È un mese che stavamo lavorando a questa operazione”, esclama il tecnico Jorge Giordano appena viene ufficializzato l’approdo di El Malaka alla società di Las Piedras. Incredibilmente, torna a festeggiare una rete, a distanza di ben cinque anni dall’ultima gioia. Resta due anni alla Juventud (una sola rete), ovvero sino al termine del pesantissimo e lunghissimo contratto con i bianconeri durato sei anni in virtù della decisione, dello stesso Jorge Martinez, di prolungare il suo accordo con la Vecchia Signora di un anno. Ma come? No, c’è una ragione “economica” alla base di tutto ciò, spiegata dallo stesso Marotta ai tempi del rinnovo: “Gli abbiamo rinnovato il contratto perché il giocatore si è decurtato del 50% lo stipendio. La speranza è che in futuro ci sia la possibilità di collocarlo definitivamente”. Non accadrà… Al termine della sua esperienza con la Juventud, nonostante i soli 34 anni e una valutazione, secondo Transfermarkt, di soli 100 mila euro, lascia il calcio. Male malissimo ma c’è una ragione “fisica” alla base dei tanti, troppi problemi avuti da El Malaka durante le sue ultime, tragiche, stagioni: “Soffro di sacroileite e poiché è cronica non trovavo alcuna cura per guarire. È stato esasperante. Lavoravo bene per una settimana, ma appena forzavo un po’ immediatamente tornavano dolore e infiammazione. L’idea di smettere con il calcio mi è passata per la testa mille volte. Dovevo fare movimenti particolari anche per entrare in auto. Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco la mia famiglia nei momenti peggiori”, le sue rivelazioni ai tempi in cui militava alla Juventud, rilasciate a Republica.com.uy.
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e r a d r o c i r Gare da Inter - Samp
di Alessandro Guerrieri
Il magico scudetto della Samp rivissuto attraverso la cronaca della partita clou‌
Paradiso Blucerchiato 92
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ra il 3 luglio del 1979, la Sampdoria annaspava tristemente nella serie cadetta, la calura estiva era opprimente, ma quel giorno rimarrà per sempre stampato nella mente e nel cuore di chi tifava Sampdoria. Fu il giorno nel quale Paolo Mantovani, imprenditore nel campo petrolifero, assunse la presidenza del “Marinaio” ligure. L’inizio di una scalata, per certi versi incredibile, nell’Olimpo del calcio italiano ed europeo. Che il buon Paolo, per tutta la sua esperienza lontana da beghe di palazzo e sensazionalismi, avesse le idee chiare si capì alla sua presentazione quando promise “Condurrò questa squadra alla serie A, ed, in un futuro non troppo lontano, allo scudetto”. I cronisti si stropicciarono gli occhi, pensando alla classica sparata dell’ultimo arrivato. Non era una sparata, bensì una profezia, fatta da uno che si era costruito da solo, costruendo dal nulla un impero. Nonostante i buoni propositi, però, gli inizi non furono semplici, con il dramma dell’infarto che lo colpì in panchina: il 2 settembre 1981, a Cagliari in Coppa Italia. Fu l’inizio di un periodo sfortunato, caratterizzato anche da problemi giudiziari che lo costrinsero all’esilio in Svizzera. I tifosi blucerchiati temevano un suo disimpegno, non fu così. Quella fu la stagione del ritorno nella massima serie, grazie anche all’arrivo in panchina di Renzo Ulivieri, toscanaccio dalla battuta sempre pronta e dalle idee dichiaratamente di sinistra. La campagna acquisti dell’estate ’82 fece capire che le parole di Mantovani non erano solo proclami: in blucerchiato arrivò l’imberbe talento di Roberto Mancini, reduce, a soli 17 anni, da una super stagione nel Bologna, per quattro miliardi di vecchie lire, a cui si aggiunsero campioni del calibro degli anglosassoni Trevor Francis e Liam Brady. Alla fine, giunse un bel settimo posto, un risultato super per una neopromossa, nonostante la stagione a corrente alternata del “Mancio”. La corsa verso lo scudetto era iniziata. Negli
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corda GARE DA ri Inter - Samp
anni successivi arrivarono, pian piano, i pilastri di quello che diventerà l’ultimo scudetto romantico del nostro calcio: Vierchowod, Pari, Mannini, Toninho Cerezo, ma soprattutto i due Gianluca, Vialli e Pagliuca, uno super nel mettere a segno caterve di goal, l’altro nell’evitarli. Nel cammino verso la gloria la Coppa Italia 1985, unico trofeo dell’era Ulivieri. Nel 1986, infatti, arriva da Ascoli, un mister slavo che spruzza simpatia da ogni poro, uno che ha già guidato il Real Madrid, che da giovane ha vestito la casacca della Sampdoria: Vujadin Boskov. Con lui in panchina inizia un crescendo esponenziale: una Coppa Italia, una finale di Coppa delle Coppe, persa con il Barcellona, un successo nella stessa manifestazione, con l’Anderlecht steso in finale da una straordinaria doppietta, nei supplementari di Vialli. L’estate 1990 è una delle peggiori per Gianluca Vialli; l’attaccante doveva essere uno dei grandi protagonisti di Italia ’90 ed invece venne messo in ombra dall’esplosione di Totò Schillaci, alla fine capocannoniere del torneo. La preoccupazione era che Gianluca si intristisse per quel flop, non fu così. In estate l’idea fu di confermare il nucleo storico, rinforzandolo con il fuoriclasse ucraino Mikhailichenko, stella della Nazionale sovietica e della Dinamo Kiev. Idea vincente: i blucerchiati si mostrarono corazzata scolpi-
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ta nell’acciaio, difficile da superare grazie ad una difesa di ferro, impostata sulla marcatura ad uomo, in netta controtendenza con lo “zonismo” sacchiano, ormai di moda. Boskov veniva tacciato di difensivismo e di “oscurantismo”, ma l’istrione slavo gelò tutti “Sarei un pazzo a giocare a zona, avendo Mannini e Vierchowod, implacabili in marcatura.” Aveva ragione lui. L’inizio fu stentato, vittoria sofferta con il Cesena, ma la Samp era sempre in testa alla classifica, condotta da Gianluca Vialli, alla fine capocannoniere, e Roberto Mancini, mai così decisivo. Pian pianino il gruppo delle inseguitrici perdeva i pezzi, a partire dalla Juventus di Gigi Maifredi che da profeta del calcio champagne si trovò a guidare una squadra che assomigliava tanto ad un bicchiere di acqua del rubinetto, tanto che fallì l’accesso alle Coppe europee. Il girone di andata faceva presagire una cavalcata vincente, quando arrivarono i ko con Torino, in casa, e Lecce, ed il pareggio con Lazio. Frenata che costò il titolo di campione d’inverno, andato all’Inter con due punti di vantaggio sui blucerchiati. Il girone di ritorno fu caratterizzato da una lunga volata con l’Inter “tedesca” del Trap. Un percorso lungo 12 anni che trova il meritato approdo in un afoso pomeriggio di maggio. È il 5, un giorno che da lì in poi non sarà banale nella storia dell’Inter. Il teatro è
Si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini
il più prestigioso del nostro calcio, quel “San Siro” non a caso definito la scala del calcio. A seguire il match che vale un campionato ci sono quasi 80.000 spettatori, i contrapposti colori nerazzurri e blucerchiati regalano sulle tribune uno spettacolo indimenticabile. L’avversario è una delle grandi storiche del nostro calcio, l’Inter guidata da “Giuan” Trapattoni che ha nel trio di tedeschi il suo punto di forza. E proprio in Brehme, Klinsmann e Matthaus, ancorchè acciaccati, confidano i tifosi nerazzurri per continuare a sperare nello scudetto; il grande scontro diretto arriva con i blucerchiati tre lunghezze davanti ai padroni
IL TABELLINO DELLA PARTITA Serie A – Milano – 5/05/1991
INTER-SAMPDORIA 0-2 INTER: Zenga, Bergomi, Brehme, Stringara (Pizzi 24’st), Ferri, Paganin, Bianchi, Berti, Klinsmann, Matthäus, Serena. In panchina: Malgioglio, Mandorlini, Baresi, Iorio. Allenatore: Trapattoni. SAMPDORIA: Pagliuca, Mannini, Invernizzi, Pari, Vierchowod, Pellegrini, Lombardo, Cerezo, Vialli (Lanna 45’st), Mancini, Dossena (Bonetti 42’st). In panchina: Nuciari, Mikhailichenko, Branca. Allenatore: Boskov. MARCATORI: Dossena (S) 16’ s.t., Vialli (S) 31’ s.t. ARBITRO: D’Elia (Italia) AMMONITI: Ferri (I), Mannini (S), Invernizzi (S), Cerezo (S) ESPULSI: Mancini (S), Bergomi (I) Spettatori: 78.000 circa
di casa. Trapattoni per l’occasione recupera i suoi “tedesconi”, in avanti a far compagni alla “pantegana bionda Klinsmann” – Gialappa’s dixit – c’è il lungo centravanti Aldo Serena, formidabile di testa, meno con i piedi. A centrocampo Stringara, preferito a Pizzi, dirige le operazioni, Berti è scheggia impazzita con le sue accelerazioni, Bianchi regala fantasia sulla corsia esterna. Boskov non ha dubbi, per la partita più importante del secolo doriano si affida ai suoi pretoriani; tra i pali c’è Pagliuca, in futuro portiere proprio dei nerazzurri, in avanti Vialli è supportato dal talento di Roberto Mancini. In mezzo Pari a far legna, Cerezo e Lombardo a regalare tanta corsa, Dossena a far valere i suoi piedi buoni. Per i blucerchiati è la partita più importante della loro storia, quella che può trasformare un gruppo di scanzonati giocolieri del pallone in un manipolo di indimenticabili eroi. Mica semplice, c’è da zittire uno stadio intero, ribollente di tifo e di rabbia per gli errori arbitrali che due settimane prima avevano privato l’Inter di un meritato successo sulla Fiorentina. Insomma, c’è un clima da corrida, e l’inizio è da corrida, con i colori blucerchiati che fanno all’Inter lo stesso effetto del rosso ad un toro. Il direttore di gara è D’Elia, alla fine dei 90’ non certo impeccabile, tanto che il presidentissimo dell’Inter Pellegrini al termine della sfida sparerà a palle incatenate sull’arbitro campano. La tensione si taglia a fette, l’inizio è tutto per i padroni di casa; Boskov, potendo accontentarsi anche del pareggio, sceglie una impostazione difensiva, contando sulla determinazione feroce dei suoi undici, in formazio-
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corda GARE DA ri Inter - Samp
Il grande Boskov, l’uomo dell’impresa blucerchiata
ne tipo, per respingere le ficcanti incursioni nerazzurre. L’inizio è da sudori freddi, la linea “maginot” blucerchiata sembra ripetutamente sul punto di cedere, salvata soltanto dalle ripetute prodezze di Pagliuca, numero uno di nome e di fatto. Raggomitolato su sé stesso il bunker doriano scricchiola paurosamente, ma resiste grazie alle portentose parate del buon Gianluca, uno che poi il nerazzurro lo vestirà nel proseguo della carriera. La prima ora è tutta nerazzurra, Serena e compagni giocano la miglior partita dell’anno e mettono la capolista alle corde, recriminando anche per alcune discutibili decisioni del fischietto di Salerno, tra cui la doppia, contestata, espulsione di Mancini e dello “zio” Bergomi in chiusura di prima frazione. Un doppio rosso che sembra far più male alla Samp, privata del suo uomo più fantasioso e rappresentativo; non sarà così, nel secondo tempo l’assenza dello “Zio” aprirà voragini nella difesa nerazzurra, nelle quali Gianluca Vialli sarà bravissimo nell’infilarsi, diventando l’eroe della partita che vale lo storico scudetto. La svolta arriva poco l’ora di gioco; il meno tecnico tra i 22 in campo, il bianco di capelli Paolo Stringara, commette un errore clamoroso, Vialli gli ruba il pallone e si proietta velocissimo verso la porta dell’“uomo ragno”,
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al secolo Walter Zenga; inseguito dai respiri affannosi della difesa di casa assiste Dossena che dal limite, con un destro chirurgico, infila l’1-0. È il gol che avvicina la truppa di Boskov al paradiso; i brividi però non sono ancora terminati, l’Inter è un animale ferito, schiuma rabbia ad ogni possesso, attacca a pieno organico e sfiora ripetutamente il gol del pari. Il pareggio sembra scritto pochi minuti dopo: il caracollante Toninho Cerezo commette un fallo su “Nicolino” Berti in area di rigore, D’Elia non ha dubbi ed indica la fatale piazzola bianca. Gli 80.000 del “Meazza” già pregustano il pareggio ed il conseguente arrembaggio finale a caccia della clamorosa “remuntada” ed invece di traverso ci si mette Gianluca Pagliuca: il portiere bolognese ipnotizza Matthaus, fin lì sempre a segno dal dischetto, e cancella la grande opportunità nerazzurra. Il sogno si avvicina e diventa realtà al minuto 76; Vialli si conferma in giornata di grazia, raccoglie un lancio dalle retrovie di Mannini, si beve Ferri prima e Zenga poi e infila, di potenza, a porta vuota, mandando in visibilio i tifosi blucerchiati presenti al “Meazza” e tutti quelli attaccati alla mitica, a quel tempo, radiolina per seguire, dalla voce di Enrico Ameri, “Tutto il calcio minuto per minuto. 2-0 e tutti a casa, per un trionfo costruito, ironia della sorte, nel segno dell’Inter targata Herrera, prima, e Trapattoni, poi: difesa e contropiede, tanto contropiede. Un successo decisivo, quello di “San Siro”, il grimaldello verso la festa di due settimane dopo, seguita alla goleada sul malcapitato Lecce: la resistenza dei giallorossi salentini dura appena 2’, quelli intercorrenti tra il fischio d’inizio e la rete di Toninho Cerezo dopo 120”. Seguiranno i bersagli di Moreno Mannini e Gianluca Vialli. Era il 19 maggio 1991, una data che rimarrà per sempre scolpita nella mente dei tifosi blucerchiati, resi ebbri di gioia da quella banda di matti che, per festeggiare l’ultimo scudetto “romantico” del nostro calcio, aveva scelto di tingersi i capelli di biondo platino. Pensa te….
LO SCUDETTO BLUCERCHIATO (E NON SOLO) IN STAT! La stagione 1990/91 può essere considerata come l’ultima “romantica” del nostro calcio; ad appuntarsi sul petto il tanto ambito triangolino tricolore è infatti la Sampdoria, l’ultima favola della nostra massima serie. Vialli e Mancini conducono i blucerchiati del mitico Vujadin Boskov al primo storico triangolino tricolore, festeggiato tingendosi i capelli di biondo platino. I liguri precedono la coppia Inter – Milan ed i cugini del Genoa, guidato da Osvaldo Bagnoli. È l’anno, anche, del flop della Juventus tutta bollicine di Gigi Maifredi, nonostante una campagna acquisti miliardaria, con gli arrivi a Torino di Roby Baggio, Di Canio, Hassler, Corini e Julio Cesar: alla fine della fiera i bianconeri chiudono settimi, fuori dalla Coppe europee, dove invece approdano Torino e Parma. La Roma porta a casa la Coppa Italia, l’Inter la Uefa, regolando nella doppia finale proprio i giallorossi. In cadetteria esultano lo spregiudicato Foggia di Zeman, il Verona, la Cremonese e l’Ascoli. Nell’opera troverete la storia della stagione, con i tabellini di tutte le partite di Serie A e B, le tabelle riepilogative di tutte le protagoniste, i tabellini delle Coppe Europee e della Coppa Italia. In più le carriere di tutti i protagonisti di A e cadetteria che hanno messo piede in campo anche per un solo minuto. Ad arricchire il volume le foto di tutte le squadre e di tanti protagonisti, rigorosamente a colori. Prefazione di Stefano Olivari. L’opera è disponibile in versione cartacea su Amazon, digitando La Grande Storia del Calcio Italiano – Stagione 1990/91.
97 Credit Foto: Liverani
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da carletto Carlo CARLETTO Nicoletti (Direttore Artistico MATCH MUSIC) seguirà i profili Instagram e Twitter dei giocatori più importanti del pianeta Calcio e ci segnalerà le foto e i tweet più divertenti e particolari. Segnalate quelle che magari potrebbero sfuggirgli scrivendogli al suo profilo Twitter e Instagram @carlettoweb
FIORENTINA
RONALDO
CRISCITO
NOCERINO
MURIEL
Ribery
MORATA
SALAH
La prima in campionato per il nuovo presidente Rocco Commisso.
Ottimo esordio in campionato con goal su rigore contro la Roma per il capitano del Genoa.
Doppietta all’esordio in campionato per l’attaccante colombiano dell’Atalanta.
Vittoria per l’Atletico Madrid del campione spagnolo.
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La famiglia al completo per il campione portoghese pronto per una nuova stagione in Italia.
Bellissimo pensiero per il Mister.
Si era quasi procurato un rigore all’esordio in campionato dopo la spettacolare presentazione di qualche giorno prima.
Il campione egiziano e il nuovo arrivo dell’Arsenal David Luiz.
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