29 Paolo Delogu
ESPACIOS URBANOS EN EL OCCIDENTE MEDITERRÁNEO (S. VI - VIII) / 29 - 43
SPAZI ECONOMICI DELLE CITTÀ NELL’ITALIA DELL’VIII SECOLO
Abstract: Le città tardo-romane in Italia sono interessate da fenomeni di disgregazione del tessuto urbanistico e della funzionalità urbana, che si sviluppano progressivamente tra il VI e il VII secolo, giungendo al massimo verso la metà del VII secolo. Essi riguardano, con caratteri e intensità diversi, sia le regioni controllate dai longobardi che quelle rimaste sotto l’impero bizantino, e si riscontrano tanto al nord che al sud della penisola. Non vi sono fondazioni di città paragonabili a quella di Reccopolis o al quartiere regio di Toledo in Spagna. Tuttavia verso la fine del VII secolo si colgono indizi di una nuova vitalità espressa dalla società post romana, sia nei territori rurali che nelle città, dove sono nuovamente attestate
attività edilizie e monumentali che si consolidano e si moltiplicano nel corso dell’VIII secolo. Contemporaneamente si registrano tracce di collegamenti economici interregionali e vi sono testimonianze di attività commerciali che non ricalcano i circuiti caratteristici del sistema tardo-romano. La valutazione della natura e della consistenza di queste attività economiche nuove e dei loro riflessi sulla struttura urbana costituisce un problema storiografico importante su cui è in corso in Italia un vivace dibattito, stimolato anche da nuove acquisizioni archeologiche. La comunicazione svilupperà alcune considerazioni su queste problematiche.
La scelta dell’VIII secolo come ambito cronologico specifico per questa comunicazione dipende dal fatto che nel quadro della transizione dalla tarda antichità all’alto medioevo è questo un periodo sul quale le conoscenze sono attualmente più incerte, soprattutto se riferite alla fisionomia archeologica delle città e delle loro attività. Fino al VII secolo compreso, gli scavi condotti in un numero ormai rilevante di città italiane, tra cui Roma, Brescia, Napoli, Rimini, oltre alle prospezioni sempre più estese nei territori rurali, hanno messo in luce dati che consentono ricostruzioni d’insieme delle trasformazioni urbanistiche, con accettabili inferenze relative al sistema economico che sosteneva l’istituzione urbana. Dopo il VII secolo invece l’informazione archeologica diviene assai meno sicura e dettagliata. Proprio per questa relativa oscurità, l’VIII secolo in Italia costituisce oggetto di una questione storiografica aperta che può essere così sommariamente esposta: si trattò di un’epoca di relativa depressione economica e di stagnazione della vita cittadina, oppure si possono riconoscere in essa aspetti che suggeriscono un dinamismo economico e sociale nuovo, anche riguardo alla vita delle città ? In termini più generali e più suggestivi: si può affermare che col VII secolo viene a compimento la lunga crisi della tarda antichità e che nell’VIII già si manifesta un nuovo sistema, che possiamo chiamare medievale e che presenta caratteri non più recessivi, ma in certa misura espansivi ? Le osservazioni che presento in questa sede intendono discutere alcuni aspetti di questa problematica, nella persuasione che la frontiera della ricerca altomedievale, archeologica e storica, si stia oggi spostando, in Italia, appunto verso l’VIII secolo e oltre.
Per quanto riguarda la trasformazione delle città in Italia fra il V e il VII secolo, gli aspetti salienti sono ben noti. Abbandono, degrado e riduzione ad usi impropri di grandi monumenti civili della città antica: terme, anfiteatri, porticus, fori; fine della manutenzione e conseguente degrado delle infrastrutture di servizio: vie lastricate, fogne, acquedotti; creazione di spazi aperti in aree precedentemente edificate, semplicemente in conseguenza dell’abbandono dei quartieri residenziali e del crollo degli edifici, ma anche per la creazione intenzionale di spazi utilitari che rispondono a funzioni inconsuete nella città antica, quali l’utilizzazione agraria, il deposito dei rifiuti o la sepoltura dei morti, ottenuti mediante la rimozione o il livellamento delle macerie e l’apporto di terra sciolta; istallazione di officine artigianali all’interno della città; degrado di domus e insulae e diffusione di un’edilizia privata di tipo rustico, che utilizza parti degli edifici antichi, ristrutturandole con pareti di legno; riduzione dei volumi delle costruzioni; emergere di tipologie edilizie che associano funzioni residenziali e funzioni utilitarie. Si tratta di fenomeni che ricorrono, sia pure con aspetti localmente diversificati, anche nelle altre province occidentali dell’impero, e un poco più tardi in quelle orientali, e sono stati identificati e descritti in grandi opere di sintesi, come quelle di Wolfgang Liebeschuetz, di Claude Lepelley, e più recentemente, di Chris Wickham1. 1. Per l’Italia si rimanda alla sintesi di BROGIOLO-GELICHI 1998 e inoltre ai contributi raccolti in AUGENTI (ed.) 2006; inoltre DELOGU c.s. Per i quadri generali i riferimenti fondamentali sono LEPELLEY 1996; LIEBESCHUETZ 2001; WICKHAM 2005.