PAYSAGE Topscape 17

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IL PROGETTO DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO CONTEMPORARY LANDSCAPE PROJECT

Speciale

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TOPSCAPE PAYSAGE n° 17 - Rivista Internazionale di Architettura del Paesaggio - Periodico Trimestrale Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 335/2003 - conv. L.46/2004, art. 1 c. 1, DCB - Milano Euro 16 per Italia - Numero arretrato 18 euro - Spagna, euro 18 - Portogallo euro 18, 56 - Austria, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Principato di Monaco euro 20 Svizzera Canton Ticino chf. 25 - Svizzera chf. 28 - Danimarca dkk 160 - Gran Bretagna gbp 18 - Norvegia nok 180 - Svezia sek 230

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NDSCAPE • LA Y IT C • I LION 15 E I PADIG DROME 0 2 O P X E A • HYPPO LE B E Z IA C A E L P A S I • WAD LUGINBHÜL • RTA NUOVA O P I ONSUMO • D C • ESSAY YVES I I D IN I D R H IA G G O I LU • GGI PER I A MERLATA TREET • D • PAESA TA IS M PARCO CASCIN A BEI GOLD S A U L E G D • TA U N R E• N&DESIG 82 • E LANDSCAP R U NI • URBA T IA LP PP U A C T: OFFICINA S O IA S F • S E • IL PL U O M TE N U O U C . D’A • AL.PI • DAL ENTIAL PARK E • OPIFICIO S P ID S A E C R S D • N E D ALBISOLA IR A LA O E D D N A N E N A H E R C M B A V PRO TA • NDSCAPE • A KWAIT QUINTA FACCIA LA • I W N IO LO S Z N GARDEN • O TA TI O N E TU IN TI B S R IM N V U O A P C LUCIA A UA & LUCE • Q ORTA SANTA P C A • • H C PE E A T C IS • AND VERDE H EITH HARING K NDER THE L O U • RG A L N E • E PARK-GR • CITY PLAY ITTÀ WORLD PARK-ING AL EC IN C • TO I DIVERTIMEN H C R PA • Y IT C EDITORE

LAND SCAPE ACCESS IBILITY INSERTO SPECIALE SPECIAL INSERT

Aeuropean funding: IP Erasmus - 2014 Comune di Milazzo Con il contributo di

CONTEMPORARY LANDSCAPE PROJECT

TOPSCAPE IL PROGETTO DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO


TOPSCAPE EDITORE E DIRETTORE RESPONSABILE NOVELLA B. CAPPELLETTI DIRETTORE COMMERCIALE MARCELLO DI MAURO Redazione Coordinamento redazionale Aurora Benvenuti

Revisione testi Emilia Bitossi, Paola Scorletti Redazione Overview Mafalda Olivieri Redazione grafica Senior Carlo Bogani, Junior Elena Montesi Traduzioni Denise Fralley

HANNO

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EDITORIALE

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LA

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URBANISTICA

61

COMITATO CORRISPONDENTI ESTERI Italia Michela De Poli, Donatella Meucci, Laura Zampieri, Margherita Brianza, Alessandro Gabbianelli, Annalisa Metta, Flavio Pollano Londra, Gran Bretagna Claudio Zappia, Cristina Refolo, Gunther Galligioni Berlino, Germania Ippolita Nicotera, Tancredi Capatti, Elisa Serra, Silvia Beretta Parigi, Francia Annalisa Romani, Luisa Limido Grecia Paola Cofano Olanda Giovanni Tramutola, Lucia Longoni Isole Canarie Nicola Buson Barcellona, Spagna Patrizia Falcone, Agata Buscemi Stati Uniti Francesca Cigola Sud America Raffaella Colombo Cina Shuping Xiang

Yves Luginbühl

Speciale

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ITALIA MILANO

I PAESAGGI DI EXPO 2015 Benedetto Selleri PAN Associati ITALIA I PADIGLIONI EXPO

2015

ARMONIA AZERA - AZERBAIGIAN Progetto Simmetrico, Arassociati, iDeas. Progetto del paesaggio Emanuele Bortolotti AG&P

76

DREAM TERRACES - VIETNAM

78

LA FUSIONE DEGLI ELEMENTI - EMIRATI ARABI

Progetto di H&P Architects Progetto di Foster + Partners CITY LANDSCAPE

80

ITALIA MILANO

PARCO CASCINA MERLATA

Progetto e testo di Giovanna Longhi, Franco Giorgetta

84

ITALIA MILANO PORTA NUOVA

90

OMAN MUSCAT WADI AL AZEIBA

Rappresentanza Nazionale di Biennal Europea de Paisatge de Barcelona

EDITORE

ESSAY

EXPO LANDSCAPE

La Rivista ha sottoscritto: Agreeement for Mutual Support & Cooperation Protocollo d’Intesa

E PAESAGGIO FUTURE AGGREGAZIONI

IL MONDO VA IN SCENA NEL PAESAGGIO

COMITATO SCIENTIFICO INTERNAZIONALE Italia Guido Ferrara, Valerio Morabito, Franco Zagari Gran Bretagna Peter Fink Olanda Lodewijk Baljon, Adriaan Geuze, Bas Pedroli Francia Henri Bava, Bernard Lassus, Catherine Mosbach Australia Richard Weller Spagna Jordi Bellmunt Stati Uniti James Corner Cina Konjian Yu

CARTOLINA DA... BURJ KALIFA BUILDING di Franco Zagari

di Guido Ferrara e Giuliana Campioni

COLLABORATO A QUESTO NUMERO

• Dalla Francia Jaqueline Osty, Henri Bava, Agence Ter, Bernard Lassus, Yves Luginbühl, Péna Paysages - Christine e Michel Péna • Dalla Svizzera Mario Botta, Paolo Bürgi • Dagli Stati Uniti SWA Landscape Architecture, Planning and Urban Design, Richard Weller • Dal Messico Pedro Camarena Berruecos • Dall’Argentina Monica Brtolino • Dall’Italia Franco Zagari, Guido Ferrara, Giuliana Campioni, Benedetto Selleri, Simmetrico, Arassociati, Emanuele Bortolotti, AG&P, iDeas, Giovanna Longhi, Franco Giorgetta, Andreas Kipar, Land Srl, Alessandro Gabbianelli, Luisa Limido, Raffaella Colombo, Susanna Maset, Francesco Belligerante, Paolo Ceccon, Laura Zampieri, Enzo Eusebi, Fiat Partecipazioni, Alessandra Esposito, Flavio Pollano, Laura Gatti, Stefano Gennari, Antonio Vecchi, 3S Studio Architetti Associati, Carlo Calderan, Rinaldo Zanovello, Alessandro Trivelli, Silvia Calatroni, Alhadeff Architects, Luciano Luciani, Giulio Tona, Andrea Deserventi, Roberto Pasqualetti, Gianfranco Franchi, Chioggia Plus, StARTT, Valerio Morabito, Alessia Latella, Concetta Schepis, Gianfranco Neri

Novella B. Cappelletti

PROMENADE Progetto di Andreas Kipar - LAND Milano S.r.l., Aecom

Progetto di Atelier Jacqueline Osty & Associés. Testo di Alessandro Gabbianelli DIREZIONE GENERALE Novella Beatrice Cappelletti Marcello Di Mauro Redazione redazione@paysage.it Via Leon Battista Alberti, 10 ang. Corso Sempione Zona Fieramilanocity - 20149 Milano Tel. +39 02.34592780 - 02.45474777 - Fax +39 02.31809957 info@paysage.it - comunicazione@paysage.it Direzione Marketing & Pubblicità marketing@paysage.it Direzione Novella B. Cappelletti e Marcello Di Mauro Marketing Junior Paola Scorletti Tel. +39 02.34592780 - 02.45474777 - Fax +39 02.31809957 Abbonamenti abbonamenti@paysage.it Tel. +39 02.34592780 - 02.45474777 - Fax +39 02.31809957 Stampa Pinelli Printing Srl - Gessate (MI) - www.pinelliprinting.it Fotolito S. G. M. Servizi Grafici Milanesi Sas - Via Bono Cairoli, 31 - 20127, Milano Distribuzione Internazionale Sole Agent for Distribution Abroad: A.I.E. Agenzia Italiana di Esportazione S.p.a. - Via Manzoni, 12 - Rozzano (MI) Tel. +39 02.5753911 - Fax +39 02.57512606 - www.aie-mag.com Distribuzione Italia • JOO DISTRIBUZIONE - Via Argelati, 35 Milano - www.joodistribuzione.it • MDM MILANO DISTRIBUZIONE MEDIA - Via G. Rossa, 20 - Paderno Dugnano (MI) Quote abbonamento Annuale quattro numeri: 4 numeri della rivista + CD Overview Italia 60 euro Studenti 55 euro - Tariffe per l’estero visibili in copertina Rivista Trimestrale Registrazione c/o Tribunale di Milano n. 637 del 26 Novembre 2010 Pubblicità inferiore 45% Poste Italiane Spa - Spedizioni in a.p. D.L. 335/2003 conv. L. 46/2004 art.1 c.1, DCB Milano

96

FRANCIA ARCUEIL

HYPPODROME D’AUTEUIL Progetto di Péna Paysages - Christine e Michel Péna. Testo di Luisa Limido SCULPTURE LANDSCAPE

102

MESSICO CITTÀ DEL MESSICO RUTA DE LA AMISTAD

Progetto di Pedro Camarena/LAAP. Testo di Raffaella Colombo PAESAGGI PER I LUOGHI DI CONSUMO

106

FRANCIA PARIGI ARCUEIL

VACHE NOIR Progetto, testo e foto di Henri Bava - Agence Ter RESIDENTIAL PARK

112

ITALIA TREVISO

A TREVISO IL QUARTIERE APPIANI VOLUTO DA FONDAZIONE CASSAMARCA Progetto di Mario Botta. Direttore dei lavori Pietro Semenzato. Progetto del paesaggio Nico Daniele e Susanna Maset. Realizzazione Studio Giardino Foto di copertina: La Vache Noire - articolo a pag. 106


URBAN&DESIGN

Sommario

CINA SHANGHAI GUBEI GOLD STREET

Progetto e testo di SWA. Traduzione a cura di Francesco Belligerante PAVIMENTAZIONI

124

ITALIA MILANO

QUINTA FACCIATA Progetto di CZstudio Associati. Testo di Paolo Ceccon BRAND LANDSCAPE

128

ITALIA PRECI OPIFICIO SAL.PI.

132

ITALIA TORINO OFFICINA 82

UNO Progetto e testo di Enzo Eusebi Nothing Studio

Concept progettuale Fiat Partecipazioni Architettura in collaborazione con FGA Design, Duepuntodieci Associati, Cliostraat, Area Ingegneria Studio, ME Studio, A. Perino, Flavio Pollano, Geina VERDE HI-TECH

136

ITALIA URBINO PORTA SANTA LUCIA

Consulente Verde Tecnologico e testo di Laura Gatti Progetto di Interstudio - S. Gennari, Antonio Vecchi SLOW LANDSCAPE

140

ITALIA ALBISOLA GALLERIA D’ARTE E PAESAGGIO

Progetto di 3S Studio Architetti Associati, Voarino Cairo Associati, CAIRE Coop architetti e ingegneri. Testo di 3S Studio. Foto di Daniele Voarino e Livio Di Tullio DAL PARK-ING AL PARK-GREEN

144

ITALIA LUSON

UNDER THE LANDSCAPE Progetto e testo di CeZ Calderan Zanovello Architetti Foto di Leonhard Angerer ACQUA E LUCE

17

Speciale II

LANDSCAPE ACCESSIBILITY: WORKSHOP A MILAZZO di Valerio Morabito

III

ACCESSO AI LUOGHI di Richard Weller

IV I DOCENTI IV IL LUOGO di Concetta Schepis V

MILAZZO 2014 di Giancarlo Neri

VI UNIVERSITÀ/WORKSHOPS PROGETTI

VII IX XI

SITO 1 WATERFRONT PONENTE SITO 2 ABANDONED RAILWAY PARK SITO 3 CASTLE ACCESSIBILITY

LECTIO XIII XIV XVI

GIARDINO, ACCESSIBILITÀ E PROSPETTIVA di Paolo Bürgi PAESAGGIO E ACCESSIBILITÀ NEL XXI SECOLO di Daniel Vasini - West 8 E ALLORA L’ALTERITÀ di Monica Bertolino

Overview

CD - Rom Allegato a questo numero

ATTI INTEGRALI DI

FORUM INTERNAZIONALE DEL VERDE TECNOLOGICO

12/09

ECO tech GREEN

ECOtechGREEN

2014

118

Forum internazionale dedicato al verde tecnologico

AGRITECTURA Agritectura per le smart cities IL VERDE TECNOLOGICO E INFRASTRUTTURE VERDI TECNOLOGIE VERDI PER LE GRANDI REALIZZAZIONI VERDE

TECNOLOGICO:

VERSO

VERDE

TECNOLOGICO:

PENSILE

EXPO E

2015

VERTICALE

VERDE TECNOLOGICO: SPERIMENTAZIONE E RICERCA

KUWAIT CITY

CONSTITUTION GARDEN Progetto e testo di SdARCH Trivelli & Associati PARCHI DIVERTIMENTO

152

ITALIA ROMA CINECITTÀ WORLD

Progetto e testo di Luciano Luciani - HYDEA S.p.A. CITY PLAY

158

ITALIA PISA

LARGO KEITH HARING Progetto e testo di Roberto Pasqualetti. Foto di Andrea Bosi RUBRICHE

162 164 165 176 177 178 180

CITY PLAY NOVITÀ NEL MONDO DELLE AREE GIOCO COMPETITION I CONCORSI DI ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO WHEN&WHERE EVENTI, PREMI E NEWS DA TUTTO IL MONDO WEBSITE TOP 7 DEI MIGLIORI SITI DEI PARCHI TEMATICI APPUNTAMENTI AGENDA DEI PROSSIMI INCONTRI BOOKSHOP LE NOVITÀ EDITORIALI IN ITALIA E NEL MONDO ESTROVERDE NOVITÀ NEL SETTORE DEI PRODOTTI E TECNOLOGIE VERDI

E-mail: comunicazione@paysage.it

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Con il Patrocinio di

MILANO 2015 NUTRIRE IL PIANETA ENERGIA PER LA VITA

Promosso da

In collaborazione con

Nell’ambito di

Promozione e Sviluppo per l’Architettura del Paesaggio Media Partner

TOPSCAPE

PAYSAGE

148

Tra i contributi: • GARY GRANT • NATHALIE GRENON • ANDRÉ STRAJA • HENRI BAVA • BENEDETTO SELLERI • GIANCARLO MARZORATI • GIORGIO STRAPPAZZON • LAURA ZAMPIERI E PAOLO CECCON • PATRIZIA POZZI

Inserzionisti: Arredo di Pietra s.r.l. (pag. 25), Assimp Italia (pag. 38-39), Assiverde s.r.l (pag. 33), Bellitalia s.r.l. (pag. 10), Coplant (pag. 41), Bonfante s.r.l. (pag. 19), Calzolari s.r.l. (pag. 14- 15), Crema Green (pag. 35), Envira s.r.l. (pag. 35), Esterni Architettura e Design del Paesaggio (pag. 43), Eterno Ivica (pag. 22), Euroambiente (pag. 60), Favaro 1 (pag. 23), Fercad s.p.a. (pag. 2-3), Floricoltura Pasquale Gervasini s.r.l. (pag. 17), Fondazione Cassamarca (pag. 112-117), Full Service s.r.l (pag. 28), Gardenesk (pag. 48-50) Geoplast s.p.a. (pag. 26), Giorgio Tesi Group (pag. 4-5), Granulati Zandobbio s.r.l. (pag. 18), Gruppo Industriale Tegolaia s.r.l. (pag. 20), Gruppo Mati s.r.l. (pag. 31), Harpo s.p.a. (pag. 21), Hunter Industries Inc (pag Pag. 12 ), Hw Style s.r.l. (pag. 11), Idrogarden s.s (pag. 34), Impernovo s.r.l. (pag. 24), Innocenti & Mangoni s.s.a. (pag. 27), Lande s.r.l. (pag.29), Modo s.r.l. (pag. 162), Paver s.p.a. (pag. 52), Performance in Lighting s.p.a. (pag. 8), Perlite Italiana s.r.l. (pag. 36), Peverelli s.r.l (pag.13), Piante Faro (pag. 9), Poliflor s.a.s.s. (pag. 30), Pozza s.r.l. (pag. 45), Pratoverde s.r.l. (pag. 56), Proludic s.r.l. (pag. 164), Sm Giardino Italiano (pag. 42), Tutor International s.r.l. (pag. 32), Verde Monetti s.r.l. (pag. 37), Verdinia (pag. 36), Veris s.r.l. (pag. 40), Vivai Nord (pag. 44), Vannucci Piante (I di copertina e pag. 1), Watercube s.r.l. (pag. 6-7), Zinco Italia s.r.l. (pag. 16).


Novella Beatrice Cappelletti Il Direttore

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IL PROGETTO DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO CONTEMPORARY LANDSCAPE PROJECT

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TOPSCAPE PAYSAGE n° 17 - Rivista Internazionale di Architettura del Paesaggio - Periodico Trimestrale Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 335/2003 - conv. L.46/2004, art. 1 c. 1, DCB - Milano Euro 16 per Italia - Numero arretrato 18 euro - Spagna, euro 18 - Portogallo euro 18, 56 - Austria, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Principato di Monaco euro 20 Svizzera Canton Ticino chf. 25 - Svizzera chf. 28 - Danimarca dkk 160 - Gran Bretagna gbp 18 - Norvegia nok 180 - Svezia sek 230

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TREE-CODE

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SCAPE • • CITY LAND E I PADIGLIONI • HYPPODROME ALE EXPO 2015 ADI AL AZEBA LUGINBHÜL • SPECI • UOVA • W DI PORTA N • ESSAY YVES HI DI CONSUMO • I GIARDINI GGI PER I LUOG A MERLATA STREET • PARCO CASCIN LA AMISTAD • PAESA • GUBEI GOLD • RUTA DE CONTEMPORANEO SIGN E DEL PAESAGGIO IL PROGETTO N&DE SCAP 82 • PPIANI • URBA SCULPTURE LAND CONTEMPORARYCLANDSCAPE FIAT: OFFICINA SSO APROJECT D’AUTEUIL • SAL.PI. UNO • L PARK • OMPLE A • DAL O SCAP V E REV• IOEPIFICIO W • RESIDENTIA D LAND ADE AD ALBISOL VACHE NOIRE TA • BRAN allegato al n°17 PAYSAGE/TOPSCAPE SCAPE • PROMEN WAIT K UINTA FACCIA A Q LAND • I ARDEN • SLOW UTION G PAVIMENTAZION LUCIA A URBINO LUCE • CONSTIT • ACQUA & H • PORTA SANTA ANDSCAPE VERDE HI-TEC KEITH HARING • • UNDER THE L PLAY • LARGO PARK-GREEN ORLD • CITY PARK-ING AL • CINECITTÀ W DIVERTIMENTO CITY • PARCHI

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GREEN • LE • ECOTECH INTERNAZIONA E VERDI • GARY GRANT • ALI • FORUM RUTTUR I • ATTI INTEGR LOGICO E INFRAST PER LE GRAND • IL VERDE TECNO FIORI • TECNOLOGIE VERDI SELLERI • EMANUELE AGRITECTURA RDIS • MATTEO • BENEDETTO TEODORO GEORGIA GARELLO • VERDE NATHALIE GRENON NI • GIULIANO • HENRI BAVA • STRAJA • PAOLO EDOARDO GUAZZO REALIZZAZIONI ANDRÉ ED • ZON STRAPPAZ ESPOSITO • PAOLO RIZZATTO LE • GIORGIO BORTOLOTTI • ALESSANDRA PENSILE E VERTICARLO MARZORATI • LAURA GATTI LOGICO: TECNOLOGICO • VERDE TECNO ZAMPIERI • GIANCA E DINO VERLATO I CECCON E LAURA • MICHELE ZORDAN RICERCA • LUCIA BORTOLIN E E FLAVIO POLLANO NE SPERIMENTAZIO

LA STRADA DEL PAESAGGIO Il nostro viaggio alla scoperta dell’EXPO prosegue anche in questo numero sia con il progetto che investe il sito espositivo, sia scoprendo i progetti ad “alto tasso di natura”, di alcuni Paesi ospiti come l’Azerbaigian, il Vietnam o gli Emirati Arabi. È un caleidoscopio di progetti, nazioni, città, idee la proposta che questo numero vuole offrire, forse come mai prima, una visione del mondo che opera per ricostruire attraverso il paesaggio connessioni interrotte, vitalità perdute e tutto sembra paradossalmente ruotare intorno al tema della Strada, intesa nella sua accezione più ampia, una via, un attraversamento, un percorso che solca il tessuto urbano ma anche un simbolo, un’occasione, un’interruzione generatrice. Ad aprire il numero una delle più interessanti Promenade appena realizzate a Milano: Porta Nuova. Una passeggiata verde inserita nello skyline più newyorkese della città, un intervento ad alta tecnologia che inserisce, in ogni punto di questa forte urbanizzazione, un paesaggio insolito e silenzioso un angolo appartato a ridosso del traffico più congestionato regalando alla città una sorta di high-line tutta milanese. Ma la strada può essere a volte anche un grande vuoto, è questo il caso del lungo parco lineare realizzato a Muscat in Oman su progetto di Jacqueline Osty che, a conclusione della seconda fase dei lavori, srotolerà nel centro della capitale del sultanato, un nastro verde di oltre quindici ettari. Un parco simbolico per la riconquista dello spazio pubblico, insolito per l’area geografica nella quale si colloca, innovativo per il disegno progettuale e botanico ma dirompente per le funzioni ospitate: un’immagine stridente che vede anche le donne, severamente coperte di nero, accompagnare i bambini verso lo spazio libero. Ed è sempre di strada, intesa come percorso, che presentiamo un parco che nasce dal “vuoto” centrale lasciato dal tracciato di un ippodromo. Un prezioso orizzonte libero all’interno di una città densa come Parigi che Michel Péna recupera con un’abile trasformazione in una porzione di paesaggio, dove convivono le funzioni ecologiche e ambientali con le più diverse pratiche sportive. Ma è di “strada” intesa come paesaggio culturale che si parla

con la Ruta de la Amistad di Città del Messico, una “strada dell’amicizia” che ospita “le sculture dei popoli” realizzata da Matias Goritz in occasione dei Giochi Olimpici del 1968 e che oggi viene “restaurata” per opera di Pedro Camarena, con un intervento di archeologia del paesaggio intesa come la somma di restauro ecologico di alto valore simbolico e recupero culturale. Di altro passo e atmosfera è invece il tema che affronta Henri Bava, anche se il movente è sempre lo stesso, risolvere una complessità urbana che vede nella strada la massima concentrazione, un crocevia di funzioni e usi da far convivere nello stesso luogo. Ed è da questo presupposto che muove il progetto de la Vache Noire, un parco al di sopra di un centro commerciale che unisce, in un paesaggio del futuro, le complesse funzioni degli spazi multifunzionali urbani. Ed è ancora di strada che si parla a Luson o meglio dei fenomeni indotti, come quello del parcheggio in aree dove l’espansione del turismo modifica a tal punto la fruizione del paesaggio, da dover rendere necessario l’occultamento della sosta. Con un intervento radicale che costruisce un paesaggio pensile al di sopra di un parcheggio ipogeo, un’opera complessa e coraggiosa interrompe il consumo della bellezza restituendo alla valle la sua originaria atmosfera. Ma è con un Gubei Gold Street che il tema della strada apre nuovi scenari per lo sviluppo delle città cinesi, una strada che vuole far convivere la sostenibilità ambientale con il vivere sano, la natura interpretativa con un design contemporaneo, il tutto all’interno di un dispositivo che, oltre a essere uno straordinario polmone verde, vuole porre le basi per la scoperta di un nuovo modello di socialità da praticare attraverso un inesplorato paesaggio pubblico. E, infine, è della strada come “suolo” che Paolo Ceccon ci parla, e della possibilità che “il suolo può essere esplorato attraverso il progetto nelle sue implicazioni simboliche e figurative trasformandosi in occasione progettuale a tal punto da divenire il principio informatore per l’intera realizzazione: uno strato geologico e pedologico la cui superficie è una “quinta facciata” che rientra a pieno titolo nell’architettura del paesaggio delle città”.

* il TREE-CODE che appare in ogni numero rappresenta il numero di nuovi alberi piantati attravero i progetti che vengono

pubblicati in ciascun numero.

Editoriale

EDITORE

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Che cos’è il “progetto del paesaggio” che oggi difendono i professionisti? Quale sarà l’avvenire dell’ambiente in cui vivono gli europei, che si trovano ad affrontare la mondializzazione dell’economia, i cui movimenti planetari sfuggono ai cittadini e rimettono in discussione la capacità di contribuire a un’opera collettiva come il paesaggio? È la riflessione proposta da Yves Luginbühl, consulente del Consiglio d’Europa che, in oltre quarant’anni di ricerca, traccia una lettura politico/storica del rapporto tra natura, paesaggio e territorio.

Il mondo va in scena nel paesaggio - La mise en scène du monde di Yves Luginbühl Yves Luginbühl, consultant to the Council of Europe, reflects on the difference between a professional land Yves Luginbühl scape design and a more standard treatment of Ingegnere agronomo e geografo, dottore in gelandscape. In an essay on the relationship ografia all’Université de between nature, landscape and territory, Paris I Panthéon Sorbonne, è Direttore di ricerca drawing on forty years of historic/politiemerito al Centre National de la Recherche Scientifique cal research, Luginbühl discusses ta(CNRS). Consulente del Conking the step from garden design siglio d’Europa, è stato redattore di diverse Convenzioni europee sul to landscape design and whepatrimonio e sul paesaggio nel quadro delle politiche ther that means intervedi governo del territorio. Presiede il Comitato scientifico del programma di ricerca “Paysage et ning or dominating. développement durable” del Ministère français de l’Écologie, du Développement et de l’Aménagement Durables.

ESSAY

Il mondo va in scena nel paesaggio La mise en scène du monde di

Yves Luginbühl

La preziosa texture disegnata da Michel Péna per il ponte nel Parc de l’Ippodrome

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N

on si tratta di qualcosa di nuovo. Sin dalla istituzione di un’autorità politica, a qualunque livello, i gruppi dominanti delle società hanno cercato di farsi notare e di imporre la propria presenza nel mondo mostrandosi sulla scena pubblica. Si trattava di una forma simbolica di rappresentazione del potere volta a tracciare dei limiti tra i detentori del potere e coloro che dovevano contemplare i loro dominatori sul palcoscenico del mondo. Una delle forme di questa rappresentazione fu l’edificazione dei palazzi e dei giardini che li circondavano, quando non si trattava della sfilata delle truppe che i signori guidavano in battaglia. Questa forma di ostentazione risale verosimilmente alla preistoria, quando alcuni gruppi etnici cominciarono a colonizzare nuove terre con la conseguente necessità di mettere in mostra il potere acquisito nei domini conquistati: dare prova di un’esistenza e di una superiorità consolidate di fronte a gruppi che cercavano di sottrarre loro gli spazi colonizzati. Questa manifestazione ha continuato ovunque a rafforzarsi: nell’impero persiano, nei territori cinesi o egiziani, nell’impero romano, in quello carolingio o islamico ecc. Nel Rinascimento una delle rappresentazioni più impressionanti è senza dubbio la costruzione delle ville italiane, da parte del Palladio o di altri architetti meno famosi, . In Toscana o in Veneto, queste ville sontuose ostentavano, di fronte alle popolazioni che più tardi formarono l’Italia, la magnificenza del potere delle grandi famiglie patrizie e costituivano, con le tenute, i parchi e gli spazi per la produzione agricola, una forma di costruzione di un paesaggio “completo”. METTERE IN SCENA IL MONDO: PER QUALI SCOPI? Ovunque, la “messa in scena” del mondo ha costituito un principio sul quale sono stati impostati gli assetti territoriali concepiti dal potere politico. Tuttavia, dietro queste rappresentazioni di supremazia, c’erano anche obiettivi economici essenziali. Proprio questa convergenza di scopi tra governance territoriale/paesaggistica e obiettivi economici è uno degli aspetti analizzati, frutto di quasi quarant’anni di ricerca. Fu innanzitutto l’equivoco sull’origine del termine paesaggio che, è stato erroneamente attribuito al settore dell’arte ma che in realtà deriva da quello dell’assetto del territorio. Il termine infatti comparso nel 1462 con l’espressione fiamminga lantscap, era prossimo alla parola tedesca landschaft (Land) paese e (schaft) comunità o modalità di governance territoriale, esprimendo così la relazione che si instaura tra il paese e la sua popolazione. All’epoca il termine era legato al diritto consuetudinario che regolava le relazioni tra la società locale e il suo territorio. La parola è nata nella regione costiera paludosa della Frisia olandese, tedesca e danese, dove le comunità locali edificavano i terpen, specie di tumuli di terra che consentivano loro di trovarsi al riparo dalle maree più tempestose. Allo stesso tempo, l’isolamento permetteva a queste comunità di godere di una certa autonomia nei confronti dei signori

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della regione. I terpen erano molto numerosi e nell’XI secolo si giunse a contarne un migliaio; tuttavia, a poco a poco furono sostituiti dai polder, la cui tecnica di costruzione era una specialità degli ingegneri olandesi dell’epoca. I polder resero possibile la colonizzazione della maggior parte delle zone paludose marittime dell’Olanda, a partire dal Medio Evo fino alla fine del Rinascimento, e oltre. Tuttavia, anche se il termine fiammingo deriva dall’assetto territoriale, è indubbio che anche i pittori abbiano avuto un ruolo essenziale nell’ancoraggio sociale del paesaggio e, in particolare, nella valorizzazione degli assetti realizzati dal potere politico, in quanto i pittori erano spesso al servizio dei signori per rappresentare i nuovi paesaggi conquistati al mare: si trattava di una maniera di mettere in mostra la potenza politica dei principi. Tuttavia, al di là di questa “messa in scena simbolica”, gli obiettivi economici erano fondamentali, soprattutto verso la fine del Medio Evo, periodo in cui le società europee conobbero una grave crisi demografica a causa delle epidemie di peste proveniente dall’Oriente, delle guerre e dell’incapacità del sistema economico feudale di assicurare alle popolazioni un livello di alimentazione sufficiente. Tra la metà del XIV e la metà del XV secolo, quasi il 50% della popolazione europea scomparve e la restante andò incontro a un’estrema miseria. I lavori intrapresi per valorizzare le zone paludose del Mare del Nord permisero di ampliare le terre utilizzabili, in particolare quelle da destinare al pascolo, contribuendo in tal modo allo sviluppo dell’allevamento bovino il quale forniva non solo la carne, ovvero le proteine che erano quanto mai necessarie all’alimentazione umana, ma anche latticini, formaggi e burro, per i quali i Paesi Bassi divennero allora i primi esportatori. Questo obiettivo economico incentrato sullo sviluppo dell’allevamento è stato il principale scopo degli agronomi di tutti i Paesi europei che lo consideravano il mezzo per far uscire le popolazioni dalla miseria e assicurare loro un’alimentazione più equilibrata, fino a quel momento incentrata sul consumo dei cereali – ovvero dei carboidrati – insufficienti per assicurare la salute umana. In contemporanea, tuttavia, l’ampliamento dei terreni destinati al pascolo (che in realtà non conobbe una vera fase di espansione se non nel XVIII secolo in Inghilterra, con la rivoluzionaria introduzione delle piante foraggere) ha contribuito all’affermazione dell’iconografia del paesaggio pastorale, fatto di verdi pascoli, così come già lo descriveva Virgilio e lo declamava la Bibbia1. L’Inghilterra era, pertanto, all’avanguardia nello sviluppo dell’allevamento, avendo cominciato da tempo con l’installazione delle enclosures che recintavano i prati verdi nei quali venivano chiusi gli animali, mentre il diritto proibiva la recinzione dei campi e gli animali erano spesso allevati in terreni comuni. Anche in Italia, il progresso economico dovuto all’allevamento del bestiame ebbe grande importanza, soprattutto con gli investimenti fatti dagli Sforza in Lombardia nel l’allevamento bovino e dai Medici in Toscana in quello dell’allevamento ovino o ancora la pratica della grande transumanza dalle Puglie agli Abruzzi.

MODELLI PAESAGGISTICI Il simbolo del paesaggio pastorale è rimasto ancorato nell’immaginario collettivo europeo, ma il XVIII secolo vide l’avvento del sublime, simbolo della vittoria dell’uomo sulla natura grazie alle scoperte scientifiche2 che permisero all’uomo razionale di diventare, almeno così si pensava, più potente della natura stessa. Il sublime ha rappresentato anche l’opportunità per gli artisti di raffigurare i paesaggi montani e litoranei, che fino ad allora avevano costituito il culmine dell’orrore. Accanto al sublime si impone, poco a poco, anche il pittoresco, un modello di paesaggio che sarà all’origine dello sviluppo del turismo di massa. È per questo che nel lavoro di ricerca si approfondiscono le sensibilità sociali verso i paesaggi, sviluppando la teoria dei modelli paesaggistici (pastorale o bucolico, paese di Cuccagna, sublime, pittoresco...) che dominano il pensiero globale del paesaggio in Europa. Ma parallelamente, si dimostra come un’altra forma di pensiero del paesaggio si sia basata sulla vicinanza degli uomini ai loro habitat quotidiani, con una cultura locale della natura o con la memoria sociale degli avvenimenti storici del loro ambiente. NATURA, NATURE E PAESAGGIO Un altro tema affronta la questione del posto occupato dalla natura nel paesaggio, sviluppando in particolare il significato di entrambi i termini e il loro reciproco rapporto: di quale natura parliamo quando si tratta di paesaggio? Esiste, infatti, una “natura naturale” che è quella che gli uomini sfruttano razionalmente nello svolgimento delle loro attività economiche, e una natura “ricomposta”, più bella, che ha ispirato il campo dell’arte. LA CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO L’attuale progetto di paesaggio e i nuovi modelli di governance territoriale appaiono, ovunque nel mondo, fondati sulla partecipazione dei cittadini come raccomandano la Convenzione Europea del Paesaggio e la Convenzione di Århus3. Si tratta in questo caso di chiedersi che cosa sia il progetto di paesaggio che difendono i professionisti, rispetto alle modalità classiche di assetto del territorio. Come si sia passati dal progetto di giardino a un progetto di paesaggio e cosa significhi sistemare il territorio pretendendo di agire sul paesaggio, di dominarlo. È la sfida lanciata... ovvero quale sarà l’avvenire dell’ambiente in cui vivono gli europei, che si trovano ad affrontare la mondializzazione dell’economia i cui movimenti planetari sfuggono al semplice cittadino e rimettono in causa la sua capacità di contribuire a un’opera collettiva, quella del suo ambiente quotidiano, nel quale egli ricerca innanzitutto il benessere? Note 1

Salmo 23, del Re David: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome”. 2 In particolar modo la macchina a vapore, basata sulle leggi della termodinamica, un mezzo che permetteva di andare più veloce e di essere “più potenti” della natura. 3 La Convenzione Europea del Paesaggio è stata adottata a Firenze nel 2000, mentre quella di Århus, che invita le popolazioni a partecipare ai processi decisionali in materia ambientale, nel 1998.


C

e n’est pas nouveau. Dès la formation d’une autorité politique, à quelque échelle que ce soit, les groupes dominants des sociétés ont cherché à se montrer sur la scène publique pour se faire valoir et imposer leur présence au monde. Il s’agissait d’une forme symbolique de représentation du pouvoir qui traçait des limites entre ceux qui détenaient la force et le pouvoir et ceux qui devaient contempler leurs dominateurs sur la scène du monde. Et bien évidemment, l’une des formes de cette représentation fut l’édification des palais et des jardins qui les entouraient, lorsque ce n’étaient pas les défilés des armées que les maîtres conduisaient au combat. Cette forme de mise en scène du pouvoir remonte vraisemblablement à la préhistoire, lorsque des groupes ethniques commençaient à coloniser de nouvelles terres et qu’ils avaient besoin d’une démonstration ostentatoire de leur pouvoir sur les domaines qu’ils avaient conquis : se montrer face aux autres, faire preuve d’une existence et d’une supériorité affirmées devant les autres groupes qui cherchaient à leur ravir les espaces colonisés. Plus tard, cette manifestation ne fit que se renforcer, que ce soit dans l’Empire perse, dans les territoires chinois ou égyptiens, les empires romain, carolingiens, islamique, etc. L’une des manifestations les plus éclatantes de cette mise en scène du pouvoir est sans doute la construction des villas italiennes, de Palladio ou d’autres architectes moins illustres au moment de la Renaissance. En Toscane ou en Vénétie, ces somptueuses villas offraient au regard des populations des états qui composèrent plus tard l’Italie, la magnificence du pouvoir des grandes familles patriciennes et constituaient une forme de construction d’un paysage complet avec les domaines qui les entouraient. METTRE EN SCÈNE LE MONDE: DANS QUELS BUTS? La mise en scène du monde constitue un principe qui a guidé partout sur la planète les aménagements des territoires conçus par les pouvoirs politiques. Mais derrière ces enjeux de représentation du pouvoir, il y avait également des objectifs économiques essentiels. C’est cette convergence entre les objectifs politiques de la gouvernance territoriale et paysagère et les visées économiques qui l’un des aspect de l’ouvrage «La mise en scène du monde. Construction du paysage européen» que l’auteur de cet article a publié en 2012 aux Editions du CNRS, organisme de recherche français. Issu de presque quarante ans de recherche, cet ouvrage fait d’abord le point sur l’origine du terme paysage qui a été souvent à tort attribué au domaine de l’art et qui vient en réalité de celui de l’aménagement du territoire : il est apparu en 1462 sous la forme «lantscap» flamand, proche de l’allemand «Landschaft», signifiant pays (Land), communauté (Schaft) et mode de gouvernance territoriale qui exprime la relation qui se noue entre le pays et sa population. Il était alors lié au droit coutumier qui régulait les relations entre la société locale et son territoire. Le mot est né dans la région des marais maritimes des frises hollandaise, allemande et danoise où les communautés paysannes édifiaient des «terpens», sortes de buttes de terre qui leur permettait

d’être à l’abri des plus fortes marées. En même temps, leur isolement leur permettait de bénéficier d’une certaine autonomie vis-à-vis des seigneurs de la région. Ces terpens étaient très nombreux, on en compta jusqu’à mille au 11ème siècle, mais ils furent remplacés peu à peu par les polders dont la technique était une spécialité des ingénieurs hollandais de l’époque et qui contribuèrent à coloniser la plus grande partie des marais maritime de la Hollande du Moyen Âge à la fin de la Renaissance et au-delà. Cependant, si le terme flamand vient bien de l’aménagement du territoire, il est certain que les peintres ont joué un rôle essentiel dans l’ancrage social du paysage et en particulier en valorisant les aménagements réalisés par les pouvoirs politiques, les peintres étant le plus souvent à leur service pour représenter les nouveaux paysages conquis sur la mer : une manière de mettre ainsi en scène la puissance politique des princes. Mais au-delà de cette mise en scène symbolique, les objectifs économiques étaient primordiaux, surtout dans la période de la fin du Moyen Âge où les sociétés européennes avaient connu une grande crise démographique en raison des épidémies de peste venue d’Orient, des guerres et de l’incapacité du système économique féodal d’assurer un niveau d’alimentation suffisant aux populations. Entre le milieu du 14ème siècle et celui du 15ème, près de la moitié de la population européenne disparut et fut soumise à une extrême misère. Les travaux entrepris pour mettre en valeur les marais de la mer du nord ont permis d’agrandir le domaine exploitable, en particulier pour la production des herbages qui contribuèrent au développement de l’élevage bovin et de fournir non seulement de la viande, c'est-à-dire des protéines qui faisaient cruellement défaut dans l’alimentation humaine, mais aussi des laitages, fromages et du beurre dont les Pays-Bas furent alors les premiers exportateurs. Cet objectif économique centré sur le développement de l’élevage a été la principale visée des agronomes de tous les pays d’Europe qui y voyaient le moyen de sortir les populations de la misère et d’assurer une alimentation plus équilibrée, alors qu’elle avait été très longtemps centrée sur la production de céréales, c'est-à-dire de glucides, insuffisant pour la santé humaine. Mais en même temps, l’extension des herbages qui ne connurent leur véritable phase d’expansion qu’au 18ème siècle avec la révolution fourragère anglaise a contribué à installer le symbole du paysage pastoral fait de vertes prairies, ainsi que déjà Virgile le recommandait et que la Bible le valorisait1. L’Angleterre fait figure de pionnier dans ce développement de l’élevage, mais elle avait commencé tôt avec la mise en place des enclosures entourant les vertes prairies où étaient enfermés les animaux alors que le droit coutumier interdisait la clôture des champs et que les animaux étaient le plus souvent élevés dans les terres collectives. En Italie également, le progrès économique dû à l’élevage connut une grande importance, notamment avec les investissements des Sforza en Lombardie dans l’élevage bovin et des Médicis en Toscane dans l’élevage ovin et la pratique de la grande transhumance depuis les Pouilles jusqu’aux Abruzzes. MODÈLES PAYSAGERS Le symbole du paysage pastoral est resté ancré

dans l’imaginaire collectif européen, mais le 18ème siècle vit l’avènement du sublime, symbole paysager de la victoire de l’homme sur la nature grâce aux découvertes scientifiques2 qui ont permis à l’homme rationnel de devenir plus puissant que la nature, du moins le pensait-il. Le sublime, ce fut aussi l’opportunité pour les artistes de représenter les paysages des montagnes et des littoraux qui étaient jusqu’alors les sommets de l’horreur. A côté du sublime s’impose peu à peu également le pittoresque, modèle paysager qui sera à l’origine du développement du tourisme de masse. C’est ainsi que l’ouvrage comporte un chapitre consacré aux sensibilités sociales aux paysages: il développe la théorie des modèles paysagers (pastoral ou bucolique, pays de cocagne, sublime, pittoresque…) qui dominent la pensée globale du paysage en Europe. Mais parallèlement, le chapitre montre comment une autre forme de pensée du paysage s’est fondée dans la proximité des hommes avec leur cadre de vie quotidien et une culture locale de la nature ou la mémoire sociale des événements historiques de leur milieu de vie. NATURE, NATURES ET PAYSAGE Un autre chapitre est centré sur la question de la place de la nature dans le paysage et développe le sens du terme nature par rapport à celui du terme paysage: de quelle nature parlons-nous lorsqu’il s’agit de paysage. Il existe en effet une nature « naturelle » qui est celle que les hommes aménagent dans le déploiement de leurs activités économiques et une nature recomposée, plus belle que nature et qui a inspiré le domaine de l’art. LA CONVENTION EUROPÉENNE DU PAYSAGE L’ouvrage se termine par un chapitre consacré au projet de paysage et aux nouveaux modes de gouvernance territoriale qui apparaissent partout dans le monde, fondés sur la participation des citoyens comme le recommande la Convention Européenne du Paysage et la Convention d’Arhus3. Il s’agit ici de se demander ce qu’est un projet de paysage que défendent les professionnels, face aux modes classiques de l’aménagement du territoire. Comment est-on passé du projet de jardin à un projet de paysage et que signifie d’aménager le territoire en prétendant agir sur le paysage, le maîtriser. C’est l’enjeu souligné dans la fin de l’ouvrage, c'est-à-dire celui de l’avenir du milieu de vie des Européens, confrontés à la mondialisation de l’économie, dont les mouvements planétaire échappent au simple citoyen et qui remettent en cause sa capacité à contribuer à une œuvre collective, celle de son cadre de vie quotidienne, où il recherche avant tout le bien-être. Notes Psaume 23, Cantique de David: «L’Eternel est mon berger : je ne manquerai de rien. Il me fait reposer dans de verts pâturages, Il me dirige près des eaux paisibles. Il restaure mon âme, Il me conduit dans les sentiers de la justice, A cause de son nom». 2 La machine à vapeur notamment qui reposait sur les lois de la thermodynamique, moyen d’aller plus vite que la nature et d’être plus puissant qu’elle. 3 La Convention Européenne du Paysage a été adoptée en 2000 à Florence et celle d’Arhus qui incite à la participation des populations aux décisions en matière d’environnement en 1998. 1

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Speciale

A otto mesi dall’apertura di Expo 2015, torniamo a parlare del progetto paesaggistico con due nuovi ambiti: la Collina Mediterranea e i Filari. Dopo aver pubblicato nei precedenti numeri il sistema delle piazze, gli Hortus, l’anello perimetrale del bosco, il canale e i giardini d’acqua presentiamo uno dei dispositivi di paesaggio più iconici e, per questo, anche più complessi del sito espositivo. Per farlo abbiamo intervistato i progettisti del progetto definitivo ed esecutivo.

Eight months from the opening of Expo 2015, we return to the topic of landscape architecture and discuss two new environments: the Mediterranean Hillside and the allées. In previous issues we published the layout of the plazas, the Hortus, the perimeter wooded ring, the canal, and the water gardens; here, having spoken with the designers, we present one of the most iconic landscapes, in the exhibition’s most complex site.


EXPO LANDSCAPE Prospettiva aerea della Collina Mediterranea e del Decumano del sito espositivo.

I PAESAGGI DI EXPO 2015 15 TOPSCAPE 65


SCHEDA TECNICA Progetto Piastra Espositiva Nome Expo Milano 2015 - i paesaggi di Expo 2015 Tipo realizzazione delle opere a verde della piastra espositiva di Expo Milano 2015 Luogo Milano Committente Expo 2015 S.p.A. Masterplan Jacques Herzog, Ricky Burdett, Joan Busquets, William McDonough, Stefano Boeri Progetto preliminare delle opere paesaggistiche Ufficio di Piano Expo 2015 S.p.A. Arch. Matteo Gatto, Dott.ssa Cristina Martone, Arch. Gianluca Lugli, Arch. Ciro Mariani Progetto definitivo ed esecutivo generale Metropolitana Milanese S.p.A. Progetto definitivo ed esecutivo delle opere paesaggistiche PAN associati s.r.l. - coordinatore di progetto dott. forestale paesaggista Benedetto Selleri con Franco Zagari per il progetto dell’ambito degli Hortus Cronologia progetto: 2011-in fase di realizzazione Impresa costruttrice raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Ing. E. Mantovani S.p.A., Consorzio Veneto Cooperativo Scpa, Bilfinger sielv Facility Management S.r.l. Impressa opere a verde Zelari Piante s.s./ATI Euroambiente – Itaf s.r.l. Pistoia (PT) Direzione lavori progetto generale Infrastrutture Lombarde S.p.A. e Italferr S.p.A.

Ci può illustrare, brevemente, il concetto di fondo degli ultimi ambiti non ancora descritti nei numeri precedenti di Topscape Paysage*? Gli ambiti di progetto, ancora non descritti nei precedenti numeri di “Paysage”, sono la Collina Mediterranea e i filari. In continuità con quanto previsto dal prezioso progetto preliminare del paesaggio dell’isola espositiva predisposto dall’Ufficio di Piano di Expo coordinato da Matteo Gatto e che ha visto la partecipazione di un gruppo di professionisti tra cui Cristina Martone, Gianluca Lugli, Ciro Mariani e Benedetta Cremaschi, anche in questo caso non ci si è limitati a un aspetto puramente estetico ma si è voluto proseguire nella narrazione di alcuni aspetti del paesaggio caratteristico del nostro Paese con particolare attenzione al rapporto tra l’uomo e la natura. Nel caso della Collina Mediterranea, si tratta di un momento iconico posto nella parte est dell’Isola Espositiva concepito come un semplice manufatto paesaggistico. È caratterizzato dalla rappresentazione

del paesaggio mediterraneo e della flora che lo contraddistingue, sia il naturale sia quello modellato dall’azione dell’uomo. Non è un tema semplice né dal punto di vista paesaggistico né botanico. Per riuscire a rievocare la naturalità, è necessaria un’attenta disposizione delle diverse tipologie e specie di alberi e arbusti. È fondamentale uno studio attento delle radure e delle specie erbacee e di sottobosco (si vedano, a tal proposito, gli schemi di impianto riportati in modo schematico nelle pagine seguenti). È anche indispensabile un’accurata scelta delle specie che devono in gran parte adattarsi alle condizioni climatiche del Nord Italia in quanto la collina è un elemento permanente che rimarrà al termine del periodo espositivo. A tale scopo abbiamo declinato il paesaggio naturale mediterraneo operando una certa semplificazione e, al contempo, un adattamento, in tre differenti tipologie: il querceto misto di roverella, la foresta sempreverde mediterranea e la sughereta. Tra le specie abbiamo previsto l’utilizzo di Quercus cerris, Quercus ilex,


La Collina Mediterranea

Quercus pubescens, Cupressus sempervirens, Fraxinus ornus, Quercus suber. Oltre al paesaggio naturale viene rappresentato un uliveto con utilizzo di ulivi di una varietà resistente al clima del Nord Italia (varietà Leccino), e alcuni scorci con lavanda e melograni. Un altro tema di grande rilevanza è quello legato alle qualità vivaistiche del materiale. Innanzitutto dal punto di vista dimensionale, avendo la necessità del pronto effetto, è indispensabile poter disporre di alberature di grande dimensione (esemplari). Dovendo rievocare la natura, gran parte delle alberature e degli arbusti sono naturaliformi. Inoltre è necessario che il materiale utilizzato presenti ottime caratteristiche qualitative. A tale scopo abbiamo previsto che tutti gli alberi e gli arbusti siano forniti in vaso air-pot e insieme, grazie ai contratti di coltivazione e fornitura previsti dal capitolato di appalto, abbiamo anticipato la scelta del materiale vivaistico che è stato selezionato con largo anticipo dando la possibilità di disporre di almeno un anno di coltivazione in vivaio e di consentire, pertanto, il raggiungimento delle caratteristiche dimensionali e di forma previste dal progetto. I contratti prevedono la scelta anticipata di ogni singolo soggetto arboreo, la sua etichettatura tramite l’apposizione di cartellini inviolabili, la posa in vaso air-pot, la definizione di un periodo di coltivazione che viene verificato tramite visite periodiche anche da remoto. È un lavoro molto impegnativo quanto mai difficile e necessario. Sempre in merito alla rievocazione della naturalità abbiamo inserito nel progetto la posa di grandi massi e tronchi marcescenti orizzontali e verticali, la posa di specie erbacee in vaso e la realizzazione di prato fiorito. Per quanto concerne, invece, i filari di alberi, potrebbe illustrarci meglio il progetto? I filari sono veri e propri giardini lineari. Sono luoghi destinati alla breve sosta durante la visita dell’isola espositiva. Sono spazi caratterizzati da un susseguirsi di aiuole definite dalla forma geometrica rigida, dalla dimensione e fioritura/colore delle specie prescelte. Le alberature sono legate alla tradizione agricola del nostro paese (Ulmus gl., Quercus robur, Populus alba, Fraxinus excelsior, Morus nigra, Platanus acerifolia, Salix babilonica, Celtis australis) oltre che caratterizzate da diverso grado di igrofilia in funzione della loro prossimità o meno al canale. La scelta relativa alle specie tappezzanti è abbastanza insolita e particolare in continuità con il progetto paesaggistico complessivo. Sono spe-

cie in gran parte caratterizzate dalle loro fruttificazioni (Fragaria vesca, Ribes rubrum, Ribes nigrum, Rubus idaeus, Rubus fruticosus). Grande attenzione è stata posta, inoltre, alla scelta delle diverse specie di felce e agli equiseti che caratterizzano numerose delle aiuole dei filari più esterni (Asplenium scolopendrium, Athyrium filix-femina, Dryopteris lifixmas, Matteuccia struthiopteris, Polypodium vulgare, Thelypteris palustris, Equisetum hyemale, Equisetum hyemale “Robustum”, Equisetum scirpoides). I filari sono ulteriormente caratterizzati da pavimentazioni e sedute (cfr. dettagli costruttivi): le prime, costituite da beola a spacco posata su sabbia con ghiaia impreziosiscono i giardini lineari e sono caratterizzate da notevole reversibilità e permeabilità – cosa quanto mai opportuna per favorire il buon accrescimento degli al-

Nella pagina accanto, in alto: il canale perimetrale delimita, nella parte orientale, la Collina Mediterranea. La vegetazione della Green Belt esterna si unisce al querceto misto a roverella della Collina. In basso: planimetria del sito espositivo di Expo 2015. Le diverse tonalità di verde differenziano gli ambiti del progetto paesaggistico; in rosso, gli ambiti dei filari e della Collina Mediterranea. In questa pagina, in alto: planimetria della Collina Mediterranea. A destra: schema delle diverse aree tematiche della Collina Mediterranea.

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LA COLLINA MEDITERRANEA La Collina Mediterranea è un elemento che concorre a caratterizzare fortemente il paesaggio di Expo. Nonostante lo sviluppo piramidale evochi una forma geometrica “pura” con pendenze accentuate dei declivi solcate da percorsi lineari, la Collina Mediterranea rappresenta un manufatto paesaggistico ad alta naturalità la cui vegetazione rievoca elementi paesaggistici tipici mediterranei. Gli elementi ve-

getali hanno disposizione generalmente irregolare con scorci e coni ottici aperti verso il paesaggio circostante. Gli ambienti sono realizzati in funzione dell’esposizione solare. Lungo il versante maggiormente soleggiato della collina è presente la sughereta, costituita nel piano arboreo da sughera, e nel piano arbustivo da ginepro, eriche, fillirea, pistacchio, cisto, lavanda, rosmarino; a quota inferiore e nel rilevato minore è previsto un uliveto con una zona per melograni e lavande che avvolge la piazza dove troveranno

beri –. Le sedute, invece, sono realizzate in metallo con finitura in laminato plastico caratterizzata da una grafica molto particolare, evocativa e accattivante. Accennava al fatto che le sedute dei filari presentano grafiche molto particolari: può descriverci logica ed effetto? Si è scelto di utilizzare macrografie ingrandite al microscopio opportunamente colorate di sezioni trasversali, orizzontali o tangenziali del fusto degli alberi che caratterizzano il filare specifico. In alcune situazioni (come ad esempio nel caso del gelso) le macrografie riguardano le sezioni del frutto (la mora) in altri delle foglie o delle radici. La natura non ci abitua mai abbastanza alla sua bellezza. Il risultato è sorprendente! Trame, disegni, illustrano la meraviglia di quello

spazio gli stands di Slow Food. La foresta sempreverde mediterranea occuperà la quota superiore del versante ovest; qui le specie caratterizzanti sono la sughera, il leccio e i cipressi e nel piano arbustivo il mirto, il pungitopo, il lentisco, il timo, le eriche. Le restanti parti del versante ovest e il versante est saranno invece caratterizzati dal querceto misto a roverella con specie quali cipresso, orniello, carpino nero, roverella, ginestre, lauro, pungitopo, biancospino. Lungo il canale al piede sono previsti dei gelsi.

che non possiamo vedere ma che permette la vita. Tutto ciò racconta la complessità e insieme la perfezione e promuove in noi stupore ed emozione. L’esito è quello di una grafica di grande carattere, decorativa e unica. Quali sono i vivai principali presso cui sono state scelte le alberature? Quali difficoltà ha incontrato e quali sono le risorse e le potenzialità secondo la sua esperienza? Le alberature dell’Isola Espositiva provengono da differenti zone d’Italia e in particolare dalla Toscana, dall’Emilia Romagna e dalla Lombardia. Per quanto riguarda la mia esperienza, il settore vivaistico è caratterizzato da grande professionalità e capacità organizzativa: ho avuto modo, infatti, di visitare vere e proprie eccellenze e il “viaggio” mi ha molto

Nella pagina accanto: schemi di piantagione della foresta sempreverde mediterranea. In questa pagina, in alto: il fronte est della Collina Mediterranea è caratterizzato da querceto misto a roverella, “punteggiato” da cipressi e colorato da biancospino, ligustro e ginestre. Sotto: i percorsi interni alla Collina sono caratterizzati da differenti paesaggi tipici dell’area mediterranea. L’oliveto (Olea europea) e la sughereta (Quercus suber, Juniperus communis, Lavandula stoecha ecc.) dominano il fronte sud.

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In alto, a sinistra: i giardini lineari accompagnano il visitatore durante la visita del sito espositivo. In alto, a destra e sulla pagina accanto: i filari sono caratterizzati da pause progettuali destinate alla sosta costituite da sedute con grafiche evocative e una pavimentazione in beola a spacco e ghiaino di origine naturale mischiato a residui vegetali (corteccia e aghi di conifere). In basso e nella pagina accanto: le alberature dei filari sono legate alla tradizione agricola del nostro Paese e per lo strato inferiore sono previsti arbusti da frutto a bacche e vegetazione fluviale in prossimità del canale perimetrale.

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arricchito in termini professionali … si può guardare al futuro con grande speranza. La maggiore difficoltà incontrata, per quanto riguarda il progetto di Expo, è stata la necessità di fornire alberature in gran parte autoctone e naturaliformi di grandi dimensioni (è prevista la fornitura di alberi fino a 70-80 cm di circonferenza e altezze di oltre 9 m): in questo senso l’offerta potrebbe essere ampliata ed estesa. Credo molto nell’utilizzo delle specie che crescono in modo spontaneo assumendo forme naturali perché sono dotate di uno straordinario valore intrinseco e possono avere un grande sviluppo nel paesaggismo contemporaneo. I contratti di coltivazione e fornitura (vedi “Topscape Paysage” n.15) che consentono la scelta anticipata delle alberature e la possibilità di poter disporre di un congruo periodo di coltivazione sono stati accolti molto bene dai vivaisti. Così come la coltivazione in air-pot (grazie ad Expo alcuni vivaisti stanno indirizzando la propria attività

in tal senso). Spero che questi concetti e questa modalità di affrontare le opere a verde possano essere sempre più diffusi anche negli appalti pubblici in quanto sono garanzia di qualità e consentono ai vivaisti di poter programmare le proprie attività con maggiore efficacia. A che punto sono i lavori paesaggistici? Siamo in una fase cruciale. Per quanto riguarda l’appalto relativo all’Anello Esterno il lavori sono ormai a buon punto. La scelta di utilizzare il sistema air-pot ha consentito una grande elasticità di intervento che ha significato la piantagione delle alberature anche durante il periodo estivo. Vedere “planare” su Expo questi giganti (abbiamo alberi che hanno oltre 30-40 anni con altezze maggiori di 12 m e zolle maggiori di 2 m di diametro) è una emozione davvero grande. Credo per mostrare questi straordinari alberi bisognerebbe allestire uno spazio temporaneo in città per un breve periodo. Un luogo di


grande suggestione sarebbe proprio l’Expo Gate davanti al Castello Sforzesco. Sono alberi magnifici sia per le loro dimensioni sia per le forme naturali a cui non si è abituati in ambito urbano. Per questo motivo colpiscono ed emozionano evocando il desiderio di vivere in città con più natura. Tornando allo stato di avanzamento del lavoro nel prossimo mese di ottobre inizieremo le piantagioni anche dell’isola espositiva. Ci aspetta un grande e impegnativo lavoro. Quali sono le differenze tra un progetto, quale quello di Expo 2015, e i progetti più “normali”? Il progetto in sé è molto particolare e complesso. È molto grande ed è inoltre necessario il pronto effetto. Non si può contare sulla evoluzione e crescita delle piante. Ancora, è di grande importanza il fatto che in un’area relativamente ridotta, ci sia una quantità di cantieri davvero impressionante con le conseguenti difficoltà di coordinamento delle diverse attività, sopratutto in

I FILARI I filari accompagnano il visitatore lungo i percorsi dell’area espositiva, garantendo ombreggiamento e spazi per brevi soste. Questi giardini lineari sono tra gli elementi scenograficamente più importanti: si dispongono paralleli al Decumano, seguendo una direttrice est-ovest, lungo le sponde interne del Canale Expo e lungo alcuni percorsi più interni all’area. Questa distinzione, pur in una logica sostanzialmente unitaria, caratterizza le scelte delle specie utilizzate secondo diversi gradi di igrofilia. Le alberature sono disposte con passo regolare e si sviluppano su aree rettangolari di lunghezza variabile, a partire dai due moduli più ricorrenti di 20 e 40 m di lunghezza; alla base sono previste zone con erbacee e piccoli arbusti interrotte da attraversamenti pavimentati, arredati con sedute per brevi soste durante la fruizione degli spazi espositivi e che, nel caso dei filari lungo il Canale Expo, offrono viste verso il pae-

saggio circostante. Le specie disposte lungo il Canale si pongono in relazione con la vicinanza dell’acqua e sono quindi tipiche degli ambienti fluviali o lacustri: pioppi, olmi, platani, salici, frassini e querce. La vegetazione alla base è costituita da erbacee autoctone tra cui felci, equiseti, e varie specie erbacee da fiore. Per le passeggiate interne sono stati scelti alberi che richiamano il paesaggio agricolo padano, quali bagolari, pioppi, gelso nero, specie tipiche dei filari che ancora segnano questi contesti. Per lo strato inferiore sono previsti arbusti da frutto o bacca edule (fragole, ribes, mirtillo ecc.). Le zone di attraversamento hanno pavimentazione in lastre di beola grigia, posate a secco per facilitarne la rimozione e l’eventuale riutilizzo. Le lastre sono intervallate da fughe con ghiaino costituito da scaglie naturali misto a residui vegetali. Ogni attraversamento è arredato con sedute lineari decorate con macrografie al microscopio contrastate di parti vegetali delle piante utilizzate (parti legnose, foglie, frutto).

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A lato e nella pagina accanto: esempi di studi delle grafiche delle sedute. Ingrandimenti al microscopio di sezioni trasversali e orizzontali del frutto, delle foglie e del fusto di alberi che caratterizzano il filare. Sotto: le sedute dei filari sono realizzate in metallo con finitura in laminato plastico stampato caratterizzato da una grafica ispirata a macrografie di elementi arborei presenti nell’ambito. In basso: dettagli costruttivi delle sedute presenti nei filari. Nella pagina accanto, in basso: foto dei vivai in cui vengono coltivate le alberature in air-pot.

quanto le opere a verde sono spesso considerate conclusive, cosa in questo specifico caso non possibile vista la loro complessità ed estensione. Inoltre, c’è il peso di una grande responsabilità dovuto all’eccezionalità dell’evento e insieme la grande soddisfazione di farne parte. Credo che un avvenimento di questo genere passi una sola volta nella vita di un professionista e che arricchisca lavorativamente e umanamente in modo profondo chiunque ne faccia parte. Mi lasci pertanto la possibilità di ringraziare tutte le persone con cui ho collaborato. I colleghi di Expo di cui ho già ricordato i nomi che hanno predisposto il progetto preliminare del paesaggio dell’isola espositiva con i quali il rapporto professionale,

il confronto e la collaborazione non è mai mancata e mi ha molto arricchito; Metropolitana Milanese con cui ho sviluppato le fasi di progettazione definitiva ed esecutiva lavorando con grande entusiasmo e collaborazione. Mi permetta, infine, di ringraziare tutti i miei colleghi dello studio PAN associati, sempre disponibili e interessati ad affrontare le nuove sfide quotidiane e il professor Franco Zagari e il suo studio con cui il rapporto professionale sempre stimolante è nel tempo diventato un rapporto di grande amicizia. * “TOPSCAPE” 14 e “TOPSCAPE” 15


Progettista e Autore Benedetto Selleri (coordinatore del progetto definitivo ed esecutivo paesaggistico di Expo 2015 “Piastra”): dottore forestale socio fondatore di PAN Associati Sr.l., paesaggista con numerose esperienze nel campo della progettazione di parchi e giardini, del recupero ambientale delle aree degradate, dell’inserimento paesaggistico e naturalistico di grandi infrastrutture e della conservazione della natura. È esperto di forestazione urbana e promuove nel suo lavoro di progettista e pianificatore il concetto della Green Infrastructure e un approccio progettuale sostenibile in particolare in ambito urbano. Svolge attività in Italia e all’estero anche in qualità di progettista e coordinatore tecnico di progetti europei. Progettista PAN associati S.r.l. Società di ingegneria con certificazione di qualità costituita nel 2001 da un gruppo di professionisti tra i quali architetti, ingegneri, agronomi e forestali che operano nei campi della progettazione architettonica e del paesaggio in Italia e all’estero. L’attività di PAN associati riguarda la pianificazione urbana e progettazione del paesaggio, con particolare riguardo alla progettazione di parchi e giardini e arredo urbano, la riqualificazione ecologico-paesaggistica e il recupero di aree degradate, gli studi di impatto ambientale. Hanno collaborato al progetto Gaetano Selleri (architetto), Mario Poggi (ingegnere), Viola Corbari (architetto), Flavia Iandoli (architetto), Stefano Bianchi (architetto), Chiara Osticioli (architetto), Francesco Pastorelli (architetto), Roberto Colombani (architetto).

AIR-POT E I SUOI VANTAGGI

Il vaso air-pot (vedi schema specifico) è una tecnica di coltivazione degli alberi in vaso. Consente una grande elasticità nella fase di impianto e un notevole contenimento dello stress da trapianto. In questo caso specifico la tecnica di coltivazione è notevolmente evoluta con una conseguente massimizzazione dei vantaggi: ciò è dovuto ad alcune caratteristiche. In primo luogo, la superficie del vaso è costituita da cuspidi poste verso l’interno e verso l’esterno che impediscono la creazione della fascicolatura degli apparati radicali che, molto spesso, causa nelle piante in vaso dei danni irreversibili all’apparato radicale e, di conseguenza, alla stabilità e capacità di assorbimento degli elementi nutritivi presenti nel suolo. La seconda caratteristica è la presenza di numerosi fori posti sulle cuspiti: le radici sono portate a confluire verso questi fori dalla particolare forma del vaso e dalla loro naturale propensione a svilupparsi in senso radiale. Grazie al fenomeno dell’air pruning le radici che fuoriescono disseccano comportando una continua potatura dell’apparato radicale che stimola nella pianta un incessante sviluppo di capillizio radicale. Le radici fini sono molto efficaci nell’assorbimento degli elementi nutritivi del suolo. In sostanza gli apparati radicali delle piante coltivate in air-pot sono caratterizzati da una quantità di radici fini notevole e, pertanto, hanno una capacità di attecchimento e di contenimento dello stress da trapianto sensibilmente superiore alle piante coltivate in un vaso tradizionale. È chiaro che tutto ciò, oltre ad avere un costo aggiuntivo, presuppone una notevole organizzazione nella fase di approvvigionamento in quanto le piante, prima della messa a dimora definitiva, devono essere coltivate in questo vaso particolare per almeno un anno. Ciò, nel caso di Expo 2015, è stato possibile grazie alla scelta che abbiamo fatto di inserire nei capitolati il contratto di coltivazione che ha portato alla selezione anticipata delle alberature.


EXPO 2015

I PADIGLIONI Il progetto di un complesso espositivo per la presentazione di un paese all’interno dell’Expo 2015 costituisce una delle più interessanti sfide professionali per l’indiscutibile complessità di rappresentare in uno spazio limitato tutta la storia e i valori simbolici di una nazione, connessi al tema “Nutrire il pianeta energia per la vita”. Ed è proprio per il collegamento inevitabile che questi padiglioni avranno con il tema del paesaggio e per l’innovazione tecnologica e creativa che verrà messa in campo, che la loro realizzazione è di fatto uno straordinario laboratorio di sperimentazione, utile per lo sviluppo di tutta la progettualità futura.

Given the complexity of representing a cultural settlement’s history and values in a limited space, the project to create a model town inside Expo 2015 provided an interesting design challenge. The designated theme, “Feed the Planet, Energy for Life” is closely linked to landscape, technological innovation, and creativity. The buildings on display are actually extraordinary experiments and bound to be useful in future urban planning and development.

AZERBAIGIAN

Armonia azerbaigiana Il Padiglione progettato per Expo Milano 2015 è denominato “Azerbaijan, Treasure of Biodiversity” poiché riproduce, in tutti i suoi elementi costitutivi, l’unicità del patrimonio naturale di questo territorio, da sempre ponte culturale fra Nord e Sud, Est e Ovest del mondo. Un prospetto ad alto contenuto tecnologico, che conduce il visitatore attraverso un’esperienza sorprendente e innovativa, siglato da un team di grandi firme italiane, che vanno da Simmetrico ad Arassociati. Per finire con una pianificazione del paesaggio affidata ad AG&P, un’importante realtà milanese impegnata da tempo nel territorio azerbaigiano.

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L’Azerbaigian, un Paese transcontinentale a cavallo tra l’Asia e l’Europa, viene considerato a ragione, per il suo territorio così diverso, come un modello unico di biodiversità, ovvero una sorta di “biosfera”, che protegge la crescita e lo sviluppo qualitativo dell’ambiente e delle sue risorse. Ed è proprio per questo che viene considerato uno dei 25 hotspot mondiali di biodiversità. Il piano terra, del padiglione realizzato per Expo 2015 accoglie il visitatore e lo avvicina alla storia, al patrimonio culturale e alle bellezze naturali del Paese. La prima installazione che si incontra è una struttura in legno con uno schermo interattivo. La volontà è quella di mettere in connessione in tempo reale i visitatori del padiglione con i cittadini di Baku. Sulla grande parete, sempre al piano zero, si incrocia poi un pentagramma interattivo che richiama l’importanza della musica nella cultura azerbaigiana, patrimonio immateriale dell’UNESCO, e prosegue lungo tutto il padiglione. L’installazione è caratterizzata da note e da diversi monitor sui quali scorrono le immagini relative alla natura, alla cultura, alla geografia e alla biodiversità del Paese: tutto questo forma “l’armonia Azerbaigian”. Se si accede al primo zero, ecco che appare la prima biosfera, Biosfera 0, dove il visitatore si trova al centro di una grande installazione video che proietta le vedute storico-naturali più significative. Il piano vede la presenza di aiuole colorate, dotate di monitor e docce sonore, che garantiscono un’esperienza immersiva nei paesaggi azerbaigiani. E proprio alla biodiversità è dedicata la Biosfera 1, la cui installazione centrale è la riproduzione di un grande albero di melograno, frutto simbolo di ricchezza dell’Azerbaigian. Fanno poi la loro comparsa anche alcuni monitor, su cui scorrono videoritratti di cittadini del Paese, destinati non solo a rappresentare uno spaccato dei costumi locali e rivelare l’energia profonda che lo nutre ma anche dell’innovazione e del futuro del Paese, attraverso nuove professioni. Al secondo piano sono protagonisti i sapori dell’Azerbaigian: gli alimenti, la loro varietà, le ricette, la produzione OGM free. Qui vi è la Biosfera 2 che ospita un albero capovolto, che rappresenta la metafora del rapporto tra innovazione e tradizione del Paese. Tra le radici che guardano verso l’alto, che simboleggiano l’ispirazione a nutrire la visione del futuro, sono raccontate le opere di artigianato, storia e cultura locali; la chioma, rivolta verso il basso, avvolge i visitatori che possono scegliere il percorso da intraprendere per conoscere meglio il Paese – via aria, acqua e terra – in un viaggio virtuale grazie a dei monitor. Il progetto paesaggistico nel padiglione Le soluzioni adottate all’interno del progetto riguardano tre differenti aree: la corte aperta d’ingresso, che si apre sul viale “decumano”, asse principale dell’esposizione, l’interno della biosfera tra il primo e il secondo piano e il verde pensile presente sulla copertura del padiglione. Questi spazi interpretano diversi ambienti di natura collegati al tema portante dell’Expo: nutrire il pianeta tutelando la biodiversità. La corte d’ingresso Per entrare nel padiglione i visitatori devono costeggiare linee sinuose di vegetazione che rappresentano una combinazione di-

namica di colture legate all’alimentazione umana (grano, avena, orzo, lino e girasoli) che varierà nel tempo durante il periodo dell’Expo. Queste colture saranno contaminate da quei fiori di campo che spontaneamente contornano i fossi attorno agli appezzamenti agricoli o, talvolta, infestano le colture stesse (fiordalisi, papaveri e Lythrum). Si genererà la suggestione quasi onirica di addentrarsi in un campo coltivato, arricchito però dalle macchie di colore delle fioriture spontanee che si succederanno mensilmente. La biosfera Lo spazio tra il primo e il secondo piano conterrà un melograno, pianta nazionale azerbaigiana, che avrà l’aspetto di un grande albero secolare. Per ottenere l’effetto di una grande chioma (il melograno in realtà è una pianta dalle dimensioni contenute) si accosteranno circa 20 esemplari della stessa pianta su una struttura metallica creata appositamente e mascherata da una corteccia di legno reinterpretata. Alla base del tronco saranno poste piante di sottobosco native dell’Azerbaigian. Da una passerella sospesa si potrà penetrare all’interno della chioma dell’albero. La copertura del padiglione Il ristorante all’ultimo piano del padiglione sarà in parte contornato da un basso parterre di piante aromatiche, rosmarini e santoline, che riproporrà la trama di un tipico tappeto azerbaigiano. Progettisti Simmetrico Network Team di professionisti e professionalità, guidato da Daniele Zambelli, che si dedica dal 2007 alla progettazione, costruzione e produzione di eventi a livello internazionale. Uno hub culturale che coniuga architettura, marketing territoriale di nuova concezione e creatività, realizzando progetti articolati in ambito museale ed espositivo. Arassociati Studio di Marco Brandolisio, Giovanni Da Pozzo, Massimo Scheuer e Michele Tadini. Progetta e realizza edifici pubblici e privati con attenzione all’idea di continuità tra edificio e territorio/città, aderendo ai principi della costruzione sostenibile. AG&P Nasce a Milano da un gruppo di architetti e agronomi che affrontano in modo interdisciplinare tutte le fasi del progetto inerenti gli spazi esterni. Lo studio ha redatto progetti nelle più varie scale, dai giardini privati e pubblici al verde per la residenza, per l’industria e il terziario. Negli ultimi anni è intervenuta in numerosi progetti proprio in Azerbaigian. iDeas Società di ingegneria che nasce dall’associazione di professionisti e ricercatori, con oltre 15 anni di esperienza a livello internazionale. Sebbene la specializzazione primaria sia la progettazione strutturale, l’approccio multidisciplinare integrato consente di sviluppare progetti di elevata complessità, utilizzando strumenti software allo stato dell’arte. Operando sia in Italia che all’estero, il loro portfolio di lavori spazia dai centri commerciali agli edifici di culto, dagli ospedali alle metropolitane, dagli edifici residenziali ai ponti di grande luce.

SCHEDA TECNICA Progetto Padiglione Azerbaigian Expo 2015 Luogo Rho – Milano Expo 2015 Progetto Generale e Concept Simmetrico Creative Director Daniele Zambelli Architettura Arassociati (Milano) S.r.l. Progettisti del Paesaggio AG&P (Milano) Project manager opere a verde Pierpaolo Tagliola Structural and MEP Engineer iDeas Committente Ministero dell’Economia dell’Azerbaigian Cronologia Ottobre 2013 – Aprile 2015 Impresa esecutrice opere a verde Società Agricola Panda (Milano) Costo dell’opera 300.000 euro Materiali PAVIMENTAZIONI seminato marmo e quarzo di Sirtec S.r.l. (Brendola –VI) MATERIALE VEGETALE • Piano zero parterre di ingresso Primo periodo Hordeum jubatum (specie principale), Matricaria chamomilla, Centaurea perennis, Papaver rhoeas Secondo periodo Helianthus annuus (specie principale), Allium ramosum, Allium suaveolens, Aster pringlei “Monte Cassino”, Linaria vulgaris e purpurea Terzo periodo Foeniculum vulgare (specie principale), Ceratostigma willmottianum, Erigeron karvinskianus, Tanacetum vulgare, Verbena bonariensis, Zauschneria californica Totale 1570 piante; Tecnica le piante, in gran parte selvatiche o tipiche delle coltivazioni agrarie, saranno coltivate tramite particolari tecniche vivaistiche • Piano zero aiuole laterali Primo periodo Achillea millefolium, Erigeron karvinskianus, Gaura lindheimeri, Leucanthemum superbum, Salvia nemorosa Secondo periodo Linum perenne (specie principale), Erigeron karvinskianus, Gaura lindheimeri Terzo periodo Allium ramosum, Aster ericoides “Blue Star”, Aster pringlei “Monte Cassino”, Erigeron karvinskianus, Gaura lindheimeri, Kalimeris incisa “Blue Star”, Salvia greggi e jamensis, Tulbaghia violacea Totale 4200 piante; Tecnica le piante vengono messe a dimora nelle celle di una geo-griglia di rinforzo • Piano zero parete verde Specie Trachelopsermum jasminoides, Campsis radicans, Plumbago capensis; Totale 60 piante; Tecnica la parete è realizzata tramite una struttura metallica con un sistema di vasche e cavi con parte della vegetazione rampicante e parte ricadente. • Piano primo Albero dei melograni Specie Punica granatum a ceppaia; Tecnica il sistema prevede la realizzazione di una struttura metallica a forma di grande albero, nella quale vengono alloggiati 18 melograni, che insieme riprodurranno la chioma di questa importante pianta, tra gli elementi simbolo dell’Azerbaijan; Totale 18 alberi Giardino alla base dell’abero Specie fisse Soleirolia solierolii, Felce-Dryopteris filix- mas, Felce-Matteuccia struthiopteris Specie in alternanza Lilium martagon, candidum e altri, Aster ageratoides “Ashvi”, Petrorhagia saxifraga, Geranium sanguineum “Tiny Monster”, Begonia grandis ssp. evansiana, Bletilla striata, Allium ramosum, Achillea sibirica, Sternbergia lutea Totale 230 piante; Tecnica il piccolo giardino ricavato in una vasca metallica riproporrà alcuni dei generi simbolo del sottobosco azerbaigiano • Piano terzo Tappeto verde Specie Rosmarinum officinalis, Santolina chamaecyparissus; Tecnica il giardino pensile ricorderà le trame di un tappeto azerbaigiano. Per ottenere l’effetto al momento della posa le piante verranno coltivate in una dima che ne riprodurrà la giusta distanza di collocazione; Totale 1550 piante Numero di alberi inseriti nel progetto 18

Progettisti Emanuele Bortolotti Agronomo, specializzato in architettura dei giardini. È tra i fondatori nel 1985 dello studio AG&P (Architettura dei Giardini e del Paesaggio) del quale è oggi titolare insieme a Paolo Villa e Paolo Palmulli. Da oltre 25 anni è attivo nella progettazione del verde in Italia e all’estero, realizzando parchi e giardini privati e pubblici e interventi sul paesaggio nel settore del recupero ambientale e dell’inserimento delle infrastrutture. È autore del libro Il giardino inaspettato, edito da Electa nel 2011.

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The stand dedicated to Azerbaijan spotlights the country’s symbolic fruit, the pomegranate; and its agriculture, including the cultivation of wheat, oats, barley, flax, and sunflowers. The high-tech project, innovative and striking, was designed by a team of top Italian firms including Simmetrico and Arassociati; the landscape was designed by AG&P, a important Milan based studio with many years of local experience in Azerbaijan. Azerbaijan, a transcontinental country lying between Asia and Europe, is considered a model of biodiversity. Its diverse territory makes the it a kind of biosphere, protecting the environment and quality of natural resources. For this very reason environmentalists consider Azerbaijan one of the world’s 25 biodiversity hotspots. On the pavilion’s ground floor, a display entitled Welcome Symphony of Azerbaijan greets visitors and introduces the country’s history, cultural heritage and natural beauty. The first installation, Mirroring Baku, is a wooden structure with interactive live video connections to identical installations in the capital city Baku, creating a realtime link for visitors to the Pavilion and residents of Baku. On a large wall on the ground floor, the Music Wall, an interactive copper pentagram recalls the importance of music in Azerbaijan culture - a designated UNESCO intangible cultural heritage - as a soundtrack accompanies visitors throughout the pavilion. The installation Harmony of Azerbaijan includes monitors

displaying images of the country’s geography, natural sites, biodiversity, and culture. On the first floor the Crossroad biosphere puts visitors in the center of a large video installation showing images of the country’s most important natural and historic sites. This Symphony of Colors, with flourishing native vegetation surrounding the monitors and speakers, guarantees total immersion in the Azerbaijani landscape. Called Biodiversity, the central installation in the second biosphere is a large pomegranate tree, symbolizing the richness of Azerbaijan. Screens showing images of the people and the country, scenes of local cultural heritage and customs, highlight the country’s industrious energy. On the second floor Symphony of Tastes, Tastes of Azerbaijan showcases the variety of local food and specialities, rigorously OGM free. Here the third biosphere, Innovation & Tradition, flaunts an upside down tree, a metaphor for the relationship between innovation and tradition. Artisan crafts, and historical and cultural artifacts are displayed among the roots reaching upwards, symbolizing the inspiration to nourish a vision of the future. The crown, facing downwards, embraces visitors, offering different paths of discovery, by air, water, or land, virtual journeys made through images displayed on myriad monitors. The Pavilion’s landscape architecture The design solution used in the project proposes three different areas, an entrance courtyard opening on the avenue, the exhibit’s

main axis, the biosphere between the first and second floor, and the pavilion’s green roof. These spaces create natural environments linked to the Expo’s overall theme; feeding the planet by protecting biodiversity. The entrance court Entering the pavilion visitors pass winding beds planted with combinations of crops linked to nourishment (grain, oats, barley, flax and sunflowers), dynamic compositions scheduled to change regularly during the Expo. The food crops are interspersed with native wild flowers that usually line irrigation ditches, although sometimes the cornflowers, poppies, and loosestrife mix in with the grains. Suggesting a nearly dreamlike immersion in a pastoral field, the atmosphere is continually enriched by a succession of seasonal flowerings. The biosphere An enormous pomegranate tree, the country’s national tree, occupies the space between the first and second floor. To produce the effect of a large crown - a pomegranate tree is usually fairly modest in size twenty specimens of the same tree grace a specially designed metal structure camouflaged as wood. Native understory shrubs are planted at the base of the trunk. From a suspended ramp visitors enter the leafy crown of a “tree” of pomegranate trees. The roof The bar and restaurant on the top floor of the pavilion will be surrounded in part by low planting beds of aromatic plants including rosemary and santolina, the planting design reproducing a typical Azerbaijani carpet motif.

VIETNAM

Dream Terraces Risaie terrazzate come simbolo della produzione agricola vietnamita e un’architettura moderna ed ecosostenibile: questo è il concept alla base del Pavillion of Dream Terraces, progettato dallo studio H&P Architects. Questo edificio green che presenta una struttura a terrazzamenti sintetizza il binomio di paesaggio agricolo e architettura, tradizione locale e sguardo al futuro e crea, al contempo, un microclima che, grazie alla presenza di acqua e vegetazione, è garanzia di risparmio energetico. Dream Terraces è il nome del padiglione del Vietnam per Expo 2015. Progettato dallo studio H&P Architects riprodurrà, alla lettera, il tipico sistema dei terrazzamenti vietnamiti per la coltivazione del riso, importante cereale sul quale questo Paese ha fondato la propria cultura alimentare e culinaria. La volontà di unire agricoltura e architettura deriva dalla storia antica del Vietnam secondo la quale le prime cominutà si stanziavano proprio nelle zone dove era possibile la coltivazione del riso, trasformando questi luoghi in campi terrazzati. Pertanto, obiettivo di H&P Architects è mixare la

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tradizione agricola con l’esigenza di un luogo stanziale che guardi verso il futuro. Il progetto Legno e acciaio sono i materiali scelti da Doan Thanh Ha e Tran Ngoc Phuong, architetti dello studio H&P Architects, per la realizzazione di un‘architettura modulare la cui struttura a terrazzamenti è collegata da giunti o semplicemente sovrapposta. Su ciascuna terrazza verrà realizzato un campo agricolo che aiuterà l’intero edificio ad autoregolare il proprio microclima e, al contempo, garantirà l’autosufficienza per quanto riguarda la produzione di cibo. Il padiglione, che da lontano sembra “spuntare“ dal terreno proprio come una coltura, sorgerà su una superficie di 887 mq per un’altezza massima di 12 metri. Infine alla costruzione eco-friendly a “gradoni“, brillante sintesi del paesaggio agrario, si accederà attraverso due ampi ingressi posti sul fronte e sul retro dai quali si potrà entrare, inoltre, nello spazio interno dedicato a mostre e in un piccolo auditorium.


VIETNAM

Dream Terraces Terraced rice paddies symbolizing Vietnamese agriculture and sustainable architecture provided the concept for the Pavilion of Dream Terraces designed by the firm H&P Architects. This terraced eco-structure represents the synthesis between agricultural landscape and landscape architecture; local cultural traditions and an eye to the future create an energy efficient microclimate from water and plants. Vietnam is one of the wet rice civilization’s cradles – the civilization that based on the cultivation on the terraces field to take shape. The wet rice civilization played the role of forming the community’s settlement and settled agriculture and immaterial culture achievement, which is the neighborhood culture. • Concept of the design: Mixing Settlement and Settled agriculture to create the future’s space – the space where Settlement and Settled agriculture include each other. • Solution: Symbolic image – Simple installation – Low cost. Details: • The building is created from steel structure frames (which have a numerous of modules – longest one is 7.5m) that are connected by simple joins or overlapping. The steel structure frames are covered by miscellaneous wood which is salvaged to reduce the cost. The structure has multiple functions: force resistance, planter, space for exhibits/furnishings, technical use – water/electricity supply/escape. • The field covering the building helps conditioning the microclimate, provides food and creates the symbolic image (the mixing of the terraces field and the traditional house’s roof) for both interior and exterior. • The building seems to grow from the ground, the steep of the volume helps making good views from all approaching directions. • The concept is hoped to be a good suggestion for the development of agriculture in the future while the farming area is being reduced due to the uncontrolled urbanization. The multiplication of the “field” inside the urban is a guarantee for the energy of the future life. The complex between agriculture and architecture is the base for the sustainable development.

H&P Architects Fondato nel 2009 da Doan Thanh Ha e Tran Ngoc Phuong, è uno studio costituito da architetti, ingegneri, progettisti e project manager attivo nel campo della progettazione di edifici privati, pubblici, residenziali, terziari e pianificazione del paesaggio. Alcuni progetti dello studio hanno ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui Casa Awards 2014 (UK); Green Architecture Award 2013-2014; FuturArc Awards 2010 (Singapore); FuturArc Awards 2009 (Singapore).

SCHEDA TECNICA Progetto Padiglione del Vietnam Luogo EXPO 2015, Milano Progettisti del paesaggio Doan Thanh Ha e Tran Ngoc Phuong - H&P Architects Collaboratori Nguyen Thi Hoang, Nguyen Hai Hue, Chu Kim Thinh Cronologia 2013-2015 Dati dimensionali superficie totale 887 m²;

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EMIRATI ARABI UNITI

La fusione degli elementi

In queste pagine:render del Padiglione degli Emirati Arabi Uniti.

È l’immagine del deserto la proposta dello studio londinese Foster + Partners per il padiglione degli Emirati Arabi a Expo 2015: una struttura architettonica che ripropone una città del deserto, portando il visitatore all’interno di un viaggio alla scoperta di un Paese che si candida alla sicurezza alimentare, con un piano energetico ambizioso finalizzato ad alimentare gli impianti di desalinizzazione dell’acqua presenti sulla costa, che verrà poi distribuita ad agricoltori e allevatori per irrigare i campi e dissetare il bestiame. Il concept Il padiglione realizzato da Foster + Partners per rappresentare gli Emirati Arabi Uniti all’Expo 2015 riporta a Milano i principi di pianificazione di una tradizionale città ubicata nel deserto e, parallelamente, si propone come contemporanea reinterpretazione del masterplan di Masdar City ad Abu Dhabi, futuro polo energetico degli Emirati. Il team di progettisti hanno dovuto tenere in considerazione, per la progettazione del padiglione e, di conseguenza, i suoi contenuti culturali la recente approvazione, da parte del governo saudita, di uno schema che

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prevede un collegamento diretto tra programmi per lo sviluppo di energia rinnovabile, la desalinizzazione dell’acqua (risorsa scarsa e quindi preziosa) e la produzione di cibo: tutto questo al fine di garantire la sicurezza alimentare in modo sostenibile in previsione di un aumento della popolazione, entro il 2050, del 77%. Inoltre, il Kingdom’s Roadmap to Renewables Program ha come obiettivo quello di raggiungere i 54 gigawatt (GW) di capacità energetica grazie a fonti rinnovabili entro il 2032, energia necessaria per soddisfare l’alto fabbisogno elettrico degli impianti di desalinizzazione dell’acqua presenti sulla costa che verrà poi distribuita ad agricoltori e allevatori per irrigare i campi e dissetare il bestiame. Il progetto Dalle linee moderne e caratterizzato da dinamicità delle forme, l’edificio vuole riflettere una nuova attenzione verso lo sviluppo sostenibile. Collocato su uno dei lotti più grandi del sito, vi si accederà attraverso uno dei princi-

Progettista Foster + Partners Considerato uno dei più importanti e innovativi studi di architettura del mondo. fondato a Londra nel 1967 da Norman Foster e da sua moglie. Pioniere di un approccio sostenibile all’architettura e autolo di un soprendente numero di progetti internazionali – dalla pianificazione urbana alle infrastrutture pubbliche, alla realizzazione di abitazioni private, alla concezione di oggetti di design – lo studio ora conta 700 dipendenti e ha sedi in diverse città del mondo ed è stato vincitore di 620 awards di eccellenza e di 100 concorsi.


pali assi di circolazione dell’Esposizione Universale, il Decumano, dal quale ci si troverà di fronte a questo complesso progetto che, da fuori, appare come un maestoso Grand Canyon grazie alle due pareti ondulate di 12 metri di altezza. All’interno, numerosi e lunghi sentieri evocano i vicoli pedonali unitamente a cortili ombreggiati, riproponendo una tipica antica città del deserto. Le pareti che per ritrasmettere l’identità del luogo presentano un’immagine scansita del deserto, proseguono per tutti i 140 metri del lotto e unificano gli spazi che incontrano. Il percorso alla visita del padiglione inizia con una rampa che conduce all’ingresso dell’auditorium posto nel punto più alto dell’area: qui avverrà la prima parte dello spettacolo principale che metterà in scena, in un’atmosfera cinematografica, il tema dell’Expo, “Nutrire il pianeta”. Al termine dello show, i visitatori saranno condotti verso la seconda parte dello spettacolo chiamato “Future Talk” che prende ispirazione dal ciclo di conferenze che avviene ogni anno in California “TED Talks”. Lungo tutto questo percorso un sistema digitale ripropone gli acquedotti che, tradizionalmente, sostengono l’agricoltura del Paese: il tutto accompagnato da dipositivi più realistici che raccontano la storia degli Emirati e ulteriori esposizioni interattive tra cui una mostra che celebra Dubai come città che ospiterà, nel 2020, la futura Esposizione Universale. Rispondendo alla tematica di Expo 2015 “Nutrire il pianeta”, i progettisti hanno integrato numerosi punti di ristoro tra cui un ristorante al primo piano, una terrazza panoramica e una caffetteria posta all’interno di un’oasi verde raggiungibile attraverso un sentiero al termine della mostra nell’auditorium. Infine, il progetto mira a ottenere la certificazione Leed Platinum mediante una progettazione che combina principi passivi di risparmio energetico e tecniche attive, quali il riciclo dell’acqua o l’integrazione di pannelli fotovoltaici nella struttura.

UNITED ARAB EMIRATES

The fusion of elements The Arab Emirates Expo 2015 pavilion designed by London firm Foster + Partners is an architectural structure in the image of a city in the desert. Taking visitors on a journey of discovery the project highlights the country’s forwardlooking agricultural policies; an ambitious energy plan includes power for desalination plants on the coast and pumping water to farmers for irrigating fields and watering livestock. Designs have been revealed for the United Arab Emirates pavilion at the 2015 Milan Expo. Bringing the planning principles of the traditional desert city to Milan, the pavilion’s interior of selfshaded streets evokes the experience of the UAE’s ancient communities, while demonstrating the natural energy efficiency of their compact urban form. The pavilion occupies a large site close to the centre of the Expo and is accessed via its main circulation axis, the decumanus. From here, visitors are drawn into the mouth of a canyon-like space, defined by two undulating 12metre-high walls. Influenced by ancient planning principles, the paths through the pavilion evoke the narrow pedestrian streets and courtyards of the ancient desert city – and its contemporary reinterpretation in the sustainable Masdar City masterplan in Abu Dhabi. The walls continue throughout the 140 metre site in a series of parallel waves, unifying the visitor spaces within a dynamic formal language designed to evoke the ridges and texture of sand dunes. To convey a distinctive sense of place, the texture of the walls derives from a scan taken in the desert and construction will utilise materials to represent the different shades of sand across the Emirates. The GRC panels are supported by a steel frame, which can be easily demounted and reconstructed for the pavilion’s eventual relocation in the UAE. A ramp leads gently upwards from the entrance towards the auditorium. Along this route, the irrigation aqueducts that have traditionally supported agriculture in the region are introduced in digital

form, and augmented reality devices help to bring the story of the Emirates to life. A state-ofthe-art auditorium is contained within a drum at the heart of the site. After the screening, visitors follow a path through further interactive displays and digital talks, including a special exhibit celebrating Dubai as host city for the 2020 Expo. The pavilion responds to the Milan Expo’s theme of ‘feeding the planet’ by integrating a variety of dining options around the theme of modern Emirati food. At the end of the exhibition trail visitors reach a green oasis leading into a ground level café, with a formal restaurant on the first floor and a hospitality roof terrace on top. The landscaping around the pavilion and in the open public areas is designed to evoke the terrain and flora of the UAE. The design targets LEED ‘Platinum’ through a combination of passive principles and active techniques, from rainwater capture on the roof garden to the integration of photovoltaic cells. Most significantly, the building is designed to be recycled and rebuilt in the UAE after the Expo. The launch of designs has also been considered as part of the environmental impact – to eliminate flights, designs are being presented at a live online press conference that connects hubs in London, Milan and Abu Dhabi. Norman Foster: “We are very proud to be chosen again to create the national pavilion for the UAE. Our challenge has been to design for two climates – to create a naturally cool, comfortable space for visitors in Milan, while considering the pavilion’s ultimate reconstruction in the Emirates, where there is a need to provide shade from the intense sun. The design reflects our investigations into the form of ancient cities and our appreciation for the desert landscape. It also maximises the opportunities presented by the elongated site – the dramatic canyon-like entrance will welcome people inside, and the channels between the high walls provide intuitive circulation, naturally leading visitors to the auditorium, exhibition and restaurant spaces.”

SCHEDA TECNICA Progetto Padiglione degli Emirati Arabi Uniti Luogo Expo 2015, Milano Progettisti Foster + Partners Design - Norman Foster, David Nelson, Spencer de Grey, Gerard Evenden, Martin Castle, John Blythe, Andre Ford, Giovanna Skylos Labini, Ronald Schuurmans, Daniel Skidmore, Andrea Soligon Collaboratori Marco Visconti (architetto) Ingegneria Strutturale Foster + Partners Meccanica ed Elettronica Foster + Partners Ingegneria Manens-Tifs Geometra Fraser Randall Consulenti per il paesaggio WATG Local Collaborating Fire GAE Engineering S.r.l. Consulente per l’illuminazione David Atkinson Consulente per l’acustica Sandy Brown Associates Project Manager Fraser Randall Committente National Media Council Cronologia inizio lavori 2014; completamento progetto 2015 Dati dimensionali Superficie del sito 4386 m² Superficie lorda del sito 5000 m² Superficie interna 3500 m² Superficie espositiva 1175 m² N° di piani 3 Altezza padiglione 17 m Lunghezza padiglione 140 m Larghezza padiglione 40 m Capacità padiglione 785 persone all’ora Materiali i materiali sono stati selezionati per la loro durata e il loro valore di riutilizzo: materiali locali riciclati; materiali con capacità di assorbenza CO2 SOSTENIBILITÀ involucro edilizio ad alta efficienza; inserimento di pannelli solari per un risparmio del 30% di energia; riciclo dell’acqua; il trasporto di materiale all’interno del sito espositivo sarà effettuato attraverso veicoli elettrici o a emissioni zero; la strattura è stata pensata per essere smantellata e ricostruita negli Emirati Arabi

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CITY LANDSCAPE

MILANO Progetto di Andreas Kipar - LAND Milano S.r.l., Aecom

PORTA NUOVA PROMENADE Con la recente inaugurazione dell’avveniristico Business District di Porta Nuova che si caratterizza come l’intervento residenziale piu’ alto d’Europa, con i 150 metri della Torre Solaria e i 140 della Diamond Tower, Milano completa una delle più importanti trasformazioni urbanistiche che, con oltre 16 ettari di spazi verdi e pedonali, ridisegna una parte importante della città. Nodo nevralgico di quest’intervento l’area ex Varesine che, restituendo uno skyline dalle atmosfere newyorkesi, non dimentica la dimensione umana, srotolando in una promenade pedonale, silenziosa e riparata, un’insolita alternanza di alberi e fioriture, che si arricchisce della più grande copertura pensile pubblica con oltre 6000 metri quadri di green roof. The recent inauguration of the futuristic Porta Nouva Business District includes the highest residential towers in Europe; the 150 meter Solaria Tower, and the 140 meter Diamond Tower. Marking the completion of one of Milan’s largest urban redevelopment schemes, the project includes more than 16 hectares of landscaped pedestrian areas and redesigns an important part of the city. The project’s central hub, the former Varesine station, gives the skyline a New York feel while not neglecting human scale amenities like a quiet treelined esplanade for peaceful strolling and an unusual combination of trees and shrubs flourishing in 6,000 square meters of public space.

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In questa serie di immagini: sullo sfondo del nuovo skyline di Milano la passeggiata centrale. © Land Milano S.r.l.

Progettisti Land Srl Landscape Architecture Nature Development è un gruppo di professionisti a servizio dell’architettura del paesaggio, fondato nel 1990 a Milano da Andreas Kipar e Giovanni Sala. Figure professionali diverse quali quelle dell’architetto paesaggista, dell’agronomo, del naturalista, dell’ingegnere ambientale, dell’architetto, dell’urbanista, del pianificatore compongono il team di lavoro. Sperimentazione, ricerca e interdisciplinarietà costituiscono le basi dell’attività progettuale integrata.

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In questa pagina in alto: vista assonometrica di Porta Nuova. In basso: la rigogliosa vegetazione della realizzazione. Sotto, a sinistra: le colline verdi lungo il percorso pedonale. Nella pagina accanto in alto: i percorsi pedonali che attraversano il giardino. In basso: piazza Gae Aulenti vista dalla grande fontana.

Garibaldi, Varesine e Isola, tra i quartieri più caratteristici di Milano, sono dal 2006 protagonisti dell’avvio di un importante progetto di riqualificazione denominato “Porta Nuova”, che si estende su 290.000 mq di terreni in disuso e abbandonati da oltre 50 anni. La volontà di condurre questa operazione nasce dal forte desiderio di restituire al capoluogo lombardo, ma soprattutto ai suoi abitanti, una parte di città situata in una posizione privilegiata, ovvero nelle strette vici-

I RAGGI VERDI A MILANO Nel momento in cui la densità delle città aumenta, la qualità urbana può essere misurata attraverso i suoi vuoti. La strategia dei “Raggi Verdi” a Milano si basa sull’idea che la densificazione possa diventare uno strumento per raggiungere un elevato livello di sostenibilità e, di conseguenza, migliorare la qualità della vita. Otto raggi verdi offrono la permeabilità necessaria ad attivare lo spazio pubblico e connettono tutti i vuoti urbani – parchi, piazze, aree verdi, parchi gioco – che resterebbero altrimenti isolati e per lo più sconosciuti ai cittadini. Questi raggi si configurano come corridoi ambientali che incanalano la qualità dei grandi spazi verdi dell’area metropolitana, portando un nuovo senso di naturalità in centro e una nuova urbanità verso l’esterno della città.

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nanze del centro, che aveva perso di interesse e senso estetico con il trascorrere degli anni. Obiettivo del progetto, quindi, è la riconnessione dei tre quartieri adiacenti, la realizzazione di un grande parco e la trasformazione del sito a dimensione più umana, perseguendo principi di sostenibilità ambientale, urbana e infrastrutturale. Porta Nuova può davvero rappresentare un modello su scala internazionale per lo sviluppo sostenibile e l’applicazione di best practices, dando così origine a una contemporanea Green City che, con Expo 2015, assumerà un ruolo chiave come nuovo punto di partenza per Milano e per l’intera Lombardia, diventando uno dei principali nodi intermodali. La genesi Nel 2005, lo studio Land di Milano ha partecipato al grande progetto di riqualificazione del vecchio scalo ferroviario Garibaldi-Repubblica, la cui storia risale alla chiusura della stazione nel 1873 e alla successiva riapertura nel 1963 nella moderna costruzione realizzata dagli architetti Gentili Tedeschi, Minoletti e Tevarotto. Gli spazi adiacenti rimasero abbandonati per decenni e furono oggetto di successivi concorsi di idee mai concretizzati. È stato necessario, nel 2001, l’intervento di Hines, developer americano, che ha creduto in questa proposta, accorpando al progetto anche l’ex area Varesine (stazione ferroviaria fino al 1961 e poi Luna Park cittadino per oltre 30 anni fino alla fine degli anni ’80) e una parte del quartiere Isola (chiamato così per il suo isolamento rispetto al resto della città, proprio a causa del tracciato ferroviario, che interrompeva i collegamenti stradali verso il centro), tutti circondati da un parco di quasi 10 ettari, chiamato ora “La biblioteca degli alberi” e progettato da Inside/Outside (vedi “TOPSCAPE PAYSAGE” 16). Il masterplan Nel corso del progetto è stato immediatamente chiaro che il paesaggio non poteva essere diviso in tre diversi masterplan, ma doveva seguire un unico piano che coordinasse i collegamenti, i materiali e ciascuno dei singoli progetti all’interno delle aree. Per la parte relativa alla zona Garibaldi è stato chiamato l’architetto americano César Pelli, mentre quella comprendente l’ex area Luna Park delle Varesine porta la firma dello studio londinese di KPF, Kohn Pedersen Fox Associates. Per quanto concerne invece la parte relativa all’Isola, considerata la più delicata perché abitata da artigiani, famiglie milanesi e giovani, è stato incaricato Stefano Boeri. Questi tre studi, inoltre, sono stati affiancati da Gehl Architects di Copenaghen per quanto ri-


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guarda lo studio approfondito sugli spazi pubblici necessari per garantire vivacità e dinamicità alla vita all’aperto in questi nuovi quartieri, nonché da Edaw, oggi Aecom, per la progettazione del paesaggio. Infine, lo studio milanese Land ha svolto un’attività di collegamento tra i tanti architetti progettisti e le aspettative degli attori e spettatori locali. In questo quadro, il suo ruolo specifico è stato quello del local architect, con il compito di tradurre i progetti di stile internazionale nel linguaggio locale, applicando la strategia dei “Raggi Verdi”, il primo dei quali passa proprio da Porta Nuova, partendo dal Duomo. Il progetto L’intera area è caratterizzata, come già detto, da una posizione privilegiata, che offre l’opportunità per un corretto sviluppo del nuovo quartiere attraverso la combinazione sinergica dei tre elementi basilari per una buona trasformazione urbana: il sistema dei trasporti, quello edilizio e quello ambientale. Il grande parco progettato da Petra Blaisse, il Podio (oggi piazza Gae Aulenti) racchiuso dalla spirale degli edifici di César Pelli, la promenade di fronte al comparto terziario di KPF, i giardini residenziali ai piedi delle torri ormai famose del “Bosco Verticale” di Stefano Boeri, un’area pedonale di 160.000 mq complessivi con circa 2 km di piste ciclabili, aree verdi, piazze e ponti che offrono collegamenti semplici e sicuri tra i quartieri: queste sono le aree in Porta Nuova, insieme a tutto il tessuto connettivo che permette il funzionamento e l’interazione di tutti gli spazi pubblici. La sostenibilità come chiave del progetto Porta Nuova è stata progettata seguendo le linee guida I NUMERI DI PORTA NUOVA

Area di progetto di 29.000 mq + 40% di aree verdi: 90.000 mq Sfera di influenza di 140 ha + 65% di aree pedonali: 16.000 mq + 80% di alberi:1500 nuovi alberi + 70% di percorsi ciclabili: 2 Km

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Leed del Green Building Council US (incorpora infatti i tre concetti chiave: la sostenibilità urbana, la sostenibilità infrastrutturale, la sostenibilità ambientale) ottenendo certificazioni di alto profilo, con la piena consapevolezza che l’applicazione dei principi corretti porta sempre al raggiungimento di risultati di eccellenza. Tuttavia, Porta Nuova non si focalizza solamente sulle performance dei singoli edifici, ma persegue obiettivi più ampi in termini di quartiere e a scala urbana, e rappresenta un modello di eccellenza come esempio di rinnovamento urbano in Italia e in Europa.

SCHEDA TECNICA

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Progetto Porta Nuova Garibaldi, Varesine e Isola Luogo Milano Progettisti del paesaggio Andreas Kipar - LAND Milano S.r.l., Aecom Committente Hines Italia SGR S.p.a. Collaboratori Project manager Valeria Pagliaro Direzione Lavori Ivan Maestri, Valerio Bozzoli Parasacchi, Giuliano Garello Team Anna Brambilla, Elisa Frappi, Gianluca Lugli, Simone Marelli, Ugo Perillo, Adriana Pinate, Cecilia Pirani Cronologia 2006-2014 Dati dimensionali 16 ettari di spazi aperti (9 ettari parco, 7 ettari superfici a verde) Imprese esecutrici opere a verde Verde Monetti S.r.l. (Lainate – MI), HW Style S.r.l. (Milano), Peverelli S.r.l. (Fino Mornasco – CO), Consorzio Stabile Litta (Milano) Costo dell’opera 17.500.000 euro (strade, opere a verde, pavimentazioni) Materiali PAVIMENTAZIONI lastre in granito bianco, beola grigia, luserna, ardesia, porfiroide nero, serizzo; cubetti in granito e porfido; cemento rigato e prefabbricato Altre pavimentazioni in calcestre, gomma antitrauma, pavimentazione architettonica Levocell di Ruredil S.p.a. (San Donato Milanese – MI), Idrodrain di Italcementi Group (Bergamo), WPC di PlasticWOOD.it (Oppeano – VR), camminamenti realizzati con profili plus in legno composito ILLUMINAZIONE per l’ illuminazione stradale Bell di Martini S.p.a. Concordia s/S – MO); per i marciapiedi, le aree pedonali, i giardini e il parco Lodo di Martini S.p.a. Concordia s/S – MO); per la piazza Gae Aulenti IWay de iGuzzini (Porto Recanati – MC) e Walky di Martini S.p.a. Concordia s/S – MO). IMPIANTO IRRIGAZIONE impianto di irrigazione automatico, ala gocciolante per arbusti e alberi irrigatori a pioggia per prato di Rainbird e posa di Verde Monetti S.r.l. (Lainate – MI) ARREDI Sedute tipo Milano con listelli in legno, prefabbricate in cls, prefabbricate in cls vetrificato, in cls rivestite in granito bianco; portabici modello Giulietta City Design S.p.a. (Roncadelle – TV); cestini modello Spencer di Metalco S.r.l. (Cstelminio di Resana – TV) MATERIALE VEGETALE Alberature Prunus spp., Acer spp., Platanus spp., Liriodendron tulipifera, Tigli spp., Liquidambar spp., Magnolia stellata, Lagerstroemia indica, Pirus spp., Crataegus spp. Arbusti ornamentali Buxus smpervirens, Cornus spp., Abelia spp., Pittosporum tobira “Nano” Graminacee e rampicanti tra cui Cortaderia selloana, Pennisetum alopecuroides, Hedera helix, Wisteria sinensis, Trachelospermum jasminoides Erbacee annuali tappezzanti tra cui Liriope muscari, Vinca minor, Miscanthus sinensis “Autumn light”, Geranium macrorrhizum, Abelia grandiflora “Edward Goucher”, Perovskia atriplicifoilia, Gaura linheimeri, Lavandula spp. N° DI ALBERI INSERITI NEL PROGETTO 1500 nuovi alberi (di cui 285 già messi a dimora)

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MILAN Porta Nuova Gardens Since 2006 Garibaldi, Varesine and Isola, a few of the most characteristics areas in Milan, have been subject to an important redevelopment plan: project “Porta Nuova” extends over 290,000 square meters of formerly unused land, abandoned for more than fifty years. The impetus for the development was a strong desire to give back to the Lombard capital, and especially its residents, an area of public space in a privileged location, close to the centre, but in a district that had gradually succumbed to urban blight. The project’s goals were to reconnect three neighboring districts, create a large urban park and, following the principles of environmental, urban, and infrastructural sustainability, transform the site into an urban destination on a human scale. Porta Nuova represents an international model for sustainable development and the application of best practices. A contemporary Green City for Expo 2015, the complex assumes a key role as a main intermodal hub, a new gateway to Milan and all of Lombardy. Genesis In 2005 Land studio in Milan took part in a large redevelopment plan for the old Garibaldi-Repubblica railroad depot - closed in 1873 only to reopen in 1963 in a modern iteration designed by architects Gentili Tedeschi, Minoletti and Tevarotto. The adjoining spaces, the subject of a series of design competitions that never went anywhere, had been abandoned for years. In 2001 the American developer Hines, backing the project - added the former Varesine area, a railway station until 1961 and until the 1980s an urban amusement park for over thirty years - and part of the so-called Isola district (isolated from the rest of the city by the railroad line cutting off connections to the center) surrounded by a nearly ten hectare park, today called the Library of Trees and designed by Inside/Outside (see Topscape Paysage 16). The master plan During the design phase it was immediately clear that the landscape couldn’t be divided in three different sites but had to be combined in a single master plan to coordinate connections and materials for each project within the whole area. Cesar Pelli, an American architect, was commissioned to design the area around the Garibaldi site and the London studio Kohn Pedersen Fox Associates was engaged to redeveloped the former Varesine amusement park.

The Isola area, considered the most complex, inhabited by artisans, families and young people, was entrusted to Stefano Boeri. These three firms were flanked by Gehl Architects from Copenhagen carrying out an in-depth study of the public spaces needed to guarantee lively, dynamic, open air life in the new neighborhoods, as well as EDAW (now AECOM) for landscape planning. Land studio played a crucial role as liaison between the architects, stake holders, and grassroots groups with their own expectations. As the firm on the ground, Land’s job included translating international style projects for local understanding, and applying the strategy of Green Rays, the first of which starts from the Duomo and passes right through Porta Nuova. The Project As mentioned above, the entire area is characterized by its privileged location, offering an opportunity for the new district’s correct urban development, a synergetic combination of the three basic elements of urban development: transportation, housing and environment. The Porta Nuova area includes a large park designed by Petra Blaisse; Gae Aulenti Plaza, enclosed in the spiral of the building designed by Cesar Pelli; a promenade designed by KPF in front of the commercial area; and residential gardens at the foot of Stefano Boeri’s already famous Vertical Forest. A 160,000 square meter pedestrian area offers nearly two kilometers of bike paths, landscaped areas, plus open spaces and bridges providing direct, safe connections between neighborhoods; all creating a functioning, connective urban fabric, allowing interaction in all its public spaces. Sustainability - key to the project Porta Nuova was designed according to Leed specifications developed by the US Green Building Council, incorporating three main aspects of sustainability: urban, infrastructural, and environmental. The high certification indicates complete awareness of the importance of applying correct principles to obtain best results. Porta Nuova not only focused on building performance but sets broader goals in terms of the neighborhood’s social and urban development and represents a model and example of successful urban renewal in Italy and Europe.

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Nella pagina accanto, in alto a sinistra: la scalinata passerella che attraversa la realizzazione. In basso, a sinistra: le scale verdi. In basso, a destra: il pocket garden. In questa pagina, foto di fondo: momenti di vita quotidiana

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CITY LANDSCAPE

OMAN

WADI AL AZEIBA Progetto di Atelier Jaqueline Osty & Associés. Testo di Alessandro Gabbianelli

Con quasi un milione di abitanti, Muscat, capitale dell’Oman, è protagonista di una profonda strategia di riqualificazione paesaggistica. Wadi al Azeiba costituisce il primo dei sei progetti che investiranno la città. A firma dell’Atelier Osty, l’intervento, che prende il nome dal fiume omonimo, unisce soluzioni idrogeologiche all’esigenza di ristabilire un rapporto con l’ambiente naturale e urbano.

The capital of Oman, Muscat, with a population of nearly one thousand, is undergoing strategic urban redevelopment. The first of a number of landscape projects destined to transform the city, the Wadi al Azeiba project was designed by Atelier Osty & Associates. Named after the wadi, the project combines the need for efficient water management with the desire to reestablish closer relationships with the environment.

Progettisti del paesaggio Atelier Jaqueline Osty & Associés Studio associato con sede a Parigi che si occupa di progettazione di parchi e giardini, spazi pubblici e pianificazione urbana rivolgendo grande attenzione verso le differenti destinazioni d’uso degli spazi. Tra i progetti più importanti il Parco Martin Luther King e il Giardino zoologico a Parigi. (Foto di Eric Facon)

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Nella pagina accanto: giovani donne attraversano il percorso che affianca il wadi caratterizzato da un doppio filare di palme da dattero. (© AJOA). In questa pagina: due immagini dei percorsi sinuosi della realizzazione; la pendenza dell’argine sottolineato dall’alternanza di superfici a prato e gradoni in pietra (© AJOA).

In doppia pagina: giovani donne attraversano il percorso che affianca il wadi caratterizzato da un doppio filare di palme da dattero. (© AJOA)..

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SCHEDA TECNICA Progetto Al Azeiba Park Luogo Muscat (Oman) Progettisti del paesaggio Atelier Jacqueline Osty e associati: Jacqueline Osty (paesaggista, direttrice dello studio), Maythinie Eludut (paesaggista, project manager) Collaboratori Progetto illuminazione Concepto Cronologia Fase 1: progetto 2009-2011, realizzazione 2011-2012 Fase 2: progetto e realizzazione 2013-2015 Dati dimensionali Fase 1: 1,5 ha - Fase 2: 15 ha Impresa esecutrice opere a verde Oryx Engineering LLC. (Qatar) Costo dell’opera Fase 1: 2 milioni di euro Materiali PAVIMENTAZIONI Argine est in cemento sabbiato grigio/bianco; Argine ovest cemento sabbiato grigio/bianco con pietra dell’Oman ILLUMINAZIONE Argine est, lampioni alti Sill Leuchten (Berlino) e proiettori Valmont Industries (Nebraska, USA); Argine ovest: lampioni con maschera realizzate per il progetto da Comatelec Schréder (Roissy Cdg, Francia). Questi sono forniti di un piccolo led rosso che disegna una linea luminosa lungo il wadi. ARREDI le recinzioni sono state disegnate dall’Atelier J. Osty & Associés e realizzate dall’appaltatore MATERIALE VEGETALE nella parte alta sono state utilizzate piante ornamentali e piante più rustiche per il letto del fiume Numero di alberi inseriti nel progetto 150 Phoenix dactylifera, 495 alberi piantati

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Muscat è la capitale del sultanato dell’Oman, Stato della penisola arabica che si affaccia sul Mare Arabico. Da sempre importante centro di scambi commerciali tra Oriente e Occidente, la città storica nasce a ridosso del porto, aperta a nord verso il mare e protetta a sud dalle montagne. Ancora oggi la sua economia si basa principalmente sull’estrazione del petrolio, ma ormai da un paio di decenni, grazie al sultano Qaboos, attraverso ingenti investimenti su infrastrutture e turismo, si è innescato un importante processo di valorizzazione del territorio. In questa condizione di rinnovamento urbano si inserisce il progetto di Jacqueline Osty, chiamata per contribuire al processo di riqualificazione della città. Muscat è una metropoli con quasi un milione di abitanti che si è sviluppata a ovest del nucleo storico per decine di chilometri. La sua conurbazione, di densità variabile, segue la costa pianeggiante senza soluzione di continuità e ingloba altri centri abitati. Tutta la fascia costiera è attraversata da una serie di fiumi secchi chiamati wadi, che si sviluppano in direzione ortogonale al litorale e hanno una lunghezza variabile poiché possono nascere dalle montagne più lontane oppure formarsi a poche centinaia di metri dal mare. Quando il wadi attraversa il tessuto urbano diventa uno spazio pericoloso per questioni di equilibrio idrogeologico, a causa delle inondazioni nel periodo delle piogge, e per la fruizione dello spazio urbano. Il wadi Al Azeiba è il fiume interessato dall’intervento di riconfigurazione dello studio Osty; si trova a ovest del centro di Muscat, a cinque chilometri a est dell’aeroporto, e trasversalmente si estende dalla strada Al Qaboos fino al mare, attraversando un tessuto edilizio prevalentemente costituito da abitazioni. Si tratta di uno spazio residuale, un vuoto urbano che non intesse nessuna relazione con l’ambiente circostante. La prima fase di realizzazione del progetto, che prevede la costruzione di un parco lineare dalla città al mare, riguarda il tratto più a sud, lungo circa 300 metri e compreso tra la strada Al Qaboos

Nella pagina accanto, in alto a destra: masterplan (© AJOA). Al centro, a sinistra: il percorso nella parte superiore dell’argine (© AJOA). Al centro, a destra: le terrazze verdi (© AJOA). Sotto: la geometria delle linee in cemento che delimitano i terrapieni (© AJOA). In questa pagina, a sinistra: le linee sottolineano la pendenza dei percorsi lungo il wadi (© AJOA). In alto, a destra: pietre di diverse dimensioni circondano le isole vegetali (© AJOA).

Autore Alessandro Gabbianelli Architetto paesaggista e dottore di ricerca in Knowledge and design of urban landscape presso l’Università di Camerino. Nel 2008 fonda ALGA studio (Agricultural Landscape Garden Architecture) che si occupa di progettazione del paesaggio alle diverse scale. Dal 2011 è professore a contratto in Composizione architettonica e urbana presso la Scuola di Architettura e Design di Ascoli Piceno.


e la parallela strada 48. La fase successiva interesserà le aree più a nord fino ad arrivare alla costa, dove verranno configurati degli spazi per le attività nautiche e di pesca. Il parco

Il progetto tiene in considerazione due problematiche molto differenti tra loro, ma ugualmente importanti. La prima è inerente alle questioni idrogeologiche: vi è la necessità che il wadi non causi danni nei periodi di forti precipitazioni. La seconda riguarda la qualità dello spazio urbano, nell’esigenza di ristabilire un rapporto con l’ambiente naturale. La sistemazione degli argini, oltre a garantire la messa in sicurezza del fiume, permette anche la formazione di una passeggiata alta che viene collegata alle strade esistenti ed è caratterizzata da una massiccia presenza di alberi ornamentali (palme) e da ampie superfici destinate a prato. Una seconda passeggiata si sviluppa sul fondo del fiume dove pietre dalla differente pezzatura e alcuni percorsi trasversali in cemento riescono ad accogliere il flusso dell’acqua e, nei periodi di secca, garantiscono l’attraversamento del wadi da est a ovest. Questa parte più bassa, soggetta alle inondazioni, è stata arricchita lungo i suoi bordi da una vegetazione arbustiva locale e con specie erbacee che tollerano l’alternanza di periodi siccitosi a quelli più piovosi. La parte terminale dell’area di intervento accoglie delle attrezzature per il gioco e lo sport (calcio, skateboard, ciclismo) affinché si possano offrire agli abitanti del quartiere nuovi utilizzi, di giorno e di notte. Una particolare attenzione, infatti, è rivolta al sistema di illuminazione pubblico che permette di usufruire di questo luogo sottratto all’abbandono anche nelle ore serali e notturne, quando la temperatura è più fresca e il clima più piacevole. Attraverso un’operazione molto attenta alle dinamiche ambientali e a quelle sociali, lo studio Osty è riuscito a trasformare uno spazio residuale in un luogo di connessione e condivisione che diventa un importante tassello nel processo di trasformazione di Muscat. Qui, sopra: le terrazze sono utilizzate per praticare footing (© AJOA). A destra: uno degli attraversamenti trasversali del wadi che mette in collegamento le zone abitate (©AJOA). Sotto, a sinistra: il wadi. Sotto, a destra: la parte bassa del wadi soggetta a inondazioni(© AJOA). Nella pagina accanto, in alto: prospettiva del parco con gli impianti sportivi e i diversi giardini (© Jean Joyon). Al centro: ancora un’immagine delle linee che corrono lungo il wadi (© AJOA).

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OMAN Wadi Al Azeiba Muscat, the capital of the Sultanate of Oman, an Arab state facing the Persian Gulf on the coast of the Arabian Peninsula, has always been an important point of commercial exchange between the east and west. The historic city was founded next to a port, open to the north towards the Arabian Sea and protected by mountains to the south. The country’s economy is still based mainly on oil production, but for several decades now Sultan Qaboos has been instigating an important transformation with large investments in tourism and infrastructure. In this climate of urban development Jacqueline Osty’s atelier was commissioned to contribute to the city’s regeneration. Muscat, a metropolis with a population of nearly one million, spreads for a dozen kilometers along the western outskirts of the historic centre. Urban sprawl of varying density follows the flat coastline, incorporating smaller settlements. The whole coast is characterized by a series of dry rivers, wadi, running perpendicular to the shore, sometimes starting in the mountains, sometime just a few hundred meters from the sea. When a wadi runs through urban fabric it endangers the area’s hydrologic balance; flooding during the rainy season easily spreading to the built environment. The Wadi Al Azeiba, the river in the project designed by the Osty studio, lies west of the center of Muscat, five kilometers east of the airport, and extends through mostly residential urban fabric from Al Qaboos street to the sea. The site itself, left over space, was an urban void without a contextual relationship to its surrounding environment. The first phase of the project, in the southern-most area, is a 300 meter long linear park from the city to the sea, including the area between Al Qaboos street and the parallel Road 48. The next phase focuses on the northern areas and all the way to the coast; plans include facilities for fishing and sailing. The park The design for the project takes into consideration two very different, but equally important problems. The first, inherent in dealing with water; the wadi must not be allowed to cause damage during heavy rains. The second regards the quality of urban space and the need to reestablish a relationship with the natural environment. The design for the embankments, other than providing safe access, includes an elevated pathway embellished by ornamental palm trees and broad lawns connecting to existing roads. A second landscape in the river bed itself uses different sized stones and the occasional concrete connection cope with the flow of water during the rains and acts as an east-west crossing in dry periods. Subject to flooding, this lower landscape is planted with local shrubs and grasses tolerant of dry periods alternating with heavy rain. The project’s last area is equipped with soccer fields, a skateboard park, and a bike path, offering new recreational uses both day and night. Particular attention was paid to the lighting design, rescuing the site from a state of abandonment especially in the evening and at night when the temperature is cooler, the air pleasantly inviting. A careful intervention in environmental and social dynamics, the Osty studio’s design successfully transformed leftover space into a connected, shared site, and an important part of Muscat’s urban renewal.

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ARCUEIL

VACHE NOIR Progetto, testo e foto di Henri Bava - Agence Ter

Nel restituire un’imponente porta d’accesso a sud della città, il vasto piano di rigenerazione urbana realizzato a Parigi e lanciato da Porte d’Arcueil, nel 14° arrondissement, pone al centro della grande area verde e pedonale un insolito parco, che sale dolcemente senza soluzione di continuità, fino a diventare le «jardin sur le toit» di uno dei più moderni centri commerciali della città. Il concept, firmato da Agence Ter, restituisce un’installazione urbana drammatica e narrativa, un gioco semantico dentro una sorprendente illusione ottica. The restoration of a major entrance to the city of Paris from the south, a vast urban redevelopment plan in the capital’s Porte d’Arcueil area in the 14th arrondissement, includes a distinctive landmark in center of the gently rising topography in an urban park and pedestrian area, and a green roof gracing the top of one of the most modern shopping centers in the city. The creative concept behind Agence Ter’s design evolved into a built urban narrative, a dramatic metaphor offering surprising visuals and new perspectives.

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Situato lungo la RD20, nel cuore della Val de Bièvre, l’intervento di Porte Arcueil, La Vache Noir, declina un ambizioso programma di attività economiche a vocazione terziaria, che include la costruzione di un centro commerciale e di intrattenimento, residenze e nuovi spazi pubblici. La Vache Noir, letteralmente “mucca nera”, è il nome di un incrocio nel comune di Arcueil, a sud di Parigi, nell’Île-de-France. Questo crocevia è omonimo del quartiere circostante e dà il nome anche al recente centro commerciale inaugurato nel 2007. Il progetto di sviluppo del quartiere nasce nel 1995, quando il gruppo Thomson-CSF decide di vendere il terreno occupato dalla società Sintra e chiudere il sito Arcueil. Su quest’area

In doppia pagina: la copertura verde del centro commerciale (© Agence Ter/Foto di Yves Marchand & Romain Meffre).

Progettisti e Autori (da sinistra) Henri Bava, Michel Hössler e Olivier Philippe, i tre fondatori e direttori dell’Agence Ter, mossi da una stessa curiosità, spingono i limiti del loro mestiere sperimentando un approccio trasversale lontano dall’abituale contrapposizione tra paesaggio e urbanistica. I tre associati, formatisi presso la Scuola Nazionale Superiore del Paesaggio di Versailles (ENSP), ponendo una particolare attenzione nei confronti del contesto e degli elementi già presenti sul sito, propongono un approccio concettuale capace al contempo di instaurare nuove dinamiche territoriali conservando e valorizzando le preesistenze. Dalla sua fondazione, nel 1986, l’Agence Ter ha sempre funzionato come rete presente sul territorio, per essere di volta in volta più vicina al progetto e ai suoi differenti attori.

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lasciata libera viene promosso un piano di rigenerazione urbana suddiviso in diversi ambiti, “BIA Black Cow” e “ZAC des Portes d’Arcueil”. Quest’ultimo in particolare dovrà costituire una vera e propria porta sud-est di accesso alla città di Parigi, con un approccio fortemente proattivo che ha l’obiettivo di rilanciare una nuova vitalità economica e sociale, capace di attrarre diversi investitori attraverso lo sviluppo urbanistico di un’architettura integrata di alta qualità che prevede spazi residenziali e commerciali ma, soprattutto, con un vasto sistema di aree verdi che trova nella copertura pensile del centro commerciale una naturale prosecuzione. Il piano prevede, nel dettaglio, la costruzione di un grande parcheggio sotterraneo per oltre 2800 posti auto, un centro commerciale con una superficie di circa 50.000 metri quadri, 260 unità abitative, di cui 180 private e 80 sopra il centro comSCHEDA TECNICA merciale, oltre a 80 alloggi Progetto Place de la Vache Noire e giardino pensile del centro commerciale sociali. Inoltre, 62.607 m² di Luogo Arcueil, Île-de-France uffici corredati da asili nido, Progettisti del paesaggio Agence Ter Committente per la piazza Sadev 94; per il giardino pensile Multi Vest 3 centri culturali e aree gioco e, Collaboratori giardino pensile Epdc, Berim Lead consultant, Groupe 6 Archiinfine, un sistema di verde urtects piazza BET Coteba Cronologia realizzazione, 2000-2010 bano di oltre 1,5 ettari, racDati dimensionali superficie piazza 3 ha; superficie giardino pensile chiuso in un grande parco. 1300 m² Costo dell’opera piazza 4,5 milioni di euro; giardino pensile Dopo una fase di demolizio2,3 milioni di euro ne nel 2004 iniziano i lavori Numero di alberi inseriti nel progetto piazza 40 metasequoie In questa pagina, in alto: la copertura verde vista dall’alto (© Agence Ter/Foto di Luc Boegly). Nella pagina accanto, in alto: planimetria di progetto (© Agence Ter) e il particolare rivestimento in pietra della piazza (© Agence Ter/Foto di Yves Marchand & Romain Meffre). Al centro: il crocevia della Vache Noire (© Agence Ter/Foto di Yves Marchand & Romain Meffre). In basso: il podium (© Agence Ter/Foto di Yves Marchand & Romain Meffre).

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di scavo di 18 metri di profondità per la costruzione del grande parcheggio interrato. Nel 2004, ING Group lancia il progetto per il nuovo centro commerciale, che viene acquisito dal gruppo olandese Cairo, noto nel campo della progettazione di strutture architettoniche di ultima generazione destinate al retail. In ragione della particolare topografia dell’architettura, viene proposta nel progetto per la copertura del centro commerciale una grande area verde, green roof, aperta al pubblico negli stessi orari del centro commerciale, insieme a uno spazio verde della dimensione di un ettaro, dotato un prato, giochi per bambini e morbide superfici inclinate, come descritto dal designer Philippe Olivier di Agence Ter. Tutti gli spazi pubblici, infine, sono stati ridisegnati in funzione di una nuova mobilità e, a conclusione dei lavori, l’artista polacco Frans Krajcberg è stato invitato a realizzare una suggestiva scultura pubblica in bronzo. Il tetto giardino della Vache Noire Il giardino pensile disegnato da Agence Ter nel 2005 sul tetto del centro commerciale La Vache Noire – che prende il nome dal luogo in cui è situato a Porte d’Arcueil, uno degli ingressi di Parigi nel 14° arrondissement – ha costituito il punto di partenza di un più ampio progetto di ampliamento e inserimento degli spazi pubblici “su livelli” senza la necessità di un’obbligatoria espansione “in orizzontale”. Questo giardino sopraelevato


rappresenta, inoltre, l’opportunità di realizzare un segno importante all’interno del tessuto urbano, che renda l’orizzonte e la città visibili da esso. Per rispondere alla complessità dell’ambiente circostante, l’attenzione dei paesaggisti si è concentrata sul “piegare e distendere” la superfice del giardino. Giocando leggermente con i movimenti di terra, le cui variazioni sono accentuate dalla scelta delle specie vegetali, essi riescono a mettere in stretta relazione il parco e le strade contigue. La topografia risultante è dinamica e si apre sullo spazio centrale, cuore del progetto. Al suo interno, le necessità tecniche e architettoniche dell’edificio sottostante riportano però alla realtà del contesto. Il livello artificiale su cui poggia il parco possiede esso stesso dei segni, che dovevano essere completamente integrati all’interno del giardino: gli elementi architettonici del centro commerciale sottostante (pozzi di ventilazione per il parcheggio sotterraneo) vengono inglobati da Agence Ter nel progetto, trasformandoli in sculture verdi di giorno (ospitano pannelli sospesi di vegetazione) che diventano suggestive illuminazioni la sera. Pertanto, il nuovo paesaggio creato sul tetto aumenta le qualità del centro commerciale, poiché forma uno strato isolante che incrementa l’inerzia termica dell’edificio, recuperando parte delle acque piovane e, soprattutto, partecipa alla scenografia del luogo. Due superfici piane vetrate, che connettono visivamente l’edificio e il giardino sovrastante, permettono alla luce solare di illuminarne l’interno nel corso del giornata, mentre durante la notte sono le luci artificiali del centro commerciale che rischiarano il giardino, eliminando quindi la necessità di installare ulteriori dispositivi di illuminazione. Il risparmio di energia non è un elemento trascurabile, infatti il design dello spazio e la sua funzionalità si coniugano in un progetto sostenibile per l’ambiente. L’estremità sud del giardino offre un’ampia vista sull’incrocio della Vache Noire, la piazza, ultima parte del progetto di recupero urbano, che integra i nuovi quartieri all’interno del tessuto della città di Arcueil. La piazza della Vache Noire Lo strano nome di questo luogo ha origine da un aneddoto che risale al XX secolo, secondo il quale una mucca avrebbe fermato il traffico ferroviario lungo i binari che attraversavano que-

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In alto: l’area giochi (© Agence Ter/Foto di Luc Boegly). Sotto: la scultura di Frans Krajcberg. Al centro, a sinistra: lo spazio pubblico ai piedi del centro commerciale (© Agence Ter/Foto di Yves Marchand & Romain Meffre). Al centro, a destra: il percorso in mezzo alle metasequoie (© Agence Ter/Foto di Luc Boegly).

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sta parte di città; e sulla strada che oggi ha sostituito la ferrovia si trova, per l’appunto, l’incrocio della Vache Noire. Le azioni principali che hanno guidato il team di paesaggisti per questo progetto sono state tre: dotare la città di Arcueil di un ingresso davvero rappresentativo; inserire il concetto di comfort urbano all’interno di un incrocio viario (un luogo in cui il pedone non ha mai avuto una propria centralità e sicurezza); ridisegnare la trama dei flussi viari, in modo da svelare la storia del luogo. La prima azione è stata lavorare sulla topografia, al fine di creare un unico livello per la nuova piazza. In seguito, sono stati disegnati i tracciati dei percorsi viari e pedonali, in modo da separare e integrare i flussi. Le zone pedonali ai lati delle strade sono state rivestite da piccoli blocchi di granito grigio, che si alternano a seconda della finitura – ruvida e liscia – e creano un’alternanza di superfici i cui riflessi cambiano in base alla luce. All’interno del lotto centrale, è stato scelto di inserire una nuova presenza: una foresta di 40 alberi di metasequoia, di 14 metri di altezza al momento della piantumazione. Scopo dell’alberatura è occupare il centro della piazza, in modo da assicurare che non sia il traffico automobilistico l’elemento

predominante dello spazio, ma sia il volume degli alberi a creare un orizzonte, una profondità di campo. Per meglio esprimere la qualità del luogo, la foresta ricostituita è presentata all’interno della città su una base in acciaio corten. Il percorso che attraversa la piazza è del medesimo materiale e interseca una superficie di lastre di pietra ferruginosa. In autunno, le foglie delle conifere assumono una colorazione rosso scuro, come un riflesso delle tonalità delle pietre e dell’acciaio del percorso. Il risultato è una foresta dalle tonalità scarlatte che si susseguono a seconda delle stagioni. Il desiderio di racchiudere all’interno della piazza la storia di questo luogo fa sì che i paesaggisti abbiano scelto di accompagnare questa installazione urbana con un progetto drammatico e narrativo: è nel cuore della foresta che possiamo ritrovare la Vache Noire, creata impiegando invisibili riflessi d’acqua, resa possibile in mancanza di vento e sotto una luce radente; la proiezione di un ologramma richiama alla mente degli abitanti di Arcueil la storia della loro città, segnalandone allo stesso tempo il nuovo ingresso. Attraverso una foresta rossa, un gioco semantico e un’illusione ottica, l’Agence Ter restituisce alla Vache Noire un luogo in cui esprimere se stessa.


ARCUEIL The Vache Noire

In questa pagina: dettaglio del camminamento in corten fra le metasequoie (© Yves Marchand & Romain Meffre).

The aim for Agence Ter in Arcueil is to remedy the lack of public spaces in the town centre and bring out emblematic spaces in an environment that is saturated by the urban fabric and its infrastructures. The landscape designers decided to make the most existing structures and introduce public spaces in unexpected places. The creation of rooftop public gardens, the transformation of a roundabout into a town square and, in addition, architectural rehabilitation: Agence Ter consolidates its knowhow whilst maintaining its approach, seeking inspiration for unique projects in each new context. The shopping mall garden roof The public garden on the roof of the Vache Noire shopping centre, designed by Ter in 2005, is the flagship of the Portes d’Arcueil joint development zone. Exploiting this upper layer as a programme pillar means multiplying the property reserves without the need to expand horizontally. It is also a way for the territory to make its mark by making the horizon and the city expanse visible from this elevated garden. In response to the complexity of its environment, the landscape designers fold and unfold the garden's surface. By subtly playing with the relief, whose movements are accentuated by the choice of plant varieties, they make the public spaces and the adjacent streets directly contiguous to the park, thanks to the use of ramps and stairs. The resulting dynamic topography is framed by a grasscovered embankment to the north, while the heart of the park is an open field devoted to relaxation. Within this central space, the architectural and technical constraints of the building remind us of the location's realities. This artificial territory also possesses its own marks, which must be fully integrated. With this in mind, the technical components of the shopping centre become spectacular events. These “outcrops” become vertical gardens, some based on vegetalised boxes, others covered by plates printed with green hues or simply illuminated, thus cladding the shopping centre’s ventilation ducts. The landscape thus formed on the roof of the shopping centre provides it with environmental credentials. Firstly, it forms an insulating layer increasing the building's thermal inertia and recovering part of the rainwater. Additionally, it comprises two glass canopies for the pathways connecting the surface of the garden to the interior areas. Thanks to them, the sun illuminates the shopping centre during the day while the shopping centre’s light illuminates the garden at night, thus eliminating the need to install additional lighting. The resulting energy saving is not negligible: beauty goes hand in hand with environmental protection. The southernmost extremity of the elevated garden offers a sweeping view of the Vache Noire crossroads, the final piece in a vast urban rehabilitation operation that aims to integrate the neighbourhood both into the city of Arcueil and into the wider urban expanse. Already a contractor for the public spaces of this new neighbourhood, Agence Ter was selected for the Vache Noire crossroads renovation project in 2006. The Vache Noire Square This unusual name for the “Vache Noire” (black cow) crossroads originates from a 20th century anecdote – a cow stopped train traffic on the Arpajonnais line, which has since ceased to exist, by lying down on the tracks. And although the train track has long since disappeared, it has been replaced by heavy road traffic, making the crossroads difficult and dangerous for pedestrians to negotiate. Three main challenges guide the work of the landscape designers: providing the town with a veritable entry square, incorporating the notion of urban comfort into a roundabout where pedestrians have never had their place by taming the car traffic flows, and revealing the place's history by embodying the black cow. As a first step, Agence Ter started by rectifying the site's topography to make the square flat and level. Then, the classical handling of the areas dedicated to cars, whose functionality has been considerably improved, is completed by an urban treatment of the peripheral pedestrian area. Composed of small-format, grey-granite paving stones, the pedestrian surface alternates sawn stones, polished stones and flamed stones, whose juxtaposition gives the surface, which initially seems smooth, an appearance that changes with the ambient light. Within the main central plot, the landscape designers have chosen to install a presence: a forest of some forty metasequoia trees of a height of almost 14 metres at the time of planting. The aim is to occupy the centre of the square, to ensure that the road-traffic function is not predominant; reintroduce volume to create a horizon, a depth of field. This approach re-establishes an identity that is visible from the road; the forest represents a focal point for the drivers and is a new emblem for the neighbourhood. Placed at the epicentre of this heteroclite environment, the Vache Noire crossroads and its conifer forest becomes a sign of recognition for Arcueil and a major component of the cognitive landscape.To better express its quality of artefact, the reconstituted forest is presented on a Corten steel base. A traversing path cut from the same steel winds between the trunks and the platform’s surface is covered with ferruginous shale flat stones. In autumn, the fallen conifer leaves turn copper red thus mirroring the hues of the Corten steel and flat stones. Agence Ter has thus transformed a roundabout, with a reputation for being dangerous, into a forest whose scarlet hues come and go with the seasons. With a desire to embody the place’s history at heart, the landscape designers chose to accompany these urban installations with a dramatic and narrative project: the black cow is represented at the heart of this metasequoia forest. Formed using invisible water projections, made possible through the absence of wind and low light, a hologram recalls the memory of the Arcueillais, whilst at the same time bringing the entrance to this brand new quarter to life. Between red forest, semantic play and optical illusion, Agence Ter finally gives the black cow a place in which to express herself.

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