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Intervista

«Chiunque può vincere la paura»

Renate Siegenthaler, psicologa, maestra di guida e fondatrice di fahrangst.ch nel 2007.

Cosa significa quando qualcuno soffre della paura di guidare?

Renate Siegenthaler: In psicologia si parla di disturbo d’ansia quando una persona soffre di ansia a tal punto da non riuscire più a vivere normalmente la vita quotidiana. Nel caso del disturbo d’ansia da guida, una persona evita di mettersi al volante anche se ciò comporta importanti limitazioni. La paura può manifestarsi fisicamente, ad esempio attraverso la sudorazione o la mancanza di respiro. O mentalmente, sotto forma di timore per ciò che potrebbe accadere. Spesso i sintomi si manifestano insieme.

Quali sono le cause di tale disturbo?

I principali fattori scatenanti sono due: gli attacchi di panico o la mancanza di esperienza di guida unita alla paura di fallire. Il primo è una reazione improvvisa e fisica di stress dovuto ad un sovraccarico generale. Se accade mentre si guida può scatenare la paura che si ripeta la volta successiva, con conseguenze gravi. La mancanza di pratica colpisce invece le persone che non guidano da molto tempo. Il più delle volte, pur essendo in possesso della licenza di condurre, dubitano delle loro capacità e non si fidano a mettersi al volante.

La paura di guidare è curabile?

Chiunque può vincere la paura. Di solito si tratta di un processo lungo. Ci vuole pazienza. Il mio compito principale è quello di trasmettere fiducia e d’insegnare alle persone che si rivolgono a me ad accettare il proprio stile di guida. In mancanza d’esperienza di guida, spesso è necessario affrontare situazioni specifiche, come la paura di parcheggiare o di cambiare corsia. Ed è qui che occorre l’intervento del maestro conducente.

Nonostante abbia superato l’esame, non ha mai più guidato

Mia Moser* ha scelto un percorso ancora più difficile e lungo. Anche lei soffriva di un disturbo d’ansia da guida ed è stata curata da Renate Siegenthaler. Tuttavia, non per un attacco di panico, ma semplicemente perché non guidava da molto tempo. Mancanza di esperienza di guida: l’altro motivo che può scatenare l’amaxofobia. Mentre gli attacchi di panico legati allo stress possono colpire soggetti di ogni età, sesso o professione, l’ansia da guida dovuta alla mancanza di pratica è maggiormente riscontrabile nelle donne. Questo perché un numero significativamente maggiore di donne rispetto agli uomini non si fida a guidare autonomamente dopo aver superato l’esame di guida, e quindi si priva dell’opportunità di acquisire la routine e la sicurezza al volante. E poiché nelle relazioni di coppia è spesso l’uomo a rivendicare per sé il ruolo al comando, alla donna resta solo il posto di copilota. A un certo punto, questo può diventare un vero problema.

Nel caso di Mia, ci sono voluti quasi due decenni. Pur avendo preso la licenza di condurre a 20 anni, non guida quasi mai. Da un lato, suo padre non le affida l’auto di famiglia, dall’altro, vive in città dove può arrivare ovunque con i mezzi pubblici, anche quando finisce gli studi di medicina. Solo quando ha dei figli e si trasferisce in campagna, la dottoressa si rende conto che l’auto sarebbe molto pratica. Poi, quando il suo nuovo lavoro prevede il servizio di guardia medica, inizia a riflettere seriamente. «Come faccio a raggiungere l’ospedale il più velocemente possibile?

In taxi? In autobus?», nel tentativo di dare risposta a queste domande si rende conto che le nuove circostanze stanno esacerbando la sua paura di dover guidare. «Avevo paura di situazioni difficili e stressanti sulla strada e immaginavo cosa sarebbe potuto accadere. Soprattutto guidare da sola mi causava grande ansia». Tuttavia, vuole togliersi la spina dal fianco. Prende qualche lezione di guida, ma non ottiene i risultati sperati. Il problema è molto più profondo e radicato che non bastano un paio di esercizi su strada per curarlo.

Accettare lo stile di guida

Si rende conto che non sarà in grado di farlo da sola, quindi si rivolge all’esperta per il trattamento dell’ansia alla guida. Il primo appunta- mento si tiene nell’auto di Renate Siegenthaler. Dopo una conversazione sulla paura e i suoi fattori scatenanti, seguono già i primi metri al volante. «Nella lezione successiva, e questa è stata la differenza principale rispetto alle lezioni di guida normali, siamo salite a bordo della mia auto», racconta Mia, sottolineando anche la presenza calma e positiva della signora Siegenthaler. All’inizio, le due guidano solo in zone a 30 km/h. E con l’esperta come copilota, poi molto presto da sola come «compito a casa». Chilometro dopo chilometro, Mia percorre dei tratti finché riesce a guidare sulla strada «vera e propria».

Mentre la data di inizio del nuovo lavoro si avvicina sempre di più, le due percorrono più volte la strada verso la clinica. Nell’ultima sessione, la psicologa segue la sua paziente al volante della propria automobile, sempre collegata tramite il sistema vivavoce. «Ogni volta che pensavo di star facendo qualcosa di sbagliato, lei mi diceva che visto dall’esterno stavo guidando normalmente. I miei dubbi erano infondati. Quella è stata la svolta», così Mia descrive il suo momento rivelatore. Nel giro di qualche mese è riuscita a superare la sua paura e da allora guida ogni giorno per andare al lavoro, a fare la spesa o a prendere i bambini. L’unica situazione che le crea ancora un po’ di timore è il traffico frenetico della città.

Come per Carmen Fidalgo, la chiave decisiva per Mia Moser è stato il fatto di avere una copilota comprensiva che non ha voluto imporle il suo stile al volante, ma ha accettato il suo modo di guidare. Un atteggiamento che potrebbe essere preso da esempio. Coloro che criticano costantemente gli altri e considerano il proprio stile di guida come l’unico corretto possono esacerbare l’insicurezza e provocare un senso di vergogna che spesso impedisce alle persone colpite di parlare della propria ansia da guida. Eppure non c’è nulla di cui vergognarsi. Chi ha il coraggio di ammettere la propria paura e di provare a superarla di propria iniziativa non solo ha grandi possibilità di successo, ma spesso ne esce anche rafforzato. È quindi giunto il momento di rompere questo tabù. O per dirla con le parole del poeta libanese Kahlil Gibran: «Coraggioso non è colui che non prova la paura, ma colui che la prova e la supera». * nome cambiato dalla redazione

corsi di guida del TCS

Acquisire sicurezza prima che scatti la paura

Chi frequenta un corso di guida del TCS diventa un utente della strada migliore e più sicuro.

La carenza di esperienza di guida può diventare un vero problema per molti automobilisti. Quanto più tempo trascorre senza mettersi al volante, tanto maggiore è l’insicurezza, che a lungo andare può trasformarsi in una pronunciata paura di guidare. Ma non si deve arrivare a questo punto.

Con un corso di guida di TCS Training & Events condotto da esperti istruttori del TCS, i partecipanti acquisiscono una preziosa esperienza teorica e pratica e accrescono la loro sicurezza al volante. Ad esempio, esercizi e allenamenti nelle frenate d’emergenza, nell’evitare gli ostacoli oppure nella guida su fondo bagnato o scivoloso, consentono di sperimentare situazioni estreme in un ambiente protetto, in modo da saper poi reagire correttamente quando si presentano nella realtà quotidiana.

Un corso di guida, però, non è affatto riservato soltanto ai conducenti inesperti e insicuri. Anche i guidatori più rodati, che si sentono sicuri, non smettono mai di imparare e possono affinare il loro stile di guida. In breve: i corsi sono adatti a tutti. Non importa se si è un neopatentato oppure un guidatore provetto, che si viaggi su due o quattro ruote, su un veicolo con motore a combustione o elettrico: al TCS ognuno trova il corso più adatto per diventare un utente della strada migliore e più sicuro e per portare la mobilità personale ad un nuovo livello. E non dimenticate: è anche divertente! tcs.ch/corsi-guida

Occhio ai nemici della sicurezza al volante

Chi usa un veicolo deve valutare in modo serio e obiettivo il proprio stato per evitare di mettere in pericolo sé stesso e gli altri utenti della strada. Talvolta anche una birra può essere di troppo. Le statistiche parlano chiaro.

e anzi fino al 20 percento di tutti gli incidenti stradali si verificherebbero, secondo gli esperti, a causa della stanchezza del conducente.

10 22 percento, tanti gli incidenti per colpa propria o sbandamento con lesioni gravi dovute all’alcol. Secondo lo studio Sinus 2022 dell’upi l’abuso di alcol ne rappresenta la seconda causa più frequente (periodo considerato 2017–2021). La prima causa è la velocità eccessiva o non adeguata alle condizioni del traffico o della visibilità. il totale degli incidenti in bici all’anno in Svizzera. Nel 6,5 percento dei casi registrati dalla polizia l’alcol svolge un ruolo determinante. Rispetto ad una persona sobria, il ciclista che ha bevuto corre un rischio triplo di subire un incidente. bicchiere di birra (3 dl) provoca già un tasso d’alcolemia tra lo 0,2 e lo 0,5‰, quanto basta a ridurre l’attenzione, le facoltà uditive, visive e di reazione . tante sono, circa, le vittime di incidenti stradali gravi o mortali imputabili alla guida sotto l’influsso di medicinali o stupefacenti in Svizzera ogni anno. il visus (acutezza visiva) per l’occhio migliore e 0,2 per quello meno valido richiesto all’esame della vista per la patente. In caso di disturbi visivi legati all’età, l'idoneità alla guida deve essere attestata da un medico riconosciuto.

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