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Il passato insegna
I fatti sono argomenti testardi e talora è bene ricordarli. Giugno 2021: con il 51,6%, il popolo svizzero ha respinto la revisione della legge sul CO₂. A spostare l’ago della bilancia verso il no, fra le altre ragioni, il fondo per il clima poco trasparente che sarebbe stato istituito e l’aumento della tassa sui carburanti fino a 12 centesimi al litro. Il messaggio dei cittadini è stato chiaro. L’Accordo di Parigi non va attuato in una logica punitiva. Governo e deputati hanno reagito dichiarando, all’unisono, che la prossima legge dovrà essere basata su incentivi o non si farà proprio. Tutti i partiti sono stati concordi. Facendo leva su condizioni quadro efficaci, promozioni ed investimenti mirati, il popolo finirà per aderire agli obiettivi climatici ratificati dalla Svizzera. Ora, il Consiglio federale ha posto al vaglio del Parlamento un nuovo progetto di legge.
A prima vista sembra che l’Amministrazione abbia seguito la strada delineata: il supplemento di compensazione rimane plafonato agli attuali 5 centesimi. Ma c’è l’inghippo e lo si scopre ad una lettura più attenta: en passant viene introdotto l’obbligo per gli importatori di carburanti di mettere sul mercato combustibili rinnovabili nella misura di fino al 10 percento. Non essendo vincolati al massimale di 5 centesimi, questo provvedimento rischia di tradursi in un rincaro alla pompa fino a 15 centesimi al litro. Si sfonderebbe così addirittura il limite stabilito nella legge respinta! Chi nasce tondo non può morire quadrato, dice un proverbio. Il testo contiene difetti sostanziali che vanno sanati. Lo stesso dicasi delle condizioni quadro e dei sostegni finanziari previsti. È vero che 30 milioni all’anno saranno stanziati per il potenziamento dell’infrastruttura di ricarica sui parcheggi pubblici, nelle aziende e negli edifici. Un passo che va certo nella giusta direzione, ma assolutamente insufficiente. Perché anche qui i fatti sono testardi. Secondo stime conservative, entro il 2030 un terzo del parco circolante, ovvero quasi due milioni di veicoli, saranno elettrici e dovranno rifornirsi regolarmente alle colonnine. In questa prospettiva, la somma preventivata è una goccia nel mare. E allora, buttiamo via il bambino con l’acqua sporca? No, per uscire dall’impasse e raggiungere gli obiettivi climatici fissati ci vuole una nuova legge realistica. Da un lato va imposto un tetto all’aumento del prezzo dei carburanti al di sotto dei 12 centesimi bocciati dal popolo. E dall’altro occorrono sussidi allo sviluppo della rete di ricarica ben superiori ai trenta milioni di franchi all’anno anzidetti per accelerare la transizione ecologica nella mobilità. A questo punto tocca al Parlamento apportare i correttivi opportuni alla nuova Legge sul CO₂ per evitare che venga poi affossata alle urne.