Anno 24, n. 77 - Marzo 2018 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
“Divinamente apparve� 1467 - 2017/18: Anno Giubilare della Madonna del Buon Consiglio
Editoriale
Tempi di fermezza e di fiducia
C
aro lettore, quando questo numero della rivista arriverà nelle sue mani, a meno dell’ennesimo colpo di scena, il nuovo Governo italiano sarà già stato eletto e insediato. Al momento in cui scrivo queste righe (metà febbraio), l’esito delle elezioni è ancora un’incognita.
Ciò che non è un’incognita, però, è il compito spettante a quanti adesso hanno in mano i destini della nostra Patria. Davanti a loro, infatti, si stagliano chiaramente due strade: continuare il cammino disastroso percorso dall’ultima Legislatura, distruggendo ulteriormente ciò che resta in Italia della civiltà cristiana, anzi, della civiltà tout court; oppure invertire la rotta, salvaguardando e difendendo istituzioni naturali e divine, come la famiglia e la proprietà.
Coincidenza o meno, le elezioni italiane capitano in un momento di profondi cambiamenti a livello mondiale. Si fa sempre più forte la reazione contro le imposizioni di ciò che Benedetto XVI chiamò giustamente la “dittatura del relativismo”. Sempre più persone stanno alzando la voce per gridare la propria delusione. Basta! C’è nel mondo un’innegabile spinta verso destra, della quale la sorprendente elezione di Donald Trump è un tipico segno.
in profondità la vita civile ed ecclesiale, la Divina Provvidenza pone alla nostra attenzione due circostanze cariche di fermezza e di speranza.
Una è l’Anno giubilare della Madonna del Buon Consiglio, che termina il 25 aprile p.v. L’altro, è la Pasqua di Risurrezione che si avvicina.
Nel 1467 apparve nella cittadina di Genazzano, a quaranta chilometri da Roma, l’immagine della Madonna di Scutari, di origini albanesi, miracolosamente trasportata dagli angeli. Divenuta la Madonna del Buon Consiglio, quest’immagine ebbe un ruolo importantissimo nella vita del nostro fondatore, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira. Colpito nel 1967 da una grave malattia che lo stava portando alla morte e, contestualmente, afflitto da una profonda prova spirituale, egli fece ricorso alla Madonna di Genazzano, che gli ottenne una prodigiosa guarigione e una grazia di serenità spirituale e di totale fiducia, che egli chiamerà fino alla fine “la grazia di Genazzano”.
Questa reazione, tuttavia, non sempre trova validi sbocchi politici. Ed ecco avanzare, un po’ dappertutto, movimenti “identitari”, “populisti” e congeneri, che stanno facendo incetta di voti nelle diverse elezioni. È un fenomeno positivo? Auspicabile? Comporta dei rischi?
Fra poco entreremo nella Settimana Santa. Nostro Signore sarà, di nuovo, prima osannato la Domenica delle Palme e poi tradito, trascinato davanti al Sinedrio, giudicato, condannato a morte e crocefisso. Tutto sarebbe potuto finire lì, disciolte le belle promesse uscite dalla Sue labbra, disperse le speranze che aveva suscitato… Come scrisse S. Paolo: “Se Cristo non fosse risorto la nostra predicazione sarebbe senza fondamento e vana la vostra fede” (I Cor., 15,14).
Proprio mentre tutti – politici, elettori e fedeli – devono affrontare delle scelte che potranno cambiare
È l’augurio che facciamo a tutti i nostri cari lettori, collaboratori e amici in questa Santa Pasqua 2018.
Anche nella Chiesa, di fronte a una situazione che si presenta sempre più inquietante, confusa e malsana, cresce lo scontento, fra i semplici laici e fra i membri della gerarchia. Quali sono i limiti dentro i quali si può – anzi, si deve – esternare questo scontento, salvaguardando il rispetto per la struttura gerarchica della Chiesa? Ecco uno dei grandi interrogativi per l’immediato futuro. 2 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018
Cristo, però, è risorto! Con la Sua gloriosa risurrezione ci ha dato una lezione di fermezza nella speranza, di fiducia e di coraggio. Non abbiamo più il diritto di avere paura! Di fronte al cupo panorama – civile ed ecclesiastico – che si presenta davanti ai nostri occhi, facciamo tesoro della lezione che la Santa Pasqua ci presenta.
Sommario Anno 24, n° 77, marzo 2018
Editoriale: Tempi di fermezza e di fiducia Lettera aperta al nuovo presidente del Consiglio Quattro “perle” della Rivoluzione italiana L’immigrato come proletario culturale Bilancio della visita di Papa Francesco in Cile Dall’eroismo melodrammatico al moderatismo hollywoodiano Un nuovo ciclo “eroico”? Profeta del Regno di Maria La perfetta gioia Madre del Buon Consiglio di Genazzano Madre del Buon Consiglio: una riflessione teologica La “grazia di Genazzano” Genazzano: un “presepe vivente” arroccato sulla collina Il mondo delle TFP Pentecoste e segreto di Maria
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Copertina: Giorgi e De Sclavis, i due soldati albanesi che servivano sotto Scanderbeg, mentre inseguono il miracoloso quadro della Madonna di Scutari dall’Albania fino alla cittadina di Genazzano, nei pressi di Roma. Affresco di P. Patti, 1885, nel Santuario della Madonna del Buon Consiglio, a Genazzano.
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 24, n. 77 marzo 2018 Dir. Resp. Julio Loredo
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Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà - TFP, Viale Liegi, 44 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Email: info@atfp.it Sito: www.atfp.it CCP: 57184004 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa Tipolito Moderna, via A. de Curtis, 12/A — 35020 Due Carrare (PD) TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 3
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Attualità
Lettera aperta al nuovo presidente del Consiglio di Federico Catani
Al momento di andare in stampa, l’esito delle elezioni del 4 marzo è ancora un’incognita. Questa lettera, perciò, non ha nessuna intenzione politica. Ha, questo sì, il carattere di un grido che, dal profondo della nostra coscienza di cattolici e di italiani, si eleva al nuovo governo – qualunque esso sia – perché fermi il processo di distruzione di ciò che resta di civiltà cristiana nel nostro Paese e lo indirizzi, invece, sulle vie del bene e della giustizia, cioè sulle vie di Dio.
Gentile Signor Presidente del Consiglio,
Si apre una nuova legislatura. Sono davanti a noi cinque anni che sicuramente saranno decisivi per il futuro del nostro Paese.
Negli ultimi cinque l’Italia pare sia entrata a pieno titolo nella “modernità”. I governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni sembrano aver quasi terminato il lungo processo che, dai tempi dell’introduzione del divorzio (1970), ha trasformato radicalmente la cultura e la tradizione di noi italiani.
Una Legislatura disastrosa…
Come sa, nel 2016 il Parlamento ha legalizzato le unioni civili per persone dello stesso sesso. Seppur mascherato sotto questo nome, si è trattato dell’introduzione del cosiddetto matrimonio omosessuale, il quale offre anche la cosiddetta stepchild adoption, ovvero la possibilità per una coppia omosessuale di adottare l’eventuale figlio biologico del rispettivo partner.
Gran promotore di questa legge (la legge Cirinnà) è stato proprio il “cattolico” capo del Governo, Matteo Renzi. E lo ha fatto senza permettere alcuna seria ed approfondita discussione parlamentare, ponendo addirittura la fiducia, nonostante avesse promesso l’esatto contrario. Lo ha fatto ignorando la
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grande manifestazione al Circo Massimo, a Roma, del 30 gennaio 2016, dove un milione di persone si sono radunate per difendere la famiglia naturale, così bistrattata dalle normative vigenti, e per dire “No” all’aberrazione delle unioni civili. Un’aberrazione che distrugge il concetto stesso di famiglia e introduce nella vita di tutti i giorni l’idea che il comportamento omosessuale sia buono e giusto, addirittura da promuovere. Ma non solo. Oltre al cosiddetto matrimonio omosessuale, ormai da tempo, pur senza ancora essere riusciti ad approvare una norma specifica, stiamo perdendo sempre più la libertà di esprimere le nostre opinioni in merito. La cronaca di tutti i giorni ci dimostra che basta poco per essere bollati come omofobi e dunque perseguitati come razzisti e discriminatori. Basta semplicemente pensare e dire pubblicamente che il matrimonio, per definizione, è solo tra uomo e donna o che un bambino ha il diritto e il bisogno di un padre e una madre.
Nel 2017 è stata approvata la legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT), altra dicitura che nasconde una realtà molto più inquietante: l’eutanasia. E anche qui tutto è avvenuto quasi senza che l’opinione pubblica, ormai anestetizzata, se ne sia resa conto. Dibattito parlamentare? Molto
poco. Perché si aveva fretta di portare a casa pure quest’ultimo “trofeo”…
servazione critica!), l’aborto è ancora considerato un metodo anticoncezionale come altri.
La triste realtà
Gentile Presidente del Consiglio, a furia di politiche e di una cultura anti-nataliste, a furia di femminismo, edonismo e sessualizzazione invasive guardi come siamo ridotti. L’Italia che lei governerà è un Paese sempre più vecchio, con sempre meno bambini. E perciò senza futuro. Con l’ulteriore dramma che molte volte ci rendiamo conto della triste realtà, ma proseguiamo lo stesso sulla nostra strada, incapaci di impedire il suicidio in atto. Ci stiamo avviando stancamente alla fine.
Paolo Gentiloni, il presidente del Consiglio in carica, si è detto fiero di queste norme, perché rappresenterebbero una conquista nel campo dei diritti civili, di cui l’Italia deve andare orgogliosa. La legislatura che adesso inizia cade a quarant’anni esatti dalla approvazione della legge 194, quella che ha introdotto nel nostro ordinamento l’aborto legale. Insieme al divorzio e alla riforma del diritto di famiglia (1975), fu uno dei provvedimenti più rivoluzionari della nostra storia. In quattro decenni, oltre sei milioni di bambini sono stati uccisi prima di nascere. E se a questi numeri aggiungiamo tutti gli aborti provocati dalle varie pillole nel frattempo legalizzate, ci rendiamo conto che è stato perpetrato e si continua a perpetrare uno spaventoso e terribile genocidio di cui nessuno parla. Anzi, siamo addirittura arrivati al punto che ormai i più considerano l’aborto non un delitto ma un diritto. E nonostante la contraccezione diffusissima e sponsorizzata (anche in questo caso, guai a sollevare la minima os-
Il risultato? L’inverno demografico più nero, che alcuni cercano di compensare con l’immigrazione di persone che nulla hanno a che vedere con la nostra storia, la nostra identità, la nostra fede e le nostre abitudini, né vogliono averne.
Non vogliamo cambiare rotta. Preferiamo restare seduti nella nostra apparente comodità e cullarci sui nostri presunti diritti acquisiti. Come ad esempio avere un figlio a qualunque costo, sia comprato con l’utero in affitto, anche per coppie omosessuali, sia assemblato in laboratorio con la fecondazione artificiale. In entrambi i casi, in nome di un malinteso amore, il bambino è trattato come un
Per l’Italia, l’ultima Legislatura è stata disastrosa...
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Attualità
oggetto, senza curarsi del suo diritto ad una figura paterna e materna certe, né del suo diritto alla vita (chi pensa ai tanti embrioni immolati sull’altare di questo fantomatico amore che muoiono durante la fecondazione artificiale?).
Ribaltare il ‘68
Gentile presidente, questa non vuole essere una predica un po’ bigotta, ma un grido di allarme che forse negli ambienti che frequenta non è tanto comune.
Chiunque lei sia, sappiamo bene che troverà i temi sopra esposti divisivi. Senza dubbio lei non ha intenzione di affrontarli anche perché molti, troppi, pure tra quanti per primi dovrebbero averli a cuore preferiscono tacere. Sappiamo bene che tornare indietro relativamente a leggi già approvate è difficile, perché nessuno ha il coraggio di remare contro corrente.
Nel 2018 peraltro ricorre anche un altro importante anniversario: i cinquanta anni dalla rivoluzione sessuale e culturale del 1968. Cinquant’anni in cui tutto è cambiato e l’Italia, insieme al mondo occidentale, non è più stata la stessa. Ebbene, se lei è intellettualmente onesto, non potrà non rendersi conto delle macerie prodotte in questo arco di tempo. Vuole alcuni esempi?
La liquidità delle relazioni amorose, tra convivenze, divorzi e divorzi express, cosa ha prodotto? Più felicità, potrebbe rispondere. Ma è libero e felice il padre di famiglia ridotto ad andare a mangiare alla Caritas per pagare gli alimenti alla moglie divorziata? Sono liberi e felici quei bambini che hanno disturbi relazionali e di apprendimento a causa della separazione dei genitori, costretti a vivere con le cosiddette famiglie allargate? Sono liberi e felici quanti
sono catturati dal vortice della pornografia, soft o hard che sia, ormai accessibile sin dalla più tenera età con smartphone e computer? Rende liberi e felici il perenne conflitto uomo/donna provocato da un femminismo sempre più estremo e totalitario?
Potremmo continuare a lungo. E discutere se l’aborto rende tutti più liberi o felici. O se lo fa l’eutanasia, o l’ideologia omosessualista che con la teoria gender sta distruggendo il concetto stesso di natura umana. Potremmo continuare, ma lei, Signor Presidente del Consiglio, avrà già capito. Probabilmente penserà che questo è il progresso e non si può arrestarlo. Lei penserà che tutto ciò sia una conquista. E che anzi siamo ancora troppo indietro rispetto ad altri Paesi, molto più… liberi e felici.
Tornare a Dio
Il Sessantotto è un dogma, come l’ideologia dei diritti umani. Eppure lei deve sapere che c’è una parte di italiani (forse non grande ma nemmeno proprio piccola) che di tutte queste conquiste non sa che farsene perché vede, nella vita reale di tutti i giorni, gli sfasci provocati. E il motivo di fondo di questo sfascio generale sa qual è? Aver cancellato Dio dalle nostre leggi, dai nostri Stati e dalle nostre coscienze. Aver deciso di vivere come se non esistesse. Peggio, aver scelto di combattereLo radicalmente, rifiutandoci di riconoscere la sua signoria nella vita pubblica e in quella privata, sulle Nazioni come sulle nostre vite. Il mondo moderno ha scelto di stare dalla parte della Rivoluzione di Lucifero e del suo “Non serviam!”: una strada che conduce lentamente ma inesorabilmente alla distruzione. Ebbene, Signor Presidente, in ultima istanza, questo è l’invito che molti italiani ancora dotati di buon senso le fanno: faccia tornare l’Italia a Dio! Non se ne pentirà.
Basilica della Madonna di Loreto
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L’
Quattro “perle” della Rivoluzione italiana
anno che è appena cominciato vedrà (fortunatamente) il chiudersi e il tramontare di una Legislatura che ha segnato nel peggiore dei modi la storia della nostra Italia.
Un mandato dove certamente l’han fatta da padrone le forze progressiste e rivoluzionarie, con il compiacimento più o meno velato di tanti sedicenti cattolici “moderati” o, se preferite, “adulti”.
Il sottoscritto, insieme a tanti altri cattolici, che né “moderati” né progressisti sono, ha avuto la lieta ventura di vedersi bollare da uno di questi ultimi (nonché membro dell’uscente Parlamento, presidente di un noto movimento, e da qualche tempo schierato in un gruppo parlamentare che annovera anche un certo Tabacci, quel “cattolico” che permetterà a Emma Bonino di ricandidarsi alla prossima tornata) come parte di compagine “caratterizzata da fanatismo e ideologia”. Costui non sa che tutto questo rappresenta per noi una vera e propria patente di apprezzamento.
di Diego Zoia
Anche perché i governi di centro-sinistra che lui stesso ha sostenuto si sono contraddistinti – fra l’altro – per la pessima riforma della scuola, e viepiù per l’ampissima tolleranza e il più largo permissivismo riguardo la promozione nella scuola di ideologie rivoluzionarie come il gender e l’omosessualismo.
Permettetemi di riferirne una piccola antologia relativa solamente al 2017. Proprio quattro “perle”.
Milano, 25 febbraio e 2 marzo 2017. Nella rassegna cinematografica all’interno del 6° Forum delle Politiche Sociali, presso l’Istituto Superiore “Cavalieri” di via Olona, è stata programmata la proiezione del film “Né Giulietta né Romeo”, una sorta di manifesto dell’omosessualismo, firmato da Veronica Pivetti. Il tutto con l’avallo dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia (Ufficio X – Ambito Territoriale di Milano), con tanto di invito ai dirigenti scolastici di altri Istituti a portarvi i propri alunni. Reazioni da parte del governo o di qualche parlamentare? Non pervenute. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 7
Attualità
“Né Giulietta né Romeo” e “Fa’afafine”: due spettacoli che promuovono l’omosessualità e l’ideologia di gender nelle scuole A sin., Veronica Pivetti
Gennaio - marzo 2017. In vari teatri d’Italia viene messa in scena l’orrenda piéce “Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro”, di Giuliano Scarpinato. Letteralmente un ampio progetto di campagna di indottrinamento gender (in particolar modo nella sua declinazione transgender) cui sono stati sottoposti gli alunni di numerose scuole: una vera e propria opera destabilizzatrice e distruttrice delle coscienze e dell’innocenza, nonché un brutale attacco presentato sotto forma d’arte alla famiglia tradizionale e naturale. A fronte della grande opposizione fatta da numerose associazioni cattoliche, fra cui la nostra di S.O.S. Ragazzi, che hanno agito con un ampio apparato mediatico, dal Transatlantico non ci pare si sia levata la voce dei “cattolici adulti”, o moderati, se non per bloccare tale scempio, almeno per biasimarlo.
San Pietro in Casale, Maggio 2017. Nella classe terza della scuola primaria “Rodari” di Poggetto, dell’Istituto Comprensivo di San Pietro in Casale, Bologna, alcuni bambini riferiscono con dovizia di particolari della messinscena di una “celebrazione di un matrimonio gay”: fatti che se davvero si fossero verificati (pur smentiti da docenti e dal Dirigente scolastico, ma – ribadisco – confermati dagli alunni) sarebbero scandalosi. A parte l’intervento di un consigliere regionale di Forza Italia, nostro e delle solite realtà associative, non è pervenuto nessun segno di reazione o nessuna tensione di indagine da parte delle forze di maggioranza. Roma, settembre 2017. Alla ripresa dei lavori parlamentari giunge la notizia che la VII Commissione della Camera dei Deputati (Cultura, Scienza e Istruzione) ha riavviato il 28 Settembre scorso l’iter 8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018
parlamentare per un DDL con la finalità di “Introduzione dell’educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione”: una vera iattura, una disgrazia che minaccia gravissimamente l’educazione dei nostri giovani, la libertà delle famiglie e la coscienza degli operatori scolastici (insegnanti e non) che a detta teoria sono fermamente contrari.
Non voglio commentare oltre: rimane il fatto che a promuovere questo ulteriore scempio istituzionalizzato è proprio la stessa compagine politica cui si schierano, non per nulla, “passivamente” e in fitta schiera, proprio i “cattolici” di cui sopra: gli stessi che non desiderano, al punto di vietarne la partecipazione, che tanti altri partecipino a coraggiose marce nazionali. A queste quattro “perle” voglio limitarmi, per non intristirmi ulteriormente e non tediare il lettore: ma io, che cristiano “moderato” e cattolico “adulto” non sono, lascio da parte la tristezza e mi preparo, ancora una volta, a combattere quella Buona Battaglia a cui tutti, in virtù del Battesimo e della Confermazione (che ci rende soldati di Cristo e testimoni del Risorto) siamo chiamati, forti di quanto diceva Santa Giovanna d’Arco: “Occorre dare battaglia, affinché Dio conceda la vittoria”.
L’immigrato come proletario culturale
L
a sinistra ha sempre bisogno di proletari. Rappresentano la massa di manovra da lanciare contro il sistema o, per usare il linguaggio marxista, il “soggetto storico” che, mosso dall’odio di classe, porta avanti il processo rivoluzionario attraverso lotte dialettiche.
Una volta, i proletari erano le masse operaie che, inquadrate dal Pci, con tanto di bandiere rosse con la falce e il martello, percorrevano le strade delle nostre città cantando a squarciagola “Avanti o popolo alla riscossa! Bandiera rossa, bandiera rossa! Evviva il comunismo e la libertà!”. Merito dei vari “miracoli economici”, però, questi operai sono diventati piccoli, e perfino medi, borghesi, perdendo quindi il loro fervore rivoluzionario. Bisognava sostituirli. La sinistra è andata, dunque, alla ricerca di altre “classi oppresse”. Adoperando non più un’analisi economica e politica dal sapore marxista, bensì un’analisi culturale e morale di matrice gramsciana, la sinistra ha individuato diversi settori adatti a rivestire il ruolo di soggetti storici: le minoranze etniche, le donne (femminismo), gli abitanti del Sud del pianeta e, più recentemente, gli omosessuali e gli im-
migrati. I teorici della sinistra parlano di un “nuovo proletariato culturale”.
L’immigrato, secondo questi teorici, ha tutte le caratteristiche del proletario: è sradicato, emarginato, arrabbiato e via dicendo. Si tratta di instillare in lui una “coscienza di classe” che lo porti a opporsi alle “strutture di oppressione” del paese ospitante. Non a caso, la sinistra studia sotto questa luce il fenomeno dell’immigrazione fin dagli anni Novanta (1).
“Per la Sinistra comunista – scrive l’ideologo comunista americano Jerry Grevin – la denuncia della xenofobia e del razzismo contro gli immigrati è in continuità diretta con quella difesa dal movimento rivoluzionario dalla Lega dei comunisti, dal Manifesto comunista, la Prima Internazionale, la sinistra della Seconda Internazionale e i Partiti comunisti ai loro inizi” (2). Riteniamo che questo sia un dato fondamentale da prendere in considerazione nel trattare il problema dell’immigrazione.
1. Cfr. per esempio, Il proletariato: una classe di migranti, in “Corrente Comunista Internazionale”, 28-08-2016; A. Helios, Italia: il cinismo della borghesia sul dramma dell’immigrazione e le debolezze del proletariato a riconoscerlo come un suo problema, in Id., 16-07-2017. 2. Jerry Grevin, Immigrazione e movimento operaio, “Corrente Comunista Internazionale”, 14-03-2010. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 9
Attualità
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Bilancio della visita di Papa Francesco in Cile:
Vittime rumorose vs. Vittime silenziose
Comunicato stampa della Fundación Credo
on c’è dubbio che la recente visita di Papa Francesco nel nostro Paese sia stata, in larga misura, dominata dal tema delle vittime degli abusi da parte di elementi del clero.
A queste vittime non è bastato che uno dei primi atti del Pontefice sia stato chiedere scusa per gli abusi verificatisi. Né è bastato che una delegazione di vittime fosse ricevuta personalmente dal Papa in Nunziatura. Volevano la “testa” di un vescovo e, se l’avessero ottenuta, ne avrebbero chieste altre tre. Si tratta di vittime estremamente rumorose.
Altre vittime non sono state, però, mai menzionate. Sono le vittime innocenti, indifese, silenziose, invisibili. Sì, un pesante oblio è caduto su di loro. Nessuno sembra ricordare che nella nostra Patria la pratica dell’aborto è stata appena approvata, e che in virtù di questa legge iniqua moriranno centinaia di migliaia di cileni, che non potranno vedere la luce del giorno.
Saranno vere vittime innocenti. Nessuno di queste ha colpa. Il loro unico difetto è l’essere stati concepiti, voler nascere e vivere. E tuttavia, se considerati “non idonei” alla vita, o perché la loro madre addurrà motivi di salute, saranno uccisi in massa. C’è in questi due tipi di vittime, e nell’attenzione riservata loro durante la visita papale, una disparità impressionante. Si direbbe quasi una contraddizione. Per alcuni, tutta l’attenzione da parte dell’Augusto Visitatore, dei media, delle parti interessate. Per gli altri, un silenzio sepolcrale. Forse qualche lettore potrebbe obiettare che, nel caso di una visita di Stato, non era compito del Papa intervenire in un problema di politica nazionale.
Noi non la pensiamo così. Se è vero che la visita è stata “ufficiale”, non per questo ha cessato di avere un carattere pastorale. Gli argomenti discussi nelle omelie, come il valore dell’immigrazione o dei popoli nativi, potrebbero essere qualificati come questioni di “politica nazionale”, poiché, in relazione ad essi, ci sono disegni di legge adesso in discussione nel Congresso. Eppure, sono stati trattati come questioni pastorali. Cosa potrebbe esserci di più pastorale che difendere la vita di chi non può difendersi?
È giusto allora che ci chiediamo, con tutto il dovuto rispetto e senza voler emettere un giudizio che, come semplici laici, non ci corrisponde: perché non c’è stato alcun riferimento al valore della vita dei nascituri? Perché non si sono trovati quindici minuti per ricevere il futuro Capo di Stato, per ricordargli la natura sacra della vita umana, dal suo concepimento alla sua morte naturale? Perché non è stato inviato un messaggio ai futuri parlamentari cattolici, che entreranno in carica a breve, ricordando il loro grave dovere di abrogare quella legge iniqua?
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No, purtroppo non è successo nulla di tutto questo. Sulle vittime silenziose, è caduto il più pesante dei silenzi. Un’opportunità, forse l’ultima, per invertire la legge sull’omicidio dell’innocente, è stata persa. Non possiamo non registrarlo e rimpiangerlo amaramente.
Dall’eroismo melodrammatico al moderatismo hollywoodiano
di Plinio Corrêa de Oliveira
T
Gli umori dei Paesi possono variare, passando per cicli storici che oscillano fra l’“eroismo” e il “moderatismo”. È importante conoscere questi cicli per capire dove va l’opinione pubblica. anto quanto quello degli individui, anche l’umore dei popoli può soffrire variazioni.
Vi sono epoche in cui l’opinione pubblica di una nazione si entusiasma solo con le idee più radicali, con le negazioni più strepitose, con le polemiche grandiose, con gli oratori altisonanti e gli uomini capaci di grandi gesta.
Però, dice l’adagio francese: “Tout passe, tout casse, tout lasse et tout se remplace (tutto passa, tutto si rompe, tutto stanca e tutto si rimpiazza)”.
Il gusto per l’estremo tende facilmente all’esagerazione. Dall’autentico eroismo si passa al melodramma. E, così come nessuno può vivere a lungo sulle vette più alte, esposto continuamente a fulmini, lampi e venti in tempesta, le energie si vanno esaurendo mentre una sorda nostalgia della vita quotidiana serena, tranquilla, spensierata, piena di piccoli piaceri vegetativi, comincia a minare i cuori. Gli eroi passano di moda. Gli spiriti, sazi di idealismo, cominciano a rivolgere l’attenzione verso forme di virtù che garantiscano una vita più tranquilla.
È l’ora dei “moderati”, dei giornalisti che prognosticano l’imminente soluzione di tutti i problemi, dei pensatori sorridenti che sanno smorzare con astuzia ogni polemica, trovando abili “mezzi termini” fra opinioni contrastanti, degli artisti che presentano stili e forme di bellezza adeguati alla vita quieta e sorridente.
Dopo un po’ gli spiriti si sono già rimessi, le energie sono tornate. La vita quotidiana comincia a stancare. L’aria diventa pesante, irrespirabile, in mezzo alla routine quotidiana. L’appetito per le cose grandi riaffiora. E il ciclo riprende.
Quanto durano questi cicli? Impossibile dirlo. Possono variare assai. A volte, nella vita di una generazione, si possono succedere velocemente diversi cicli. Altre volte, i cicli si trascinano pigramente lungo varie generazioni.
In ogni caso, questo fenomeno esiste, e segna profondamente tutta la vita politica, sociale, culturale ed economica. La caduta di Bisanzio, per esempio, fu in gran parte dovuta al fatto che gli spiriti si trovavano in una fase “moderata” e vegetativa, mentre gli avvenimenti richiedevano eroismo.
La caduta di Napoleone fu molto agevolata dal fatto che i francesi erano sazi del clima di eroismo, tanto melodrammatico, dell’Impero. Dal maresciallo Ney fino al più piccolo borghese, tutti ne erano sazi. Se la Germania riuscì a invadere così facilmente la Francia nel 1940, fu in parte dovuto al fatto che si trovò davanti un popolo ebbro di spirito pacifista e “moderato”, mentre loro, cioè i nazisti, erano allo zenit della fase “eroica”.
Queste variazioni dello spirito nazionale sono talmente profonde, che toccano ogni campo, perfino i più insospettati, come quello della moda. Per esempio, nelle fasi “eroiche”, i modelli femminili che raccolgono più consensi sono quelli imponenti, grandiosi, fatali, cleopatrici. Oppure quello dell’umore. Nei periodi “moderati”, il consenso va verso la barzelletta lieve, gentile, che fa sorridere. In quelli “eroici”, invece, si cercano i grandi aneddoti che provochino risate omeriche.
Evidentemente, un uomo che si lasci trascinare da tali variazioni mentali e umorali è un perfetto intemperante. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 11
Attualità Appena vent’anni separano queste due foto. Eppure, il ciclo è già cambiato A sin., la Hitlerjugend nel 1936 Sotto, beatniks nel 1955
Un uomo virtuoso può soffrire variazioni, ma sempre in modo equilibrato. Vi sono momenti in cui il suo spirito è più propenso all’azione, altri al riposo; momenti in cui cerca l’alta montagna, e altri in cui si compiace delle vallate. Proprio perché è equilibrato, però, egli sa che la sua vita è stata fatta per gli orizzonti sublimi e serissimi che la Fede presenta. Egli sa che, in ogni istante della sua vita, egli si gioca il proprio destino, fra le glorie regie del Cielo e l’eterna tragedia dell’inferno; egli sa che, in ogni istante, egli accetta o rifiuta la redenzione del Preziosissimo Sangue di Cristo. Sa che la vita comporta momenti di piacere e momenti di lotta, momenti di riposo e momenti di lavoro, di dolore e di gioia, di intimità e di solennità.
L’uomo equilibrato non ignora che l’ordine dell’anima richiede queste alternanze. E perciò non vorrà trascorrere la vita in un solo clima, “eroico” o “moderato” che sia. Guidato da una fondamentale temperanza, il suo spirito mai sarà in balìa dei venti indecisi della sua sensibilità. L’uomo equilibrato sa essere all’altezza delle circostanze, non sfoggiando una magniloquenza ridicola nelle occasioni triviali, né una trivialità goffa nelle grandi occasioni. Ciò che si dice di un uomo temperante si può pure dire di un popolo temperante. Quando un tale popolo raggiunge l’apogeo, non dimostrerà nessun squilibro. È ciò che si può dire, per esempio, dell’Inghilterra vittoriana, ugualmente splendida nella grandezza dell’Impero che nello charme della sua vita privata.
Evidentemente noi non viviamo in un secolo temperante. Se qualcuno ne ha il minimo dubbio, si desti: è il fondamentale squilibro della sua anima che gli impedisce di vedere ciò che è più chiaro della luce del sole. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi, in ogni campo. Abbiamo “eroici” intemperanti e “moderati” 12 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018
intemperanti, con tutto il ventaglio di sfumature intermedie. La tastiera dell’intemperanza, infatti, ha mille tasti. Di tutte le intemperanze, però, quella “moderata” sembra prendere il sopravvento. Niente di più naturale. La Seconda guerra mondiale ci ha saziati di grandezze, drammatiche e melodrammatiche.
In Occidente, l’influenza hollywoodiana è diventata preponderante. Questa porta con sé un’atmosfera di sazietà, di ottimismo, di gioia comunicativa, stile “bravo ragazzo”, di profondo liberalismo, di negazione implicita del peccato originale, che stimola al massimo l’intemperanza “moderata”. D’altronde, con tutti questi televisori, frigo, radio, macchine di ultima generazione, cliniche da fantascienza e cimiteri pieni di statue sorridenti, chi non vuol essere “moderato”?
Negli articoli dei giornali, nelle conferenze accademiche, nelle conversazioni private, le opinioni che si fanno largo sono sempre quelle “equilibrate”, “moderate”, centriste. Qualsiasi opinione più nitida viene subito bollata come “estremista”. Oggi, i partigiani delle buone idee cercano in ogni modo di sfuggire tal epiteto, come se da ciò dipendesse il successo della loro azione. In una parola, uno slogan, dalle origini più o meno velate, comincia a dominare l’Occidente: Moderazione! Moderazione!
* Plinio Corrêa de Oliveira, Moderação, moderação: slogan que enche o Ocidente, “Catolicismo” n. 38, febbraio 1954.
Un nuovo ciclo “eroico”? Prospettive e inquietudini
di Julio Loredo
Q
Si moltiplicano i segni che sembrano indicare che stiamo entrando in un nuovo ciclo storico. È un fenomeno positivo? Auspicabile? Comporta dei rischi?
uando nel 2012 Timur Vermes pubblicò il libro – fra la satira e la denuncia – «Er ist wieder da» (Lui è tornato), forse non immaginava la tempesta che avrebbe scatenato. L’opera è diventata subito un best seller, con milioni di copie vendute. La versione digitale si è poi diffusa in modo virale: uno dei grandi successi editoriali degli ultimi anni. Nel 2015, il regista David Wnendt ha portato il romanzo sul grande schermo, producendo un film divenuto in poco tempo un campione d’incassi. Su YouTube le visualizzazioni si contano a milioni.
Tornano?
Il film mostra Hitler che si risveglia in un parco di Berlino nel 2014 e comincia a interagire con i tedeschi di oggi, riscuotendo reazioni di simpatie e di accoglienza cui nessuno si sarebbe aspettato. Le scene più interessanti – dal punto di vista dell’analisi sociologica – sono quelle girate a braccio con i passanti sulle strade: niente copione, niente attori, tutta gente comune che reagisce in modo spontaneo. Un vero e proprio “social experiment” dal vivo.
Lasciando perdere la totale impresentabilità del personaggio, il film è interessante come analisi di certe tendenze nell’opinione pubblica.
Commenta Wnendt: “Qui il film cambia registro. Niente più copione. Le comparse sono vere. Quando il falso Hitler si lancia in pensieri imperialisti, chi gli sta intorno non sempre sorride e basta, certe volte annuisce e rinfocola, con convinzione, le sue argomentazioni. Sanno bene di trovarsi accanto a un attore (Oliver Masucci), ma la videocamera spegne le loro inibizioni portandoli a una sincerità che, vista da fuori, fa un po’ paura”. Quali conclusioni trarre da tutto ciò? Risponde Wnendt: “Credo che, potenzialmente, un terzo dei tedeschi voterebbe un partito di destra in Germania se solo ce ne fosse uno credibile. Per fortuna l’NDP, il partito nazionalista, non lo è, ma bisogna fare attenzione alla nuova formazione Alternative für Deutschland. Sa che cosa mi ha sorpreso di più durante le riprese? Il sincero entusiasmo che molte persone mostravano per il nostro falso Hitler. Alcuni salutavano con Sieg Heil! come se nulla fosse. Davanti alla porta di Brandeburgo un gruppo di italiani ha voluto farsi un selfie con lui alzando il braccio destro. Si vede anche nel film”. Sulla scia di tale successo, il regista Luca Miniero ha sfornato una versione italiana: «Sono tornato», in cui il soggetto è, ovviamente, il Duce, impersonato da Massimo Popolizio. Lanciato nei cinema lo scorso 1° febbraio, il film ha raggiunto un
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Attualità
discreto successo. Decisamente più buffonesca della sua controparte tedesca, l’opera di Miniero suscita nondimeno lo stesso interrogativo di fondo: cosa succederebbe se Mussolini tornasse in Italia? È possibile che tante persone giudichino il suo “ritorno” non solo come del tutto naturale ma, anzi, auspicabile? Il fatto è che anche in Italia cresce il numero di persone favorevoli alla “mano forte” nella conduzione della res publica. Un sondaggio rilasciato lo scorso novembre mostra che ben il 23% degli italiani, cioè un quarto degli elettori, favorirebbe “una dittatura di 4-5 anni come l’unica soluzione per riuscire a cambiare realmente l’Italia” (1).
“[Hitler e Mussolini] sono personaggi che sembravano dimenticati nella coscienza collettiva, ce li ritroviamo sul grande schermo”, commenta l’opinionista Pierluigi Battista (2).
Nuovo ciclo storico
Sembra evidente che stiamo entrando in una nuova fase storica, uno di quei cicli che Plinio Corrêa de Oliveira qualificava “eroico” (cfr. articolo precedente), in cui crescenti settori dell’opinione pubblica, sconcertati dallo sfaldamento di ogni cosa, cominciano a domandarsi se non abbiamo sbagliato strada abbassando la guardia e se, invece, un ritorno
a certi valori e a certi atteggiamenti più “forti” non sarebbe la soluzione.
Dopo la fase melodrammaticamente “eroica” delle dittature nazi-fasciste, dopo l’orgia di sangue e di devastazione della Seconda guerra mondiale, il mondo era entrato in una fase di “moderatismo” ottimista, i cui rischi Plinio Corrêa de Oliveira non mancò di denunciare nel 1954 (3). Nemmeno la Guerra Fredda riuscì a distogliere l’Occidente da tale ottimismo buonista.
Bisogna dire che questo buonismo colpiva in modo preponderante i conservatori. Da parte sua, proprio in questo periodo di apparente moderatismo, la sinistra portò avanti, imperterrita, la più vasta rivoluzione morale e culturale di tutti i tempi. Con poche eccezioni, davanti a sé trovò appena muri di cartapesta, appunto i buonisti.
Una prima avvisaglia che qualcosa stesse cambiando fu l’elezione di Margaret Thatcher come primo ministro della Gran Bretagna, nel 1979, seguita da quella di Ronald Reagan come presidente degli Stati Uniti, nel 1980. Rappresentanti di un nuovo spirito, a entrambi successero tuttavia personaggi di nuovo grigi e “moderati”: John Major e George H. Bush. Una scena del film Er ist wieder da: Adolf Hitler (Oliver Masucci) chiacchiera amichevolmente con alcuni ragazzi in una piazza a Berlino: una simpatia e un’accoglienza cui nessuno si sarebbe aspettato
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A tutta destra
centro-destra centro-sinistra
Poi venne l’11 settembre 2001. “Contemplando il crollo di quelle torri ho visto crollare il mio mondo” – disse un noto imprenditore italiano. Lo shock provocato dal codardo attacco terrorista, mentre metteva a nudo la debolezza dell’Occidente liberale e democratico, mandava in frantumi lo spirito spensierato e pacifista fino ad allora egemone. Per noi europei, un altro spartiacque è stato poi la crisi migratoria del 2015, quando ci siamo ritrovati sguarniti di fronte a popoli determinati a invaderci ad ogni costo, stravolgendo la nostra cultura, le nostre istituzioni, la nostra Fede. Le politiche di accoglienza indiscriminata messe in atto negli ultimi anni stanno dimostrando tutta la loro pericolosità.
In campo morale, l’imposizione in modo sempre più strafottente e radicale dell’agenda LGBT ha risvegliato i conservatori, finalmente convinti della futilità di ogni dialogo e di ogni compromesso. Cresce, dunque, il fronte di coloro che, non accettando più nessuna concessione, vogliono ad ogni costo preservare la morale naturale e cristiana.
In campo ecclesiastico, l’accelerarsi fino all’inimmaginabile della distruzione di certi fondamenti della Fede e della Morale, ha portato al consolidamento di una reazione in linea con l’ortodossia tradizionale con un’ampiezza mai vista prima. Anche nella Chiesa cresce il settore “eroico”.
A tutta destra!
Ed ecco che, dando corpo a questi profondi mutamenti nell’opinione pubblica, un po’ ovunque si stanno affermando realtà che i mezzi di comunicazione non esitano nel qualificare con sdegno come “estrema destra” e addirittura “ultra destra”. Perché
mai non usano la stessa qualifica – che, tutto sommato, descrive appena la relativa posizione sullo spettro politico – per riferirsi all’altro estremo, cioè alla sinistra? Hanno addirittura coniato un nuovo epiteto, tanto altisonante quanto privo di contenuto: “destra xenofoba”. Sembra proprio che “fascista” non basti più… Per non parlare dei Paesi dove governano i conservatori moderati – come Regno Unito, Spagna e Norvegia – in numerosi altri – come Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Finlandia e Austria – hanno vinto alleanze di centro-destra, in cui la componente “destra” è quella preponderante.
In altri Paesi, avanzano partiti situati decisamente a “destra”, come il Front National in Francia, Alternative für Deutschland in Germania, il British National Party in Gran Bretagna, il Partij voor de Vrijheid nei Paesi Bassi, il Dansk Folkeparti in Danimarca e altri ancora. Per non parlare dei movimenti di stampo neonazista come Jobbik in Ungheria, Slovenská Národná Strana in Slovacchia e Alba Dorata in Grecia. “Per l’Europa avanti tutta a destra! Anzi, all’estrema destra!”, titolava provocatoriamente il Corriere della Sera (4).
Allargando lo sguardo al panorama mondiale, ecco la “tempesta perfetta” arrivata da oltre-oceano: l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, contro ogni pronostico. Un anno dopo, e nonostante la più surreale campagna pubblicitaria demolitrice di tutti i tempi, gode ancora di ampio sostegno. Il suo recente discorso sull’Unione ha piaciuto al 75% degli americani. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 15
Attualità
In America Latina, negli ultimi anni, quasi tutte le elezioni presidenziali sono state vinte dai candidati di centro-destra. L’ultimo, Sebastián Piñera in Cile.
Il fenomeno è visibile anche in Russia. Dopo la fase “eroica” staliniana, alla quale dal 1955 era subentrata quella “moderata”, che aveva raggiunto l’auge con Boris Eltsin, ecco che anche i russi si destano e sostengono la permanenza al potere di un “uomo forte”: Vladimir Putin. Personaggio di tale souplesse politica che, facendo propria l’eredità comunista di Stalin, riesce tuttavia a presentarsi come modello per una parte della destra occidentale.
Sarebbe semplicistico, e dunque fuorviante, mettere alla pari tutte queste realtà. Tuttavia, le accomuna il fatto che, ognuna a modo suo, in grado diverso e con diverso contenuto di autenticità, diano voce e corpo ai profondi mutamenti nell’opinione pubblica, che dalla fase “moderata” sta passando a quella “eroica”.
Vere e false destre
Si tratta di un fenomeno positivo o negativo? Dal punto di vista della Contro-Rivoluzione, siamo di fronte a un fenomeno ovviamente positivo, almeno nelle sue sorgenti. Se, invece, passiamo in rivista le realtà che lo stanno cavalcando, raccogliendone i frutti, il giudizio diventa più sfumato. Si tratta, infatti, per lo più di reazioni a carattere “nazionalista”, “identitario” o “populista”. In altre parole, ciò che Plinio Corrêa de Oliveira chiamava “false destre”. Fuori dal campo strettamente ecclesiastico, l’elemento cattolico è pressoché assente.
Dov’è la Chiesa? Dove sono i pastori che, leggendo correttamente i “segni dei tempi”, tentano di intercettare questo massiccio spostamento nell’opinione pubblica occidentale, strappandolo dalle mani di eventuali false destre per condurlo invece sulle vie di Nostro Signore Gesù Cristo? È triste dirlo ma, con pochissime e onorevoli eccezioni, non solo non scendono in campo per intercettare il fenomeno ma, dove possono, lo ostacolano, lo bersagliano, cercano ad ogni costo di bloccarlo.
Certo, questo fenomeno manda in frantumi parecchi aspetti di ciò che si è convenuto chiamare lo “spirito del Concilio”. Ma l’essenza del Concilio non era precisamente mettersi in ascolto della coscienza della gente per stabilire un nuovo rapporto col mondo? All’epoca del Concilio, il mondo stava toccando lo zenit del vecchio paradigma. Oggi sta sorgendo un nuovo paradigma, assai diverso. Sapranno gli eredi del Concilio cogliere questo nuovo spirito? È una delle incognite dell’ora attuale. Anche dall’altra parte, però, vi sono dei rischi.
Come descritto da Plinio Corrêa de Oliveira, la rapida alternanza dei cicli è tipica dell’uomo squilibrato. Dal nazismo si è passato all’hollywoodismo. Nelle attuali circostanze c’è il rischio che, entusiasmati con le prospettive apertesi dallo spostamento dell’opinione pubblica a destra, anche all’interno della Chiesa, certe reazioni diventino miopi, perdendo di vista lo scopo ultimo di ogni sana reazione: portare le anime alla conversione verso l’integrale restaurazione della Chiesa stessa e della Civiltà cristiana. 1. “Sicurezza, il sondaggio: un quarto degli italiani chiede 5 anni di dittatura”, Il Giornale, 28 novembre 2017. 2. Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 18 gennaio 2018. 3. Plinio Corrêa de Oliveira, “Moderação, moderação: slogan que enche o Ocidente”, Catolicismo, febbraio 1954; “Moderação, o grande exagero de nosso século”,Catolicismo, marzo 1954. 4. Paolo Virtuani, “L’estrema destra in Europa. Tutti i nipoti di Le Pen”, Corriere della Sera.
Dove sono i pastori che, leggendo correttamente i “segni dei tempi”, tentano di intercettare questo massiccio spostamento dell’opinione pubblica occidentale? A sin., manifestazione contro l’immigrazione in Polonia 16 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018
Plinio Corrêa de Oliveira
Profeta del Regno di Maria di Massimo de Leonardis
L
Conferenza del prof. Massimo de Leonardis al convegno “La grande prospettiva di Fatima: verso il Regno di Maria”, Ambrosianeum, Milano, 28 novembre 2018.
a storiografia accademica ignora largamente sia le apparizioni di Fatima sia la personalità e l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira. Riguardo a quest’ultimo la ragione profonda della misconoscenza «sta nella confusione intellettuale e morale in cui è immerso l’uomo contemporaneo, privo di quei criteri di discernimento che permettono di riconoscere gli uomini inviati dalla Divina Provvidenza nei tempi drammatici della storia» (1).
Inoltre, in generale la storiografia accademica, anche “cattolica”, trascura completamente la dimensione provvidenziale della storia. Riguardo al 1917, tutti gli storici indicano come avvenimento fondamentale la seconda rivoluzione Russa, quella bolscevica di novembre, ottobre per il calendario giuliano; al massimo si fa riferimento anche all’ingresso in guerra degli Stati Uniti, premessa del loro futuro ruolo dominante nella politica internazionale. In Italia si è poi ossessionati dalla sconfitta di Caporetto.
La politica, nei Paesi dell’Occidente, cerca di escludere le religioni dal discorso pubblico, anche se qualcuno comincia a ricredersi. Alastair Campbell, lo spin doctor del Primo Ministro britannico Tony Blair, disse nel 2003 «We don’t do God» (non ci occupiamo di Dio). Ma nel 2009 Blair dichiarava: «Un fatto mi ha colpito con forza crescente: che l’incapacità di comprendere il potere della religione si-
gnificava l’incapacità di capire il mondo moderno. […] La fede religiosa e le sue modalità di sviluppo potrebbero avere per il 21° secolo la stessa rilevanza dell’ideologia nel 20°. I leader, abbiano o meno una fede religiosa, devono “occuparsi di Dio”» (2).
Le religioni possono esercitare un’influenza attiva, praticare una rassegnazione passiva o essere comunque semplicemente ignorate dai governi. Tutta o quasi l’Europa occidentale vede l’irrilevanza delle tradizionali confessioni protestanti, inclusa la via media anglicana, una crescente, talora rassegnata, impotenza del Cattolicesimo, che negli ultimi anni preferisce predicare su temi sociali mettendo in secondo piano la dottrina e la morale (3), e comunque l’acceso laicismo dei governi nazionali e della UE. I pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno condotto grandi battaglie per la difesa delle “radici cristiane” dell’Europa; ora la Sede Apostolica ha altre priorità. Diverso è il panorama in Russia e larga parte dell’Europa orientale, dove sul piano dei valori e dell’identità, di fronte ad un Occidente secolarizzato nel quale stanno cadendo tutti i bastioni del diritto naturale, si riscopre la forte anima religiosa, respingendo gli idoli di una modernità autodistruttiva. Negli Stati Uniti cresce lo scontro tra lo spirito dei “Padri Pellegrini” (all’origine della colonizzazione del Nord-America), intriso di religiosità cristiana, e quello dei “Padri Fondatori” (degli Stati TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 17
Plinio Corrêa de Oliveira “La fede religiosa e le sue modalità di sviluppo potrebbero avere per il 21° secolo la stessa rilevanza dell’ideologia nel 20°. I leader, abbiano o meno una fede religiosa, devono occuparsi di Dio”
Tony Blair
Uniti), al massimo genericamente deisti. Risorge e reclama uno spazio pubblico il satanismo (4). Lodevolmente, il Presidente Trump ha ripristinato il tradizionale “Merry Christmas” al posto del vacuo “Season’s greetings”. Il “Merry Christmas” mai abbandonato dalla Regina Elisabetta, icona di una monarchia fondata sulla tradizione; anche il Primo Ministro Theresa May ha ripreso l’augurio tradizionale. Purtroppo il Re di Spagna Filippo VI non ha invece seguito tali esempi.
La vecchia visione dell’America Latina come sub-continente più cattolico al mondo è largamente da rivedere. Il Cattolicesimo è ovunque in ritirata,
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anche per colpa propria, essendosi largamente dedicato alle battaglie sociali a scapito della predicazione religiosa. Avanzano le “nuove chiese”, protestanti o credenze che mescolano paganesimo e cristianesimo: il Brasile, ad esempio, conta oggi solo il 64,6% di cattolici. Le “nuove chiese” avanzano anche in Africa. In un recente viaggio in un Paese dell’Africa centrale, lungo le strade, in certi tratti ogni cento metri vedevo un cartello che segnalava la presenza di “chiese” dai nomi più fantasiosi. Il pensiero e l’opera del Dott. Plinio contrastano in toto la deriva secolarizzante. «Nelle ore più difficili della storia della Chiesa, la Divina Provvidenza ha sempre fatto emergere uomini di eccezione che hanno difeso con vigore e abnegazione la verità cattolica contro gli attacchi ricorrenti delle potenze delle tenebre. Tra questi uomini vi fu certamente Plinio Corrêa de Oliveira», così scrive il Vescovo Ausiliare di Astana, monsignor Athanasius Schneider nella prefazione al volume che si sta illustrando. Anche Giovanni XXIII ricordava che «in ogni tempo non sono mancate persone dotate di spirito profetico, non
per sviluppare una nuova dottrina di fede, ma per dirigere le azioni degli uomini» (5).
A livello pubblicistico la personalità e l’opera del Dott. Plinio sono state oggetto di campagne denigratorie, puntualmente confutate dalle associazioni Tradizione, Famiglia e Proprietà. A discepoli del Dott. Plinio, in primo luogo Antonio Augusto Borelli Machado (6), si devono le ricostruzioni più serie delle apparizioni di Fatima. Queste hanno suscitato molte controversie e studi, non sempre ben fondati, che si sono soffermati soprattutto sull’interpretazione da dare al terzo segreto, o meglio, come dice la Serva di Dio Suor Lúcia, alla terza parte dell’unico segreto, e sul fatto se esso sia stato integralmente rivelato o meno. L’ultimo volume di Roberto de Mattei, illustrando la posizione del Dott. Plinio si sofferma soprattutto sul significato più sicuro e profondo del messaggio di Fatima: l’invito di Nostra Signora alla preghiera e alla conversione per allontanare i castighi, che ricordava in un’intervista il Dott. Plinio, riguardano sia gli uomini sia le nazioni: «Quindi, se gli uomini non si convertono da questi peccati — fra i quali ricordo l’immoralità dei costumi, espressamente denunciata dalla Vergine —, bisognerebbe temere che le nazioni debbano soffrire un castigo proporzionato alla gravità di tale peccato. Questo timore si fonda sull’affermazione di Sant’Agostino che i peccati degli uomini spesso non vengono puniti in questa vita, perché li saranno nell’altra. Dun-
que, pensa il grande Dottore, le nazioni non sono come gli uomini: nascono e scompaiono in questo mondo, e, quindi, per esse non vi saranno né Cielo né inferno. Così, devono scontare i loro peccati in questa vita» (7). L’altro principale insegnamento del Dott. Plinio sulle apparizioni è quello di ispirare e motivare la fiducia nella promessa «il mio Cuore Immacolato trionferà». In un mondo dove crollano tutti i baluardi, soprattutto vacillano le certezze dottrinali che dovrebbero essere fornite dalla Sede Apostolica, vi è una enorme necessità di capire l’evoluzione storica e di non perdere la speranza. Prima però di esporre nei capitoli conclusivi l’insegnamento che il Dott. Plinio trae dalle apparizioni di Fatima, l’Autore traccia diffusamente il suo percorso intellettuale, illustrandone i fondamenti filosofici e religiosi. In questo senso, l’attuale volume è il necessario complemento della precedente biografia, Il Crociato del XX secolo (8), che si soffermava soprattutto sulla vita e le opere del personaggio.
«La parte più originale del pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira – scrive l’Autore – è la sua teologia della storia» (9), poco praticata dagli intellettuali cattolici contemporanei; si possono ricordare nel secolo XIX Joseph de Maistre, Juan Donoso Cortés e nel XX il Padre Theodore Calmel. La teologia della storia è il necessario approdo che invera la filosofia della storia, perché «affermare che è possibile spie-
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Plinio Corrêa de Oliveira «La parte più originale del pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira è la sua teologia della storia»
sce «ambienti, costumi, civiltà»: un vero e proprio catechismo sociale per immagini. «Fu nel mensile “Catolicismo” che creai e mantenni, durante diversi anni, la rubrica Ambienti, costumi, civiltà. Questa rubrica consisteva nell’analisi comparativa degli aspetti del presente e del passato, avendo per oggetto monumenti storici, fisionomie tipiche, opere d’arte o di artigianato, presentati al lettore per mezzo di fotografie» (15). Se non ricordo male, egli affermò in un’occasione di poter combattere efficacemente il comunismo, ma di avere maggiori difficoltà a contrastare la IV rivoluzione, esplosa con il famigerato ’68, nelle tendenze e nei costumi. gare le vicende storiche senza ricorrere alla Rivelazione divina, equivale infatti a negare la Rivelazione» (10). Nella filosofia della storia lo stesso Dott. Plinio diceva di trovare «il punto di collegamento tra i due generi di attività nei quali mi sono diviso nel corso della mia vita: il pensiero e l’azione». Per lui «ogni questione economica, politica o sociale, aveva una radice teologica» (11).
Voglio solo ricordare alcuni insegnamenti significativi e controcorrente del Dott. Plinio. In un clima culturale che esalta il pauperismo e l’uguaglianza, sulla scorta di S. Tommaso d’Aquino egli rivendica la radice teologica della disuguaglianza, «condizione necessaria per la perfezione dell’ordine creato» (12). Dopo Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, egli considerava la sua opera più importante Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà romana (13), dove questo tema, insieme a quello dell’atteggiamento cristiano verso la guerra, è ampiamente articolato. «Le ineguaglianze sociali, anche quelle legate alla nascita, sono inevitabili: la natura benigna e la benedizione di Dio all’umanità illuminano e proteggono le culle, le baciano, ma non le pareggiano»; «tutte le ineguaglianze, derivanti non dall’arbitrio, ma dalla natura stessa delle cose, ineguaglianze di cultura, di averi, di posizione sociale — senza pregiudizio, ben inteso, della giustizia e della mutua carità — non sono affatto un ostacolo all’esistenza ed al predominio di un autentico spirito di comunità e di fratellanza» (14). Un altro aspetto che mi pare assai originale e mi ha sempre colpito è quello che il Dott. Plinio defini-
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Il Dott. Plinio è stato altresì profetico nel denunciare il rinascente pericolo islamico, fin dall’articolo del 1947 sul periodico Legionario intitolato Maometto rinasce. «L’entrata in scena dell’Islam «coincide con il passaggio dalla IV Rivoluzione alla V, quella preternaturale per eccellenza, di cui ancora incerti sono i confini, ma che rappresenta l’auge del satanismo» (16). Quando apprese della convocazione del Concilio Vaticano II, Plinio Corrêa de Oliveira esclamò: «Sono gli Stati Generali della Chiesa! È l’inizio della Rivoluzione nella Chiesa». «Il Concilio Vaticano II è una delle maggiori calamità, se non la maggiore, della storia della Chiesa […] A scandalo di innumerevoli anime, il Corpo Mistico di Cristo è entrato in un sinistro processo che potrebbe essere chiamato di autodemolizione» (17). La lotta tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, che aveva fino ad allora visto la Chiesa come baluardo e motore di quest’ultima, si trasferiva all’interno della Chiesa stessa. Anche qui l’insegnamento del Dott. Plinio ci soccorre in questi tempi bui. Scriveva egli nel luglio 1970: «E questo amore per il papato non è in me un amore astratto. Include un amore speciale per la sacrosanta persona del Papa, sia quello di ieri sia quello di oggi o quello di domani. Amore di venerazione, amore di ubbidienza. […] Desidero dare a ogni insegnamento di questo Papa come a quelli dei suoi predecessori e dei suoi successori, tutta quella misura di adesione che la dottrina della Chiesa mi prescrive, considerando come infallibile quanto comanda di considerare infallibile e come fallibile quanto insegna che è fallibile. Desidero ubbidire agli ordini di questo o di qualsiasi altro Papa in tutta la misura in cui la Chiesa comanda che
«Il dott. Plinio è stato altresì profetico nel denunciare il rinascente pericolo islamico, fin dal 1947»
siano ubbiditi» (18). In questa linea lo stesso Dott. Plinio e i suoi discepoli hanno più volte levato in maniera rispettosa la loro voce contro scelte ecclesiali non infallibili, discutibili e dissonanti rispetto al Magistero. I firmatari della Correctio Filialis sono in sintonia con tale insegnamento.
In pagine dense di forte e attuale significato, l’autore del volume ricorda che il Dott. Plinio si fece apostolo di Fatima e che il richiamo a quelle profetiche apparizioni divenne una costante dei suoi interventi, come ad esempio quando scrisse: «L’Impero Romano d’Occidente si chiuse con un cataclisma illuminato e analizzato dal genio di quel grande Dottore che fu sant’Agostino. Il tramonto del Medioevo fu previsto da un grande profeta, san Vincenzo Ferrer. La Rivoluzione francese, che segna la fine dell’Evo Moderno, fu prevista da un altro grande profeta, e nello stesso tempo grande Dottore, san Luigi Maria Grignion de Montfort. L’evo Contemporaneo, che sembra sul punto di chiudersi con una nuova crisi, ha un privilegio maggiore. A parlare agli uomini è venuta la Madonna» . Nostra Signora di Fatima, annunciando il trionfo del suo Immacolato Cuore, ci rivelò che la fine del mondo non è nei pressi e tale trionfo, che giungerà dopo un periodo di immenso caos, sarà sublime perché Dio «ha riservato per la Madonna tutte le Sue grandezze. Il trionfo personale della Madonna dovrà essere il più meraviglioso di tutti i trionfi della Storia» (19). Negli ultimi capitoli l’Autore delinea l’insegnamento del Dott. Plinio sulla Regalità di Maria e sui tempi ultimi della storia visti alla luce del messaggio di Fatima. Si parla della Bagarre «convulsione universale che porterà con sé lo sconvolgimento dell’attuale disordine nel mondo, ma ad essa seguirà la pienezza dell’ordine e della santità nella Chiesa e nel mondo […] l’instaurazione di una nuova Civiltà cristiana, che sarà il Regno di Maria, epoca di trionfo della Santa Romana Chiesa e di prodigioso sviluppo in essa dello Spirito Santo» . Una prospettiva terribile e rassicurante allo stesso tempo, che invita alla penitenza, alla preghiera e alla militanza.
1. R. de Mattei, Plinio Corrêa de Oliveira. Apostolo di Fatima. Profeta del Regno di Maria, Edizioni Fiducia, Roma 2017, p. 15. 2. https://www.theguardian.com/politics/2009/mar/19/tony-blairgod.
3. Un autorevole e libero vaticanista, Marco Tosatti, dà una definizione tristemente ironica della segreteria generale della CEI: “Ufficio Affari Religiosi del PD”, http://www.marcotosatti.com/. 4. John Horvat II, A Call to Protest the Growing Threat from Satanism, http://www.returntoorder.org/2017/07/call-protest-growingthreat-satanism/. 5. Plinio Corrêa de Oliveira. Apostolo di Fatima. Profeta del Regno di Maria, cit., Prefazione di S. E. Rev.ma Mons. Athanasius Schneider, p. 7, e p. 285. 6. A. A. Borelli Machado, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, 4a ed. it., Cristianità, Piacenza 1982. 7. Marzo 1990 sul mensile 30 Giorni, ora in https: //www.atfp.it/2017/249-giugno-2017/1307-fatima-tfp-eperestroika. 8. R. de Mattei, Il crociato del secolo XX, Plinio Corrêa de Oliveira, Piemme, Casale Monferrato 1996. 9. Plinio Corrêa de Oliveira. Apostolo di Fatima. Profeta del Regno di Maria, cit., p. 17. 10. Ibi, p. 183. 11. Ibi, p. 18. 12. Ibi, p. 63; cfr. anche p. 83. 13. P. Corrêa de Oliveira, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà romana, Marzorati, Milano 1993. 14. Pio XII, Allocuzione al Patriziato e alla Nobiltà Romana, 5 gennaio 1942, cit. ibi, p. 193; e Radiomessaggio di Sua Santità Pio XII ai popoli del mondo intero, 24 dicembre l944, https: //w2.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1944/documents/hf_pxii_spe_19441224_natale.html, p. 3. 15. P. Corrêa de Oliveira, Innocenza primordiale e contemplazione sacrale dell’universo, Cantagalli, Siena 2013, p. 105. 16. Plinio Corrêa de Oliveira. Apostolo di Fatima. Profeta del Regno di Maria, cit., p. 265 e 269; cfr. anche pp. 270-71. 17. Ibi, pp. 253 e 255; in generale pp. 253-264. 18. La perfetta gioia, https://www.atfp.it/biblioteca/articoli-diplinio-correa-de-oliveira/49-ar. 19. Plinio Corrêa de Oliveira. Apostolo di Fatima. Profeta del Regno di Maria, cit., p. 326. 20. Ibi, p. 327; cfr. anche p. 277. 21. Ibi, p. 356; cfr. anche pp. 308-20, 325-26, 347-50, 374. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 21
Plinio Corrêa de Oliveira
La perfetta gioia
di Plinio Corrêa de Oliveira
Siamo nel 1970. Le riforme liturgiche di papa Paolo VI avevano suscitato forti reazioni. I fedeli si sentivano smarriti e scoraggiati. Due cardinali – Ottaviani e Bacci – avevano scritto una lettera di chiarimento al Pontefice. Sul fronte politico, la cosiddetta Ostpolitik, ovvero la politica di concessioni al comunismo sovietico, provocava sdegno e scoraggiamento nei fedeli, specie all’Est. Ci fu a Roma una marcia contro le riforme nella Chiesa. Radunati a piazza S. Pietro, i manifestanti chiesero l’attenzione del Pontefice, puntualmente negata. Pochi giorni prima, egli aveva ricevuto il patriarca scismatico Vasken.
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Interpellato in merito, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira scrisse, sotto forma di un fittizio scambio epistolare, l’articolo che riproduciamo qui di seguito.*
o ricevuto dal signor Jeroboão Cândido Guerreiro la seguente lettera, coraggiosamente scritta e “firmata” a macchina:
“Leggendo le recenti notizie sulla manifestazione anti-progressista a Roma, e la sua triste conclusione, ho pensato a Lei.
“Dunque, millecinquecento cattolici di diversi paesi hanno sfilato a Roma per esprimere a Paolo VI il loro dispiacere a proposito della riforma che sta facendo nella Chiesa. Tra le altre cose, vogliono che il vescovo di Roma continui a godere dello stesso potere assoluto dei suoi predecessori.
“Giunti in piazza S. Pietro, rimangono lì in sommessa veglia di preghiera a chiedere che Dio illumini Papa Montini. Questi, dal canto suo, tiene sdegnosamente la sua finestra chiusa per tutto il tempo in cui rimangono lì queste pecorelle… alle quali, tuttavia, egli non può imputare altro che il fatto di essere più papiste di lui. Il povero gregge della superfedeltà supercattolica e superpapista si disperde malinconicamente, senza aver ricevuto dal Pastore Supremo, al quale vuol restare unito, una sola parola di affetto paterno. Anzi, poco tempo dopo, in un’allocuzione Paolo VI li ha pure umiliati. “Nei giorni precedenti era stato ricevuto con onori degni di un papa, nella Cappella Sistina, un ‘eretico’ (adotto qui la terminologia dei teologi cattolici) come il patriarca armeno Vasken.
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“Ora Paolo VI si appresta a ricevere, certamente per qualche ‘dialogo’ seguito da concessioni, quel
“Il Novus Ordo Missæ rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa”
Cardinale Alfredo Ottaviani Cardinale Antonio Bacci
leader contestatore che è il cardinale Alfrink di Utrecht. Inoltre, pochi giorni dopo aver sbattuto la porta in faccia ai suoi infelici superfedeli, Paolo VI ha ricevuto con speciali riguardi tre leader guerriglieri marxisti dell’Africa portoghese. Per agosto è in programma la visita di Tito in Vaticano, dove sarà ricevuto con gli onori di un capo di Stato, e così via...
“Lei, dott. Plinio, non si accorge che le porte del Vaticano e il cuore del Papa sono aperti a tutti i venti e a tutte le voci, eccetto che ai venti ideologici che soffiano dal quadrante dove Lei si pone e alle voci che dicono cose simili a quelle che Lei dice? “Francamente trovo fantastica la semplicità con cui Lei fa mostra, nei suoi articoli, di non vedere nulla di tutto questo e si professa cattolico fervoroso e intransigente come se oggi fosse papa non Montini ma Sarto (‘san’ Pio X), il truculento spaccaeretici di inizio secolo.
“L’intento di questa lettera non è di mortificarla, dott. Plinio, ma dopo tutto la verità è la verità: la guardi in faccia. Non vi è al mondo nessuno che sia rifiutato dal papato modernizzato e dalla Nuova Chiesa più di Lei e di quelli del suo stampo.
“Osservi bene il contrasto. Durante l’ultimo sinodo episcopale si sono riuniti in una chiesa protestante di Roma alcuni sacerdoti cattolici supercontestatori, che hanno portato a Paolo VI un messaggio al vetriolo. Per essi le porte del Vaticano si sono aperte. Sono giunti fino all’anticamera papale. Hanno consegnato il loro messaggio. Paolo VI non li ha ricevuti in udienza, ma ha promesso in modo molto affabile che avrebbe studiato le richieste dei contestatori.
“Che ne è stato invece del messaggio della TFP, che implorava da Paolo VI provvedimenti contro quella che Lei chiama ‘infiltrazione comunista nella Chiesa’, benché firmata da un milione e seicentomila trecentosessantotto cattolici? Paolo VI non ha fatto seguire nessuna risposta! Chiedo: si può avere una prova più chiara di rifiuto?
“Ora, benché Le siano sbattute le porte in faccia, Lei si presenta pubblicamente come un papista fanatico, fanatico come lo era quando, ancora giovane, si faceva notare nelle fila dei congregati mariani cantando l’inno ‘Viva il Papa, Dio protegga il Pastore della Santa Chiesa!’ “Non si accorge, dott. Plinio, che è cambiato tutto e che ora è Lei a essere alla berlina?
“Abbia il coraggio di spiegare al pubblico la sua odierna posizione contraddittoria...” *
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Signor Jeroboão Cândido Guerreiro (Jeroboão è un nome da protestante: gli sta benissimo. Questo Jeroboão mi sembra poco candido e molto guerriero), comincio con il peraltro facile coraggio di pubblicare la sua lettera integralmente. Benché sia tentato di entrare nel merito indicando alcuni errori di stile, di pensiero e di storia (presente e passata) del mio corrispondente, preferisco entrare nel cuore dell’argomento, nel poco spazio che il suo lungo testo mi lascia. E questo cuore consiste - trattandosi di un interlocutore di formazione protestante - nel mostrare come si dovrebbe comportare un cattolico, non precisamente nelle condiTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 23
Ricordo ancora le lezioni di catechismo in cui mi venivano spiegati il papato, la sua divina istituzione, i suoi poteri, la sua missione. Il mio cuore di ragazzino (avevo allora nove anni) si riempì di ammirazione, di rapimento, di entusiasmo: avevo trovato l’ideale a cui mi sarei dedicato tutta la vita. Da allora a oggi, l’amore per questo ideale non ha fatto che crescere. E prego la Madonna che lo faccia aumentare in me sempre più, fino al mio ultimo respiro. Desidero che l’ultimo atto del mio intelletto sia un atto di fede nel papato; che il mio ultimo atto di volontà sia un atto di amore per il papato. Così, infatti, morirei nella pace degli eletti, ben unito a Maria mia Madre, e per mezzo di Lei a Gesù, mio Dio, mio Re e mio buonissimo Redentore.
Plinio Corrêa de Oliveira il giorno della sua Prima Comunione 24 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018
Plinio Corrêa de Oliveira
zioni in cui mi trovo, ma nelle condizioni in cui immagina che io sia.
Il signor Jeroboão si sbaglia. Non mi pongo oggi davanti alla Santa Sede con il mio entusiasmo dei tempi della gioventù, ma con un entusiasmo ancora maggiore, e molto maggiore. Infatti, nella misura in cui vivo, penso e mi faccio un’esperienza, capisco e amo di più il Papa e il papato. E questo accadrebbe negli stessi termini anche se mi trovassi - ripeto - esattamente nella situazione che il signor Cândido Guerreiro descrive.
Ricordo ancora le lezioni di catechismo in cui mi venivano spiegati il papato, la sua divina istituzione, i suoi poteri, la sua missione. Il mio cuore di ragazzino (avevo allora nove anni) si riempì di ammirazione, di rapimento, di entusiasmo: avevo trovato l’ideale a cui mi sarei dedicato tutta la vita. Da allora a oggi, l’amore per questo ideale non ha fatto che crescere. E prego la Madonna che lo faccia aumentare in me sempre più, fino al mio ultimo respiro. Desidero che l’ultimo atto del mio intelletto sia un atto di fede nel papato; che il mio ultimo atto di volontà sia un atto di amore per il papato. Così, infatti, morirei nella pace degli eletti, ben unito a Maria mia Madre, e per mezzo di Lei a Gesù, mio Dio, mio Re e mio buonissimo Redentore.
E questo amore per il papato non è in me un amore astratto. Include un amore speciale per la sacrosanta persona del Papa, sia quello di ieri sia quello di oggi o quello di domani. Amore di venerazione, amore di ubbidienza.
Sì, insisto: di ubbidienza. Desidero dare a ogni insegnamento di questo Papa come a quelli dei suoi predecessori e dei suoi successori, tutta quella misura di adesione che la dottrina della Chiesa mi prescrive, considerando come infallibile quanto comanda di considerare infallibile e come fallibile quanto insegna che è fallibile. Desidero ubbidire agli ordini di questo o di qualsiasi altro Papa in tutta la misura in cui la Chiesa comanda che siano ubbiditi. Cioè non anteponendo mai a essi la mia volontà personale, né la forza di qualsiasi potere terreno, e rifiutando l’ubbidienza a un ordine del Papa soltanto, e assolutamente soltanto, nel caso che comportasse un peccato. Infatti in questo caso estremo, come insegnano – ripetendo l’apostolo san Paolo – tutti i moralisti cattolici, è necessario mettere al disopra di tutto la volontà di Dio. Ecco quanto mi è stato insegnato nelle lezioni di catechismo, ecco quanto ho letto nei trattati che ho studiato; così penso, così sento, così sono. E di tutto cuore.
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Come ho già detto, avrei qua e là alcune precisazioni e rettifiche da fare a proposito dei fatti che Lei narra. Immaginiamo tuttavia - per ipotesi - che siano così come Lei li descrive, e che le porte del Vaticano mi siano state sbattute o stiano per essermi sbattute in faccia. Io non cambierei in nulla il mio atteggiamento di fede, di entusiasmo e di ubbidienza. E, inoltre, mi sentirei perfettamente felice. Sa cosa ci insegna san Francesco sulla perfetta gioia? Per refrigerio e gaudio della sua anima lo trascrivo dai Fioretti, anche se in sunto:
“Venendo una volta Santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angeli con frate Leone a tempo di verno, e il freddo grandissimo fortemente li crucciava, [...] frate Leone con grande ammirazione il demandò e disse: ‘Padre, io ti prego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta gioia’. E Santo Francesco sì gli rispose: ‘Quando noi giungeremo a Santa Maria degli Angeli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di lodo e afflitti di fame, e picchieremo la porta del luogo, e il portinaio verrà adirato e dirà: - Chi siete voi? - e noi diremo: - Noi siamo due de’ vostri frati - e colui dirà: - Voi non dite vero; anzi siete due ribaldi che andate ingannando il mondo e rubando le elemosine dei poveri, andate via - e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame, insino alla notte, allora, se noi tanta ingiuria e tanta crudeltate e tanti commiati sosterremo pazientemente senza turbazione e senza mormorare di lui, [...] scrivi che quivi è perfetta gioia. E se noi, pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amore di Dio, con grande pianto, che ci apra e mettaci pure dentro e quegli più scandalizzato dirà: - Costoro sono gaglioffi importuni, io gli pagherò bene come sono degni - e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto e piglieracci per lo capuccio e gitteracci a terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone; se noi queste cose sosterremo pazientemente con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Leone iscrivi che qui e in questo è perfetta gioia. E però odi la conclusione, frate Leone. Sopra tutte le grazie, e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere sé medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie ed obbrobri e disagi”.
* Plinio Corrêa de Oliveira, A perfeita alegria, “Folha de S. Paulo”, 12 luglio 1970. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 25
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Madonna del Buon Consiglio
Madre del Buon Consiglio di Genazzano
Il prossimo 25 aprile si concluderanno le celebrazioni dell’Anno giubilare della Madonna del Buon Consiglio. Quel giorno, infatti, ricorreranno 550 anni dalla miracolosa “venuta” dell’affresco della Madonna che oggi si venera nel Santuario retto dai Padri Agostiniani nella cittadina di Genazzano, in provincia di Roma.
Non per mera coincidenza, lo scorso 16 dicembre abbiamo commemorato anche il cinquantesimo anniversario di un’insigne grazia ricevuta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira, e che egli ha sempre chiamato “la grazia di Genazzano”. Qual è la storia di questa straordinaria immagine? Quale grazia ha ricevuto il noto leader cattolico brasiliano dalla Madonna del Buon Consiglio?
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Madonna del Buon Consiglio
ai tempi antichissimi (i primi documenti risalgono al secolo VI) nella città di Shkodër (Scutari), nell’Albania nord-occidentale, si venerava un’icona della Madonna col Bambino Gesù al collo. La storia dell’icona si perde nella notte dei tempi, anche se le sue origini bizantine sono universalmente riconosciute. Meta di pellegrinaggi popolari nel Medioevo, la Madonna di Scutari fungeva anche da punto di riferimento per il cattolicesimo nazionale, come simbolo della resistenza contro i musulmani. Era la Patrona dell’Albania.
L’Albania, infatti, si trovava nella prima linea di difesa dell’Europa contro le invasioni turche. Intuendo che non poteva aggirarla per penetrare in Europa, il sultano inviò per distruggerla successivi eserciti, che furono uno a uno sconfitti dai cattolici, al comando di una figura leggendaria: Giorgio Castriota, detto Scanderbeg (1405-
A sin., Giorgio Castriota “Scanderbeg” Sotto, il Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Scutari, Albania, recentemente ricostruito
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Quadro nella chiesa di Genazzano rappresentante la “Venuta”, il 25 aprile 1467
1468), definito da papa Pio II “Scudo della Cristianità” e “Difensore della Fede”. Almeno quindici volte Scanderbeg affrontò le forze turche, molto superiori in numero, vincendo sempre sotto l’auspicio della Madonna di Scutari, che egli andava a venerare prima di ogni impressa bellica.
Durante l’assedio dei musulmani a Scutari nel 1467, per non cadere in mano ai seguaci di Maometto, l’icona della Madonna si staccò miracolosamente dal muro della chiesa e fu portata in volo da un gruppo di angeli al di là del mare Adriatico, in Italia. Due soldati di Scanderbeg a lei devoti, Giorgi e De Sclavis, videro la sacra immagine volare sorretta dagli angeli e si fecero pellegrini per seguirla, attraversando il mare Adriatico a piedi. L’episodio del volo dell’Icona è attestato in numerose opere d’arte albanesi e italiane.
Nel frattempo, nella cittadina di Genazzano, nei pressi di Palestrina, a 45 km da Roma, si svolgeva un’altra storia che poi si intreccerà con quella della Madonna di Scutari.
Per esaudire un voto, una terziaria agostiniana, Petruccia di Ienco, spese tutti i suoi beni per restaurare una primitiva chiesa del 1356, dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. L’edificio, donato agli agostiniani dal principe Giordano Colonna, era in ro-
vina e in stato di abbandono. Poiché i beni di Petruccia non erano sufficienti per terminare il lavoro, gli abitanti di Genazzano iniziarono a deriderla. Ma lei disse loro con tranquillità: “Non vi preoccupate, figlioli miei, prima che io muoia - allora era già molto avanzata in età - la Beata Vergine e Sant’Agostino porteranno a termine i lavori della chiesa stessa”. E così fu. Il 25 aprile 1467 era giorno di mercato. Genazzano brulicava di contadini, viaggianti e curiosi. All’ora del Vespro, la campana della chiesa in costruzione cominciò a rintoccare senza apparente motivo. Tutti corsero fino al posto e, con grande sorpresa, videro, sospeso nell’aria con appena appoggiato l’angolo inferiore destro sul muro in costruzione, un affresco della Madonna. Era proprio la Madonna di Scutari che, dopo mille vicissitudini, era stata deposta lì dagli angeli. La Madonna era, appunto, sospesa nell’aria a distanza di un dito dal muro. Poco dopo arrivarono due strani personaggi – i due soldati albanesi – che dissero di aver seguito la Madonna fino a quel punto. I documenti che attestano la miracolosa “Venuta” sono numerosi e consistenti: lapidi, scritti, codici. Parlano di “apparve divinamente”, “una figura che arrivò in lontananza all’ora del vespro”, “dalTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 29
Madonna del Buon Consiglio Sin., campana che, miracolosamente, si mise a rintoccare il 25 aprile 1467 all’arrivo del quadro Sotto, pellegrinaggio di albanesi a Genazzano
Papa Paolo II inviò allora due vescovi per investigare sull’accaduto. La visita dei prelati si concluse il 24 luglio di quello stesso anno, non solo non avendo trovato niente di irregolare ma, anzi, avendo costatato gli innumerevoli miracoli che la Madonna aveva già compiuto, compresa la risurrezione di tale Costantino de Carolis.
l’alto venne”, e così via. Negli atti notarili di Genazzano si conservano pure i nome di sei albanesi che, fra il 1468 e il 1500, si sono recati alla cittadina laziale attestando trattarsi proprio della Madonna di Scutari, prodigiosamente scomparsa qualche anno prima. La notizia si diffuse subito. Un documento dell’epoca dice: “Tutta Italia fu scossa dal prodigio”.
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Diversi Papi si sono recati al Santuario della Madonna di Genazzano per pregare e chiedere lumi per la conduzione della Chiesa. Don Bosco pregò alla Madonna per la sua opera spirituale. Ogni anno, il vescovo di Scutari guida un pellegrinaggio di albanesi, venuti a venerare la loro Patrona “in esilio”.
Nel frattempo, anche il Santuario della Madonna a Scutari – distrutto da comunisti nel 1967 – è stato ricostruito. La prima pietra fu posta da papa Giovanni Paolo II nel 1993.
Madre del Buon Consiglio: una riflessione teologica di Raimondo Spiazzi, O.P.
Il celebre teologo domenicano P. Raimondo Spiazzi (1918-2002) offre una profonda riflessione teologica sul significato della vocazione “Madre del Buon Consiglio”
L’eterno Consiglio
Nella mente del “Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra” vi è da tutta l’eternità un progetto della creazione, pensato nel Verbo e voluto, amato, deciso nello Spirito Santo. Tutte le cose, prima di essere in se stesse, sono in quel progetto di Dio. Ciascuno di noi lo è, allo stato di idea, che in noi prende corpo ma in Dio già si identifica con il suo pensiero, col suo amore. Noi siamo nella Trinità prima di essere in noi stessi e nel mondo, in quanto pensati e amati nell’ambito di quel progetto creativo, che può essere chiamato Consiglio, nel senso di un’eterna intenzione e deliberazione di attuare ciò che è nel pensiero e nell’amore delle divine Persone, nell’unità essenziale della divinità.
Maria nel Consiglio divino
Quando salutiamo e preghiamo Maria come Madre del Buon Consiglio, le diamo un titolo che si riferisce anzitutto alla sua collocazione nel piano universale della salvezza per il suo stretto rapporto di madre col Figlio di Dio, Gesù Cristo, col quale costituisce come una Diade sul vertice del creato, al centro della rivelazione, nel cuore della storia. La salutiamo e invochiamo come Madre eternamente vo-
luta nel Buon Consiglio, oggetto dunque dell’eterna elezione; voluta come via e strumento di attuazione del Consiglio stesso; voluta insieme con Cristo come chiave di volta dell’ordine universale disegnato e deliberato in quel Consiglio; voluta come fonte o canale di tutto il bene che il Buon Consiglio elargisce e sparge nella creazione e specialmente nella storia della salvezza. Madre del Buon Consiglio, dunque, in questo senso ontologico, cosmico, storico, cristologico, soteriologico, che è anche escatologico, perché l’ordine universale è dinamicamente proiettato verso la pienezza delle cose ultime (tà èscata), quando Cristo tornerà per porre fine alla storia, e dar compimento al creato nella partecipazione plenaria alla gloria di Dio che rifulge nella regalità sua e di sua Madre, Regina del mondo.
Difatti nelle Litanie Lauretane la successione dei titoli con cui si saluta e invoca Maria indica una certa logica intima alla preghiera. Dopo aver salutato e invocato la “Santa Madre di Dio”, la “Santa Vergine delle vergini”, la “Madre di Cristo”, la “Madre della Divina Grazia”, la “Madre purissima e castissima”, la “Madre inviolata e intemerata”, la “Madre amabile e ammirabile”, ci si rivolge a lei come “Madre del Buon Consiglio”, per poi aggiungere “Madre del Creatore”, “Madre del Salvatore”… È il ciclo di lodi in onore della divina Maternità che, TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 31
aprendosi col saluto e la preghiera alla “Santa Madre di Dio”, mette poi in luce le grandezze che si rivelano da tale sua divina maternità, tra le quali l’essere “termine fisso d’eterno Consiglio”.
Nel seno della Trinità
In quell’eterno Consiglio il Padre, mente increata che concepisce l’Idea di sé chiamato Figlio (cioè: Pensiero concepito, generato), pensa in quell’Idea, o Verbo, tutte le cose come riflessi e partecipazione della sua unica, infinita essenza divina; e il Verbo-Figlio, pensato dal Padre, a sua volta conosce e pensa tutto ciò che il Padre esprime in Lui come Idea: l’infinita Divinità, ma anche tutte le cose; e il Padre e il Figlio che, conoscendo come Persone distinte la comune verità, bontà e bellezza che posseggono nella Divinità, si amano nello Spirito Santo, terza Persona procedente dal Padre e dal Figlio come Amore, in Lui e insieme con Lui amano tutte le cosse che pensano nel Verbo. E proprio perché le amano vogliono che passino all’esistenza e le fanno sgorgare, sì, dal “nulla” delle cose, ma anche dal “tutto” della Trinità. Tutte le cose, ciascuna cosa, ogni persona ognuno di noi abbiamo la nostra prima scaturigine lassù. Lassù è la nostra patria eterna, alla quale siamo chiamati a tornare dopo e mediante il cammino in queste “terreno esilio” (escatologia).
Le vie di Dio nella nostra vita
In quell’eterno Consiglio tutte le cose e specialmente tutte le creature umane sono legate a Cristo e, in Lui e per Lui, a Maria sua Madre, con i 32 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018
vincoli luminosi delle leggi che regolano tutto il creato e in modo particolare il nostro mondo spirituale. Il Verbo è la Luce del mondo e specialmente degli uomini, che egli conosce in sé e in loro stessi, e da loro si fa conoscere nelle realizzazioni di luce che essi raggiungono nell’intelligenza e nella coscienza: tutte verità che sono riflessi dell’unica eterna Verità, tutti “semi del Verbo” già nella conoscenza di ordine naturale che si sviluppano e maturano nella conoscenza di fede e raggiungono la pienezza di luminosità nella visione beatifica. Il Verbo è la fonte di tutta la luce spirituale, l’anima intima di ogni verità e di ogni legge; lo Spirito Santo è il primo Amore che muove non soltanto “il sole e le altre stelle”, ma anche tutte le volontà umane, tutte le facoltà d’amare e d’agire, tutti i dinamismi operativi degli esseri umani tendenti alla perfezione di sé nel raggiungimento del loro fine, che è la conoscenza dell’amore di Dio. Il Verbo e lo Spirito Santo, in unione col Padre che è il primo principio di ogni essere, sono in ogni uomo il principio del pensare, dell’amare e dell’agire, e lo sono mediante la luce con cui illuminano le intelligenze e le coscienze sulle “vie” da seguire per raggiungere il fine ultimo, e mediante l’impulso che imprimono alle volontà perché passino all’azione muovendosi su quelle “vie”, che sono le leggi.
Le leggi del bene
Le leggi sono riflessi e partecipazioni dell’“Eterno Consiglio”, o “Legge Eterna”, che, secondo S. Agostino e S. Tommaso d’Aquino, coincide con lo stesso Verbo sussistente in Dio.
Madonna del Buon Consiglio
La legge naturale, che ogni uomo percepisce in se stesso come un insieme di dettami fondamentali sul bene da fare e il male da evitare, deriva da quella Legge eterna. La legge rivelata e specialmente quella evangelica è una conferma, una precisazione, un perfezionamento della legge naturale da parte del Verbo Incarnato, Gesù Cristo, che nel suo Io divino racchiude il Buon Consiglio, la Legge eterna, e come uomo spiega in concetti e termini umani i valori che vi sono contenuti per guidarci alla “nuova vita”.
Le Leggi umane positive, ecclesiastiche e civili, sono (devono essere) riproduzione e applicazione della legge naturale e della legge evangelica, che hanno lo scopo di aiutarci a vivere e a convivere nella comunità umana secondo le esigenze della legge divina e, in definitiva, dell’eterno Consiglio.
Anche tutte le esortazioni, gli ordini, i consigli, le testimonianze, i buoni esempi, che riceviamo e desideriamo come aiuti per conoscere e fare il bene, sono derivazioni del Buon Consiglio trinitario. Soprattutto le buone ispirazioni e le illuminazioni interiori, gli impulsi al bene, alla conversione, alla penitenza, al progresso spirituale , e le rivelazioni speciali con cui sono privilegiate certe anime e tutte le possibili comunicazioni che vengono da Dio allo spirito umano; tutto è riflesso e partecipazione dell’eterno Consiglio trinitario.
Il consiglio di cui abbiamo bisogno
Il Consiglio che traduce e veicola nella nostra vita la luce dell’eterno Consiglio è un’“opera di misericordia”, come la chiama il tradizionale catechismo della Chiesa; un’opera che non ci sarà negata dalla Madre della Misericordia.
Si tratta di un’opera di misericordia spirituale: di un aiuto per la nostra mente, che nell’intelligenza e nella coscienza è chiamata e sente il bisogno di conformarsi all’eterno Consiglio con l’osservanza della divina volontà, espressa in “segni” per noi intelligibili: la Bibbia li chiama decreti, comandamenti, consigli, divieti, qualche volta minacce. In se stessa, la volontà divina è imperscrutabile e ineffabile; bisogna accettarla con fede e fiducia, sapendo che è una Volontà buona, un Buon Consiglio,
Per ricevere questi doni, o grazie, che appartengono al contenuto del “Buon Consiglio” eterno, ci rivolgiamo a Colei che ne è, con Cristo “Termine fisso” e chiave di volta, e quindi mediatrice, e le diciamo: Madre del Buon Consiglio, prega per noi.
L’altare della Madonna nella chiesa di Genazzano Fino ad oggi, l’affresco è sospeso nell’aria o, come recita il verbale della commissione scientifica, “in stato di equilibro precario” TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 33
Madonna del Buon Consiglio
Sin., il beato Stefano Bellesini (1774-1849), parroco di Genazzano, grande apostolo della devozione alla Madonna del Buon Consiglio Sotto, la facciata del Santuario
una Volontà di amore, di giustizia e di pace. Di fatti si parla del santo abbandono come dell’atteggiamento fondamentale dell’anima per rapporto a Dio.
Ma per sapere che cosa dobbiamo fare in concreto per essere conformi al divino beneplacito, abbiamo bisogno di quei “segni”, sia come enunciazioni generali dei nostri doveri (le leggi, i precetti), sia come consigli e ispirazione che nei singoli momenti di scelta e di azione aiutano la coscienza a discernere e a decidere bene, ossia secondo il volere divino, alla luce del Buon Consiglio della Trinità che regge la nostra vita.
Questo può avvenire in momenti particolarmente impegnativi, quando bisogna prendere delle decisioni importanti e difficili, o addirittura fare delle scelte di vita, soprattutto se si tratta di scegliere lo stato, come si diceva un tempo, o di rispondere a una vocazione. Può avvenire e avviene anche durante tutto lo svolgimento della quotidiana impresa di vivere facendo il bene ed evitando il male e praticando le virtù teologali e morali, eseguendo i nostri doveri, assolvendo i nostri compiti nella vita di famiglia, di comunità, di lavoro, di ministero, nei rapporti con tutti. È un continuo impegno di virtù e un continuo bisogno di luce, di grazie, di “buon consiglio” dall’altro. Fino a un certo punto ci possono aiutare coloro che hanno cura di noi e ci vogliono bene: genitori, amici, superiori, direttori spirituali, confessori; se sono buoni consiglieri, diventano anch’essi, per noi, ministri del Buon Consiglio. Ma in quanti casi, in
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quante situazioni l’anima si sente sola dinanzi alle scelte che deve fare, alle responsabilità che deve assumersi! Oggi, per tante ragioni, sono innumerevoli gli uomini che si sentono e sono nella solitudine interiore, anche quando vivono e lavorano entro una rete fittissima di rapporti sociali e forse sono costretti a subire la quotidiana pressione della folla. In questo sentimento della solitudine facilmente si rifà vivo l’“eterno fanciullo” che cerca protezione, aiuto e grazia nel cuore e tra le braccia della mamma. La fede spinge il cristiano nel cuore e tra le braccia della Madre spirituale dell’umanità per chiederle la grazia del “buon consiglio”: un raggio dell’Eterno Consiglio che essa, come mediatrice, con Cristo, di ogni grazia, fa scendere fino all’intimo nella nostra coscienza per sorreggerla e guidarla dall’interno nella ricerca, nella scoperta, nella scelta del bene.
Nasce così quella bella litania che invoca la Madonna come “Madre del Bon Consiglio”. Potrebbe anche essere parafrasata in termini analoghi: Madonna delle Buone Scelte, Madonna della Buona Strada, Madonna della Prudenza e del Discernimento, Madonna e Signora del Bene, donaci la luce e la forza di fare sempre il bene, e di farlo bene, cioè in armonia con l’Eterno Consiglio che affida a Te il segreto del Re.
La “grazia di Genazzano” La profonda devozione che i membri e simpatizzanti delle Società per la difesa della Tradizione Famiglia e Proprietà - TFP - nutrono per la Madonna del Buon Consiglio di Genazzano trova origine nell’insigne grazia concessa da questa miracolosa immagine al loro maestro e fondatore, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira, e alla quale egli si riferiva come la “grazia di Genazzano”. Grazia sia fisica che spirituale, essa ebbe in seguito un’incidenza fondamentale nella vita del grande leader cattolico brasiliano. A richiesta del Priore del Convento di Genazzano, Padre Antonio Belli, OSA, Plinio Corrêa de Oliveira rilasciò una “Dichiarazione” pubblicata nella rivista “Madre del Buon Consiglio”, luglio-agosto 1985.
“N
el dicembre 1967, avendo io 59 anni di età, fui colpito da una violenta crisi di diabete. Ne derivò una cancrena al piede destro, che indusse il chirurgo che mi curava a fare un’amputazione delle quattro falangi minori.
“Tale misura non fu presa senza esitazione, poiché egli temeva profondamente che la cancrena si propagasse a tutto il piede, rendendo necessaria un’amputazione più ampia. “In questo caso, non sarebbe preferibile procedere in una sola volta a questa amputazione maggiore?
“Tuttavia continuai il ricovero con l’assistenza medica.
“Successe però, qualche tempo prima di questo fatto, che io avessi letto accidentalmente un libro intitolato «La Vierge Mère du Bon Conseil», di Mons. George F. Dillon. Durante la lettura sperimentavo nella mia anima una sensibile consolazione. “Avendo viaggiato in Italia prima che mi ammalassi, il mio amico dott. Vicente Ferreira, mi fece la gentilezza di portarmi da Genazzano una stampa rappresentante il venerato quadro di Nostra Signora del Buon Consiglio. Questa stampa mi giunse nel momento di una prova spirituale che mi faceva soffrire molto più dell’infermità fisica. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018 - 35
Madonna del Buon Consiglio Nell’ottobre 1988, Plinio Corrêa de Oliveira visitò, come pellegrino, il Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, rimanendovi diversi giorni in preghiera
“Dal 1960, ero presidente del Consiglio Nazionale della Società brasiliana per la difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà. Alcune circostanze, che non mi sembra il caso di menzionare, mi infondevano la certezza che fosse nei disegni della Provvidenza che questa associazione realizzasse una grande azione nel Brasile ed in tutta l’America del Sud, e anche in altri continenti, al servizio della Cristianità. D’altro lato, ero certo che la mia morte in quella situazione avrebbe portato alla rovina lo sforzo per l’opera che allora iniziava a fiorire con vigore, e che desideravo ardentemente portare a compimento per la maggior gloria di Nostra Signora, prima di morire. A causa di ciò ero in uno stato di vera ansietà riguardo le incertezze sulla mia situazione clinica e chirurgica. “Il giorno 16 dicembre, un altro amico, dott. Martim Afonso Xavier da Silveira, mi consegnò la suddetta stampa da parte del dott. Vicente Ferreira.
“Quando la fissai, ebbi l’insperata impressione che la figura di Nostra Signora, pur non mutando in nulla, mi esprimesse un’ineffabile e materna dolcezza, che mi confortava e mi infondeva nell’anima — non so come — la convinzione che la Santissima Vergine mi prometteva che non sarei morto senza aver prima realizzato l’opera desiderata. Ciò mi infuse una grande soavità nell’anima. 36 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018
“Anche ora conservo intatta la stessa convinzione. E, per il favore di Nostra Signora, quest’opera ha prosperato ammirevolmente, avvalorando la speranza che la meta sarebbe stata raggiunta.
“Nell’occasione in cui fui beneficiato dalla grazia del sorriso-promessa di Nostra Signora di Genazzano, non dissi nulla alle persone che mi erano intorno. Solo molto più tardi ne parlai agli amici. Due di questi, che mi tenevano compagnia in ospedale quando ricevetti la stampa nell’udire la mia narrazione, affermarono di aver notato che la figura della Madre del Buon Consiglio mi fissava con molto compiacimento, il che attirò molto la loro attenzione. Essi non avevano notato in me, tuttavia, il sorrisopromessa a cui alludevo. “Essi sottoscrivono con me questa dichiarazione.
“Grazie alla Santissima Vergine, la mia salute all’epoca migliorò in modo tale da sorprendere il chirurgo. In conseguenza di ciò la seconda operazione non si rese necessaria. “È col cuore traboccante di amore e di gratitudine alla Madonna del Buon Consiglio di Genazzano che scrivo la presente dichiarazione. Plinio Corrêa de Oliveira
San Paolo, 10 maggio 1985”.
Genazzano: un “presepe vivente” arroccato sulla collina
di Raffaelle Citterio
Oltre al Santuario della Madonna del Buon Consiglio, noto in tutto il mondo come meta di pellegrinaggi religiosi, anche l’incantevole cittadina di Genazzano, in provincia di Roma, ben merita una visita turistica.
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Madonna del Buon Consiglio
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l Santuario della Madonna del Buon Consiglio, noto in tutto l’orbe cattolico, non è l’unico punto a Genazzano meritevole di una visita. La cittadina, di per sé incantevole, è piena di angoli e di viuzze tipiche, dove andare a spasso in modo spensierato è un vero piacere, fra il vocio del popolino e gli odori che salgono dalle cantine. La città vanta anche alcuni monumenti di grande valore artistico e storico.
Il castello Colonna
La città è dominata dal castello dei principi Colonna. Il primo documento che lo menziona risale al 10 agosto 1022, ed è un atto di donazione per la badia benedettina di Subiaco. Nel 1053 il castello passa alla famiglia Colonna, che la trasforma in avamposto difensivo. La fortezza, infatti, è posta a nord e presenta due torri per meglio difendere il luogo da eventuali attacchi.
Nel periodo rinascimentale la fortezza viene trasformata in residenza personale della famiglia, grazie ai lavori intrapresi da Filippo Colonna, principe del paese. Il principe Oddone Colonna, nato a Genazzano nel 1369 e divenuto Papa col nome di Martino 38 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2018
V, fece restaurare la parte ovest del castello per adibirla a sua residenza.
Per un brevissimo periodo, tra il 1500 e il 1503, il castello fu posseduto dalla famiglia Borgia che contribuì ad opere di fortificazione nella parte orientale. Nel 1503 il feudo fu assegnato a Pompeo Colonna che finì per dargli il suo aspetto attuale.
Parzialmente distrutto da un bombardamento della RAF nel 1943, il castello cadde nell’abbandono. Nel 1979 fu acquistato dal comune di Genazzano che iniziò i lavori di ristrutturazione, finiti appena pochi anni fa. Oggi il castello è stato restituito al suo splendore originale.
La casa di Martino V
Il 25 gennaio 1369 nacque a Genazzano Oddone Colonna, figlio del principe Agapito, rappresentante del ramo secondario della famiglia principesca. Terminati gli studi ecclesiastici, fu ordinato sacerdote e poi fatto cardinale da papa Innocenzo VII. L’11 novembre 1417, durante il Concilio di Costanza, fu eletto Papa all’unanimità. La Chiesa attraversava un periodo di grande inquietudine, con
l’elezione parallela di papa Gregorio XII e di due antipapa: Giovanni XXIII e Benedetto XIII. La rinuncia di Gregorio XII aprì la porta alla riconciliazione, che si concluse, appunto, con l’elezione unanime di Martino V. Il 30 settembre 1420 fece il suo ingresso solenne a Roma, il primo papa romano dopo 135 anni. Oggi si può visitare la casa natia di Martino V, un raro esempio di architettura gotica.
Chiesa di S. Croce
La chiesa di Santa Croce si trova dentro la cinta muraria, subito a destra di “Porta Romana” in cima a una ripida scalinata. Non è noto il periodo della sua fondazione, ma si ritiene che rientrasse tra i beni dei Benedettini di Subiaco, che erano i principali feudatari delle terre laziali della Santa Sede e che, per le numerose donazioni avvenute in epoca medievale, avevano molti possedimenti nel territorio genazzanese.
La chiesa divenne cappella del nuovo ospedale fatto costruire poco dopo la metà del ‘400 da Antonio Colonna, nipote di Martino V, e rimase tale fino al bombardamento nel 1944. Ad aula unica con la parte presbiteriale rialzata e absidata, conserva al-
Sopra, la casa di papa Martino V, nato principe Oddone Colonna Sotto, la chiesa di S. Croce, facciata e navata affrescata Pagina a fianco, l’ingresso al castello Colonna
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Madonna del Buon Consiglio
zione di origine controllata «Genazzano» è riservata ai vini bianco e rosso che rispondono a condizioni e requisiti di produzione prestabiliti. Le uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata «Genazzano» devono essere prodotte nella zona che comprende per intero il comune di Genazzano ed in parte quelli di Olevano Romano, San Vito Romano, Cave in provincia di Roma e Paliano in provincia di Frosinone.
I primi statuti che regolano la produzione di vino a Genazzano risalgono al 1364. Nei corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio, fino ai tempi attuali, come testimonia la Sagra del vino Genazzano la cui prima edizione risale all’ultimo dopoguerra. Anche nel presente, i vini DOC Genazzano hanno ricevuto e continuano a ottenere numerosi riconoscimenti nei concorsi sia italiani sia internazionali e ben figurano nelle principali guide nazionali.
l’interno preziosi affreschi riconducibili a tre diversi cicli pittorici.
Il primo, risalente al XIV secolo, è individuabile ai lati dell’abside: a sinistra l’immagine di S. Caterina d’Alessandria, a destra quella di S. Antonio Abate, parzialmente sottoposta alla figura di S. Francesco che riceve le stimmate.
Un secondo ciclo di affreschi, realizzati negli anni ’20 del Quattrocento, è individuabile sui registri inferiori delle pareti destra e sinistra e su quella ai lati dell’abside. Il terzo ciclo venne realizzato nel registro superiore delle pareti laterali e nella controfacciata entro il 1447.
Vino Genazzano DOC
La città di Genazzano è nota anche per i suoi vini, che godono della qualifica DOC. La denomina-
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Il mondo delle TFP
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Simposio di Capodanno
ome ormai da tradizione, anche quest’anno ha avuto luogo il Simposio di Capodanno organizzato dalle TFP europee presso la Villa Notre Dame de la Clairière, a Creutzwald, Francia, sede della Fédération pro Europa Christiana (foto sopra). Vi hanno partecipato una trentina di giovani provenienti da otto Paesi.
I relatori hanno trattato il tema “Le origini della crisi nella Chiesa”, in occasione del 75° anniversario della pubblicazione del libro di Plinio Corrêa de Oliveira «In difesa dell’Azione Cattolica» (1943), che di questa crisi costituì il primo grido d’allarme. Dal Cattolicesimo liberale al Modernismo alla Nouvelle Théologie fino alla Teologia della liberazione, l’itinerario degli errori che hanno portato la Chiesa alla triste situazione odierna.
Un pellegrinaggio al Santuario di Mont Sainte Odile ci ha portato nel cuore dell’Alsazia. Lì, infatti, è seppellita Sant’Odilia, patrona di quella regione.
In un ambiente di viva cordialità, i partecipanti hanno avuto occasione di assistere quotidianamente alla Santa Messa, in rito romano antico. L’ultimo giorno dell’anno, hanno partecipato alla Messa solenne con adorazione al Santissimo nella parrocchia di S. Pietro Canisio, a Saarlouis, in Germania. Un solenne Te Deum, seguito dal tradizionale cenone, ha chiuso in bellezza un anno pieno, sì, di tante sofferenze, ma anche di gloriose battaglie per la Civiltà Cristiana. Proprio al racconto di queste battaglie, portate avanti dalle TFP in tutto il mondo, è stata dedicata una serata.
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Il mondo delle TFP
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Commem San Paolo
er chiudere l’anno del centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, le TFP hanno svolto un incontro internazionale a San Paolo del Brasile, in occasione dell’anniversario di nascita di Plinio Corrêa de Oliveira (13 dicembre).
La mattina, i soci e cooperatori delle TFP si sono dati appuntamento al cimitero Consolação, nella capitale paulista, dove riposa il grande leader cattolico. Sulla tomba, una lapide ne riassume vita ed azione: Vir catholicus et apostolicus, plene romanus, Uomo cattolico, apostolico, pienamente romano. Guidati da P. David Franceschini, della Diocesi di Campos, hanno pregato il Santo Rosario e cantato il Credo e la Salve Regina. Dal cimitero si sono spostati a piedi nella Sede del Regno di Maria, sede dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, dove, in una bellissima cerimonia, sono stati accolti nella famiglia spirituale delle TFP quindici giovani membri.
Nel primo pomeriggio Dom Mathias Tolentino Braga, abate del Monastero di San Benedetto ha celebrato una Santa Messa solenne nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, che Plinio Corrêa de Oliveira soleva frequentare da piccolo con la famiglia. Dopodiché, di nuovo nella Sede del Regno di Maria, i partecipanti hanno rinnovato in modo solenne la consacrazione alla Madonna, secondo il metodo di S. Luigi Maria Grignon di Montfort. La sera, una cena di gala nel Club Nacional, ha chiuso in bellezza una giornata carica di significato.
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Due intere giornate sono state poi dedicate a un ciclo di conferenze dal titolo generale: “Plinio Corrêa de Oliveira e il messaggio di Fatima”. L’auditorio dell’hotel Pestana era gremito fino all’inimmaginabile. Massiccia la presenza di giovani. Da segnalare la conferenza del noto “fatimologo” dott. Antonio Augusto Borelli sul tema “È stato rivelato il Terzo Segreto di Fatima?”.
orazioni a del Brasile Campagna pubblica
Un paio di anni fa, il Governo socialista di Dilma Rousseff aveva tentato di imporre al Brasile l’ideologia del gender, tramite una legge federale. Dovette, però, indietreggiare davanti alla massiccia reazione popolare, alla quale prese parte fondamentale l’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira. Sconfitte a livello federale, le lobby LGBT cercarono allora di approvare leggi regionali, salvo poi essere sconfitte in tutti gli Stati. Sotto il nuovo governo di Michel Temer, le lobby LGBT sono tornate alla carica, questa volta attraverso il ministero della Pubblica Istruzione, che ha proposto una “Base Nacional Comun Curricular” (cioè, un curriculum scolastico), che comprende l’educazione al gender. Immediata la reazione dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, che sta promovendo una raccolta di firme al presidente Temer chiedendogli di “non permettere che il Brasile si trasformi in uno Stato anticristiano”.
Approfittando della presenza di molti soci e cooperatori delle TFP a San Paolo, il 15 dicembre si è realizzata una campagna di piazza che ha altresì diffuso la lettera aperta al presidente Temer. Più di trecento membri delle TFP hanno praticamente occupato l’Avenida Paulista, la principale via di questa immensa città.
Alla reazione entusiastica della maggioranza del pubblico faceva triste contrasto la risposta arrabbiata dei militanti LGBT. Numerose le piccole aggressioni ai membri delle TFP, puntualmente controllate dalla Polizia. Alla fine, gli LGBT si sono organizzati in una sorta di contro-manifestazione gridando slogan del tipo: “Morte alla famiglia! Viva Satana! Con il sesso all’inferno!” e via dicendo. Incuranti dei manifestanti LGBT, i membri delle TFP hanno chiuso la campagna sotto il MASP (Museo de Arte de São Paulo), il principale centro d’arte della città. È stata una giornata veramente indimenticabile!
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Il mondo delle TFP
Visita di mons. Ath in Colombia, E
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nvitato dal Centro Cultural Cruzada, referente colombiano delle TFP, S.E. Mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana e grande voce in difesa dei principi non negoziabili, ha realizzato un viaggio in Colombia. A Medellín, il presule ha avuto diverse riunioni con i giovani membri del Centro Cruzada, con i volontari della campagna Rosario Público por Colombia e con rappresentanti del clero locale che vogliono ammaestrarsi nella liturgia tradizionale.
Il punto alto è stato, senza dubbio, la conferenza al Club Unión de Medellín dove, nel quadro del centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, mons. Schneider ha parlato delle persecuzioni contro i cattolici nei paesi comunisti, un’esperienza da lui vissuta in prima persona.
Nella capitale Bogotà, mons. Schneider ha avuto diverse riunioni con i giovani membri della Fundación Plinio Corrêa de Oliveira, visitando poi con loro santuari e chiese del centro storico. Dalla Colombia, il presule è partito alla volta dell’Ecuador, prima a Quito e poi a Guayaquil.
Nella capitale, mons. Schneider ha visitato il Monastero delle Suore Concezioniste, dove si custodisce l’immagine miracolosa della Madonna del Buon Successo. Dopo aver celebrato la Santa Messa, egli ha rivolto la parola alle monache, desiderose di sentire una testimonianza di Fede così forte. Mons. Schneider ha anche trascorso un’intera giornata con i giovani del Centro Beato Pío IX por un Ecuador Católico, referente ecuadoregno delle TFP. Dopo aver benedetto la loro nuova sede, ha risposto alle numerose domande che i ragazzi gli hanno rivolto.
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Arrivato in Guayaquil, dopo una vivace riunione con giovani nella loro sede, mons. Schneider ha celebrato la Santa Messa nella parrocchia S. Tommaso d’Aquino, seguita da una conferenza sulle apparizioni della Madonna di Fatima e la crisi nella Chiesa. Il programma si è poi ripetuto in altre due parrocchie. Passeggiando per il centro, il pre-
anasius Schneider cuador e Perù sule è stato fermato diverse volte dai pedoni, e anche da alcuni poliziotti, desiderosi di ricevere la sua benedizione. A riprova che l’uso della talare e dei simboli episcopali porta prestigio e rispetto.
Invitato dall’associazione Tradición y Acción por un Perú Mayor, consorella delle TFP, mons. Athanasius Schneider ha poi realizzato una breve ma fruttifera visita in Perù. chiudendo così il suo giro per l’America del Sud.
Dopo aver percorso le chiese e i monumenti del centro storico – dove era spesso fermato per strada da persone che gli chiedevano la benedizione – il presule ha celebrato una Santa Messa, nel rito romano straordinario, nella Cappella Conventuale di Sant’Antonio da Padova, nel quartiere Jesús María. Nell’occasione, ha conferito il sacramento della Cresima ad alcuni ragazzi. Per molte persone, era la prima volta che assistevano alla Messa in rito tridentino. Il giorno dopo, mons. Schneider ha condotto una tertulia – conversazione informale – con un folto gruppo di giovani nella sede di Tradición y Acción, durante la quale ha risposto alle innumerevoli domande dei ragazzi.
La sera, sempre nella sede dell’associazione, ha tenuto la conferenza: “Il centenario di Fatima, il Regno di Cristo e il futuro della famiglia”. Più di cento persone hanno accompagnato l’intervento di mons. Schneider, che ha spiegato in cosa consista il Regno di Cristo, nelle anime e nella società, e come gli “errori della Russia” denunciati dalla Madonna a Fatima costituiscano l’esatto opposto di questo Regno.
Foto, in senso antiorario: mons. Schneider parla ai giovani del Centro Cruzada, a Medellín, Colombia; conferenza nel Club Unión; cena con i giovani cooperatori a Medellín; Santa Messa nella parrocchia S. Tommaso d’Aquino, Guayaquil, Ecuador; benedizione della nuova sede a Quito; riunione nella sede di Tradición y Acción, a Lima, Perù; idem.; Santa Messa nella cappella di Sant’Antonio da Padova, a Lima
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Convegno all’Ambrosianeum
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he serata stupenda!”; “Ci ha dato la carica giusta per continuare a lottare!”; “Relatori eccellenti, temi di alto livello”; “Complimenti, non poteva essere meglio!”. Ecco alcuni dei commenti raccolti all’uscita dal convegno “La grande prospettiva di Fatima. Verso il Regno di Maria”, tenutosi lo scorso novembre all’Ambrosianeum, a Milano. Nell’occasione è stato presentato il libro «Plinio Corrêa de Oliveira. Apostolo di Fatima, profeta del Regno di Maria», scritto dal prof. Roberto de Mattei. La Sala Falck era gremita di pubblico, al punto che è stato necessario aggiungere altre sedie. Presentati da Julio Loredo, presidente dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà, hanno parlato il prof. Massimo de Leonardis, cattedratico di Storia delle relazioni internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; il dott. Ettore Gotti Tedeschi, banchiere ed economista; e il prof. Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto. Una copia della statua pellegrina internazionale della Madonna di Fatima presiedeva l’atto, rammentando che siamo nell’anno del centenario delle apparizioni.
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Loredo, aprendo i lavori, ha riportato le parole di papa Benedetto XVI durante il suo viaggio a Fatima, nel maggio 2010, conclusosi con l’augurio: “Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora ‘venuta dal Cielo’, come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità!”. Dopodiché ha introdotto il tema della serata: Plinio Corrêa de Oliveira, apostolo di Fatima.
Il prof. de Leonardis ha evocato la figura di Plinio Corrêa de Oliveira in quanto cattolico fervente che diede testimonianza di impegno apostolico di fronte al processo rivoluzionario che sta cercando di distruggere la Chiesa e la civiltà cristiana. Egli ha quindi citato le parole di mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, pubblicate nella prefazione al volume presentato: “Nelle ore più difficili della storia della Chiesa la Divina Provvidenza ha sempre fatto emergere uomini di eccezione, che
hanno difeso con vigore la verità cattolica contro gli attacchi ricorrenti delle potenze delle tenebre”.
Ricordando la sua amicizia personale con Plinio Corrêa de Oliveira, dal lontano 1973, il dott. Gotti Tedeschi ha mostrato come questi sia un maestro di vita spirituale, un modello che ci sprona a essere fedeli in mezzo alla tempesta. In riferimento al libro presentato, Gotti Tedeschi non ha dubbi: “Questo è il canovaccio per la beatificazione del dott. Plinio”. L’ultimo relatore, Roberto de Mattei, ha iniziato ricordando la biografia da lui scritta nel 1996: «Plinio Corrêa de Oliveira. Il crociato del secolo XX». “Questo libro che ora esce – ha continuato – ne è la continuazione logica, contenente non più la sua biografia bensì il suo pensiero”.
Un punto richiama specialmente l’attenzione: l’importanza centrale che Plinio Corrêa de Oliveira dava alla virtù dell’onore. “La nota distintiva della mia vita spirituale è l’onore – diceva il leader brasiliano – guardare Dio, guardare la Madonna, guardare la vita, guardare tutto l’universo alla luce dell’onore”. Proprio quel senso dell’onore, ha continuato De Mattei, è cio che oggi sprona tanti fedeli ad alzare la voce in difesa di un magistero e di una disciplina immutabili oggi messi a repentaglio dalle nuove linee pastorali emerse in questo pontificato. Il relatore ha menzionato, concretamente, la «Correctio filialis», di cui tre firmatari erano presenti in aula.
nile internazionale tenutosi a San Paolo del Brasile nel 1971: “Io non sono, io non pretendo altro che di essere una campana, anzi meno di una campana: un’eco della grande campana che è la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Io desidero prolungare, non come ministro, non come maestro, ma come discepolo fedele ripieno di allegria per la gloria di essere discepolo, io desidero prolungare questo insegnamento, taciuto da tante cattedre, taciuto da tanti pulpiti, taciuto in tanti confessionali. Noi siamo l’eco che nel mezzo della battaglia prolunga la voce della campana, porta fino agli estremi la voce della campana facendola sentire ovunque, fedele anche quando – o dolore! – essa è silente, perché l’eco continua anche quando la campana tace; fedele anche quando la campana inizia a rintoccare in modo folle, tradendo la sua propria vocazione”.
In chiusura, Julio Loredo ha riportato alcune parole di Plinio Corrêa de Oliveira al Convegno giova-
“Io non sono, io non pretendo altro che di essere una campana, anzi meno di una campana: un’eco della grande campana che è la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana” Plinio Corrêa de Oliveira
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Pentecoste e “segreto di Maria”
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i è una certa analogia tra la Pentecoste e il “segreto di Maria” di cui parla S. Luigi Grignon di Montfort. Fino a quel momento, gli Apostoli non vedevano bene, non capivano bene, non agivano bene, c’era in loro qualcosa di pesante, di impantanato, che non si sbloccava. Con la Pentecoste, improvvisamente, tutto cambiò. Questa grazia giunse loro attraverso la Madonna. Il fuoco scese prima su di Lei e poi si diffuse suglio altri, per far capire che Lei è la Mediatrice di tutte le grazie.
Quanto ciò è simile al “segreto di Maria” di cui parla s. Luigi Grignon di Montfort! Quando ci si unisce per pregare con entusiasmo la Madonna, possiamo essere visitati da una grazia improvvisa, straordinaria. Anche il più opaco, il più debole, il più fuorviato, può improvvisamente essere riempito dallo Spirito Santo.
Siamo in un tempo in cui lo spirito delle tenebre avanza e sembra dominare tutto. Non sarebbe logico, non sarebbe simmetrico, non sarebbe ragionevole e proporzionato che, nel momento in cui lo Spirito Santo sembrerà completamente espulso dalla terra, torni improvvisamente, e le cose comincino a cambiare?
Non è una previsione, ma una semplice ipotesi. Se continuiamo a pregare con animo la Madonna, chissà se in un determinato momento Lei non ci concederà una grazia che ci converta fino in fondo, per diventare pienamente ciò che dobbiamo essere.
Dobbiamo vivere con questo orizzonte sempre in mente, con questa idea che lo Spirito Santo viene
di Plinio Corrêa de Oliveira
per chi sta ai piedi della Madonna. E chi riceve lo Spirito Santo riceve la fonte di tutte le grazie.
Perciò, pregando, pregando, pregando ben uniti alla Madonna, potremo ottenere improvvisamente la grazia di conversione della quale abbiamo tanto bisogno. Per la nostra malvagità, noi non corrispondiamo alla grazia, e rimaniamo in questa cecità, proprio come gli Apostoli. A un certo punto, tutto cambierà. Ecco la bella preghiera: Emitte spiritum tuum et creabuntur, et renovabis faciem terrae - invia il tuo Spirito e tutte le cose prenderanno una nuova vita, e sarà rinnovata la faccia della terra!
Dobbiamo presentare questa preghiera a Nostro Signore Gesù Cristo attraverso la Madonna: “Invia lo Spirito Santo Divino a questo mondo marcio, corrotto e cieco, e tutte le cose saranno come create di nuovo. Tu, mio Dio, rinnoverai la faccia della terra! La terra è piena di spazzatura. Fai scendere il fuoco purificatore che bruci tutto ciò che dev’essere bruciato, e rinnovi ciò che dev’essere rinnovato”. Chiediamo alla Madonna di fare questo con noi, di farci ricevere lo Spirito Santo Divino, e noi saremo rinnovati. Il nostro apostolato sarà rinnovato.
Ecco ciò che dobbiamo chiedere con fiducia, con fedeltà, nel Rosario, nella Comunione, durante il giorno. Sono sicuro che questa preghiera sarà un giorno esaudita, perché chi chiede riceve, chi cerca trova, a chi bussa gli si apre la porta!
(Da una riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 20-05-1992. Tratto dalla registrazione magnetofonica. Senza revisione.)