Rivista "Tradizione Famiglia Proprietà" Ottobre 2006

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Anno 12, n. 3 - ottobre 2006 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova

UniversitĂ estiva 2006

Il cattolico di fronte alle sfide del mondo moderno


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Nel segno della speranza a TFP mi ha riportato a ricredere nella speranza della mia Fede”. “Quando mi trovo con voi mi sento restituito quel benessere spirituale che percepivo quando frequentavo i sacramenti”. “La partecipazione all’Università estiva ha rappresentato un momento essenziale nella mia vita”.

“L

Ecco alcune testimonianze di ragazzi che hanno partecipato all’Università estiva internazionale delle TFP, svoltasi recentemente in Baviera. Tutte hanno un tratto in comune: il rinato senso della speranza. Il cattolico praticante è meno raro di quanto ci sembri a prima vista. Egli possiede una chiara visione delle cose. Perciò ha una nozione lucida dei disordini del mondo contemporaneo e delle catastrofi che si addensano all’orizzonte. Ma la sua stessa lucidità gli fa cogliere tutta l’ampiezza dell’isolamento in cui frequentemente si trova, in un caos che gli sembra senza via d’uscita. Allora egli, molte volte, tace scoraggiato. Ma basta che una voce abbia il coraggio di uscire fuori del coro e di proclamare che la Verità non si piega alle mode del tempo, perché rinascano gli animi, germoglino gli entusiasmi, si concretizzino gli impegni. È facile pontificare sull’odierna gioventù e sulla sua scarsa attenzione alle cose religiose. Ma dove sono le voci che dovrebbero infiammare i loro cuori, 2 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006

sollevare il loro entusiasmo, e così condurli o ricondurli alla pratica della Fede? Ricordiamo che sulla scia della Giornata mondiale della Gioventù a Roma, nel 2000, divampò in Francia un’accesa polemica. Volendo screditare la Messa papale a Tor Vergata, alla quale parteciparono quasi 2 milioni di giovani, i media laicisti facevano notare che, rientrando a casa, pochissimi di quei ragazzi si erano integrati nella propria parrocchia. Il che starebbe a dimostrare che tutto quell’entusiasmo altro non era che un fuoco di paglia. Acuta la risposta di un attivista cattolico: lungi dal denotare l’inconsistenza dell’iniziativa pontificia, il fatto invece evidenziava le lacune di tante “pastorali giovanili”. In altre parole: i giovani non si erano integrati nella propria parrocchia semplicemente perché non vi trovavano ciò che invece avevano trovato a Roma. Nella Messa inaugurale del suo pontificato Benedetto XVI ribadiva, rivolgendosi specialmente ai giovani, il proclama del suo predecessore: Non abbiate paura! È solo affermando con coraggio le verità eterne, in chiaro contrasto con gli errori del tempo, che si possono suscitare gli entusiasmi. (Nella foto: immagine della Madonna che si trova nella cappella del castello di Kleinheubach, Baviera, sede dell’Università estiva delle TFP 2006.)


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Sommario Anno 12, n. 3 - ottobre 2006

Nel segno della speranza Un castello con molta storia Università estiva 2006 Lettera di S.E. Mons. Juan Rodolfo Laise In viaggio Arriva la Madonna Il ruolo degli ambienti nella rivoluzione culturale Al cuore del barocco La teologia della storia Il Regno di Maria “Distruggeremo il Vaticano” Il mondo delle TFP Spirito cristiano e spirito pagano nell’architettura

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Tradizione Famiglia Proprietà Anno 12, n. 3 ottobre 2006 Dir. Resp. Alberto Carosa. Abbonamento annuo Euro 15,00 Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà, Viale Liegi, 44 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa Tipolito Moderna, via E.Mattei, 13 — 35020 Due Carrare (PD)

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Un castello con molta storia venti sediziosi che soffiarono impetuosi su tutta l’Europa, sulla scia della Rivoluzione francese, non risparmiarono il piccolo ma eroico Portogallo. Dal 1820 due fazioni si contendevano il controllo del Paese: i liberali e i tradizionalisti, quest’ultimi guidati dal principe Dom Miguel, figlio secondogenito del Re Dom João VI, morto nel 1826.

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Seguendo l’usanza storica del Regno, nel 1828 furono convocati gli Stati Generali per decidere la sorte della monarchia. Avendo il primogenito, Dom Pedro, rinunciato alla successione per salire al trono del Brasile, la scelta ricadde sul fratello minore, che divenne così Re Dom Miguel I. Nel 1834, però, la rivolta liberale lo costrinse all’esilio. Accogliendo l’invito del principe Konstantin von Löwenstein, il Re si trasferì con alcuni fedelissimi al castello di Kleinheubach dove, nel 1851, sposò la principessa Maria

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Adelaide von Löwenstein, della quale ebbe un figlio e sette figlie. La cerimonia ebbe luogo nella Sala dei Marmi, proprio dove si sono tenute le relazioni dell’Università estiva delle TFP. Fervente cattolica, la principessa Adelaide educò la numerosa prole nella più stretta osservanza della legge di Dio, inculcando in loro anche la consapevolezza della loro missione storica di difendere la Tradizione dai venti rivoluzionari. Tutte le figlie sposarono poi principi di Case regnanti, tanto che al Re Dom Miguel, alla stregua della Regina Vittoria d’Inghilterra, venne dato il soprannome di “Nonno dell’Europa”. Da segnalare lo sposalizio dell’Infanta Maria Ana col Granduca di Lussemburgo Guglielmo IV. Fu grazie ad esso che il Gran Ducato ridivenne cattolico. Dopo la vedovanza, sia la principessa Adelaide che due sue figlie abbracciarono la vita religiosa, diventando monache benedettine. Nella foto, Dom Miguel I e la consorte Maria Adelaide.


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Come èome ormai tradizione, è ormai tradinell’ultima settimana di luglio le zione, nell’ultima settimanaorganizzato di luglio TFP hanno le TFP hanno un’Università estivaorganizzato internazioun’Università estiva internazionale, cui hanno partecipato più di nale, cui hannoprovenienti partecipato da più 17 di 120 giovani 120 giovani provenienti da 17 Paesi. Quest’anno l’incontro ha Paesi. avuto Quest’anno luogo nel l’incontro castello ha di avuto luogo nel castello di Kleinheubach, in Baviera. Kleinheubach, in Baviera.

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Gioventù, eroismo, devozione In un’epoca in cui un certo stereotipo vorrebbe la gioventù moderna incline alla contestazione rivoluzionaria, oppure preoccupata esclusivamente del massimo benessere col minimo sforzo, il crescente successo di queste Università dimostra che è vero proprio il contrario: sazi di cattiva modernità, un sempre maggior numero di giovani stanno aprendo l’anima all’appello della Tradizione, in linea col ben noto detto di Claudel: “La gioventù

non è stata fatta per il piacere ma per l’eroismo”. In un clima di profonda armonia (nonostante la Babele delle lingue!), i partecipanti hanno vissuto giornate indimenticabili: cerimonie religiose, conferenze, visite turistiche e attività ricreative si sono alternate per confluire in ciò che un ragazzo di Napoli ha ritenuto “la più bella settimana della mia vita”. Ed è proprio da questa bellezza che bisogna partire per capire lo spirito dell’Università. Una bellezza derivante anzitutto dal clima di grande fervore religioso. S.E. Mons. Juan Rodolfo Laise, vescovo cappuccino, ci ha onorato con la sua presenza lasciando S. Giovanni Rotondo, dove attualmente risiede, per venire a celebrare ogni giorno la Santa Messa, confortarci

col sacramento della Penitenza ed entusiasmarci con le sue omelie. Altri due sacerdoti, del clero bavarese, erano continuamente a disposizione. Rosari quotidiani, adorazioni eucaristiche, veglia ai piedi della Madonna pellegrina di

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Università estiva 2006 Fatima ed altri atti religiosi hanno scandito queste giornate, sulla scia di Plinio Corrêa de Oliveira, che diceva di se stesso: “Io non voglio altro che essere un cattolico, apostolico, romano. Questa è la mia definizione!”. Nel corso dell’incontro, sei ragazzi hanno ricevuto la Cresima, e una cinquantina hanno ricevuto lo Scapolare della Vergine del Carmine, in una commovente cerimonia che ha fatto esclamare un giovane polacco: “Sembra una cerimonia di cavalieri d’altri tempi!”.

“L’esperienza dell’Università è meravigliosa e questa constatazione diventa molto concreta quando si ritorna a casa e si confronta la realtà quotidiana, spesso mondana, con quella della settimana formativa. L’esperienza con voi è meravigliosa perché attraverso la vostra azione viene fatta reale formazione, mentre in molte altre realtà del mondo cattolico si fa una formazione che rimane sconnessa dalla realtà concreta e quindi si scivola nell’astrazione. “Quando partecipo all’Università estiva mi sento in pace, in un ordine tranquillo, quando mi trovo con voi mi sento restituito quel benessere spirituale che percepivo solamente quand’ero molto piccolo, nel momento in cui mi avvicinavo ai sacramenti, nel contemplare una sacra immagine, nell’incontro con qualche mite sacerdote o suora. Tutto ciò lo avevo sperperato dopo la mia cresima perché a Dio avevo sostituito il sentimento. Ma oggi grazie al dott. Plino constato in me stesso di essere tremendamente felice, sto gustando la vera gioia di vivere”. Marco (Bassano del Grappa, VI)

Conferenze e circoli di studio Questa bellezza, però, sarebbe effimera senza una solida base dottrinale. E difatti al cuore delle attività dell’Università v’era un ciclo di conferenze, col seguente titolo generale: “Il cattolico militante di fronte alle sfide del mondo scristianizzato”. Dopo le parole di apertura dell’avv. Caio Xavier da Silveira, della TFP francese, Mathias von Gersdorff, della TFP tedesca, ha offerto una “Visione d’insieme della crisi del mondo nel 2006”. Nel pomeriggio abbiamo esplorato il concetto di “Ordine cristiano nell’anima e nella società”, esposto da Julio Loredo, della TFP italiana. Storicamente, quest’Ordine raggiunse il suo apice nella Cristianità medievale, ma fu poi devastato dal processo rivoluzionario, attraverso tappe di crescente decadenza. Così si è giunti fino alla situazione attuale, in cui le

Sopra, preghiere dopo la Messa nell’abbazia di Bronnbach. Sotto, visita guidata al castello di Marienberg. 6 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006


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ultime vestigia di civiltà cristiana sono investite da una aggressiva “Rivoluzione culturale”, secondo l’acuta analisi del prof. Guido Vignelli. All’orizzonte, “Il sogno rivoluzionario della libertà totale nell’assoluta uguaglianza”, illustrato da John Horvat, della TFP americana. Di fronte a questo processo rivoluzionario, per noi cattolici sorge ineluttabilmente il dovere della militanza, e concretamente della militanza contro-rivoluzionaria. Azione eminentemente spirituale, questa militanza deve mettere al centro la devozione alla Madonna, secondo quanto spiegato da Benoît Bemelmans, della TFP francese, nella relazione “Il ruolo della Madonna nell’azione del cattolico militante”. Madre di misericordia, la Madonna stessa ci ha dato i mezzi per superare questa crisi. Parliamo chiaramente delle Sue apparizioni in Portogallo nel 1917, descritte da Slawomir Olejniczak, della TFP polacca, nella relazione “Attualità del messaggio di Fatima”. Questo messaggio va inquadrato in una più ampia “Teologia della Storia”, ossia una visione degli avvenimenti alla luce della perenne lotta tra il bene e il male, commentata dal prof. Roberto de Mattei, docente presso l’università di Cassino.

“Non dimenticherò mai questa intensa settimana insieme a voi. Sono stati giorni in cui sono cresciuto spiritualmente e culturalmente. Più di tutto mi ha colpito il vostro atteggiamento, segno di una vita vissuta nella presenza di Dio e di Maria Santissima. Sono rimasto affascinato dalla sacralità degli ambienti, del convivio gioviale e nel contempo rispettoso, cose rare da trovare nel contesto in cui viviamo. “Credevo che la maggior parte degli ambienti cattolici fossero bigotti, ma frequentando la TFP mi sono dovuto ricredere. Il mio desiderio più grande è quello di vedere realizzata l'opera che la Madonna vuole. Voglio restaurare l’ordine nella mia anima e fuori dalla mia anima, avendo come modello ed esempio il dott. Plinio Corrêa de Oliveira. “Non dobbiamo arrenderci mai, perseverare sempre, nella consapevolezza di avere Maria Santissima per Madre, la quale ha promesso a Fatima: Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!” Gandolfo (Palermo)

Nella solenne sessione di chiusura, S.A.I.R. Dom Luiz ha esortato i partecipanti a impegnarsi in “Una crociata di Fede, idee e coraggio”, seguendo le orme del nostro indimenticabile fondatore, il dott. Plinio.

Sopra, il circolo di studio italiano. Sotto, la birreria del castello di Kleinheubach. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006 - 7


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Visite culturali

“In un mondo dove regna il caos e che cade sempre più nel baratro del paganesimo, la TFP, associazione fondata sui valori d’una civiltà cattolica, apostolica e romana, mi ha riportato a ricredere nella speranza della mia Fede. “In questo mio secondo anno di partecipazione all’Università estiva, ho potuto più ammirare e riconoscere che nel mondo esistono ancora persone che hanno voglia e coraggio di lottare per difendere, con tutte le loro forze, quei valori che si stanno via via perdendo, persone che hanno scelto di dedicarsi totalmente nella loro vita al combattimento delle forze del male. “In questi giorni guardando queste persone ricche di fede e di speranza, ho accresciuto in me quella forza spirituale per poter respingere con maggior ostinazione tutti quegli ostacoli che il nemico mi pone davanti al mio cammino aspirando così con forte desiderio alla vittoria del regno di Maria”. Marco (Pinerolo, TO)

Queste conferenze, però, rischierebbero di restare troppo teoriche senza un contatto diretto con le espressioni concrete della civiltà cristiana. In questa ottica, le visite guidate al castello di Marienberg, al Palazzo della Residenz, dimora dei VescoviPrincipi di Würzburg, all’Abbazia di Kronnbach, nonché alla Commenda dell’Ordine Teutonico in Mergentheim, illustrata in precedenza dal Duca Paul Wladimir von Oldenburg nella relazione “La vocazione dell’Ordine Teutonico”, sono state effettuate come parte integrante del programma.

Attività ricreative In piena estate, e trattandosi di un incontro giovanile, non potevano mancare le attività ricreative. Oltre alla tipica Bierhalle del castello, dove tra enormi boccali di birra gli “studenti” hanno potuto discutere vivacemente dei temi della giornata fino alle ore piccole, ecco la grigliata nel giardino, animata da una banda scozzese di cornamuse, il concerto di musica barocca nell’abbazia di Kronnbach, la cena di gala nella Würzburger Residenz, le visite informali ai centri vicini come Miltenberg e Heidelberg... I giovani sono tornati a casa un po’ stanchi ma felici, con il proponimento di impegnarsi a fondo nell’apostolato per l’avvento del Regno di Maria e di essere presenti, magari ancor più numerosi, anche all’appuntamento del prossimo anno.

Sopra, parte della delegazione italiana davanti al castello di Kleinheubach. Sotto, la banda di cornamuse. 8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006


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Ai partecipanti alla VI Università Estiva delle TFP Cari amici, È con grande soddisfazione che accetto, ancora una volta, il gentile invito di celebrare la Messa inaugurale e di partecipare alla VI Università Estiva delle TFP nel castello di Kleinheubach. Sono molte le sfide che incombono sui cattolici che vogliono testimoniare la loro Fede in un mondo sempre più scristianizzato. Lo ha detto a chiare lettere il Santo Padre Benedetto XVI: "Non è facile riconoscere ed incontrare l'autentica felicità nel mondo in cui viviamo, in cui l'uomo è spesso ostaggio di correnti di pensiero, che lo conducono, pur credendosi ‘libero', a perdersi negli errori o nelle illusioni di ideologie aberranti" (Messaggio ai giovani del mondo, 9 aprile 2006). Ma per guidarci possiamo contare sulla parola di Dio -che va ritenuta "un ‘arma' indispensabile nella lotta spirituale", come ricorda il Papa nello stesso Messaggio -- nonché sulla grazia divina. Dio non manca mai di soccorrere con l'onnipotenza della Sua grazia coloro che, sentendosi deboli di fronte allo strapotere della Rivoluzione, hanno il coraggio di affrontarla a viso aperto. Ecco la forza divina della Contro-Rivoluzione: la grazia di Dio! Il vostro fondatore, prof. Plinio Corrêa de Oliveira, aveva ragione quando ha scritto: "Quando gli uomini decidono di collaborare con la grazia di Dio, allora nella storia accadono cose meravigliose: la conversione dell'Impero romano, la formazione del Medioevo, la riconquista della Spagna a partire da Covadonga, sono tutti avvenimenti di questo tipo, che accadono come frutto delle grandi risurrezioni dell'anima di cui anche i popoli sono suscettibili. Risurrezioni invincibili, perché non vi è nulla che possa sconfiggere un popolo virtuoso e che ami veramente Dio". TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006 - 9


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“La Chiesa oggi ha bisogno di uomini del calibro di un Francesco d’Assisi, di un Plinio Corrêa de Oliveira, di un Padre Pio”. A s., S.E. Mons. Juan Rodolfo Laise tiene l’omelia durante la Santa Messa solenne di apertura dell’Università estiva delle TFP.

La Chiesa oggi ha bisogno di uomini del calibro di un Francesco d'Assisi, di un Plinio Corrêa de Oliveira, di un Padre Pio, nel cui santuario svolgo attualmente la mia missione di assistere spiritualmente le centinaia di migliaia di pellegrini che vi si recano. Nella lotta titanica fra la Chiesa e la Rivoluzione, quest'ultima coadiuvata dagli Stati laicisti che non vogliono nemmeno riconoscere le radici cristiane della loro storia, i laici hanno una grande responsabilità. La loro vocazione è di "santificare l'ordine temporale" e vegliare perché le strutture sociali siano secondo il Vangelo. Sono quindi lieto nel vedere che la preoccupazione principale nel programma di studi dell'Università è proprio l'insistenza sull'urgenza di restaurare l'ordine cristiano nelle anime, nella società e nelle istituzioni, affinché Cristo Risorto venga riconosciuto da tutti come Re dell’ universo. Potete contare sulle mie preghiere perché Dio benedica queste giornate di studio e vi dia la forza d'anima per diventare veri soldati di Cristo in un mondo scristianizzato. Con i miei più cordiali saluti, vi invio la mia benedizione episcopale.

+ Juan Rodolfo Laise, O.F.M.Capp. 10 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006


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In viaggio abato 21 luglio, raduno dei partecipanti nella spaziosa sede di Milano. Io ed alcuni altri arriviamo di pomeriggio in treno, in tempo per visitare la straordinaria basilica di S. Ambrogio, che racchiude in sé sedici secoli di storia milanese. Restiamo allibiti davanti ai vari santi ivi sepolti, al sarcofago di Stilicone, di età tardo romana, all’altare d’oro del Volvino, capolavoro dell’arte longobarda... un vero spettacolo per i sensi, un paradiso dello spirito.

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Di sera arrivano altri ragazzi e possiamo quindi riunirci tutti nella sede, dove ci godiamo una bella spaghettata alla napoletana. In attesa della cottura della salsa andiamo in cappella per pregare un Rosario ai piedi della Madonna di Fatima. C’è Giancarlo da Napoli, Aldo da Messina, Marco da Bassano del Grappa, Fabrizio da Torino, Piervittorio da Rovigo, Marco da Pinerolo, e ancora Roberto, Plinio, Giulio, Anselmo... Dopo cena, mentre la maggior parte resta nella sala a chiacchierare fino a Dio sa che ora, altri preparano la colazione a sacco per il viaggio, compresa una bella frittata di spaghetti, omaggio dei nostri amici partenopei. Alle prime luci del mattino ci svegliamo. Dopo una breve preghiera ci prepariamo, facciamo colazione e partiamo intorno alle 8,30. Nella prima mezz’ora c’era un grande silenzio, perché non avevamo avuto ancora il tempo di fare amicizia con tutti. Ci mettiamo a pregare e, d’un tratto, diventiamo tutti amici. La gioia della Madonna ci accompagnava! Tangenziale nord, autostrada dei laghi, uno scorcio del lago di Como ed eccoci in Svizzera: Chiasso, Lugano, Bellinzona, il passo dello Spluga.

Il viaggio, dall’alto: sosta al Passo dello Spluga; visita alla fortezza di Heidelberg; spuntino in una tipica birreria tedesca.

Prima sosta per rinfrescarsi. Colpisce anzitutto la temperatura: almeno 15° gradi meno dell’Italia. Un’occasione per fare belle foto ricordo nella sfavillante natura svizzera, e anche il primo contatto col caffè non italiano... Valicato il Grande San Bernardo, passiamo vicino a Coira, la città più antica della Svizzera, lambiamo il Principato di Lichtenstein, arriviamo vicino alla storica abbazia di St. Gallen e, per TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006 - 11


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Università estiva 2006 qualche chilometro, entriamo perfino in Austria, costeggiando il bellissimo lago Bodensee. Percorriamo strade meravigliose, ricche di natura: montagne, fiumi, alberi dove il dito di Dio ha operato, una natura che ci invita costantemente a contemplare il Creatore. Il paesaggio è ricco anche di monumenti storici: castelli, chiese, torri; si capisce che qui la civiltà cristiana è di casa. Ad ogni passo, il nostro responsabile ci spiega la storia del luogo, l’importanza dei vari monumenti e via dicendo. Così, fra preghiere, chiacchiere e spiegazioni storico-culturali, arriva l’ora del pranzo. Ci fermiamo in un’area di sosta in Germania, dove ci colpisce soprattutto l’ordine e la pulizia. Infatti, Ordnung e Reinung sembrano essere due concetti basilari da queste parti. Non possiamo trattenerci dal fare paragoni, il ché innesca una vivace conversazione sulla diversità dei popoli europei. Concludiamo che questa diversità è in sé un bene, poiché riflette le molteplici perfezioni di Dio. È la civiltà cristiana che ha formato questa Europa così ricca. E guai a toccarla! Vicino a Würzburg usciamo dall’autostrada e imbocchiamo stradine regionali. È il nostro primo contatto con la Germania “profonda”, anni luci dallo stereotipo spacciato da noi. Ammiriamo incantevoli paesini. Ci colpisce soprattutto l’enorme quantità di Crocifissi, Madonne, Santi ed altri simboli religiosi sulle strade. Siamo chiaramente nella Germania cattolica. Cosa sarebbe stata la Germania senza la rivoluzione di Lutero? L’arrivo, dall’alto: accolti dal Duca Paul von Oldenburg (2° da s.); primi contatti amichevoli con altri partecipanti nel cortile del castello; a tavolo con i colleghi bielorussi.

Nel tardo pomeriggio arriviamo al castello di Kleinheubach dove, nel cortile principale, ci dà il benvenuto il Duca Paul von Oldenburg, nipote del proprietario, Principe von Löwenstein. Un’altro gruppo di italiani, giunti direttamente in aereo da Roma, era già arrivato. V’erano anche alcuni ragazzi arrivati da Palermo. Dopo l’ assegnazione delle camere abbiamo tempo per farci una bella doccia e metterci un vestito più formale, dopodiché scendiamo in chiesa per partecipare alla Messa domenicale celebrata in rito romano antico da S.E. Mons. Juan Rodolfo Laise. Ci sono ragazzi polacchi, tedeschi, americani, spagnoli, francesi, brasiliani, irlandesi... perfino un australiano. La confusione delle lingue è incredibile! Dopo cena, l’accogliente serata si conclude e andiamo tutti a letto, un po’ stanchi ma gioiosi. Il giorno dopo ci aspetta l’Università Estiva, che comincerà con l’arrivo della Vergine di Fatima, pellegrina internazionale, che pianse nel 1972 a New Orleans. (Relato del nostro collaboratore Vincenzo Criscuolo, di Napoli.)

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Arriva la Madonna ’Università estiva delle TFP è iniziata col solenne arrivo della Madonna di Fatima pellegrina internazionale. Realizzata nel 1946 sotto la guida di Suor Lucia, la veggente di Fatima, questa statua ha già visitato più di cento paesi, portando ovunque il suo messaggio di avvertimento e di speranza. Trovandosi a New Orleans, nel luglio 1972, pianse ben 14 volte davanti a numerosi testimoni.

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Per accogliere degnamente la Celeste Visitatrice, i partecipanti hanno formato un corridoio d’onore, accompagnandola poi processionalmente in chiesa al canto del Veni Creator Spiritus, invocando l’illuminazione dello

Spirito Santo sulle giornate di studio. Perché questa spiccata devozione delle TFP alla Madonna di Fatima?

Apostolo di Fatima Uno dei maggiori titoli di gloria del prof. Plinio Corrêa de Oliveira è senza’altro quello di essere stato uno dei più insigni apostoli della Madonna di Fatima. Non appena venne a conoscenza delle apparizioni, nei primi anni Trenta, egli comprese che la divulgazione di questa devozione era un elemento fondamentale della sua missione. P i ù tardi, come fondatore ed ispiratore a livello

mondiale delle TFP, egli è stato al centro di uno dei più grandiosi sforzi di divulgazione riguardanti questo argomento. Ma perché questo impegno? Anzitutto perché egli riteneva Fatima, e particolarmente la devozione al Cuore Immacolato di Maria, lo strumento provvidenziale per il risanamento spirituale del secolo XX. Fatima, secondo lui, “è una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine”.

A s., la Madonna di Fatima pellegrina internazionale accolta solennemente nel castello di Kleinheubach, portata da due cooperatori della TFP americana in abito di gala. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006 - 13


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Come fondatore ed ispiratore a livello mondiale delle TFP, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira è stato al centro di uno dei più grandiosi sforzi di divulgazione della devozione alla Madonna di Fatima. A s., il dott. Plinio venera la Madonna pellegrina internazionale a San Paolo del Brasile, nel 1988.

Fatima e il processo rivoluzionario Sbaglierebbe però chi riducesse la devozione del dott. Plinio per Fatima ad un puro esercizio di pietà cattolica, per quanto legittimo, anzi necessario. La Madonna è apparsa in un determinato contesto storico. Ella ha individuato i problemi del secolo XX, ha parlato della guerra, ha parlato del comunismo, ha fatto previsioni anche in campo temporale. Questa “analisi” della Madonna sui nostri tempi coincide perfettamente con la visione storica di Plinio Corrêa de Oliveira, esposta specialmente nel suo libro Rivoluzione e Contro Rivoluzione. Nel messaggio della Madre di Dio, il dott. Plinio vedeva dunque la chiave di lettura del nostro secolo, una spiegazione profonda della lotta

odierna tra bene e male, tra Rivoluzione e Contro-Rivol u z i o n e appunto. Egli vi trovava, soprattutto, la certezza del trionfo del bene, giacché la Madonna aveva promesso: “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!” In altre parole, la prospettiva Fatima rientra nel cuore della teologia della storia di Plinio Corrêa de Oliveira. Egli stesso ha spiegato questa coincidenza in un’intervista concessa alla rivista 30 Giorni nel 1990: “La necessaria brevità di una intervista non mi permette di entrare nei molteplici meandri filosofici, storici e sociali su cui mi baso nel mio libro ‘Rivoluzione e Contro Rivoluzione’ per sostenere che le Rivoluzioni I (Umanesimo, Rinascimento, Protestantesimo) e II (Rivoluzione francese) risultano da peccati collettivi immensi, non solo dal punto di vista intrinseco ma anche per la quantità di anime che hanno trascinato con sé e per l’ampiezza dei territori sui quali si sono estese. Questo peccato immenso ha

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avuto il suo compimento e il suo culmine nella Rivoluzione III (comunismo). Se dunque gli uomini non si convertono da questi peccati (tra i quali menziono l’immoralità di costumi, espressamente denunciata dalla Madonna) ci sarebbe da temere che le nazioni soffrano di un castigo proporzionato alla gravità di tale peccato. “Tale timore si basa sull’affermazioni di Sant’Agostino secondo cui i peccati degli uomini molte volte non sono puniti in questa vita perché lo saranno nell’altra. Infatti, osserva il grande dottore della Chiesa, le nazioni non sono come gli uomini: esse nascono e scompaiono in questo mondo; e dunque per esse non ci sarà né paradiso né inferno. Esse devono scontare i loro peccati in questa vita. “Como si può facilmente vedere, ci sono evidenti affinità tra il mio modesto lavoro ed il contenuto del messaggio della Santissima Vergine”.

Veglia permanente La Madonna di Fatima è rimasta a Kleinheubach per quattro giorni, partendo poi alla volta dell’Australia. Durante la sua permanenza, è stata oggetto d’una veglia permanente, alla quale hanno preso parte, a turni, tutti i partecipanti.


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Il ruolo degli ambienti nella rivoluzione culturale

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Il cattolico di fronte alle sfide del mondo moderno

In ogni tempo non sono mancati bravi paladini della buona Causa, persone suscitate dalla Divina Provvidenza per opporsi agli errori dell’epoca tutelando l’integrità della Fede e difendendo la Civiltà cristiana. I secoli recenti, per esempio, hanno conosciuto figure di spicco, tra cui molti santi, che hanno contrastato strenuamente il processo di scristianizzazione dell’Occidente. La loro azione, molto meritevole ed efficace, non sempre riusciva però ad estirpare il problema. Per quanto abbiano prestato molta attenzione agli aspetti teologici, filosofici e socio-politici dei fenomeni rivoluzionari, poco hanno detto su quelli tendenziali. Contrastando la Rivoluzione nel campo delle idee e dei fatti, la si è speso lasciata operare nel campo delle tendenze. Eppure, sotto un certo profilo, è questo l'aspetto più importante perché più profondo ed insidioso. Uno dei contributi più originali del prof. Plinio Corrêa de Oliveira è stato proprio lo studio del ruolo delle tendenze nel processo rivoluzionario, fondamento di quella che oggi viene chiamata la rivoluzione culturale. Ne ha parlato all’Università estiva Guido Vignelli, direttore della campagna SOS Ragazzi, un’iniziativa della TFP.

Come mai la gioventù odierna, anche se formata in una famiglia cattolica e in parrocchia, diventa per la maggioranza, se non proprio atea, perlomeno indifferente alla Religione e lontana dalla Chiesa? La risposta è che i ragazzi vengono influenzati più dagli ambienti rivoluzionari che li circondano che dalla famiglia e dalla parrocchia. Ecco un dato fondamentale che ogni “pastorale giovanile” sanamente moderna dovrebbe tenerne conto.

opinione pubblica si pone sempre più un problema: come mai la gioventù odierna, anche se viene formata in una famiglia cattolica e in parrocchia, all’inizio dell’età adolescenziale diventa per la maggioranza, se non proprio atea, perlomeno indifferente alla Religione e lontana dalla Chiesa?

L’

Importanza degli ambienti Generalmente si cerca di spiegare questo enigma sostenendo che i ragazzi vengono influenzati più dal mondo che li circonda che dalla famiglia e dalla parrocchia. Ma questa diagnosi rimane nel generico. Essa va precisata osservando che oggi il “mondo” si è organizzato in modo scientifico e capillare, creando ambienti capaci non solo d’influenzare ma anche di plasmare, per così dire, l’animo dei giovani e ipotecarne il futuro. Ma cosa “ambienti”?

sono

questi

Come l’ambiente naturale è il complesso delle condizioni biologiche che influiscono sullo sviluppo degli esseri viventi, così l’ ambiente sociale è il complesso delle condizioni — culturali, psicologiche e morali — che influiscono sulla formazione spirituale degli uomini. Certamente è l’uomo che crea l’ambiente, è la vita spirituale degli uomini a formare gli ambienti sociali; ma a sua volta l’ambiente plasma l’uomo, la vita sociale forma la vita spirituale delle generazioni. Scriveva Plinio Corrêa de Oliveira: “Quando, in un determinato gruppo umano, (...) la vita sociale delle anime è regolare e intensa, si costituisce in esso

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come un’anima collettiva (...) e di conseguenza una mentalità collettiva, uno stato di spirito comune che esercita una influenza particolarmente forte su tutti i membri. (...) L’ambiente materiale si satura di questa influenza e, a poco a poco, il quadro fisico (...) viene trasformato in modo da esprimere lo specifico spirito dominante. “Dove le leggi, le istituzioni, la cultura, lo stile, la civiltà costituiscono un ambiente profondamente cattolico, l’azione specifica della Gerarchia ecclesiastica ottiene abitualmente grandi frutti e l’azione dei Sacramenti, della predicazione, della santità muove le moltitudini. Dove, per contro, tutto vi si oppone, le difficoltà per l’azione della Gerarchia diventano enormi”. È quindi estremamente importante che la società politica, sotto la guida della Chiesa, crei, mantenga e difenda ambienti che favoriscano la vita religiosa e orientino le anime verso Dio; in questo modo, la società può svolgere un implicito apostolato morale e religioso. Come insegnava Pio XII, “dalla forma data alla società, consona o no alle Leggi divine, dipende e s’insinua anche il bene o il male delle anime, vale a dire, se gli uomini, chiamati tutti ad essere vivificati dalla grazia di Cristo, nelle terrene contingenze del corso della vita, respirino il sano e vivido alito della verità e della virtù morale, o il bacillo morboso e spesso letale dell’errore e della depravazione”.

Un ambiente non è mai moralmente indifferente: o è sostanzialmente buono, in quanto esercita una influenza formativa ed educatrice che orienta le anime verso Dio; oppure è sostanzialmente cattivo, in quanto esercita una influenza deformante e diseducatrice che distoglie le anime da Dio. Sopra, un ambiente d’altri tempi: il palazzo Budini-Gattai, a Firenze. Sotto, un ambiente moderno: militanti no-global durante le contestazioni di Genova, nel 2001.

Ambienti rivoluzionari Un ambiente non può essere moralmente indifferente: o è sostanzialmente buono, in quanto esercita una influenza formatiTRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006 - 17


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Il cattolico di fronte alle sfide del mondo moderno

Gli happening studenteschi, gli open air festival e i raduni musicali di massa svoltisi negli anni Sessanta e Settanta costituirono i primi esempi degli ambienti rivoluzionari nei quali si promuovevano svariate forme di “trasgressione” collettiva basate sul noto trinomio “sesso, droga e rock’n’roll”. A s., Jimmy Hendrix suona nel festival di Woodstock, nel 1969. Poco tempo dopo il musicista morirà a Londra, affogato nel suo vomito in seguito ad un’overdose di droga.

va ed educatrice che orienta le anime verso Dio; oppure è sostanzialmente cattivo, in quanto esercita una influenza deformante e diseducatrice che distoglie le anime da Dio. Esistono dunque ambienti sani e tradizionali o addirittura santi, ma esistono anche ambienti corrotti e rivoluzionari o addirittura diabolici. La società odierna, purtroppo, è piena di ambienti diseducativi e deformanti. Fra questi il peggiore è l’ ambiente rivoluzionario, ossia il complesso delle condizioni — culturali, psicologiche e morali — che favoriscono la Rivoluzione anticristiana. I giovani d’oggi vivono abitualmente in ambienti rivoluzionari. All’insegnamento e alla testimonianza cristiana, questi ambienti oppongono implicitamente un contro-insegnamento e soprattutto una contro-testimonianza che permea, influenza e deforma l’animo giovanile, “liberandolo” dall’eredità di secoli di cultura, tradizioni, civiltà cristiana, estinguendo in esso la luce della verità, la voce della coscienza e il richiamo della fede.

Questi “ambienti libertari”, come li chiamava Marcuse, non proclamano direttamente l’errore rivoluzionario, ma permeano la società, abituando gli uomini a vivere come se la Rivoluzione fosse inevitabile e priva di alternative. Ad esempio, oggi si vive in un ambiente che, anche quando non rifiuta ufficialmente Dio, non nega filosoficamente l’esistenza dell’anima, non proclama dottrinalmente il nichilismo, tuttavia dispone le cose, alimenta uno stile di vita e diffonde una mentalità, che insegnano implicitamente il soggettivismo e il relativismo. L’uomo finisce col vivere come se non esistessero né Dio né l’anima né la vita eterna. In questo modo, tale ambiente rende quasi impossibile contemplare la verità, perseguire i valori spirituali, orientarsi verso Dio, salvarsi l’anima.

Il ruolo della musica Fra questi ambienti rivoluzionari per giovani, i più importanti sono probabilmente quelli

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musicali, in quanto, molto più dei colori e delle forme, i suoni e il loro concatenarsi plasmano la società. Nel suono si leggono i codici della vita e i rapporti fra gli uomini. Qualsiasi musica, qualsiasi organizzazione dei suoni, è allora uno strumento per creare o consolidare una collettività, una totalità. Gli happening studenteschi, gli open air festival e i raduni musicali di massa svoltisi negli anni Sessanta e Settanta in luoghi rimasti famosi (come Berkeley, Woodstock, Wight, il Parco Lambro a Milano), costituirono i primi esempi degli ambienti rivoluzionari nei quali si promuovevano svariate forme di “trasgressione” collettiva basate sul noto trinomio “sesso, droga e rock’n’roll”. Le melodie spezzate, le dissonanze e i ritmi ossessivi tipici di quelle musiche, suscitarono nei giovani uno stato d’animo inquieto che li ha spinti alla contestazione studentesca, alla rivolta generazionale, alla guerriglia e infine al terrorismo. Un esempio tipico di ambiente rivoluzionario è la


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discoteca. In essa, i giovani d’oggi non ascoltano la musica né semplicemente la vivono, ma la “abitano”, immergendosi e quasi annullandosi in un artificiale ambiente sonoro, visivo e tattile. Essi non pensano né parlano né ascoltano, ma gridano, danzano e sudano per ore fino a diventare esausti, intontiti e quasi sordi, annegando nel calderone ribollente della musica convulsa e della folla scatenata, cadendo in uno stato di trance simile a quello provocato dalle pratiche dello sciamanismo. In questo modo, essi s’impongono un esercizio di ascesi rovesciata: cioè si mortificano non per ritrovare sé stessi e inserirsi in un ordine cosmicosociale, ma per dimenticarsi ed annientarsi in un disordine tribale. L’esempio più avanzato di ambiente rivoluzionario è costituito dai cosiddetti Centri Sociali Autogestiti e dalle Zone Temporaneamente Autonome (TAZ). In essi, i giovani rivoluzionari si creano un sorta di “zona franca”, sottratta non solo alle leggi dello Stato ma anche alle leggi sociali e morali, dove si pratica sesso, droga, “disobbedienza civile” e talvolta anche rivolta armata. Le recenti rivolte delle periferie urbane francesi sono un tentativo di estendere queste “zone franche” alla vita pubblica cittadina.

Le abitudini rivoluzionarie Ma come nascono questi ambienti rivoluzionari? Poiché gli ambienti vengono formati dalla pratica sociale delle abitudini, possiamo dire che gli ambienti rivoluzionari nascono dal prevalere sociale di quelle cattive abitudini che sono i vizi. Gli habitus, ossia le abitudini, sono le “qualità di per sé stabili grazie alle quali l’individuo agisce con facilità e spontaneità, nel bene o nel male”. Esse nascono, si rafforzano e si radicano nell’individuo e nella società, mediante la ripetizione dei comportamenti e la imitazione dei modelli sociali. L’àmbito dell’ habitus, ossia della inclinazione abituale, domina, più o meno coscientemente, la maggior parte della vita e del comportamento umano. Gli uomini ben formati agiscono perché razionalmente convinti di una verità e moralmente tesi a conseguire o a difendere un bene, per cui in loro l’intelletto orienta la volontà e la volontà governa la sensibilità. Tuttavia, in molte persone accade il rovescio: la loro vivace o disordinata sensibilità s’impone sulla volontà indebolita e questa, a sua volta, s’impone sull’intelletto ottenebrato. Pertanto queste persone agiscono spinte soprattutto dalle sollecitazioni sensibili: fatti, azioni, stimoli, suggestioni, timori,

allettamenti, vantaggi. Insomma, più che agire razionalmente e coscientemente, esse reagiscono a stimoli interni o esterni. Questo rovesciamento dell’ordine interiore, un tempo era considerato come patologico e veniva curato dalle istituzioni sociali e religiose; oggi invece viene considerato come normale ed anzi viene favorito dagli ambienti e dalle abitudini sociali, che incitano all’immoralità, all’empietà e perfino all’irrazionalità. Oggi la grande maggioranza delle persone agisce perché ingannata da una illusione o perché sedotta da una passione o perché spinta da un timore.

Le tendenze rivoluzionarie Ma, se gli ambienti vengono formati dalle abitudini sociali, queste abitudini da dove nascono?

Un esempio tipico di ambiente rivoluzionario è la discoteca. In essa, i giovani non ascoltano la musica né semplicemente la vivono, ma la “abitano”, immergendosi e quasi annullandosi in un artificiale ambiente sonoro, visivo e tattile. Essi non pensano né parlano né ascoltano, ma gridano, danzano e sudano per ore fino a diventare esausti, intontiti e quasi sordi, annegando nel calderone ribollente della musica convulsa e della folla scatenata, cadendo in uno stato di trance simile a quello provocato dalle pratiche dello sciamanismo. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006 - 19


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Il cattolico di fronte alle sfide del mondo moderno Le abitudini vengono for- ma anche la vita sociale, creando dinate, che per loro propria natumate principalmente dalle ten- abitudini, usanze ed ambienti, ra lottano per realizzarsi, non denze. Le tendenze sono quelle favorendo la nascita di mentalità conformandosi più a tutto un inclinazioni comportamentali e ideologie. ordine di cose che è ad esse conabituali che spingono l’uomo a trario, cominciano a modificarne Infatti le tendenze: compiere certe scelte e quindi a le mentalità, i modi di essere, le orientarsi in una certa direzione. 1. condizionano il compor- espressioni artistiche e i costumi, Le tendenze non possono costrin- tamento sia privato che pubblico, senza incidere subito in modo gere la volontà umana, ma solo favorendo il formarsi delle abitu- diretto — almeno abitualmente spingerla in una certa direzione, dini; tramite il comportamento; — sulle idee”. disponendo gli atti interni e le Se poi la ragione non riesce a cose esterne secondo imporsi sulle passioni una certa coerenza disordinate, alla e un preciso orienlunga le tendenze tamento, in base al rivoluzionarie fini“principio di conscono con l’influennaturalità”. zare anche la vita I fattori che intellettuale; allora, favoriscono l’insordagli strati sotterragere o il prevalere nei della sensibilità, delle tendenze posla crisi affiora a sono essere sia livello del pensiero, esterni che interni suscitando errori all’uomo. Fra i fatche giustificano tori esterni ricorquelle passioni e le diamo le luci, i permettono d’imcolori, i suoni, i porsi nella vita ritmi, i sapori, gli sociale, e l’intelletto odori, i gesti, gli asservito provoca a atteggiamenti, le sua volta un rilancio forme, le propordelle tendenze diszioni, gli stili, ordinate. A questo insomma tutti gli punto s’innesca un stimoli fisici che L’Angelus, di Jean-François Millet. Vi è ritrattata la nobile dell’ambiente contadino della Francia del ‘800, circolo vizioso che colpiscono i sensi tranquillità che invoglia al raccoglimento, alla purezza, all’elevazione forma una spirale esterni dell’uomo. spirituale, fondamenti dell’anima cristiana. tendente progressiFra i fattori interni vamente al ribasso, ricordiamo gli peggiorando sempre più la situa2. influenzano le mentalità, istinti, le passioni, i sentimenti, i zione. desideri, le fantasie, insomma, ossia quelle convinzioni impliciL’uomo ha quindi il dovere tutti gli stimoli psichici che col- te di fondo che formano il cosiddetto “spirito pubblico”; tramite di plasmare il proprio comportapiscono i sensi interni dell’uomo. le mentalità, infine, esse mento alla luce delle buone idee Le tendenze non sono mai che professa, per evitare che le neutre e vanno giudicate moral3. orientano il pensiero degli proprie tendenze disordinate finimente in base al loro orientamen- individui e indirettamente anche to: se favoriscono un comporta- della società, favorendo la nasci- scano con il plasmare le idee in base al proprio comportamento mento razionale e ordinato, allo- ta delle ideologie. immorale, accecando l’intelletto ra sono tendenze buone; se inveQuando passano a influen- e tacitando la coscienza. Si verice favoriscono un comportamenzare la vita sociale, le tendenze fica qui il celebre ammonimento to irrazionale e disordinato, allodisordinate provocano l’insorge- di Paul Bourget: “bisogna vivere ra sono cattive. re delle tendenze rivoluzionarie. come si pensa, altrimenti, prima Le tendenze possono orien- Come insegna Plinio Corrêa de o poi, si finisce col pensare come tare non solo la vita individuale, Oliveira, “queste tendenze disor- si è vissuto”. 20 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006


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Al cuore del barocco

Dopo la visita e la Santa Messa all’abbazia di Bronnbach, i partecipanti all’Università estiva delle TFP hanno potuto assistere ad un concerto di musica barocca, preceduto da una breve ma sostanziosa spiegazione tenuta dall’avv. Caio Xavier da Silveira, vecchio compagno del dott. Plinio Corrêa de Oliveira nonché apprezzato musicologo. Sopra, presentazione di Mozart, ancora bambino, all’Imperatrice Maria Teresa.

P

er meglio gustare i vari pezzi musicali che sentiremo fra poco, conviene prima inquadrarli nel loro contesto storico e anche religioso.

È molto sintomatico che il cuore della musica barocca — quella di Bach e Haendel, nonché di Buxtehude, Pachelbel e Telemann — si sia sviluppato nella Germania del nord e nelle Fiandre, vale a dire in un contesto protestante. Possiamo dire lo stesso della musica che l’ha preceduta, detta pre-barocca, quella di Schütz o dell’olandese Sweelinck, per citarne due esempi. Parliamo quindi praticamente di un secolo di egemonia protestante nella musica. Ciò non vuol dire che si tratti d’una musica protestante. Assolutamente! Ma è un fatto storico che, comunque, il protestantesimo vi abbia lasciato qualche traccia percepibile, ad esempio, nella sua

gravità e serietà, che a volte può arrivare perfino alla pesantezza. Una grande eccezione è senz’altro l’Italia, con i suoi grandi geni come Vivaldi, Scarlatti, Geminiani o Pergolesi. Dal punto di vista dello stile e dell’ispirazione, l’Italia è un caso a parte. La sua musica è più leggera, più viva, più gioiosa, più radiosa. Abbiamo già capito, siamo in un contesto cattolico. Gli aspetti pesanti del barocco provengono, dunque, quasi esclusivamente dal nord protestante. Ma un grande avvenimento, poco conosciuto anche dagli specialisti, cambierà questa situazione. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006 - 21


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Il cattolico di fronte alle sfide del mondo moderno Carlo Filippo, sovrano del Palatinato ed elettore del Sacro Impero, si insedia nel 1718 a Heidelberg, antica capitale del suo feudo. I suoi sudditi sono protestanti, lui invece è un fervente cattolico. Era giocoforza che da questa divergenza religiosa nascessero delle tensioni. Nel 1720 Carlo Filippo decide quindi di trasferirsi, insieme alla sua orchestra, al più grande castello barocco della Germania, a Mannheim, così imponente da far impallidire perfino Versailles. In poco tempo la sua Corte diviene una delle più brillanti di Europa. Ventidue anni dopo, Carlo Filippo muore senza figli e il trono passa a suo cugino Carlo Teodoro, anch’egli un fervente cattolico. Musicista e mecenate, Carlo Teodoro continua sulla scia del defunto sovrano, costituendo un’orchestra di ben 80 elementi, tutti di eccezionale qualità. Era la cosiddetta “orchestra dei generali”, composta da compositori ed interpreti per lo più provenienti dalla Boemia. Questa regione era nota come il vivaio d’Europa per il grande numero di ottimi musicisti che sfornava e quindi esportava nel resto del continente.

Sopra, l’Abbazia cistercense di Kronnbach, costruita nel ‘500 e successivamente entrata nell’appannaggio dei Principi di Löwenstein; sotto, un tavolo tutto italiano, il rinfresco dopo il concerto nei giardini dell’abbazia.

Uno di questi musicisti-compositori, un genio chiamato Jan Vaclav Stamitz, creerà in seguito uno stile nuovo destinato ad una fulminea diffusione: il cosiddetto “stile galante”, oggi detto stile classico. Mai nella storia una scuola riuscirà a produrre una tale quantità di geni, grandi maestri e musicisti di talento, di cui si possono menzionare fra i più noti Haydn, Mozart e Boccherini. Vienna diventa la capitale di questa musica e Parigi il suo palcoscenico: si stabilisce l’asse ViennaMannheim-Parigi, un asse tutto cattolico. Ecco quindi la domanda: si tratta d’una musica cattolica? L’unione fra leggerezza, distinzione e raffinatezza da un lato, e profondità e serietà dall’altro, non è stata mai così felice. È una musica che descrive un mondo ordinato, un mondo creato da Dio dove ogni cosa è buona e l’insieme è eccellente. La tristezza e la gioia si intrecciano. L’una non è mai dissimulata, l’altra è sempre temperata. Nonostante siamo in una valle di lacrime, la bellezza, la verità e il bene sorreggeranno l’ordine del creato fino al ritorno di Nostro Signore Gesù Cristo. Lo stile classico esprime perfettamente questa felice simbiosi fra l’uomo e la società, non una qualunque società, ma quella frutto della Civiltà cristiana. È uno stile cattolico per antonomasia. Un apice della musica negli ultimi secoli. Non è uno stile profano. Non è uno stile religioso. È una felice sintesi tra i due.

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La teologia della storia

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Plinio Corrêa de Oliveira non era un mero “intellettuale”, se per questo intendiamo un pensatore che resta nel campo della speculazione teorica. Egli era un apostolo, animato dall’ardente desiderio di vedere il ritorno dell’umanità alla pratica della Fede e, quindi, la Civiltà cristiana concretamente restaurata. Ciò vuol dire che al centro del suo pensiero e della sua azione v’era una teologia della storia, basata su tre elementi: una visione della terribile crisi che scuote il mondo moderno, la nozione che questa crisi sia lo sbocco di un lungo processo storico di decadenza e, finalmente, la ferma certezza nel trionfo del bene, sia quello finale, escatologico, che la sua prefigurazione storica, il Regno di Maria. Cos’è la teologia della storia? Qual’è la sua importanza per l’azione contro-rivoluzionaria nei giorni nostri? Ce lo ha spiegato all’Università estiva il prof. Roberto de Mattei, Ordinario di storia presso l’Università di Cassino, nonché preside della facoltà di storia dell’Università Europea di Roma.

1. Teologia della storia e Divina Provvidenza

modo con cui Egli governa il creato. La Provvidenza è eminentemente ordine.

Che cos’è la teologia della storia? Non è altro che una riflessione sul modo di operare nella storia della Divina Provvidenza.

In quest’ordine divino, ogni uomo ha un posto, determinato dalla sua vocazione, e partecipa, attraverso di essa, al piano provvidenziale e sapienziale dell’universo. In questo senso la teologia della storia non è un’occupazione intellettuale dei teologi, ma un’esigenza vitale dell’anima umana. Ognuno di noi ha bisogno della teologia della storia per dare un significato

La Divina Provvidenza è Dio stesso, considerato in una delle sue infinite perfezioni: quella che esprime il Suo governo, e quindi la sua sovranità, su tutto l’universo creato. San Tommaso d’Aquino la definisce “ordinamento delle cose verso il loro fine”. L’ordine impresso da Dio all’universo non è altro che la sua Divina Provvidenza, il

“Nell’ordine divino, ogni uomo ha un posto. Ognuno di noi ha bisogno della teologia della storia per dare un significato profondo alla propria vita, che è collocata nel tempo, e dunque nella storia, e che ha un significato teologico”. 24 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006

profondo alla propria vita, che è collocata nel tempo, e dunque nella storia, e che ha un significato teologico, come tutto ciò che esiste. L’abbandono alla Divina Provvidenza, che manifesta il nostro amore all’ordine divino dell’universo, è teologia della storia vissuta. La continua attenzione ai disegni di Dio sulla nostra vita, per corrispondere alla sua volontà, può essere considerata come la nostra individuale teologia della storia. Non è solo la nostra esistenza a prendere luce dalla teologia della storia, ma quella delle famiglie, delle nazioni, della Chiesa, dell’umanità intera, dall’inizio alla fine del mondo creato. Tutto la Provvidenza abbraccia e tutto la teologia della storia ci aiuta a comprendere. La teologia della storia, in questo senso, deve essere oggetto di studio di ogni cristiano, principalmente di coloro che sono impegnati nell’apostolato e tra questi, in modo eminente, i contro-rivoluzionari, perché la Contro-Rivoluzione, insegnata da tanti maestri del pensiero cat-


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“Un testimone racconta che i membri del senato di Treviri ‘erano intenti a banchettare, nel momento in cui i barbari penetravano nella città, e non seppero decidersi a interrompere il festino’. Questo era il clima di decadenza morale in cui viveva allora l’Occidente”. . Un’epoca drammatica, che presenta impressionanti analogie con quella attuale. Non è forse questo l’atteggiamento di tanti occidentali di fronte all’attuale assalto islamista? Sotto, cavaliere longobardo del VI secolo.

tolico, non è altro che teologia della storia, nella sua più alta espressione. La teologia della storia contro-rivoluzionaria costituisce la grande chiave di lettura e di interpretazione delle vicende storiche contemporanee. Senza di

essa, chi ha una vocazione contro-rivoluzionaria non solo non potrà comprendere il nostro tempo, ma non potrà dare un significato alla propria esistenza che ha bisogno di nutrirsi della teologia della storia per ricevere da essa luce e orientamento. Non possiamo parlare del modo con cui la Divina Provvidenza conduce giorno per giorno la nostra vita, dandogli un significato, se non partendo dalla nostra vita stessa, come concretamente si svolge. Allo stesso modo, non possiamo parlare del modo con cui la Provvidenza guida la storia, se non partendo dalla storia stessa, dalle concrete vicende che si sono svolte nel tempo e che sono state occasione di riflessione teologica da parte dei grandi Dottori e Maestri della nostra fede. Sant’Agostino, il primo grande teologo della storia, ha composto la Città di Dio, meditando sulle vicende storiche del suo tempo. La Città di Dio non è un’opera astratta, ma una riflessione teologica su un’epoca drammatica, che presenta impressionanti analogie con quella attuale.

2. Un esercizio di teologia della storia: il V secolo d. C. Proviamo a fare un esercizio di teologia della storia. Immaginiamo di arretrare di 1600 anni all’alba del V secolo dopo Cristo. L’Impero Romano è ancora in piedi e le sue legioni presidiano un immenso territorio. Il Cristianesimo è uscito dalle catacombe, ha ottenuto la libertà nell’anno 313 con l’Editto di Milano di Costantino, ed è divenuto religione ufficiale dell’Impero nel 380 con l’Editto di Tessalonica di Teodosio. Il paganesimo però non è scomparso e impregna la mentalità di quell’epoca con il suo relativismo e con il suo edonismo. Il relativismo pagano si esprime nella concezione del Pantheon, secondo cui tutte le religioni si equivalgono perché costituiscono manifestazioni diverse di un’unica divinità. L’edonismo pagano è il modo di vivere di una società immersa nella sensualità e nella violenza. Basti ricordare che fino ai primi anni del 400, si celebrano ancora i ludi gladiatori.

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Il cattolico di fronte alle sfide del mondo moderno Il paganesimo non è l’unico nemico che il Cristianesimo deve affrontare all’interno dell’Impero romano. L’epoca che vede la fine delle persecuzioni e l’affermazione pubblica del Cristianesimo, il IV secolo, è anche l’epoca in cui esplode la prima grande crisi interna della Chiesa: l’arianesimo; una crisi devastante, che precipita nell’eresia e nella semieresia la quasi totalità dei vescovi, con poche straordinarie eccezioni, come il grande sant’Atanasio. Pochi sono coloro che mantengono l’integrità della fede cristiana in questo vasto Impero alle cui frontiere esterne preme un terribile nemico: i popoli barbari. Le migrazioni dei barbari conoscono una prima fase pacifica e una seconda fase violenta, dopo la sconfitta romana di Adrianopoli del 378, che vede i barbari varcare armati i confini orientali.

di Treviri “erano intenti a banchettare, nel momento in cui i barbari penetravano nella città, e non seppero decidersi a interrompere il festino”. Questo era il

Porta Salaria, invasero la Città Eterna, inviolata da ottocento anni, mettendola a sacco. Roma era il simbolo dell’ordine e della sicurezza del mondo civile. Un grande dottore della Chiesa, San Girolamo ricevette la notizia della caduta di Roma a Betlemme, dove si era ritirato nello studio e nella preghiera. Egli rimase costernato, incapace di pensare ad altro e per molti giorni non fece che piangere. “Si è spenta la luce di tutto il mondo” egli scrive “è stato troncato il capo del mondo e nella rovina di una sola città è perito tutto l’Impero”.

“[Nel IV secolo] l’araniesimo fece precipitare nell’eresia e nella semieresia la quasi totalità dei vescovi, con poche straordinarie eccezioni, come il grande sant’Atanasio, vescovo e Dottore della Chiesa” (sopra).

Roma nel V secolo fu devastata due volte, e se non fu invasa una terza volta lo dovette all’autorità morale del Papa san Leone Magno, che nel 451 fermò le orde di Attila sul fiume Mincio, in Lombardia. Nel 476 l’Impero crollò e la notte scese sull’Europa, prima dell’alba della rinascita medievale, che avvenne con l’incoronazione di Carlo Magno, nel Natale dell’anno 800.

Meno di trent’anni dopo, i Vandali, seguiti dagli Alani e Oggi come allora, la Chiesa è travagliata anche dagli Svevi, si affollaall’interno. La teologia della storia ci insegna a non no sulle rive del Reno. avere paura e guardare lontano. È il mese di dicembre dell’anno 406, un anno particolarmente freddo in cui il Reno è completa- clima di decadenza morale in cui 3. Sant’Agostino e la mente gelato. Su questo ponte di viveva allora l’Occidente. “Città di Dio” ghiaccio, il 31 dicembre, passano I Vandali attraversarono la i barbari, presso Magonza, metNel 410 sant’Agostino è tendo a ferro e fuoco ogni città Gallia e raggiunsero la Spagna e che incontrano sul loro cammino. poi l’Africa. I Visigoti, guidati vescovo di Ippona, in Africa. La prima città devastata fu dal loro re Alarico, irruppero in Egli è ormai anziano e la sua Treviri. Un testimone, Salviano Italia e arrivarono a Roma. Il 24 salute è malferma, quando, nel racconta che i membri del senato agosto del 410, attraverso la mese di settembre, gli giungono 26 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006


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“Nel V secolo Roma fu devastata due volte. Nella ‘Città di Dio’ Sant’Agostino si chiede perché è caduta Roma e ne individua la causa nella corruzione intellettuale e morale dell’Impero. Sulle rovine dell’Impero romano, però, egli vede sorgere nel suo splendore la Chiesa fondata da Cristo, la Città di Dio. Nel 476 l’Impero crollò e la notte scese sull’Europa, prima dell’alba della rinascita medievale, che avvenne con l’incoronazione di Carlo Magno, la notte di Natale dell’anno 800”.

Mont Saint Michel, in Normandia.

le notizie terribili del saccheggio di Roma. La riflessione su questi drammatici eventi è alle origini della Città di Dio. Sant’Agostino si chiede perché è caduta la città di Roma e rovesciando le accuse dei pagani verso i cristiani, ne individua la causa nella corruzione intellettuale e morale dell’Impero. Sulle rovine dell’Impero romano vede sorgere nel suo splendore la Chiesa fondata da Cristo, la Città di Dio, e contro di essa schierarsi una città nemica, che egli chiama Città del demonio. Queste due città sono destinate a combattersi implacabilmente nella storia.

Tutta l’attività umana, per sant’Agostino si riduce all’amore: “due amori hanno generato due città: quella terrena, l’amore di sé fino al disprezzo di Dio; quella celeste, l’amore di Dio fino al disprezzo di sé”. La scelta radicale è tra Dio, a cui ci unisce intimamente l’umiltà, e il demonio a cui ci vincola irrevocabilmente l’orgoglio e l’amore di sé.

La necessità della scelta caratterizza la vita degli uomini e dei popoli. Tra il bene e il male, tra la Città di Dio e la Città del demonio, non esiste compromesso o modus vivendi possibile. La vita cristiana esige la militanza.

Sant’Agostino non attribuisce alla Città del demonio il dominio del mondo e a quella divina, il regno dell’al di là. In mezzo a queste due città – quella infera e quella celeste – sta la città degli uomini, ossia l’umani-

L’amore di Dio può avere infinite manifestazioni. Questo amore può spingere gli uomini a diffondere la fede nel mondo, impiantando la Chiesa, i suoi riti, le sue istituzioni; può spingerli ad abbandonare le proprie fami-

tà che vive sulla terra, passando il proprio periodo di prova. Essa è l’oggetto della contesa fra le due altre città nemiche.

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“Anche l’epoca contemporanea ha avuto uomini con le inquietudini di sant’Agostino. Uno di questi è stato Plinio Corrêa de Oliveira. La sua lunga vita, può essere compresa come una teologia della storia vissuta, giorno per giorno, nell’arco di un secolo, forse il più terribile della storia. “Sant’Agostino meditò sul tramonto dell’Impero romano. Plinio Corrêa de Oliveira ha meditato sul tramonto della Civiltà cristiana”. A s., il dott. Plinio tiene un discorso in piazza dopo la Messa per le vittime del comunismo celebrata nella cattedrale di San Paolo il 13 ottobre 1969.

glie e i propri averi per consacrarsi ad una vita di preghiera e di penitenza; a dedicare la propria vita ai poveri e agli infermi; oppure a produrre opere meravigliose, come le cattedrali, nel campo del bello, o le summe teologiche e morali, nel campo del vero; può spingere infine gli uomini a prendere le armi e a versare il proprio sangue per difendere le conquiste del Vangelo, alzando la bandiera della Croce contro gli infedeli. Fu questa la Civiltà cristiana del Medioevo. Il Medioevo fu lo sforzo per realizzare sulla terra la Città di Dio: un sogno, sempre presente, mai pienamente realizzato. Anche l’amore di sé può avere, come l’amore di Dio, infinite manifestazioni, prodotte da un clima morale dominato dalle

passioni disordinate. L’amore di sé può accecare la vita di un un uomo, allontanandolo dal suo vero e unico bene; ma può spingere alla ribellione contro Dio una società intera innescando un processo di disgregazione capace di svilupparsi nella storia. Lo spirito di dubbio, l’indifferentismo morale, la rivolta contro le autorità ecclesiastiche e politiche, la negazione della famiglia, della proprietà privata, dello Stato, della Religione stessa costituiscono un processo che il Magistero della Chiesa, fin dall’Ottocento, ha definito Rivoluzione, individuandone le grandi fasi nell’umanesimo, nella Rivoluzione protestante e poi nella Rivoluzione francese e in quella comunista Il Medioevo ha letto e meditato la Città di Dio, ma soprattut-

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to, prima di averla letta e meditata, ne ha vissuto l’insegnamento di fondo. Il mondo moderno, che nasce dalla fine del Medioevo, ha rifiutato la Città di Dio, non perche non ha letto l’opera di sant’Agostino, ma perche ha voltato le spalle alla sua concezione della storia: ha sostituito l’amore di Dio con l’amore di sé, la Civiltà cristiana con la Rivoluzione.

4. Plinio Corrêa de Oliveira, teologo della storia del secolo XX Sant’Agostino, ha meditato sulla tragedia del suo tempo, ma non vide e forse non immaginò né il Medioevo, né i secoli di allontanamento dalla fede che ad esso sarebbero seguiti. Ma quindici secoli dopo la morte di Agostino, un grande pensatore


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cattolico abbracciò con occhio d’aquila il panorama del suo tempo e la storia dei secoli che lo avevano preceduto e comprese, come nessun altro prima di lui, la potenza distruttiva dell’amore di sé e quella, rigeneratrice, dell’amore di Dio. Anche l’epoca contemporanea ha avuto il suo sant’Agostino. Quest’uomo è stato Plinio Corrêa de Oliveira. La sua lunga vita, può essere compresa come una teologia della storia vissuta, giorno per giorno, nell’arco di un secolo, forse il più terribile della storia.

Il processo rivoluzionario che ha aggredito la Civiltà cristiana, è inteso dal pensatore brasiliano come lo sviluppo, per tappe, e attraverso continue metamorfosi, delle tendenze sregolate dell’uomo occidentale e cristiano e degli errori e movimenti che queste fomentano. La causa più profonda di questo processo è, per Plinio Corrêa de Oliveira, un’esplosione di orgoglio e di sensualità, che ha ispirato tutta una catena di sistemi ideologici e tutta una serie di azioni ad essi conseguenti.

L’orgoglio conduce all’odio verso ogni superiorità, e porta quindi all’affermazione che la disuguaglianza è in se stessa un male, su tutti i piani, anche e principalmente su quello metafisico e religioso: è l’aspetto ugualitario della Rivoluzione. La sensualità non accetta freni e porta alla rivolta contro ogni autorità e ogni legge, sia divina che umana, ecclesiastica o civile: è l’aspetto liberale della Rivoluzione. Questi due aspetti, apparentemente contraddittori, si conciliano nell’utopia di un paradiso anarchico nel quale una umanità

Sant’Agostino meditò sul tramonto dell’Impero romano. Plinio Corrêa de Oliveira ha meditato sul tramonto della Civiltà cristiana. Per evocare la realtà drammatica del nostro tempo, in cui la Civiltà occidentale si trova ad affrontare nemici esterni ed interni, e la Chiesa è minata da una “autodemolizione” peggiore di quella ariana del secolo XX, non dobbiamo fare sforzi di immaginazione: è sotto i nostri occhi. Per comprendere la natura profonda di questa crisi, abbiamo però bisogno della teologia della storia. Plinio Corrêa de Oliveira, il teologo della storia del secolo XX, si chiede quale sia l’essenza della crisi contemporanea e dà la stessa risposta di sant’Agostino: essa ha la sua prima origine nelle passioni disordinate.

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Il cattolico di fronte alle sfide del mondo moderno altamente evoluta ed emancipata da qualsiasi religione potrebbe vivere senza alcuna autorità, e in una condizione di assoluta libertà e uguaglianza. In Rivoluzione e ControRivoluzione, Plinio Corrêa de Oliveira descrive, con grande acutezza, il dinamismo delle passioni disordinate e mostra come solo da una passione opposta, altrettanto totale, altrettanto dominante, può nascere una reazione vittoriosa alla Rivoluzione. Questa passione è l’amore di Dio: un amore di Dio che si estende a tutta la sua opera, che diviene amore per la Chiesa e per la Civiltà cristiana. Se la più potente forza propulsiva della Rivoluzione è il dinamismo delle passioni umane, scatenate da un odio metafisico contro Dio, contro la Verità e contro il Bene, esiste dunque una simmetrica dinamica controrivoluzionaria che mira a regolare le passioni subordinandole alla volontà e alla ragione. Un tale vigore spirituale non può essere concepito senza prendere in considerazione la vita soprannaturale, che eleva l’uomo sopra le miserie della natura decaduta. In questa forza spirituale sta, per Plinio Corrêa de Oliveira, il dinamismo più profondo della Contro-Rivoluzione. “La lotta tra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione – egli scrive – è una lotta che, nella sua essenza, è religiosa”. Essa, come ogni problema religioso, non può prescindere dal ruolo della Grazia, da cui dipende ogni autentica rigenerazione morale. “La grazia dipende da Dio, ma indubbiamente Dio, con un atto libero della sua volontà, ha voluto far dipendere dalla Madonna la distribuzione delle grazie. Maria è la Mediatrice

Universale, è il canale attraverso il quale passano tutte le grazie. Pertanto, il Suo aiuto è indispensabile perché non vi sia Rivoluzione o perché questa sia vinta dalla Contro-Rivoluzione. (...) Perciò la devozione alla Madonna è condizione sine qua non perché la Rivoluzione sia schiacciata, perché vinca la Contro-Rivoluzione”. Il problema del contributo della Madonna alla ControRivoluzione non si limita però a quello della grazia. Non bisogna dimenticare infatti la parte del demonio nella esplosione e nei progressi della Rivoluzione. “Come è logico pensare, una esplosione di passioni disordinate tanto profonda e tanto generale come quella che ha dato origine alla Rivoluzione, non sarebbe avvenuta senza un’azione preternaturale”. Anche questo fattore propulsivo della Rivoluzione, dipende dunque dal comando e dal potere della Madonna. Dall’immenso male Dio trae l’immenso bene. La ribellione del demonio è causa non solo dell’Incarnazione del Verbo, ma della stessa maternità divina di Maria e dunque del suo ruolo privilegiato, che sarà quello di schiacciare il capo del demonio e di portare i disegni di Dio al loro perfetto compimento: questo punto culminante della storia sarà il Regno di Maria.

5. Il Regno di Maria La teologia della storia, quando è profonda e vera, si trasforma in profezia, perché prevede e annuncia i disegni della Divina Provvidenza. Secondo Plinio Corrêa de Oliveira, i germi della Rivoluzione hanno prodotto mali terribili nella storia, ma i principi oppo-

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sti non hanno ancora prodotto tutto il bene di cui sono capaci. I principi a cui il Medioevo si è ispirato non hanno raggiunto nel Medioevo il loro maggiore sviluppo. La fecondità di questi principi è immensa e la storia è un terreno ancora aperto a questo sviluppo. “Gli ammiratori del Medioevo – egli scrive – mal si esprimono, quando sostengono che il mondo attinse in quest’epoca il massimo del suo sviluppo. Nella linea sulla quale avanzava la stessa civiltà medieovale, molto oltre ci sarebbe da progredire. Il grandioso e delicato incanto del Medioevo non deriva tanto da ciò che ha realizzato, quanto dalla scintillante veracità e dalla profonda armonia dei principii sui quali ha costruito. Nessuno come esso possedette la profonda conoscenza dell’ordine di cose naturale; nessuno come esso ebbe il vivo sentimento dell’insufficienza del naturale — perfino se svolto nella pienezza del suo stesso ordine — e della necessità del soprannaturale; nessuno come esso brillò al sole dell’irradiamento soprannaturale con tanta limpidezza e nel candore di una maggior sincerità”. La storia deve ancora rendere a Dio quella piena gloria che Gli deve. Essendo l’uomo creato da Dio con una natura sociale, egli è chiamato non solo alla propria santificazione personale, ma anche alla santificazione della società. La gloria di Dio, che è il fine del creato, non può essere infatti solo individuale e implicita, ma deve essere pubblica e sociale: l’umanità deve cioè glorificare Dio non solo nei propri singoli componenti, ma anche nella propria vita collettiva, perché Dio ha creato e redento l’uomo anche nella sua natura sociale. Dunque anche i popoli, le comunità e gli Stati devono con-


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“Se gli uomini non si convertono la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa, i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate, infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un tempo di pace”. (Terza apparizione della Madonna di Fatima, 13 luglio 1917.)

sacrarsi a Cristo onorandolo nelle loro usanze, leggi, autorità e istituzioni. Proprio in questo consiste la Regalità sociale di Cristo, verità di fede proclamata dalla Sacra Scrittura: “È necessario che Cristo regni” (1 Cor., 15, 25); “tutti i Re della terra Lo adoreranno e tutte le nazioni Lo serviranno” (Ps. 71, 10-11). Il tempo non può finire prima di aver consacrato i propri secoli al Redentore, e il mondo non può finire prima di aver consacrato i propri popoli alla Chiesa. Dobbiamo aspettarci una nuova fase della storia, nella quale si attuerà la promessa evangelica di realizzare — non solo di principio ma anche di fatto — il Regno di Cristo, riunendo “un solo ovile sotto un solo pastore” (Gv. 10, 16). Ciò significa non che vi sarà una nuova Chiesa, ma semplicemente che vi sarà una nuova Civiltà cristiana. Quest’epoca storica è stata annunziata da molti santi, come san Luigi Maria Grignion di

Montfort, con il nome di Regno di Maria, per il ruolo privilegiato che in essa avrà la Madonna. Nel 1917, a Fatima, la stessa Beata Vergine ha profetizzato, dopo un grande castigo, un’era di trionfo che non chiuderà la storia ma anzi ne aprirà una nuova fase, con queste parole: “Infine, il mio Cuore immacolato trionferà; il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e al mondo verrà concesso un tempo di pace”. “Il Regno di Maria — ha scritto Plinio Corrêa de Oliveira — (sarà) un’epoca storica di fede e di virtù che verrà inaugurata da una vittoria spettacolare della Madonna sulla Rivoluzione. In quest’epoca il demonio verrà scacciato e la Madonna regnerà sull’umanità attraverso le istituzioni che avrà scelto allo scopo. (…) Il Regno di Maria sarà dunque un’epoca nella quale l’unione delle anime con la Madonna raggiungerà una intensità senza precedenti nella storia, fatta

eccezione – è chiaro – di casi individuali”.

6. Potuit, decuit, fecit Il Regno di Maria non ha tuttavia il suo fondamento nella profezia, ma nella ragione illuminata dalla fede. Esiste un principio che i teologi definiscono “di convenienza”. La convenienza si ha quando, posta l’esistenza di una cosa, se ne afferma l’esistenza di altre che ad essa “convengono”. La convenienza è dunque l’attribuzione alle persone o alle cose di una perfezione armonica e coerente con la loro natura. Il principio di convenienza non ci dà una certezza dogmatica, ma una certezza morale; non ci dice che un rapporto è necessario, ma che è sommamente probabile. Possiamo applicare questo principio, per analogia, al regno di Maria. Posto il principio della Regalità di Cristo, ossia il diritto di Gesù Cristo a regnare sul mondo, è conveniente che Egli

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Il cattolico di fronte alle sfide del mondo moderno eserciti anche di fatto questo diritto. Ma poiché Gesù Cristo ha voluto associare alla sua opera redentrice la sua Divina Madre, è conveniente che Ella sia intimamente associata al suo Regno. Abbiamo non la certezza dogmatica, ma quella morale, che la Divina Provvidenza vuole il Regno di Maria. Potuit, decuit, fecit. Tutto è per Dio possibile: ciò che la sua Sapienza giudica conveniente è da Lui amato e realizzato. L’avvento del Regno di Maria non è un dogma di fede. Se così fosse, se ne avessimo una certezza dogmatica, come è il caso della Parusia, non dovremmo esercitare la virtù della speranza, per desiderarlo, ma solo quella della fede per credere in esso. L’attesa del Regno di Maria esige che alla fede si aggiunga la speranza: è questa la fiducia. È nella speranza nell’avvento del Regno di Maria che ha vissuto e operato, lungo l’intero XX secolo, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira. Egli non ha visto il Regno di Maria: ha visto però l’abisso di male rappresentato dalla Rivoluzione nella storia. La certezza di questo fatto, sotto i suoi e sotto i nostri occhi, ha fondato la certezza della sua speranza in un’epoca che sarebbe sorta sulle rovine della Rivoluzione e che avrebbe raggiunto il culmine del bene in misura opposta al culmine del male raggiunto con la Rivoluzione.

7. Maria futuro dell’Occidente Potuit, decuit, fecit. Possiamo applicare, per analogia, agli uomini il modus operandi di Dio, attraverso il principio di convenienza. Non possiamo par-

tire dal potuit, ma dal fecit: dobbiamo fare, ciò che è conveniente fare, ma poiché siamo nell’impossibilità di farlo con le nostre forze, dobbiamo appoggiarci in colui che tutto può (Fil. 4, 13) e che realizzerà ciò che conviene alla sua gloria. Plinio Corrêa de Oliveira non fu solo il diagnostico lucido e penetrante della Rivoluzione. Fu anche il profeta della Civiltà cristiana, colui che annunciò la possibilità, e anzi la certezza della Restaurazione della Civiltà cristiana. Nella conclusione del suo ultimo libro, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe (1993) egli così descrive il funesto sbocco del lungo processo rivoluzionario: “Nonostante gli innumerevoli ostacoli, questa sua marcia vittoriosa ha un carattere così inesorabile — a partire dal crocevia storico in cui il Medioevo declina e muore, il Rinascimento sorge in mezzo ai suoi gioiosi trionfi iniziali, la rivoluzione religiosa del Protestantesimo comincia a fomentare e a preparare da lontano la Rivoluzione francese, e da molto lontano quella russa del 1917 — da far sembrare invincibile la forza che lo ha mosso, e definitivi i risultati da esso ottenuti. “Tali risultati possono sembrare effettivamente definitivi, se non viene fatta un’analisi attenta del carattere di questo processo. A prima vista, esso sembra essere eminentemente costruttivo, poichè ha innalzato successivamente tre edifici: la pseudoRiforma protestante, la repubblica liberal-democratica e la repubblica socialista sovietica. “Eppure il vero carattere di questo processo è essenzialmente

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distruttivo. Esso è la Distruzione. Esso abbatte il periclitante Medioevo, l’evanescente Ancien Régime, l’apoplettico mondo borghese, frenetico ed esitante; sotto la sua pressione è andata in rovina l’ex-URSS, sinistra, misteriosa, imputridita come un frutto da tempo caduto dal ramo. “Hic et nunc, non è forse evidente che le concrete pietre miliari di questo processo sono rovine? Quale conseguenza per il mondo sta derivando dalla più recente crisi rivoluzionaria, se non il ribollire di una confusione generale che minaccia in ogni momento catastrofi imminenti, fra loro contraddittorie, che svaniscono nell’aria nel momento in cui stanno per precipitarsi sui mortali, suscitando in questo modo la prospettiva di nuove catastrofi, ancor più imminenti, ancor più contraddittorie? “Queste catastrofi svaniranno a loro volta per generare nuovi incubi, o si trasformeranno in atroci realtà, come la migrazione di grandi orde slave dall’Est verso l’Ovest, o di orde maomettane che avanzano dal Sud verso il Nord? “Chi può saperlo? Chi sa se accadrà questo e solo questo, o se avverà invece ben più e ben peggio? “Questo quadro potrebbe essere scoraggiante per tutti coloro che non hanno Fede. Al contrario, per coloro che hanno Fede, dal fondo di questo oscuro orizzonte, torvo e confuso, si fa udire una voce capace di suscitare la più incoraggiante fiducia: “Infine, il mio Immacolato trionferà”.

Cuore


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Il Regno di Maria “Una grande epoca sta per venire. Avremo ‘novos coelos et novam terram’. La società restaurata in Cristo ricomparirà più giovane, più brillante, ricomparirà rianimata, rinnovata e guidata dalla Chiesa. Il cattolicesimo, pieno di divina verità, di carità, di giovinezza, di forza sovrannaturale, si leverà nel mondo e si metterà alla testa del secolo rinascente”. S. Luigi Orione, lettera del 3 luglio 1936.

“Viviamo in un’epoca che potrebbe essere chiamata l’inizio dell’era dell’Immacolata. Sotto il suo vessillo si combatterà una grande battaglia e noi inalbereremo le sue bandiere sulle fortezze del re delle tenebre. E l’Immacolata diverrà la Regina del mondo intero”. S. Massimiliano Kolbe, lettera del 30 maggio 1931.

“È questa la nostra finalità, il nostro grande ideale. Avanziamo verso la civiltà cattolica che potrà nascere dalle rovine del mondo moderno come dalle rovine del mondo romano è nata la civiltà medievale”. Plinio Corrêa de Oliveira, Catolicismo, gennaio 1951.

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“Scontro di civiltà”

“Distruggeremo il Vaticano”

bastato che, nel corso d’una lezione all’Università di Ratisbona, Papa Benedetto XVI citasse un documento storico ritenuto offensivo nei confronti dell’islam perché si scatenasse sul Vicario di Cristo una bufera d’insulti e di minacce che hanno conferito nuovi aspetti all’ormai inarrestabile “scontro di civiltà”.

È

Oltre all’aggressività delle minacce, colpisce l’ampiezza del front antipapale che, con rare eccezioni, ha abbracciato praticamente tutto l’arco dell’islam mondiale, congregando in un solo blocco compatto frange radicali e settori “moderati”. Sul sito del Consiglio per la Sharia, per esempio, sono apparse delle minacce, ritenute “credibili” dai servizi italiani: “Promettiamo di distruggere la croce nel cuore del loro impero. Roma verrà conquistata dai soldati di Mohammed. Una promessa nel nome del Dio di Maometto: distruggeremo il loro Vaticano e il papa, ed i patriarchi piangeranno”. Parole non molto diverse ha pronunciato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, prima di assumere toni più conciliatori: “Se pensate di governare il mondo dai vostri palazzi di vetro, vi

“Il mondo si dirige verso il governo dell’Islam puro di Maometto” Mahmoud Ahmadinejad 34 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2006

sbagliate. Il mondo si dirige verso il governo dell’Islam puro di Maometto”. Diversi movimenti islamisti hanno perfino giurato di uccidere Benedetto XVI. Doverosa la filiale “vicinanza e solidarietà” assicurata al Sommo Pontefice, in nome della CEI, dal cardinale Camillo Ruini, e che ogni fedele cattolico dovrebbe condividere. Solidarietà, riparazione e, soprattutto, vigilanza. Sì, vigilanza di fronte alle sfide di questo secolo XXI, che si ostina a infrangere, in modo sempre più brutale, il clima di bieco ottimismo che lo vide nascere.


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Il mondo delle TFP

Polonia: Marcia per la famiglia Qualcosa si muove nella cattolica Polonia, letteralmente accerchiata dal Parlamento europeo perché, a pretesto di “normalizzare” la sua situazione, introduca nel suo ordinamento giuridico leggi così inique come l’aborto e il “matrimonio” omosessuale. Con la partecipazione di più di 2mila persone, tra cui il Ministro della Pubblica istruzione Roman Giertych, del deputato Wojciech Wierzejski e di due giudici del Supremo Tribunale, per iniziativa dell’Associazione Piotr Skarga, vicina alle TFP, si è realizzata a Varsavia la prima Marcia per la Vita e per la Famiglia, della quale mostriamo alcune fotografie.

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Spirito cristiano e spirito pagano nell’architettura di Plinio Corrêa de Oliveira

’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è, senza dubbio, uno dei pilastri del mondo contemporaneo. Ecco una foto della sua sede centrale a New York: linee imponenti, proporzioni colossali, sfarzo di modernità, che intendono esprimere l’alto incarico dell’organismo. Tuttavia, nonostante le sue enormi dimensioni, esitiamo dal definirlo un palazzo. Esso è sicuramente immenso, costosissimo, debordante, ma le sue linee sono squadrate e volgari come quelle d’una scatola di fiammiferi. Sono linee monotone, uniformi e dure come quelle d’un carcere. La sua mole è monumentale, ma ombrosa come quella d’un centro della Gestapo o del KGB. Ogni dettaglio di questo gigantesco ammasso di calcestruzzo, ferro e vetro sembra calcolato per far sentire l’uomo come una formica, un granello di sabbia, un atomo...

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iddelburg è un piccolo paese olandese, con un palazzo comunale costruito nel ‘400 in stile tardo gotico. Cos’è questo edificio in confronto alla mole dell’ONU? Niente! Eppure, non esitiamo dal definirlo un palazzo. La nobiltà delle sue linee non ci permetterebbe di definirlo diversamente.

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Mera differenza di stili architettonici? “Lo stile è l’uomo” si dice in letteratura. Lo stile è l’epoca, potremmo dire noi in tema di architettura. Ogni stile è il risultato di un insieme di tendenze, idee, visioni e mentalità. Molto più scioccante del contrasto fra i due stili architettonici è il contrasto fra le due mentalità, le due epoche, le due culture: l’una cristiana, l’altra neo-pagana. (Tratto da Catolicismo, n. 7, luglio 1951.)


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