Cogotti, la gestione della memoria nei racconti di juan eduardo zúñiga

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La gestione della memoria nei racconti di Juan Eduardo Zúñiga: Una lettura di La dignidad, los papeles, el olvido Carla Maria Cogotti

1. Coordinate storico -letterarie: l’autore e l’opera Il complesso rapporto tra storia e letteratura ha come prospettiv a privilegiata dalla quale essere indaga to, tra le tante, anche il caso spagnolo e, nello specifico, quello che è considerato un genere letterario a sé 1, ovvero la produzione inerente la guerra civile e la successiva e poca della dittatura franchista , la quale è stata al centro di un vero e proprio boom della letteratura della memoria 2. In riferimento a tale contesto, è da rilevare che negli ultimi decenni ha attirato l’attenzione d el pubblico e della critica l’opera di un autore per molti versi controcorrente rispetto alla generazione de los nietos de la guerra , ovvero quel vasto stuolo di giovani scrittori che, dagli anni Novanta del secolo scorso in poi, ha monopolizzato l’elaborazione letteraria del conflitto a partire da un orizzonte di post-memoria. Juan Eduardo Zúñiga, classe 1919 e d’origine madrilena, è autore tra i più apprezzati del panorama letterario spagnolo attuale ed è considerato dai suoi colleghi un «escritor de raza » 3 e «uno de los grandes, un pionero, un raro, un innovador a destiempo» 4. Durante il suo lungo percorso, il nostro scrittore si è dedicato prevalentemente al genere racconto per rielaborare i ricordi a lungo serbati nella sua memoria e aventi come oggetto la vita nella capitale spagnola durante la guerra civile prima e gli anni del regime poi, un’epoca

I. Rosa, La construcción de la memoria reciente sobre la Guerra Civil la dictadura en la ficción española reciente, in Guerra y Literatura. XIII Simposio Internacional sobre Narrativa Hispánica Contemporánea, Fundación Luis Goytisolo, El Puerto de Santa María 2006, pp. 57-60: 63. 2 M. Bertrand de Muñoz, Presencia y transformación del tema de la guerra civil en la novela española desde los años ochenta, in «Ínsula», 1996, nn. 589-590, p. 11: «[...] abundancia notable de publicaciones de toda clase, hasta se habló de un boom [...]». 3 M. Longares, Una cauta reserva, in Cartapacio: Juan Eduardo Zúñiga, «Turia», 2014, nn. 109-110, p. 255. 4 E. Rodríguez, Antonio Muñoz Molina: «Zúñiga es uno de los grandes, un pionero, un raro, un innovador a destiempo», in «Turia», cit., p. 249. 1

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di cui egli fu testimone diretto. Tali ricordi sono stati riuniti in un fitto ordito tematico avente come nucleo l’unamuniana e anonima intrahistoria madrilena, la trilogia della guerra civile 5 – composta da Largo noviembre de Madrid (1980), La tierra será un paraíso (1989) e Capital de la gloria (2003) –, tra le opere che hanno maggiormente contribuito a forgiare e a fissare nella memoria collettiva degli spagnoli la memoria storica del loro controverso passato. Il processo mnes tico è da intendersi «piedra de toque de su escritura » 6 e altresì principio regolatore di cui Juan Eduardo Zúñiga si è avvalso al fine di ricostruire le vicissitudini individua li di una popolazione divisa tra la precarietà della congiuntura storica in cui si r itrovò, suo malgrado, a vivere, e le proprie passio ni e aspirazioni, da soddisfare ad ogni costo. Nel primo e nell’ultimo volume della trilogia, il cronotopo è la Madrid devastata dai bombardamenti durante quel lungo novembre – ed è il titolo a suggerirlo – che ebbe fine solo il 28 marzo del 1939 , il giorno della resa repubblicana all’esercito di Francisco Franco ; i protagonisti patiscono una sorta di cecità collettiva che impedisce loro di comprendere quanto st a accadendo, nonostante la guerra non riesca a d ostacolare il fiorire dell’amore o della passione , così come dell’odio o dell’egoismo . I racconti de La tierra será un paraíso , invece, hanno come sfondo l’oppressivo clima del primo dopoguerra nella capitale negli anni Quaranta. L’epoca di massima chiusura del regime è descritta dal punto di vista degli sconfitti, di coloro che tentarono di sopravvivere al nuovo status quo confrontandosi quotidianamente con il ricord o traumatico del conflitto e decidendo o di perpetuare la memoria di quanto accaduto (spesso ingrossando le fila della lotta clandestina antifranchista) o, diversamente, di rinnegare il proprio passato e assumere l’oblio come imperativo etico e morale nonché come strumento grazie al quale ricostruire le proprie esistenze.

Dei volumi sono presenti due edizioni in trilogia: J.E. Zúñiga, Largo noviembre de Madrid, La tierra será un paraíso, Capital de la gloria, a cura di I. Prados, Cátedra, Madrid 2007, e J.E. Zúñiga, La trilogía de la guerra civil, Galaxia Gutenberg: Círculo de Lectores, Barcelona 2011. 6 I. Prados, Introducción, in J.E. Zúñiga, Largo noviembre de Madrid, La tierra será un paraíso, Capital de la gloria, cit., pp. 11-98: 15. 5

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2. Dentro il testo Dedicheremo le prossime pagine allo studio d el racconto La dignidad, los papeles, el olvido 7 compreso nel secondo volume della trilogia. Esso risulta tra i più interessanti dal punto di vista tematico e stilistico poiché l’autore vi esplora con rigore la controversa problematica della gestione della memoria del conflitto analizzando la tensione dialettica tra il ricordo e l’oblio 8 in rapporto alla memoria dissidente degli sconfitti. Prima di procedere all’analisi sarà necessario , però, soffermarci breveme nte su alcune preme sse di carattere teorico -critico che ci consentiranno di delineare le principali caratteristiche del volume, altre sì rintracciabili nel racconto oggetto di studio del presente contributo. Secondo Umberto Eco «un titolo deve confondere l e idee, non irreggimentarle » 9: notiamo come , nel nostro caso,

sia il titolo del

macrotesto sia quello del microtesto disattendano l’orizzonte d’attesa del lettore poiché si limitano ad evocare e a suggerire il contenuto del materiale narrativo in essi svil uppato creando delle false aspettative a riguardo. Nel caso de La tierra será un paraíso sottile è, infatti, l’ironia di cui Juan Eduardo Zúñiga fa uso: in dittatura, la quotidianità dei cittadini spagnoli fu tutt’altro che paradisiaca, in particolare nel caso limite dei derrotados, elementi allogeni per eccellenza nella società dei vincitori e vittime di violenze fisiche e intellettuali che si perpetuarono con immutata efferatezza fino agli anni Sessanta del secolo scorso. I personaggi dei sette racconti del volume , così, cercano di sopravvivere alla precaria situazione fisica e morale del dopoguerra animati dalla flebile e utopica speranza che il futuro po ssa essere un giorno migliore. In alcuni casi, al lettore non è dato sapere qual è il loro destino, me ntre per alcuni sopraggiunge irrimediabilmente la morte, la quale stronca ogni anelito di riscatto sociale. Similmente, ne La dignidad, los papeles, el olvido la struttura trimembre del J.E. Zúñiga, La dignidad, los papeles, el olvido, in Id., La tierra será un paraiso, Alfaguara, Madrid 1989, pp. 105120. 8 Cfr. C. Moreno-Nuño, Las huellas de la guerra civil. Mito y trauma en la narrativa de la España democrática, Ediciones Libertarias, Madrid 2006. 9 U. Eco, Postille a «Il nome della rosa», in Id., ll nome della rosa, Bompiani, Milano 1987, p. 508. 7

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titolo si limita ad enucleare gli el ementi fondanti dell’intreccio, no nostante l’ultimo dei sostantivi evochi la situazione politico -sociale dell’epoca. A proposito, si osservi come il caso della Spagna rientr i di diritto nella classificazione degli abusi della memoria e dell’oblio proposta da Paul Ricoeur, secondo il quale la memoria può essere censurata, manipolata o imposta dal sistema di potere e venir consegnata ai cittadini con l’unico scopo di legittimare il nuovo go verno, spesso essendo questo il risultato di eventi fondatori estremamente traumatici e violenti. Lecito è dunque, sempre secondo il filosofo, l’impiego di termini specialistici presi in prestito dalle scienze psic oanalitiche, quali ad esempio «cicatrice», «ferita» o «trauma», per indicare una specifica manifestazione della memoria di cui si è abusato con prepotenza 10. Immediato è il collegamento con gl i studi freudiani che riguardano la coazione a ripetere e la sintomatologia del ritorno del represso, due aree d’indagine intimamente legate alla gestione del ricordo nelle vittime così come nei loro discend enti e d’estrema attualità per l’analisi transdisciplinare della guerra civile spagnola. La tematica della dimenticanza, nel corpus, è presente grazie al la reiterazione di un leitmotiv che, in contesti differenti, è affidato alla parola di diversi personaggi. «Pasarán unos años y olvidaremos todo» è la frase che, con lievi modifiche, percorre la trilogia come una sorta di filo rosso intratestuale la cui funzione è esplicitare la preoccupazione dell’autore per l’erodersi della memoria riguardante il passato recente del conflitto, derivi essa o da processi involontari della psiche umana o, al contrario, da meccanismi d’oblio intenzionale attuati dal singolo o dal gruppo sociale di riferimento. La tensione dia lettica tra il ricordo e la dimenticanza è anche il nucleo del nostro racconto, in cui Juan Eduardo Zúñiga offre un’attenta analisi della società spagnola del dopoguerra a partire dall’osservazione delle esistenze di tre giovani. La vicenda si snoda attorno a due fratelli e un operaio loro conoscente le cui vite sono, nel complesso, la grande metafora del destino individuale e collettivo di una nazione alla deriva. Difatti i due ragazzi , ex soldati repubblicani, sono vittime di un’apatica P. Ricoeur, La Mémoire, l’histoire, l’oubli (2000); trad. it. La memoria, la storia, l’oblio, Raffaello Cortina, Milano 2003, pp. 100-131 e pp. 630-46. 10

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routine che li inchioda alla misera condizione di sconfitti, laddove l’operaio, dopo essere stato coinvolto nella lotta clandestina al franchismo, accoglie con entusiasmo tale possibilità di risca tto, nonostante i rischi concreti legati all’attività di consegna d i materiale inneggiante

alla

resistenza. I tre uomini rappresentano le due opposte pratiche di gestione della memoria del conflitto e , da derrotados, affrontano questa realtà assumendo delle condotte profondamente divergenti tra loro , le quali sono alimentate da ideologie e cre denze altrettanto contrastanti che li portan o a vivere nell’inerzia o, al contrario, ad affrontare la quotidianità con audacia. A livello diegetico, è possibile individuare numerose dinamiche riconducibili alla fenomenologia della memoria che ci consentiranno, in primo luogo, di delineare il profilo dei protagonisti e dei persona ggi secondari. Sarà proficuo, a proposito, concentrare la nostra attenzione sull’incipit in medias res, in cui è il fratello maggiore a prendere la parola e a rivolgersi al minore in un dialogo avente come oggetto proprio la memoria e il suo naturale erodersi . Il ragazzo afferma con convinzione: Pasarán unos años y lo olvidar ás todo, te quedará vacía la cabeza, no recordarás nada de es tos meses tan negr os, pero te libr arás de ellos no porque tú lo quieras : poco a poco perder ás lo s abido, un día no te acordarás de una f echa, otro, de un amigo, otro, del nombre de una aldea o de una carretera por la que huías como un lobo y te par ecerá que te has librado de ellos . 11

Immediato è, in questa variante del leitmotiv , il riferimento al processo

dell’oblio

involontario

per

il

quale

l’essere

umano

è

da

considerarsi l’animal obliviscens per eccellenza 12: prima o poi tutto verrà scordato, le esperienze positive così come quelle negative, e anche l’epoca della guerra civile, per quanto dra mmatica sia stata, pian piano si dissolverà. Per far fronte all’erosione fisiologica dei ricordi è necessario, allora, condurre un notevole lavoro di memoria al fine di recuperare le immagini che non s i vogliono perdere, ed è questo l’atteggiamento che

J.E. Zúñiga, La dignidad, los papeles, el olvido, cit., p. 107. H. Weinrich, Lethe. Kunst und Kritik des Vergessens (1997); trad. it. Lete. Arte e critica dell’oblio, il Mulino, Bologna 1999, p. 7. 11 12

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viene adottato dal fratello maggiore, il quale si rivolge disperatamente al passato invocando i momenti di travolgente passione che, nei giorni precedenti la sconfitta, visse in un paesino della provincia di Cordova insieme a una donna splendida e seducente , l’unica fonte di gioia in un’esistenza che l’ha condannato a essere un reietto della società. Questo ricordo ossessivo lo rende un vero e proprio sognatore che si estranea dalla realtà, sebbene egli sia consapevole della mutevolezza dei contenuti mnestici e dell’inaffidabilità della memoria: accetta tale inganno con serenità poiché, in questo modo, può affrontare il presente e lasciarsi alle spalle l’esperienza tragica della disfatta repubblicana . Secondo quanto osservato poc’anzi, c i sembra di avvertire la presenza dell’autore implicit o nella scena in cui «el hermano dijo que no le importaba si era así, que se adentraba en el pasado como un refugio y sólo le espantaba el que todos los recuerdos se difuminaran apenas pasado un año […] debía esforzarse en regresar, en recuperar esa escoria del haber vivido » 13. In posizione antitetica troviamo il fratello minore, per il quale la derrota è un trauma che desidera ardentemente rimuovere e a causa del quale prova rancore e odio profondi verso la società. Egli non ha dei sogni di gloria a cui appellarsi ed è tormentato da scene terribili che « por esa obstinación de la memoria que aparece cuando menos se piensa, la memoria malévola, insistiendo en reconstruir lo ya vivido » 14, riattualizzano il dolore del suo tragico vivere. Se la guerra, di per sé, costituisce una frattura

nel

vissuto

quotidiano

che

è

di

difficile

elaborazione

e

trasmissione 15, nel caso specifico qui analizzato si manifesta attraverso una memoria involontaria che riporta alla mente le immagini tragiche d ella resa, e non quelle dei combattimenti : è la consapevolezza di esser e stati sconfitti a rinnovare nel giovane l’umiliazione e la vergogna provate in passato così come nel presente del dopoguerra 16. Osserviamo, dunque, come egli rifiuti

J.E. Zúñiga, La dignidad, los papeles, el olvido, cit., pp. 114-115. Ivi, p. 113. 15 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernità, Franco Angeli, Milano 1989, pp. 136-139. 16 J.E. Zúñiga, La dignidad, los papeles, el olvido, cit., p. 118: «él se siente avergonzado y quiere tomar una decisión, se vuelve bruscamente con el desaliento atravesado en el estómago y se dirige hacia la parada del tranvía para volver a casa, apretando las mandíbulas en un intento de contener la desesperación, convencido de que nada borrará de su conciencia el desgarrón de la catástrofe al final de la guerra y a cualquier hora 13 14

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in toto l’atteggia mento sognante del fratello maggiore e opponga a questo una condotta pragmatica e realista . Tale condotta lo porta a desidera re l’irrompere di un oblio consapevole che, al pari di una sorta di damnatio memoriae auto-inflitta , spazzi via il ricordo degli ultimi momenti della guerra per far sì che la sua mente si converta in una tabula rasa (si richiama, in questo modo, l’immagine della tavoletta di cera che nell’antichità veniva allisciata per poi essere riscritta 17). La crisi personale del fratello minore, inoltre, si presta ad esser e approfondita attraverso l’analisi di due specifici mediatori del ricordo 18. In primo luogo, la metafora tem porale dell’iscrizione corporea, una profonda cicatrice sul braccio, provoca il continuo rinnovamento del trauma per cui si ha un doppio processo mnestico in cui la memoria involontaria è stimolata dalla vista della ferita, e questa, a sua volta, innesca il meccanismo stesso del ricordo spontaneo: vi è, dunque, la presenza di un circolo vizioso che condanna il ragazzo a una sofferenza perpetua. La ferita riattualizza il dolore in maniera durevole, essendo questo incarnato 19, e favorisce l’irrompere del passato nel presente : Bajaba su mir ada hacia el br azo, con la manga de la camisa enrollada, y veía una hendidur a hacia la pa rte del músculo; la carne se hundía y en los bordes no había el vello que se extendía desde la muñeca hasta el bíceps, igual al surco que deja un ar ado: por allí había corrido el trozo de metralla y cada vez que él miraba esta cicatriz s e sentía mar cado, r enegaba de todo, de las tr incheras, de la posición avanzada donde ocurr ió, a la que no llegaba nada, ni una sopa caliente […]. 20

In secondo luogo, si osservi che il danno psichico si riflette nella duplice manifestazione della depressione, giacché il giov ane trova conforto solo tra le mura domestiche, e del disorientamento sociale, poiché egli non riconosce la propria città come spazio al quale conformarsi ma, al contrario, la rifiuta. Madrid è il luogo della memoria e, soprattutto, il luogo maldice con encono, pasan por la cabeza ráfagas de odio no sabe bien hacia quién, hacia fantasmas de ojos encendidos, acusadores, cargados de reproches porque él ya no es un hombre, tan sólo una basura». 17 H. Weinrich, Lete. Arte e critica dell’oblio, cit., p. 14. 18 A. Assmann, Erinnerungsräume: Formen und Wandlungen des kulturellen Gedächtnisses (1999); trad. it. Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, il Mulino, Bologna 2002, p. 275. 19 Ibid. 20 J.E. Zúñiga, La dignidad, los papeles, el olvido, cit., p. 113.

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del trauma 21 le cui strade, vie e piazze ricordano al rag azzo la sua precaria condizione. Gli spazi fissano e

localizzano il vissuto, lo rendono

costantemente presente e fruibile nonostante siano stranianti rispetto all’ambiente circostante, come nel caso dei resti delle vecchie trincee che riportano alla sua mente le immagini della guerra. Ritornando all’incipit del raccon to, è necessario aggiungere che alle parole del fratello maggiore fa immediatamente seguito il pensiero del minore, riportato dal narratore sotto forma di discorso indiretto in cui è presente il sostantivo più ripetuto della trilogia , «mano» 22: «el hermano menor maldecía y bisbiseó su anhelo de que una mano justiciera, cargada de vitriolo, de ácido corrosivo, de cal viva, le pasara por la mente y la dejara en blanco aunque entonces, como el hermano le decía, no habría de saber quién era, se quedaría vacío pues la memoria es lo que modela nuestra vida » 23. La mano è caratterizzata da un ricco simbolismo 24 che riverbera lungo l’intero asse diegetico e che ci consente non solo di avanzare alcune considerazioni relative ai protag onisti e ai restanti personaggi ma anche d’introdurre la tematica della memoria dissidente. Associata all’attività, alla potenza e al dominio, così com e al possesso e all’invocazione, la m ano è il simbolo della regalità e del potere del monarca,

in

particolare

nell’accezione

di

mano

d ella

giustizia,

che

ritroviamo, per l’appunto, nel nostro racconto; tu tto ciò che viene toccato o afferrato dalle mani entra in loro possesso e viene differenz iato dal resto. Il fratello minore invoca una forza trascendente, ma allo stesso tempo tangibile e concreta, che diriga la sua esistenza, e similmente una mano tanto energica potrebbe sorprend ere, da un momento all’altro, il giovane operaio durante la sua attività sovversiva, una mano forte, minacciosa e pericolosa, veicolo di dominio e di morte, rappresentante della memo ria ufficiale contro la quale egli lotta giorno dopo giorno. Le mani sono uno dei principali strumenti di contatto col mondo cui l’uomo pu ò affidarsi per A. Assmann, Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, cit., pp. 331-377. Cfr. Israel Prados, Introducción, cit., p. 86: lo studioso segnala che il sostantivo «mano» viene impiegato 341 volte. 23 J.E. Zúñiga, La dignidad, los papeles, el olvido, cit., p. 107. 24 J. Chevalier, A. Gheerbrant, Dictionnaire des symboles (1997); trad. it. Dizionario dei simboli. Volume secondo L-Z, Rizzoli, Milano 2011, pp. 61-66. 21 22

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tastare la realtà circostante e per esplorarla: afferrano e contengono oggetti e, nel caso dell’operaio, assolvono la funzione di contenitore trasportabile di uno dei più tradizionali mediatori della memoria, la scrittura 25, qui presente sotto forma di fogli e plichi. Le tracce testuali della memoria dissidente sono diffuse nel massimo segreto e si fanno carico di quanto la memoria collettiva i mposta ha cancellato e rinnegato di quelle molteplici memorie individuali degli sconfitti che, nonostante la repressione, fanno il possibile per squarciare il velo dell’oblio cercando la collaborazione di altrettante e analoghe memorie individuali. Il narratore descri ve l’attività del giovane sovversivo soffermandosi sul clima di tensione sociale : El sabía cuál er a su peligro al ir de cas a en casa, llamando a puer tas sin saber quién abrir ía y quizá ser sorprendido por una voz enérgica, por una mano que pesadamente descansar ía en su brazo y cuyo peso le inmovilizaría, y lo pr esentía a cualquier hor a desd e que midió el riesgo de visitar a personas conocidas, llevando en los bolsillos papeles que tendía fugazmente a quien le r ecibies e. 26

La sopravvivenza del testo dipende dall a ricezione da parte dei destinatari e dal modo in cui essi decidono di attualizz arlo. È così che, da mani maschili a mani femminili , i fogli passano dall’operaio a Julia, la sorella dei due giovani protagonisti nonché l’anello di congiunzione , seppur mancato, tra i ragazzi. Difatti, poiché vittima a suo modo dell’apatia dell’epoca e timorosa nei confronti dei fratelli 27, Julia non ha il coraggio d’intraprendere

una

collaborazione

con

la

resistenza

e,

dopo

aver

constatato che nessuno dei fratelli manifesta alcun interesse a riguardo , distrugge i fogli ogni qual volta l’operaio gliene con segna di nuovi. Le sue mani, umide e sottili, provate da tanti lavori domestici, non hanno la forza necessaria per imporre il loro dominio sui ragazzi : la memoria dissidente è,

A. Assmann, Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, cit., pp. 199-241. J.E. Zúñiga, La dignidad, los papeles, el olvido, cit., p. 108. 27 Ibid: «ella carraspeaba pero no llegaba a hablarles, sentía piedad de ellos porque sabía que en sus cabezas buscaban soluciones antes de aceptar todo, aceptar ser cómplices de aquello y testigos cobardes que transigen y se hacen culpables de la infamia que ven si poder denunciarla, negándose a leer las hojas que la hermana les tendía y que un amigo de confianza de vez en cuando les llevaba». 25 26

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in questo modo, rigettata e rifiutata 28. Al contrario, le mani dell’anziano padre, consumato dal rancore che prova verso i figli a causa del profondo divario ideologico che li separa (sono considerati colpevoli di aver «tomado caminos diferentes a lo que él aconsejaba y por tanto no los toleraría » 29), non compaiono in alcun passo del racconto, quasi ad indicare la mancanza d’autorità di questo patriarca ormai rassegnato alla morte e stanco per aver vissuto un’epoca tanto drammatica che ha reciso i legami più intimi con il gruppo sociale più significativo nell’esistenza di ognuno di noi, la famiglia. Secondo la teoria sociologica elaborata da Maurice Halbwachs 30, però, «Nonostante le distanze create dal contrasto dei temperamenti e dalla varietà delle circostanze, i componenti di una famiglia sanno bene che, per il fatto di aver condiviso la stessa vita quotidiana e di aver avuto scambi perenni di impressioni e di opinioni, essi hanno stretto legami di cui avvertono a volte tanto più fortemente la resistenza quanto più si sforzano di romperli » 31. Accogliendo tale suggestione critica, possiam o affermare che la tensione tra forza e resistenza presente all’interno del gruppo familiare e alimentata dalle differenti memorie individuali ( prospettive diverse sulla memoria collettiva 32) vedono, sì, contrapposto il gruppo dei fratelli a quello formato da Julia e dal padre ma, allo stesso tempo, le ostilità interne alla famiglia finiscono per essere annullate e comprese al di sotto di quel comune denominatore che è i l sentimento collettivo di rassegnazio ne e d’apatia, il quale impedisce a tutti loro di reagire e d’innalzarsi dalla condizione condivisa di derrotados. Se il gruppo familiare, a conti fatti, accetta semi -passivamente e semi attivamente 33 l’oblio imposto, l’operaio rifiuta la memoria

collettiva

ufficiale e si pone all’estremo opposto della memo ria dissidente legata a gli ex repubblicani, andando a costituire un microgruppo sociale (o una Ivi, pp. 109-110: «ella no se atrevía a decirle toda la verdad de aquella casa y seguía aparentando que escondía los papeles y con una sonrisa confidente le despedía pero no bien la puerta se cerraba, los rompía y los tiraba por el water». 29 Ivi, p. 110. 30 Cfr. M. Halbwachs, La Mémoire collective (1950); trad. it. La memoria collettiva, Unicopli, Milano 1987, e M. Halbwachs, Les Cadres sociaux de la mémoire (1925); trad. it. I quadri sociali della memoria, Ipermedium, Napoli 1997. 31 M. Halbwachs, I quadri sociali della memoria, cit., p. 117. 32 Ivi, p. 179. 33 P. Ricoeur, La memoria, la storia, l’oblio, cit., pp. 630-646. 28

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memoria individuale ) facente capo alla memoria collettiva censurata. Nonostante i pericoli e la tensione quotidiana, egli conduce una doppia vita da lavoratore modello e da sovvertitore dello stato poiché lottare contro il regime è un’at tività che lo nobilita e grazie alla quale può anche offrire un notevole aiuto a tutti coloro che condividono la sua medesima condizione. Cosciente che «se tramaba un acto político muy serio» 34, è obbligato a intraprende re il recupero attivo del passato nel silenzio a partire dal momento in cui viene coinvolto nella lotta antifranchista : di nuovo, s’impone con forza l’elemento corporeo per cui « no una mano de hierro sino la de un vecino le cogió del brazo » 35 e la speranza in un futuro migliore prende, così, il sopravvento. Nell’epilogo del racconto è sancita l’incomunicabilità tra i gruppi e la tensione dialettica tra il ricordo e l’oblio raggiunge la climax grazie a una successione di paragrafi in cui i modi e le vo ci dei personaggi si confondono freneticamente, accentuando in questo modo il divario sociale esistente non solo a livello individuale ma, in particolare, collettivo , del quale l’intera narra zione è una fedele testimonianza . La drammaticità del trauma della guerra civile e della gestione della memoria histórica delle vittime, a partire dal singolo, rispecchia il destino di un intero popolo: tra l’indifferenza generale e l’ignoranza dissimulata, i vinti vissero al fianco dei vincitori e, sommessamente, tentarono di mantenersi degni, v ivi. Gli eventi precipitano, allora, in maniera inaspettata e i piani dell’azione s’intrecciano e s’alternano in una complessa scena parallela le cui origini sono da ricercarsi all’incirca a metà narrazione e per la cui comprensione è di fondamentale importanza la capacità interpretativa del lettore al duplice fine di riordinare i fatti riportati e di collocare nelle rispettive coordinate di tempo e spazio gli at tanti. Da una parte troviamo Julia: quando l’operaio smette di farle visita , la ragazza non se ne preoccupa più di tanto e si dimentica subito di lui, continuando a vivere la sua routine e lasciando cadere nel silenzio l’altra memoria, «atraída por las noticias que le llegaban del precio de los comestibles y de los fusilamientos en las tapas del 34 35

J.E. Zúñiga, La dignidad, los papeles, el olvido, cit., p. 116. Ivi, p. 115.

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cementerio, porque lo que se vive apenas deja huella, todo pasa velozmente y se esfuma como si la memoria fuera una lámpara que lentamente se apagase» 36. Attraverso la ripetizione della similitudine « como una lámpara » 37 il narratore introduce sulla scena anche il fratello minore, intento a camminare

per

le

strade

di

Madrid

ma

sopraffatto,

ben

presto,

dall’insorgere dei cattivi ricordi. Poco dopo, ai due si aggiunge anche il fratello maggiore, ancorato ai suoi sogni e protagonista di un lungo frammento in discorso diretto libero in cui dà sfogo alle sue frustrazioni 38. A quest’apatia si contrappong ono la dinamicità e l’audacia dell’operaio. Inoltre, l’uso di numerosi deittici temporali («mientras» nel parag rafo finale è ripetuto tre volte) evidenzia la sovrapposizione delle scene : si crea un netto contrasto, non solo visuale ma anche ideologico, che corrisponde all’effettivo scarto tra le prat iche sociali del ricordo e dell’oblio. Il narratore descrive in qu esti termini i momenti drammatici che pongono irrimediabilmente fine alla lotta del giovane : y no bien se acer có al buzón, dos hombres s alieron de un coche que estaba al lado y le miraron f ijamente y a continuación gritar on: ¡Alto, quieto! y, como un r el ámpago, s upo lo que debía hacer y echó a corr er volviendo al solar […] gritaban ¡Párate o disparo! y él siguió corriendo a ciegas por el vertedero, sin mirar dónde ponía los pies y luego oyó dos detonaciones y se fue hacia adelante como si unas manos inmen sas, fuertes y blandas a la vez, le atrajer an a la tierra y contra ella fue a dar, de car a, y unos segundos aún mantuvo la persistencia de la ilusión que hace sentirse gr andes a los que nada son. 39

La focalizzazione in terna variabile ci consente di entrar e nella mente del giovane antifascista e di comprendere la portata di un’azione tanto importante che, proprio perché utopica, era condannata fin da principio a risolversi in un tragico finale. Non è un caso che siano le mani ad accogliere il ragazzo nella sua drammatica caduta, quelle mani forti,

Ivi, p. 116. Ibid. 38 Ivi, p. 119: «Con ese encono acabarás odiando a los que son tu esencia, tu sustancia, la armadura de tus huesos y tu aliento, pero eso para mí ya es indiferente, no me importa nada sino aquella mujer, a la que me parece estoy buscando por las callejas del pueblo evacuado; sé que está en algún sitio y debo hallarla, estar con ella mucho tiempo, sin prisas, quiero de nuevo acariciarla y ver su cuerpo que me parecía enorme cuando se levantó sobre mí, tan grande como al abrir una ventana se ve el cielo y las nubes, así pienso en ella». 39 Ivi, p. 120. 36 37

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energiche e malvagie sulle quali si staglia l’ombra del caudillo e la macchinosità di un apparato di censura basato sulla manipolazione della storia e del racconto mitico, in un indorare la pillola per cui, dalla radio riparata dal fratello minore, si diffondevano «voces altaneras de locutores que encomiaban a un gobernante » 40 e «un locutor decía que debía castigarse a los enemigos de la patria » 41 proprio quando il ragazzo è colto in flagrante dalla polizia. Il ricco parallelismo finale accentua la tensione dialettica tra il ricordo e l’oblio senza, però, r isolverla. Juan Eduardo Zúñiga ha elaborato attraverso il filtro della fictio gli avvenimenti di una popolazione in guerra rimanendo fedele alla neutralità diffusasi all’epoca («Mis cuentos son neutrales porque una gran parte de la pobla ción era así, era neutral » 42): spetta al lettore elaborare le proprie conclusioni, affidandosi al proprio senso critico e infraleggendo i racconti utilizzando i dati a disposizione. La trilogia della guerra civile è un felice esempio di opera aperta che riproduce nei suoi trentacinque intrecci la crisi della Spagna contemporanea, ovvero l’infinito dibattito sulla memoria histórica e le modalità attraverso le quali i suoi protagonisti dec isero, e decidono tutt’ora, d’ affrontarla. Allo stesso modo, La dignidad, los papeles, el olvido è un racconto che si presta a una duplice infralettura che si mantiene fedele alla dicotomia mnestica, invitando il lettore a rapportarsi ad essa criticamente. Da una parte, si potrebbe inferire che l’uomo possa raggiungere la dignità unicamente lottando per i propri diritti : la memoria deve essere trasmessa e il suo contenuto comunicato per scongiurare l’oblio del passato . Ma, dall’altra, l’onore

e

la

rispettab ilità

del

singolo

potrebbero

dipendere

anche

dall’accettazione del sistema di potere vigente e dal rifiuto del passato. Quale delle due posizioni sia eticamente consona alla gestione della problematica spagnola Juan Eduardo Zúñiga non lo rivela, ma la sua prosa evoca, suggerisce e indica il preciso percorso che la memoria dovrebbe seguire per raggiungere la pacificazione, un obiettivo dal quale la Spagna sembra essere ancora lontana. Ivi, p. 114. Ivi, p. 120. 42 J.C. Vidal, El milagro de las pequeñas cosas. Entrevista con Juan Eduardo Zúñiga, in «Quimera», 1990, n. 97, p. 28. 40 41

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