Area Cimini
R E A L I Z Z AT O D A
Tuscia Terra degli Etruschi Gli Etruschi e i Monti Cimini L’Etruria, antica regione dell’Italia centrale, si estendeva in parte nei territori del Lazio settentrionale, oggi corrispondenti alla provincia di Viterbo; queste zone intorno all’VIII secolo a. C. videro fiorire una delle più importanti civiltà storiche: la civiltà etrusca. Intorno al IX secolo a. C., le popolazioni cominciarono ad abbandonare gli altopiani su cui si erano precedentemente stanziate (proto-villanoviano XIII-X secolo a. C.) per spostarsi su pianori e colline dove nacquero i principali centri etruschi. I primi insediamenti furono gruppi di villaggi ravvicinati con abitazioni realizzate in legno e argilla; le capanne di forma ellittica, circolare, rettangolare o quadrata erano distanziate le une dalle altre per lasciar spazio alla coltivazione del terreno. In seguito alla bonifica del territorio iniziarono pratiche diverse di coltivazione; i cereali ebbero un ruolo particolarmente rilevante.
Sutri, Mitreo- prezioso esempio di stratificazione culturale: originariamente tomba etrusca, poi tempio pagano dedicato al dio Mitra, fu utilizzato anche come chiesa cristiana dedicata a S. Michele Arcangelo e alla Madonna del Parto.
Da segnalare la viticoltura: proprio agli Etruschi si devono i primi studi sulla coltivazione della vite, gli innesti e la disposizione degli impianti; inoltre il clima favorevole della regione permise di praticare l’olivocultura. Il popolo etrusco è legato all’estrazione e lavorazione di metalli; fu il maggior produttore di manufatti in ferro del Mediterraneo, esportati soprattutto via mare dalle città di Cerveteri, Vulci e Tarquinia. Nella cultura etrusca il culto dei morti assunse un ruolo centrale. Le sepolture delle famiglie aristocratiche riproducevano la struttura delle loro abitazioni e custodivano vasellame, suppellettili, armi, gioielli. In alcune tombe, come quelle di Tarquinia, le pareti affrescate con scene di vita quotidiana, come banchetti, danze e battute di caccia permettono di ricostruire usi e costumi di questa straordinaria civiltà. Insediamenti etruschi sono sparsi un po’ ovunque nel Viterbese. Gli Etruschi hanno segnato anche storia ed identità dei Comuni Cimini. Nei dintorni di Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Ronciglione, Vallerano, Vitorchiano sono venuti alla luce testimonianze (per lo più tombe) che certificano l’origine etrusca delle cittadine. L’area archeologica della Selva di Malano, presso Soriano nel Cimino, ne costituisce un’ulteriore conferma; così come riveste particolare interesse culturale il Parco Urbano dell’Antichissima Città di Sutri: tra i numerosi beni, singolare è il Mitreo, ambiente utilizzato nel corso dei secoli con diverse funzioni. Presso Vetralla, l’area di Grotta Porcina ospita un insediamento etrusco risalente al VI secolo a. C., ma il centro più importante è Norchia, una delle principali necropoli rupestri. Non va tralasciata la presenza sul territorio dei Falisci, che si insediarono per lo più nei dintorni di Vignanello (IX -VIII sec. a.C.).
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Monti Cimini
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Monti Cimini, insieme di rilievi di origine vulcanica appartenenti all’Antiappennino Laziale, si estendono sul tratto meridionale della provincia di Viterbo. Quest’area, considerata una delle zone paesaggistiche più belle e incontaminate della regione, è delimitata a nord dai Colli Volsini, a sud dal territorio romano, ad ovest dalla Maremma e ad est dalla Valle del Tevere. Sul comprensorio sorgono i Comuni di Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Sutri, Vallerano, Vetralla, Vignanello, Vitorchiano. I Cimini rappresentano quanto rimane della corona perimetrale di due sistemi vulcanici: uno più antico, il Monte Cimino (alto 1.053 m) e uno più recente, il Vulcano Vicano, con il Monte Fogliano, il Poggio Nibbio e il Monte Venere, la cui caldera ospita oggi il Lago di Vico. Lo specchio d’acqua ha una superficie di 12 kmq, un perimetro di 18 km, una profondità di 50 m ed è situato a 510 s. l. m. Il paesaggio è vario: si alternano zone paludose, prati, coltivazioni, boschi. Il panorama muta
a seconda delle stagioni, assumendo di volta in volta colori diversi. Per tutelare il ricco patrimonio ambientale, nel 1982 è stata istituita la Riserva Naturale del Lago di Vico (appartiene al sistema dei Parchi e delle Riserve Naturali della Regione Lazio), che si estende per 3.240 ettari. Le aree paludose della Riserva costituiscono i luoghi ideali per la sosta, lo svernamento e la nidificazione di una grande varietà di uccelli. Tra canneti e prati acquitrinosi vi sono numerose specie di anatre e vi nidificano il germano reale e lo svasso maggiore (simbolo della Riserva); ovunque si vedono folaghe e galline d’acqua. La fauna del lago è costituita da numerose specie di pesci, tra cui: luccio, coregone, tinca, persico reale, anguilla. Il territorio è ricoperto per lo più da aree boschive. Sulle pendici del Monte Cimino è presente una folta foresta di faggio con esemplari centenari. La stessa specie, scendendo di quota, assieme a castagni, carpini neri e bianchi, cerri, ricopre gli altri rilievi. A quote meno elevate cresce il querceto. I versanti esposti a meridione, più assolati, consentono una vegetazione termofila, caratterizzata da erica e ginestra; vi crescono inoltre
Lago di Vico
Veduta dal bosco
grandi lecci. Questi ambienti offrono rifugio a numerose specie di volatili e mammiferi: la poiana, lo sparviero, il falco pellegrino, il picchio rosso maggiore e minore ed il picchio verde; la martora, la volpe, il gatto selvatico, il cinghiale, il tasso, l’istrice e roditori quali ghiri, topi selvatici, moscardini. L’economia locale è basata soprattutto sull’agricoltura. La fertilità del suolo e le favorevoli condizioni climatiche permettono la coltivazione di nocciole, particolarmente apprezzate per l’industria dolciaria. Tra le primizie locali la castagna, dalla forma tondeggiante o ellittica, di colore marrone uniforme e dal sapore dolciastro. Da segnalare la produzione di olio e di vino. Dai boschi si ricava legname. Riveste notevole importanza anche l’attività estrattiva del peperino. I numerosi beni di interesse storico artistico fanno dei Cimini una terra ricca di cultura. La zona fu abitata da epoche remote, ad attestarlo è il ritrovamento di reperti neolitici in una piccola grotta nei pressi del Monte Venere. Sulle alture cimine si è riscontrata inoltre la presenza di insediamenti a partire dal bronzo medio (XV-XIV secolo a. C.) fino al bronzo finale (sec. XII-XI a. C.). Compaiono un po’ ovunque testimonianze etrusche e romane. Furono proprio i Romani a realizzare la Via Cassia, importante via di comunicazione che, attraverso Sutri e Vetralla, univa Roma all’Etruria Settentrionale, rendendo
quest’area fulcro dei traffici e commerci dell’Impero. Nell’Alto Medioevo il territorio subì saccheggi e devastazioni da parte dei barbari. Con la donazione di Sutri, nel 728 d. C. il re longobardo Liutprando cedette al pontefice Gregorio II le terre del comprensorio, che andarono a costituire il nucleo del Patrimonio di S. Pietro. Nel corso dei secoli la Via Francigena, fece dei Cimini un’importante zona di transito, soprattutto negli anni giubilari, quando veniva ripetutamente percorsa da pellegrini diretti a Roma. Tra Medioevo e Rinascimento l’Area fu soggetta a numerose lotte per il controllo territoriale, che videro alternarsi al potere prestigiose famiglie, tra cui: Di Vico, Anguillara, Orsini, Farnese, Borgia. Durante il dominio farnesiano fu potenziata la Via Cimina a scapito della Cassia, spostando il centro dei commerci territoriali da Sutri a Caprarola; i Farnese furono promotori di una rinascita artisticoculturale, affidando a celebri artisti la realizzazione di splendidi palazzi ed opere pubbliche, vanto e prestigio della Tuscia. Il territorio passò più volte sotto il controllo della Santa Sede, a cui seguì il periodo d’occupazione francese, fino all’annessione al Regno d’Italia. Eventi e manifestazioni arricchiscono l’offerta turistico culturale dei Comuni Cimini: tradizioni antropologiche e popolari, concerti, festività patronali, sagre e degustazioni di prodotti tipici si susseguono per tutto l’arco dell’anno.
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La Via Francigena
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La via Francigena o Romea, antico itinerario religioso, attraversa la Tuscia dai confini toscani fino alla provincia di Roma. Un tratto significativo è quello che interessa i Comuni dell’area cimina: Vetralla, Capranica, Sutri, Caprarola, Ronciglione, costituiscono tappe fondamentali del percorso laziale. La storia della Francigena risale all’Alto Medioevo, quando intorno al VI sec. i Longobardi si stanziarono in Italia; la ne-
cessità di spostarsi dal nord al sud della Penisola contribuì al potenziamento delle antiche vie di comunicazione realizzate dai Romani, quali Via Emilia e Via Cassia. Tuttavia fu sotto i Franchi, i quali si recavano dalla Francia a Roma, che l’itinerario acquisì una vera e propria identità, appropriandosi dell’appellativo “Francigena”. Preziosa testimonianza, per ricostruire il percorso della Romea, è la redazione di un diario da parte del vescovo Sigerico (X secolo), il quale, a seguito di un pellegrinaggio da lui compiuto da Canterbury a Roma, descrisse le tappe principali del viaggio. La Francigena tuttavia non era
Sentiero da Ronciglione a Nepi
un’unica strada ma un ampio sistema viario, costituito da diversi sentieri e ramificazioni. Il tratto dal nord Europa a Roma si sviluppa su un itinerario di 1.600 km, che parte da Canterbury e arriva a Dover, attraversa la Manica e da Calais, passando per Reims, Besançon e Losanna arriva alle Alpi, varcando il Gran S. Bernardo. Dalla Val d’Aosta raggiunge Ivrea, Vercelli, Pavia e percorre le province di Piacenza e Parma. Da Pontremoli prosegue per Lucca, Altopascio, S. Gimignano, Colle Val d’Elsa, Poggibonsi, Siena, Viterbo e Roma. Nel Medio Evo, le tre principali mete del pellegrinaggio erano Roma, capitale della Cristianità (per recare visita alla tomba di S. Pietro), Santiago di Compostela e la Terra Santa. L’Italia dunque era percorsa
Sentiero da Ronciglione a Nepi
di continuo da pellegrini provenienti da ogni parte d’Europa, i quali spesso, raggiunta la capitale, proseguivano il viaggio fino a Brindisi, dove si imbarcavano per raggiungere Gerusalemme ed il Santo Sepolcro. La Francigena era sicuramente più frequentata in occasione degli anni giubilari. Cronache viterbesi narrano di flussi continui di viandanti, lungo le strade della Tuscia. Il tema del pellegrinaggio va esaminato alla luce della religiosità medievale: all’epoca la vita era concepita come un cammino, un percorso in cui doversi purificare, per prepararsi all’incontro con Dio dopo la morte; proprio con la finalità della purificazione era intrapreso il viaggio verso i luoghi santi dai pellegrini della Francigena. In tale contesto, la provincia di Viterbo, in posizione strategica sulla Via Cassia, a pochissimi chilometri da Roma, acquisì un ruolo fondamentale nella storia della spiritualità. Sul territorio cominciarono a sorgere, un po’ ovunque, monasteri, chiese ed ostelli volti ad offrire ospitalità ed assistenza ai pellegrini. La Francigena, lungo il tratto cimino, seguiva due itinerari: uno ad est, l’altro ad ovest del lago di Vico. Il territorio della Riserva Naturale è attraversato dalla “variante Cimina” della romea, che da Viterbo saliva verso la caldera del lago, scendeva in direzione del Monte Venere e proseguiva per Ronciglione. La “variante di montagna” costituiva un’alternativa al tragitto compiuto da Sigerico lungo la “via di valle”, che collegava Viterbo a Vetralla fino alla chiesetta di Santa Maria in Forcassi, attraversava Capranica e proseguiva per Sutri.
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Saluti Testoriemp 6
La ricchezza di beni ambientali, paesaggistici, archeologici e architettonici fa della Tuscia una provincia dalle forti potenzialità culturali e turistiche. Il territorio viterbese è infatti ricco di una storia che, dagli Etruschi fino al potere temporale della Santa Sede, ne ha segnato profondamente la tradizione culturale e sociale. Non è esagerato affermare quindi che ogni piccolo centimetro di questa provincia sia contraddistinto da peculiarità storiche, ambientali e culturali che rendono unica la nostra terra. I Monti Cimini costituiscono una forte attrazione turistica territoriale. Splendidi scorci del Lago di Vico, siti etruschi e romani, Via Francigena, borghi medioevali e rinascimentali, che hanno visto l’affermarsi di nobili famiglie come i Farnese, prodotti territoriali quali: castagne, nocciole e vino, tradizioni antropologiche e culinarie fanno dei Cimini un’area da tutelare, promuovere e valorizzare, per incrementare il già significativo numero di turisti, che annualmente visita il comprensorio. Natura, arte, prodotti della terra, gastronomia, dunque le peculiarità su cui puntare per rispondere ad una domanda sempre più vasta, con l’obiettivo di garantire un turismo di qualità. Questa guida, realizzata dall’Apt di Viterbo, rappresenta un valore aggiunto per la promozione del territorio, perché offre un’informazione capillare, approfondita e accurata del territorio dei Monti Cimini. Una risorsa in più che renderà ancora più piacevole il soggiorno nella Tuscia di chi sceglierà la nostra terra come meta del proprio viaggio.
Dopo il successo della Guida all’Ospitalità delle edizioni 2007 e 2008, la promozione della Tuscia si arricchisce di un’opera monografica che va ad integrare ed approfondire, nelle informazioni e nei contenuti, le aree che compongono la provincia di Viterbo. Nella Guida all’Ospitalità, il territorio è stato volutamente diviso per aree, omogenee per storia e tradizioni; ognuna è stata identificata per praticità di consultazione e quindi individuata, con un colore ad hoc. In questa sezione monografica, l’abbinamento cromatico è rimasto invariato, al fine di creare un continuum grafico che è poi anche un continuum concettuale e territoriale. Puntare il focus e quindi lo zoom del turista su un’area in particolare consente una promozione più mirata e informazioni più specifiche e quindi più esaustive ai visitatori. Una sorta di viaggio più da vicino fra le bellezze della Tuscia data da questa serie di monografie che, per i turisti così come per i viterbesi più appassionati, può diventare una raccolta di pregio. Il paesaggio boschivo, che si affaccia sulle rive del Lago di Vico, con la sua pluralità di colori che mutano col susseguirsi delle stagioni, offre ai visitatori uno spettacolo unico in ogni momento dell’anno; borghi ricchi di storia e tradizioni enogastronomiche e culturali costituiscono la meta più indicata per un turismo eterogeneo. Queste monografie si propongono di rappresentare ogni area con le sue specificità, con un’immagine ben precisa che rientra nell’immagine collettiva della Tuscia ma che non soffoca, anzi valorizza ognuna. Siamo certi di fornire ai tanti visitatori un valido strumento di supporto informativo, facile da consultare e piacevole da leggere, un compagno di viaggio silenzioso ma esaustivo da conservare come il ricordo di questa splendida terra.
Marcello Meroi
Direttore APT di Viterbo
Presidente della Provincia di Viterbo Commissario Straordinario APT
Marco Faregna
Per informazioni Azienda di Promozione Turistica Palazzo Doria Pamphilj, Piazza dell’Oratorio, 2 01030 San Martino al Cimino- Viterbo Tel. 0761.291000 - Fax 0761.379233 www.aptviterbo.it iat Via Romiti (stazione ferroviaria di Porta Romana) Tel 0761.291000.
BeC srl - www.bec.it Strada Teverina Km 3.600 - 01100 Viterbo Tel 0761.3931 Fax 0761.393.222 contact@bec.it
Tuscia Terra Degli Etruschi, Gli Etruschi e i Monti Cimini Monti Cimini Via Francigena Saluti Cartina Geografica
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COMUNi DEI MONTI CIMINI Canepina Capranica Caprarola Carbognano Ronciglione Soriano Sutri Vallerano Vetralla Vignanello Vitorchiano
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Coordinamento Editoriale: Diana Carbonetti Testi a cura di: Valentina Berneschi Progetto grafico e impaginazione: bec srl - DIVISIONE GRAFICA Stampa: UNIVERSO EDITORIALE Immagini: ARCHIVI FOTOGRAFICI COMUNI AREA cimini - BeC ARCHIVIO FOTOGRAFICO- alberto scala, bruno pastorelli, Claudia ruspoli, fabio ceccarini, francesco galli, maurizio pinna Stefano ioncoli,vincenzo pacelli Si Ringraziano i Comuni dei Monti Cimini per le documentazioni fornite Distribuzione Gratuita Stampato Marzo 2011
Indice
Indice
Presentazione
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Canepina
Canepina
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Sorge sul versante orientale dei Monti Cimini, ad un’altitudine di 520 m s.l.m. Il paesaggio è caratterizzato da castagneti e noccioleti, tanto che Canepina deve fama e prestigio proprio alla produzione di castagne: è il Comune con la maggiore estensione di superficie coltivata a castagno dell’intera Tuscia. Nel Medioevo il territorio si distinse per la coltivazione della canapa, da cui la cittadina acquisì l’appellativo di Canapina (terreno adibito a questo tipo di attività).
CENNI STORICI Le origini di Canepina risalgono al secolo XI, ma reperti rinvenuti sul territorio attestano che l’area fu popolata fin dai tempi degli Etruschi. Con il consenso del pontefice Leone IX i Di Vico fecero costruire un castello a presidio della piana del Tevere, che nel 1154 venne acquistato da Adriano IV, entrando così a far parte dei possedimenti del Patrimonio di S.
Pietro. Nel 1170 il castello passò ai viterbesi e nel 1332 ceduto alla Santa Sede. Segnato dalla duplice dipendenza dallo Stato Pontificio e da Viterbo, il borgo confluì nel Ducato di Castro, seguendone le disastrose vicende fino alla sua disgregazione ed il conseguente ritorno dei territori sotto la giurisdizione pontificia.
DA VISITARE CASTELLO ANGUILLARA Fatto costruire intorno alla metà del secolo XI dalla famiglia Di Vico per presidiare la piana del Tevere da attacchi nemici, fu sottoposto a vari domini tra cui quello degli Anguillara, i quali lo frazionarono; una parte fu ceduta alla famiglia Rem – Picci come vitalizio e, agli inizi del XX secolo, la torre d’oriente fu donata al Comune. Dal pulpito sul piazzale d’ingresso del castello, secondo la tradizione, predicò S. Bernardino da Siena.
Museo delle tradizioni popolari
CHIESE La Chiesa Collegiata nel 1492 fu restaurata, da Antonio Cordini da Sangallo detto il giovane, sullo stile della Basilica di Santa Maria della Quercia di Viterbo, in memoria di un evento prodigioso accaduto nel 1488, che, secondo la tradizione, vide protagonista un sacerdote canepinese, ridotto in fin di vita e salvato dalla Vergine Maria. Presso la chiesa è custodita la statua di Santa Corona, trasportata in processione nel mese di maggio. In piazza 1 Maggio è possibile ammirare
chiesa collegiata
l’effige dedicata alla Santa. La Chiesa di Santa Corona è situata sul monte vicino al paese. È l’edificio di culto più antico di Canepina: la sua esistenza è attestata già alla fine del XIII secolo. La Chiesa della Madonna delle Grazie risale alla fine del XVII secolo. Presenta una struttura a pianta quadrata ed è sormontata da una cupola con sovrapposto un cilindro, caratteristiche architettoniche assai rare. La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo si trova di fronte al Palazzo Comunale, probabilmente di committenza farnesiana. La Chiesa di S. Giuseppe fu edificata nel 1525 per volere di Gentile Billacqua di Fermo, commissario di Canepina. Nel 1726 venne realizzata la cappella dedicata alla S.S. Vergine, eseguita in peperino e ornata da colonne e stucchi. La Chiesa di S. Sebastiano si trova fuori le mura di Canepina. La sua esistenza è attestata già dal XVI secolo. CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO MUSEO DELLE TRADIZIONI POPOLARI Si erge là dove sorgeva la chiesetta di Santa Maria del Fossatello (XV secolo). Nel 1573 fu affidata ai frati Carmelitani, i quali promossero la costruzione del convento adiacente e Fra Angelo Menicucci, priore dal 1593, trasformò la chiesa, demolendo il muro laterale sinistro per allungarla e terminare l’intero complesso religioso. Recenti restauri del chiostro del convento hanno riportato alla luce antichi affreschi che lo adornavano. Le pitture, nascoste per secoli sotto la scialbatura, furono eseguite tra XVII e XVIII secolo. Del vecchio convento, un’ala è riservata ad ospitare le suore del Preziosissimo Sangue, l’altra è sede del Museo Delle Tradizioni Popolari. Il museo, a carattere antropologico, mira a sviluppare la conoscenza delle attività e dei processi storico-culturali che hanno contraddistinto la comunità canepinese nel corso dei secoli. Vi sono numerosi riferimenti al territorio
Canepina
PALAZZETTO FARNESE Attualmente sede comunale, fu fatto costruire da Alessandro Farnese per il figlio Pierluigi, come sede di amministrazione dei beni. Si contraddistingue per la solida struttura e le scarse decorazioni.
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e alle sue peculiarità socio-economiche fondate sullo sviluppo dell’agricoltura e dell’artigianato. I manufatti e gli strumenti esposti (aratri, zappe, falci, telai) testimoniano il lavoro di uomini, donne, bambini, anziani delle generazioni passate. Il museo, oltre ad ospitare un interessante allestimento, svolge la funzione di centro didattico, all’interno del quale si tengono incontri culturali, convegni e concerti.
Canepina Testoriemp
Si ringrazia il Direttore del Museo delle Tradizioni Popolari Prof. Quirino Galli. I FONTANILI Sorgente Fontanella e Fontana di Via Umberto I sono le antiche fonti di Canepina, a pochi chilometri dal centro sorge Fontanile Cavonelli.
all’uovo servita con un classico ragù condito con pecorino; i Ceciliani: ottenuti dall’impasto di farina, acqua e sale. Per Informazioni: Comune di Canepina: www.comune.canepina.vt.it Tel. 0761.750990. Museo delle tradizioni popolari Tel. 0761.327677. Foto gentilmente concesse da: Alberto Scala - Bruno Pastorelli - Francesco Galli.
canepina per date SANT’ANTONIO
17 GENNAIO
PRODUZIONI TIPICHE 12
La notte tra il 16 e il 17 gennaio si tiene il tradizionale fuoco di Sant’Antonio in piazza. Per celebrare la ricorrenza, una piccola statua del Santo, ospitata in casa da una famiglia del paese per un intero anno, viene trasportata per le vie di Canepina. Per effettuare il percorso è utilizzato un furgone addobbato, seguito da uomini e donne a cavallo. SANTA CORONA
Il castagno ed i suoi frutti rappresentano il fulcro dell’economia canepinese. Il Marrone dei Monti Cimini è considerato uno dei migliori d’Italia: la polpa dolce e di ottima qualità mostra una buona resistenza ai processi industriali. Già dal Medioevo, dal legno del castagno si ricavavano le botti tipiche della produzione artigianale canepinese. L’arte del bottaio, della canestraia e del sediaio sono andati progressivamente estinguendosi. Da segnalare le specialità culinarie canepinesi, quali: il Fieno di Canepina, pasta
festa della castagna
14 MAGGIO
é la festa della patrona di Canepina. Attorno ai festeggiamenti in suo onore ruota un comitato direttivo in cui, a turno, ogni famiglia devota ha un esponente detto “Santocoronao”. Si celebra la cerimonia religiosa nella Chiesa Collegiata. Tra le attività vengono proposte manifestazioni di beneficenza e convegni sul tema della castagna. GIORNATE DELLA CASTAGNA
OTTOBRE
Alla castagna, prodotto tipico per eccellenza, Canepina dedica i festeggiamenti che si svolgono annualmente le ultime settimane di Ottobre. Sono proposti per l’occasione: convegni, musica, rappresentazioni e giochi folkloristici. Alla tradizionale apertura delle cantine, in cui si possono assaporare prodotti locali, segue la distribuzione di caldarroste.
canepina, scorcio
Capranica
Capranica
13 capranica, fonte di san rocco
Sorge su una rocca tufacea che domina la Cassia, lungo il tracciato della Via Francigena. Poco distante dalla cittadina si innalza il Monte Fogliano con i suoi boschi di cerro, faggio, castagno.
CENNI STORICI I primi insediamenti risalgono alla civiltà etrusca. I Romani vi stanziarono un presidio militare e fondarono più a nord l’abitato di Vico Matrino. Con le invasioni barbariche, le abitazioni dell’antico centro, diroccate e abbandonate, divennero rifugio per i pastori, che vi si stabilirono con i loro greggi di capre, vicenda da cui prese il nome Capranica. Nel X secolo l’imperatore Ottone III concesse la cittadina al monastero dei Santi Alessio e Bonifacio sull’Aventino. Costituì un importan-
te presidio della Santa Sede, fu feudo degli Anguillara, poi dei Di Vico e di nuovo degli Anguillara, i quali nel 1337 ospitarono nel loro castello il poeta Francesco Petrarca. Nel XVI secolo, con la cacciata della nobile famiglia, la popolazione fece atto di dedizione al Papa, il cui potere fu rappresentato da governatori cardinali, l’ultimo dei quali fu il cardinale Alderano Cybo. Conquistata dalle truppe francesi, si adeguò alla nuova gestione amministrativa. Il 17 settembre 1870 vi entrarono le milizie del Re d’Italia.
DA VISITARE Sul territorio comunale sono presenti tracce di antichi insediamenti etruschi e romani, come in località Pian del Pozzo. Nelle vicinanze della frazione di Vico Matrino sorgono le Tor-
Capranica
ri di Orlando, resti di una abbazia medievale e due monumenti funerari di epoca repubblicana.
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CHIESE Il Santuario della Madonna del Piano venne edificato nel Cinquecento su disegno del Vignola e ricostruito nel secolo successivo. Presenta un soffitto ligneo dipinto. Sull’altare maggiore, la Madonna con Bambino del pittore senese Andrea Vanni. Nelle pareti laterali affreschi degli Zuccari riportano episodi della Vita della Vergine. La Chiesa della Madonna di Cerreto edificio tardo barocco, è stata realizzata nel XVIII secolo su progetto dell’architetto Antonio Spinedi. La Chiesa di S. Francesco, eretta nel XII secolo, ristrutturata e ampliata tra XIII e XIV secolo, di stile romanico, è stata restaurata da Antonio Munoz nel 1927; conserva il sepolcro marmoreo di Francesco e Nicola Anguillara e affreschi rinascimentali. La Collegiata di S. Giovanni, ricostruita su un preesistente edificio romanico, di cui conserva il campanile, custodisce un prezioso Crocifisso ligneo, una pala d’altare di Andrea Pozzi, un tabernacolo del Quattrocento, il dipinto con la Madonna Auxilium Christianorum e un organo ottocentesco. La Chiesa di Santa Maria, costruita in luogo di una più antica, di cui rimane un frammento di affresco quattrocentesco con la Vergine, è stata realizzata in stile neoclassico su progetto dell’architetto Virginio Vespignani nel XIX secolo. Contraddistinguono la facciata il portico con colonne in mattoni e il campanile con orologio sormontato da cuspide ottagonale. L’interno, diviso in tre navate, custodisce la tavola con il Salvatore Benedicente (XII secolo) e il trittico con S. Terenziano, S. Rocco e S. Sebastiano. Nelle cappelle laterali si trovano la statua della Madonna delle Grazie e il busto argenteo di S. Terenziano. S. Pietro Apostolo (sec. XI-XII), la più antica del paese, è caratterizzata da un’abside romanica e da un campanile a vela. La Chiesa rurale della Madonna delle Grazie (sec. XIV-XV) nel
mese di maggio accoglie la celebrazione della festività più sentita dalla comunità cittadina. All’interno: un tabernacolo posto sulla parete di fondo della cappella con l’immagine della Madonna con Bambino dipinta su tegola; affreschi con la Vergine, Sant’Antonio Abate e S. Giuliano e con l’Ultima Cena; una pala d’altare con la Madonna con Bambino e Santi. S. Terenziano al Monte (sec. XIII-XIV), dedicata al patrono del paese, ha subito nei secoli diversi rifacimenti. L’interno è arricchito da un ciclo di affreschi sulla Vita del Santo, realizzato dal pittore Vincenzo Manenti nel XVII sec. PONTE DELL’OROLOGIO E CASTELLO DEGLI ANGUILLARA Fu il cardinale Antonio Barberini, governatore dal 1633 al 1644, a far ristrutturare e abbellire, con l’orologio, i pinnacoli e la corona di ferro, la torre centrale che controllava l’ingresso e il ponte levatoio. Il lato destro della costruzione è ornato da merli ghibellini. A sinistra del ponte, dove si ergevano le antiche torri, sono state costruite una serie di case. All’estremo lato sinistro si possono ammirare i resti di un torrione circolare fatto abbattere nel 1484 da papa Sisto IV. MONUMENTI E PALAZZI DI INTERESSE STORICO-ARTISTICO Da menzionare la Porta di Sant’Antonio risalente al XVII secolo e, lungo il Corso F.
TORRE DELL’OROLOGIO
MUSEO DELLE CONFRATERNITE È allestito all’interno della chiesa dedicata a S. Rocco (XV secolo), protettore dei malati di peste, a cui è intitolata anche una fonte nei pressi dell’edificio. Il museo ha la finalità di raccogliere e tramandare le memorie e le tradizioni delle Confraternite di Capranica. Percorso a carattere storico –antropologico, è supportato da vetrine e pannelli che custodiscono ed illustrano oggetti d’arte sacra.
di nocciole e miele.
Per Informazioni: Comune di Capranica: www.comune.capranica.vt.it Tel. 0761.66791 fax 0761.6679232. Museo delle confraternite Tel. 0761.6679202 e-mail: museo.capranica@gmail.com Foto gentilmente concesse da: Fabio Ceccarini.
CAPRANICA PER DATE S. ANTONIO ABATE 17 GENNAIO
PASQUA
PRODOTTI DEL TERRITORIO
Prodotto tipico per eccellenza è la nocciola, utilizzata per la produzione dei dolci tradizionali: “panpepato”, dolce natalizio a base di nocciole intere, miele, pepe, cioccolato a scaglie, canditi; “tozzetti”, biscotti secchi dolci a base di farina, zucchero e granella di nocciole; “mostaccioli”, ottenuti dall’impasto
2° DOMENICA DI MAGGIO
Tradizionale “focarone”, con distribuzione di bruschette, salsicce e vino. La domenica successiva si tiene la processione religiosa con la macchina votiva e l’immagine del Santo, seguita dalla benedizione degli animali. Venerdì Santo tradizionale processione notturna con il Cristo Morto. FESTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE
Processione alla chiesetta rurale, concerti in piazza, mostre della confraternita, tombola. ESTATE A CAPRANICA
GIUGNO AGOSTO
Festa del VII luglio: Buon Compleanno Capranica; Notte delle notti: musica, piano bar, in vari punti del paese; rassegna cinematografica all’aperto; escursioni notturne presso le aree archeologiche con bivacco e stand gastronomici; percorsi culturali nelle chiese e nel centro storico; commedie dialettali nel centro storico; palio dei rioni con cortei, gare di abilità a cavallo, corsa della stella, esibizioni folcloristiche in costume medievale; Notti luminose: manifestazione musicale, teatrale, folcloristica con concerti e rappresentazioni nelle chiesette rurali; Sagra della Nocciola con conferenze e stand gastronomici; Sagra degli strozzapreti (15 e 16 agosto). S. TERENZIANO
1° DOMENICA DI SETTEMBRE
Chiesa di S. Francesco
festa patronale; all’alba Santa Messa e Solenne processione con le reliquie del Santo, concerti in piazza, tombola, Mostra Artigianato. Sabato precedente: veglia al monte con funzioni religiose, concerti della banda.
Capranica
Petrarca, il portale dell’Ospedale di S. Sebastiano (XII secolo). Tra gli edifici storici, si segnalano: Palazzo Montenero Sansoni (XVIII secolo); Palazzo Forlani (XVII secolo); Palazzo Patrizi-Naro, sede della biblioteca comunale, della scuola musicale e dell’archivio storico; Palazzo Accoramboni, sede dell’Amministrazione Comunale, realizzato su commissione di Paolo Giordano Orsini, Duca di Bracciano, tra il 1571 e il 1579, conserva dipinti del XVII secolo.
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Testoriemp Caprarola
Caprarola
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Sorge su uno sperone tufaceo sul versante meridionale dei Monti Cimini, a pochi chilometri dal lago di Vico. Il territorio, quasi interamente protetto dalla Riserva Naturale del Lago, ricoperto da fitte vegetazioni di boschi, castagneti e noccioleti, è la meta ideale per escursioni all’insegna della natura e del relax.
CENNI STORICI Nei dintorni compaiono tracce etrusche, tuttavia i primi insediamenti stabili, da cui trasse origine Caprarola, risalgono al Medioevo. Contesa da diverse famiglie feudatarie, vi si alternarono gli Orsini, i Di Vico e gli Anguillara. Nel 1435 passò sotto la giurisdizione della Santa Sede. La cittadina fu acquistata pochi anni dopo dal conte Everso degli An-
guillara e la famiglia conservò il feudo fino al 1465. In seguito affidata in vicariato ai Riario della Rovere, Caprarola vide la vera fioritura nel Cinquecento con i Farnese, che vi fecero erigere uno dei palazzi più rappresentativi del loro casato. La committenza farnesiana diede impulso ad uno sviluppo urbanistico del paese: per volere di papa Paolo III si avviò la costruzione del palazzo, la cui realizzazione si concretizzò con il cardinale Alessandro, nipote del pontefice. I successivi progetti di Giacomo Barozzi da Vignola, per la trasformazione della rocca, furono finalizzati a celebrare l’ascesa politica della famiglia: il card. Alessandro, divenuto papa nel 1534, costituì il ducato di Castro e Ronciglione (1537), riunendo tutti i possedimenti farnesiani della Tuscia in feudo autonomo. L’assetto urbanisti-
co della cittadina fu pianificato in funzione del Palazzo. Il dominio dei Farnese cessò nel 1649, anno della distruzione di Castro e la cittadina fu incamerata dalla Camera Apostolica. Poiché il Duca Ranuccio Farnese non aveva saldato i debiti contratti, nel 1660 tutti i beni del ducato di Castro e Ronciglione passarono alla Chiesa, tranne il Palazzo ed il contiguo giardino, che non dovevano essere né venduti né affittati. Essi (ad eccezione delle scuderie e del cantinone, che vennero trasferiti alla Camera Apostolica), rimasero ai Farnese fino al 1731, per poi passare a Carlo di Borbone.
DA VISITARE CHIESE Santa Maria della Consolazione, eretta nel XVI secolo su commissione dei Farnese, presenta una splendida porta lignea intagliata. Conserva: stucchi ed affreschi del XVI-XVII secolo, l’altare maggiore disegnato dal Vignola e un soffitto a cassettoni con scene dell’Incoronazione della Vergine e Santi. La Chiesa di S. Michele Arcangelo (Duomo) si erge al centro del paese. Al suo interno è possibile ammirare una tavola con il Salvatore Benedicente (XV secolo) e una tela del Seicento con la Vergine in Gloria con Bambino e Santi.
palazzo farnese, scala regia
Non distante dal palazzo si trova la Chiesa di Santa Teresa con annesso convento, costruita nel XVI secolo su disegno del Rainaldi. L’interno custodisce un dipinto attribuito a Guido Reni con la Madonna del Carmine e Santi e una tela del Lanfranco raffigurante S. Silvestro e il drago. PALAZZI E BENI DI INTERESSE CULTURALE Le Scuderie di Palazzo Farnese rivestono particolare interesse storico-culturale. L’imponente edificio (XVI secolo) fu costruito alla fine del Cinquecento su disegno del Vignola, sotto la direzione degli architetti Giovanni Antonio Garzoni o Jacopo del Duca. Attualmente vi si svolgono attività culturali. Palazzo Riario sorge di fronte alla Chiesa di S. Michele Arcangelo; edificato nel XIV secolo dagli Anguillara, nel Cinquecento passò alla famiglia Riario da cui prese il nome. Il palazzo è dotato di due torrioni quadrati e uno circolare. Palazzo Gherardi, ex convento delle Agostiniane, sede comunale, è contraddistinto da una facciata ornata da stemmi e lapidi e dal portale bugnato. La Fontana delle Boccacce (XVI secolo), addossata ad un palazzo di piazza Pietro Cuzzoli, ad arco semicircolare, è sormontata da un balconcino decorato con stemmi farnesiani. All’interno di nicchie, tre maschere gettano
Caprarola
Palazzo farnese, interno
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Caprarola
acqua. La Fontana delle tre Cannelle fu fatta costruire nel XV secolo dai Riario della Rovere. Incassata in un arco, presenta due abbeveratoi.
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PALAZZO FARNESE Fu il cardinale Alessandro Farnese il Vecchio (futuro Papa Paolo III) ad affidare ad Antonio da Sangallo il Giovane il progetto per la realizzazione di una residenza fortificata. I lavori ebbero inizio nel 1530, ma furono interrotti alla morte del Sangallo. Il cantiere riprese per volere del cardinale Alessandro il Giovane; l’incarico fu affidato al Vignola, che trasformò la fortezza in palazzo rinascimentale. L’edificio, di forma pentagonale, è suddiviso all’interno in una zona estiva, a nord e una zona invernale, a sud. Gli interrati, da cui avevano accesso le carrozze, accoglievano le cucine, i magazzini e gli ambienti della servitù. Le stanze del piano superiore, detto Piano dei Prelati, conservano preziosi affre-
Casina del piacere
schi di Taddeo e Federico Zuccari. Al piano nobile, la cui zona estiva fu affrescata da Taddeo Zuccari e l’invernale da Jacopo Zanguidi Raffaellino da Reggio e Giovanni de Vecchi, si trovano la Camera dell’Aurora, camera da letto del cardinale; la Stanza dei Fasti Farnesiani, camera delle celebrità; l’Anticamera del Concilio, che prende il nome dall’affresco del Concilio di Trento; la Sala di Ercole. Uno degli ambienti più prestigiosi è la Sala del Mappamondo, affrescata da Giovanni Antonio da
palazzo farnese
chiesa di santa teresa
PRODOTTI DEL TERRITORIO L’economia locale è basata per lo più sull’agricoltura, in particolare sulla produzione di castagne e nocciole (la provincia di Viterbo risulta la più grande produttrice di nocciole d’Italia), con le quali si preparano dolci tradizionali come tozzetti, amaretti, pampepati e crema di nocciole.
settembre. Per l’occasione si tengono sfilate di carri folcloristici, degustazioni di prodotti tipici e distribuzione di dolci e nocciole. Per Informazioni: Comune di Caprarola: www.comune.caprarola.vt.it - Tel. 0761.64901. Palazzo Farnese Tel. 0761.646052. Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna.
CAPRArola PER DATE 17 GENNAIO
ULTIMA DOMENICA DI MAGGIO
ULTIMO WEEK-END DI GIUGNO
LUGLIO AGOSTO
EVENTI E MANIFESTAZIONI SAGRA DELLA NOCCIOLA Alla nocciola, prodotto locale per eccellenza, Caprarola dedica una sagra che si svolge annualmente tra la fine di agosto e gli inizi di
Caprarola
Varese. Il quarto e quinto piano spettavano agli staffieri ed ai cavalieri. Da menzionare inoltre lo splendido cortile, di forma circolare, progettato dal Vignola, composto da due porticati sovrapposti, con volte affrescate da Antonio Tempesta. Appartengono al Vignola anche gli affreschi della Scala Regia, scala interna che ruota intorno a 30 colonne di peperino. Sul retro del palazzo si aprono gli Orti farnesiani, meraviglioso esempio di giardino tardo-rinascimentale, i cui lavori furono iniziati nel 1565 da Giacomo del Duca e si conclusero nel 1630, sotto la direzione di Girolamo Rainaldi. I giardini culminano nella segreta Casina del Piacere, residenza estiva del Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955.
ULTIMO WEEK-END DI AGOSTO E 1 SETTEMBRE
S. ANTONIO ABATE
Benedizione degli animali.
FIERA AGRICOLA ARTIGIANALE
esposizione di macchine agricole, prodotti tipici, artigianato e folclore.
PALIO DELLE CONTRADE CORTEO STORICO
Sfilata notturna per le vie del centro; cena rinascimentale.
ESTATE TRA ARTE E NATURA
manifestazioni teatrali in piazza e alle Scuderie Farnese, “Musica al Palazzo Farnese”, concerti di musica classica, vari spettacoli d’intrattenimento. SAGRA DELLA NOCCIOLA E FESTA DEL PATRONO S. EGIDIO ABATE
rievocazione storica della visita di papa Gregorio XIII del 1575 al Card. Alessandro Farnese. In occasione dei festeggiamenti patronali si tiene la processione in onore del Santo ed il Palio di S. Egidio Abate.
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Carbognano
Carbognano
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Centro agricolo ai piedi dei Monti Cimini, sul versante orientale del lago di Vico, si distingue per la presenza di folti castagneti e rigogliosi noccioleti.
CENNI STORICI Tracce dell’arte etrusca rinvenute nei dintorni
fanno supporre che il Centro risalga all’epoca dei Falisci, IX – VIII sec. a. C. Tra il IV sec. a. C. e III sec. d. C., fu sotto il dominio romano. La storia di Carbognano è legata al Patrono Sant’Eutizio da Ferento, vissuto nei primi secoli dell’era cristiana, al quale è attribuito il “miracolo del grano”: secondo la tradizione il Santo gettò a terra dei semi che germogliarono all’istante per sfamare dei buoi. Il paese, edificato a scopo difensivo su un piccolo colle alla confluenza di due fossi, nel 1049 C. fu fondo dell’Abazia di Farfa. Nel secolo XIV appartenne alla famiglia Di Vico e successivamente passò alla Camera Apostolica. Nel 1494 Papa Alessandro VI Borgia l’affidò ad Orsino Orsini, signore di Bassanello e alla moglie Giulia Farnese, che vi soggiornò fino al 1522. Passò quindi in eredità ai della Rovere. Nel 1630, Papa Urbano VIII Barberini l’elevò a Principato. Carbognano fece parte dei possedimenti della famiglia Colonna di Sciarra fino al 1870.
DA VISITARE
palazzo comunale
In Piazza del Comune si erge il Palazzo Comunale, con la torre dell’orologio, a cui si accede da una scala elicoidale in peperino, eseguita nel 1254. A lato dell’edificio,
IL CASTELLO La rocca, o castello, o palazzo baronale, residenza di Giulia Farnese, fu edificato tra Quattrocento e Cinquecento su una preesistente costruzione. L’edificio, più volte rimaneggiato, costituito da un fabbricato, a pianta quadrilatera irregolare, presenta una serie di finestre incorniciate in peperino, di cui, alcune che danno sulla piazza comunale, portano la scritta “Iulia Farnesia”. Sono presenti in tutti i lati del castello e del mastio beccatelli che sorreggono un camminamento con merli a sagoma dritta e con feritoie a croce. Possente dal retro, appare il mastio. Due torri di diversa altezza e forma impreziosiscono la costruzione. All’interno si apre un cortile; un atrio permette l’accesso ad una doppia rampa di scale che conduce ad un’anticamera. L’ambiente di disimpegno, il salone, la camera di Giulia, la Cappella e la sala da pranzo conservano pitture ad affresco. Tra i dipinti della sala da pranzo compaiono animali, piante, fiori, frutti, gli stemmi dei Farnese, Caetani, Della Rovere, Orsini e l’immagine dell’unicorno, animale fantastico, che ricorre nelle opere di committenza farnesiana. CHIESE La Collegiata di S. Pietro Apostolo, in Piazza Roma, risale al XVIII secolo. Presenta una grande navata con sei cappelle per lato, di cui una dedicata a S. Eutizio. Dietro l’altare,
in una cornice a stucco è raffigurato Gesù che consegna le chiavi a S. Pietro. La Chiesa di S. Filippo Neri, costruita nel 1636, custodisce: un’acquasantiera quattrocentesca e dipinti del Settecento di scuola romana. Il Santo a cui è dedicata la chiesa è il Comprotettore del paese. La Chiesa di Santa Maria della Concezione, edificata nel XVI secolo, ha un’unica navata, finestre bifore rinascimentali e pitture
Carbognano
la fontana commissionata da Giulia Farnese nel XVI secolo; costruzione a tre vasche, di cui le due laterali erano utilizzate come abbeveratoio per gli animali e la centrale, sormontata da una testa di leone, per l’approvvigionamento idrico. In alto, compare uno stemma gentilizio. Sotto il castello, attorno al quale si sviluppa il centro del paese, si erge un lavatoio; strutturato in tre vasche e coperto da tettoia, fu fatto realizzare dal principe Colonna.
chiesa di san pietro apostolo
castello
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Bambino e il miracolo di S. Eutizio. Alcuni dipinti attribuiti al Balletta sono stati rifatti nel Settecento.
PRODOTTI DEL TERRITORIO Consistente la presenza di noccioleti e castagneti, ma non mancano coltivazioni come l’ulivo e la vite. Alla castagna viene dedicata una sagra a fine ottobre. Le “gavinelle”, costituiscono il piatto tipico di Carbognano; ottenute da un impasto di acqua e farina, sono condite con ragù o porcini.
Carbognano
Per Informazioni: Comune di Carbognano: Tel. 0761.31401.
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Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna.
chiesa di SAN FILIPPO NERI
CARBOGNANO PER DATE della fine del Cinquecento. La Chiesa di Sant’Anna (XVIII sec.), su un piccolo pianoro, sotto il palazzo farnese, si adagia, fra scoscesi dirupi, a fianco della strada di raccordo tra Carbognano e Fabrica. La Chiesa di Santa Lucia, a fianco del castello, è stata edificata tra XIII e XIV secolo. Il sedile in pietra dietro l’altare testimonia l’antichità della Chiesa di S. Donato. Vi sono affreschi di notevole valore storico, una finestra bifora e rosone centrale di preziosa fattura. La Chiesa della Madonna della Valle custodisce un interessante affresco con la Vergine eseguito dal Pastura (XV secolo). La Chiesa di S. Eutizio, risalente al IX secolo, si trova fuori dal paese. Edificio a tre navate, conserva importanti affreschi con il S. S. Crocifisso, SS. Salvatore, la Vergine col
PASQUA
GIUGNO
DOMENICA DOPO FERRAGOSTO
METà OTTOBRE
il Venerdì Santo si svolge la “Processione del Cristo Morto”. La Passione è rievocata da figuranti.
CORPUS DOMINI
Processione e infiorate lungo le vie del paese.
SAGRA DELLA GAVINELLA
Degustazione della pasta tipica locale.
FESTA DELLA CASTAGNA
Si organizzano cene con prodotti tipici, stand gastronomici, distribuzione di caldarroste. PRESEPE VIVENTE
NATALE
Il borgo si anima di figuranti. Si svolgono due rievocazioni: una effettuata dai bambini, l’altra ambientata nel Quattrocento alla corte dei Farnese, con dame e principi dell’epoca. Durante il percorso il visitatore potrà gustare prodotti locali.
Ronciglione sorge lungo la Cassia Cimina a circa 400 metri s.l.m, sull’asse della Via Francigena. Il paesaggio, prevalentemente collinare, è caratterizzato da una ricca area boschiva, che circonda la caldera del Lago di Vico, costituita da faggi, querce, castagni e noccioleti.
CENNI STORICI Sul territorio sono state rinvenute testimonianze di epoca etrusca e romana, quando la
città costituiva un castrum, posto tra la Via Cassia e la Via Clodia. Spesso preda di saccheggi da parte dei barbari, Ronciglione fu fondata nel 1045 dai Prefetti di Vico, che ne contesero a lungo il controllo con gli Anguillara. Raggiunse il massimo splendore nel XVI secolo, con la nascita del Ducato di Castro, voluto dal cardinale Alessandro Farnese, papa Paolo III, di cui Ronciglione divenne la capitale. I Farnese promossero una politica volta a favorire la “rinascita artistica” cittadina, chiamando a prestare servizio insigni
corse a vuoto
Ronciglione
Ronciglione
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Ronciglione 24
architetti quali: Antonio da Sangallo, Vignola e Pietro da Cortona. Fu irrobustito l’apparato manifatturiero con l’impianto di ferriere, cartiere, ramiere, concerie, tessili, ceramiche, armerie. Anche il campo culturale fu animato da una vivace attività letteraria, con la nascita di accademie e stamperie: vi furono stampate la prima edizione della Secchia Rapita del Tassoni e dell’ Aminta del Tasso. Ciò diede impulso al richiamo di manodopera, che favorì un forte incremento demografico ed una conseguente crescita economica. Alla caduta del Ducato, Ronciglione passò sotto la giurisdizione pontificia; nel 1728 Benedetto XIII le conferì il titolo di città. L’incendio appiccato dalle truppe francesi nel 1799 distrusse numerosi edifici e l’archivio storico.
DA VISITARE Ronciglione costituisce la testimonianza più significativa di tutte le sistemazioni urbanistiche promosse dai Farnese. Le scelte operate dagli architetti farnesiani non hanno alterato l’assetto preesistente: nel centro cittadino, sono chiaramente distinguibili la fase medioevale, rinascimentale e barocca. PALAZZO COMUNALE Si erge in Piazza Principe di Napoli. Costruito intorno al 1550, dal 1816 è sede dell’Amministrazione Comunale. La facciata è abbellita da un balcone sormontato da un orologio che risale al XVIII secolo. FONTANA GRANDE Detta anche Fontana degli Unicorni o dei Cavalli Marini, attribuita per tradizione al Vignola, fu, in realtà, eseguita da Antonio Gentili da Faenza nel XVI secolo. Costruita in pietra arenaria, è ornata da tre unicorni dalla cui bocca sgorga l’acqua che va a riempire le due vasche sottostanti. L’unicorno, animale mitico, è prediletto nel simbolismo farnesiano.
La rocca
LA ROCCA (TORRIONI) Eretta nell’Alto Medioevo dai Prefetti di Vico a funzione difensiva, passata in seguito agli Anguillara, poi ai Della Rovere e ai Farnese, subì diversi interventi nel corso dei secoli, come quelli realizzati da Giovanni Dolci, su commissione di Sisto IV, che videro l’aggiunta del mastio e delle quattro torri fortificate. CASA MUSEO DELLA VENERABILE MARIANGELA VIRGILI È situata nel borgo medievale. Si tratta della casa, ora trasformata in museo, di Mariangela Virgili, giovane di nobili origini, Terziaria Carmelitana dell’Antica Osservanza. All’interno si possono ammirare numerosi ex voto, quali: cuori in argento, tavolette, tele, fotografie. PORTA ROMANA Divide il centro storico della cittadina dalla zona sud. Realizzata per volere del duca Odoardo Farnese nel 1618, su disegno del Vignola, è caratterizzata da una lavorazione a bugnato. Fu più volte rimaneggiata, come nel 1857, quando venne aggiunta in alto una torretta con orologio, poi rimossa negli anni Cinquanta. CHIESE Il Duomo, dedicato ai Santi Pietro, Caterina e Bartolomeo, eretto nel XVII secolo su progetto
duomo
tura è stata riportata all’originario stile romanico. La chiesa è detta “della Provvidenza” a seguito del ritrovamento dell’affresco della Madonna con Bambino, che permise al parroco di ottenere nuovi fondi per portare a termine i restauri dell’edificio. La Chiesa di S. Sebastiano sorge in Piazza Vittorio Emanuele. L’interno, diviso in tre navate, conserva, sull’altare maggiore, decorazioni in stucco, che contornano tre tavole con i Santi Sebastiano, Caterina e Rocco. La Chiesa di Santa Maria della Pace si trova in fondo a viale Garibaldi. Realizzata nel 1551 per volere del Cardinale Alessandro Farnese, presenta una facciata di scuola vignolesca. All’interno, l’altre maggiore è ornato da stucchi. Si possono ammirare diversi affreschi: la Vergine del Pastura e pitture di scuola manieristica. La Chiesa di Sant’Eusebio è situata a pochi chilometri dal paese, sulla sinistra della Cassia Cimina, in direzione di Roma. Risale all’VIII secolo. Il complesso monumentale è formato da due strutture: la prima, il sepolcro
Chiesa della Provvidenza
Ronciglione
di Pietro da Cortona, presenta una facciata suddivisa in due ordini: ionico e composito. Il complesso architettonico è dominato da una maestosa cupola ed affiancato da un campanile settecentesco. L’interno, a croce latina, diviso in tre navate, custodisce il trittico del SS. Salvatore, eseguito dal pittore viterbese Gabriele di Francesco da Viterbo nel XV secolo. Della Chiesa di Sant’Andrea, costruita nel XII secolo, rimangono visibili solo parte della struttura esterna e del campanile, sormontato da una copertura ottagonale realizzata nel 1436. La Chiesa della Provvidenza è la più antica del paese, costruita dai Prefetti di Vico su un tempio pagano. Risale al secolo XI. L’edificio è caratterizzato dal campanile romanico aggiunto nel XIII secolo. L’interno è decorato da pitture, tra cui si segnalano: il dipinto absidale con i frammenti di una Crocifissione e un Cristo Benedicente nel catino. Nel 1702 si verificò il crollo della parte sinistra, restaurata nel 1742 in stile barocco. Negli anni Cinquanta la strut-
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Ronciglione
Piazza Principe di Napoli
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Sfilata di carri
di Flavio Eusebio (IV secolo), l’altra, la chiesa che corre attorno al monumento e lo contiene. L’edificio è diviso in tre navate, le arcate poggiano su colonne sormontate da capitelli lavorati a nastri intrecciati, volute angolari, foglie lanceolate. Custodisce preziosi affreschi medievali.
cittadina, sfilate di carri allegorici e “corse a vuoto”, tradizione tramandata dall’epoca farnesiana. Sono due i pali corsi annualmente nella cittadina: il Palio della Manna, nel periodo di Carnevale e il Palio di S. Bartolomeo, in occasione dei festeggiamenti patronali nel mese di agosto.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
Per Informazioni: Comune di Ronciglione: www.comune.ronciglione.vt.it Tel. 0761.62901
IL CARNEVALE È noto lo spirito vivace e festoso che contraddistingue Ronciglione, incarnato dalla maschera del Naso Rosso, personaggio satirico che, in modo ironico, spinge i visitatori, che affollano la piazza nel giorno di festa, ad assaggiare gustosi maccheroni. Il Carnevale è l’evento ronciglionese per eccellenza, a cui il paese deve fama e prestigio: cinque giorni all’insegna del divertimento, animati dalle musiche della banda
Foto gentilmente concesse da: Stefano Ioncoli.
RONCIGLIONE PER DATE
FEBBRAIO
PASQUA
CARNEVALE
Festa tradizionale. Corse a vuoto, sfilata di carri allegorici e maschere, degustazioni di prodotti tipici.
Durante la Settimana Santa processione del Cristo Morto. FESTA DEI BORGHI MEDIEVALI
AGOSTO
Per l’occasione i borghi storici del paese vengono addobbati a festa e si organizzano la “gnoccata” e la “fagiolata”: stand gastronomici di gnocchi e fagioli. S. BARTOLOMEO
24 AGOSTO
sfilata dei Nasi Rossi
Festeggiamenti patronali; si svolgono le funzioni religiose e viene trasportata in processione la statua del Santo. Palio di S. Bartolomeo con corse a vuoto e spettacolo pirotecnico in serata.
Soriano
in inverno.
CENNI STORICI Sono stati rinvenuti reperti risalenti al Paleolitico, Neolitico, Età del Rame, del Bronzo e del Ferro, tuttavia la prima testimonianza scritta relativa al Comune di Soriano è costituita dall’opera Ab Urbe condita di Tito Livio, in cui l’autore descrive l’invasione romana a scapito degli Etruschi. Tra III e IV secolo, le popolazioni locali furono evan-
Soriano, panoramica-castello Orsini
Soriano
Sorge su una collina compresa tra due corsi d’acqua, alle pendici del Monte Cimino. Il paesaggio è caratterizzato in prevalenza da alberi di castagno e faggio, a quote più basse da boschi di querce. Il monte Cimino, che ben si presta ad escursioni e passeggiate, è la meta ideale per gli amanti della natura e del relax. Il susseguirsi delle stagioni riserva un’armonia di colori e profumi sempre nuova: alle vivaci fioriture primaverili ed estive seguono le calde tinte autunnali, sostituite dal candore del paesaggio innevato
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acquistato dai Madruccio, imparentati con gli Altemps. Nel 1715, Soriano passò agli Albani, quindi ai Chigi, che rinunciarono ai diritti feudali, in favore dello Stato Pontificio, sotto la cui giurisdizione la cittadina rimase fino al 1870.
Soriano
DA VISITARE
Chiesa di S. Nicola di Bari
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gelizzate da S. Eutizio di Ferento, qui sepolto dopo il martirio. Tra VIII e XIII secolo il territorio appartenne prima ai Benedettini dell’Abbazia di S. Andrea in Flumine, poi ad istituti religiosi romani. Verso la metà del XIII secolo, cominciò ad assumere particolare rilievo, tra gli altri insediamenti, il borgo di Soriano, costruito su una collina attorno alla fortezza dei Guastapane Pandolfo. Successore della famiglia Guastapane fu Orso Orsini, nipote del pontefice Nicola III, che nel 1277 fece costruire il castello. Nel XIV secolo il feudo passò alla Santa Sede, poi alle famiglie Colonna e Vitelleschi e di nuovo al Papato. Soriano godé un periodo particolarmente favorevole con Niccolò V (1447-1455). Durante il pontificato di Innocenzo VIII (1484-1492), il castello fu affidato allo spagnolo Didaco de Carvajal, ucciso nel 1489 dal conte Pietro Paolo Nardini, signore di Vignanello. Si susseguirono diverse signorie: Orsini, Borgia, Della Rovere e Caraffa. Nel 1560 il castello fu
DINTORNI Presso la faggeta è possibile ammirare il sasso menicante (o “naticarello”), considerato da Plinio il Vecchio un «miracolo della natura», è un grande macigno ovoidale che si regge in bilico, da secoli, su una stretta base di appoggio. La Selva di Malano è la principale area archeologica territoriale, che si caratterizza per tombe a fossa e a camera. All’interno della selva si conservano i resti della città etrusco-romana di Corviano. La frazione di Chia si erge in posizione panoramica sulla Valle del Tevere, antico borgo medievale caro a Pier Paolo Pasolini, che lo eresse a sua seconda dimora, restaurandone il castello con la torre. La frazione di S. Eutizio, a pochi chilometri dal paese è circondata da resti archeologici di diverse epoche e accoglie il santuario dedicato al martire; particolare interesse è rivestito dalle catacombe del III secolo e dalla cripta del Santo. A destra della stradina che unisce Bassano in Teverina alla frazione di S. Eutizio si innalza, su un basamento romano, la torre medievale di Santa Maria di Luco. Altri resti archeologici, come tombe a fossa, a grotta o cunicoli, sono presenti in contrada Fornacchia. I percorsi archeologici possono risultare a tratti impervi. Provenendo dai Cimini si accede al paese da Porta Romana, fatta realizzare nel XVIII secolo, su disegno di Michelangelo Buonarroti, dal principe Carlo Albani, allo scopo di fissare il limite dell’abitato.
Porta Romana
CASTELLO ORSINI Eretto nel 1277, per volere del pontefice Niccolò III, su una precedente struttura, è costituito dal palazzo e da una torre rettangolare, uniti tra loro da alcuni fabbricati minori. L’intero complesso, sormontato da merli guelfi, poggianti su archetti pensili, sostenuti da beccatelli, è circondato da un cammino di ronda, delimitato da un bastione, nel quale è inserita, tra due torri, la porta d’accesso originaria. La rocca, in epoca rinascimentale, ha subito aggiunte e modifiche. Notevoli gli ampi saloni del piano nobile del cassero ed un locale, al pian terreno, sormontato da volte a crociera, con costoloni poggianti su un pilastro ottagonale. Nel locale utilizzato come cappella è stato posto un altare cinquecentesco, in peperino, ornato a bassorilievo, proveniente dalla Chiesa della SS. Trinità del Monte Cimino. Sotto il governo dello Stato Pontificio, in seguito alle dipendenze dello Stato Italiano, il castello è stato adibito a carcere.
CHIESE Nella piazza centrale si erge il Duomo dedicato a S. Nicola di Bari, realizzato alla fine del Settecento su progetto di Giulio Camporese. La facciata è caratterizzata da due oridini: dorico e ionico. L’interno, a croce greca e tre navate, custodisce: rosoni in stucco, il coro ligneo, la statua gotica di Sant’Antonio abate, un fonte battesimale rinascimentale e un trittico quattrocentesco con il Salvatore e Santi. La Chiesa di S. Eutizio, di fronte alla Fontana Vecchia (XV secolo), risale al Medioevo, ma subì diverse modifiche nel Settecento per volere degli Albani. La facciata, a muratura e ad unico ordine, ha la parte architettonica in peperino. In essa primeggia lo stemma di casa Albani. All’’interno vanno segnalati: l’altare maggiore, un busto in argento di S.Eutizio, una settecentesca immagine della Madonna, attribuita a Sebastiano Conca, un oliario marmoreo del XV secolo di Andrea Bregno ed un crocefisso ligneo barocco. La Chiesa di S. Giorgio si trova fuori dall’abitato. Risalente all’XI secolo, presenta eleganti motivi ornamentali nel portale, nel timpano e nell’abside. Sul fianco dell’edificio
Soriano
PALAZZO E FONTANA DI PAPACQUA Il Palazzo Chigi-Albani e l’adiacente Fonte Papacqua costituiscono un complesso architettonico di particolare interesse; caduto in abbandono, si può visitare solo in alcune occasioni. L’edificio, edificato alla metà del Cinquecento, fu voluto dal Cardinale Cristoforo Madruzzo, al quale si deve la realizzazione della Fonte, che abbellisce la terrazza dove si apre il portone d’ingresso. Bassorilievi scolpiti nella roccia ornano la Fonte. L’acqua, che viene convogliata in una vasca rettangolare decorata con mascheroni, defluisce in un laghetto a valle. Il palazzo, ristrutturato agli inizi del Settecento dal cardinale Annibale Albani, passò ai Chigi.
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Soriano Testoriemp 30
si innalza una torre campanaria quadrata. Nella Chiesa di Sant’Agostino (o della Santissima Trinità, XVIII secolo), con volta affrescata nel Settecento da Taddeo Kunds raffigurante l’Apoteosi di Sant’Agostino, è custodita una tavola di scuola senese del 1343 con la Madonna in trono e il Bambino. La Chiesa della Misericordia è la più antica di Soriano, risale al Medioevo ma ha subito modifiche in epoca rinascimentale. Vi è conservato un crocifisso ligneo del ‘700. La Chiesa di S. Antonio da Padova risale alla metà del XVII secolo, presenta un’unica navata, con tre altari barocchi. Nell’immediate vicinanze di Soriano si trova la Chiesa della Madonna del Poggio del XVII secolo. La facciata è eseguita con blocchetti di peperino grigio-rossastri. L’interno, ad una navata, si distingue per l’altare maggiore scolpito in legno di noce. L’attiguo ex convento appartenne prima ai carmelitani, poi ai francescani. Nella Chiesa parrocchiale di Chia si conserva un trittico quattrocentesco raffigurante il Salvatore Benedicente tra la Madonna Annunziata e l’Angelo Annunziante.
SAGRA DELLA CASTAGNA Si svolge il primo e secondo week-end di ottobre. La festa ha origini antichissime che risalgono ai festeggiamenti istituiti dal Consiglio della Comunità alla fine del XV secolo, a ricordo del tentativo di conquista del Castello di Soriano, avvenuto nel 1489 da parte del signore di Vignanello. La cittadina, divisa nei rioni Papacqua, Rocca, San Giorgio e Trinità, si cala in un’atmosfera medioevale, addobbando le vie con stemmi ed effigi. Si tengono: il Palio delle contrade, spettacoli di sbandieratori, esibizione di spadaccini e sfilate in costume storico. Presso le taverne rionali è possibile degustare prodotti tipici e vengono distribuite caldarroste.
PRODOTTI DEL TERRITORIO
Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna.
L’economia locale si basa sull’agricoltura, sul terziario e su piccole attività artigianali. Nel comprensorio comunale prevalgono noccioleti e castagneti. La coltivazione della nocciola si localizza principalmente nel versante orientale e meridionale del monte Cimino. Le castagne, della qualità del marrone fiorentino, vengono coltivate tra i 500 e 700 m. s. l.m. Altra peculiarità di Soriano, il peperino, originato dalla cementazione di materiali vulcanici. Tra i piatti tipici tradizionali: gli “gnocchi col ferro”, ottenuti da un impasto di acqua, farina e sale e conditi con porcini; gli “spaghetti con ricotta”, zucchero e cannella; le “sutrine”, frittelle condite con pecorino o marmellata.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
Per Informazioni: Comune di Soriano nel Cimino: www.comune.sorianonelcimino.vt.it Tel. 0761/742219 Pro Loco tel. 0761/746001 info@prolocosoriano.it www.prolocosoriano.it
SORIANO PER DATE S. ANTONIO ABATE
17 GENNAIO
Ogni anno viene eletto il “signore”, che, nel giorno di festa, con una biga trainata da un cavallo, si reca sulla piazza centrale, dove numerosi cittadini lo attendono per la tradizionale benedizione degli animali. Al termine della cerimonia, la moglie del signore lega al collo degli animali il “biscotto”. La sera prima, davanti alla Chiesa Collegiata, si accende il “Fuoco di Sant’Antonio”. S. EUTIZIO
14/15 MAGGIO
1°/2° WEEK-END DI OTTOBRE
Solenne processione con il suggestivo trasporto, da parte dei Facchini di S. Eutizio, della statua del Santo. Nei giorni precedenti e in quelli successivi gare cinofile, esibizione di cori polifonici, pellegrinaggi al santuario, spettacoli musicali, maratone, gare equestri, tombola e fuochi d’artificio. SAGRA DELLE CASTAGNE
rievocazioni storiche, degustazioni di prodotti locali e distribuzione di caldarroste.
Sutri, situata lungo la Via Cassia, nella depressione che divide i Monti Cimini dai Sabatini, sorge su uno sperone tufaceo, delimitato dai torrenti Rotoli e Promonte, che percorrono profonde vallate. Città ad economia prevalentemente agricola, si distingue per la coltivazione di grano, orzo, nocciole, fagioli, uva.
CENNI STORICI Le origini di Sutri sono molto antiche, probabilmente risalenti all’età del bronzo. Sulla fondazione della cittadina si tramandano diverse leggende, come quella che attribuisce la nascita del primo insediamento ai Pelasgi, popolazione di navigatori orientali, o al Dio Saturno (Sutri da Sutrinas nome etrusco della divinità), raffigurato, a cavallo e con tre spighe di grano in mano, nello stemma cittadino. Durante la dominazione etrusca Sutri fu centro agricolo e commerciale. Secondo Tito Livio, per la particolare posizione strategica, la città fu considerata
pIAZZA DEL COMUNE
dai Romani la naturale porta dell’Etruria. Costituì un importante polo di confluenza: prima lungo la linea di collegamento tra i Centri Falisci e le città dell’Etruria interna, poi come passaggio lungo la Cassia. Nel 396 a. C., decaduta Veio per mano dei Romani, Sutri divenne colonia latina. Sotto il dominio romano fu ancora teatro di scontri tra Roma e le città etrusche, che si conclusero con la sottomissione di Tarquinia e la distruzione di Volsinii e di Falerii. Alla fine del I sec. a. C. Sutri visse una fase di sviluppo, beneficiando della posizione sulla Via Cassia, che le permise di intrecciare importanti scambi commerciali. Il Cristianesimo deve esservi penetrato molto presto: la cittadina fu un’importante sede vescovile già dal V secolo; il primo vescovo di cui si hanno notizie è S. Eusebio (465 d. C.). Tra il V e l’VIII secolo Sutri fu coinvolta nelle lotte tra Longobardi e Bizantini, fin quando nel 728 Liutprando, re longobardo, donò la città e le terre circostanti al pontefice Gregorio II. Con questa “donazione” si costituiva il primo nucleo del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, conferendo dominio temporale alla Chiesa. Una leggenda narra che Berta, sorella di Carlo Magno, in viaggio verso Roma, sostando a Sutri, diede alla luce, in una grotta, Rolando (o Orlando), paladino di Francia e protagonista di numerose opere sulle sue gesta. La città ebbe enorme importanza per tutto il Medioevo: tappa della Francigena, fu transitata, soprattutto in anni giubilari, da numerosi pellegrini diretti nella Capitale. Nel 1046 con il Concilio di Sutri, indetto dall’imperatore Enrico III, si pose fine allo scisma di tre papi, che vide salire al soglio pontificio Clemente II. Nel 1111 vi fu stabilito,
Sutri
Sutri
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tra Pasquale II ed Enrico V, il iuramentum sutrinum, che segnò una tregua nella lotta per le investiture. Nel 1155 vi si tenne l’incontro tra Federico Barbarossa e papa Adriano IV. Nel 1244 trovò rifugio nella cittadina Innocenzo IV, in lotta con Federico II. I secoli XIII e XIV furono caratterizzati da ripetuti scontri tra Guelfi e Ghibellini, che culminarono, ad opera di Nicolò Fortebraccio, nell’incendio del 1433 che distrusse il borgo. Seguì un rapido declino, dovuto anche allo spostamento dei traffici dalla Cassia alla Via Cimina. Alla fine del XVIII secolo, Sutri subì l’occupazione da parte delle truppe francesi; in seguito entrò a far parte del Regno d’Italia.
Sutri
DA VISITARE
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Nel visitare Sutri, si potranno ammirare: Porta Furia, da tempo murata, i cui resti sono visibili nella parte settentrionale del paese; Porta Morone, nella parte occidentale della città, che ha subito nei secoli sostanziali trasformazioni; Porta Vecchia, o Franceta o della Vittoria che conserva l’originario aspetto medievale. In Piazza Cavour si erge una fontana eseguita negli anni Trenta sul modello di una fonte medievale viterbese. Un angolo suggestivo e caratteristico della cittadina accoglie l’antico lavatoio pubblico, che, nei mesi estivi, ospita manifestazioni culturali. Tra gli altri beni di interesse artistico la Torre dell’Orologio, che, fatta costruire da Innocenzo XIII nel XVIII secolo, sormonta un arco
vILLA SAVORELLI
romano. Presso l’atrio del Palazzo Comunale sono conservati frammenti lapidei dall’epoca romana a quella medievale. CHIESE La Cattedrale di Santa Maria Assunta fu consacrata da papa Innocenzo III nel 1207. A causa dei rifacimenti eseguiti nei secoli XVII e XIX, poco rimane dell’antica chiesa medievale di stile romanico. La facciata presenta un portico barocco e portale con decorazioni policrome ed intarsi. Il campanile in tufo (X-XI secolo) è suddiviso in quattro ordini di finestre. L’interno è costituito da tre navate, abside e cappelle laterali. Il pavimento cosmatesco risale al periodo medievale. Si segnalano affreschi del XIX secolo attribuiti a Luigi Fontana, un Crocifisso ligneo (XIV secolo) e un ciborio (XV secolo). Di particolare interesse la Tavola del Santissimo Salvatore (XIII secolo), di stile bizantino. La cripta, capolavoro d’arte longobarda, conserva colonne di marmo di epoca romana e capitelli realizzati in diversi periodi, che, sorreggendo volte a crociera, scandiscono l’andamento delle campate. S. Francesco con l’annesso convento, già dedicata a San Michele Arcangelo, edificata nel XIII secolo in stile romanico, presenta aggiunte cinquecentesche. Da menzionare il campanile a vela. S. Silvestro conserva parte dell’originaria struttura romanica. La torre custodisce la campana dono della contessa Matilde di Canossa. L’interno presenta un affresco dedicato a San Silvestro
cattedrale - cripta
MUSEO DEL PATRIMONIUM Sorge nel centro storico di Sutri, all’interno di un antico ospedale. La struttura ospita anche l’archivio storico e la biblioteca. Vi sono esposti reperti dal periodo romano al primo Rinascimento. Un Lapidarium raccoglie sculture ed epigrafi; vi sono conservati affreschi, dipinti e oggetti sacri provenienti dalle chiese locali, come
mitreo
un tabernacolo della scuola di Andrea Bregno, un Memento Mori in marmo del XVII secolo, un trono ligneo barocco, teche con paramenti sacri, reliquiari, un ostensorio del XIX secolo. PARCO URBANO DELL’ANTICHISSIMA CITTA’ DI SUTRI Il Parco Urbano, area naturale protetta della Regione Lazio, si estende per circa 7 ettari poco distante dal centro abitato. Conserva un ricco patrimonio culturale. La Necropoli sorge lungo la Via Cassia, d’origine etrusca, fu utilizzata in epoca romana e costituisce uno degli esempi più significativi di tombe ricavate nel tufo. Il complesso è composto da 64 sepolture, disposte su più livelli, risalenti al I sec. a. C. Sono presenti tombe ad una camera, a doppia camera, con o senza vano di ingresso ad arco, nicchie rettangolari, arcosoli. L’anfiteatro per molti anni è stato al centro di una disputa tra studiosi che ne attribuivano la paternità ai Romani e quelli che lo facevano risalire ad un periodo anteriore; oggi la costruzione del monumento si ritiene avvenuta alla fine del I sec. d. C. (età augustea). Organizzato su pianta ellittica, era provvisto di tre ordini di gradinate e arricchito da un coronamento di colonne e statue. Lungo il podio che delimita l’arena sono disposte dieci piccole porte. La Chiesa di Santa Maria del Tempio ospita il Centro Servizi del Parco. Edificio del XIII secolo, presenta una struttura rinascimentale con poche decorazioni. L’altare all’interno, dedica-
anfiteatro
Sutri
Papa e Sant’Anna ed un altro raffigurante la Deposizione. S. Sebastiano, d’epoca medievale, conserva un dipinto con la Madonna in trono tra San Sebastiano e San Rocco (XV secolo). La Chiesa di S. Rocco sorge a fianco al museo. Dal XVII secolo fu sede della Confraternita che le diede il nome; di semplice struttura, con tetto a spiovente e portale con architrave in peperino. La Chiesa della Santissima Concezione, annessa al monastero delle Carmelitane originariamente castello medievale, fu risistemata nel XVI secolo. Nella parte in alto dell’edificio si trova il matroneo, più in basso la cantoria. Vi si conservano la pala d’altare del XVII secolo con la Madonna Immacolata in Gloria fra angeli e santi e il dipinto di Martino De Voes con la Cena di Betania (XVI secolo). Santa Croce si fa risalire all’epoca crociata. Presenta pavimento in cotto e soffitto a capriate in legno. Sull’altare maggiore è esposta un’Esaltazione della Santa Croce. La Chiesa della Madonna della Cava nel Medioevo fu dedicata a S. Lazzaro e a Santa Maria Maddalena, restaurata recentemente, conserva all’interno alcuni dipinti.
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to a Santa Maria del Tempio, è caratterizzato da due angeli che sorreggono una cornice con tre immagini affrescate, di cui, quella centrale rappresenta la Madonna col Bambino. Il Mitreo è il risultato di numerose stratificazioni culturali, visibili tuttora nella struttura e nei dipinti che decorano l’ambiente: tomba etrusca, tempio pagano dedicato al dio Mitra, chiesa cristiana intitolata prima a S. Michele Arcangelo, poi alla Madonna con il Bambino (S. Maria del Parto). Presenta una navata principale coperta da volta a botte, due piccole navate laterali, un lungo sedile che collega i pilastri della navata, alcuni gradini posti davanti all’altare e una nicchia che conteneva il bassorilievo con Mitra che sacrifica il Toro Cosmico. Villa Savorelli, sul colle di S. Giovanni, fu fatta costruire dalla famiglia Muti Papazzurri agli inizi del XVIII secolo; la famiglia provvide anche a far riedificare l’annessa Chiesa di Santa Maria del Monte: edificio dalla facciata barocca fiancheggiata da due campanili e pianta a croce greca. Verso la fine del secolo, la proprietà passò ai Conti Savorelli, quindi alla famiglia Staderini ed infine acquistata dal Comune di Sutri. La villa, a pianta rettangolare, presenta una semplice facciata con parte inferiore a scarpa, bugnature agli angoli e sulla cornice del portale principale. Busti marmorei ne decorano la sommità. L’interno non possiede soluzioni architettoniche rilevanti. L’edificio si affaccia su un giardino dai canoni rinascimentali. Il resto del parco, detto Bosco sacro, accoglie lecci secolari.
cessione la statua lignea, di scuola berniniana, con l’immagine della Santa. Per Informazioni: Comune di Sutri www.comune.sutri.vt.it Tel. 0761.6011 Museo del Patrimonium (Biblioteca Comunale) Tel. 0761.600867 e-mail: biblio@comune.sutri.vt.it Ufficio Turistico: Tel 0761.609380 turistico@comune.sutri.vt.it Parco Urbano dell’Antichissima Cittò di Sutri: Centro Servizi Parco Tel 0761/609393; parco@comune.sutri.vt.it
sutri PER DATE S. ANTONIO ABATE
17 GENNAIO
CARNEVALE
SETTIMANA SANTA-
cinque giorni all’insegna del divertimento, tra sfilate di maschere, giochi, balli in piazza e veglioni. I festeggiamenti si concludono nella serata di martedì grasso, quando un corteo in maschera accompagna Re Carnevale che verrà bruciato sulla piazza del Comune. RIEVOCAZIONE DELLA PASSIONE DI CRISTO
figuranti in costume ne mettono in scena i momenti più significativi. CORPUS DOMINI
giugno
EVENTI E MANIFESTAZIONI SANTA DOLCISSIMA Di Santa Dolcissima, patrona di Sutri, si possiedono pochissime notizie. Il corpo della giovane, martirizzata sotto Diocleziano, fu rinvenuto nelle catacombe di S. Giovanale (poco distanti dal centro urbano) e attualmente conservato in Cattedrale. I festeggiamenti in suo onore si tengono dal 15 al 17 settembre: nella notte del 16, per le vie cittadine, è trasportata in pro-
per l’occasione si tiene la sfilata delle due “Cavallerie”, confraternite cittadine, rappresentate ciascuna da uno stendardo con l’effige del Santo. Nel giorno di festa lo stendardo è trasportato con una sfilata di cavalli in piazza; dopo la benedizione è portato a casa di un “Festarolo”, dove rimarrà esposto alcuni giorni per i fedeli che vorranno visitarlo. La domenica successiva ha luogo il Palio della Stella, conteso dai rappresentanti delle due cavallerie.
processione lungo le vie del paese, su cui sono state allestite infiorate: disegni artistici realizzati con petali di fiori e foglie.
SAGRA DEL FAGIOLO PRIMI 2 WEEK END DI SETTEMBRE-
degustazione di fagioli, serviti in caratteristiche ciotole di terracotta. Il legume costituisce il prodotto tipico locale per eccellenza. L’evento è allietato da musica, balli e intrattenimenti di vario tipo.
SANTA DOLCISSIMA 15-17 SETTEMBRE-
festeggiamenti patronali, manifestazioni religiose e popolari. Solenne processione nella serata del 16 settembre. PRESEPE VIVENTE
NATALE
figuranti in costume mettono in scena la Natività nella suggestiva cornice del Parco Archeologico, all’interno della necropoli adiacente l’anfiteatro.
Vallerano
CENNI STORICI I primi insediamenti rinvenuti sul territorio risalgono all’Età del Bronzo; numerose tombe attestano la presenza degli Etruschi. Dopo il 300 a. C. il centro passò al dominio romano. Nell’Alto Medioevo subì saccheggi e devastazioni da parte di popolazioni barbariche. Nel 1154 per volere di papa Adriano IV, Vallerano entrò a far parte del Patrimonio di S. Pietro; per lungo tempo fu conteso e al centro di dispute tra le famiglie Di Vico e Orsini. Intorno al 1500, la cittadina fu assegnata alla proprietà della Camera Apostolica; passò in seguito a Pier Ludovico Borgia e, infine, costituì parte dei possedimenti farnesiani del Ducato, fino alla distruzione di Castro, quando tornò sotto la giurisdizione pontificia. Nel 1870 il paese entrò a far parte del Regno d’Italia. Vallerano fu la città natale di Francesco Orioli (1785), illustre letterato, medico, avvocato, politico ed esperto archeologo.
DA VISITARE SITI ARCHEOLOGICI Intorno alla rupe in tufo, su cui sorge il borgo medioevale, sono presenti numerose tombe a colombaia e grotte su più livelli. Nelle campagne circostanti si distinguono eremi benedettini e centri di culto primordiali, ricovero di asceti ed eremiti in epoca altomedievale, quali: la Grotta del Salvatore, di Sant’Angelo, della Madonna, di S. Leonardo. In particolare, la rupe del SS. Salvatore si caratterizza per la presenza di un insediamento, con rari affreschi in stile bizantino, probabilmente risalenti al IX-X sec. d. C. Principale elemento è una grotta usata come cappella, dove, nella parete laterale sinistra, è effigiato il SS. Salvatore con ai lati S. Pietro ed un angelo e nella parete di fondo è dipinto un gruppo di santi.
Grotte del Salvatore, dipinti
Vallerano
Vallerano sorge nel cuore di una vallata sul versante est dei Cimini, a 390 m s.l.m. L’ambiente è caratterizzato da estesi e fitti boschi, tra cui prevalgono castagneti. Il paesaggio si contraddistingue per la pluralità di colori, che varia a seconda delle stagioni. La produzione di castagne e nocciole è alla base dell’economia locale.
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Vallerano 36
CHIESE La chiesa di Sant’Andrea fu edificata nel 1512, inizialmente proprietà farnesiana, passò alla Camera Apostolica. Nel Settecento venne ricostruita dove sorgeva la Rocca antica, a pochi metri da quella originaria. Vi si conserva il trittico dell’Assunta, eseguito da Carolino da Viterbo nel XV secolo .A S. Vittore, Patrono di Vallerano, è dedicata la chiesa di stile romanico, affiancata da una torre campanaria impreziosita da un orologio a mosaico in ceramica. L’interno si caratterizza per un pregiato soffitto ligneo a riquadri ottagonali, ornato da decorazioni auree eseguite nel XVIII secolo. Si segnalano un Battistero rinascimentale e un dipinto del Seicento di scuola senese. La Chiesa della Madonna della Pieve risale al XII secolo. La struttura dell’edificio presenta due aperture absidali. Conserva tracce di pitture murali di diverse epoche. La Chiesa dell’Oratorio è da tempo chiusa al culto. Nel XVII secolo appartenne alla Compagnia del Santissimo Rosario, che ne curò i restauri. La Chiesa del Crocifisso si trova lungo la strada che congiunge Vallerano a Fabbrica di Roma. Secondo la leggenda, sorge là dove fu rinvenuta un’immagine della Madonna, considerata miracolosa. Innalzata nel XVII
Chiesa di S. Vittore, interno
secolo su disegno di un allievo del Vignola, vi fu collocato un crocifisso appartenuto ai Passionisti di Carbognano. Da quanto si tramanda, fallì il tentativo di sottrarre il crocifisso per riportarlo alla sede originaria, poiché tornò miracolosamente in chiesa. SANTUARIO DELLA MADONNA DEL RUSCELLO È situato fuori dal paese, si raggiunge percorrendo un breve e largo viale che fiancheggia la Strada Romana. Le vicende relative al Santuario risalgono al 1604. Ai margini di un ruscello sorgeva una cappellina, che custodiva un affresco con la Madonna e il Bambino del XV secolo. Durante i restauri del dipinto, dalle labbra della Vergine sgorgò del sangue. Seguì, in ricordo dell’evento miracoloso, la costruzione del Santuario, alla quale contribuirono anche i Farnese. L’edificio, realizzato su disegni del Vignola, presenta una facciata suddivisa in due piani sovrapposti. L’interno è a una navata, con due cappelle per lato, decorate da stucchi secenteschi e affreschi. La più ricca è quella Farnese, all’interno della quale è custodita la pala d’altare con la Madonna Assunta in cielo, attribuita a Giovanni Lanfranco. La navata del Santuario culmina con un transetto coperto nella parte centrale da una cupola tonda internamente, ottagonale nella parte esterna. L’Altare Maggiore è in marmi policromi. Quattro colonne sostengono un grande timpano che delimita l’edicola
Santuario Madonna del Ruscello
PRODOTTI DEL TERRITORIO LA CASTAGNA E IL MARRONE La castagna e il marrone costituiscono i principali prodotti territoriali. Documenti risalenti al secolo XI certificano la presenza di castagneti nei dintorni di Vallerano. Ancora oggi sono visibili esemplari di alberi ultracentenari che attestano l’antico legame tra la popolazione e il Castagno. Il visitatore che giunge a Vallerano s’immette in una macchia di colore verde intenso che muta con l’avanzare dell’autunno in una spettacolare policromia. La castagna e il marrone di Vallerano, che hanno ottenuto il riconoscimento del marchio Dop (Denominazione d’Origine Protetta), possiedono proprietà organolettiche che ne esaltano il valore nutritivo e commerciale.
EVENTI E MANIFESTAZIONI GIORNATE DELLA CASTAGNA E DEL MARRONE La manifestazione rinnova l’antico legame tra la popolazione e il suo ambiente naturale. I festeggiamenti si tengono nei fine settimana di ottobre, quando la cittadina si apre ai visitatori per offrire il meglio della produzione presente nel comprensorio dei Cimini. Per Informazioni: Comune di Vallerano www.comune.vallerano.vt.it Tel 0761/751001
VALLERANO PER DATE S. VITTORE 1o2 domenica di Maggio
PRIMA DOMENICA DI GIUGNO
GIUGNO
Festa patronale. Per l’occasione si tengono: processione in onore del Santo, rievocazioni storiche, concerti musicali e spettacoli pirotecnici. L’evento si ripete l’ultima settimana di agosto. MARATONINA DEI CASTAGNI
Gara podistica tra i castagneti di Vallerano. Vi prendono parte atleti di livello nazionale e internazionale. CORPUS DOMINI
Lungo le vie cittadine si preparano infiorate: decorazioni floreali. Si tiene la processione. MADONNA DEL RUSCELLO
5 LUGLIO
Si celebra la ricorrenza del miracolo della Madonna del Ruscello. Il viale di fronte al santuario viene decorato con temi dedicati alla Madonna. Segue la “luminata” notturna. PICCOLE SERENATE NOTTURNE
FINE AGOSTO
Nella notte delle candele, nella suggestiva Piazzetta dell’Oratorio, anfiteatro naturale dalla eccezionale acustica e negli angoli più suggestivi del centro storico, illuminati a giorno da più di 10.000 candele, si tengono simultaneamente intrattenimenti musicali di diverso tipo. SAGRA DELLA CASTAGNA E DEL MARRONE
ULTIMO FINE SETTIMANA DI OTTOBRE
24 DICEMBRE 10 GENNAIO
altare della Madonna del Ruscello
Vallerano
della Madonna del Ruscello. Le pareti di fondo del transetto sono occupate da due cantorie identiche, su una di esse è stato montato l’Organo monumentale, opera straordinaria risalente al XVII secolo, conferisce prestigio al Santuario. La cassa in legno di castagno è dell’architetto francese Chainnequiau.
è uno degli eventi principali di Vallerano, in cui si celebra il prodotto tipico per eccellenza: la castagna. Nel corso dei festeggiamenti si distribuiscono caldarroste, si organizzano cene nelle cantine scavate nel tufo. Sono proposti spettacoli, visite guidate nel borgo antico, stand gastronomici, spettacoli pirotecnici. PRESEPE VIVENTE Presepe vivente nella caratteristica Piazzetta dell’Oratorio o, alternativamente, presepi statici nel centro storico del paese.
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Vetralla
Vetralla
vetralla
38 Sorge lungo il tracciato della Francigena, tra le pendici del Montefogliano e le distese tufacee che degradano verso il mare.
CENNI STORICI La presenza di tombe a fossa (VIII-VI sec. a C.) fa presupporre che la cittadina in origine fosse un pagus villanoviano. Durante il dominio romano, venne popolata l’area del Forum Cassii, stazione di posta lungo la Cassia. Il nucleo originario dell’attuale centro urbano risale al V-VI sec. d. C. Nel 728, a seguito della “Donazione di Sutri”, Vetralla entrò a far parte del Patrimonio di S. Pietro. Tra il XIV e il XVI secolo fu contesa dagli Orsini e Di Vico. Passò poi al cardinale Giovanni Borgia (1474), a Lorenzo Cybo (1529) e al cardinale Alessandro Farnese (1534). Tornata alla Santa Sede, nel 1783 ottenne da Pio VI il titolo di Città. Visse le
vicende della storia risorgimentale fino alla presa di Roma avvenuta nel 1870.
DA VISITARE SITI ARCHEOLOGICI Il Foro Cassio, stazione romana sulla Cassia, si sviluppò verso la fine dell’Età Repubblicana. Significativa testimonianza è la Chiesa di Santa Maria in Forcasii risalente al IX secolo; ad un’unica navata e tre aperture absidali, conserva frammenti di affreschi. Norchia, necropoli rupestrie, è caratterizzata da tombe a dado o a finto dado, che vanno dal IV al I secolo a. C. La necropoli più visibile è quella del Fosso del Pile, dove sorgono interessanti tombe, come la Ciarlanti, Prostila, del Caronte e delle Tre Teste. Cerracchio è un piccolo insediamento tufaceo, con testimonianze risalenti all’epoca villanoviana. Il centro etrusco di Grotta
LA ROCCA Costruita nel XII secolo in posizione strategica, fu possedimento dei Di Vico. Continui lavori di rafforzamento la trasformarono in fortezza. Nel XVII secolo ospitò un monastero. I bombardamenti del ‘44 rasero al suolo quasi completamente l’edificio. Ne rimangono solo due torri. PALAZZI Nel centro storico si possono ammirare: il Palazzo Comunale, con campanile a vela e orologio, la cui facciata è stata realizzata su disegno del Vignola; Palazzo Franciosoni e Palazzo Vinci, anch’essi d’ispirazione vignolesca; Palazzo Piatti.
palazzo comunale
CHIESE La Chiesa di S. Francesco risale all’XI secolo. La facciata è costruita in blocchi di peperino e tufo; l’interno, diviso in tre navate, conserva i resti di un pavimento cosmatesco e numerosi affreschi. La cripta, costituita da sei navate divise da ventisette colonnine, risale al VI - VII secolo. Il Duomo fu realizzato nel Settecento su progetto del Contini. L’interno custodisce tele di celebri artisti come il Muratori e il Benefial. Presso la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo tra i dipinti si può ammirare il Riposo nella fuga in Egitto, eseguito da Bartolomeo Cavarozzi nel XVIII secolo. Da visitare inoltre le chiese di S. Pietro, S. Egidio e della Madonna del Soccorso. La chiesetta di campagna dell’Ave Maria è arricchita dall’affresco con la Madonna in trono col Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Sebastiano. Si segnala la presenza dei monasteri delle Carmelitane e delle Benedettine. MUSEO DELLA CITTà E DEL TERRITORIO Allestito all’interno di una torre medioevale, museo a carattere demoetnoatropologico, conserva le memorie e le tradizioni territoriali, attraverso la storia dei centri urbani, delle tecniche e dei mestieri legati all’edilizia. Presso il museo si svolgono diverse attività, quali mostre, visite e conferenze.
Chiesa di san francesco
Vetralla
Porcina risale al VI secolo a. C. La Grande Ruota, una delle sepolture principali, è un tumulo in tufo costituito da tre camere. L’area sepolcrale è ubicata lungo la Clodia, antica via di comunicazione, realizzata tra il 268 e il 225 a. C. Per alcuni tratti percorso impervio.
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DINTORNI Il bosco di Montefogliano, a pochi chilometri da Vetralla, caratterizzato da faggete e castagneti, in primavera si colora di un’infinità di fiori e profumi. Sul monte sorge il Convento di S. Angelo, fondato nel 1744 da S. Paolo della Croce e tenuto ancora oggi dai Padri Passionisti. Sul territorio sorge l’Eremo di S. Girolamo. Nel bosco delle Valli, lungo la strada che conduce a Blera, si scorge una piccola chiesa dedicata alla Madonna della Folgore.
Vetralla
PRODOTTI DEL TERRITORIO
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L’olio extra vergine di oliva costituisce il vero vanto di Vetralla; prodotto nei frantoi locali, si accompagna a piatti tipici serviti nelle tradizionali terraglie dei “pignattari”. Nelle fornaci viene sfornata creta in prodotti artistici. Legname e funghi porcini, frutti dei boschi, rappresentano una risorsa per la cittadina. Il legno di faggio, cerro, quercia è impiegato per un’infinità di usi.
Mare”. Per Informazioni: Comune di Vetralla www.comune.vetralla.vt.it Tel 0761.46691 Biblioteca Comunale Tel 0761.461272; Proloco: www.prolocovetralla.it Museo della Città e del Territorio: Tel 0761.461889 Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna.
VETRALLA PER DATE
SPOSALIZIO DELL’ALBERO 8 MAGGIO
EVENTI E MANIFESTAZIONI
24 MAGGIO
SPOSALIZIO DELL’ALBERO Ogni anno Vetralla rinnova, presso il bosco di Montefogliano, la cerimonia dello “Sposalizio dell’albero”. Il Sindaco unisce simbolicamente in matrimonio un cerro e una quercia, addobbati a festa. Testimoni di “nozze”, le autorità locali e la popolazione vetrallese. Conferiscono valore alla tradizione cavalieri in costume d’epoca, banda musicale, gruppo folcloristico. Il significato della cerimonia risale al Medioevo, quando, alla fine di sanguinose guerre con Viterbo, con la Bolla Exigit, promulgata da Papa Eugenio IV nel 1432,Vetralla entrò in possesso dei boschi. Da allora, per ribadire il proprio dominio sulla territorio, viene rogato l’”atto di possesso”. Il Comune è gemellato con Venezia, che celebra lo “Sposalizio del
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Presso il Convento di S. Angelo, si ripete la cerimonia che conferma l’appartenenza dei boschi di Monte Fogliano al Comune di Vetralla. Si tiene il “Palio di Foro Cassio” (gara tra cavalieri dei vari rioni). SELVA D’ORO
Spettacolo musicale con la partecipazione di cantanti e artisti di fama internazionale. Madonna del Carmelo
processione e infiorate lungo le vie cittadine. VETRALLA IN FIORE
21-23 GIUGNO
ULTIMA DOMENICA DI GIUGNO
SAGRE
Premiazione del migliore addobbo floreale cittadino. Degustazioni di piatti tipici nelle cantine del paese. MADONNA DELLA FOLGORE
Sul viale che conduce alla Chiesa della Madonna della Folgore viene allestita un’artistica infiorata. Gastronomia, folklore e Palio dei Somari. I primi di Settembre si organizza la sacra del fungo porcino; il primo week-and di dicembre la sagra dell’olio di oliva S. IPPOLITO
13-15 AGOSTO
NATALE
In onore del Patrono si celebrano cerimonie religiose, seguite da intrattenimenti musicali e stand gastronomici. Rappresentazione del Presepe Vivente. Il centro storico si rianima, vengono riaperte antiche botteghe, con i tradizionali mestieri.
Sorge tra castagneti e coltivazioni di noccioleti, ad un’altitudine di 369 m. s. l. m., sulle pendici collinari che dal Cimino scendono verso la Valle del Tevere. Cittadina ricca di storia, vanta uno dei palazzi più importanti del Viterbese e si distingue, tra le tante peculiarità, per la produzione di vino.
CENNI STORICI I primi insediamenti significativi rinvenuti appartengono ai Falisci (IX e l’VIII sec. a.C.), ma il centro cittadino si affermò tra Medioevo e Rinascimento. Probabilmente il primo vero nucleo urbano si costituì intorno all’853, quando i monaci benedettini innalzarono un convento-fortezza più volte trasformato. Alla metà del XII secolo Vignanello fu conquistata da Federico Barbarossa e consegnata ai viterbesi. Nei secoli successivi la cittadina passò da un feudatario all’altro, tra XV e XVI secolo fu sotto il dominio pontificio e controllata da vicari appartenenti alle nobili famiglie Nardini, Orsini e Borgia. Nel 1531 papa Clemente VII Medici affidò il
feudo a Beatrice Farnese, alla quale seguì la figlia Ortensia, sposa del Conte Sforza Marescotti, che, avvalendosi delle capacità del Sangallo, fece apportare dei lavori al castello conferendogli la struttura attuale. La famiglia Marescotti, che diede i natali a Santa Giacinta, governò Vignanello fino alla prima metà del XVII secolo, quando la cittadina passò ai Ruspoli, i quali, con le riforme di Pio VII, nel 1816, persero la giurisdizione sul feudo, mantenendo il titolo nobiliare e i possedimenti. Nel 1870 il paese entrò a far parte del Regno d’Italia.
DA VISITARE AREE ARCHEOLOGICHE Nell’area del pianoro del Molesino, insediamento falisco rinvenuto agli inizi del Novecento, è la necropoli della Valle della Cupa, in cui sono state rinvenute sedici tombe a camera. Cenciano diruto, insediamento preistorico, falisco e medievale, conserva le rovine di un castello. Il sottosuolo di Vignanello inoltre, è ricco di
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pretoriale sito in Largo Gramsci; di fronte ad esso si innalzava la colonna Citatoria (eseguita nel 1730), che attualmente si trova all’interno del parco Ruspoli. Tra gli altri beni di interesse artistico, si ricorda la fontana barocca, costruzione in peperino, voluta nella metà del Seicento dal conte Francesco Marescotti.
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chiesa collegiata
percorsi artificiali. Cunicoli per la canalizzazione delle acque, denominati connutti, furono realizzati già al tempo dei Falisci. MONUMENTI E PALAZZI DI INTERESSE CULTURALE Porta Molesino, detta anche Porta del Vignola, notevole dal punto di vista monumentale ed architettonico, fu voluta dal conte Alessandro Marescotti Capizucchi nel 1692. L’edificio Comunale risale al 1856 ed è sede della biblioteca e dell’Archivio Storico. La costruzione dell’antico palazzo pretoriale, posto sul lato sud di piazza della Repubblica, fu avviata sotto il conte Sforza Marescotti e completata dal nipote nel 1618. Sulla stessa piazza sorgono i casini Ruspoli, detti anche “palazzo con gli archi”, edificati fra il 1722 e il 1725, su progetto dell’architetto Contini e sotto la direzione dell’architetto Gazzale, che progettò il nuovo palazzo
CHIESE La Collegiata di Santa Maria della Presentazione fu edificata nel Settecento per volere del principe Francesco Maria Ruspoli. La facciata è caratterizzata dagli ordini tuscanico e ionico sovrapposti e sormontati da un timpano. L’interno presenta un’aula sormontata da volta a botte e tre cappelle per lato. La Gloria di angeli in stucco dorato, che orna l’abside, racchiude la Madonna col Bambino di Annibale Carracci. Nei sotterranei della chiesa si trovano una cappella e diversi vani adibiti ad ossari. San Giovanni Decollato risale al 1614. Dedicata anche all’Immacolata nel 1893, contiene un quadro di scuola bolognese raffigurante la Vergine. La chiesa dei SS. Angeli Custodi (XVIII secolo) ospitava la confraternita dei Sacconi, istituita da Santa Giacinta Marescotti nel Seicento. S. Sebastiano risale al XVII secolo e conserva una Vergine Maria con San Sebastiano e San Francesco attribuita al Pomarancio. La Chiesa di San Biagio, edificata nel 1618, nel 1726 fu intitolata a S. Francesco. La Chiesa della Madonna delle Grazie, risalente alla fine del XIII secolo, è attualmente inglobata all’interno di un edificio. La chiesa della Madonna del Pianto, a pianta circolare, costruita nel luogo in cui si era verificato un evento prodigioso, fu consacrata nel 1725. S. Lorenzo e il Convento delle Suore passioniste costituiscono un complesso costruito nella zona del Molesino nel primo Novecento,
per mezzo dei lasciti delle sorelle Clementina e Giacinta Gionfra. Si segnala infine la chiesa di Santa Maria Vergine di Sudano risalente al XVI.
Castello Ruspoli
Castello Ruspoli, giardino
Castello Ruspoli, giardino particolare
La forma attuale del castello risale ai lavori di ricostruzione avvenuti tra il 1531 e il 1538 su commissione di Beatrice Farnese e Sforza Marescotti. Lavori più consistenti furono effettuati agli inizi del Seicento per volere di Ottavia Orsini, moglie di Marc’Antonio Marescotti. Nel 1704 il castello divenne proprietà dei Ruspoli, a seguito del matrimonio tra Sforza-Marescotti e Vittoria Ruspoli. Il castello appartiene ancora ai discendenti della nobile famiglia: Claudia e Giada hanno mantenuto vivo l’amore per il palazzo e per il suo splendido giardino. Il maestoso edificio in pietra grigia, circondato da un profondo fossato, contraddistinto da quattro bastioni angolari, è contornato da merlatura ghibellina. Sui lati lunghi delle possenti mura poggiano due ponti levatoi. All’interno, le numerose stanze situate al piano nobile accolgono affreschi e ritratti di varie epoche. Fu Ottavia Orsini a far realizzare l’incantevole giardino, sulla dorsale del promontorio ad est del palazzo, articolato in varie parti: il Giardino di verdura, il Giardinetto segreto, ad un livello più basso, il Barchetto e il Barco sul lato sud del palazzo, utilizzati per le battute di caccia. Il Giardino di verdura ricopre particolare interesse: si estende su uno spazio pianeggiante rettangolare ed è suddiviso in dodici parterre il cui perimetro è composto da siepi di alloro, lauroceraso, viburno tino e bosso; i disegni interni sono formati da siepi di bosso più basse; nei parterre centrali sono rappresentate le iniziali di Ottavia Orsini e di Sforza Vicino e Galeazzo. Al centro del giardino è situata una peschiera ornata da una balaustra in peperino.
Vignanello
CASTELLO RUSPOLI
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PRODOTTI DEL TERRITORIO
Al vino sono legate economia e tradizioni locali: il territorio ben si presta alla coltivazione della vite, pertanto vengono prodotti e commercializzati vini DOC di qualità. Da menzionare anche la nocciola Tonda Gentile Romana, dalla polpa chiara e dal gusto delicato. L’olio di Vignanello presenta eccezionali caratteristiche qualitative e bassissima acidità.
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EVENTI E MANIFESTAZIONI
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FESTA DEL VINO Ad agosto, nel corso della manifestazione, è possibile degustare il vino di Vignanello accompagnato da prodotti tipici locali. Sono allestiti stand e mostre d’artigianato, si tengono esibizioni di gruppi folcloristici e sfilata di “carri del vino”. Nel mese di novembre ricorre la Festa del Vino Novello, in cui il prodotto è servito con assaggi di dolci e caldarroste, il tutto allietato da intrattenimenti musicali.
Per Informazioni: Comune di Vignanello; Tel 0761.75631 www.prolocovignanello.it Palazzo Ruspoli Tel/Fax 0761.755338 castelloruspoli@libero.it Aree Archeologiche: ww.iconnutti.org info@iconnutti.org Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna, Vincenzo Pacelli, Claudia Ruspoli, la cui collaborazione è risultata particolarmente preziosa.
VIGNANELLO PER DATE
CARNEVALE
GIUGNO
1° DOMENICA DI AGOSTO
META’ AGOSTO
META’ NOVEMBRE
sfilate di carri allegorici e gruppi mascherati lungo le vie del centro; serate con balli in piazza. CORPUS DOMINI
le vie del paese sono ornate con infiorate: disegni floreali a soggetto sacro. festeggiamenti in onore di Santa Giacinta Marescotti (che ricorre il 30 gennaio) e di S. Biagio (che ricorre il 3 febbraio), Santi Patroni. Il sabato precedente si svolge la processione, al termine della quale si tiene il tradizionale spettacolo di pioggia di bengala dai merli del castello. I festeggiamenti proseguono per diversi giorni con manifestazioni e spettacoli.
FESTA DEL VINO
degustazioni di prodotti tipici, accompagnate dal buon vino locale.
FESTA DEL VINO NOVELLO
degustazioni di prodotti tipici, accompagnate dal buon vino locale. FIERA DELLA MADONNA
FINE NOVEMBRE
fontana barocca
NATALE
si tiene nelle tre domeniche successive alla Festa della Presentazione della Madonna al Tempio. La tradizione fu istituita da Paolo III nel XVI secolo. Vengono allestiti stand e bancarelle. PRESEPI RIONALI
esposizione di presepi lungo le vie del paese.
Sorge ai piedi dei Cimini, su una rupe tufacea, alla confluenza dei fossi Vezza e Rio Acqua Fredda. L’ambiente circostante, ricco di boschi di querce, frassini, faggi, olmi e castagni, è attraversato da ruscelli e fonti; il sottobosco, rigoglioso di ginepri, felci, ginestre, agrifogli è contraddistinto da numerose specie di funghi, tra cui il porcino.
CENNI STORICI Le origini etrusche del paese si riscontrano già nel nome Vitorchiano, da Vicus Orclanus, co-
vitorchiano, veduta
lonia alle dipendenze di Norchia (o Orcla), prestigioso centro dell’Etruria. Castrum in epoca romana, alla caduta dell’Impero subì numerose invasioni barbariche, che terminarono con la conquista longobarda del comprensorio. Vitorchiano fu a lungo nell’orbita della politica della vicina Viterbo, fin quando non ne rivendicò la sua indipendenza, scatenando una forte reazione da parte dei viterbesi, che ne assediarono il borgo; occasione in cui il paese beneficiò dell’aiuto di Roma, di cui divenne feudo. Data come pegno nel 1217 a Giovanni Annibaldi, pagò da sola il prez-
Vitorchiano
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zo del riscatto e si sottomise spontaneamente a Roma; il Senato Romano pertanto designò la cittadina“Terra Fedelissima all’Urbe”, conferendole onori e privilegi speciali. Nel 1414 Vitorchiano fu annessa al demanio regio di Ladislao re di Napoli, tuttavia nel 1428 Martino V la riassegnò al Comune Romano, a cui restò integrata nei beni camerali, fino al 1870.
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DA VISITARE
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Il borgo, con le sue case, viuzze strette e tortuose, palazzi e profferli (scale esterne alle abitazioni), conserva quasi interamente l’aspetto medioevale, con qualche aggiunta di epoca rinascimentale. È circondato da mura del XIII secolo, con torri quadrilatere del XIV. MONUMENTI E PALAZZI DI INTERESSE STORICO-ARTISTICO Sulla piazza che dà accesso al centro storico si trova la scultura di un Moai, realiz-
fontana a fuso, XIII secolo
zato da un gruppo di artigiani dell’isola di Pasqua. Tramite Porta Romana si accede al borgo. Poco dopo si apre una piazzetta su cui si erge l’elegante fontana a fuso del XIII secolo, con simboli di evangelisti e figure leonine che gettano acqua. Tra gli edifici di interesse storico, si segnalano la casa del Podestà e il Palazzo Comunale, che custodisce una preziosa raccolta di manoscritti. L’edificio risale al XIII secolo, di forme severe, è caratterizzato da un’alta torre incorporata nella facciata ed un torrione a ridosso nella parte posteriore. CHIESE In prossimità di Porta Romana sorge la chiesa di Sant’Amanzio (XV secolo), in cui è custodita un’ Annunciazione del 1514. L’edificio ha inglobato sul lato sinistro la Chiesa di S. Carlo a cui è dedicata l’iscrizione sulla porta di ingresso. il corpo del martire venne trasportato da Roma e collocato nella chiesa. La Chiesa di Santa Maria Assunta
(XIV sec.). Poco distante dal borgo si trova la comunità delle trappiste Nostra Signora di S. Giuseppe. Grazie all’attività legata alle arti grafiche religiose svolta dalle monache, Vitorchiano rappresenta un importante centro della stamperia vaticana relativa ai santini. Presso il monastero inoltre sono prodotti e venduti olio, vino, dolciumi, marmellate.
porta romana
presenta un pregevole portale laterale e un campanile a tre ordini di monofore, bifore e trifore (XIII secolo). All’interno, oltre a resti di affreschi, si conservano un fonte battesimale rinascimentale e un pergamo del XVI secolo. La Chiesa di S. Antonio custodisce il tabernacolo, il coro ligneo del XIV secolo e notevoli dipinti eseguiti tra XVI e XIX secolo. Poco fuori dall’abitato, si erge la Chiesa di San Nicola (annessa al monastero di Santa Maria delle Grazie). All’interno si può ammirare un ciclo di affreschi realizzato da diversi artisti (XVI - XVIII secolo). Tra le tante pitture si distingue la Madonna del Soccorso tra San Marco e San Liberato vescovo. Di interesse artistico anche un San Sebastiano del XVI secolo, la scena del Giudizio Universale e la Gloria di Cristo, nel catino absidale. Il dipinto più antico è l’affresco della Madonna di San Nicola, sull’altare maggiore. Nel territorio circostante al paese si erge il Santuario dedicato al patrono S. Michele Arcangelo
Tra i prodotti locali si segnalano: castagne, nocciole, funghi. Il peperino, a cui sono legate le attività di estrazione e lavorazione, costituisce la risorsa specifica del luogo. I “Cavatelli” sono alla base della tradizione culinaria vitorchianese; si ottengono da un impasto di farina e uova, spesso condito con sugo di carne di maiale e pecorino. Al cavatello è dedicata una sagra nel periodo estivo. Per Informazioni: Comune di Vitorchiano: www.comune.vitorchiano.vt.it - Tel 0761.37371 Monastero Nostra Signora di San Giuseppe www.vitorchiano.org - Tel 0761.370017 trappa@vitorchiano.org Foto gentilmente concesse da: Maurizio Pinna
VITORCHIANO PER DATE SAN MICHELE ARCANGELO
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GIUGNO
1° SETTIMANA DI AGOSTO
festeggiamenti patronali. Per l’occasione si tiene la processione religiosa che si snoda lungo le vie del paese, per raggiungere il Santuario. Segue la “poggiata” escursione pomeridiana nelle campagne, accompagnata da merenda all’aperto, con ciambelle e fiaschetti di vino. processioni del Corpus Domini e del comprotettore S. Amanzio Martire, in occasione delle quali le vie del borgo vengono artisticamente ricoperte di disegni floreali SAGRA DEL CAVATELLO
degustazioni del piatto tipico vitorchianese per eccellenza.
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PRODOTTI DEL TERRITORIO
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