LE CHIESE E I SANTUARI DELL’AMIATA Arte e architettura dei luoghi di culto sul Monte Amiata
SOMMARIO LE CHIESE E I S A N T UA R I D E L L’ A M I A TA TESTI Carlo Prezzolini
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ABBADIA SAN S A L VA T O R E 8
GRAFICA Edoardo Gonnella
ARCIDOSSO 12 FOTOGRAFIE Cesare Moroni
CASTEL 16
DEL
PIANO
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o qualsiasi mezzo senza autorizzazione scritta dei proprietari del Copyright.
CASTIGLIONE D’ORCIA 22
Chiostro del convento francescano e chiesa della Santissima Trinità, La Selva, Santa Fiora (p 42)
CINIGIANO 26
SEMPRONIANO 47
P I A N C A S TAG N A I O 30
PER
SAPERNE
DI PIÙ
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R A D I C O FA N I 3 4 ROCCALBEGNA 36 S A N TA F I O R A 4 0 La pieve di San Pietro, Radicofani (pp 34-35)
SEGGIANO 44
Antico borgo intorno al monastero Camaldolese, sulla destra chiesa di San Marcello, Vivo d’Orcia (p 23)
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esti itinerari sono la proposta di un viaggio alla scoperta delle testimonianze architettoniche che la dura vita delle Comunità amiatine ha costruito nell’arco di oltre un Millennio, testimonianze intessute di sudore, di dolori, di speranze e di aspirazioni al bello e al divino degli abitanti della Montagna e delle sue valli. Il territorio di riferimento di questi itinerari comprende una vasta zona della Toscana meridionale, al confine con il Lazio, compresa dal punto di vista amministrativo nelle province di Grosseto e di Siena. Comprende il massiccio di origine vulcanica del monte Amiata, che raggiunge 1.738 m. ed è la vetta più alta della Toscana interna, la valle dell’Orcia e le alte valli del Paglia, del Fiora e dell’Albegna. Dall’Amiata, che con la sua altezza e le sue armoniose forme coniche è il punto di riferimento visivo caratterizzante la regione, si sviluppano delle propaggini che formano ad est il colle di Radicofani, a nord i poggi di Castiglioni e Rocca d’Orcia e a sud il Civitella e il Monte Labro. L’Orcia, con il suo ampio arco, delimita a settentrione la regione in modo netto, dalle sorgenti, situate nella dorsale che unisce l’Amiata al Cetona, alla confluenza nell’Ombrone, sotto il nuovo Borgo Santa Rita; il fiume Ombrone prosegue questo disegno di delimitazione verso occidente. Gli altri fiumi che nascono dall’Amiata, il Paglia, il Fiora e l’Albegna, con le loro valli non tracciano confini naturali della regione e arricchiscono il territorio di nuovi e diversificati quadri ambientali.
Arcidosso, pieve di Santa Maria in Lamula, particolare di un capitello
Ai rigogliosi boschi di faggi e castagni, che ricoprono il massiccio amiatino fino alla vetta, succedono macchie di cerri, oliveti e vigne, campi coltivati e pascoli nelle valli e nei poggi lontani dalla vetta. È un territorio rimasto ai margini della storia antica, isolato anche nel medioevo: i centri di potere delle città vescovili di Chiusi, Sovana e Roselle, di Siena e Orvieto sono lontani. Questa lontananza facilita il sorgere, lo svilupparsi ed il conservarsi di importanti centri di potere locale, in particolare l’abbazia benedettina del Santissimo Salvatore e la famiglia comitale degli Aldobrandeschi. La storia dell’Amiata fino al XIII secolo si gioca sul delicato equilibrio fra questi due grande feudatari, che vedranno il loro potere progressivamente eroso dalla crescita dei Comuni e dall’intervento delle città di Orvieto e Siena. La Repubblica Senese diventerà il potere egemone fino al 1555, quando anche l’Amiata entrerà a far parte del Granducato dei Medici.
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Abbadia San Salvatore, cripta dell’Abbazia di SS. Salvatore
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el medioevo l’Amiata è strategicamente importante come zona di confine verso il patrimonio della Chiesa e nel versante orientale è percorsa dalla Francigena, la principale via di collegamento fra il Nord e Roma. Il versante occidentale rappresenta un sano retroterra per la vicina Maremma paludosa e malarica, rifugio per i braccianti stagionali e per la transumanza estiva dei greggi. Queste complesse situazioni storiche e naturali producono la nascita e lo sviluppo di una fitta rete di popolosi castelli che circondano come una corona la vetta della montagna od occupano la sommità di poggi isolati nelle valli. La marginalità del territorio, cresciuta in epoca moderna e contemporanea,
ha conservato in modo quasi miracoloso questi insediamenti storici dal punto di vista urbanistico e architettonico. Gli antichi castelli spesso conservano superbe rocche e importanti resti delle cinte murarie e sempre accolgono interessanti edifici religiosi ricchi di opere d’arte sacra.Alle chiese dei borghi fortificati si uniscono le chiese di campagna, a volte eredi delle vecchie pievi, le antiche chiese battesimali, o erette dalla devozione popolare per la Madonna. La storia religiosa della regione amiatina vede per tutto il medioevo come protagonista infaticabile l’abbazia benedettina del Santissimo Salvatore, fondata nella prima metà dell’VIII secolo dai Longobardi per organizzare il primo tracciato della strada che poi verrà detta Francigena, per bonificare ed evangelizzare una vasta zona che oltre l’Amiata si ramifica fino alla Maremma, alla Val di Chiana e all’alto Lazio.Altri protagonisti della vita religiosa, spesso in forte contrasto con gli abati di San Salvatore, sono i Vescovi di Chiusi, la cui giurisdizione si estende in quasi tutta l’Amiata, compreso il versante occidentale, e i Vescovi di Sovana, la cui diocesi, passando per Roccalbegna e Semproniano, arriva fino a Castell’Azzara e Piancastagnaio. Parte dell’attuale territorio comunale di Cinigiano è invece sottoposto all’autorità del Vescovo di Roselle.
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on il nuovo millennio compare un altro importante monastero, quello camaldolese del Vivo, ma solo lo sviluppo degli ordini francescani nel XIII secolo modificherà profondamente la dinamica religiosa dell’area, con la creazione di conventi nei centri più importanti. Molte delle chiese amiatine sono di origini medievali e spesso conservano testimonianze architettoniche di questa fondazione. Romaniche (secoli XI-XII) sono l’abbazia di San Salvatore e la pieve di Lamula, le celle dell’Ermicciolo al Vivo d’Orcia, di San Lorenzo e di Santa Mustiola ad Arcidosso, di San Biagio e di Santa Lucia a Castel del Piano.Anche il gotico (secoli XIII-XIV) ha lasciato interessanti opere, come San Pietro a Radicofani, Santa Croce e San Leonardo ad Abbadia, il Convento e la pieve di Piancastagnaio, San Leonardo ad Arcidosso e San Clemente a Montelaterone. Con il Quattrocento si sviluppano le Compagnie religiose laicali, che costruiscono una loro chiesa o una cappella in un edificio sacro già esistente, diffondendo il culto del SS. Sacramento e, soprattutto, della Madonna.Testimonianze particolarmente belle di questa nuova realtà sono i santuari mariani della Madonna delle Grazie di Arcidosso (di origine quattrocentesca) e della Madonna della Carità a Seggiano, che è di fine Cinquecento.
La Selva, Santa Fiora, chiesa della Santissima Trinità, terracotta robbiana
Radicofani, pieve di San Pietro, terracotta robbiana
Il Quattrocento (1462) vede anche la costituzione da parte di Pio II Piccolomini delle due nuove diocesi di Pienza e Montalcino, che sottraggono a Chiusi una vasta area che va da Cinigiano fino a Castiglione d’Orcia. Nel 1772 papa Clemente XIV, unendo nella persona del Vescovo le diocesi di Chiusi e Pienza, toglie a Chiusi quello che gli rimaneva dell’Amiata Occidentale. L’antica città etrusca aveva perso, nella seconda metà del Cinquecento, anche la pieve di Santa Fiora, assegnata alla nuova diocesi di Città della Pieve e poi affidata, all’inizio degli anni ’70 del secolo passato, a Sovana. Quasi tutti gli edifici sacri vengono rinnovati in epoca barocca e ne vengono costruiti anche nuovi, come la Madonna di San Pietro a Piancastagnaio o le monumentali chiese dell’Opera e della Madonna delle Grazie a Castel del Piano.
arte figurativa nell’Amiata vede il dominio della scuola senese: Castiglion d’Orcia, Roccalbegna, Seggiano e Montenero conservano ancora tavole di famosissimi pittori del Trecento. Rilevante eccezione all’influenza artistica senese, oltre al Crocifisso ligneo del XII secolo in San Salvatore di gusto borgognone, sono le raccolte di terrecotte di Andrea della Robbia e della sua scuola, che rendono uniche per ricchezza e bellezza le pievi di Radicofani e Santa Fiora. Il Seicento vede la presenza di importanti famiglie di artisti amiatini: i Nasini, fecondi pittori che lasciano la loro testimonianza in quasi tutte le chiese amiatine, e non solo, e gli Amati, famiglia di scultori di Arcidosso. Dopo il Seicento, in parallelo alla perdita di importanza dell’Amiata, anche la costruzione di edifici sacri e di opere d’arte subisce una
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situazione di stallo e gli interventi sono solo parziali rinnovamenti del patrimonio di culto già esistente, spesso ripristinato nell’ipotetica redazione medievale con i restauri in stile della prima metà del XX secolo. Le nuove architetture religiose sono poche e di scarso interesse. Le novità più rilevanti riguardano l’insediamento voluto da Davide Lazzaretti, riformatore sociale e religioso della seconda metà dell’Ottocento, sul Monte Labro e il centro di cultura tibetana Merigar di recente fondazione alle pendici dello stesso Monte: un lembo del Tibet sembra trapiantato nel desolato paesaggio del Labro, con il canto dei mantra e i seminari di meditazione, testimonianza del nostro pianeta ormai diventato come un villaggio globale, come suggeriva profeticamente un figlio di questa terra, padre Ernesto Balducci. A queste testimonianze si è unito in queti ultimi anni, quasi a rinnovare l’antica storia di San Salvatore, il nuovo monastero di Siloe nel comune di Cinigiano, in una stupenda posizione sulla valle dell’Ombrone: il lavoro, il silenzio, l’accoglienza e l’accompagnamento rinnovano l’antica spiritualità benedettina che per l’Amiata è stata particolarmente importante e feconda.
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ABBADIA SAN SALVATORE L’
antico paese di Abbadia, che “a nessuno dei castelli di questo amenissimo monte cede d’amenità” ricorda papa Pio II nei suoi Commentarii, è situato nel versante orientale dell’Amiata, tra la vetta della montagna e l’antico tracciato della via Francigena, che passava nella sottostante valle del Paglia. Sorto nella metà del XII secolo come insediamento fortificato dell’abbazia del Santissimo Salvatore, la sua comunità già nel 1212 ottenne un proprio statuto, che risulta essere uno dei più antichi della Toscana. Il centro storico del paese è formato da due insediamenti distinti: il nucleo fortificato sorto intorno all’abbazia e il vicino castello.
La facciata dell’abbazia del SS. Salvatore
Scene di caccia di Francesco Nasini, affresco
Abbazia SS Salvatore L’abbazia del Santissimo Salvatore sorge ai margini del moderno paese. Secondo la tradizione venne fondata dal pio re longobardo Ratchis nella prima metà dell’VIII secolo in seguito ad una miracolosa apparizione del Salvatore. Per la sua collocazione strategica di confine e di vicinanza alla via Francigena, divenne uno dei principali monasteri benedettini dell’Italia centrale, centro di evangelizzazione, cultura e sviluppo di un ampio territorio che si estese fra la Toscana meridionale e l’alto Lazio. Retta dai benedettini neri e passata ai cistercensi nel 1228, venne soppressa dal granduca Pietro Leopoldo nel 1782. L’attuale complesso è composto dalla nuova chiesa consacrata dall’abate Winizzo nel 1036 e dal monastero, che si sviluppa intorno al chiostro cinquecentesco a nord dell’edificio sacro. La chiesa ha una interessante facciata a due torri, di cui quella destra incompiuta, ornata da arcatelle romaniche e da una
raffigurato vivo, secondo l’iconografia del Cristo trionfante sulla morte; è della seconda metà del XII secolo, di un artista borgognone.Ai lati del presbiterio osserviamo due armadi portareliquiari in noce dipinto e dorato, che conservano una vasta raccolta di reliquie. trifora di forme gotiche. Dietro il L’interno si presenta con pianta Crocifisso si apre a croce latina, composta da una il coro ligneo ampia navata coperta seicentesco. da capriate e da un Interessanti sono le cappelle vasto coro, laterali affrescate da anticamente destinato Francesco Nasini, l’opera più alla numerosa comunità importante di questo monastica. Il coro è prolifico e famoso pittore sopraelevato sulla sottostante amiatino del XVII secolo. La cripta e coperto da volte a cappella di destra, dedicata al botte e a crociera. Salvatore, vede raffigurate Dietro l’altare maggiore è nelle pareti laterali le scene collocato un notevole collegate alla leggenda Crocifisso ligneo dipinto Crocifisso ligneo
Interno dell’abbazia
A B B A D I A S A N S A L VA T O R E della fondazione dell’abbazia, la caccia di re Ratchis e la miracolosa apparizione. Nella parete terminale, ai lati di un’ampia finestra gotica, sono raffigurati i Santi più venerati nel monastero: Marco papa e Antonio abate a sinistra e i martiri Abdon e Sennen a destra. Completano la decorazione il Cristo in pietà, sotto la mensa dell’altare, e l’Ascensione nella volta. La cappella di sinistra è dedicata alla Madonna con raffigurazione delle storie della sua vita: nelle pareti la Visitazione a Santa Elisabetta, l’Annunciazione e la Presentazione al tempio e nella volta l’Assunzione. Sempre di Francesco Nasini sono le decorazioni della cappella del Presepe, che si apre nel transetto di sinistra, e l’affresco con il Martirio di San Bartolomeo, verso l’ingresso della chiesa.
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Molto interessanti anche i reliquiari esposti, fra cui uno a cassetta scoto-irlandese dell’VIII secolo e il busto in rame dorato di San Marco papa, patrono di Abbadia, datato 1381 e attribuito allo sculture senese Mariano d’Agnolo Romanelli. Il castello di Abbadia conserva l’impianto urbanistico medievale, con tre fasi di espansione e un interezzante tessuto architettonico gotico e rinascimentale.
Interno della cripta
La tradizione, probabilmente originata dalla suggestione che crea l’ambiente, vuole che questa sia l’antica chiesa fondata da Ratchis. Lungo il fianco di sinistra della chiesa sorge il chiostro cinquecentesco, cuore della cittadella monastica, dove si aprivano anticamente il refettorio e il capitolo, la biblioteca e lo scriptorium monastici.
Cripta Di eccezionale interesse è la vasta cripta protoromanica: una selva di trentadue colonnette, con basi e capitelli scolpiti in Museo dell’Abbazia varie forme, Dal chiostro si accede sostengono volticine al museo dell’abbazia, a crociera. La cripta, che conserva i resti nata come chiesa dell’insigne patrimonio invernale e come liturgico ed artistico in contenitore di reliquie, gran parte disperso con la conserva tracce evidenti soppressione. Di della planimetria eccezionale valore è la originale: era conclusa da Casula detta di San Marco tre absidi affiancate papa, una veste liturgica ognuna da due absidiole, dell’VIII-IX secolo in seta che componevano rosso cremisi di Particolare di un capitello della cripta provenienza persiana. forme a trifoglio.
Museo dell’abbazia, casula di San Marco Papa
Santa Croce Nella piazza centrale troviamo la pieve di Santa Croce degli inizi del Duecento, più volte ristrutturata. Interessante il fianco destro, in filari regolari di pietra con un portale gotico e, all’interno, un fonte battesimale datato 1509, ornato con gli
Santa Croce, particolare del fonte battesimale
Museo dell’abbazia, reliquiario di San Marco Papa
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L E C H I E S E E I S A N T UA R I D E L L’ A M I A TA stemmi della Comunità di Abbadia e della famiglia Piccolomini. San Leonardo Nel Borgo sorge la chiesa di San Leonardo che conserva una sobria architettura gotica, con due portali a sesto acuto e lo
Croce in vetta al Monte Amiata
Chiesa della Madonna del Castagno, facciata
Chiesa della Madonna del Castagno, interno
stemma dell’abbazia di San Salvatore nella facciata. Madonna dei Remedi Fuori del castello, all’inizio della via per Piancastagnaio, si eleva il piccolo santuario della Madonna dei Remedi che la tradizione vuole costruito nel 1602, in seguito ad un miracolo, intorno ad un tabernacolo con l’immagine della Vergine, probabilmente quella conservata nell’altare maggiore. L’interno, con due cappellette laterali, è affrescato con una vasta teoria di Santi e Sante, opera di Francesco e di Giuseppe Nicola Nasini. Madonna del Castagno Nella parte opposta di Abbadia, lungo la strada che porta verso la vetta dell’Amiata, sorge il santuario della Madonna del Castagno, con una elegante facciata rinascimentale in trachite. La chiesa, consacrata nel 1524, è l’ingrandimento di una cappella costruita in seguito al miracoloso ritrovamento in un castagno di una tegola con l’immagine della Madonna col Bambino, oggi conservata nell’altare maggiore di forme barocche. Il vasto interno del tempio, coperto a capriate, conserva nel coro resti di affreschi della prima metà del Cinquecento e un’interessante Crocifissione lungo la parete di sinistra. Madonna dell’Ermeta Nei castagneti verso la vetta troviamo il santuario della
Madonna dell’Ermeta, antica chiesa con eremo documentata dalla fine del Duecento. Secondo la tradizione qui si sarebbero ritirate in contemplazione la moglie di Ratchis,Thesia e la figlia Rutrunda. L’edificio è preceduto da un piccolo portico e all’interno conserva un rude Crocifisso ligneo di incerta datazione, venerato dagli abitanti di Abbadia e dei paesi vicini. Nella parte alta dell’Amiata sono da segnalare due moderne chiese, una in località Secondo Rifugio e l’altra in località Macinaie, nel comune di Castel del Piano, costruite per servizio dei turisti. Sulla vetta (m. 1738) si innalza la monumentale Croce in ferro battuto opera delle officine senesi di Luciano Zalaffi, eretta, secondo le indicazioni di papa Leone XIII, in ricordo dell’anno santo del 1900. Danneggiata nel corso dell’ultima guerra, fu restaurata e nuovamente inaugurata nel 1946.
Chiesa della Madonna dell’Ermeta
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orge intorno alla sommità di un poggio, dominato dalla possente rocca aldobrandesca, nel versante occidentale dell’Amiata. Ricordato dall’860 come possedimento di San Salvatore, rimase spiritualmente legato all’abbazia, che vi costruì ben tre chiese con cura di anime, anche se politicamente dagli inizi del XII secolo risulta castello degli Aldobrandeschi e dal 1331 della Repubblica senese.
San Leonardo, facciata
San Leonardo, interno
San Niccolò Il più antico degli edifici sacri del castello è la chiesa di San Niccolò, che sorge nella parte alta del centro, sotto la rocca, attestata dal 1144.Venne ampliata all’inizio del XVII secolo e trasformata in un edificio a tre navate, inglobando l’oratorio della Santa Croce. Presenta un’ampia facciata neoromanica a salienti, che caratterizza il panorama del centro storico; la parte destra del prospetto conserva resti di muratura medievale e di una porta, appartenenti alla primitiva chiesa.All’interno, di particolare interesse, gli arredi in pietra trachitica: una acquasantiera dello scultore arcidossino Pietro Amati, firmata e datata 1603, e due altari barocchi posti al termine della navate laterali. Sant’Andrea Fuori porta Talassese, addossata alle mura castellane, troviamo la chiesa di Sant’Andrea, ricordata fin dal 1188, ingrandita nel 1672 con l’aggiunta dell’area del presbiterio e consolidata da
Madonna delle Grazie, facciata
Leonardo Ximenes nel 1782. La piccola facciata a capanna presenta un portale architravato e sormontato da una lunetta; l’interno è coperto da capriate e conserva, sulla destra, un affresco con la Madonna col Bambino in trono fra Santi e Angeli, di scuole senese degli inizi del Cinquecento. Il seicentesco altare in trachite ospita un Crocifisso in cartapesta probabilmente coevo. San Leonardo Nella parte opposta del centro storico è collocata la chiesa di San Leonardo, ricordata dal 1188 e più volte rimaneggiata. La facciata a capanna, nascosta in parte dalla canonica e affiancata da un campanile a torre, è in conci regolari di pietra, conserva parte del paramento originario e presenta un portale architravato
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ARCIDOSSO
sormontato da una lunetta. L’interno assunse la forma attuale fra il XVI e il XVII secolo; si presenta a tre navate, con la centrale coperta da capriate e le laterali da volte a crociera. La chiesa è ricca di ben sei monumentali altari in trachite cinquecenteschi e seicenteschi. Di particolare interesse è la Decollazione del Battista, firmata da Francesco Vanni e datata 1589, collocata nel primo altare di destra. Monumentale è la tela tardocinquecentesca con L’adorazione del Santissimo Sacramento, posta nella navata di sinistra.Ai lati dell’altare maggiore sono collocate due statue lignee degli inizi del Seicento raffiguranti San Processo e Sant’Andrea, provenienti dal vicino convento dedicato al primo Santo, oggi ridotto in rudere.
Madonna delle Grazie Fuori di Arcidosso, lungo la strada che scende in Maremma, al temine di una scenografica scalinata troviamo il santuario della Madonna delle Grazie, o dell’Incoronata, uno dei più bei santuari della Toscana meridionale. Sorto per ringraziamento alla fine della pestilenza del 1348, il tempio aveva modeste dimensioni; venne ampliato nel Quattrocento, nel 1566 furono realizzate le navate laterali e nel secolo successivo le cappelle terminali ed il coro. L’elegante facciata è partita in cinque riquadri verticali da lesene tuscaniche, animate da portali e finte finestre architravate; a destra sorge una snella torre campanaria. Il complesso ma armonioso interno è composto da una vasta aula quadrata affiancata da due navatelle laterali, divise da classiche colonne scanalate su alta base. Le navate sono collegate al transetto da arcate sostenute da colonne binate su un muretto divisorio ricco di pannelli scolpiti; il transetto presenta le ali laterali voltate a botte animate da altari, e cupola al centro. Le cappelle terminali sono coperte da volte a crociera e ricche di tre altari in pietra e stucco. Un semplice ed elegante pulpito poligonale articola la fine dell’aula centrale, ornata in alto dalla raffigurazione del Paradiso, grande affresco attribuito a Francesco Nasini. Nel barocco altare maggiore, in
stucco con due coppie di colonne tortili, è venerata la tavola quattrocentesca della Madonna col Bambino, attribuita al senese Pellegrino di Mariano, proveniente dal palazzo del Capitano di Arcidosso. Di particolare interesse lo stendardo processionale di Ventura Salimbeni, posto nell’altare della cappella di sinistra: è dipinto sulle due facce, una con la Madonna in gloria coi Santi Sebastiano e Rocco e l’altra con il Miracolo della neve e la fondazione della basilica di Santa Maria Maggiore. Da segnalare, nella parete destra, il frammento di affresco quattrocentesco della Madonna della Misericordia. Due piccole preziose chiese di impianto romanico, con abside terminale e muratura a filari regolari in pietra, si trovano nei pressi di Arcidosso: Santa Mustiola, ricordata come pieve agli inizi del Duecento, e San Lorenzo, forse ricordata fin dal 1067. Convento dei Cappuccini Fra Arcidosso e Castel del Piano
sorge il convento di San Francesco, dei frati Cappuccini, finito di costruire con l’intervento del granduca Ferdinando I nel 1593. La chiesa, preceduta da un piccolo portico, è a navata unica coperta a capriate con due cappelle laterali che si aprono sulla destra. Nel monumentale altare maggiore ligneo, è venerata una splendida tela dai colori particolarmente brillanti di Francesco Vanni (firmata e datata 1593) con la Madonna in trono Madonna delle Grazie, col Bambino fra gli angeli e i interno Santi Bernardino, Francesco e Leonardo. La tela è affiancata dalla Vergine annunziata e dall’Angelo annunziante di Giuseppe Nicola Nasini degli inizi del Settecento. Adiacente alla Pieve di Santa Maria in Lamula, esterno chiesa è una cappella neogotica gentilizia edificata agli inizi del secolo passato su disegno di Lorenzo Porciatti.
MONTELATERONE
Convento dei Cappuccini, esterno
Santa Maria in Lamula Fra Arcidosso e Montelaterone troviamo la pieve di Santa Maria in Lamula, importante centro amministrativo dei possedimenti di San Salvatore nell’Amiata occidentale. La chiesa, capolavoro dell’architettura romanica, venne
Pieve di Santa Maria in Lamula, statua lignea della Madonna col Bambino
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L E C H I E S E E I S A N T UA R I D E L L’ A M I A TA eretta nell’853 e ricostruita nel XII secolo. La facciata e l’attiguo campanile a torre sono frutto di ripristini in stile della fine dell’Ottocento, mentre il fianco destro e l’affascinante zona delle tre absidi, pur restaurate, presentano i caratteri originari della struttura. L’interno è diviso in tre navate da pilastri e grandi colonne, che sostengono una copertura a capriate lignee. I pilastri cruciformi del presbiterio presentano capitelli animati da figure animali, teste di arieti, protomi umane e cavalieri, di gusto arcaico. Nell’altare maggiore è venerata la statua lignea della Madonna col Bambino, opera di scuola senese della prima metà del Quattrocento, alla quale vengono dedicate solenni feste venticinquennali. Strettamente collegato alla pieve è il vicino paese di
Convento dei Cappuccini, particolare della tela di Francesco Vanni
Santa Lucia, interno
Montelaterone, posto in posizione strategicamente importante e attestato come castello dell’abbazia amiatina fin dal 1004. Passato agli inizi del Duecento sotto Siena, fu ulteriormente fortificato con la costruzione del cassero. Il paese rimase sottoposto all’autorità spirituale di San Salvatore fino alla sua soppressione (1782). San Clemente La chiesa di San Clemente sorge nella parte bassa del centro storico ed è ricordata dagli inizi del Trecento. L’originario edificio era di forme gotiche, come si legge ancora nel portale di ingresso, nel fianco di sinistra e nella scarsella terminale; nel corso del Cinquecento fu trasferito a San Clemente il battistero e la dignità pievana di Lamula e la
chiesa venne ampliata e traslata come orientamento. Un bel portale gotico si apre lungo il fianco destro; l’interno è a navata unica coperta da capriate, l’altare maggiore settecentesco ha una tela con la Crocifissione e Santi, firmata e datata (1673) da Francesco Nasini. A sinistra dell’altare troviamo un piccolo tabernacolo in marmo di manifattura senese scolpito fra il Trecento e il Quattrocento e nella cappella laterale la tela con la Messa di San Clemente attribuibile al pittore senese, del XVII secolo, Ilario Casolani. Madonna delle Grazie Sempre a Montelaterone troviamo la chiesa della Misericordia o della Madonna delle Grazie, della metà del Seicento e restaurata nel 1907, come attesta la data riportata sulla facciata a capanna. L’interno è affrescato da Francesco Nasini, con la Madonna della Misericordia e Santi nella parete di fondo ed altre immagini nel resto della chiesa. Santa Lucia Poco fuori del centro sorge la piccola cappella di Santa Lucia, in località Stiacciaie, eretta nel Quattrocento e ornata con affreschi coevi raffiguranti la Madonna col Bambino, l’Annunciazione e altre figure frammentarie.
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CASTEL DEL PIANO l centro di Castel del Piano è ubicato nel versante occidentale dell’Amiata, fra Ardicosso e Seggiano, intorno alla sommità di un piccolo colle di trachite; l’insediamento storico è formato dal castello medievale e da un borgo sorto lungo le mura meridionali a partire dal Cinquecento. Documentato dalla fine del IX secolo fra i possedimenti dell’abbazia del Santissimo Salvatore, divenne castello aldobrandesco, comune autonomo e dal 1331 entrò a far parte della Repubblica senese.
I
Pieve di San Leonardo Dentro le mura troviamo la pieve di San Leonardo, eretta dai monaci di San Salvatore e ricordata dalla fine del XII secolo; più volte trasformata, conserva il paramento esterno in muratura medievale, con portali e finestre ricostruite in stile gotico nei ripristini di inizi Novecento. Il campanile a torre è del 1520. L’interno, organizzato in tre navate coperte a capriate, ha tele seicentesche e resti di affreschi medievali. Nei pressi della pieve, all’interno di un edificio del XVI secolo adibito ad ospedale, troviamo una cappella affrescata da Francesco Nasini con le Storie di sant’Antonio da Padova.
Chiesa dell’Opera, Natività di Maria, tela di Giuseppe Nicola Nasini
All’estremità opposta del centro storico sorge la chiesa del Sacramento o “chiesa
piccina”; di origini medievali, come ricorda la muratura esterna, venne assegnata agli inizi del Duecento da papa Onorio III a Sant’Antimo. Presenta un campanile a torre, costruito nella seconda metà dell’Ottocento, ed una pianta rettangolare partita in due navate Madonna delle Grazie, facciata coperte da volte a crociera sostenute da pilastri decorati ricca facciata si richiama da bande orizzontali bianche e all’architettura barocca, con nere. Fra le opere conservate lesene, volute, elaborati nella “chiesa piccina” ricordiamo architravi, stemmi e nicchie con la statua in legno dipinto della statue di santi. L’interno ha uno Madonna di Loreto, di metà del schema a croce latina a navata XVII secolo, e una tela di unica coperta da volte a vela e Francesco Nasini con la Verifica una lunga teoria di cappelle della vera Croce. laterali ricche di immagini sacre. Nel secondo altare di destra troviamo la tela di Domenico Chiesa dell’Opera Nella piazza dell’ampliamento Manetti di metà Seicento con La cinquecentesco sorgono due Madonna col Bambino e San chiese con elaborate facciate in Cerbone; l’altare successivo è ornato da una tela con la pietra trachitica. La chiesa Madonna e i santi Simone, dell’Opera, dedicata alla Natività di Maria, è un ampio Giuda e Donato attribuibile a edificio iniziato nel XV secolo e Giuseppe Nicola Nasini. L’altare terminato in pieno Ottocento, del transetto destro è un lavoro con la costruzione del campanile eseguito in pieno Seicento da e la conclusione della facciata. La Antonio e Benedetto Amati,
CASTEL scultori della vicina Arcidosso; vi si venerano le statue vestite del Crocifisso e i dolenti, che vengono portate in processione il Venerdì santo. Il transetto è ornato da affreschi di Giuseppe Nicola Nasini e di Gioacchino Corbelli. Il monumentale e barocco altare maggiore è adornato dalle statue di San Sebastiano e di San Rocco e da una tela di inizi del Settecento di Giuseppe Nicola Nasini con la Natività di Maria. Le pareti del transetto di sinistra ospitano due tele: una di Francesco Nasini (la Madonna col Bambino e i santi Nicola e Michele arcangelo) e l’altra di Alessandro Casolani (la Decollazione del Battista), opera, quest’ultima, di notevole interesse. Negli altari delle cappelle del fianco di sinistra osserviamo due statue lignee settecentesche di Sant’Antonio da Padova e di San Nicola da Tolentino, provenienti dal convento di San Processo, e due tele di Giuseppe Nicola Nasini.
Chiesa dell’Opera, interno
DEL
Madonna delle Grazie Vicino alla chiesa dell’Opera sorge il santuario della Madonna delle Grazie, edificato a metà del XVIII secolo al posto di una piccola chiesa di inizi Cinquecento. La monumentale facciata, di gusto barocco, è stata terminata nei primi decenni del Novecento ed è composta da due ordini di colonne con trabeazione e conclusa da un timpano triangolare. Dello stesso stile della facciata è l’interno, coperto da volte a vela sostenute da pilastri e colonne. Nella scenografica macchina dell’altare centrale è esposta la venerata immagine della Madonna col Bambino, i santi Giovanni Battista e Bartolomeo ed angeli ispirata alle devote realizzazioni del pittore senese Sano di Pietro. Fra le altre opere artistiche presenti nel santuario segnaliamo la tela della Madonna del Carmine di Francesco Nasini, firmata e datata 1652.
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PIANO San Giuseppe Lungo il Corso Nasini incontriamo anche la chiesa di San Giuseppe di origine seicentesca, sede della confraternita della Misericordia. La sobria facciata, con timpano triangolare e portale architravato, immette in un interno coperto da volte a crociera e caratterizzato dall’altare barocco in stucco ornato dalla tela con lo Sposalizio della Vergine, firmata da Francesco Nasini e datato 1664. Santa Lucia e San Biagio a Gravilona Lungo la strada che conduce a Seggiano troviamo le celle romaniche di Santa Lucia e di San Biagio a Gravilona a pianta rettangolare con abside semicircolare, legate all’opera di evangelizzazione e di bonifica dell’abbazia del Santissimo Salvatore.
Chiesa dell’Opera, altare degli scultori Amati
Scendendo verso la pieve di Lamula possiamo osservare i resti del convento francescano di San Processo, la cui memoria è tramandata dalle statue lignee presenti nella ricordata chiesa dell’Opera e in San Leonardo ad Arcidosso.
MONTEGIOVI Nel territorio comunale di Castel del Piano troviamo altri due antichi castelli, che sorgono sulla sommità di poggi di roccia arenaria. Il più vicino al capoluogo è quello di
Madonna delle Grazie, altare maggiore
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L E C H I E S E E I S A N T UA R I D E L L’ A M I A TA Montegiovi ricordato agli inizi del Duecento come possesso del vescovo di Chiusi e delle abbazie di Sant’Antimo e di San Salvatore. Entrato presto nell’orbita politica di Siena, vede l’alternarsi di possesso di importanti famiglie cittadine (i Tolomei, i Buonsignori e i Salimbeni), per ritornare nel XV secolo sotto il diretto controllo della Repubblica.
Montegiovi, San Martino, esterno
San Martino All’interno dell’antico castello, che presenta una forma ovale, troviamo la chiesa di San Martino, documentata agli inizi del Trecento di patronato di Sant’Antimo. La facciata conserva il paramento murario e il portale dell’antica redazione, mentre l’interno è di gusto settecentesco, con due tele di Francesco Nasini poste negli altari laterali: la Madonna del rosario con i santi Domenico e Caterina da Siena e la Madonna col Bambino e i santi Giovannino e Monica, firmata dal pittore e datata 1692. Sant’Elena La chiesa di Sant’Elena, in prossimità della porta omonima, ha una pianta rettangolare coperta a capriate ed è stata ristrutturata in epoca moderna.
Montegiovi, San Martino, portale
Madonna delle Grazie Fuori del castello sorge la chiesa della Madonna delle Grazie o degli Schiavi, edificio di origine cinquecentesca ricostruito a metà Ottocento,
con resti di affreschi del XV secolo di scuola senese.
senese del Duecento Ambrogio Lorenzetti.
MONTENERO D’ORCIA
Chiesa della Madonna Montenero ha un altro edificio sacro, la chiesa della Madonna, risalente dal XVI secolo ma ricostruita nell’Ottocento.All’interno è venerata una piccola e raffinata immagine rinascimentale della Madonna col Bambino e i santi Giovanni Battista e Lorenzo.
In piena val d’Orcia è situato il castello di Montenero, insediamento ricordato dagli inizi del X secolo come possedimento dell’abbazia del Santissimo Salvatore; conteso agli abati dalle famiglie feudali della zona, vede con la fine del Duecento l’insediamento delle famiglie cittadine dei Buonsignori e dei Salimbeni, finché, due secoli dopo, passa sotto il diretto controllo di Siena. Santa Lucia All’interno del castello, dalla caratteristica forma rotonda, è ubicata la chiesa di Santa Lucia, costruita nel XII secolo e ristrutturata in epoca moderna. L’esterno conserva parte della muratura ed il potale a tutto sesto dell’antico edificio. Nell’interno troviamo una elegante Madonna del rosario, opera tardocinquecentesca attribuibile ad Alessandro Casolani e, dietro l’altare maggiore, una tavola con un Crocifisso del famoso pittore
Montenero d’Orcia, chiesa della Madonna, Madonna col Bambino
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CASTELL’AZZARA A
ttestato dagli inizi del XIII sec. fra i possedimenti dei conti Aldobrandeschi di Santa Fiora, è collocato in posizione panoramica sulla valle del Paglia; il centro storico è composto da un nucleo primitivo di forma semicircolare, che si sviluppa intorno alla rocca, con successive espansioni antiche e Ottocentesche collocate lungo le strade per l’Amiata e per Sorano.
San Nicola, interno
San Nicola, Annunciazione
San Nicola Nell’antico nucleo, di fronte alla rocca, troviamo la chiesa La Sforzesca parrocchiale di San Nicola, ricordata dalla seconda metà del Rosario, piccolo edificio con Duecento e ricostruita, in forme facciata a capanna di origine neoclassiche, a metà Ottocento. cinquecentesca. Nella scarsella, Presenta una facciata a salienti coperta da una volta a crociera, divisa in tre parti da lesene in rimangono resti di affreschi del pietra. L’interno è a periodo di tre navate coperte a costruzione della capriate, quella cappella; centrale, e a volte a sull’altare è crociera le laterali. venerata una tela Le navate terminano seicentesca con con tre altari; la Madonna del l’altare di sinistra è rosario tra i ornato da una tela santi Domenico seicentesca con la e Caterina. Madonna in gloria fra i santi Martino Madonna della e Nicola, Pietraia San Nicola, Madonna in gloria proveniente dalla Nei pressi del scomparsa chiesa di San centro, sotto la strada che porta Martino. Nella parte opposta è a Montevitozzo, c’è un’altra collocata una Annunciazione, piccola chiesa, la Madonna opera del pittore castellazzarese della Pietraia, risalente alla fine contemporaneo Carlo Bertocci. del XVII secolo. Chiesa del Rosario Nella vicina piazza Cesare Battisti sorge l’altro edificio sacro del paese, la chiesa del
SFORZESCA Nella valle sottostante in paese sorge la Sforzesca, imponente costruzione fortificata eretta nel
1576 dal cardinale Alessandro Sforza come fattoria e villa gentilizia. La villa è arricchita anche da una chiesa con elegante facciata a capanna partita da lesene in pietra, attualmente non visitabile.
SELVENA Svoltando a sinistra sulla strada che va da Castell’Azzara a Santa Fiora, giungiamo a Selvena, paese minerario erede della vicina Rocca Silvana, possente castello degli Aldobrandeschi anticamente comprendente anche la pieve di San Nicola da Bari, costruita nel 1238 per volere della contessa Tomasia. La chiesa del moderno paese, dedicata a San Nicola da Tolentino, venne edificata alla fine del Settecento e rimodernata nel 1925. Nella sinistra della facciata è murata l’epigrafe che ricorda la costruzione dell’antica pieve di Rocca Silvana.
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CASTIGLIONE
CASTIGLIONE D’ORCIA
Vivo d’Orcia, Ermicciolo, particolare decorazioni dell’abside
C
astiglione d’Orcia sorge intorno alla sommità di un poggio di roccia calcarea nei pressi del fiume omonimo, all’estremità settentrionale dell’area amiatina, dominato dagli imponenti resti della rocca medievale. Ricordato fin dagli inizi dell’XI secolo, vi si affermò la signoria degli Aldobrandeschi, sostituiti agli inizi del Trecento da Siena che lo cedette, in garanzia di grossi prestiti, alle potenti famiglie cittadine dei Piccolomini e, successivamente, dei Salimbeni. Il castello ritornò alla Repubblica agli inizi del Quattrocento. Pieve dei Santi Stefano e Degna, esterno
Pieve dei Santi Stefano e Degna, portale
Pieve dei Santi Stefano e Degna, Madonna col Bambino, di Pietro Lorenzetti
Pieve dei Santi Stefano e Degna Dentro le mura è situata la pieve dei Santi Stefano e Degna di fondazione medievale, ingrandita alla fine del XIX secolo. Conserva una sobria ed elegante facciata quattrocentesca in pietra, partita verticalmente da lesene, con portale ad arco sormontato da un timpano e da un occhio. L’interno è a pianta rettangolare conclusa da un’ampia abside; sulla sinistra troviamo due grandi arcate affrescate, riscoperte alla fine dell’Ottocento: vi sono raffigurate la Madonna in trono con Santi e la Pietà, opere del XVI secolo. La cappella della Madonna, che si apre sulla sinistra verso il presbiterio, è chiusa da una cancellata in ferro battuto opera di Luciano Zalaffi
degli inizi del ‘900, collocata per proteggere importanti tavole, oggi conservate nella sala d’arte di San Giovanni. Nella cappella è venerata un’opera di Pietro Lorenzetti, la Madonna col Bambino detta delle Grazie. Nel presbiterio si trova una grande tavola della prima metà del Cinquecento, unica opera conosciuta del pittore senese Giovanni di Bartolomeo Alberto, raffigurante la Madonna in trono col Bambino e i santi Sebastiano, Rocco, Macario e Fabiano papa. Lungo la navata due altari laterali sono arricchiti da due tele provenienti dalla chiesa di San Sebastiano di Rocca d’Orcia: in quello di destra osserviamo la Madonna del Rosario, del senese Vincenzo Rustici, e nell’altare di fronte la Crocifissione, dipinta dal
fiorentino Fabrizio Boschi agli inizi del Seicento. Compagnia di San Giovanni Sempre nel centro storico, nei pressi della piazza del Comune, troviamo la compagnia di San Giovanni di origini seicentesche, con semplice facciata a capanna, interno coperto a capriate e altare in muratura di gusto barocco. Nel 2006 è stata inaugurata in questa chiesa una sala d’arte che accoglie notevoli tavole della pittura senese provenienti dalle chiese di Castiglione e di Rocca d’Orcia e raffiguranti la Madonna col Bambino, dipinte da Pietro Lorenzetti, Simone Martini, Giovanni di Paolo e dal Vecchietta, famosi pittori senesi del Trecento e del Quattrocento. Nella sala d’arte sono esposti anche arredi sacri e reliquiari.
Santa Maria Maddalena Fuori delle mura, nei pressi della strada che scende in Val d’Orcia, c’è la piccola chiesa romanica di Santa Maria Maddalena, conclusa da una tipica abside semicircolare, da cui provengono alcuni dipinti della sala d’arte di San Giovanni.
ROCCA D’ORCIA Il comune di Castiglione è ricco di importanti insediamenti storici. Nei pressi del capoluogo sorge, dominante sul fiume, Rocca d’Orcia, insediamento ricordato fin dalla metà del IX secolo fra i possedimenti dell’abbazia di San Salvatore.Tre secoli dopo si afferma sul castello la famiglia dei Tignosi, vassalli degli Aldobrandeschi. Poi Rocca segue il destino della vicina Castiglione, passando a Siena, ai Salimbeni e ritornando infine alla Repubblica. Il dominio dei Salimbeni è collegato al ricordo di Santa Caterina, ambasciatrice di pace fra la famiglia e la Città. Il piccolo centro è dominato dall’eccezionale ed imponente rocca.
San Simeone Sotto la rocca troviamo la chiesa di San Simeone, la parrocchiale del castello, con una semplice facciata a capanna e interno coperto a capriate. Durante recenti lavori di restauro sono stati scoperti resti di affreschi di scuola senese del periodo rinascimentale. Le opere d’arte che arricchivano questa chiesa sono state collocate nella sala d’arte di San Giovanni o nella pieve di Castiglione. San Sebastiano Più in basso della parrocchiale è la chiesa di San Sebastiano con una facciata che termina con un particolare coronamento mistilineo del Seicento. Sull’altare maggiore è esposta una tela del XVII secolo raffigurante il Santo titolare, copia di uno stendardo del Sodoma. Madonna delle Grazie Fuori della porta che si apre verso la valle sorge la chiesa della Madonna delle Grazie di Manno, santuario mariano della Rocca, con coro e altare lignei di metà Cinquecento. Nell’altare è venerata l’immagine della Madonna col Bambino, affresco del XVI secolo.
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D’ORCIA
Madonna delle Querce Sulla strada che dal capoluogo conduce verso la montagna amiatina incontriamo la chiesa della Madonna delle Querce, eretta nella seconda metà del Seicento sul luogo del ritrovamento di una miracolosa immagine in gesso della Vergine Maria. La semplice facciata, con il portale affiancato da due finestrelle da cui poter vedere la venerata immagine, ripropone lo schema delle coeve chiese mariane.
Rocca d’Orcia, San Simeone, esterno
VIVO D’ORCIA Proseguendo verso il versante grossetano dell’Amiata arriviamo al Vivo d’Orcia, paese cresciuto nel secolo scorso. In basso, lungo il fiume, è collocato un piccolo borgo antico sorto intorno al millenario monastero camaldolese di San Pietro, ceduto agli inizi del Cinquecento alla famiglia Cervini e trasformato nella metà del secolo in un grandioso palazzo nobiliare dal cardinale Marcello, che sarà papa nel 1555 per pochi giorni. San Marcello La chiesa di San Marcello è frutto di una profonda trasformazione dell’antico tempio camaldolese, del quale restano interessanti decorazioni plastiche nella parte terminale.
Vivo d’Orcia, San Marcello, decorazioni esterne
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Vivo d’Orcia Ermicciolo, abside
L E C H I E S E E I S A N T UA R I D E L L’ A M I A TA Oratorio di San Benedetto Oltre alla moderna chiesa di Sant’Anna, posta nel centro del nuovo insediamento, il Vivo ha un altro piccolo edificio sacro che conserva le forme romaniche: è l’oratorio di San Benedetto, denominato Ermicciolo, posto nei pressi delle sorgenti del fiume Vivo, in una zona dove ai boschi di castagno succedono le faggete. La facciata è decorata da un motivo di arcatelle sostenute da mensole e colonnette; il succedersi di arcatelle pensili orna anche la sommità dell’abside semicircolare. La chiesetta è la testimonianza dell’insediamento eremitico del monastero del Vivo, che la tradizione vuole fondato da san Romualdo agli inizi dell’XI secolo.
CAMPIGLIA D’ORCIA Verso Abbadia, intorno alla sommità di un poggio di calcare che guarda l’alta valle dell’Orcia, sorge il castello di Campiglia, attestato alla fine del X secolo come possedimento aldobrandesco; passato all’importante famiglia feudale dei Visconti, fu progressivamente assorbito dalla Repubblica di Siena, a cui passò definitivamente agli inizi del Quattrocento.
Bagni San Filippo, Grotta di San Filippo
San Biagio Delle numerose chiese antiche oggi Campiglia conserva solo la parrocchiale dedicata a San Biagio, consacrata intorno al
1650, ricostruita alla fine del secolo successivo su progetto del famoso architetto Leonardo De Vegni e rinnovata nuovamente nella prima metà del Novecento. La facciata in pietra presenta una forma a salienti; l’interno è organizzato in tre navate, con l’altare maggiore settecentesco in stucco. Nella navata destra troviamo una tela degli inizi del Seicento raffigurante la Madonna col Bambino che consegna le chiavi a San Pietro, attribuita al pittore senese Sebastiano Folli.
BAGNI SAN FILIPPO Scendendo verso Bagni San Filippo si incontra la Grotta di San Filippo Benizi, frate dei servi di Maria che secondo la tradizione qui si rifugiò per sfuggire all’elezione a pontefice nel 1267. Oltre un secolo dopo il luogo servì da eremo al Beato Benincasa da Monticchiello, anche lui religioso servita. La grotta, meta di pellegrinaggi, è scavata in un grande blocco di pietra e divisa in due da un tramezzo. Chiesa di San Filippo I Bagni hanno la chiesa di San Filippo, con statua e busti settecenteschi di san Filippo Benizi e di san Filippo Neri.
RIPA D’ORCIA Oltre il fiume Orcia sorge il castello di Ripa, che si raggiunge da San Quirico; il castello, inserito dalla seconda metà del
Duecento nei possedimenti di Siena, diventa feudo dei Salimbeni e dei Piccolomini. Chiesa della Madonna Dentro le mura c’è la chiesa della Madonna, di fondazione antica ma profondamente trasformata nel corso del Seicento e del Settecento. La zona a valle del Comune, lungo l’antica via Francigena, era ricca di piccoli castelli e insediamenti aperti collegati alla sicurezza e all’ospitalità dei pellegrini e dei mercanti che percorrevano la famosa strada. Ricordiamo il castello delle Briccole, con la chiesa di San Pellegrino di origine medievali, dove, secondo la tradizione, avvennero le mistiche nozze fra San Francesco d’Assisi e Madonna Povertà. Ricordiamo anche la chiesa di San Giovanni nel castello della Rimbecca, con il campanile ricavato da una torre di fortificazione. Proseguendo sull’attuale Cassia verso sud troviamo la posta di Ricorsi, massiccio ed elegante edificio con portico e piccola cappella. Erede moderna di questi edifici sacri lungo la Francigena possiamo considerare la chiesa della Madonna dei Campi, costruita negli anni Sessanta del secolo passato nel centro agricolo di Gallina.
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CINIGIANO
eretta alla fine del Cinquecento, con facciata moderna e aula rettangolare. Nell’altare troviamo un quadro seicentesco di fattura senese con i Santi Sigismondo martire e Antonio abate che invocano la protezione della Madonna col Bambino e San Giuseppe su Cingiano, individuabile probabilmente nel paese dipinto sullo sfondo del gruppo sacro.
I
l castello di Cinigiano è situato su un colle nelle pendici occidentali dell’Amiata fra le valli dell’Orcia e dell’Ombrone; ricordato fin dagli inizi del XIII secolo come possedimento di una famiglia locale feudale collegata agli Aldobrandeschi, presto entra nell’orbita del dominio di Siena.
Chiesa di San Michele Arcangelo facciata
Chiesa di San Sigismondo, tela dell’altare
Chiesa della Madonna delle Nevi, particolari degli affreschi
San Michele Arcangelo La chiesa di San Michele Arcangelo, l’edificio ecclesiastico più importante, è collocata nella parte alta del centro storico; erede di una più antica chiesa parrocchiale, fu edificata nell’attuale collocazione alla fine del Cinquecento. Presenta una sobria ed elegante facciata in cotto, modulata da lesene e cornici con rosone nella parte superiore; l’interno, a forma di croce latina con gli archi della crociera in cotto, è coperto a capriate nella navata, da volte a botte nei transetti laterali e a vela nel coro. Sul lato sinistro della navata è posta una pregevole Crocifissione con la Madonna e i santi Marco evangelista, Francesco d’Assisi, Sigismondo martire e Giovanni apostolo, firmata e datata (1601) da Francesco Vanni, uno dei pittori principali dell’arte senese del Seicento. La tela si presenta
Chiesa di San Michele Arcangelo, Crocifissione di Francesco Vanni
con un impianto solenne e con accentuato patetismo nei personaggi dipinti con forti contrasti di ombre e luci. Di scuola senese di metà del Seicento è il dipinto appeso di
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CINIGIANO
fronte con la Madonna col Bambino che consegna lo scapolare a san Simone Stock, fra i santi Giovanni evangelista e Caterina da Siena; sullo sfondo compare una veduta di un paese ritenuto Cinigiano. I lati del transetto sono animati da due eleganti altari in pietra, in quello di destra è conservata la venerata immagina della Madonna delle Grazie proveniente dalla chiesa omonima non più esistente e dipinta nel 1793 da Daniele Lonati, monaco olivetano. Da notare nel coro un mobile da sacrestia degli inizi del Seicento e, a sinistra dell’ingresso, una acquasantiera a fusto datata 1596, probabile anno di costruzione della chiesa. San Sigismondo Nella zona sotto la parrocchiale è collocata la chiesa della Compagnia di San Sigismondo,
Madonna delle Nevi Nella parte nuova del paese troviamo la piccola chiesa della Madonna delle Nevi, costruita alla fine del Quattrocento e molto rinnovata in ristrutturazioni del secolo passato. L’interno conserva interessanti resti di affreschi ritrovati durante i ricordati lavori: negli sguanci delle finestre sono raffigurati immagini di Santi e nel presbiterio un affresco frammentario con la Madonna incoronata da due angeli tra i Santi Michele arcangelo e Antonio abate.
SASSO D’OMBRONE Da Cinigiano, prendendo la strada verso Paganico, ci spostiamo a Sasso d’Ombrone, attestato dal 1196 come possedimento di una dinastia feudale locale ma presto entrato nell’orbita di Siena, con l’intervento dell’Ospedale di Santa Maria della Scala che acquista numerosi beni nel territorio. San Michele Nella piazza centrale del borgo
troviamo la chiesa di San Michele arcangelo, documentata dagli inizi del Duecento ma più volte rimaneggiata. La versione moderna, risalente ai lavori di metà Ottocento e di inizi Novecento, presenta una semplice facciata a capanna con portale in pietra; nell’interno, rettangolare concluso da un’abside, è collocato un notevole Crocifisso in legno policromo, attribuibile ad uno scultore senese di metà Quattrocento, che fonti locali dicono proveniente dal convento di San Francesco a Grosseto. Nella scultura l’eleganza formale si fonde al vigore e all’accentuata espressione dolorosa del volto. Santuario della Madonna Nei pressi del borgo raggiungiamo il santuario della Madonna del Soccorso, di origine cinquecentesca ma ricostruito nelle forme attuali nel 1872, come testimonia la data apposta nella parte superiore della semplice facciata a capanna. Nell’interno, dentro una macchina lignea ottocentesca collocata sull’altare maggiore, è venerata una Madonna col Bambino e i santi Antonio abate e Antonio da Padova, copia dell’antica tavola ritrovata nei pressi della chiesa.
PORRONA Ritornati a Cinigiano, si incontra sulla sinistra la strada per il castello di Porrona,
insediamento fortificato di grande suggestione, isolato su uno sperone di roccia sulle valli dell’Orcia e dell’Ombrone. Ricordato dagli inizi del Duecento come sottoposto all’autorità senese, fu in seguito possedimento di importanti famiglie cittadine, come i Piccolomini e i Tolomei. Conserva buona parte della cinta muraria e la rocca, trasformata in palazzo nel 1504 su iniziativa di Antonio Tedeschini Piccolomini.
Chiesa della Madonna delle Nevi, particolare dell’affesco
San Donato Di fronte al palazzo troviamo la chiesa di San Donato attestata dalla fine del XIII secolo come canonica dipendente dall’abbazia di Sant’Antimo; segue le sorti dell’abbazia entrando a far parte della nuova diocesi di Montalcino creata, con quella di Pienza, da papa Pio II nel 1462. La chiesa presenta nel paramento esterno testimonianze di elementi architettonici romanici. L’interno è a forma di croce latina con abside e conserva nel transetto di sinistra due preziose tavole quattrocentesche, una con San Nicola da Bari, attribuita al pittore fiorentino Giovanni di Marco detto da Ponte, e l’altra con la Madonna in trono col Bambini e i santi Donato vescovo e Rocco, attribuita al senese Girolamo di Benvenuto e proveniente dalla chiesa della Madonna delle Grazie.Va ricordato anche il dipinto con l’Effusio sanguinis, di scuola senese della metà del Cinquecento.
Porrona, chiesa di San Donato, facciata
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L E C H I E S E E I S A N T UA R I D E L L’ A M I A TA Madonna delle Grazie Fuori dal castello troviamo la ricordata chiesa della Madonna delle Grazie risalente alla fine del Quattrocento, con semplice facciata con potale e finestrelle laterali e pianta a croce, oggi non più utilizzata.
CASTIGLIONCELLO BANDINI
Castiglioncello Bandini, chiesa di San Nicola, facciata
Ritornando verso il capoluogo e andando verso l’Amiata, a destra troviamo il bivio per Castiglioncello Bandini, insediamento fortificato appartenuto agli Aldobrandeschi e all’abbazia del Santissimo Salvatore, poi passato alla famiglia senese Bandini Piccolomini ed oggi quasi interamente ricostruito. San Nicola Fuori l’antico castello, affacciata su un ampio panorama sulle valli dell’Orcia e dell’Ombrone, troviamo la chiesa di San Nicola appartenente alla diocesi di Chiusi poi unita da Pio II alla nuova diocesi di Montalcino. Più volte rimaneggiata, presenta una moderna facciata a capanna con piccola torre campanaria in pietra e mattoni. Nell’interno notiamo l’altare maggiore seicentesco e interessanti arredi lignei con lo stemma dei Bandini Piccolomini.
Monticello Amiata, chiesa di San Michele Arcangelo, facciata
Madonnino Anche Castiglioncello ha nelle vicinanze un piccolo santuario mariano seicentesco, la chiesa del Madonnino, con una facciata rustica con portale in
latina, si presenta con lesene e colonne in muratura in stile corinzio, sormontate da un MONTICELLO AMIATA aggettante cornicione su cui Ritornando sulla strada sono impostate le volte che provinciale ci dirigiamo verso coprono l’aula. Sul primo altare a destra è Monticello Amiata, importante castello ricostruito nel 1240 in collocata una importante opera seguito all’incendio del più di Rutilio Manetti, San Carlo antico Monte Pinzutolo, citato Borromeo, firmata e datata nel diploma del 1027 di Corrado (1600), appartenente alla II a San Salvatore; il castello prima attività del noto artista rimase strettamente legato senese; nell’altare del transetto all’abbazia del Monte di destra troviamo la Madonna in trono Amiata fino alla sua col Bambino con soppressione angeli e i santi (1782). Di forma Lorenzo e ellittica, occupa Antonio abate, la sommità di un colle posto monumentale di fronte pala di all’Amiata e a Bartolomeo Montelaterone; Neroni detto il è ancora Riccio, leggibile importante l’andamento pittore del circuito rinascimentale murario. senese, databile fra il 1535 e il 1540. San Michele L’edificio L’altare religioso maggiore, in principale è la stucco come gli altri che chiesa di Monticello Amiata, chiesa di San Michele, ornano la San Michele Madonna in trono, tela del Riccio chiesa, presenta Arcangelo collegata alla nuova fondazione le statue di san Michele e san di Monticello e ricostruita in Sebastiano. Nel transetto di forme neoclassiche fra il 1815 sinistra è collocata e il 1832 dall’architetto un’interessante acquasantiera Paglierini. in marmo di inizi Cinquecento La facciata, in trachite, è e, dentro una cappellina, un articolata da quattro lesene tabernacolo a muro che risente che sorreggono un timpano di illustri modelli fiorentini triangolare. L’interno, a croce quattrocenteschi.
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CINIGIANO
cotto e finestrelle laterali e, all’interno, un altare in stucco.
Monticello Amiata, chiesa di San Michele Arcangelo, tabernacolo
Santuario della Madonna di Val di Prata Nei pressi del paese, verso la montagna, sorge il santuario della Madonna di Val di Prata, isolato nel parco delle Rimembranze in suggestiva posizione panoramica, con Montelaterone e l’Amiata sullo sfondo. Ricordato fin dal 1228, è un famoso santuario mariano che conserva nell’altare maggiore la venerata immagine quattrocentesca della
Madonna con Bambino detta della Consolazione, qui miracolosamente trovata, secondo la tradizione, da una pastorella. La semplice facciata a capanna è animata da lesene angolari con trabeazione e un portale achitravato; l’interno, coperto a capriate, presenta una pianta rettangolare con scarsella teminale ed è animato da due altari laterali in stucco barocchi, con epigrafi dedicatorie che riportano la data di costruzione, 1692, per quello a destra, e 1691 per quello di sinistra. In quest’ultimo altare è collocata una tela di Giuseppe Nicola Nasini con la Madonna del Carmine con i santi Elisabetta d’Ungheria, Elena, Filippo Neri e Teresa d’Avila.
San Sebastiano Fuori delle mura del paese, nella parte nuova di Monticello, sorge l’oratorio della Compagnia di San Sebastiano, edificio documentato fin dalla metà del Cinquecento e quasi completamente trasformato nei restauri del 1964, come ricorda la lapide nella controfacciata. Sul lato destro è conservato un elegante altare in trachite della prima metà del Seicento con una grande pala della Madonna in gloria col Bambino e i santi Nicola da Tolentino e Agostino di Domenico Manetti, databile intorno alla metà del Seicento. Nella parete destra del presbiterio troviamo la statua in legno policromo del Santo titolare di fine Quattrocento, interessante esempio di arte senese con influssi stilistici dell’Italia settentrionale. Monticello ha due chiese Monticelo Amiata, santuario di Val di Prata, Madonna col dedicate alla Madonna. Bambino, dipinto su tavola
Madonna del Lampino Nella parte opposta di Val di Prata, in aperta campagna nella zona detta delle Ripe, si trova l’altra piccola chiesa dedicata alla Madonna del Lampino, già detta del Gran Pino, sorta inglobando nella parete terminale un tabernacolo cinquecentesco con un affresco della Madonna col Bambino e i santi Michele arcangelo e Pietro, di scuola senese. La chiesa presenta una semplice facciata a capanna, con portale e finestrelle laterali con cornici in pietra, e un campaniletto a torre.
Monticello Amiata, Oratorio di San Sebastiano, San Sebastiano, statua lignea policroma
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P I A N C A S TAG N A I O
PIANCASTAGNAIO È
posto a pochi chilometri da Abbadia, al termine di un ampio piano anticamente ricoperto di castagni, a dominare la sottostante valle del Paglia. Già fra la fine dell’ XI e gli inizi del XII secolo era conteso fra gli abati amiatini e gli Aldobrandeschi e nel Duecento, fortificato con una grande rocca e costituitosi in comune, fra Orvieto e Siena. Santa Maria Assunta L’ampio centro storico, di forma pressoché circolare e su un terreno in notevole pendenza verso la valle, ha al centro la pieve di Pieve di Santa Maria Assunta, interno Santa Maria tempio si aprono tre cappelle, il Assunta, posta al battistero con un fonte termine di un’alta battesimale rinascimentale, scalinata. La chiesa, simile a quello di Santa Croce di ricordata fin dal 1188, fu a Abbadia, la cappella della lungo retta da un pievano Santissima Anunziata, aperta in Pieve di Santa Maria nominato dal vescovo corrispondenza dell’antica Assunta, pulpito di Sovana e da un facciata e ornata da un altare compievano nominato dall’abate ligneo barocco con colonne di San Salvatore. Priva di facciata, tortili e una tela seicentesca ha l’ingresso lungo il fianco di raffigurante l’Annunciazione. La sinistra e presenta una terza cappella, con un altare struttura gotica, con archi ligneo con colonne tortili, si trasversali a sesto acuto, apre lungo il fianco destro.Ai lati finestre monofore e della scarsella sono collocati due bifore e una scarsella altari di forme barocche. Nella terminale coperta da sacrestia si conserva un affresco volta a crociera con la Pietà e i santi Francesco costolonata. Nella e Rocco datato 1693 e Madonna delle Grazie, affresco parte iniziale del attribuibile a Francesco Nasini.
San Filippo, Apparizione della Madonna col Bambino a San Filippo, tela
Madonna delle Grazie Fuori la porta di Borgo visitiamo la piccola chiesa della Madonna delle Grazie, con facciata datata 1896 ornata da lesene e portale in trachite. Il semplice interno, rettangolare e diviso in due campate da un arco trasversale che regge le travi del tetto, presenta una scarsella voltata a botte e affrescata nel 1468 da Nanni di Pietro da Orvieto. Nella parete terminale è dipinta la Madonna Assunta con i santi Michele arcangelo, Pietro e Bartolomeo, nella volta l’Eterno Padre in gloria con i quattro Evangelisti e nelle pareti laterali la Madonna col Bambino e santi,
la Decollazione del Battista e il Martirio di san Sebastiano. San Filippo Nella parte alta del paese, di fronte alla notevole rocca Aldobrandesca, troviamo la chiesa di San Filippo Neri, semplice edificio di forme settecentesche coperto da volte, con cappella laterale e stalli del coro che circondano quasi tutti i muri perimetrali. Nell’ampia abside terminale, affrescata in alto, si venera l’Apparizione della Madonna col Bambino a
San Filippo, tela settecentesca di ambito nasiniano. Convento Lungo la strada che porta ad Abbadia troviamo il convento dei Santi Francesco e Bartolomeo, iniziato nel 1278 e appartenuto ai frati francescani fino alla soppressione napoleonica del 1812. La chiesa, preceduta da un semplice portico con pilastri in trachite, ha un paramento murario medievale con filari regolari di pietra e tracce delle antiche finestre gotiche. L’interno presenta un’ aula rettangolare coperta da capriate, la scarsella e una cappella laterale voltate a crociera costolonata; è di gusto settecentesco ed è ornato da sei altari laterali in muratura. La chiesa conserva interessanti resti di affreschi: nella controfacciata San Bernardino e storie della sua vita, attribuito al senese Giovanni di Pietro e databile a metà del XV secolo; dietro l’altare maggiore, sopra al coro ligneo datato 1735, è dipinta con una forte espressività la Strage degli Innocenti, della fine del
Chiesa dei Santi Francesco e Bartolomeo, esterno
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Chiesa dei Santi Francesco e Bartolomeo, Strage degli innocenti, affresco
Trecento forse di scuola marchigiana.A fianco dell’organo seicentesco troviamo un frammento di affresco con la Madonna col Bambino, di scuola senese della seconda metà del Trecento. La sacrestia è ornata di grandi armadi lignei settecenteschi. Lungo il fianco sinistro della chiesa si apre il chiostro del convento, formato da tre lati con colonnette ioniche in travertino e da un lato con pilastri in trachite. Nel chiostro, decorato da un affresco con la Stigmate di san Francesco attribuibile a Francesco Nasini, si apre l’antica sala capitolare decorata da affreschi monocromi della prima metà del Quattrocento, con Storie della Vergine, Cristo in trono con gli apostoli e le rappresentazione dei Vizi. Madonna di San Pietro Lungo la strada che porta a Santa Fiora e alla vetta dell’Amiata troviamo il santuario della Madonna di San Pietro, ricostruito, dopo il 1583, con le offerte del popolo al posto dell’antica chiesa romanica dedicata all’apostolo, in seguito
Chiesa dei Santi Francesco e Bartolomeo, chiostro
Santuario della Madonna di San Pietro, facciata
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ad una miracolosa animazione di invece della Flagellazione posta un dipinto della Vergine. Il nella parete di sinistra. Il santuario presenta una semplice presbiterio, coperto da una vola facciata a capanna con torre a vela, è occupato da un solenne campanaria e una pianta a croce altare barocco in trachite che latina coperta da travi lignee ospita la venerata immagine sostenute da arconi trasversali e della Madonna col Bambino ornata da altari in pietra. La dipinta nel 1580 da Martino chiesa possiede una ricca d’Urbano da Celia, incoronata decorazione pittorica di dal Capitolo Vaticano nel 1751 e Francesco Nasini, quasi una invocata come “Avvocata di galleria di questo fecondo Piancastagnaio” e “Regina pittore nato a Piancastagnaio: nel dell’Amiata”; in suo onore si secondo e nel terzo arco corre il palio il 18 di agosto. trasversale traviamo un Ecce Ai lati del presbiterio Francesco Homo e Il trionfo di San Nasini ha dipinto la scena Santuario della Madonna di Michele Arcangelo fra i santi dell’Annunciazione e nella San Pietro, interno Giovanni Battista e Pietro, cappella del transetto di destra firmati e una Crocifissione con bella datati 1640; intensità chiaroscurale; alla sua nel primo bottega è riconducibile il Cristo altare a destra deriso posto nella parete di la tela con un destra della cappella. Infine, Miracolo di l’altare a sinistra dell’ingresso sant’Andrea ospita una tela con le Mistiche nozze di santa Caterina Corsini, nella pareti della d’Alessandria, siglata da don seconda Antonio Nasini, figlio campata sono primogenito di Francesco. dipintie Santuario della Madonna di San Pietro, Novissimi TRE CASE affresco di Francesco Nasini originali e Nel bosco di castagni sopra le vivaci raffigurazioni dei Novissimi, siglate e datate Tre Case, lungo la strada per Santa Fiora, 1641. Nell’altare della troviamo cappella del significativi ricordi transetto di destra, francescani: il dedicata a San Carlo Borromeo, leccio di san è venerata una Francesco, secolare pianta tela con il Santo che secondo la circondata da tradizione riparò fra scene che le sue fronte il Santo, raccontano la sua vita, della bottega del Tre Case, Chiesa del Crocifisso, e la chiesa della Crocifisso ligneo, particolare Nasini, autore Santissima
Trinità, o del Crocifisso. Questo è un piccolo edificio a tre navate sede del primo convento francescano di Piancastagnaio, fondato verso il 1225, dove vissero i frati (fra cui i beati Andrea e Giovanni da Piancastagnaio) prima del nuovo insediamento costruito alle porte del castello pianese (1278). Nella chiesa è venerato un Crocifisso ligneo quattrocentesco con una intensa espressione dolorosa.
SARAGIOLO Nel vicino centro di Saragiolo troviamo la nuova chiesa della Madonna delle Grazie, recentemente rinnovata secondo le indicazioni liturgiche del Concilio vaticano II. Anche la frazione di Casa del Corto ha una chiesa parrocchiale moderna.
Saragiolo, Chiesa di Santa Maria delle Grazie
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RADICOFANI
cinquecentesca di scuola senese e una Madonna col Bambino in legno policromo del 1738.
S
orge su una imponente rupe di roccia vulcanica, isolato nello spartiacque fra le alte valli dell’Orcia e del Paglia, in posizione dominante sull’antica via Francigena e sul confine fra la Toscana e il Patrimonium Petri. La sua importanza storica è segnata da queste peculiarità. Ricordato fin dal 973 come insediamento fortificato di proprietà imperiale, passa successivamente sotto il controllo dell’abbazia di San Salvatore e a questa viene conteso dagli Aldobrandeschi e dalla Repubblica di Siena. Gli abati amiatini cedettero la loro parte al papato (1153) e solo con papa Pio II Piccolomini Radicofani divenne dominio di Siena (1459). Sulla sommità della rupe è situata la rocca medievale, cinta da bastioni del secondo ‘500.Ai piedi della rupe si sviluppa, lungo l’asse della strada principale, il centro abitato.
Pieve di San Pietro, interno
Pieve di San Pietro, Crocifissione, terracotta robbiana
Pieve di San Pietro, facciata
annunziata in terracotta San Pietro Nella piazza principale, sopra invetriata di Andrea della Robbia. Segue, dentro un arco, la statua una scalinata, sorge la pieve di in legno dipinto della Madonna San Pietro, attestata dal 1224 e sottoposta al governo dell’ con Bambino, attribuita al abate amiatino e del vescovo senese Francesco di Valdambrino.Ai lati di Chiusi; è di forme romanico-gotiche, con una della statua è semplice facciata a capanna dipinta la Chiamata degli con campanile a torre. apostoli Pietro e L’interno inizia a navata unica coperta a Andrea, di scuola capriate a cui fiorentina del XVI succedono volte a secolo; ai piedi crociera costolonate e della Vergine è la trasformazione della collocato un Cristo chiesa in tre navate, morto ligneo, frutto di ampliamenti anche questo di Settecenteschi. San scuola fiorentina Pietro è ricca di opere del XVI secolo. d’arte, in particolare L’altare con cui si conserva una notevole conclude la navata raccolta di robbiane di destra è ornato da della seconda metà del una pala della scuola Quattrocento.A destra di Andra della Pieve di San Pietro, Madonna dell’ingresso troviamo col Bambino, statua lignea di Robbia con la una pregevole Vergine Franceasco di Valdambrino Madonna col
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Bambino fra i santi Antonio abate e Giobbe; il gruppo sacro è affiancato da due lesene con decorazioni floreali e sormontato da un architrave con teste di cherubini e da una lunetta con l’Eterno Padre tra due angeli. In terracotta invetriata è anche la pala dell’alare maggiore, attribuita a Benedetto Buglioni, raffigurante Cristo crocifisso e la Maddalena dolente, con un interessante paesaggio.Anche sull’altare che conclude la navata di sinistra è venerata un’opera della bottega di Andrea della Robbia, la Madonna col Bambino fra i santi Michele arcangelo e Caterina d’Alessandria; nella predella sono raffigurati quattro santi. Di fronte alla pala troviamo una tela della metà del Seicento con la Consegna delle chiavi a San Pietro, e, tornando verso l’ingresso, una Madonna lignea
Sant’Agata Di fronte alla pieve è collocata la chiesa di Sant’Agata che nella facciata presenta due archi gotici murati. L’interno, in stile neoclassico, è coperto da volte a vela e a botte. L’opera principale è ancora una robbiana che orna l’altare maggiore, attribuita ad Andrea, la Madonna col Bambino incoronata da due angeli fra i santi Francesco, Elisabetta d’Ungheria, Cristina da Bolsena e Stefano; nella predella sono raffigurate l’Annunciazione e i Santi Sebastiano e Rocco. Ai lati dell’ingresso ammiriamo un Crocifisso ligneo cinquecentesco e un piccolo gruppo in legno policromo con la Madonna e i santi Saturnino ed Agata, protettori dai terremoti e patroni del paese, raffigurato nel gruppo sacro. Sotto il centro storico, nei pressi del campo sportivo, è situata la piccola chiesa della Madonna del Rocchetto.
Chiesa di Sant’Agata
CONTIGNANO Percorrendo la strada che conduce a Chianciano Terme arriviamo nel paese di Contignano, sulla sommità di un colle. Il castello, ricordato fin dagli inizi del 1000, è di forma ovale con una rocca trasformata in abitazione signorile. Santa Maria Dentro le mura troviamo la piccola chiesa parrocchiale di Santa Maria
Assunta, ricordata alla fine del XIII secolo ma rifatta in forme seicentesche. Conserva tele seicentesche di un certo interesse, alcune vicine ai modi di Vincenzo Rustici. Nella parete di destra, dentro una teca, è l’opera più interessante: una Chiesa di Sant’Agata, Madonna col Bambino e tavola in legno Santi, terracotta robbiana con l’Incoronazione della Vergine, di un pittore umbro-marchigiano della seconda metà del Trecento. San Rocco Fuori le mura sorge la chiesa di San Rocco, che ospita sulla parete terminale un affresco in cattivo stato di conservazione con la Madonna col Bambino e i santi Rocco e Sebastiano, opera di inizi Cinquecento di scuola senese.
CASTELVECCHIO
Contignano, Chiesa di Santa Maria, Incoronazione della Vergine, dipinto su tavola
Nei pressi di Contignano sorge Castelvecchio, piccolo castello medievale con la rustica chiesa di Sant’Eustachio, ricordata con dignità pievana agli inizi del Trecento. Castelvecchio, Chiesa di Sant’Eustachio
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ROCCALBEGNA
ROCCALBEGNA
seconda metà del XIV secolo. Il Crocifisso, esprimente un forte pathos, è particolarmente venerato per aver placato il colera che aveva colpito il centro nell’estate del 1855. Fra le opere raccolte, oltre ad arredi sacri e a tele di Francesco Nasini, ricordiamo le quattro Testate di bara seicentesche dipinte dal senese Sebastiano Folli.
A
i piedi del Monte Labro, proprio sopra il fiume da cui prende nome, Roccalbegna si presenta come una terra nova voluta dalla Repubblica di Siena alla fine del Duecento come avamposto verso la Maremma, che ancora era sotto il controllo dei conti Aldobrandeschi. La storia dell’insediamento è più antica: fin dall’812 viene ricordata, nel luogo del futuro castello, una cella di San Salvatore; l’insediamento passò poi agli Aldobrandeschi, a Siena e ad una serie di famiglie che lo gestirono come feudo fino all’epoca moderna. Delle antiche glorie repubblicane conserva un centro storico di particolare valore urbanistico: un reticolo di strade perpendicolari fra loro e strette fra un altissimo sperone di roccia, dove sorgono i resti delle fortificazioni aldobrandesche, e il cassero senese. l’intervento del famoso pittore senese Andrea Vanni, probabilmente Oratorio del Crocifisso, particolare del Crocifisso dipinto su in seguito al tavola di Luca di Tommè cedimento del uno dei maggiori pittori fianco destro dell’edificio, della scuola senese del documentato ancora oggi Trecento, con la Madonna dall’inclinazione col Bambino, San Pietro e dell’architrave del portale. San Paolo, sicuramente L’interno, che si presenta dipinto per la pieve vista la come un’ampia aula presenza dei santi titolari. rettangolare coperta a All’ingresso troviamo una capriate e conclusa da una acquasantiera in marmo di scarsella stile rinascimentale e, sulla voltata a destra, uno stendardo del crociera, è movimento lealista e ricco di opere antigiacobino del “Viva d’arte. L’opera Maria” con la scritta in più caratteri maiuscoli epigrafici importante è Roccalbegna dì Viva Maria conservata e chi la creò: è un nell’altare eccezionale documento maggiore: un visivo del movimento fedele trittico di ai Lorena che, all’inizio Ambrogio dell’Ottocento, si oppose Pieve dei Santi Pietro e Paolo, trittico di Ambrogio Lorenzetti Lorenzetti,
Pieve dei Santi Pietro e Paolo Nella piazza del centro troviamo la pieve dei Santi Pietro e Paolo, dalla bella facciata romanico-gotica con elegante portale strombato a tutto sesto, sovrastato da un occhio e preceduto da una scalinata; nella lunetta, in un affresco tardocinquecentesco, sono raffigurati i santi titolari. La pieve viene costruita alla fine del Duecento e nel 1381 è documentato Pieve dei Santi Pietro e Paolo, portale
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Pieve dei Santi Pietro e Paolo, Madonna della Misericordia con i santi Sebastiano e Fabiano
agli ideali della rivoluzione francese. Sempre sul fianco destro, dentro una nicchia, troviamo un affresco datato 1476 con la Madonna della Misericordia con i santi Sebastiano e Fabiano; alla stesso secolo appartengono due affreschi con i Santi Giobbe e Antonio abate provenienti dalla chiesa della Madonna del Soccorso. Nel presbiterio sono collocati un ciborio ligneo e una Pietà della fine del XVI secolo. Di caratteristiche simili al ciborio è l’altare monumentale in legno posto alla fine del fianco di sinistra della chiesa. Lungo il ricordato fianco troviamo un Crocifisso ligneo policromo trecentesco e, verso l’ingresso, un classico tempietto in pietra con il
fonte battesimale e lo stemma della famiglia Sforza. La chiesa è ricca anche di interessanti tele del Cinquecento e del Seicento. Oratorio del Crocifisso Vicino ai resti del cassero senese è situato l’oratorio del Crocifisso, semplice costruzione in pietra con facciata ornata da un portale di gusto gotico, edificata nel 1388, come ricorda una lapide posta all’interno. Dagli anni ’80 del vecchio secolo l’oratorio è stato trasformato in museo di arte sacra, con oggetti provenienti da altre chiese rocchigiane raccolti intorno alla Croce dipinta intorno al 1360 da Luca di Tommè, noto pittore senese della
Madonna del Soccorso Fuori delle mura castellane troviamo la chiesa della Madonna del Soccorso, semplice costruzione a pianta rettangolare con abside, dove sono stati ritrovati gli affreschi dei Santi Giobbe e Antonio, oggi collocati nella pieve.
S ANTA C ATERINA Nelle vicinanze del capoluogo comunale, percorrendo la strada verso Scansano, incontriamo la cappella di Santa Caterina d’Alessandria, nella moderna frazione dedicata alla Santa; di probabile origine Cinquecentesca, è stata restaurata ed ampliata nel 1960. Al luogo e al culto di Santa Caterina sono collegate delle leggende e la tradizionale Focarazza che arde ogni anno alla vigilia della festa della santa (24 novembre).
Pieve dei Santi Pietro e Paolo, particolare del Portale
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VALLERONA San Pio Il borgo agricolo di Vallerona ha la chiesa parrocchiale intitolata a San Pio I papa e martire, in onore del vescovo di Sovana Francesco Pio Santi, nativo di Roccalbegna, che nel 1789 stimolò la costruzione dell’edificio al posto della chiesa della Madonna del Carmine. Il tempio è composto da un’aula coperta da capriate lignee con presbiterio, chiuso da un’ampia abside, voltato a botte. Nell’altare laterale di destra è venerata la tela seicentesca della Madonna del Carmine, proveniente dalla primitiva chiesa. CANA San Martino Proseguendo verso Grosseto, troviamo il castello aldobrandesco di Cana, in una
Cana, Madonna del Conforto, esterno
cui espansione si trova la chiesa di San Martino, del XIII secolo ma quasi interamente ricostruita in forme moderne nel 1970. L’interno è arricchito da una acquasantiera del ‘500, da un bel Crocifisso ligneo settecentesco e dalla venerata immagine della Madonna del Conforto, opera senese del secondo Cinquecento proveniente dall’omonima chiesa situata fuori del paese. Madonna del Popolo La citata chiesa della Madonna del Conforto, o del Popolo è documentata dalla fine del Quattrocento; ristrutturata alla fine del secolo successivo, assunse la tipica immagine delle chiese mariane di campagna cinquecentesche, preceduta da un piccolo portico e con due eleganti finestre in pietra che affiancano un portale in cotto. Nell’interno troviamo un elegante altare in stucco, datato 1653, dove veniva venerata l’immagine mariana oggi in San Martino.
TRIANA Tornando verso l’Amiata troviamo il castello della Triana, in una bella posizione panoramica. L’insediamento, attestato fin dal 760, viene ricordato come castello dal 1216; di proprietà degli Aldobrandeschi di Santa
Fiora, nel 1388 venne acquistato dai Piccolomini, nelle cui proprietà è rimasto fino alla seconda metà del secolo passato. San Ber nardino Fuori del castello incontriamo la chiesa di San Ber nardino, costruita nel 1780 per volere dei conti Piccolomini, con una tela seicentesca con il Beato Gioacchino Piccolomini. Madonna di Lor eto Dentro il castello troviamo la cappella gentilizia della Madonna di Lor eto, della metà del Seicento e rinnovata dai conti nel 1744. Presenta una facciata in stile neoromanico e un elegante interno con volte a crociera ornate di stucchi, divise da un arco trasversale con un cartiglio che ricorda il rinnovamento settecentesco dell’edificio. Le pareti laterali sono ornate da cornici in stucco che ospitavano sette dipinti in olio su rame, raffiguranti la Crocifissione e il Martirio di Apostoli, del pittore fiammingo Berbard van Rantwyck, attivo a Siena verso la fine del Cinquecento; per motivi di sicurezza i dipinti sono conser vati nel museo della Società di Esecutori di Pie Disposizioni di Siena, l’ente che gestisce l’eredità della nobile famiglia.
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S A N TA F I O R A
SANTA FIORA S
anta Fiora è ricordata fin dall’890 fra le proprietà dell’abbazia del Santissimo Salvatore; alla fine dell’XI secolo diventa un importante castello del feudo degli Aldobrandeschi, sede dal 1274 di uno dei due rami della famiglia. Rimase contea autonoma, passando sotto il controllo della famiglia milanese degli Sforza nel 1439 in seguito al matrimonio fra Cecilia degli Albobrandeschi e Boso, fino all’abolizione dei feudi nel granducato di Toscana (1789). Questa importante storia è documentata dalla ricchezza del suo centro storico, composto da tre fasi successive di espansione: il castello, con il palazzo dei conti e la pieve, il borgo, con la chiesa di sant’Agostino, e Monte Catino, che sorge intorno alla Peschiera.
Santa Flora e Lucilla La pieve delle Sante Flora e Lucilla si trova nella piazza centrale del castello; presenta un’interessante facciata a capanna, con un paramento di pietra trachitica regolare animato da un portale rinascimentale e da un bel rosone gotico. L’interno è organizzato in tre navate, frutto di un ampliamento del 1792; la chiesa originaria, attestata fin dal 1142, era composta da una navata unica, corrispondente all’attuale navata centrale, Pieve delle Sante Flora e conclusa dalla scarsella voltata a Lucilla, Battesimo di Gesù, particolare crociera. È arricchita da una eccezionale raccolta di opere in terracotta invetriata eseguite nella seconda metà del Quattrocento da Andrea della Robbia e dalla sua bottega, Pieve delle Sante Flora e Lucilla, L’ultima cena, terracotta di Andrea della Robbia probabilmente su
Santa Chiara e la pieve, panorama
commissione del Conte Giudo conclusa da una lunetta con Sforza. Nella prima campata a l’Eterno Padre benedicente fra sinistra è collocato il Battesimo due angeli. La pala era stata fatta di Gesù di notevole eleganza per ornare l’altare maggiore; a formale, ornato da un fregio con lato di questo c’è un piccolo fronde e frutta.Al centro della Tabernacolo degli olii santi. navata di sinistra troviamo Addossato ad un pilastro, la grandiosa pala della lungo la navata, Madonna della troviamo il pulpito cintola e i santi composto da tre Caterina panelli di Andrea: d’Alessandria, la Risurrezione, Tommaso, l’Ultima cena, e Francesco e l’Ascensione. Ansano: la Nella navata Vergine, in un destra sono tripudio di angeli, collocate altre mentre viene potata terrecotte: all’interno in cielo dona la cintola di una nicchia ornata da all’apostolo simbolo maioliche un piccolo Pieve delle Sante Flora e Lucilla, rosone della facciata Crocifisso e, nella di incredulità. Nella predella, fra gli campata verso stemmi della famiglia Sforza, l’ingresso, un Trittico con al sono raffigurate tre scene delle centro l’Incoronazione della vita di Gesù: la Disputa nel Vergine e ai lati San Francesco tempio di Gerusalemme, il che riceve le stigmate e San Battesimo e la Lamentazione. Girolamo penitente. Nella Le lesene sono modellate con predella sono raffigurate tre figure di santi e la pala è scene riprese dai Vangeli
Pieve Sante Flora e Lucilla, Battesimo di Gesù di Andrea della Robbia, particolare
dell’infanzia di Cristo: l’Annunciazione, la Natività e l’Adorazione dei Magi. Alla pieve appartiene anche il reliquiario delle Sante Flora e Lucilla in stile gotico, oggi esposto al Museo diocesano di Pitigliano. Santa Chiara Scendendo nel Borgo incontriamo la chiesa di Santa Chiara con il convento di clausura delle Cappuccine, fondato dalla mistica senese Passitea Crogi agli inizi del Seicento e chiuso nel 1991. L’interno è arricchito da un altare ligneo con un dipinto purista con i Santi Francesco e Chiara. Nel coro retrostante è conservato il Crocifisso ligneo quattrocentesco portato in processione ogni 3 di maggio.
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conserva un rilievo in Sant’Agostino Al termine del Borgo è collocata terracotta invetriata con le Sante Flora e Lucilla della la chiesa di Sant’Agostino, erede dell’antica chiesa di San bottega di Andrea della Michele Arcangelo consacrata Robbia; nell’interno resti di nel 1146, come attesta l’epigrafe affreschi con Santi dipinti conservata vicino al portale, e da Francesco Nasini. affidata nel 1309 agli agostiniani. L’attuale chiesa, frutto di Chiesa del Suffragio Risalendo verso la piazza numerosi interventi conclusi nel 1681, ha una facciata sottolineata principale, troviamo da lesene laterali e da un portale l’elegante chiesa del con timpano spezzato e uno Suffragio di forme settecentesche; slanciato campanile a torre nell’interno, ornato di trecentesco. Il vasto interno è a stucchi, c’è uno navata unica coperta da scenografico altare capriate; nella parete di maggiore, che sinistra è appeso un Santa Chiara, Crocifisso ligneo ricorda espressivo quello della Crocifisso ligneo Madonna delle trecentesco, Grazie di mentre nella Castel del parete Piano, ed un opposta coro ligneo troviamo un con semplici altare intagli. marmoreo cinquecentesco. San Giuseppe La chiesa era ricca Al limite orientale di un interessante Particolare del reliquiario della piazza sorge la corredo di sculture delle Sante Flora e Lucilla piccola chiesa di lignee, fra cui una San Giuseppe, con bella Madonna col elegante facciata ottocentesca in Bambino della scuola di Jacopo pietra. della Quercia, oggi conservata nel museo diocesano di Pitigliano. San Rocco Lungo la strada provinciale che collega i paesi dell’Amiata, al Madonna delle Nevi limite del centro abitato, Oltre la porta di San Michele, a troviamo la settima chiesa fianco della suggestiva peschiera, sorge la piccola santafiorese, dedicata a San Rocco, con sobria facciata chiesa della Madonna delle cinquecentesca, con portale, Nevi risalente alla prima metà Madonna delle Nevi, esterno lesene e timpano triangolare. del XVII secolo. La facciata
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La Selva, chiesa della Santissima Trinità, pala della Santissima Trinità terracotta robbiana
LA SELVA Santissima Trinità Nella strada che conduce a Castell’Azzara, sulle pendici del Monte Calvo, prima del centro de La Selva incontriamo un’altra chiesa importante del territorio di Santa Fiora: la chiesa della Santissima Trinità del convento francescano recentemente chiuso. L’antica chiesa, ricordata fin dal 1103, passò nel 1480, per volere del conte Guido Sforza, ai frati francescani che, nel Settecento,
La Selva, Santissima Trinità, “testa del drago”
La Selva, Santissima Trinità, esterno
la ricostruirono. La lineare facciata è preceduta da un portico a tre arcate ed affiancata dalla cappella di Santo Stefano, di forme neoromaniche. L’interno, a tre navate coperte da volte, è ricco di sette altari settecenteschi con interessanti opere. Ricordiamo la pala robbiana della Santissima Trinità, attribuita a Benedetto Buglioni: sottolineata da un fregio circolare con fronde, frutta e spighe di grano, l’Eterno Padre, con la tiara pontificia, sostiene la croce del Figlio, sormontata dallo Spirito Santo raffigurato nella classica forma di colomba. Il gruppo sacro è iscritto in una forma di mandorla composta da cherubini. Nella predella sono raffigurati San Francesco che riceve le stigmate, Cristo in pietà e San Girolamo penitente. L’altra importante opera è l’Assunzione della Vergine con i santi Girolamo, Tommaso e Francesco, del pittore senese Girolamo di Benvenuto, degli inizi del ‘500. Nella sagrestia è conservato il
cranio di un coccodrillo, appartenente, secondo la leggenda, al mostro ucciso dal conte Guido Sforza. Nel vicino centro de La Selva troviamo la chiesa della Madonna Addolorata fondata nel 1828. Altre due chiese ottocentesche sono situate nei paesi delle Bagnore e del Bagnolo; quest’ultimo ha anche la chiesa parrocchiale del SS. Nome di Maria, a tre navate, costruita alla fine del 1700.
La Selva, Santissima Trinità, Assunzione della Vergine
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SEGGIANO
SEGGIANO I
l castello di Seggiano sorge intorno alla sommità di una collina di roccia arenaria nel versante occidentale dell’Amiata, nei pressi della strada che da Castel del Piano porta verso Montalcino e Castiglion d’Orcia. Ricordato fin dagli inizi del X secolo come villaggio dell’abbazia di San Salvatore, vede poi l’inf luenza degli abati della vicina Sant’Antimo e nel corso del Duecento entra fra i possedimenti di Siena; in seguito vi acquistano proprietà fondiarie i Salimbeni e gli Ugurgieri, importanti famiglie senesi. Oratorio di San Rocco, Sant’Agostino e San Rocco
Santuario della Madonna della Carità, facciata
San Bartolomeo All’interno del centro storico, nei pressi del palazzo Ugurgieri, troviamo la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo ricordata nel 1216 di patronato di Sant’Antimo; ricostruita nel XIX secolo, viene rinnovata in stile romanico nel 1939. L’interno si presenta a tre
San Bartolomeo, Madonna col Bambino e Santi di Bartolomeo Bulgarini
navate, con quelle laterali arretrate rispetto alla facciata, e nell’altare maggiore conserva una notevole testimonianza della pittura senese del Trecento, un polittico attribuito a Bartolomeo Bulgarini: originariamente a cinque scomparti, uno dei quali è andato perduto, raffigura la Madonna in trono col Bambino e i santi Bartolomeo, Giovanni evangelista e Michele arcangelo, riprodotto specularmene per dare l’idea della composizione originaria dell’opera.All’inizio della navata centrale sono stati ritrovati dei resti di affreschi del ‘500 e nella navata di sinistra è venerato un espressivo Crocifisso del XV secolo. Oratorio di San Rocco Oltre l’antica cinta muraria, nei pressi di San Bartolomeo, incontriamo il piccolo oratorio di San Rocco, eretto nella seconda metà del Quattrocento
come voto per far cessare una pestilenza. La scarsella terminale, voltata a botte, è affrescata con le immagini dell’Eterno Padre e gli Evangelisti, nella volta, mentre nelle pareti sono dipinti la Madonna col Bambino e i Santi più venerati dalla Comunità, fra cui Bartolomeo, Bernardino da Siena, Rocco e Sebastiano. Corpus Domini Nella piazza del paese sorge su una scalinata la chiesa della Compagnia del Corpus Domini detta anche di San Bernardino, con facciata a capanna in pietra, affiancata da un campanile a torre, e pianta rettangolare coperta a capriate. La chiesa, costruita nel Seicento e rinnovata nel 1869, è ornata di tre altari; a fianco dell’altare maggiore troviamo due statue lignee di inizi Settecento raffiguranti San Francesco di Paola e la Madonna
addolorata, provenienti dalla soppressa Compagnia di Santa Caterina da Siena. Dal convento del Colombaio, famoso insediamento religioso ritenuto fondato da San Francesco e collegato alla vita di San Bernardino da Siena, provengono le venerate reliquie del santo senese, conservate in una nicchia della parete destra.Alla memoria del Santo è collegata anche la tavola trecentesca della Madonna col Bambino del senese Andrea Vanni, che secondo la tradizione fu molto venerata da San Bernardino. Madonna della Carità L’edificio religioso più importante di Seggiano è il santuario della Madonna della Carità, una delle architetture manieriste più interessanti dell’intera Toscana, innalzato alla fine del Cinquecento come ringraziamento alla Vergine per
la fine di una tremenda carestia. È una architettura con influssi mitteleuropei, ricca di elementi decorativi. L’elegante facciata, con le decorazioni in pietra che emergono dal fondo ad intonaco chiaro, è partita verticalmente in tre fasce da lesene e divisa orizzontalmente in due parti da una trabeazione con decorazioni classiche; è arricchita dal portale, da nicchie e volute e termina con un timpano triangolare spezzato con al centro un pinnacolo. Sotto il timpano, intorno ad un occhio di forma ovale, sono collocati gli stemmi della Comunità e della famiglia Ugurgieri, i principali committenti dell’opera, e del vescovo di Pienza e Montalcino Francesco Maria Piccolomini. L’interno è diviso in tre navate voltate a botte, quella centrale, e a crociera, le laterali; le navate si interrompono all’inizio del presbiterio, creando una vasta area sormontata a una luminosa
Oratorio di San Rocco, Madonna col Bambino e Santi
Corpus Domini, esterno
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SEMPRONIANO
quattrocentesco con la miracolosa immagine della Madonna col Bambino, il santuario è ricco di sei altari laterali in pietra ornati da tele di artisti contemporanei, che hanno sostituito quelle originarie rubate negli anni Sessanta del ‘900.
Santa Maria in Villa, l’Eterno Padre e Angeli di Francesco Nasini
cupola a base quadrata. Oltre al monumentale altare maggiore, dove si conserva l’affresco
Santa Maria in Villa Nelle vicinanze del paese sorge la chiesa di Santa Maria in Villa, di origini medievali, semplice costruzione con facciata a capanna con un affresco trecentesco della Madonna col Bambino riferibile ad Andrea Vanni; l’affresco è contornato da un dipinto di Francesco Nasini, con angeli e santi e l’Eterno Padre.
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l castello di Semproniano sorge intorno alla sommità di un poggio di pietra calcarea fra le valli del Fiora e dell’Albegna, lungo la strada che da Arcidosso conduce a Saturnia e Pitigliano. Ricordato come villaggio fin dall’849, venne fortificato dagli Aldobrandeschi e durante il XIII e XIV secolo fu ad essi conteso dagli Orvietani e dai Senesi. Siena lo incluse fra i suoi possedimenti dopo averlo espugnato nel 1410.
Santa Maria in Villa
POTENTINO All’interno del castello di Potentino, che sorge nei pressi di Seggiano, è situato un piccolo oratorio dedicato a Sant’Antonio da Padova; oltre il castello troviamo i ruderi del convento francescano del Colombaio, soppresso nel 1784.
Santuario della Madonna della Carità
PESCINA San Lorenzo Nel centro di Pescina, posto sulla strada che da Seggiano sale verso l’Amiata, troviamo la moderna chiesa di San Lorenzo, con una tavola della Madonna col Bambino di Luca di Tommè, pittore senese del Trecento.
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SEMPRONIANO
Pescina, Madonna col Bambino, dipinto su tavola
Santi Vincenzo e Anastasio Da via Roma, tramite una scalinata, arriviamo alla pieve dei santi Vincenzo e Anastasio, ricordata nelle Decime del 1276-77. Il paramento esterno, a filari di pietra calcarea, presenta resti di aperture di forme gotiche. La facciata è a capanna, con portale di gusto gotico e l’interno si presenta con pianta rettangolare con scarsella terminale voltata a
Pieve dei Santi Vincenzo e Anastasio, Madonna fra i santi Antonio abate e Lucia
vela. Nella controfacciata una lapide documenta importanti lavori all’edificio eseguiti nel 1579; l’interno è ornato da decorazioni lapidee Pieve dei Santi Vincenzo e Anastasio duecentesche e con un mostro: secondo una rinascimentali. Sono presenti leggenda un pievano di anche alcune tele: da notare, in Semproniano riuscì, con l’aiuto particolare, il dipinto della Madonna e l’intercessione seicentesco collocato sull’altare dei santi Antonio e Lucia, a lungo il fianco sinistro, con la uccidere un mostro che Madonna fra i santi Antonio infestava la zona. Nella parte abate e Lucia ed un pievano terminale della pieve si eleva un campanile a torre.
Pieve dei Santi Vincenzo e Anastasio, acquasantiera
Santa Croce Proprio nella sommità del colle, nei pressi dei resti della rocca medievale, sorge la chiesa della Santa Croce, fondata nel XII secolo e restaurata nel 1856 e nel 1957, come ricordano due lapidi.
Santa Croce, facciata
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L E C H I E S E E I S A N T UA R I D E L L’ A M I A TA Aldobrandeschi. Sotto la rocca, resta il volume dell’antica pieve duecentesca di Santa Cristina. Santa Maria Nel piccolo paese troviamo la cinquecentesca chiesa di Santa Maria, con una statua dell’Assunta in terracotta policroma, del Quattrocento.
CATABBIO
Santa Croce, interno
L’interno è un’aula rettangolare, di forme irregolari, con un piccolo coro terminale voltato a crociera. Nell’altare, dentro una monumentale macchina, è venerato un piccolo Crocifisso ligneo medievale, in cui onore vengono celebrati solenni festeggiamenti ogni 25 anni.
Rocchette di Fazio, chiesa di Santa Maria, statua dell’Assunta in terracotta
San Rocco e Madonna delle Grazie Il paese di Semproniano, oltre alla moderna chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, conserva altri due edifici sacri: l’oratorio di San Rocco, fondato nel Quattrocento e trasformato nel 1930 in monumento ai caduti della prima guerra mondiale, e la chiesa della Madonna delle Grazie, tipica chiesa mariana di campagna con due finestrelle ai lati del semplice portale.
ROCCHETTE DI FAZIO Vicino al capoluogo, in una suggestiva posizione a picco sulle sottostanti gole dell’Albegna, troviamo Rocchette di Fazio, antico villaggio dell’abbazia di San Salvatore fortificato dagli
Santa Croce, Crocifisso, particolare
Santa Lucia Di un certo interesse a Catabbio è la pieve di Santa Lucia, di probabile fondazione trecentesca; fra le tele del Seicento conservate nella chiesa, una raffigura San Donnino, anticamente venerato per ottenere la guarigione dai morsi dei cani idrofobi. Altre chiese costruite negli ultimi decenni sono nei centri di Santarello, Cellena e Petricci.
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PER
L E C H I E S E E I S A N T UA R I D E L L’ A M I A TA
SAPERNE DI PIÙ
Questi itinerari sono collegati ai volumi della collana “I luoghi della Fede” L’Amiata e la Val d’Orcia e Grosseto, Massa Marittima e la Maremma, entrambi a cura di Bruno Santi, editi dalla Mondadori e dalla Regione
Toscana nel 1999, in occasione del giubileo del 2000; gli itinerari sono stati rivisitati in base alle conoscenze dell’autore. Si possono consultare anche le guide:
Piancastagnaio, il Leccio di San Francesco
AA.VV., Paesi dell’Amiata. Guida nella storia, nell’arte, nelle tradizioni, nell’immaginario della Montagna incantata, Grotte di Castro 2003. AA.VV., Viaggio sull’Amiata, s.l. e s.d. Amministrazione comunale di Roccalbegna, a cura di, Il mio paese. Roccalbegna, Cana, Santa Caterina, Triana, Vallerona, Grotte di Castro 1997. A. Benvenuti, a cura di, Santuari di Toscana, Firenze 2002. I. Corridori,A. Santioli, L’Amiata turismo storia arte, Siena 1987. R. Corvini, Abbazia del SS. Salvatore al Monte Amiata. Guida e note storiche, Grotte di Castro 1991. L. Niccolai, a cura di, Santa Fiora.Ambiente e storia sul Monte Amiata, Firenze 1992. L. Piazza, a cura di, Amiata, il territorio, la storia, la cultura, Firenze 1991. B. Santi, Il Monte Amiata, itinerario storico-artistico, Genova 1987. B. Santi, a cura di, Guida storico-artistica alla Maremma, Siena 1995. Per approfondire si rinvia ai seguenti testi: F. Bonelli, La chiesa dei SS. Leonardo e Giovanni della terra di Castel del Piano, Siena s.d. F. Bonelli, La chiesa del SS.
Sacramento di Castel del Piano, Siena 1988. I. Corridori, La Madonna nella Diocesi di PitiglianoSovana-Orbetello, Roma 1990. A. Cortonesi, a cura di, L’Eremo del Vivo, secolo XI secolo XXI fra dinamiche religiose e territoriali, Arcidosso 2004. F. Di Salvo, Francesco Nasini, pittore amiatino, contributo alla conoscenza della vita e delle opere, Grotte di Castro 1997. W. Kurze, C. Prezzolini, a cura di, L’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata, documenti storici, architettura, proprietà, Firenze 1988. I. Moretti, Romanico nell’Amiata.Architettura religiosa dall’XI al XIII secolo, Firenze 1990. C. Prezzolini, La Madonna della Carità di Seggiano, Siena 1985. C. Prezzolini, a cura di, Le chiese di Arcidosso e la pieve di S. Maria in Lamula, Siena 1985. C. Prezzolini, a cura di, La pieve di Santa Maria Assunta e le chiese di Piancastagnaio, San Quirico d’Orcia 1993. B. Santi, C. Prezzolini, Le robbiane di Radicofani e Santa Fiora, Siena 1993. A. Santioli, Il convento dei Cappuccini in Arcidosso, Siena 1989. A. Santioli, Prepositura di Castel del Piano, Castel del Piano 1994.
Abbadia San Salvatore
Arcidosso
Castel del Piano
Castell’Azzara
Castiglione d’Orcia
Cinigiano
Radicofani
Roccalbegna
Santa Fiora
Semproniano
Seggiano
Piancastagnaio
LE CHIESE E I SANTUARI DELL’AMIATA Arte e architettura dei luoghi di culto sul Monte Amiata