MONTE AMIATA: rocce e spiritualitĂ tra le colline toscane In cima alla Maremma 1 L NA LA NATURA N ATURA IN PERSONA N
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Montagna incantata, montagna di bronzo sacra agli etruschi, isola in terraferma. Enchanting mountain range, bronze mountain Etruscans considered sacred, mainland island. 3
L’Amiata, antichissimo vulcano spento, affascina con i suoi panorami mozzafiato, i suoi segreti millenari. Alcuni la chiamano montagna, altri il monte, sottolineando, i primi, gli aspetti femminili e materni, le linee delicate e lievi, gli altri invece, manifestando le sue rudezze, gli anfratti, le gole, le pareti rocciose. Un doppio volto, androgino, che si rispecchia anche nel patrimonio leggendario: tenere leggende d’amore (il Prato della Contessa, la bella Antiglia), apparizioni miracolose e salvifiche (la Madonna di Lamula, la Vergine della Carità, le storie di San Bernardino), racconti di fate. E poi leggende, invece, forti e sanguigne, in cui protagonisti sono demoni (la schiaccia del Diavolo), draghi e mostri (il Drago della Selva o il mostro di Semproniano), bestemmiatori e malfattori (Camicione e Giovagnolo). Una terra, l’Amiata, dove ogni momento storico ha lasciato le sue impronte: palafitte, graffiti, aree preistoriche, tracce di ville romane, luoghi di maghi e paladini (la grotta di Mago Merlino), rocche e torri e castelli medievali (la Rocca di Montelaterone, il Castello Aldobrandesco di Arcidosso, il Castello di Potentino a Seggiano, la Rocca Silvana, il Castello della Triana), palazzi nobili e rigorosi 4
del Rinascimento (Palazzo Nerucci a Castel del Piano e Palazzo Sforza Cesarini di Santa Fiora, Villa Sforzesca a Castell’Azzara) e poi piazze e slarghi sette-ottocenteschi, infine, la modernizzazione del Novecento accompagnata dal controcanto della cultura mineraria. Pugni di case adagiate su colli e cucuzzoli fiabeschi: come Roccalbegna, sintesi perfetta di fenomeni naturali (il torrione roccioso del “sasso”) e di lavoro dell’uomo (il magico castello appeso alla Rocca) e d’arte (Ambrogio Lorenzetti, Luca di Tommè, Francesco Nasini). O come Rocchette di Fazio (Semproniano), sospesa miracolosamente sulle gole del fiume Albegna. O Montelaterone: se lo vedi da un lato,, p pare precipitare nel vuoto dello sperone che lo sostiene e se lo guardi dall’altro, altro, sembra un sostegno eccezionalmente solido olido per tutte le case che si appoggiano le une ne alle altre fino alla rocca della cima. E poi dappertutto pievi romaniche maniche e chiese rinascimentali, conventi, enti, opere d’arte, tracce visibili di antichi chi itinerari di prestigio; sono i segni ancora integri di millenari pellegrinaggi che conducevano a Roma. Paesi e borghi come gioielli incastonati, minuscoli forzieri eri d’arte: come lo spettacolo delle elle ceramiche dei Della Robbiaa custodito nella Pieve delle
Sante Flora e Lucilla di Santa Fiora, le numerose opere pittoriche dei Nasini, che ogni paese vanta, e che è possibile osservare in particolare visitando Castel del Piano. Nei paesi (otto sono i comuni che conta l’Amiata grossetana) che circondano il cono vulcanico amiatino all’altezza delle sorgenti, alla memoria di opere cesellate da grandi artisti si affiancano tutte quelle di anonimi plasmatori della fisionomia urbanistica. L’uso della pietra locale, il peperino, scalpellato e fregiato da mani esperte, connota il materiale degli arredi specifici di questa terra: castelli e dimore signorili e plebee, ma anche fontane, pozzi, obelischi, monumenti, targhe votive, così che è possibile seguire anche questo particolarissimo filo che guida alla scoperta del materiale e dell’immaginario della montagna. Basterebbero a dimostrarlo i suggestivi capitelli della Pieve di Lamula (crocevia fra Arcidosso, Montelaterone, Castel del Piano), da cui occhieggiano guerrieri e simboli, nodi e intrecci, cavalieri e animali, come in un misterioso bestiario. Sovente accanto alle pievi e ai conventi o ai loro ruderi, zampillano ancora fonti e sorgenti, che attestano una religiosità vera e propria per l’acqua, che sgorga a dissetare Amiata, Maremma e Senese, e per questa ricchezza di tutti si sono inventate tradizioni e cerimoniali, si sono tramandate leggende e favole.
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Alle sorgenti venivano a ispirarsi poeti e mistici (alla Fonte del Poeta di Arcidosso, declamava i suoi poemi Giovan Domenico Peri, secentesco aedo contadino della montagna incantata) e sullo specchio delle acque delle sorgenti si costruivano oratori e edicole sacre. E col culto dell’acqua quello del fuoco, forza pagana che brucia il male e che evoca
antiche magie e riti iniziatici. Una religiosità forte per tutto ciò che vi è di naturale, parte di un misticismo carico di emozione che da sempre ha riguardato quest’angolo di Toscana, dal “cuore antico”, per rubare un’espressione a Padre Ernesto Balducci, santafiorese e intellettuale raffinato, uno dei grandi uomini di questa terra.
Misticismo che costituisce un altro itinerario che davvero identifica l’Amiata, diventata, oggi, il nocciolo sentimentale che sintetizza religioni e filosofie, che qui convivono senza contrasto. Così che non fa meraviglia trovare, gli uni di fronte agli altri, i ruderi e la torre di David Lazzaretti a Monte Labbro (Lazzaretti sul finire dell’Ottocento aveva provato a costruire una società egualitaria, ispirata ai valori cristiani e fu ucciso per questo nel 1878) e la comunità tibetana Dzog Chen di Merigar, che ha scelto Monte Labbro come sede deputata. Tutto questo all’ombra della Croce di ferro, collocata agli inizi del 1900 sulla vetta, testimone della tradizione cattolica secolare che ha condotto in montagna santi e mistici: da Santa Caterina da Siena (a Montegiovi e Monticello ci sono ancora le case che li ospitarono) a San Bernardino, a San Francesco. E fra le croci, quelle che volle piantare come vessilli di penitenza e di salvezza il predicatore Baldassarre Audibert, costellando del segno di Cristo crocicchi e cucuzzoli, paesi e campagne, a decine, di legno, conficcate in basi di peperino tutte con la data 1846. A questi sentieri del passato se ne sono affiancati oggi altri, che puntano a valorizzare le risorse ambientali ed enogastronomiche e a indicare sinteticamente le tante possibilità di scoperte sul campo: dal circuito dei musei, al Parco Nazionale delle Miniere, alla Strada
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del Vino e dei Sapori (olio di olivastra seggianese Dop, e vino Montecucco Doc, castagna Igp, funghi, formaggi, salumi, piatti tipici, dolci, pane), all’invito a scoprire le riserve naturali, gli animali, la ora; a percorrere, oltre che in auto, anche a piedi, in bicicletta o a cavallo, i sentieri tracciati dentro il cuore della montagna. Un ventaglio di possibilità , insomma, che risponde alle domande molteplici di chi, percorrendo un territorio, ne vuole conoscere storia e tradizioni, ma soprattutto ne vuole conservare un pezzetto di anima.
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Arcidos
Il centro del paese, che disegna una piramide fatta di case e vicoli, culmina col Castello Aldobrandesco (il nucleo primitivo è del sec. XI), in cui le tre chiese di San Niccolò, San Leonardo e Sant’Andrea, sono interessanti esempi di romanico. Dentro il castello trova spazio il Centro studi David Lazzaretti e il Centro visite del Parco Faunistico. Fuori dalle mura, sulla strada che porta a Montelaterone, il Santuario della Madonna Incoronata (sec. XV-XVI). Proseguendo, immersa nei castagneti, la Pieve di Santa Maria ad Lamulas, esempio notevolissimo di arte romanica. A metà strada fra Arcidosso e Castel del Piano, il Convento dei Cappuccini con dipinti di Vanni e Nasini e la cappellina primo Novecento dedicata a Merope Becchini.
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Poco lontano da Arcidosso, il castello di Montelaterone, primo dell’Amiata occidentale (1004 d.C.). Borgate suggestive e intatte, Stribugliano, Zancona, Macchie, Salaiola.
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Pia l e d l e t Cas
Il paese è ben distinto fra centro storico medievale, con le mura trecentesche visibili e percorribili, le chiese di San Leonardo e del S.S. Sacramento e accanto alla porta dell’Orologio Palazzo Nerucci, esempio nobile in stilee rinascimentale (metà del 1500). Palazzo Nerucci ci accoglie il Museo di Arte Antica (molte opere della famiglia di pittori Nasini, autoritratto di Rosalba Carriera e altro) e moderna (collezione di manifesti e di dipinti di Edo Cei). Sulla Piazza Madonna, duee
chiese cinquecentesche (Chiesa di San Niccolò e Lucia e Madonna delle Grazie) custodiscono tele e arredi di grande valore, compresa la tavola quattrocentesca della Madonna delle del Grazie, di artista che operò oper dell’ambito di Sano di Pietro. Nel Corso Nasini, Pie l’Oratorio di San Giuseppe, l’Or con co opere di pregio di d Francesco Nasini. Appena fuori dal paese, A la chiesetta romanica di Santa Lucia. Esempi di tipici centri medievali anche Montegiovi e Montenero d’Orcia, M oggi og borgo rinomato per le produzioni di olio e di p vino Montecucco. M
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Azz Castell’
È il paese più alto del Monte Amiata grossetano, posto a 809 metri di altezza. Affacciata sulla valle del Paglia, Castell’Azzara è stato il paese minerario per eccellenza (il cinabro di cui la zona è ricca attirò addirittura gli Etruschi di Sovana), una fetta di storia documentata oggi dalle Gallerie del Cornacchino, a disposizione del visitatore. Di interesse notevole la Villa Sforzesca, del XVI secolo, finemente restaurata di recente e la Rocca Silvana, vicino a Selvena, possedimento di grande valenza strategica per gli Aldobrandeschi.
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Ancora ben disegnati la pianta ottagonale, la torre, i resti del palazzo signorile e parti delle mura.
no Cinigia Comune cerniera fra Amiata e Maremma, il comune di Cinigiano si distende a comprendere le frazioni di Sasso d’Ombrone, il castellare medievale di Colle Massari, la famosa Fattoria di Montecucco che dà la denominazione al vino omonimo oggi pregiata Doc e poi Poggi del Sasso e Monticello Amiata. A Poggi del Sasso il nuovo monastero della Comunità Siloe. Minuto gioiello per architetture ed opere d’arte, oggi Monticello Amiata si identifica sia per le radicate tradizioni mistiche (leggenda e santuario della Madonna di Val di Prata), che per quelle antropologiche: la Casa Museo, che off re al visitatore l’esempio più schietto di valorizzazione del patrimonio materiale della civiltà contadina dell’Ottocento. È aperta ai visitatori e racconta una storia umile e popolare, che fa da controcanto a quella nobile e aristocratica raccontata dai castelli di Porrona (con pieve e due ville signorili), e di Castiglioncello Bandini, rocca di origine aldobrandesca, terrazza aperta sulle distese maremmane, fino al mare.
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egna b l a c c Ro Il paese è una sintesi incantata di ambiente naturale intatto e selvaggio, di costruzioni dell’uomo, di opere d’arte: il Sasso e la Rocca, il labirinto di strade e vicoli e piccoli edifici del centro storico, la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, il monumento sicuramente più insigne del romanico di tutta l’Amiata occidentale. Con opere di Ambrogio Lorenzetti, Luca di Tommè e Francesco Nasini. E poi i palazzi: Bichi Ruspoli e quello della Lana. Poco distante il Castello della Triana, prima degli Aldobrandeschi e poi dei Piccolomini. Scendendo verso la Maremma si incontra la frazione di Santa Caterina, dove è stato allestito un Museo Etnografico, che raccoglie reperti originali del lavoro, oggetti legati a feste e intrattenimenti popolari. Poi Vallerona e Cana.
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Santa F
Il paese digrada ripidamente dal terziere di Castello a Borgo e poi Montecatino, con impennate e scoscendimenti che costituiscono l’attrattiva principale del paese. Qui tutto è da vedere: dal Convento delle Clarisse a quello di Sant’Agostino, alla chiesetta della Misericordia, alla Pieve delle Sante Flora e Lucilla, che ospita le terracotte robbiane (Sec. XV). Da non mancare la visita alla Peschiera, ampio parco con giardino dove si raccolgono le acque delle sorgenti del fiume Fiora, e dove si trovano rare essenze. Interessante la visita al cimitero che accoglie i resti di David Lazzaretti, il Messia dell’Amiata, di Padre Ernesto
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Balducci, il cippo funebre dei martiri di Niccioleta (Ottanta minatori fucilati dai nazisti il 14 giugno 1944) e la tomba dello statista Fernando Di Giulio. Nella Piazza Garibaldi, oltre al Palazzo rinascimentale Sforza Cesarini, si affaccia anche la sede del Museo delle Miniere, dove è possibile ripercorrere le tracce dell’epopea mineraria. Interessante il borgo e il Convento della Selva.
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Seggia
Adagiato in collina sulla linea dei torrenti Vivo, Vetra, Ormena e Matrolla, off re la possibilità di scoprire notevoli tesori d’arte, alcuni esposti nel Museo del Palazzo Pubblico e altri nelle chiese e negli oratori: San Rocco, con aff reschi di Girolamo di Domenico, San Bartolommeo, il Corpus Domini, la Madonna della Carità, tempio di eccellente fattura rinascimentale la cui costruzione è legata ad una famosa leggenda. Di grande interesse anche il Museo dell’Olio, con gli attrezzi e i macchinari d’epoca. A circa un chilometro, il castello di Potentino, risalente all’anno 1042, esempio finemente restaurato di maniero medievale. Da visitare il Giardino di Daniel Spoerri, fusione perfetta di suggestioni e spazi ambientali con installazioni di arte moderna. Da visitare il borgo della Pescina.
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iano n o r p m Se Sospeso su un poggio che guarda verso il fiume Albegna, con le frazioni di Cellena e Catabbio. Da visitare la Chiesa di Santa Croce, la Pieve dei Santi Vincenzo e Anastasio, l’Oratorio di San Rocco. Semproniano si qualifica per i suoi maestosi oliveti, di cui uno, millenario, ha ancora in vita figli e discendenti, vanto della comunità. Qui il poeta Mario Luzi, di famiglia locale, ha tratto molti spunti di ispirazione. Di grande impatto emotivo la frazione di Rocchette di Fazio, a picco sull’Albegna. Un borgo medievale sormontato dalla Rocca degli Aldobrandeschi, che sembra sospeso fra la terra e il cielo, come un presepe. A Rocchette anche i resti dell’Ospedale del XVI secolo, del Tribunale e del Palazzo Pubblico. Incantevoli i borghi di Petricci e Cellena.
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Natura Sito di Importanza Regionale (SIR) 117
Sito di Importanza Regionale (SIR) 118
Cono Vulcanico del Monte Amiata Istituito per la salvaguardia dell’avifauna migratoria un vasto sito di protezione, intorno al cono tra le faggete e i castagneti.
Riserva naturale Rocconi Comuni di Roccalbegna e Semproniano Si estende nell’alta valle dell’Albegna con le sue gole spettacolari. Straordinaria la varietà delle orchidee spontanee e la presenza di rari rapaci.
Sito di Importanza Regionale (SIR) 118
Riserva naturale Monte Labbro Comune di Arcidosso Si trova intorno al monte omonimo che arriva a 1.190 msm. Con una vegetazione autoctona e rara e numerose specie animali, tra cui il lanario. Particolarmente ricca anche la flora. Sulla sommità, i resti di costruzioni risalenti al movimento di Davide Lazzaretti. Sito di Importanza Regionale (SIR) 118
Parco Faunistico del Monte Amiata All’interno della Riserva, una specie di wild park con daini, mufloni, asino crociato amiatino e lupi appenninici.
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Sito di Importanza Regionale (SIR) 118
Riserva naturale Pescinello Comune di Roccalbegna Prossima al borgo montano arriva ad 800 msm, è ricchissima di specie animali e botaniche, di ruscelli ed alberi di gigantesche dimensioni. Sito di Importanza Regionale (SIR) 119
Riserva Naturale della Santissima Trinità della Selva Comune di Santa Fiora Si trova in prossimità dell’antico convento della S.S. Trinità di Selva ed è famoso per la rara presenza
di abete bianco e per la ricchezza del sottobosco. Sito di Importanza Regionale (SIR) 120
Riserva naturale del Monte Penna Comune di Castell’Azzara Un gruppo di rilievi tra cui emerge il monte Civitella a 1107 msm. Zona geologicamente interessante per le grotte e i pipistrelli che le abitano e i fenomeni di carsismo. Con grande varietà botanica e faunistica e castagni millenari. Riserva naturale Poggio all’Olmo Comune di Cinigiano Vicino al paese di Monticello Amiata, arriva fino a 1.011 msm. Di grande interesse il patrimonio botanico, tra castagni e faggi troneggia un antico pero a cui è legata una bella leggenda.
La Comunità Montana Amiata Grossetano, per valorizzare la rete di presidi tematici e ambientali diffusi sul suo territorio, ha dato vita al Sistema Museale Amiata. Il Sistema si presenta come un contenitore la cui identità museale specifica è data dalla stretta relazione tra valori ambientali e paesaggistici con quelli antropologici e di espressione storico-artistica. Il Sistema aderisce ai Musei di Maremma, la rete museale della Provincia di Grosseto e si pone come strumento per la valorizzazione di altre cellule culturali che qualificano il territorio. Per Informazioni: Comunità Montana Amiata Grossetano Loc. Colonia,19 58031 Arcidosso (Gr) Tel 056496961 Fax 0564967093 sistemamusealeamiata@cm-amiata.gr.it APT Grosseto tel. 0564 462611 - 488208 Fax: 0564 454606 info@lamaremma.info Castel del Piano tel. 0564 973510 fax: 05640973267 infocasteldelpiano@lamaremma.info Casa Museo di Monticello Amiata (Cinigiano) Il museo è ospitato all’interno di un antico palazzo i cui ambienti ricreano fedelmente un’abitazione di fine Ottocento. La cucina e la camera costituiscono “il cuore della casa”, mentre al piano sottostante sono visitabili la stalla, il magazzino e un vecchio frantoio a trazione animale, in cui sono raccolti strumenti di lavoro ed attrezzi agricoli che testimoniano gli antichi mestieri Museo Etnografico di Santa Caterina (Roccalbegna) Il museo documenta il lavoro, le tradizioni e le ritualità legate al fuoco e all’albero nel Monte Amiata ed in particolare sintetizza la festa della Focarazza: antico rito dedicato a Santa Caterina d’Alessandra che si rinnova il 24 novembre di ogni anno, come momento festivo più importante per l’intera comunità locale. Museo della vite e del vino di Montenero d’Orcia (Casteldelpiano) Il museo affronta tematiche legate alle produzioni tipiche del territorio, con particolare riferimento al vino, all’olio e alla castagna. Tra gli oggetti da segnalare un “pigiauva”: torchio risalente al 1700, in legno di quercia, completo di scafo, leve e grate originali, utilizzato per la spremitura dell’uva sino al 1910. Museo delle Miniere di Mercurio del Monte Amiata (Santa Fiora) Il museo è ospitato nell’antico palazzo SforzaCesarini e documenta l’esperienza mineraria che ha fortemente caratterizzato l’Amiata
tra Otto e Novecento. Il percorso espositivo approfondisce, con particolare riferimento all’area di Santa Fiora e Castell’Azzara, le tecniche di coltivazione del mercurio. Centro Studi David Lazzaretti (Arcidosso) La sezione espositiva è dedicata alla figura di David Lazzaretti (1834-1878), “il profetabarrocciaio” che si proponeva come strumento di Dio per compiere una grande missione riformatrice. La vicenda sociale e religiosa di Lazzaretti rappresenta, nel contesto storico della montagna amiatina e più in generale nella storia delle classi subalterne dell’Italia post-unitaria, un momento utopico di grande suggestione e coinvolgimento. Raccolta d’arte di Palazzo Nerucci (Casteldelpiano) Al piano nobile del cinquecentesco Palazzo Nerucci la raccolta è costituita da un significativo nucleo di opere tra cui segnaliamo: l’autoritratto di Rosalba Carriera (1675-1757) ed alcune tele attribuite ai pittori Nasini. Della stessa raccolta fa parte la corposa collezione delle opere giovanili del maestro Edo Cei. Giardino d’arte “Arte a Parte” Montegiovi (Casteldelpiano) Appartato, nel piccolo borgo di Montegiovi, il giardino svela le sculture nascoste nel verde o erte verso l’alto come totem propiziatori, in metallo, cemento e pietra. Si armonizza con la natura. Figure dalle morbide forme arredano l’atelier dello scultore Piero Bonacina. Centro Visite del Parco Faunistico (Arcidosso) Nasce come polo didattico del Parco Faunistico e delle sei riserve naturali del Monte Amiata. Il Centro si articola in quattro sale allestite con gigantografie, cartografie e reperti di minerali, con l’obiettivo di fornire una conoscenza generale dell’Ecosistema Amiata, stimolando il visitatore ad approfondire dal vivo le tematiche più interessanti. Il sentiero e le gallerie del Cornacchino (Castell’Azzara) La miniera, la cui area faceva parte di un giacimento cinabrifero già conosciuto dagli Etruschi, è stata aperta intorno al 1877 e chiusa nel 1919. Il sentiero parte dalla Località Quercia Gobba e, attraverso un percorso boscato, si spinge per circa 500 mt lungo la gola del Fosso del Cornacchino, giungendo alle due gallerie minerarie, oggi recuperate, note con il nome di Galleria Ritorta. Il Giardino di Daniel Spoerri (Seggiano) Un museo di arte contemporanea all’aperto degli artisti più importanti del Novecento. Info 0564 950457. 27
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