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Cercando la vita nel legno...

di Renzo Francescotti

Arrivi in macchina o in treno in giorni di canicola e da lontano vedi delle montagne candide di “neve”. Ma come, in giorni di calura, su basse montagne appenniniche ci sono i nevai? Il fatto è che non di nevai si tratta, ma di discariche delle cave di marmo di Carrara. In questa città nel cui territorio si scava e si lavora il marmo più famoso del mondo è na to Enver Rovere. Suo padre gestiva un bar-gelateria a Marina di Carrara, ma Enver, se certamente amava i gelati non

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«AMEDEO NAZZARI STAVA GIRANDO UN FILM NELLE CAVE DI MARMO...»

amava altrettanto lavorare nella gelateria. Gli piaceva invece disegnare. Aveva 17 anni quando chiese di poter studiare all’Accademia di Carrara, indirizzata a formare operatori e scultori del marmo. Appoggiato da sua madre poté iscriversi, iniziando con tre anni di ritardo sugli altri. La mattina si studiavano le varie materie e un’ora di disegno; il pome riggio si lavorava sul marmo, imparando prima di tutto a sgrossare. Enver studiò per i primi tre anni e poi passò a operare nei laboratori del marmo. Lavorava il marmo ma gli piaceva anche recitare: lo faceva in una Compagnia di Carrara, che interpretava soprattutto Pirandello. Un giorno apprese che Amedeo Nazzari, il più famoso attore italiano del tempo, stava girando un film nelle cave di marmo, a Colonnata. Enver era un grande ammiratore di Nazzari e decise di andare a trovarlo. Ma non si presentò a mani vuote: aveva con sé un regalo per l’attore, un suo ritratto ad olio su tela a cui aveva lavorato

NEL LEGNO (E NEL BRONZO)

SUO PADRE AVEVA UNA GELATERIA, MA A 17 ANNI ENVER ROVERE AMAVA DISEGNARE, COSÌ CHIESE DI POTER STUDIARE ALL’ACCADEMIA DI CARRARA. DISSE DI NO AD AMEDEO NAZZARI E ARRIVÒ A TRENTO...

per giorni. A Nazzari piacque. Si informò di lui, seppe che recitava. Gli propose di trasferirsi a Roma, di introdurlo nel mondo di Cinecittà. Ma Enver era fidanzato con Carla Giorgi: lei aveva a 17 anni, lui 20: ”Se vai a Roma non torni più!”, esclamò lei. Enver non ci andò, non diventò famoso né come artista né come at tore: sposò la sua Carla (la sua attuale moglie) e, dopo il servizio militare, tornò a Carrara. Ma non c’era lavoro. Venne a sapere che a Trento, nel laboratorio di marmi di Carlo Fozzer, fratello dell’illustre scultore Eraldo, cercavano un giovane scultore. Fu così che Enver arrivò a Trento, alle spalle del Castello del Buonconsiglio, nel laboratorio Fozzer alla Cervara. Vi lavorò per due anni ma (lavoratore implacabile com’è da oltre sessant’anni) lavorando in contemporanea al marmificio Redi ai Sòlteri, 12 ore al giorno compreso il sabato, riuscì a mettere assieme un buon gruzzolo. Si spostò da Trento a Levico Terme dove si mise in proprio e costruì, nel 1960, il laboratorio attivo tuttora, che ha passato a suo figlio Claudio. Un laboratorio che ha esattamente sessant’anni: ”Avete festeggiato i sessant’anni?”, gli chiedo: “Sì, lavorando…” Sul retro c’è il piccolo laboratorio artistico

di Enver, dove lui scolpisce solitamente il legno, talvolta la pietra (materiale con cui questo scultore di origine carrarina ha realizzato alcune delle sue opere più interessati) e modella anche le forme in gesso che poi saranno fuse in bronzo. Il nostro Enver ha realizzato anche alcune significative opere pubbliche: in bronzo ha scolpito il ritratto del Cavalier Livio Pedrotti, presidente onorario degli Albergatori Italiani, posto nell’Oratorio di Mori, e il ritratto di Mons. Libardoni, collocato nel cimitero di Levico Terme. Nel primigenio marmo di Carrara, scolpito fin dagli anni dell’Accademia, ha modellato la statua dell’Immacolata sul percorso della Millegrobbe a Luserna, e la Madonna in preghiera, immersa nel lago di Levico Terme. Numerose anche le sue esposizioni: a cominciare dalla sua prima, tenuta a 21 anni al Circolo Virtus di Carrara nel 1955, esponendo opere pittoriche, paesaggi e ritratti; al Circolo culturale Retia di Trento nel 1985; al Padiglione Esposizioni di Rovereto nel 1996; alla Sala Mayer di Pergine Valsu gana nel 1998, 2004 e 2005; al Castello Svevo di Barletta nel 2001; al Palazzo delle Terme di Levico nel 2013 ecc. E infine la partecipazione a decine di Simposi di scultura in legno: a Erto e Casso (PN); a San Giorgio delle Pertiche (VI); a Recoaro Terme (VI); ad Auronzo del Cadore. E così via…

Ma che tipo di scultore è

Enver Rovere? Diciamo che è un artista di ottimo mestiere schietto, senza complicazioni, disponibile, eclettico, che scolpisce d’istinto rifiutando i cerebralismi. Per citare solo i lavori in legno, che sono più numerosi, passa da sculture classicheggianti come Riflessione (2017) un delicato nudo femminile a bassorilievo in cui è espressa un’apprezzabile ricerca psicologica, ad agili sculture astratte (ma che non perdono gli agganci con la figurazione) come Mater nità (2015), opera spiraliforme e Trampoliere (2020), un gioco di serpentine che si intrecciano. In Luna lunatica (2018) filtra una vena surreale che è presente anche in altre sculture. Infine un gruppo di sculture lignee che vede protagonista il mondo dei ragazzi. Le avevo apprezzate e gli avevo suggerito di farne una

mostra tematica: ma non è stato possibile perché erano piaciute a molti e le aveva in parte vendute. A mio giudizio si tratta delle opere più genuine, più personali, più originali di questo scultore, a 86 anni ancora incredibilmente attivo

«DAL LABORATORIO DI FOZZER PASSÒ AL MARMIFICIO REDI AI SÒLTERI...»

e in ottima salute creativa, e che non aveva sinora in con trato un critico che si occupasse di lui. La naturalezza degli atteggiamenti, l’espressività, la ricerca psicologica sono le componenti di queste vitalistiche sculture di ragazzi. Ne cito tre esempi: Bambina con fiori (2015), deliziosa scultura di bimba che stringe a sé gelosamente alcuni fiori; Ragazzo con tablet, in cui appare scolpito uno degli oggetti di culto del nostro tempo; e Piccolo scultore, straordinario ritratto di un ragazzo che grida, arrabbiato non si sa contro cosa (forse contro un mondo che non accetta), omaggio a un’infanzia che lavora precocemente e che non si arrende… ■

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