METROLOGIA LEGALE E FORENSE
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Rubrica a cura dell’Avv. Veronica Scotti (www.avvocatoscotti.com)
Il rischio del lavoro Quando la sicurezza diventa interesse comune, è un patrimonio essenziale della realtà aziendale
LEGAL AND FORENSIC METROLOGY This section intends to discuss the great changes on Legal Metrology after the application of the D. Lgs 22/2007, the socalled MID directive. In particular, it provides information, tips and warnings to all "metric users" in need of organizations that can certify their metric instruments according to the Directive. This section is also devoted to enlightening aspects of ethical codes during forensic activities where measurements are involved. Please send all your inquiries to Ms. Scotti or to the Director! RIASSUNTO Questa rubrica intende discutere i significativi cambiamenti in tema di Metrologia Legale a seguito dell’entrata in vigore del Dlgs 22/2007, altrimenti detto Direttiva MID. In particolare, vuole fornire utili informazioni, consigli e ammonimenti a tutti gli "utenti Metrici" che si rivolgono per reperire informazioni su Enti e organizzazioni notificate per la certificazione del loro prodotto/strumento secondo la Direttiva. La rubrica tratta anche di aspetti etici correlati allo svolgimento di misurazioni legate ad attività in ambito forense (CTU, CTP). Scrivete all’Avv. Scotti o al Direttore, e verrete accontentati! Nel corso dell’estate, sebbene (fortunatamente) non sia un tema mai dimenticato, si è tornati a parlare del tragico problema delle morti bianche, che da sempre si affronta armati più di norme (vincolanti o meno) che non di uno spirito e di una cultura improntate al ri-
schio e, conseguentemente, alla cautela. Infatti l’atteggiamento che spesso caratterizza i luoghi di lavoro, con riguardo alle tematiche della sicurezza e della salute, è marcatamente disinvolto, sia da parte del lavoratore, in ragione di una sottostima del rischio o in
Figura 1 – Andamento delle morti bianche (dati INAIL)
favore di un benessere o sollievo immediati (vedasi il lavoratore che, per evitare di soffrire troppo il caldo, non indossa scarpe apposite ma altro tipo di calzatura più comoda, in termini di percezione, ma meno sicura per il tipo di attività svolta ragionando non solo sulla base del proprio benessere immediato ma anche sulla scorta del “tanto che vuoi che succeda?” oppure “... una cosa simile qui non è mai successa”), sia da parte del datore di lavoro o responsabile della sicurezza, per limitare o ridurre costi, oneri, adempimenti, ecc. La logica, purtroppo, è spesso quella di percepire la sicurezza come un mero ulteriore adempimento di natura burocratica, che genera costi e oneri considerati semplicemente come un peso e non come un’opportunità di miglioramento aziendale, umano e (forse) anche economico. Perché offrire servizi e prodotti che siano rispettosi dei valori umani e, quindi, che nel corso della catena produttiva preservino e proteggano anche la vita di coloro preposti alla produzione stessa può costituire un valore aggiunto, purché sia coltivato nella coscienza del consumatore/utente quel seme di consapevolezza dell’importanza della sicurezza. Il fatto che tale approccio puramente normativo non funzioni, in assenza di una cultura a ciò dedicata, emerge a mio avviso dal tasso di mortalità nelle sedi lavorative che, stando ai dati annualmente elaborati e pubblicati da INAIL, pare non avere subito importanti flessioni negli anni (anzi, addirittura nel 2020, periodo in cui ci si sarebbe aspettati una riduzione del dato in ragione del massiccio ricorso allo smart Avvocato – Foro di Milano Professore a contratto al Politecnico di Milano veronica.scotti@gmail.com
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