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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Dior Homme Backstage, Paris
Indice Diana Vreeland Intervista con Amanda Mackenzie Stuart, autrice della biografía sulla precorritrice del fenomeno Moda Pag. 16 – 20
Mr Sonny Vendevelde EI Maestro dei backstage rivela a Twissst quello che non si vede nelle fashion weeks di Parigi e Milano. Pag. 30 -37
Mr Kris Schmitz Il modello che ha cambiato i flash per per amore della fotografía. Pag. 46 - 57
Balenciaga après Balenciaga Riassumiamo l’eredità del creatore probabilemnte più rilevante e completo di ogni tempo e il suo nuovo ambasciatore, Mr. Wang. Pag 64 - 77
Sarah Kane Il dramma della depressione personificato nella sua lacerante visione del teatro. Pag. 82 – 89
Thom Mayne La fusione (perfetta) tra disegno e funzionalità. Pag. 99 – 107
Wilfredo Lam Da Cuba alla Ville Lumière; un viaggio attraverso la vita artistica del più poliedrico artista caraibico del XX secolo. Pag. 113 – 119
Williamsburg Dove batte il cuore hipster di New York … e pure parte del nostro! Pag. 128 – 139
Euskadi Bilbao - San Sebastian, 104 km di alcune tra le più belle vedute d’Europa. Pag. 142 – 149
Culture Calendar Da Londra a Venezia, passando per Madrid, Vienna o Torino, un check-list de “pit-stops” imprescindibili. Pag. 152 - 156
Staff Editor in Chief & Creative Director Norberto Lopes Cabaço norberto.lopes@twissst.com Foreign Editors Director Mauro Parisi mauro.parisi@twissst.com Twissst Polish Edition Responsible Weselina Gacińska wese.gacinska@twissst.com Editorial Coordinator Chloe Yakuza Architecture & Art Director Mauro Parisi mauro.parisi@twissst.com Senior Graphic Designer David Lariño Torrens david.larino@twissst.com Graphic designers Claire Marie O’Donnell claire.odonnell@twissst.com Lucia Garcia Garcia de Castro lucia.garcia@twissst.com
Foto: Dino Modern50.com
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Editors Twissst English Edition Clare Hodgson Ana María Oliver Daniela Cataldo Twissst Italian Edition Giulia Chiaravallotti Francesco Marangon Twissst Polish Edition Weselina Gacińska Anna Golias Marcin Paszko Twissst Portuguese Edition Translation Responsible Elis Porfírio elis.porfirio@twissst.com Bernardo Saavedra Twissst Spanish Edition Elena Arteaga Benedicta Moya
Contributors
Antonio Palma, Bartosz Ka Nachtigal, Carlos Ferra, Carlota Branco, Eleonora Maggioni, James Massoud, Jose Manuel Delgado Ortiz, Kris Schimtz, Ricardo González Naranjo, Ruth Gaillard, Simon Lorenzin, Sonny Vendevelde.
Twissst Magazine - Head Office Calle Gran Via, 57 7 F 28013, Madrid, Spain Tel: 34 910 072 973 hello@twissst.com www.twissst.com
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 G. Armani Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Emporio Armani Backstage, Milan
IN &
OUT
photo: Bartosz Ka Nachtigal (www.bartosz-ka.manifo.com)
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All people are born equal... then some become
Photo by : Antonio Palma Model: Nuno Silva
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Diana
Vreeland,
l’Imperatrice
della Moda Intervista di James Massoud* con Amanda Mackenzie Stuart, autrice de “Diana Vreeland, Empress of Fashion”
* collaboratore TWISSST a Londra.
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Noi di TWISSST siamo fans di Diana Vreeland. Fans perchĂŠ pensiamo avere qualcosa in comune con
Quindi, quando venimmo a conoscenza circa una prossima nuova pubblicazione il prossimo Aprile, Diana Vreeland - Empress of Fashion Consuelo and Alva Vanderbilt: The Story of a Daughter and Mother in the Gilded Age dovevamo mantenere un`intervista con Amanda per conoscere di prima mano le sue opinioni su Diana e su ciò che ha appreso durante le ricerche.
di questa leggendaria donna.
Frederick Young Dalziel. Allo scoppio della
lingerie. Nonostante la vita confortevole a
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Harper’s Bazaar; per una
Funny Face. Vogue Vogue at the Metropolitan Museum of Art
e ciò che ha scoperto nel processo.
P Diana Vreeland?
(Consuelo and Alva: the story of a daughter and a mother in the Gilded Age
“American Women of Style”.
Amanda McKenzie Stuart, autore del libro.
occhi!
Quanto tempo ha impiegato per recopilare le informazioni e completare il lavoro?
C
Harper’s Bazar
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Vogue
Library, documenti che ricoprivano decenni.
Vogue online, ha facilitato enormemente le cose.
Q Vreeland che ignorava al principio della
prima di iniziare la ricerca nel corso del libro sulla Vanderbilt.
americana in generale durante la seconda guerra
I
davvero una piacevole sorpresa.
C
al suo talento e immaginazione?
Penso che la sua fantasia e il suo talento hanno spesso rappresentato un rifugio nella sua infanzia infelice.
P
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Se avesse potuto fare una domanda a DianaVreeland, quale sarebbe stata? vero?”
C La convinzione di Diana circa il potere dell’immaginazione e dei sogni. Lei credeva davvero nella
H Non ancora; sto giusto recuperandomi da questa!
Diana Vreeland – Empress of Fashion
Model: Carlos Ferra Agency: Major Paris
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Lettera Del Direttore Marzo Marzo è un mese intenso, e di opposti.
Inizio della primavera, presentazione delle collezioni d’Inverno; il tempo si caratterizza per l’incostanza; freddo, caldo, neve. Un susseguirsi di fashion week, boom di presentazioni; si sale su aerei, taxi e metropolitane come se non ci esista più il domani. Bisogna essere presente sempre e ovunque ed è in questi momenti quando pensiamo che quel corso di Yoga che abbiamo abbandonato senza confessarlo a nessuno avrebbe raggiunto in questi momenti il suo più alto significato. Qui in TWISSST desideriamo celebrare il numero 2 liberandoci della tensione, remando contro la marea, qualcosa che ci procura un piacere immenso. Volevamo fare qualcosa di “light”,concettuale e d’attitudine ma sempre rigoroso ed artisticamente rivelatore. Non resultava affatto semplice; come affrontare concetti “seri”, di forma “non seria”, pretendendo d’essere presi nella giusta considerazione?... …tic tac … tic tac … ecco! In quel momento apparve Sonny. Parlare delle sfilate attraverso il backstage??? Rompere un’immagine perfetta per mezzo dei suoi stessi protagonisti ci è sembrato brillante e da quel momento tutto è sembrato quadrare perfettamente. Quindi contattammo Mr. Schmitz, fotografo belga che ci offrì un compendio fotografico da condividere, riunimmo i nostri collaboratori, nacque l’idea di visitare Williamsburg e un “hipster mood” invase la redazione di TWISSST. Tutto andava alla perfezione e nel frattempo fummo contattati da Mr. James Massoud, un lettore di TWISSST a Londra che ci confessò il suo interesse per collaborare con noi dal regno di Sua Maestà (a proposito, le auguriamo una pronta guarigione!) Mr. Massoud intervistò Amanda MacKenzie Stuart, autrice della biografia sobre Diana Vreeland, la precursora del fenomeno “moda” in senso lato. Il suo libro, pubblicato da Thames & Hudson, s’intitola Diana Vreeland - Empress of Fashion e sarà disponibile nel Regno Unito dal prossimo 2 Aprile.Mr. Massoud, welcome to the team! Decidemmo fare le valigie e visitare (una volta ancora) i Paesi Baschi; era il momento ideale di portare alla luce un articolo parzialmente scritto qualche tempo addietro su Cristobal Balenciaga. Le ultime battute furono date a Getaria, la terra natale di questo grande inarrivabile creatore, di esporre una retrospettiva della sua vita e di affermare gli (indovinati) percorsi che la Maison vive attualmente con l’ingresso del giovano e talentuoso Mr. Wang alla guida della direzione artistica. E ritorniamo alla tematica centrale, all’idea per il numero 2 di TWISSST; più che ritrattare la freschezza dell’immediato poniamo l’accento sull’evoluzione dei tempi, piccole pennellate nella storia della società della mano di attori così differenti come interessanti. Chiudiamo quest’edizione creando il numero con il maggior numero di pagine fin ad ora, con un accumulato di 300.000 pagine viste in 17 paesi diversi, realizzato da un equipe tanto giovane come i protagonisti che danno colore a ciascuna pagina. E abbiamo ancora tanto da raccontare .. continuiamo con la stessa illusione del primo giorno, prestando la giusta attenzione alle condizioni e alle congiunture senza per questo farci condizionare; quissà sia la loro negazione o la spontaneità figlia della filosofia di questo numero, ma una cosa è certa… siamo qui per rimanerci!
Norberto Lopes Cabaço Editor in Chief & Creative Director
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Burberry Prorsum Backstage , Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Gucci Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Prada Backstage, Milan
Image courtesy of leica
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La fotografia como linguaggio e come strumento d’espressione artistica, come catalizzatore d’emozioni e di sentimenti è un canale di comunicazione universale; senza lingua, codice proprio o barriera geografica che la dilimitino. È globale, universale, come il mondo in cui viviamo. La Fotografia è stata, e continua ad essere, uno dei movimenti più immediati e perenni di ritrattare la Storia, l’immediato che perdura nel tempo è un ossimoro che poche volte risulta cosí pefettemante leggibile. Nell’edizione numero 2 di TWISSST pubblichiamo il lavoro di due fotografi che hanno il Mondo come fonte d’ispirazione, la freschezza e la spontaneità come “modus operandi” e la disponibilità e l’umiltà propria dei grandi umanisti. Mr Sonny Vendevelde ci permette scoprire il dietro le quinte delle sfilate di moda maschile di Parigi e Milano e Mr. Kris Schimtz firma la copertina e ci apporta la frescura di chi conosce il mondo della moda da diversi punti di vista.
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THE MASTER BEHIND CURTAINS Mr Sonny Vendevelde
“Sonny?ahhhSonny is the best and he is so funny! Sonny is Unique” È questo uno dei commenti che ascolteremmo senza dubbio se chiedessimo di lui in qualche sfilata internazionale. Sonny Vendevelde è un nome ormai scolpito nella lista di accreditati habitués delle più internazionali ed esclusive passarelle di moda mondiale. Presenza fissa a Parigi, Milano o New York e collaboratore di media del livello del portale web Style.com, Sonny ha ritrattato la spontaneità e possibilmente il lato meno esposto e più divertito dell’industria di Moda: il backstage! È della mano di questo straordinario artista, che ha accettato collaborare con TWISSST, che vi racconteremo la settimana di moda maschile O/I 2013 presentata solo qualche settimana fa a Parigi e Milano.
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Paris & Milan backstages AW 2013 Menswear Collections
Foto: Sonny Vendevelde AW 2013 Jil Sander Backstage, Milano
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Foto: Sonny Vendevelde AW 2013 Prada Backstage, Milano
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La passione di Mr. Vandevelde per la fotografia iniziò a 7 anni quando ricevette la prima macchina fotografica. Da allora e fino all’ingresso all’università, perfezionò la tecnica con la pratica basata nell’esperienza incessantemente ripetuta con amici e familiari.
Foto: Sonny Vendevelde AW 2013 Prada Backstage, Milano
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Foto: Sonny Vendevelde AW 2013 Bottega Veneta Backstage, Milano
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All’Università rimase solo pochi mesi; lo spirito avventuriero e immediato non si coniugava con un apprendimento lento e a medio termine. Giramondo incorregibile, fece le valigie e lasciò Sidney dirigendosi nelle montagne dove cominciò a realizzare reportage fotografici e di fotogiornalismo nell’area degli sport invernali. Una volta vinta la sfida, Mr. Vendevelde era pronto per la successiva; ritorna a Sidney ed entra in contatto con la fotografia di moda. Ed è li che scoprì il tocco personale che avrebbe potuto dare ad una comune fotografia di moda, una visione distinta dal rigore a volte ermetico che si respira sopra una passarella.
Foto: Sonny Vendevelde AW 2013 Versace Backstage, Milano
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Così fece, e quando nel ’98 entrò
in contatto con il lavoro di una figura di riferimento mondiale come Elaine Constantine, Mr.Vendevelde seppe che era arrivato il momento di dover dare le spalle alla sua Sidney per la professionalmente migliore posizionata ed accessibile Europa. Da allora Sonny ha fornito al mondo una visione gioviale e spensierata della fotografia di moda, una visione tanto personale come genuina, la visione di un fotografo surfista irriducibile che ha fatto, già per due volte, il giro del mondo. È, per tutto questo, eccezionale ed immensamente gratificante per TWISSST poter contare con il lavoro di Mr. Vandevelde per documentare alcuni dei migliori momenti della settimana di moda maschile di Parigi e Milano. Mr. Vendevelde, TWISSST <3 you! Testo: Norberto Lopes Cabaço Traduzione: Giulia Chiaravallotti
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Foto: Sonny Vendevelde AW 2013 Valentino Backstage, Parigi
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Fotografia deSonny Vendevelde AW 2013 Versace Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Lanvin Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Etro Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Z Zegna Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Thom Browne Backstage, Paris
Schmitz, Mr Kris Schmitz
Fotografias: Mr. Kris Schmitz Texto: Norberto Lopes Traduzione: Giulia Chiaravallotti
Di passaporto belga de nacimiento, Mr. Schmitz è un giramondo e un fotografo in rapida ascesa, avido di luce e di colore, di riflessi e di ombre, in cerca dello scatto perfetto. Ă&#x2C6; di quelle persone con cui risulta facile relazionarsi, uno spirito libero, rilassato, gioviale ed alla mano, disponibile incluso in una web conference a migliaia di chilometri di distanza. Perfetto per questa edizione.
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Mr. Schmitz è stato quesi sempre legato al mondo della Moda, inizialmente come modello e dopo come associato a firme come Versace o Ralph Lauren nell’ambito gestionale. Ma fu per una assoluta casualità che la fotografia passò ad essere, da un hobby praticato con devozione, a un’attività professionale a tempo pieno.
Autoritratto di Mr. Kris Schmitz
Su richiesta di un amico modello que aveva urgente bisogno di alcune fotografie da consegnare a un’agenzia, Mr. Schimtz si offrì a realizzare la sessione. Bastarono appena pochi giorni perché fosse Mr. Schimtz il selezionato da parte dell’agenzia grazie al servizio fotografico, e ciò significò l’inizio della sua carriera professionale di fotografo. Fu forse il suo spirito libero che dettò sentenza e per cui non esitò un momento nell’abbandonare la sfera gestionale della moda per abbracciare la fotografia come espressione artistica.
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Da circa due anni ormai Mr. Schimtz si dedica alla fotografia e si confessa totalmente assorto da un lavoro che lo soddisfa pienamente. E, naturalmente, quando un lavoro è frutto della passione, il risultato è evidente. Questa è la nostra valorazione del suo lavoro e vogliamo riconoscere questa dedicazione con la firma della copertina di TWISSST, del primo numero del 2013, rinnovando ancora una volta l’impegno di abbracciare all’interno di un unico formato, le nuove promesse e gli artisti già consacrati in ciascuno degli universi artistici. Benvenuto Mr. Schmitz!
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Versace Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Versace Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Juun J Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Givenchy Backstage, Paris
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BALENCIAGA APRÈS BALENCIAGA Testo: Norberto Lopes Cabaço Traduzione: Giulia Chiaravallotti
Considerare un creatore di moda come uno dei più rilevanti del XX secolo è un’eccezione e Cristobal Balenciaga senza dubbio lo è stato: uno dei più completi di tutti i tempi. Mantenere un’eredità viva nel tempo, fare in modo che compia con la storia e glorifichi il lavoro che soppuso il cambiamento nella maniera di vestirsi, sembra un compito tanto complesso come estenuante. Nicolas Ghesquière, un vero “tastemaker”, è stato al timone della Maison Balenciaga per 15 anni e riuscì a risvegliare un gigante in letargo da tempo. Dopo essersi resa pubblica la decisione di Ghesquière di abbandonare la direzione creativa di Balenciaga, un nuovo nome è spuntato per la conduzione della Maison: Alexander Wang. E molti credono in una scelta più strategica che artistica: -per la visione immensamente più commerciale di Wang -le sue radici e influenze asiatiche -e perché Wang rappresenta in pieno l’immagine “rock star” frequentante gli after parties più cool della New York Fashion Week e che quindi innesterà obbligatoriamente quel “mood” alla casa francese apportandole freschezza, vitalità e – ovviamente – maggiori vendite, cioè cash flow, rentabilità a due cifre ed espansione/consolidamento nei mercati emergenti, in primis, Cina. È tutto teoricamente possibile però, nella pratica, Wang si incontra dinanzi una vera sfida, forse la più grande di quante finora vissute. Così come Slimane non ha convinto con la presentazione della sua prima collezione per Saint Laurent, Wang proviene da una cultura di moda completamente distinta alla storia della casa Balenciaga – addirittura agli antipodi di quanto Balenciaga in persona professasse. Se Wang rappresenta il futuro, Cristobal Balenciaga ridefinì il passato ponendo le basi della modernità. Alexander Wang
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Nato a Getaria (Paesi Baschi, Spagna) il 21 Gennaio 1895, nel pieno apogeo della “Belle Epoque”, da un’umile famiglia, Cristobal Balenciaga fu allevato tra aghi e ferri del mestiere e fu grazie a sua madre, sarta della marchesa di Casa Torres nei periodi estivi, che ebbe accesso a fastosi ed esclusivi vestiti e a un mondo di raffinatezze fatto realtà. A soli 10 anni Cristobal chiese alla marchese il permesso di copiarle il vestito che portava quel pomeriggio. La marchese accettò e preparò il materiale necessario, tela e pizzi. Cristobal non solo copiò il vestito, ne migliorò il disegno e la marchese seppe che il talento di quel bambino era molto più grande del piccolo villaggio dove sarebbe cresciuto; dopo aver cercato la miglior formazione possibile, lo inviò a studiare le arti del officio a San Sebastian. A 12 anni inizia un largo periodo formativo in alcuni dei migliori centri dell’epoca e a 18 anni viene nonimato capo produzione nella sezione femminile dei grandi magazzini “Au Louvre” della città basca.
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Cristobal Balenciaga
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È lì che si materializza il primo contatto professionale con Parigi, con i tessuti e i modelli, con i volumi e le forme, ed è lì che l’immaginazione di Cristobal Balenciaga prese il volo. Un anno più tardi, nel 1914, Cristobal Balenciaga, sotto la tutela della marchesa, viaggia a Bordeaux per ampliare le sue conoscenze e approfondire le tecniche di sartoria. Nel 1917 apre il suo primo atelier, denominato C. Balenciaga; seguono varie società compartite e nel 1924 si stabilisce in solitario al numero 12 della Avenida de la Libertad a San Sebastian. A quel punto, alcune delle dame più influenti dell’epoca contavano con Balenciaga per la creazione del proprio guardaropa, come la regina Maria Cristina o la Infanta Isabel Alfonsa, tra le atre personalità dell’aristocrazia e dell’alta borghesia spagnola.
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Però la Storia siempre era in agguato, condizionando tanto la vita come l’opera di Balenciaga. Nel 1931 con la proclamazione della Seconda Repubblica, la clientela di Balenciaga dovette riorganizzare le proprie priorità e l’Alta Moda, per lo meno nelle quantità con cui Balenciaga soleva lavorare, non faceva parte di questa lista; nel 1936, con lo scoppio della Guerra Civile, abbandona il paese e chiude temporalmente l’attività dei suoi ateliers in Spagna per installarsi a Parigi, dove la sua consacrazione non tarderebbe ad arrivare. Un anno più tardi, nel Luglio del ’37, presenta al numero 10 dell’emblematica Avenue George V, la sua prima collezione Haute Couture e da allora sia la critica come gli stessi creatori di moda dell’epoca nutrirebbero rispetto ed ammirazione per il lavoro di Monsieur Balenciaga. Fu nel 1939, con una collezione ispirata nel Secondo Impero Francese, che Parigi fu testimone della capacità costruttiva di Balenciaga, la stessa che in meno di un decennio avrebbe modificato completamente la storia della Moda.
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Nei primi anni ’40 l’opera di Balenciaga presentava visibili reminiscenze della cultura spagnola, i fastosi e ricchi bordati adornavano gli spettacolari vestiti da sera. A partire dal ’47 fino agli anni ’60 il suo contributo al mondo della Moda si spinse oltre al puramente creativo modificando la siluette femminile che ancor oggi vediamo utilizzata nella moda contemporanea. Nel 1947, nello stesso anno in cui Christian Dior lanciava il “New Look” - un ritorno romantico alla tecnica di costruzione dei capi del XIX secolo – Balenciaga presentava la linea tonneau, una linea pura nelle forme e nei volumi. Balenciaga aveva scoperto ciò che sarebbe stato il suo oggetto di studio e il suo incomparabile contributo alla cultura sociale del XX secolo. La liberazione della donna attraverso le forme.
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Durante la decade dei â&#x20AC;&#x2122;50 Balenciaga strutturò la industria della Moda, le sue innovazioni tecniche erano assolutamente inedite, presentaba una mai vista prima â&#x20AC;&#x153;coutureâ&#x20AC;?: intelligente, comoda e che vestiva la donna a un livello di perfezione inarrivabile.
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Nel 1951, sempre alla ricerca della perfezione, presenta il look semiaderente, due anni più tardi, la gonna a palloncino, il vestito tunica nel ’55, il vestito saio ed il vestito baby-doll nel ’58. Questo processo di sperimentazione raggiunse il suo zenit negli anni ’60 quando Monsieur Balenciaga possedeva una maestria non solo nel taglio e costruzione delle forme ma anche nella profonda conoscenza dei tessuti e delle loro potenzialità. L’armonia e la perfezione del dialogo tra tessuto e corpo femminile era el unico risultato possibile in un capo firmato da Balenciaga. Profondamente rispettato dai fabbricanti e distributori di tessuto, Monsieur Balenciaga richiedeva nuovi e originali tessuti che soddisfacessero le necessità del suo rigosoros ed innovatore processo creativo. A tale processo di ottimizzazione continua dobbiamo l’esistenza del gazar e del super gazar – una sorta di raffia di seta con struttura rigida – con i quali realizzó capi con forme così complesse come straordinarie.
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Gli anni ’60 furono anche anni di profondi cambi, di profondi cambiamenti socioculturali. Fu la decada dei giovani e delle donne, dell’emancipazione della donna e del suo ingresso nel mondo del lavoro. La domanda che la società rivolgeva era un’altra rispetto alle risposte che Balenciaga creava. Il boom del prêt-a-porter e la “nuova” società fu l’ultimo e definitivo momento storico della carriera di Cristobal Balenciaga. Nel 1968, dopo più di 50 anni trasformando la moda in Arte, Balenciaga decide ritirarsi; Parigi, Madrid, Barcellona e San Sebastian assistono como il Maestro dell’Alta Moda decide non abbracciare i nuovi tempi. L’epoca del prêt-a-porter era cominciata e Balenciaga non ne professava amore alcuno. Alla domanda su come sarebbe stato il prêt-a-porte di Balenciaga, la risposta non potrebbe che essere: «sicuramente eccezionale!» Applicando il suo dominio del disegno e dei tessuti a un modello in serie, con la sua precisione nei dettagli, rigore e livello di esigenza noti, avrebbe dato origine a un vero ciclone nel mondo della Moda.
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Ma così non fu; forse sarebbe potuta essere una nuova tappa per Balenciaga però la Storia in passato l’aveva già costretto ripetutamente a reiniziare nuovi cicli e, ritirarsi nel momento di maggior successo, maggior rigore e perfezione, fu sicuramente la decisione più difficile da prendere. Coerente con uno stile discreto e riservato, in tutta la sua carriera non concesse una singola intervsita, non apparve mai alla fine delle sue sfilate ; tutta la sua vita fu dedicata alle sue clienti, alla moda, all’arte.
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Non sorprende che Madamoiselle Chanel lo considerasse come “el unico vero coutourier tra di noi” e che per le sue clienti, le donne più potenti e influenti dell’epoca, esisteva inanzitutto Monsieur Balenciaga e soltanto successivamente, i loro mariti! Questi erano i vincoli che il prêt-a-porter non avrebbe mai potuto creare e per questa ragione Balenciaga le volse le spalle. L’eredità che ci ha lasciato è stata più grande dello stesso uomo che la disegnò. Balenciaga è oggigiorno una maison all’avanguardia, il lavoro che Nicolas Ghesquière ha realizzato per più di 15 anni è stato all’altezza del rigore tecnico e dell’innovazione sempre pretesa da Monsieur Cristobal Balenciaga. Ora è il turno di Wang, di scrivere un capitolo di storia in un libro che ha comosciuto soltanto l’eccellenza. Un giovane disegnatore di moda nato in California e che solo due anni dopo aver intrapreso la sua formazione in Parsons abbandonò gli studi per lanciare la sua propria marca. Il sogno americano, un self made man abbraccia ora una delle più antiche e rispettate marche di moda. La sfida è immane, altrettanto le aspettative: che Wang ottenga una maison Balenciaga per i nostri giorni, soltanto il futuro potrà dirlo.
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Valentino Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Fendi Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Raf Simons Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Prada Backstage, Milan
Fotografia: Johan Simons / 4.48 psychosis © Julian Röder / Münchner Kammerspiele
Il realismo tragico nel teatro di
Sarah Kane
Quando si tolse la vita Sara Kane aveva ventotto anni, alcune opere di teatro alle spalle ed
un futuro come drammaturga riconosciutole dalla critica britannica e da uno degli esponenti piÚ eminenti del teatro contemporaneo: Harold Pinter. Egli stesso le aveva fatto recapitare a casa una lettera scritta di suo pugno per complimentarsi con lei dopo la prima di una delle sue opere a Londra. Nonostante ciò, come per John Keats, uno dei suoi maggiori riferimenti letterari, anche per la Kane il riconoscimento a larga scala arriva solo dopo la morte. Testo: Eleonora Maggioni
Sara Kane aveva più volte cercato in passato di abbandonare il
mondo in cui non era mai riuscita a sentirsi a suo agio, ma c’era sempre stato qualcuno vicino a salvarla. Il 20 febbraio 1999, quando decise di impiccarsi nel bagno del King’s College Hospital di Londra, non c’era però nessuno accanto a lei. Le sue opere, colme di angustia, energia e violenza, divengono così il testamento che la giovane donna ha lasciato, la chiave per poter capire il tormento e l’ansia della sua breve ma intensa vita. Il suo stile prende spunto da grandi autori classici del calibro di Elliot, Seneca e Shakeaspeare, dai quali estrapola la prosa poetica e l’amore per la tragedia; e si mescola poi con referenti piú moderni come Beckett, Pinter, Artaud, con i quali condivide temi costanti: la violenza, il vuoto, la sessualitá, l’inconsistenza della vita umana. Innegabile è anche l’influenza del cinema splatter di Tarantino, ma soprattutto non si deve dimenticare che agli inizi degli anni 90 Sarah Kane é una giovane donna inglese, poco piú che ventenne, con due genitori evangelisti che non sopportano una figlia lesbica in famiglia, cresciuta nella rigorosa e puritana Inghilterra dell’epoca Tatcher. Una societá, quella inglese di quel momento, cieca di fronta alla ribellione nelle sue opere, una critica che non comprende la sua rilettura dei classici, la sua prosa drammatica che descrive gli orrori della quotidianitá
Fotografia: Johan Simons / 4.48 psychosis © Julian Röder / Münchner Kammerspiele
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Fotografia: Johan Simons / 4.48 psychosis © Julian Röder / Münchner Kammerspiele
Studente d’arte all’Università di Bristol, si avvicina al teatro nel 1994,
anno in cui scrive il suo primo testo, Sick, una trilogia i cui temi centrali sono la bulimia, e la sessualitá. Nel 1995 viene messa in scena a Londra “Blasted”, opera che suscita un grande scandalo tra il pubblico e la critica, che la definisce “a disgusting piece of shit”. Tuttavia, alcuni esponenti del teatro britannico, tra cui Pinter, Edward Bold e Caryl Churchill, la difendono, affermando che la Kane rappresenta una dei piú grandi talenti letterari nati in suolo inglese durante l’epoca Tatcher. Probabilmente il pubblico inglese non era preparato ad accogliere un’opera oltraggiosa, che non titubava nell’esporre episodi di violenza sul palcoscenico, e che grazie ad una messinscena surrealista connettava atti di violenza domestica con la realtá della guerra yugoslava. Sfortunatamente il centinaio di spettatori che poterono assistere alla funzione prima che venisse eliminata dal palinsesto del teatro, non compresero il messaggio che si celava dietro agli atti di violenza di Blasted; il tentativo da parte della giovane drammaturga di mettere in luce le problematiche della stessa societá britannica. Blasted invita a riflettere sulla brutalitá della società attuale, colma di orrore, ma allo stesso tempo offre un messaggio di speranza affinché la societá che l’uomo contemporaneo ha creato possa essere modificata.
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Fotografia: Johan Simons / 4.48 psychosis © Julian Röder / Münchner Kammerspiele
I
l boicottaggio di molti giornali non é peró sufficiente a fermare la forza creativa della Kane che, nel 1996, torna in scena con una nuova commedia, di cui è anche regista: Phaedra’s Love (L’amore di Fedra), adattazione del mito greco di Euripide in chiave moderna. L’ opera viene messa in scena al Gate Theatre di Londra, gli attori si muovono tra il pubblico, che assiste alla rappresentazione seduto per terra. Quella di Fedra è la storia di un amore impossible, di una donna che ama senza esser corrisposta, si dipana tra guerre, falsità, violenza e passione. Sul palcoscenico si assiste ad un gioco di potere che si mescola con religione e sessualità. Prendendo in prestito lo stile di Seneca al quale si ispira, quello della Kane è crudo, veloce, non c’è tempo per assimilarlo. I dialoghi sono rapidi, il mito e la tragedia divengono parte del quotidiano. La Kane parte dal mito e lo distorsiona intenzionalmente, rende Fedra simbolo della femminilità distrutta da una sensibilità maschile sessista e distratta, attenta solo alla voracità della carne. Il suicidio di Fedra alla fine della tragedia diventa atto d’amore di una donna disperata, ma èanche vissuto como l’unica via d’uscita, liberazione dal mal di vivere. Del resto, commenta Ippolito nella rapresentazione: “Un’occasione del genere non capita a tutti. Non è mica robaccia.” Fedra, Ippolito, Strofe fanno dell’eccesso e della trasgressione il perno delle lore vite, dando, come in ogni tragedia, l’incipit per il susseguirsi degli avvenimenti ed l’inevitabile finale.
Nel 1998 la Kane torna al Royal Theatre.
La nueva pièce teatrale è Cleansed (Purificati). L’allestimento, che avviene nella sala principale del teatro, contribuisce ad un ulteriore allontanamento dal realismo. Cleansed si svolge in diversi spazi di un Campus universitario che poco a poco assume le sembianze di un campo di concentramento: la stanza bianca (l’ospedale psichiatrico), la stanza rossa (la palestra) e la stanza nera (le docce). Lo stile si fa sempre più crudo e la violenza diviene rito, ispirandosi al teatro della crudeltà di Artaud, in cui tutte le forme di linguaggio vengono messe sullo stesso piano per il raggiungimento di un teatro integrale. Il dolore della violenza in questo caso uccide qualsiasi forma di pensiero. Tre mesi dopo, durante l’annuale festival di Edimburgo, viene presentata un’altra opera della Kane, questa volta sotto falso nome a causa delle nefaste critiche di Blasted. Si tratta di Crave (Febbre), scritta a New York con l’intento di abbandonare i dialoghi dei drammi anteriori e di concentrarsi invece su una sperimentazione stilistica piú poetica. La Kane si ispira alla “Terra Desolata” di T. S. Eliott, si utilizzano diverse lingue straniere per dare spessore ai quattro personaggi, indentificati solo con una lettera dell’alfabeto. Ricorrono gli elementi principali dello stile della drammaturga, con storie di vita tragiche, colme di sofferenza, violenza e sessualità. Nel 2000 infine, l’opera postuma di Sarah Kane, 4:48: Psychosis (Psicosi delle 4 e 48), un monologo scritto dall’autrice poco tempo prima del suo suicidio e messa in scena al Royal Court Theatre di Londra nel Giugno del 2000, quasi un anno dopo la morte dell’autrice. Si tratta di un monologo intervallato da alcuni dialoghi tra la paziente ed il suo psichiatra, di uno stream of counsciousness di pensieri, talvolta scollegati tra loro, in cui una donna chiusa all’interno di un ospedale psichiatrico racconta la sua vita, i suoi disamori e le paure, il tutto talvolta senza nessi a causa dei diversi stati mentali causati dall’assunzione d psicofarmaci. Alle 4 e 48 è,secondo alcune statistiche, l’ora in cui si commettono maggiori suicidi, l’effetto dei farmaci èpassato e si suppone che sia l’attimo di piùgrande lucidità in cui si raggiunge la piena consapevolezza dei sentimenti più profondi. La decisione della protagonista di questo dramma è chiara: autodistruzione. Si tratta di un monologo tragico, ma non mancano gli attimi di ironia, come nella vita di Sarah Kane che, nonostante tutto, ha amato, sorriso, sognato come qualsiasi giovane donna e che in così poco tempo è riuscita a lasciare un’orma così grande nel panorama teatrale britannica.
Fotografia: Tommaso Tacchino / Blasted
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Fotografia: Rebecca Marriott / Cleansed
Ciò che è stata la sua vita, come
in uno specchio rotto, è riflesso nel teatro che ci lascia, biografia triste ma comunque vitale. La voce della strada, lo smembramento della famiglia, il grido di dolore, la violenza del quotidiano entrano, grazie a Sarah Kane, nei grigi salotti londinesi e li scuotono nel profondo. Sarah Kane è una donna coraggiosa, che ha saputo raccontare gli orrori della vita, poichè ella stessa ne è stata la testimone.
Fotografia: Tommaso Tacchino / Blasted
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Umit Benan Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Miharayasuhiro Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Henrik Vibskov Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Neil Barrett Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Lanvin Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Louis Vuitton Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Raf Simons Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Fendi Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Jil Sander Backstage, Milan
Thom Mayne Testo: Mauro Parisi
Cooper Union Foto: Alexandra Knospe
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Sembra che prima dell’inaugurazione del New Cooper Academic Building di New York, nella recinzione del cantiere apparve la scritta ALIENS PLEASE PARK SPACECRAFT ELSEWHERE! e che Thom Mayne in persona le scattò una foto per poi mostrarla in pubblico in varie conferenze. Che sia effettivamente così o sia solo una leggenda metropolitana efficacemente posta in circolazione per sottolineare la straodinarietà dell’edifico, certamente non si può rimanere indifferente davanti a questa opera di Thom Mayne, l’architetto californiano di adozione, premio Pritkzer 2005.
Cooper Union Interior
La doppia pelle in alluminio microfo-
rato e vetro che copre una superficie incurvata e sopraelevata rispetto al livello stradale enfatizza la forza espressiva della profonda crepa che attraversa completamente la facciata principale dell’edificio, sede dei tre storici colleggi di Arte, Architettura e Ingegneria dell’Unioin Cooper Foundation; l’interno non è da meno grazie alla sinuosa scalinata che domina prospettivamente l’intera altezza della struttura
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convertendosi in una sorta di “piazza verticale in ascensione”. La realizzazione del New Cooper Building è stata salutata con toni entusiastici dal mondo dell’architettura a scala mondiale che non ha risparmiato paragoni con gli edifici più emblematici della Grande Mela: l’Empire State Building, il Chrysler Building o il Museo Guggenheim.
Mayne è nato e cresciuto professionalmente nella California degli anni ’70, assorbendo e introducendole in campo arquitettonico, tutte le inquietudini ed esigenze proprie della generazione hippie post settantottina e delle mobilizzazioni civili (per un periodo visse addirittura in una comune dedicata alla realizzazione di una societá economica democratica..). Collaborò alla creazione del Southern California Institute for Architecture (Sci-Arc) nel 1975 finalizzato alla maggiore presa in considerazione delle tematiche sociali da parte delle nuove generazioni di architetti e urbanisti e da allora si è trasformato in una delle più brillanti figure accademiche dell’archiettura in California. I suoi primi progetti per questa clientela chiaramente ideologizzata si plasmarono in residenze private con un minimo impatto ambientale e, questa attenzione all’ambiente si è convertito nel filo conduttore anche in Morphosis Associates, lo studio professionale creato in partnership nel 1975 e celebre per le sue realizzazioni sempre attente alle specificità dei luoghi in cui si trovano senza per questo abbandonare l’idea della costruzione arquitettonica come momento di espressione unica e irripetibile. Come ha confirmato lo stesso Mayne in numerose interviste, non si è mai interessato e mai li si vedrà collaborare nella costruzione di progetti esclusivamente commerciali come lotizzazioni residenziali o centri commerciali per non suscitarle il minimo interesse cosi come non parteciperebbero alla costruzione di prigioni, non condividendone la idea sottostante.
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Diamond Ranch High School1informedmindstravel
All’interno del programma del governo statunitense per il Disegno d’Eccelleza nell’Amministrazione (U.S. General Service Administration Design Excellence Program) Morphosis ha realizzato vari progetti tra i quali risaltano senza dubbio la Diamond Ranch High School di Pomana (California), il Federal Building di San Francisco, il Caltrans District 7 Headquarter di Los Angeles e il Cahill Center for Astronomy and Astrophysics del California Institute of Technology. In ognuno di essi, così come nel Graduate House dell’Università di Toronto, è chiara l’importanza che Mayne da alle forme ed alla sensazione scultorea che i suoi edifici devono trasmettere.
Caltrans District 7 HQ Foto: Jeff Gonot
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Cahill Center for Astronomy Foto: Ken McCown
La crepa del già citato Cooper Unioin Building, il numero civico 100 che sembra emergere dalla facciata del Caltrans Headquearter, così come la lettera finale O della parola Toronto nel Graduate House dell’università canadese che sembra quasi voler lasciare l’edificio – e che le hanno valso a quest’ultimo il soprannome “Great O” – sono una veloce prova dell’importanza che Mayne da agli elementi propriamente decorativi capaci di assicurare una personalità chiaramente identificabile alle sue opere senza cadere nella banale ripetizione di stile purtroppo comune in alcuni dei più grandi (ri)conosciuti architetti intenarnazionali degli ultimi anni.
Toronto University Graduate House Foto: Bryan Chang
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Questa attenzione al dettaglio decorativo si accompagna al rispetto per la sostenibilità ambientale che la Morphosis assicura per le sue creazioni e, in questo, l’aiuto delle nuove tecnologie e materiali è stato determinante; in tutte, la doppia rivestitura permette la regolazione ottimale della temperatura (nell’edificio Caltrans, per esempio, le finestre si muovono automaticamente a seconda della luce del giorno).
Perot Museum SMU
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A partire dal riconoscimento del premio Pritzker nel 2005 i progetti aggiudicati da Mayne sono cresciuti esponenzialmente in numero e localizzazione geografica, superando i confini degli Stati Uniti. Recentemente si è finalizzato il Museo Perot a Dallas , un interessante spazio dedicato alla divulgazione scientifica e all’interazione costante con il pubblico, stimolandone la curiosità lungo l’intero percorso di visita pensato in maniera da costringere il visitante a passare più volte attraverso l’atrio centrale – il vero cuore del complesso – e così connettere visivamente con l’esterno e con la città. El edificio principale è un grande cubo che sembra galleggiare su di un gradone su cui sono stati ricostruiti i due habitat naturali caratteristici del Texas: un bosco di arboli nativi e una terrazza desertica che si connettono attraverso uno spazio roccioso. Questa zona costituisce l’entrata del museo e si trasformerá con lo scorrere del tempo secondo le esigenze della natura, dello stesso modo in cui lo farà l’intelletto umano grazie agli stimoli e alle scoperte scientifiche.
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Vigo AVE Railstation Project
Attualmente sono in fase di realizzazione tre pro-
getti che senza dubbio contribuiranno alla maggiore popolarità di Mayne da questa parte dell’Atlantico; a Vigo, in Spagna si sta costruendo la stazione dell’Alta Velocità, con l’obbiettivo di trasformare l’area delle attuali stazioni di arrivo di treno e autobus nel vero cuore metropolitano per la città; in Italia, presso Milano continua la costruzione della nuova sede del colosso energetico ENI che si caratterizzerà per il dialogo permanente tra la piazza centrale giardinata e le sinuose strutture dell’edificio che si svilupperanno su vari livelli per tutta la sua estensione e, a Parigi nella Défense, sono a punto di cominciare i lavori delle Tour Phare, il nuovo grattacielo della città che ha tutte la carte in regola per trasformarsi nel nuovo simbolo della capitale francese dei prossimi decenni. Tutti questi progetti presentano l’inconfondibile marchio della Morphosis Associates e di Thom Mayne; la ricerca continua della migliore adattazione del disegno alla finalità alla quale saranno dedicate e la minima impronta ambientale possibile grazie all’utilizzo delle più innovatrici tecniche di costruzione e scelta di materiali senza perdere, per questo motivo, il carattere “artistico” che ogni progetto deve comunicare.
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Sede ENI, Miláno
Secondo le parole dello stesso Mayne “ogni luogo è differente e quindi ogni progetto è unico, pero non dipende da regionalismi o storie locali, ma dal programma in sé e dalle sue particolari condizioni. La buona architettura è una connessione tra l’arte, le idee e la loro combinazione con la realtà pratica, socioculturale. La architettura risponde all’attività umana, la concretizza e la rende più o meno permanente” Di questo si tratta, costruire come servizio per la comunità a cui è destinata l’opera e non solo come simbolo del proprio ego.
Tour Phare, Project- Parigi
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Gucci Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Z Zegna Backstage, Milan
Fotografia de
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Z Zegna Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Miharayasuhiro Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Valentino Backstage, Paris
WILFREDO
LAM l’avanguardia caraibica Testo: Jose Manuel Delgado Ortiz Traduzione: Giulia Chiaravallotti
Si dice che il miscuglio di razze sia sinonimo di richezza, sotto ogni punto di vista. Bellezza fisica, miglior capacità d’adattamento, tolleranza e fascinazione in chi lo conosce. Wilfredo Lam possedeva tutte queste virtù ed un’immaginazione e estro creativo instancabile e in costante evoluzione; il meticcio tra i meticci. Di padre d’origine cantonese e madre discendente di africani, Wilfredo nacque nel 1902 in una modesta proprietà della campagna cubana; la ricchezza naturale e la diversità religiosa in cui crebbe influì fin dai primi passi del suo percorso artistico. Vive a L’Avana dove riceve lezioni di pittura e scultura. Nel 1923, a soli 21 anni, viaggia in Spagna per prima volta. Nel 1938 si installa a Parigi nel momento più sperimentale della sua carriera e nella Parigi più innovatrice di sempre. È il suo periodo più felice; vive nella Francia di Picasso, di Braque, dove non si concepisce una società priva d’arte
“La vieja del rosario”
Approffittò della sua permanenza nella Ville Lumière per conoscere i maestri spagnoli del Barocco presenti nel Louvre. È attratto dalla spiritualità religiosa concepita come luce tra le tenebre; ciò che conosciamo come tenebrismo barocco Lam lo interpreta como “Luce che prevale sull’ombra”, un concetto ben presente nella sua opera posteriore. «La vieja del Rosario» è per tanto una fusione eccezionale di due correnti; il Barocco spagnolo, tenebrista e religioso e il
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disegno e il colore del Gauguin più “tahitiano” La singolarità dell’opera di Lam ci offre questa fusione sconvolgente, unica e di estrema qualità. L’uso del colore piano denota una profonda conoscenza della tecnica oltre a rappresentare un tributo al muralista messicano Orozco, dallo stesso Lam definito como una delle sue fonti di ispirazione preferita.
“Descanso de la modelo”
“Nature Morte”
Gli anni Trenta sono difficili, alla sua affiliazione al bando repubblicano nella Spagna sconvolta dalla Guerra Civile si unisce un momento estremamente duro sul piano personale; riversa il suo dolore nei sui quadri, creando una serie di ritratti postumi della sua moglie e figlio recentemente scomparsi. Sul piano artistico però, ci troviamo nel suo momento più fecondo. È come una spugna artistica, fa sua ogni minima goccia di genio cui si imbatte e lo trasforma; a volte, come in «Nature morte» e «Le Repos du modèle (Nu)», entrambi del ’38, si può facilemente intuire chi frequentasse e dove. L’opera di Lam evolve parallelamente alla sua vita; è realmente eccezionale osservare la capacità di apprendistato e creatività di Wilfredo. Apprende e aggiunge qualcosa, rappresenta una ricchezza unica nella Storia dell’Arte. Ibrido Lam, ibrida la sua opera; lo si puó considerare come un artista capace di fondere distinte correnti artistiche in un’unica opera, armonica e di grande qualità. Prende a prestito l’arte del passato usandola come punto di partenza dei suoi quadri. Però, non è forse quello che si è sempre fatto nel corso dei secoli della Storia dell’Arte? La risposta viene da sola, nulla nasce dal nulla, visto che il nulla, in sè, è già qualcosa. L’ibridazione, intesa come somma. Si convertì in un maestro del simbolo grazie alla sua amplia conoscenza della cultura africana, europea, asiatica e, soprattutto, della mistica cubana. Riesce a fondere tutto, in maniera magistrale, nella sua opera per eccellenza…benvenuti alla giungla!
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“La jungla” 1943 Ogni artista ha un’opera-simbolo, più conosciuta e apprezzata delle altre e per Lam, «La Giungla» del 1943 non solo è tutto ciò, è molto di più. Rappresenta anche la sua vita, dai suoi primi passi fino a quel momento; è un insieme di esperienze pittoriche e di vita che vanno della mano e si concretizzano in un supporto di forma meravigliosa.
La composizione è un agglomerato di figure di stampo mitologico relazionate con culti ancestrali legati alla santeria; rappresenta quindi la giungla della sua infanzia, presente nei suoi sogni e incubi. La giungla è la moltitudine e la solitudine, è la sintesi dei movimenti d’avanguardia in Europa da Cezanne in poi, rappresentati però alla maniera americana, più pura; secondo il proprio stile di Lam.
Per mezzo di figure antropomorfe rappresenta le sue paure e inquietudini dell’infanzia e della maturità, le sue disgrazie Più tribale, più muralista, più trasgressora, più semplice e più seduttrice. passate e pianti trascorsi. La giungla è figlia del suo tempo, artisticamente parlando; però, non si apprezza un richiamo chiaro a nessun artista o movimento contemporaneo in concreto. È unica ed inclassificabile.
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“Le tiers monde (el tercer mundo)” 1965-1966
È selva implacabile, che tutto avvolge. La vita, la cultura, la religione; in defiinitiva, l’essere umano. Unica e senza fine, in cui l’uomo si rifugia ma che allo stesso tempo non conosce e teme. Dove i miti si sviluppano con forza. Giungla vicina e lontana, di asfalto e di vegetazione, maestosa e stupefacente. In definitiva, il luogo che tutti temiamo, amiamo e in cui vivimo. Wilfredo Lam continuò creando, mischiando, spingendosi al bordo dell’astrazione ed entrando nel surrealismo, fino alla fine dei suoi giorni, prostrato in una sedia a rotelle con un pennello nella mano dopo aver dato l’ultimo ritocco, nel 1982.
Si, si può dire che Wilfredo Lam era un genio, comparabile con Matisse nell’uso del colore, con Miró nella conoscenza dei simboli, con Gauguin nella pennellata e con Picasso nella longevità; era, contemporaneamente, uno e tutti coloro che conobbe. Artista impegnato, rivoluzionario e Patriota. Con tutte queste qualità e molte altre rimaste lontane dai riflettori, credo davvero che ci troviamo dinanzi a un personaggio capitale della Cultura del secolo passato, però; è davvero conosciuto al di fuori dell’ambito artistico? Senza dubbio cinquant’anni fa questa domanda aveva una chiara risposta, e oggi??
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Henrik Vibskov Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Prada Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Emporio Armani Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Etro Backstage, Milan
Questa volta vi presentiamo due reportages molto diversi tra loro e, sicuramente, perchè in ognuno di noi convivono esperienze e vicissitudini distinte che ci fanno essere la somma di molti ego opposti. Abbiamo viaggiato a New York, al vibrante quartiere di Williamsburg e abbiamo ricaricato le nostre batterie nei Paesi Baschi, nel nord della Spagna. Se da una parte ci addentriamo nell’effervescenza della nuova fucina artistica newyorkese, dall’altra assistiamo alla riconversione del passato industriale in vetrina dell’avanguardia architettonica bilbaina. Abbiamo tentato di avvolgerci nella corrente alternativa di “Billyburg”, latente ad ogni angolo, nelle sue strade, nelles sue gallerie e locali, contagiandoci del suo amore allo stile di vita realmente sentito di ciascuno; parallelamente ci siamo lasciati trasportare al ritmo delle onde sulla riva di una urbana e cosmopolita spiaggia della costa vasca. Parliamo senza dubbio di realtà opposte, ma la genesi del viaggiatore sta nell’effimera ricerca di ciò che non si conosce e non si ha ancora sperimentato. Williamsburg e Paesi Baschi, sono ora, missione compiuta!
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Image courtesy of MATC
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Kris Van Assche Backstage, Paris
WILLIAMSBURG, IL SEGRETO PIÙ NOTO DI NEW YORK
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Umit Benan Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Louis Vuitton Backstage, Paris
Williamsburg diventa di moda, aprono teatri, spazi multiculturali, gli artisti del momento decidono di esporre nel quartiere, i musicisti sanno che vivere e suonare qui è un biglietto da visita più utile di un buon single. Il gioco è fatto, tutto ciò che si crea, si fa, si dice a Williamsburg è moda. Se vuoi essere alla moda ti devi trasferire qui. È un’arma a doppio taglio, tant’è vero che i più hipsters, coloro che smettono di ascoltare un gruppo quando MTV trasmette un suo video, si stanno già spostando, stanno aumentando e molti posh di Mahattan si trasferiscono seguendo la moda del momento.
Nel quartiere di Fort Greene, adiacente a Williamsburg, è un simbolo di Brooklyn
Bisogna essere rapidi e visitare Williamsburg prima che diventi una nuova, secondaria Manhattan. E, per chi si fosse deciso, ecco una guida veloce sui locali più curiosi della nostra “Billyburg”.
Arte Tempo da dedicare: 1 giornata. A Williamsburg si muove la nuova movida newyorkesa e Bedford Avenue ne è il centro nevralgico; è qui che negli ultimi anni sono nate più di trenta gallerie d’arte. Aggirandosi per le strade del quartiere se ne potrà ammirare l’architettura non convenzionale che combina l’industriale al moderno e con un po’ di fortuna, Bansky, il maestro della Street Art contemporanea.
Fotografía - Luna Park Artista - Elbow-toe
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Pierogi (177 N 9th St) è una della gallerie più antiche di Williamsburg, fondato agli inizi degli anni ‘90, è uno spazio gestito da artisti e che ospita numerosi lavori e nomi, inizialmente sconosciuti, che si sono fatti largo con il tempo nel panorama artistico cittadino. Per informazioni più dettagliate sulle mostre in corso si può consultare la pagina web (http://www.wagmag. org/).
Musica Il Music Hall di Williamsburg (66, North 6th Street)è senza dubbio il punto di riferimento non I gruppi ormai cult della scena indipendente contemporanea come Pains of Being Pure of Hearts, Veronica Falls and Cult hanno fatto tappa obbligata qui. Per i fan della musica indie-rock, consigliamo consultare il suo cartellone. Assistere a uno dei suoi concerti è un “must”. Ma se in realtà quello che si vuole fare èvivere come i veri abitanti di Williamsburg, allora èin qualche piccolo bar della zona che si deve andare; si potrebbe avere la fortuna di assistere alla performance di qualche gruppo sconosciuto per il momento, ma il cui singolo potrebbe presto suonare nelle vostre radio una volta rientrati a casa. Una buona opzione è il Pete Candy Store si può cercare un angolo più tranquillo nel giardino sul retro, mentre si ascolta qualche gruppo emergente o si assiste ad uno spettacolo di burlesque. Se capitate a Williamsburg durante i mesi estivi, potreste imbattervi in qualche evento musicale del distretto.
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Vintage Williamsburg è il quartiere per eccellenza dei negozi di seconda mano, la domanda dei suoi residenti ha fatto nascere nel distretto vie gremite di negozi che vendono vestiti, vinili, libri e cianfrusaglie varie, tutto rigorosamente di seconda mano. Sarà onere del viaggiatore saper riconoscere veri e propri affari vintage e retro. Anche se non siete fans dei mercatini delle pulci è fondamentale per comprendere e lo stile dei suoi abitanti, fare un salto nel week end all’ Artists and Fleas Market (70 N 7th Street), un mercatino creato all’interno di un vecchio magazzino Se invece preferite lo shopping di maggiore qualità e più autentico, uno dei negozi vintage più famosi del quartiere è il (285 N 6th street). Questo loft gigantesco offre opzioni per entrambi i sessi ed è diviso in due sezioni: nella prima grande sala si trovano vestiti maggiormente anni ‘80/’90 adatti a tutte le tasche, mentre sul retro si torna indietro agli anni ‘50, con capi vintage decisamente più costosi.
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Relax È senza dubbio obbligatorio passare per una birra al Brooklin Brewery sull’Undicesima Strada di birra alla spina ed il sabato si organizzano visite guidate. Nato ormai più di ventanni fa, il
Un altro bar che non si dovrebbe tralasciare se si ha tempo di vivere la vita notturna di Williasmburg è di certo il 2 Barcade (388, Union Ave). Il locale non ha molte pretese ma è irresistible per la sua selezione di birre artigianali e, se avete superato i trenta, all’entrata. Il discreto (359, Metropolitan Ave) con il suo tetto rosso invece, è decorato con stile vintage, parquet e divani che invitano alla conversazione. Anche qui si può degustare un’ampia selezione di birre, da sorseggiare con taglieri di formaggi e salumi, dopodichè si può uscire al cortile interno per ordinare l’ultimo cocktail della serata. Per coloro che vogliono provare la sensazione di stare in un piccolo bar di provincia, un’opzione interessante è The Gutter (200 N 14th Street). Questo bar, che non èaltro che un vecchio magazzino dismesso, ospita una sala da bowling di otto corsie, con un segnapunti originale degli anni 20. Se invece si ha ancora voglia di perdersi nella vita notturna di Williamsburg ci si deve spostare verso Bedford Street, arteria centrale dei locali notturni della zona, che si dipanano come formiche intorno alla fermata della linea L della metropolitana, verso est. Ma la cosa migliore da fare, in un quartiere così cambiante e pieno di proposte come Williasmburg è lasciare la guida in hotel e perdersi per le sue vie, addentrarsi in qualche locale semi-nascosto o fermarsi nel piccolo negozio vintage all’angolo, per poter così comprendere il perchè questo quartiere rappresenta da almeno cinque anni il polo d’attrazione per molti newyorkesi e lasciarsi catturati dal fascino che emana.
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Neil Barrett Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Ermenegildo Zegna Backstage, Milan
Euskadi ...Noblesse oblige! Testo: Mauro Parisi Traduzione: Elis Porfirio
San Sebastiรกn - Francisco Silva Rivera
Quando, andando da Madrid al Nord si oltrepassano i Monti Obarenes, sembra di entrare – anche visivamente – in un altro paese; oltrepassare molto di più di una semplice, piccola, catena montuosa. Da un lato si lascia l’altipiano secco e a volte monotono della meseta castigliana e dall’altro siamo accolti da una vegetazione esuberante e profili montagnosi. Il nostro destino, questa volta, sono i Paesi Baschi spagnoli – Euskadi in lingua basca – e più in concreto la costa che dalla capitale economica e morale, Bilbao, conduce all’aristocraticoborghese e raffinata città di San Sebastian passando per paesi pieni di personalità e incanto come Getaria, patria dello stilista Balenciaga e Zarautz, internazionalmente conosciuta per le sue maestose onde e la sua tradizione surfista.
Guggenheim - Felix Van de Gein
Bilbao si trova appollaiata sulle rive del fiume Nervion. Chi conserva ancora nella memoria l’immagine di una città industriale con i suoi altiforni ed il suo ambiente grigio difficilmente supererebbe lo stupore al vedere la spettaculare metamorfosi che la “capitale” basca ha vissuto negli ultimi anni. Oggigiorno è senza dubbio una delle città più all’avanguardia d’Europa, centrata sul design e la modernità (prova ne è l’essere stata fino alla fine, in competizione per essere riconosciuta Capitale Mondiale del Design 2014, titolo poi concesso a Città del Capo ). Una passeggiata per le sue strade, ammirando le novità architettoniche che l’hanno adornata, lo testimonia. Il punto di non ritorno della sua rigenerazione urbanistica è stato senza dubbio il Museo Guggenheim di Gehry che nel 1997 attirò gli occhi del mondo su questa città e che attualmente ne è suo simbolo; il museo si trova nella riva sinistra del Nervion, nella zona della città che maggiori trasformazioni ha sperimentato. Dove prima esistevano cantieri navali, fabbriche, ciminiere e fumi tossici si innalzano oggi musei, hotel e uffici di disegn avveneristico, appartamenti esclusivi firmati da architetti di fama internazionale; Norman Foster, Gehry, Calatrava, Isozaki sono solo alcuni dei nomi che hanno lasciato un’impronta nella Bilbao del XXI secolo.
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Dipartimento di Sanità del Governo vasco Javier Gutierrez Marcos
Piscina. La Alhóndiga. Bilbao -Saül Gordillo
Per chi ancora non la conoscesse, raccomandiamo di non perdersi l’ultima novità architettonica della città, l’ Alhóndiga; uno spazio polifunzionale di cultura e tempo libero per la città ricavato su di un antico magazzino per vino e liquore dal francese Philippe Starck; l’esterno, in cui si ha mantenuto lo stile tradizionale delle fabbriche d’inizio Novecento, nasconde un interno “high tech” fatto d’acciaio e fasci laser. Però Bilbao non è solo modernità architettonica; lasciando alle spalle gli ampliamenti ottocenteschi di Abando e Indautxu e dirigendoci in senso opposto al corso del fiume Nervion, arriviamo al centro storico o “Siete Calles”, una teoria di stradine strette dove lasciarsi guidare dalla curiosità, e scoprire i numerosi negozi del quartiere, e dalle prelibatezze dei tradizionali pintxos baschi delle sue taverne. In effetti, una delle tradizioni più radicate dei bilbaini è “ir de poteo”, muoversi cioè di bar in bar assaporando differenti pintxos con un bicchiere di txacolí, il vino bianco tipico di queste terre.
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Chiesa San Anton Lorena Fernandez
L’atmosfera che si respira camminando per questa zona della città è davvero coinvolgente: suggeriamo non perdersi alcuni degli scorci più pittoreschi della Bilbao storica come la chiesa gotica di San Anton affacciandosi sulla sponda del fiume, con el omonimo ponte al fondo; a suo lato s’innalza il Mercato de la Ribera, il maggior mercato coperto d’Europa, costruito negli anni Venti in stile razionalista; nei suoi tre piani si possono trovare i prodotti più freschi del mare e delle terre basche; un luogo sacro per gli amanti della buona cucina della città. All’altro lato della Ria s’estende il quartiere di “Bilbao la Vieja”, un tempo marginale e trasandato, è oggigiorno il quartiere bohemien di Bilbao, scelto da vari artisti per aprire i propri studi e dove si concentrano i ristoranti più innovatori della città. Un altro scorcio da non perdersi della Grande Bilbao, la conurbazione che attornia la città, è il borgo di Getxo, elegante centro costiero in cui poter ammirare le residenze estive della borghesia industriale di Bilbao e rilassarsi bagnandosi nelle acque dell’oceano. Di ritorno alla città, muovendosi in metropolitana - che scorre per entrambe le sponde della ria del Nervion – possiamo ammirare una delle meraviglie industriali della zona; il ponte sospeso di Portugalete. Costruito alla fine dell’Ottocento in acciaio, unisce Portugalete con Getxo per mezzo di una cabina sospesa che a intervalli regolari si muove da una riva all’altra con il suo carico di automobili e pedoni.
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Bilbao - Felix Van de Gein
Getaria - Eitbcom
Lasciando alle spalle Bilbao e muovendoci verso Est, incontriamo un borgo che merita senza dubbio una sosta: Getaria. È arroccato su di un costone roccioso a metà cammino tra Bilbao e San Sebastian; il suo centro storico è formato da 4 stradine parallele dominate dalla chiesa del San Salvator che sembra voler fare da guardiano al sottostante, piccolo, porto peschereccio. Attualmente esiste un’altra ragione che rende questo borgo meritevole di una visita; da circa 2 anni è aperto al pubblico il Museo Balenciaga che, nel Palazzo dei marchesi di Casa Torres, offre una dettagliata esposizione delle creazioni più spettacolari di un illustre figlio del borgo: il disegnatore Cristobal Balenciaga. A pochi chilometri da Getaria, ed a lei connessa per un passeggio pedonale che guarda al mare sempre frequentato nei larghi giorni d’estate, arriviamo all’altra tappa del nostro viaggio attraverso la costa basca: Zarautz.
Zarautz eitbcom
Si tratta di un piccolo centro urbano centrato sul mare e che grazie all’oceano ed alle sue onde è diventato quello che è attualmente: un rinomato centro del surfismo internazionale che vede la sua popolazione triplicare in estate per godere della spiaggia più lunga degli interi Paesi Baschi.
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San Sebastian Bahia Concha - Urugallu - José Rodríguez
E, quindi, c’è lei; affacciata all’oceano, adagiata sulle sponde dell’Atlantico, sulla sabbia bianca della Baia della Concha, quasi a voler approffitare del riflesso del mare per guardarsi come in uno specchio. San Sebastian conserva ancora intatta l’atmosfera del suo periodo d’oro, alla fine del XIX secolo, quando la famiglia reale spagnola la scelse come residenza
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estiva convertendola nel centro vacanziero della nobiltà e della grande borghesia europea. Di quel periodo rimane il grande lungomare che s’estende per la sua imponente baia, i grandi viali, le eleganti mansioni e giardini che caratterizzano la città nuova e che la contrappongono al carattere forte e verace del centro storico, giusto ai piedi del Monte
Urgull, simbolo della città insieme alla vicina isola di Santa Clara. San Sebastian - o Donosti in lingua basca – è una città per passeggiare, per prendersi il proprio tempo camminando per le sue strade, per poter realmente comprenderla ed apprezzare lo stile di vita elegante e rilassato dei suoi abitanti.
Peine del Viento - Wheylona
Sempre esistono scorci che più di altri sono capaci di rimanere impressi nella memoria e, in questo, San Sebastian non è un’eccezione. Il gruppo scultoreo dell’artista basco Chillida, conosciuto come “peine del Viento”, all’estremità della Baia della Concha, alla fine della spiaggia di Ondarreta, è senza dubbio uno di questi luoghi; tre enormi sculture di acciaio di 10 tonnellate ciascuna, incrostate nella roccia, battute dalle onde dell’oceano, sono il punto d’incontro di numerosi visitanti; e l’atmosfera e le sensazioni che questo luogo emana lo giustifica
pienamente. All’altro lato della città, di spalle alla baia ma guardando verso la seconda delle sue tre spiaggie urbane – quella di Zurriola – si trova la foce del fiume Urumea, attraversado per il ponte della Regina Cristina e il Kursal al fondo. È in questo edificio, disegnato da Rafael Moneo e che per la sua forma compatta e liscia rompe con l’insieme Art Nouveau in cui si trova, che ha luogo ogni settembre il Festival del Cinema; il concorso più importante della settima arte in Spagna che riunisce direttori e attori di ogni parte del mondo,
contribuendo a dare alla città quell’immagine cosmopolita e sofisticata di cui va tanto orgogliosa. Sulle due rive del fiume si affacciano alcuni dei più aggraziati ed imponenti edifici della città; è qui dove l’atmosfera francesizzante di San Sebastian raggiunge il suo punto algido e passeggiare o muoversi in bicicletta per le sue strade in un fresco pomeriggio d’estate, l’esperienza più prossima alla serenità che si possa immaginare.
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Dior Homme Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Ferragamo Backstage, Milan
AGENDA CULTURALE
Testi: Jose Manuel Delgado Ortiz, Giulia Chiaravallotti, Simon Lorenzin, Ruth Gaillard
Design of the year 2013
(20 Marzo - 7 Luglio 2013, Museo del Design, Londra, Regno Unito) 17 Aprile 2013, segantevi questa data nelle vostre agende perchè sarà allora quando si conoscerà il miglior Designer 2013. Nel frattempo, dal 20 Marzo, si potranno ammirare a Londra i disegni in lizza di tutti i concorrenti; tante le nazionalità e i nomi conosciuti nella lista divisa in sezioni (Digitale, Moda, Arredamento, Prodotto, Trasporti, Architettura e Grafica). Nella sezione di Architettura sono presenti, tra gli altri, Zaha Hadid o David Kohn con la sua “A room in London”, di cui parlammo nel precedente numero, Renzo Riano con il suo grattacielo londinese “The Shard” e Farshid Moussavi con il suo Museo d’Arte Contemporanea di Cleveland. La sezione di Moda conta con perfezioni estetiche di Proenza Schouler, Prada, Louis Vuitton passando per Comme des Garçons o Giles Deacon. Ciò che rende davvero imprescindibile questa mostra è la sua interdisciplinarietà; gli amanti di ciascuna branca del diseño potranno infatti ammirare i suoi referenti avendo la possibilità di avvicinarsi agli altri settori del design contemporaneo.
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“VAN GOGH, RÈVE JAPONAISE” (3 Ottobe 2012 - 17 Marzo 2013, PINACOTHÈQUE, 8 Rue Vignon, Parigi, Francia). Attraverso più 40 opere, la pinacoteca riunisce in due mostre differenti ma convergenti l’opera di Vincent Van Gogh e dell’artista giapponese Utagawa Hiroshige (1797-1858). Si può godere dell’opera del genio olandese e compararla con il maestro del paese del Sol Levante. Troveremo più di una similitudine; conseguenza probabilmente della fascinazione di Van Gogh per la pittura giapponese degli “Ukiyo-e” degli inizi del ‘900. V’invitiamo a comprovarlo di persona; i fortunati visitanti possono rendersi conto chiaramente delle somiglianze tra maestri così lontani geograficamente come prossimi composivamente. Trovate le 7 differenze, se ne siete capaci!
“MAX ERNST” (23 Gennaio 2013 - 5 Maggio 2013, Albertina Museum, Vienna, Austria) L’Albertina presenta la prima retrospettiva in Austria di Max Ernst. In una selezione di 180 tra pitture, collages e sculture, possiamo apprezzare opere relazionate con tutto il periodo d’attività dell’artista, unendo in questo modo vita e opere in un contesto biografico-artistico senza iguali. Max Ernst è senza dubbio una delle principali figure artistiche del Novecento. Pionero del surrealismo fu un precursore nell’utilizzo di tecniche come collage, frottage, grattage, calcomanía, e la oscillazione, molto utilizzate nell’attualità.
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Padiglione d’ ARTE ISLAMICA Louvre, Parigi Francia. Il Louvre cresce, recentemente si è presentato al pubblico la nuova sezione d’Arte Islamica - la maggiore di questo tipo in Europa – con 3.000 pezzi testimonianti l’eredità artistica islamica dalla Spagna all’India a partire dal VII secolo. L’intenzione del nuovo padiglione, costato circa 100 milioni di euro in gran parte provenienti da fondazioni del mondo islamico, è quella di celebrare il “volto di una grande civilizzazione” come sottolineato dal presidente Holande nella cerimonia che di presentazione. L’inaugurazione ufficiale avverrà il prossimo 22 settembre. L’esposizione è permanente, ogni visita alla Ville Lumiere sarà quindi una buona scusa per passare e dare un’occhiata alla collezione d’arte più importante del mondo.
Padiglione Portogallo, 55ª Esposizione Universale d’Arte. (01 Giugno – 24 Novembre 2013, Venezia, Italia)
Il prossimo padiglione portoghese della prossima Biennale d’Arte di Venezia è stato presentato dalla sua autrice, l’artista Joana Vasconcelos, nei cantieri navali di Seixal, in Portogallo. Si tratta di una piccolo ferry rivestito di azulejos che ricreano una veduta di Lisbona antecedente al grande terremoto del 1755, un’immagine presa in prestito dal Museo dell’Azulejo di Lisbona. Nella parte superiore dell’imbarcazione avranno luogo gli spettacoli previsti nella cornice della kermesse: concerti, dibattiti e conferenze mentre all’interno, un’arredamento caratterizzato dalla preponderanza del tessuto, trasmetterà l’idea di uno “spazio uterino” L’idea è che il padiglione portoghese sia una vera imbarcazione che a partire dal prossimo 1 Giugno solchi le acque della laguna lungo tre differenti itinerari; il principale unirà la Biennale con Punta della Dogana. Nei giorni del Festival del Cinema si unirà un altro itinerario fino all’embarcadero del Lido.
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“Tesori del patrimonio culturale albanese”
(24 Gennaio – 7 Aprile 2013, Palazzo Madama, Torino, Italia) Una buona occasione per conoscere qualcosa di più di questo popolo europeo. L’esposizione riunisce opere dalla Preistoria, pasando per il periodo Bizantino fino al 1600 ed è organizzata con la collaborazione dell’Istituto Dei Monumenti e l’Istituto d’Archeologia albanese. Classici elementi archeologici, artistico-decorativi che vogliono evidenziare i profondi legami culturali e commerciali che questo popolo ha mantenuto con il mondo ellenico-romano e con l’impero commerciale veneziano.
“Novecento. L’arte in Italia tra le due guerre” (2 Febbraio - 16 Gugno 2013, Museo San Domenico, Forli, Italia).
Il Novecento è di moda. Questa volta sotto i riflettori è la produzione artística italiana tra le due Guerre. Le distruzioni del primo conflitto mondiale e l’instaurazione del fascismo spinsero il mondo dell’arte alla ricerca di un “ritorno all’ordine”; ciò implicò il recupero dei canoni classici della bellezza e l’esaltazione di tematiche come la maternità, il mito, il mare e la terra e l’amore per la tradizione. È il periodo di Carrà e di De Chiricho; si espongono pure pitture di Severini, Casorati, Balla, Renato Guttuso e sculture di Martini, Manzù. L’idea della mostra è offrire uno spaccato completo del periodo storico e delle sue necessità andando oltre all’arte in senso classico; si espongono poster pubblicitari dell’epoca, mobili e oggetti decorativi dell’epoca ed, anche, i piani urbanistici delle “razionalizzazioni” sofferte dai centri storici italiani durante quel periodo storico.
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“L´Europe de Rubens”
(22 Maggio – 23 Settembre, Louvre-Lens, Francia). La mostra sarà la più importante della recente inaugurata succursale del Louvre nella città di Lens. Attraverso 170 opere dell’artista provenienti dalla sede centrale del museo, ma anche da altri centri museali, avremo una rappresentazione completa dell’opera del artista . Rubens può rappresentare lo spirito europeista per antonomasia in questo periodo di crisi dell’ideale continetale; durante la sua vita lavorò per la corte francese, inglese e spagnola, oltre che per la nobiltà tedesca e italiana. Un esempio per un artista dell’attualità e una rarità in tutta la Storia dell’Arte. Senza dubbio, la migliore occasione per conoscere questo nuovo museo.
“Paul Klee. Maestro de la Bauhaus”
(22 Marzo – 30 Giugno 2013, Fundación Juan March, Madrid, Spagna). In collaborazione con il centro Paul Klee di Berna, l’esposizione si centrerà nel periodo artistico durante il quale il pittore diede lezioni nella Bauhaus (1921-1931). 137 opere di Klee dialogheranno con oggetti relazionati con l’artista per offrire al visitante una idea la più contestualizzata possibile dell’artista e del suo tempo: diari, letture personali e, addirittura, il suo erbolario. Cinque sezioni monotematiche – colore, ritmo, natura, costruzione e movimento – aiuteranno a comprendere lo sviluppo della sua filosofia artistica; l’essenziale non è la forma finale delle cose quanto piuttosto il processo per arrivarci; il fluire prevale sul permanere. E questa fu, pure, il tema centrale della sua attività docente.
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Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Ermenegildo Zegna Backstage, Milan
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Thom Browne Backstage, Paris
Fotografia de Sonny Vendevelde AW 2013 Dior Homme Backstage, Paris