Foglio studentesco libero, laico, antifascista
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CONTROCORRENTE “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza” - Antonio Gramsci
EDITORIALE Attorno l’a gitazione si condensa. E’ palpabile. Rimango imbambolato per lunghissimi secondi, mentre davanti a me, in mezzo a Piazza Unità d’Italia, viene srotolato uno striscione: uno striscione enorme, lunghissimo, immacolato. Perché, mi chiedo? Subito capisco: una ragazza impugna una bomboletta (è blu) e, tempo di afferrarne un’a ltra, cominciamo a scrivere. Scoppia la musica, ballo, urlo con un’energia che non credevo di avere, dopo tre giorni di cortei spontanei, autogestioni, polizia ed assemblee. E invece attorno a me scoppia Bella Ciao, decine di studenti scendono dalla periferia, con le tende, con gli zaini, con i libri. Continua a pagina 2 di Erasmo Sossich
In questo numero: ● Crisi senza dolcezza ● Perché diciamo no all'Invalsi ● No Tav, una
comunità resistente ● UdS, dalle scuole alla società per un futuro migliore ● Governo Monti, un diario di viaggio ● Cronache #occupy ● Giornale non periodico edito dall'Unione degli Studenti Friuli Venezia Giulia | Per contattarci: controcorrente.ts@gmail.com
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Foglio studentesco libero, laico, antifascista Anno III – numero 8 Febbraio 2012 Hanno collaborato a questo numero: Erasmo Sossich, Beatrice Achille, Niccolò Fragasso, Alberto Rigo, Barbara Doz, Marta Iernetti, Tina De Denaro, Marta Improta Impaginazione: Riccardo Laterza CONTROCORRENTE è il foglio studentesco dell'Unione degli Studenti Friuli Venezia Giulia, il sindacato studentesco aderente alla Rete della Conoscenza Per info: controcorrente.ts@gmail.com facebook: controcorrentefvg Potete trovare questo numero anche all'indirizzo www.issuu.com/uds-fvg/docs Per aderire all'UdS FVG: udsfvg@gmail.com facebook.com/udsfvg
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#OCCUPYTHEFUTURE Continua dalla prima pagina | Erasmo Sossich Davanti a me nasce “Occupy Trieste”: il getto di gas schizza fuori rapido dalla bomboletta di Annachiara. Davanti ai miei occhi prende vita l’a ccampamento, “il centro sociale Piazza Unità”. Leggo uno dei tanti striscioni che abbiamo portato quaggiù: ci avete cacciato dalle scuole? Ora sono cazzi vostri! Rido di gusto. Rido di gusto quando sento i commenti di alcuni: non durerà.. stasera li sgomberano… son solo quattro ragazzi che voglion far casino… Rido, rido, del loro cinismo, rido di queste persone a cui non rimane che piangere. Rido, perché attorno a me centinaia di giovani contro ogni previsione stanno costituendo un presidio permanente sotto la prefettura, sotto il Comune, sfidando tutto e tutti, osando portare avanti una protesta repressa con misure militari, portando avanti una piattaforma di contenuti che fa sua una posizione fortemente anticapitalistica, radicale come non si vedeva da decenni. Quanti anni di movimenti solo studenteschi ho dovuto vivere prima di poter arrivare a questo? Movimenti in cui se solo osavi parlare di politica ti davano del rosso, o del nero, a seconda, e ti ritrovavi da solo? Ed ora intorno a me avevo studenti che avevano fatto le loro occupazioni, e vedevo nei loro sguardi la consapevolezza accumulata in quei momenti: la consapevolezza che è ora necessario immaginare un mondo daccapo, la consapevolezza di dover mettere in discussione tutto di questo sistema. Di questo Capitalismo. E la consapevolezza di doverlo fare in prima persona, anche accampandosi in una piazza, se necessario, anche inchiodandosi in assemblee lunghe ore. La necessità di FARE politica. E col passare dei giorni, con la stanchezza accumulata, vedere nei loro occhi ancora tutta la determinazione del primo momento. E’ giorno per giorno, assemblea per assemblea, dopo scioperi, cortei, sit-in, mobilitazioni, che si sono formati questi ragazzi di 17 anni, consapevoli della propria forza, consapevoli tanto da resistere ad uno sgombero, resistere alla forza armata, alle forze dell’ordine Ma più consapevoli, e più forti ancora, della loro convinzione. Questa è la loro forza, la nostra forza: l’osar dire No, l’osar credere in un mondo diverso, l’osar credere di poterlo cambiare, il mondo, in una fase storica in cui il motto è “Non si può fare altrimenti, caviamocela alla meno peggio”. Ed attorno a noi, crollava tutto. Attorno a noi i manganelli ed i fumogeni, lo Spread ed i Mercati “impazziti”, gli stacchi dell'Acegas, i Pogrom contro i Romeni, l'addio al Contratto Nazionale dei Lavoratori ed alle pensioni,la disoccupazione giovanile al 30%, la Recessione, il Governo Tecnico e la “Manovra Salvaitalia”, la Bce, la cacciata della Fiom dalle fabbriche Fiat, del sindacato operaio che ha scritto la storia degli anni 70 dall’impresa che l’ha scritta e sembra volerne fuggire, le Serrate dei padroni, gli Scioperi, le Occupazioni delle fabbriche da parte dei Lavoratori esasperati. La fine della socialdemocrazia, la fine dell'Occidente come lo conosciamo. La Crisi. Ora. Proprio ora che finisco scuola. Cazzo. Proprio ora che devo scegliere se lavorare o studiare, proprio ora… che mi rendo conto di non avere che incertezze nel mio futuro, una precarietà totale, esistenziale. L’Alternativa esiste, ricordiamolo sempre. Per questo non si stancheranno mai di dire il contrario. Neanche noi.
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Economia e società <<
Crisi senza dolcezza di Beatrice Achille
Non ci deve essere dolcezza se si parla di crisi. Non ci deve essere scrupolo se si parla di libertà. Quest'ultima non è mai stata servita su un piatto d'argento da chi la tiene in pugno: non vi verrà regalata la speranza se non avete fede e ancor meno non saranno spezzate le vostre catene se non avete la forza per distruggerle da soli. Ricercate la libertà. Abbiate la voglia di lottare per essa ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo della vostra vita, a mozzafiato. Non lasciate che il sistema vi affoghi nell'idea di essere un puntino nella galassia, voi siete un intero universo e come tale avete il diritto di poter pensare, il diritto di poter parlare, il diritto di poter valere qualcosa di più che un semplice numero su di un registro. Spezziamo le sbarre della segregazione, superiamo i valichi che il mondo ci ha imposto. Tutto ciò e possibile, è reale, sta già accadendo attorno a tutti noi. Interessatevi, perchè se non ora quando? Andate oltre a ciò che vi dicono, perchè chi meglio di voi può apprezzare la verità? Siate consapevoli di ciò che avviene ogni giorno sulla nostra Terra. Cancellare la passività, eliminarla del tutto dalla nostra anima e dalla nostra mente, perchè la nostra esistenza è breve, vola via, si estingue nel tempo in cui noi impieghiamo a battere le ciglia; non possiamo aspettare, restare seduti ad osservare le smorfie di chi ci sta prendendo in giro, di chi ci opprime con il suo peso folle e ingrato. Non ci deve essere dolcezza nel vostro cuore quando vi parlano di crisi, perchè non è una cosa futile, non è una cosa da nulla, non è nemmeno passeggera, ma s'insinua nelle case, nelle famiglie, nei cuori. Non parlo solo della crisi economica che sta colpendo oggi l'intera popolazione mondiale, mi riferisco ad una realtà molto più profonda, una crisi che colpisce la nostra generazione, ma da dentro, non fisicamente. Questa è la vera missione di chi governa il governo: creare una crisi all'interno della società che impedisca alle persone di reagire, che vieti alle persone di essere attivi, di lottare, di essere liberi, di immaginarsi liberi. Siate liberi. Siate fieri. Siate coraggiosi. Siate voi stessi. Questo era un messaggio che da tanto tempo mi assillava, mi perseguitava con le sue fauci di rabbia e di amore. E piango ora che il mio bisogno di urlare è stato soddisfatto, ora che ho catturato, come si fa con una farfalla in volo, la libertà di esprimere ciò che più ho il bisogno di esprimere.
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>> Scuola
Perché diciamo no all'Invalsi Valutati, non schedati di Niccolò Fragasso
Le prove Invalsi sono dei questionari che verranno somministrati in tutte le scuole e in questi sono poste solitamente domande nozionistiche, private da ogni propria rielaborazione, per valutare il rendimento degli studenti e quindi la preparazione fornita dai professori e dalle scuole. L’intenzione è di dare più soldi alle scuole con risultati migliori e definanziare o persino chiudere le altre, e allo stesso modo aumentare gli stipendi dei professori ritenuti meritevoli e tagliando o licenziando i meno produttivi. Questo metodo porta a considerare la scuola non più come una parte fondamentale dello sviluppo della persona umana dove si contribuisce a creare menti critiche e pensanti motivate dalla consapevolezza dell’importanza della cultura, del sapere e del saper fare: la si riduce invece ad un mero diplomificio dove vige il più rigoroso e omologante nozionismo e l’unico obbiettivo è la preparazione per il mondo del lavoro, per il quale è necessario personale competente ed obbediente. Inoltre il concetto di meritocrazia su cui si fondano è molto lontano da ciò che la parola merito significa realmente: applicate fin dalle elementari classificherebbero immediatamente le scuole delle aree più socialmente svantaggiate, e quindi inevitabilmente dai risultati più scarsi, in scuole di serie B, portando di fatto, più che alla meritocrazia, alla segregazione ed al classismo. Dare più soldi alle scuole “meritevoli” non può che portare a una divisione in scuole di serie A e scuole di serie B, dove le prime saranno adattate perfettamente al programma delle Invalsi e lo insegneranno tramite didattica frontale, affinché gli studenti assimilino più rapidamente tutte le nozioni che devono sapere. Le seconde abbandonate a loro stesse saranno ulteriormente penalizzate mentre dovrebbero essere aiutate a rimediare al loro distacco, allo stesso modo in cui un vero buon professore invece di andare avanti solo con i più bravi studenti si ferma e tenta di recuperare i peggiori. Le prove Invalsi causano poi un peggioramento della didattica (lo riconoscono pure i sostenitori delle Invalsi): questa si adegua ai quiz, limitando o abolendo gli approfondimenti fatti usualmente dagli insegnanti, progetti come le “classi aperte” o parziali autogestioni, minando così la loro libertà d’insegnamento. Oltretutto questi test sono una grave violazione della privacy degli studenti e delle loro famiglie perché pongono domande come la nazionalità, il livello di istruzione e occupazione dei genitori, l’eventuale precedente frequenza a un asilo nido o la presenza degli antifurto in casa creando così una schedatura di massa e una classificazione degli studenti. Forse l’avrete già notato: con questi continui richiami alla produttività la scuola sembra assomigliare sempre di più a una fabbrica, ed è difatti su una di queste che hanno modellato gli Invalsi: la Fiat, dove gli operai vengono valutati con molti degli stessi canoni qui proposti. Speravo non ci sarebbe mai più
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stato bisogno di ripeterlo ma sembra proprio necessario: la scuola pubblica non è e non deve essere in nessun modo un’a zienda, non deve produrre profitto ma cultura, deve essere frequentata da studenti, non da utenti o beneficiari di un servizio e deve contribuire alla formazione dei cittadini, non soltanto sfornare lavoratori! Il processo di demolizione della scuola pubblica non si è certo fermato con il cambio di governo, il nuovo ministro Profumo, per sua stessa ammissione, ha una linea molto simile ai suoi predecessori. Prepariamoci a mobilitarci! Il 27 gennaio tramite il decreto legge sulle semplificazioni l’a ttuale governo ha messo a norma le prove Invalsi rendendole attività ordinaria d’istituto. Questo decreto dovrà diventare legge entro 60 giorni pena il decadimento quindi è proprio da questo che dobbiamo partire nella nostra lotta contro le prove Invalsi. Molti docenti a Trieste hanno già bocciato le prove Invalsi però questo nuovo decreto legge cambia non poco le carte in tavola, noi come studenti siamo dentro il Comitato No-Invalsi e abbiamo l’intenzione di promuovere un referendum studentesco in tutte le scuole della città, per evidenziare il nostro disaccordo, e in caso di distribuzione delle prove Invalsi organizzare azioni di disobbedienza. Fermiamo l’Invalsione della Scuola Pubblica! Cerca su Facebook: Coordinamento NO-INVALSI Trieste Mail: noinvalsitrieste@yahoo.it Cell: Erasmo 3487853416 Marco3404071274
Movimenti <<
NO TAV, comunità resistente di Alberto Rigo
La TAV è l’emblema del potere delle lobby, un progetto voluto solo da chi siede sulle poltrone e rifiutato, anzi combattuto da tutti gli altri. Il movimento NO TAV non si è mai fermato e ha continuato a ribadire il suo no, giorno dopo giorno gli abitanti della val di Susa, insieme ad altre persone da tutta Italia, continuano ad opporsi a questa assurdità. Un’a ssurdità a partire dai costi: 14 miliardi di euro spesi per 80 chilometri di ferrovia che corrispondono all’incirca a 175 milioni per chilometro, facendo qualche altro rapido calcolo ci si rende conto che i soldi spesi per costruire quattro dei centimetri ferrovia su cui correrebbero i famigerati treni ad alta velocità corrispondono ad un anno di pensione, 3 metri a 4 sezioni di scuola materna, 500 metri ad un ospedale con 38 sale operatorie e 1 km di questa ferrovia corrisponde a un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti oppure a 55 treni pendolari.
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Un’a ssurdità per l’inutilità di tale opera ,che dovrebbe essere costruita per incrementare i traffici con la Francia, traffici che da qualche anno a questa parte sono diminuiti drasticamente. Si è addirittura proposto di far sbarcare a Genova le navi containers in arrivo da Suez e farli viaggiare in treno sull’a lta velocità fino al cuore dell’Europa, senza però tener conto che far viaggiare i container per mare è molto più economico e che per far viaggiare tutte le merci di una sola nave servirebbero all’incirca 2000 tir o 50 treni. Un’a ssurdità per l’impatto ambientale che avrebbe: oltre allo sfregio di un paesaggio stupendo, con il più grande cantiere mai costruito sull’a rco alpino si avrebbe, infatti, lo sconvolgimento dell’equilibrio naturale, senza contare la presenza dell’amianto all’interno della montagna che verrebbe dunque rilasciato nell’a ria causando avvelenamenti a non finire, fatto riscontrato da un innalzamento negli ultimi anni del numero di casi di malattie polmonari e vascolari. Il movimento No Tav è andato sempre più intensificandosi mentre questo progetto assumeva una forma sempre più concreta, sempre più persone vi partecipano facendolo diventare un movimento popolare di dimensioni storiche. E il sistema ha paura di questo, ne ha talmente tanta che l'unica arma che possiede è la repressione. Una repressione che è stata violenta durante i cortei in val di Susa del luglio scorso, dove la polizia sparava lacrimogeni ad altezza uomo e che si è riproposta in forma se possibile ancora più abbietta e liberticida con gli le azioni repressive degli ultimi giorni, quando decine di esponenti del movimento No Tav sono stati arrestati. Questi arresti, sono frutto di una chiara intenzione di screditare il movimento facendolo passare per violento, e facendo passare i militanti di questo movimento per criminali, ma non saranno certo un pò di arresti a fermare la nostra voglia di difendere il territorio e i beni comuni.Un progetto, quello della costruzione della Tav , che rientra nella linea imposta da Bce e vertici dell’Ue, che vedrebbe nell’investimento in grandi e inutili opere come questa, uno strumento per uscire dall’a ttuale crisi economica. E’ facile quindi cogliere la lotta del movimento No Tav con tutti i movimenti che in questi mesi hanno espresso il loro rifiuto all’austerity e al sacrificio di un intero territorio, in nome del profitto.Una linea che è stata, peraltro, da subito appoggiata in modo trasversale dai partiti al governo a sedicenti partiti dei centro sinistra come il Pd. Per questo motivo, in occasione della visita a Trieste Mauro Moretti, l'amministratore delegato delle ferrovie dello stato l'Unione degli Studenti insieme al "comitato no Tav" del Friuli Venezia Giulia sta preparando una serie di mobilitazioni per chiedere conto ad uno dei diretti referenti di rendere conto di un‘operazione che vede coinvolto anche il nostro territorio, con un progetto come la Tac( treno ad alta capacità; attenzione ai giochi di parole!) e che dovrebbe attraversare la zona carsica, con tutti i danni ambientali che ciò implicherebbe (per citare solo una delle problematiche). Una sola cosa è certa, la Tav non si deve fare.
Nella pagina successiva proponiamo un fumetto di ZeroCalcare (www.zerocalcare.it). Ecco la sua bio: Zerocalcare sul finire del 2011 ha quasi 28 anni e per un sacco di tempo ha fatto soprattutto fumettacci sulle fanzine fotocopiate e locandine per concerti punk hardcore. Oltre ad un numero sterminato di autoproduzioni nel circuito dei centri sociali, ha collaborato anche con il quotidiano Liberazione (pagina delle illustrazioni, ormai chiusa), il settimanale Carta (chiuso), i mensili XL di Repubblica (spazio italian undergrund, chiuso) e Canemucco (chiuso) e la divisione online della DC comics, Zuda.com (chiusa). Tra le collaborazioni che non è riuscito a far chiudere c’è l’a nnuale antologia del fumetto indipendente Sherwood Comix, la Smemoranda e frescafresca pure la rivista Mamma!. Ha da poco dato alle stampe il suo primo libro, “La profezia dell’a rmadillo”, autoprodotto si, ma da Makkox.
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UdS dalle scuole alla società per un mondo migliore di Barbara Doz
Dichiarazione dei Diritti del cittadino in formazione? Altrariforma? La proposta per una nuova legge regionale sul diritto allo studio? Sono tre delle proposte centrali che l'UdS ha promosso in questi ultimi anni: sono tre progetti che mirano a migliorare la scuola e l'università attraverso proposte concrete, per una scuola pubblica, laica e solidale Ma vediamo in breve come si articolano: -Altrariforma: nata in contrapposizione alla Riforma Gelmini, l'A ltrariforma punta a trasformare le nostre scuole in luogo di detenzione per la nostra voglia di vivere in spazi reali di cultura, in cui si apprende non perché sennò si è silurati, ed in cui le poesie più belle diventano atroci tormenti, ma luoghi in cui potersi appassionare a ciò che si studia, poter socializzare, poter crescere. Questo tramite l’incremento del ruolo dello studente nelle scelte decisionali, attraverso l'istituzione di referendum studenteschi e l'incremento del numero dei rappresentanti negli organi elettivi studenteschi; punta allo svecchiamento del metodo d'insegnamento, accompagnando alla lezione frontale la didattica alternativa, che stimola un apprendimento alternativo e innovativo basato sulla partecipazione di ogni singolo; chiede il rinnovo dei programmi ministeriali e un cambiamento nel metodo di valutazione (un modello alternativo basato sulla coesistenza di valutazione numerica, narrativa, sull'autovalutazione e sulla valutazione narrativa dei docenti da parte degli studenti). E chiede, soprattutto, un maggior investimento nell'edilizia scolastica, nell'istruzione e nella ricerca. -Nuova legge sul Diritto allo Studio: nasce dal bisogno di rinnovare la legge che regola il diritto allo studio: legge del 26 Maggio 1980, n. 10. Vale a dire una legge che risale a trent'anni fa, e a vent'anni prima che lo Stato trasferisse in toto alle Regioni la competenza sul diritto allo studio. Richiede nuovi finanziamenti per delle borse di studio regionali basate sul reddito, regola le politiche d'integrazione e richiede la tutela delle minoranze linguistiche e culturali, il comodato d’uso dei libri per tutta la durata degli studi, ed il finanziamento regionale di tutti i servizi legati al diritto allo studio, come ad esempio quelli richiesti nella carta. -Carta dei diritti del cittadino in formazione: è divisa in dieci articoli; nel primo si riprende il tema del "diritto allo studio" tramite l’incremento dell'offerta territoriale delle carte "Io Studio" e "Trieste Universitaria", con sconti incrementati per tutti i cosiddetti “consumi culturali” (librerie, cinema, concerti, teatri, musei, mostre e molto altro) e l’avviamento di progetti educativi sui temi della memoria storica, dell'antifascismo, dell'antirazzismo o della cittadinanza attiva. Il secondo articolo tratta del Diritto alla sicurezza e all'abitabilità dei luoghi di formazione. Gli altri, a seguire, trattano il diritto alla mobilità (per esempio con l'ampliamento dell'offerta di trasporto pubblico in particolare nella fascia serale e notturna e sconti maggiori per noi studenti), il diritto alla casa e all'abitare (il comune si impegna a garantire,in collaborazione con l'ERDISU, l'alloggio
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ad ogni cittadino in formazione) e l'accesso gratuito ad internet nelle scuole, all'università e nel centro abitato per gli studenti. Vi sono poi il Diritto all'autonomia sociale, tramite l’istituzione di un reddito diretto di cittadinanza, ovvero una certa quantità di reddito che lo stato garantisce al cittadino in quanto suo cittadino, per usufruire dei tuoi diritti. Il reddito di cittadinanza è una misura adottata in molti paesi europei, sebbene dalle nostre parti sembri fantascienza Infine il diritto ad un futuro ecosostenibile (promuovendo il riciclaggio,la costruzione di edifici a basso impatto ambientale ecc ecc). Queste proposte compongono solamente una parte di ciò per cui l’Unione degli Studenti porta avanti le sue battaglie dentro le scuole.
Attualità <<
Governo tecnico: un diario di viaggio di Marta Iernetti
Sappiamo ormai benissimo che quello che è successo circa due mesi fa: la “caduta” di Berlusconi non è stato il frutto di un’a ttività di opposizione parlamentare (inesistente) o sociale (negli ultimi due anni esplosiva). L’evento non è stato altro che una risposta all’e sigenza di BCE e FMI e la trama della crisi di governo l’hanno tessuta gli indici di borsa, le agenzie di rating e il pressing dell’Europa. Abbiamo assistito, dunque, ad un vero e proprio golpe mascherato attraverso stratagemmi “legali” (ma del tutto illegittimi) nel quale a capo dell’Italia è andato un personaggio pronto ad applicare in modo rapido i diktat europei. Ci troviamo dunque davanti a due immagini critiche. La prima rappresenta la crisi della sovranità parlamentare e una riduzione degli spazi di partecipazione determinate direttamente dall’odierno sistema capitalistico perché dopo questo “colpo di mano” e chiaro come istituzioni non democraticamente elette come la BCE, espressione dei poteri finanziari stessi e di un’unica ideologia, hanno di fatto peso superiore a qualunque altra istituzione e i trattati ratificati a livello europeo hanno, in una scala gerarchica, maggior importanza delle costituzioni e delle leggi nazionali, sottraendo così buona parte della sovranità allo stato-nazione. Questa crisi della politica è stata testimoniata dall’ “impossibilità” di scelta di elezioni anticipate in seguito alla caduta del governo, l’opzione elettorale oltre a essere senza ombra di dubbio meno autoritaria, avrebbe comportato una crescita della sfiducia verso l’a cquisto dei titoli di stato italiani, crollo del loro valore e conseguente aumento dello spread (che comunque ad oggi, nonostante il governo tecnico è uguale a prima). L’a ltra prospettiva che ci troviamo davanti è quella disegnata dalla nuova manovra finanziaria. Due mesi fa ci aspettavamo un’imposizione coatta delle misure di austerità, dalle privatizzazioni all’aumento dell’e tà pensionabile, dalla cancellazione dei diritti all’ulteriore precarizzazione e deregolamentazione del
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lavoro. In questa direzione vanno infatti le ultime misure prese dal governo, distruggendo molto del già poco welfare rimasto, tutto ciò per appagare i mercati, controllare il debito pubblico, tanto da inserire l’obbligo di pareggio di bilancio nella costituzione, e scongiurare il rischio di default. Nello specifico la manovra attua principalmente misure anti deficit e in minor parte riforme strutturali. Del primo genere, ovvero taglio al deficit, ci sono tutta la serie di nuove tasse: dall’extralusso sulle auto, barche e aerei privati, al ripristino dell’ici (ma non per la chiesa, cosa di cui si era invece parlato parecchio nello scorso periodo), ora IMU del 4 per mille sul valore della prima casa (i cui valori catastali sono stati rivalutati), fino all’aumento di 2 punti sull’IVA, dal 10 al 12 per i beni di media necessità e dal 21 al 23 (aumentata di un punto già questo settembre) per i beni standard di consumo nel caso le altre misure a giugno non abbiamo ancora avuto risultati sufficienti, all’aumento delle tasse dirette su sigarette e benzina, o ancora la tassazione ora introdotta del 15 per mille sulle transizioni finanziarie e del 13 per mille sui capitali scudati. Le cosiddette riforme strutturali influiscono sull’organizzazione dell’e conomia e del lavoro nel lungo periodo. Queste dovrebbero rendere l’e conomia italiana più competitiva e capace di attrarre capitali esteri. Strutturali sono le liberalizzazioni di ogni tipo di lavoro, che colpiscono le ultime categorie sopravvissute, ma soprattutto la riforma delle pensioni, che vede l’innalzamento dell’e tà pensionabile agli standard europei, di fondamentale importanza per le donne del settore privato, che avranno la pensione a 62 anni per arrivare a 64 anni (equiparata agli uomini) nel 2018 e il passaggio completo dal metodo pensionistico retributivo a quello contributivo già dal 2012, che agisce sia sulla contrazione immediata delle spese ma soprattutto nel lungo periodo (a ciò vanno sommate le misure analoghe contenute nella manovra finanziaria precedente). Esiste però una differenza notevole tra noi e gli altri stati europei che non viene pareggiata: il modo di concepire il welfare. Se nella grande maggioranza degli stati europei le tutele sono tali da garantire un certo grado di benessere anche a cittadini disoccupati o ai cosiddetti working poors ( come il reddito di cittadinanza) , nello stato italiano le tutele che ancora rimangono dopo la decostruzione degli ultimi vent’a nni si concentrano attorno al lavoratore. Se nel primo caso quindi la “flessibilità” e la disoccupazione possono essere vissute senza eccessivi sacrifici, non è il caso italiano. Tra le misure non strutturali né di taglio da evidenziare è il nuovo fondo salva banche, che conferma la linea del governo Monti e quindi della BCE in favore dei poteri finanziari: con una spesa di 200 milioni di euro l’a nno dal 2012 al 2016, le banche potranno avere la garanzia dello stato sulle loro passività. Allo stesso tempo continua ad aumentare la spesa militare per le “missioni di pace” da 700 a 1400 milioni. Queste sono però cifre di poco conto se paragonate alle cifre tipiche di cui si parla quando si tratta di stato. Certo è indicativo che banche e guerra siano praticamente gli unici comparti a non essere tagliati. I mercati, che all’inizio avevano dato fiducia al governo Monti, rimangono per ora incerti, mentre le agenzie di rating continuano a declassare. La crescita economica passa anche attraverso gli investimenti, cosa che questa manovra ha completamente dimenticato, privilegiando il taglio alla spesa pubblica. Misure come quelle approvate bloccano l’aumento del debito, ma bloccano anche i consumi (elemento fondamentale nell’e conomia capitalistica), rischiando un effetto di depressione totale dell’e conomia, come in Grecia. Questa si ritrova oggi, dopo aver ridotto alla fame i suoi stessi cittadini, a rinegoziare il proprio debito verso le banche, impaurite dalla prospettiva di veder sfumare tutto il proprio credito e perdere miliardi di dollari di interessi. Queste, messe davanti al fatto che il proprio debitore non potrà restituire il debito, hanno dovuto accettare che la Grecia paghi loro solo una parte degli interessi originariamente pattuiti. Peccato che per arrivare a ciò si sia dovuto demolire un intero paese. Ma è davvero tramite la crescita che passa la strada verso il futuro? Non un futuro sostenibile, demograficamente, socialmente ed ecologicamente, ad ogni modo, ma un futuro di disuguaglianza in crescita tra Nord e Sud del mondo e le varie parti sociali, che con il benestare delle grandi istituzioni
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delle menti, dalle grandi chiese ai mass media, continua ad essere considerata come l’unica alternativa, mentre si rivela una strada verso il disastro. Noi dobbiamo ribadire che per lo Stato deve essere prioritario rispettare i suoi obblighi nella tutela dei diritti di cittadinanza per tutte e tutti piuttosto che pagare i debiti con le banche. Noi abbiamo un’a ltra idea per uscire dalla crisi: invertire la rotta verso cui ci sta portando questo sistema e andare verso la difesa dei diritti e la tutela dell’ambiente e dei beni comuni, la partecipazione e l’ autodeterminazione dei popoli. BREVE GLOSSARIO Bond(obbligazione): Titolo rappresentativo di un credito, emesso da una società, da un ente pubblico, o da altre organizzazioni. Il proprietario, o portatore del titolo, ha diritto a ricevere periodicamente degli interessi (a tasso fisso, a tasso variabile, o indicizzati) durante la vita dell’obbligazione - che di solito è di lungo termine - e a recuperare il capitale alla scadenza. Esistono varie categorie di obbligazioni, tra cui quelle convertibili, cioè eventualmente trasformabili successivamente in azioni Spread: differenziale tra il tasso di rendimento tra i bond italiani e quelli tedeschi. BCE: La Banca centrale europea (BCE o ECB - European Central Bank - in lingua inglese) è la Banca centrale incaricata dell'attuazione della politica monetaria per i diciassette paesi dell'Unione europea che hanno aderito all'euro e che formano la cosiddetta "Zona euro" o "area dell'euro". FMI: Il Fondo Monetario Internazionale (International Monetary Fund, di solito abbreviato in F.M.I. in italiano e in I.M.F.in inglese) è un'organizzazione composta dai governi di 186 Paesi e insieme al Gruppo della Banca Mondiale fa parte delle organizzazioni internazionali, come la BCE attua e gestisce le politiche monetarie, in questo caso mondiali. Rating: Il rating, anche valutazione, è un metodo utilizzato per classificare sia i titoli obbligazionari (bond), che le imprese in base al loro rischio. Welfare: detto anche Stato sociale, è il sistema normativo con il quale lo Stato traduce in atti concreti la finalità di ridurre le disuguaglianze sociali. Pareggio di bilancio: Il pareggio di bilancio si verifica quando il debito pubblico in rapporto al PIL rimane costante. Deficit: Il deficit pubblico dello stato è il disavanzo primario, ovvero la differenza negativa fra le entrate e le spese pubbliche (al netto degli interessi sostenuti per finanziare il debito pubblico) in un determinato periodo di tempo. I.C.I. Imposta comunale sugli immobili è un'imposta(tassa) sul patrimonio immobiliare; non è progressiva come le imposte sul reddito. Entrò in vigore in italia nel 1992, fino al 2008. IVA: L’ imposta sul valore aggiunto è un'imposta (tassa) generale sui consumi, che colpisce solo l'incremento di valore che un bene o un servizio acquista ad ogni passaggio economico (valore aggiunto), a partire dalla produzione fino ad arrivare al consumo finale del bene o del servizio stesso. Metodo pensionistico retributivo: Metodo pensionistico che basa la retribuzione sulla media della retribuzione degli ultimi dieci anni di stipendi. Metodo pensionistico contributivo: Metodo pensionistico che basa la retribuzione sui contributi versati dal lavoratore agli enti o datori di lavoro. Working poors: Sono quei lavoratori che, pur percependo regolarmente uno stipendio, non riescono a coprire con esso i propri bisogni. Reddito di cittadinanza: Il reddito di cittadinanza è una forma di sostegno, viene definito come l'erogazione di un reddito di valore unico nei confronti di tutti i cittadini di un paese. L'erogazione di tale reddito è finalizzata a consentire a ciascuno di soddisfare i propri bisogni di base, accedere ai minimi diritti che dovrebbero essere garantiti e rendersi autonomo. Flessibilità: La flessibilità è il concetto in base al quale un lavoratore non rimane costantemente al proprio posto di lavoro a tempo indeterminato, ma muta più volte, nell'arco della propria vita, l'attività occupazionale e/o il datore di lavoro. Il concetto di flessibilità rischia però di degenerare nel concetto di precariato quando rilevano contemporaneamente, ed involontariamente da parte del lavoratore, più fattori di instabilità quali ad esempio la mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e la mancanza di un reddito adeguato con il quale pianificare la propria vita presente e futura.
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Cronache #occupy di Erasmo Sossich e Marta Improta
Tutto il mondo quest’a nno è stato attraversato da un’onda di movimenti popolari, dal Nord Africa, all’Europa, alla Cina, a WallStreet. Nei paesi occidentali, quest’onda, che ha saputo reinventarsi più volte nel corso dell’a nno, è stata caratterizzata dalla volontà di Democrazia reale e dall’opposizione al sistema finanziario, accusato di aver strappato la sovranità dal popolo a beneficio dei mercati finanziari e dei suoi protagonisti, avanzando invece una richiesta corale di cambiamento, per un sistema più equo, sostenibile e partecipato. Gli indignati hanno aperto le danze, e grandi numeri hanno invaso le piazze europee(ricordiamo i 300mila del 15 ottobre), mentre il movimento Occupy in America andava rafforzandosi, raggiungendo milioni di persone con slogan come "siamo il 99%". Il tutto , vedendo protagonisti movimenti spontanei in cui le grandi organizzazioni difficilmente hanno trovato spazio. A Trieste il movimento ha ricevuto la sua iniziale spinta da noi studenti, dal disagio che sentiamo ogni giorno sulla pelle. Il 25 ottobre siamo così arrivati ad occupare la maggior parte delle scuole triestine per esprimere il nostro rifiuto ad un modello di scuola-azienda , allo smantellamento del diritto allo studio,alle condizioni di sfacelo dell'edilizia scolastica su cui molte promesse di investimento sono spesso state disattese preferendo magari investire nell'acquisto di telecamere per sorvegliare le attività degli studenti a scuola tanto per contribuire alla costituzione di un clima di repressione e controllo. A poche ore dall'inizio delle occupazioni è scattata un'operazione di repressione per far sgomberare gli istituti, che ha coinvolto forze dell'ordine e pompieri e ha visto la città trasformarsi in una vera caserma a cielo aperto sin dalle prime ore della notte. Cacciati dalle scuole, ci siamo presi le piazze. Piazza Unità è stata popolata per una settimana da circa 50 tende e 300 studenti, dopo giorni agitati da cortei spontanei e non autorizzati che hanno invaso il centro incontrollabili. Ricordo i primi giorni alla tendopoli, l’entusiasmo dei primi momenti, il duro lavoro e la soddisfazione nel creare un movimento che vedeva soggetti politici molto diversi tra di loro collaborare per creare una condivisione di contenuti e di pratiche: agli studenti e all’Unione degli Studenti si aggiungevano gli attivisti della casa delle Culture, dell’A rci, del Germinal, mentre altri soggetti supportavano Occupy più dall’e sterno, come la Fiom. Tutti assieme si decideva di non portare le proprie bandiere: si issavano invece le tre bandiere No Tav, Azione Antifascista e la bandiera della Pace. Ricordo le lunghe assemblee cittadine, momenti in cui si creava un rapporto e ci si confrontava con la cittadinanza informando ciascuno sui contenuti della protesta e rendendo in qualche modo partecipi tutti. Pensando a una prospettiva di progressiva distruzione dei diritti basilari, come quello di non poter essere sicuri nelle nostre scuole, di non veder garantiti i servizi necessari (come luce, acqua e gas), l'accesso alla formazione, ad una casa; ci siamo sentiti uniti agli indignati spagnoli,alle proteste studentesche in Cile. Per questi motivi Occupy Trieste richiedeva una perizia edile nelle scuole, una moratoria ACEGAS che bloccasse gli stacchi almeno nei mesi invernali per tutte quelle persone che non potevano permettersi di pagare le bollette, un impegno dell’ amministrazione ad assicurare a tutti una
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vita dignitosa e uno spazio sociale da aprire alla città e in cui proseguire le attività del movimento. Il movimento, non senza errori, cali della partecipazione, momenti di scoraggiamento, non si è tuttavia fermato alle tende di piazza Unità; dopo un primo tentativo di sgombero fallito, ci siamo spostati con le tende in piazza della Borsa per fare ritorno i piazza dell'Unità il 4 novembre con la parata della clown army. Dopo più di una settimana di tende in piazza, il movimento si è trasformato, è diventato carsico, ci siamo fatti veder con assemblee pubbliche per poi ricomparire in l'11.11.11 la data di"# Occupy Everything"quando abbiamo tentato di occupare la sede ormai abbandonata del banco di Napoli, e, dopo aver subito una violenta repressione da parte della polizia, abbiamo deciso di occupare un piccolo locale abbandonato in Cavana, da subito soprannominato il Bu.S.O( buco sociale occupato). Il movimento, in ogni caso non si è fermato,e il 10 dicembre 2011 abbiamo deciso di dare una casa al movimento di Occupy Trieste per proseguire le nostre attività in uno spazio da aprire alla città e abbiamo così occupato l'enorme spazio abbandonato in Campo Marzio, sebbene dopo solo 5 giorni subissimo l’ennesimo sgombero. Da quel giorno è cominciata una fase di riassestamento, durante la quale abbiamo legato con Occupy Lubiana, facendo fronte comune nella lotta per il diritto allo studio. Ridotti sempre più di numero, gli studenti dentro il movimento sono ormai una minoranza, che continua però a partecipare agli incontri in Casa delle Culture, dove gli attivisti organizzano iniziative, flash mob, feste. Certe realtà e persone con il passare delle settimane si sono distaccati, accusando la mancanza di quella democrazia, quella condivisione di contenuti e pratiche che c’era stata durante la tendopoli, e che era stata una delle sue caratteristiche più belle e vincenti, tornando a fare politica con altri soggetti o, nella maggior parte dei casi, disimpegnandosi. Ma Occupy rimane. Contemporaneamente nel resto del mondo continuano a nascere movimenti, dal basso un’opposizione sociale sempre più forte reclama un sistema diverso. Una rabbia questa, esplosiva, giusta, ma pericolosa se sfruttata e incanalata da certi soggetti e secondo certi interessi: è sempre più presente difatti attorno a noi l’ideologia neofascista, che con i suoi slogan rivoltisti riempie la città di manifesti tra l’imbarazzante e l’offensivo. Il fascismo, l’e strema destra, con la sua carica di odio, razzismo, classismo gerarchico, ultranazionalismo, autoritarismo, e falsa opposizione al sistema economico capitalista di cui è anzi si è sempre schierato in difesa, va aumentando la propria popolarità in fasce sempre più ampie della popolazione. Il sistema va cambiato, certo. Ma l’a lternativa non passa per l’odio. Beni comuni, diritti, democrazia reale, rispetto delle culture di tutti i popoli e di tutte le etnie. Scuola pubblica, laica e solidale. Queste sono le parole d’ordine per un sistema diverso, migliore.