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LA REGIA TEATRALE secondo Mariagiovanna Rosati Hansen – SECONDA PARTE – « SII SINCERO CON TE STESSO; E NE SEGUIRÀ, COME LA NOTTE SEGUE IL GIORNO, CHE NON POTRAI ESSERE FALSO CON GLI ALTRI » [ W. SHAKESPEARE ]

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e vogliamo utilizzare il teatro come mezzo e non solo come fine per l’allestimento artistico possiamo pensare soprattutto ad un messaggio che vada oltre l’ovvio messaggio culturale. Il teatro, ha una grandissima componente di studio sulla spiritualità. Per spiritualità intendo lo sviluppo delle qualità umane come la compassione, la pazienza, la tolleranza, l’indulgenza e il senso di responsabilità. L’elemento unificatore delle qualità spirituali è l’altruismo e, a mio avviso, non si può fare questo meraviglioso mestiere senza una buona dose di altruismo, di pazienza e di tolleranza. Si tratta in fondo di imparare a tener conto delle aspirazioni altrui non meno che delle nostre. Scaturisce dal desiderio profondo di trasformarsi per diventare uomini migliori, in base alla legge di reciprocità connessa al principio della interdipendenza: noi facciamo parte del mondo ed il mondo fa parte di noi. Chi si trasforma, trasforma il mondo. E non è anche questo, tutto sommato, o quanto meno dovrebbe esserlo, lo scopo dell’arte e del teatro in particolare? Il mondo sta diventando sempre più interdipendente ed in questo contesto l’interesse personale non può prescindere dall’interesse degli altri. L’egocentrismo è contro natura perché ignora l’interdipendenza. L’amore altruista è spesso fonte di malintesi, non è questione di trascurare se stessi a vantaggio degli altri. Quando si fa del bene agli altri si fa del bene anche a se stessi. Ora, secondo me, fare teatro implica necessariamente mettere in atto lo svolgersi di questa legge. Anche dal punto di vista artistico: non c’è nulla di nuovo, ma si può fare sempre qualcosa anche di già fatto in “modo nuovo”. Questo è forse l’approccio funzionale più efficace: con l’umiltà e la semplicità si può andare molto più lontano...

L’attore, il regista, i tecnici sono un esempio di interdipendenza, avendo essi uno scopo comune. Il Teatro, agevolando la coscienza attraverso la sintesi e l’evocazione, ci permette di allargare la mente e ritrovare la libertà interiore. L’Arte in generale ed il Teatro, che è l’insieme di tutte le arti ma anche un’arte che viene dall’anima, che lavora sull’anima, che ci consola, ci orienta, ci permette di distinguere le piccole luci che ci impediscono di vedere le luci più grandi. Devono essere necessariamente compito centrati e non ego centrati. A mio avviso se fare teatro in questo modo aiuta l’uomo-teatrante a raggiungere la propria personale felicità, allora credo che questa arte possa raggiungere l’apice del suo significato universale! La risposta è comunque nell’esperienza ed il Teatro è veicolo di esperienze. Ogni volta che vivo l’esperienza di incontrare i giovani, artisti o meno che siano, questa mia fede e questa mia passione per il Teatro viene rigenerata dallo scambio equo di esperienze tra giovani e meno giovani: non è una questione di quantità di esperienze, ma di qualità e ognuno di noi può attingere ed apprendere da chiunque, basta mettersi nella posizione mentale dell’ascolto. Ma l’ascolto nasce dal silenzio che dà inizio alla trasformazione. Una trasformazione, che è di entrambi, insegnante ed allievo: è e sarà sempre così. Come regista, non allestisco soltanto spettacoli, ma utilizzo il tempo passato insieme per formare Attori, per “passare” la mia esperienza... e forse più che formarli, cerco di e-ducarli cioè li aiuto a fare emergere da loro ciò che loro già posseggono, ma che ancora forse non conoscono. Non riesco a separare i due ruoli: quello di Art Theatre Counselor da quello di Regista Teatrale. Per me le due cose vanno insieme fianco a fianco e solo così riesco a concepire questa mia meravigliosa professione!

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Mariagiovanna Rosati Hansen

In fondo il mio lavoro è tutto qui, scoprire insieme ai miei attori ciò che loro sono e che sono io, come loro: innamorata del Teatro. La regia di uno spettacolo, di fatto, non è soltanto del regista! «La regia è frutto del momento storico e anche del temperamento dell’Attore», diceva il grande Eduardo. Ecco perché il primo passo verso una buona riuscita dello spettacolo è proprio la scelta degli attori! In teoria, l’audizione dovrebbe essere piuttosto un colloquio, un test informale e reciproco, nell’accezione migliore del termine. Dovrebbe costituire realmente l’occasione di una valutazione paritaria, tesa a stabilire se due persone desiderano lavorare insieme. Dopotutto, le prove di uno spettacolo rappresentano forse una delle occasioni di lavoro più intimamente coinvolgenti. Purtroppo per gli attori, sono quasi sempre in troppi a volere lo stesso lavoro, mentre solo a pochissimi è concesso il privilegio di decidere se desiderano collaborare o no con un certo regista. La loro posizione attualmente prevede che siano loro a doversi “vendere” in maniera sottile, ma efficace, e non viceversa. Forse, se tutti noi comprendessimo che in realtà le audizioni, che io mi ostino a chiamare colloqui, sono un “test reciproco”, sarebbe tutto vantaggio dell’intero sistema.


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