I.P. I.P
CONCESSIONARI | RICAMBISTI | OFFICINE | AGRICOLTURA | GIARDINAGGIO GIARDIN NAGGIO Dicembre 2017
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CEMA AL CLIMMAR CONGRESS: "RIVENDITORI NEL 2030? ... NON CI SARANNO" ▸
▶ Lussemburgo:
Congresso Climmar 2017
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▶ Alternanza
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scuola-lavoro: un'opportunità
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▶ DSI: risultati europei sulla soddisfazione del concessionario
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▶ 2018 Parte
il network Unacma Roc
EDITORIALE
I RIVENDITORI NEL 2030? … NON ESISTERANNO! accorciare i tempi di intervento si Il Climmar Congress 2017 si è svoltrasforma immediatamente in utili to lo scorso ottobre a Lussemburgo, per le loro imprese. A seguire l’opiuna città-stato del Nord Europa famosa soprattutto per il suo rednione dei coltivatori diretti (Copa/ dito pro-capite, uno tra i più alti Cogena), piccole, medie e grand’Europa, e per i depositi bancari di aziende agricole, rappresentate anche di pochi italiani. Strano che dal loro presidente europeo, Max in una location vocata all’economia Schulman. Dagli agricoltori ci viefinanziaria ci si riunisca a parlare di economia reale e prettamente legata all’agricoltura. Uscendo dal centro cittadino, però, si scopre una interessante realtà agricola caratterizzata da produzioni prevalentemente cerealicole, anche se di dimensioni contenute. Il Congresso si concentrava sul business dei commercianti di macchine agricole europei, nelle sue varie sfaccettature. I Paesi associati erano tutti presenti con i propri presidenti, delegati e segretari per rafforzare l’esigenza di confronto e crescita, vero motore di Climmar. Il tema generale del Congresso è stato: ma che futuro avrà il concessionario di macchine agricole europeo? Tutti i protagonisti della filiera sono stati chiamati ad esprimere la loro opinione in merito: costruttori, contoterzisti e coltivatori diretti. E noi, tutti con occhi spalancati e orecchie aperte per cercare di capire il nostro destino. Si sono espressi per primi i conto- Erik Hogervorst, presidente Climmar (a sinistra) e Roberto Rinaldin, presidente terzisti (Ceettar) con l’intervento Unacma del loro presidente europeo, Klaus Pentzlin, che ha posto l'attenzione ne richiesto soprattutto un ruolo di su un aspetto molto delicato, ossia la consulenza all’acquisto. Sembra che competenza tecnica degli operatori la conoscenza di ciò che il mercato delle nostre concessionarie affinoffre, il saper metterla a disposizioché il servizio assistenza sia veloce, ne della clientela, saper collocare la preciso ed efficace. Non pongono la giusta attrezzatura nel giusto posto, competitività del prezzo come mesia ciò che i clienti privati cercano in un concessionario. todo di misura primario, sanno che
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QUALE FUTURO PER IL CONCESSIONARIO? Ma la vision più attesa è stata quella di Juergen Linder, vicepresidente di Agco in rappresentanza del Cema (associazione dei costruttori che vede come membro italiano FederUnacoma). Il punto di vista di un costruttore globale di trattori, macchine da raccolta e attrezzature ha sempre il suo peso, poiché è di caratura globale. Ebbene, dopo una breve pausa dalla sua bocca esce questa affermazione: «Nel 2030 il concessionario non esisterà più!». Gelo in sala, il relatore non dà l’impressione di aver fatto una battuta! Comincia quindi una relazione a supporto della sua tesi. Si presume che per quella data, il nostro ruolo di venditori sarà sostituito da canali diversi, probabilmente da distribuzioni dirette del costruttore gestite da agenzie di distribuzione, come per esempio Amazon. La consulenza all’acquisto sarà gestita dal compratore mediante apposite risorse umane messe a disposizione dal costruttore, attraverso pareri dei social network e discussioni sui forum. E allora noi che facciamo? Sembra che dovremo sviluppare tutti i business che si generano dal post-vendita, ricambi, riparazioni, accessori, gestione dell’usato, tutte attività che nella maggior parte dei casi vengono considerate in questo momento marginali, poco interessanti, quasi un problema. Per mia natura non vado mai contro gli eventi, credo sia una perdita di tempo e, oltre ad infastidirci, non se ne ottiene nulla. Allora ho pro-
vato a riflettere e a immaginare un nuovo scenario, soprattutto analizzando il mercato dei truck oggi in Italia. Quasi tutte le concessionarie sono state assorbite dal costruttore; almeno le più grosse, chiaramente, sono state raggruppate mediamente un paio per regione per marchio e la vendita di fatto avviene direttamente. Poi ci sono diverse officine autorizzate che svolgono il «service» e, conoscendone direttamente più di qualcuna, vi posso assicurare che sono in piena salute economica, investono capitali limitati, hanno una buona remunerazione (!) e dichiarano di usare poco o niente il credito bancario, controvertendo il trend di quando erano concessionari.
I NUOVI SERVIZI
Ma oltre al «service», intendendo per questo le attività dell’officina o dei ricambi, quali sono i reali servizi che le nostre aziende possono prestare? L’elenco è lungo. Dipende molto dalla fantasia dell’imprenditore che ama più o meno certe attività. Noi, come Unacma, è da qualche anno che ne suggeriamo.
Facciamo degli esempi. In futuro sempre più, come sta già succedendo nell’Automotive, i trattori li acquisteranno i contoterzisti (che serviranno non solo le grandissime aziende ma forse anche e soprattutto le piccolissime) o i noleggiatori. Nel mondo Automotive, importanti brand noleggiano anche 300.000 auto a lungo noleggio o effettuano milioni di micronoleggi. Quindi pensare seriamente al noleggio è un primo «servizio» per la clientela. Poi ci sono i servizi finanziari, assicurativi, e Unacma suggerisce da tempo la «Garanzia SICURA!» sull’usato o come prolungamento della garanzia sul nuovo. La formazione è un mercato sempre in crescita e sempre più diffuso. Una concessionaria che diventa un centro di formazione sulla sicurezza (grazie alla nostra partnership con Ancors) trova clienti non solo tra gli agricoltori ma anche e soprattutto in tutto il circuito artigianale, industriale e commerciale nel raggio di 10-20 chilometri. Oggi si parla tanto di agricoltura di precisione, ma chi vende i prodotti legati a questo set-
OGNUNO PAGA I SUOI CONSULENTI Tutti abbiamo a che fare con agenti di commercio o funzionari di aziende per i nostri acquisti. Queste persone vengono stipendiate o percepiscono dalle aziende mandanti provvigioni per la loro attività di «vendita». Molti dicono di essere i «nostri consulenti», mascherando un loro interesse diretto quando vendono. Da almeno 15 anni sostengo che i «venditori» dovrebbero diventare dei brokers, veri consiglieri del rivenditore. E questi venditori, che conoscono perfettamente le produzioni delle industrie, potrebbero consigliarci i prodotti giusti per ogni territorio, per ogni tipologia di rivenditore, anche in base a come è indirizzato il marketing strategico delle singole realtà. Insomma, lavorerebbero per il concessionario e da questo sarebbero retribuiti. La stessa cosa stanno chiedendo gli agricoltori europei. Prima conosci il tuo territorio e le dinamiche di mercato dei prodotti della terra, ti informi sulle attrezzature che possono soddisfare realmente ogni tuo cliente (esattamente il contrario di vendere quello che hai in casa, buono per tutti). Ecco, l’agricoltore ti paga per la tua consulenza il giorno che le case costruttrici venderanno il 50% via Internet e il resto direttamente sul territorio. G.D.N.
tore? I produttori direttamente alle aziende agricole? E perché? Perché non trovano validi partner con adeguata conoscenza tecnica? Per ogni attrezzatura elettronica venduta da noi, dai costruttori, dai concorrenti, così come succede per i nostri computer, fotocopiatrici ecc., occorrono dei contratti di manutenzione con addebiti a chiamata e tariffe fisse mensili. Che giro d’affari nascerà, a breve, intorno a questa tipologia di contratti? L’imprenditore è una persona fantasiosa, uno che riesce a cambiare strada ogni volta che il mercato cambia, ha sempre «occhi» e «orecchie» su tutte le opportunità di business… E se ha anche «naso» azzecca quelle giuste. «Tatto» con le persone e «gola» per gli affari più succosi sono il completamento dei cinque sensi di chi ama il suo lavoro e guarda sempre oltre la siepe. E allora: che i servizi non siano proprio l’Eldorado? L’elisir di lunga vita delle nostre società? L’unica certezza è che chi si ferma è perduto! • Roberto Rinaldin
Presidente Unacma
DIVENTIAMO EUROPEI: PARTIAMO DALLE TARIFFE DELLA MANODOPERA
Come abbiamo già scritto in altre occasioni, è indispensabile che almeno gruppi di concessionarie e officine, soprattutto quelle che saranno certificate con il marchio «Unacma ROC», comincino ad applicare tariffe che coprano i reali costi della manodopera e che siano sicuramente remunerative (non sotto i 40 euro/ora, ma già c'è chi applica i 50 euro/ora). Prendiamo esempio dai settori Automotive e Truck dove nessuno di noi si sognerebbe per la propria auto o camion di discutere tariffe da 60 euro/ora e più. Anche le riparazioni in garanzia dovranno essere riconosciute dalle case costruttrici nella giusta entità (e per questo stiamo continuamente incontrando i nostri fornitori per raggiungere un accordo a livello nazionale). Non solo la manodopera, specializzata e non, dovranno essere conteggiate (compresi i tempi morti, le assenze, ecc.) ma anche il tempo impiegato per i trasporti, lavaggi e diagnosi, oltre alle spese di smaltimento dei rifiuti. Non bisogna dimenticare i contratti annuali di manutenzione che, se diventano un certo numero, possono rappresentare per l'imprenditore una importante fonte fissa di entrate. R.R.
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UNACMA REPORT
DSI EUROPEO 2017, SUL PODIO FENDT E KUBOTA Vi presentiamo i risultati dell'indagine EDSI che esprime l'indice di soddisfazione dei dealer europei nei confronti delle case costruttrici
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All'incontro sull'European Dealer Satisfaction Index, svoltosi lo scorso giugno a Parigi, oltre all’Italia hanno partecipato Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Polonia, Paesi Bassi e Inghilterra. Quest’anno come abbiamo già scritto per il DSI italiano, l’indagine è stata svolta principalmente dai francesi che con appositi programmi hanno raccolto ed elaborato i dati di tutta l᾽Europa. Le nuove modalità di acquisizione delle risposte hanno talvolta creato problemi in alcuni Paesi e quindi si è riscontrata una minore partecipazione rispetto al 2016, tranne che in Italia e in Francia. Vediamo nel dettaglio i risultati più significativi.
GRAFICO 2 - VENDITA DEI TRATTORI 2017
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GRAFICO 3 - VENDITA DELLE PARTI DI RICAMBIO
IMMAGINE DEL MARCHIO E VENDITA DEI TRATTORI
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Riguardo alla percezione del brand, seppure con un minor indice di preferenze, come nel 2016 Fendt resta in testa nella prima posizione (grafico 1); anche nelle attività legate alla vendita dei trattori, Fendt, che subisce anche una lieve flessione, resta però saldamente ai vertici della classifica (grafico 2). Kubota prevale, invece, nelle attività legate al marke-
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GRAFICO 5 - CONTRIBUTO ALLA REDDITIVITÀ 2017
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GRAFICO 6 - ANTIFURTO 2017
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Queste indagini, importanti per i rivenditori, sono anche oggetto di studio per i costruttori e quindi ci si chiede perché aziende blasonate o meno che fanno guadagnare poco i loro concessionari, che forniscono scarsi supporti alla vendita o nella formazione, non trovino la soluzione per uno scatto d’orgoglio nella modalità di relazione con la propria clientela che, più soddisfatta, potrebbe ottenere anche maggiori quote di mercato. Una precisazione dovuta è che i brand assenti dall’indagine europea che vi abbiamo presentato (noi quest’anno in Italia ne abbiamo ad-
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CONCLUSIONI
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Sempre più viene riservata una particolare attenzione alla tematica della prevenzione dei furti dei trattori dove pare che solo pochi brand stiano affrontando al meglio la problematica. Tra questi si distinguono il marchio Fendt, seguito da John Deere e Case IH (grafico 6).
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SISTEMI DI PREVENZIONE DEI FURTI
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Per quanto riguarda il contributo alla redditività, dal grafico 5 si evince che Kubota supera Fendt, realizzando così in media un aumento dello 0,2. In ordine, seguono poi New Holland e Massey Ferguson.
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CONTRIBUTO ALLA REDDITIVITÀ
GRAFICO 4 - FORMAZIONE DELLA RETE
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ting delle parti di ricambio (grafico 3), nel post-vendita e nell’ambito delle garanzie e si conferma ancora la migliore in pubblicità, amministrazione e termini di pagamento. Kubota e Fendt si attestano ai primi due posti anche nelle attività di formazione della rete (grafico 4). Nessun cambiamento sostanziale si è rilevato per il management. Per le relazioni tra venditore e costruttore, in prima posizione si confermano ancora Kubota e Fent.
dirittura aggiunti) non sono mancanti per i giudizi che hanno raccolto, ma perché le quote di mercato sono insignificanti a livello europeo
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anche se sono presenti, in alcuni casi massicciamente, in pochi Stati. • La Redazione
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UNACMA INFORMA
ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: VEDIAMOCI CHIARO UNA VOLTA PER TUTTE Una delle innovazioni più significative della legge 107 del 2015, denominata «La buona scuola», è quella di favorire la formazione e la crescita di nuove competenze nei ragazzi delle classi terze, quarte e quinte superiori, per agevolare l’entrata nel mondo del lavoro tramite un periodo di alternanza tra il percorso curricolare presso la scuola e quello nel mondo del lavoro reale.
bensì fanno contemporaneamente entrambe le cose. Un piede a scuola e uno in azienda. Imparano un mestiere sul campo e non appena si diplomano entrano a pieno regime nel mondo del lavoro, ma con un background che gli permetterà di partire subito. Adesso con l᾽entrata in vigore della legge, secondo la stessa, vostro figlio deve fare quattrocento ore formative in azienda per diplomarsi; per voi non sarà un problema, l’azienda è vostra e vostro figlio già ci lavora. Ma se questa azienda non fosse di vostra proprietà, come farebbe vostro figlio a conseguire il diploma e in che modo riuscirebbe ad entrare nel mondo del lavoro?
COME FUNZIONA
I ragazzi per poter ottenere il diploma devono svolgere 400 ore (per gli istituti tecnici e professionali) e 200 ore (per i licei) presso una struttura ospitante (azienda). Questo percorso formativo dovrebbe offrire agli studenti la possibilità di muovere i primi passi nel mondo del lavoro, capirne i meccanismi, i tempi, iniziare a imparare un mestiere. Ma perché continuiamo a dire «dovrebbe»? Questa legge, entrata in vigore nel 2015 per le classi terze, e che varrà per tutti gli studenti che si diplomeranno nel 2018-2019, non è sempre stata interpretata con i giusti presupposti. Facciamo un passo indietro: ipotizziamo che vostro figlio, o vostro nipote stia al liceo e che tra un anno, due o tre, debba entrare nel mondo del lavoro, più nello specifico, nell’azienda di famiglia, quindi la vostra azienda. Come sappiamo nelle aziende a conduzione familiare i figli non aspettano di diplomarsi per andare a lavorare nella propria azienda,
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QUANDO L'ESPERIENZA È NEGATIVA
Talvolta succede che i professori, presi dall’ansia di dover far seguire ai propri studenti le 400 ore di «Alternanza scuola-lavoro», li mandino ovunque pur di «piazzarli» da qualche parte per fargli ottenere i riconoscimenti di cui hanno bisogno. Di conseguenza poi gli imprenditori si lamentano che «arrivano» ragazzi demotivati e che non sono assolutamente interessati a imparare «il mestiere» oggetto dello stage. Gli alunni, a loro volta, rientrando a scuola, si lamentano che sono stati messi a fare fotocopie o a pulire i bagni. Tutto ciò non serve a nessuno e fa perdere tempo a tutti.
l' Alternanza. aggi, in sintesi O Che cos'è
è un percorso di 400 ore (negli I.T. e I.P.) e 200 (nei Licei) ° da attuare nelle ultime tre classi dei tre ordini del 2 ciclo, caratterizzato da attività di apprendimento in ambiente lavorativo
O A chi è rivolta
a studenti, almeno quindicenni
O Chi la realizza
la scuola (responsabile del percorso) in convenzione con realtà lavorative
O Dove si svolge
a scuola & in contesto lavorativo
O Perché si realizza
per l'acquisizione di apprendimenti equivalenti a quelli acquisiti a scuola, e per orientarsi
be dare un futuro migliore ai nostri figli, ai nostri fratelli, ai nostri nipoti. L’aiuto più prezioso che possiamo dare, è regalare un po’ del nostro tempo a chi deve verificare le proprie attitudini e in cambio qualunque altro potrà fare lo stesso con i nostri congiunti.
LA PROCEDURA
I percorsi di Alternanza si basano su una convenzione stipulata tra scuole e strutture ospitanti. Un accordo che definisce le finalità del percorso ponendo particolare attenzione alle attività da svolgersi durante l’esperienza di lavoro. Questo passaggio è di duplice importanza: da un lato i ragazzi devono scegliere un percorso che li porterà ad apprendere il lavoro che amano, dall’altra le aziende si metteranno «in casa» persone motivate, realmente interessate. Verrà designato un tutor interno all’azienda, che seguirà il ragazzo nel suo percorso di apprendimento precedentemente studiato attraverso una collaborazione con i docenti. Ricordiamo che lo studente in «Alternanza scuola-lavoro» non è mai un lavoratore, è e resterà a tutti gli effetti uno studente e per questo motivo sarà a carico della scuola ogni costo.
USR Veneto-Annamaria Pretto
I VANTAGGI PER GLI IMPRENDITORI
L’imprenditore deve avere la volontà di «adottare una scuola», questo significa contattarla, andare a presentare a studenti e professori la propria azienda, esporre le sue esigenze di figure professionali da inserire. Dopo di ciò, deve invitare presso la propria struttura gli stessi studenti e professori, o solo quelli che si dimostrino realmente interessati, mostrargli come si svolge il lavoro, parlare con i ragazzi che a proprio giudizio si dimostrano attenti e che si informano. A questo punto l’imprenditore ha la reale possibilità di «scegliersi» i ragazzi a cui far fare l’esperienza dell’«Alternanza scuola-lavoro». I ragazzi, nel periodo di «Alternanza scuola-lavoro», esercitano l'attività in orario curriculare e non, e sono assicurati dall’istituto scolastico a cui appartengono. Ciò significa che la struttura ospitante non ha costi ulteriori oltre a dover svolgere un serio tutoraggio.
I VANTAGGI PER GLI STUDENTI
Gli studenti che hanno un reale interesse per una professione, indipendentemente dal corso di studio che stanno seguendo, potranno ef-
fettuare il periodo formativo di «Alternanza scuola-lavoro». presso un imprenditore che svolge l’attività di loro interesse. Questo significa avere la possibilità di acquisire modalità, esperienze e abilità, dimostrando al contempo il reale interesse verso il settore prescelto, per ottenere dall’imprenditore ospitante quella attenzione che potrebbe portare all'avvio di un successivo rapporto di lavoro.
DIAMOCI DA FARE
Come tutti sappiamo la disoccupazione è un tema di scottante attualità che affligge una elevata percentuale di giovani e un gran numero di genitori preoccupati per il futuro dei propri figli. Ma nel contempo, è difficile trovare le giuste figure professionali di cui la nostra impresa ha bisogno per crescere. Il progetto «Alternanza scuola-lavoro» è una sfida che, con l’aiuto di tutti, potreb-
UNACMA E L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
La nostra associazione, oltre alla ben nota attività di divulgazione nelle fiere e nelle scuole, mette in contatto scuole/studenti con i nostri associati concessionari, lì dove ci viene richiesto. Ora tocca a voi! • La Redazione
CRESCONO LE ISCRIZIONI ALL'ITS MAKER DI REGGIO EMILIA Duemila ore di corso, quarantasei ore di project work, ottocento ore di tirocinio didattico in azienda e il 100% degli allievi occupati dopo un anno dal conseguimento del diploma. Le richieste di iscrizione per il corso tecnico superiore in sistemi meccatronici sono state tredici in più rispetto allo scorso anno. (Notizia tratta dal «Resto del Carlino» di Reggio Emilia del 24 novembre 2017). •
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UNACMA INFORMA
LE ATTIVITÀ CHE ABBIAMO SVOLTO NEL 2017
Sono state davvero tantissime le attività svolte da Unacma nell᾽anno che si è appena chiuso. Incontri, convegni, presenza in fiere, ecc. Alcune di queste attività sono state condivise sui nostri canali social, altre sul nostro sito Internet o via e-mail, ma ci teniamo a ripercorrere con voi tutto ciò che in questo anno abbiamo fatto come sempre nell’interesse della categoria.
EVENTI E COVEGNI
Abbiamo presenziato in alcuni importanti eventi quali: • Tao • October Truck Fest presso Romana Diesel • Apertura Bassan/Coldiretti Siamo stati coinvolti negli eventi annuali del Climmar: • Spring Meeting, Bratislava • Parigi • Lussemburgo Abbiamo partecipato a diversi convegni organizzati da: • Confagricoltura • Coldiretti • FederUnacoma • Inail (Roma-Milano) • Cai Sono state organizzate due riunioni Acma Lazio, una in Campania e una audizione per i Psr - Coordinamento regioni; un’audizione MIT per Mother Regulation e diversi incontri con Credit Agricole e Unipol per studiare possibili accordi. In queste occasioni sono stati affrontati tantissimi temi che interessano la nostra categoria come: • Margini • Mother Regulation • ADP
LE FIERE
Nel 2017 siamo intervenuti in diverse fiere che riportiamo di seguito. Fiere internazionali per incontri Climmar: • Hannover • Sima Fiere nazionali: • Foggia • Agrilevante • Eima Show Fiere locali: • Enovitis • Nova in vigneto • Cai in campo • Vite in campo • Savignano • Faenza • Agriumbria • Expo Rive
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• Agricoltura digitale • Cabine aftermarket • Revisione • Ateco • Iperammortamento • Usato • Furti • Registro carico scarico Macchine Usate • Bandi Isi-Inail • Patentino • Psr - Costi unificati • Mech@griJOBS • Africa • Corsi Inail • Unacma life • Newsletter • Garanzia Sicura! • «Unacma ROC»
INDAGINI DI MERCATO
Cinque le indagini svolte nel corso dell’anno: • Ricambi • Mother Regulation • Branch report • DSI • Format Research
LE RELAZIONI
Abbiamo inoltre effettuato attività di lobbying presso: • Inail • Mit • Mipaaf • Ismea • Miur • Confcommercio E infine abbiamo partecipato a vari Consigli direttivi e assemblee presso Enama, riunioni di gruppo interassociativo, studi di settore presso l’Agenzia delle entrate e abbiamo organizzato un convegno su «Mech@griJOBS» con il Miur in Campania. •
UNACMA REPORT
LA NOSTRA PRIMA INDAGINE EFFETTUATA DA UN ISTITUTO DI RICERCA SPECIALIZZATO Format Research è un istituto di ricerca che collabora con Confcommercio Mobilità, che per conto di Unacma ha svolto un’importante indagine dal titolo: «Osservatorio macchine agricole: congiuntura economica, sicurezza, innovazione», presentata a Pordenone il 12 dicembre scorso durante l’Expo Rive 2017, il Salone dedicato alla viticoltura e all᾽enologia. Dopo le nostre tante indagini svolte «in casa» con la collaborazione dei dealer disponibili, abbiamo voluto affrontare questa esperienza con un’azienda qualificata che ci ha offerto uno scenario ben più complesso di quello che riuscivamo a tracciare noi. Le tematiche affrontate vanno dalla struttura dell’impresa al panorama economico, dalla domanda e offerta di credito ai furti e sicurezza, fino all’innovazione digitale e alle relazioni con le case costruttrici.
delle otto regioni del Mezzogiorno. Le imprese del commercio delle macchine agricole mostrano un clima di fiducia al di sotto della soglia di espansione di mercato (50) con riferimento al futuro del Paese, ma
evidenziano un clima di maggiore fiducia in riferimento all’andamento della propria attività. Solo un terzo delle imprese del comparto delle macchine agricole sembra mostrarsi ottimista verso il futuro.
NUMERI E ANALISI
In Italia esistono oltre 2.800 imprese operative nel comparto del commercio al dettaglio di macchine, attrezzature e prodotti per l’agricoltura e per il giardinaggio. Le imprese del commercio al dettaglio che vendono trattori rappresentano il 21,4% della totalità delle imprese del settore (600 unità) e sono distribuite in modo piuttosto eterogeneo sul territorio nazionale; quasi la metà di queste opera in una
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POSTI DI LAVORO
Il quadro macroeconomico non sembra supportare le imprese del commercio delle macchine agricole neanche sul fronte occupazionale infatti, quasi il 17% degli imprenditori del settore ritiene che il mercato non offra ad oggi le risorse professionali necessarie all’impresa. Tre imprese del settore su dieci hanno dato la possibilità a giovani studenti di svolgere esperienze formative in azienda. Sono quasi il 30% le imprese del commercio delle macchine agricole che collaborano (o hanno collaborato in passato) con studenti in progetti di «Alternanza scuola-lavoro». (Il dato, per nostra esperienza, ci sembra molto alto ma lo verificheremo nelle prossime occasioni, ndr).
PAGAMENTI E LIQUIDITÀ
Un grande problema per le imprese del settore è legato al peggioramento dei tempi di pagamento registrato da parte dei clienti. Una gran parte dei concessionari ritiene che questo aspetto abbia contribuito ad aggravare la situazione della propria liquidità. A tal proposito il 17% delle imprese ha fatto domanda di credito alla banca tra giugno 2016 e giugno 2017; tra queste, il 34% ha visto accolta la propria richiesta con un ammontare pari o superiore. La prima ragione alla base della richiesta di credito è legata appunto alla necessità di liquidità e cassa (82,7%).
termini di politiche per la sicurezza pesa per un valore del 4,9% sul totale dei margini.
che l’introduzione dell’obbligo di revisione possa tutelare maggiore sicurezza sul lavoro.
PARCO CIRCOLANTE E REVISIONE
INNOVAZIONE DIGITALE E FORMAZIONE
Sono quasi il 90% le imprese che affermano che il proprio parco trattori circolante ha un’anzianità media compresa tra i 16 e i 30 anni e, in linea generale, le imprese concordano sul fatto che a una maggiore anzianità del trattore corrisponda una minore sicurezza sul lavoro. Il 77% degli interpellati si ritiene molto o abbastanza d’accordo con l’idea
FURTI
Quasi il 15% delle imprese del commercio dei trattori è stata vittima di almeno un furto negli ultimi due anni 2015-2016. Circa il 70% delle imprese del settore è dotata di politiche per la sicurezza che garantiscono dai fenomeni criminali; di queste, la quasi totalità se ne è dotata sin dall’avvio dell’attività, mentre il 30% dispone di specifici antifurti satellitari per i trattori. In generale, la spesa in
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Sono solo il 22% le imprese che si avvalgono di figure professionali preposte alle nuove tecnologie per la gestione delle macchine agricole quali impianti di automazione, GPS, tracciati posizionamento, mappatura, droni, ecc. (Anche in questo caso il dato ci sembra un po' alto e andrà verificato nelle prossime occasioni, ndr).
RELAZIONE TRA CONCESSIONARI E CASE COSTRUTTRICI
La quasi totalità delle imprese del comparto è costituita da concessionari indipendenti: il 53% con un’unica sede, il 46,1% con più di una sede. A giudizio di quasi il 52% delle imprese del settore, la casa produttrice segue una policy differente in funzione di determinate caratteristiche tipiche delle concessionarie. A conclusione di questa indagine risulta un’alta percentuale di imprese (85,2%) che si ritiene molto o abbastanza soddisfatta della relazione intrattenuta con la sua casa costruttrice. (Ci chiediamo spesso perché poi, a voce, tutti hanno lamentele da fare, ndr). *** Nota redazionale. Una indagine «professionale» pur se molto più ap-
profondita, soprattutto nell’analisi dei dati raccolti, potrebbe risultare, a volte, non sempre in perfetta linea con la realtà. Il campione su cui si lavora è troppo basso (anche se rap-
presenta quasi la metà dei rivenditori di trattori) e i correttivi statistici potranno essere usati solo in presenza di confronti con gli anni precedenti. •
EVENTI
PSR: LA REGIONE CAMPANIA INCONTRA I CONCESSIONARI Il tema dei Psr e le attività svolte da Unacma al centro dell’incontro dei dealer campani
Alla riunione sono intervenuti per la Regione Campania, Marco Balzano, dirigente UOD 11 BN, Andreana Valla, responsabile della Misura 411 UOD 11 BN e Carlo Coduti, referente per la Misura 311 S.T.P. Altre
tematiche affrontate sono state le attività svolte da Unacma su messa a norma, revisione, corsi Inail, progetto «Alternanza scuola-lavoro», agricoltura di precisione e nuove opportunità di mercato. Ci auguriamo che grazie a questo incontro altamente costruttivo, a breve venga costituita un’Acma Campania che consentirà a tutti i concessionari del territorio un migliore e più veloce confronto su tematiche di comune interesse. •
Lo scorso 23 ottobre a Benevento, presso la sede della Regione Campania, si è svolto un incontro con i rivenditori di macchine agricole di tutte le province del territorio: numerosa e piacevolmente inaspettata la partecipazione di così tante persone. Oggetto principale dell’incontro è stato il tema del Psr e del relativo prezzario dei costi di riferimento per macchine e attrezzature.
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UNACMA INFORMA
PIÙ LONTANO LI FACCIAMO E PIÙ SIAMO A Pordenone, lo scorso 12 dicembre, si sono svolti il Consiglio direttivo e l'assemblea dei soci di Unacma di cui riportiamo il resoconto. Tra le priorità del 2018 il rafforzamento del rapporto con le istituzioni Dalle adesioni ricevute avevamo già capito che anche questo Consiglio direttivo sarebbe stato affollatissimo (solo 2 assenze giustificate) e per l’assemblea si sono aggiunti anche probiviri, revisori dei conti e un certo numero di associati. I Consigli direttivi non sono solo una fredda enumerazione delle cose fatte ma sono soprattutto un momento di verifica e di programmazione per mantenere viva la funzione specifica dell’associazione. Anche i momenti conviviali, che raramente ci concediamo e comunque a spese dei partecipanti, servono proprio a scambiarsi opinioni e a trovare un collante che, spesso, solo a tavola si trova. Gli interessi comuni, infatti, devono riuscire a prevalere sui contrasti che si possono avere tra concorrenti, attraverso un punto di sintesi che possa migliorare i risultati economici e la crescita professionale di tutta la categoria. Dopo che il presidente ha illustrato le numerose attività svolte nel 2017 (vedi elenco a pag. 8), l᾽attenzione è stata rivolta al tema affrontato du-
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rante il Climmar Congress e trattato nell’editoriale di questo numero di Unacma life. Sono stati raccolti i primi commenti a caldo ma tanto ci sarà ancora da discutere in questo anno. Sicuramente il nostro ruolo futuro sarà quello di vendere servizi (in questo caso non solo officina e ricambi) e tecnologia. Il prezzo della manodopera, anche verso i fornitori per gli interventi in garanzia, dovrà essere un tema trainante di questa stagione dopo gli incontri con le società costruttrici sviluppati negli ultimi due anni.
CHE COSA BISOGNA FARE
Negli obiettivi delle attività di lobbying sempre più dovremo sviluppare rapporti e ottenere riconoscimento e risultati dalle Regioni. Queste attività coinvolgeranno necessariamente tutti i consiglieri e molti associati che meglio, sul territorio, riusciranno a portare le istanze dei nostri associati. Un primo
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risultato è arrivato proprio dalla Regione Veneto. Roberto Rinaldin, infatti dopo un suo intervento all’assemblea nazionale dei contoterzisti Cai è stato convocato alla Regione Veneto, per discutere un piano per il nuovo Psr. Intanto la formula dei tre preventivi in Veneto è stata abolita. Una delle nostre proposte è fare un listino di riferimento con i prezzi reali di collocazione delle macchine sul mercato. Saranno promosse attività di controllo. Il presidente, Roberto Rinaldin, ha suggerito a tutti i membri del Consiglio di spronare le Regioni di competenza verso l’adozione di un listino realistico e anche di sollecitare la presenza di un rappresentante della nostra categoria in tutte le Regioni all’interno dell’organo che decide per i parametri del Psr. Rodolfo Catarzi ha ricordato che ci abbiamo messo un anno per essere iscritti all’Albo portatori di interesse al Ministero dell’agricoltura, ma
oggi ci siamo, e Gianni Di Nardo ha riferito che oramai nei propri convegni l’Inail menziona Unacma come esempio di associazione che realmente sta facendo attività di formazione per la sicurezza delle macchine agricole che a sua volta potrà portare alla riduzione degli infortuni in agricoltura. Insomma, le istituzioni cominciano a tenere in buon conto Unacma e le sue attività. Anche il progetto «Unacma per la vita» cerca faticosamente l’appoggio nel mondo della cooperazione e delle istituzioni nazionali, come il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell’Agenzia italiana cooperazione e sviluppo e ne comincia ad ottenere l’ascolto; ma siamo coscienti che i tempi sono lunghi. La rappresentanza Unacma all’interno di Enama è garantita da Carlo Zamponi e anche l’Agenzia delle entrate ci invita per definire i parametri dei nuovi studi di affidabilità del cliente (consultabili sul sito Internet dell’Agenzia delle entrate).
TANTI PROGETTI DA REALIZZARE
Il 2018 potrebbe essere l’anno in cui si concretizzano due importanti partnership tra Unacma e un istituto bancario e una compagnia assicuratrice di primo livello. Nel presentare le attività del 2018 al Consiglio direttivo un primo riferimento, solo perché è una novità, è stato fatto alla nostra partnership con «No.Mad Entertainment», casa distributrice del film francese «Petit Paysan», che uscirà nelle sale italiane a febbraio, e che parla di un allevatore di bovini in difficoltà; i nostri co-partner sono Slow Food Italia e CIA-Agricoltori italiani. Un modo diverso per dare risonanza al brand Unacma nel mondo dell’agricoltura. Nel corso di questo anno promuoveremo altri incontri con i direttori marketing delle case costruttrici per risolvere l’annoso problema dei rimborsi orari delle
partecipazione finalizzata all᾽ottenimento di un campione di dati più ampio possibile. Le attività relative al «Mech@griJOBS» continueranno per tutto l’anno a cominciare dalla nostra presenza a Fieragricola di Verona e per terminare con l’Eima di Bologna.
garanzie. Tra i nostri obiettivi strategici la revisione delle macchine agricole è al primo posto insieme all’avvio del progetto «Unacma ROC».
AL VIA LA RETE DI OFFICINE CERTIFICATE
L’obiettivo di qualificare le concessionarie e far sì che le officine certificate ROC possano eseguire interventi su macchine non a norma, nel 2018 diventerà realtà con la consegna dei primi attestati (ad oggi oltre 100 aziende hanno superato la fase iniziale dei corsi obbligatori ai quali hanno partecipato oltre 300 persone). Finora la gran parte dei partecipanti a questi corsi sono state le grandi concessionarie e tante piccole officine con molta voglia di crescere e professionalizzarsi; rimane quindi l’invito rivolto alle aziende di medie dimensioni affichè possano aderire ai prossimi corsi organizzati da Inail-Unacma. Il Consiglio direttivo ha poi deciso di mantenere le quote associative del 2018 invariate e con le stesse facilitazioni per coloro che si iscrivono nei primi due mesi dell’anno. Proseguiranno le attività di indagine, spesso realizzate proprio per tutelare i concessionari e le varie attività di lobbying. Il presidente Rinaldin, a questo proposito, ha invitato a una maggiore e più assidua
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RAPPORTI CON LE ASSOCIAZIONI
Infine, Rinaldin ha descritto come ottimi i rapporti con le associazioni della filiera soprattutto per quanto riguarda i contoterzisti del Cai e FederUnacoma con cui continuiamo da anni ad organizzare eventi insieme. Buoni i rapporti con Uncai, CIA e Confagricoltura, invece si dimostrano, fino ad ora, insoddisfacenti quelli con Coldiretti. Durante l’assemblea dei soci sono stati approvati all’unanimità il bilancio consuntivo del 2016, quello preventivo (semifinale) del 2017 e quello preventivo del 2018, sottolineando che tutti i debiti iscritti a bilancio fino al 2015 verso Climmar, Enama e Confcommercio in questi anni sono stati azzerati. Alla fine dell᾽incontro l᾽istituto di ricerca Format Research ha presentato la propria analisi del mercato (vedi pag. 9) riscuotendo grande interesse fra i partecipanti. La serata si è conclusa a tavola in una tipica trattoria pordenonese.
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LA NOSTRA PARTECIPAZIONE AD EXPO RIVE CON WORKSHOP SULLA MOTHER REGULATION
La fiera alla sua prima edizione dedicata a tutto il mondo del vino, dalle barbatelle alle bottiglie, aveva due affollatissimi padiglioni di
macchine agricole dove costruttori e concessionari locali hanno potuto incontrare i loro clienti. Ringraziamo pubblicamente per
averci ospitato per le attività del Consiglio direttivo e dell’assemblea annuale dei soci. In questa occasione Unacma e FederUnacoma hanno presentato un workshop sulla «Mother Regulation» che ha avuto un grande successo e che grazie agli ingegneri Domenico Papaleo e Lorenzo Iuliano di FederUnacoma continueremo a proporre nel 2018 in varie regioni, vista l’importanza e le implicazioni che proprio costruttori e concessionari incontreranno nell᾽applicazione di questo regolamento europeo. •
UNACMA INFORMA
UNA COLLABORAZIONE INASPETTATA Unacma ha dato il patrocinio a «Petit Paysan», il film francese di Hubert Charnel che parla di amore per l’agricoltura, per il lavoro e il proprio allevamento
ci ha spinto ad aderire ad una iniziativa per noi insolita ma che seguiremo nella fase di lancio e distribuzione.
ANTEPRIMA NAZIONALE A FIERAGRICOLA
Circa due mesi fa, abbiamo ricevuto una proposta di collaborazione dalla «No.Mad Entertainment» che ci contattava per richiedere il patrocinio per un film dal titolo «Petit Paysan». La cosa ci ha colti un po᾽ impreparati dato che sostenere film non rientra nella mission di Unacma, ma decidiamo di approfondire la questione. Vincitore del Premio Foglia d᾽oro al Festival France Odeon e pluripremiato al Festival francofono di Angoulême, candidato al Premio European Discovery 2017 -
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Prix Fipresci, questo film non passa di certo inosservato, tanto che anche Slow food e CIA-Agricoltori italiani lo sostengono. «Petit Paysan» è un᾽opera che parla di amore per il proprio lavoro e il proprio allevamento, un amore così forte che ti porta talvolta a fare cose inaspettate pur di proteggerlo. A quanti di noi è capitato di avere tra i propri clienti giovani allevatori che si trovano a vivere situazioni critiche? Questo profondo amore che condividiamo e in cui è molto facile riconoscersi,
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Per il primo febbraio a Fieragricola stiamo organizzando un’anteprima nazionale del film per la stampa e le autorità, prima che esca nelle sale. Su questo progetto ci stanno seguendo anche VeronaFiere e UmbriaFiere che potrebbero lanciare autonome iniziative. Lo scorso 21 novembre abbiamo avuto il piacere di presenziare ad una proiezione riservata che si è svolta proprio presso la sede della CIA-Agricoltori italiani. Vi invitiamo a vedere il trailer presente sul nostro sito o la nostra pagina Facebook, e a sostenere insieme a noi l’uscita del film prevista nelle sale italiane per fine febbraio, in attesa che arrivino altri premi dalla critica italiana. •
U N AC M A E N U OV E O P P O R T U N I TÀ
AFRICA, PICCOLI PROGETTI AVANZANO Unacma ha partecipato al Tavolo della Farnesina dove si è parlato del «Piano europeo per gli investimenti esterni» che promuove lo sviluppo agricolo e soluzioni alla povertà, frenando le migrazioni Nell᾽ultimo vertice fra Unione africana e Unione europea tenutosi lo scorso 29 novembre ad Abidjan (Costa d’Avorio), i 55 leader degli Stati africani e i 28 leader degli Stati europei hanno delineato, in una dichiarazione politica congiunta, il loro impegno comune per investire nei giovani, per un futuro sostenibile. In concreto essi si sono impegnati a incentrare il loro operato su quattro priorità strategiche. Su questa base, entro tre mesi, la Commissione dell᾽Unione africana e dell᾽Unione europea presenteranno progetti e programmi concreti. I leader europei hanno presentato, e i partner africani hanno accolto con favore, l᾽innovativo «Piano europeo per gli investimenti esterni» dell᾽Unione europea che mobiliterà 44 miliardi di euro di investimenti privati a favore dello sviluppo sostenibile e della creazione di posti di lavoro. In questo ambito sarà conferita un᾽attenzione particolare al rafforzamento dell᾽imprenditoria femminile e giovanile, mettendo a disposizione più di 4 miliardi di euro per le imprese profit europee.
PRIVILEGIARE I PICCOLI PRODUTTORI
Nell᾽ambito di questo nuovo Piano europeo, lo scorso 15 dicembre si è svolta presso la Farnesina, la Conferenza promossa da Dgcs-Maeci (Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale), Concord Italia, Terra Nova e Focsiv (che sono alcune delle organizzazioni che racchiudono e rappresentano le più famose e numerose ong, onlus e istituzioni della cooperazione e del volontaria-
familiari dell’Africa occidentale). In tale occasione il vicedirettore generale del Dgcs, Luca Maestripieri, ha evidenziato come su questo nuovo Piano, vi sia attenzione da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per promuovere investimenti nell᾽agricoltura sostenibile in Africa. Attenzione resa necessaria e confermata anche dai dati citati da Mamadou Cissokho che ha ricordato come i piccoli produttori agricoli siano responsabili dell᾽80% del cibo consumato nella regione e del 90% degli
to a livello nazionale ed europeo) alla quale hanno partecipato numerose rappresentanze e organismi come la Fao, Coldiretti e anche Mamadou Cissokho, leader storico dei movimenti contadini africani e presidente onorario di Roppa (Rete che raggruppa 60 mila agricoltori
investimenti in agricoltura dei quali rispondono al 100% con le proprie risorse economiche. È quindi necessario che il nuovo Piano europeo, che prevede il sostegno agli investimenti privati, assumendosi parte dei rischi e riducendone i costi, sia prevalentemente rivolto ai piccoli
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produttori agricoli ancora prima che ai mega progetti elaborati dalle multinazionali e dal grande capitale che dominano il settore del profit al quale è prevalentemente indirizzato il Piano stesso (vedi l᾽esempio del caso «Sun Biofuels» in Tanzania riportato nella pagina accanto). Si è quindi aperto un dibattito sulla opportunità di non escludere le ong dal programma e di privilegiare i piccoli progetti diffusi sul territorio che coinvolgono la popolazione locale, in particolare le donne e i giovani.
IL CONTRIBUTO DI UNACMA
Con mia grande sorpresa, sono stato chiamato a intervenire, quale rappresentante di una organizzazione che riunisce aziende profit, avendo la possibilità di illustrare molto sinteticamente gli obiettivi che il progetto «Unacma per la vita» intende raggiungere. Ho semplicemente ricordato che rivenditori e riparatori di macchine agricole possono contribuire al processo di crescita delle produzioni agricole in Africa e quindi ad
una maggiore sicurezza alimentare, all᾽aumento del lavoro per giovani e donne e quindi a frenare il fenomeno della migrazione, con le stesse modalità e capacità che i nostri nonni e padri hanno già dimostrato nel passaggio dalla nostra agricoltura, dei buoi e della zappa, a quella attuale, con la sola differenza che noi abbiamo già l᾽esperienza e la conoscenza necessarie per garantire uno sviluppo tecnologicamente sostenibile e in particolare la competenza per insegnare a manutenere le macchine perché restino efficienti nel tempo. Altrettanto grande è stata la soddisfazione di sentirsi elogiati e indicati quale esempio di iniziative che dovrebbero essere sostenute e incentivate, nell᾽intervento del vicedirettore programmazione e affari generali, Leone Gianturco, dell᾽Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo del Maeci. Altri partecipanti al convegno, compreso lo stesso Mamadou Cissokho, hanno chiesto di poterci contattare per sviluppare assieme, la nostra proposta. Quindi esorto tutti, associati, non
associati, collaboratori, fornitori, clienti e amici, ad unirsi a coloro che già si sono offerti di partecipare e contribuire fattivamente a questa iniziativa, assicurando che Unacma persevererà nell᾽intento, pur consapevole che il percorso non è affatto facile, specialmente per una organizzazione come la nostra che è totalmente al di fuori del mondo della cooperazione e quindi inesperta dei meccanismi e delle incombenze burocratiche che l᾽operazione impone. A questo punto vorrei concludere con il racconto di una storiella: «Questa è la storia di quattro persone, chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno. C’era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare». Non è la nostra storia… • Rodolfo Catarzi
Responsabile progetto sicurezza Unacma
PROGETTO DI SOLIDARIETA’ “UNACMA PER LA VITA” Come saprete già da un anno il Consiglio direttivo di Unacma ha dato il via libera all'iniziativa «Unacma per la vita» con l'obiettivo di realizzare in Tanzania due officine meccaniche per mezzi agricoli. Rodolfo Catarzi, fondatore di Unacma e oggi indispensabile spirito guida per il cammino di Unacma verso la sicurezza nel settore delle macchine agricole e la costruzione di un network di officine certificate (Unacma ROC), da anni insegue questo sogno «africano» e ha trovato gli agganci
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con un'associazione no profit attraverso la quale far transitare i nostri 5xmille. Ora cominciamo a entrare nel mondo degli aiuti internazionali e speriamo di poter fare la nostra parte. Ai nostri associati e a tutti coloro che fossero interessati a partecipare attivamente a queste iniziative o a fare donazioni rinnoviamo l'invito a contattare direttamente Rodolfo Catarzi alla seguente e-mail: progettosicurezza@unacma.it •
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IL CASO «SUN BIOFUELS» NEL DISTRETTO DI KISARAWE IN TANZANIA
Il difficile rapporto tra agricoltura e investimenti esteri nel racconto dell'esperienza fallimentare di una multinazionale inglese in Tanzania L’agricoltura in Tanzania è la fonte di sussistenza per più di 30 milioni di persone e contribuisce per circa il 25% del prodotto interno lordo del Paese (URT 2014). Oltre il 75% della popolazione del Paese rimane dipendente dalle attività agricole per la sopravvivenza e, nelle aree rurali, questa percentuale sale all’87,6%. Le donne sono maggiormente impegnate nel lavoro delle terre rispetto agli uomini (91,7% vs l’85,3%). Il 70% delle famiglie che praticano l’agricoltura opera principalmente per la sussistenza su piccoli appezzamenti di terra che vanno da 0,1 a 2,5 ettari, senza il supporto di input agricoli o dell’irrigazione. Poco più del 20% delle famiglie detiene terre coltivate tra 2,5 e 5 ettari, fa uso di un aratro e di fertilizzanti ed è più
zania con l’intento di investire circa 20 milioni di dollari nella produzione di jatropha nel distretto di Kisarawe. Quest’ultimo, è uno dei sei distretti della regione Pwani la quale, secondo l’ultimo censimento governativo del 2012, conta circa 1,1 milioni di abitanti ed è caratterizzata da alti tassi di migrazione verso la vicina Dar es Salaam, la capitale economica del Paese. Il progetto, presentato dalla «Sun Biofuels Ltd», prevedeva la produzione di biocarburante ricavato dai semi di jatropha (destinata all’export) su circa 8.200 ettari di terra e l’impiego a regime di 5.000 lavoratori salariati più successivi programmi di contract farming. L’azienda, durante il processo di negoziazione con le comunità locali,
orientato al mercato, mentre il 6% delle famiglie possiede coltivazioni che si estendono oltre i 5 ettari, accede regolarmente al credito e dispone di un sistema di irrigazione (URT 2010). La strategia, che si basa sulla partnership tra pubblico e privato, è stata lanciata nel 2010 nel World Economic Forum di Dar es Salaam come implementazione del programma Kilimo Kwanza. Il piano prevede lo sviluppo di un corridoio agricolo che occupa un quarto del territorio tanzaniano e si estende dal mare della regione Pwani fino al confine con lo Zambia.
SUN BIOFUELS LTD
La «Sun Biofuels Ltd», è una multinazionale inglese arrivata in Tan-
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si è impegnata anche per la costruzione di infrastrutture e per la fornitura di alcuni servizi sociali. Nel 2009, la multinazionale inglese ha formalmente iniziato le operazioni, disboscando l’area e mettendo a produzione circa 2.000 ettari, ma dopo soli due anni ha dichiarato il fallimento e licenziato i 700 lavoratori assunti fino a quel momento. La popolazione totale degli undici villaggi interessati e costretti a spostarsi, supera i 12.000 abitanti. La foresta era inoltre un’importante fonte di reddito e occupazione per centinaia di famiglie, attraverso la raccolta del legno e dell’argilla per la costruzione di case e utensili, la raccolta del legno per la produzione del carbone e di piante mediche tradizionali. «Sun Biofuels Ltd»
euro) e avevano mansioni di coordinamento, controllo e assistenza ai lavoratori meno qualificati. I lavoratori non qualificati svolgevano mansioni quali curare la terra, piantare i semi, distribuire fertilizzanti e rappresentavano la grande maggioranza degli impiegati. Questi ultimi percepivano un salario netto di 100.800 scellini mensili (circa 50 euro) per un contratto di 50 ore settimanali, 9 giornaliere dal lunedì al venerdì e 5 il sabato. I lavoratori assunti su base giornaliera, percepivano invece un salario di 5.000 scellini al giorno e non avevano diritto, rispetto agli altri lavoratori, ad alcuni benefici come ad esempio l’assicurazione sanitaria o la buonuscita. La concessione di terra all’azienda, ad esempio, ha determinato
Semi di Jatropha dai quali si estrae un olio impiegato come biocarburante
ha gradualmente assunto, fino al momento del fallimento, oltre 700 persone dagli undici villaggi che circondano la piantagione. L’azienda ha impiegato due tipologie di lavoratori: quelli assunti attraverso regolari contratti di lavoro continuativi e quelli casuali impiegati su base giornaliera. I primi erano a loro volta suddivisi tra supervisori e lavoratori non qualificati. I supervisori percepivano un salario di 200.000 scellini mensili (circa 100
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un aumento medio delle distanze dalle fonti idriche ed energetiche di circa 40 minuti di cammino – di cui si sono fatte carico maggiormente le donne – e un aumento della competizione per le poche risorse disponibili. La perdita dell’accesso alle risorse ha spinto, inoltre, verso una maggiore dipendenza dagli acquisti dei prodotti non agricoli e per alcune famiglie ha portato ad una diminuzione consistente delle entrate. Diverse persone occupate
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in precedenza nella produzione del carbone o in altre attività connesse allo sfruttamento della foresta, come la caccia, la vendita di piante mediche tradizionali, di argilla, miele, funghi e frutti, hanno perso una fonte importante di diversificazione del reddito. Al di là del fallimento del progetto, possono essere individuati alcuni fattori critici che segnalano un peggioramento delle condizioni di vita di una parte delle popolazioni locali. In primo luogo, l’azienda non ha mantenuto gli impegni presi in cambio della concessione della terra: le comunità non possono usufruire dei servizi sociali promessi come scuole, centri medici, pozzi e strumenti agricoli e non possono rivalersi a livello legale perché queste condizioni non sono state inserite nel certificato di occupazione. In secondo luogo, alcuni villaggi, in seguito alla concessione, hanno perso oltre il 40% dell’intera superficie e si è verificata una pesante riduzione delle risorse naturali per tutti i villaggi confinanti con la piantagione. Il fallimento degli investitori ha in seguito determinato un sostanziale azzeramento delle tiepide dinamiche positive che si erano create con l’avvio del progetto, lasciando le popolazioni locali senza più il lavoro e senza più la terra che avevano concesso in cambio di occupazione, servizi sociali e infrastrutture mai realizzate. La terra è infatti rimasta sotto il controllo dell’azienda e gli unici impiegati sono gli addetti alla sicurezza, in attesa che la proprietà sia acquistata da altri investitori. Intanto, dopo oltre due anni dal fallimento e di inattività, la piantagione di jatropha è stata ricoperta dalla vegetazione spontanea e gli abitanti locali – cui viene vietato l’accesso – parlano ormai della njaa ya Sun Biofuels (Sun Biofuels Hunger). •
Tratto dalla ricerca di Fabio De Blasis, Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Bologna
UNACMA E SICUREZZA
STAVOLTA TUTTO È FINALMENTE DEFINITO! Importante chiarimento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali relativo al divieto di vendere macchine usate non conformi norma dell᾽attrezzatura di lavoro, dispositivo di protezione individuale o impianto, non configuri una violazione del precetto normativo di cui sopra limitatamente alle vendite in cui l᾽acquirente è un rivenditore di tale tipologia di attrezzature di lavoro, dispositivi di protezione individuale o impianti, ovvero un soggetto che si occupa di revisione e messa a norma degli stessi. Si chiede sia precisato inoltre se la vendita di attrezzature di lavoro, dispositivi di protezione individuali ed impianti non rispondenti alle disposizioni legislative e regolamentari vigenti, possa ritenersi legittima nel caso nel disposto contrattuale di vendita, noleggio o concessione sia prevista, da parte dell'acquirente, la messa a norma delle stesse prima del loro utilizzo. Si chiede altresì venga precisato se l᾽esposizione ai fini della vendita, noleggio o concessione in uso delle attrezzature, dei dispositivi e degli impianti di cui sopra, in spazi commerciali, compresi spazi all᾽aperto e fiere, nel caso gli stessi (attrezzature/dispositivi/impianti) non siano rispondenti alle disposizioni normative sulla sicurezza sul lavoro, costituisca violazione al succitato articolo, indipendentemente dal perfezionamento dell᾽atto di trasferimento, sotto tutte le forme indicate, anche temporanee, del bene, salvo restando la possibilità di esporre limitate parti degli stessi, non potenzialmente funzionanti
È appena stata pubblicata l’indicazione della Commissione per gli interpelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro, relativa alla giusta interpretazione dell'art. 23 del Decreto legislativo 81/08 che riportiamo integralmente Interpello n. 1/2017 Commissione per gli interpelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Direzione Generale dei rapporti di lavoro e delle relazioni industriali Via Fornovo, 8 - 00192 Roma (articolo 12 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81) Quesito ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e successive modificazioni relativo all’articolo 23, del d.lgs. n. 81/2008. Seduta della Commissione del 13 dicembre 2017.
La Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ha proposto istanza di interpello per conoscere il parere della Commissione per gli interpelli, di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e successive modificazioni, in merito all’ambito di applicazione dell’articolo 23 del d.lgs. n. 81/2008, in particolare chiedendo se «[…] alla luce di una recente sentenza della Cassazione Penale, Sez. 3, 01 ottobre 2013, n. 40590 – Vendita di un macchinario privo delle necessarie condizioni di sicurezza: se è ceduto per essere riparato non c’è violazione […] l’atto di vendita/trasferimento di proprietà ai fini della messa a
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se non completate dalle parti indispensabili a soddisfare la normativa vigente sulla sicurezza sul lavoro». Occorre preliminarmente ricordare che l’articolo 23, comma 1, del citato d.lgs. n. 81/2008 stabilisce che «[…] sono vietati la fabbricazione, la vendita, il noleggio e la concessione in uso di attrezzature di lavoro, dispositivi di protezione individuali ed impianti non rispondenti alle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro. In caso di locazione finanziaria di beni assoggettati a procedure di attestazione alla conformità, gli stessi debbono essere accompagnati, a cura del concedente, dalla relativa documentazione». Coerentemente a tale divieto il successivo articolo 72 del medesimo decreto legislativo stabilisce che «Chiunque venda, noleggi o conceda in uso o locazione finanziaria macchine, apparecchi o utensili costruiti o messi in servizio al di fuori della disciplina di cui all᾽articolo 70, comma 1, attesta, sotto la propria responsabilità, che le stesse siano conformi, al momento della consegna a chi acquisti, riceva in uso, noleggio o locazione finanziaria, ai requisiti di sicurezza di cui all’allegato V». Gli articoli 23 e 72 del d.lgs. n. 81/2008 e successive modificazio-
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ni, nel vietare la fabbricazione, la vendita, il noleggio e la concessione in uso di attrezzature di lavoro, dispositivi di protezione individuale o impianti non conformi alla normativa tecnica, intendono perseguire la finalità di anticipare la tutela della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori, garantendo l’utilizzo unicamente di quei beni conformi ab origine ovvero di quelli preventivamente adeguati alla normativa. La giurisprudenza in materia (Cassazione penale, sez. III, n. 40590 del 3 maggio 2013) ha affermato come il divieto posto dall’articolo 23 sopra richiamato possa subire «[…] un qualche temperamento in chiave derogatoria laddove la vendita venga effettuata per un esclusivo fine riparatorio della macchina in vista di una futura utilizzazione, una volta ripristinata e messa a norma». In particolare, nella pronuncia innanzi richiamata si afferma che sulla base di «[…] un principio di ragionevolezza, non disgiunto da una regola di ordine economico generale […] fermo restando che è vietato l’impiego di macchinari non a norma con la conseguenza che una vendita di prodotti di tal fatta è, di regola, vietata stante la conseguenzialità e normalità dell’impiego della macchina nel ciclo produttivo, nell’ot-
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tica del passaggio del prodotto industriale alla fase economica successiva (utilizzo), laddove quest’ultimo passaggio non vi sia (come nel caso dello stazionamento del macchinario presso una ditta specializzata esclusivamente nella riparazione per la messa a norma con compiti ben specificati che inibiscono una utilizzazione successiva mediata tramite il venditore all’origine), non può ritenersi vietata la vendita di un macchinario in quanto avente uno scopo ben circoscritto, senza alcuna previsione di utilizzazione». Sulla base di tali elementi la Commissione ritiene che la circolazione di attrezzature di lavoro, di dispositivi di protezione individuale ovvero di impianti non conformi, senza alcuna previsione di utilizzazione, ma con esclusivo e documentato fine demolitorio ovvero riparatorio per la messa a norma, così come la mera esposizione al pubblico, non ricadono nell’ambito di applicazione delle citate disposizioni normative, in considerazione della relativa ratio legis. Il Presidente della Commissione Dott.ssa Maria Teresa Palatucci Documento firmato digitalmente ai sensi degli articoli 20 e 21 del d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82
CONSIDERAZIONI FINALI
È quindi interessante notare come questa risoluzione ponga chiarezza circa la vendita e/o commercializzazione di macchine usate non rispondenti ai requisiti regolamentari e la loro esposizione al pubblico. Grande dibattito si è sempre aperto circa la regolarità della vendita, da parte dell᾽utilizzatore e dell᾽acquisto da parte del rivenditore, di una macchina non conforme, in permuta di altra nuova o adeguata sulla base di quanto stabilito dagli articoli 23 e 72 del D.lgs 81/2008 nonostante la «convenzione» definita fra gli organi di vigilanza delle Regioni (Asl) in merito al DPR 459/1996, che ammetteva la «permuta» in apparente contrasto ai citati articoli del D.lgs 81/2008. È tuttavia necessario sottolineare ed evidenziare che la risoluzione della Commissione è strettamente vincolata da quanto stabilito nella sentenza della Cassazione penale dalla quale è tratto l᾽interpello stesso. Ovvero così come stabilito dalla sentenza ...omissis... «4.3 Invero è un principio di ragionevolezza,
non disgiunto da una regola di ordine economico generale, quello che sta alla base della norma contestata, nel senso che, fermo restando che è vietato l᾽impiego di macchinari non a norma con la conseguenza che una vendita di prodotti di tal fatta è, di regola, vietata stante la conseguenzialità e normalità dell᾽impiego della macchina nel ciclo produttivo, nell᾽ottica del passaggio del prodotto industriale alla fase economica successiva (l᾽utilizzo), laddove quest᾽ultimo passaggio non vi sia (come nel caso dello stazionamento del macchinario presso una ditta specializzata esclusivamente nella riparazione per la messa a norma con compiti ben specificati che inibiscono una utilizzazione successiva mediata tramite il venditore all᾽origine), non può ritenersi vietata la vendita di un macchinario in quanto avente uno scopo ben circoscritto, senza alcuna previsione di utilizzazione» ...omissis... La compravendita del macchinario non adeguato è ammessa solo nei confronti di una azienda/sog-
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getto specializzato nel ricondizionamento e messa a norma e/o demolizione del medesimo e con adeguata documentazione scritta e sottoscritta comprovante l᾽assoluta mancanza del fine di «utilizzo» e contestualmente l᾽impegno formale a ricondizionare il macchinario prima di rimetterlo in circolazione. Tutto si gioca, quindi, nella definizione del termine «specializzato» e nelle sue accezioni. Per quanto ci riguarda possiamo solo ricordare che l᾽esposizione del marchio Unacma ROC rappresenta la garanzia certa per l᾽utilizzatore, e anche per l᾽organo di vigilanza, che l᾽azienda/soggetto acquirente è una entità specializzata nella messa a norma delle macchine, così come certificato dall᾽appartenenza al circuito delle Officine ROC e certamente a conoscenza della normativa vigente come attestato da Inail. • Rodolfo Catarzi
Responsabile progetto sicurezza Unacma
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