tempus gentium
La nuova meridiana della Chiesa Madre di Sortino
tempus gentium La nuova meridiana della Chiesa Madre di Sortino
25 marzo 2012
Indice 5 Homini hora aeternitas Deo di S.E. Monsignor Salvatore Pappalardo, Arcivescovo Metropolita di Siracusa 9 Populi fide custoditum di Vincenzo Buccheri, Sindaco di Sortino 13 A.D. MMXII La nuova meridiana della Chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista di Sortino
di Luigi Ingaliso 45 In memoriam patris Blasii Mezzio di Giuseppe Mezzio e Orazio Mezzio
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S.E. Monsignor Salvatore Pappalardo Arcivescovo Metropolita di SiracusA
Homini hora aeternitas Deo
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Come ho avuto modo di evidenziare nel corso della cerimonia inaugurale, è bello vedere una comunità crescere ed arricchirsi di certi segni per l’impegno e la generosità dei suoi fedeli. Così come richiamato dalle iscrizioni latine incise sulla lastra marmorea, la benedizione della nuova meridiana della Chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista di Sortino pone al centro della nostra riflessione il tema dell’homo viator. Questo è appunto un argomento tanto caro ai padri del cristianesimo: un uomo, che pur vivendo nella temporalità, ha lo sguardo rivolto all’Eterno, in una prospettiva di salvezza garantita dall’incarnazione del Verbo. Il motto Homini hora aeternitas
Deo (All’uomo il tempo a Dio l’eternità), che campeggia nel quadrante della meridiana, infatti, ben esprime questa tensione dialettica tra il tempo dell’uomo e l’infinità di Dio. È un’eternità alla quale tutti siamo chiamati. Come ci ammonisce Isaia («Verbum autem Dei nostri manet in Aeternum»,
Is. 40, 8), Cristo, luce del mondo, ci fa partecipi di un progetto di salvezza che supera i limiti della nostra persona ed è capace di infrangere i confini del tempo. Nel cristianesimo, quindi, il tempo esiste come funzione dell’anima e la sua realizzazione pratica è la storia dell’uomo, all’interno di un progetto ordinato dalle leggi del creato. Tra i pensatori che meglio hanno espresso questa dimensione dell’individuo nel cosmo, troviamo certamente sant’Agostino che nelle sue Confessioni riconosce questo primato concesso da Dio agli uomini sugli altri enti: la vicenda dell’uomo si realizza, dunque, nella storia e trova in essa le opportunità della salvezza. Il portato della rivelazione del figlio di Dio che si fa uomo permette di capire la carica innovativa che il cristianesimo ebbe nella definizione del concetto di tempo data dalla filosofia classica, in cui esso era qualificato come l’ordine misurabile del movimento di ogni cosa. Aristotele sintetizza 6
questo assunto, definendo il tempo come «il numero del movimento secondo il prima ed il dopo» (Fisica, IV, 11; 219 b 1). Le sue parole diedero compiutezza ad una tradizione di pensiero che tanta fortuna ebbe nei secoli successivi e vantò teologi di grande importanza come san Tommaso d’Aquino (cfr. Summa Theologiae, I, q. 10, a. 1). Tuttavia, pensare il tempo seguendo i principi della filosofia seconda è assai riduttivo e da qui scaturisce la necessità, emersa già nei primi padri della chiesa, di interiorizzarlo a tal punto da farlo diventare un’estensione dell’anima (extensio o
distensio animi). Solo in questa accezione, secondo sant’Agostino, il tempo può essere inserito in una visione capace di superare i confini della condizione umana e di cui si fa portatore il messaggio evangelico: un percorso che inizia con Adamo e culminerà nella Gerusalemme celeste: «Ubi audiam vocem laudis et contempler delectationem tuam nec venientem nec praetereuntem» (Allora udrò la voce della tua lode e contemplerò le tue delizie, che non vengono né passano, Confessionum, XI, 29). I fatti, sussunti dall’anima in questa prospettiva universale, acquistano dunque un valore etico. Il Verbo incarnato offre a tutti gli uomini la salvezza. Non più per l’appartenenza al popolo eletto, come era per l’antico testamento, ma per la partecipazione ad un evento che coinvolge ognuno di noi, cioè la redenzione voluta da Cristo. Si comprende, allora, l’importanza che riveste il giorno dell’Annunciazione per l’opera di salvezza dell’umanità e, non a caso, va plaudita la scelta degli organizzatori di officiare la benedizione della nuova meridiana proprio durante questa festività: «Oggi inizia la nostra salvezza e la manifestazione dell’eterno mistero: il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine e Gabriele annunzia la grazia. Con lui gridiamo alla Madre di Dio: Salve, o piena di grazie, il Signore è con te» (Tropario dell’Annunciazione).
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Vincenzo Buccheri Sindaco di Sortino
Populi fide custoditum
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A nome mio e della città di Sortino ringraziamo S.E. Monsignor Salvatore Pappalardo e tutte le autorità religiose, civili e militari che hanno presenziato alla benedizione della nuova meridiana della Chiesa Madre di Sortino. In particolare il nostro stimato Arcivescovo che con la sua presenza ha arricchito la cerimonia, dando la misura dell’importanza che assume l’evento per la nostra comunità. La nuova meridiana, progettata dal dott. Luigi Ingaliso, impreziosisce la facciata Sud della imponente e maestosa chiesa barocca di San Giovanni Apostolo ed Evangelista, costruita dopo il devastante terremoto del 1693. Quest’opera è stata donata dalla famiglia Mezzio in memoria di Biagio Mezzio, fondatore delle ACLI, già dipendente della Eternit e pioniere nelle cooperative e nelle imprese di lavoro edili. Io personalmente, così come tanti altri concittadini, ho avuto modo di conoscere e di apprezzare l’uomo Biagio Mezzio; persona di grandissime vedute, dedito alla famiglia, impegnato nel sociale, che ha amato la sua Sortino, che si è speso per la sua crescita e per il suo sviluppo, tanto che le aziende da lui fondate hanno dato ed ancora oggi danno lavoro a tantissimi sortinesi. Adesso, dopo questo importante passo, l’auspicio è di poter riascoltare, al più presto, le note dell’organo della Chiesa Madre, attualmente in restauro, realizzato da Donato del Piano, ed inoltre di poter avviare i lavori di ripristino del prezioso selciato che orna il sagrato antistante. Ringrazio a nome mio e di tutta la città di Sortino quanti hanno reso possibile l’opera ianugurata: il parroco don Giuseppe Matera, il Consiglio Pastorale, l’Azione Cattolica, il dott. Luigi Ingaliso, i volontari di SiciliAntica e la famiglia Mezzio per l’impegno profuso e l’amore verso questa nostra comunità. 11
Luigi Ingaliso
A.D. MMXII La nuova meridiana della Chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista di Sortino
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Il progetto e la sua realizzazione Sin dall’antichità l’uomo ha avuto la necessità di inventare degli strumenti per la misurazione del tempo che, partendo dalle rotazioni periodiche delle stagioni, gli consentissero di stabilire i momenti di semina, di raccolto, etc. Questi dispositivi regolavano non solo il ciclo annuale, ma soprattutto quello giornaliero, legato al lavoro nei campi e nella città. Nel novero di questi strumenti realizzati per la misurazione del tempo, gli orologi solari sono certamente da ascrivere tra quelli più affascinanti e diffusi. Infatti, da sempre, ornano i chiostri dei conventi, i palazzi civili più importanti e le fabbriche delle chiese. Nel linguaggio comune gli orologi solari vengono indicati generalmente col termine meridiane, in realtà la meridiana è solo un particolare tipo di orologio solare che segna unicamente il mezzogiorno, il più delle volte quello locale, a cui si accompagna l’indicazione del segno zodiacale specifico per ogni parte dell’anno (famosa dalle nostre parti è quella della chiesa di S. Nicola l’Arena di Catania, progettata da Wolfrang Sertorius e Christian Peters, che, ultimata nel 1841, orna con i suoi 40,92 metri tutto il transetto dell’edificio sacro). Dunque, nel caso di orologi realizzati su pareti, sarebbe scientificamente più corretto chiamarli orologi solari verticali, piuttosto che con il termine meridiane. Tuttavia, pur con questa puntualizzazione tecnica, l’uso comune del vocabolo meridiana ha soppiantato il significato circoscritto che gli veniva riconosciuto in ambito specialistico, così come dimostrano i più prestigiosi vocabolari della lingua italiana, divenendo di fatto sinonimo di orologio solare. Ed è proprio in questa comune accezione che il termine meridiana verrà utilizzato nella presente trattazione, senza per questo omettere che per gli specialisti di gnomonica si tratterà di orologio solare verticale. 14
Le vicende dell’antica meridiana della chiesa di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista di Sortino risultano legate inevitabilmente alla
storia
tricentenaria
del
maestoso
edificio di culto che da sempre è ritenuto, assieme al suo sagrato, simbolo e vanto della comunità sortinese. Purtroppo lo smembramento dell’archivio storico della chiesa, avvenuto negli anni Sessanta del Novecento, ha determinato la perdita delle carte ove certamente era narrata la genesi e la realizzazione del prezioso manufatto, dunque le poche notizie che si hanno sulla meridiana derivano dalla viva testimonianza dei fedeli che ancora ne conservano il ricordo. L’antica meridiana era collocata sul lato sud della Chiesa Madre (quello che guarda all’attuale via Municipio) tra il portone d’ingresso e l’angolo formato dal prospetto principale con la parete sud dell’edificio sacro. Il quadrante, ricavato sull’intonaco della parete ad un’altezza di 4 metri da terra, aveva una lunghezza di circa 2,5 metri e un’altezza di circa 1,5 metri ed era dotato di uno gnomone, posto perpendicolarmente alla parete, ancora visibile in alcune foto anteriori al 1990. La meridiana, a causa dell’incuria, aveva perso la sua funzionalità da quasi un secolo e, non a caso, si erano avuti anche dei diffusi cedimenti dell’intonaco ove era disegnata. Il sisma del 1990 danneggiò irreparabilmente tutto il quadrante e, durante le successive operazioni di restauro della 15
chiesa, anche lo gnomone fu disperso. La meridiana, come accennato, si trovava sulla parete sud della chiesa e, a memoria d’uomo, non recava nessun motto con cui si è solito caratterizzare questi magnifici strumenti di misurazione del tempo. La disposizione delle linee orarie lungo in quadrante era radiale, con l’origine posta nel punto di inserimento dello gnomone sulla parete: questo ci induce a pensare che la scelta del progettista era stata quella di utilizzare il sistema alla francese (detto anche alla moderna o equinoziale), introdotto sul finire del ’700 che considerava il giorno diviso in 24 ore di ugual durata con inizio alla mezzanotte. Tuttavia, benché la notazione del quadrante fosse alla moderna, il progettista aveva utilizzato un posizionamento dello stilo all’antica. Infatti, mentre negli orologi moderni il quadrante alla francese si accompagna normalmente ad un assostilo o stilo polare (cioè uno gnomone parallelo all’asse terrestre), in quello della Chiesa Madre fu utilizzato un ortostilo (cioè uno gnomone perpendicolare al quadrante), tipico delle meridiane anteriori al ’700, che determina una difficoltà nella lettura dell’ora, dovuta al fatto che solo la punta dell’ombra dello gnomone indica l’ora esatta e non tutta la proiezione dello stilo sul quadrante. 16
A seguito dell’ultimazione dei lavori di restauro della Chiesa Madre, avvenuti col completamento del prospetto nel 2006 (anche se la chiesa era aperta al culto già dal 2004), il Consiglio Pastorale ha ravvisato la necessità di un rifacimento dell’antica meridiana per dare completezza artistica all’edificio sacro nello stesso modo in cui l’avevano progettato ed eretto i nostri padri. A tal fine, nel settembre del 2011, il parroco Don Giuseppe Matera ha accolto molto favorevolmente la mia proposta di redigere un progetto per la realizzazione della nuova meridiana da collocare in luogo dell’antica. Nel novembre del 2011, avendo terminato i calcoli del nuovo orologio solare, avevo iniziato un’indagine sui costi di realizzazione dell’opera. La somma richiesta per un lavoro fatto a regola d’arte superava di gran lunga ogni mia più rosea previsione (al pagamento del manufatto dovevano essere sommati, inoltre, i costi della posa in opera). Non potendo la Chiesa Madre sopperire a simili necessità, avevo accantonato l’idea di poter realizzare il progetto della nuova meridiana. Molto spesso, però, la Divina Provvidenza aggiunge un quid alle vite degli uomini rendendo realizzabile ciò che prima non appariva tale. In modo del tutto fortuito, la mattina del 24 novembre mi trovai a colloquio con Orazio Mezzio al quale espressi tutto il mio rammarico per non essere riuscito a completare la nuova meridiana. Orazio non sapeva nulla del progetto, ma fu subito entusiasta della cosa e volle avere più dettagli a riguardo, così gli inviai una mail con alcuni ragguagli tecnici sull’opera. Trascorsi alcuni giorni, mi richiamò per un colloquio sul progetto e con mio sommo stupore, mi comunicò che assieme al fratello Giuseppe si sarebbero assunti i costi dell’intera operazione per commemorare il decennale della morte del loro padre. Il progetto poteva così riprendere il suo iter che si sarebbe concluso alcuni mesi dopo, il 25 marzo 2012, festa 17
dell’Annunciazione, con l’inaugurazione della nuova meridiana. La possibilità di condurre a buon fine un’impresa tanto impegnativa ha richiesto non solo il reperimento dei fondi, e per questo ringrazio la famiglia del compianto Biagio Mezzio che si è assunta l’onere delle spese, ma anche l’aiuto di diverse persone con cui ho avuto il piacere e l’onore di collaborare: in primis il parroco Don Giuseppe Matera, poi il sig. Pippo Marino, responsabile degli affari economici della Chiesa Madre, il sig. Alfredo Scolla del Consiglio Pastorale della Chiesa Madre, il sig. Mario Lonero che ha curato la realizzazione del prototipo della meridiana, il dott. Nino Terzo con cui ho rivisto il progetto, i sigg. Carmelo Tabacco e Antonio Blancato per aver realizzato il falso stilo, il sig. Ludovico Buccheri per la tavola delle misurazioni, il sig. Vincenzo Montalto per i materiali del prototipo e per il suo trasporto, i fratelli Tumino per la stampa del quadrante del prototipo, il geometra Santi Di Pietro per aver curato la redazione del parere della Soprintendenza di Siracusa, l’ingegnere Enzo Buccheri, sindaco di Sortino, per le autorizzazioni alla posa in opera, mons. Giovanni Accolla presidente della Commissione Diocesana di Arte Sacra e Beni Culturali, i ragazzi di SiciliAntica Sortino, il signor Gabriele Ruta per la posa in opera, i vigili del fuoco di Sortino per l’assistenza logistica, il sig. Gianni Di Pasquale del blog sciurtinisi
no munnu, il gruppo di Sortino Creativa (i dott. Pia Parlato, Gessica Failla e Vincenzo Mosca) per aver curato la comunicazione giornalistica. Infine, mi sia consentito ringraziare S.E. Reverendissima Mons. Salvatore Pappalardo, vescovo di Siracusa, che ci ha voluto onorare della sua presenza nel giorno dell’inaugurazione. A tutti loro va la mia gratitudine e la mia riconoscenza.
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La lettura dell’ora e della stagione La nuova meridiana della chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista di Sortino è stata progettata secondo il sistema orario moderno o alla francese. Sul quadrante si vedono disposte undici linee orarie, segnate con numerazione araba da 7 a 17, intervallate da linee tratteggiate indicanti le mezzore. L’ombra dello gnomone costituisce di fatto l’unica lancetta di questo grande orologio e il suo movimento antiorario ci informa del trascorrere del tempo. Dunque, per leggere l’ora basterà individuare la linea oraria su cui cade l’ombra o, nel caso si trovasse tra due linee orarie, stabilire un valore intermedio tra le indicazioni riportate a fianco delle due linee (ovviamente, essendo un orologio solare, non tiene conto dell’ora legale, motivo per cui, in quel periodo dell’anno in cui vige l’ora legale, bisognerà aggiungere un’ora all’orario rilevato sul quadrante). Sulla meridiana sono incise anche le linee diurne più importanti: quella del solstizio invernale (21 dicembre), quella degli equinozi primaverile e autunnale (21 marzo e 23 settembre) e quella del solstizio estivo (21 giugno). Queste linee ci consentono di comprendere in quale stagione ci troviamo. Infatti, l’ombra dello gnomone realizza durante l’anno un movimento a fisarmonica sul quadrante poiché essa è corta durante il solstizio invernale, per poi cominciare ad allungarsi man mano che ci si avvicina all’equinozio di primavera e, infine, trovare la sua massima estensione al solstizio estivo. Dopo il 21 giugno, l’ombra comincia ad accorciarsi progressivamente per poi ritornare alla sua lunghezza minima nel solstizio d’inverno. Dunque, è chiaro che dall’estremità dell’ombra dello stilo possiamo comprendere in quale parte dell’anno ci troviamo. Ovviamente quando questa estremità si trovasse tra due linee diurne occorrerà, come nel caso delle linee orarie, trovare un valore intermedio tra le due linee. 19
Il problema del tempo Il concetto che sta a fondamento di ogni orologio, solare o meccanico, è certamente quello di tempo. Tralasciando le implicazioni di carattere filosofico connesse a questo concetto, in queste pagine ci si soffermerà, per ragioni pratiche e di coerenza espositiva, su quelle di ordine scientifico che hanno determinato una progressiva evoluzione degli strumenti per la sua misurazione. L’attuale metrologia utilizza i principi della fisica atomica per avere delle misure sempre più precise del tempo standard e, proprio per questo, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso fu introdotto l’uso del cesio quale elemento principe dei nuovi orologi atomici. La tecnologia atomica fusa con quella informatica, mediante l’applicazione di chip, riesce oggi a garantire la costanza della misurazione nell’ordine di 10-9 secondi al giorno: è il cosiddetto International Atomic Time (IAT). Da quest’ultimo si ricava il tempo civile, che s’ispira al giorno civile romano, o tempo coordinato universale (UTC) che costituisce la base attraverso cui vengono regolati gli orologi sparsi nei diversi fusi orari di tutto il mondo. Infatti, benché il tempo medio del meridiano di riferimento derivi dal tempo medio di Greenwich (GMT), tuttavia esso non può basarsi solo su quest’ultimo, in quanto risente delle variazioni di velocità di rotazione della Terra dovute ai fenomeni di attrazione gravitazionale. Questo comporta una sfasatura tra il tempo misurato con gli orologi atomici e quello medio di Greenwich. Per risolvere questo problema viene utilizzato il tempo civile che da un lato deriva da quello atomico, e dall’altro mantiene un ritardo medio negli anni su quello di Greenwich non superiore a 0,9 secondi (dalle 12:00:00 UTC). Questa breve digressione sui sistemi attuali di misurazione del tempo ci introduce a due concetti 20
importanti anche nella costruzione degli orologi solari: quello di tempo medio e quello di fuso orario. Fin dall’antichità il Sole è stato l’elemento naturale per eccellenza che
ha
permesso
all’uomo
la
misurazione dei giorni e il passare delle stagioni. Già gli antichi si accorsero che il moto apparente del Sole subiva delle variazioni di velocità durante l’anno (oggi noi sappiamo dovute all’ellitticità e all’obliquità
dell’orbita
terrestre)
e per evitare lo slittamento delle stagioni introdussero l’anno bisestile. Questo
introduzione,
migliorata
dal calendario gregoriano nel ’500, consentiva
una
riduzione
dello
scarto tra l’anno solare e la durata media dell’anno permettendo di fatto una sovrapposizione tra i due. 21
In altre parole, si attribuiva al Sole un moto uniforme durante il percorso annuale che avrebbe reso più semplice il calcolo delle stagioni mediante l’adozione di un tempo medio dell’anno (e di conseguenza anche dei giorni). Alla fine del ’700, in prossimità della prima rivoluzione industriale, l’uso del tempo medio si diffuse in tutta la società moderna mediante l’adozione del tempo medio della capitale (in Italia ciò avvenne progressivamente tra il 1852 e il 1869). Tuttavia rimaneva aperta la questione del superamento dell’ora solare media che subiva delle variazioni da città in città. Il problema si acuì con l’intensificarsi degli scambi commerciali tra le varie parti del globo e soprattutto con l’aumento degli spostamenti internazionali. Questi fattori determinarono la necessità di uniformare il sistema di misurazione del tempo e, per questo, nell’ottobre del 1884 fu indetta a Washington l’International Meridian Conference, a cui partecipò anche l’Italia, che stabilì la divisione della Terra in 24 fusi orari con inizio nel meridiano di Greenwich. Ogni fuso ha un’ampiezza di 15° e il tempo in esso adottato è quello del meridiano centrale che l’attraversa, nel caso dell’Italia è quello del meridiano Termoli-Etna. Queste considerazioni ci permettono di derivare due importanti conseguenze. La prima riguarda il tempo segnato dai nostri orologi, in quanto esso è quello medio del fuso in cui ci troviamo: ciò significa, ad esempio, che i due orologi di due osservatori, l’uno sull’Etna l’altro a Trapani, batteranno nello stesso istante il mezzodì. Ma mentre per l’osservatore posto sul vulcano si avrà una coincidenza del tempo solare col tempo medio del fuso segnato dalle lancette del proprio orologio (al netto delle variazioni dovute al cambio di velocità di rotazione della Terra), per l’osservatore posto a Trapani questo non accadrà in quanto il Sole giungerà a mezzogiorno, cioè alla sua massima elevazione, qualche istante dopo dell’orologio proprio in virtù delle rotazione terrestre da ovest verso 22
est. Infatti, essendo il mezzogiorno solare il momento in cui il Sole si trova sul meridiano locale, per due località poste a diversa longitudine, come l’Etna (15° 00’ 00’’ E) e Trapani (12° 31’ 00’’ E), deve avvenire in due istanti diversi. In sintesi, man mano che ci si allontana verso est o verso ovest dal meridiano centrale del fuso orario il mezzogiorno solare avviene con un quid di anticipo o di ritardo rispetto al mezzogiorno del tempo medio del fuso: nello specifico si calcolano 4 minuti per ogni grado di longitudine. La seconda considerazione riguarda la velocità irregolare del moto apparente del Sole durante l’anno, dovuta all’orbita terrestre e alle forze gravitazionali del sistema solare, che determina uno scarto tra il tempo solare medio (tutti i giorni durano esattamente 24 ore) e il tempo solare vero: infatti, se prendiamo due orologi meccanici e visualizziamo la durata del giorno il 14 febbraio e il 14 novembre, ci accorgeremo che la durata dei due giorni è esattamente la stessa, cioè 24 ore. Se, per contro, facciamo lo stesso esperimento col Sole utilizzando come criterio di misurazione della durata del giorno il tempo intercorso tra il mezzogiorno del 13 febbraio e quello del giorno dopo (e lo stesso dicasi per il 13 novembre), allora, a causa della diversa velocità del moto apparente del Sole, si avranno due misurazioni diverse rispetto al primo caso: nello specifico l’orologio solare, rispetto a quello meccanico, avrà un ritardo di circa 14 minuti nel mese di febbraio e un anticipo di circa 16 minuti nel mese di novembre. La differenza (x) tra l’ora solare media e l’ora solare vera è detta equazione del tempo (EdT) e varia in funzione della data di rilevamento della seconda, comunque è un valore noto e circoscritto ad un intervallo di tempo specifico: -16m≤x≤14m. Questa differenza tra i due tipi di ora si azzera solo quattro volte l’anno (15 aprile, 13 giugno, 1 settembre e 24 dicembre) e la sua comprensione, come anche dell’errore longitudinale considerato in precedenza, risulta essenziale per la progettazione di un buon orologio solare. 23
A B
C D
Q R
P L O
N K
M
F A. B. C. D. E. F. G. H. I.
E
J. K. L. M.
G
N. O. P. Q. R.
H
All’uomo il tempo a Dio l’eternità Ombra dello gnomone indicante l’ora Gnomone o assostilo1 Curva del solstizio d’inverno2 Segno zodiacale del Capricorno Custodito dalla fede del popolo3 Linea equinoziale4 Segno zodiacale della Bilancia Officina dove è stata incisa la lastra in pietra tunisina Luigi Ingaliso progettò nel 2012 Curva del solstizio d’estate5 Analemma o lemniscata6 I figli donarono in memoria del padre Biagio Mezzio7 Segno zodiacale del Cancro Mezzore solari Ore solari Segno zodiacale dell’Ariete Ombra del nodo dello gnomone indicante il giorno dell’anno8
1) Si dice assostilo perché allineato parallelamente all’asse
I
J
terrestre. 2) L’ombra del nodo dello gnomone la percorre una sola volta l’anno, durante il solstizio invernale, il 21 dicembre. 3) Il riferimento è voluto per legare la meridiana a tutto l’edificio sacro, richiamando le epigrafi poste sul prospetto della Chiesa. 4) L’ombra del nodo dello gnomone la percorre due volte l’anno, durante i due equinozi, il 21 marzo e il 23 settembre. 5) L’ombra del nodo dello gnomone la percorre una sola volta l’anno, durante il solstizio estivo, il 21 giugno. 6) Curva che descrive puntualmente la posizione del Sole nel corso dell’anno alla medesima ora (per tradizione si usa indicarla solo per le ore 12). 7) I figli Giuseppe e Orazio Mezzio, in occasione del decennale della dipartita terrena del loro padre, hanno donato il manufatto alla Chiesa Madre. 8) La data si desume dalla distanza dell’ombra dalle curve solstiziali.
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I circoli orari Il punto di partenza della gnomonica è lo studio delle variazioni dell’ombra proiettata da un oggetto su una superficie nel corso della giornata. Dal movimento di quest’ombra su di un quadrante, dotato di riferimenti, è possibile ricavare in modo puntuale il trascorrere del tempo. In altre parole, la gnomonica stabilisce una relazione biunivoca tra il sistema di coordinate solari variabili (angolo orario, altezza e azimut) e la misura del tempo. Gli orologi solari che hanno avuto maggiore diffusione fino al recente passato sfruttano l’angolo orario per la determinazione delle linee orarie e diurne che compongono il quadrante (lo stesso principio si è seguito per la progettazione della nuova meridiana della Chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista di Sortino). Per comprenderne l’applicazione, in relazione alla realizzazione delle meridiane, occorre introdurre alcuni concetti di astronomia sferica. La posizione di un astro sulla volta celeste viene determinata mediante l’utilizzo delle coordinate equatoriali celesti, che si ottengono attraverso la proiezione del reticolo geografico terrestre nella sfera celeste: così il prolungamento dell’asse della Terra determina i poli celesti, e lo stesso dicasi per l’equatore (il meridiano celeste fondamentale, equivalente a quello di Greenwich sulla Terra, è quello passante per i poli celesti e per il punto dell’equinozio di primavera). In questa costruzione grande importanza riveste il moto apparente del Sole sulla volta celeste che descrive un cerchio massimo noto come eclittica da cui trae origine lo zodiaco (proprio perché il Sole, col suo moto apparente, “attraversa” durante l’anno le dodici costellazioni). Rispetto al piano dell’equatore celeste, quello dell’eclittica risulta inclinato di 23° 27’, cioè tanto quanto è inclinato l’asse terrestre rispetto al suo piano orbitale. I due cerchi massimi, equatore celeste ed eclittica, 26
s’incontrano in due punti opposti della sfera celeste detti equinozi, indicati tradizionalmente con γ (primaverile) e γ’ (autunnale), che hanno molta importanza per la gnomonica. Da quanto detto possiamo ricavare le due coordinate fondamentali per la determinazione delle posizione di un astro sulla volta celeste: l’ascensione retta, misurata in gradi (da 0° a 360°) a partire dal punto γ e in senso antiorario, e la declinazione che si misura sul meridiano celeste o circolo orario dell’astro a partire dall’equatore (da 0° a 90° Nord o da 0° a -90° Sud). Nella determinazione di queste coordinate bisogna considerare, inoltre, che la rotazione terrestre e l’esistenza per l’osservatore di un orizzonte (che separa la sfera visibile con polo nello zenit, da quella invisibile con polo nel nadir) determina una rotazione oraria della volta celeste in 24 ore con il conseguente sorgere e tramontare degli astri. Proprio per seguire questo transito gli astronomi utilizzano il concetto di angolo orario (t), intendendo l’arco di equatore compreso fra il meridiano celeste (cioè il circolo massimo della sfera che passa per il polo nord celeste, per lo zenit, per il polo sud celeste e per il nadir) e il piede dell’astro sull’equatore. I meridiani celesti quando vengono riferiti ad angoli orari vengono chiamati circoli orari e, in modo analogo, i semipiani che hanno origine sull’asse di rotazione terrestre si definiscono semipiani orari. Ed è proprio attraverso la rotazione diurna del semipiano orario o del circolo orario del Sole che vengono individuate le ore della giornata che sono la caratteristica principale degli orologi direzionali, noti comunemente come meridiane (si rammenti che il Sole, a differenza delle stelle, possiede una declinazione variabile durante l’anno tra i 23° 27’ N e -23° 27’ S). La rotazione terrestre, dunque, determina una variazione costante dell’angolo orario nel corso della giornata e questa uniformità è di grande aiuto nella costruzione delle meridiane proprio 27
perché costituisce una premessa fondamentale per il mantenimento di quella relazione biunivoca tra il sistema di coordinate solari variabili (nello specifico l’angolo orario) e la misura del tempo. Dunque, utilizzando una superficie piana orientata e uno stilo inserito nella stessa, tale da essere parallelo all’asse terrestre, si riuscirà a mantenere inalterata quella relazione sopradetta in modo tale che le ombre proiettate dallo stilo sul quadrante non sono altro che la rappresentazione visibile dei cerchi orari descritti dal Sole. In altre parole, questo principio stabilisce una corrispondenza biunivoca tra ombra e ora che risulta indipendente dal giorno dell’anno e dalla declinazione del Sole.
Lo stilo La possibilità di posizionare lo stilo o gnomone in modo parallelo all’asse terrestre è subordinata alla conoscenza dell’orientamento del quadro sulla superficie della sfera. Per determinare tale orientamento si utilizzano due coordinate fondamentali: l’inclinazione (i), cioè l’angolo tra l’orizzonte e il quadro (un quadro parallelo all’orizzonte avrà i = 0°; mentre se è rivolto allo zenit ed è perpendicolare all’orizzonte sarà i = 90°; nel caso apposto, cioè verso il nadir i = -90°), e la declinazione gnomonica (d), cioè l’angolo che la traccia del quadro fa con l’asse est-ovest, prendendo come origine la direzione est, e come positivo il senso antiorario. Nel caso specifico della chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista di Sortino, dovendo realizzare una meridiana parallela alla parete sud ed essendo detta parete perpendicolare al piano dell’orizzonte, si ricava facilmente che l’inclinazione è 90° (va detto che la presenza di piccole discrepanze inferiori a dieci primi di grado, dovute a disuniformità e gibbosità riscontrate nella stesura 28
dell’intonaco, sono state recuperate scegliendo un sistema di rilevamento delle misure i e d formato da una tavola graduata e perfettamente a piombo. Questa soluzione si è potuta realizzare per la scelta iniziale di realizzare la nuova meridiana non direttamente sulla parete, ma su di una lastra addossata alla stessa). A differenza dell’inclinazione, lo studio della declinazione gnomonica ha richiesto un mese di lavoro sia per la realizzazione dello strumento di misurazione sia per la necessità di reperire una quantità congrua di dati da cui poter ricavare una media. Un tempo per questa operazione si usava il declinometro che, mediante una bussola, consentiva il calcolo dell’azimut di una superficie, ma oggi questo metodo non è molto consigliato perché la presenza di numerose fonti elettromagnetiche potrebbe influenzare notevolmente l’ago della bussola determinando margini di errori superiori ad un grado. Quindi per il calcolo della declinazione si è preferito utilizzare il metodo del confronto con l’azimut del sole, costruendo una tavola graduata su cui è stato fissato in modo perpendicolare uno stilo di lunghezza nota (motivo per cui questo sistema è universalmente conosciuto come metodo del falso stilo). Fissato il supporto 29
ligneo alla parete sud della chiesa, e avendo legato un filo a piombo alla base dello stilo, si procede alla misurazione dell’angolo tra l’ombra del falso stilo sulla tavola e il filo a piombo, segnando la data e l’ora esatta della misurazione. Mediante una serie di calcoli si confronta l’angolo così trovato con l’azimut solare all’istante della misurazione e si otterrà lo scostamento del muro rispetto al sud, ovvero la sua declinazione. Per raggiungere risultati più precisi, si è preferito utilizzare due stili di lunghezza differente (cm 15 e cm 2.7). Di seguito si riportano a titolo esemplificativo alcune misurazioni ottenute con il metodo del falso stilo: Lunghezza stilo (cm)
Giorno
Ora solare
Angolo di Declinazione (d)
15
23 settembre 2011
11:10:00
3.95 est (3.56.51)
15
23 settembre 2011
11:20:00
3.98 est (3.59.01)
15
1 ottobre 2011
10:20:00
3.73 est (3.43.42)
15
1 ottobre 2011
10:30:00
3.84 est (3.50.07)
15
1 ottobre 2011
10:40:00
3.86 est (3.51.33)
2.7
7 ottobre 2011
09:12:00
3.21 est (3.12.50)
2.7
7 ottobre 2011
09:22:00
3.05 est (3.03.01)
2.7
7 ottobre 2011
09:32:00
3.37 est (3.21.57)
2.7
11 ottobre 2011
10:30:00
3.10 est (3.06.17)
2.7
11 ottobre 2011
10:40:00
3.88 est (3.53.05)
Da uno studio dei dati si è scelto di utilizzare un valore medio per la declinazione, e cioè d = 3.73 est (3° 36’ 00’’). A queste due misure fondamentali (d e i) per la gnomonica se ne aggiunge una terza, quella della latitudine del luogo ove verrà posizionato l’orologio solare verticale, che nel caso di specie è 37° 09’ 24’’ N (per completezza riporto anche la longitudine dell’edificio sacro: 15° 01’ 33’’ E). Avendo a disposizione queste tre misure possiamo ricavare la giusta inclinazione (o altezza sustilare) dello gnomone sul quadrante in modo tale da renderlo parallelo all’asse terrestre. 30
Nei quadranti degli orologi solari verticali che hanno, come nel caso di una parete a piombo, inclinazione pari a zero e che sono orientati sull’asse est-ovest con un angolo di declinazione nullo, l’altezza sustilare, cioè l’angolo compreso tra lo gnomone e la sua proiezione sul quadrante, è data dalla sottrazione 90° meno la latitudine (un quadrante perfettamente esposto a sud, con inclinazione pari a zero, ad una latitudine di 40° avrebbe un’altezza sustilare di 50°). Per quadranti che declinano a ovest o a est, come nel caso della chiesa madre, il calcolo non si ottiene con una semplice sottrazione, ma deve tener conto del coefficiente di declinazione. Considerato ciò, si ricava che l’altezza sustilare dello gnomone della nostra meridiana per poter essere parallelo all’asse terrestre deve essere di 52° 41’ 24’’. Inoltre, essendo la parete declinante ad est occorre precisare anche la distanza sustilare, cioè 31
l’angolo cha la sustilare forma con la linea del meridiano locale (o detto più semplicemente, con la linea oraria del mezzogiorno), che nel nostro caso è -4° 44’ 24’’. Mi sembra utile sottolineare che la lunghezza dello stilo agisce come un fattore di scala sulle dimensioni del quadrante dovendo mantenere con quest’ultimo un rapporto di proporzionalità pari a 1:5 – 1:6. In conseguenza di ciò e per rispettare la grandezza dell’antica meridiana che, a memoria d’uomo, misurava circa cm 150 x 250, si è stabilito che la nuova meridiana avesse un quadrante di cm 140 x 240 con un assostilo proporzionato di cm 31.43. In ultimo, occorre considerare il posizionamento dello gnomone sul quadrante poiché esso deve tenere conto dell’angolo di declinazione (d), al fine di privilegiare le parti del quadrante maggiormente irraggiate: in generale, si può affermare che per pareti declinanti ad est si sposta lo stilo verso il lato sinistro del quadro, per declinazioni ad ovest verso il lato destro. Nel caso specifico, avendo un angolo di declinazione verso est non molto elevato (3° 36’ 00’’), lo spostamento dello gnomone dal centro del quadrante verso sinistra è stato solo di mm 3.84.
Linee orarie, analemma e coniche diurne L’individuazione dell’assostilo consente la determinazione di quella corrispondenza biunivoca tra ombra e ora a cui si accennava in precedenza, inoltre il suo utilizzo, in luogo dell’ortostilo applicato all’antica meridiana, migliora enormemente la leggibilità dell’orologio solare poiché sfrutta tutta la proiezione dello gnomone sul quadrante. Questa credo possa considerarsi, a ragione, la differenza tecnicamente più rilevante tra le due meridiane della Chiesa Madre di Sortino. 32
Attorno al punto d’innesto dello gnomone sul quadrante si dispongono a raggiera le linee orarie che, unitamente alle linee diurne o di declinazione, sono una delle due tipologie di linee che caratterizzano gli orologi solari. A tal riguardo, si è discusso in precedenza sulla genesi dell’attuale sistema orario (civile), caratterizzato dal giorno diviso in 24 ore con inizio alla mezzanotte, che comunque non esaurisce la varietà dei sistemi orari elaborati dall’uomo fin dall’antichità. Tuttavia non essendo questo un trattato di gnomonica, ritengo sia utile analizzare brevemente i sistemi orari più diffusi del passato, cioè quello a ore diseguali (o temporario o antico) e il sistema a ore eguali (nella variante babilonese e italica). Nel sistema antico il giorno-chiaro, cioè l’arco di tempo dall’alba al tramonto, viene diviso in dodici parti uguali (I, II, III…) e lo stesso si fa per la notte. Poiché la durata del giorno-chiaro varia durante l’anno, essendo massima in estate e minima in inverno, anche le dodici ore ad esso collegate avranno una durata diversa, saranno cioè diseguali: ad esempio, l’ora terza (cioè le 9 del mattino nella notazione attuale) avrà a dicembre una durata inferiore che a giugno. A partire dal XII secolo, grazie agli arabi, cominciò a diffondersi e ad affermarsi il sistema a ore eguali che considera il giorno diviso in 24 ore standard indipendentemente dalla durata della luce. Ciò avvenne anche a seguito dell’introduzione degli orologi meccanici di uso pubblico, ad esempio quelli nelle torri cittadine che, avendo delle ore di durata eguale, obbligarono la cronometria utilizzata negli orologi solari ad allinearsi a quel sistema orario. Da questo modello a ore eguali derivarono quello babilonese che stabilisce l’inizio della giornata all’alba, e quello italiano che inizia a contare le ore dal tramonto. Il sistema all’italiana ebbe grande diffusione in ambiente cattolico proprio perché, fissando l’inizio della giornata al tramonto, seguiva la narrazione biblica: un esempio significativo di questo sistema orario ci è offerto dalle tre meridiane presenti nel chiostro del Padri 33
Cappuccini di Sortino (nello stesso convento, sopra la porta d’ingresso, è collocata una piccola meridiana di cm 40x40, realizzata con sistema alla francese da Mario Licciardello in occasione della fine dei lavori
di
consolidamento
del convento a seguito del sisma
1990).
Il
sistema
babilonese e quello italiano superavano il problema delle ore diseguali, ma incorrevano nell’inconveniente
che
l’inizio della giornata variava continuamente durante il corso dell’anno. Il superamento di questo limite avverrà nel ’700 con l’introduzione del sistema orario civile o alla francese che, come ricordato più volte, 34
iniziava a contare le ore dalla mezzanotte. Con l’invenzione delle ore francesi (dette anche moderne o equinoziali), la cronometria era riuscita ad abbattere un importante ostacolo che, sin dalle origini, aveva caratterizzato la sua storia, cioè l’idea che il sorgere e il tramontare del Sole costituissero dei punti fermi per stabilire l’inizio e la fine del giorno. A questo si aggiunga un seconda considerazione che già ci è nota, cioè che a partire dalla fine dell’Ottocento il globo terrestre fu diviso in 24 fusi orari. Dal punto di vista progettuale, queste premesse impongono al tecnico una scelta sull’ora che la meridiana dovrà indicare sul quadrante. Infatti, mentre nelle ore babilonesi e in quelle italiche gli antichi progettavano le loro meridiane utilizzando sempre il mezzogiorno locale, nelle ore francesi, utilizzate in correlazione ai fusi orari, si può optare se costruire la meridiana in funzione dell’ora vera solare del luogo o di quella del fuso orario (nel nostro caso GMT +01). La meridiana della Chiesa Madre di Sortino è stata progettata per poter segnare l’ora del fuso orario nel quale viviamo e ciò per due motivi: il primo di ordine tecnico, il secondo per ragioni pratiche. In relazione al primo aspetto, la differenza tra il mezzogiorno solare locale e quello del fuso orario dipende dalla lontananza longitudinale del luogo dal meridiano centrale del fuso orario di riferimento: in precedenza si è detto che ogni grado di lontananza (verso est o verso ovest) comporta un anticipo o un posticipo di 4 minuti tra i due. Confrontando la longitudine della Chiesa Madre (15° 01’ 33’’ E) con quella del meridiano centrale Termoli-Etna del fuso (15° 00’ 00’’ E) ci si accorge che la distanza longitudinale tra i due è meno di un grado, cioè 1’ e 33’’ che, tradotti su scala temporale, significano un anticipo di sei secondi del mezzogiorno locale della Chiesa Madre su quello del fuso orario. Un valore, per una meridiana, del tutto trascurabile. A questo si aggiunga un motivo d’ordine pratico. Chi legge l’ora indicata sul 35
quadrante per poter determinare l’orario effettivo avrebbe dovuto tenere conto non solo dei valori dell’equazione del tempo, ma anche dello scarto temporale dovuto alla distanza in longitudine del sito dal meridiano di riferimento (TMEC per Italia ed Europa Centrale). Quest’ultimo, pur essendo risibile, appena 6 secondi, avrebbe comportato una complicazione superflua per l’osservatore (la cosa risulta più evidente se si pensa, ad esempio, alla differenza che si potrebbe determinare per meridiane poste a 3, 4 gradi di latitudine dal meridiano centrale del fuso). Tenendo fermi questi principi, si può procedere alla definizione delle linee orarie sul quadrante. Gli elementi che individuano le ore sono i semicircoli orari, dunque occorre proiettarli centrograficamente sul quadro e, proprio realizzando ciò, i semicircoli diventano linee rette. È evidente che in questo calcolo gran parte delle informazioni ci proviene dall’applicazione della trigonometria alle grandezze già note (latitudine, declinazione, inclinazione, etc.). Tuttavia in passato per la ricerca delle linee orarie, oltre al metodo matematico, molti progettisti hanno utilizzato altri sistemi, anche se non precisi come quello matematico: ad esempio, quello geometrico, basato sul ribaltamento del piano equatoriale attorno alla linea equinoziale, e quello empirico, fondato sul rilevamento dell’ombra solare di uno stilo sulla parete durante l’anno. Se poniamo attenzione al quadrante della nuova meridiana della Chiesa Madre, noteremo che esso possiede undici linee orarie primarie, che segnano lo scorrere del tempo dalle 7 alle 17, intervallate da altrettante linee orarie secondarie (realizzate a tratteggio) indicanti le mezzore (entrambe le linee sono state colorate con un rosso acceso). Tra le linee orarie quella che segna le 12 divide quasi a metà una curva a forma di “8” allungato nota col termine analemma o, più comunemente, lemniscata sulla quale occorre brevemente soffermarsi. Si è detto che l’equazione del tempo (EdT) definisce la differenza 36
tra l’ora solare vera e l’ora solare media: in precedenza si è osservato che questo divario non è costante durante l’anno, ma subisce delle variazioni in funzione della data di rilevamento. Il modo più semplice per ricavare l’ora solare media di una meridiana sarà allora quello di utilizzare una tabella e in funzione della data di rilevamento associare il valore corrispondente (la meridiana indica il tempo vero, quindi necessita di una correzione per poter risalire al tempo medio). Questo procedimento serve ad allineare l’orario della meridiana della Chiesa Madre (che si ricordi essere stata progettata per segnare il tempo solare del fuso, dunque azzerando l’errore di longitudine) con quello del nostro orologio. Questa pur essendo una discrepanza non eliminabile, poiché dipende dalle leggi del nostro universo, è nota sin dall’antichità e può essere resa graficamente sul quadrante di una meridiana mediante una curva detta appunto analemma o lemniscata, la cui forma dipende dall’orientamento del quadro. La lemniscata del tempo medio potrebbe essere realizzata su tutte le linee orarie, ma seguendo la tradizione più diffusa e, soprattutto, per rendere meno complicato il sistema delle rette orarie della meridiana, si è preferito realizzarla solo per le ore 12 (per evidenziarla si è utilizzato un colore rosso mattone). In altre parole, l’ora solare media delle 12 nei diversi giorni dell’anno si avrà allorché l’ombra dello gnomone cadrà sull’analemma e non sulla retta oraria di appoggio. Da un punto di vista grafico la linea del mezzogiorno quadripartisce la lemniscata in altrettanti rami corrispondenti alle quattro stagioni; dunque, muovendo in senso antiorario, avremo: il ramo superiore sinistro (inverno), il ramo inferiore destro (primavera), il ramo inferiore sinistro (estate) e il ramo superiore destro (autunno). L’esistenza fisica di questa curva è facilmente dimostrabile con un semplicissimo esperimento: si prenda un edificio con un angolo rivolto a sud come riferimento e si fotografi il Sole durante l’anno sempre alla stessa ora locale del giorno (ad 37
esempio, le 12). Se ora sovrapponiamo queste foto si vedrà che il Sole descrive una curva a forma di “8”, cioè una lemniscata. Questa digressione sull’analemma ci introduce allo studio della terza tipologia di linee presenti sul quadrante della meridiana della Chiesa Madre, cioè le coniche diurne. Queste ultime derivano dallo studio della declinazione solare lungo il suo cerchio massimo annuale, conosciuto anche come eclittica, che è compresa tra 23° 27’ N e -23° 27’ S. L’eclittica è divisa in 12 settori, ognuno dei quali ha un’ampiezza corrispondente a 30° di longitudine celeste ed è indicato con uno dei dodici segni dello zodiaco. Utilizzando la trigonometria è facile mettere in correlazione la longitudine celeste (λ) con la declinazione (δ), e nello specifico, per i segni utilizzati nella meridiana della Chiesa Madre corrispondenti agli equinozi e ai solstizi, avremo i seguenti punti iniziali: Ariete (λ= 0°, δ=0°), Cancro (λ= 90°, δ=23° 27’), Bilancia (λ= 180°, δ=0°) e Capricorno (λ= 270°, δ=-23° 27’). Da un punto di vista generale, dunque, possiamo dire che il Sole ha una diversa declinazione in ogni giorno dell’anno e, di conseguenza, anche la lunghezza dell’ombra proiettata sul quadrante dello stilo assumerà dei valori diversi a seconda dei giorni dell’anno: più corta al solstizio invernale, più lunga al solstizio estivo. Ciò significa che dalla posizione dell’estremità dell’ombra sul quadrante si può ricavare la data nella quale ci troviamo: la meridiana, in altre parole, funge da calendario. Occorre subito precisare che in un orologio solare verticale, qual è quello della Chiesa Madre, l’indicazione della data si evince dall’ombra del solo punto estremo dell’assostilo, mentre l’ora la ricaviamo da tutta l’ombra dello gnomone. Questo ci fa capire come la lunghezza dello stilo deve essere oltremodo precisa. Proprio per migliorare la lettura della data lo gnomone termina con un piccolo rigonfiamento, detto nodo, che evidenzia il punto esatto di lettura sulle linee diurne per il rilevamento 38
del giorno. Inoltre, per evitare una congerie di linee sul quadro, si è scelto di utilizzare solo le diurne più importanti, cioè le due solstiziali e la equinoziale aggiungendo le date corrispondenti. Essendo la meridiana della Chiesa Madre un orologio solare su superficie
piana
orientata,
munito di assostilo, si avranno due iperboli che definiranno le coniche solstiziali e una retta per
definire
Infine,
è
l’equinoziale.
utile
precisare
che tutte le linee diurne, i segni zodiacali e le date astronomiche ad essi riferite sono
state
colorare
rosso
mattone in modo analogo alla lemniscata. 39
Un’ultima considerazione va fatta in relazione al calcolo dell’illuminazione del quadrante, cioè il periodo giornaliero in cui il Sole è presente sulla meridiana. Naturalmente, il progetto del nuovo orologio solare della Chiesa Madre, essendo ancorato fortemente al precedente, ha dei parametri logistici da rispettare (parete e altezza dal suolo in primis). In generale, possiamo dire che l’illuminazione del quadrante si calcola tenendo conto di due parametri fondamentali: a) il Sole deve trovarsi dal lato del piano su cui si trova il quadrante; b) il Sole deve essere sopra l’orizzonte. Riguardo alla ricerca del primo parametro questo può essere facilmente ottenuto studiando le coniche diurne, in quanto se trasformiamo in ore gli angoli tra gli asintoti delle coniche con la sustilare si otterranno gli archi semidiurni, cioè metà del periodo di tempo che intercorre tra il sorgere del Sole e il suo passaggio al meridiano superiore, al variare della declinazione (δ). Moltiplicando per due gli archi semidiurni corrispondenti ad ogni conica diurna, troveremo il secondo parametro, cioè l’arco diurno che indica il periodo di permanenza del Sole sopra l’orizzonte nei diversi momenti dell’anno. Questi dati ci consentono di capire come verrà illuminata la meridiana e contestualmente di delimitare il fascio orario (“accensione” e “spegnimento” dell’orologio solare) da calcolare. Dalla sovrapposizione dei dati si ottengono dei grafici d’illuminazione (diagrammi azimut/altezza solare) del costruendo quadrante verticale, in cui la linea dell’orizzonte è un retta orizzontale passante per la base dell’ortostilo (questa linea corrisponde alla posizione teorica del Sole con elevazione nulla). Ne deduciamo che la meridiana della Chiesa Madre avrà una media annuale d’illuminazione di circa otto ore giornaliere che ne garantiranno un funzionamento per buona parte del giorno.
40
Motto e dedicatorie La scelta del motto rappresenta una delle fasi più impegnative nella progettazione della meridiana in quanto ha l’obiettivo di esprimere, in modo sintetico ed efficace, il legame esistente tra l’elemento fisico, cioè lo scorrere del tempo, e quello spirituale. Trattandosi di una meridiana da realizzare in un edificio sacro, il tema della spiritualità diventa predominante e si lega a quello della religiosità. Queste specificità sono state discusse e approfondite in una riunione congiunta tra me, il parroco, don Giuseppe Matera, e il Consiglio Pastorale. Il motto Homini hora aeternitas Deo, a nostro avviso, costituisce l’elemento di sintesi che bene esprime la transitorietà delle vicende umane (rappresentata dallo scorrere delle ore) in rapporto all’eternità di Dio. Il quadrante ospita, oltre all’indicazione del progettista, all’anno di fabbricazione e alla ditta che ha realizzato il manufatto, altre due iscrizioni. La prima, In memoriam patris Blasii Mezzio filii
donaverunt, testimonia la generosità della famiglia Mezzio per la Chiesa Madre e l’amore di Giuseppe e Orazio per il loro padre Biagio. La seconda frase che si può leggere sulla meridiana della Chiesa Madre di Sortino recita: Pupuli fide custoditum. Il significato di questa affermazione si comprende guardando l’edificio sacro nella sua interezza. Infatti, sul prospetto principale della chiesa si aprono tre porte d’ingresso, le due laterali sono sormontate da due distinte iscrizioni: Pupuli religione
erectum ed Eiusdem pietate perfectum. Queste frasi ci ricordano che all’indomani del terremoto del 1693 che devastò tutto il Val di Noto, il popolo sortinese, mosso dalla sua grande religiosità, iniziò la costruzione del magnifico tempio barocco che fu portata a termine qualche decennio più tardi per la pietas della stessa gente. La frase incisa nel quadrante della nuova meridiana vuole, 41
dunque, essere un monito alla generazione presente e a quelle future, perchĂŠ il senso di religiositĂ di questi luoghi sia la migliore guida per la custodia degli stessi.
Equazione del tempo - Chiesa Madre (Sortino, SR)
42
Equazione del Tempo
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
3:30 3:58 4:25 4:53 5:20 5:46 6:13 6:38 7:03 7:28 7:52 8:15 8:38 9:00 9:21 9:42 10:02 10:22 10:40 10:58 11:15 11:32 11:48 12:03 12:16 12:30 12:42 12:54 13:05 13:15 13:24
13:33 13:40 13:47 13:53 13:58 14:03 14:06 14:09 14:11 14:12 14:12 14:12 14:11 14:09 14:07 14:03 14:00 13:55 13:49 13:43 13:37 13:29 13:21 13:13 13:03 12:54 12:43 12:33
12:18 12:06 11:54 11:41 11:27 11:13 11:00 10:45 10:30 10:15 9:59 9:43 9:27 9:10 8:54 8:36 8:19 8:02 7:45 7:27 7:09 6:51 6:33 6:15 5:57 5:39 5:21 5:03 4:45 4:27 4:09
3:51 3:33 3:15 2:58 2:41 2:24 2:07 1:50 1:34 1:18 1:02 0:46 0:31 0:16 0:01 0:12 0:26 0:39 0:52 -1:05 -1:17 -1:29 -1:40 -1:51 -2:01 -2:11 -2:21 -2:30 -2:38 -2:46
-2:53 -3:00 -3:06 -3:12 -3:17 -3:21 -3:25 -3:29 -3:32 -3:34 -3:36 -3:37 -3:37 -3:37 -3:37 -3:36 -3:34 -3:32 -3:29 -3:25 -3:22 -3:18 -3:12 -3:07 -3:01 -2:55 -2:48 -2:40 -2:33 -2:24 -2:16
-2:06 -1:57 -1:47 -1:37 -1:27 -1:16 -1:04 0:53 0:41 0:29 0:17 0:05 0:07 0:19 0:33 0:45 0:58 1:12 1:24 1:37 1:51 2:04 2:16 2:30 2:42 2:55 3:07 3:19 3:32 3:43
3:55 4:07 4:18 4:28 4:39 4:49 4:59 5:08 5:17 5:25 5:34 5:42 5:49 5:55 6:01 6:07 6:12 6:17 6:21 6:25 6:28 6:30 6:32 6:33 6:34 6:34 6:33 6:32 6:30 6:28 6:25
6:21 6:17 6:12 6:07 6:01 5:55 5:48 5:40 5:31 5:22 5:13 5:03 4:52 4:41 4:29 4:17 4:04 3:51 3:37 3:23 3:08 2:53 2:37 2:21 2:05 1:48 1:31 1:13 0:55 0:37 0:18
0:00 0:19 0:39 0:58 -1:19 -1:39 -2:00 -2:20 -2:41 -3:02 -3:23 -3:44 -4:05 -4:27 -4:48 -5:10 -5:31 -5:52 -6:14 -6:35 -6:57 -7:18 -7:39 -8:00 -8:21 -8:41 -9:01 -9:22 -9:42 -10:01
-10:21 -10:40 -10:59 -11:18 -11:36 -11:54 -12:11 -12:28 -12:44 -13:00 -13:16 -13:31 -13:46 -14:00 -14:13 -14:26 -14:39 -14:51 -15:01 -15:12 -15:22 -15:31 -15:40 -15:48 -15:55 -16:01 -16:07 -16:12 -16:16 -16:19 -16:22
-16:23 -16:25 -16:25 -16:24 -16:23 -16:21 -16:18 -16:14 -16:09 -16:03 -15:57 -15:49 -15:42 -15:33 -15:22 -15:12 -15:00 -14:48 -14:35 -14:21 -14:06 -13:50 -13:34 -13:16 -12:58 -12:40 -12:21 -12:00 -11:39 -11:18
-10:55 -10:33 -10:09 -9:45 -9:21 -8:55 -8:30 -8:04 -7:37 -7:10 -6:43 -6:15 -5:46 -5:18 -4:49 -4:20 -3:51 -3:21 -2:52 -2:22 -1:52 -1:22 0:52 0:23 0:06 0:36 1:06 1:34 2:04 2:33 3:01
Appendice tecnica La meridiana è stata realizzata dalla ditta “Marmi Peluso” di Comiso (RG) in pietra tunisina e misura mm 2450x1657 ed ha uno spessore di mm 30 (il quadrante misura mm 2400x1400). Il foro d’inserimento dello gnomone ha un diametro di mm 12 e una profondità di mm 25. Lo gnomone, tornito in ottone, ha una lunghezza di mm 314 e un diametro di mm 10 (ad eccezione del nodo) ed è stato fissato mediante ancorante chimico Fischer. La meridiana si regge sul lato inferiore mediante 4 barre filettate da 16 mm in acciaio inox; sul lato superiore con 4 barre filettate da 12 mm in acciaio inox. Tutte le barre sono state inserite nel muro per circa 400 mm e fissate con ancorante chimico Fischer. Sulle barre sono stati inseriti degli anelli decorativi in ottone su cui poggia la lastra che viene bloccata con delle piastre a loro volta fissate con dei dadi ciechi (tutto il materiale è in ottone). I dadi ciechi sono stati bloccati con un fissante chimico per evitare che si possano svitare a causa delle variazioni termiche del metallo. Tutte le parti in ottone sono state trattate con vernice protettiva antiossidante. Le incisioni del quadrante sono state dipinte con due varietà di rosso: le linee orarie (lemniscata esclusa) sono colorate con un rosso acceso; le linee diurne, i segni zodiacali, la lemniscata, le date, il motto, le dedicatorie e la cornice che delimita il quadrante sono state colorate con un rosso mattone.
43
44
Giuseppe Mezzio e Orazio Mezzio
In memoriam patris Blasii Mezzio
45
Abbiamo aderito pienamente alla proposta di realizzazione della nuova meridiana, onorati dal privilegio di ricordare la figura di nostro padre, Biagio, con questa pregevole iniziativa. E’ bello essere partecipi ad un evento dai molteplici significati. Si arricchisce tanto patrimonio culturale: la maestosa chiesa barocca di San Giovanni Apostolo ed Evangelista, simbolo della tenace ricostruzione dell’abitato nel nuovo sito, dopo il devastante terremoto del 1693. Si riconsegna alla città il suo antico strumento per la misura del giorno: quello che ne ha spiegato lo scorrere degli anni del riscatto delle Terre libere, della rivoluzione industriale, ecc. Ma quello che più affascina è proprio il riproporre la meridiana nell’era degli smartphone che, superando gli stessi orologi digitali, ci danno l’ora esatta in ogni dove con tanto di connettività e georeferenzialità in gsm. Infatti, di fronte ad un evento del genere, ci si interroga: perché realizzare un orologio solare nel tempo veloce e fugace di internet? Ha senso uno strumento che non può scandire le ore della notte, quando ormai nella notte ci si muove più che nel giorno?... Inaugurato proprio quando entra in vigore l’ora legale! La risposta è sì, e non solamente per ripristinare una traccia del passato. Proprio oggi occorre ripensare al tempo e quindi alla vita che racchiude. Inoltre, un orologio posto in una Chiesa non può che segnare un tempo che diventa misura fra l’Uomo e un chiaro orizzonte di eternità. Dunque, la meridiana diventa monito per riaffermare il valore di una umanità che non teme gli strumenti virtuali che sempre più monopolizzano la quotidianità. Il tempo stimato con il sole e alla 46
luce del sole diventa così la manifestazione di una vita relazionale “fondata sulla verità di Dio e dell’Uomo” (Benedetto XVI). Nostro padre, più con l’esempio che con le parole, ci ha educato proprio a questo. Lui, appassionato di astronomia e delle fantastiche storie dei cieli, ha sempre posto come metro per la sua vita di relazioni il rispetto per l’uomo, il suo lavoro e la famiglia. Di
questo
gli
siamo grati e a lui, congiuntamente ai
nostri
familiari,
dedichiamo la gioia per
quest’ultima
realizzazione che dà lustro alla sua amata Sortino. Infine,
un
sentito
grazie per l’iniziativa al
parroco
don
Giuseppe Matera che ha accolto la proposta di installare la nuova meridiana, al Consiglio Pastorale che lo ha collaborato assieme a SiciliAntica, al prof. Luigi Ingaliso che ne ha curato la progettazione e realizzazione e, non per ultimi, al sindaco Enzo Buccheri e all’Arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo che hanno dato lustro alla cerimonia inaugurale. 47
Referenze Fotografiche per le foto di pag. 4, 8, 12, 44 e della quarta di copertina si ringrazia Francesco Di Mauro, Fotografo Art Director Vincenzo Mosca Ottobre 2012
Arcidiocesi di Siracusa
Chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista
Comune di Sortino
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